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MILANO FINANZA 8 Agosto 2015 Le banche sono esposte verso il comparto per circa 13 miliardi di dollari. Quasi la metà sono sofferenze. Per questo vorrebbero passare la mano LOMBARD STREET SHIPPING Fast and furious in Piccadilly Giù dalla nave Lo stesso scenario, seppure con numeri minori, lo si vede anche in Italia dove le banche sono alle prese con una ventina di ristrutturazioni del debito di altrettante società armatoriali e da tempo vorrebbero alleggerire i rispettivi portafogli crediti nel settore. Fabrizio Vettosi, direttore del fondo d’investimento Venice Shipping&Logistics e vicepresidente della commissione finanza di Confitarma, quantifica in circa 13 miliardi di dollari l’esposizione delle banche verso lo shipping italiano e, di questi, almeno 6 miliardi sono crediti in sofferenza. Gli istituti di credito stranieri Royal Bank of Scotland, Crédit Agricole, Bnp Paribas, Commerzbank e Hsh Nordbank controllano un 20% dei crediti italiani mentre il mercato è dominato da Unicredit, Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi di Siena. Il resto fa capo a Banco Popolare, Banca Carige, Meliorbanca e Ubi. Mentre le banche fuggono dagli armatori (non tutti per la verità), in Italia come all’estero da tempo si sono affacciati i fondi di private equity interessati a cogliere affari interessanti con il valore delle navi ai minimi storici. York Capital, ad esempio, ha rilevato insieme ad altri partner l’intera flotta della fallita Deiulemar FONTI DI FINANZIAMENTO DEL BUSINESS NAVALE Periodo 2008-2014 Banche 68% Private equity 3% Altri 29 Fonte: Marine Money D opo la scoppio della crisi economica del 2008 l’industria del trasporto marittimo internazionale di merci ha assistito a una rivoluzione finanziaria senza precedenti e, forse, senza ritorno. Le banche, storicamente il principale canale di finanziamento per l’acquisto di navi, stanno battendo in ritirata dal business dell’armamento lasciando progressivamente il posto ai fondi di private equity e alle quotazioni in borsa. Negli ultimi 12 mesi questo processo è entrato ancora più nel vivo con l’uscita di scena di quelli che fino a pochi anni fa erano i principali player finanziari dello shipping internazionale. Banche come Royal Bank of Scotland, Commerzbank, Hsh Nordbank, Deutsche Bank e Lloyds Banking Group hanno dapprima ridotto drasticamente la propria esposizione finanziaria verso gli armatori e ora si apprestano a cedere il portfolio restante a investitori speculativi. Lloyds aveva venduto ad aprile 500 milioni di dollari di crediti allo shipping mentre a inizio luglio anche Rbs ha confermato che metterà sul mercato il suo portafoglio crediti da 5 miliardi di dollari. DEBITO BANCARIO GIÙ, PRIVATE EQUITY STABILE Confronto tra gli investimenti del private equity e il debito bancario - In mld di $ 100 99 80 60 45 40 22 20 0 Banche 2007 Banche 2014 2008-2014 pe Fonte: Marine Money di Nicola Capuzzo 31 La società modenese di tuning automobilistico sportivo Ares Performance ha aperto nei scorsi giorni il primo showroom in Europa, al 77 di Piccadilly, secondo punto vendita monomarca al mondo dopo il flagship store a Dubai. Fondata nel 2014 dall’ex ceo di Lotus Cars e senior vice president commercial and brand della Ferrari Dany Bahar e presieduta da Waleed Al-Ghafari, Ares è specializzata nella personalizzazione di supercar e auto lussuose di grossa cilindrata, come Aston Martin, Lamborghini e Bentley, cui sono apportati ulteriori miglioramenti in termini di estetica e performance. Con l’apertura del suo centralissimo atelier, Ares mira a competere con altri consolidati player, come Kahn Design, Overfinch e Gemballa in un settore in progressiva espansione su scala globale, che di recente ha assistito anche all’ingresso di Lapo Elkann con la sua Garage Italia Customs. Mentre i clienti delle altre case automobilistiche devono affidarsi a terzi, Ferrari opera da diversi anni con una propria divisione dedicata alla customizzazione delle automobili dei clienti, nota come Tailor-Made, che conta tra i suoi clienti vip del calibro del cantante Dany Bahar Eric Clapton e il campione di golf scozzese Ian Poulter. Nonostante i numeri del dipartimento siano custoditi gelosamente dal ceo Amedeo Felisa e dal management della casa di Maranello, secondo gli analisti che stanno approfondendo i conti del Cavallino Rampante in vista della sua quotazione, Tailor-Made può rivelarsi il purosangue vincente per l’andamento del titolo, specialmente qualora venga eliminato il tetto alla produzione a 7 mila rosse all’anno. GRAFICA MF-MILANO FINANZA Shipping mentre in questi giorni, come riportato mercoledì 5 da MF-Milano Finanza, Scerni di Navigazione ha ceduto due navi a un fondo inglese. A fare gola agli speculatori ci sono anche le esposizioni finanziarie delle banche: Goldman Sachs, ad esempio, l’anno scorso ha acquistato da Unicredit e da Ge Capital crediti di Rbd Armatori per oltre 200 milioni di dollari. Ci sono poi anche altri fondi d’investimento (fra cui Davidson Kempner, King Street Capital, Z Capital, Kkr e Oaktree) che negli ultimi mesi hanno manifestato interesse a rilevare l’esposizione debitoria di molte società di shipping (tra queste Premuda, Gestioni armatoriali e Perseveranza di navigazione) ma non si è mai arrivati a una conclusione dell’affare per due ragioni: l’offerta troppo bassa proposta degli hedge fund (sconti sul debito fino al 60%) e i molti vincoli che la legge fallimentare italiana prevede per le società in concordato preventivo. Sarebbe meglio dire prevedeva perché, con la conversione in legge (appena avvenuta) del decreto 83/2015, entrano in vigore alcune novità importanti in materia di legge fallimentare che riguardano anche i processi di ristrutturazione ex art. 182-bis e i concordati preventivi. Furio Samela, avvocato dello studio WatsonFarley&Wiliams, spiega che «per le procedure ex art. 182-bis le nuove norme introdotte agevoleranno soprattutto le aziende perché gli accordi di ristrutturazione potranno essere conclusi se vi aderiscono creditori finanziari che rappresentino il 75% del credito della categoria». Tale novità mira a togliere alle banche che vantino crediti di modesta entità il potere di interdizione in relazione ad accordi di ristrutturazione che vedano l’adesione delle banche creditrici più esposte. Samela aggiunge poi che «per il concordato preventivo si segnala poi la possibilità, da parte di creditori che rappresentino almeno il 10% (in valore) del ceto creditorio, di proporre concordati concorrenti per arrivare a un’intesa con la società, a patto che la proposta di concordato dell’azienda non preveda il rimborso di almeno il 40% dei crediti chirografari (nel caso di concordato liquidatorio) o di almeno il 30% dei crediti chirografari (nel caso di concordato con continuità aziendale)». Questa misura rappresenta un incentivo per i creditori per contribuire al raggiungimento di un piano concordatario accettabile dalle parti coinvolte nel concordato preventivo. Gennaro Mazzuoccolo, legale dello studio Norton Rose, aggiunge che con questo decreto «la normativa italiana in tema di legge fallimentare si sta evolvendo avvicinandosi sempre più ad altri ordinamenti stranieri, in particolare a quello anglosassone. Con le novità introdotte la nostra normativa sarà più facilmente comprensibile per gli investitori stranieri che avranno quindi maggiore interesse a cercare di fare affari con società, anche di shipping, in ristrutturazione». (riproduzione riservata) Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/shipping Final countdown per l’ipo HelloFresh La start-up berlinese HelloFresh, specializzata nella consegna periodica di cassette di prodotti alimentari, si quoterà alla borsa di Francoforte dopo la pausa estiva. Nel giro di un anno, l’azienda fondata da Dominik Richter ha raggiunto una media di 4 milioni di cassette (e relative ricette) vendute al mese, principalmente in Uk, Usa, Benelux e Germania. I rumours sulla valutazione di borsa parlano di un miliardo di euro, contro i 2 a cui viene valutata la rivale americana Blue Apron fondata da Matt Salzberg. Non è un caso che HelloFresh abbia un’influenza a stelle e strisce: è supportata da Rocket Internet, l’incubatore fondato dai fratelli Alexander, Oliver e Mark Samwer, imprenditori noti per la loro spietata etica professionale, votata alla rapida implementazione di business model di successo in aree non ancora coperte da questi, che attira regolarmente le ire di altri startupper, i quali li accusano di carenza di imprenditorialità e plagio delle idee altrui. La celerità d’esecuzione è fondamentale per avere successo nel mondo di oggi, connesso 24/7/365, in cui Rocket lancia nuove imprese in poche settimane, bruciando innumerevoli tappe in fase di go to market. Questa strategia nacque al tramonto del ventesimo secolo quando i fratelli Samwer lanciarono nel marzo 1999 il primo sito di aste online in Germania, acquisito da eBay solamente quattro mesi dopo per 43 milioni di dollari, e da allora non si sono più fermati. Per quanto i loro metodi siano discutibili, i Samwer Bros riescono molto spesso a individuare le idee più vincenti nel vasto ecosistema di start-up esistenti. Fu proprio questa loro abilità che indusse Mark Zuckerberg a ricercare nuovi finanziamenti per Facebook oltreoceano, quando nel 2008 la crisi finanziaria che stava attanagliando le istituzioni finanziarie americane. Dopo aver quotato Zalando poco meno di un anno fa e iniziato il countdown per l’ipo di HelloFresh, Rocket sta svezzando nuove matricole, come il servizio di consegne di cibo a domicilio Delivery Hero, il sito di e-commerce per mobili Westwing e Global Fashion Group. Arduino, maker fairy tale Nei giorni scorsi, a Tokyo, oltre a Matteo Renzi c’era un altro italiano che rappresentava le eccellenze d’Italia. Si tratta di Federico Musto, ceo di Arduino srl, società produttrice di schede basate su open source che hanno rivoluzionato il mondo dell’hardware aperto. Lo scorso weekend si è tenuta nella splendida cornice della Tokyo Big Sight, nell’isola di Odaiba, l’edizione giapponese della Maker Faire, la manifestazione itinerante più importante del settore. Numerosi gli incontri organizzati nel corso della Fiera con i makers nipponici e con la stampa di settore. Un altro bell’esempio di azienda italiana che ci rappresenta nel mondo. Egerdon Pelham - [email protected]