è tempo di skialp
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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB - Bologna. Quota di abbonamento della pubblicazione euro 1,00 corrisposta dai destinatari con il rinnovo all’Associazione per l’anno in corso. SulMonte CAI - SEZIONE “MARIO FANTIN” BOLOGNA NOTIZIARIO AI SOCI n° 1/2016 È TEMPO DI SKIALP CONTATTO VERTICALE la prima giornata di arrampicata per non vedenti A DUE RUOTE SULL’ALTA VIA In 16 tappe il tracciato che inaugura il 10 settembre SUL MONTE Notiziario ai soci n. 1/2016 Club Alpino Italiano Sez. Mario Fantin, Bologna Direttore Responsabile Luca Calzolari In redazione via Stalingrado 105 tel. 051 234856 Ezio Albertazzi Marino Capelli Elisabetta Dell’Olio Marta Fin Stefano Chiorri Gabriele Rosa Barbara Stacciari Giorgio Trotter Elena Vincenzi Progetto grafico e impaginazione Clara Cassanelli Barbara Stacciari Elena Vincenzi Foto di copertina: Paolo Selleri Per articoli, foto, segnalazioni: [email protected] Stampa Litografia SAB Via S. Vitale, 20/c - Budrio (BO) [email protected] Tel. 051 692 0652 Registrazione c/o Tribunale di Bologna n° 4227 del 1972 COMUNICAZIONI AI SOCI Chiarimento relativo all’articolo “In Palestina con Assopace”comparso su questo Notiziario Cari soci, esprimiamo alcune valutazioni sull’articolo “IN PALESTINA CON ASSOPACE: UN PAESE MERAVIGLIOSO E MARTORIATO” comparso sul n° 3/2015 del nostro notiziario SUL MONTE. Il notiziario sezionale ha il compito di illustrare le attività della Sezione e in generale di questioni inerenti la montagna in senso lato, anche se tal volta è accaduto che si sia occupato di tematiche più ampie. La redazione opera in autonomia con piena fiducia del Direttore Responsabile, del Consiglio Direttivo e del Presidente. In questo quadro è accaduto che una valutazione frettolosa abbia portato alla pubblicazione del resoconto del viaggio fatto nei Territori Palestinesi Occupati. L’articolo esprime posizioni personali che non avrebbero dovuto trovare spazio nel notiziario di una Associazione che ai sensi del proprio statuto si definisce Apartitica e Aconfessionale. Certamente ognuno ha diritto ad esprimere le proprie idee, ma ciò deve avvenire nei luoghi deputati. Ci scusiamo pertanto con i soci, in particolare con coloro che si sono sentiti direttamente toccati dai contenuti dell’articolo. Il Consiglio Direttivo ed il Presidente Mario Romiti APPUNTAMENTO AL LUMIéRE Il 28 aprile si apre la quarta edizione della rassegna di cinema e cultura di montagna Le Vie dei Monti. Info www.leviedeimonti.it CLUB ALPINO ITALIANO Sezione Mario Fantin - Bologna Via Stalingrado, 105 tel/fax: 051 234856 e-mail: [email protected] www.caibo.it Segreteria tel/fax: 051 234856 Martedì ore 9-13 Mercoledì, Giovedì, Venerdì ore 16-19 5 per mille Chiuso in redazione il 15/3/2016 Nella tua Dichiarazione dei Redditi scegli di destinare il tuo 5x1000 alla nostra Associazione. Sotto la firma, nello spazio “codice fiscale del beneficiario” inserisci: Codice fiscale: 80071110375 La quota della tua imposta sul reddito contribuirà alle azioni del CAI di Bologna per la tutela della montagna, la sicurezza dei suoi frequentatori attraverso una formazione di alta qualità e la manutenzione dei percorsi escursionistici e dei rifugi. PUNTI RINNOVO TESSERA ANNUALE 2 Note dall’Assemblea Regionale dei Delegati Care socie e cari soci, sabato 9 aprile 2016 a Reggio Emilia si è svolta l’Assemblea Regionale dei Delegati (ARD) - alla presenza del Vicepresidente Generale Erminio Quartiani - in cui all’O.d.G. figuravano fra l’altro le votazioni per l’elezione del Presidente regionale del CAI Emilia-Romagna, per il rinnovo delle cariche del CAI Emilia Romagna e per il pronunciamento di appoggio dei due candidati presentati alla carica di Presidente Generale del CAI. Come Presidente Regionale è stato confermato Vinicio Ruggeri (nostro ex Presidente di Sezione) che con 30 voti ha superato la candidata Imara Nicetta Castaldi di Rimini che ha ottenuto 19 voti. Al Comitato Direttivo Regionale, della Sezione di Bologna, sono stati eletti Valerio Marani e Roberta Marchi, mentre Giancarlo Caravita e Antonella Monti sono diventati membri del Collegio dei Revisori dei Conti. I due candidati alla Presidenza Generale - Vincenzo Torti e Paolo Valoti - hanno poi illustrato i loro programmi per il futuro del CAI nel cui ambito dovrà essere dibattuto il tema del 100° congresso che si è svolto a Firenze nell’autunno del 2015 “Semplificazione Strutturale, Gestionale, Amministrativa e Burocratica”. Cosa vuole significare? Il mio dubbio è quello che, invece di decentrare alle Sezioni dei compiti precisi per portare avanti bene l’organizzazione locale, si voglia “ingessare” sempre di più a livello centrale con regole, regolamenti e chi più ne ha più ne metta!!! I soci CAI al 31/12/2015 (esclusi CAAI, AGAI e CNAS) erano circa 305.000. Quelli appartenenti alle regioni alpine (da est a ovest) erano circa 250.000 (82 %). Emilia Romagna e Toscana insieme erano, alla stessa data, circa 28.000 (9 %) e in egual misura il restante territorio dell’Italia, comprese le isole. Questi dati dicono e ci fanno comprendere che, se non c’è una certa autonomia sezionale, il CAI, al di sotto del Po, avrà vita molto dura per mancanza di un numero adeguato di soci. Se si tiene conto che l’89 % dei soci sono esclusivamente dei fruitori, mentre solo l’11 % è attivo, un appesantimento degli oneri, come vorrebbero a livello Centrale, determinerebbe disaffezione e incremento delle defezioni. Regioni come la Lombardia con i suoi 85.000 soci avranno sempre facilità a reperire istruttori in grado di adempiere ad ogni richiesta centrale, mentre qui a Bologna la stessa cosa non è possibile anche se la nostra Sezione con i suoi 2166 soci, a fine ‘15, è la più grande dell’Emilia Romagna. Per poter avere un CAI attivo per corsi, gite, sistemazione sentieri, attività sociali ecc. con un futuro anche in Regioni come la nostra, occorre avere un’autonomia che potrebbe essere minacciata da alcuni orientamenti: chi presta la sua attività nelle iniziative sezionali lo fa con spirito di vero volontario, in quanto non è assolutamente retribuito. A questi soci per l’impegno e il tempo messo a disposizione del nostro sodalizio si deve dire GRAZIE!! Per dovere di cronaca l’Emilia Romagna si è pronunciata per la Presidenza Generale preferendo il candidato Vincenzo Torti (30 voti) rispetto a Paolo Valoti (19 voti). Il Presidente Mario Romiti (Gneo) IN QUESTO NUMERO 5 Protagonisti SCIALPINISMO CHE PASSIONE 12 Marino Capelli 10 SCIALPINISMO ALLE ISOLE SVALBARD Paolo Selleri Arrampicata UNA GIORNATA PARTICOLARE 18 Roberto e Nadia 16 Check up montagna IL CENTRO STUDI MATERIALI E TECNICHE DEL CAI Ciclocai L’ALTA VIA DEI PARCHI ANCHE IN MOUNTAIN BIKE Alberto Monzali 20 a cura di Elisabetta Dell’Olio Incontri HERVE’ BARMASSE A BOLOGNA Elisabetta Dell’Olio 21 Cai giovanile I FOLLETTI DELLA MONTAGNA Marco Valentini, Federica Tinti passo dopo l’altro 23 Un TALENTI Marco Tamarri 3 CORSI 2016 CORSO DI ARRAMPICATA LIBERA 2016 - PERFEZIONAMENTO Rivolto ad arrampicatori “progrediti”, cioè con capacità minima arrampicatoria da capocordata su monotiri o che abbiano frequentato almeno un corso base. Sono previste 7 lezioni teoriche e 8 giornate di uscite pratiche. Numero di allievi: minimo 10, massimo 18; Periodo: dal 10 settembre a fine ottobre Direttore del Corso: INAL IA Roberto Bertozzi Roberto Per informazioni: segreteria CAI BO 051234856 – Roberto 3482519439 Giuseppe Pompili in vetta al K2 nel 2014? Non ci sono certezze Le conclusioni della commissione incaricata di fare luce sulla salita al K2 dell’alpinista bolognese Nel nostro notiziario “Sul Monte” n°3/2014, l’alpinista bolognese Giuseppe Pompili ha descritto la sua salita del 26 luglio 2014 in vetta al K2 (8611 mt). Nel dicembre dello stesso anno, in commemorazione dell’impresa alpinistica, la nostra Sezione gli ha dedicato una serata d’onore. In quella occasione però un altro alpinista - Panagiotis Athanasiadis (Panos) - reduce da un tentativo di conquista della medesima difficile vetta, si levava tra il numeroso pubblico presente e lo accusava apertamente di non aver raggiunto la cima. Un’accusa grave! Pertanto, per fare chiarezza e dare una risposta sia al numeroso pubblico presente alla serata, sia ai cittadini e ai soci che, venuti a conoscenza del fatto, chiedevano una spiegazione, la Sezione si è sentita in dovere di approfondire la questione. Partendo da questi presupposti il Consiglio Direttivo decideva nel marzo del 2015 di affidare un’indagine di approfondimento ad una commissione composta da tre persone, aventi assoluta competenza e autorevolezza sull’argomento, con lo scopo di approfondire gli avvenimenti: Luca Calzolari (Direttore Responsabile del mensile Montagne 360°, membro del Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico, oltre ad altri incarichi), Lorella Franceschini (Istruttore Nazionale di Alpinismo, componente del Consiglio Centrale, oltre ad altri incarichi), Claudio Melchiorri (Istruttore Nazionale di Alpinismo, Membro della Scuola Centrale di Alpinismo, Alpinista himalayano, oltre ad altri incarichi). La commissione, che il Consiglio Direttivo ringrazia per la grande competenza e disponibilità dimostrata, raccogliendo un’ampia documentazione e facendo il confronto e l’incrocio delle diverse dichiarazioni e testimonianze di alpinisti presenti sia in vetta al K2 che al Campo Base, dopo un lungo e paziente lavoro, ha redatto una corposa relazione che riporta le interviste effettuate, descrive i fatti accertati e si conclude con le “Considerazioni finali” che di seguito riportiamo. la decisione sia stata sbagliata: la quota, la stanchezza, la consapevolezza dei propri limiti e dei propri obiettivi e mille altri fattori personali ed oggettivi fanno sì che questo tipo di decisione in montagna sia sempre “giusta” e nessuno può pretendere di farsi giudice in tali circostanze. D’altra parte, dal punto di vista “alpinistico”, la questione non è così. La vetta è la cima della montagna e la si raggiunge quando non c’è più niente “sopra” (ad eccezione di poche vette himalayane che sono “rispettate” alpinisticamente per motivi religiosi). La salita termina sulla vetta e non in un punto al di sotto, se pur di pochi metri. E’ capitato che alpinisti abbiano dovuto rinunciare ad un’importante vetta anche a distanza di poche decine di metri e lo abbiano ammesso, magari ritentando la salita in seguito per poterla concludere. In conclusione, a meno che Giuseppe Pompili davvero non produca foto o testimonianze indiscutibili, finora non mostrate, riteniamo improbabile che lui sia arrivato in vetta al K2 il giorno 26 luglio 2014. Considerazioni finali È difficile, se non impossibile, stabilire con assoluta certezza se Giuseppe Pompili abbia o no raggiunto la cima del K2 il 26 luglio 2014. Lui non ha portato prove o testimonianze indiscutibili sulla base delle quali è possibile affermare con sicurezza che lui ha raggiunto la vetta. D’altra parte, dai dati raccolti, pare molto improbabile che lo abbia fatto, anche se escluderlo con assoluta certezza è difficile. In ogni caso, sentite le testimonianze e verificati gli orari di salita e discesa di chi è stato in vetta, l’ipotesi di gran lunga più ragionevole è che lui, una volta superate tutte le difficoltà tecniche della salita e giunto ad una quota molto probabilmente superiore agli 8.550 m, abbia sentito come priorità quella del ritorno, considerato appunto che da lì in poi la salita non presentava più alcuna difficoltà di rilievo. Da un punto di vista umano, considerando l’indubbia stanchezza e le difficoltà della discesa (molte delle morti del K2 avvengono appunto in discesa dalla vetta al C4) questa decisione, se vera, sarebbe molto comprensibile: poche decine di metri di dislivello (3040 m, forse meno) senza elevate difficoltà tecniche potrebbero far ritenere a molti che la vetta sia in effetti “raggiunta”. Risulta anche difficile potere affermare che Bologna 12 ottobre 2015 Luca Calzolari, Lorella Franceschini, Claudio Melchiorri 4 Scialpinismo, che passione ne parlano Mercatelli, Malusardi, Selleri a cura di Marino Capelli Ho frequentato il corso di scialpinismo (ora SA1) nell’oramai lontano 1983 quando gli scialpinisti avevano da poco dismesso i pantaloni alla zuava e gli attacchi - i vecchi Marker - non consentivano al tallone di sollevarsi per più di 45° mentre ad ogni piede si aveva un peso di circa 4 kg (ora con materiali leggeri da Skitouring siamo sul 1.5 kg). Era un ambiente fatto di pochi appassionati che praticavano una disciplina avventurosa ed élitaria. Il numero dei frequentatori negli ultimi anni è cresciuto fortemente nel nostro Paese e di riflesso anche nella nostra città: lo scialpinismo è peraltro uno dei pochi settori di attività in cui la nostra sezione non ha “concorrenti” non essendovi a Bologna altre organizzazioni che se ne occupano. Per fare il punto della situazione delle attività scialpinistiche della Sezione ho cominciato col parlarne con Gianluca Mercatelli, coordinatore del Gruppo scialpinismo. Dai suoi suggerimenti sono nate le interviste a Paolo Selleri e ad Alberto Malusardi. Lo stesso Selleri e Serena Realdi hanno poi offerto un loro contributo specifico. Gianluca Mercatelli, coordinatore del Gruppo scialpinismo La predisposizione del programma gite è una delle attività di maggior adesione allo spirito CAI in quanto permette a chi ha appena svolto un corso, di cominciare a mettere in pratica quanto imparato. Sì, e poi chi esce da un corso non è lasciato solo, ma ha la possibilità di progredire e crescere all’interno del Gruppo. Penso che questo sia l’aspetto principale delle gite, oltre ovviamente al divertimento, all’integrazione e alla condivisione di una stessa passione. Proprio per questo, al termine di ogni corso SA1, coinvolgo i nuovi partecipanti inserendoli nella mailing list del gruppo e/o gruppi whatsApp Frequentando la sezione, attraverso le email, attraverso whatsApp ecc... ci si conosce e ci si organizza per “pellate” in Appennino o sulle Alpi. Sono molti gli scialpinisti che al termine della stagione continuano a Gianluca, come si entra nel Gruppo scialpinismo? E’ indispensabile aver frequentato il corso SA1? “Per entrare nel Gruppo scialpinismo bisogna essere iscritti al CAI e aver svolto un corso SA1. Per i soci che praticano scialpinismo senza aver mai fatto corsi presso il CAI, perché sono autodidatti o hanno fatto corsi con guide alpine ecc..., l’ingresso al Gruppo è consentito previa una valutazione da parte degli istruttori. Io, come coordinatore del gruppo, oltre a collaborare con la segreteria e con il Presidente e a partecipare alle Conferenze di Organizzazione, mi occupo del programma gite cercando di coinvolgere “vecchi e nuovi” accompagnatori per fornire una proposta sempre più ampia e varia che possa far partecipare più soci possibile. 5 frequentarsi in montagna, con la bici, arrampicando, facendo trekking...”. Come supporta la nostra Sezione il Gruppo scialpinismo? La Sezione supporta il Gruppo principalmente per ciò che riguarda aspetti assicurativi e organizzativi. Per la Scuola di scialpinismo il supporto riguarda sopratutto organizzazione, utilizzo di materiali, corsi di aggiornamenti e rimborsi agli istruttori”. Andiamo indietro nel tempo. Come sei arrivato allo scialpinismo? Ci sono arrivato al termine di un percorso di conoscenza e frequentazione della montagna e del CAI. Dopo aver fatto il corso di alpinismo, arrampicata e ghiaccio, ho “concluso” con lo scialpinismo, cercando di crearmi una visione a 360 gradi della montagna. Proprio per questo credo che il rapporto con gli altri Gruppi sia importante, utile e necessario. Come coordinatore sto attivamente cercando di rafforzare tali rapporti con iniziative che possano coinvolgere tutti, soci e istruttori che praticano “modi differenti” di andare in montagna, ritenendo si tratti di un enorme potenziale di conoscenze e capacità di cui il CAI dispone e che non deve essere sprecato. Alberto Malusardi, direttore del corso SA1 non ce ne sono, tranne le attività organizzate dalle Guide Alpine. Quando hai iniziato a praticare lo scialpinismo? A quei tempi c’era già al CAI un gruppo dedicato? Hai iniziato ad andare in montagna attraverso lo sci? Ho iniziato a praticare lo scialpinismo alla fine degli anni ‘60 e sono diventato istruttore di scialpinismo nel 1980. Fin da giovane, amando la natura, ho cominciato a praticare la speleologia nell’ambito dell’Unione speleologica bolognese (Usb) divenendo anche soccorritore speleologico. A partire da queste esperienze nel mondo della speleologia il passo per abbracciare l’arrampicata in montagna è stato breve. Ho sempre sciato rivolgendo il mio interesse inizialmente verso lo sci fuoripista e poi verso lo scialpinismo che ho iniziato da autodidatta. A Bologna negli anni ‘70 era attivo anche il gruppo UISP, col quale inizialmente ho collaborato. Poi vi è stato un periodo di sinergia CAI-UISP tanto che i corsi di scialpinismo ( ora SA1,SA2, SA3, ndr ) erano organizzati congiuntamente fra le due organizzazioni. Successivamente UISP ha abbandonato i corsi di scialpinismo per dedicarsi esclusivamente allo sci. I corsi di scialpinismo oggi a Bologna sono organizzati solo dal CAI. Adesso, oltre impegnarti nella didattica come direttore del corso base di sci alpinismo, organizzi anche viaggi per la pratica dello scialpinismo in altri Paesi europei o extra europei? Sono da tempo coordinatore di “Avventure nel Mondo”, per cui oltre a viaggiare e fare trekking in molte parti del mondo (Himalaya, Patagonia, etc) organizzo oramai da molti anni delle settimane di scialpinismo sui fiordi norvegesi oltre il Circolo polare artico. Quanti sono secondo te i praticanti dello scialpinismo a Bologna ? Il Gruppo scialpinistico CAI, che più o meno regolarmente frequenta le gite sezionali, è composto da circa 200 persone; se dovessi azzardare una stima da conoscitore del settore direi che a Bologna vi saranno in tutto circa 500 praticanti più o meno occasionali dello scialpinismo. Hai fatto anche sci ripido ? …e comunque quali sono le discese più impegnative che hai fatto nella tua lunga carriera di scialpinista? Come ti ho detto la mia passione per lo scialpinismo nasce anche dalla pratica dello sci fuoripista: per assecondare questa mia passione ho frequentato anche uno stage di sci ripido con gli antesignani italiani del settore come Stefano De Benedetti e Marco Barmasse ( il padre di Hervé, ndr). Come scialpinista ho Quando hai cominciato al CAI c’era già qualcuno che faceva scialpinismo? A Bologna, oltre al CAI, ci sono organizzazioni che hanno gruppi di scialpinismo o che fanno didattica ? Sì, quando ho iniziato c’era tutto il gruppo “Farina” composto oltre che Stefano Farina anche da Angelo Galli, Orfeo Gatti, Paolo Zocca, Gianfranco Migliasso ed altri. Per quanto riguarda altre organizzazioni, no, 6 Come sei riuscito a coniugare famiglia/figli/lavoro/ amici con questa pratica ? i tuoi figli vanno anche loro con le pelli? In effetti non è sempre stato facile, e quando i miei due figli erano piccoli ho dovuto ridurre di molto l’attività; in famiglia i contrasti non sono stati pochi, tanto che questa mia passione è stata una delle cause della separazione. Adesso entrambi i figli sono grandi e sono buoni scialpinisti, ma il più grande è un agonista di MTB e ha in testa quasi solo la bici, mentre il più piccolo punta a diventare pilota di elicotteri... fatto tutte le grandi classiche OSA come ad esempio la Tofana di Rozes, il Mont Dolent, il Bernina, il Popera, ... ma raramente sono sceso da pendii dove la caduta comportava gravi rischi per la mia incolumità. I tuoi libri-guida sono stai per anni un riferimento per tutti gli scialpinisti dell’arco alpino: com’è nata l’idea di questa guida e quanto tempo ci hai lavorato ? Com’è stata la collaborazione con Gionco ? Negli anni ‘80 ero redattore della Rivista della Montagna per la quale ho scritto alcuni articoli e ho seguito la rubrica dei test delle novità nei materiali da scialpinismo. In quel periodo esistevano libri con raccolte di gite nelle Occidentali e Centrali, ma non c’era nulla sulle Alpi Centro-Orientali. C’era tutto un mondo da scoprire per un universo di praticanti lo scialpinismo in Italia, che negli anni a seguire, si sarebbe inevitabilmente fortemente sviluppato. Feci la proposta al Consiglio di Amministrazione che l’accolse con entusiasmo. Attraverso amici di Bolzano entrai in contatto con Franco Gionco che accettò di collaborare con me per percorrere e fotografare tutti gli itinerari: il primo volume Dallo Stelvio a S.Candido uscì a fine 1983, mentre il secondo Dall’Engadina ai Tauri uscì nel 1987. Seguirono molti anni di serate nelle varie sedi CAI del Centro-Nord per la promozione dei volumi. Qual è il tuo giudizio in merito al cambiamento dei materiali da quando hai cominciato?...e le nuove tecnologie in termini di sicurezza come nuove prestazioni degli ARTVA. Uso del GPS? Il web? Credo che oggi non ci sia più un “solo” scialpinismo, ma che ve ne siano almeno tre: le gare, lo scialpinismo classico anche di randonné, e il fuoripista cui si accede magari attraverso brevi tratti in salita con le pelli. A questi tre tipi di scialpinismo che sono stati generati dalla crescita della passione per la montagna invernale corrispondono ora diversi tipi di attrezzatura sia per sci e attacchi che per scarponi. Anche le attrezzature per la sicurezza sono state molto migliorate. Gli ARVA digitali a tre antenne sono molto più efficienti dei vecchi analogici, ma credo che con una maggiore ricerca si potrebbero immettere sul mercato nuovi modelli in grado di gestire più semplicemente la ricerca di più sepolti in valanga. Per quanto riguarda poi la conoscenza sulle condizioni delle gite, il web, se da un lato offre la possibilità di avere notizie quasi in tempo reale sulla percorribilità degli itinerari vedi ad esempio Over the top, ove posto i miei con il nick name Malus -, dall’altro ha reso le relazioni di salita immediatamente disponibili rendendo meno necessario l’ acquisto di volumi-antologia di itinerari. Tu pratichi lo scialpinismo da circa 40 anni: adesso quante gite fai all’anno ? quanti km avrai salito fino ad oggi con gli sci ai piedi? Non ho dati precisi, ma ti posso dire che quando ero libero da particolari impegni famigliari facevo (e faccio) anche 40 gite all’anno e che ho percorso più di un migliaio di itinerari scialpinistici: difatti ora purtroppo comincio a trovare difficile individuare un itinerario che non abbia già percorso almeno una volta, il chè mi dispiace avendo sempre amato principalmente uno sci alpinismo di ricerca. 7 Paolo Selleri, vicedirettore della Scuola di alpinismo, scialpinismo e arrampicata libera, responsabile dello scialpinismo Quante sono le donne che frequentano i corsi e come è cresciuta “l’altra metà del cielo” nella pratica scialpinistica? Quanti sono gli istruttori ? Ci sono istruttori donne ? In questi anni la partecipazione femminile è cresciuta tantissimo e spesso rappresenta la metà dei partecipanti ai corsi. Stiamo cercando di ringiovanire il corpo istruttori con nuovi inserimenti anche dal settore femminile e puntiamo molto ad avere a breve nuovi istruttori e istruttrici “titolati”. Attualmente gli istruttori sono circa 30, di cui una dozzina di aspiranti. Certo fare gli istruttori, anche se gratificante sul piano personale, è sempre più un impegno complesso sia a causa del progressivo innalzamento del livello di preparazione che viene richiesto dai piani didattici del CAI, sia a causa dell’aumento delle responsabilità nell’accompagnamento, e comunque in totale assenza di remunerazione: in queste condizioni mantenere un gruppo coeso, giovane e motivato è tutt’altro che facile. Quando hai iniziato a praticare lo scialpinismo? A quei tempi c’era già al CAI un gruppo ad esso dedicato? Hai iniziato ad andare in montagna attraverso lo sci o hai cominciato prima con l’alpinismo estivo ? Il mio avviamento allo scialpinismo, stanco della ripetitività dello sci in pista, è avvenuto nel 1997 frequentando il corso SA1. In quell’anno il CAI era il solo organizzatore di corsi di avvicinamento allo scialpinismo. Ed è stato attraverso questo che ho definitivamente “abbracciato” la montagna praticando anche alpinismo ed escursionismo. Il mio obiettivo nello scialpinismo è il divertimento e l’esplorazione, un modo diverso di andare in montagna sulla neve. In poche parole: la massima espressione di libertà che si può avere essendo possibile percorrere la montagna senza i vincoli imposti dal terreno come avviene in estate… Qual è la struttura dei corsi della nostra sezione? Quali sono le differenze fra i tre tipi di corso? Ogni anno viene organizzato il corso “base” denominato SA1, necessario per un primo approccio, dedicato ai principianti ed aperto anche ai praticanti dello snowboard. Ogni due anni si aggiunge anche il corso SA2, potremmo definirlo un corso di perfezionamento in cui vengono sviluppate maggiormente nivologia, progressione su ghiacciaio e capacità di percorrere in sicurezza itinerari con finali alpinistici. SA3 è invece un corso che viene organizzato solo quando fra i frequentatori dei primi due corsi vi sono praticanti interessati a diventare istruttori sezionali. Chi frequenta SA3 può poi, se lo desidera, diventare istruttore “titolato” superando un esame a livello interregionale Emilia-Romagna/Toscana. Potrei cercare anche di schematizzarti gli obbiettivi dei corsi come segue: con l’SA1 si diventa autonomi nell’ambito delle uscite di gruppo, mentre con SA2 si cerca di diventare autonomi per organizzare proprie uscite. Il corso SA2 inoltre impegna maggiormente la Scuola in quanto è necessario un basso rapporto istruttori/allievi. Lo scialpinismo è una pratica impegnativa, come sei riuscito a coniugare famiglia/figli/lavoro/amici con questa pratica ? i tuoi figli vanno anche loro con le pelli ? Debbo ammettere che non è affatto facile, anche perché noi bolognesi dobbiamo sobbarcarci impegnative trasferte sulle Alpi: in una parola “gli incastri” scialpinismo-famiglia-lavoro sono veramente difficili, ma la passione consente di trovare sempre qualche compromesso. L’aumento del numero degli istruttori e, al tempo stesso, il suo ringiovanimento va appunto in questa direzione: lavorare tutti lavorando meno in modo da rendere gli “incastri” più praticabili per tutti. La mia bimba è ancora “piccola” per lo scialpinismo, vedremo…… Ho frequentato il corso SA1, l’unico esistente in quel periodo, nel 1983 e ricordo che la diversa abilità di sciata fuori pista influenzava fortemente l’attività didattica: oggi come risolvete questo problema delle diversa capacità degli allievi nella sciata fuori pista in uno stesso gruppo? Si richiede ai partecipanti di avere un buon livello di tecnica di sciata in pista.. Il Gruppo scialpinismo della Sezione organizza comunque ogni anno un perfezionamento delle tecniche fuoripista al Tonale con guide e maestri di sci. Nei corsi cerchiamo di risolvere questa problematica svolgendo alcuni test e raggruppando gli allievi in sottogruppi omogenei anche per capacità di sciata fuoripista. Quanti sono in media gli allievi per anno dei corsi? Qual è l’estrazione sociale e l’età media degli allievi? Si avvicinano allo scialpinismo avendo fatto altre esperienze di montagna o perché stanchi dello sci in pista? Per il corso base SA1 sono circa 35 i preiscritti in questa stagione, mentre per SA2 – il prossimo si farà nel 2017 lo scorso anno abbiamo avuto 12 allievi. Oggi a Bologna il livello di studi dei frequentatori dei corsi è medio-alto, moltissimi i laureati, con una incidenza superiore alla media nazionale, la maggior parte dei quali si avvicina allo scialpinismo dalla pista, a dimostrazione anche di una buona disponibilità economica di base visti i costi non indifferenti della pratica dello sci in pista. Debbo però ammettere che quelli che dimostrano nel tempo più assiduità nella pratica dopo i corsi sono quelli che arrivano dalla pratica della montagna. Quasi una metà arriva ai corsi possedendo già una propria attrezzatura. Per chiudere, quali sono gli episodi che ricordi più volentieri ? Uno su tutti: la prima volta che ho provato la sensazione di galleggiare nella deep powder canadese. Non solo, anche la discesa dei “Bregoli” ( da S.Luca al Talon, ndr) nell’anno della grande neve a Bologna, e poi la continua caccia alla “polvere” dovunque la si trovi: in Norvegia, in Giappone, nei Balcani e alle Svalbard 8 Lo snowboard alpinismo: point of view Caboose è il sostantivo che meglio si presta, secondo me, a spiegare la bizzarra posizione dello snowboard alpinista rispetto allo scialpinista. Caboose è il nome tecnico di un vagone ferroviario di servizio, tipicamente americano, dotato di una cupola per la sorveglianza del treno, normalmente agganciato in coda ai convogli merci. In salita, lo snowboard alpinista è come un caboose. Con quelle grosse ciaspole rovina le tracce agli scialpinisti, con quella lunga tavola sullo zaino non permette la visuale a chi è dietro di lui! Perciò è destinato ad essere un caboose, a stare dietro a tutti gli altri. E a me piace moltissimo! Nella fase della discesa si surfa sulla neve fresca e si schizza come una freccia facendo proprie le immacolate discese innevate! Gli scialpinisti storgono un po’ il naso di fronte alle nostre surfate, non proprio elegantissime. Il caboose è dietro a tutti in salita, ma ha una visione completa e si prende il suo tempo. É forte, determinato e, diciamocelo, a volte fa il doppio del dislivello, quando la neve affonda trenta centimetri sotto le ciaspole! A differenza dello scialpinista, può affrontare delle salite molto ripide senza dover zigzagare e non ha bisogno di utilizzare i rampant, che magari rischiano pure di scivolare a valle! Come lo scialpinista ama e rispetta la montagna, gode della sua bellezza e della sua maestosità. Ho conosciuto questa disciplina nel 2013, frequentando i corsi di scialpinismo presso il CAI di Bologna. Mi sono avvicinata a questo mondo per rispondere al desiderio di mettermi alla prova e di migliorarmi, ma ho trovato molto di più! Ho scoperto la fatica della salita e ho imparato ad amarla. Moltissimo! La difficoltà nel risalire, il rumore del respiro, la presa di coscienza del proprio corpo, dei muscoli in tensione e della concentrazione mentale hanno un effetto terapeutico. Mano a mano che si sale, ci si allontana dalla propria esistenza e la si guarda da un’altra prospettiva. Ho conosciuto persone in gamba che condividono assieme a me la passione per la montagna. C’è ancora molto da imparare e sono entusiasta di dover superare nuove sfide che la neve vorrà offrirmi, anche e soprattutto in compagnia degli scialpinisti! Serena Realdi 9 SCIALPINISMO ALLE ISOLE SVALBARD, UN’AVVENTURA AI CONFINI DELL’ARTICO di Paolo Selleri dell’Atomfjella, che si trova nell’interno ed abbastanza in quota. Siamo noi, due cani di razza groenlandese, una pulka a testa che, tra tenda combustibile, viveri e materiale vario, pesa oltre 30 kg, un fucile e qualche razzo antiorso, un gps e un telefono satellitare. Dopo dieci giorni chiameremo dando la nostra posizione e saremo recuperati di nuovo con le motoslitte. Tutt’intorno è la magia dell’Artico, la natura portata all’estremo, fatta di silenzi e aria limpida, vedute molto ampie e distanze ingannevoli, luce abbagliante, ma anche violente tempeste di neve e vento. È una forma di scialpinismo diverso da come lo si intende classicamente, la bellezza dell’esperienza sta nel vivere appieno ogni momento, che si basa sul ritorno ai bisogni primari …compreso sciareee! Già, perché si lascia una scia in luoghi spesso inviolati e si vive al ritmo di “quando fa bello si scia e quando c’è bufera ci si riposa” tanto c’è sempre luce e la neve non si trasforma, non ci sono orari, ogni tanto si mangia, ogni due o tre giorni ci si sposta tirando le pulke e montando il campo in una nuova destinazione, e da lì si riprende a salire cime e a sciare in assoluta libertà. Il mio girovagare alla ricerca di posti nuovi e ben innevati mi ha portato assieme ad alcuni buoni amici ad affrontare a maggio del 2010 un viaggio scialpinistico alle Svalbard, una avventura in sci ai confini dell’Artico. Queste isole si trovano nel punto dove è inserita l’asticella dell’asse terrestre nel mappamondo e ciò rende l’idea di quanto siano vicine al Polo Nord (meno di 1000 km). È un posto strano, una terra di nessuno amministrata dalla Norvegia, abitato da 5.000 orsi bianchi e 2.000 persone tutte nel capoluogo (ricercatori, minerari, addetti ai servizi), gente particolare che deve sopportare 3 mesi di buio totale, e freddo tutto l’anno. All’inizio di maggio queste isole diventano terreno ideale per lo scialpinismo: il sole non tramonta mai, le temperature sono accettabili anche all’interno (dove arrivano a meno venti), i fiordi ghiacciati permettono agevoli spostamenti e la neve ricopre ancora tutto, anche quelli che d’estate diverranno torrenti impetuosi (ricordate Into the Wild ?) scendendo da montagne di quasi duemila metri. Il volo da Oslo fa scalo a Tromso, poi un’altra ora di volo col mare semi ghiacciato come paesaggio e si atterra a Longyearbyen. Il giorno dopo con un viaggio di 180 km in motoslitta siamo arrivati al campo base 10 11 UNA GIORNATA PARTICOLARE La nostra Scuola ha partecipato attivamente all’evento con 4 istruttori (Roberto, Nadia, Stefano e Cristina) che hanno affiancato Nicola presso la Palestra UP Urban Climbing. Sono stati invece undici, i non vedenti o ipovedenti, che hanno partecipato all’iniziativa, alcuni avevano già avuto esperienze di arrampicata, altri ne avevano semplicemente sentito parlare e incuriositi hanno voluto provare. Ampia la gamma di età, la più piccola è Victoria, dolcissima bimba di 6 anni accompagnata da mamma e papà, poi Filmon e Camilla entrambi 20enni che sono arrivati con i mezzi pubblici, Fabio (40 anni) Marco (30 anni) sono stati accompagnati da amici così come Cristian e Assunta (30 e 40 anni, marito e moglie) e Maurizio (52 anni), Karim, Erica e Bana (teenager) sono arrivati con genitori e amici. Insieme abbiamo trascorso una giornata divertente e stimolante, tutti hanno provato ad arrampicare, prima con un semplice traverso poi su alcuni itinerari verticali con la corda ed alcuni anche in strapiombo ed il boulder. Anche i famigliari e gli amici che li accompagnavano hanno affiancato i “ragazzi” provando ad arrampicare, nessuna distinzione, tutti disposti a sfidare la forza di gravità. Camilla faceva gli onori di casa e presentava la palestra con la zona verticale e la zona boulder; non è stata certo avara di consigli ed incoraggiamenti! Questa storia inizia nell’anno 2010 quando, coinvolti dalla Fondazione Silvia Rinaldi e dal CUS Bologna, abbiamo avuto una breve esperienza di arrampicata in falesia insieme ad un gruppo di giovani ragazzi non vedenti; un progetto che allora era di frontiera ma che negli anni successivi si è sviluppato con grande successo! Infatti ora Bologna è una realtà importante nell’arrampicata per non vedenti, alcuni di quei ragazzi sono diventati atleti della Nazionale Paraclimbing e hanno conseguito il titolo di campione del mondo, campione europeo e vice campionessa europea. E sono proprio loro, i tre atleti della nazionale italiana Paraclimbing: Giulia Poggioli, Giulio Cevenini, Matteo Stefani e le loro guide Carla Galletti, Pietro Dal Prà e Federico Stella, che con l’appoggio dell’UICI (Unione italiana ciechi e ipovedenti) e ANIOMAP (Associazione Nazionale Istruttori Orientamento Mobilità Autonomia Personale) hanno organizzato la prima giornata italiana dell’arrampicata per non vedenti con il suggestivo nome di ConTatto Verticale. Domenica 21 febbraio, in dieci palestre delle città aderenti: Bologna, Bolzano, Firenze, Genova, Milano, Reggio Emilia, Roma, Torino, Treviso e Verona, tutte le persone non vedenti che lo desideravano hanno provato ad arrampicare, gratuitamente ed in totale sicurezza per tutta la giornata. 12 Per i neofiti il primo step è stato conoscere l’ambiente, per mano abbiamo percorso il perimetro della palestra, toccato le prese per sentire come sono fatte e come possono essere usate. Per gli adulti molto importante è stato familiarizzare con la catena della sicurezza e quindi con imbrago corda e sistema di assicurazione. Abbiamo visto una piccola bambina iniziare timida a toccare la parete e poi dondolarsi felice a due metri dal suolo, adulti scendere da una via e voler subito ripartire impazienti come bambini, adolescenti cercare con tenacia e poi tenete strette le prese per procedere nella ricerca di un nuovo punto d’appoggio per i piedi piccolo o grande che sia. Quando si cade improvvisamente dal boulder siamo tutti uguali, rimaniamo stesi sul materasso con la pancia in su e la bocca aperta!! Alla fine quello che resta di una giornata così speciale è la speranza di avere lasciato ad ognuno di loro il ricordo di una bella esperienza in compagnia e per alcuni la scintilla della passione per l’arrampicata e soprattutto le informazioni necessarie per alimentarla. Per noi è stato certamente così e ricorderemo a lungo la chiacchierata con Filmon. Grazie a Camilla, Victoria, Karim, Bana, Filmon, Marco, Fabio, Maurizio, Erica, Assunta e Cristian. Roberto e Nadia AL VIA LA RASSEGNA 2016 Il 28 aprile appuntamento al Lumiére per la prima serata delle Vie dei Monti 2016, in collaborazione con Cineteca di Bologna e Fondazione per lo Sport Silvia Rinaldi. Per questa prima serata vedremo Zanzara e Labbradoro – Roberto Bassi e la nascita del free climbing nella Valle del Sarca di Lia Giovanazzi Beltrami. Ospite della serata Gianni Bisson. Il 4 maggio Wu Ming 2 presenterà il suo ultimo libro, e vedremo Strada provinciale delle anime di Gianni Celati. Il 12 maggio incontro con Eloise Barbieri e il suo film Sui miei passi. viaggio nell’altro Afghanistan. www.leviedeimonti.it 13 CALENDARIO ATTIVITA’ 2016 CALENDARIO ATTIVITA’ 2016 SEZIONE C.A.I. di BOLOGNA MARIO FANTIN SEZIONE C.A.I. di BOLOGNA MARIO FANTIN LEGGENDA DELLE SIGLE DEI GRUPPI, SOTTOSEZIONE e GRUPPI TERRITORIALI LEGGENDA DELLE SIGLE DEI GRUPPI, SOTTOSEZIONE e GRUPPI TERRITORIALI A = Alpinismo AG = Alpinismo Giovanile CE =CicloEscursionismo E SA == Sci AlpinismoGiovanile NAT = =CicloEscursionismo Naturalistica A= =Escursionismo Alpinismo AG Alpinismo CE TAM= Tutela Ambiente Montano SFE = Sci- Escursionismo St = = Naturalistica Sentieristica E = Escursionismo SA = Sci Alpinismo NAT E Ambiente STS VB BO O E GT BO E EStGT=MR TAM= Tutela MontanoE GTSFE = Sci- Escursionismo Sentieristica Castiglione dei Pepoli; E STS VB Castiglione dei Pepoli; Bologna Ovest; E GT BO O Bologna Ovest; Bologna Est; Medio Reno E GT BO E E GT MR Bologna Est; Medio Reno MAGGIO 2016 Domenica 01 VRNO 2^ tappa CASTELFRANCO E. - VIGNOLA MAGGIO 2016 E Domenica 01 01 CILIEGI VRNO 2^ tappa CASTELFRANCO E. - VIGNOLA Domenica IN FIORE E GTEBO O Domenica 01 01 PRIMAVERA CILIEGI IN nella FIORE Domenica valle del CARIGIOLA E GT E STS VBBO O Domenica 01 01 DIECI PRIMAVERA nella valle del CARIGIOLA Domenica COLLI GOURMET CE E STS VB Domenica Sabato 07 01 DIECI COLLI GOURMET Domenica VALGRISANCHE – TRUC BLANC Sabato 07 Domenica CASTELLO ALLA PIEVEBLANC Domenica 08 DAL VALGRISANCHE – TRUC SA CE NAT SA Domenica DI ROCCA Domenica 08 08 MTB DAL SASSI CASTELLO ALLA MALATINA PIEVE CE NAT Domenica MONTESE: MONTEMALATINA TERMINALE Domenica 08 08 JOLA MTBeSASSI DI ROCCA E GTCE MR Domenica di MONTESE: CASTIGLIONE (Intersez. con CAI di Pescia) Domenica 08 08 Anello JOLA e MONTE TERMINALE E STS E VB GT MR a Venerdì 13 Domenica 08 Anello di CASTIGLIONE (Intersez. con CAI di Pescia) Domenica 22 SARDEGNA SUD OCCIDENTALE: MARE E MINIERE E da Venerdì 13 Sabato 14 CASCATE dell’ABBRACCIO e del ROVIGO a Domenica 22 SARDEGNA SUD OCCIDENTALE: MARE E MINIERE E GT BO E E Sabato 14 Sabato 1415 MONT CASCATE dell’ABBRACCIO e del ROVIGO Domenica DOLENT da VAL FERRET SA E GT BO E Sabato 14 14 Sabato Domenica 15 15 MTB MONT DOLENT da VAL FERRET Domenica VAL D’ORCIA CE SA da Sabato 1415 PERCORSO DEI BRENTATORI Domenica Domenica 15 MTB VAL D’ORCIA Domenica 15 ESCURSIONE TEATRALE A GORGOGNANO Domenica 15 PERCORSO DEI BRENTATORI da Venerdì 20 a Domenica15 22 MTB VIA DEGLI DEI (Intersez. con CAI GENOVA) Domenica ESCURSIONE TEATRALE A GORGOGNANO Domenica 20 VALLE di LEDRO – MONTE CARONA da Venerdì22 a Domenica 22 MTB VIA DEGLI DEI (Intersez. con CAI GENOVA) Sabato 21 MONTE AMIATA: Monte LABRO e Santa FIORA Domenica 22 VALLE di LEDRO – MONTE CARONA Sabato 28 Domenica 29 MTB ALPAGO e FORESTA del CANSIGLIO Sabato 21 MONTE AMIATA: Monte LABRO e Santa FIORA Sabato 282016 GIUGNO Domenica 29 MTB ALPAGO e FORESTA del CANSIGLIO da Giovedì 02 a AG GT BO O CE E AG GT BO O CE E E CE E STS VB E CE Domenica 05 MTB ARGENTARIO CE Giovedì 02 Domenica 05 SULLE ORME DI ALFREDO ORIANI CE da a E STS VB E STS VB CE Giovedì 02 ESCURSIONE NATURALISTICA al COVIGLIAIO NAT Giovedì 02 Alla CROCE DI GEPPE E STS VB Sabato 04 RISERVA NATURALE SALSE di NIRANO E STS VB Domenica 05 BARICELLO: MONTE ACUTO – MADONNA DELL'ACERO E Domenica 05 ALTOPIANO di ASIAGO: MONTE FIOR E GT BO O Sabato 11 NAT L'UOMO E IL BOSCO Sabato 11 Domenica 12 Monti LESSINI – Rifugio REVOLTO E GT BO E Sabato 11 Domenica 12 VALPOLICELLA CE Sabato 11 Domenica 12 ALTA VIA del MONTE BALDO E GT BO O Sabato 11 Domenica 12 Nelle TERRE degli ELFI: Anello di TREPPIO E STS VB Domenica 12 ALTA VIA del MONTE BALDO E GT BO O Sabato 11 Domenica 12 Nelle TERRE degli ELFI: Anello di TREPPIO E STS VB Domenica 12 CASENTINO (RIMBOCCHI - MONTE PENNA - LA VERNA) E Domenica 12 GROTTA DELLA SPIPPOLA AG Domenica 12 BICI+TREK CASOLA CANINA (con consulta esc.) CE Venerdì 17 VRNO 3^ tappa VIGNOLA - MONTEALBANO Sabato 18 VRNO 4^ tappa MONTEALBANO – ROCCA CORNETA Domenica 19 VRNO 5^ tappa ROCCA CORNETA-Passo d. CALANCA E E E Sabato 18 Domenica 19 PARCO del DELTA del PO AG GT MR Sabato 18 Domenica 19 MTB LAGO D’ISEO CE Sabato 18 Domenica 19 Le FIORITURE del MONTE PRADO E GT BO E Domenica 19 ANELLO DA OSPITALE AL LAGO SCAFFAIOLO E Domenica 19 I LAGHI MODENESI E Giovedì 23 Sabato 25 Rifugio MANTOVA per PUNTA GNIFETTI da a Sabato 25 MTB I GUADI DEL SILLARO A CE Domenica 26 IL CRINALE RACCONTA: VAL D'ORSIGNA E Domenica 26 MTB PIETRAMALA CE Domenica 26 LAVANDA e RADICCHIO: verso il blu della lavanda E GT MR LUGLIO 2016 Sabato 02 BALZI dell’ORA e le CASCATE del DARDAGNA Sabato 02 Domenica 03 MTB ANELLO DI FANES Giovedì 07 Domenica 10 MTB ENGADINA da a E STS VB CE CE Sabato 09 Domenica 10 OROBIE: Sentiero dei fiori al PIZZO ARERA E Sabato 16 Domenica 17 MTB+TREK BRESSANONE – PLOSE CE Sabato 16 Domenica 17 ROSENGARTEN: LARSEC E ANTERMOIA E Domenica 17 DA PORTACCIA A PORTACCIA E STS VB Sabato 23 Domenica 24 MTB+TREK PASUBIO CE Sabato 23 Domenica 24 CASTELLUCCIO – PORTA FRANCA - MONTEACUTO d. A. E STS VB Sabato 23 Domenica 24 PANEVEGGIO, PALE DI SAN MARTINO E GT BO E Sabato 23 Domenica 24 LAGAZUOI e COL DI LANA E Sabato 25 CE MTB FELLICAROLO – CAPANNA TASSONI Sabato 30 Domenica 31 Anello SELVA V.G. - PUEZ -Passo GARDENA - SELVA E MANUTENZIONE SENTIERI La Commissione Sentieri e Cartografia cura una fitta rete di percorsi escursionistici che si estende per oltre 1000 km. Per far fronte ad una così vasta estensione della rete, il CAI di Bologna si è articolato in 4 gruppi territoriali (Bo Centro, Bo Est, Bo Ovest, Medio Reno) ed una sottosezione (Alto Brasiamone), affidando a ciascuno/a di essi, secondo un proprio programma una porzione della rete di cui prendersi cura. Le uscite di Bologna centro si svolgono ogni settimana nei giorni di Martedì, Giovedì, Sabato, ed eccezionalmente di domenica, sono principalmente di mezza giornata, ma possono richiedere tutto il giorno quando si opera nelle aree più lontane della provincia. Ogni settimana la Consulta dei Sentieri dirama una informativa con orari, luoghi e mete delle uscite della settimana successiva. Per avere le informazioni sulle uscite direttamente sulla propria casella di posta elettronica inviare nome, cognome cellulare ed email a [email protected] od iscriversi alla mailing-list per ricevere le CAInews all’indirizzo [email protected] . Per fare sentieristica tutti possono dare un contributo utile basta partecipare con spirito di adattamento, buona volontà, guanti ed indumenti da lavoro, inoltre se non avete gli attrezzi ve li fornisce la sezione bolognese del CAI. Informazioni più dettagliate sul presente calendario o sulle singole uscite, potranno essere reperite presso la sede della sezione di Bologna del CAI in via Stalingrado, 105 – tel./fax 051 234856 nei giorni di apertura: martedì dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e mercoledì, giovedì, venerdì dalle ore 16.00 alle ore 19.00 oppure visitando il sito internet www.caibo.it Il Centro studi materiali e tecniche del CAI: l’impegno per la sicurezza a cura di Elisabetta Dell’Olio Con un gruppo di istruttori CAI di Bologna sono andata a visitare il CSMT, ovvero il Centro Studi Materiali e Tecniche. È stata una giornata davvero speciale che mi ha fatto conoscere questo luogo, che e’ una struttura operativa del CAI e si occupa dei problemi di sicurezza connessi all’attività alpinistica e all’arrampicata. La sua attività è complementare a quella della Commissione nazionale Scuole di alpinismo a cui fornisce informazioni su particolari aspetti tecnici della sicurezza nella progressione in montagna o in falesia. I test sui vari materiali sono effettuati presso il nuovo Laboratorio di Villafranca Padovana, mentre le prove che coinvolgono cadute di masse o di persone si eseguono alla Torre, presso il Centro sportivo Brentella. Nato a metà degli anni sessanta del secolo scorso, il centro ha come obiettivo lo studio, teorico e pratico, dei problemi legati alla sicurezza nella progressione in montagna e in parete; studia inoltre le caratteristiche di resistenza e le prestazioni delle attrezzature alpinistiche e speleologiche. Presso il centro, nel corso degli anni, sono stati svolti numerosi ed importantissimi studi relativi al all’uso dei due tipi di imbracatura, correntemente denominate “bassa” e “combinata”. Sono state effettuate prove su neve e ghiaccio Nel 1995 prima alla Torre, poi in una palestra rocciosa attrezzata al Passo Bordala presso Rovereto, è iniziato lo studio sul confronto fra l’assicurazione col freno collegato alla sosta e col freno posto sull’imbracatura, per commentare pregi e difetti dei due sistemi e il loro campo di applicazione. Nel 2008 è iniziato lo studio, tuttora in corso, sul confronto tra soste “mobili” e soste “fisse” per l’alpinismo e l’arrampicata. In collaborazione con la Scuola centrale di alpinismo e arrampicata libera sono state eseguite numerose sessioni di test (Rock Master, Arco, Torre); inoltre è stato messo a punto un modello matematico abbastanza complesso in grado di replicare qualitativamente i principali fenomeni dei vari casi considerati. Oltre al proseguimento a livello internazionale del confronto fra i metodi di assicurazione, l’attività principale è oggi, e sarà per qualche anno, lo studio del degrado delle corde con l’uso (usura). Può sembrare strano che soltanto oggi si sia giunti a studiare con priorità questo problema fondamentale per la sicurezza. La cosa si spiega con le difficoltà dell’argomento, con la complessità dell’organizzazione e dei mezzi sperimentali necessari, con l’impegno di lavoro richiesto. Per questo anche le altre Associazioni alpinistiche stanno muovendo ora i primi passi in questo campo. Durante il 1994/95 si sono compiuti notevoli 16 progressi nella costruzione dell’attrezzatura e nell’identificazione dei parametri essenziali per lo studio dell’invecchiamento delle corde (invecchiamento si fa per dire, perché una corda non si degrada per il passare del tempo, ma solo in base all’uso che se ne fa). Si è studiato nel 1997 il ruolo della camicia nella resistenza di una corda, per vedere poi se il suo degrado sia essenzialmente da imputare alla camicia. Nel corso del 1996 e 1997 corde e filati sono stati esposti a irraggiamento ultravioletto, sia per esposizione al sole che in laboratorio, poiché i raggi UV degradano il nylon più o meno a seconda della quantità e del tipo di additivi che i filamenti contengono a scopo protettivo e del tipo di colorante usato. Si stanno facendo prove di resistenza di corde usurate in montagna e in laboratorio con una macchina a tale scopo costruita. Sono stati valutati, con sessioni di prove effettuate nel periodo 1996/98, gli effetti del contenuto di acqua e del ghiaccio nel ridurre la resistenza di una corda. Sono inoltre in corso di studio casi di rotture anomale di corde, avvenute per motivi ancora sconosciuti. Citiamo infine lo studio sperimentale del comportamento delle corde su spigoli di roccia; è questa una ricerca di grande interesse perché analizza il meccanismo per cui, nella quasi totalità dei casi, avvengono poi le rotture delle corde sul terreno d’impiego. Il nostro gruppo, composto da istruttori ed aggregati, ha potuto assistere a svariate prove sulla resistenza dei materiali, come caschi, corde, imbraghi, fettucce, rinvi, attraverso l’uso di macchine sofisticatissime come la macchina a trazione lenta. Una esperienza interessantissima, che ci ha arrichito notevolmente rispetto alle nostre competenze sui materiali che usiamo tutte le volte che andiamo a scalare, perche’ la sicurezza e’ la cosa piu’ importante. Sul sito del CSMT, potrete trovare tanti video e pubblicazioni sugli studi che porta avanti il centro, e potrete scaricare le dispense sulla sicurezza dei materiali. Direi che un centro cosi’, e’ davvero fonte di orgoglio per il CAI. FONTE: www.caimateriali.org. Foto di Elisabetta Dell’Olio 17 CicloCai L’Alta Via dei Parchi anche in mountain bike L’Alta Via dei Parchi è già un percorso costituito, quindi predisporne un altro parallelo ciclabile non era l’obbiettivo della Commissione di cicloescursionismo; lo scopo principale è stato quello di privilegiare e mantenere la traccia esistente, proponendo alternative solo dove strettamente necessario e offrendo al cicloescursionista una descrizione il più oggettiva possibile vista con gli occhi delle due ruote al fine di valutarne i rischi, i pericoli ed il godimento fruibile. Per la sua natura di Alta Via, il percorso resta comunque consigliato esclusivamente a bikers con zaino da escursionismo, con un buon allenamento ed “avvezzi” al cicloescursionismo anche se, mano a mano che si procede verso est, le difficoltà diminuiscono. Pur mantenendo gli stessi posti tappa per i pernottamenti, in considerazione dei diversi “mezzi” utilizzati per il viaggio, si è passati dalle 27 tappe del percorso originale a piedi alle 16 tappe nel progetto in MTB. La cartografia di riferimento è costituita dal catasto regionale sentieri consultabile online su: http://servizimoka.regioneemilia-romagna.it/ Partirà il 10 settembre prossimo da Berceto, il percorso inaugurale dell’ “ALTA VIA DEI PARCHI IN MOUNTAIN BIKE”, accompagnati dalla sezione CAI di Parma. Le tappe accompagnate dalla sezione CAI di Bologna saranno il 16-17-18 settembre (dal Lago Scaffaiolo all’Alpe di Monghidoro). L’Alta Via dei Parchi si sviluppa da Berceto, nei pressi del Passo della Cisa, fino al Monte Carpegna nel Parco del Sasso Simone e Simoncello, lungo lo spartiacque dell’Appennino settentrionale attraversando, inoltre, due parchi nazionali, uno interregionale e cinque regionali. Un viaggio lungo 500 km, durante il quale ci si può connettere con l’Alta Via dei Monti Liguri, con la Via Francigena e la Via Romea Peregrinorum interessando quindi anche la Toscana e le Marche; mentre per la parte Emiliano - Romagnola si ricalca quasi interamente il sentiero 00 e la GEA (Grande Escursione Appenninica). Un susseguirsi di orizzonti lontani, un percorso alla scoperta di emozioni, residui di circhi glaciali, laghi immersi in praterie, foreste, rupi vulcaniche e falesie di gesso. E’ quindi naturale che tale iniziativa della Regione Emilia-Romagna abbia suscitato fin da subito un grande interesse tra i praticanti di cicloescursionismo in mountain bike (MTB), che hanno visto una alternativa “emiliana” alla già consolidata “GEA”, che corre in gran parte sul versante toscano; oltre alla considerazione che la AVP è anche uno dei pochi percorsi d’alta quota in Italia studiato per la mountain bike. Esiste da anni, infatti, un segmento di escursionismo in MTB che si dedica ai lunghi percorsi plurigiornalieri in ambiente montano, a cominciare dal Pedalitalia che, nel 2009, ha visto varie sezione CAI di tutta Italia pedalare in staffetta da Trieste a Reggio Calabria. L’Alta Via dei Parchi, nato per gli escursionisti, era - in buona parte - già transitabile in MTB ma ovviamente, data la sua natura di “alta via”, non sempre i sentieri sono ciclabili, con tratti poco agevoli e - a volte - decisamente pericolosi da fare con bici a mano o a spinta. Valutarne la ciclabilità in MTB è stato un progetto durato due anni, fatto di paziente lavoro di rilievo delle tracce compiute da soci CAI volontari delle varie sezioni dell’Emilia-Romagna e loro collaboratori, sono state ripercorse le tappe originali evidenziando le criticità ed individuando passaggi alternativi con la compilazione di schede per la posa della specifica segnaletica. Fabio Borsari Alberto Monzali 18 ALTA VIA DEI PARCHI IN MTB 10-‐25 settembre 2016 Tap 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 MTB Tappe originarie 1 BERCETO -‐ LAGO SANTO PARMENSE LAGO SANTO PARMENSE -‐ PRATO SPILLA PRATO SPILLA -‐ PASSO DEL CERRETO 2 LAGO SANTO PARMENSE -‐ PASSO DEL CERRETO PASSO DEL CERRETO -‐ PASSO PRADARENA PASSO PRADARENA -‐ LAMA LITE 3 PASSO DEL CERRETO -‐ LAMA LITE LAMA LITE -‐ SAN PELLEGRINO IN ALPE SAN PELLEGRINO IN ALPE -‐ LAGO SANTO MODENESE 4 LAMA LITE -‐ LAGO SANTO MODENESE LAGO SANTO MODENESE -‐ ABETONE 5 LAGO SANTO MODENESE -‐ ABETONE ABETONE -‐ LAGO SCAFFAIOLO 6 ABETONE -‐ LAGO SCAFFAIOLO LAGO SCAFFAIOLO -‐ RIF. MONTE CAVALLO RIF. MONTE CAVALLO -‐ PORANCETO 7 LAGO SCAFFAIOLO -‐ PORANCETO PORANCETO -‐ BOCCADIRIO BOCCADIRIO -‐ ALPE DI MONGHIDORO 8 PORANCETO -‐ ALPE DI MONGHIDORO ALPE DI MONGHIDORO -‐ LE SELVE LE SELVE -‐ TOSSIGNANO 9 ALPE DI MONGHIDORO -‐ TOSSIGNANO TOSSIGNANO -‐ CARNÈ CARNÈ -‐ MARRADI 10 TOSSIGNANO -‐ MARRADI MARRADI -‐ LAGO DI PONTE LAGO DI PONTE -‐ SAN BENEDETTO IN ALPE / EREMO TOSCHI 11 MARRADI -‐ SAN BENEDETTO IN ALPE S.BENEDETTO IN ALPE/EREMO TOSCHI-‐CASTAGNO D'ANDREA 12 SAN BENEDETTO IN ALPE-‐ CASTAGNO D'ANDREA CASTAGNO D'ANDREA -‐ CAMPIGNA CAMPIGNA -‐ CAMALDOLI 13 CASTAGNO D'ANDREA -‐ CAMALDOLI CAMALDOLI -‐ BADIA PRATAGLIA BADIA PRATAGLIA -‐ LA VERNA 14 CAMALDOLI -‐ LA VERNA LA VERNA -‐ RIFUGIO BIANCANEVE AL FUMAIOLO 15 LA VERNA -‐ RIFUGIO BIANCANEVE AL FUMAIOLO RIFUGIO BIANCANEVE AL FUMAIOLO -‐ BASCIO BASCIO -‐ EREMO MADONNA DEL FAGGIO 16 RIFUGIO BIANCANEVE AL F. -‐ EREMO MADONNA D.F. Posto tappa Rifugio CAI G. Mariotti al Lago Santo Albergo Prato Spilla Albergo Bar Ristorante Passo del Cerreto Albergo Bar Ristorante Passo del Cerreto Posto Tappa Albergo Carpe Diem Rifugio Cesare Battisti Rifugio Cesare Battisti Albergo Lunardi Rifugio Giovo Rifugio Marchetti (1) Posto tappa Ostello Bucaneve Posto tappa Ostello Bucaneve Rifugio Duca degli Abruzzi Rifugio Duca degli Abruzzi Posto Tappa Rifugio Monte Cavallo Ristorante Foresteria Porancè Ristorante Foresteria Porancè Locanda del Pellegrino Osteria del Fantorno Osteria del Fantorno Complesso turistico le Selve Ostello dei Gessi Ostello dei Gessi Rifugio Cà Carnè Hotel Le Scalelle Hotel Le Scalelle Rifugio Casa Ponte Camping Acquacheta Ostello il Vignale Via Acquacheta Rifugio Punto Tappa GEA Rifugio Punto Tappa GEA Rifugio CAI Città di Forlì Foresteria del Monastero Camaldolese Foresteria del Monastero Camaldolese Locanda Ostello Carbonile Posto tappa B&B Podere Casa Santicchio Posto tappa B&B Podere Casa Santicchio Rifugio Biancaneve Rifugio Biancaneve Trattoria affittacamere Gattara Ostello della Gioventù – Carpegna Ostello della Gioventù – Carpegna 19 data 10/09/16 11/09/16 12/09/16 13/09/16 14/09/16 15/09/16 16/09/16 17/09/16 18/09/16 19/09/16 20/09/16 21/09/16 22/09/16 23/09/16 24/09/16 25/09/16 Sezione CAI PR PR PR-‐RE PR-‐RE RE RE RE RE Castelfranco RE-‐Castelfranco Castelfranco Castelfranco Castelfranco Castelfranco BO BO BO BO BO BO BO BO BO Lugo Faenza Lugo-‐Faenza Faenza Faenza Faenza Faenza Faenza Cesena Cesena Cesena Cesena Cesena Cesena Gemini (BO) Gemini (BO) Gemini (BO) Gemini (BO) Gemini (BO) HERVE’ BARMASSE A BOLOGNA: LA MONTAGNA È PER TUTTI testo e foto di Elisabetta Dell’Olio stava scalando sulla grande montagna.. Il destino ha voluto che Herve’, come suo padre, diventasse guida alpina e scalasse anche lui la montagna valdostana per eccellenza. Oggi, Herve’ Barmasse sulla Gran Becca (come viene chiamato il Cervino dai locali) detiene il primato tra nuove vie, prime ascensioni in solitaria e prime invernali. Ma il grande alpinista ha viaggiato in tutto il mondo, in Cina, in Pakistan , in Nepal, e sulle Alpi. Le sue scalate riportano fedelmente ai principi del vero alpinismo etico: avventura, esposizione al rischio e ricerca del nuovo. Herve’ ci ha anche raccontato di se stesso, delle sue speranze, delle sue paure e del suo amore per la compagna Grazia Fenu, forte arrampicatrice sarda e compagna di vita, senza omettere episodi legati alla salute personale “perché le paure della vita comune sono molto più grandi di quelle della montagna”. Nel 2011 il suo film “Linea continua” vince svariati premi e riconoscimenti. Nel 2012 Barnasse ha realizzato un film sul progetto Exploring the Alps, intitolato “Non così lontano”. Il film, presentato in anteprima al Festival del cinema di Trento tra le proiezioni speciali, ha partecipato alle più importanti rassegne cinematografiche internazionali di montagna vincendo importanti premi e ottenendo importanti riconoscimenti. Ma la serata al teatro Antoniano ha avuto un altro importante obiettivo: dare visibilità a esperienze che hanno al centro lo sport per tutti, e innanzitutto lo sport per persone con disabilità o disagio sociale. Arrampicata come terapia, come potente mezzo di Venerdì 13 novembre 2016 il Teatro Antoniano ha accolto il grandissimo alpinista valdostano, Herve’ Barmasse, per una sera pensata e organizzata dalla Fondazione per lo sport Silvia Rinaldi Onlus in collaborazione con la palestra di arrampicata Up Urban Climbing di Bologna. Una serata dedicata alla sua montagna, il Cervino, e non solo. Herve’ ci ha commosso quando ha letto alcuni passi del suo bellissimo libro La montagna dentro, un viaggio alla scoperta della montagna appunto, una compagna di vita capace di regalare e al tempo stesso di togliere, un’amica che invita ora a rischiare ora a calibrare la razionalità, sempre a misurarsi con i propri limiti. Un amore, quello per l’alpinismo, che regala emozioni grandissime, una fonte di vita, energia e speranza. La montagna non e’ luogo di competizione.. in montagna non si vince né si perde..la si vive profondamente, con rispetto, e tutti possono trovare la loro cima,..non conta se si scala un ottomila o una montagna vicino casa, conta invece l’emozione e la bellezza che questa attivita’ regala a tutti. Ma Herve’ ci ha anche raccontato di sé, dall’incidente che a 16 anni lo costrinse ad abbandonare lo sci agonistico...alle sei operazioni subite al ginocchio, al rapporto con suo padre, famosa guida alpina e compagno di grandi avventure, un padre capace di averlo riportato, dopo i cupi momenti di depressione a causa dell’abbandono dello sci agonistico, la’ dove c’era la sua vera “casa”, il Cervino. Barmasse viene chiamato il “figlio del Cervino” perche’ la notte in cui venne al mondo suo padre 20 recupero e di integrazione. Herve’ Barmasse , che ha anche fatto da guida a persone con disabilita’ di vario tipo, promuove l’alpinismo come attivita’ portatrice di valori profondi, di rispetto, di educazione. La montagna come luogo di connessione sociale, una montagna accessibile a tutti. Uno degli ultimi romantici: grazie, Herve’ . Cai giovanile I Folletti della Montagna: i giovani del Cai di Castiglione dei Pepoli Mi chiamo Marco Valentini e all’interno della sottosezione CAI “Roberto Venturi” di Castiglione dei Pepoli mi occupo di coordinare le attività dei giovani. Il gruppo si è venuto formando negli ultimi due anni e, per effetto dell’entusiasmo che è proprio dei giovani, si è creato un bellissimo effetto per cui…. uno tira l’altro. Organizziamo attività settimanali, spesso abbinando momenti di incontro come una pizza o una cena in compagnia al fuoco del caminetto e le nostre uscite sono in realtà aperte a tutti, indipendentemente dall’età. Le uscite sono principalmente nelle valli dell’Appennino attorno a noi, dal Mugello alla zona del Corno alle Scale, anche se non sono mancate escursioni di più giorni sulle Alpi, in particolare nella zona dell’Ortles e della Carnia. Nel gruppo ci sono anche diversi “under 20” e tutti partecipano attivamente all’attività del gruppo: ci sono persone che vivono e conoscono il nostro territorio, per altri invece è una “scoperta” di luoghi stupendi dietro casa e l’obiettivo della nostra sottosezione CAI è proprio quella di formare una coscienza di appartenenza ai luoghi bellissimi in cui abbiamo la fortuna di vivere la nostra quotidianità, di studio e di lavoro. Oltre alle attività propriamente di montagna il gruppo contribuisce alla manutenzione della sentieristica e si occupa della gestione del sito web che a breve verrà pubblicato in una forma rinnovata e direzionata all’integrazione con il social networking: siamo anche presenti su Facebook con una pagina che porta il nome che ci siamo dati: “Folletti di Montagna”. L’articolo che proponiamo è di Federica e da esso traspare la gioia di stare assieme condividendo momenti speciali di scoperta, avventura e sincera amicizia accomunati dalla passione di camminare per i sentieri che abbiamo proprio fuori dalla porta di casa. Marco Valentini 21 I FOLLETTI DELLA MONTAGNA IN CAMMINATA SOTTO LA NEVE di Federica Tinti E’ appena iniziato il 2016, sono i primi giorni di questo nuovo anno e decidiamo di inaugurarlo con una piacevole escursione tra amici: la compagnia de “I folletti di montagna”, gruppo CAI di Castiglione dei Pepoli. In questo strano inverno la fortuna ci assiste regalandoci una giornata speciale di neve. La temperatura è magnifica, partiamo dal paese verso il Bacino del Brasimone e prendiamo il sentiero che porta a Monte Baducco. Ci fermiamo spesso durante il percorso per scattare foto ed immortalare questo paesaggio fantastico. Oggi fatato. Ormai il paese è lontano e più saliamo più siamo parte della natura. Cristalli di ghiaccio adornano lo spettacolo che ad ogni passo si presenta davanti a noi. La neve ci dona quel silenzio che dà voce ai pensieri. Qui in Appennino ogni stagione offre un’emozione sempre nuova, un paesaggio antico e incontaminato. “Sembra di camminare su biscotti” dice qualcuno ridendo, il ghiaccio ha indurito la terra, fermato il tempo ed anche l’acqua delle pozzanghere rendendole specchi luccicanti. Ammiriamo la bellezza di ogni piccolo particolare. 22 Gli ellebori, fioriti fino ad una settimana fa, sono appassiti e imprigionati nel ghiaccio. Altre piante gelate brillano nella nebbiolina di neve che si posa su di loro. Saliamo ancora e dopo aver camminato attraverso una faggeta ci troviamo circondati da immensi abeti che richiamano le nostre emozioni. La nebbia si fa più fitta, in lontananza vediamo la sagoma di un cavallo, ci avviciniamo e anche lui incuriosito ci accoglie venendoci incontro. Deliziamo di questo scenario fantasticando su antiche favole e leggende. Poco più lontano entriamo nella foresteria per un frugale pranzo, dove “quassù in montagna” è solito degustare specialità cucinate dai compagni di viaggio. Ci facciamo gli auguri brindando con vino rosso prima di rimetterci in cammino. Quando usciamo la neve ha smesso di cadere, ci aspetta una ripida discesa e qualcuno ridendo decide di farla in scivolata. La temperatura gradualmente si alza e la neve velocemente si scioglie. Attraversiamo limpidi torrenti e noi stiamo per terminare la favola di oggi con un arrivederci agli amici dandoci appuntamento per la prossima tappa nel “nostro” suggestivo Appennino. TALENTI a maggio invito a 18 case d’artista Da un pò di tempo questa piccola rubrica, nata per raccontare “cammini” e percorsi dei nostri territori, ha subito un cambiamento significativo. Sempre più, per riprendere il titolo originale, ci siamo soffermati a descrivere “un passo dopo l’altro”, più che sulla morfologia di un territorio, sulle necessità esistenziali degli abitanti della montagna: abbiamo cercato di “camminare” attraversando i problemi e le emergenze sociali di chi vive nelle terre alte. Sperando che questo cambiamento non crei troppi problemi nei lettori del mio “Pezzullo”, continuo con qualche ulteriore considerazione e riflessione. Devo dire che sento come un’urgenza assoluta la necessità di combattere lo spopolamento della nostra montagna, con conseguenti problemi di dissesto idrogeologico e più in generale di mancato controllo e gestione di un territorio. Non solo, sono sempre più preoccupato nel vedere trasformare il nostro Appennino in una sorta di palestra all’aperto per i cittadini, una specie di disneyland dove incontrare uomini e donne che sempre più vengono descritti come eremiti, sorta di folletti del bosco, o andare in gita per incontrare mandrie di animali che scorrazzano negli antichi borghi e che giovani famiglie provenienti dalle città chiamano bambi e non caprioli. Nel precedente articolo ho parlato della cooperativa paese, tentativo avviato per contrastare tale situazione: una cooperativa opera nella valle del Reno, Geopark, e una nella valle del Setta, Officina 15. di Marco Tamarri Ed ecco che con queste poche righe vi parlo di una nuova idea, per difendere le terre alte. In questi mesi ho incontrato gruppi di ragazze e ragazzi che hanno deciso di vivere in montagna, è partito un progetto dal titolo significativo: TALENTI. Queste persone sono tutte portatrici sane di conoscenze e talenti, fra loro ci sono musicisti, agricoltori biologici, attori, artisti circensi, artigiani, narratori: in poche parole uno scrigno di competenze. Ho deciso che queste persone e le loro attività devono essere valorizzate. Nel mese di maggio, praticamente tutti i fine settimana, abbiamo pensato di organizzare incontri e visite nelle “case d’artista”. Il tutto per conoscere luoghi suggestivi, per rinverdire l’antica accoglienza e senso dell’ospitalità della civiltà montanara e per godere di eventi particolari: dai concerti, ai prodotti artigianali, passeggiando per territori suggestivi e assaggiando i prodotti naturali della nostra terra. I gruppi e le case d’artista coinvolte sono 18, il progetto prenderà le mosse il 14 maggio per terminare il 29; sono fine settimana nei quali andrà in scena la vita, le speranze, le competenze dei talenti, di chi ha deciso di vivere sulle terre alte senza scimmiottare la città, cogliendo ciò che di buono e unico c’è in montagna, sapendo affrontare i disagi tipici dell’isolamento e di una non sempre facile viabilità. Ed ecco che nei borghi abbandonati e in vecchie dimore montanare comincia a ritornare la vita, nascono bambini, come da tempo non succedeva, questa è la nuova sfida per rilanciare il nostro territorio. Per promuovere ulteriormente il lavoro dei talenti a Marzabotto dal 14 al 17 luglio in collaborazione con il circo Paniko, verrà montato un tendone dove i talenti si esibiranno e racconteranno le loro scelte di vita. UN PASSO DOPO L’ALTRO 23 24