Gesù e la donna di Samaria - Gv 4, 5-42

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Gesù e la donna di Samaria - Gv 4, 5-42
La Sorgente Cuneo
Il “Sole a mezzanotte” - 23 novembre 2013 -
Gesù e la donna di Samaria - Gv 4, 5-42
45Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al
terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un
pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva
presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice
Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la
donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna
samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu
conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli
ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è
profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre
Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le
risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli
darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente
d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua,
perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a
chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù:
«Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è
tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un
profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il
luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo
monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo
ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i
veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli
che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli
rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà
ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna.
Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto
lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto
tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un
cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse
portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato
e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”?
Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.
36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme
a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho
mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella
loro fatica».
39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava:
«Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di
rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla
donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo
udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Questo brano di vangelo presenta fin da subito un luogo (un pozzo, una fonte d’acqua), l’umanità di
Gesù (è stanco, affaticato per il cammino) e un’ora precisa (era verso mezzogiorno). Poi la narrazione
di un dialogo, di un incontro.
Quattro aspetti significativi.
L’INCONTRO AL POZZO
Gesù preso dalla stanchezza, “sedeva presso il pozzo”(6).
Il pozzo è un luogo d’incontro. In una terra arida, nel deserto, la gente si raduna dove c’è una
fonte di acqua, di vita. Ma il pozzo è anche il luogo di un incontro importante e particolare.
° È il luogo del fidanzamento ed è ° il luogo dell’incontro con Dio.
Il pozzo nelle Scritture
Il pozzo di Agar
Gen 21, 8 - 21: Abramo sposa Sara e dalla loro unione nasce Isacco. Ma Abramo aveva avuto un figlio, Ismaele,
anche dalla schiava Agar. Sara gelosa che il figlio di Agar giochi con Isacco, comanda ad Abramo di mandare
via Agar con il suo bambino. Agar s’inoltra nel deserto insieme al figlioletto, con un pane e un otre d’acqua.
Esaurita l’acqua abbandona il piccolo per non vederlo morire e si lascia andare a un pianto di disperazione. Dio
ode il suo lamento e manda il suo angelo ad aprirle gli occhi. Agar vede il pozzo d’acqua lì vicino. Il pozzo era lì
a pochi passi, eppure lei lo scorge solo, quando Dio glielo indica. Anche la donna di Samaria è vicinissima alla
“fonte”, ma non riesce a vederla.
Il pozzo di Rebecca
Gen 24: Il servo di Abramo disse: “Signore, concedimi un felice incontro quest’oggi! Io sto presso la fonte
dell’acqua, mentre le fanciulle della città escono per attingere acqua. La ragazza alla quale dirò: abbassa
l’anfora e lasciami bere sia quella che tu hai destinata a Isacco”. Rebecca usciva con l’anfora sulla spalla, scese
alla sorgente, riempì l’anfora. Il servo di Abramo prese con sé Rebecca e partì verso casa. Rebecca sposerà
Isacco.
I pozzi di Isacco
Gen 26, 15-25: Isacco dopo la morte del padre Abramo andò ad abitare presso il pozzo di Lacai-Roi. Poi
Isacco tornò a scavare i pozzi d’acqua scavati dai servi di suo padre e che i Filistei avevano turato riempiendoli
di terra. I servi di Isacco scavarono e trovarono un pozzo di acqua viva. Ma i pastori di Gerar litigarono con i
pastori di Isacco, dicendo: “L’acqua è nostra”. Isacco scava dei pozzi, i pastori litigano con lui fino a quando
scava un pozzo dove non litiga con nessuno. E in quella notte gli apparve il Signore e disse: “lo sono il Dio di
Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te. Ti benedirò. Allora egli costruì in quel luogo un altare. E
i servi di Isacco scavarono un pozzo.
Il pozzo di Giacobbe
“Poi Giacobbe vide nella campagna un pozzo e tre greggi ... ma la pietra sulla bocca del pozzo era grande ...
Giacobbe stava ancora parlando con dei pastori, quando Rachele arrivò con il bestiame. Quando Giacobbe
vide Rachele rotolò la pietra dalla bocca del pozzo ... poi Giacobbe baciò Rachele e pianse ad alta voce”
(Gn 29).
Mosè al pozzo
Mosè uccide un egiziano che stava colpendo un ebreo. Scoperto scappa verso Madian “e si sedette
presso un pozzo. Ora il sacerdote di Madian aveva sette figlie. Esse vennero ad attingere acqua... ma
arrivarono alcuni pastori e le scacciarono. Allora Mosè si levò a difenderle e fèce bere il loro bestiame ...
ritornate a casa il padre domanda del perché del loro ritardo ed esse raccontano cosa ha fatto
Mosè”. Mosè viene invitato dal padre delle ragazze che gli diede in moglie la propria figlia Zippora”
(Es 2, 15-22).
Tra il racconto di Giovanni e quelli dall’Antico Testamento ci sono delle somiglianze ma anche delle diversità.
Le diversità nel racconto di Giovanni:
 al pozzo non arriva una ragazza nubile, ma una donna con cinque matrimoni alle spalle e
un’attuale situazione irregolare.
 Nessun racconto d’incontro al pozzo ha un dialogo così lungo e dove i ruoli si invertono: Gesù
inizia chiedendo da bere e subito offre acqua viva; la donna potrebbe dare da bere, ma poi
essa ne chiede
 Manca il fidanzamento con il relativo banchetto.
La relazione instaurata è quella della fede (Gv 4, 41-42).
Giovanni cambia le carte in gioco: il lettore che conosce le scene tipo dell’incontro al pozzo,
attenderà il fidanzamento anche questa volta. E invece no. (Ed è comprensibile che i discepoli
arrivando dalla città ‘si meravigliarono che Gesù parlava con una donna’).
Ciò che interessa è che Gesù sia riconosciuto come Salvatore.
Non ne parliamo questa sera, ma è interessante il simbolo dell’acqua in tutta la Scrittura.
Sul tema, propongo solo una citazione:
“Il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente d’acqua viva,
per scavarsi cisterne screpolate che non tengono l’acqua” (Ger 2,13).
L’UMANITÀ DI GESÙ
Gesù è in viaggio, stanco, assetato per il cammino e il caldo del mezzogiorno, si siede al pozzo.
Il Figlio di Dio si è fatto a noi vicino e quotidiano. Il mistero della sua gloria è nascosto nella sete e nella
stanchezza, in un momento di solitudine.
L’umanità di Gesù qui si manifesta nella sua debolezza. Gesù si presenta come uomo.
La Samaritana ha incontrato un uomo e in quella umanità ha visto il Messia.
Nel chiedere “dammi da bere”, Gesù rivela sua povertà e la sua attenzione all’altro, senza nessuna
arroganza.
Gesù salva con il suo essere uomo: “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14).
ERA MEZZOGIORNO
Gesù è solo, i discepoli sono in città. “Arriva una donna samaritana ad attingere acqua”(7).
È mezzogiorno. Ora strana per andare al pozzo. Al pozzo si va di mattina. Forse la donna va al pozzo in
quell’ora per non incontrare nessuno. Vista la sua situazione affettiva … il paese è piccolo e la gente mormora.
Poi per certi incontri si ricorda l’ora, tanto sono significativi. (v. Gv 2)
INIZIA IL DIALOGO
“Gesù le chiede: dammi da bere”: il dialogo inizia con un atto di umanità e di umiltà, un riconoscere la
propria stanchezza e debolezza.
Inizia un dialogo che si dipana in un gioco di paradossi, ambiguità, malintesi. Dammi da bere =
dammi il tuo cuore. La Samaritana entra nel dialogo con l’intenzione di esplorare il vero senso della
richiesta di Gesù.
Cosa vorrà questo Gesù?
La Samaritana sa che dare dell’acqua significa mettersi su un cammino che può condurre al
matrimonio.
Poi secondo un testo giudaico “Sei cose sono vergognose per il saggio: ° uscire profumato, ° uscire solo
di notte, ° uscire con sandali spezzati, ° parlare con una donna per la strada, ° mettersi a tavola con un
gruppo di ignoranti, ° entrare per ultimo nella casa dello studio”.
Allora? La storia del pozzo, fosse una persona saggia non parlerebbe con me.
E la Samaritana nota una stranezza: un giudeo che chiede da bere ad una Samaritana.
Tra i due popoli non correva buon sangue. Quante volte nei vangeli Gesù sconvolge le regole: è andato ad
alloggiare da un peccatore (Zaccheo), non ha condannato pubblicamente la donna adultera…
Spesso nel vangelo Gesù pone la domanda: ma chi sono io per voi? Chi sono io per la gente? “Se conoscessi il
dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere”.
Chi è Gesù Cristo per me, lo conosco veramente?
Gesù è davanti a noi, accanto a noi, ma non lo conosciamo, non lo vediamo.
Lui è il pozzo ma come Agar abbiamo bisogno di qualcuno che ci apra gli occhi.
Conoscere, nel mondo ebraico, non significa un sapere intellettuale, ma è un fare esperienza. E se
conoscessimo Gesù eviteremo, forse, di fare ciò che dice il profeta Geremia: andare a cercare l’acqua altrove.
E l’acqua che Gesù dà è viva, mentre spesso si crede che sia morta, vecchia, non più capace di parlare
all’uomo di oggi.
Non hai un secchio, se forse più grande del nostro padre Giacobbe, chi credi di essere?
La Samaritana sembra intuire qualcosa: dammi quest’acqua, ma di quale acqua sta parlando? Con la
successiva risposta/domanda Gesù vuole che quella donna conosca il profondità chi è Colui che dona
quell’acqua.
Gesù lavora sui desideri: forse la donna non ha ancora capito qual è l’acqua che Gesù gli vuole dare. E
lentamente fa la verità nel cuore di questa donna.
Il Signore fa la verità dentro di te. Da soli non possiamo vederci come ci vede Gesù.
La Parola di Dio è come uno specchio.
“Vedo che sei un profeta”: dopo tanti giri di parole, inizia ad avere per Gesù un interesse religioso. Lo Spirito
e la verità sono l’acqua viva. Sotto l’azione dello Spirito e ispirati da lui, nel silenzio del cuore, noi diventiamo
capaci di pregare il Padre nella verità, in quella verità che è Gesù stesso. Lo Spirito ci introduce nella verità che
è Gesù e ci immette anche nelle profondità di noi stessi.
“So che deve venire il Messia…”
“Sono io, che parlo con te”: Gesù si manifesta. Con la Samaritana per la prima volta nel Vg di Gv, Gesù usa
l’espressione “Sono io”.
La Parola di Dio mi rivela chi sono e mi rivela Gesù Cristo chi è, e quindi qual è il volto di Dio.
E l’umanità di Gesù mi dice cosa significa essere, vivere da uomini.
 La testimonianza dell’incontro (vv. 27 – 30)
v.28: “intanto la donna, dimenticata la brocca, corse in città ...”.
La brocca dimenticata dice più di mille parole: m’interessa ora altro. A muovere la donna è ormai l’acqua viva
della fede che ha dentro e già comincia a sgorgare con il suo annuncio testimoniale.
v.29: “venite, ecco un uomo”: Non dice un giudeo, ma un uomo. “Ecco l’uomo” dirà anche Pilato al popolo
(19,5). L’uomo Gesù è il centro di tutto. La sua umanità rivela il nostro volto perduto del quale siamo in ricerca
e rivela il volto di Dio.
Mi ha detto tutto ciò che ho fatto: mi conosce, sa chi sono. Da questo la donna riconosce che Gesù è il Cristo.
San Tommaso sottolinea il ‘garbo dell’annuncio’ di quella donna. Anche lei, già come Giovanni Battista,
diminuisce perché il Cristo cresca nel cuore dei samaritani, in modo che anch’essi passino da un’adesione “per
sentito dire”, ad una relazione “personale”
v. 42: non più per il tuo parlare crediamo: dalla testimonianza di altri, all’incontro personale.
Nell’incontro con la donna Samaritana, Gesù si rivela come il Salvatore (notiamo l’uso ripetitivo del
nome Gesù: “il Signore è salvezza”. Al termine del brano sarà riconosciuto come “Salvatore del
mondo”), come colui che fa la volontà del Padre, come il Messia che dona l’acqua viva che disseta
per sempre
 Nell’incontro con Gesù la donna fa la verità dentro di sé
Ci credi?
 Ti sei mai preparato a pregare e a confessarti specchiandoti nelle pagine della Sacra
Scrittura?.
La Scrittura è un pozzo al quale andare ad attingere l’acqua della vita; in quella lettura ci si ‘fidanza’ al
Signore
Anche noi dobbiamo scavare il pozzo che è la Scrittura. Il pozzo nuovo è Gesù Cristo.
Dio non abita in un luogo (certamente anche lì), ma nel cuore dell’uomo. I nostri cuori come i Filistei, sono
pieni di terra e bisogna tornare a far brillare il cielo in fondo di noi (Pr 5,15-17 ).
Chiediamo a Dio di scavare i nostri pozzi, di scavare il pozzo della Scrittura e il pozzo dei nostri cuori per poter
chiedere “Dammi da bere”.
Cristo incontra la Samaritana e ciascuno di noi con il suo stile profondamente paradossale. E’ l’uomo – Dio,
ma stanco e affaticato. Ha sete, ma è la sorgente. E’ un Rabbi, ma parla con una donna. E’ un giudeo, ma si
intrattiene con una samaritana. Si manifesta come il profeta che svela l’antica menzogna del cuore dell’uomo.
Man mano che il Cristo si rivela alla donna, lei prende contatto con la confusione che alberga dentro nel suo
cuore. Questo vale anche per noi.
Quanto più il rapporto con il Signore si approfondisce, tanto più si illumina la nostra interiorità.
Anche se il dialogo con Gesù, che fa la verità su Lui chi è e noi chi siamo, avviene gradualmente. Ma Gesù lo
conosci se lo segui. Anche Pilato dialoga con Gesù, ma non si decide per Lui.