GLI ORIZZONTI DEL CONTRACT - KMSenpai
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GLI ORIZZONTI DEL CONTRACT - KMSenpai
MERCATI GLI ORIZZONTI DEL CONTRACT Una delle cucine di Aran Cucine inserite nel grattacielo 432 Park Avenue a New York di Monica Molteni PER LE IMPRESE DI MEDIE DIMENSIONI DEL MADE IN ITALY CRESCONO LE SFIDE E LE OPPORTUNITÀ DI COMMESSE INTERNAZIONALI. PER LE QUALI È INDISPENSABILE RIADATTARE IL MODELLO DI BUSINESS E CUSTOMERIZZARE L’OFFERTA DI PRODOTTO. COME DIMOSTRANO LE ESPERIENZE DI SUCCESSO DI ALCUNE AZIENDE DEL SETTORE CUCINA 54 ambientecucina I 130 appartamenti del residence del nuovo hotel 6 stelle Reverie Saigon in Vietnam vedono protagonista il modello Orange di Snaidero SECONDO KMSENPAI I FATTORI STRATEGICI PER LE PMI • Individuare e scegliere un segmento di business (hotellerie, residenziale, navale, ecc.) e in particolare una specializzazione (forniture di arredi economici, soft contract design, ecc.) per trasmettere la propria value pro position. • Implementare un’organizzazione (specifici processi e ruoli manageriali) per affrontare il contract business con un buon livello di managerialità. • Gestire le commesse contract con un approccio Lean per ridurre il time to market e migliorare la marginalità (la competizione sul prezzo è elevata). • Formare degli addetti che operano nel contract a tutti i livelli: un approccio “learnig by doing” può essere rischioso per il conto economico dell’impresa. Spesso il termine contract viene usato, nel settore dell’arredo, per definire grandi forniture di arredi standardizzati. Si tratta in realtà di un canale distributivo che ha logiche diverse dal retail, figure professionali specifiche, processi propri e un marketing su misura tanto che, secondo gli esperti, per le aziende produttrici che vogliano approcciarlo è necessario un cambiamento culturale di business model. Il contract è, per sua natura, un servizio nato per risolvere dalla A alla Z le problematiche abitative non di una sola persona bensì di una comunità: building residenziali, hotel, pubblica amministrazione, ecc. Coinvolge quindi il settore immobiliare, l’edilizia, l’impiantistica, l’arredo e la decorazione e ha un proprio post vendita fatto soprattutto di manutenzione. Come si intuisce, dietro al termine contract si muove quindi un sistema complesso - accessibile a quelle imprese di dimensione media (fino ai 15 milioni di euro di fatturato) e votate all’internazionalizzazione, che impone una fase di osservazione e studio e un approccio ben diverso dal cosiddetto learning by doing. Nel contract si possono individuare due modalità di intervento: l’Interior Fit Out, che gestisce soluzioni abitative a 360° (dalla costruzione fino alla manutenzione post vendita degli immoblili) e il Furniture, Fixture and Equipment Contract, ovvero la fornitura di arredi personalizzati in base alle richieste della committenza. «Il canale commerciale del contract, inteso come grandi forniture e lavori su progetto, sta diventando sempre più rilevante, non solo per le aziende dell’arredamento e dell’idrotermo-sanitario, ma anche per le aziende dell’illuminazione» spiega Giuseppe Segalla, founder e senior partner di KMSenpai ed esperto di contract, che collabora anche con Ambiente Cucina. «In particolare, è una risorsa nei nuovi mercati in cui è molto complesso organizzare una rete di vendita retail strutturata ed efficiente. Il contract rappresenta tuttavia un capovolgimento del modo di vendere tradizionale: sono i produttori attraverso la propria rete di vendita ad andare a cercare i clienti, che in questo caso sono architetti, designer, studi di progettazione, interior contractor. In ogni caso, terze parti che acquistano i prodotti per conto di un committente». Gli attori coinvolti in questo canale, che ha una filiera molto lunga, sono dunque da una parte i fornitori (aziende produttrici di beni e servizi molto diversi tra loro) che devono sapersi aggregare tra loro per poter competere in uno specifico mercato. Un esempio di rete di Furniture, Fixture and Equipment Contract è quella che annovera un produttore di ambientecucina 55 MERCATI MILANO CONTRACT DISTRICT IL REAL ESTATE CHE INCONTRA IL DESIGN La cucina Atelier di Abimis realizzata per le 7 Suite di Palazzo Segreti, prestigioso boutique hotel milanese. L’area cucina è stata realizzata in base alle precise richieste del committente, evidenziando il sofisticato contrasto materico tra l’arredo in acciaio AISI 304, la pavimentazione in doghe di rovere e le pareti in mattoni intonacate di bianco. Una cucina personalizzata da Abimis per un hotel che vuole proporsi come un’elegante casa per gli ospiti cucine e bagni, un produttore di zona notte e giorno, un produttore di imbottiti, produttori di illuminotecnica, ecc. «Per le aziende italiane di produzione di cucine, questo canale rappresenta una quota significativa dei volumi dell’export - continua Segalla -. Non parlerei però di contract inteso come soluzioni abitative da Interior Fit Out (nel quale sono attive soltanto poche realtà del made in Italy d’arredo), bensì di Furniture Contract: arredo personalizzato sulle specifiche tecniche del progettista/architetto responsabile del progetto. L’abbinata della fornitura Cucina+Bagno sta infatti crescendo nella domanda dei committenti stranieri e la value proposition dei produttori di cucine è fortemente influenzata dalla domanda del singolo committente, che spazia dal prodotto economico al soft contract design, cioè linee fortemente customizzate e ricercate, a volte con brand specifici». In effetti, secondo il Centro Studi Federlegno, da una recente indagine sulle imprese dell’arredamento risulta che tramite il canale contract le aziende italiane (prevalentemente di grandi e medie dimensioni) realizzano in media il 12% del loro fatturato, con una quota che sale al 14% per quelle specializzate nella cucina. Anche sul fronte della committenza, il contract mette in campo figure diverse: l’Owner 56 ambientecucina (ovvero il proprietario e principale finanziatore del progetto), che si avvale di un General Contractor cui rispondono i fornitori dei diversi sub-appalti (dall’edilizia all’arredo). Altrettanto importanti sono gli ‘influenzatori’ come gli studi di architettura e di interior design che si interfacciano con la committenza del progetto e le figure gestionali. Due sono le figure professionali imprescindibili nell’organizzazione: il Contract Manager e il Project Manager. Il Contract Manager svolge la attività di sviluppo e di coordinamento del network per generare opportunità di business per l’azienda. Il Project Manager ha un ruolo fondamentale: raccoglie tutte le necessità del cliente e le trasforma prima in specifiche tecniche e poi in forniture gestendo al meglio i processi, avendo sotto controllo la qualità del prodotto e del servizio. Un quadro più articolato del retail tradizionale, dove l’azienda produttrice ha come interlocutore il punto vendita, cioè un luogo fisico in cui esporre i propri prodotti, che si occuperà della vendita. PROGETTI SPECIALI E STRUTTURE LOCALI Il contract presenta quindi opportunità ma anche sfide peculiari: «Non è facile, per una azienda organizzata per servire il mercato retail, essere un player rilevante anche in L’interno del Milano Contract District, dove è allestito The Apartment, una casa campione permanente, con spazi arredati dalle diverse aziende aderenti, come la cucina di Ernestomeda (in basso) É nato a Milano il Contract District, uno spazio polifunzionale di 1.700 mq, piattaforma di B2B2C che offre servizi esclusivi agli operatori del contract, coinvolgendo anche l’acquirente finale, secondo una formula inedita. C’è dunque chi crede nello sviluppo del canale del contract anche in Italia, come spiega Stefano Bergamin, amministratore delegato di MCD: «Milano Contract District è il risultato di un pensiero strategico costruito per rispondere ad un deficit di offerta nel mercato immobiliare. Sono molti i prodotti e i marchi aperti alla competizione sulle forniture contract per il real estate, ma sono invece quasi inesistenti le strutture in grado di offrire una superficie dedicata e un pacchetto di servizi ad alto valore aggiunto per i developer prima, e per gli acquirenti finali poi. Noi ci interfacciamo con committenze soprattutto italiane, costituite da gruppi di investitori della finanza e dell’edilizia». All’interno del District, tutti i partner (tra i quali spiccano per il settore cucina, Ernestomeda e AEG) dispongono di un proprio spazio dedicato alle campionature e agli approfondimenti, con layout e allestimenti espositivi ad hoc. «Abbiamo selezionato i nostri partner tenendo ben presente la credibilità e affermazione dei loro marchi. Il contract richiede infatti solidità finanziaria, zero rischi sulle forniture e un time to market adeguato a progetti immobiliari che devono essere ideati e conclusi in media nel giro di 30 mesi». «Ernestomeda crede da tempo in un “contract all’italiana”, che attraverso la struttura del MCD sta delineando una propria identità originale - precisa Alberto Scavolini, Ceo Ernestomeda -. La formula del District non è quella tradizionale delle grandi forniture del contract: lavoriamo sulla qualità dei servizi e sulla personalizzazione. Se da un lato ci rapportiamo con il real estate valorizzandone l’offerta attraverso un furnishing made in Italy e di design, dall’altro dialoghiamo con la clientela finale: il capitolato di base viene interpretato e declinato sulle richieste dei singoli acquirenti». Per questo lo spazio milanese ospita anche una mock up home denominata “The Apartment”, una vera e propria casa-campione permanente, allestita con materiali, finiture e arredi dei brand presenti nel District, dove gli acquirenti finali delle soluzioni abitative dei grandi progetti possono visionare, scegliere e personalizzare finiture e interior design delle loro abitazioni. «Questa modalità di processo – precisa Alberto Scavolini - è resa possibile dalla struttura del MCD, che coordina i progetti e le relazioni tra le aziende partner coinvolte: una squadra coesa di brand ben noti. Certamente, in Italia, questa formula innovativa trova spazio nelle grandi città come Milano, con un mercato immobiliare in movimento e una visione di sviluppo che può portare una massa critica interessante per un canale come il contract. Un canale ben diverso da quelli tradizionali, che necessita di competenze specifiche e nuove per le aziende del settore arredo che desiderano approcciarlo: bisogna interfacciarsi con l’edilizia, seguire i cantieri, trovare e proporre soluzioni di arredo in maniera proattiva. Un rapporto differente da quello con il retail s pesso specializzato al quale i cucinieri sono abituati». All’attivo del Contract District vi sono già progetti di rilievo a Milano come, tra gli altri, il City Life, la residenza Mia di viale Boezio, la Residenza palazzo Sinfonia a Monza. www.contract-district.com quello contract» afferma Andrea Tramontano, direttore B2B division di Snaidero, una delle aziende italiane di cucine più attive nel canale. «Tutto è diverso: i competitors, il cliente, la modalità produttiva, i servizi da fornire e, molto spesso, anche il prodotto. Snaidero da oltre 25 anni si è specializzata in questo settore di business, adattando se stessa a vari livelli. L’azienda deve essere in grado di gestire progetti anche in forma diretta, creando strutture locali dedicate con investimenti di medio/lungo periodo, visti i tempi di sviluppo dei progetti. Internamente, abbiamo inoltre creato una struttura dedicata, alternativa a quella retail, per gestire al meglio questo settore di business. Non parliamo di una struttura solamente commerciale, ma anche di sviluppo prodotto, gestione dell’ordine ecc. Anche il prodotto è stato adattato, creando una collezione dedicata a questo mercato e i presupposti per una gestione incisiva dei prodotti totalmente customizzati, su richiesta del cliente. Questa forma di distribuzione - prosegue Tramontano - del prodotto cucina è quella tipica di molti mercati tradizionali (Usa, Uk, Middle East, Corea ecc.) ma è anche la prima di quelli definiti emergenti (come ad esempio Cina, India): per essere presenti in questi mercati in maniera significativa non ci sono alternative. Snaidero sta fornendo i propri prodotti, raggiungendo percentuali significative rispetto alle proprie vendite totali. UK, Stati Uniti e Middle East, nell’ordine, sono quelli principali». I mercati citati, del resto, sono quelli nei quali - per cultura e per tradizione - l’arredo viene veicolato direttamente insieme alla vendita immobiliare. In questi Paesi vi sono già aziende italiane di arredo che presidiano il business del contract, non da oggi. È il caso del Gruppo Aran, che ha consolidato la propria presenza sul contract all’estero e in particolare negli Stati Uniti: «L’ultimo progetto particolarmente importante e di immagine in questo senso è il 432 Park Avenue, il terzo grattacielo più alto al mondo e il primo di New York» spiega Renzo Rastelli, patron di Aran. «Si tratta di un building con appartamenti di lusso, i cui interni sono curati dall’interior designer Deborah Berke, che ha scelto le collezioni Aran Cucine per arredare l’ambiente cucina, i bagni, le camere, le lavanderie. Abbiamo realizzato 142 cucine con un approccio progettuale attento e dinamico». L’OPINIONE DI UN OUTSIDER di Angelo Monaco, direttore marketing di Ricchetti S.p.A., holding industriale attiva nella produzione e commercializzazione di prodotti da pavimento e rivestimento «Unire le forze del marketing dei diversi player coinvolti in un progetto di contract significa riuscire a convogliare una potenza di comunicazione che è fondamentale per aprire le porte commerciali. Le aziende di cucina italiane non hanno la propensione a fare gruppo, a consorziarsi, come avviene in altri paesi. Sono di proprietà privata e vivono la difficoltà di una ridotta massa critica. Sono perlopiù abituate a navigare nei mari nostrani e trovano troppo costoso affrontare missioni estere o non riescono a dare continuità al loro messaggio internazionale. Il mondo del contract è invece votato all’aggregazione e i rapporti di partnership tra aziende permettono di superare le principali complessità di questo canale. Lavorando su forniture per il contract per un brand di rivestimenti ceramici come Gruppo Ceramiche Richetti (ma avendo alle spalle 15 anni di esperienze nel mondo delle cucine e degli elettrodomestici) ho potuto constatare le sinergie con la cucina, nell’ambito delle grandi forniture. GCR, con i marchi Cerdisa, Ricchetti e Cisa, può essere un partner ideale per i produttori italiani di cucine, perché non sarà mai un competitor diretto. Altro vantaggio di una partnership con un fornitore di rivestimenti è rappresentato dal “fattore tempo”: i rivestimenti ceramici sono un argomento sempre analizzato nelle fasi iniziali del progetto strutturale. L’arrivare primi a un tavolo di discussione può essere un grande vantaggio per il partner del settore cucina, perché viene introdotto nella trattativa. Un’ulteriore possibilità di sinergia nasce dalla crescente presenza della ceramica nella struttura della cucina: schienali, ante, piani di lavoro possono essere realizzati con lastre ceramiche e nella personalizzazione il made in Italy della cucina è maestro indiscusso». (Nella foto, una cucina realizzata con i rivestimenti ceramici Cisa del Gruppo Richetti) ambientecucina 57 MERCATI LAGO WELCOME UN ALBERGO DIFFUSO CONNESSO CON IL MONDO Non si tratta di un’attività di contract, ma sicuramente di un format originale dedicato alle strutture ricettive, sviluppo coerente della comunicazione “da vivere” che caratterizza il brand. Parliamo della formula Lago Welcome che propone alle strutture di ospitalità (privati e imprenditori) un progetto di design da realizzare con i prodotti Lago e un pacchetto di comunicazione e visibilità. Il concept di partenza, cui aderisce la struttura - B&B, boutique hotel e suite di design - che entra nel “network” è quella di un “albergo diffuso che guarda lontano: moderno, intimo ma connesso con il mondo”. Oltre ad avere un progetto creato ad hoc, chi aderisce accede a un bacino esteso di amanti del viaggio e del design, entrando nel circuito dei canali di comunicazione Lago, che si avvale di un sito che registra oltre 30mila visite al giorno e dei numerosi contatti Lago sui social network (oltre 530mila solo su Facebook). «Un progetto di grande successo e in progressione - conferma Daniele Lago - di notevole impatto per il business come per la reputazione del brand Lago. Uno dei format della Galassia Netwok, che ad oggi ha oltrepassato la quota 100. Un progetto che combina design e territorio, collegato al mondo della rete, perfetto per far capire e toccare con mano come il design possa dare gusto alla vita, e all’ospitalità». La doppia sfida (per Lago come per il partner che aderisce al progetto) è quella di offrire risposte alle nuove esigenze dell’ospitalità turistica, generate dall’approccio on line del cliente finale (soprattutto con le mutate modalità di scelta e prenotazione di una camera). Dare maggiore attrattività ai propri interni e alla struttura e aumentare e mirare la promozione digitale, oltre ai canali tradizionali, significa investire su un vantaggio competitivo. Lago Welcome ha un approccio globale, di partnership con la struttura, ben diverso da un puro contract: ogni progetto è unico e viene sviluppato condividendo in sinergia tra chi vuole affittare la sua casa, ristrutturare o creare un B&B, e la vision di Lago. A sua volta, il gradimento e il successo di ogni spazio diventerà “il miglior ambasciatore di Lago nel mondo”. Il format rientra coerentemente nello scenario che Lago sta realizzando e che dall’inizio ha portato a sperimentare formule inedite (come gli Appartamenti) non solo in riferimento a spazi fisici da riprogettare, ma a formule commerciali da innovare, sempre inserite in un sistema di comunicazione. Tra i Lago Welcome più recenti, quello realizzato nella campagna senese, dove un antico edificio rurale è stato trasformato dal progetto Lago nel Chianti B&B Design. «Entro fine anno - anticipa Daniele Lago - è in programma un salto particolarmente importante, anche in termini di dimensioni: l’apertura del primo resort di design Lago Welcome alle Maldive». (C.C.) Da sinistra: l’allestimento del Lago Welcome Milano Duomo e l’area cucina del Lago Welcome di Cap D’Adge (Francia) Tutti gli appartamenti di 432 Park Avenue hanno gli arredi su misura: dalle camere da letto, in cui Aran ha realizzato le armadiature, ai bagni, per finire alle 78 lavanderie. Per ognuna di queste aree della casa Aran ha saputo proporre il modello, il colore e la finitura appropriata». UN MODELLO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE Secondo dati 2015 forniti da Csil (www. worldfurnitureonline.com), le esportazioni rappresentano poco meno del 40% del fatturato totale contract delle aziende italiane del settore arredo e sono di poco superiori ai 700 milioni di euro. In Italia la dimensione del mercato contract del settore arredo, sempre nel 2015, era di 760 milioni di euro. Lo scenario domestico suscita però qualche per- 58 ambientecucina plessità negli operatori, che vedono lo sviluppo di questo canale ancora limitato: «Finora, in Italia, il contract non è mai decollato realmente», commenta ancora Tramontano, di Snaidero. «Le nuove abitazioni vengono fornite tipicamente senza cucina. Unica eccezione qualche località di vacanza e poco altro. Il motivo principale, addotto dai costruttori, è che il consumatore italiano vuole scegliere da solo la cucina e non accetterebbe mai qualcosa definito a monte. In realtà si perde una grossa occasione per acquistare cucine di qualità anche nel primo impianto, visto che la cucina fornita dal costruttore potrebbe essere inserita nel valore del mutuo». In sintesi, per le PMI italiane il contract può rappresentare un modello per internazionalizzare l’impresa, e non semplicemente una formula per l’esportazione di prodotti. Un canale che può aprire le porte a mercati che, guardando al prossimo futuro, appaiono molto sensibili all’area casa, come suggerisce la recente indagine condotta dall’istituto di ricerca GfK, che ha coinvolto oltre 27mila persone di 22 paesi. Secondo questo studio, complessivamente, a livello internazionale, la maggior parte delle persone vorrebbe cambiare il design degli interni (39%), la dimensione complessiva o la disposizione degli spazi (38%) e l’arredamento (35%) della propria casa. L’abstract della ricerca evidenzia un diffuso desiderio di migliorare il design degli interni in Turchia e in Russia, quest’ultimo paese dove si rileva anche il desiderio di spazi domestici più ampi; un’aspirazione sentita anche a Hong Kong e in Argentina.