Indagine sulla popolazione
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Indagine sulla popolazione
CAPITOLO 2 LA MAPPA SOCIOECONOMICA DEL QUADRANTE In questa parte dell’analisi si ricostruisce l’assetto socio-economico dell’intero quadrante europeo sud-orientale utilizzando i dati statistici disponibili1. A tale proposito si fa riferimento ad indicatori demografici e socio-economici che consentono di dare una lettura complessiva dell’area. 2.1. Territorio, popolazione e urbanizzazione Il territorio esaminato2, che si estende dall’Adriatico fino al mar Nero ed è delimitato al nord dalle Alpi e dai Carpazi e al sud dal Mediterraneo, presenta una superficie di oltre 2 milioni di kmq. Di quest’area la Turchia rappresenta il paese con la più elevata superficie territoriale (775mila kmq) mentre la Slovenia si sviluppa sul territorio più ridotto (20mila kmq, tab. 2.1). Tab. 2.1 - Densità di popolazione Popolazione Superficie Densità Paesi (milioni) (migliaia di kmq) (pop. per kmq) Albania 3 29 124 Bosnia-Erzegovina 4 51 78 Bulgaria 8 111 74 Croazia 4 57 78 Grecia 11 132 82 Italia 58 301 196 Jugoslavia 11 102 108 Macedonia 2 26 80 Repubblica Ceca 10 79 133 Repubblica Slovacca 5 49 112 Romania 22 238 97 Slovenia 2 20 99 Turchia 66 775 85 Ungheria 10 93 109 Totale 217 2.063 105 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 1 I dati utilizzati nel presente capitolo sono tratti dalla pubblicazione Wold Bank Indicators, 2002. Gli indicatori sono relativi agli anni 1999-2001. Pur essendo disponibili indicatori aggiornati al 2002, la disomogeneità degli stessi ha consigliato il ricorso ad una fonte unica in grado di fornire dati armonizzati dunque comparabili. 2 L’area racchiude al suo interno:Italia, Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Grecia, Jugoslavia, Macedonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Romania, Slovenia, Turchia ed Ungheria. 13 L'Europa Sud orientale raccoglie una popolazione di quasi 160 milioni di abitanti, dove il peso maggiore è espresso naturalmente dalla Turchia (con oltre 66 milioni) data la sua dimensione territoriale e dalla Romania (più di 22 milioni). Un indicatore significativo è costituito dalla densità abitativa che raggiunge quasi i 200 abitanti per kmq in Italia e supera i 100 abitanti per kmq nei paesi posti all’estremo nord del quadrante (Ungheria, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca) o all’interno dei Balcani in Albania e Jugoslavia. La Macedonia – probabilmente per le sue caratteristiche morfologiche che ne fanno una regione montuosa - registra la minore densità abitativa (80 abitanti per kmq, carta 2.1). L’indice di urbanizzazione – espresso dalla percentuale di popolazione residente in contesti urbani – si aggira mediamente intorno al 60%. Il valore appare decisamente più basso per l’Albania (43%) e per la Bosnia Erzegovina (43%) che mostrano una maggiore presenza di una struttura insediativa di tipo rurale (tab. 2.2, carta 2.2). Tab. 2.2 – L’indice di urbanizzazione. Distribuzione della popolazione tra contesti urbani e rurali. Valori % Paesi Albania Bosnia-Erzegovina Bulgaria Croazia Grecia Italia Jugoslavia Macedonia Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia Turchia Ungheria Popolazione urbana Popolazione rurale 43,0 43,0 68,0 58,0 60,0 67,0 52,0 60,0 75,0 58,0 55,0 49,0 66,0 65,0 57,0 57,0 32,0 42,0 40,0 33,0 48,0 40,0 25,0 42,0 45,0 51,0 34,0 35,0 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 L’attrattività dei contesti urbani, invece, si rivela decisamente più forte in paesi come la Bulgaria (68%) e soprattutto la Repubblica Ceca dove il 75% della popolazione vive nelle città, tenendo conto che molto spesso la città viene identificata con i centri urbani di grandi dimensioni. E’ questo il caso ad esempio della Grecia e della Croazia o della Repubblica Ceca (tab. 2.3). 14 Carta 2.1 – Densità di popolazione Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda (ab./kmq) >=108 80-108 < 80 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 15 Carta 2.2 - Indice di urbanizzazione. Quota residenti nelle aree urbane sul totale. Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda (val. %) >=65 55-65 < 55 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 16 Tab. 2.3 - La popolazione che vive nelle grandi città. % della popolazione urbana Paesi Albania Bosnia-Erzegovina Bulgaria Croazia Grecia Italia Jugoslavia Macedonia Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia Turchia Ungheria % n.d. n.d. 21,0 42,0 49,0 11,0 27,0 n.d. 31,0 n.d. 16,0 n.d. 19,0 28,0 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 Dopo aver individuato l’entità del bacino demografico e la sua struttura insediativa sul territorio sembra opportuno analizzare le dinamiche demografiche, vale a dire come si modifica il bacino demografico dell’area e come si articola al suo interno. L’analisi del tasso di crescita media annua nell’ultimo ventennio evidenzia il contributo di paesi come la Macedonia e la Turchia all’incremento del bacino demografico (tab. 2.4, carta 2.3). Entrambi questi paesi registrano una variazione media annua che si aggira intorno al 2%. Inoltre, i dati evidenziano chiaramente la perdita demografica subita dall’area balcanica durante i conflitti dell’ultimo decennio. Mentre è stata evidentemente dettata da altri fattori la contrazione del bacino demografico in Ungheria e Bulgaria. In entrambi i paesi mostrano valori negativi i tassi di variazione della popolazione nelle previsioni dei prossimi anni. Uno sguardo ai dati previsionali mostra l’importante apporto di alcuni dei paesi balcanici (Albania, Macedonia, Bosnia Erzegovina) e soprattutto della Turchia nella rigenerazione demografica del prossimo decennio. L’osservazione del movimento naturale da spiegazione del tasso di variazione della popolazione visto in precedenza. La tabella 2.5 mostra infatti un saldo naturale particolarmente elevato per Turchia (14) e Albania (11, carta 2.4). Si consideri che nel caso della Turchia il tasso di natalità è il doppio di quello registrato nella maggioranza dei paesi dell’area. 17 Tab. 2.4 - Tasso di crescita della popolazione Var. % media annua Paesi 1980-2000 Albania 1,2 Bosnia-Erzegovina -0,1 Bulgaria -0,4 Croazia -0,2 Grecia 0,5 Italia 0,1 Jugoslavia 0,4 Macedonia 2,4 Repubblica Ceca 0,0 Repubblica Slovacca 0,4 Romania 0,1 Slovenia 0,2 Turchia 1,9 Ungheria -0,3 Var. % media annua 2000-2015 1,0 0,6 -0,6 -0,3 -0,2 -0,3 0,1 0,4 -0,2 0,0 -0,3 -0,2 1,2 -0,4 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 Il movimento naturale spiega anche quella contrazione del bacino demografico evidenziata dalla Bulgaria e dall’Ungheria che registrano indici di mortalità (14) ben superiori alla media degli altri paesi e che pertanto sovrastano decisamente il tasso di natalità portando ad un saldo naturale negativo. Tab. 2.5 - Movimento naturale. Valori per 1000 abitanti. Tasso di natalità Tasso di mortalità Paesi (a) (b) Albania 17 6 Bosnia-Erzegovina 12 8 Bulgaria 9 14 Croazia 10 12 Grecia 12 11 Italia 9 10 Jugoslavia 12 11 Macedonia 13 8 Repubblica Ceca 9 11 Repubblica Slovacca 10 10 Romania 10 11 Slovenia 9 10 Turchia 20 6 Ungheria 10 14 Saldo naturale (a-b) 11 4 -5 -2 1 -1 1 5 -2 0 -1 -1 14 -4 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 18 Carta 2.3 – Tasso di crescita della popolazione. Variazione media annua. Periodo 1980-2000 Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda (var. %.) >= 0,4 0,1-0,4 < 0,1 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 19 Carta 2.4 – Saldo naturale Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda >5 0-5 <0 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 20 L’articolazione della popolazione per età consente di valutare quale sia la potenza rigenerativa del territorio. La quota di popolazione tra i 15 e i 64 anni da infatti misura del potenziale operativo di un paese, rappresenta infatti quella quota della popolazione che entra a far parte della forza lavoro. Le altre due fasce della popolazione costituiscono l’area di dipendenza che nel caso dei più giovani rappresenta il futuro bacino operativo. Sono pertanto queste ultime due fasce, o meglio il peso che esse assumono, a definire l’evoluzione strutturale di una popolazione (tab. 2.6). Tab. 2.6 - Composizione della popolazione per età. Valori %. Paesi Albania Bosnia-Erzegovina Bulgaria Croazia Grecia Italia Jugoslavia Macedonia Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia Turchia Ungheria 0-14 anni 15-64 anni oltre i 65 anni 30,0 18,9 15,7 18,1 15,1 14,3 20,0 22,6 16,4 19,5 18,3 15,9 30,0 16,9 64,1 71,2 68,1 67,8 67,3 67,6 66,9 67,4 69,8 69,1 68,4 70,2 64,2 68,5 5,9 9,9 16,2 14,1 17,6 18,1 13,1 10,0 13,8 11,4 13,3 13,9 5,8 14,6 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 L’Italia, come molti dei paesi industrializzati, risente di un progressivo invecchiamento della popolazione che interessa anche la Grecia e in minor misura la Bulgaria. Sono questi infatti i tre paesi dell’intero quadrante europeo sud orientale in cui il peso della popolazione con oltre 65 anni prevale su quella dei giovani con meno di 14 anni. L’incidenza rilevante della popolazione giovanile in Turchia e Albania conferma quanto già detto su questi paesi. La struttura della popolazione viene ben delineata dal confronto dell’indice di dipendenza giovanile e senile illustrato nella tabella 2.7 (carta 2.5). 21 Tab. 2.7 - Indice di dipendenza (a) Paesi Albania Bosnia-Erzegovina Bulgaria Croazia Grecia Italia Jugoslavia Macedonia Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia Turchia Ungheria (a) Giovani Anziani Totale 0,5 0,3 0,2 0,3 0,2 0,2 0,3 0,3 0,2 0,3 0,3 0,2 0,5 0,3 0,1 0,1 0,2 0,2 0,3 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,1 0,2 0,6 0,4 0,4 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,4 0,5 0,5 0,4 0,6 0,5 l'indice di dipendenza è espresso come rapporto tra le fasce di popolazione in età non lavorativa e quella lavorativa delle persone con età tra i 14 e i 65 anni. Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 Appare chiaro come l’articolazione e la struttura della popolazione sia legata alle caratteristiche socio-economiche di un territorio, così accade che la percentuale di anziani sia più elevata nei contesti industrializzati che garantiscono migliori condizioni di vita. L’indicatore che esprime l’aspettativa di vita alla nascita da pertanto misura indiretta di tali condizioni e del peso assunto dalle diverse fasce demografiche (tab. 2.8, carta 2.6). Tab. 2.8 - Aspettativa di vita della popolazione. Valore assoluto Paesi Anni Albania 74,0 Bosnia-Erzegovina (dato 1996) 73,0 Bulgaria 72,0 Croazia 73,0 Grecia 78,0 Italia 79,0 Jugoslavia 72,0 Macedonia 73,0 Repubblica Ceca 75,0 Repubblica Slovacca 73,0 Romania 70,0 Slovenia 75,0 Turchia 70,0 Ungheria 71,0 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 22 Carta 2.5 – Indice di dipendenza Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda >=0,6 0,5-0,6 < 0,5 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 23 Carta 2.6 – Aspettative di vita alla nascita Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda (anni) >=77 75-77 < 75 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 24 2.2. Ricchezza, lavoro e cultura Come si è detto esiste una correlazione diretta e biunivoca tra la struttura demografica di un paese e la ricchezza prodotta, sia perché il livello di ricchezza influenza i comportamenti e gli stili di vita incidendo ad esempio sul tasso di natalità e sull’aspettativa di vita, sia perché la quota di popolazione in età lavorativa rappresenta un fattore “produttivo” essenziale per la produzione di quella ricchezza. Il prodotto interno lordo costituisce una misura significativa della ricchezza prodotta da un paese, ma perché esso sia maggiormente rappresentativo è opportuno rapportarlo alla popolazione che è in esso contenuta. La tabella illustra chiaramente come i paesi balcanici, ad eccezione della Slovenia, non raggiungano i 2mila dollari pro-capite. La Jugoslavia rappresenta peraltro tra questi il paese con il più basso PIL pro-capite (794$). Sotto il tetto dei 2mila dollari si collocano anche Romania e Bulgaria. Peraltro ad eccezione dell’Italia (18mila dollari), della Grecia (10mila dollari) e della Slovenia (9mila dollari) tutti gli altri paesi del quadrante si pongono al di sotto della soglia dei 5mila dollari (tab. 2.9, carta 2.7). Tab. 2.9 - Valore del PIL pro-capite Paesi Popolazione Albania Bosnia-Erzegovina Bulgaria Croazia Grecia Italia Jugoslavia Macedonia Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia Turchia Ungheria 3.411.000 3.977.000 8.166.960 4.380.000 10.560.000 57.690.000 10.637.000 2.031.000 10.273.300 5.401.790 22.435.000 1.988.000 66.293.000 10.022.000 PIL (US$, valori correnti in milioni) 3.752 4.394 11.995 19.031 112.646 1.073.960 8.449 3.573 50.777 19.121 36.719 18.129 199.937 45.633 PIL pro-capite (US$) 1.100 1.105 1.469 4.345 10.667 18.616 794 1.759 4.943 3.540 1.637 9.119 3.062 4.553 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 Naturalmente il Pil pro-capite rappresenta, almeno dal punto di vista dell’individuo, un indicatore di ricchezza che si potrebbe definire “virtuale”. 25 Carta 2.7 – Pil pro-capite Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda (US$) >=10.000 4-10.000 < 4.000 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 26 Probabilmente per avere una percezione reale del livello di redditività individuale è opportuno integrare le informazioni assunte sul Pil con quelle relative al salario medio lordo. Tenendo conto che in questo caso la fonte di riferimento non è unica e manca il dato relativo ai due paesi dell’UE (Italia e Grecia). Se si escludono la Slovenia e la Croazia, in nessuno di questi paesi il salario medio lordo supera i 500 dollari, e nel caso dell’Albania, Romania e Bulgaria non raggiunge neanche i 200 dollari (tab. 2.10). Chiaramente livelli così bassi del costo del lavoro hanno un peso nel flusso degli investimenti diretti. Tab. 2.10 - Salario medio lordo Paesi Albania Bosnia-Erzegovina Bulgaria (dato 1999) Croazia Grecia Italia Jugoslavia Macedonia (salario netto) Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia Turchia Ungheria US$ 88,2 320,0 106,5 649,5 n.d n.d. 250,0 172,4 349,6 247,4 132,6 860,7 268,7 310,8 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati Centro per l'Europa Centro-Orientale e Balcanica, 2002; Center for Economic Research of Academy of Sciences of the Czech Repubblic, 2001; The Undersecretariat of Treasury General Directoirate of Foreign Investments, Turkey 2002 Il tasso di disoccupazione costituisce un indicatore utile tanto dal punto di vista economico perché individua la quota di popolazione che pur potenzialmente attiva viene posta al di fuori dei meccanismi produttivi e come tale è rivelatore di una debolezza del sistema economico, quanto una misura del disagio sociale esistente all’interno di una comunità (tab. 2.11). 27 Tab. 2.11 - Tasso di disoccupazione Paesi % Albania 18,0 Bosnia-Erzegovina* 40-50 Bulgaria 16,3 Croazia 16,1 Grecia 10,8 Italia 10,8 Jugoslavia 27,2 Macedonia 34,5 Repubblica Ceca 8,8 Repubblica Slovacca 18,9 Romania 10,0 Slovenia 7,5 Turchia 8,3 Ungheria 6,5 *stima da "L'internazionalizzazione delle imprese italiane nell'Europa Sud Orientale" Ministero delle Attività Produttive, 2002 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 Dunque un basso livello di disoccupazione letto insieme alla distribuzione del Pil porterebbe a segnalare l’esistenza di un’economia sana nel caso della Slovenia, o di un’economia in crescita per quella ceca. In altri casi, come potrebbe essere quello della Romania, non si può escludere che il basso costo del lavoro incida sul livello di disoccupazione. Inoltre, appare evidente come nell’area balcanica l’economia locale abbia subito pesantemente gli effetti dei conflitti per cui si registrano tassi di disoccupazione che vanno anche ben oltre il 30% (in particolare Macedonia, Bosnia Erzegovina). Dal punto di vista dello sviluppo di un territorio possiamo affiancare a misure della ricchezza e al tasso di disoccupazione altri elementi. A tale scopo prendiamo in considerazione alcuni indicatori di base come il tasso di alfabetizzazione, e quello di analfabetizzazione femminile, o indicatori più di dettaglio come la distribuzione di quotidiani, il possesso di personal computer o l’indice di utilizzazione di internet che può costituire una misura seppur parziale del grado di alfabetizzazione tecnologica della popolazione. La debolezza di economie come quella macedone trova riscontro in un basso tasso di alfabetizzazione. In ogni caso è la Turchia ad evidenziare il valore minore del quadrante: quasi il 20% della popolazione è analfabeta contro l’1% della maggior parte dei paesi dell’ex blocco sovietico 28 (Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Ungheria) e della Slovenia. E se un 5% di popolazione analfabeta non sembra stridere con la configurazione strutturale di un paese come l’Albania che si presenta come un’economia rurale non ricca e in via di sviluppo, la stessa percentuale sembra in disaccordo con la connotazione di paese industrializzato e membro dell’UE che assume la Grecia (tab. 2.12, carta 2.8). Tab. 2.12 - Tasso di alfabetizzazione della popolazione. Paesi Albania Bosnia-Erzegovina Bulgaria Croazia Grecia Italia Jugoslavia Macedonia Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia Turchia Ungheria Val.% 95,0 93,0 96,0 97,0 95,0 98,0 93,0 89,1 99,0 99,0 97,0 99,0 81,1 99,0 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati Centro per l'Europa Centro-Orientale e Balcanica, 2002 Un focus sul livello di analfabetismo femminile fornisce ulteriori dettagli sulla connotazione sociale dell’area anche se la disponibilità di dati è solo parziale come si legge nella tabella. L’incompletezza dei dati consente di evidenziare dei punti essenziali: un’alta incidenza dell’analfabetismo femminile in paesi come l’Albania e la Turchia (22-23%); un livello dell’indicatore certamente basso (2%) in Italia – comunque più basso della Grecia anch’esso paese industrializzato (4%) – ma in ogni caso più elevato di quello riscontrabile in Slovenia, dove la percentuale non raggiunge lo 0,5%, o in Ungheria (1%, tab. 2.13). 29 Carta 2.8 – Tasso di alfabetizzazione Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda (quota %) >=98 94-98 < 94 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 30 Tab. 2.13 - Analfabetismo della popolazione femminile. Popolazione al di sopra dei 15 anni Paesi Val. % Albania 22,0 Bosnia-Erzegovina n.d. Bulgaria 2,0 Croazia 3,0 Grecia 4,0 Italia 2,0 Jugoslavia n.d. Macedonia n.d. Repubblica Ceca n.d. Repubblica Slovacca n.d. Romania 3,0 Slovenia* 0,0 Turchia 23,0 Ungheria 1,0 *meno dello 0,5% Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 Allo stesso modo la distribuzione dei quotidiani affianca Albania e Grecia, quest’ultima mostra il numero più basso di quotidiani: 23 ogni mille abitanti. Il numero di copie distribuite è, invece, più elevato in Romania (300), Bulgaria (257) e Repubblica Ceca (254). In Italia come in Turchia, Jugoslavia e Croazia si conta una copia ogni 10 abitanti (carta 2.9). Il possesso di personal computer appare maggiormente diffuso in Slovenia (276), Italia (180), Repubblica Slovacca (137), Repubblica Ceca (122), Ungheria (85); dove naturalmente si registra un livello più elevato nell’utilizzo di internet (tab. 2.14, carta 2.10). Un paese come la Repubblica Ceca mostra uno standard socio-culturale piuttosto elevato. In ogni regione è presente almeno di un teatro finanziato dallo Stato, più molteplici piccoli teatri privati. Certamente l’utilizzo del tempo libero dipende dal livello dell’educazione e dal livello economico. I teatri nella Repubblica Ceca sono completi ogni sera, non solo nelle grandi città, forse perché i prezzi sono accessibili. Non a caso ci sono moltissimi autori teatrali, soprattutto a Praga e Brno. E’ una tradizione perché nel periodo del comunismo i piccoli teatri hanno portato avanti il pensiero della libertà di azione contro il regime. Per quanto riguarda l’Università – gli 31 iscritti3 nell’anno accademico 1999-2000 sono stati 43.300 - è bene ricordare che Praga è l’università più antica dell’Europa centrale, poi c’è Brno, e dopo la rivoluzione sono sorte altre università, come quella ad Olomou o ad Ostrava dove c’era solo l’università delle miniere. Le università ceche – soprattutto quelle di Praga, Brno, Olomou, Jastrzebiezdroj dove si insegna la lingua italiana hanno rapporti regolari e stretti con quelle italiane, con Venezia, Padova, Urbino, Roma, Napoli (dove si insegna ceco). L’italiano è al quinto posto tra le lingue che si imparano in Repubblica Ceca. Tab. 2.14 - Alcuni indicatori culturali Utilizzatori di internet N° quotidiani N° personal letti ogni 1.000 computer ogni ogni 1.000 v. a. (migliaia) abitanti* 1.000 abitanti abitanti Albania 35 6,4 4 0,00 Bosnia-Erzegovina 152 n.d. 120 0,03 Bulgaria 257 43,9 8 0,00 Croazia 114 80,7 250 0,06 Grecia 23 70,5 1000 0,09 Italia 104 179,8 13.200 0,23 Jugoslavia 107 22,6 400 0,04 Macedonia n.d. n.d. 50 0,02 Repubblica Ceca 254 122,0 1.000 0,10 Repubblica Slovacca 174 136,9 650 0,12 Romania 300 31,9 800 0,04 Slovenia 171 275,9 300 0,15 Turchia 111 38,1 2.000 0,03 Ungheria 46 85,3 1.480 0,15 * si fa riferimento alla distribuzione Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 Paesi Anche nei territori feriti, in quelle che Bonomi ha definito comunità maledette, si riprende a parlare di cultura. In Jugoslavia vi sono tre teatri nazionali, uno a Novi Sad in Vojvodina, uno a Belgrado che è il più grande, uno a Podgorica in Montenegro. Poi c’è quello a Pristina in Kossovo che ora presenta in cartellone solo spettacoli in albanese laddove in precedenza erano anche in serbo. Molti i teatri privati di tutte le dimensioni, da piccolissimi a grandi. Il paese va verso la privatizzazione anche nel settore culturale: sta cambiando la legge che regolamenta le strutture teatrali, mentre il cinema è già un settore completamente privatizzato, con tante case produttrici. In questo campo anche la Bosnia Erzegovina procede alla “privatizzazione sui cinema, mentre i teatri sono statali” 3 Gli iscritti alle scuole elementari e medie sono 1.078.000, 458.600 alle superiori. Dati del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Ceca, 2000. 32 Carta 2.9 – Numero di quotidiani letti ogni 1.000 abitanti Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda >= 200 100-200 < 100 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 33 Carta 2.10 – Numero di utilizzatori di Internet ogni 1.000 abitanti Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda >=0,20 0,10-0,20 < 0,10 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 34 2.3. Economia e sviluppo Nell’ultimo decennio il tasso di crescita media annuale del Pil più elevato si è registrato in Turchia (3,7) ed è riconducibile all’espansione sia del settore industriale che di quello terziario; mentre la crescita del 3,3% riscontrabile in Albania va imputata soprattutto al settore agricolo e solo in parte ai servizi. L’economia slovena mostra segnali positivi con un aumento del Pil (2,7) riconducibile tanto ad una maggiore industrializzazione che terziarizzazione dell’economia. Al contrario, il Pil di paesi come la Romania (-0,7) e la Macedonia (-0,8) hanno subito una contrazione che nel caso della Bulgaria (-2,1) non può dirsi irrilevante (tab. 2.15). Tab. 2.15 - Tasso di crescita media annuale del PIL per settore. Anni 1990-2000 Paesi Albania Bosnia-Erzegovina Bulgaria Croazia Grecia Italia Jugoslavia Macedonia Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia Turchia Ungheria Agricoltura val. % 6,0 -0,4 -2,0 0,5 1,6 -0,3 3,3 1,2 -0,6 -0,1 1,4 -2,2 Industria val. % -0,4 --3,7 -2,5 1,1 1,2 --2,5 -0,8 -2,7 -0,8 2,9 4,1 3,8 Servizi val. % 3,8 --1,3 0,9 2,4 1,7 -0,7 1,8 6,5 -0,5 3,9 3,7 1,4 Totale val. % 3,3 --2,1 0,6 2,1 1,6 0,6 -0,8 0,9 2,1 -0,7 2,7 3,7 1,5 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 Se si guarda all’intero quadrante si evidenzia come sia composto per lo più da economie importatrici, anche se il livello di dipendenza dall’esterno è certamente più rilevante per Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia e Jugoslavia (tab. 2.16). 35 Tab. 2.16 - La struttura dell'economia Paesi Albania Bosnia-Erzegovina Bulgaria Croazia Grecia Italia Jugoslavia Macedonia Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia Turchia Ungheria Importazioni (% del Pil) 40,4 57,9 64,1 50,6 n.d. 27,2 50,4 62,3 75,2 76,0 39,9 62,7 31,4 66,7 Esportazioni (% del Pil) 18,9 27,1 58,5 45,0 n.d. 28,4 31,6 45,2 71,5 73,5 34,1 59,1 24,4 62,5 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati World Bank Indicators, 2002 In particolare, sembra interessante proporre un focus per valutare il grado di penetrazione dei diversi paesi del quadrante nel Nord-Est. A tale scopo si è calcolato un indice come rapporto tra esportazioni e importazioni di questi paesi verso il Nord-Est. Il grado di relazionalità è più elevato per Repubblica Slovacca, Bulgaria e Romania che tendono ad avere un livello di esportazioni che supera quello delle importazioni. Appare invece molto basso il grado di penetrazione delle imprese greche nel Nord-Est, il volume delle importazioni è più che quadruplo rispetto alle esportazioni (tab. 2.17, carta 2.11). Tab. 2.17 - Indice di penetrazione dei Paesi del quadrante europeo sud orientale sulle regioni adriatiche italiane*. Export/import Indice di penetrazione Albania 170.471.670 306.507.787 0,6 Bosnia-Erzegovina 173.455.283 288.793.013 0,6 Bulgaria 552.003.056 355.241.010 1,6 Croazia 711.522.423 1.043.062.963 0,7 Grecia 462.719.612 2.217.712.770 0,2 Jugoslavia 170.755.432 375.296.911 0,5 Macedonia 45.420.481 63.513.221 0,7 Repubblica Ceca 742.524.728 880.197.608 0,8 Repubblica Slovacca 674.662.066 404.302.880 1,7 Romania 2.014.698.507 1.786.475.938 1,1 Slovenia 814.405.442 1.187.117.971 0,7 Turchia 812.286.556 931.878.281 0,9 Ungheria 871.313.431 1.235.385.736 0,7 *Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Molise, Abruzzo, Puglia Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati Istat, 2002 Paesi Esportazioni Importazioni 36 Carta 2.11 – Indice di penetrazione nelle regioni adriatiche italiane Reubblica Ceca Repubblica Slovacca Ungheria Romania Slovenia Croazia Bosnia Erzegovina Jugoslavia Bulgaria Italia Macedonia Albania Turchia Grecia Legenda (Exp/Imp) >=1,0 0,7-1,0 < 0,7 Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 37 2.4. La sintesi fattoriale Se una lettura analitica del territorio aiuta ad evidenziare le peculiarità di ciascun paese mettendone in luce i punti di forza e di debolezza, per arrivare ad una lettura d’insieme è bene procedere ad una sintesi delle evidenze emerse. In particolare, di tutti gli indicatori illustrati nei paragrafi precedenti, ne sono stati scelti nove tra quelli ritenuti più efficaci nell’illustrare le performance dei quattordici paesi esaminati in ambito demografico, socioeconomico e culturale. La sintesi fattoriale cui si addiverrà, pur nella consapevolezza di una mancata esaustività (gli indicatori prescelti per ciascun ambito di analisi sono tre), consentirà una gerarchizzazione dei paesi sulla base della sommatoria dei valori degli indicatori selezionati. I tre ambiti di analisi – demografia, socioeconomia e cultura – hanno portato alla compilazione di una batteria complessiva di nove indicatori così articolata: performance demografica - tasso di crescita della popolazione: è stata considerata la variazione media annua nell’arco del ventennio 1980-2000 per misurare la capacità di rigenerazione del bacino demografico; saldo naturale: tale indicatore fornisce una visione del movimento naturale della popolazione essendo il risultato della differenza tra tasso di natalità e tasso di mortalità; indice di dipendenza: in questo caso è stato considerato l’indice di dipendenza complessiva espresso come rapporto tra le fasce di popolazione in età non lavorativa (al di sotto dei 14 anni e al di sopra dei 65) e quelle in età lavorativa (14-65 anni) per valutare il volume attuale e potenziale del fattore produttivo forza lavoro; performance socioeconomica - - aspettative di vita alla nascita: si tratta di un indicatore complesso che rispecchia le generali condizioni di vita del paese e consiste nella valutazione preventiva della durata media di vita; tasso di urbanizzazione: tale valore manifesta la quota di popolazione che vive in contesti urbani e fornisce indirettamente indicazioni sul modello di sviluppo in atto (economia matura, in via di sviluppo, etc…); pil pro-capite: rappresenta una misura della ricchezza prodotta da un paese; essendo pro-capite può intendersi anche come la ricchezza “virtuale” a disposizione del singolo individuo; 38 performance culturale - tasso di alfabetizzazione: strettamente connesso al livello di crescita economica di un paese, rappresenta la struttura base sulla quale articolare più complesse politiche di accrescimento culturale; n° di quotidiani letti ogni 10mila abitanti: calcolato sul numero di quotidiani distribuiti, evidenzia le modalità di fruizione culturale; n° di utilizzatori di internet: misura il grado di alfabetizzazione tecnologica della popolazione. Per rendere comparabili i valori degli indicatori espressi in grandezze di diversa natura (US$, valore assoluto, valore %, etc…), è stato assegnato a ciascuno di essi - in base alla determinazione di tre classi di valori - un giudizio qualitativo (alto, medio, basso) al quale corrisponderà un valore numerico (rispettivamente 5, 3, 1). La sommatoria di detti valori numerici darà luogo alle performance di settore (fig. 2.1). In termini di dinamica demografica, come è possibile osservare dalla carta 2.12, sono per lo più i paesi collocati a sudest della macro-area a presentare le migliori condizioni di sviluppo. Turchia e Albania manifestano le migliori dinamiche in atto, tipiche delle economie in via di sviluppo. Jugoslavia, Albania, Macedonia e Repubblica Slovacca si caratterizzano comunque per la dotazione di una buona struttura demografica. Diversa la situazione dell’Italia che insieme alla Romania presenta valori intermedi – discreti – rappresentativi di due scenari completamente diversi: un paese che attraversa la fase della maturità economica e demografica – è il caso dell’Italia – e un paese che si appresta ad entrare in tale fase. Le prestazioni peggiori sono a carico della Bulgaria e della Repubblica Ceca. In termini di dinamica socioeconomica complessiva è l’Italia a presentare, come era prevedibile, il migliore livello di sviluppo (carta 2.13). In questo caso l’appartenenza a raggruppamenti geostrategici si manifesta con tutta la sua evidenza. Non a caso dopo l’Italia è l’altro paese membro dell’UE - la Grecia - a mostrare la prestazione migliore seguita a sua volta dalla Repubblica Ceca, il paese più prossimo non solo geograficamente ma anche per standard socioculturali all’Unione nella quale entrerà a far parte a breve. Altrettanto prevedibile la valutazione dello scenario socioeconomico nei Balcani che risulta l’area caratterizzata dalle peggiori condizioni di vita. 39 Albania Bosnia Erzegovina Bulgaria Croazia Grecia Italia Yugoslavia Macedonia Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia Turchia Ungheria Fig. 2.1. – La sintesi fattoriale Tasso di crescita della popolazione 5 1 1 1 5 3 5 5 1 5 3 3 5 1 Valore dell'indicatore Saldo naturale 5 3 1 1 3 1 3 3 1 3 1 1 5 1 Alto 5 Indice di dipendenza 5 1 1 3 3 3 3 3 1 3 3 1 5 3 Medio 3 Performance demografica 15 5 3 5 11 7 11 11 3 11 7 5 15 5 Basso 1 Aspettativa di vita alla nascita 1 1 1 1 5 5 1 1 3 1 1 3 1 1 Giudizio sintetico sulle performance di settore Tasso di urbanizzazione 1 1 5 3 3 5 1 3 5 3 3 1 5 3 15: migliore Pil pro-capite 1 1 1 3 5 5 1 1 3 1 1 3 1 3 13: ottima Performance socioeconomica 3 3 7 7 13 15 3 5 11 5 5 7 7 7 11: buona Tasso di alfabetizzazione 3 1 3 3 3 5 1 1 5 5 3 5 1 5 9: apprezzabile N° di quotidiani letti ogni 10mila bitanti 1 3 5 3 1 3 3 - 5 3 5 3 3 1 7: discreta Utilizzatori di Internet 1 1 1 1 1 5 1 1 3 3 1 3 1 3 5: mediocre Performance culturale 5 5 9 7 5 13 5 - 13 11 9 11 5 9 3: pessima Indicatori Legenda Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 40 Carta 2.12 – La performance demografica Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 41 Carta 2.13 – La performance socioeconomica Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 42 Infine l’analisi della struttura culturale dell’area esaminata (carta 2.14), pur manifestando la supremazia dell’Italia, lascia presagire una durata limitata di tale leadership considerando che paesi come la Repubblica Ceca già allineati in termini valoriali alle prestazioni italiane presentano margini di miglioramento di gran lunga superiori. Infatti, mentre la Repubblica Ceca esplicita di già una maggiore propensione alla lettura di quotidiani rispetto all’Italia, con le ragionevoli aspettative di un consolidamento dell’economia e delle generali condizioni di vita nel paese a breve termine, è facile immaginare anche un numero di utilizzatori di internet prossimo ad incrementarsi. La performance culturale peggiore si rinviene nell’area toccata dall’ultimo conflitto (Jugoslavia, Bosnia Erzegovina, Albania) e nell’estremo lembo della macroregione: in Turchia ed in Grecia. 43 Carta 2.14 – La performance culturale Fonte: elaborazione Fondazione Venezia 2000 su dati WBI, 2002 44