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Tecnica ottobre 2014 LA TERMOTECNICA Rinnovabili & Ambiente di P. Bonelli, F. Mantega, F. Parozzi 59 ARETHA: un collettore solare piano realizzato con materiali poveri e di recupero Un prototipo sperimentale di pannello solare piano mostra che è possibile produrre acqua calda per vari usi, impiegando materiali poveri, in luogo di quelli usati comunemente nei sistemi commerciali, e semplici tecniche costruttive. La tecnologia realizzativa è concepita per impieghi in Paesi in via di sviluppo o aree rurali, dove, per esempio, vi è necessità di acqua sanitaria per ospedali o per il riscaldamento di serre o abitazioni. L’articolo illustra le caratteristiche principali del progetto e i primi risultati della sperimentazione. ARETHA: FLAT SOLAR COLLECTOR MADE WITH POOR AND RECYCLED MATERIALS An experimental prototype of flat thermal solar panel shows that it is possible to produce hot water for different purposes, using poor materials, instead of those commonly used in commercial systems, and made with easy building techniques. The manufacturing technology is designed for use in developing countries or rural areas, where, for example, there is need for sanitary water for hospitals or for the heating of greenhouses or homes. This paper outlines the main features of the project and the preliminary experimental results. INTRODUZIONE È superfluo osservare che, quasi ovunque nel mondo, i sistemi che utilizzano il solare termico possono portare a un risparmio in combustibili. Questo vantaggio può essere particolarmente evidente soprattutto per le zone rurali o per i piccoli villaggi isolati di paesi in via di sviluppo, dove ci può essere spesso necessità di acqua calda sanitaria per gli usi comuni, per impieghi in piccoli ospedali, per l’essiccazione di frutta nelle serre o altro. Tuttavia, i collettori solari commerciali sono ancora troppo costosi per queste comunità e difficilmente costruibili sul posto a causa della complessa tecnologia e dei sofisticati materiali richiesti. I sistemi commerciali possono inoltre richiedere interventi di manutenzione e disponibilità di pezzi di ricambio che solo la casa madre è in grado di fornire. Il tipo di collettore piano di cui si parla in questo articolo è perciò basato sull’impiego di materiali poveri, reperibili anche in luoghi lontani da contesti industriali e facilmente trasportabili, e richiede minime competenze tecniche per la sua costruzione e manutenzione. Questo fatto favorirebbe anche lo sviluppo di piccole economie locali, spesso ignorate quando si realizzano opere finanziate da Paesi più ricchi. L’idea, concepita da un ex ricercatore dello storico centro CISE di Segrate, Franco Mantega, ha preso corpo a fine 2012 con il fondamentale supporto logistico di un’azienda alla periferia sud di Milano. Per il nome di questo impianto è stato scelto l’acrostico ARETHA (AiR Exchange THermal Assembly) perché si basa sull’uso dell’aria per trasferire l’energia del sole all’acqua, impiegando come scambiatore un comune radiatore d’automobile. CARATTERISTICHE DEL COLLETTORE SOLARE Il primo prototipo significativo di ARETHA è di tipo piano e consiste in una scatola in legno avente funzione di serra-camera d’aria. Questa è costituita da pareti rivestite di materiale isolante, invece la parte esposta al sole è chiusa da una finestra trasparente composta da 5 pannelli di policarbonato alveolare da 16 mm di spessore, fissati alla scatola con profilati di alluminio. La sezione laterale ha forma trapezoidale, più ampia in alto, dove è installato lo scambiatore di calore aria-acqua (il radiatore d’auto). La superficie preposta ad assorbire i raggi solari è costituita da una sottile lamina in alluminio, verniciata di nero opaco, aderente a un pannello di lana di roccia usato come isolante termico (Figura 1). FIGURA 1 - Schema di ARETHA e del circuito idraulico primario L’isolamento termico del fondo e dei lati della camera d’aria è ottenuto con vari strati di materiale: 40 mm di polistirene, 30 mm di lana di roccia ai quali si aggiungono 18 mm di legno compensato usato per la struttura. La finestra di policarbonato alveolare costituisce un buon compromesso tra isolamento termico e trasparenza ai raggi solari. Nel suo complesso, la camera d’aria consiste in una scatola di circa 5 x 2 metri, con il lato lungo orizzontale, in modo che la parte interna può arrivare a una superficie efficace di captazione di circa 9 m2. Nella fase di sperimentazione le dimensioni della scatola sono facilmente variabili riducendo il lato lungo. Nel prototipo costruito a Milano, il pannello ARETHA è stato installato su una struttura di tavole di legno, appoggiate a un box da cantiere, con orientamento azimutale fissato verso sud (Figura 2). La struttura di sostegno permette di variare l’orientamento zenitale del collettore. Il box è stato usato per l’alloggiamento della strumentazione e come piccolo ufficio/laboratorio. Tale circuito primario, compresi i due serbatoi, è situato tra il collettore e il box (non visibili nella Figura 2, perché precedente la loro installazione). Dott. P. Bonelli, Per. Ind. F. Mantega, Ing. F. Parozzi - Associazione CISE2007 Tecnica 60 Rinnovabili & Ambiente FIGURA 2 - La struttura di sostegno di ARETHA utilizzata durante la sperimentazione RADIATORI D’AUTO Si stima che ogni anno nella sola Italia si demoliscano circa un milione e mezzo di autovetture. Da queste si pensa si possano salvare dalla fase conclusiva della separazione dei materiali qualche centinaio di migliaia di radiatori ancora efficienti. Il riutilizzo di un tale componente a così alta capacità di scambio in un pannello solare termico si tradurrebbe in un notevole risparmio economico rispetto alla realizzazione di uno scambiatore ad-hoc. Nel collettore di ARETHA, l’aria calda all’interno del pannello viene forzata attraverso uno di questi radiatori di recupero mediante le sue stesse ventole, in modo da trasferire il calore al fluido termovettore. Nel caso del prototipo descritto in questo articolo, il radiatore apparteneva a un’auto da 98 kW (133 CV). Le due ventole del radiatore possono essere accese indipendentemente e ciascuna è alimentata a 12 V cc, assorbendo circa 60 W. La posizione del radiatore, leggermente più in alto dei serbatoi, consente, a pompa ferma, lo svuotamento del radiatore, utile nei casi di temperature sotto lo 0 °C. LASTRE TRASPARENTI, LANA, LEGNO E PAGLIA La peculiarità di ARETHA è quella di poter utilizzare materiali molto semplici, soprattutto per le strutture e l’isolamento termico. Il collettore può essere composto da una struttura fatta da leggeri angolari e sottili laminati plastici oppure interamente in legno. Ovviamente la struttura del collettore deve essere rivestita da materiali termicamente isolanti come lana di roccia, lana di vetro o polistirene. Al posto di questi prodotti potrebbero andare altrettanto bene paglia o lana di pecora. La lana di pecora, infatti, cardata in modo da avere una densità intorno ai 30 kg/m3, ha un potere isolante paragonabile a quello della lana di vetro ed è altrettanto resistente alle temperature che si possono raggiungere in ARETHA. La lana, inoltre, proveniente da allevamenti di razze non di pregio per il tessile, è considerata prodotto di scarto. La finestra trasparente, da cui entra la radiazione del sole, potrebbe essere fatta da una lastra di vetro doppio, che sarebbe eccellente rispetto ad altri prodotti ma non facilmente recuperabile dall’industria delle demolizioni. Inoltre, la fragilità del vetro creerebbe problemi nei lunghi trasporti e nel montaggio da parte di maestranze non qualificate. Il policarbonato alveolare, scelto per il prototipo di ARETHA, anche se meno trasparente del vetro, è molto leggero, robusto e poco costoso. IL CIRCUITO TERMOVETTORE E L’ACCUMULO In Figura 1 è schematizzato il circuito primario di ARETHA. Nel prototipo realizzato a Milano, il circuito dell’acqua che passa nel radiatore si chiude ottobre 2014 LA TERMOTECNICA su due serbatoi di accumulo della capacità di circa 1.000 litri ciascuno, ben isolati termicamente: con circa 80 mm di lana di vetro uno e con schiuma poliuretanica l’altro. I serbatoi sono dotati di valvole a sfera che permettono l’eventuale esclusione di uno di loro dal circuito. La pompa di circolazione, recuperata da una vecchia caldaia casalinga, funziona a 220 V c.a. e ha una potenza di 90 W. Il sistema di controllo ne comanda l’accensione quando la differenza tra le temperature dell’aria in prossimità del radiatore e dell’acqua supera i 15 °C. La stessa logica è usata per l’accensione del ventilatore. Questo tipo di controllo garantisce un consumo minimo di elettricità, che si aggira mediamente su 8 - 9% del totale dell’energia solare ceduta all’acqua: energia che non viene perduta in quanto dissipata sotto forma di calore all’interno del sistema. Il circuito secondario dei collettori ARETHA ha lo scopo, come in altri collettori, di separare fisicamente l’acqua del circuito primario da quella impiegabile nelle varie applicazioni. Questo perché l’acqua del circuito primario potrebbe essere inquinata da additivi (anticorrosivi o antigelo) o da residui di altri liquidi contenuti in serbatoi usati. Inoltre, nel circuito primario, se le temperature non raggiungono livelli elevati, potrebbero svilupparsi colonie batteriche dannose per la salute. A scopo dimostrativo, il prototipo è stato dotato di un circuito secondario costituito da due radiatori da abitacolo, immersi nei serbatoi, e un radiatore con ventilatore alloggiato nel box con funzioni di “fan coil”. Durante le campagne di misura citate in questo articolo il circuito secondario non è stato attivato allo scopo di considerare il solo sistema primario nei calcoli di bilancio energetico. SISTEMA DI MISURA E CONTROLLO Il prototipo ARETHA di Milano è stato monitorato per un anno mediante una serie di sensori e un sistema elettronico basato sulla scheda open-hardware 1 Arduino . Sono state misurate le temperature dell’aria e dell’acqua in diversi punti del sistema ed è stato installato un piranometro globale, complanare al collettore, per misurare l’energia solare entrante. Più in particolare, sono state misurate: -- temperatura dell’acqua all’interno dei due serbatoi; -- temperatura dell’aria esterna al collettore; -- temperatura dell’acqua in entrata e in uscita del radiatore; -- temperatura dell’aria in vari punti del collettore, nei punti esposti ai raggi solari (schermando opportunamente il sensore); -- temperatura della superficie nera del collettore; -- temperatura della superficie del radiatore; -- flusso dell’acqua nel circuito primario; -- irradianza globale sul piano del collettore. Per la misura delle temperature sono stati usati sensori digitali DS18B20 della Maxim Integrated, con una precisione dichiarata di +/- 0,5 °C, ma che in realtà è risultata di +/- 0,2 °C da prove effettuate sui sensori installati. Il flusso dell’acqua è stato determinato attraverso un contatore volumetrico dotato di reed relais che produce un impulso elettrico ogni 10 litri. L’irradianza globale è stata misurata con un piranometro Kipp & Zonen CMP6 con un’uscita di 12.32µV/(W/m2). Il segnale di uscita è stato amplificato di 250 volte per portarlo a un intervallo da 0 a 5V compatibile con il sistema di acquisizione dati di Arduino, che possiede un convertitore A/D da 10 bit. La sensibilità risulta così di circa 1 W/m2. Al fine di poter visualizzare i dati in locale e a distanza è stata allestita una seconda scheda Arduino configurata come server internet che restituisce, a Tecnica ottobre 2014 LA TERMOTECNICA Rinnovabili & Ambiente 37 61 seguito di una chiamata da un browser, una semplice pagina HTML con gli ultimi dati rilevati (Figura 3). FIGURA 4 - Esempio di analisi fluidodinamica della camera d’aria di ARETHA nella zona del radiatore eseguita al Politecnico di Milano mediante il codice FLUENT FIGURA 3 - Esempio di misure istantanee su ARETHA, visualizzate in una pagina WEB (a sinistra) e grafico ottenuto elaborando su PC i dati rilevati dal sistema di acquisizione (a destra) L’accensione di pompa e ventilatori avviene sulla base delle differenze di temperatura misurata tra l’aria in prossimità del radiatore e l’acqua circolante. Questo al fine di limitare il consumo di energia elettrica e mantenere il calore immagazzinato nei serbatoi durante i periodi di insolazione bassa o nulla. L’elettrovalvola, per l’immissione di acqua fredda esterna nel circuito primario, viene accesa quando la temperatura dell’acqua supera i 65 °C. Per il periodo invernale, onde evitare il pericolo di gelo nelle parti del circuito primario, soprattutto nel radiatore, il sistema di controllo provvede a far circolare acqua quando la temperatura dovesse scendere sotto i +2 °C. I RISULTATI PRELIMINARI DELLA SPERIMENTAZIONE Il primo anno di funzionamento del prototipo milanese di ARETHA ha permesso di raccogliere dati in varie condizioni climatiche. L’inclinazione zenitale è stata modificata due volte per adattarla alle differenti condizioni stagionali e la complanarità del piranometro ha permesso di rilevare sempre la radiazione solare in arrivo sul piano del collettore: misura fondamentale per determinare le prestazioni energetiche del sistema. ARETHA ha funzionato sia con uno sia con due serbatoi, portando l’acqua a temperature fino a circa 60 °C. Temperatura che non è stata oltrepassata solo per non danneggiare il materiale plastico del serbatoio. I dati raccolti sono stati utilizzati per studiare il comportamento del sistema e i fenomeni di trasporto al suo interno, dalla turbolenza causata dal ventilatore alle perdite di calore verso l’esterno. A tal proposito sono state svolte alcune tesi e tesine di laurea in Ingegneria Energetica presso il Politecnico di Milano, nell’ambito delle quali, in particolare, sono state allestite soprattutto simulazioni termo-fluidodinamiche per analizzare i fenomeni di scambio termico che interessano ARETHA e quindi ottimizzarne la configurazione (Figura 4). Una preliminare valutazione delle prestazioni energetiche del sistema è stata effettuata facendo riferimento agli standard europei emessi dal CEN (European Committee for Standardization) e adottati da Institut für Solartechnik di Rapperswil (Svizzera), per confrontare le caratteristiche 2 dei vari collettori in commercio . 3 Per ciò che riguarda l’efficienza energetica del sistema , sono state considerate le grandezze misurate nei test, eseguiti in accordo con la normativa europea: • -- portata acqua nel circuito primario: m (kg/s); -- irradianza solare globale esterna sul piano del pannello: G (W/m2); -- salto termico acqua tra entrata e uscita dal radiatore: DT (°C) in modo da calcolare l’efficienza come: • η= m c p ΔT AG (1) in cui: cp è il calore specifico dell’acqua; A è la superficie captante del pannello (m2). Tuttavia, poiché ∆T è dell’ordine di decimi di grado e i sensori, montati per ragioni di semplicità sulle pareti dei tubi anziché essere immersi nel fluido, non garantivano misure significative, si è preferito valutare l’efficienza sulla base dell’energia effettivamente immagazzinata nei serbatoi, attraverso la formula: η= ms c p (T2 − T1 ) AGΔt (2) dove: -- ms è la massa d’acqua contenuta nel circuito primario (kg); -- T1 e T2 sono le temperature dell’acqua nel circuito, rispettivamente all’inizio e alla fine del periodo di misura (°C); -- Ḡ è l’irradianza mediata sul periodo di misura (W/m2); -- Δt è il periodo di misura (3.600 s), centrato sul momento di massima irradianza solare. Quest’ultima formula ha portato a risultati accettabili e allineati a quanto descritto nella stessa normativa, col vantaggio di non richiedere una misura precisa della portata nel circuito primario e delle temperature dell’acqua in ingresso e in uscita dal radiatore, che rendono la (1) molto sensibile agli errori di misura. La rappresentatività delle misure di temperatura nei serbatoi è garantita dall’inerzia termica della massa d’acqua e dal rimescolamento della stessa per opera della pompa, così come i tempi lunghi di campionamento consentono di attenuare le fluttuazioni dell’irradianza. Per contro, l’efficienza così calcolata si deve intendere globale, cioè di tutto il sistema collettore + serbatoi, e quindi inferiore a quella del solo collettore, in quanto le perdite termiche dei serbatoi contribuiscono alle perdite totali. Tecnica 62 Rinnovabili & Ambiente FIGURA 5 - Efficienza del sistema collettore-serbatoio, calcolata come rapporto tra la potenza termica acquisita dall’acqua del serbatoio e la potenza radiativa incidente sul pannello, in funzione della differenza di temperatura ridotta, che consente l’accostamento di risultati ottenuti con condizioni climatiche e di irradianza diversi Il grafico di Figura 5 riporta l’efficienza totale del sistema collettoreserbatoio nei due casi di superficie captante di 9 e di 5 m2 calcolata secondo la (2) in funzione della differenza di temperatura ridotta Tm*. Questa grandezza, suggerita dalla stessa normativa, tiene conto sia della differenza tra la temperatura media del circuito e la temperatura dell’aria esterna sia dell’irradianza misurata in ciascun test: Tm* = (Tm − Ta ) / G È evidente dal grafico un incremento dell’efficienza nella versione da 5 m2 dovuto a un migliore rimescolamento dell’aria all’interno della camera. Il radiatore, infatti, è posizionato in uno spazio ristretto che non garantisce una circolazione ottimale dell’aria, coinvolgendo poco le zone più lontane del collettore. Nel grafico di Figura 5, i valori limite dell’efficienza, per Tm tendente a 0, dedotti dalle due curve, si stabiliscono sul 50% per la versione da 5 m2 e sul 35%, per la versione da 9 m2. A titolo di confronto, i pannelli commerciali piani, esclusi quelli con tubi a vuoto, danno valori limite, per la sola parte di collettore, fino a 75%. È da ricordare che l’efficienza di ARETHA è stata calcolata considerando le perdite su tutto l’impianto, compreso il serbatoio di accumulo e il circuito primario, invece per i pannelli commerciali viene usualmente indicata solo l’efficienza del collettore. Se si considera che i pannelli commerciali hanno una copertura in vetro, con trasparenza intorno all’80-90%, invece per il policarbonato questa è di circa il 66%, la più limitata efficienza di ARETHA è attribuibile soprattutto a questo fattore. STATO ATTUALE E PROSPETTIVE Il prototipo di ARETHA ha permesso di verificare alcune ipotesi di partenza e sperimentare alcune varianti ideate e messe in pratica durante il periodo di sperimentazione. Da maggio 2013 a maggio 2014 sono stati raccolti molti dati che sono stati usati per valutare l’efficienza di conversione dell’energia da solare a termica per mezzo dello scambio aria-acqua. Per il calcolo dell’efficienza energetica di ARETHA sono state considerate sia normative europee, adottate per la maggior parte dei collettori solari piani, sia un diverso sistema di calcolo, basato su grandezze più ottobre 2014 LA TERMOTECNICA stabili, come l’incremento della temperatura dell’acqua nei serbatoi. Quest’ultimo è risultato più indicato per il sistema di misura adottato. Sulla base di analisi fluidodinamiche eseguite in collaborazione con il Politecnico di Milano, la superficie captante del prototipo è stata ridotta da 9 a 5 m2, lasciando invariate tutte le altre caratteristiche costruttive. La versione più piccola ha mostrato efficienze più alte, confermando che il rimescolamento dell’aria all’interno del collettore è un elemento critico che deve essere tenuto in considerazione nella fase progettuale. A questo riguardo, potrebbero essere sperimentate altre soluzioni costruttive, anche se leggermente più complesse, in cui l’aria viene incanalata su un percorso ad-hoc in cui è posto lo scambiatore di calore, eventualmente anche all’esterno del collettore. Si può ragionevolmente ritenere che un collettore con caratteristiche geometriche come quelle del prototipo, dotato di radiatore di circa 100 kW, avrebbe prestazioni ottimali con una superficie captante di circa 5 m2 e un serbatoio da 500 - 1.000 litri, in funzione ovviamente del tipo di utilizzo e quindi della dinamica di impiego dell’acqua calda. Dal punto di vista della facilità costruttiva, sembrerebbero perciò interessanti soluzioni con più collettori da 5 m2 collegati allo stesso sistema di accumulo. Per quanto riguarda i materiali, vale la pena citare la sperimentazione, tuttora in corso in Sicilia, di un altro prototipo da 5 m2 costituito da una struttura di bancali riciclati e lana di pecora come isolante termico, atta a dimostrare la facilità nella costruzione e nella reperibilità dei materiali, mentre un altro ARETHA di circa 8 m2 è stato costruito in una fattoria nei pressi di Piacenza, impiegando una tettoia come struttura portante. Ci si propone naturalmente di proseguire la sperimentazione presso quegli insediamenti isolati in nazioni povere per cui è stato effettivamente concepito. RINGRAZIAMENTI Il Progetto Aretha è stato cofinanziato dalla Regione Lombardia (Legge Reg. 1/08 capo III 2012-2013) e ha avuto il sostegno e il supporto tecnico di GREEM (Gruppo Ecologico Est Milano), CISE2007 (Centro Italiano per la Sostenibilità e l’Energia), RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) e inoltre di Associazione Nocetum, Associazione Ingegneri Senza Frontiere, Milano Depur, Vettabbia Scarl, Henkel Italia, Politecnico di Milano - Dipartimento di Energia. Per le analisi termo-fluidodinamiche eseguite dal Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano vengono ringraziati l’ing. Riccardo Mereu, l’ing Matteo Celada, l’ing Ferruccio Miglietta e la (neo) dott. ing. Michela Battaglia. Un ringraziamento particolare va agli organizzatori e artefici dell’attività sperimentale che non sono esplicitamente tra gli autori di questo articolo: Gianni Pampurini, Piero Borroni e Bruno Riva. Note 1 2 www.arduino.cc European Standard EN-12975-2:2006 (E) “Thermal solar systems and components - Solar collectors - Part 2: test methods”. 3 L’efficienza energetica di questi sistemi è definita come il rapporto tra l’incremento di energia immagazzinata nell’acqua che passa nel collettore e l’energia solare che cade sul collettore (irradianza integrata sulla superficie captante).