20• Sept. 2012_LINEA INTIMA – Le strategie d
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20• Sept. 2012_LINEA INTIMA – Le strategie d
dossier LA COSTITUZIONE D’OFFERTA DEI NEGOZI ITALIANI MArchI, sTruTTurA, AssOrTIMENTO uN uNIcuM IN EurOpA BouTIquE DES coRSETS INTIMAMENTE ESMERALDA BAZAR RuBATScHER MARIBELLE SEGRETI In rapporto alla media di altri paesi europei i negozi italiani trattano un numero elevatissimo di marchi per intimo e beachwear. Il fenomeno emerge dal monitoraggio dei trend distributivi che le redazioni del Gruppo Network Dessous conducono da anni sui diversi mercati con le rubriche negozi legate al programma Shop Scouting WorldWide, e i concorsi nazionali Stelle dell’Intimo che premiano i migliori retailers (in Italia, in Germania, in USA e in UK) oltre ai dossier internazionali che due volte l’anno fotografano l’evoluzione dell’offerta e delle vendite in vari segmenti (beachwear, shapewear, loungewear…). E, poiché il numero di marchi trattati risulta strettamente legato alle specificità dei singoli mercati e ai criteri con cui i retailer selezionano e strutturano la propria offerta privilegiandone ampiezza e/o profondità, Linea Intima fa il punto su cosa accade nei 4 principali mercati europei (Francia, Germania, Spagna e UK) e, partendo da questa fotografia, con interviste a marchi e dettaglianti analizza le peculiarità del retail italiano in termini di costituzione dell’offerta, scelta di marchi e prodotti, strategie d’acquisto. 36 SETTEMBRE 2012 37 SETTEMBRE 2012 dossier ANDREA PALADINI, TIToLARE EMMEcIPI STuDIo GIANNI BuSANNA, SALES MANAGER LE BoNITAS ENRIco MAScIA, DIRETToRE coMMERcIALE LISANZA LucA PAGLIANI, TIToLARE LA FABBRIcA DEL LINo uN pLurIMArcA DEvE AvErE uNA prOpOsTA DI LAbEL cArATTErIZZATA, quALIfIcATA, INTErEssANTE pEr cOMpLETEZZA E AssOrTIMENTO. L’ErrOrE? TANTI brAND, MA pOcO svILuppATI pEr sINGOLO buDGET EMANuELA coRVo, EMAMò INTIMO E MARE EUROPA, SELEZIONE E SPECIALIZZAZIONE Nei 4 principali paesi europei monitorati dalle riviste del Network Dessous, è raro che i negozi di intimo e mare superino la decina di marchi trattati per lingerie e beachwear. Da sempre orientate su un’offerta ristretta ma qualitativa, in Francia le boutique sono tra le più selettive in Europa: sia per l’intimo che per il mare la media è di 56 marchi, e raramente si superano i 10. La vocazione a sviluppare in profondità l’offerta porta infatti i negozi francesi, spesso di piccola metratura, a limitare il numero di brand per poter rappresentare per ognuno la gamma completa di modellistiche, taglie e coppe. Da non trascurare inoltre il fatto che, in Francia, la fidelizzazione del negozio all’azienda e al brand è storicamente molto alta: di conseguenza, non solo si riduce drasticamente il turnover stagionale dei marchi, ma non di rado i retailer operano con i fornitori in una logica di partnership e di esclusive, concentrandosi su uno stesso Gruppo o un’azienda di cui trattano in toto il portfolio marchi, riducendo così gli spazi (in termini sia di layout che di offerta) per altri brand. In Germania i negozi indipendenti trattano in media dai 6 ai 10 marchi, sia per l’intimo che per il beachwear; solo nelle realtà di grande superficie (Department Store e Textilhauser, molto importanti nel panorama tedesco) sono presenti più di 10 marchi lingerie. Anche qui, la profondità vince sulla vastità, e il trend, soprattutto per gli indipendenti, va verso una crescente specializzazione in taglie e coppe profonde per incontrare la richiesta di giovani donne sempre più “in forma”, che al dettaglio si rivolgono in cerca del prodotto tecnico introvabile nelle grandi catene moda. Ancor più ristretta l’offerta marchi al dettaglio in UK e Irlanda (da 6 a 9 per la lingerie, da 4 a 6 per il beachwear); per trovare più di 10 marchi per l’intimo e 6-9 per il beachwear le consumatrici devono rivolgersi al canale e-commerce, negli ultimi anni divenuto di grande riferimento nel Regno Unito. Anche oltremanica 38 la credibilità del retailer è legata alla profondità in gamma: su questo terreno i negozi indipendenti, soprattutto nelle grandi città, devono infatti competere non solo con i department store, ma anche con colossi come Marks & Spencer, che a sua volta vanta una proposta molto strutturata di taglie e coppe. Il primato europeo in termini di selettività spetta però alla Spagna: qui, infatti, la maggior parte dei negozi non propone più di 3 brand lingerie (52% secondo la nostra rivista Cyl) e non più di 5 per la moda mare (65%); da notare come, in un paese che vanta isole e spiagge tra le più belle e frequentate d’Europa, solo il 5% dei negozi tratti più di 10 marchi beachwear. Un approccio legato non tanto a esigenze di profondità (i retailer spagnoli nel mare appaiono più interessati a sviluppare la proposta per stili, colori e stampe piuttosto che per taglie/coppe), quanto piuttosto di focalizzazione: a un’offerta vasta (e rischiosamente dispersiva) gli spagnoli ne preferiscono una snella, che consente di coordinare con le aziende ordini e riassortimenti mirati. ITALIA, IL PAESE DELLE MERAVIGLIE I trend internazionali sottolineano in modo deciso l’eccezionalità del panorama retail italiano: un “fashion wonderland” che, per ricchezza di marchi e stili e, di conseguenza, per ampiezza dell’offerta, non ha eguali in Europa. Mediamente, per l’intimo e il mare i negozi trattano il doppio dei marchi rispetto ai loro colleghi oltreconfine. Potremmo dire che in Italia una decina di marchi per merceologia siano una sorta di “minimo sindacale”: basta sfogliare le pagine Ambienti di Linea Intima – la rubrica di scouting internazionale dei nuovi trend della distribuzione – per notare come, tra i negozi specializzati italiani pubblicati negli ultimi due anni la media dei marchi dichiarati (solo per la donna) tra intimo, mare e notte/casa si aggiri sui 15-20 superando talvolta anche i 30, considerato che spesso gli stessi brand sono trattati per più merceologie. Se per l’intimo/notte oggi non si superano in genere i 10, massimo 15, per il mare in Italia, SETTEMBRE 2012 ESMERALDA BAZAR soprattutto al Sud dove le metrature sono più ampie, o nelle città di mare di richiamo turistico, si arriva senza fatica a 20 o anche 30 brand solo di beachwear (cui si aggiungono i marchi di summerwear e accessori). Ma da cosa dipende questa straordinaria varietà di marchi? Lo abbiamo chiesto a una selezione di aziende “top” presenti nei migliori negozi italiani con collezioni di corsetteria, lingerie, nightwear, homewear e beachwear e, sempre più, anche maglieria, esternabile e accessori. Ne emerge un quadro di affascinante complessità, che analizza nel dettaglio la poliedrica natura del mercato italiano, proponendo interessanti spunti di riflessioni ai retailer. Le peculiarità del panorama distributivo L’unicità italiana, concordano numerosi marchi, è innanzitutto del tessuto e della struttura distributiva. Osserva Andrea Paladini, Emmecipi Studio: “Generalmente i negozi italiani hanno un’offerta caratterizzata da molti brand e, di conseguenza, poca profondità di gamma. La ragione di questa scelta, che trovo più evidente nell’intimo rispetto al mare, è di difficile individuazione. Forse la quantità di punti vendita nel nostro paese spinge i commercianti ad accaparrarsi più marchi possibile al fine di evitare che questi possano entrare in una boutique concorrente.” Ampiezza dell’offerta e concorrenza diretta sul territorio sono legate anche per Gianni Busanna, Le Bonitas: “Il numero di negozi specializzati in intimo e mare esistenti nel nostro paese non ha eguali in nessun’altra nazione: ed essendo in genere molto più strutturati che all’estero, i negozi italiani sono più ricettivi in termini di offerta”. Osserva però Enrico Mascia, Lisanza: “Il mercato italiano sta cambiando: con la crisi e la conseguente chiusura di punti vendita è in atto una progressiva concentrazione degli operatori, ma ciò non diminuisce la tendenza dei dettaglianti a integrare marchi diversi, anzi forse l’accentua. Diminuendo la concorrenza, aumenta il bacino di utenza e il range di clienti per il singolo punto vendita e, con essi, il ventaglio di gusti ed esigenze da 39 soddisfare”. Per contro però, osserva Luca Pagliani, La Fabbrica del Lino: “Spesso il dettagliante moltiplica i marchi perché pensa di allargare il bacino di utenza: in realtà così innesca un meccanismo di massificazione dell’offerta che disaffeziona il cliente. Nella gamma alta la chiave è distinguersi per una rosa selettiva e identificativa di proposte: il consumatore vuole un prodotto selezionato, e quando cerca l’assortimento sceglie altri canali, in cui l’offerta è smisurata e il prezzo più basso”. In chiave di multicanalità Emanuela Corvo, Emamò considera anche un altro aspetto: “L’Italia ha una mappatura del retail molto complessa, nella quale la storicità di punti vendita prevalentemente caratterizzati da una propria identità ha visto in parallelo il proliferare delle aperture in franchising. A seguito di quest’evoluzione, un plurimarca deve avere una proposta di label estremamente caratterizzata, qualificata e interessante per completezza e assortimento. L’errore strategico sta nel puntare, per paura o timore, su molti brand ma scarsamente sviluppati a livello di singolo budget”. In più, osserva Andrea Marchetti, Intimamoda: “Storicamente il dettaglio in Italia ha avuto le quote più significative rispetto alle altre realtà distributive, di conseguenza anche i volumi di prodotto immessi sul mercato e il numero dei marchi industriali sono stati maggiori in Italia rispetto alla media del contesto distributivo internazionale. Oggi assistiamo a un processo radicale e strutturale di cambiamento delle quote distributive per canale che ci avvicinerà a realtà più in linea con la media europea”. Concorda Fabio Ponzano, Chantelle Italia: “In quasi tutti i paesi occidentali, per ragioni storiche, la distribuzione si è organizzata molto prima che in Italia. Ciò ha portato a una razionalizzazione nell’offerta creando una selezione naturale tra aziende/marchi che offrivano un prodotto simile per una consumatrice simile con un bisogno simile. La crisi in corso insieme allo svilupparsi di Internet e quindi alla maggiore trasparenza di informazione per il consumatore finale stanno accentuando questo fenomeno anche in Italia”. SETTEMBRE 2012 dossier ANGELo PoSTIGLIoNE, DG SIMoNE PéRèLE ITALIA ANDREA MARcHETTI, BRAND MANAGER ITALIA INTIMAMoDA FABIo PoNZANo, DG cHANTELLE ITALIA L’ALTO NuMErO DI MArchI TrATTATI IN ITALIA MIrA A DArE LA scELTA pIù AMpIA pOssIbILE A uNA cONsuMATrIcE EsIGENTE E ATTENTA ALLA MODA cARLo PEZZoTTA, STRESS Più marchi, meno specializzazione Per Angelo Postiglione, Simone Pérèle Italia, il nodo che differenzia altri mercati europei da quello italiano è la scelta di specializzarsi: “Nella corsetteria la vera specializzazione presuppone uno sviluppo completo per colori, modelli, taglie e coppe e preclude al negozio la possibilità di trattare molti marchi, sia per ragioni di spazio che di investimento. Il retailer italiano è culturalmente meno orientato dei colleghi europei a questo tipo di focalizzazione. Nel beachwear, invece, le potenzialità del mercato italiano in termini di domanda, stagionalità, luoghi e occasioni d’acquisto giustificano una proposta ampia e ricca di brand per soddisfare esigenze, gusti e stili differenti”. Osserva Monica Evangelisti, La Perla: “In Italia si preferisce diversificare l’acquisto su più brand, riducendo l’acquisto per singola azienda. In Francia c’è una maggiore specializzazione nella corsetteria, meno in altri segmenti come ad esempio il nightwear: di fatto dunque la proposta di prodotto in quel mercato è inferiore all’Italia”. “All’estero, ‘specializzazione’ e ‘caratterizzazione’ sono la parola d’ordine, non c’è la creatività tipicamente italiana nel mixare stili e prodotti” conferma Chiara Ferraris, Pierre Mantoux “Del resto, in altri mercati i department store soddisfano l’80% delle richieste del consumatore con un’offerta vastissima di marchi per merceologia: impossibile per i dettaglianti competere su questo terreno. In Italia, invece, lo specialista è chiamato a essere ricco ed espressivo dalla sua stessa cliente, che nella vetrina sotto casa si aspetta di trovare lo stesso caleidoscopio di stili, colori e idee che sfoglia sulle riviste di moda”. Tanti marchi, tanta moda Molte aziende ricollegano dunque il fenomeno alla radice fashion, creativa e sperimentatrice che accomuna consumatrici, retailer e stilisti italiani. Soprattutto nel beachwear: “Uno dei motivi per cui le proposte di intimo e mare sono maggiori in Italia rispetto ad altri mercati credo sia l’inconfondibile stile italiano fatto di competenza, 40 EMANuELA coRVo, cREATIVE DIREcToR EMAMò innovazione, qualità e avanguardia” spiega Jerry Tommolini, Pin-Up Stars e Agogoa: “Il gusto e la raffinatezza della donna italiana la rendono unica e riconoscibile in tutto il mondo: peculiarità, queste, appartenenti a pochi altri mercati a livello internazionale”. Aggiunge Alessandra Clò, Poisson d’Amour: “Il mercato italiano si interfaccia con clienti molto esigenti, che vogliono essere sempre incuriositi, stupiti, e che amano cambiare spesso. Alcuni mercati probabilmente hanno un’offerta meno ampia, altri ancora si specializzano di più su un prodotto e di conseguenza la scelta è meno vasta”. Concorda anche Carlo Pezzotta, Stress: “L’alto numero di marchi trattati dai negozi italiani mira a dare la scelta più ampia possibile a una consumatrice esigente e attenta alla moda: in Italia è vincente il negozio che offre più emozioni in termini di proposte e stili”. “L’Italia è un paese rinomato per creatività, curiosità, voglia di realizzare nuove idee: è una sfida che fa parte della nostra cultura” osserva Alessandro Oddolini, Christies “Noi italiani amiamo sperimentare, creare poesia, ma poi conciliare la novità con le esigenze commerciali non è facile: un prodotto nuovo può catalizzare la vendita, ma l’interesse poi può esaurirsi velocemente. All’estero i retailer sono storicamente più pratici, meno “poetici”, acquistano i prodotti più “facili”, che si vendono senza problemi. Di conseguenza non hanno bisogno di tanti fornitori”. Così anche per Federico Venturato, AreaB SpA: “I dettaglianti sono lo specchio della nazione: gli italiani sono figli dell’emotività, più creativi che razionali rispetto ai tedeschi o ai francesi, che gestiscono la loro attività in una logica molto imprenditoriale. In Italia, inoltre, c’è meno fidelizzazione al marchio e molta meno disponibilità a investire su di esso a medio/lungo termine: i negozi si lasciano sedurre facilmente dalle novità, con un continuo turnover di brand e prodotti – il più alto in Europa – che finisce per disorientare la consumatrice”. Concorda Lorenzo Giambruno, Linclalor: “Il mercato italiano della moda è alla costante ricerca di novità. La congiuntura economica ha un pò frenato SETTEMBRE 2012 dossier JERRy ToMMoLINI, AMMINISTRAToRE uNIco E STILISTA PIN-uP STARS E AGoGoA ALESSANDRA cLò, STILISTA PoISSoN D’AMouR MoNIcA EVANGELISTI, RESPoNSABILE RETAIL LA PERLA cHIARA FERRARIS, ExPoRT MANAGER PIERRE MANToux A DIffErENZA DI ALTrE pOpOLAZIONI, L’ITALIANO è pIù ‘EsTErOfILO’ E DIspONIbILE A prOvArE MArchI E sOLuZIONI DIvErsE rIspETTO ALL’OffErTA INTErNA. LucIo LEMBo, EVEDEN questo fenomeno, che, per anni, ha generato una proliferazione di marchi incredibile. Questo è anche il motivo per cui il mercato italiano è da sempre interessante per i produttori esteri. Il mercato francese è certamente più selettivo: maggiormente legato ai concetti della tradizione, tende a dare più peso a tecnicità e servizio che ai contenuti moda. Non è un caso infatti che il numero dei produttori sia minore e di dimensioni decisamente superiori alla nostra media nazionale. Il mercato spagnolo è più simile a quello italiano anche se il numero degli operatori è decisamente inferiore. I mercati del centro e nord Europa sono invece molto legati a concetti tecnici e di gusto che trovano adeguata soddisfazione solo con i produttori locali”. Conferma Lucio Lembo, Eveden: “L’italiano è amante della varietà e, a differenza di altre popolazioni molto ‘nazionaliste’, è tendenzialmente ‘esterofilo’, quindi disponibile a provare marchi e soluzioni diverse rispetto all’offerta interna. È questo il motivo per cui il nostro mercato è così ricco di aziende europee ed extra europee”. Anche per Enrico Mascia, BouTIquE DES coRSETS Lisanza: “I negozi italiani sono più aperti alla sperimentazione, il che rende il nostro mercato appetibile anche per i marchi esteri, arricchendo notevolmente le possibilità di scelta per i retailer”. Per Bruno de Beaudéan, Tex Zeta, la chiave interpretativa sta nel convergere di vari fattori: “In Italia l’aspetto moda è 42 fondamentale, soprattutto nel mare: ciò dà spazio a una molteplicità di interlocutori, dalla griffe allo specialista dell’intimo. In altri paesi il consumo è sostanzialmente più classico, con molto meno spazio all’accessorio moda, il che limita il numero degli operatori. Non escluderei inoltre che l’offerta corrisponda alla distribuzione, ancora molto atomizzata in Italia”. La polverizzazione dei marchi È un argomento evocato da molti intervistati. Come Olga Iarussi, Triumph Italia: “In Italia ci sono molte più aziende locali che producono e/o distribuiscono intimo e mare: circa 700 aziende e oltre 2000 marchi italiani stimati. Questa situazione non ha uguali all’estero, dove i retailer si concentrano su un numero inferiore di marchi con maggiore valenza internazionale e un numero limitato di aziende/marchi locali”. Maurizio Zannier, Cotonella, analizza il fenomeno: “Quella italiana è una realtà storica caratterizzata da un elevato numero di case produttrici che hanno sempre proposto le collezioni con i loro marchi, più o meno conosciuti: aziende di piccole dimensioni, che in molti casi si sono limitate a realizzare una distribuzione circoscritta alle località prossime alle loro sedi operative. Molti negozi propongono queste collezioni in aggiunta a quelle di marchi riconosciuti e quotati a livello nazionale, convinti di persona- SETTEMBRE 2012 dossier CARLO PEZZOTTA, TITOLARE STRESS ALESSANDRO ODDOLINI, GENERAL MANAGER CHRISTIES FEDERICO VENTURATO, AMMINISTRATORE UNICO AREAB Un’offerta vincente oggi deve rispondere ad aspettative sempre più esigenti: diversi livelli di performance, servizio personalizzato, ampio assortimento merceologico. BARBARA SALIMBENI, BRANDED APPAREL ITALIA lizzare la propria offerta rispetto a quella più standardizzata dei marchi noti. In sintesi molti negozi considerano l’offerta dei marchi noti come indispensabile e quella dei marchi meno noti una specie di ‘chicca’ esclusiva che puoi trovare solo da loro. Tenendo conto che la stragrande maggioranza delle case produttrici sono di piccole dimensioni, ritengo che in futuro assisteremo a un ridimensionamento, in quanto non avendo masse critiche per realizzare una gestione economica, molte aziende saranno destinate a chiudere. Le delocalizzazioni produttive in particolare possono essere affrontate solo avendo una massa critica che consenta flussi ottimali di approvvigionamenti a livello economico e finanziario. Si formeranno pertanto realtà di mercato più simili a quelle degli altri paesi, come la Francia.”. “Il frazionamento dell’offerta esiste da sempre in Italia” conferma Lorenzo Demichelis, Valery “In Italia c’è tanto di tutto: tanti prodotti, tanta moda, tanto Made in Italy, e ogni marchio l’interpreta a modo suo, contribuendo ad arricchire un’offerta pletorica che seduce ma riRUBATSCHER schia di disorientare il retailer”. Conclude Enzo Tatti, Maryan Beachwear Group: “L’Italia è il paese socialmente più fashion al mondo e storicamente il precursore, con i francesi, della moda nell’intimo/mare. Questi elementi hanno portato negli anni al proliferare di tante aziende italiane, spesso di medie e piccole dimensioni, che hanno 44 LORENZO DEMICHELIS, AD VALERY contribuito con i loro personali filoni stilistici allo sviluppo importante del business in questo settore. Inoltre nella moda mare l’Italia, paese turistico con circa 7.500 Km di costa, è sempre stato uno dei principali mercati occidentali per il business del beachwear, di forte attrazione anche per i brand internazionali. La presenza di molti marchi è dettata dalla tipologia della distribuzione in Italia rispetto ad altri paesi e dalla cultura più professionale e innovativa dei buyer. E questa è una realtà soprattutto italiana: tutti in Italia abbiamo l’esigenza di sentirci ‘alla moda’, indipendentemente dal potere d’acquisto”. IL CHALLENGE: AMPIEZZA O PROFONDITÀ? Ma nel mercato attuale, in termini di vendite una così vasta proposta di marchi è ancora performante per i retailer? In negozio, oggi, vince l’ampiezza o la profondità? Ecco l’opinione dei marchi. L’equilibrio perfetto Per la maggioranza degli intervistati, un’offerta vincente deve essere ben bilanciata fra ampiezza e profondità. Dice Fabio Ponzano , Chantelle Italia : “Un’offerta vasta per merceologie consente di rispondere a un target di consumatrici/stili/occasioni d’uso il più ampio possibile. Non ritengo però che per ogni SETTEMBRE 2012 dossier BRuNo DE BEAuDéAN, DIRETToRE coMMERcIALE ESTERo TEx ZETA oLGA IARuSSI, AD TRIuMPH ITALIA LoRENZo GIAMBRuNo, AD LINcLALoR MAuRIZIo ZANNIER, PRESIDENTE coToNELLA L’OffErTA DOvrEbbE LIMITArsI AL MAssIMO A DuE/TrE MArchI pEr TIpOLOGIA DI prODOTTO, MA cON uNA GAMMA pIù prOfONDA DI TAGLIE, cOppE, MODELLI AssOrTITI pEr ArTIcOLO. LucIo LEMBo, DIRETToRE coMMERcIALE ITALIA EVEDEN GREGoRI PIAZZALuNGA, PARAH segmento (salvo per il mare) sia necessario/conveniente trattare troppi marchi. L’investimento realizzato non verrebbe ripagato da un reale beneficio in termini di offerta. Fondamentale, invece, che all’interno della stessa marca/serie i prodotti siano ben assortiti: il dettagliante deve essere riconosciuto come specialista e come tale deve offrire un servizio personalizzato che senza il giusto assortimento non è realizzabile”. Per Bruno de Beaudéan, Tex Zeta, l’offerta dovrebbe essere “vasta, ma non troppo, profonda ma ragionevolmente. Come in tutto, l’equilibrio è vincente. Certo l’offerta oggi deve essere meno frammentata e sufficientemente profonda da soddisfare il maggior numero di clienti. Nel rispetto dell’immagine del marchio e della coerenza dell’offerta, necessari per instaurare con il consumatore un rapporto a lungo termine, ampiezza e profondità sono il complemento logico al fattore ‘moda e creatività”. “L’offerta vincente dovrebbe essere vasta e profonda” concorda Barbara Salimbeni, Branded Apparel Italia “I negozi hanno un assortimento vincente oggi, nel momento in cui sono in grado di rispondere alle aspettative sempre più esigenti del maggior numero di consumatrici, che chiedono diversi livelli di performance e servizio personalizzato, oltre a un ampio assortimento merceologico”. Per Carlo Pezzotta, Stress l’offerta, soprattutto nella moda mare, deve bilanciare ampiezza e profondità compatibilmente con le potenzialità del negozio in relazione alla piazza in cui opera e ai volumi di vendita: “Nel beachwear chi vende 200-300 pezzi a stagione dovrà puntare su una rosa più ristretta di marchi sviluppandoli nelle modellistiche; per chi vende dai 500 costumi in su – la maggior parte dei negozi mare in Italia – la vastità dell’assortimento diventa molto importante, incrociata però con uno sviluppo in termini di colori e stampe, che consente di rinnovare frequentemente la vetrina, ma anche di modelli: un fuoriacqua per serie omai non basta più, il negozio ha bisogno di proporre almeno due capi di Pàp mare per tema collezione”. Per i negozi italiani investire in profondità 46 oggi sta dunque diventando un imperativo, sia per l’intimo che per il mare. Come ben sintetizza Andrea Paladini, Emmecipi Studio, diversamente “il rischio che si corre è quello di avere poco di tutti, e di restare presto disassortiti aumentando la quantità delle vendite perse. È evidente che un’offerta più focalizzata e profonda impone al buyer scelte più consapevoli. Personalmente, ritengo che ogni brand debba avere un’offerta proporzionata al volume di affari che ogni collezione esprime. Ma in quest’ambito un ruolo cruciale lo svolge poi la clientela, che dovrebbe avere la forza di selezionare le offerte con un po’ di coraggio”. Meno marchi, più identificazione Su questo punto concordano molti intervistati, come Monica Evangelisti, La Perla: “In questo momento storico la proposta d’acquisto dovrebbe concentrarsi su pochi marchi selezionati per affidabilità, performance di sell out, servizio e gamma prodotto. Così si migliora l’identificazione del brand all’interno del punto vendita e si aumenta la massa critica dell’ordinato e il potere contrattuale con il produttore. A premiare oggi è la coerenza della proposta in funzione dell’immagine del negozio e del target del consumatore”. Concorda Gregori Piazzalunga, Parah: “L’offerta dovrebbe limitarsi al massimo a 2/3 marchi per tipologia di prodotto, ma con una gamma più profonda di taglie, coppe, modelli assortiti per articolo. Nei multibrand convivono troppi marchi, con una conseguente sovrapposizione di prodotti che creano rimanenze e confusione”. Lo sviluppo in verticale dunque può e deve convivere con un’ampia offerta merceologica, osserva Federico Venturato, AreaB: “Poche aziende, una gamma prodotti vasta in chiave total look, ben sviluppata nelle serie e nelle vestibilità: è così che l’assortimento diventa identificativo del punto vendita fidelizzandone la clientela.” Ed è così che, soprattutto nel beachwear, la focalizzazione diventa concept moda: “Un’offerta vincente credo debba essere soprattutto ‘profonda’, ampia sì in termini di mer- SETTEMBRE 2012 MARIBELLE ceologie proposte ma snella per temi e stili, che devono essere trasversalmente sviluppati per modellistiche e taglie: perché il cuore pulsante di un negozio di tendenza è un total look accessoriato e dinamico costruito attorno a un’immagine ben definita” spiega Jerry Tommolini, Pin-Up Stars e Agogoa “In sintesi, un negozio dovrebbe offrire una varietà di prodotti per soddisfare i diversi gusti della clientela, ma senza mai perdere di vista qualità e innovazione: puntare su pochi marchi, quelli vincenti sul mercato, per poter offrire sempre qualità elevata e originalità”. Concorda Sabrina Tonti, Gruppo Intimo Italiano: “Oggi l’offerta marchi dovrebbe essere selezionata sui migliori, con cui sviluppare business importanti, puntando però su un assortimento merceologico ricco e variegato: è così che il negozio di lingerie e mare si trasforma in un contenitore di esperienze, costruito su prodotti diversi ma coerenti fra loro”. Così anche per Maurizio Zannier, Cotonella: “Un’offerta vasta e profonda dà grande possibilità di scelta, ma la proposta non dev’essere ridondante per non disorientare il consumatore. Non riteniamo razionale proporre troppi marchi, soprattutto se – come spesso accade – le collezioni sono molto simili tra loro. La profondità di gamma al contrario è indispensabile, purché mirata sul target: incentrata sulla funzionalità e sviluppata per taglie, modellistiche e coppe in negozi con una clientela matura e orientata al prodotto classico; declinata in proposte di tendenza, modelli sfiziosi, colori e stampe in negozi rivolti a un target giovane. In conclusione, vastità e profondità devono coniugarsi con l’economicità della gestione per evitare che l’obsolescenza conseguente a un eccesso di proposte eroda completamente i guadagni”. Conferma Luca Pagliani, La Fabbrica del Lino: “Il negozio deve identificare il proprio cliente, ‘selezionarlo’ e ‘coccolarlo’, allargando i gruppi merceologici per interpretare le sue esigenze in chiave di lifestyle e al contempo strutturando le serie in profondità per colori, modelli, taglie e coppe. La giusta proposta? 4/5 marchi/prodotti complementari, in accordo con il gusto e il paniere di spesa del target”. 4748 Meno marchi, più focalizzazione Per molti intervistati, maggiore focalizzazione significa investire in un rapporto più stretto, e spesso privilegiato azienda/negozio, che diventa proficuo per il dettagliante anche in termini di gestione commerciale. “Oggi i negozi dovrebbero razionalizzare i marchi, focalizzandosi su quelli vincenti e ampliandone l’assortimento. Il vantaggio? Meno complessità e più partnership” spiega Olga Iarussi, Triumph Italia. “Credo in un’offerta più profonda che vasta” dice anche Lorenzo Demichelis, Valery “incentrata sulla partnership con poche aziende con cui sviluppare un rapporto proficuo e duraturo nel tempo, trattandone in modo completo la proposta di taglie, coppe, modelli e colori”. Del resto, sottolinea ancora Federico Venturato, AreaB “Tanti marchi significano anche tante rimanenze: oggi è necessario per i dettaglianti concentrarsi su pochi fornitori e instaurare con loro rapporti di vera partnership che li facciano sentire costantemente supportati e agevolati (flessibilità nei pagamenti, mark-up, smaltimento del magazzino)”. È d’accordo Enrico Mascia, Lisanza: “Specializzarsi oggi è fondamentale, bisogna mettere a fuoco il prodotto che si vende e venderlo bene, riducendo gli stock e il magazzino e aumentando così la redditività”. A questo proposito precisa Alessandro Oddolini, Christies: “Più che di ‘struttura’ parlerei piuttosto di ‘immagine’ dell’offerta: è questo che oggi fa la differenza. L’offerta di prodotto deve essere ‘bifocale’: un modale estremo studiato nei colori e nei modelli più ricercati, non necessariamente più costosi, il tutto accompagnato da un’immagine studiata ad hoc e capace di parlare della filosofia dell’azienda da cui quel prodotto ‘funzionale’ ha preso vita”. Più identità, più identificazione Su un punto i marchi sono tutti d’accordo: non è il punto vendita che deve identificarsi con la sua offerta, ma l’offerta che deve rispecchiare l’identità del punto vendita. “Non esiste, a mio avviso, un’offerta vincente in assoluto, SETTEMBRE APRILE 2012 2012 dossier BARBARA SALIMBENI, DIRETToRE MARkETING BRANDED APPAREL ITALIA SABRINA ToNTI, AD GRuPPo INTIMo ITALIANo GREGoRI PIAZZALuNGA, PRESIDENTE PARAH NON EsIsTE, A MIO AvvIsO, uN’OffErTA vINcENTE IN AssOLuTO, MA uN’OffErTA cOErENTE AL pOsIZIONAMENTO DEL NEGOZIO. rITENGO IMpOrTANTE chE I puNTI vENDITA AbbIANO uN’IMpOsTAZIONE chIArA. PAuL MARcIANo, GuESS ma un’offerta coerente al posizionamento del negozio” afferma Paul Marciano, Guess “Ritengo però importante, soprattutto per una strategia di lungo periodo, che i punti vendita abbiano un’impostazione chiara, selezionando le marche in modo coerente, e lavorino con continuità scegliendo un’offerta profonda e variegata in termini di taglie, modellistiche, coppe, ma anche colori e stampe all’interno della serie. Inseguire le logiche delle grandi catene distributive è una scelta che non funziona per tutti”. Così anche per Emanuela Corvo, Emamò: “L’offerta deve rappresentare ciò che il punto vendita vuole essere per la propria clientela e per il segmento di mercato che vuole intercettare; in sintesi e, in ogni caso, fortemente identificabile e correttamente sviluppata” e per Andrea Marchetti, Intimamoda: “La struttura d’offerta di un punto vendita moderno deve essere centrata su un mood ben definito e, su questa base, completa e ben articolata. Oggi i retailer devono porsi come obiettivo l’affermazione del carattere e della personalità del proprio negozio: obiettivo che si ottiene solo comunicando un’identità ben precisa. Questa strategia commerciale, accompagnata da una gestione economico/finanziaria oculata, pensiamo possa essere la scelta vincente”. Del resto, osserva Enzo Tatti di Maryan Beachwear Group : “Pensare di soddisfare ogni tipo di consumatore sarebbe troppo dispersivo e oneroso. L’offerta GIMò deve essere mirata ad alcune esigenze e profonda per soddisfare al meglio il consumatore ideale, che così s’identifica nel punto vendita e si fidelizza soddisfatto dell’offerta”. Nel segmento lusso in genere a fare la differenza è “un’offerta di alta gamma, caratterizzata da ricerca di stile e particolarità, che consente alla boutique di diversificarsi in maniera decisa dalla concorrenza delle catene” conferma Gianni Busanna, Le Bonitas. Nel tecnico la specializzazione dovrà invece articolarsi in profondità, in linea con l’affermarsi anche in Italia della cultura delle coppe differenziate: “Man mano che l’educazione alla vestibilità aumenta nel sapere collettivo, la formula della sola taglia non è più accettata e si cercano prodotti con le giuste proporzioni tra circonferenza e coppa. La qual cosa, però, ancora un po’ spaventa i nostri clienti, in quanto li spinge a investire in modo più importante nel magazzino” conferma Lucio Lembo, Eveden. Sottolinea in quest’ottica Angelo Postiglione, Simone Pérèle Italia: “Specializzarsi in merceologie affini ‘tagliate’ sulla propria consumatrice di riferimento e sviluppandole per modellistiche, taglie e coppe è oggi l’unica chance per il dettagliante per distinguersi dalle catene. È vero che una proposta ricca di marchi moda rappresenta un elemento di differenziazione dal monomarca, ma oggi nell’intimo la consumatrice sta privilegiando l’acquisto del prodotto basico quotidiano: e cIMA 48 ENZo TATTI, DIRETToRE coMMERcIALE ITALIA MARyAN BEAcHwEAR GRouP SETTEMBRE 2012 dossier TEA cARLI, NEGoZIo cIMA PAuL MARcIANo, cEo & cREATIVE DIREcToR GuESS PATRIZIA GIANGRoSSI, AMMINISTRAToRE uNIco PIERRE MANToux EVA RITTER, NEGoZIo RuBATScHER uN NEGOZIO DOvrEbbE OffrIrE uNA vArIETà DI prODOTTI sENZA MAI pErDErE DI vIsTA quALITà E INNOvAZIONE: pOchI MArchI, quELLI vINcENTI suL MErcATO, pEr OffrIrE quALITà ELEvATA E OrIGINALITà. SAINT. TRoPEZ JERRy ToMMoLINI, PIN-uP STARS E AGoGoA qui è la profondità di gamma a fare la differenza”. Concorda Patrizia Giangrossi, Pierre Mantoux: “Oggi che la crescente attenzione alla silhouette, alla correzione del difetto e al benessere porta i negozi a diversificare la proposta tecnica (shapewear, corsetteria strutturata, intimo cosmetico), diventa importante incrociare l’orizzontalità stilistica con profondità di taglie, modelli e funzioni d’uso. In generale, il segreto è una gamma selezionata in modo snello e intelligente, senza sovrapposizioni”. Per Lorenzo Giambruno, Linclalor, il nodo è la “coerenza con il modello di business che si vuole praticare. Se il punto vendita è orientato a soddisfare l’acquisto d’impulso, è fondamentale curare l’aspetto emozionale. Recenti studi rivelano che, in media, se il tempo dedicato allo shopping è di poco superiore ai 20 minuti, il tempo decisionale che spinge all’acquisto è valutabile in pochi secondi. Molti clienti spesso operano in spazi molto ristretti in cui le necessità espositive finiscono per penalizzare l’aspetto emozionale. Diventa quindi necessario compiere delle scelte in funzione della coerenza espositiva. Se invece il negozio nasce per soddisfare esigenze tecniche e di vestibilità, allora la profondità diventa essenziale”. Anche Jerry Tommolini, PinUp Stars e Agogoa, ribadisce l’importanza della componente emozionale: “Buona vestibilità e qualità sono fattori fondamentali, ma non sufficienti. La caratteristica più importante, da unire alle due citate sopra, è l’innovazione. Bisogna proporre prodotti spiritosi e curiosi, far sognare le clienti. I cassetti sono già pieni dei soliti capi, ripetuti e riproposti ogni anno. La strategia vincente in un settore come il nostro, che sappiamo non essere una priorità assoluta in tempo di crisi, è stupire, distinguersi e proporre qualcosa di assolutamente unico”. COSA ACCADE IN NEGOZIO Dopo aver ascoltato l’opinione degli industriali, è d’obbligo fare il punto su cosa accade nel complesso e variegato panorama del dettaglio di lingerie e mare in Italia. In uno scenario in evoluzione, quali criteri guidano oggi le scelte 50 d’acquisto dei retailer? Quanti marchi trattano e perché? Come conciliano ampiezza dell’offerta e profondità di gamma? In negozi storici e di riferimento è facile ritrovare l’ideale equilibrio di ampiezza e profondità auspicato dai marchi. Quando a competenza e professionalità si unisce uno scouting di novità legato al gusto e alla sensibilità del titolare, la boutique diventa – per citare altri industriali – contenitore di emozioni: per lo specialista, l’offerta si amplia trasversalmente integrando merceologie affini all’intimo/mare (maglieria, capi esternabili, accessori), mantenendo la ricchezza di marchi e meglio strutturandosi in taglie e coppe per differenziarsi dalle catene; per il concept store multiprodotto l’offerta intimo e/o mare si limiterà a pochi brand esclusivi, stilisticamente coerenti con il concept, sviluppati più per colori, stampe e modelli che non per vestibilità; per il concept store di lingerie e/o beachwear l’assortimento sarà ricco di marchi, prodotti e temi moda, e in molti casi anche profondo (casi come il negozio Monamour Lingerie, vincitore Stelle dell’Intimo 2012, o l’ottima progressione di Maryan Mehlhorn in Italia evidenziata dall’ultimo Dossier di Linea Intima sulle vendite beachwear dimostrano come i concetti di seduzione e moda mare “per tutte le taglie” siano ormai una realtà). Quanto al numero di marchi, è innegabile che l’erosione di quote e fatturati operata dalle catene nella corsetteria, combinata con gli effetti della congiuntura economica abbia portato molti dettaglianti a ridimensionare l’offerta di intimo, ora diminuendo i brand, ora riducendo la profondità e i pezzi acquistati. Anche per la moda mare, settore in cui la specializzazione tipicamente italiana e la buona tenuta del mercato si traducono in un assortimento vastissimo, qualcosa sta cambiando. L’ultimo dossier europeo realizzato a giugno dal Network Dessous conferma che, se fino al 2011 una netta maggioranza dei dettaglianti italiani intervistati (panel minimo: 50 negozi a paese) dichiarava da 11 a 18 marchi e la percentuale degli “over 18” seguiva a ruota, nel 2012 un importante 36% dichiara da 6 a 10 marchi: segno che, SETTEMBRE 2012 per quanto i negozi con più di 10 marchi mare (29% da 11 a 18 marchi, 24% oltre 18: totale 53%) superino quelli che ne vendono meno di 10 (47%), anche nella moda mare l’offerta va concentrandosi. A conferma di questi trend di fondo abbiamo intervistato una rosa di dettaglianti “top”, di riconosciuta professionalità nel settore. Assortimento e professionalità Essere un riferimento sulla piazza per assortimento moda e, al contempo, un valore sicuro per le clienti è una caratteristica che accomuna molti negozi specializzati di gamma alta in Italia. Le realtà storiche in posizioni commerciali di prim’ordine si caratterizzano per un’offerta vasta e profonda: ricca di marchi e stili – con focus sui brand più noti di cui trattano sia continuativi che moda – e sviluppata sia orizzontalmente (intimo e corsetteria, nightwear e homewear, beachwear, ma anche maglieria, Pàp e accessori) sia verticalmente per colori, modelli e vestibilità. Un riferimento a Bari, il negozio Cima tratta, solo per la donna, ben 18 brand per l’intimo/notte e 18 per il mare: “Su alcuni segmenti è fondamentale proporre un buon assortimento di marchi, in quanto ognuno rappresenta un ‘mondo’ e parla a una diversa consumatrice” spiega Tea Carli “Vestiamo diversi tipi di donne nel tempo, accompagnandole nei loro cambiamenti fisici ed emozionali con una gamma ben strutturata di taglie e coppe. E la competenza sviluppata in quasi 100 anni di storia ci aiuta a focalizzare la scelta sui modelli più performanti per loro”. 150 anni sotto la stessa proprietà, Rubatscher è un indirizzo storico a Bolzano. Con il recente restyling Eva Ritter, 5° generazione in negozio, si è ulteriormente specializzata, eliminando la moda esternabile per signora per puntare sull’intimo/mare di qualità: 30 marchi tra corsetteria, intimo e notte e 17 per il beachwear, ben bilanciati tra moda e fitting in coppe differenziate anche grandi, per un’offerta vasta e profonda: “I clienti sono sempre più esigenti, vogliono alternative di gusto, 51 ma anche di vestibilità” spiega Eva “È anche per questo che trattiamo più marchi: ogni brand ha la sua specificità, non si può eccellere in tutto. L’essenziale è evitare le sovrapposizioni. Lo sviluppo taglie e coppe è altrettanto importante, perché fidelizza la clientela: ovvio che bisogna essere disposti a investire. In termini di colori/stampe cerco di fare scelte mirate sulla mia clientela, in un’ottica di coerenza espositiva e d’immagine.” Con un’offerta marchi vastissima (15 per l’intimo, 6/7 per la notte e ben 30 per il beachwear) sviluppata in coppe differenziate BH, a Palermo Boutique des Corsets è un’istituzione dal 1960: “Perseguiamo un ideale mix tra assortimento di taglie/coppe/ modellistiche/stampe e scelta di marchi/merceologie differenti, incentrata sui nomi ‘top’ del settore. Con la recente ristrutturazione, la gamma è stata ulteriormente allargata integrando capi e stili per una consumatrice giovane” spiega Anna Maria Latteo. Emozioni a misura di donna Filtrato attraverso il lavoro di ricerca e il fiuto moda del dettagliante, l’ampliamento trasversale della gamma operato negli ultimi anni da molti negozi specializzati per compensare le flessioni nell’intimo e stimolare l’acquisto d’impulso si traduce in un’offerta “emozionale”, ricca ma ben identificata. È il caso di Gimò: boutique di riferimento in centro a Torino, concept store “intimo+ antiquariato” e salotto moda animato dal “Personal Touch” delle due titolari. “La chiave è stato diventare ‘personal shopper’ per le nostre clienti: da noi trovano sempre il prodotto che le emoziona, con tutte le soluzioni di abbinamento possibili (e adatte a loro) per un total look ricercato e di tendenza” spiegano Giusy Sabato e Monica Reali “Per garantire questo servizio, l’offerta deve essere vasta per merceologie e per marchi: ne trattiamo 20-25 tra intimo, notte e casa e una ventina per il mare, che sommati a Pàp e accessori fanno circa 50 brand a stagione”. La ragione? “Le ‘fedelissime’ del marchio oggi non esistono più, la stessa donna ricerca outfit diversi SETTEMBRE 2012 dossier GIuSy SABATo E MoNIcA REALI , NEGoZIo GIMò FRANcEScA GuZZARDI, NEGoZIo SAINT TRoPEZ OffErTA MArchI sELEZIONATA E AssOrTIMENTO MErcEOLOGIcO rIccO E vArIEGATO, cON prODOTTI DIvErsI MA cOErENTI frA LOrO: E IL NEGOZIO DIvENTA cONTENITOrE DI EspErIENZE… SABRINA ToNTI, GRuPPo INTIMo ITALIANo per occasioni diverse e, negli anni, matura nel gusto e cambia nel fisico: raramente uno stesso brand la segue in quest’evoluzione. Per questo ci siamo specializzate anche nella tecnicità e nel fitting: dal 2007 dedichiamo uno spazio di vendita ad hoc alle coppe differenziate. Offriamo inoltre uno sviluppo completo di ‘taglie’ e di ‘tagli’: nel basico, per ogni serie 4/5 modelli diversi per forma, scollatura e vestibilità”. Da 27 anni Saint Tropez è emblema della moda intima e beachwear a Brescia. Dotata di una sensibilità unica nel captare i nuovi trend del mercato, la titolare Francesca Guzzardi ha inaugurato a maggio una nuova location che rispecchia l’evoluzione del negozio verso concept moda più trasversali: i migliori marchi del settore (una quindicina per l’intimo/lingerie e una ventina per il mare), ma anche una selezione di accessori, piccoli pezzi Pàp, idee moda, per un fashion total look che appella una clientela più vasta per età, gusto e portafoglio. “Un’offerta vasta per stili e tipologie di prodotto deve essere anche profonda per modelli e taglie, compatibilmente con l’universo moda” dice Francesca “Il dettagliante deve sposare il ‘mondo’ che meglio rappresenta la sua esperienza e percezione del mercato e ‘riempirlo’ con il mix più adatto ad accontentare diverse esigenze. In Italia, il negozio di vicinato è un professionista della moda chiamato a fare ricerca per la propria cliente e a INTIMAMENTE 52 ANNA MARIA LATTEo, BouTIquE DES coRSETS selezionare per lei tutto il bello possibile. E, in un panorama distributivo sovraffollato e di proposte e operatori, offrire di più e di meglio rispetto ai competitor è d’obbligo”. Sulla stessa linea anche Giovanna Ventura, titolare di Segreti che con tre punti vendita a Napoli propone un’offerta total look di intimo/lingerie (10 marchi), mare (20 marchi), Pàp e accessori: “Per sedurre una cliente oggi sempre più multicanale e meno fidelizzata, la proposta deve catturare gusti diversi in momenti diversi per occasione e possibilità di spesa. L’ampiezza merceologica e stilistica – non tanto di marchi – è dunque fondamentale, ma al contempo la gamma deve essere profonda, perché lo stile non ha limiti di età o morfologia: marchi diversi, dunque, ma rappresentati in modo esaustivo”. Anche la boutique Intimamente di Desenzano del Garda si distingue per un importante lavoro di selezione dell’offerta: “Ricerchiamo aziende nuove, di qualità, con cui instaurare un rapporto di sana collaborazione” spiega Marco Fagnoni. In una proposta marchi varia ma più snella (16 per intimo/notte, 9 per il mare), la parola chiave è “identificazione”: “Penso che ogni negozio debba seguire un gusto preciso in cui il cliente possa riconoscersi. Oggi, il tempo per fare shopping è sempre meno: poter trovare in un unico negozio vari prodotti in linea con il proprio gusto fa la differenza per una clientela che acquista ad alto livello. SETTEMBRE 2012 dossier GIoVANNA VENTuRA, NEGoZIo SEGRETI PERLA PERLINI, NEGoZIo GLAMouR IN RoSE MARco FAGNoNI, NEGoZIo INTIMAMENTE IL NEGOZIO DEvE IDENTIfIcArE IL prOprIO cLIENTE E INTErprETArNE LE EsIGENZE IN chIAvE LIfEsTyLE, ALLArGANDO I GruppI MErcEOLOGIcI E sTruTTurANDO LE sErIE IN prOfONDITà. LucA PAGLIANI, LA FABBRIcA DEL LINo Nei prossimi anni ci sarà, a mio avviso, una scrematura di attività commerciali che riporterà la clientela a fidelizzarsi a un negozio e non a rincorrere il prezzo più basso: per questo miriamo a offrire un ventaglio più ampio, inserendo anche accessori e abbigliamento che creino un interesse diffuso nell’arco delle stagioni”. Per Maribelle a Padova un’offerta marchi selezionata per una clientela selezionata marca l’identità della boutique nel segmento lusso: “Crediamo in una proposta ampia per merceologie, ma incentrata su pochi marchi: i migliori nella gamma alta (8 tra intimo e lingerie, 6 per il mare, più Pàp e accessori di ricerca), ben rappresentati per modellistiche e colori, emblema di un gusto ben definito che si distingua dall’uniformità di altri punti vendita” spiegano Eva e Teresa Campomele. Concept store e Pàp, esclusività e selezione In Italia il minor numero di brand per intimo e mare si ritrova nei concept store e nei negozi di Pàp trasversali, che su una vasta selezione multiprodotto mixano liberamente marchi molto caratterizzati, concentrandosi sui più rappresentativi per merceologia (in genere da 1 a 5). Qui la forte identificazione con la clientela in termini di lifestyle, appellando gruppi specifici di consumatori e coinvolgendoli in una logica di scoperta e sperimentazione, si traduce spesso in volumi di vendita importanti per merceologia e anche per singolo marchio, soprattutto nel beachwear. È il caso di Glamour in Rose, concept store famosissimo a Forte dei Marmi, che ha aperto di recente anche a Milano. Un format femminile e di tendenza, che propone una selezione di abiti, lingerie, beachwear e accessori, con “chicche” accattivanti scovate in giro per il mondo e filtrate dal gusto unico della titolare Perla Perlini: “Non solo moda, ma anche borse frigo, occhiali, smalti, solari, elastici per capelli… Con più di 200 aziende sui due negozi e iniezioni di prodotti nuovi ogni settimana, la nostra è un’offerta infinita per prodotti, stili, idee. All’interno di ogni merceologia, pochi 54 marchi ben lavorati in profondità, sviluppati in tutti i colori possibili per tutti gli abbinamenti che la mente femminile possa concepire! Obiettivo, consentire a ogni consumatrice di costruirsi uno stile personale, mixando colori, taglie e modelli su diverse fasce prezzo, e su questa filosofia si basa anche la nostra selezione di intimo (Hanky Panky) e mare (Agogoa, Emamò, Poisson d’Amour e Tezuk)”. A Porto Cervo da 50 anni Esmeralda Bazar celebra il lusso come cultura e stile di vita. In un’offerta Pàp e accessori di ricerca e di alta gamma la selezione beach couture è incentrata su 4 brand (Domani, Atlantique, Emilio Pucci, La Perla) più la linea Esmeralda mare: “Pochi marchi, personalizzati sulla nostra clientela per rispecchiare l’identità della boutique e la sua mission: vestire con outfit esclusivi le diverse occasioni di una vacanza esclusiva. Questa filosofia rifugge dall’offerta pletorica e massificata di marchi che accomuna oggi molti punti vendita, senza però connotarne in modo chiaro l’immagine. Il risultato da noi è un total look beachwear selezionato, ma ampio per tipi di prodotti (costumi, resortwear, capi da sera, accessorii) e ben sviluppato per modellistiche e taglie per incontrare le esigenze di una clientela internazionale”. In sintesi, dalle testimonianze di marchi e negozi emerge come, oggi, non esista la “ricetta” dell’offerta perfetta: numero di marchi, ampiezza e profondità sono strumenti nelle mani dei retailer, da utilizzare al meglio in funzione delle caratteristiche della clientela, dell’immagine del negozio e, perché no, del proprio gusto e sensibilità personale, per marcare l’identità e il posizionamento del proprio punto vendita. Alla luce di queste riflessioni, con quale criterio i negozi approcciano oggi i campionari dei marchi? Come rispondono i produttori? La loro proposta è in linea con le attuali esigenze dei retailer e come evolverà in futuro? Scopritelo sul numero di ottobre di Linea Intima nella seconda parte di questo dossier… SETTEMBRE 2012