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Torino Aula Magna del Politecnico Giovedì 16.IX.2010 ore 17 Günther Lebbing Tom Pauwels chitarre Breville Migot Ponce Chávez Lachenmann MITO SettembreMusica Quarta edizione È un progetto di Realizzato da Con il sostegno di I Partner del Festival partner istituzionale Sponsor Media partner Sponsor tecnici Il Festival MITO compensa le emissioni di CO2 tramite il rimboschimento di aree verdi cittadine a Torino e attraverso progetti di riduzione dei gas serra realizzati in paesi in via di sviluppo. con la creazione e tutela di foreste in crescita nel Parco Rio Vallone in Provincia di Milano, e in Madagascar. Pierre de Breville (1861-1949) Fantaisie Résolu Lent Très vite Georges Migot (1891-1976) Pour un Hommage à Debussy (1924) Prélude Pastorale Postlude Günther Lebbing, chitarra Manuel Maria Ponce (1882-1948) Sonatina Meridional (1932) Campo Copla Fiesta Carlos Chávez (1899-1978) Tre pezzi per chitarra (1923) Tom Pauwels, chitarra Helmut Lachenmann (1935) Salut für Caudwell (1977) per due chitarre Günther Lebbing, Tom Pauwels, chitarre Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino Weil eure Freiheit nur in einem Teil der Gesellschaft wurzelt, ist sie unvollständig. Alles Bewußtsein wird von der Gesellschaft mitgeprägt. Aber weil ihr davon nicht wißt, bildet ihr euch ein, ihr wäret frei. Diese von euch so stolz zur Schau getragene Illusion ist das Kennzeichen eurer Sklaverei. Ihr hofft, das Denken vom Leben abzusondern und damit einen Teil der menschlichen Freiheit zu bewahren. Freiheit ist jedoch keine Substanz zum Aufbewahren, sondern eine im aktiven Kampf mit den konkreten Problemen des Leben geschaffene Kraft. Es gibt keine neutrale Kunstwelt. Ihr müßt wählen zwischen Kunst, die sich ihrer nicht bewußt und unfrei und unwahr ist, und Kunst, die ihre Bedingungen kennt und ausdrückt. Wir werden nicht aufhören, den bürgerlichen Inhalt eurer Kunst zu kritisieren. Wir stellen die einfache Forderung an euch, das Leben mit der Kunst und die Kunst mit dem Leben in Einklang zu bringen. Wir verlangen, daß ihr wirklich in der neuen Welt lebt und eure Seele nicht in der Vergangenheit zurücklaßt. Ihr seid noch gespalten, solange ihr es nicht lassen könnt, abgenutzte Kategorien der bürgerlichen Kunst mechanisch durcheinander zu mischen, oder Kategorien anderer, proletarischer Bereiche mechanisch zu übernehmen. Ihr müßt en schwierigen schöpferischen Weg gehen, die Gesetze und die Technik der Kunst neu gestalten, so daß sie die entstehende Welt ausdrückt und ein Teil ihrer Verwirklichung ist. Dann werden wir sagen... Christopher Caudwell Traduzione dall’inglese di Horst Bretschneider «La vostra libertà è incompleta, poiché si radica solo in una parte della società. Tutta la coscienza è plasmata dalla società nel suo insieme. Ma poiché non siete coscienti di questo, credete di essere liberi. Questa illusione messa in mostra così orgogliosamente è il segno della vostra schiavitù. Sperate di dividere il pensiero dalla vita e, così facendo, di custodire una parte della libertà umana. La libertà, tuttavia, non è una sostanza da custodire, ma una forza prodotta nella lotta attiva con i concreti problemi della vita. Non esiste un mondo artistico neutrale. Dovete scegliere tra un’arte che non è consapevole di sé, che non è libera e che non è vera, e un’arte che conosce le sue condizioni e le esprime. Non smetteremo mai di criticare il contenuto borghese della vostra arte. Noi avanziamo solo la richiesta di conciliare l’arte con la vita e la vita con l’arte. Noi vi chiediamo di vivere realmente in un nuovo mondo e di non lasciare la vostra anima nel passato. Rimarrete divisi finché non potrete permettere che le logore categorie dell’arte borghese si mescolino meccanicamente tra loro, oppure che le categorie di un ambito diverso, quello proletario, le sostituiscano meccanicamente. Dovete percorrere il difficile sentiero creativo, dare nuova forma alle leggi e alla tecnica dell’arte in modo che essa esprima il mondo che sta nascendo e che costituisca una parte della sua realtà. Perciò diremo...». Traduzione a cura di Pietro Mussino a figura centrale della storia della chitarra moderna è e rimane, com’è L noto, Andrés Segovia, colui che non solo ha innovato in modo significativo la costruzione dello strumento, ma che ha sviluppato un modello tecnico e una ricerca di repertorio paradigmatici per tutti i chitarristi venuti dopo di lui. Egli per primo trascrisse diverse musiche per chitarra, ma soprattutto seppe accendere l’interesse di importanti compositori verso uno strumento fino ad allora considerato marginale, e farlo così entrare nella cerchia dei grandi strumenti solisti. A Segovia furono dedicati moltissimi lavori da compositori più o meno importanti e famosi. Egli sceglieva il suo repertorio anche tra queste composizioni, le eseguiva in concerto e talvolta le incideva nei suoi dischi, indipendentemente dal fatto che gli autori avessero cura di conservare e pubblicare le loro opere. È accaduto così che di brani resi famosi dal grande solista andasse smarrita la partitura, tanto da indurre qualche coraggioso a trascriverli dalle incisioni. Ancora più eclatante è l’avventura dei bauli pieni di manoscritti, che Segovia scrisse di aver abbandonato in Spagna allo scoppio della guerra civile nell’estate del 1936 e che invece sono inaspettatamente comparsi tra i fondi conservati dalla Fondazione Segovia, divenuti accessibili solo nel 2001. Il chitarrista, compositore e musicologo Angelo Gilardino, direttore artistico della Fondazione, narratore e protagonista di questa avventura, ha potuto così dare alle stampe un’importantissima letteratura chitarristica che poteva risultare perduta. Tra i brani contenuti nei bauli di Segovia c’era anche la Fantaisie di Pierre de Breville, notevole compositore ingiustamente danneggiato dalla fama precoce di alcune sue chanson (per le quali fu considerato un compositore “da salon”) e dalla personale modestia. Allievo di Franck, entrò in contatto con i grandi del suo tempo, da Wagner a Liszt, Grieg, Fauré e Debussy, subendone l’influsso nel linguaggio musicale, che tuttavia ha una spiccata personalità e una notevole maestria. Tra i compositori segoviani “nascosti” troviamo anche l’originale Georges Migot, compositore, incisore, poeta e filosofo, un artista a tutto tondo che amava definirsi “il gruppo dell’uno” in contrapposizione al più famoso “gruppo dei sei” e al loro neoclassicismo imperante. Pour un Hommage à Debussy, rimasto inedito fino al 1980 nonostante la dedica a Segovia, mostra già l’avvio verso il personale utilizzo che Migot fece del linguaggio debussiano, sviluppando una marcata polimodalità e un tessuto melodico sempre plastico e denso. Per lui «la linea, persino nel suo frammento più piccolo che costituisce l’intervallo compreso nel passaggio tra una nota e l’altra, rimane il mezzo più espressivo della musica». Si sente anche un’eco bergsoniana nel modo in cui egli descrive la relazione tra emozione e materia sonora: «Ciascuna delle mie linee obbedisce al lirismo e alla plasticità. Chiamo lirismo l’emozione creatrice che determina lo slancio (élan) e il tempo. Chiamo plasticità la trascrizione di questo lirismo nella materia sonora». Manuel Ponce, tra i più grandi compositori messicani, fu invece un “segoviano” noto e dichiarato, nonché caro amico del chitarrista. La Sonatina Meridional gli fu esplicitamente richiesta da Segovia, che voleva un brano di carattere spagnolo di respiro non troppo ampio (una “sonatina”, appunto) e non virtuosistico, anche in vista di una pubblicazione presso Schott. Ponce rispose con tre movimenti dal titolo spagnolo (Campo significa campagna, la Copla è un canto tradizionale spagnolo, Fiesta è la festa) e con una sapiente ibridazione stilistica che sa mescolare folclore, neoclassicismo, romanticismo e impressionismo. Allievo di Ponce, Carlos Chávez ne proseguì l’ispirazione nazionalistica messicana, sposandola però con il più agguerrito modernismo della sua generazione e con un recupero delle tradizioni indie più consapevole delle proprie radici e meno incline al puro esotismo. Grande promotore musicale, fece conoscere in patria la musica moderna europea, strinse sodalizi con Edgar Varése e Aaron Copland alla ricerca di una musica moderna americana, costituì la prima orchestra sinfonica stabile messicana che crebbe sotto la sua direzione per più di vent’anni. Nel suo linguaggio si mescolano una profonda vena impressionistica, accenti modernisti e lontani echi di ispirazione etnica. In Salut für Caudwell di Lachenmann tutto il bagaglio di suoni, atmosfere, cultura e folclore dello strumento “chitarra” viene lasciato sullo sfondo, ed evocato solo da lontano attraverso una scelta di elementi tecnici e timbrici che possano servire da materiale per una costruzione musicale completamente nuova. L’intenzione non è di negare la natura o la storia dello strumento, ma di evitare di utilizzare stilemi noti o addirittura logori per costruire un brano che già nel materiale di partenza risulti simile o analogo a molti altri. Più profondamente, l’intento è quello di portare all’interno del brano la dialettica tra il materiale disponibile e la novità dell’invenzione, la tensione tra la convenzione, il sedimento storico, l’aura da una parte e la volontà, persino la necessità, di esprimere liberamente se stessi dall’altra. Si va in cerca, quindi, di una libertà radicale che strappi l’arte dall’abitudine sociale e dal puro idillio estetico per conferirle una funzione rigeneratrice della coscienza e della realtà. Non a caso il brano è dedicato allo scrittore e poeta marxista Christopher Caudwell, morto trentenne nella guerra civile spagnola combattendo contro l’affermazione del regime di Franco. Il “saluto” che gli si vuole tributare, nel quarantesimo anniversario della sua morte, è una sorta di omaggio onorifico che ricordi la sua persona, ma ne esprima anche la testimonianza. Perciò all’interno del brano viene elaborato un estratto dal libro di Caudwell Illusione borghese e realtà. Contributi a un’estetica materialista affidato alla declamazione dei due chitarristi. Il linguaggio è quello, oggi sempre più desueto, della polemica contro il mondo borghese, ma lo spunto programmatico di un’arte “che conosce le sue condizioni e le esprime” rimane, nella visione di Lachenmann, irrinunciabile. Pietro Mussino Günther Lebbing, nato in Germania, ha studiato chitarra a Münster con Reinbert Evers e Wolfgang Weigel e si è diplomato sostenendo lo Staatliche Musiklehrerprüfung e il Künstlerische Reifeprüfung. Ha poi terminato gli studi a Karlsruhe con Harald Lillmeyer. Ha suonato in numerose produzioni radiofoniche (WDR, Radio France) e i suoi dischi con lavori di Andrè Jolivet, Georges Migot e altri sono stati pubblicati da Musicaphon. Le sue esibizioni come solista e in ensemble in Europa e negli Stati Uniti comprendono collaborazioni con festival e gruppi di prestigio come Wien Modern, Ultraschall (Berlino), Festival d’Automne a Parigi, Agora a Parigi, Dialoge a Salisburgo, Ruhrtriennale di Essen, Ars Musica a Liegi. Con Tom Pauwels viene chiamato in particolare per quel che riguarda il repertorio chitarristico del XX e XXI secolo. Dal 2005 fanno parte della produzione Movements for Lachenmann in collaborazione con il coreografo Xavier Le Roy. Tom Pauwels vanta un’ininterrotta attività nel campo della musica contemporanea, con la chitarra classica e con la chitarra elettrica, sin dal suo diploma presso il Conservatorio di Bruxelles. Suona prevalentemente aggregandosi ad ensemble come Ictus, Plus-Minus ed Elastic 3. Nel corso della sua carriera si è fatto coinvolgere sempre più a fondo nei diversi aspetti dell’organizzazione concertistica (regie musicali, testi, comunicazione), tant’è vero che dal 2002 collabora con Ictus nella doppia veste di chitarrista e consulente artistico. Un’altra attività è quella pedagogica: ha coordinato diversi workshop per Ictus e ha tenuto numerosi master in musica contemporanea al Conservatorio di Gent. Come esecutore, ha collaborato spesso con il compositore David Helbich e il coreografo Xavier Le Roy. Se desiderate commentare questo concerto, potete farlo su blog.mitosettembremusica.it o sul sito www.sistemamusica.it