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MENSILE N.5 MAGGIO 2013 € 3,50
fondazione ente™
dello spettacolo
Spietati!
LA CASA
FA PAURA
La Mulligan
con Leonardo
Di Caprio nel
kolossal di Baz
Luhrmann
L'horror di Raimi
diventa più feroce
nelle mani di
Alvarez
Il grande Gatsby della Mulligan
JANE
CAMPION
STEVEN
SPIELBERG
AUDREY
TAUTOU
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano
Dai Coen a Sofia
Coppola, da Ryan
Gosling a Sorrentino:
Croisette di star
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Nuova serie - Anno 82 n.5 maggio 2013
/
'$#Grande Gatsby
Punti di vista
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Scary Movie
Rinnovo del tax credit, contrasto alla pirateria, ritocco del FUS. Sono
alcune delle proposte avanzate dai produttori italiani per frenare
l’emorragia del nostro sistema cinema. Una catastrofe galoppante, lo
dicono impietosamente i numeri. Nel 2012: -7,95% di incassi rispetto al
2011 (-17% sul 2010); -9,88% di presenze rispetto al 2011 (-17%); solo in
riferimento alla produzione tricolore: -34,71% di presenze e -36,23% di
incassi rispetto al 2011, con la quota di mercato (Italia + coproduzioni)
che passa dal 35,53 al 25,2%, cui fa fronte un aumento di quella
Usa (dal 48,58 al 53,21%). Nel primo scorcio
del 2013 le cose vanno addirittura peggio:
-5% di presenze nel primo trimestre rispetto
all’analogo periodo dell’anno scorso (-35% sul
2010). Unico dato in controtendenza: l’aumento
fronte dei 155 del 2011. Ma è una positività che
non deve ingannare, deriva da una crescita
delle coproduzioni con l’estero, mentre dei 129
quasi la metà (61) hanno budget di produzione
sotto gli 800 mila euro e nessuna chance sul
mercato.
DIRETTORE RESPONSABILE
Dario Edoardo Viganò
@CHJKQ@VVHJK
Marina Sanna
REDAZIONE
Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio
Sammarco
HWV@VV/
[email protected]
@JVQ/JKVHJ
Alessandro Palmieri
HANNO COLLABORATO
@#&
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Q@
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Adriano Ercolani, Bruno Fornara, Antonio
[
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Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini,
Manuela Pinetti, Angela Prudenzi, Maria Teresa
Santaguida, Boris Sollazzo, Marco Spagnoli
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
N. 380 del 25 luglio 1986
/
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STAMPA
V
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Pomezia (RM)
Finita di stampare nel mese di aprile 2013
MARKETING E ADVERTISING
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}`j}$
Tel. 02-83427030 Fax: 02-83427032 __]j]}^`
e-mail: [email protected]
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO
ME.PE. Milano
ABBONAMENTI
ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro
ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro
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[
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Y
PER ABBONARSI
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Tel. 06.96.519.200
PROPRIETA’ ED EDITORE
PRESIDENTE
Dario Edoardo Viganò
DIRETTORE
Antonio Urrata
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Franco Conta - [email protected]
HHJQ/W@$KWVHYKXJKVKJ/@
Marisa Meoni - [email protected]
Inutile
nascondersi:
questa è
una crisi più
grande di
quella del
cinema
Sulla bilancia pesa negativamente anche
l’irripetibile exploit realizzato nel 2011 da Che
bella giornata (43 milioni di euro d’incassi),
considerato che Benvenuti al Nord si è fermato
nel 2012 a 27 milioni e Il principe abusivo
qui il titolo più ricco di questo 2013 - non è
andato oltre i 15. Segno che né le storie né
i linguaggi sono stati capaci di rinnovarsi in
questi anni mentre la Tv ha esaurito la sua funzione vicaria, fucina
di fenomeni (Zalone, Bisio, Siani) da sfruttare in sala per una, due
stagioni. A questo quadro, già di per sé desolante, va aggiunto il
preoccupante - e ci riguarda da vicino - quello tra critica e pubblico,
con la prima sempre meno determinante nelle scelte di fruizione
del secondo. Il sistema oggi presenta tante e tali disfunzioni che le
ricette sostenute dai produttori, per quanto auspicabili, possono solo
tamponare qualche falla. Inutile nascondersi: questa è una crisi più
grande di quella endogena al nostro cinema. Non si può chiedere alle
famiglie di pagare dagli 8 ai 12 euro (con il 3D) a biglietto quando
!
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&!
gran lavoro. In bocca al lupo!
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
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MAGGIO 2013
rivista del cinematografo
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5
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SOMMARIO
MAGGIO 2013
33
18 Morandini in pillole
10 Glamorous
14 Colpo d’occhio
16 COVER STORY
Carey Mulligan
Con Di Caprio sulla Croisette:
è Daisy nel Grande Gatsby di
Baz Luhrmann
22 Dentro La casa
Alla riscoperta dell’horror: il
remake del cult di Sam Raimi
26 Jane Levy
Ryan Gosling
Sepolta viva: dal teen serial
Suburgatory al terrore firmato
Fede Alvarez
A CANNES ONLY GOD FORGIVES
16
26
28 Musical Voices
Cronistoria di un genere.
Saranno famosi? Tutto dipende
dalla tv
33 SPECIALE
Cannes et voilà
Nomi forti e autori sconosciuti:
un Festival di Grande bellezza?
38 I magnifici 8 40 Lassù
qualcuno vi ama 44 Jane e le
donne 46 Il giudice ragazzino
CAREY MULLIGAN:
IL GRANDE GATSBY
28
50 Oriente nero
Arrivano Stoker di Park Chanwook e Confessions di Tetsuya
Nakashima
54 Ritratti
LE RAGAZZE DI VOICES
Jane Levy
Cento anni fa nasceva
Stewart Granger: gentiluomo
avventuroso
57
Recensioni, anteprime, colpi di
fulmine
72 Dvd & Blu-ray
Les Misérables, Tarantino e
Lincoln. Indagine restaurato
78 Borsa del cinema
54
STEWART GRANGER
50
MIRINO SULL’ORIENTE
80 Libri
82 Colonne sonore
MAGGIO 2013
rivista del cinematografo
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7
Morandini in pillole
Fine pen[n]a mai
di Morando Morandini
Scosse
Un terremoto sul cinema - L’11 marzo 2011 avvenne il più po del 1900, causando danni enormi sulle coste orientali e in Qualcuno
da amare di produzione franco-giapponese, scritto e diret
!"#$
le riprese il produttore francese Marin Karmitz vendette una
scultura di Yves Klein che gli era molto cara a un’asta negli
Stati Uniti.
Un metodo insolito
Secondo Karmitz, il metodo di
lavorare di Kiarostami gli ricorda
quello dello scultore/pittore sviz !%
1966) che lasciava il suo lavoro
su una panca nel suo studio e
soltanto qualche tempo dopo
decideva se tornare a lavorarci
#&'(
– dice Karmitz – un metodo che
non avevo mai visto utilizzare da
altri registi”. Kiarostami ha di
*&pone è come farlo in Iran: poiché
gli attori parlano giapponese o
persiano, i sottotitoli devono esserci”. (Purtroppo la Lucky
45(
"#57Qualcuno da
amare%8;<
2012 ed è stato distribuito in Italia il 25 aprile 2013.
Amnesia
Secondo il narratore>?@BC"DE>DE?#F
in Italia, considerata da alcuni una colonia degli USA per più
di una ragione, in fatto di amnesia, soprattutto storica, non si
scherza.
Destra o sinistra?
“Non crederai mica che Il Fatto quotidiano sia un giornale di
N#*&Q
crederai mica che sia di centro?”. Almeno nell’ambiente che
frequento, si discute assai sulla posizione politica/partitica.
Secondo me, è una delle ragioni del successo di vendite.
Per
terminare
Kiarostami il
produttore E’ soltanto una metafora?
Karmitz ha Leggo su LEFT un articolo di due pagine di Romana Petri in
venduto ; $* &X / che brillano da tanto tempo”. La chiamo battuta, ma
una scultura stelle
# X * ?
di Yves poesia, spiritosa ma cerebrale, credo di capire, però, che sia
Klein soltanto una metafora.
8
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MAGGIO 2013
VISIONI FORZATE E INDULTI
CRITICI
Al cinema come alla politica. Il box
?Z%B!"
<*Scary Movie 5 (PD),
Attacco al potere (M5S), Oblivion
(Prodi), Ci vediamo domani (Renzi),
Bianca come il latte rossa come il
sangue (Boldrini), I Croods (Marini),
Passione sinistra (D’Alema), Come
un tuono (Bersani), Benvenuto
Presidente! (Napolitano), Nella casa
(bicamerale). STOP Napolitano
bis a 87 anni. Rondi trema. STOP
4*&5
andando verso il piccolo e brutto”.
<#STOP Michele Placido:
&$_>
?`#
STOP>j>*&La città
ideale non lo volevano i distributori,
né gli esercenti né il pubblico”. Sarà
il crollo del mercato immobiliare?
STOPw>{w*&<
action da 12,5 miliardi contro lo Stato
per i danni della pirateria”. Il nuovo
cinepanettone è già in lavorazione?
ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE
STALLE ALLE STARLETTE
Festival con scasso*$X
<The Bling Ring). ####
w(5<8(?*
La grande bellezza, Miele, Salvo. Lo
specchio dei tempi? #### Norte, the
end of historyw{&`
per 4 orette buone. The end of
audience? #### Scommettiamo che…
Borgman}@~
vince la Palma? #### Alfred
X
*&58
le parti noiose”. Abdellatif Kechiche:
La vie d’Adèle dura 3h07... #### @
;@*&5
capita troppo dagli umani. I pesci mi
capiscono di più”. ####
F*&D
paese che dice solo no e vive di veti
incrociati, resterà al palo per sempre”.
####E*&<
appassionati di animali....il mio leone
si l’ho ritrovato, un regalo di Dio,
degli sciacalli volevano un riscatto,
MALEDETTI”.
Federico Pontiggia
glamorous
Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze
a cura di Gianluca Arnone
<
Trema la Hollywood del poker.
La giustizia americana ha messo
nel mirino la Helly Nahmad,
proprietaria di una galleria
extralusso all’interno del Carlyle
Hotel di New York in cui si
organizzavano partite a poker
illegali appannaggio dei big
spettacolo. L’accusa è riciclaggio
e gioco d’azzardo, ma l’inchiesta
potrebbe allargarsi presto ad altri
resort e casino americani. Nessuna
star è al momento nel registro
degli indagati, ma tra quelle
coinvolte grande è l’imbarazzo.
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
MAGGIO 2013
Poker di star:
Matt Damon,
Tobey Maguire,
Katie Holmes e
Giochi pericolosi
Tavoli da poker in cui le cifre
per giocare sono molto elevate:
li chiamano high-stakes, si
>‚
spopolano tra i ricchi e annoiati
signori dell’high society: inclusi
attori di prima fascia, tirapiedi
X„†
uomini d’affari. La recente
inchiesta sul gioco d’azzardo
Usa, che ha rivelato pericolosi
>
d’azzardo e vip, rischia di
provocare un terremoto.
Nei fascicoli relativi alle
indagini, accanto ai nomi
di banchieri, manager e
professionisti dello sport,
>„
F>j?‡F
{Q<
w{<
X#
nessuna rilevanza penale. La
questione morale è un’altra
cosa però. Star capaci di
C!#!!!‰
avere solo un posto al tavolo,
assatanati giocatori di NowXŠ
del Texas, opzionabile
solo da chi detiene conti
in banca da almeno 6 zeri.
Otto giocatori per partita,
riuniti in segreto nelle suite
j„X
Bel Air, Brentwood o Malibu,
in grado di vincere o perdere
in una sola notte - spesso in
una sola mano - centinaia di
migliaia di dollari. Notti di
rischi, di ottovolanti emotivi,
di massaggi al limite del
lecito, di cene salatissime.
Q
‡
dimenticare. Notti di stelle
appannate.
MAGGIO 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
11
glamorous “Work in progress”
Oliver Stone
Dreaming Troll
Kate Mara
_E
??
agli States. Il regista/attivista si è incontrato
con Julian Assange presso l’ambasciata
ecuadoriana a Londra. Una semplice visita
>Œ
>&`?~w#
La Dreamworks è in bambola. La società ha
messo in cantiere una nuova saga dedicata
alle famose bambole Troll che tanto andavano
>Š!#w(
riguarderà anche la tv, sfruttando il nuovo
canale tematico fondato dagli studios.
Lanciata da House of Cards, è solo uno dei
>
%
Transcendence. Per il debutto alla regia del
?>~„$
già scesi in campo Johnny Depp, Paul Bettany
e Morgan Freeman.
Adrien Brody
Abbie Cornish
Robert Downey Jr.
j„‚X„X
X„The Bible)
sulla vita del celebre illusionista. Per l’attore
si tratta di un ritorno al piccolo schermo
dopo più di 20 anni: nel 1990 era stato tra i
protagonisti di Bullet Hearts.
E<
#w(
in Bright Star ?
‚
„X
<;??„{F>
cast di Solace, storia di un chiaroveggente
arruolato dalla polizia per scovare un serial
killer. La vedremo anche nel nuovo RoboCop.
Iron Man e Robert Downey Jr. si separano.
Onorato il contratto con la Marvel (prevedeva
"‘
rinnovo. E’ stato lo stesso attore, d’altra
parte, a manifestare di recente una crescente
insofferenza per il personaggio.
12
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
MAGGIO 2013
colpo d’occhio
FESTIVAL DEL MESE
a cura di Massimo Monteleone
58<#F(5
risponde: Milano e Roma su tutti
DEL CINEMA
1 FESTIVAL
AFRICANO, D’ASIA E
SPIRAGLIO –
5 LO
FILMFESTIVAL DELLA
AMERICA LATINA
XXIII edizione dell’importante
?
provenienti da Asia e America
w&;
sul mondo”). Previste sezioni
&`
#<
Orientamento Educativo
<#_#'#"#
Località Milano, Italia
Periodo 4-10 maggio
Tel. (02) 6696258
Web festivalcinemaafricano.org
Mail [email protected]
Resp. Alessandra Speciale,
Rigamonti
SALUTE MENTALE
III edizione del festival che
tratta la salute mentale.
<>>>
decina di corti in concorso: dal
drammatico alla commedia,
al fantasy. Tra questi, il doc
Antonio + Silvana = 2, diretto
@?E
Aleandri e Luca Onorati,
struggente storia d’amore fra
due anziani di Trastevere.
Località Roma, Italia
Periodo 31 maggio - 1 giugno
Tel. (06) 37515922
Web lospiraglio.altervista.org
Mail [email protected]
Resp. Franco Montini, Federico
Russo
MASHROME FILMFEST –
CELEBRATING ARTS
EXPERIENCES IN THE REMIX
ERA
II edizione del primo
festival italiano dedicato al
Mash up e alla cultura del
4}#$
&
>>`
e incontri con artisti, tra cui il
<#
Evento Speciale è il mash
up The Final Cut: Ladies
and Gentleman del regista
>
„>„$
del festival.
Località Roma, Italia
Periodo 8-11 maggio
Tel. (06) 86705507
Web mashrome.org
Mail [email protected]
Resp. Mariangela Matarozzo,
Alessandra Lo Russo
CINEMAMBIENTE –
ENVIRONMENTAL FILM
FESTIVAL
“@5>>
?
#<!!
tra sezioni competitive e non,
che aiutano ad approfondire
tematiche legate allo stato di
salute del nostro pianeta.
Località Torino, Italia
Periodo 31 maggio - 5 giugno
Tel. (011) 8138860
Web cinemambiente.it
Mail [email protected]
Resp. <
2
Il regista Shane
Carruth. Sotto
una scena di
Upstream Color
L’erede di Lynch
40 anni, ingegnere, cineasta tuttofare: l’America
scopre Shane Carruth, e noi?
etichetta (erede di
Lynch) magari non sarà
appropriata, il regista di
Mulholland Drive è vivo e vegeto
E
<
}>>

>>
#>
occhi dello spettatore tuttavia
l’esperienza di visione resta
un lacerante rompicapo. Il suo
primo lavoro, Primer (premiato
al Sundance nel 2004), aveva
‡
L’
14
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
MAGGIO 2013
nuovo cinema underground, ma
è il secondo, Upstream Color (?) nei meandri del cosmo - a
><
40enne) le attenzioni della stampa
non specializzata (NYT in testa) e
(&`#5
>(??
8>
sceneggiatore, produttore,
?>
montatore e compositore dei
"
lanciata da un
cineasta capace di
tessere veri e propri
enigmi visivi che
seducono gli occhi
e fanno lavorare il
pensiero. Di questi
tempi una buona
notizia, che ne
meriterebbe un’altra:
presto anche in
Italia.
G.A.
MIFF AWARDS - FILM
FESTIVAL
INTERNAZIONALE DI MILANO
XIII edizione dell’evento
>
meneghino dedicato al
cinema internazionale, che
?&
festival” convenzionale
al formato tradizionale di
cerimonia di premiazione. Il
<w
assegnato ai lungometraggi
e ai cortometraggi che si
distinguono nelle diverse
categorie della competizione.
Località Milano, Italia
Periodo 8-18 maggio
Tel. (02) 92871578
Web miff.it
Mail ???#
Resp. 3
– FESTIVAL
4 CINEINDIE
CINEMA INDIPENDENTE
MADE IN ITALY
I edizione del festival di cinema
indipendente italiano. Tre
categorie di opere in concorso:
videoclip, cortometraggi e
documentari, presentati in sala
e in diretta streaming sul sito
della rassegna durante le due
tranche di novembre e aprile.
Il voto del pubblico determina
le 4 nomination per il festival e
il vincitore unico per ciascuna
categoria.
Località Padova, Italia
Periodo 10-12 maggio
Tel. (049) 719153
Web cineindie.it
Mail [email protected]
Resp. E><
6
CINEMASPAGNA
@5?
che presenta le ultime novità
del cinema spagnolo, dai
>>>
animazione, con un occhio di
riguardo anche alle produzioni
latinoamericane. In apertura
Blancanieves di Pablo Berger,
!$„#
L’omaggio è per il 50esimo
anniversario di La ballata del
w”j>
con Nino Manfredi.
7
Località Roma, Italia
Periodo 9-15 maggio
Tel. (06) 6864395
Web cinemaspagna.org
Mail festival@cinemaspagna.
org
Resp.5F”%$
Federico Sartori
FABRIANO FILM FEST
I edizione della rassegna
di cortometraggi (durata
massima 15 minuti),
organizzata dall’Associazione
_#$
incontri con gli autori e con
personalità del mondo del
cinema.
Località Fabriano, Italia
Periodo 22-26 maggio
Tel. 3385701267
Web ??#
Mail ?#
Resp. '><
Tarabusi
8
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
COVER STORY
CAREY
Al fianco di Leonardo Di Caprio
sulla Croisette, la Mulligan si scopre
come la Daisy di Gatsby:
“Capisco le sue scelte imperfette”
di Miriam Mauti
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
17
COVER STORY
diventare Daisy: “I libri non danno tutte le
informazioni per interpretarla, ho dovuto riempire
la sua biografia, costruire la personalità che non
ritrovavo nelle pagine. E’ cresciuta in una famiglia
ricca, negli anni 20, quando alle donne si chiedeva
di sposarsi per i soldi... e anche lei lo fa. Poi trova
l’amore della sua vita, ma quando lo perde
continua a vivere. Non è un essere umano
idealizzato, ha dei sentimenti profondi, ma ha
un’immagine da bella ed eccentrica, dice quello che
le viene in mente, le piacciono le cose belle e vuole
stabilità. Ho molta empatia per lei e la scelta che
prende alla fine... di andarsene via, con il suo
bambino, invece di andare in prigione. Lei fa delle
scelte imperfette ma che si possono capire”.
Che effetto le ha fatto lavorare in una megaproduzione?
Avevo molta paura, veramente, con uno studio così
grande. Non avevo mai fatto esperienze del genere,
tranne che con Wall Street 2, nel quale avevo un
ruolo minore e che comunque non aveva queste
dimensioni. Tra l’altro abbiamo lavorato
in spazi enormi, sceglievamo noi come
muoverci e loro decidevano in che
modo riprenderci. Baz vuole che i suoi
attori facciano quello che vogliono e poi
lui lavora con i cameraman.
Tecnicamente il danzare e il portamento
erano le cose più difficili. Ci ha aiutato
anche il settore dei costumi, magnifici. Vi assicuro
che il portamento è diverso se si indossa un abito
coperto di diamanti. Veri.
Ha lavorato in alcuni dei film migliori degli ultimi
anni: come fa a non sbagliare un colpo?
Cerco un buon personaggio, che non ho fatto nel
passato: non mi piace fare la stessa cosa più di una
volta. E un buon regista. Per esempio, in Drive il
personaggio non mi piaceva granché, finché non lo
abbiamo cambiato molto, ma avevo visto i film
precedenti di Nicolas Winding Refn ed ero ferma
“La mia eroina ha sentimenti profondi
ma ha un'immagine da bella
ed eccentrica. Fuori dalle regole”
CI HA STUPITO in An Education e intenerito in
Drive, ci ha emozionato in Shame e il 15 maggio
aprirà il festival di Cannes, al braccio di Leonardo Di
Caprio. In una manciata di anni, Carey Mulligan è
diventata uno dei volti imprescindibili del nuovo
cinema d’autore. Nei trailer che impazzano sul web
del nuovo Gatsby di Baz Luhrmann è la magnifica
Daisy, fragile e ruggente come gli anni 20 che il
visionario regista australiano ha ricreato per il
grande schermo. Carey Mulligan la incontriamo a
Londra, dove ci racconta il lavoro fatto per
Leonardo Di Caprio
con Carey Mulligan.
Accanto e sopra
Tobey Maguire
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
Dietro la
dolce vita
I romanzi di Scott
Fitzgerald e lo stordimento
di una generazione. Hanno
fatto epoca
di Marina Sanna
Un party dopo l’altro e un futuro senza
domani. Così vivevano i personaggi dei
romanzi di Francis Scott Fitzgerald:
veglioni infiniti e sbornie continue.
Dove finisse la finzione e incominciasse
la realtà, difficile dirlo. La passione
struggente per Zelda, le magnifiche
feste, le avventure spericolate, erano
prima ispirazione di scrittura e poi
lucida follia sul finire della sua breve
esistenza (muore il 21 dicembre del ’40,
a 44 anni). Passato il fulgido decennio,
Fitzgerald galleggiava, complice
l’alcolismo, tra l’illusione e il disincanto
di un’epoca in cui si era persa una
generazione, per scoprirsi appena
qualche anno dopo (i Trenta), un
fantasma persino tra i suoi coetanei.
Pubblicato per la prima volta a New
York il 10 aprile 1925 e definito da T.S.
Eliot: “Il primo passo in avanti fatto
dalla narrativa americana dopo Henry
James”, Il grande Gatsby è la storia di
Nick Carraway, aspirante scrittore, che
arriva a New York nella primavera del
1922. Alla ricerca di fama e successo,
diventa vicino di casa di un eccentrico
milionario, Jay Gatsby, e della “cugina”
Daisy. La trappola di mirabilie è a
portata di mano, impossibile non
afferrarla e rimanerne imprigionati. Un
destino ineluttabile anche per
l’australiano regista di Moulin Rouge e
Romeo+Giulietta, Baz Luhrmann.
Esteta fino al midollo, spregiudicato e
perfezionista, ha accostato la fisicità di
Leonardo Di Caprio (James Gatsby)
alla bellezza delicata di Carey Mulligan.
E messo in moto una produzione
faraonica, che ha sforato il budget
previsto e causato lo slittamento del
film più volte. I numeri danno la
grandeur di questo kolossal in 3D:
1.160 persone nella troupe (di cui 84
per i costumi), 960 per la costruzione
dei set; 288.000 i cristalli prestati da
Swaroski. 40 vestiti forniti da Prada per
le feste, per non parlare dei 2.291 abiti
eleganti e non prodotti per le
comparse da Brooks Bros., di cui 200
smoking. Cifre da capogiro, appunto.
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
19
COVER STORY
“Avevo paura all’inizio, poi Baz
ha creato un’atmosfera intima
e tranquilla. Sono stata fortunata”
da due anni, dopo Wall Street 2, proprio
perché non trovavo il ruolo che mi piacesse.
Ho mandato una e-mail al mio agente e gli ho
detto che se Nicolas stava lavorando su
qualche progetto sarei stata interessata.
Dopo 2 settimane l’ho convinto a darmi il
ruolo. La scelta di Shame invece è stata fatta
puramente sul personaggio. Quel film era
come il paese dei balocchi: Steve McQueen,
Michael Fassbender, un attore da cui sono
stata ispirata per un paio di anni, aveva tutti gli
elementi che cercavo.
Film molto diversi da Gatsby...
Non so, a Sidney Baz ha creato una situazione
20
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
molto intima. Ogni giorno iniziavamo con Leo
(Di Caprio) e Tobey (Maguire) lavorando sulla
scena, discutendola finché ci era chiaro cosa
volevamo fare, poi arrivavano tutti gli altri.
Certo, è diverso da me e Michael Fassbender
in un appartamento a New York, con una
piccola cinepresa: completamente l’opposto.
Ma credo sia importante avere un buon
rapporto con le persone con cui lavori. Sono
stata molto fortunata ed ho lavorato con gente
che ha rispettato i miei sentimenti.
%
Di Caprio.
Sopra Joel
Edgerton
remake doc
LA
Il ciak di La casa
diretto da Fede
Alvarez. Con Jane
Levy che studia la
sua parte sul cofano
di un'automobile
22
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
SECONDA
casA
Come si rifà un classico dell’horror?
Chiedetelo a Fede Alvarez che ha
“ristrutturato” il capolavoro di Raimi
con cattiveria e originalità. Senza
offuscarne la leggenda
di Adriano Ercolani
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
23
remake doc
Jane Levy. Sopra con il
regista Alvarez e a sinistra in
altre due orrorifiche pose.
Accanto Shiloh Fernandez
D
Da almeno un decennio circolava voce
che Sam Raimi era intenzionato a
realizzare il remake de La casa, l’horror
che all’inizio degli anni ’80 lo ha
imposto come autore di culto. La svolta
però è arrivata soltanto nel 2010,
quando il cineasta ha visionato Panic
Attack, piccolo grande cortometraggio
incentrato su un attacco alieno a
Montevideo. Da quel momento il regista
Fede Alvarez è diventato il suo uomo:
“Sam cercava un cineasta libero dai
condizionamenti del sistema
hollywoodiano - ha dichiarato il
trentacinquenne uruguaiano - e pronto
a buttarsi con folle ottimismo nel
progetto, proprio come ha fatto lui con
l’originale.”
Ma attenzione: La casa (in originale Evil
Dead) non è il solito, inerme remake di
un horror che ha fatto la storia del
cinema. Alvarez ha scelto un
aggiornamento che, invece di seguire
pedissequamente la (esilissima) trama
del primo, ne ricostruisce la storia,
rinforzando gli snodi narrativi anche
grazie a un prologo che spiega l’origine
del male, quello che inevitabilmente
colpirà il gruppo di giovani andati a
24
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
passare il weekend dentro la classica,
sperduta casa nella foresta.
Dove il film di Alvarez rende il dovuto
omaggio al suo predecessore è nello
spirito intrinseco dell’operazione: con
l’originale Raimi era stato un vero e
proprio precursore del gore anni ’80,
quello fatto di effetti a dir poco
artigianali e litri e litri di succo di
pomodoro. La nuova casa sceglie molto
intelligentemente di riproporre quella
visione di genere: il regista ha evitato
(quasi) del tutto effetti speciali digitali
in favore di quelli meccanici. L’effetto è
ammirevole: Evil Dead è un horror che
funziona principalmente proprio sul
piano della visione, mai artificiosa a
causa del computer ma al contrario
immersa nel realismo prodotto dai
trucchi realizzati sul set. Girato
interamente in Nuova Zelanda, il film
propone al pubblico di appassionati del
genere e ai fan del capolavoro di Sam
Raimi un aggiornamento di
sorprendente lucidità, che omaggia il
passato ma non cade nella trappola
dello sterile ricalco. Interessante la
scelta del cambio di sesso del
protagonista: se nel primo era Ash, il
leggendario Bruce Campbell, adesso al
centro della vicenda si trova la fragile
ma combattiva Mia, che ha il volto della
neostar televisiva Jane Levy. C’è stata
molta curiosità da parte dei fan per
sapere se Ash tornerà almeno in un
cammeo. Lo stesso Campbell ha
smentito categoricamente questa
possibilità, affermando che si tratta di
due operazioni totalmente differenti tra
loro, legate soprattutto dalla volontà di
riproporre un prodotto che era stato
così amato dal pubblico. Noi che
abbiamo visto il film preferiamo evitare
qualsiasi tipo di spoiler…
Ultimo punto a favore del film di
Alvarez è quello di essere un gore che
non risparmia al pubblico la truculenza
più ardita, inserendola però in una
storia funzionale e non solo
scarabocchiata per poter inserire la
maggior parte di violenza possibile,
nella tradizione per noi rivedibile dei
vari Hostel o Saw. In poche parole,
questo nuovo La casa è un prodotto
riuscito sia come remake di un classico
che come film a sé stante, nettamente
superiore alla media dell’odierna
produzione horror.
%
remake doc
Dalla tv con Suburgatory alla discesa agli inferi con Alvarez.
Jane Levy: “Il ruolo dell’adolescente svitata mi stava stretto”
di Adriano Ercolani
Morta
e sepolta?
TENTARE IL SALTO DA UNA SIT-COM DI SUCCESSO al
remake di un cult horror come La casa (Evil Dead) non è
una scelta facile. La ventitreenne californiana Jane Levy
però non ha esitato un istante a prenderla: “Avevo un bel
po’ di tempo prima di riprendere a girare Suburgatory (la
serie TV che l’ha lanciata, ndr) e volevo tentare qualcosa di
nuovo. Il ruolo dell’adolescente simpatica e un po’ svitata
iniziava a starmi stretto, avevo il terrore di cominciare
ad annoiarmi, così ho fatto l’audizione per La casa
e Fede Alvarez mi ha scelto”.
Come si è trovata a lavorare con il regista
uruguayano?
Non è stata un’impresa facile, il compito di
Fede è stato quello di torturarmi per tutta la
durata delle riprese, come richiedevano sia
la trama che il personaggio di Mia. Però
siamo rimasti ottimi amici sia mentre
lavoravamo insieme che una volta finito di
girare. Quindi significa che sapevamo di star
facendo un buon lavoro, cosa che ci ha
spinto nella direzione giusta.
Ci sono stati comunque momenti difficili sul
set?
Alcune scene sono state complesse a livello
fisico e psicologico. La sequenza in cui vengo
sepolta viva mi ha messo a dura prova: quel
giorno avevamo preso tutte le precauzioni
ed ero controllata con la massima
sicurezza, ma quando hanno iniziato a
tirarmi la terra in faccia non è stata una
26
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
bella sensazione. Un altro momento seriamente
imbarazzante è stato quando, di fronte alle settanta
persone del cast, ho dovuto urlare oscenità di tutti i tipi al
mio collega Shiloh Fernandez. E se l’avesse presa sul
personale? (ride, ndr).
Il film è prodotto da Sam Raimi e Bruce Campbell, i mitici
realizzatori dell’originale Evil Dead. Che tipo di
collaborazione è stata?
Una volta stabilito con Alvarez che avevano delle
idee in comune su come fare il film sono stati
estremamente intelligenti a lasciarci lavorare
con la massima serenità possibile, senza
interferire sul set o metterci alcuna pressione
addosso. Trovo che sia il modo migliore per
collaborare con un produttore, soprattutto se
ha un nome importante come quello di Sam
Raimi.
Capigliatura rossa, occhi azzurri, sguardo
sicuro, Jane è una ragazza già abituata a
scelte coraggiose…
Dopo un anno di college in un posto
sperduto nel Maryland ho capito che
studiare non era la mia strada. Sentivo
invece di voler tentare con la recitazione,
così ho abbandonato tutto e mi sono
trasferita prima a New York, poi a Los
Angeles. Pare che al momento stia
funzionando, meglio così. Per fortuna il
college aveva già rimborsato i miei
genitori dei dollari spesi per me…
%
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
27
anteprima
Anna Kendrick
nel college
musical di Jason
Moore, Voices
Guarda che
28
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
Il musical e i talent show: evoluzione di un genere
sempre più reality. Dal capostipite Fame
all’imminente Pitch Perfect, tv permettendo
Voices!
di Alessandro De Simone
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
29
anteprima
U
n milione e mezzo: le
visualizzazione che ha avuto su
YouTube la clip della final
performance delle Barden Bellas in
Pitch Perfect, opportunamente
ribattezzato in Italia Voices. Scelta
mossa dalla necessità di cavalcare il
successo che da anni i talent show
hanno nel nostro paese, ma non solo,
se è vero che il musical
cinematografico ha subito dei
profondi mutamenti proprio a seguito
delle influenze dei reality.
Chi per primo aveva capito che le
cose sarebbero andate a finire così fu
Alan Parker, che di musical ne sa
qualcosa, avendone girati cinque, tra
cui quello che diede il La, è il caso di
dirlo, alla new wave, quel Saranno
famosi che avrebbe poi ispirato
“Amici” di Maria De Filippi. La School
of music and performing arts di New
York fu nel lontano 1980 il Paziente
Zero, all’alba di un decennio durante il
quale si sarebbero gettate le basi di
una nuova comunicazione musicale,
con l’avvento dei videoclip e di MTV.
Un’estetica che proprio registi come
Parker, Ridley Scott o Adrian Lyne
avevano contribuito a creare,
quest’ultimo amplificandola e
iconizzandola in Flashdance, opera
che ispirò poi una nuova generazione
di ballerine.
Da noi erano gli anni di “Fantastico”,
quando nascevano giovani miti del
catodico come Lorella Cuccarini,
ruspante fanciulla tutta gambe e
diffusore capace di sostituire
nell’immaginario italico il mito
americano di Heather Parisi. Negli
Stati Uniti invece ci si preoccupava
del futuro di una generazione che
stava crescendo divisa tra yuppismo
e disagio sociale, salvata dal cinema
di John Hughes e da pellicole
insospettabilmente sovversive come
Footloose, il Grease degli anni
Ottanta.
Il musical stava cambiando anche per
salvare se stesso, come già era
successo più volte, con il passaggio
dal classico alla rock opera alle
trasposizioni dei successi di Broadway
e del West End. L’evoluzione del
videoclip negli anni Novanta, da cui
sono venuti fuori registi di grande
talento come Spike Jonze e Michel
Gondry, ha inferto un duro colpo al
genere, cannibalizzato da piccoli
Esordio da Broadway
Palcoscenici di successo e teen series nel bagaglio,
Jason Moore ci prova con il cinema
Il 6 agosto saranno quattro anni dalla morte di John Hughes e quei
cineasti cresciuti negli anni Ottanta stanno oggi rendendo omaggio al
cantore dell’adolescenza. Lo aveva fatto Will Gluck nel delizioso Easy
Girl, ci ha pensato Jason Moore in Voices, suo esordio nel
lungometraggio, in Italia dal 6 giugno. Regista con una solida carriera
a Broadway e incursioni in serie teen di successo, Moore ha ben
sfruttato le sue competenze confezionando un college musical che
strizza, e tanto, l’occhio a Glee, aggiungendovi una marcata vena
comica che gli fa guadagnare in ritmo narrativo. Magnifiche le scene
musicali, girate e montate con sapienza, soprattutto la travolgente
performance finale, e doverosa citazione per Elizabeth Banks e John
Michael Higgins, esilarante coppia di commentatori. Ma soprattutto,
c’è Breakfast Club, quindi è da vedere.
A.D.S.
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
capolavori da cinque minuti fruibili su
un canale televisivo dedicato globale
prima e su YouTube poi. La chiave di
volta sono i talent show, che nel loro
essere la rincorsa di un sogno hanno
modificato l’essenza stessa del
musical. “Amici”, “America’s Got
Talent”, “The Voice”, “X-factor”, hanno
creato una nuova struttura narrativa,
dalla formazione del gruppo alla
caratterizzazione dei personaggi
principali e della fila, passando per la
rivalità, l’amore, l’amicizia, l’obiettivo
raggiunto e il conseguente successo.
Schemi che riconosciamo e ritroviamo
in un qualunque Step Up, ma anche in
Dreamgirls e nel fenomeno Glee, in
cui l’essere dei “singing nerd” può
cambiarti la vita. Una Reality
aumentata, che Matteo Garrone ha
IL PRIMO A CAPIRE COME SAREBBERO
ANDATE LE COSE FU ALAN PARKER:
ANCHE “AMICI” DELLA DE FILIPPI SI ISPIRA
AL SUO SARANNO FAMOSI
ben colto, come aveva fatto Paul
Weitz nel sottovalutato e caustico
American Dreamz, in cui Hugh Grant
era l’host di un “X-Factor” la cui giuria
era presieduta da un depresso
presidente degli Stati Uniti.
Ma che ancor meglio si comprende
nel talent show cinematografico di
maggior successo di questi ultimi
anni. Hunger Games, ovviamente.
%
Ancora la protagonista Anna Kendrick.
Sopra Rebel Wilson in un’altra scena del
film, in sala dal 6 giugno
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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bella Croisette
Pienone di film
e star. Tra glam
e presidenti, la
nostra mini
guida agli
imperdibili
S
E
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A
C
G
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BL
G
N
I
L
B
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
33
bella Croisette
UN FESTIVAL
STRACULT
La grande bellezza
di Sorrentino, a
sinistra Kristin Scott
Thomas in Only God
Forgives
Edizione che farà
scalpore, con un programma
che schiera registi poco
conosciuti e grandi autori.
Opere feroci e folgoranti
di Marina Sanna
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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bella Croisette
I
l programma di Cannes, in
particolare questa 66a edizione,
risponde alla domanda puntuale
che si pongono critici, giornalisti,
persone comuni: a che cosa
servono i festival? C’è chi
difende i piccoli (quelli a basso
budget, per intendersi), chi si basa sui
numeri degli accreditati e del mercato
per stilare delle toplist, vere o false,
sicuramente parziali. Chi frequenta i
festival sa che senza di essi sarebbe
impossibile far circolare film che
altrimenti non sarebbero distribuiti,
perché il cinema, lo sappiamo bene,
non è solo industria o commercio: è
arte. I festival servono a questo. Ma non
solo: a recuperare la memoria passata,
la storia dei primi film. A trasformare
l’arte in cultura e insieme fare una
festa. Scorrendo la lista dei titoli di
Cannes non si può far altro che
riconoscere: la missione è compiuta. In
mostra ci sono opere che vanno oltre il
cinema, che lo destrutturano e lo
stilizzano. Lo spettatore ha il privilegio
di seguire la carriera di un prodigio
come Nicolas Winding Refn che con
Only God Forgives prende da Lynch,
Tarantino e omaggia Alejandro
Jodorowsky (presente alla Quinzaine
con La danza de la realidad). Di
guardare con crescente curiosità ad
Oriente: il giapponese Hirokazu Koreeda e la storia del figlio scambiato o del
cinese Jia Zhang-ke (lo stesso di Still
Life) che con A Touch of Sin fa un salto
in avanti, il suo puzzle scomposto ci
parla di una Cina corrotta e violenta da
cui non c’è via di uscita. Se non il
suicidio. O il sorprendente Heli di Amat
Escalante, già assistente alla regia di
Carlos Reygadas, che fotografa quel
Sorprendente Heli di Amat Escalante:
il Messico povero e periferico, raccontato
con brutalità e poesia
Madrina Tautouata
Audrey sulla Montée: ancora favolosa?
Non è la Hepburn, eppure anche lei ha qualcosa da
dire: incantevole in tubino nero, a Roma (o Arcore)
la dolce Tautou finirebbe a Palazzo. Oltralpe,
viceversa, ha scoperto Il favoloso mondo di Amélie
(2000) e di poter essere, così minuta, un gigante tra
i nani. Per molti, Audrey inizia e finisce lì, ma è
andata avanti: Una lunga domenica di passioni, Il
codice Da Vinci, Coco Chanel… Lo stile non le
manca, gli occhioni spalancati sul mondo neppure,
da madrina a Cannes serviranno entrambi: classe
’78, dentista e insegnante per genitori, è abituata a
sorridere con grazia discente, la Croisette dirà se
basta. Madrina Tautouata, ma senza esibizionismi,
nome cinematografico, ma senza imbarazzi, non è di
molte parole, e dietro le apparenze bobo nasconde
squisiti paradossi: “Credo in Dio, ma non sono
sicura se fidarmi di lui”. Autori e demiurghi
in sedicesimi sono avvisati.
FEDERICO PONTIGGIA
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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Inside Llewyn Davis dei
fratelli Coen. Sotto
Jasmine Trinca e il regista
Jia Zhang-ke
America vs.
Francia
Squadrone Usa in corsa
per la Palma. Occhio a
Escalante
CONCORSO
ONLY GOD FORGIVES
di Nicolas Winding Refn
(Francia/Danimarca)
BORGMAN
di Alex Van Warmerdam (Olanda)
LA GRANDE BELLEZZA
di Paolo Sorrentino (Italia, Francia)
Messico periferico e misero, che
abbiamo imparato a conoscere con
Iñárritu e Reygadas stesso,
caratterizzato da ferocia e brutalità. Un
festival disegnato con sapienza ci
insegna ad aspettare con desiderio
crescente Inside Llewyn Davis dei
fratelli Coen, ispirato alla vita di un
cantante folk (Dave Van Ronk
interpretato da Oscar Isaac) degli anni
’60 o il personalissimo The Immigrant
di James Gray con Marillon Cotillard e
Joaquin Phoenix. Con altrettanta
speranza La grande bellezza di Paolo
Sorrentino, che ci auguriamo non sia
stata superata dai drammatici fatti di
questi mesi. L’esordio di Valeria Golino,
Miele (Un Certain Regard), con
Jasmine Trinca angelo della morte che
oltrepassa il confine del bene. E
ancora: Il grande Gatsby di Baz
Luhrmann, con Leonardo Di Caprio e
Carey Mulligan, ingioiellata da Tiffany;
The Bling Ring di Sofia Coppola
(apertura Un Certain Regard) con le
cattive ragazze capitanate da Emma
Watson (in copertina del nostro
speciale). Nel ricchissimo cartellone ci
sono anche opere sconosciute: il
palestinese Omar, in cui viene
mostrato un lato inedito del conflitto:
nuovi coloni e vecchi abitanti divisi dal
muro, traditori e onesti musulmani.
Spesso si scrive che a Cannes (e a
Venezia) passano solo autori
conosciuti: non è vero. Certo gli
affezionati ci sono, però è innegabile
che allo stesso tempo si scopra sempre
qualcosa. Il cinema serve ad allargare
gli orizzonti, a dare spunti di riflessione
o a trasmettere un’emozione. Thierry
Fremaux, spalleggiato da Gilles Jacob,
da qualche anno sta dando l’impronta
al suo festival. Non ha paura, a volte
sbaglia, altre mette su una macchina
da guerra. Può contare su un ottimo
budget, una cittadina sul mare, sulle
strutture alberghiere e sponsor
generosi. Ma dalla sua, ed è giusto
ripeterlo, c’è la strategia: la visione di
insieme. Ama il cinema profondamente
ed è un organizzatore fenomenale. Una
controprova? Andate al festival di
Lione e assisterete al più grande
spettacolo del mondo. %
BEHIND THE CANDELABRA
di Steven Soderbergh (Usa)
LA VENUS A LA FOURRURE
di Roman Polanski (Francia)
NEBRASKA
di Alexander Payne (Usa)
JEUNE ET JOLIE
di François Ozon (Francia)
WARA NO TATE
di Takashi Miike (Giappone)
LA VIE D’ADELE
di Abdellatif Kechiche (Francia)
SOSHITE CHICHI NI NARU
di Kore-Eda Hirokazu (Giappone)
TIAN ZHU DING
di Jia Zhangke (Cina)
GRISGRIS
di Mahamat-Saleh Haroun (Chad)
THE IMMIGRANT
di James Gray (Usa)
LE PASSÉ
di Asghar Farhadi (Francia)
HELI
di Amat Escalante (Messico)
JIMMY P.
di Arnaud Desplechin (Usa)
MICHAEL KOHLHAAS
di Arnaud Despallieres
(Francia/Germania)
INSIDE LLEWYN DAVIS
di Ethan Coen, Joel Coen (Usa)
UN CHATEAU EN ITALIE
di Valeria Bruni-Tedeschi (Francia)
ONLY LOVERS LEFT
di Jim Jarmusch (Usa)
FUORI CONCORSO
THE GREAT GATSBY
di Baz Luhrmann (Australia/Usa)
BLOOD TIES
di Guillaume Canet (Francia/Usa)
ALL IS LOST
di J.C Chandor (Usa)
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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bella Croisette i magnifici 8
a cura di Federico Pontiggia
THE BLING RING
Non si dica che Sofia Coppola non è
un’autrice: martella sempre lì, sulla
cultura pop e i suoi derivati, più o
meno malsani. Abbandonato lo
Chateau Marmont e Maria Antonietta,
The Bling Ring aka Hollywood Hills
Burglars è la teen-gang che
dall’ottobre 2008 all’agosto 2009 rubò
più di 3 milioni di abiti, accessori e altro
LE PASSÉ
Una separazione al quadrato?
Dopo l’en plein a Berlino e
l’Oscar miglior film straniero,
l’iraniano Asghar Farhadi
ritorna su coppia e conflitti,
ma rincara la dose con due
p(a)esi e due culture: Le passé
(Il passato) si gioca tra Iran e
Francia, divorzio e conseguenze, unione e dolore. Nel cast, il marito
Ali Mosaffa, la moglie Bérénice Bejo (The Artist) e Tahar Rahimi (Il
profeta), Farhadi scavalla i confini, ma non le geometrie relazionali:
l’Iran cinematografico oggi è lui, import/export d’autore.
LA GRANDE BELLEZZA
ai ricchi di fama, da Paris Hilton a
Orlando Bloom. Shopping criminale,
qui affidato alla maghetta Emma
Watson e un tot di carneadi, più la
vittima Paris Hilton. Apertura del
Certain Regard.
INSIDE LLEWYN
DAVIS
Piccolo sulla carta, bigger than life
negli esiti? Inside Llewyn Davis
rischia di essere la meglio cosa dei
fratelli Joel e Ethan Coen da lustri a
questa parte: anni ‘60, New York, dal
buco della serratura filtra la vita di
Dave Van Ronk (morto nel 2002),
musicista e cantautore folk che
ispirò, tra gli altri, Bob Dylan e Joni
Mitchell. L’alter ego Llewyn Davis è
Oscar Isaac, al suo fianco il sodale
John Goodman, il rivale Justin
Timberlake e la moglie Carey
Mulligan: Coppa Davis o Palma
d’Oro?
“Dame dell’alta società, parvenu,
politici, criminali d’alto bordo,
giornalisti, attori, nobili decaduti,
alti prelati, artisti e intellettuali veri
o presunti tessono trame di rapporti
inconsistenti, fagocitati in una
babilonia disperata che si agita nei
palazzi antichi, le ville sterminate, le
terrazze più belle della città. Ci
sono dentro tutti”. Roma, this must
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
be the place, e Paolo Sorrentino
sceglie l’antifrasi: La grande
bellezza, in Concorso con “il re dei
mondani” Toni Servillo, Carlo
Verdone e Sabrina Ferilli. La città
eterna è “come una diva morta”,
sospesa tra Fellini, Visconti e Il Divo,
con una certezza: esistono anche le
conseguenze del disamore. Kaputt
mundi.
SOSHITE CHICHI
NI NARU
GRISGRIS
ONLY GOD FORGIVES
“Wanna fight?”. Muscoli di Ryan Gosling,
ventriloquo Nicolas Winding Refn: Only God
Forgives lotta per la Palma, inopinatamente
scippata a Drive da The Tree of Life nel 2011.
A spianare la rivincita è lo stesso Thierry
Fremaux, che fa da megafono alla vox
populi : è Drive 2, con ambientazione thai e il
solito sapore di ultraviolenza. Il manierismo
è in agguato, l’accademia iperrealista bussa
alla porta, ma attenti a quei tre: Nicolas
finta, Ryan prende le botte, ma
irriconoscibile è pure la madre non materna
Kristin Scott Thomas. Che qualcuno li
perdoni, perché sanno quel che fanno.
Dal Giappone con prole:
businessman avido e di successo,
Ryota Nonomiya scopre che il
figlio biologico venne scambiato
in culla con un altro bambino…
Una mazzata tra capo e collo, e il
denaro non salva: deve scegliere,
il suo vero figlio o quello che ha
cresciuto? A sguazzarci è il buon
Hirokazu Kore-eda, che con
Soshite chichi ni naru (Like
Father, Like Son) ibrida greed e
caos, formato famiglia e tensione
psicologica, portando sotto la
Palma con Shield of Straw di
Takashi Miike una doppietta made
in Japan. L’anti parabola del papà
prodigo?
Vi ricordate il Premio Bresson
2010? Dopo il riconoscimento
speciale della Giuria (e la
nostra Navicella) a Venezia
nel 2006 con Daratt – La
stagione del perdono e la
Croisette calcata con Un
homme qui crie nel 2010, il
regista chadiano MahamatSaleh Haroun porta in
concorso Grisgris. Il nome
viene da un amuleto voodoo
portafortuna e antimalocchio, ma è pure quello
del 25enne protagonista, che
nonostante una gamba
paralizzata vorrebbe
diventare un ballerino.
Quando lo zio s’ammala,
deve rimettere il sogno nel
cassetto: per aiutarlo, decide
di lavorare per i
contrabbandieri di petrolio…
Palma d’Oro nero?
MIELE
Opera prima di Valeria Golino, è
il Miele tricolore al Certain
Regard: bel titolo plurisemantico,
coraggio tematico e stile maturo
senza ansia da prestazione. Nel
cast Carlo Cecchi, Libero De
Rienzo, Vinicio Marchioni e Iaia
Forte, Jasmine Trinca aiuta i
sofferenti… a farla finita. Tutto
scorre liscio, finché un 70enne
(Cecchi) in buona salute vuole
andarsene solo perché ne ha
avuto abbastanza: che fare?
Ambiguità e non detti, la Golino
indaga sul crinale e osa quello
che (quasi) nessuno fa nel nostro
cinema: dirige senza recitare.
Chapeau!
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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bella Croisette
Lassù
qualcuno
vi ama
di Silvio Danese
Joanne
Woodward e Paul
Newman coppia
immortale
40
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
Il bacio tra Joanne Woodward e Paul Newman
nel poster ufficiale dice più di quello che
mostra. Ci ricorda quanta vita, arte e gloria può
esserci dentro un fotogramma pubblicitario
L
ei sempre un po’ zitella,
lui ci lavora, e scoperchia il geiser. Maschietta introversa e modaiola (Il mio amore con Samantha), biondina con
la coda puritana minacciata dal piromane del cuore (La lunga
estate calda), signorina sfiorita e bruttina che cede alla passione (La prima
volta di Jennifer, ma qui lui è il timoniere del set). Joanne e Paul. Lei il
ghiaccio, lui il fuoco, quando si fondono finiscono così, la S di Samantha disegnata con grazia da due corpi d’amore addomesticati. Coppia né allacciata, né avvinghiata, niente di torrido,
archiviati i baci di Ava e Myrna resta
un tocco, un tenero scambio in fondo
un po’ tortuoso e distante, uno stile
del matrimonio. Ma che immagine. Manifesto forse tra i più eleganti della
storia del cinema americano, quello
scelto dal festival di Cannes per l’edizione 2013, un marchio, un segno di
Zorro della nuova commedia anni ‘60,
ha un patinato da feticcio, ma ci si sono messi loro nella posizione innocente d’un bacetto fetale (per la Bronx
Agency di Parigi), così è anche un’immagine che parla del menage d’una
coppia di lungo corso, freddina e duratura, duratura proprio perchè freddina,
in mezzo a quelle schegge turbolente
intorno. E’ vero, Newman ha detto che
Woodward era la migliore anche a letto. Non suona come un generoso onore delle armi? La biografia di Joanne è
dentro la vita di Paul. Anche quella artistica, se teniamo in eccezione la formidabile schizofrenica di La donna dai
tre volti, un premio Oscar per la miglior interpretazione che mette in pace
per tutta la vita con Hollywood, mentre si dispiega un lungo e acclamato
capitolo nella storia del teatro americano per diversi lustri, frequentatrice
di grandi autori e registi, molto impegno, stima artistica. Lei è l’intellettuale
della coppia. Lui la star. Nel 1974, Paris
Match fotografa un uomo smagliante e
scrive: “Cinquant’anni, un interprete
che tiene in mano tutte le carte, presenza virile, seduzione invincibile, potere di decidere i ruoli, regista di vaglia, con Robert Redford è l’attore che
ogni studio nel mondo vorrebbe”. Star
di quarta generazione della storia del
cinema di Hollywood, dopo i Valentino, i Flynn e poi Stewart-Grant, Paul
Newman è stato il divo della transizione, dal cinema della vecchia America
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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bella Croisette
in rivolta al cinema della Nuova Hollywood, a cui più propriamente appartiene Redford, con De Niro, Hoffman,
Pacino (ovvio che Brando è un outsider). Newman è la star planetaria, attore stimato e premiato da un Oscar (Il
colore dei soldi di Scorsese, nel 1986),
indaffarato inte rprete teatra le a
Broadway, regista appassionato (cinque film), sfegatato driver di corse
d’auto (terzo a Daytona quando aveva
70 anni), filantropo e benefattore (con
l’azienda culinaria Newman’s Own che
negli anni ha affidato 100 milioni di
dollari per l’infanzia), amante fedele
perché poco o niente si sa delle infedeltà. Sguardo freddo e diretto in una
faccia stretta, s’illumina con un sorriso
largo che apre e alza gli zigomi e gli
muove l’espressione, trasformando la
durezza in disponibilità e gagliarda sfida, è la doppia natura fotogenica di
Newman, lo sfidante fragile, un dotato
e insieme complessato oppositore dei
destini scontati nell’America che chiede riscatto, con una dose potente di
romanticismo, buono per gli idealisti
come per le signore, accessorio che
diventa il suo tratto distintivo a partire
dallo sguardo fatale. Così, anche quan-
do sembra “lo spaccone”, il diverso, il
furbo, riveste il ruolo di brillante stratega per il successo, diventa simpatico
“bastardo”, e questo lo salva. E la linea
che va dal giocatore di biliardo Fast
Eddie all’inafferrabile Butch Cassidy, rimato dal ruolo del Sundance di
Redford, entrambi ripresi, con lo stesso
regista, George Roy Hill, nella coppia di
memorabili stangate. Newman melodrammatico sembra invece semplicemente cambiare le dosi, il sentimento e
una sensibilità inquieta come fondamento, nello sfondo invece l’impenitente temerario, ed è la linea degli intrepidi e impegnati nei diritti civili,
guide del popolo ebraico o
giudici severi nel mondo
delle nuove corruzioni.
Quanta gloria, e cinema,
e film, si porta dentro
un fotogramma pubblicitario. %
Sempre insieme,
Paul Newman e
Joanne
Woodward
42
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Lei il ghiaccio, lui il fuoco, quando si
fondono finiscono così: la S disegnata con
grazia da due corpi d’amore
addomesticati
maggio 2013
EUROPACORP E ABEL NAHMIAS
PRESENTANO
UN FILM DI DAVID MOREAU CON VIRGINIE EFIRA PIERRE NINEY ATTORE STABILE DELLA COMÉDIE FRANÇAISE «20 ANNI DI MENO» CHARLES BERLING GILLES COHEN AMÉLIE GLENN CAMILLE JAPY MICHAËL ABITEBOUL UNA COPRODUZIONE ECHO FILMS
EUROPACORP TF1 FILMS PRODUCTION CON LA PARTECIPAZIONE DI CANAL + CINÉ + E TF1 SOGGETTO AMRO HAMZAWI SCENEGGIATURA E DIALOGHI AMRO HAMZAWI DAVID MOREAU ADATTAMENTO AMRO HAMZAWI DAVID MOREAU VIRGINIE EFIRA
DIRETTRICE DI PRODUZIONE CAMILLE COURAU CASTING GUILLAUME MOULIN DAVID BARANES DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA LAURENT TANGY DIRETTORE SCENOGRAFIE JEAN RABASSE (ADC) DIRETTORE MONTAGGIO CYRIL BESNARD MUSICHE GUILLAUME ROUSSEL
SUONO LUCIEN BALIBAR NICOLAS PROVOST GWENNOLÉ LE BORGNE DOMINIQUE GABURIEAU DIRETTO DA DAVID MOREAU © 2012 EUROPACORP - ECHO FILMS - TF1 FILMS PRODUCTION - FOTO : MAGALI BRAGARD
DAL 9 MAGGIO AL CINEMA
www.20annidimeno.it
A Cannes presiede la Cinefondation,
forte di un recentissimo successo: Top of the Lake.
Il capolavoro al femminile della Campion
JANE E
LE DONNE
di Angela Prudenzi
S
guardo femminile o femminista?
Né l’uno né l’altro. Quello di Jane
Campion, presidente della giuria
di Cinéfondation (e premio speciale della Quinzaine), è un punto
di vista assolutamente personale
che nulla ha a che fare con ideologie e generi. I suoi film compongono un mosaico sfaccettato, inclassificabile, con alcune
costanti che ne fanno un corpo urticante, misterioso, tra i più originali del panorama contemporaneo. Quando pensi di aver trovato la
chiave per decifrarne i segreti, un nuovo elemento destabilizza il quadro e costringe a ricominciare daccapo. Ora poi che con la serie
tv Top of the Lake la regista è tornata al punto
di partenza, l’opera prima Two Friends era un
prodotto televisivo, di nuovo le carte si sono
mischiate. Non c’è dubbio infatti che Top of
the Lake segni il raggiungimento di un punto
limite. Nella miniserie Campion condensa tutta
la propria poetica, sette ore di puro cinema
che invitano a decrittare per l’ennesima volta il
mistero che rende magici e unici i suoi film.
Come in ogni buon thriller, e Top of the Lake lo
è, gli indizi non mancano.
La protagonista della serie è una detective in
cerca di se stessa prima che della verità. Campion che pure adora raccontare le donne non le
considera per questo migliori degli uomini, semplicemente più complesse. La grande sfida consiste nel bucarne la superficie esteriore per inabissarsi nella profondità del loro animo. Nei suoi
ritratti di signora, Campion va a caccia del lato
oscuro delle eroine guidando la macchina da
presa ben oltre il visibile, verso un abisso morale
e sentimentale segnato dal dolore e dalla rinuncia. Lo sanno bene le protagoniste di Lezioni di
piano, Un angelo alla mia tavola, Bright Star.
Jane Campion è attratta dal mistero. E dalla violenza, che pure non inquadra mai oltre il lecito.
In Top of the Lake è la scomparsa di una dodicenne a marchiare la storia, mentre in Two
Friends aleggia la morte di una ragazzina.
Per non parlare dei delitti che sporcano di sangue e orrore In the Cut. La violenza alberga nel
cuore degli uomini, Campion minuziosamente
ne analizza forme e processi. Figlia della selvag-
Guida la macchina da presa ben oltre il visibile, verso
un abisso morale segnato da dolore e rinuncia
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
bella Croisette
gia Nuova Zelanda, l’autrice ha un rapporto controverso con la natura: la ama, la rispetta e al
contempo la teme. Madre e matrigna, nei film è
spesso coprotagonista. A volte favorisce positive liberazioni interiori, altre segna negativamente le vite degli individui. Le acque scure di un
bacino restituiscono un cadavere in Top of the
Lake, il mare risucchia Ada in Lezioni di piano.
La devianza, con le sue mille sfaccettature, ha
da sempre affascinato Jane Campion. In Top of
the Lake, punta estrema, nessuno è equilibrato:
né la detective in crisi sentimentale, né la madre
di lei vittima del compagno violento, né il potente intrallazzatore tormentato dal complesso di
Edipo, né tantomeno la guru che dovrebbe lenire il dolore delle seguaci. Altro che Un angelo alla mia tavola quale straordinario elogio della follia riscattata dalla scrittura. La sanità mentale è
un costante miraggio. Non è un miraggio, inve- Bright Star con
Abbie Cornish.
ce, l’approccio formale di Campion che per l’oc- Sopra Jane
casione si fa fortemente sperimentale. Anche Campion, in
per lei la tv è una palestra in cui cercare nuovi basso da sinistra:
Elisabeth Moss e
stimoli, rinnovare il linguaggio, concentrare sug- Holly Hunter in
Top of the Lake
gestioni e tematiche, liberare la scrittura.
Ecco, l’indizio più importante conferma la prima
impressione e porta a pensare che Campion con
questa serie abbia tracciato una linea con il passato. Una scelta di profondo rinnovamento. Verso cosa lo dirà il prossimo film. Ma dopo Top of
the Lake guardare indietro per Campion non
sarà più possibile.
%
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
45
bella Croisette
IL GIUDICE RAGAZ
Da Hollywood a Cannes, il 70enne Spielberg prova ancora a
sorprendersi. Un presidente di giuria che sta alla Croisette come
Alice al paese delle meraviglie
di Bruno Fornara
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
ZINO
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
47
bella Croisette
Dopo i
ripetuti no
del passato,
a Gilles
Jacob
stavolta ha
detto: “E.T.
telefono
casa”.
Ovvero:
vengo
ADESSO CHIUDETE GLI OCCHI e pensate quante storie e personaggi riuscite a far stare tra una
minacciosa autocisterna guidata da un autista
omicida che non vediamo mai e un presidente
degli Stati Uniti che invece appare in quasi tutte
le inquadrature, magro, lungo, politicamente agguerrito, che deve mettere fine a una guerra civile
e abolire la schiavitù. Duel è del 1971. Lincoln è di
oggi, quarant’anni dopo.
Steven Spielberg, giovane di belle speranze, si era
messo in testa, insieme al suo amico George Lucas, a Francis Ford Coppola, Martin Scorsese,
John Landis e Brian De Palma, di svecchiare Hollywood, cambiarne l’immaginario, immaginarsi
film planetari, infilare tra un campione di incassi e
l’altro tanti piccoli film dal gran cuore, sentimentali, anche retorici, tutti emotivamente forti e universali sia i grandi spettacoli che i lavori più intimi,
con bambini, mamme, padri, cuccioli alieni dalla
testa enorme, tirannosauri con unghioni da far
paura, squali dalle spaventose mascelle spalancate che si mangiano in un boccone mezzo peschereccio. Emozioni, sentimenti, spettacolo. Spielberg ha sempre giocato a carte scoperte con le
sue idee di cinema e di pubblico, convinto che sia
compito di un regista coinvolgere gli spettatori in
storie di cavalli in guerra che si buttano tra i reticolati, di una bambina con il cappottino rosso in
un lager, di archeologi tra arche perdute, crociate
e templi maledetti, di uno scienziato francese di
nome François Truffaut che accoglie un’astronave, archetipica e junghiana!, con una frase musicale che è offerta di pace.
Spielberg è presidente di giuria al festival di Cannes. L’eterno e spielberghiano presidente del festival, Gilles Jacob, ha raccontato che erano anni
Jude Law e Haley
Joel Osment in
A.I. – Intelligenza
artificiale. Pagina
precedente
Steven Spielberg
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
che glielo chiedeva e la risposta era sempre la
stessa: sto girando. Stavolta la voce di Spielberg
ha detto: “E.T. telefono casa”, ovvero: vengo. Regista, sceneggiatore, produttore, Spielberg sembra sempre voler conservare l’aria da ragazzino,
da Peter Pan del cinema anche se è ormai vicino
ai settanta. E lo stupore resta la molla profonda
dei suoi film. Meraviglia di raccontare una storia
attraente, di costruire un film senza grilli stilistici
per la testa. E anche quando mostra i muscoli cinematografici, visivi e sonori, come nella prima
mezz’ora di Salvate il soldato Ryan, sulla spiaggia
dello sbarco in Normandia, tra sangue, spari, fischi di pallottole, caos della guerra e dell’esser
fatto a pezzi, del morire appena si abbassa lo
sportellone del mezzo da sbarco – anche in quella
terribile e lunghissima sequenza di morte e di cinema non dimentica di sottolineare che la stiamo
vedendo attraverso gli occhi azzurri, trasparenti e
pieni di dolore del vecchio soldato tornato, tanti
anni dopo, a cercare i suoi compagni tra le croci
bianche di un cimitero di guerra.
C’è chi dice che Spielberg appare talvolta troppo
caricato, che i suoi film sono disomogenei e patetici. Può darsi. Di certo non è uno che si risparmia.
Risultato: ognuno può, saltando avanti e indietro,
affezionarsi ai suoi film più nascosti: a The Terminal, apologo chiuso dentro un non luogo aeroportuale, oppure al demenziale 1941 – Allarme a
Hollywood, o a Prova a prendermi, gioiellino amarognolo sul camaleontismo. Il suo Lincoln ce lo
mostra maturo, controllato e consapevole nel
guardare indietro alla faticosa nascita dell’America. Si dice che possieda la slitta originale di Quarto potere, quella con su scritto “Rosebud”. Tanti
suoi film sono boccioli di rosa.
%
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
oriente estremo
Come in uno
specchio
Mia
Wasikowska
in Stoker. A
destra i due
registi
Stoker e Confessions
rivelano le affinità elettive di due
filmaker diversi: Park Chan-wook
e Tetsuya Nakashima.
Cattivi maestri di una scuola che
sa ancora provocare
di Angela Bosetto
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
51
oriente estremo
P
ark Chan-wook e Tetsuya
Nakashima non sembrano
avere molto in comune, al di
là del fatto che i loro due
film, Stoker e Confessions,
arriveranno nelle nostre sale quasi
contemporaneamente.
Il primo, sudcoreano, classe 1963, dopo
due lungometraggi di scarso successo,
esplode in patria nel 2000 grazie al
giallo politico Joint Security Area per
poi imporsi al mondo come autore della
trilogia nerissima composta da Mr.
Vendetta (2002), Old Boy (2003) e
Lady Vendetta (2005). Il remake
statunitense del secondo, a opera di
Spike Lee, lo vedremo in autunno, gli
altri prossimamente. A maggior
ragione, la fama “vendicativa” di Park fa
sì che il pubblico internazionale si
interessi al vampiresco Thirst (2009)
piuttosto che al surreale I’m a Cyborg,
But That’s OK (2006), dedicato al
bizzarro amore sbocciato fra due
giovani malati di mente.
Dal canto suo, il giapponese
Nakashima, di quattro anni più vecchio,
è già un affermato regista televisivo
quando si rivela con la commedia
demenziale Kamikaze Girls (2004), il
cui stile ultrapop entusiasma le
adolescenti, ma al tempo stesso porta
gli spettatori stranieri a liquidarlo come
infantile. Sono i dubbiosi che
Nakashima si diverte a spiazzare con
Memories of Matsuko (2006), un mélo
musicale che pare concepito sotto
acido, così folle da far sembrare
Confrontandosi con il thriller,
Nakashima rinuncia per una volta allo
stile ultrapop. Avvicinandosi a Park
Kamikaze Girls un esempio di
neorealismo intimista. A scanso di
equivoci, Paco and the Magical Book
(2008), invece, è fatto proprio per i
bambini. Park e Nakashima
appartengono alla new wave dei
rispettivi cinema nazionali, ma è con i
loro ultimi due lungometraggi che,
metaforicamente, si incrociano. Quando
Nicole Kidman in
Stoker. Sopra una
scena di
Confessions
52
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
Confessions di Nakashima esce in patria
nel 2010, complice la trama
(un’insegnante delle medie pianifica la
propria vendetta contro i due allievi che
le hanno ucciso la figlia) e il fatto che
abbia rinunciato ai colori saturi che lo
contraddistinguono in favore di
immagini inchiostrate, il paragone con
Park scatta in automatico, per quanto il
regista nipponico non lo abbia imitato.
Ciò è dovuto alla maggior fama del
collega coreano, ma, in occasione del
debutto di Stoker, primo film di Park in
lingua inglese, ci si potrebbe porre una
domanda analoga: cosa sarebbe
successo se la disgregazione del
mondo interiore della protagonista
India (Mia Wasikowska) davanti alla
morte del padre e all’arrivo di un
ambiguo zio (Matthew Goode) l’avesse
raccontata Nakashima proprio come ha
fatto con quello di Matsuko? Al di là
delle speculazioni metaforiche, esiste
un parallelismo tangibile fra le pellicole.
Per entrambi i cineasti si tratta di un
progetto che segna una svolta
profonda: Nakashima si confronta con
un genere ben codificato (il thriller
psicologico, al quale appartiene anche
Stoker) senza stravolgerne i canoni a
proprio piacimento e, per farlo, sposa
uno stile metallico, mentre Park oltre a
fare i conti con una cultura diversa
(quella americana), per la prima volta
rinuncia a mettere mano al copione,
affidandosi alla sceneggiatura di
Wentworth Miller. Circa i prossimi
progetti, Park sta valutando alcune
possibili storie ed è impegnato nella
produzione del dramma fantascientifico
Snowpiercer, diretto dal connazionale
Bong Joon-ho, mentre Nakashima,
inattivo come regista dal 2010, ha
abbandonato a dicembre l’adattamento
cinematografico del manga fantahorror L’attacco dei giganti per
divergenze creative con la produzione.
Qualunque cosa riservi loro il futuro un
dato pare certo: dopo Stoker e
Confessions, nel bene o nel male,
difficilmente la loro carriera proseguirà
sui vecchi binari.
%
COSA FARESTI PER
SALVARE TUO FIGLIO?
DWAYNE JOHNSON
ISPIRATO
RA
AT O A UNA STORIA V
VERA
DAL 1 MAGGIO
AL CINEMA
SNITCH-LINFILTRATO.IT
RITRATTI
di Orio Caldiron
Gentiluomo
avventuroso:
è il centenario
di Granger,
lo spadaccino
Scaramouche
John suona
STEWART
54
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
In apertura
Stewart Granger
con Rita
Hayworth in
Salomè. Qui ne
Il prigioniero di
Zenda e con
Grace Kelly
S
Stewart Granger è il nome d’arte di James Lablanche
Stewart, nato a Londra il 6 maggio 1913 e morto a
Santa Monica, California, il 16 agosto 1993. Figlio di
un maggiore dell’esercito e di un’attrice, dopo la
laurea in medicina frequenta una scuola di
recitazione e intraprende con successo la carriera
teatrale prima di passare al cinema. Negli studi della
Gainsborough non ha rivali nel ruolo dell’eroe
romantico senza macchia e senza paura alle prese
con l’universo a forti tinte del melodramma popolare.
Il suo aspetto atletico e virile, le sue maniere da
gentiluomo, le sue pose da avventuriero conquistano
il pubblico sin da L’uomo in grigio (1943) di Leslie
Arliss, il fortunato prototipo di una serie di mélo in
costume che impongono il galante seduttore nel
firmamento del divismo britannico.
Scritturato dalla Metro-Goldwyn-Mayer, si trasferisce
a Hollywood con Jean Simmons, la seconda moglie.
Cappello coloniale con tesa leopardata, sahariana
aperta sul petto, cartucciera a tracolla, striature
grigie alle tempie, l’intrepido cacciatore di Le miniere
di re Salomone (1950) di Compton Bennett e
Andrew Marton è irresistibile. Fino a diventare il
testimonial privilegiato dell’avventura esotica. Sullo
sfondo degli scenari naturali esaltati dal colore o dal
cinemascope, è cacciatore di pelli in Canada (Inferno
bianco), baleniere nei Mari del Sud (I fratelli senza
paura), minatore in Colombia (Fuoco verde),
cacciatore di bisonti nel West (L’ultima caccia), di
tigri in India (La tigre), di elefanti in Africa (L’ultimo
safari). Ma il suo genere d’elezione è il cappa e
spada, favorito dall’eleganza dell’aplomb, dalla voce
suadente, dal metro e novantuno di statura. Il
capolavoro dell’eroe in calzamaglia è Scaramouche
(1952) di George Sydney, dove incarna l’irruento
avventuriero che, per vendicarsi del cinico marchese
che gli ha ucciso l’amico, non esita a indossare volta
a volta le maschere del rivoluzionario, del girovago,
dello spadaccino. Il film deve il suo fascino allo sfarzo
delle scenografie e dei costumi, alla leggerezza sopra
le righe delle schermaglie, al carattere sportivo delle
esibizioni. L’illusionismo performativo di Granger,
sempre pronto alla battuta ironica come al colpo di
fioretto, trionfa nel duello finale di quasi sette minuti,
inventivo e dinamico come i balletti del musical. Nel
silenzio del teatro si sente solo il tintinnare delle
lame, mentre i due avversari rimbalzano dai palchi ai
corridoi, dalla platea alle quinte.
La formula non cambia in Il prigioniero di Zenda
(1952) di Richard Thorpe, dove è lo spavaldo turista
inglese, sosia del re di Ruritania, che prende il posto
del sovrano per far fallire il complotto di corte. Si
moltiplicano i colpi di scena, tra passaggi segreti e
duelli all’ultimo sangue. Il covo dei contrabbandieri
(1955) di Fritz Lang riserva all’attore il personaggio
del gentiluomo più ambiguo del solito che dietro la
facciata rispettabile è il capo di una banda di
contrabbandieri, tra società segrete, medaglioni in
codice, tesori misteriosi. Quasi un congedo dal mito
dell’eroe, visto attraverso lo sguardo innocente del
bambino che sfoglia incantato il libro d’avventura ma
non sa fino a che punto può ancora credergli.
%
sempre due
L’EROE
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
55
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Palacongressi 1-4 Luglio
1 LUGLIO CINEDIGITAL DAY
Apertura trade show - incontri e workshop - Anteprima inaugurale
2-4 LUGLIO CONVENTION
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al Cinema
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58
No
60
60 Mi rifaccio vivo
Beket
61
62
Il cecchino
66
Effetti collaterali
Confessions
63
La casa
65
Post Tenebras Lux
68 After Earth
58 No
60 Beket
60 Mi rifaccio vivo
61 Confessions
62 Il cecchino
62 Tulpa
62 Sta per piovere
63 Nina
63 Fire with Fire
63 Benur - Un gladiatore in
affitto
63 La casa
65 Post Tenebras Lux
66 Qualcuno da amare
66 Effetti collaterali
68 Preview
After Earth
Fast & Furious 6
In Another Country
Infancia Clandestina
Epic 3D
Una notte da leoni 3
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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i film del mese
Il “no” è il voto
che le
opposizioni chiedono
ai cittadini
58
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
NO
#####
La campagna cilena del 1988 che mise fine alla dittatura di
Pinochet. Pablo Larraín formidabile
in uscita
Regia Pablo Larraín
Con Gael Garcia Bernal,
Alfredo Castro
Genere Drammatico
A
l terzo film, il cileno
Pablo Larraín si
impone
definitivamente come uno
dei registi più interessanti del
panorama internazionale. In
Toni Manero aveva
raccontato la torbida vicenda
di un ballerino dilettante che,
nel buio della dittatura di
Pinochet, tirava avanti con un
secondo lavoro da serial
killer. Poi Larraín aveva fatto
un passo indietro e in Post
mortem era tornato all’inizio
Gael Garcia
Bernal è René
Saavedra
della dittatura per seguire un
impiegato all’obitorio di
Santiago del Cile, altro
piccolo omicida che al
momento del golpe si
vedeva arrivare, per
l’autopsia, il cadavere di
Salvador Allende. Con No
Larraín continua a muoversi
nella storia del suo paese.
Siamo nel 1988 quando
l’opposizione affronta il
referendum che Pinochet
pensava di vincere per
riconfermarsi al potere per
un altro decennio. Il no è il
voto che le opposizioni
chiedono ai cittadini: tutto
sta nel come e nel cosa fare
per convincerli. Bisogna
impostare la campagna
elettorale sui crimini del
colonnello: così vorrebbero i
‘tradizionalisti’. Oppure si
deve puntare sulla speranza,
sul futuro, su un Cile dove,
come si canta nel film, “la
alegria ya viene”: è quello
che vuole un giovane
pubblicitario, René Saavedra,
chiamato a costruire la
campagna elettorale delle
sinistre. René è testardo,
pervicace, rintuzza le critiche
e i dubbi, va avanti spot
dopo spot, trasmissione
televisiva dopo trasmissione.
È una strategia, è un uso dei
mezzi di comunicazione
decisamente fuori linea
rispetto a quelli che
sembrerebbero vicini alle
inclinazioni di una
opposizione più incline a
rinfacciare a Pinochet gli
orrori, le uccisioni, la durezza
della sua dittatura. René usa
anche i colpi più bassi del
suo mestiere di pubblicitario.
Felicità a piene mani,
tramonti rosei, belle
macchine. Non le tragedie
del Cile, ma le sue speranze.
Non il buio del passato: il
sole dei tramonti e, un po’,
anche quello dell’avvenire.
No è il resoconto
sorprendente di un percorso
vissuto giorno dopo giorno
insieme a uno dei
protagonisti. Inseguiamo
René e lo guardiamo dentro
immagini che hanno tutto
l’aspetto delle immagini di
venticinque anni fa. Larraín
ha scelto di utilizzare, per le
riprese, il sistema di
registrazione che si usava nel
1988, il 3/4 U-Matic. Così la
parte del film, girata oggi è
del tutto simile e
sovrapponibile a quella delle
immagini di allora, siano
trasmissioni televisive,
messaggi pubblicitari,
interviste, inchieste. L’oggi e
l’allora si mescolano: e noi
spettatori siamo là dov’era
quel referendum che cambiò
il Cile. L’attore Garcia Bernal,
nella parte di René, ha
indosso la grana, l’impasto, i
colori che si usavano un
tempo. Ed è questa bassa
definizione visiva a ridarci
l’altissima tensione di quei
giorni. Siamo dentro il
passato per riviverlo. Per
ripercorrere, nell’incertezza,
nella speranza (e nella
pubblicità!), la strada verso la
libertà.
%
BRUNO FORNARA
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
59
i film del mese
BEKET #####
Un piccolo gioiello misconosciuto, di nuovo in sala
Curreli e Jerome Duranteau): aspettano
un Godot che passa e non si ferma in
un deserto sardo che è un luogo
dell’anima e dell’arte, in cui tanti talenti
trovano il loro spazio: gli agenti zero sei
e zero otto – Fabrizio Gifuni e Paolo
Rossi – così come Mariachi e Oracolo,
riuniti nell’istrionismo del grande
Roberto Freak Antoni. Uscirete dalla
sala sorridendo, magari ripetendo
quello strano e pazzo mantra “ho
trovato il giusto tono, sono buono sono
buono” che torna periodicamente nel
film. E sentirete quella poetica e
quell’estetica così diverse dal solito
trovare una forma. Scoprendo che
cuore e istinto lo hanno capito prima di
occhi e cervello. Perché a volte ci si può
riconoscere in un viaggio
inconcludente, picaresco e improbabile
più che in un realismo da salotto.
BORIS SOLLAZZO
TORNA DOPO 5 ANNI in sala Beket di
Davide Manuli, dopo un breve
passaggio circa un anno dopo la sua
presentazione al Festival di Locarno. Lo
fa grazie a Distribuzione Indipendente,
che trova film “invisibili” nuovi e passati
per portarli su grande schermo. E
questa bizzarra e potente avventura
che rimodella Beckett proprio come
suggerisce il titolo doveva trovare
ancora spazio. Non potrete non farvi
ipnotizzare da Freak e Jajà (Luciano
%
In uscita
Regia Davide Manuli
Con Luciano Curreli, Jerome Duranteau
Genere Commedia
MI RIFACCIO
#####
VIVO
Sofisticato o farsesco?
Rubini non sceglie
In uscita
Regia Sergio Rubini
Con Sergio Rubini, Margherita Buy
Genere Commedia
PENSI ALLA COMMEDIA SOFISTICATA
e subito riaffiorano alla mente
indimenticabili sequenze di Susanna,
Partita a quattro, Scandalo a Filadelfia.
Titoli da far tremare le vene ai polsi.
Non a Sergio Rubini, che per Mi rifaccio
vivo dice di aver guardato alla più
riuscita tra le declinazione del genere.
In effetti lo spunto di partenza, con il
protagonista Biagio Bianchetti
frettoloso suicida benevolmente
rispedito sulla terra, mischia le
atmosfere di L’inafferrabile signor
Jordan, diventato nel 1978 Il paradiso
può attendere, e La vita è meravigliosa.
60
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
Le affinità però finiscono qui. La
sophisticated comedy lavorava di
leggerezza e battute in punta di penna,
Mi rifaccio vivo regala dialoghi non
sempre riusciti e un eccesso di gag
fisiche. Cary Grant e Katharine Hepburn
non forzavano mai la recitazione, qui si
gioca molto sull’esagerazione di facce e
gesti. Eppure Buy è divertente nella
parte della moglie sessualmente
frustrata, mentre Solfrizzi dimostra
ancora una volta di essere un attore
maturo. Il problema sta nel fatto che
strada facendo il film si dimentica della
sua natura sofisticata, per nascondersi
dietro la farsa e il grottesco. Perso il
percorso tradita l’idea, che pure era
buona. Ma avrebbe avuto bisogno di
una scrittura più meditata.
ANGELA PRUDENZI
%
CONFESSIONS
#####
Tra Rashomon e Lady Vendetta, la rilettura del romanzo a incastro di Kanae Minato
In uscita
Regia Tetsuya Nakashima
Con Takako Matsu, Yukito Nishii
Genere Thriller
ULTIMA ORA DI LEZIONE in una
comune scuola media giapponese. A
una classe rumorosa e totalmente
disinteressata la giovane professoressa
Yuko Moriguchi (Takako Matsu)
annuncia il proprio ritiro dalla cattedra.
Tuttavia, prima di andarsene, darà loro
un ultimo insegnamento sul valore della
vita. Sua figlia Manami, che tutti
pensano annegata accidentalmente, è
stata uccisa e i responsabili (chiamati
studente A e B) sono lì, davanti a lei.
Secondo l’articolo 41 del codice penale
nipponico, i minori di quattordici anni
non possono essere processati: un
inconveniente giuridico al quale Yuko
ha deciso di rimediare con gelida
lucidità. Altro non si può dire dell’ultimo
film di Tetsuya Nakashima (uscito nel
2010, ma distribuito solo adesso in Italia
grazie alla Tucker Film), sia per non
rovinare i colpi di scena, sia perché nel
corso della vicenda altri personaggi
forniranno il loro punto di vista (inclusi
A e B), quasi a voler mischiare
Rashomon di Akira Kurosawa con la
cultura manga. Ciascuno ha i suoi
traumi, ma nessuno è senza macchia,
nemmeno Yuko, la cui spietatezza fa
rabbrividire quasi più dei fendenti della
Sposa tarantiniana o degli omicidi di
Lady Vendetta. Basandosi sul romanzo
a incastro La confessione di Kanae
Minato, il regista si mette al servizio
della trama, puntigliosamente
sceneggiata, e abbandona i deliri
cromatici di Kamikaze Girls per un
fotografia fredda, cristallizzata da
continui ralenty. Il risultato è un thriller
dal nichilismo quasi annientante, che
decreta l’inadeguatezza, nonché il
fallimento, di ogni istituzione educativa,
famiglia inclusa. Se l’America deve fare i
conti con le continue stragi compiute
dai liceali, per il Giappone la ferita
aperta sono gli assassini di Kobe o
Sasebo, quasi bambini e insospettabili
proprio come A e B. Figli nostri, figli
mostri.
Trasportato dalle note di Bach e dei
Radiohead, Nakashima scivola un po’
verso la fine (la cui drammaticità
avrebbe richiesto maggiore asciuttezza
stilistica), ma la mezz’ora iniziale resta
nella memoria.
%
ANGELA BOSETTO
Nessuno è senza macchia in
questo dramma nichilista
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
61
i film del mese
IL CECCHINO #####
Avventura d’Oltralpe per Placido: polar senza infamie
IL CAPITANO MATTEI (Daniel Auteuil)
sta per beccare una gang, quando un
cecchino (Mathieu Kassovitz) spara
dai tetti parigini: poliziotti sull’asfalto,
rapinatori in fuga. Ma uno (Luca
Argentero) è ferito: cambio di piano, e
ricorso a un medico criminale (Olivier
Gourmet). Il bottino fa gola, il
cecchino viene preso, viceversa,
misteri, intrighi e omicidi sono a piede
libero, e della partita è anche la
guerra in Afganistan.
Prima avventura francese di Michele
Placido, è Il cecchino (Le guetteur): 14
i milioni di euro del budget affidati due
giovani sceneggiatori, Cedric Melon e
Denis Brusseaux. Sì, non è l’Italia.
Chiamato Oltralpe sulla scia di
Romanzo criminale, Placido ricorda
quello, pensa a Melville e guarda a
Olivier Marchal (36 Quai des Orfevres,
L’ultima missione): un polar X senza
infamie e qualche lode, con fotografia
grigio-bluastra di Arnaldo Catinari,
azioni ben girate, ma troppe
sottotrame e ferraglia nello script.
La trasferta dai cugini - ci tornerà
presto con L’innesto da Pirandello - fa
bene al nostro, e lo aiuta a schiarirsi le
idee: Placido è un buon professionista
del cinema di genere. L’ha detto lui
stesso, e gli fa onore: l’autorialità non è
di tutti e, soprattutto, non è una
garanzia.
In sala
Regia Michele Placido
Con Daniel Auteuil, Luca Argentero
Genere Thriller
In sala
Anteprima
STA PER PIOVERE #####
TULPA #####
Immigrati senza diritti, ma anche gli spettatori…
Una pruriginosa carnevalata di sangue
ORA CHE IL CINEMA
italiano ha riscoperto la
voglia di raccontare il paese
e le sue contraddizioni, è
tempo anche che ritrovi un
discorso convincente,
meditato. Altrimenti questa
ondata civica serve a poco.
Non ce ne voglia Haider
Rashid (nato a Firenze da
padre iracheno) ma, nel dare
asilo al tema degli immigrati
SE A ZAMPAGLIONE dai
troppi colori, li vuole usare
tutti. Successe con il noir
Nero Bifamiliare, accade di
nuovo con Tulpa, che pesca
nelle passioni del suo regista
e le mostra con una lente
deformante. Cerca un horror
tra il trash-splatter e l’erotico
chic, magari pensando alla
Troma, a Corman o ai nostri
maestri rivalutati da
62
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
di seconda generazione,
confonde i diritti dei
personaggi con i doveri del
narratore. Operazione
logorroica, iterativa, fatta di
piani stretti e strettissimi. E
pure il giusto soffoca.
GIANLUCA ARNONE
Regia Haider Rashid
Con Lorenzo Baglioni,
Mohamed Hanifi
%
FEDERICO PONTIGGIA
%
Tarantino, ma il talento del
musicista-cineasta sta nel
craveniano Shadow, in una
poetica e in un’estetica dura,
raffinata, essenziale. Non in
questa pruriginosa
carnevalata di sangue.
BORIS SOLLAZZO
Regia Federico Zampaglione
Con Claudia Gerini,
Michele Placido
%
In uscita
In sala
BENUR - UN GLADIATORE IN AFFITTO
LA CASA #####
Remake all’altezza dell’originale: solo per stomaci forti
CI SONO MITI che non
andrebbero toccati e libri
che sarebbe meglio non
aprire. Chi ha architettato
La casa 30 anni dopo La
casa (di Raimi, 1981) fa l’uno
e l’altro. E a ragione: il
sangue zampilla, gli arti
volano, in poltrona si balla.
Visione a tratti insostenibile,
make-up artigianale, stile e
storia ok. Horror da
manuale, che frulla bene
cliché e omaggi. La furia con
cui Alvarez aggredisce le
immagini però non te la
insegnano. L’allievo non
supera il maestro, ma ci va
molto vicino.
%
GIANLUCA ARNONE
Regia Fede Alvarez
Con Jane Levy, Shiloh
Fernandez
#####
Disperata comicità tra Roma antica e periferia
TRE STORIE di disperata
comicità, che il regista di
Mater Natura racconta con
sguardo ironico e commosso.
Una contraddizione tra la
Roma attuale, della gente
comune, della crisi, dello
sfruttamento, degli immigrati,
e la Roma di Nerone, Poppea
e Messalina, quella dei fasti
imperiali. Così lungo un Circo
Massimo vuoto e desolato un
centurione bielorusso, senza
permesso di soggiorno, corre
scappando dalla polizia
sopra una biga trainata da un
cavallo.
%
GIULIA LUCCHINI
Regia Massimo Andrei
Con Nicola Pistoia, Paolo
Triestino
In uscita
In sala
FIRE WITH FIRE #####
NINA #####
Action muscolare, senza fronzoli
Elisa Fuksas, debutto in bello stile: non basta
REVENGE-MOVIE, love
story o la sintesi di un buon
serial tv? Fire With Fire
somiglia a molte cose, pur
essendone alla fine solo
una: onesto intrattenimento.
Un film che non bara sulle
intenzioni ma nemmeno si
butta via. Cinema
muscolare, poco evangelico,
allergico ai fronzoli. Bastano
un regista senza pretese ma
NINA ha i pregi e i difetti di
un’opera prima. Ha l’audacia
di osare e poco senso della
misura. Ogni inquadratura
ostenta un complesso del
bello. Cerca uno stile, ma
non sempre un motivo. Elisa
Fuksas, figlia d’arte, ricama
su un fazzoletto di trama gli
origami del presunto
cinema d’autore: linee, luci,
corpi e volumi compongono
sempre dentro l’azione; uno
script prevedibile ma non
scontato; il riuscito impasto
di vecchie e nuove star
dell’action: e il lavoro è fatto.
Sporco finché si vuole, ma
appropriato.
GIANLUCA ARNONE
Regia David Barrett
Con Josh Duhamel, Bruce
Willis
%
scatole geometriche
perfette. Nella gloria del
piano, gorgo centripeto
della visione, le architetture
dello sguardo suscitano
ammirazione. Senza
smuovere nulla.
%
GIANLUCA ARNONE
Regia Elisa Fuksas
Con Diane Fleri, Luca
Marinelli
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
63
i film del mese
POST TENEBRAS LUX
#####
Carlos Reygadas e il diavolo probabilmente: stile mozzafiato, la storia annaspa
In sala
Regia Carlos Reygadas
Con Adolfo Jiménez Castro, Nathalia Acevedo
Genere Drammatico
DICIAMO LA VERITA’: quando un
personaggio si stacca la testa con le
sue mani, vorresti fare lo stesso con
Carlos Reygadas. Eppure l’alchimia di
naturalismo e allucinazione servita dal
regista messicano non ti lascia, ti scava
dentro con la silhouette fluorescente
del diavolo e le fascinose deformazioni
del grandangolo. Dopo Battaglia nel
cielo, Japón, stellet licht, Post Tenebras
Lux evoca Giobbe e tanta pazienza ci
vuole, ma è Reygadas all’ennesima
potenza: prendere o lasciare. Da
afferrare e mettere in bacheca è
sicuramente l’ouverture: infantile e
temporalesca, con la sua vera figlia
abbandonata tra cani e lampi nel fango
(cuore di tenebra, papà Carlos?), è stata
la meglio cosa di Cannes 2012, dove il
nostro ha portato a casa il premio per la
regia. Difficile eccepire, perché il
problema – sì, c’è – non è il racconto,
perfino virtuosistico e sempre
mozzafiato, bensì la storia: Reygadas
forse se ne dimentica, sicuramente non
se ne cura, nonostante – o proprio
perché - giri a casa propria,
letteralmente e
autobiograficamente/esistenzialmente.
Difficile raccogliere i cocci “narrativi”,
diciamo che una coppia molto
benestante si trasferisce in un buen
retiro immerso in splendida natura,
dove si affacciano incomprensioni,
scontri di classe (indigeni ed europei,
una costante di Reygadas),
inadattabilità, sangue e, pure, un sex
club memore di altre battaglie a naso
insù. C’è anche una partita di rugby,
presumibilmente giocata in Inghilterra,
ma mancano Spagna e Belgio tra le
altre location pre-annunciate dal
regista: questioni di budget ad acuire il
dadaismo del plot? Chissà, ma Post
Tenebras Lux non si dimentica: puoi
schifarlo, respingerlo, rinnegarlo, ma
rimane. Forse lo zampino è quello
bressoniano: il diavolo probabilmente.
Già, Reygadas rabbrividirebbe, ma
tocca rispolverare un adagio: anche lui
fa le pentole, ma non i coperchi. E
qualcosa si perde: non il talento dietro
la macchina da presa, ma la coerenza
davanti. Dopo il buio in sala, non ogni
cosa è illuminata.
%
FEDERICO PONTIGGIA
Miglior regia a Cannes 65 per
l’autore messicano
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
65
i film del mese
EFFETTI COLLATERALI
#####
L’effetto flou di Soderbergh: un “thriller” da dimenticare
all’eccellenza dantesca. Non sveliamo
troppo, è un thriller (risata d’obbligo):
una coppia newyorkese (Rooney Mara
e Channing Tatum) prova a rimettersi in
carreggiata dopo l’insider trading e la
prigione di lui, finché lo psichiatra (Jude
Law) di lei non prescrive un nuovo
psicofarmaco per combattere la
depressione... Nel cast anche Catherine
Zeta-Jones (formato milf ma senza
prole), la depressione viene allo
spettatore memore del Soderbergh
migliore: miscast (Rooney Mara non ha
empatia, ma solo la coda di paglia;
Tatum è un bamboccione),
inverosimiglianze che fanno dello script
cartastraccia, colonna sonora
didascalica for dummies, e tutte le
controindicazioni di un progetto nato
storto e cresciuto peggio. L’effetto flou
di Soderbergh?
FEDERICO PONTIGGIA
DOPO CONTAGION, Steven
Soderbergh disse di voler smettere col
cinema: a giudicare da Effetti collaterali,
l’ha fatto davvero. Il problema non è la
regia, seppur impalpabile (a parte la
scena delittuosa), ma la sceneggiatura
vergata – non si direbbe né con la
penna né con la tastiera – da Scott Z.
Burns: “thriller provocatorio”, nelle
intenzioni, ma fa acqua da tutte le parti,
imbarca noia e, se non bastasse, un
rapporto saffico da elevare Harmony
%
In sala
Regia Steven Soderbergh
Con Rooney Mara, Jude Law
Genere Thriller
QUALCUNO DA
AMARE #####
Slow-motion
sentimentale: al timone
c’è Kiarostami
In sala
Regia Abbas Kiarostami
Con Rin Takanashi, Tadashi Okuno
Genere Drammatico
NOMADISMO sui generis quello di
Abbas Kiarostami. Gira in Iran, in Italia
(Copia conforme), in Giappone
(Qualcuno da amare), senza mai dare
l’impressione di muoversi. La mano è
sempre la sua, le tasche quelle del
produttore-amico (Marin Karmitz) e
pure le location paiono ogni volta le
stesse: gli interni- macchina divenuti,
da qualche anno a questa parte, cifra
stilistica del regista iraniano, tòpoi
narrativi e luoghi dell’anima. Del resto,
dice lui, “esiste un altro posto dove due
generazioni distanti si dicono cose così
66
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
intime senza nemmeno guardarsi in
faccia”? Rassegniamoci dunque a
vedere nascere e morire storie nello
spazio di un abitacolo. Dalle colline del
Chianti a Tokyo, tutto accade se non di
corsa (Kiarostami si prende tutto il
tempo che reputa necessario) almeno
in corsa: tre cuori (la prostituta,
l’amante e il professore), quattro ruote
e uno slow-motion affettivo, che passa
in rassegna cocci di solitudine, trappole
d’amore e sensi unici generazionali. Un
film che scivola via con stile cristallino,
come un incidente sentimentale alla
moviola. Morbido, frontale. Spinto da
un’inerzia poetica non sempre
modulata sul ritmo del cuore. Come se
al timone non ci fosse il maestro, ma il
suo pilota automatico.
GIANLUCA ARNONE
%
UN FILM DI RODRIGO CORTÉS
CILLIAN
MURPHY
SIGOURNEY
WEAVER
E
ROBERT
DE NIRO
www.01distribution.it
E SE
NON FOSSE
UN’ILLUSIONE?
i film del mese preview
a cura di Manuela Pinetti
AFTER EARTH
FAST & FURIOUS 6
IN ANOTHER
COUNTRY
COL RAPPORTO PADRE-FIGLIO non
si sbaglia (quasi) mai.
È il caposaldo di tante storie, e di
innumerevoli film. E vale anche su un
pianeta Terra post-apocalittico,
abbandonato e definitivamente letale
per l’umanità. M. Night Shyamalan, da
qualche tempo non più gran
campione di incassi, eleva al quadrato
il concetto di paternità, affidandosi a
Will Smith (anche autore del
soggetto) e suo figlio Jaden. Saranno
leggendari?
%
CORRERE O MORIRE. Se cinque non
sono stati abbastanza, il sesto capitolo
torna a sottolineare il concetto.
Alla base della longeva saga action,
auto rombanti ed eroiche missioni da
portare a termine su ruote motrici, un
po’ di muscoli in esposizione e
donzelle affatto indifese.
Stavolta la posta in gioco dei nostri
eroi, idealistica e quasi impalpabile, è
la serenità familiare. Nel mezzo,
perfino un duello con un carro
armato…
%
METACINEMA e umani sentimenti, il
tutto declinato in tre episodi con una
costante: la protagonista è sempre una
donna francese di nome Anne,
interpretata da Isabelle Huppert. La
meta-sottolineatura, di grana grossa,
prevede anche la figura di una
sceneggiatrice, ovviamente autrice
delle tre storie. La narrazione gioca sul
meccanismo della ripetitività, ma
siamo più dalle parti dell’omaggio alla
settima arte che da quelle della
sperimentazione del nuovo.
%
Regia M. Night Shyamalan
Con Will Smith, Jaden Smith
Regia Justin Lin
Con Vin Diesel, Michelle Rodriguez
Regia Hong Sang-soo
Con Isabelle Huppert, Kwon Hye Hyo
INFANCIA
CLANDESTINA
EPIC 3D
UNA NOTTE DA
LEONI 3
CON INFANCIA CLANDESTINA, opera
prima complessa e ambiziosa, il
neoregista Ávila (classe 1972) compie
una serie di scelte piuttosto rischiose:
narrare una storia in parte
autobiografica (è anche cosceneggiatore), girare un film in
costume (siamo alla fine degli anni
settanta) ed avere un ragazzino come
protagonista. Con in più la pretesa di
far sorridere, di tanto in tanto, in un
contesto plumbeo e drammatico.
Chapeau.
%
UNA RAGAZZINA SI SVEGLIA, e
scopre di esser finita in un altro
universo, peraltro neanche pacifico: è
infatti in corso una battaglia, i cui esiti
avranno ripercussioni anche nel
mondo degli umani. Animazione in 3D
brillante per una storia tutto sommato
classica, con qualche punto in
comune con l’Alice di Carroll e la
Dorothy di Fleming. Intrattenimento
per tutta la famiglia, tratto da un libro
per bambini (di William Joyce).
%
NESSUN ADDIO al celibato, nessun
matrimonio. Ma le cose non andranno
comunque per il verso giusto.
Per l’ultimo capitolo della saga, come
già annunciato in precedenza dal
regista – addirittura durante la
presentazione del secondo film – la
storia vira un po’ più verso la
riflessione, pur rimanendo ben
ancorata al genere commedia.
Immancabili le situazioni assurde, con
spassoso arricchimento del
campionario animale in scena.
%
Regia Benjamín Ávila
Con Natalia Oreiro, Ernesto Alterio
68
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maggio 2013
Regia Chris Wedge
Con Colin Farrell, Beyoncé Knowles
(doppiatori originali)
Regia Todd Phillips
Con Bradley Cooper, Ed Helms
Dvd /// Blu-ray /// SerieTv /// Borsa del cinema /// Libri /// Colonne sonore
TELECOMANDO
A cura di Valerio Sammarco
Dvd & Blu-ray
Django Unchained e molto ancora
Borsa del cinema
Enti locali: come valorizzarli
Libri
Taxi Driver negli scatti di Schapiro
Colonne sonore
Sinfonie da Confessions
Les Misérables
In homevideo il musical colossale di
Tom Hooper: cast all star e tanti extra
TELECOMANDO
/// Dvd e Blu-ray ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Django
Unchained
In dvd e Blu-ray il
western secondo
Tarantino. Con extra
e curiosità
E’
disponibile dal 15 maggio Django Unchained:
in dvd e Blu-ray il film di Quentin Tarantino
che rende omaggio allo spaghetti western
vincitore di due Oscar (sceneggiatura e miglior attore
non protagonista, Christoph Waltz). Oltre al film – che
ha incassato quasi 420 milioni di dollari in tutto il
mondo – l’edizione homevideo prevede interessanti
extra: “Cavalli e gli stunt”, “I costumi di Sharen Davis”,
“In ricordo di J. Michael Riva - La scenografia di
Django Unchained”, “20 anni di cinema: la collezione
Blu-ray Tarantino XX” e “La colonna sonora”.
DISTR. SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT
72
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
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Laclasse
deiclassici
a cura di Bruno Fornara
Golfo del Messico
Lincoln
C
andidato a 12 premi Oscar, con
due statuette vinte (Daniel DayLewis migliore attore protagonista e scenografie), è disponibile dall’8
maggio in Blu-ray, Dvd e Digital HD Lincoln di Steven Spielberg: ispirato alla storia vera di Abraham Lincoln, a partire dal
suo grande senso morale fino alla sua sfida politica per modificare la Costituzione
e abolire la schiavitù negli Stati Uniti, il
film è un coinvolgente dramma storico e
umano. Innumerevoli i contenuti speciali
dell’edizione Blu-ray, viaggio attraverso i
12 anni che ci sono voluti alla realizzazione del film: “Lincoln: un percorso affascinante”, “Un luogo memorabile: Richmond, Virginia, “In compagnia del protagonista”, “Rispolverare il passato”, “Lincoln, passo dopo passo”, “Lasciare un’impronta”.
DISTR. 20TH CENTURY FOX H.E.
La migliore offerta
Il cavallo di Torino
Hitchcock Boxset
Tra i film italiani
che hanno incassato di più in questa prima parte
del 2013, arriva in
Dvd e Blu-ray La
migliore offerta di Giuseppe
Tornatore, thriller ambientato
nel mondo delle aste d’arte e interpretato da Geoffrey Rush.
Che veste i panni di un antiquario colto e solitario: sarà l’incarico affidatogli da una misteriosa
donna a cambiare, per sempre,
le carte in tavola. Negli extra il
backstage lungo del film.
Sei giorni dell’esistenza di un uomo (János Derzsi), di sua figlia
(Erika Bók) e del
loro cavallo: un’apocalisse invisibile che ha il sapore della vita umana che si ripete con ossessione. Imitando i
cicli della natura. Orso d’Argento per la miglior regia al Festival di Berlino 2011, l’ennesimo
capolavoro del maestro ungherese Béla Tarr. Purtroppo senza
contenuti speciali, trailer a parte.
Un unico cofanetto (Dvd) e due
boxset Blu-ray per
raccogliere 14 capolavori del maestro britannico,
ovviamente impreziositi da ore e
ore di contenuti speciali: Psyco,
La congiura degli innocenti, Nodo alla gola, Sabotatori, L’ombra
del dubbio, La finestra sul cortile, L’uomo che sapeva troppo, La
donna che visse due volte, Gli
uccelli, Il sipario strappato, Marney, Frenzy, Complotto di famiglia e Topaz.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
DISTR. EYE DIVISION
Sono tre i film tratti da
Avere e non avere di
Hemingway (1937). Acque
del Sud di Howard Hawks
(1944) reinventa il
romanzo con Bogart, la
Bacall e con William
Faulkner cosceneggiatore.
Golfo del Messico di
Michael Curtiz (1950),
protagonista John Garfield,
è il più rispettoso della
trama e dello spirito
hemingwayano. Il terzo è
Agguato nei Caraibi di Don
Siegel (1958).
Al centro di Golfo del
Messico è il pescatore
Harry Morgan che non
pesca mai un pesce. Curtiz
lavora con quel suo stile
brusco e rapido. Può
contare su un Garfield che
aggiunge un’altra figura
alla sua collezione di ribelli
scontrosi e perdenti,
istintivi e testardi, onesti
anche quando sbagliano,
personaggi che anticipano
la Hollywood dei
corrucciati Brando,
Newman, Dean. Harry
accetta lavori sporchi,
prende a bordo clandestini
e gangster. Film che
riassume in una
inquadratura senso e
visioni di un mondo: come
quel ragazzo solitario che
suona la fisarmonica, come
il bambino orfano di
Wesley, l’aiutante di Harry
fatto fuori dai gangster
senza batter ciglio.
Regia Michael Curtiz Con
John Garfield, Patricia Neal
Genere Drammatico (Usa, 1950)
Distr. A & R Productions
DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E.
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
73
/// Dvd & Blu-ray ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
TELECOMANDO
Indagine su un
cittadino al di sopra
di ogni sospetto
Vincitore del Premio Speciale della
Giuria al Festival di
Cannes 1970 e del
Premio Oscar per il
miglior film straniero nel 1971, il capolavoro di Elio
Petri con Gian Maria Volonté arriva finalmente in Blu-ray grazie
alla versione restaurata a cura
della Cineteca di Bologna. E con
nuovi extra: Indagine su un cittadino di nome Volonté (documentario a cura di Atacama
Film), intervista a Ennio Morricone di Fabio Ferzetti, intervista a
Paola Petri e Marina Cicogna, intervista a Gian Maria Volonté alla
tv uruguaiana, commento audio
di Ugo Pirro, Florinda Bolkan e
Marina Cicogna a cura di Claudio Masenza.
Les Misérables
DISTR. LUCKY RED/MUSTANG
Jack Reacher - La
prova decisiva
Un po’ Ethan
Hunt, un po’
Sherlock Holmes:
Tom Cruise veste
i panni dell’eroe
letterario di Lee
Child, protagonista di ben 17
romanzi. Thriller, action e giallo
convivono, tra indizi, scazzottate e inseguimenti sotto la regia
di Christopher McQuarrie. Nel
cast anche Rosamunde Pike, Richard Jenkins, Werner Herzog
(nei panni del villain) e Robert
Duvall. In dvd e Blu-ray dall’8
maggio, con l’edizione HD ricca di contenuti speciali: commento al film di Cruise, del regista e del compositore Joe
Kraemer, “When the Man Comes Around”, “Non metterti
contro Jack Reacher: armi e tecniche di combattimento”.
DISTR. UNIVERSAL PICTURES H. E.
74
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
E’
disponibile dal 22 maggio, in dvd
e Blu-ray, il kolossal musicale di
Tom Hooper, adattamento dell’omonimo spettacolo teatrale tratto a sua
volta dall’immortale romanzo di Victor
Hugo. Vincitore di 3 premi Oscar (Anne
Hathaway migliore attrice non protagonista per la struggente prova nei panni
di Fantine, missaggio sonoro, trucco e
acconciature) e candidato a 8 statuette,
Les Misérables è interpretato da un cast
stellare (Hugh Jackman è Jean Valjean,
Russell Crowe il poliziotto Javert, Amanda Seyfried è Cosette, Eddie Redmayne
è Marius Pontmercy) ed è cantato dalla
prima all’ultima scena. Negli extra, oltre
al trailer e al commento del regista, “I
Miserabili: un approccio rivoluzionario” e
“Il capolavoro originale: I Miserabili di
Victor Hugo”.
DISTR. UNIVERSAL PICTURES H. E.
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Jesus Christ Superstar
Moonrise Kingdom
La parte degli angeli
In Blu-ray il musical di Andrew Lloyd Webber e
la celebre trasposizione cinematografica
Arriva in dvd e
Blu-ray il film-concerto di Wes Anderson, che aprì in
concorso Cannes
2012: in un’isola al
largo delle coste del nel New
England, nel 1965, l’insolita storia d’amore di due dodicenni
durante un’estate indimenticabile. I due stringono un patto segreto e fuggono insieme. Mentre
le autorità li cercano, la situazione è complicata dallo scoppio di
una terribile tempesta. Supportato dalla straordinaria colonna
sonora di Alexandre Desplat e
da un cast sensazionale: da
Edward Norton a Bruce Willis,
da Bill Murray a Frances McDormand e Tilda Swinton. Extra:
Dentro Moonrise Kingdom; Benvenuti a New Pengance; Sul set
con Bill Murray.
Sarà in vendita dal
22 maggio il dvd
del bellissimo, ultimo film di Ken
Loach, vincitore
del Premio della
Giuria allo scorso Festival di
Cannes e incentrato sulla parabola di Robbie (Paul Branningan), giovane disadattato in attesa di un figlio, condannato a
svolgere lavori socialmente utili. Il suo sorprendente talento
nel degustare whisky (del tutto
inatteso) gli aprirà le porte di
un riscatto sociale inaspettato e
travolgente.
Inno alla speranza nel segno
del divertimento, mix perfetto
di commedia e sentimenti più
“puri”, con making of, scene
eliminate e intervista a Ken
Loach negli extra. Da degustare
fino in fondo.
Occasione
irripetibile per gli
amanti del
“miglior musical di
sempre”: dal 22
maggio infatti è
disponibile (in dvd
e Blu-ray) l’arena
tour del
leggendario Jesus
Christ Superstar di
Tim Rice e Andrew
Lloyd Webber, con
la tappa live di
Birmingham di
ottobre 2012.
Negli extra, il preroll e il dietro le
quinte. Ma non
finisce qui: per
celebrare i 40 anni
della release
cinematografica di
DISTR. LUCKY RED
Norman Jewison,
Universal
distribuisce anche
l’edizione Blu-ray
del celebre film
(con intervista a
Rice e il
commento di
Jewison e
dell’attore Ted
Neely), più Jesus
Christ Superstar
Stage Show
(2000), revival in
chiave moderna
del musical messa
in scena a
Broadway da
Gale Edwards.
Negli extra il
making of.
DISTR. UNIVRSAL PICTURES H. E.
DISTR. 01 DISTRIBUTION/BIM
Tutto tutto niente
niente
VIDEOGAME PICCHIADURO
INJUSTICE: GODS AMONG US
Combattimenti a non finire con i personaggi dei fumetti DC Comics
Injustice: Gods Among Us è un picchiaduro a
incontri sviluppato dagli autori del recente
Mortal Kombat, ovvero NetherRealm Studio,
basato sulla licenza dei fumetti DC Comics.
Nella lista dei combattenti selezionabili
troviamo dunque parecchi personaggi
famosi appartenenti alla scuderia della casa
editrice in questione come Batman,
The Flash, Harley Quinn, Solomon
Grundy, Superman, Wonder
Woman, NightWing, Cyborg e molti
altri. La particolarità del gioco è
data dalla sua ambientazione,
basata su un mondo futuro nel
quale la linea tra il bene e il male
non è più facilmente distinguibile, in
una versione distorta dei super-eroi
DC Comics più amati. Nel mondo di
Injustice: Gods Among Us, infatti, i
più grandi eroi possono essere la più grande
minaccia per gli uomini, e i loro super-poteri
possono essere piegati a scopi malvagi e
altamente distruttivi. Disponibile per
PlayStation 3 e Xbox 360.
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Dopo Qualunquemente, Antonio Albanese torna a vestire i panni di
Cetto La Qualunque diretto da
Giulio Manfredonia. Stavolta,
però, il destino del politico “disinvolto” si incrocia con quello
di altri due improbabili “italiani”: Rodolfo Favaretto e Frengo
Stoppato. Il primo, nordista
estremo, rincorre il sogno secessionista; il secondo, pugliese
verace, rientra dal suon buen
retiro “stupefacente” e finisce
per farsi incastrare da sua madre, ingombrante quanto il suo
desiderio: riformare la chiesa e
guadagnarsi la beatitudine. Negli extra il backstage, le papere,
la soap tv, il prefinale alternativo e “Le vere primarie”.
ANTONIO FUCITO
DISTR. 01 DISTRIBUTION
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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TELECOMANDO
/// Serie Tv ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Uccidete Bin Laden!
[CANALE 407 DI SKY]
Docu-fiction con intervista esclusiva a Barack Obama e testimonianze dirette
A
due anni dalla morte del terrorista islamico, venerdì 3
maggio alle 22:00 (e in replica domenica 12 alle 21.00, domenica
19 alle 14.15 e lunedì 20 alle 01.55),
History ricostruisce la caccia all’uomo più importante degli ultimi anni.
Arricchito da un’intervista esclusiva
filminorbita
76
al presidente Barack Obama, da testimonianze dei più alti esponenti
del governo americano, da immagini
e fotografie d’archivio e da ricostruzioni mozzafiato, Uccidete Bin Laden! è una vera e propria docu-fiction che ci svela i dettagli del blitz
delle forze speciali USA, permetten-
do di rivivere i momenti più salienti
dell’operazione militare.
Dopo l’imponente e sottovalutato
Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow, un altro modo per tentare di avvicinarsi alla “verità” sulla fine del
nemico n° 1 degli Stati Uniti d’America.
a cura di Federico Pontiggia
Frank Sinatra
Mr. Selfridge
James Stewart
Studio Universal
Diva
Studio Universal
A 15 anni dalla morte,
ogni lunedì Il fidanzato
di tutte, Bulli e pupe,
L’uomo dal braccio d’oro
e Colpo Grosso.
Londra, primi del ‘900:
può lo shopping elettrizzare come il sesso? Il
“magazziniere”
Selfridge disse sì…
A 105 anni dalla nascita,
il lunedì Nodo alla gola,
Liberty Valance,
Anatomia di un omicidio, L’uomo di Laramie.
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
DAL 22 MAGGIO IN VENDITA IN DVD E BLU-RAY
LA NUOVA ESILARANTE COMMEDIA DI ANTONIO ALBANESE
CHE DOPO QUALUNQUEMENTE SI FA IN TRE PER DIVERTIRCI
CON I SUOI FANTASTICI PERSONAGGI!
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/// Borsa del cinema ///-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
TERRITORIO
INESPLORATO
“Radicale cambiamento della politica degli enti locali”: la
richiesta di 13 associazioni e festival che operano nel Lazio
di Franco Montini
U
n radicale cambiamento della politica degli enti locali nel cinema e
più in generale nel settore della
cultura. E’ quanto chiedono, attraverso
un articolato documento denominato
“Rete Cinema & Territorio”, 13 associazioni e festival che operano nel Lazio. La
proposta, aperta ad ulteriori riflessioni e
contributi, pur prendendo spunto da alcune peculiarità locali, lancia una serie di
idee che ipotizzano un nuovo modello di
sviluppo, valido per tutte le regioni.
Per ciò che riguarda il sostegno alla pro-
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
duzione, nel documento non viene chiesto alcun aumento di risorse. Anzi, a proposito della Legge Regionale del Lazio,
approvata circa due anni fa, si arriva perfino ad ipotizzare una riduzione dei fondi. “Anche perché - si legge nel testo - i
15 milioni di euro previsti annualmente
appaiono oggi sproporzionati rispetto alle disponibilità ipotizzabili e incoerenti
per i difetti di impostazione della legge
stessa”. Insomma, mentre sussistono forti
incertezze sulla stessa esistenza dello
stanziamento teoricamente approvato
dalla giunta Polverini perfino per l’esercizio 2012, il documento fa presente che i
finanziamenti a pioggia e le modalità delle erogazioni, a due anni dalla conclusione delle lavorazioni, non sono utili. Si
chiede invece che il sostegno arrivi allo
start-up dei progetti e sia quantitativamente determinato da un giudizio sulla
qualità degli stessi, affidato al vaglio di
commissioni trasparenti e rappresentative, che privilegino le produzioni indipendenti e le proposte più innovative.
Tutto ciò sia per evitare che le risorse fi-
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Cast Crew
niscano in poche tasche, sia per favorire
un ricambio generazionale nel settore.
Il documento individua un altro punto
fondamentale della politica e dell’intervento degli Enti Locali nel recupero e
nella riqualificazione degli spazi. Si sostiene la necessità di contrastare la progressiva scomparsa di sale nei centri storici, nei quartieri periferici delle grandi
città e nei piccoli comuni, per restituire
alle comunità locali centri di aggregazione che funzionino come piazze a disposizione di tutti i momenti della vita quotidiana: dalla cultura, all’intrattenimento,
alla ristorazione. Queste strutture rappresentano anche lo strumento indispensabile per la formazione del pubblico. L’educazione audiovisiva andrebbe affidata
a figure professionali specifiche, da individuare attraverso l’istituzione di un apposito albo.
Nel lavoro di formazione e promozione
cinematografica un contributo importante
può venire dai festival, che di fatto rappresentano un autentico sistema alternativo alle logiche del mercato commerciale. L’invito agli Enti Locali è quello di ripristinare condizioni burocratico/procedurali necessarie a far conoscere tempestivamente l’entità delle assegnazioni,
evitando, come accaduto di recente nella
Regione Lazio, di trovarsi di fronte ad
improvvise e insostenibili riduzioni di
budget. E sempre per ciò che riguarda il
Lazio si auspica la creazione di una rete
delle manifestazioni in grado di coordinarsi con il Festival di Roma, anche per
favorirne quel radicamento sul territorio
da sempre carente.
Il richiamo è quello di operare in profondità, evitando di concentrare sforzi e risorse solo sugli eventi di richiamo mediatico. Il compito degli Enti Locali deve
essere un altro.
Bisogna evitare di
concentrare sforzi e
risorse solo sugli
eventi di richiamo
mediatico
Marco Spagnoli
Dante Ferretti
“Fare qualche errore”, ecco il segreto
dello scenografo italiano più famoso
del mondo
I TRE OSCAR, i quattro Bafta e i
cinque David di Donatello dice di
tenerli su una mensola comprata
all’IKEA insieme a tutti gli altri
premi vinti insieme anche a sua
moglie e collaboratrice
Francesca Lo Schiavo. Dante
Ferretti, lo scenografo italiano
più famoso del mondo, è una
persona che ha mantenuto
inalterata l’irresistibile simpatia e
la curiosità di quando, studente,
a Macerata “scappava di casa”
pur andare al cinema. “Vivevo in
un piccolo centro di provincia –
ricorda Ferretti – ma c’erano
molte sale e potevo vedere un
sacco di film: sapevo che avrei
lavorato nel cinema, solo non
sapevo cosa avrei fatto”.
La sua prima esperienza sul set?
Per Il Vangelo secondo Matteo di
Pierpaolo Pasolini in cui facevo
da assistente. La più grande
emozione è stata vedere i miei
disegni diventare oggetti
concreti. Pasolini è stato il mio
mentore e con lui ho esordito in
Medea.
Quale qualità deve avere uno
scenografo?
Il desiderio di studiare sempre:
ogni film, compatibilmente con il
budget, richiede una
preparazione particolare per
quello che riguarda tutta la sua
lavorazione, ma anche i set e la
loro costruzione. La ricerca di
base è fondamentale: libri e
immersione totale del pensiero
legato all’epoca e al momento.
Cerco di pensare come un
architetto del luogo o dell’epoca.
La cosa più importante?
Fare qualche errore, perché
quando vedi un film dove tutto è
perfetto, le atmosfere risultano
false. In nessun luogo tutto
appartiene esclusivamente ad
un’epoca. Tenere conto della
stratificazione del tempo è
importante. E’ un insegnamento
che ho ricevuto da Fellini e di cui
gli sono grato.
L’incredibile scenografia di Hugo Cabret, diretto da Martin Scorsese
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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/// Libri ///------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
TELECOMANDO
Taxi fotografico
Steve Schapiro,
Paul Duncan
Steve Schapiro.
Taxi Driver
Steve Schapiro
colpisce ancora.
Dopo averci fatto divenire parte
della famiglia Corleone con The
Godfather Family Album, eccolo
raccogliere in un unico volume
(curato dal “solito” Paul Duncan) la sua esperienza come fotografo di scena sul set di Taxi
Driver. Riprodotte in tutta la loro
potenza, le immagini a colori e
in bianco e nero di Schapiro
vanno a costituire quasi un altro
film nel film. Per i cultori più
estremisti, la prima edizione del
libro (la cui premessa è dello
stesso Martin Scorsese), risalente
al settembre 2010, costa 1000
euro e ha ancora qualche copia
disponibile. Nulla da fare, invece, per i preziosissimi Taxi Driver, Art Edition A (2.500 €) e Art
Edition B (1.750 €). Il feticismo
costa.
(Taschen - Pagg. 400 - € 49,99)
Album Driver
Gli incredibili scatti di Steve Schapiro sul set del cult
scorsesiano. I segreti di Scarpelli e Ferrini
ANGELA BOSETTO
Nessuno come
Furio
Alessio Accardo
Chiara Giacobelli
Federico Govoni
Furio Scarpelli
Il cinema viene
dopo
L’autore più longevo del cinema italiano (scomparso nel
2010), la miglior penna di Mario Monicelli e Dino Risi, Ettore
Scola e Paolo Virzì, soprattutto,
uno dei padri riconosciuti della
commedia all’italiana, da I soliti
ignoti a I mostri, passando per
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
C’eravamo tanto amati, Il buono, il brutto, il cattivo e Ovosodo. Chi è costui? Furio Scarpelli,
che rivive con passione umanissima nel saggio di Accardo,
Giacobelli e Govoni.
Tra vita e opere e le tantissime
testimonianze, da Francesca Archibugi a Paolo Virzì, gli autori
mettono il dito nell’anima candida di Furio, sotto la spiritual
guidance di Flannery O’Connor:
“L’arte trascende i propri limiti
solo quando non pretende di
superarli”. Così era Furio, e tocca (ri)scoprirlo.
(Le Mani – Pagg. 352 - € 20,00)
FEDERICO PONTIGGIA
La penna di
Sergio Leone
Franco Ferrini
C’era una volta il
cinema.
Storie, aneddoti,
ritratti e battute
fulminanti nei
ricordi di un
grande sceneggiatore italiano
Franco Ferrini, nato nel ‘44 e
attivo dal 1976, ha scritto copioni per Dario Argento, Lamberto Bava, Michele Soavi, Alberto Lattuada e Carlo Verdone,
ma, soprattutto, è stato una del-
le penne che hanno dato la vita
al capolavoro di Sergio Leone:
C’era una volta in America.
Tuttavia, come spesso il cinema
insegna, la pellicola più avvincente non è quella che arriva
sullo schermo, bensì quella che
la vita stessa gira dietro le quinte dei film. E chi può raccontare con la giusta arguzia e senza
scadere nell’autobiografismo
quel mondo rutilante, composto in pari misura da miti e
gente comune, meglio di uno
sceneggiatore che ne faceva
parte?
(Gremese - Pagg. 160 - € 15,00)
ANGELA BOSETTO
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Gattopardo
Saggio che sembra un giallo: alla
scoperta delle scene tagliate da Visconti
di Angela Bosetto
da e le scene splatter delle opere
di Refn vengono analizzate per
dare una panoramica del suo stile. Preziosa è la lettura tematica
dei singoli film: da Fear X, per
l’opposizione cromatica bianco/rosso, a Valhalla Rising, dove
anti-eroi vichinghi rivelano la loro “materia immortale” fra le
nebbie delle Highlands scozzesi.
Il ritratto di un grandioso interprete del thriller, in grado di intrecciare citazioni e suggestioni
adatte ai cinefili.
(Il Foglio - Pagg. 147 - € 14,00)
MARIA TERESA SANTAGUIDA
Figli del Giappone
Andrea Fontana
La bomba e l’onda.
Storia
dell’animazione
giapponese da
Hiroshima a
Fukushima
Gli incredibili
antieroi di Refn
Stefano Giorgi,
Fabio Zanelli (a
cura di)
La vendetta degli
antieroi.
Il cinema di Nicolas
Winding Refn
La produzione del regista danese
va alle radici dell’aggressività attraverso gli occhi dei protagonisti, uomini e donne senza Dio,
che affogano nella palude di leggi non scritte del mondo criminale. Nel volume, la tecnica cru-
Basta guardare l’opera di Osamu
Tezuka, Isao Takahata, Hayao
Miyazaki, Mamoru Oshii, Leiji
Matsumoto, Yoshiyuki Tomino e
Katsuhiro Otomo (Akira, il 29
maggio nuovamente in sala solo
per un giorno) per renderci conto di quanto la seconda guerra
mondiale e l’incubo atomico abbiano condizionato lo sviluppo
dell’animazione giapponese. Ma
questa è solo la prima parte della storia, che Fontana intitola I
figli della bomba. Le altre due (I
figli del boom e I figli della bolla) aiutano a capire come la situazione sociale, economica e
culturale del paese sia inscindibile, nel benessere come nella
crisi, dalla creatività dei suoi animatori. Lettura consigliata a
chiunque si ostini ancora a dire
che anime e manga sono “cose
da ragazzini”.
(Bietti - Pagg. 450 - € 19,00)
ANGELA BOSETTO
Alain Delon e
Claudia
Cardinale ne Il
Gattopardo
Operazione
Gattopardo.
Come Visconti
trasformò un
romanzo di
«destra» in un
successo di
«sinistra»
Quanto sarebbe cambiata la nostra
concezione de Il Gattopardo se
avessimo visto il principe di Salina
tormentato dagli incubi o in compagnia
di una cocotte parigina per un incontro
privato a base di champagne? Oppure
Don Calogero Sedara impegnato in una
discussione sul plebiscito per l’Unità
d’Italia? Non possiamo saperlo dato che
tutte queste scene sono cadute nel
breve lasso di tempo che separò la
prima italiana del film (svoltasi il 27
marzo 1963 al cinema Barberini di
Roma) dal lancio mondiale della
pellicola, avvenuto sul tappeto rosso di
Cannes. Dodici minuti di tagli operati
dallo stesso Luchino Visconti, sia per
rendere Il Gattopardo il perfetto
concorrente per la Palma d’oro, sia per
smussare l’evidente inclinazione politica
del film, esplicitata in sequenze come
quella che vede il colonnello Pallavicino
profetizzare, dopo l’epoca delle camicie
rosse garibaldine, l’arrivo di camicie
nere e poi l’avvento di altre rosse. O
quella, avulsa dal libro, in cui Tancredi
invita Don Calogero a usare i militari
contro i contadini. Ma come il comunista
Visconti si impossessò letteralmente del
progetto, tramutando la malinconia
aristocratica del romanzo di Giuseppe
Tomasi di Lampedusa nella metafora del
tradimento degli ideali e delle lotte di
classe, non si può svelare, altrimenti si
comprometterebbe il piacere di leggere
un libro che, più di un saggio
cinematografico, sembra un giallo.
maggio 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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TELECOMANDO
/// Colonne sonore ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
COLLECTION DA GATSBY
Il regista aussie Baz Luhrmann prova a
rendere appetibile per i più giovani il
capolavoro di Fitzgerald con il 3D, le
facce giuste (Leo Di Caprio, Carey
Mulligan e Tobey Maguire), nonché la
soundtrack: al compositore scozzese
Craig Armstrong (Romeo + Juliet) il
compito di raccordare, ma a far la
parte del leone… Ebbene, Jay-Z (100$
Bill), Beyoncé e André 3000 (Back To
Black), will.i.am (Bang Bang), Lana Del
Rey con la struggente Young and
Beautiful, e ancora Florence & The
Machine, Jack White e Bryan Ferry.
Tanto fiato per nulla?
F.P.
CONFESSIONS: PLAYLIST STRUGGENTE
ESCE NELLE SALE ITALIANE Confessions, thriller
psicologico del 2010, ed è un’occasione per parlare
della colonna sonora, interessante quanto il film. La
cosa non è scontata, viste le numerose tracce già
edite, ma il lavoro di assemblaggio a cura di
Tetsuya Nakashima, che viene dai videoclip e del
film è sia regista che music supervisor, regala una
tracklist eterogenea e struggente. Presenze illustri
Last Flowers dei Radiohead, tratta da In Rainbows,
e Fantasy degli XX: ma il resto non è da meno.
L’inizio è esplosivo, con la terrificante Milk, un
beffardo omaggio alle qualità del latte cantato da
un bambino (chi ha visto il film capirà). Poi si gioca
su tre piani: quello pop (le idol AKB48, That’s the
Way I Like It), usato sempre in background e in
chiave ironica e smitizzante; quello della tensione,
affidato alla noise band Boris (Feedbacker,
Ketsubetsu, Bit) e alle inquietanti sonorità della
brava Yukiko Ito alias Cokiyu, simili a lamenti di
oltretomba (See the Sun, Gloomy); la catarsi,
infine, è affidata a un pugno di brani di musica
classica, di Bach e Haendel in grado di creare un
intermezzo. Una playlist che funziona
splendidamente come colonna sonora: rock
sperimentale, pop commerciale made in Japan,
elettronica che evoca l’atmosfera richiesta in modo
funzionale. Ascolto raccomandato.
GIANLUIGI CECCARELLI
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
maggio 2013
LA GRANDE BELLEZZA
Lele Marchitelli per
(de)cantare la Roma
mondana di Paolo
Sorrentino, ma a colpire nel
timpano è Far l’amore,
remix firmato Bob Sinclair
del classico A far l’amore
comincia tu di Raffaella
Carrà: dance de’ noantri,
irresistibile e caciarona. E la
F.P.
bellezza?
ONLY GOD FORGIVES
Per chi ha ancora negli orecchi
l’elettronica di Drive c’è una buona
notizia: in Only God Forgives, il
danese volante Nicolas Winding Refn
non solo ritrova Ryan Gosling, ma
pure il compositore Cliff Martinez,
garanzia di ascolti ghiotti e
adrenalinici, come ribadito da Spring
Breakers. Ma non finisce qui: il trailer –
e probabilmente il film – è
contrappuntato dal carillon ipnotico e
dalla voce morbida e sensuale di Tur
Kue Kwam Fun (You are my dream)
della Thai band Proud. Uno
zuccherino sonoro per un Drive 2! F.P.
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