03. Estetica del telegiornale

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03. Estetica del telegiornale
Giornalismo Radiotelevisivo
Laboratorio radiotelevisivo
21/03/2016
Estetica del telegiornale
«Estetica del telegiornale»
Una definizione più precisa (Gianfranco Marrone, 1998)
La costruzione di una identità (di una testata telegiornalistica
come di un qualunque altro soggetto), comporterà dunque tre
momenti:
1)riconoscimento dell’altro e dei suoi tratti pertinenti;
2) costruzione del sé e dei propri tratti pertinenti attraverso
mirate procedure di differenziazione;
3) mantenimento di questi tratti, nonostante le istanze interne
di trasformazione.
[p. 20]
«Estetica del telegiornale»
Una definizione più precisa (Gianfranco Marrone, 1998)
Non molto diverso il discorso per quel che riguarda lo stile.
Anche lo stile infatti prevede una forma di riconoscimento di
certe procedure semiotiche, le quali vengono prodotte a prtire
da una opresa di distanza da quelle che sono le procedure più
comuni utilizzate in contesti e per scopi analoghi.
[p. 20]
«Estetica del telegiornale»
Una definizione più precisa (Gianfranco Marrone, 1998)
Riassumendo e schematizzando, lo stile di un tg (e
conseguentemente la sua identità) viene dato pertanto:
A. In termini sincronici
1.da un’esigenza interna di coerenza del testo, che può essere
1a. orizzontale (nella successione sintagmatica del discorso);
1b. verticale (nella stratificazione dei livelli del testo);
2.da un’esigenza esterna di trasformazione coerente
2a. dei modelli dati nell’enciclopedia di riferimento (immagini del tg
circolanti in una cultura e in una società date);
2b. dei modelli dei concorrenti (strategie di competizione e di
differenziazione);
[p. 20]
«Estetica del telegiornale»
Una definizione più precisa (Gianfranco Marrone, 1998)
Riassumendo e schematizzando, lo stile di un tg (e
conseguentemente la sua identità) viene dato pertanto:
B. In termini diacronici, da una esigenza di mantenim,ento di
sé, in una dialettica di conservazione e innovazione che
provoca un’ulteriore forma di trasformazione coerente rispetto
al proprio passato.
[p. 20]
«Estetica del telegiornale»
Lo schema narrativo e la polemica di fondo
(Gianfranco Marrone, 1998)
Il momento centrale di una struttura narrativa è quello della
performanza, ossia quello dell’atto che, comportando il
passaggio da uno stato a un altro stato, porta alla
trasformazione narrativa. Se pensiamo al singolo eventonotizia, il momento della performanza è quello in cui, poniamo,
il governo vara un decreto, un assassino uccide la vittima, il
maltempo colpisce una città e simili. Nel caso dei tg come
macro-racconti, invece, la performanza si identifica con l’atto di
dare una notizia, dunque con l’operazione, condotta dal
Soggetto operatore (giornalista), che porta il Soggetto di stato
(spettatore) al congiungimento con l’Oggetto di valore (notizia).
[p. 52]
«Estetica del telegiornale»
Lo schema narrativo e la polemica di fondo
(Gianfranco Marrone, 1998)
Sia nel caso dell’evento-notizia sia nel caso del tg come
macro-racconto, il Soggetto che compie l’atto deve
preliminarmente essere messo nelle condizioni di farlo, deve
cioè acquisire una competenza: non è possibile fare una certa
azione senza saperla o poterla, doverla o volerla fare. L’azione
della performanza (PN di base) deve dunque essere
preceduta da altre azioni (PN d’uso), consistenti
nell’acquisizione delle competenze necessarie. Così, riguardo
all’evento-notizia, il governo vara un decreto se è messo nelle
condizioni di farlo: la notizia riguarderà allora le procedure da
esso messe in atto per saperlo o poterlo fare.
[pp. 52-53]
«Estetica del telegiornale»
Lo schema narrativo e la polemica di fondo
(Gianfranco Marrone, 1998)
Nel caso invece del tg come macro-racconto, il giornalista,
prima di dare la notizia, deve a sua volta trovarla ed essere n
grado di farlo. Molte notizie-racconti – come aveva intuito Gritti
[pp. 40-41] – si concentrano giusto su questo momento, in cui
il giornalista dà mostra della sua competenza a dire, se non
addirittura del mondo in cui è entrato (o non è entrato) in
possesso della notizia.
[p. 53]
«Estetica del telegiornale»
Lo schema narrativo e la polemica di fondo
(Gianfranco Marrone, 1998)
I due momenti più propriamente pragmatici dello schema
narrativo sono poi incorniciati da due momenti cognitivi. Il
primo è quello della manipolazione, momento iniziale di ogni
racconto in cui il Destinante e il Soggetto stipulano una sorta di
«contratto» sulla base del quale il Soggetto acquisisce un
volere o un dovere. Restando all’esempio del governo, il
momento della manipolazione può identificarsi con quello delle
elezioni o, meglio, della fiducia ottenuta in Parlamento.
[p. 53]
«Estetica del telegiornale»
Lo schema narrativo e la polemica di fondo
(Gianfranco Marrone, 1998)
Se si pensa al tg come macro-racconto, questo contratto tra
Desinante e Soggetto viene detto contratto di veridizione, e si
stipula tra i due attanti della comunicazione (Enunciatoretestata ed Enunciatario-pubblico) che patteggiano i valori del
discorso che provvederanno a scambiarsi: valori di verità,
innanzitutto, ma anche valori etici, estetici, ideologici etc. Nel
momento della manipolazione è l’Enunciatore ad intervenire
con il suo fare persuasivo per far accettare all’Enunciatario la
verità del proprio enunciato.
[p. 53]
«Estetica del telegiornale»
Lo schema narrativo e la polemica di fondo
(Gianfranco Marrone, 1998)
Il secondo momento cognitivo è quello della sanzione, momento
finale del racconto in cui il Soggetto, operata la performanza, si
ripresenta al cospetto del Destinante e sottopone il proprio
operato al giudizio di quello. Se la sanzione è positiva
(corrispondente cioè ai valori concordati nel contratto iniziale),
l’eroe verrà a sua volta trasformato; se la sanzione è negativa
ripiomberà nell’anonimato tipico dei non-Soggetti.
[p. 53]
«Estetica del telegiornale»
Lo schema narrativo e la polemica di fondo
(Gianfranco Marrone, 1998)
Il governo in tal modo, deve sottoporre il suo decreto
all'approvazione delle Camere e, a lungo andare, il suo intero
operato al parere degli elettori. E l’Enunciatario del tg (il
pubblico) deve a sua volta sanzionare con il suo fare
interpretativo l’operato del Soggetto-giornalista, sulla base del
patto di veridizione iniziale stipulato con l’Enunciatore.
[p. 53]
«Estetica del telegiornale»
Lo schema narrativo e la polemica di fondo
(Gianfranco Marrone, 1998)
Il governo in tal modo, deve sottoporre il suo decreto
all'approvazione delle Camere e, a lungo andare, il suo intero
operato al parere degli elettori. E l’Enunciatario del tg
(il pubblico) deve a sua volta sanzionare con il suo fare
interpretativo l’operato del Soggetto-giornalista, sulla base del
patto di veridizione iniziale stipulato con l’Enunciatore.
[p. 53]
«Estetica del telegiornale»
La politica, guerra con altri mezzi
(Gianfranco Marrone, 1998)
Michael Foucault […] sosteneva che la politica è la guerra
continuata con altri mezzi. Niente di più vero, se la politica è
quella delle cronache dei nostri tg, dove il contrasto tra le forze
politiche viene evocato e rappresentato in modo molto più
frequente di quanto non siano evocate e rappresentate le
forme di compromesso tra quelle stesse forze.
[p. 90]
«Estetica del telegiornale»
La politica, guerra con altri mezzi
(Gianfranco Marrone, 1998)
La politica che si svolge nei e attraverso i telegiornali è
accuratamente organizzata in una polemica narrativa: Soggetti
e Anti-soggetti pervengono allo scontro, sulla base di valori e
programmi narrativi opposti, dopo aver acquisito le
competenze ritenute necessarie ed aver fatto delle ipotesi
sulle competenze dell’avversario.
[p. 90]
«Estetica del telegiornale»
La politica, guerra con altri mezzi
(Gianfranco Marrone, 1998)
Il che ha evidenti conseguenze anche sul piano dei sottogeneri
giornalistici: laddove, dal punto di vista dei temi, la cronaca
politica viene distinta dalla cronaca varia, dal punto di vista
delle strutture semiotiche questa distinzione non sembra
sussistere. Se cioè i modi di strutturazione narrativa della
cronaca politica sono pressoché analoghi a quelli della
cronaca tout court, appare evidente che la differenza fra
cronaca politica e cronaca tout court diventa soltanto
nominale, per nulla rispondente alla realtà semiotica dei
rispettivi sotto-generi.
[pp. 90-91]