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P R I M O P I A N O
OMEOPATIA
Dolce attesa
Con l’impiego di dosi infinitesimali
di principio attivo si possono alleviare
i disturbi neurovegetativi, psicologici,
endocrinologici, che in modo
parafisiologico accompagnano
le modificazioni fisiche
della futura mamma.
Escludendo effetti tossici sul feto
DI TIZIANA DI GIAMPIETRO
PEDIATRA, OMEOPATA, FITOTERAPEUTA,
CONSIGLIERE NAZIONALE SIOMI
L
a gravidanza è un
periodo meraviglioso: quaranta settimane circa nel corso delle
quali si verificano all’interno
del corpo modificazioni che
hanno del miracoloso. Vivere serenamente la gravidanza consente alla donna di godere un periodo importante
della sua vita di madre e di moglie e di istaurare con il nascituro un rapporto armonico nell’ambito della famiglia. Ma i
cambiamenti legati allo sviluppo
del feto e dell’embrione nell’utero femminile nonché le fasi del
parto, secondamento e allattamento, comportano una serie di
modificazioni ormonali e bioumorali che possono essere all’origine di alcuni disturbi di adattamento al nuovo stato che ac-
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compagnano il periodo della gestazione.
È noto che il ricorso a farmaci convenzionali può nuocere al processo di differenziazione e maturazione dei tessuti e degli
organi del concepito, comportando danni di entità difficilmente prevedibili soprattutto nelle prime settimane di gestazione. Con l’impiego di farmaci omeopatici, contenenti dosi infinitesimali di principio attivo, si possono escludere effetti
tossici da accumulo sul feto: il loro utilizzo, con opportuni accorgimenti sul grado
di diluizione (evitare le alte), è consigliato
per alleviare i disturbi neurovegetativi,
psicologici, endocrinologici, che in modo
parafisiologico accompagnano le modificazioni fisiche della futura mamma.
LA PREVENZIONE
Nella fase che precede una gravidanza,
sulla base dello studio della costituzione
e della diatesi, è possibile migliorare il
“terreno reattivo” ed equilibrare disfun-
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zioni endocrine che ostacolano la fecondazione (utile, dunque, in alcune forme
di sterilità). Tra le tipologie soggette a disturbi ormonali ricordiamo: Sepia (che in
omeopatia è considerato un vero e proprio stimolante ormonale aspecifico),
Pulsatilla, Natrum muriaticum, Medorrhinum. Durante la gravidanza il trattamento “eugenetico” prenatale del feto,
ideato da Léon Vannier con farmaci diatesici, ha lo scopo di contrastare la trasmissione di eventuali predisposizioni
patologiche dei genitori. Si inizia già dal
quinto mese di gestazione e i medicinali vanno somministrati a distanza di circa trenta giorni uno dall’altro, personalizzando in funzione degli antecedenti e
dei sintomi presentati dalla gravida, con
l’ordine seguente: Psorinum (o Nux vomica, Carbo vegetabilis), Sulfur (o Lycopodium clavatum, Arsenicum album,
Sepia officinalis), Tubercolinum residuum (o Pulsatilla, Silicea, Natrum muriaticum), Luesinum (o Mercurius solubilis, Aurum metallicum, Argentum nitricum), Medohrrinum (o Thuja occidentalis, Causticum, Conium maculatum).
IL TRATTAMENTO
Il primo trimestre di gravidanza è caratterizzato dai sintomi elencati di seguito.
A) Modificazioni dell’appetito, nausee e
vomiti.
A volte sono solo “capricci”, altre volte
modificazioni tanto importanti da poter
mettere in pericolo la madre e il feto e da
richiedere una cura. Si può avere:
appetito aumentato fino alla bulimia
(Calcarea carbonica, Phosphorus,
Graphytes, Sulphur, Nux vomica, AntiAnacardium
monium
crudum,
orientalis);
rifiuto degli alimenti malgrado la fame
(Natrum muriaticum);
iniziale rifiuto ma lasciarsi facilmente
convincere dall’insistenza (Pulsatilla);
rifiuto sistematico e selettivo solo dei cibi che si preferivano prima della gravidanza (Ignatia amara);
desiderio di alimenti non commestibili,
dai grani di caffè al riso crudo, alla terra
(Calcarea carbonica);
disgusto del cibo, del suo odore, dell’aspetto, nausea alla sola idea di mangiare
(Sepia);
stesso rifiuto in una donna ansiosa con
vomiti accompagnati da bruciori di stomaco (Arsenicum album);
nausee con senso di debolezza presincopale (Cocculus indicus);
nausee e sudori freddi aggravati col
trasporto e migliorati dall’aria fredda (Tabacum);
vomiti alimentari con bruciori gastroesofagei (Arsenicum album);
vomiti alimentari dopo pasti esageratamente copiosi (Antimonium crudum);
vomiti accompagnati da malessere sincopale (Veratrum album);
vomiti alimentari incoercibili, ripetuti e
gravi che richiedono ospedalizzazione e
reidratazione (Sulfuricum acidum).
B) Patologia venosa e linfatica.
La circolazione sanguigna è penalizzata
dalla compressione dell’utero sui vasi venosi addominali e dall’infiltrazione liquida dei tessuti connettivi degli arti.
Collinsonia canadensis in quei casi in
cui si associano: distensione venosa agli
arti inferiori, varici vulvari ed emorroidi
con possibile costipazione.
Arnica montana efficace sulle varici
vulvari.
Hamamelis virginiana con dolori venosi contusivi.
Pulsatilla con vene poco apparenti ma
gambe pesanti; sintomi migliorati dal
freddo, sollevando le gambe e con la
marcia lenta.
Aesculus hippocastanum quando
emorroidi dolorose e vene dilatate si manifestano in un tipo Sulfur.
Vipera redii da riservare per quelle varici molto infiammate, dolorose soprattutto se declivi.
C) Segni mentali associati.
Actaea racemosa, principale rimedio
della paura del parto in donne agitate
con fuga delle idee, che contano i giorni
che mancano alla data prevista temuta.
Gelsemium sempervirens in una donna inibita e tremante con cefalea tensiva
e perdita di memoria.
Ignatia amara per le paure immaginarie.
Stramonium per veri e propri terrori.
Opium quando con la paura avverte
molto freddo.
IL SECONDO TRIMESTRE DI GRAVIDANZA
A) Minacce d’aborto, contrazioni uterine
ed emorragie.
Presenti dai primi mesi aggravano alla
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fine del terzo mese per
il calo di secrezione
ormonale ovarica
non ancora vicariato
dalla produzione placentare.
Pulsatilla
Sepia, se esiste rischio di aborto e in tutti i
casi di secrezione ovarica
deficitaria. Possono essere associati:
Gelsemium sempervirens se c’è un
blocco mentale che la paralizza;
Actaea racemosa se è
mentalmente agitata per
Actacea
il parto;
racemosa
Ignatia amara se
coesistono comportamenti paradossi o
presenta sensazioni
di dolori puntori migranti o di bolo alla gola.
Se predomina l’emorragia:
Secale cornutum, emorragia
a gocce di sangue nerastro con dolori crampoidi, indice di
possibile gravidanza
Opium
extrauterina;
Sabina , emorragia franca con dolori crampoidi addominali e nella zona sacrale;
China rubra, sangue
nero, grumoso, debolezza
e pallore, gonfiore addominale;
Arnica montana, emorragia con dolori
contusivi dopo un trauma o uno sforzo;
Ipeca, sangue rosso, vivo e brillante.
Se predominano le contrazioni uterine,
indicati ancora Sabina, Secale cornutum
e Arnica montana.
Indicati inoltre:
Caulophyllum, simile ad Actaea racemosa, non ha i segni mentali e ha crampi che si estendono fino alle gambe;
Viburnum opulus, somiglia a Sabina
ma i dolori si localizzano al pavimento
pelvico, alle cosce e si accompagna a
disuria.
B) Cistopatie della gravidanza.
Staphysagria, caratterizzata da assenza batterica (cistite a urine chiare). È indicata anche nelle forme con germi ricorrenti nelle cistiti della donna incinta.
Tipico il dolore vescicale e uretrale intermittente.
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Pulsatilla, urine puru-
lente poco dolorose.
Sepia , senso di
peso pelvico e vescicale.
Kalium carbonicum, incontinenza
urinaria in una donna
affaticata con edemi della
palpebra superiore.
Cantharis, dolori intensi sia prima, che
durante e dopo la
minzione; possibile
l’associazione di
una pielonefrite.
Mercurius corrosivus, dolori come in
Cantharis, inoltre tenesmo
e sudorazione.
Formica rufa, indicato
dalla presenza di colibacilli.
Terebinthina, urine con sangue.
Serum d’anguille,
albuminuria che in
gravidanza può essere un segno che precede l’eclampsia.
GLI ULTIMI TRE MESI
Aumenta con il peso addomino-pelvico il
senso di affaticamento e di compressione degli organi vicini. Compaiono contratture di preparazione o di pre-travaglio
che potrebbero giovarsi di:
Cuprum metallicum, nei crampi con
inizio e fine bruschi;
Arnica montana, nei dolori contusivi;
Viburnus opulus, crampi uterini e dei
muscoli con sensazione di peso verso il
basso;
Camomilla vulgaris, dolori crampiformi
insopportabili e agitazione;
Kalium carbonicum, crampi in una
donna affaticata;
Magnesia carbonica, crampi in una
donna con spasmofilia e parestesie alle
estremità.
IL PARTO
Nei giorni che precedono il parto, deve
essere fatto un trattamento per preparare l’utero, il perineo e i tessuti pelvici
al traumatismo cui saranno sottoposti.
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Si potrà scegliere tra due o tre dei seguenti farmaci:
Arnica montana, rimedio dei traumi
per l’azione riparativa sulle pareti dei vasi
ematici;
Bellis perennis, medicamento di
traumatismo mammario, vertebrale e
pelvico;
Kalium carbonicum, se la donna è affaticata e inquieta;
Sepia officinalis o Helonia dioica, pesantezza e senso di ptosi. Preferire il secondo se vi è una vera ossessione centrata sull’utero gravido;
Phosphorus, se c’è tendenza al sanguinamento;
Gelsemium sempervirens o Actaea racemosa, se presenti rispettivamente inibizione o eccitazione.
Durante il parto, per agevolarlo sono sufficienti cinque medicamenti:
Arnica montana, poiché il trauma si verifica sempre;
Actaea racemosa, nel travaglio disordinato, irregolare, in un clima di agitazione;
Caulophyllum thalictroides, simile ad
Actaea racemosa, per la sua attività
estrogenica è utile sia nella rigidità del
collo, sia nell’atonia del corpo uterino;
Kalium carbonicum, nel parto in cui
predomina la sofferenza lombare;
Secale cornutum, in caso di emorragia
di sangue scuro che si verifica nel travaglio e nel parto;
Camomilla vulgaris, agitazione estrema
e dolori definiti intollerabili;
Coffea cruda, il dolore è forte ma non
impedisce l’agitazione, soprattutto verbale, e una certa euforia;
Gelsemium sempervirens quando la
paura rischia di bloccare il travaglio.
Dopo il parto, si consigliano due o tre rimedi somministrati in successione,
scelti a seconda del quadro clinico e
con frequenza adattata all’importanza
dei sintomi:
Arnica montana, per la cura dei traumatismi subiti;
Staphysagria, farmaco delle ferite da
taglio, è indicato dopo l’episiotomia o dopo tagli spontanei o suture;
Podophyllum peltatum, indicato nel
prolasso dopo il parto;
Chelidonium majus, farmaco del fegato e della sonnolenza, indicato nelle sequele dell’anestesia;
China rubra, Ferrum metallicum e
Phosphorus, nelle perdite di sangue e
nelle anemie;
Alestris farinosa, China rubra, Sepia officinalis, trio complementare nelle donne
anemizzate e affaticate.
IL POST PARTO
Sintomi mammari:
Bryonia alba, seni tesi ma omogenei.
La tensione migliora con la contenzione
stretta;
Phytolacca decandra, consistenza nodulare eterogenea.
Uno studio su 71 casi ha dimostrato la
validità clinica della terapia con Bryonia
9 CH e Apis mellifica 9 CH nel trattamento del dolore da montata lattea.
Minaccia di mastite:
Belladonna, seni caldi e tesi con senso
di pulsazione;
Pyrogenium, azione preventiva nella
minaccia di suppurazione.
Durante l’allattamento, per prevenire e
curare ragadi e infezioni del capezzolo e
ascessi, Castor equi 4 CH in granuli due
volte al giorno e pomata in TM al 10 per
cento in vaselina per applicazioni locali.
Per aumentare la montata lattea sono
consigliati Ricinus communis e Urtica
urens 6 DH da completare con Calcarea
carbonica 5 CH. Quest’ultima, dalla 9
alla 30 CH, inibisce la secrezione.
Lac caninum 9 CH o 15 CH è indicato in
caso di eccesso di produzione lattea.
La difficoltà a sopportare il nuovo ruolo
familiare e la paura per l’avvenire, possono condurre a uno stato di depressione post partum.
Anche in questo caso, l’omeopatia fornisce un aiuto laddove sono controindicati i farmaci di sintesi, tossici per il
neonato in fase di allattamento:
Actaea racemosa, afflusso incontrollato di idee negative. Si alternano eccitazione e depressione;
Sepia officinalis, idee tristi e difficoltà
ad agire che si manifestano con scarso
interesse per il neonato;
Kalium bromatum, depressione giustificata da un affaticamento vero;
Ignatia amara, Gelsemium sempervirens, Arsenicum album, paura di essere
incompetenti e paura per il futuro;
Ignatia amara, Natrum muriaticum,
paura senza ragione apparente.