è tempo di skialp

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è tempo di skialp
Tariffa R.O.C.: Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB - Bologna.
Quota di abbonamento della pubblicazione euro 1,00 corrisposta dai destinatari con il rinnovo all’Associazione per l’anno in corso.
SulMonte
CAI - SEZIONE “MARIO FANTIN” BOLOGNA
NOTIZIARIO AI SOCI
n° 1/2016
È TEMPO
DI SKIALP
CONTATTO VERTICALE
la prima giornata di
arrampicata per non vedenti
A DUE RUOTE
SULL’ALTA VIA
In 16 tappe il tracciato che
inaugura il 10 settembre
SUL MONTE
Notiziario ai soci n. 1/2016
Club Alpino Italiano
Sez. Mario Fantin, Bologna
Direttore Responsabile
Luca Calzolari
In redazione
via Stalingrado 105
tel. 051 234856
Ezio Albertazzi
Marino Capelli
Elisabetta Dell’Olio
Marta Fin
Stefano Chiorri
Gabriele Rosa
Barbara Stacciari
Giorgio Trotter
Elena Vincenzi
Progetto grafico e impaginazione
Clara Cassanelli
Barbara Stacciari
Elena Vincenzi
Foto di copertina:
Paolo Selleri
Per articoli, foto, segnalazioni:
[email protected]
Stampa
Litografia SAB
Via S. Vitale, 20/c - Budrio (BO)
[email protected]
Tel. 051 692 0652
Registrazione
c/o Tribunale di Bologna
n° 4227 del 1972
COMUNICAZIONI AI SOCI
Chiarimento relativo all’articolo “In Palestina
con Assopace”comparso su questo Notiziario
Cari soci,
esprimiamo alcune valutazioni sull’articolo “IN PALESTINA CON
ASSOPACE: UN PAESE MERAVIGLIOSO E MARTORIATO” comparso
sul n° 3/2015 del nostro notiziario SUL MONTE.
Il notiziario sezionale ha il compito di illustrare le attività della
Sezione e in generale di questioni inerenti la montagna in senso
lato, anche se tal volta è accaduto che si sia occupato di tematiche
più ampie.
La redazione opera in autonomia con piena fiducia del Direttore
Responsabile, del Consiglio Direttivo e del Presidente.
In questo quadro è accaduto che una valutazione frettolosa abbia
portato alla pubblicazione del resoconto del viaggio fatto nei
Territori Palestinesi Occupati. L’articolo esprime posizioni personali
che non avrebbero dovuto trovare spazio nel notiziario di una
Associazione che ai sensi del proprio statuto si definisce Apartitica
e Aconfessionale.
Certamente ognuno ha diritto ad esprimere le proprie idee, ma ciò
deve avvenire nei luoghi deputati.
Ci scusiamo pertanto con i soci, in particolare con coloro che si
sono sentiti direttamente toccati dai contenuti dell’articolo.
Il Consiglio Direttivo ed il Presidente Mario Romiti
APPUNTAMENTO AL LUMIéRE
Il 28 aprile si apre la quarta edizione della rassegna di cinema e
cultura di montagna Le Vie dei Monti. Info www.leviedeimonti.it
CLUB ALPINO ITALIANO
Sezione Mario Fantin - Bologna
Via Stalingrado, 105
tel/fax: 051 234856
e-mail: [email protected]
www.caibo.it
Segreteria
tel/fax: 051 234856
Martedì ore 9-13
Mercoledì, Giovedì,
Venerdì ore 16-19
5 per
mille
Chiuso in redazione
il 15/3/2016
Nella tua Dichiarazione dei Redditi scegli di
destinare il tuo 5x1000 alla nostra Associazione.
Sotto la firma, nello spazio “codice fiscale del
beneficiario” inserisci:
Codice fiscale: 80071110375
La quota della tua imposta sul reddito contribuirà
alle azioni del CAI di Bologna per la tutela della
montagna, la sicurezza dei suoi frequentatori
attraverso una formazione di alta qualità e la
manutenzione dei percorsi escursionistici e dei
rifugi.
PUNTI RINNOVO TESSERA ANNUALE
2
Note dall’Assemblea Regionale dei Delegati
Care socie e cari soci,
sabato 9 aprile 2016 a Reggio Emilia si è svolta l’Assemblea Regionale dei Delegati (ARD) - alla presenza del
Vicepresidente Generale Erminio Quartiani - in cui all’O.d.G. figuravano fra l’altro le votazioni per l’elezione
del Presidente regionale del CAI Emilia-Romagna, per il rinnovo delle cariche del CAI Emilia Romagna e per il
pronunciamento di appoggio dei due candidati presentati alla carica di Presidente Generale del CAI.
Come Presidente Regionale è stato confermato Vinicio Ruggeri (nostro ex Presidente di Sezione) che con 30
voti ha superato la candidata Imara Nicetta Castaldi di Rimini che ha ottenuto 19 voti.
Al Comitato Direttivo Regionale, della Sezione di Bologna, sono stati eletti Valerio Marani e Roberta Marchi,
mentre Giancarlo Caravita e Antonella Monti sono diventati membri del Collegio dei Revisori dei Conti.
I due candidati alla Presidenza Generale - Vincenzo Torti e Paolo Valoti - hanno poi illustrato i loro programmi
per il futuro del CAI nel cui ambito dovrà essere dibattuto il tema del 100° congresso che si è svolto a Firenze
nell’autunno del 2015 “Semplificazione Strutturale, Gestionale, Amministrativa e Burocratica”.
Cosa vuole significare? Il mio dubbio è quello che, invece di decentrare alle Sezioni dei compiti precisi per
portare avanti bene l’organizzazione locale, si voglia “ingessare” sempre di più a livello centrale con regole,
regolamenti e chi più ne ha più ne metta!!!
I soci CAI al 31/12/2015 (esclusi CAAI, AGAI e CNAS) erano circa 305.000. Quelli appartenenti alle regioni
alpine (da est a ovest) erano circa 250.000 (82 %). Emilia Romagna e Toscana insieme erano, alla stessa data,
circa 28.000 (9 %) e in egual misura il restante territorio dell’Italia, comprese le isole.
Questi dati dicono e ci fanno comprendere che, se non c’è una certa autonomia sezionale, il CAI, al di sotto
del Po, avrà vita molto dura per mancanza di un numero adeguato di soci.
Se si tiene conto che l’89 % dei soci sono esclusivamente dei fruitori, mentre solo l’11 % è attivo, un
appesantimento degli oneri, come vorrebbero a livello Centrale, determinerebbe disaffezione e incremento
delle defezioni. Regioni come la Lombardia con i suoi 85.000 soci avranno sempre facilità a reperire istruttori
in grado di adempiere ad ogni richiesta centrale, mentre qui a Bologna la stessa cosa non è possibile anche se
la nostra Sezione con i suoi 2166 soci, a fine ‘15, è la più grande dell’Emilia Romagna. Per poter avere un CAI
attivo per corsi, gite, sistemazione sentieri, attività sociali ecc. con un futuro anche in Regioni come la nostra,
occorre avere un’autonomia che potrebbe essere minacciata da alcuni orientamenti: chi presta la sua attività
nelle iniziative sezionali lo fa con spirito di vero volontario, in quanto non è assolutamente retribuito. A questi
soci per l’impegno e il tempo messo a disposizione del nostro sodalizio si deve dire GRAZIE!!
Per dovere di cronaca l’Emilia Romagna si è pronunciata per la Presidenza Generale preferendo il candidato
Vincenzo Torti (30 voti) rispetto a Paolo Valoti (19 voti).
Il Presidente
Mario Romiti (Gneo)
IN QUESTO NUMERO
5
Protagonisti
SCIALPINISMO
CHE PASSIONE
12
Marino Capelli
10
SCIALPINISMO ALLE ISOLE
SVALBARD
Paolo Selleri
Arrampicata
UNA GIORNATA
PARTICOLARE
18
Roberto e Nadia
16
Check up montagna
IL CENTRO STUDI MATERIALI
E TECNICHE DEL CAI
Ciclocai
L’ALTA VIA DEI PARCHI
ANCHE IN MOUNTAIN BIKE
Alberto Monzali
20
a cura di Elisabetta Dell’Olio
Incontri
HERVE’ BARMASSE A
BOLOGNA
Elisabetta Dell’Olio
21
Cai giovanile
I FOLLETTI DELLA MONTAGNA
Marco Valentini, Federica Tinti
passo dopo l’altro
23 Un
TALENTI
Marco Tamarri
3
CORSI 2016
CORSO DI ARRAMPICATA LIBERA 2016 - PERFEZIONAMENTO
Rivolto ad arrampicatori “progrediti”, cioè con capacità minima arrampicatoria da capocordata su monotiri o che abbiano frequentato
almeno un corso base.
Sono previste 7 lezioni teoriche e 8 giornate di uscite pratiche.
Numero di allievi: minimo 10, massimo 18; Periodo: dal 10 settembre a fine ottobre
Direttore del Corso: INAL IA Roberto Bertozzi Roberto
Per informazioni: segreteria CAI BO 051234856 – Roberto 3482519439
Giuseppe Pompili in vetta al K2 nel 2014? Non ci sono certezze
Le conclusioni della commissione incaricata di fare luce sulla salita al K2 dell’alpinista bolognese
Nel nostro notiziario “Sul Monte” n°3/2014, l’alpinista bolognese Giuseppe Pompili ha descritto la sua salita del
26 luglio 2014 in vetta al K2 (8611 mt).
Nel dicembre dello stesso anno, in commemorazione dell’impresa alpinistica, la nostra Sezione gli ha dedicato
una serata d’onore. In quella occasione però un altro alpinista - Panagiotis Athanasiadis (Panos) - reduce da un
tentativo di conquista della medesima difficile vetta, si levava tra il numeroso pubblico presente e lo accusava
apertamente di non aver raggiunto la cima. Un’accusa grave!
Pertanto, per fare chiarezza e dare una risposta sia al numeroso pubblico presente alla serata, sia ai cittadini
e ai soci che, venuti a conoscenza del fatto, chiedevano una spiegazione, la Sezione si è sentita in dovere di
approfondire la questione. Partendo da questi presupposti il Consiglio Direttivo decideva nel marzo del 2015
di affidare un’indagine di approfondimento ad una commissione composta da tre persone, aventi assoluta
competenza e autorevolezza sull’argomento, con lo scopo di approfondire gli avvenimenti: Luca Calzolari
(Direttore Responsabile del mensile Montagne 360°, membro del Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico,
oltre ad altri incarichi), Lorella Franceschini (Istruttore Nazionale di Alpinismo, componente del Consiglio Centrale,
oltre ad altri incarichi), Claudio Melchiorri (Istruttore Nazionale di Alpinismo, Membro della Scuola Centrale di
Alpinismo, Alpinista himalayano, oltre ad altri incarichi).
La commissione, che il Consiglio Direttivo ringrazia per la grande competenza e disponibilità dimostrata,
raccogliendo un’ampia documentazione e facendo il confronto e l’incrocio delle diverse dichiarazioni e
testimonianze di alpinisti presenti sia in vetta al K2 che al Campo Base, dopo un lungo e paziente lavoro, ha
redatto una corposa relazione che riporta le interviste effettuate, descrive i fatti accertati e si conclude con le
“Considerazioni finali” che di seguito riportiamo.
la decisione sia stata sbagliata: la quota, la stanchezza,
la consapevolezza dei propri limiti e dei propri obiettivi
e mille altri fattori personali ed oggettivi fanno sì che
questo tipo di decisione in montagna sia sempre
“giusta” e nessuno può pretendere di farsi giudice in
tali circostanze.
D’altra parte, dal punto di vista “alpinistico”, la
questione non è così. La vetta è la cima della montagna
e la si raggiunge quando non c’è più niente “sopra”
(ad eccezione di poche vette himalayane che sono
“rispettate” alpinisticamente per motivi religiosi).
La salita termina sulla vetta e non in un punto al di
sotto, se pur di pochi metri. E’ capitato che alpinisti
abbiano dovuto rinunciare ad un’importante vetta
anche a distanza di poche decine di metri e lo abbiano
ammesso, magari ritentando la salita in seguito per
poterla concludere.
In conclusione, a meno che Giuseppe Pompili davvero
non produca foto o testimonianze indiscutibili, finora
non mostrate, riteniamo improbabile che lui sia arrivato
in vetta al K2 il giorno 26 luglio 2014.
Considerazioni finali
È difficile, se non impossibile, stabilire con assoluta
certezza se Giuseppe Pompili abbia o no raggiunto
la cima del K2 il 26 luglio 2014. Lui non ha portato
prove o testimonianze indiscutibili sulla base delle quali
è possibile affermare con sicurezza che lui ha raggiunto
la vetta. D’altra parte, dai dati raccolti, pare molto
improbabile che lo abbia fatto, anche se escluderlo con
assoluta certezza è difficile.
In ogni caso, sentite le testimonianze e verificati gli orari
di salita e discesa di chi è stato in vetta, l’ipotesi di gran
lunga più ragionevole è che lui, una volta superate tutte
le difficoltà tecniche della salita e giunto ad una quota
molto probabilmente superiore agli 8.550 m, abbia
sentito come priorità quella del ritorno, considerato
appunto che da lì in poi la salita non presentava più
alcuna difficoltà di rilievo.
Da un punto di vista umano, considerando l’indubbia
stanchezza e le difficoltà della discesa (molte delle
morti del K2 avvengono appunto in discesa dalla
vetta al C4) questa decisione, se vera, sarebbe molto
comprensibile: poche decine di metri di dislivello (3040 m, forse meno) senza elevate difficoltà tecniche
potrebbero far ritenere a molti che la vetta sia in effetti
“raggiunta”. Risulta anche difficile potere affermare che
Bologna 12 ottobre 2015
Luca Calzolari, Lorella Franceschini, Claudio Melchiorri
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Scialpinismo, che passione
ne parlano Mercatelli, Malusardi, Selleri
a cura di Marino Capelli
Ho frequentato il corso di scialpinismo (ora SA1) nell’oramai lontano 1983 quando gli scialpinisti
avevano da poco dismesso i pantaloni alla zuava e gli attacchi - i vecchi Marker - non consentivano
al tallone di sollevarsi per più di 45° mentre ad ogni piede si aveva un peso di circa 4 kg (ora con
materiali leggeri da Skitouring siamo sul 1.5 kg). Era un ambiente fatto di pochi appassionati che
praticavano una disciplina avventurosa ed élitaria. Il numero dei frequentatori negli ultimi anni è
cresciuto fortemente nel nostro Paese e di riflesso anche nella nostra città: lo scialpinismo è peraltro uno
dei pochi settori di attività in cui la nostra sezione non ha “concorrenti” non essendovi a Bologna altre
organizzazioni che se ne occupano. Per fare il punto della situazione delle attività scialpinistiche della
Sezione ho cominciato col parlarne con Gianluca Mercatelli, coordinatore del Gruppo scialpinismo.
Dai suoi suggerimenti sono nate le interviste a Paolo Selleri e ad Alberto Malusardi. Lo stesso Selleri
e Serena Realdi hanno poi offerto un loro contributo specifico.
Gianluca Mercatelli, coordinatore del Gruppo scialpinismo
La predisposizione del programma gite è una delle
attività di maggior adesione allo spirito CAI in
quanto permette a chi ha appena svolto un corso,
di cominciare a mettere in pratica quanto imparato.
Sì, e poi chi esce da un corso non è lasciato solo, ma
ha la possibilità di progredire e crescere all’interno del
Gruppo. Penso che questo sia l’aspetto principale delle
gite, oltre ovviamente al divertimento, all’integrazione
e alla condivisione di una stessa passione. Proprio per
questo, al termine di ogni corso SA1, coinvolgo i nuovi
partecipanti inserendoli nella mailing list del gruppo
e/o gruppi whatsApp
Frequentando la sezione, attraverso le email, attraverso
whatsApp ecc... ci si conosce e ci si organizza per
“pellate” in Appennino o sulle Alpi. Sono molti gli
scialpinisti che al termine della stagione continuano a
Gianluca, come si entra nel Gruppo scialpinismo? E’
indispensabile aver frequentato il corso SA1?
“Per entrare nel Gruppo scialpinismo bisogna essere
iscritti al CAI e aver svolto un corso SA1.
Per i soci che praticano scialpinismo senza aver mai
fatto corsi presso il CAI, perché sono autodidatti o
hanno fatto corsi con guide alpine ecc..., l’ingresso al
Gruppo è consentito previa una valutazione da parte
degli istruttori.
Io, come coordinatore del gruppo, oltre a collaborare
con la segreteria e con il Presidente e a partecipare
alle Conferenze di Organizzazione, mi occupo del
programma gite cercando di coinvolgere “vecchi
e nuovi” accompagnatori per fornire una proposta
sempre più ampia e varia che possa far partecipare più
soci possibile.
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frequentarsi in montagna, con la bici, arrampicando,
facendo trekking...”.
Come supporta la nostra Sezione il Gruppo
scialpinismo?
La Sezione supporta il Gruppo principalmente per
ciò che riguarda aspetti assicurativi e organizzativi.
Per la Scuola di scialpinismo il supporto riguarda
sopratutto organizzazione, utilizzo di materiali, corsi
di aggiornamenti e rimborsi agli istruttori”.
Andiamo indietro nel tempo. Come sei arrivato
allo scialpinismo?
Ci sono arrivato al termine di un percorso di
conoscenza e frequentazione della montagna e del
CAI. Dopo aver fatto il corso di alpinismo, arrampicata
e ghiaccio, ho “concluso” con lo scialpinismo,
cercando di crearmi una visione a 360 gradi della
montagna. Proprio per questo credo che il rapporto
con gli altri Gruppi sia importante, utile e necessario.
Come coordinatore sto attivamente cercando di
rafforzare tali rapporti con iniziative che possano
coinvolgere tutti, soci e istruttori che praticano “modi
differenti” di andare in montagna, ritenendo si tratti
di un enorme potenziale di conoscenze e capacità di
cui il CAI dispone e che non deve essere sprecato.
Alberto Malusardi, direttore del corso SA1
non ce ne sono, tranne le attività organizzate dalle
Guide Alpine.
Quando hai iniziato a praticare lo scialpinismo? A
quei tempi c’era già al CAI un gruppo dedicato? Hai
iniziato ad andare in montagna attraverso lo sci?
Ho iniziato a praticare lo scialpinismo alla fine degli
anni ‘60 e sono diventato istruttore di scialpinismo
nel 1980. Fin da giovane, amando la natura, ho
cominciato a praticare la speleologia nell’ambito
dell’Unione speleologica bolognese (Usb) divenendo
anche soccorritore speleologico. A partire da queste
esperienze nel mondo della speleologia il passo per
abbracciare l’arrampicata in montagna è stato breve. Ho
sempre sciato rivolgendo il mio interesse inizialmente
verso lo sci fuoripista e poi verso lo scialpinismo che ho
iniziato da autodidatta.
A Bologna negli anni ‘70 era attivo anche il gruppo
UISP, col quale inizialmente ho collaborato. Poi vi
è stato un periodo di sinergia CAI-UISP tanto che i
corsi di scialpinismo ( ora SA1,SA2, SA3, ndr ) erano
organizzati congiuntamente fra le due organizzazioni.
Successivamente UISP ha abbandonato i corsi di
scialpinismo per dedicarsi esclusivamente allo sci. I
corsi di scialpinismo oggi a Bologna sono organizzati
solo dal CAI.
Adesso, oltre impegnarti nella didattica come
direttore del corso base di sci alpinismo, organizzi
anche viaggi per la pratica dello scialpinismo in altri
Paesi europei o extra europei?
Sono da tempo coordinatore di “Avventure nel
Mondo”, per cui oltre a viaggiare e fare trekking in
molte parti del mondo (Himalaya, Patagonia, etc)
organizzo oramai da molti anni delle settimane di
scialpinismo sui fiordi norvegesi oltre il Circolo polare
artico.
Quanti sono secondo te i praticanti dello
scialpinismo a Bologna ?
Il Gruppo scialpinistico CAI, che più o meno
regolarmente frequenta le gite sezionali, è composto
da circa 200 persone; se dovessi azzardare una stima da
conoscitore del settore direi che a Bologna vi saranno
in tutto circa 500 praticanti più o meno occasionali
dello scialpinismo.
Hai fatto anche sci ripido ? …e comunque quali
sono le discese più impegnative che hai fatto nella
tua lunga carriera di scialpinista?
Come ti ho detto la mia passione per lo scialpinismo
nasce anche dalla pratica dello sci fuoripista: per
assecondare questa mia passione ho frequentato
anche uno stage di sci ripido con gli antesignani
italiani del settore come Stefano De Benedetti e Marco
Barmasse ( il padre di Hervé, ndr). Come scialpinista ho
Quando hai cominciato al CAI c’era già qualcuno che
faceva scialpinismo? A Bologna, oltre al CAI, ci sono
organizzazioni che hanno gruppi di scialpinismo o
che fanno didattica ?
Sì, quando ho iniziato c’era tutto il gruppo “Farina”
composto oltre che Stefano Farina anche da Angelo
Galli, Orfeo Gatti, Paolo Zocca, Gianfranco Migliasso
ed altri. Per quanto riguarda altre organizzazioni, no,
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Come sei riuscito a coniugare famiglia/figli/lavoro/
amici con questa pratica ? i tuoi figli vanno anche
loro con le pelli?
In effetti non è sempre stato facile, e quando i miei
due figli erano piccoli ho dovuto ridurre di molto
l’attività; in famiglia i contrasti non sono stati pochi,
tanto che questa mia passione è stata una delle cause
della separazione. Adesso entrambi i figli sono grandi e
sono buoni scialpinisti, ma il più grande è un agonista
di MTB e ha in testa quasi solo la bici, mentre il più
piccolo punta a diventare pilota di elicotteri...
fatto tutte le grandi classiche OSA come ad esempio la
Tofana di Rozes, il Mont Dolent, il Bernina, il Popera,
... ma raramente sono sceso da pendii dove la caduta
comportava gravi rischi per la mia incolumità.
I tuoi libri-guida sono stai per anni un riferimento
per tutti gli scialpinisti dell’arco alpino: com’è nata
l’idea di questa guida e quanto tempo ci hai lavorato
? Com’è stata la collaborazione con Gionco ?
Negli anni ‘80 ero redattore della Rivista della
Montagna per la quale ho scritto alcuni articoli e ho
seguito la rubrica dei test delle novità nei materiali
da scialpinismo. In quel periodo esistevano libri con
raccolte di gite nelle Occidentali e Centrali, ma non
c’era nulla sulle Alpi Centro-Orientali. C’era tutto
un mondo da scoprire per un universo di praticanti
lo scialpinismo in Italia, che negli anni a seguire, si
sarebbe inevitabilmente fortemente sviluppato. Feci la
proposta al Consiglio di Amministrazione che l’accolse
con entusiasmo. Attraverso amici di Bolzano entrai in
contatto con Franco Gionco che accettò di collaborare
con me per percorrere e fotografare tutti gli itinerari:
il primo volume Dallo Stelvio a S.Candido uscì a fine
1983, mentre il secondo Dall’Engadina ai Tauri uscì nel
1987. Seguirono molti anni di serate nelle varie sedi
CAI del Centro-Nord per la promozione dei volumi.
Qual è il tuo giudizio in merito al cambiamento dei
materiali da quando hai cominciato?...e le nuove
tecnologie in termini di sicurezza come nuove
prestazioni degli ARTVA. Uso del GPS? Il web?
Credo che oggi non ci sia più un “solo” scialpinismo,
ma che ve ne siano almeno tre: le gare, lo scialpinismo
classico anche di randonné, e il fuoripista cui si accede
magari attraverso brevi tratti in salita con le pelli. A
questi tre tipi di scialpinismo che sono stati generati
dalla crescita della passione per la montagna invernale
corrispondono ora diversi tipi di attrezzatura sia per sci
e attacchi che per scarponi.
Anche le attrezzature per la sicurezza sono state molto
migliorate. Gli ARVA digitali a tre antenne sono molto
più efficienti dei vecchi analogici, ma credo che con una
maggiore ricerca si potrebbero immettere sul mercato
nuovi modelli in grado di gestire più semplicemente la
ricerca di più sepolti in valanga. Per quanto riguarda
poi la conoscenza sulle condizioni delle gite, il web,
se da un lato offre la possibilità di avere notizie quasi
in tempo reale sulla percorribilità degli itinerari vedi ad esempio Over the top, ove posto i miei con
il nick name Malus -, dall’altro ha reso le relazioni di
salita immediatamente disponibili rendendo meno
necessario l’ acquisto di volumi-antologia di itinerari.
Tu pratichi lo scialpinismo da circa 40 anni: adesso
quante gite fai all’anno ? quanti km avrai salito fino
ad oggi con gli sci ai piedi?
Non ho dati precisi, ma ti posso dire che quando ero
libero da particolari impegni famigliari facevo (e faccio)
anche 40 gite all’anno e che ho percorso più di un
migliaio di itinerari scialpinistici: difatti ora purtroppo
comincio a trovare difficile individuare un itinerario
che non abbia già percorso almeno una volta, il chè mi
dispiace avendo sempre amato principalmente uno sci
alpinismo di ricerca.
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Paolo Selleri, vicedirettore della Scuola di alpinismo, scialpinismo e arrampicata
libera, responsabile dello scialpinismo
Quante sono le donne che frequentano i corsi e
come è cresciuta “l’altra metà del cielo” nella pratica
scialpinistica? Quanti sono gli istruttori ? Ci sono
istruttori donne ?
In questi anni la partecipazione femminile è cresciuta
tantissimo e spesso rappresenta
la metà dei
partecipanti ai corsi. Stiamo cercando di ringiovanire
il corpo istruttori con nuovi inserimenti anche dal
settore femminile e puntiamo molto ad avere a breve
nuovi istruttori e istruttrici “titolati”. Attualmente gli
istruttori sono circa 30, di cui una dozzina di aspiranti.
Certo fare gli istruttori, anche se gratificante sul piano
personale, è sempre più un impegno complesso sia
a causa del progressivo innalzamento del livello di
preparazione che viene richiesto dai piani didattici
del CAI, sia a causa dell’aumento delle responsabilità
nell’accompagnamento, e comunque in totale assenza
di remunerazione: in queste condizioni mantenere un
gruppo coeso, giovane e motivato è tutt’altro che facile.
Quando hai iniziato a praticare lo scialpinismo? A quei
tempi c’era già al CAI un gruppo ad esso dedicato?
Hai iniziato ad andare in montagna attraverso lo sci
o hai cominciato prima con l’alpinismo estivo ?
Il mio avviamento allo scialpinismo, stanco della
ripetitività dello sci in pista, è avvenuto nel 1997
frequentando il corso SA1. In quell’anno il CAI era
il solo organizzatore di corsi di avvicinamento allo
scialpinismo. Ed è stato attraverso questo che ho
definitivamente “abbracciato” la montagna praticando
anche alpinismo ed escursionismo. Il mio obiettivo nello
scialpinismo è il divertimento e l’esplorazione, un modo
diverso di andare in montagna sulla neve. In poche
parole: la massima espressione di libertà che si può
avere essendo possibile percorrere la montagna senza
i vincoli imposti dal terreno come avviene in estate…
Qual è la struttura dei corsi della nostra sezione?
Quali sono le differenze fra i tre tipi di corso?
Ogni anno viene organizzato il corso “base” denominato
SA1, necessario per un primo approccio, dedicato
ai principianti ed aperto anche ai praticanti dello
snowboard. Ogni due anni si aggiunge anche il corso
SA2, potremmo definirlo un corso di perfezionamento
in cui vengono sviluppate maggiormente nivologia,
progressione su ghiacciaio e capacità di percorrere
in sicurezza itinerari con finali alpinistici. SA3 è invece
un corso che viene organizzato solo quando fra i
frequentatori dei primi due corsi vi sono praticanti
interessati a diventare istruttori sezionali. Chi frequenta
SA3 può poi, se lo desidera, diventare istruttore
“titolato” superando un esame a livello interregionale
Emilia-Romagna/Toscana.
Potrei cercare anche di schematizzarti gli obbiettivi
dei corsi come segue: con l’SA1 si diventa autonomi
nell’ambito delle uscite di gruppo, mentre con SA2 si
cerca di diventare autonomi per organizzare proprie
uscite. Il corso SA2 inoltre impegna maggiormente
la Scuola in quanto è necessario un basso rapporto
istruttori/allievi.
Lo scialpinismo è una pratica impegnativa, come sei
riuscito a coniugare famiglia/figli/lavoro/amici con
questa pratica ? i tuoi figli vanno anche loro con le
pelli ?
Debbo ammettere che non è affatto facile, anche perché
noi bolognesi dobbiamo sobbarcarci impegnative
trasferte sulle Alpi: in una parola “gli incastri”
scialpinismo-famiglia-lavoro sono veramente difficili,
ma la passione consente di trovare sempre qualche
compromesso. L’aumento del numero degli istruttori
e, al tempo stesso, il suo ringiovanimento va appunto
in questa direzione: lavorare tutti lavorando meno in
modo da rendere gli “incastri” più praticabili per tutti.
La mia bimba è ancora “piccola” per lo scialpinismo,
vedremo……
Ho frequentato il corso SA1, l’unico esistente in quel
periodo, nel 1983 e ricordo che la diversa abilità di
sciata fuori pista influenzava fortemente l’attività
didattica: oggi come risolvete questo problema
delle diversa capacità degli allievi nella sciata fuori
pista in uno stesso gruppo?
Si richiede ai partecipanti di avere un buon livello
di tecnica di sciata in pista.. Il Gruppo scialpinismo
della Sezione organizza comunque ogni anno un
perfezionamento delle tecniche fuoripista al Tonale
con guide e maestri di sci. Nei corsi cerchiamo di
risolvere questa problematica svolgendo alcuni test
e raggruppando gli allievi in sottogruppi omogenei
anche per capacità di sciata fuoripista.
Quanti sono in media gli allievi per anno dei corsi?
Qual è l’estrazione sociale e l’età media degli allievi?
Si avvicinano allo scialpinismo avendo fatto altre
esperienze di montagna o perché stanchi dello sci
in pista?
Per il corso base SA1 sono circa 35 i preiscritti in questa
stagione, mentre per SA2 – il prossimo si farà nel 2017 lo scorso anno abbiamo avuto 12 allievi. Oggi a Bologna
il livello di studi dei frequentatori dei corsi è medio-alto,
moltissimi i laureati, con una incidenza superiore alla
media nazionale, la maggior parte dei quali si avvicina
allo scialpinismo dalla pista, a dimostrazione anche di
una buona disponibilità economica di base visti i costi
non indifferenti della pratica dello sci in pista. Debbo
però ammettere che quelli che dimostrano nel tempo
più assiduità nella pratica dopo i corsi sono quelli che
arrivano dalla pratica della montagna. Quasi una metà
arriva ai corsi possedendo già una propria attrezzatura.
Per chiudere, quali sono gli episodi che ricordi più
volentieri ?
Uno su tutti: la prima volta che ho provato la sensazione
di galleggiare nella deep powder canadese. Non solo,
anche la discesa dei “Bregoli” ( da S.Luca al Talon, ndr)
nell’anno della grande neve a Bologna, e poi la continua
caccia alla “polvere” dovunque la si trovi: in Norvegia,
in Giappone, nei Balcani e alle Svalbard
8
Lo snowboard alpinismo: point of view
Caboose è il sostantivo che meglio si presta, secondo me, a spiegare la bizzarra posizione dello snowboard alpinista
rispetto allo scialpinista.
Caboose è il nome tecnico di un vagone ferroviario di servizio, tipicamente americano, dotato di una cupola per la
sorveglianza del treno, normalmente agganciato in coda ai convogli merci.
In salita, lo snowboard alpinista è come un caboose. Con quelle grosse ciaspole rovina le tracce agli scialpinisti, con
quella lunga tavola sullo zaino non permette la visuale a chi è dietro di lui! Perciò è destinato ad essere un caboose, a
stare dietro a tutti gli altri. E a me piace moltissimo! Nella fase della discesa si surfa sulla neve fresca e si schizza come
una freccia facendo proprie le immacolate discese innevate! Gli scialpinisti storgono un po’ il naso di fronte alle nostre
surfate, non proprio elegantissime.
Il caboose è dietro a tutti in salita, ma ha una visione completa e si prende il suo tempo. É forte, determinato e,
diciamocelo, a volte fa il doppio del dislivello, quando la neve affonda trenta centimetri sotto le ciaspole!
A differenza dello scialpinista, può affrontare delle salite molto ripide senza dover zigzagare e non ha bisogno di utilizzare
i rampant, che magari rischiano pure di scivolare a valle!
Come lo scialpinista ama e rispetta la montagna, gode della sua bellezza e della sua maestosità.
Ho conosciuto questa disciplina nel 2013, frequentando i corsi di scialpinismo presso il CAI di Bologna. Mi sono avvicinata
a questo mondo per rispondere al desiderio di mettermi alla prova e di migliorarmi, ma ho trovato molto di più!
Ho scoperto la fatica della salita e ho imparato ad amarla. Moltissimo!
La difficoltà nel risalire, il rumore del respiro, la presa di coscienza del proprio corpo, dei muscoli in tensione e della
concentrazione mentale hanno un effetto terapeutico. Mano a mano che si sale, ci si allontana dalla propria esistenza e
la si guarda da un’altra prospettiva.
Ho conosciuto persone in gamba che condividono assieme a me la passione per la montagna.
C’è ancora molto da imparare e sono entusiasta di dover superare nuove sfide che la neve vorrà offrirmi, anche e soprattutto
in compagnia degli scialpinisti! Serena Realdi
9
SCIALPINISMO ALLE ISOLE SVALBARD,
UN’AVVENTURA AI CONFINI DELL’ARTICO
di Paolo Selleri
dell’Atomfjella, che si trova nell’interno ed
abbastanza in quota.
Siamo noi, due cani di razza groenlandese, una
pulka a testa che, tra tenda combustibile, viveri
e materiale vario, pesa oltre 30 kg, un fucile e
qualche razzo antiorso, un gps e un telefono
satellitare.
Dopo dieci giorni chiameremo dando la nostra
posizione e saremo recuperati di nuovo con le
motoslitte.
Tutt’intorno è la magia dell’Artico, la natura
portata all’estremo, fatta di silenzi e aria limpida,
vedute molto ampie e distanze ingannevoli,
luce abbagliante, ma anche violente tempeste
di neve e vento. È una forma di scialpinismo
diverso da come lo si intende classicamente, la
bellezza dell’esperienza sta nel vivere appieno
ogni momento, che si basa sul ritorno ai bisogni
primari …compreso sciareee! Già, perché si lascia
una scia in luoghi spesso inviolati e si vive al ritmo
di “quando fa bello si scia e quando c’è bufera
ci si riposa” tanto c’è sempre luce e la neve non
si trasforma, non ci sono orari, ogni tanto si
mangia, ogni due o tre giorni ci si sposta tirando
le pulke e montando il campo in una nuova
destinazione, e da lì si riprende a salire cime e a
sciare in assoluta libertà.
Il mio girovagare alla ricerca di posti nuovi e ben
innevati mi ha portato assieme ad alcuni buoni
amici ad affrontare a maggio del 2010 un viaggio
scialpinistico alle Svalbard, una avventura in sci
ai confini dell’Artico. Queste isole si trovano nel
punto dove è inserita l’asticella dell’asse terrestre
nel mappamondo e ciò rende l’idea di quanto
siano vicine al Polo Nord (meno di 1000 km).
È un posto strano, una terra di nessuno
amministrata dalla Norvegia, abitato da 5.000
orsi bianchi e 2.000 persone tutte nel capoluogo
(ricercatori, minerari, addetti ai servizi), gente
particolare che deve sopportare 3 mesi di
buio totale, e freddo tutto l’anno. All’inizio di
maggio queste isole diventano terreno ideale
per lo scialpinismo: il sole non tramonta mai, le
temperature sono accettabili anche all’interno
(dove arrivano a meno venti), i fiordi ghiacciati
permettono agevoli spostamenti e la neve ricopre
ancora tutto, anche quelli che d’estate diverranno
torrenti impetuosi (ricordate Into the Wild ?)
scendendo da montagne di quasi duemila metri.
Il volo da Oslo fa scalo a Tromso, poi un’altra ora
di volo col mare semi ghiacciato come paesaggio
e si atterra a Longyearbyen.
Il giorno dopo con un viaggio di 180 km
in motoslitta siamo arrivati al campo base
10
11
UNA GIORNATA PARTICOLARE
La nostra Scuola ha partecipato attivamente all’evento
con 4 istruttori (Roberto, Nadia, Stefano e Cristina) che
hanno affiancato Nicola presso la Palestra UP Urban
Climbing.
Sono stati invece undici, i non vedenti o ipovedenti,
che hanno partecipato all’iniziativa, alcuni avevano
già avuto esperienze di arrampicata, altri ne avevano
semplicemente sentito parlare e incuriositi hanno
voluto provare.
Ampia la gamma di età, la più piccola è Victoria,
dolcissima bimba di 6 anni accompagnata da mamma
e papà, poi Filmon e Camilla entrambi 20enni che sono
arrivati con i mezzi pubblici, Fabio (40 anni) Marco
(30 anni) sono stati accompagnati da amici così come
Cristian e Assunta (30 e 40 anni, marito e moglie) e
Maurizio (52 anni), Karim, Erica e Bana (teenager) sono
arrivati con genitori e amici.
Insieme abbiamo trascorso una giornata divertente e
stimolante, tutti hanno provato ad arrampicare, prima
con un semplice traverso poi su alcuni itinerari verticali
con la corda ed alcuni anche in strapiombo ed il boulder.
Anche i famigliari e gli amici che li accompagnavano
hanno affiancato i “ragazzi” provando ad arrampicare,
nessuna distinzione, tutti disposti a sfidare la forza di
gravità.
Camilla faceva gli onori di casa e presentava la palestra
con la zona verticale e la zona boulder; non è stata
certo avara di consigli ed incoraggiamenti!
Questa storia inizia nell’anno 2010 quando, coinvolti
dalla Fondazione Silvia Rinaldi e dal CUS Bologna,
abbiamo avuto una breve esperienza di arrampicata
in falesia insieme ad un gruppo di giovani ragazzi non
vedenti; un progetto che allora era di frontiera ma
che negli anni successivi si è sviluppato con grande
successo!
Infatti ora Bologna è una realtà importante
nell’arrampicata per non vedenti, alcuni di quei ragazzi
sono diventati atleti della Nazionale Paraclimbing e
hanno conseguito il titolo di campione del mondo,
campione europeo e vice campionessa europea.
E sono proprio loro, i tre atleti della nazionale italiana
Paraclimbing: Giulia Poggioli, Giulio Cevenini, Matteo
Stefani e le loro guide Carla Galletti, Pietro Dal Prà e
Federico Stella, che con l’appoggio dell’UICI (Unione
italiana ciechi e ipovedenti) e ANIOMAP (Associazione
Nazionale Istruttori Orientamento Mobilità Autonomia
Personale) hanno organizzato la prima giornata italiana
dell’arrampicata per non vedenti con il suggestivo
nome di ConTatto Verticale.
Domenica 21 febbraio, in dieci palestre delle città
aderenti: Bologna, Bolzano, Firenze, Genova, Milano,
Reggio Emilia, Roma, Torino, Treviso e Verona, tutte
le persone non vedenti che lo desideravano hanno
provato ad arrampicare, gratuitamente ed in totale
sicurezza per tutta la giornata.
12
Per i neofiti il primo step è stato conoscere l’ambiente,
per mano abbiamo percorso il perimetro della palestra,
toccato le prese per sentire come sono fatte e come
possono essere usate. Per gli adulti molto importante
è stato familiarizzare con la catena della sicurezza e
quindi con imbrago corda e sistema di assicurazione.
Abbiamo visto una piccola bambina iniziare timida a
toccare la parete e poi dondolarsi felice a due metri
dal suolo, adulti scendere da una via e voler subito
ripartire impazienti come bambini, adolescenti cercare
con tenacia e poi tenete strette le prese per procedere
nella ricerca di un nuovo punto d’appoggio per i piedi
piccolo o grande che sia.
Quando si cade improvvisamente dal boulder siamo
tutti uguali, rimaniamo stesi sul materasso con la pancia
in su e la bocca aperta!!
Alla fine quello che resta di una giornata così speciale è
la speranza di avere lasciato ad ognuno di loro il ricordo
di una bella esperienza in compagnia e per alcuni la
scintilla della passione per l’arrampicata e soprattutto le
informazioni necessarie per alimentarla.
Per noi è stato certamente così e ricorderemo a lungo la
chiacchierata con Filmon.
Grazie a Camilla, Victoria, Karim, Bana, Filmon, Marco,
Fabio, Maurizio, Erica, Assunta e Cristian.
Roberto e Nadia
AL VIA LA
RASSEGNA
2016
Il 28 aprile appuntamento al Lumiére per la prima serata delle Vie dei Monti 2016, in collaborazione
con Cineteca di Bologna e Fondazione per lo Sport Silvia Rinaldi. Per questa prima serata vedremo
Zanzara e Labbradoro – Roberto Bassi e la nascita del free climbing nella Valle del Sarca di Lia Giovanazzi
Beltrami. Ospite della serata Gianni Bisson. Il 4 maggio Wu Ming 2 presenterà il suo ultimo libro, e
vedremo Strada provinciale delle anime di Gianni Celati. Il 12 maggio incontro con Eloise Barbieri e il
suo film Sui miei passi. viaggio nell’altro Afghanistan. www.leviedeimonti.it
13
CALENDARIO ATTIVITA’ 2016
CALENDARIO ATTIVITA’ 2016
SEZIONE C.A.I. di BOLOGNA MARIO FANTIN
SEZIONE C.A.I. di BOLOGNA MARIO FANTIN
LEGGENDA DELLE SIGLE DEI GRUPPI, SOTTOSEZIONE e GRUPPI TERRITORIALI
LEGGENDA DELLE SIGLE DEI GRUPPI, SOTTOSEZIONE e GRUPPI TERRITORIALI
A = Alpinismo
AG = Alpinismo Giovanile
CE =CicloEscursionismo
E
SA
==
Sci
AlpinismoGiovanile
NAT
= =CicloEscursionismo
Naturalistica
A=
=Escursionismo
Alpinismo
AG
Alpinismo
CE
TAM=
Tutela Ambiente Montano
SFE = Sci- Escursionismo
St =
= Naturalistica
Sentieristica
E = Escursionismo
SA = Sci Alpinismo
NAT
E Ambiente
STS VB
BO O
E GT BO E
EStGT=MR
TAM= Tutela
MontanoE GTSFE
= Sci- Escursionismo
Sentieristica
Castiglione dei Pepoli;
E STS VB
Castiglione dei Pepoli;
Bologna Ovest;
E GT BO O
Bologna Ovest;
Bologna Est;
Medio Reno
E GT BO E
E GT MR
Bologna Est;
Medio Reno
MAGGIO 2016
Domenica 01 VRNO 2^ tappa CASTELFRANCO E. - VIGNOLA
MAGGIO 2016
E
Domenica 01
01 CILIEGI
VRNO 2^
tappa CASTELFRANCO E. - VIGNOLA
Domenica
IN FIORE
E GTEBO O
Domenica 01
01 PRIMAVERA
CILIEGI IN nella
FIORE
Domenica
valle del CARIGIOLA
E GT
E STS
VBBO O
Domenica 01
01 DIECI
PRIMAVERA
nella valle del CARIGIOLA
Domenica
COLLI GOURMET
CE E STS VB
Domenica
Sabato
07 01 DIECI COLLI GOURMET
Domenica
VALGRISANCHE – TRUC BLANC
Sabato 07
Domenica
CASTELLO ALLA
PIEVEBLANC
Domenica 08 DAL
VALGRISANCHE
– TRUC
SA
CE
NAT
SA
Domenica
DI ROCCA
Domenica 08
08 MTB
DAL SASSI
CASTELLO
ALLA MALATINA
PIEVE
CE NAT
Domenica
MONTESE:
MONTEMALATINA
TERMINALE
Domenica 08
08 JOLA
MTBeSASSI
DI ROCCA
E GTCE
MR
Domenica
di MONTESE:
CASTIGLIONE
(Intersez. con CAI di Pescia)
Domenica 08
08 Anello
JOLA e
MONTE
TERMINALE
E STS
E VB
GT MR
a
Venerdì 13
Domenica 08 Anello di CASTIGLIONE (Intersez. con CAI di Pescia)
Domenica 22 SARDEGNA SUD OCCIDENTALE: MARE E MINIERE
E
da Venerdì 13
Sabato 14
CASCATE dell’ABBRACCIO e del ROVIGO
a Domenica 22 SARDEGNA SUD OCCIDENTALE: MARE E MINIERE
E GT BO E
E
Sabato 14
Sabato 1415 MONT
CASCATE
dell’ABBRACCIO
e del ROVIGO
Domenica
DOLENT
da VAL FERRET
SA E GT BO E
Sabato 14
14
Sabato
Domenica 15
15 MTB
MONT
DOLENT
da VAL FERRET
Domenica
VAL
D’ORCIA
CE SA
da
Sabato 1415 PERCORSO DEI BRENTATORI
Domenica
Domenica 15 MTB VAL D’ORCIA
Domenica 15 ESCURSIONE TEATRALE A GORGOGNANO
Domenica 15 PERCORSO DEI BRENTATORI
da Venerdì 20
a
Domenica15
22 MTB
VIA DEGLI
DEI (Intersez.
con CAI GENOVA)
Domenica
ESCURSIONE
TEATRALE
A GORGOGNANO
Domenica
20 VALLE di LEDRO – MONTE CARONA
da Venerdì22
a Domenica 22 MTB VIA DEGLI DEI (Intersez. con CAI GENOVA)
Sabato 21
MONTE AMIATA: Monte LABRO e Santa FIORA
Domenica 22 VALLE di LEDRO – MONTE CARONA
Sabato 28
Domenica 29 MTB ALPAGO e FORESTA del CANSIGLIO
Sabato 21
MONTE AMIATA: Monte LABRO e Santa FIORA
Sabato
282016
GIUGNO
Domenica
29 MTB ALPAGO e FORESTA del CANSIGLIO
da Giovedì 02
a
AG GT BO O
CE
E
AG GT BO O
CE E
E
CE
E STS VB
E
CE
Domenica 05 MTB ARGENTARIO
CE
Giovedì 02
Domenica 05 SULLE ORME DI ALFREDO ORIANI
CE
da
a
E STS VB
E STS VB
CE
Giovedì 02
ESCURSIONE NATURALISTICA al COVIGLIAIO
NAT
Giovedì 02
Alla CROCE DI GEPPE
E STS VB
Sabato 04
RISERVA NATURALE SALSE di NIRANO
E STS VB
Domenica 05 BARICELLO: MONTE ACUTO – MADONNA DELL'ACERO
E
Domenica 05 ALTOPIANO di ASIAGO: MONTE FIOR
E GT BO O
Sabato 11
NAT
L'UOMO E IL BOSCO
Sabato 11
Domenica 12 Monti LESSINI – Rifugio REVOLTO
E GT BO E
Sabato 11
Domenica 12 VALPOLICELLA
CE
Sabato 11
Domenica 12 ALTA VIA del MONTE BALDO
E GT BO O
Sabato 11
Domenica 12 Nelle TERRE degli ELFI: Anello di TREPPIO
E STS VB
Domenica 12 ALTA VIA del MONTE BALDO
E GT BO O
Sabato 11
Domenica 12 Nelle TERRE degli ELFI: Anello di TREPPIO
E STS VB
Domenica 12 CASENTINO (RIMBOCCHI - MONTE PENNA - LA VERNA) E
Domenica 12 GROTTA DELLA SPIPPOLA
AG
Domenica 12 BICI+TREK CASOLA CANINA (con consulta esc.)
CE
Venerdì 17
VRNO 3^ tappa VIGNOLA - MONTEALBANO
Sabato 18
VRNO 4^ tappa MONTEALBANO – ROCCA CORNETA
Domenica 19 VRNO 5^ tappa ROCCA CORNETA-Passo d. CALANCA
E
E
E
Sabato 18
Domenica 19 PARCO del DELTA del PO
AG GT MR
Sabato 18
Domenica 19 MTB LAGO D’ISEO
CE
Sabato 18
Domenica 19 Le FIORITURE del MONTE PRADO
E GT BO E
Domenica 19 ANELLO DA OSPITALE AL LAGO SCAFFAIOLO
E
Domenica 19 I LAGHI MODENESI
E
Giovedì 23
Sabato 25
Rifugio MANTOVA per PUNTA GNIFETTI
da
a
Sabato 25
MTB I GUADI DEL SILLARO
A
CE
Domenica 26 IL CRINALE RACCONTA: VAL D'ORSIGNA
E
Domenica 26 MTB PIETRAMALA
CE
Domenica 26 LAVANDA e RADICCHIO: verso il blu della lavanda
E GT MR
LUGLIO 2016
Sabato 02
BALZI dell’ORA e le CASCATE del DARDAGNA
Sabato 02
Domenica 03 MTB ANELLO DI FANES
Giovedì 07
Domenica 10 MTB ENGADINA
da
a
E STS VB
CE
CE
Sabato 09
Domenica 10 OROBIE: Sentiero dei fiori al PIZZO ARERA
E
Sabato 16
Domenica 17 MTB+TREK BRESSANONE – PLOSE
CE
Sabato 16
Domenica 17 ROSENGARTEN: LARSEC E ANTERMOIA
E
Domenica 17 DA PORTACCIA A PORTACCIA
E STS VB
Sabato 23
Domenica 24 MTB+TREK PASUBIO
CE
Sabato 23
Domenica 24 CASTELLUCCIO – PORTA FRANCA - MONTEACUTO d. A. E STS VB
Sabato 23
Domenica 24 PANEVEGGIO, PALE DI SAN MARTINO
E GT BO E
Sabato 23
Domenica 24 LAGAZUOI e COL DI LANA
E
Sabato 25
CE
MTB FELLICAROLO – CAPANNA TASSONI
Sabato 30
Domenica 31 Anello SELVA V.G. - PUEZ -Passo GARDENA - SELVA
E
MANUTENZIONE SENTIERI
La Commissione Sentieri e Cartografia cura una fitta rete di percorsi escursionistici che si estende per oltre 1000
km. Per far fronte ad una così vasta estensione della rete, il CAI di Bologna si è articolato in 4 gruppi territoriali (Bo
Centro, Bo Est, Bo Ovest, Medio Reno) ed una sottosezione (Alto Brasiamone), affidando a ciascuno/a di essi,
secondo un proprio programma una porzione della rete di cui prendersi cura.
Le uscite di Bologna centro si svolgono ogni settimana nei giorni di Martedì, Giovedì, Sabato, ed
eccezionalmente di domenica, sono principalmente di mezza giornata, ma possono richiedere tutto il giorno quando
si opera nelle aree più lontane della provincia. Ogni settimana la Consulta dei Sentieri dirama una informativa con
orari, luoghi e mete delle uscite della settimana successiva. Per avere le informazioni sulle uscite direttamente sulla
propria casella di posta elettronica inviare nome, cognome cellulare ed email a [email protected] od iscriversi
alla mailing-list per ricevere le CAInews all’indirizzo [email protected] .
Per fare sentieristica tutti possono dare un contributo utile basta partecipare con spirito di adattamento, buona
volontà, guanti ed indumenti da lavoro, inoltre se non avete gli attrezzi ve li fornisce la sezione bolognese del CAI.
Informazioni più dettagliate sul presente calendario o sulle singole uscite, potranno essere reperite presso la sede
della sezione di Bologna del CAI in via Stalingrado, 105 – tel./fax 051 234856 nei giorni di apertura: martedì dalle
ore 9.00 alle ore 13.00 e mercoledì, giovedì, venerdì dalle ore 16.00 alle ore 19.00 oppure visitando il sito internet
www.caibo.it
Il Centro studi materiali e tecniche del
CAI: l’impegno per la sicurezza
a cura di Elisabetta Dell’Olio
Con un gruppo di istruttori CAI di Bologna sono
andata a visitare il CSMT, ovvero il Centro Studi
Materiali e Tecniche. È stata una giornata davvero
speciale che mi ha fatto conoscere questo luogo,
che e’ una struttura operativa del CAI e si occupa
dei problemi di sicurezza connessi all’attività
alpinistica e all’arrampicata. La sua attività è
complementare a quella della Commissione
nazionale Scuole di alpinismo a cui fornisce
informazioni su particolari aspetti tecnici della
sicurezza nella progressione in montagna o in
falesia.
I test sui vari materiali sono effettuati presso
il nuovo Laboratorio di Villafranca Padovana,
mentre le prove che coinvolgono cadute di masse
o di persone si eseguono alla Torre, presso il
Centro sportivo Brentella.
Nato a metà degli anni sessanta del secolo scorso,
il centro ha come obiettivo lo studio, teorico e
pratico, dei problemi legati alla sicurezza nella
progressione in montagna e in parete; studia
inoltre le caratteristiche di resistenza e le prestazioni
delle attrezzature alpinistiche e speleologiche.
Presso il centro, nel corso degli anni, sono stati
svolti numerosi ed importantissimi studi relativi al
all’uso dei due tipi di imbracatura, correntemente
denominate “bassa” e “combinata”. Sono state
effettuate prove su neve e ghiaccio
Nel 1995 prima alla Torre, poi in una palestra
rocciosa attrezzata al Passo Bordala presso
Rovereto, è iniziato lo studio sul confronto fra
l’assicurazione col freno collegato alla sosta e col
freno posto sull’imbracatura, per commentare
pregi e difetti dei due sistemi e il loro campo di
applicazione.
Nel 2008 è iniziato lo studio, tuttora in corso, sul
confronto tra soste “mobili” e soste “fisse” per
l’alpinismo e l’arrampicata. In collaborazione con
la Scuola centrale di alpinismo e arrampicata libera
sono state eseguite numerose sessioni di test (Rock
Master, Arco, Torre); inoltre è stato messo a punto
un modello matematico abbastanza complesso
in grado di replicare qualitativamente i principali
fenomeni dei vari casi considerati.
Oltre al proseguimento a livello internazionale
del confronto fra i metodi di assicurazione,
l’attività principale è oggi, e sarà per qualche
anno, lo studio del degrado delle corde con
l’uso (usura). Può sembrare strano che soltanto
oggi si sia giunti a studiare con priorità questo
problema fondamentale per la sicurezza. La cosa
si spiega con le difficoltà dell’argomento, con
la complessità dell’organizzazione e dei mezzi
sperimentali necessari, con l’impegno di lavoro
richiesto. Per questo anche le altre Associazioni
alpinistiche stanno muovendo ora i primi passi in
questo campo.
Durante il 1994/95 si sono compiuti notevoli
16
progressi nella costruzione dell’attrezzatura
e nell’identificazione dei parametri essenziali
per lo studio dell’invecchiamento delle corde
(invecchiamento si fa per dire, perché una corda
non si degrada per il passare del tempo, ma solo
in base all’uso che se ne fa).
Si è studiato nel 1997 il ruolo della camicia nella
resistenza di una corda, per vedere poi se il suo
degrado sia essenzialmente da imputare alla
camicia.
Nel corso del 1996 e 1997 corde e filati
sono stati esposti a irraggiamento ultravioletto,
sia per esposizione al sole che in laboratorio,
poiché i raggi UV degradano il nylon più o meno
a seconda della quantità e del tipo di additivi
che i filamenti contengono a scopo protettivo
e del tipo di colorante usato. Si stanno facendo
prove di resistenza di corde usurate in montagna
e in laboratorio con una macchina a tale scopo
costruita. Sono stati valutati, con sessioni di prove
effettuate nel periodo 1996/98, gli effetti del
contenuto di acqua e del ghiaccio nel ridurre la
resistenza di una corda. Sono inoltre in corso di
studio casi di rotture anomale di corde, avvenute
per motivi ancora sconosciuti. Citiamo infine
lo studio sperimentale del comportamento delle
corde su spigoli di roccia; è questa una ricerca di
grande interesse perché analizza il meccanismo
per cui, nella quasi totalità dei casi, avvengono poi
le rotture delle corde sul terreno d’impiego.
Il nostro gruppo, composto da istruttori ed
aggregati, ha potuto assistere a svariate prove
sulla resistenza dei materiali, come caschi, corde,
imbraghi, fettucce, rinvi, attraverso l’uso di
macchine sofisticatissime come la macchina a
trazione lenta. Una esperienza interessantissima,
che ci ha arrichito notevolmente rispetto alle
nostre competenze sui materiali che usiamo tutte
le volte che andiamo a scalare, perche’ la sicurezza
e’ la cosa piu’ importante.
Sul sito del CSMT, potrete trovare tanti video e
pubblicazioni sugli studi che porta avanti il centro,
e potrete scaricare le dispense sulla sicurezza dei
materiali.
Direi che un centro cosi’, e’ davvero fonte di
orgoglio per il CAI.
FONTE: www.caimateriali.org.
Foto di Elisabetta Dell’Olio
17
CicloCai
L’Alta Via dei Parchi
anche in mountain bike
L’Alta Via dei Parchi è già un percorso costituito,
quindi predisporne un altro parallelo ciclabile
non era l’obbiettivo della Commissione di
cicloescursionismo; lo scopo principale è
stato quello di privilegiare e mantenere la
traccia esistente, proponendo alternative solo
dove strettamente necessario e offrendo al
cicloescursionista una descrizione il più oggettiva
possibile vista con gli occhi delle due ruote al fine
di valutarne i rischi, i pericoli ed il godimento
fruibile.
Per la sua natura di Alta Via, il percorso resta
comunque consigliato esclusivamente a bikers
con zaino da escursionismo, con un buon
allenamento ed “avvezzi” al cicloescursionismo
anche se, mano a mano che si procede verso est,
le difficoltà diminuiscono.
Pur mantenendo gli stessi posti tappa per i
pernottamenti, in considerazione dei diversi
“mezzi” utilizzati per il viaggio, si è passati dalle
27 tappe del percorso originale a piedi alle 16
tappe nel progetto in MTB.
La cartografia di riferimento è costituita dal
catasto regionale sentieri consultabile online su:
http://servizimoka.regioneemilia-romagna.it/
Partirà il 10 settembre prossimo da Berceto, il
percorso inaugurale dell’ “ALTA VIA DEI PARCHI
IN MOUNTAIN BIKE”, accompagnati dalla
sezione CAI di Parma.
Le tappe accompagnate dalla sezione CAI di
Bologna saranno il 16-17-18 settembre (dal Lago
Scaffaiolo all’Alpe di Monghidoro).
L’Alta Via dei Parchi si sviluppa da Berceto, nei
pressi del Passo della Cisa, fino al Monte Carpegna
nel Parco del Sasso Simone e Simoncello, lungo
lo spartiacque dell’Appennino settentrionale
attraversando, inoltre, due parchi nazionali, uno
interregionale e cinque regionali.
Un viaggio lungo 500 km, durante il quale ci si
può connettere con l’Alta Via dei Monti Liguri, con
la Via Francigena e la Via Romea Peregrinorum
interessando quindi anche la Toscana e le Marche;
mentre per la parte Emiliano - Romagnola si
ricalca quasi interamente il sentiero 00 e la GEA
(Grande Escursione Appenninica). Un susseguirsi
di orizzonti lontani, un percorso alla scoperta di
emozioni, residui di circhi glaciali, laghi immersi
in praterie, foreste, rupi vulcaniche e falesie di
gesso.
E’ quindi naturale che tale iniziativa della
Regione Emilia-Romagna abbia suscitato fin
da subito un grande interesse tra i praticanti di
cicloescursionismo in mountain bike (MTB), che
hanno visto una alternativa “emiliana” alla già
consolidata “GEA”, che corre in gran parte sul
versante toscano; oltre alla considerazione che la
AVP è anche uno dei pochi percorsi d’alta quota
in Italia studiato per la mountain bike.
Esiste da anni, infatti, un segmento di
escursionismo in MTB che si dedica ai lunghi
percorsi plurigiornalieri in ambiente montano,
a cominciare dal Pedalitalia che, nel 2009, ha
visto varie sezione CAI di tutta Italia pedalare in
staffetta da Trieste a Reggio Calabria.
L’Alta Via dei Parchi, nato per gli escursionisti,
era - in buona parte - già transitabile in MTB ma
ovviamente, data la sua natura di “alta via”, non
sempre i sentieri sono ciclabili, con tratti poco
agevoli e - a volte - decisamente pericolosi da
fare con bici a mano o a spinta.
Valutarne la ciclabilità in MTB è stato un progetto
durato due anni, fatto di paziente lavoro di
rilievo delle tracce compiute da soci CAI volontari
delle varie sezioni dell’Emilia-Romagna e loro
collaboratori, sono state ripercorse le tappe
originali evidenziando le criticità ed individuando
passaggi alternativi con la compilazione di schede
per la posa della specifica segnaletica.
Fabio Borsari
Alberto Monzali
18
ALTA VIA DEI PARCHI IN MTB 10-­‐25 settembre 2016
Tap
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
MTB
Tappe originarie
1 BERCETO -­‐ LAGO SANTO PARMENSE
LAGO SANTO PARMENSE -­‐ PRATO SPILLA
PRATO SPILLA -­‐ PASSO DEL CERRETO
2 LAGO SANTO PARMENSE -­‐ PASSO DEL CERRETO
PASSO DEL CERRETO -­‐ PASSO PRADARENA
PASSO PRADARENA -­‐ LAMA LITE
3 PASSO DEL CERRETO -­‐ LAMA LITE
LAMA LITE -­‐ SAN PELLEGRINO IN ALPE
SAN PELLEGRINO IN ALPE -­‐ LAGO SANTO MODENESE
4 LAMA LITE -­‐ LAGO SANTO MODENESE
LAGO SANTO MODENESE -­‐ ABETONE
5 LAGO SANTO MODENESE -­‐ ABETONE
ABETONE -­‐ LAGO SCAFFAIOLO
6 ABETONE -­‐ LAGO SCAFFAIOLO
LAGO SCAFFAIOLO -­‐ RIF. MONTE CAVALLO
RIF. MONTE CAVALLO -­‐ PORANCETO
7 LAGO SCAFFAIOLO -­‐ PORANCETO
PORANCETO -­‐ BOCCADIRIO
BOCCADIRIO -­‐ ALPE DI MONGHIDORO
8 PORANCETO -­‐ ALPE DI MONGHIDORO
ALPE DI MONGHIDORO -­‐ LE SELVE
LE SELVE -­‐ TOSSIGNANO
9 ALPE DI MONGHIDORO -­‐ TOSSIGNANO
TOSSIGNANO -­‐ CARNÈ
CARNÈ -­‐ MARRADI
10 TOSSIGNANO -­‐ MARRADI
MARRADI -­‐ LAGO DI PONTE
LAGO DI PONTE -­‐ SAN BENEDETTO IN ALPE / EREMO TOSCHI
11 MARRADI -­‐ SAN BENEDETTO IN ALPE
S.BENEDETTO IN ALPE/EREMO TOSCHI-­‐CASTAGNO D'ANDREA
12 SAN BENEDETTO IN ALPE-­‐ CASTAGNO D'ANDREA
CASTAGNO D'ANDREA -­‐ CAMPIGNA
CAMPIGNA -­‐ CAMALDOLI
13 CASTAGNO D'ANDREA -­‐ CAMALDOLI
CAMALDOLI -­‐ BADIA PRATAGLIA
BADIA PRATAGLIA -­‐ LA VERNA
14 CAMALDOLI -­‐ LA VERNA
LA VERNA -­‐ RIFUGIO BIANCANEVE AL FUMAIOLO
15 LA VERNA -­‐ RIFUGIO BIANCANEVE AL FUMAIOLO
RIFUGIO BIANCANEVE AL FUMAIOLO -­‐ BASCIO
BASCIO -­‐ EREMO MADONNA DEL FAGGIO
16 RIFUGIO BIANCANEVE AL F. -­‐ EREMO MADONNA D.F.
Posto tappa
Rifugio CAI G. Mariotti al Lago Santo
Albergo Prato Spilla
Albergo Bar Ristorante Passo del Cerreto
Albergo Bar Ristorante Passo del Cerreto
Posto Tappa Albergo Carpe Diem
Rifugio Cesare Battisti
Rifugio Cesare Battisti
Albergo Lunardi
Rifugio Giovo
Rifugio Marchetti (1)
Posto tappa Ostello Bucaneve
Posto tappa Ostello Bucaneve
Rifugio Duca degli Abruzzi
Rifugio Duca degli Abruzzi
Posto Tappa Rifugio Monte Cavallo
Ristorante Foresteria Porancè
Ristorante Foresteria Porancè
Locanda del Pellegrino
Osteria del Fantorno
Osteria del Fantorno
Complesso turistico le Selve
Ostello dei Gessi
Ostello dei Gessi
Rifugio Cà Carnè
Hotel Le Scalelle
Hotel Le Scalelle
Rifugio Casa Ponte
Camping Acquacheta
Ostello il Vignale Via Acquacheta Rifugio Punto Tappa GEA
Rifugio Punto Tappa GEA
Rifugio CAI Città di Forlì
Foresteria del Monastero Camaldolese
Foresteria del Monastero Camaldolese
Locanda Ostello Carbonile
Posto tappa B&B Podere Casa Santicchio
Posto tappa B&B Podere Casa Santicchio
Rifugio Biancaneve
Rifugio Biancaneve
Trattoria affittacamere Gattara
Ostello della Gioventù – Carpegna
Ostello della Gioventù – Carpegna
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data 10/09/16
11/09/16
12/09/16
13/09/16
14/09/16
15/09/16
16/09/16
17/09/16
18/09/16
19/09/16
20/09/16
21/09/16
22/09/16
23/09/16
24/09/16
25/09/16
Sezione CAI
PR
PR
PR-­‐RE
PR-­‐RE
RE
RE
RE
RE
Castelfranco
RE-­‐Castelfranco
Castelfranco
Castelfranco
Castelfranco
Castelfranco
BO
BO
BO
BO
BO
BO
BO
BO
BO
Lugo
Faenza
Lugo-­‐Faenza
Faenza
Faenza
Faenza
Faenza
Faenza
Cesena
Cesena
Cesena
Cesena
Cesena
Cesena
Gemini (BO)
Gemini (BO)
Gemini (BO)
Gemini (BO)
Gemini (BO)
HERVE’ BARMASSE A BOLOGNA:
LA MONTAGNA È PER TUTTI
testo e foto di Elisabetta Dell’Olio
stava scalando sulla grande montagna.. Il destino
ha voluto che Herve’, come suo padre, diventasse
guida alpina e scalasse anche lui la montagna
valdostana per eccellenza. Oggi, Herve’ Barmasse
sulla Gran Becca (come viene chiamato il Cervino
dai locali) detiene il primato tra nuove vie, prime
ascensioni in solitaria e prime invernali.
Ma il grande alpinista ha viaggiato in tutto il mondo,
in Cina, in Pakistan , in Nepal, e sulle Alpi. Le sue
scalate riportano fedelmente ai principi del vero
alpinismo etico: avventura, esposizione al rischio e
ricerca del nuovo.
Herve’ ci ha anche raccontato di se stesso, delle sue
speranze, delle sue paure e del suo amore per la
compagna Grazia Fenu, forte arrampicatrice sarda e
compagna di vita, senza omettere episodi legati alla
salute personale “perché le paure della vita comune
sono molto più grandi di quelle della montagna”.
Nel 2011 il suo film “Linea continua” vince svariati
premi e riconoscimenti. Nel 2012 Barnasse ha
realizzato un film sul progetto Exploring the Alps,
intitolato “Non così lontano”. Il film, presentato
in anteprima al Festival del cinema di Trento tra
le proiezioni speciali, ha partecipato alle più
importanti rassegne cinematografiche internazionali
di montagna vincendo importanti premi e ottenendo
importanti riconoscimenti.
Ma la serata al teatro Antoniano ha avuto un altro
importante obiettivo: dare visibilità a esperienze
che hanno al centro lo sport per tutti, e innanzitutto
lo sport per persone con disabilità o disagio sociale.
Arrampicata come terapia, come potente mezzo di
Venerdì 13 novembre 2016 il Teatro Antoniano ha
accolto il grandissimo alpinista valdostano, Herve’
Barmasse, per una sera pensata e organizzata dalla
Fondazione per lo sport Silvia Rinaldi Onlus in
collaborazione con la palestra di arrampicata Up
Urban Climbing di Bologna. Una serata dedicata alla
sua montagna, il Cervino, e non solo.
Herve’ ci ha commosso quando ha letto alcuni
passi del suo bellissimo libro La montagna dentro,
un viaggio alla scoperta della montagna appunto,
una compagna di vita capace di regalare e al tempo
stesso di togliere, un’amica che invita ora a rischiare
ora a calibrare la razionalità, sempre a misurarsi con
i propri limiti.
Un amore, quello per l’alpinismo, che regala emozioni
grandissime, una fonte di vita, energia e speranza.
La montagna non e’ luogo di competizione..
in montagna non si vince né si perde..la si vive
profondamente, con rispetto, e tutti possono trovare
la loro cima,..non conta se si scala un ottomila o
una montagna vicino casa, conta invece l’emozione
e la bellezza che questa attivita’ regala a tutti.
Ma Herve’ ci ha anche raccontato di sé, dall’incidente
che a 16 anni lo costrinse ad abbandonare lo sci
agonistico...alle sei operazioni subite al ginocchio,
al rapporto con suo padre, famosa guida alpina e
compagno di grandi avventure, un padre capace di
averlo riportato, dopo i cupi momenti di depressione
a causa dell’abbandono dello sci agonistico, la’ dove
c’era la sua vera “casa”, il Cervino.
Barmasse viene chiamato il “figlio del Cervino”
perche’ la notte in cui venne al mondo suo padre
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recupero e di integrazione. Herve’ Barmasse , che ha
anche fatto da guida a persone con disabilita’ di vario
tipo, promuove l’alpinismo come attivita’ portatrice di
valori profondi, di rispetto, di educazione.
La montagna come luogo di connessione sociale, una
montagna accessibile a tutti.
Uno degli ultimi romantici: grazie, Herve’ .
Cai giovanile
I Folletti della Montagna: i giovani del Cai di Castiglione dei Pepoli
Mi chiamo Marco Valentini e all’interno della sottosezione CAI “Roberto Venturi” di Castiglione dei
Pepoli mi occupo di coordinare le attività dei giovani.
Il gruppo si è venuto formando negli ultimi due anni e, per effetto dell’entusiasmo che è proprio dei
giovani, si è creato un bellissimo effetto per cui…. uno tira l’altro.
Organizziamo attività settimanali, spesso abbinando momenti di incontro come una pizza o una cena
in compagnia al fuoco del caminetto e le nostre uscite sono in realtà aperte a tutti, indipendentemente
dall’età. Le uscite sono principalmente nelle valli dell’Appennino attorno a noi, dal Mugello alla zona
del Corno alle Scale, anche se non sono mancate escursioni di più giorni sulle Alpi, in particolare nella
zona dell’Ortles e della Carnia.
Nel gruppo ci sono anche diversi “under 20” e tutti partecipano attivamente all’attività del gruppo:
ci sono persone che vivono e conoscono il nostro territorio, per altri invece è una “scoperta” di
luoghi stupendi dietro casa e l’obiettivo della nostra sottosezione CAI è proprio quella di formare una
coscienza di appartenenza ai luoghi bellissimi in cui abbiamo la fortuna di vivere la nostra quotidianità,
di studio e di lavoro.
Oltre alle attività propriamente di montagna il gruppo contribuisce alla manutenzione della sentieristica
e si occupa della gestione del sito web che a breve verrà pubblicato in una forma rinnovata e direzionata
all’integrazione con il social networking: siamo anche presenti su Facebook con una pagina che porta
il nome che ci siamo dati: “Folletti di Montagna”.
L’articolo che proponiamo è di Federica e da esso traspare la gioia di stare assieme condividendo
momenti speciali di scoperta, avventura e sincera amicizia accomunati dalla passione di camminare
per i sentieri che abbiamo proprio fuori dalla porta di casa. Marco Valentini
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I FOLLETTI
DELLA
MONTAGNA IN
CAMMINATA
SOTTO LA NEVE
di Federica Tinti
E’ appena iniziato il 2016, sono i primi giorni di
questo nuovo anno e decidiamo di inaugurarlo
con una piacevole escursione tra amici: la
compagnia de “I folletti di montagna”, gruppo
CAI di Castiglione dei Pepoli.
In questo strano inverno la fortuna ci assiste
regalandoci una giornata speciale di neve. La
temperatura è magnifica, partiamo dal paese
verso il Bacino del Brasimone e prendiamo il
sentiero che porta a Monte Baducco.
Ci fermiamo spesso durante il percorso per
scattare foto ed immortalare questo paesaggio
fantastico. Oggi fatato.
Ormai il paese è lontano e più saliamo più siamo
parte della natura. Cristalli di ghiaccio adornano
lo spettacolo che ad ogni passo si presenta
davanti a noi. La neve ci dona quel silenzio che
dà voce ai pensieri.
Qui in Appennino ogni stagione offre
un’emozione sempre nuova, un paesaggio antico
e incontaminato.
“Sembra di camminare su biscotti” dice qualcuno
ridendo, il ghiaccio ha indurito la terra, fermato
il tempo ed anche l’acqua delle pozzanghere
rendendole specchi luccicanti.
Ammiriamo la bellezza di ogni piccolo particolare.
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Gli ellebori, fioriti fino ad una settimana fa, sono
appassiti e imprigionati nel ghiaccio. Altre piante
gelate brillano nella nebbiolina di neve che si
posa su di loro.
Saliamo ancora e dopo aver camminato attraverso
una faggeta ci troviamo circondati da immensi
abeti che richiamano le nostre emozioni. La
nebbia si fa più fitta, in lontananza vediamo la
sagoma di un cavallo, ci avviciniamo e anche lui
incuriosito ci accoglie venendoci incontro.
Deliziamo di questo scenario fantasticando su
antiche favole e leggende.
Poco più lontano entriamo nella foresteria per
un frugale pranzo, dove “quassù in montagna” è
solito degustare specialità cucinate dai compagni
di viaggio. Ci facciamo gli auguri brindando con
vino rosso prima di rimetterci in cammino.
Quando usciamo la neve ha smesso di cadere,
ci aspetta una ripida discesa e qualcuno ridendo
decide di farla in scivolata. La temperatura
gradualmente si alza e la neve velocemente si
scioglie. Attraversiamo limpidi torrenti e noi
stiamo per terminare la favola di oggi con un
arrivederci agli amici dandoci appuntamento
per la prossima tappa nel “nostro” suggestivo
Appennino.
TALENTI
a maggio invito a 18 case d’artista
Da un pò di tempo questa piccola rubrica, nata per raccontare “cammini” e percorsi dei
nostri territori, ha subito un cambiamento significativo. Sempre più, per riprendere il
titolo originale, ci siamo soffermati a descrivere “un passo dopo l’altro”, più che sulla
morfologia di un territorio, sulle necessità esistenziali degli abitanti della montagna:
abbiamo cercato di “camminare” attraversando i problemi e le emergenze sociali di
chi vive nelle terre alte.
Sperando che questo cambiamento non crei troppi problemi nei lettori del mio
“Pezzullo”, continuo con qualche ulteriore considerazione e riflessione.
Devo dire che sento come un’urgenza assoluta la necessità di combattere lo
spopolamento della nostra montagna, con conseguenti problemi di dissesto
idrogeologico e più in generale di mancato controllo e gestione di un territorio.
Non solo, sono sempre più preoccupato nel vedere trasformare il nostro Appennino in
una sorta di palestra all’aperto per i cittadini, una specie di disneyland dove incontrare
uomini e donne che sempre più vengono descritti come eremiti, sorta di folletti del
bosco, o andare in gita per incontrare mandrie di animali che scorrazzano negli antichi
borghi e che giovani famiglie provenienti dalle città chiamano bambi e non caprioli.
Nel precedente articolo ho parlato della cooperativa paese, tentativo avviato per
contrastare tale situazione: una cooperativa opera nella valle del Reno, Geopark, e
una nella valle del Setta, Officina 15.
di Marco Tamarri
Ed ecco che con queste poche righe vi parlo di una nuova idea, per difendere le terre
alte. In questi mesi ho incontrato gruppi di ragazze e ragazzi che hanno deciso di vivere in montagna, è partito un
progetto dal titolo significativo: TALENTI. Queste persone sono tutte portatrici sane di conoscenze e talenti, fra loro ci
sono musicisti, agricoltori biologici, attori, artisti circensi, artigiani, narratori: in poche parole uno scrigno di competenze.
Ho deciso che queste persone e le loro attività devono essere valorizzate.
Nel mese di maggio, praticamente tutti i fine settimana, abbiamo pensato di organizzare incontri e visite nelle “case
d’artista”. Il tutto per conoscere luoghi suggestivi, per rinverdire l’antica accoglienza e senso dell’ospitalità della civiltà
montanara e per godere di eventi particolari: dai concerti, ai prodotti artigianali, passeggiando per territori suggestivi e
assaggiando i prodotti naturali della nostra terra. I gruppi e le case d’artista coinvolte sono 18, il progetto prenderà le
mosse il 14 maggio per terminare il 29; sono fine settimana nei quali andrà in scena la vita, le speranze, le competenze
dei talenti, di chi ha deciso di vivere sulle terre alte senza scimmiottare la città, cogliendo ciò che di buono e unico c’è
in montagna, sapendo affrontare i disagi tipici dell’isolamento e di una non sempre facile viabilità.
Ed ecco che nei borghi abbandonati e in vecchie dimore montanare comincia a ritornare la vita, nascono bambini, come
da tempo non succedeva, questa è la nuova sfida per rilanciare il nostro territorio.
Per promuovere ulteriormente il lavoro dei talenti a Marzabotto dal 14 al 17 luglio in collaborazione con il circo Paniko,
verrà montato un tendone dove i talenti si esibiranno e racconteranno le loro scelte di vita.
UN PASSO
DOPO
L’ALTRO
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