a noi la parola - Liceo Classico Galilei Pisa

Transcript

a noi la parola - Liceo Classico Galilei Pisa
Numero 7
Dicembre 2011
IL GIORNALE DEL
LICEO CLASSICO GALILEO GALILEI
Inversione di
rotta
C’
è crisi. E allora
spazio ai giovani.
Rapsodia si rinnova. Cresce.
Esplode! Questo numero è
consacrato ai più piccoli, ai
ginnasiali, perché è grazie al
loro entusiasmo che ora avete questo numero tra le vostre mani. E’ grazie a loro
che gli articoli sono tanti,
vari e appassionati.
C’è crisi. E allora ci siamo
stufati del giornalino sempre
serio. Non è per i concorsi
nazionali che scriviamo, ma
per i nostri studenti. Vogliamo sentire le loro voci, le
loro urla e le loro risate oltre
che alle buone e calcolate
parole dette per non irritare
nessuno. Ci siamo stufati di
farci un’idea della nostra
scuola soltanto per sentito
dire, e ce lo siamo fatto dire
da voi. Sembra una cosa parrocchiale? Almeno però ci
appartiene.
C’è crisi. Ma il greco ci
insegna che crisi è la scelta
cruciale verso un cambiamento positivo. E allora…
buon Natale!
La Redazione
A NOI LA PAROLA
Tra le tante nuove iniziative un'importante novità:
un sondaggio sulla scuola, sullo studio, sui professori.
Per capire le loro, le nostre idee."
E
cco quello che
mancava. Così i
Rapsodi hanno
deciso di cambiare pagina,
per rendere Rapsodia, veramente degli studenti del
classico G. Galilei. e non un
giornalino qualunque. Tra le
tante nuove iniziative,
un’importante novità: un
sondaggio sulla scuola, sullo
studio, sui prof., sugli studenti stessi, per capire le loro, le nostre idee. È capitata a
pennello l’Assemblea
ALL’ INTERNO...
Scuola:
A noi la parola (a
pagina 2);
Si apra il sipario! (a
pagina 3);
Macchinette low
cost? (a pagina 3);
Fascismo e Propaganda (a pagina 4);
Fare Storia: il no-
“Guardateli questi superflui!
Sono sempre malati, vomitano il loro fiele
e lo chiamano giornale.” (Nietzsche)
stro laboratorio (a
pagina 5);
Il sogno eretico (a
pagina 6).
Attualità:
La lunga strada verso la dignità per le
donne (a pagina 7).
Musica:
I perché di una pas-
d’Istituto del 28 novembre,
ottima occasione per fare
qualche domanda. Così gli
attivissimi Rapsodi hanno
raccolto dati importanti; certo , non abbiamo potuto intervistare tutti, come avremmo voluto. A gennaio probabilmente il sondaggio passerà nelle classi,così tutti potranno dire la loro . Grazie a
Niccolò, Tommaso e Chiara
sono stati intervistati alunni
sia del liceo che del ginnasio.
E sono
(Continua a pagina 2)
sione (a pagina 8);
pagina 13);
Io canto. Io scrivo.
Assassin’s creed (a
Noi creiamo (a pagipagina 14);
na 9);
Sport
TRASH ‘TIL DEAccetta la sfida! (a
ATH...AND BEpagina 15);
YOND! (a pagina
Tutti in campo (a
10).
pagina 15).
Recensioni:
Rubriche:
Fantozzi (a pagina
The english corner
11);
(a pagina 16).
Breaking Dawn (a
Numero 7
Scuola
(Continua dalla prima pagina)
venuti fuori i veri studenti del
Classico: determinati, decisi,
non i mostri studiosi come gli
altri ci dipingono, ma ragazzi
che hanno capito cosa vogliono
da se stessi.
Le domande relative al rendimento scolastico non trovano
d’accordo liceali e ginnasiali. I
liceali sono soddisfatti, nessuno
valuta il proprio rendimento
perfetto, ma, se non perfetto,
comunque buono. I ginnasiali
sono meno entusiasti, forse per
l’impatto iniziale, che è sempre
scioccante. Il 50% ( sul totale
degli intervistati) ha risposto
buono, segno che le speranze
non sono perdute, ma l’altro
50% sufficiente, senza sbilanciarsi (comunque siamo solo a
dicembre, di tempo ce n’è ancora molto, anche un po’ troppo).
“In quali materie hai più difficoltà?” In quelle scientifiche,
risposta unanime da entrambe
le parti, benché ci sia chi tiene
alto il proprio ego rispondendo
“in nessuna”. “A cosa pensi siano
dovute le difficoltà che incontri?”
Ecco che la colpa viene data ai
prof. che non riescono a suscitare l’interesse o non spiegano
bene. Il 20% dei ginnasiali però
punta al sodo, non da la colpa ai
prof, ma direttamente alle materie, che sono troppo difficili o
troppo complicate. Il 35% dei
liceali, invece, lamenta un metodo di studio sbagliato, che non
lo porta, certo, a buoni risultati.
Stranamente, quasi nessun ginnasiale si lamenta del proprio
Dicembre 2011
metodo di studio, forse i liceali
sono più simpatici ai professosi stanno facendo superare?
ri”. I liceali invece sono di pareChiara, Tommaso, Niccolò e
re diverso: “quelli che non hanDebora hanno fatto anche delle
no divertimenti oltre la scuola”
domande direttamente sui proo, più semplicemente, “quelli
fessori: “Ti capita mai di pensare
che studiano”. Forse al liceo c’è
che gli insegnanti non comprendameno tempo libero? Certamente
no i problemi reali degli studenl’impegno è tanto… ma quanto
ti?”: “Sempre” è la risposta di
esattamente? Non sarebbe male
alcuni, la maggior parte però,
fare un sondaggio su “quanto lo
risponde B: “a volte”. Si deline- studio occupa il tuo tempo”;
a, così, anche la figura del prodalle risposte dei liceali, i ginnafessore esigente, ma che riesce
siali si potrebbero già fare
ad apprezzare le capacità di un
un’idea sul loro futuro.
alunno, benché non sempre sia
Una delle domande clou del
in grado di capire i suoi problequestionario: Perché è importante
mi reali . Conta tanto anche la
studiare per te?. “Perché quello
simpatia di un professore. I prof che imparo a suola servirà in
antipatici vengono condannati
primo luogo a me stesso”. Ovvisenza pietà sia dai ginnasiali
a la domanda successiva:
che dai liceali; una materia inse- “Perché hai scelto questa scuola?“.
gnata da un prof antipatico di“Perché era la più adeguata per
venta molto più pesante.
me, sentendo anche i miei famiAlla domanda “Ti capita mai
liari”. Così, ecco che emerge il
di non fare bene un compito scritto
modo in cui i genitori vedono il
perché il tempo assegnato era tropclassico, che senza dubbio penpo poco?” quasi tutti i ginnasiali
sano che il Classico “mi possa
rispondono “raramente”, ma i
fornire ottime basi educative”.
liceali si sono divisi fra
“Rifaresti la stessa scelta?”,
“raramente”, “spesso” e “mai”.
una domanda che spesso ci vieForse i ginnasiali sono più abine fatta, o che noi stessi ci factuati a lavorare in tempi
ciamo. I ginnasiali non hanno
“ristretti” rispetto ai liceali.
dubbi, rispondono con un sì
“Per ottenere un buon voto?” I
deciso. I liceali sembrano sicuri
ginnasiali “fanno ciò che possoquanto i loro “colleghi” più picno”, anche se qualcuno è stato
coli, ma poi alla domanda “se
onesto e ha risposto B: cerco di
potessi, lasceresti la scuola immecopiare. Gli onesti liceali, invediatamente?” le risposte sono
ce,si impegnano a fondo, certacontrastanti, non in pochi rimente ogni versione è farina del spondono sì. Troppo lo studio o
loro sacco… o no?
troppo poca la determinazione?
Quali sono gli studenti che rieAlessia Riccioli
scono meglio a scuola? I ginnasiali
Per ragioni di mancanza di spazio pubnon hanno dubbi: “quelli che
blicheremo sul prossimo numero i dati
completi del sondaggio.
2
Numero 7
Dicembre 2011
Si riapra il sipario!
Il laboratorio teatrale de Il carro di Tespi:
nuove sfide per i ragazzi del liceo Classico.
SCUOLA
D
opo straordinarie
esperienze ma
con
un’impostazione diversa in
partenza, quest’anno sul carro di Tespi siamo saliti tutti e
tutti insieme. Alla guida Letizia Giuliani, un’insegnante di
teatro speciale, che con il suo
pugno fermo ma anche il suo
entusiasmo coinvolgente ci
ha fatto riflettere su cosa significhi essere attore. Per
quattro incontri, della durata
di due ore ciascuno, abbiamo
fatto esercizi di equilibrio e
movimento, abbiamo capito
l’importanza dello spazio e
del tempo in rapporto a noi
stessi e a chi ci sta vicino, abbiamo provato a tirar fuori le
mille sfumature della nostra
voce e a riempirle di sentimenti. Non siamo diventati
attori nel senso specifico del
termine, ma in fondo un po’
ci siamo sentiti – e ci sentiamo – tali o almeno ci piace
pensare di esserlo. E Letizia
ha molta pazienza! Il segreto
per non farla arrabbiare è ascoltarla, cercando di trattenere quel bla bla bla irrefrenabile che ci prende quando,
tutti insieme, in palestra ci
guardiamo l’un l’altro e ci
viene da ridere. Noi qui?!?
Ma siamo davvero sicuri?!?
La maschera non c'è, siamo sempre noi quelli sul palcoscenico; sì, un po' di "trucco
e parrucco", ma siamo noi.
Noi che immaginiamo, interpretiamo anche sopra le righe, cerchiamo di capire e
chissà se in modo giusto!?!
Ma questo non importa perché siamo sempre noi, attori
di noi stessi, poeti dei nostri
sentimenti, costruttori di sogni.
Da circa un mese il nostro
gruppo si è diviso in due perché nel nostro Liceo antico e
moderno si compenetrano.
Alcuni di noi hanno scelto di
impegnarsi nella messa in
scena del percorso sul teatro
europeo con il testo di B.
Brecht, Ascesa e caduta della
città di Mahagonny; altri hanno preferito cimentarsi con
Sofocle, Filottete, curiosi di
rileggere un testo di un passato lontano ma ancora capace di dirci molto. Ci aspetta
un duro lavoro ma tutti insieme, di quarta ginnasio e
“veterani”, ce la stiamo mettendo tutta per permettere al
sipario di riaprirsi, ancora
volta
Giorgia Bimbi e i ragazzi
del teatro greco
Macchinette
low cost?
A
bbiamo tutti accolto con
grande piacere la novità: le
vecchie macchinette sono
state sostituite da altre nuove, più economiche ed efficienti (vi saranno sicuramente noti i malfunzionamenti che
spesso si verificavano).
Quando sono arrivate, dopo una
mattinata intera di atrio deserto persino come la bocca degli insegnanti orfani di acqua e caffè, in un primo momento pensavamo che fosse la svolta
del secolo; ma poi ci siamo accorti che
le cose non sono realmente cambiate.
Sì, le macchinette funzionano bene e
sono di qualità migliore, ma i prezzi
sono inadeguati, mentre i prodotti esposti sono di qualità scadente e non
soddisfano le esigenze degli studenti.
Dal momento che abbiamo alcuni
dati relativi alla gara d'appalto, confrontiamoli i dati riguardanti la precedente gestione: i prodotti non si distinguono per varietà e non consentono
una larga scelta; il prezzo dell'acqua è
aumentato di 15 centesimi (da 25 cent.
a 40 cent.), quello delle patatine è diminuito (da 40 cent. a 34 cent.) ma con
esso è diminuita anche la quantità ( da
40 gr. a 25 gr.); il prezzo del caffè è diminuito solo di 1 cent. (da 25 cent. a 24
cent.).
Nell’era della tecnologia sarebbe
inoltre gradito ricevere almeno il resto
per ogni acquisto, cosa che invece non
accade; e se le cose stanno così, basterebbe che i prezzi avessero cifre pari,
rendendo possibile la restituzione del
resto. E’ così indispensabile quel centesimo in meno sul caffè?
Chiediamo a gran voce un vero
cambiamento, quale il ribasso dei prezzi e una più ampia e sensata scelta di
prodotti, perchè no? In tempi di crisi
cerchiamo di risparmiare o almeno
spendere con ragionevolezza: evitiamo
di svuotarci le tasche!
Olivia Castaldi
Anna Ferrannini
3
Numero 7
Dicembre 2011
Fascismo e Propaganda
Sei interessanti letture nella biblioteca della nostra Scuola
È
SCUOLA
E
CULTURA
noto a tutti l'utilizzo
della propaganda nella
società moderna, ma
essa assunse e conserva tutt'ora
un ruolo fondamentale nei regimi totalitari. In Italia, l'uso della
propaganda si è affermato soprattutto durante il periodo fascista. Mussolini infatti impose
al popolo italiano una visione
del mondo che glorificava l'Italia come nuovo Impero Romano,
e che metteva in ombra gli altri
paesi.
Attraverso l'introduzione di
libri propagandistici nelle scuole
il fascismo riuscì a diffondere il
proprio culto anche nella gioventù italiana, che rese poi sempre più partecipe alla vita del
partito con la formazione di
gruppi giovanili come i “Balilla”
e le “Giovani italiane”.
I documenti dai quali traiamo
le informazioni per questo articolo si trovano nella biblioteca
della nostra scuola, e risalgono
proprio all'era fascista.
I testi che abbiamo analizzato
riguardano avvenimenti storici
che il fascismo voleva esaltare,
come l'eroismo degli italiani nella prima guerra mondiale e l'espansione coloniale, oppure nascondere, come gli insuccessi
militari durante il secondo conflitto mondiale.
Tra quelli a nostra disposizione sulla prima guerra mondiale
abbiamo il libro “L'Italia e la sua
Guerra”, di chiaro orientamento
nazionalista, e la collana intitolata “La Guerra delle Nazioni”.
Questi libri presentano particolari comuni, soprattutto le immagini glorificanti, scelte accuratamente, del soldato italiano,
che si presenta con le caratteristiche, patriottismo, coraggio e
determinazione, che diverranno
tipiche dell'ideale fascista. Questi testi dovevano svolgere due
compiti: accentuare il valore militare italiano e accrescere l'indignazione della gente per la
“Vittoria mutilata”.
Poi vengono i documenti un
po' più recenti “La Guerra Equatoriale” e “La Spedizione di
Massaua”. In questi libri incontriamo per la prima volta la propaganda razzista, che descrive
gli abissini e gli etiopi, contro
cui gli italiani erano in guerra,
come “specie inferiore”, primitiva e crudele. Anche qui assumono grande importanza le fotografie, che raffigurano militari
fascisti trionfanti e la popolazione indigena “salvata” dalla barbarie del loro stesso popolo.
Infine abbiamo analizzato
“Che cosa hanno fatto gli inglesi
in Cirenaica”, che risale al 1941 e
parla della Campagna d'Africa
del 1940-1943 (la Cirenaica è una
regione dell'odierna Libia, ex
colonia italiana). Questa pubblicazione è già caratterizzata da
un titolo molto forte, e racconta
del comportamento dei militari
britannici nei confronti della popolazione civile libica e dei coloni italiani. Il libro, esclusivamente propagandistico, non è una
fonte attendibile, in quanto gli
avvenimenti riportati non sono
probabilmente mai avvenuti, o
comunque sono estremamente
esagerati. Lo scopo di questo
testo era evidenziare la crudeltà
dei nemici inglesi, e mascherare
con questo il motivo stesso per
cui le armate britanniche si trovavano in Cirenaica e quindi le
disfatte militari subite dagli italiani su quel fronte.
Come è possibile vedere da
questi esempi, il libro è sempre
stato un importante strumento
di propaganda e creazione del
consenso, dato che diffonde le
idee del regime, tra i lettori. Il
fascismo purtroppo ha saputo
sfruttare le tecniche di comunicazione in modo combinato, riuscendo così a costruire attorno
alla gente una “falsa realtà”. È
curioso pensare che una intera
generazione non abbia conosciuto altro che pura propaganda.
I libri usati per la stesura di
questo articolo sono consultabili
nella biblioteca dell'Istituto.
Federico Kruk
Niccolò T. Koenig
4
Numero 7
Dicembre 2011
FARE STORIA: il nostro laboratorio
SCUOLA
E
CULTURA
“L
a storia siamo noi,
nessuno si senta
escluso” cantava
Francesco De Gregori in una famosa canzone del 1998. Coloro
che hanno svolto attività di laboratorio pomeridiano con il prof.
Sodi hanno sicuramente capito
proprio questo, che la storia non
è qualcosa di diverso e lontano
rispetto a noi e al nostro vissuto,
che chiunque voglia ricostruire
un qualsiasi evento del passato,
grande o piccolo che sia, non
può prescindere dall’analisi di
ogni singola testimonianza di
vita, di ogni singolo documento
recuperato, di ogni più piccolo
reperto all’apparenza insignificante, ma ricco di informazioni
per chi sappia osservare. Siamo
noi che costruiamo la storia di
ogni giorno, con le nostre esperienze, le nostre azioni, le nostre
scelte. In questa prospettiva anche il nostro Liceo, con i suoi ex
presidi, i suoi ex professori e i
suoi ex alunni è stato Storia; una
storia da ricostruire per capire
chi eravamo, cosa siamo stati ieri
e chi siamo oggi. Ricostruire la
nostra identità attraverso interviste, testimonianze, raccolta di
documenti, individuazione di
reperti è stato così l’obiettivo di
“Fare Storia”, nato nell’anno
scolastico 2007-2008, proprio con
il proposito di coinvolgere noi
studenti, come diceva Le Goff,
nella «fabbricazione della storia».
Chi ci ha preceduto ha lavorato sull’applicazione nella nostra scuola di quei Provvedimenti
per la difesa della razza nella scuola,
firmati dal re proprio a Pisa nel
settembre e nel novembre 1938,
che determinarono l’epurazione
dei docenti e l’espulsione degli
studenti «di razza ebraica» dalle
università e dalle scuole statali
italiane: attraverso lo scavo nella
memoria e un attento esame dei
documenti conservati
nell’Archivio di Stato e in quello
storico della nostra scuola, verificarono quanti insegnanti ed
alunni vennero colpiti da tali
provvedimenti e, attraverso una
sistematica ricognizione di fonti
scritte e creazione di fonti orali,
cercarono di capire quale fosse
stata negli studenti la percezione
di quanto stava loro accadendo1.
Negli ultimi anni tre anni
abbiamo invece concentrato la
nostra attenzione sugli anni dal
1968 al 1973, che ci sono parsi
quelli maggiormente densi di
cambiamenti e documentazione.
Erano gli anni della contestazione giovanile, una protesta particolarmente sentita qui a Pisa
(città universitaria) che aveva
portato a momenti di grande
tensione non solo tra forze
dell’ordine e manifestanti, ma
anche tra studenti ed insegnanti,
tra coloro che avevano voglia di
rinnovare e svecchiare il cosiddetto “sistema” e coloro che si
sentivano portatori di antiche e
immutabili tradizioni. Molte sono state le interviste ad ex insegnanti ed ex alunni. I risultati
delle inchieste, adeguatamente
analizzati, sono stati sicuramente importanti: si è capito chiaramente che, sebbene la rivolta
non avesse coinvolto in maniera
particolarmente significativa la
nostra scuola, molte furono le
conseguenze delle proteste, soprattutto in ambito didattico:
dall’inizio dell’utilizzo del giornale come strumento di lavoro e
studio alla distribuzione più razionale dei compiti e delle interrogazioni. Una scelta simbolica,
ma non meno significativa, fu
quella di togliere la pedana da
sotto la cattedra, a dimostrare
l’avvenuta discesa del professore dal piedistallo su cui fino a
quel momento era stato collocato. Riguardo alle numerose Assemblee di Istituto che si tennero
in quel periodo, il più delle volte
non autorizzate dal preside, abbiamo potuto notare, soprattutto
attraverso le testimonianze degli
ex studenti, come esse, dopo un
breve periodo, fossero fortemente caratterizzate dal punto di
vista politico. I principali gruppi
erano rappresentati dagli studenti della Federazione Giovanile Comunista Italiana, strettamente dipendente dal PCI, dai
seguaci del movimento di Lotta
Continua e, a partire da un certo
momento, anche dagli affiliati al
MSI (tanto da suscitare una polemica sul tema “i fascisti non
devono parlare”). Mancarono
invece in quegli anni rappresentanti di orientamento cattolico
moderato, la cui assenza lasciò
alcuni studenti privi di
un’identificazione politica nelle
assemblee. Questa forte polarizzazione politica verso gli estremi
fu certo dovuta al clima di disagio e al bisogno di cambiamento
che gran parte degli intervistati
hanno sottolineato essere stati
caratteristici di quel periodo. La
partecipazione alle assemblee fu
comunque sempre massiccia,
anche se la maggior parte degli
studenti non sembrò però mai
aderire ad uno specifico raggruppamento.
Per la ricostruzione del contesto storico sono state fondamentali anche le ricerche condotte
presso l’emeroteca della Provincia sui quotidiani locali (Nazione
e Tirreno) dell’epoca, che ci
hanno fornito uno spaccato
1 = per
chi fosse interessato, il lavoro è stato raccolto nel 14° Quaderno del Centro per la Didattica della Storia della Provincia di Pisa, scaricabile da http://osp.provincia.pisa.it/cds/quaderni_dett.asp?
5
Numero 7
Dicembre 2011
importante per capire come la
nostra scuola si fosse evoluta nel
tempo in senso democratico: da
scuola frequentata in prevalenza
dai figli della classe dirigente a
scuola che nel tempo si è andata
aprendo alla frequentazione da
parte di tutte le classe sociali, sia
borghesi che operaie. Fu anche
creato, proprio in quel periodo,
un comitato scuola-famiglia che
aveva il compito di fare da intermediario tra i professori e le famiglie degli studenti, anticipando di qualche anno il DPR n. 416
del 31 maggio 1974, che introdusse gli organi collegiali della scuo-
la. Il lavoro che fino a qui abbiamo condotto, per quanto estremamente interessante, non può
ancora dirsi concluso, anche perché ogni notizia stimola ulteriori
ricerche e approfondimenti. Ciò
che comunque ci siamo riproposti di fare, nell’immediato futuro,
oltre a completare le interviste e
le analisi dei quotidiani, è cercare
quanti più reperti possibile
dell’epoca: volantini, comunicati
e manifesti, materiali che sappiamo di poter reperire presso tutti
coloro che, per esperienze vissute
direttamente o indirettamente,
hanno ritenuto importante con-
servarli.
Sempre nel corso di questo
anno, parteciperemo infine anche
al concorso La scuola pisana: storia
e memoria di un’istituzione importante, indetto dalla Provincia, con
un progetto finalizzato a ricercare le origini del nostro Liceo (il
primo cittadino, essendo stato
eretto nel 1852) tra età leopoldina
e Stato unitario, evidenziando le
motivazioni della sua istituzione,
la sua strutturazione, le diverse
sedi, il dibattito sulla titolazione.
Valeria Croce
Cecilia Colombi
Il sogno eretico
SCUOLA
E
CULTURA
E
Cronache dall’Assemblea d’Istituto
resia: un termine che
nel nostro mondo ha
accezione negativa,
ma carico (forse proprio per
questo) di magia, di mistero. Di
quel fascino del proibito. Ma il
termine “eresia” non ha sempre
avuto accezione negativa, anzi,
“eresia” deriva dal greco άιρεσις
(che a sua volta deriva dal verbo
άιρέω) e significa "scelta",
"proposta", qualcosa che si comprende grazie al proprio intelletto; quindi il termine faceva
trasparire intelligenza e senso
critico. L'accezione odierna del
termine deriva dagli scritti e
dagli insegnamenti di San Paolo
e dei Padri Apostolici, i quali
hanno liquidato come eresia qualunque proposta o dottrina che si
contrapponesse ai dogmi della
religione cattolica. In questo nostro mini viaggio eretico, diviso in
due tappe, andremo ad esplorare
la storia di quattro tra i più famosi eretici della storia: Galileo
Galilei, Giovanna D'Arco, Savonarola e Giordano Bruno. Quale
modo migliore di analizzare
qualcosa se non quello di analizzarla con un pizzico di diverti-
mento? E allora, per questa
prima puntata del nostro viaggio
eretico mettiamo a fuoco l'eretico
Galileo Galileo tramite il testo di
una canzone dell'album "Il
Sogno Eretico" di Michele
Salvemini, meglio conosciuto
come Caparezza.
"Accetti ogni dettame...
senza verificare...
ti credi perspicace...
ma sei soltanto un altro dei babbei
e ti bei...
Una nuova pletora di uomini pecora
con i lupi se ne va senza remora
priva di identità, omini di Legoland la
cui regola
è obbedire come un vero clan
pastori cani mi guidano tra le tappe
temono il dito di galileo tra le chiappe
vogliono menti barricate, quali grappe?
e non le mettono al corrente come l'Ampere
devo superare le mie diffidenze
via museo della scienza di Firenze,
spranghe
pezze annodate come pretzel
sono Inside Man come Denzel
colpo del secolo, di colpo trasecolo
ho rubato il dito, sei pronto per l'esodo?
sarai libero, mai più Medioevo col dito
medio di Galileo nel didietro
Portiamo il dito medio di Galileo
Portiamolo alla testa del corteo
Nessuno sarà più chiamato babbeo se lo
infilerà
nei pressi del perineo
(Galileo Galileo)
Galileo chi si oppose al tuo genio
fu più vil del coyote nel canyon
se la chiesa ti ha messo all'indice
beh che male c'è tu la metti al medio
le tue pecore si fanno umane
chi se ne frega se si fanno male
vedi quanti culi puoi penetrare
tu che prima li vedevi con il cannocchiale
la cul-tura parrocchiale ha vedute corte
ma tu vai forte, fai passi da gigate oltre
Coltrane
sveli segreti più di Brokeback Mountain
e non si dica che non hai mosso un dito
altro che dito è dinamite
tu vivrai galileo come quel Galileo
messo in croce prima di te...
le accuse contro Galileo erano
molteplici...leggeva teneva in casa e
leggeva libri proibiti..galileo negli ultimi 18 mesi non è andato mai a
messa...Galileo convive con una
donna...ma soprattuto Galileo fa gli
oroscopi a pagamento...e non si è mai
confessato...e il Papa si irrita terribilmente."
("Il dito medio di Galileo")
Davide Nardini
Iª PARTE
6
Numero 7
Dicembre 2011
La lunga strada
verso la dignità per le donne
Attualità
“L
'altra metà del
cielo”,così veniva descritta la
donna, nell'immaginario maschile. Sembra una bella frase,
romantica, ma è pur vero che
questa metà di cielo è stata
spesso oscurata, e non le si è
permesso di brillare e risplendere come dovrebbe. Proviamo a
fare un breve e sintetico resoconto storico.
Fin da quando si sono formate le prime civiltà , infatti, la
donna è sempre stata emarginata, umiliata e “usata “solo per
generare e accudire i figli, senza
mai godere di nessun diritto.
Addirittura c'era chi, specialmente nel Medioevo, non la riteneva nemmeno appartenente
alla razza umana, alla stregua
delle bestie, essere senz’anima
che al minimo segnale di
“diversità” poteva venir accusato di stregoneria e bruciato vivo.
Nel 1875 esisteva un “codice
di famiglia” secondo cui la donna non poteva usufruire di denaro se non con un permesso
del marito; esisteva il delitto
d'onore (se la donna tradiva il
marito questi poteva ucciderla e
per giunta avere uno sconto di
1/3 della pena) e le donne non
erano ammesse alle scuole medie né alle superiori né tantomeno all’università. In seguito allo
scoppio della seconda Guerra
mondiale esse furono impiegate
nei lavori che facevano solo gli
uomini (i quali erano semplicemente erano impegnati ad uccidere e ad essere uccisi come
hanno sempre fatto da millenni
a questa parte). Questo permise
alle donne di capire meglio
quanto anche loro potessero
contare nella società e che quin-
di avevano “diritto ad avere
diritti”, smettendo di essere dominate dall'altro sesso.
Nel XX secolo le donne cominciano a mobilitarsi: negli
Stati Uniti ottengono il diritto di
voto nel 1920. In Italia bisogna
aspettare il 1946 perché il movimento femminista raggiunga
questo obbiettivo, combattendo
anche per la parità dei sessi e
per l'abolizione di alcune leggi
sfacciatamente maschiliste.
Al giorno d'oggi, nonostante
non si faccia più tutta questa
distinzione fra uomo e donna e
anzi siano state ottenute leggi
per dare ”pari opportunità” alle
donne, ci troviamo a farci una
domanda: ma è proprio vero
che tutte le donne godano degli
stessi diritti degli uomini? Sembra sciocco come quesito e invece bisogna porcelo eccome, visto che ci sono tante donne e
ragazze che si vedono tolte libertà semplici e umane, come
quella di avere figli, perché altrimenti verrebbero private del
loro lavoro: ad esempio, proprio
qui a Pisa, una donna che voleva lavorare come impiegata in
una azienda privata ha dovuto
rifiutare l'offerta perché le avevano imposto di non avere
bambini in alcun modo (caso
abbastanza frequente nelle aziende private anche altrove).
Ma c' è anche un' altra forma
di maschilismo, il più scioccante
in assoluto, ed è quello derivato
dalle donne stesse. Già. Questo
fenomeno è presente nel nostro
Paese dove alcune donne credono ancora di non essere capaci
di vivere senza un uomo che le
consigli, che porti a casa il frutto
del suo lavoro, che prenda decisioni perché loro sono incapaci
di farlo. Ma il fenomeno di ma-
chismo più diffuso e odioso è la
commercializzazione del corpo
della donna. In Italia tutti noi,
da diversi anni a questa parte,
abbiamo potuto vedere questa
depravazione in tutto il suo
splendore: fra ragazzine che
invece di non guadagnarsi da
vivere lavorando onestamente
preferiscono vendersi, fra politici che stanno al loro gioco, fra i
genitori di queste “baby prostitute” (“escort” è un termine da
ipocriti) che dicono: “E dai, facci
questo piccolo favore, che così
sistemi me e la mamma” beh,
c'è davvero l'imbarazzo della
scelta. Senza contare che molte
trasmissioni televisive sembrano farsi promotrici di questo
maschilismo: basti pensare alle
magre veline senza nemmeno
un velo di Striscia la Notizia o le
varie pubblicità di profumi e
telefonini con ragazze seducenti
e mute (non a caso la donna ideale mostrata è quella bella e senza cervello) e una lunga lista di
altre future attricette che venderebbero l'anima e non solo per
un vestito di Prada e una fantastica vita da nababbe mantenute.
Il rischio peggiore però, e
dobbiamo starci attenti, è quello
di contribuire a esaltare queste
ragazze, perché potrebbero diventare delle eroine da emulare.
E non farlo dipende da noi, che
ricordiamo invece l'esempio di
tutte le altre donne (per fortuna
la maggior parte) che con il loro
lavoro, magari silenzioso, senza
clamori o lustrini, con lo studio
ed il vero merito, hanno contribuito alla liberazione della donna: questo è davvero un “cielo
illuminato”.
Giulia Dargenio
7
Numero 7
Dicembre 2011
I perché di una
passione
Musica
L
a musica, in tutte le
sue forme e secondo i
gusti e i perché individuali, è un importante mezzo per
sfogarsi, per rilassarsi e, soprattutto per gli adolescenti, una ragione di conforto, di discussione
ed un modo per conoscersi e divertirsi . Per questo un certo tipo
di musica può diventare la bandiera di "bande" di teenangers in
tutto il mondo: esempi possono
essere i BEATLES per i giovani di
mezza Europa negli anni 60
quando milioni di persone
"idolatravano" e "copiavano"
questa band inglese (nel modo di
vestire, nel taglio dei capelli,
ecc...), oppure le gang afroamericane delle metropoli statunitensi,
per le quali il rap/hip hop oltre
ad essere il genere preferito e un
simbolo, è diventato una caratteristica tipica di questi giovani.
Facendo riferimento alla realtà
più vicina a noi, tenderei a dividere i giovani in due categorie:
quella più numerosa di chi la
musica l'ascolta solamente e
quella composta di coloro che
vogliono e hanno la possibilità di
suonarla: questi sono generalmente ragazzi che da anni suonano un solo strumento
(PIANOFORTE, CHITARRA,
BATTERIA, ecc.) e si riuniscono
in piccoli gruppi per lo più per
divertirsi con gli amici (quindi
senza ambizioni particolari). Tra
coloro che per un motivo o per
un altro, la musica la ascoltano
solamente, gli adolescenti si differenziano per il tipo di approccio che hanno con essa, a secondo dell'età (prima adolescenza:
scuole medie e scuole superiori)
e soprattutto del sesso: i ragazzi
cominciano ad interessarsi alla
musica verso i 13/14 anni, orientandosi verso quella commerciale
(RAP e POP) più pubblicizzata,
poi entrando in contatto con
"nuove realtà" (nuova scuola,
nuovi compagni, ecc) iniziano ad
ampliare i propri "orizzonti musicali" alle scuole superiori
(anche DANCE, ROCK, ecc) prediligendo di volta in volta la musica che fa tendenza. Le ragazze
fin dai 10/11 anni cominciano a
mitizzare qualsiasi belloccio che
sorride e fa l'occhiolino nei video
clip; anche loro quando cambiano scuola e cominciano a frequentare le discoteche tendono,
ad ampliare il proprio bagaglio
musicale a favore soprattutto dei
gusti del gruppo. Esiste anche
un'altra categoria di persone che,
ascoltando musica diversa da
quella che ascoltano i più, a volte
vengono escluse dal gruppo: sono quelli che amano generi come
la musica da camera, la classica,
o al lato opposto la metal o
l'hardcore.
Comunque possiamo sicuramente approdare ad una certezza: la musica - qualunque essa
sia - è la forma più sublime per
allontanarsi dal presente ed entrare in contatto con un’altra realtà in cui poter spaziare con la
mente, ma in particolar modo
con l’animo.
Eleonora Scalzo
8
Numero 7
Dicembre 2011
Io canto. Io scrivo. Noi creiamo
Musica e letteratura sorelle nella nostra storia
"I
n Italia la musica ha
in una certa misura
sostituito, nella cultura popolare, quella espressione artistica che in altri paesi è data dal romanzo e i genii musicali hanno avuto quella popolarità che invece è
mancata ai letterati." (A. Gramsci)
MUSICA
Musica e letteratura sono state
da sempre strettamente legate;
sorelle e rivali hanno condiviso
le forme e la lotta per il primato,
ma soprattutto si sono sempre
sollecitate dal punto di vista linguistico ed espressivo. Molta
parte della letteratura nasce, infatti, come supporto a melodie, e
viceversa molte melodie sono
state composte appositamente
per accompagnare racconti.
Il compositore tedesco Wagner amava immaginare poesia,
musica e danza come tre sorelle
unite in un eterno girotondo ed
effettivamente lo stretto rapporto
tra queste è attestabile fin dalla
Grecia antica, dove la mousikhv
era la poesia cantata e le storie
tramandate di padre in figlio per
via orale erano affidate al suono
e al ritmo delle parole, per facilitarne la memorizzazione.
Soltanto quando la scrittura
ha affiancato, e poi definitivamente sostituito, l’oralità, la narrativa e la poesia hanno potuto
rinunciare alla musica, senza comunque impedire a molti scrittori di considerare la musica come
parte fondamentale delle loro
opere. Ad esempio, nei lavori di
Shakespeare i pezzi musicali sono complementari all’armonia
dei testi e a loro volta fondamentali – sono indicate infatti almeno
100 canzoni che i vari personaggi
devono cantare e innumerevoli
momenti in cui si deve udire musica. Questa non è mai considerata come intrattenimento o semplice diversivo, ma un effetto
calcolato a fini poetici e drammatici.
Tuttavia, molti sostengono
che la poesia americana ormai si
sia addirittura allontanata da
ogni cantabilità, ma chi scrive
canzoni ha spesso nel suo bagaglio personale qualche raccolta
di versi del passato, e parecchi
cantautori hanno preso spunti
non indifferenti sia dalla prosa
che dalla poesia.
La stessa cosa potremmo dirla
per l'Italia: anche da noi la poesia
scritta contemporanea ha pochissimo a che fare con la canzone,
ma i nostri migliori cantautori
conoscono bene Giacomo Leopardi, Giovanni Pascoli, e perfino Ugo Foscolo e Giosuè Carducci.
Tra questi potremmo citare il
famoso album di Fabrizio De
André del 1971, “Non al denaro, non all'amore né al cielo”, ispirato dall’ “Apologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, e il
concept album di Edoardo Bennato del 1977, “Burattino senza
fili”, che ripropone “Le avventure
di Pinocchio” musicate in chiave
metaforica. Anche moltissime
canzoni di Guccini contengono
riferimenti letterari più o meno
espliciti come ad esempio il brano "Dio è morto", per il quale il
cantautore ha dichiarato di essere stato ispirato da una copertina
della rivista "Time" (che titolava,
appunto, "God Is Dead") e da
una sua lunga poesia intitolata
“Le tecniche da difendere”, inoltre,
non è difficile cogliere nell'apertura della canzone un riferimento al celebre "Urlo" di Allen Ginsberg.
Ad ispirare Guccini è stata
anche una poesia del Quattrocento, nella “Canzone dei dodici
mesi” la strofa dedicata al mese
di maggio inizia con "Ben venga
maggio e il gonfalone amico" che
richiama molto da vicino il componimento del poeta toscano Angelo Poliziano.
Per quanto riguarda l’estero,
tracce di grandi poeti come Arthur Rimbaud, François Villon o
William Shakespeare emergono
nei songbook dei migliori cantautori di lingua inglese, men-
Il giovane Fabrizio De André su una statua di stile classico
9
Numero 7
Dicembre 2011
tre Eric Andersen, protagonista
di alcune fra le più importanti
opere della canzone d'autore
americana degli anni '60 e '70,
ha recentemente reso un sentito
tributo agli anni d'oro di Allen
Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti
e Gregory Corso con “Beat Avenue”, un lungo poema letto sul
ritmo di una musica ipnotica e
inquietante...
Ricordiamo inoltre il brano
degli Iron Maiden “Rime of the
ancient mariner”, suonato per la
prima volta nel 1984, tratto
dall’omonima poesia di Samuel
T. Coleridge.
Infine, per sottolineare ulteriormente i profondi legami tra
musica e letteratura, non sono
pochi i musicisti che hanno accettato di misurarsi con la scrittura; uno dei casi più clamorosi
è quello di John Lennon, indicato fin dai primi esordi dei Beatles come il leader e
l’intellettuale del gruppo. Il suo
primo libro, “In His Own Write”,
fu pubblicato nel 1964 e ottenne
ottime critiche, al punto di spingere i suoi editori a mandare in
stampa il secondo libro del cantante, “A Spaniard In The Works”,
già nell’anno successivo.
La stretta relazione presente
tra musica e letteratura prende
esempio dal profondo rapporto
che legava le Muse, protettrici
di queste Arti. Per ciò ancora
oggi queste due forme d’arte,
così simili e così diverse, camminano insieme ed insieme offrono sempre nuove emozioni.
La musica non è solo qualcosa che si ascolta, emozionando,
la musica racconta e spinge a
raccontare.
La musica suona e canta delle storie, non esiste un linguaggio così stimolante e foriero di
idee come quello musicale. Il
suono, il ritmo, la melodia, l'armonia, il sound, ben prima di
essere espressioni di sistemi
musicali più o meno strutturati,
sono una fonte inesauribile di
stupori, desideri, passioni.
La musica è suono, è movimento, è corpo, la musica è parola, è
memoria, è comprensione, la
musica è il fiume in piena delle
sensazioni che compongono la
nostra esistenza.
La musica ha in sé la letteratura, la letteratura ha in sé l'anima della musica e della musicalità...
Elisabetta Tomasi
Cecilia Basti
THRASH 'TIL DEATH... AND BEYOND!!!
Brigate di Capelloni Attaccano la Quiete Pubblica e Questa li Ringrazia
Lo speed metal sui ritmi dei Toxic Holocaust
MUSICA
P
ortland, Oregon. Ci
sono solo desolazione
e solitudine intorno,
da quel garage pieno di muffa e
polvere in una degradata zona
periferica si sentono delle vibrazioni, c'è un'aria diversa. Si sentono urla tanto sgraziate quanto
poetiche, legno che batte su
bronzo ritmi crust/punk, distorsioni chitarristiche hardcore/
punk NY, frequenze di basso
che ti fanno tremare lo sterno e
vibrare il cranio, ma non è la
mistura distruttiva di Hertz che
scombina la tua persona, è la
Verità che cerca di entrare! La
Verità è una e una sola, che la
vita è una festa e va vissuta coi
tuoi simili divertendosi, scherzando e facendo un gran casino
(almeno manteniamo la festa
come impostazione mentale).
Un lavoro duro e appassionato,
sangue a ettolitri e sudore, dovuto sia ai suoni in sala e live sia
ad aftershow con groupie da
sogno. La Verità è che non devi
stare tanto a pensare, alza il pugno, scuoti la testa e urla la catarsi insieme a questi rocker fichissimi! Quest'urgenza black/
thrash trova come suoi unici
esponenti e dominatori indiscussi questi musicisti abili e
d'ingegno, di stile volutamente
monocorde (riff Anthrax/
Nuclear Assault si uniscono a
suggestioni melodiche
NWOBHM e ritmiche martellanti). Nati nel 1999 dalla congregazione dissacrante di Joel
Grind alla chitarra, un genio con
la maglietta dei Bathory e i capelli cotonati alla Nitro, cantore
di elegie della distruzione be-
stiale, Phil Zeller al basso, un
tipo di poche parole, ma dagli
un plettro e ti sventra, e Al
Chambers alla batteria, un biondino che ti stupisce con
headbanging vertiginoso e dbeat massacro, dopo anni di gavetta, demo e split EP incendiari
(termine interpretabile in più
sensi, questa è roba che fomenta
cari miei...) in compagnia del
fior fiore dell'estremismo underground statunitense, hanno
pubblicato il primo album nel
2003; da quell'anno in poi hanno
migliorato la loro tecnica fino a
diventare la macchina da guerra
che sono oggi. Nel 2008 hanno
firmato per l'etichetta Relapse
Records, dalla Pennsylvania,
casa editrice musicale con distribuzione mondiale che ha lanciato gruppi verso le major più
10
Numero 7
blasonate quali Warner Bros
(Mastodon) e Nuclear Blast
(Suffocation, Nile). Nati in un'epoca di album urlati, iperprodotti e
pieni ditrigger kalashnikov, quando se non facevi un album pedalando come il Gimondi dei tempi
migliori non eri metal, questi, con
una batteria jazz (non hanno lo
swing: la batteria jazz è composta
da tre tamburi, tre piatti e un solo
pedale) mostrano che anche se
hanno meno strumenti hanno sostanza e elaborano un sound
Bathory/Master/Sodom, e la lista
potrebbe andare avanti all'infinito
unico, potente e devastante. Pensate: uniscono l'urgenza Vectom/
Recensioni
Q
Dicembre 2011
Sadus/-Bulldozer di metà anni '80
con una tecnica al passo con i tempi, e una registrazione chiara, moderna e cristallina ma grezza e
senza fronzoli, tipo Rick Rubin
che registra nello scantinato di
Hannibal the Cannibal ma in tracce separate (bello, così senti meglio quando quel pazzo di Joel
Grind ti urla in faccia di stare attento che sennò le forze infernali ti
pestano!). Un sound thrash di violenza, guerra e distruzione con
zombie, demoni, esseri ultraterreni e lupi mannari ma che anziché
vivere nella foresta sopravvivono
in città vittime di olocausto nucleare e guerra chimica, ma per
uando parliamo della
commedia italiana,
dei film tragi-comici
che sono alla base della storia
italiana, è inevitabile puntare lo
sguardo verso gli anni '80, dove
un Conte Mascetti abilmente
interpretato da Ugo Tognazzi
confondeva l'Italia con la sua
immancabile supercazzola e
Giancarlo Giannini otteneva un
successo planetario grazie ai
film di Lina Wertmüller. Ma
pochi anni prima, precisamente
nel 1975, l'Italia vedeva nascere
al proprio interno quello che io
ad oggi considero il miglior personaggio del nostro cinema: il
ragionier Ugo Fantozzi. Fantozzi, protagonista dal 1971 di una
serie di libri partorini dalla geniale mente di Paolo Villaggio
che lo interpreterà in tutti i suoi
film, avrà immediatamente un
successo incredibile tale da dare
il via ad una serie di ben dieci
film, i primi due dei quali diretti dal rimpiato Luciano Salce e
la quasi totalità dei restanti dal
purtroppo-ancora-non-morto
regista dei cinepanettoni Neri
Parenti.
Nel primo film della serie lo
scherzare e ridere: andiamo gente,
è solo ridendo della violenza grottesca e portata a una finzione comica da fumetto che la sconfiggeremo, perché chiunque ne parlerà
seriamente passerà da cretino! Comunque è già un p’ così. Smetti di
leggere che è roba da femmine e
sparati un po’ di questo rock'n'roll
infernale che picchia come un ossesso e la vita ti sorriderà, e te gli
chiederai ma cosa ridi che c'è la
crisi.
RAISE THY FIST AND BANG
THY HEAD!!!
Matteo Berni
Fantozzi
spettatore viene già iniziato dalla prima scena al ruolo sociale
di Fantozzi. Il ragioniere è stato
demenzialmente murato dentro
un bagno e sua moglie, una orribile signora Pina interpretata
dalla straordinaria Liù Bosiso
che la gente conoscerà in seguito come la doppiatrice di Marge
Simpson, telefona intimorita e
spaventata al centralino della
società
ItalPetrolCemeTermoTessilF
armo-MetalChimica cioè l'azienda dove lavora il marito.
Fantozzi, dopo essere stato ri-
trovato da degli investigatori
con metodi non proprio convenzionali, viene salvato e rimesso
subito al lavoro. Villaggio inizia
immediatamente a criticare
quindi i soprusi della fin troppo
agiata classe dirigenziale dell'Italia. L'industria, che già dal
nome si capisce racchiudere
dentro di sé ogni industria esistente in Italia, viene costantemente derisa con umorismo amaro, rappresentata come una
miniera più evoluta dove gli
impiegati lavorano in condizioni inumane (ricordiamo che l'altro che Villaggio lavorò in
un'industria siderurgica quindi
toccò con mano propria). Al di
sopra di tutti gli individui indubbiamente inetti, cialtroni e
profittatori che lavorano nell'azienda, ognuno dei quali è almeno un gradino superiore in
una immaginaria scala gerarchica a Fantozzi, v'è il MegaDirettore-Galattico, un individuo all'apparenza amichevole,
colto e nettamente superiore
agli uomini (da notare la luce
chiaramente divina sotto cui
Salce lo posiziona ogni volta)
ma che poi si scopre profittatore
11
RECENSIONI
Numero 7
e tirannico come tutti gli altri:
simbolo evidente è la vasca dove obbliga quotidianamente alcuni impiegati a nuotare solo
per il proprio intrallazzo.
Degno di nota, elemento appartenente a tutti i film della
saga, è la profonda superiorità
morale e intellettuale di Fantozzi in confronto alle altre persone
che lo sovrastano. Fantozzi è un
uomo che ha studiato a differenza di molti suoi rozzi colleghi, è
un uomo educato dato che dà
del lei anche alle persone con
cui è in amicizia ed è l'unico ad
avere messo su una famiglia
nella quale si sente felice, anche
se non pienamente appagato
dato che rappresenta, con la sua
bruttissima moglie Pina e la sua
orripilante figliola Mariangela
(interpretata a un ragazzo), il
suo fallimento sociale. In particolare è da rimarcare il confronto tra lo stesso Fantozzi ed il
amico, o meglio grandissimo
approfittatore, il geometra Calboni. Mentre Fantozzi è un uomo umile, che cerca la felicità
per poter vivere meglio e si impegna nella vita e nel lavoro per
ottenerla, Calboni è il classico
collega arrivista, che ostenta in
più di un'occasione delle conoscenze importanti, mostruosamente inventate, un linguaggio
forbito ed una teatralità che lo
consacreranno agli occhi dei superiori verso i quali si rivolge
con fare ruffiano e una superiorità verso i propri colleghi, in
primis appunto Fantozzi, che
non tarderà mai a denigrare o
ad offendere. Si sposerà con la
signorina Silvani, la donna che
Fantozzi bramava di conquistare in quanto vedeva in lei come
un'interruzione nella sua misera
vita, tradendola poi più e più
volte mostrandosi così per quello che in realtà è: un odioso e
fedifrago donnaiolo che si poggia sulle spalle altrui.
Dicembre 2011
L'altro personaggio, nettamente più comico del precedente, è il celeberrimo ragionier Filini, dell'ufficio sinistri, organizzatore di progetti quanto mai
bislacchi nei quali coinvolgerà
sempre Fantozzi. Filini, interpretato in tutti i film della saga
da Gigi Reder (tranne nell'ultimo dove non comparirà, causa
la spiacevole morte dell'attore),
è per certi versi il migliore amico di Fantozzi. Infatti i due subiscono le solite torture psicologiche, sono entrambi derisi e
scherniti, ma a differenza di
Fantozzi che a volte appare abbattuto Filini è caratterizzato da
una grandissima gioia di vivere
che lo accompagnerà per tutti i
film. Questo è dovuto al fatto
che Filini, indossando un paio
di occhiali enormi che sono a
mio avviso volti all'interpretazione dello spettatore, è caratterizzato da una pesante miopia
che gli impedisce di vedere la
situazione attorno a sé e di capire le angherie alle quali è sottoposto.
-Abbigliamento di Filini: berrettone Sherlock Holmes con
penna alla Robin Hood, poncho
argentino di una sua zia ricca,
scarpe da tennis con sopra galoches, carte topografiche, e trombone da brigante calabrese; Fantozzi: berretto bianco alla marinara di sua figlia Mariangela,
giacca penosamente normale
stretta in vita da gigantesca cartucciera da mitragliatrice residuata dalla seconda guerra
mondiale, fionda elastica, siero
anti-vipera a tracolla, gabbietta
con canarino da richiamo e gatto randagio da riporto subito
fuggito durante le operazioni di
partenza
Fantozzi è diventato nel corso della storia sempre più un
simbolo. La voce di Villaggio,
che all'inizio di ogni scena analizza e prevede i fatti quanto
mai catastrofici che si susseguiranno, è diventata una delle tonalità più usate nei film di genere ed anche nel linguaggio colloquiale. Il termine "fantozziano"
o il modo di dire
"organizzazione Filini" sono diventati ufficialmente modi di
dire. Fantozzi è un uomo nel
quale ancora oggi l'italiano medio più rivedersi e capire le proprie angosce, i soprusi che riceve e la società moralmente corrotta nella quale vive. Simbolica
e quanto mai azzeccata la frase
che il Mega-Direttore-Galattico
dice a Fantozzi in Fantozzi contro
tutti, dopo che il ragioniere ha
scritto i propri pensieri inerenti
alla Mega-Ditta in cielo: “Lei
non deve pensare Fantozzi: questo è il suo errore…”
Villaggio, con la sua recitazione basata soprattutto da un
timbro contraffatto e da una comicità circense e fisica che ricorda molto quella di Charlie Chaplin, è entrato nei cuori dei telespettatori raccontando la storia
di questo, come direbbe Caparezza, eroe contemporaneo. I
suoi film vengono tutt'ora
proiettati in prima serata su
rete4 almeno due volte l'anno
raggiungendo altissime visualizzazioni. Perché Fantozzi non
solo muove critiche verso una
infantile e repressiva classe dirigente, ma è un film estremamente comico e piacevole da
guardare, un film che può, a
differenza di come lo guardi,
farti ridere o farti piangere. Insomma, se in Italia siamo stati
famosi in tutto il mondo per la
nostra tragi-commedia, Fantozzi
è il prototipo del perfetto film
italiano.
Lorenzo Bruni
12
Numero 7
RECENSIONI
‘S
Dicembre 2011
The Twilight Saga:
Breaking Dawn - Part 1
ono trascorsi oltre
40 anni da quando,
in una sala buia, il
pubblico vide Orson Welles fuggire, braccato dalla polizia, lungo le scure fogne di Vienna. Si
trattava del capolavoro britannico di Carol Reed, “Il terzo uomo”, fino ad oggi forse la massima vetta raggiunta nella rappresentazione filmica della profondità di campo. Nel vicino 2009,
immerso nel FULL HD di Dante
Spinotti, Johnny Depp rapinava
una banca americana. In questo
caso, stiamo parlando di
“Nemico pubblico” di Michael
Mann: un film in cui la somma
di regia e fotografia è riuscita a
rendere incredibilmente vivo e
credibile lo spazio.
2011. “Breakin Dawn Parte I”: il
regista Bill Condon fa muovere
gli insipidi personaggi portati
alla gloria dai romanzi di Stephanie Meyer in vaghi luoghi
bidimensionali, in cui la profondità dello spazio è azzerata in
favore di una patinata estetica
da spot pubblicitario.
Forse è proprio dopo aver
notato questa allucinante piattezza visiva che i produttori
hanno deciso di distribuire la
seconda parte del film in 3D, per
cercare in qualche modo di riparare.
L'inquietante regressione tecnica
è aggravata, durante le quasi
due ore di durata del film, da
gravi imprecisioni di sceneggiatura e montaggio: le scene, troppe e troppo brevi, si susseguono
con stacchi netti senza lasciar
sfumare le singole situazioni,
con la tragica conseguenza di
donare alla pellicola un'identità
quasi teatrale del tutto fuori luogo in un teen-movie che dovrebbe vivere di freschezza e agilità
narrativa.
La superficialità di fattura è
riscontrabile persino negli effetti
speciali (spesso unico pregio dei
blockbuster) che, ignorando la
lezione impartita dalla WETA
DIGITAL di Peter Jackson con la
creazione dell'immaginifico
mondo de “Il signore degli anelli”, animano corpi digitali (in
questo caso gli enormi licantropi
tramutati) troppo puliti e
“leccati” per essere credibili.
Al disastroso quadro generale
si sommano anche le interpretazioni degli inetti protagonisti:
bambolotti senz'anima, inermi e
mono-espressivi, incapaci di trasmettere il
fascino e la dimensione
epica che su carta vorrebbero (e dovrebbero)
offrire. L'unico personaggio interessante, il
licantropo Jacob, è affidato paradossalmente a
Taylor Lautner, ovvero
il peggiore del cast. Una mal diretta Kristen Stewart invece abita i panni di Bella, ragazza al
limite dell'odiosità, le cui turbe
dovute all'atteso, cronenberghiano parto sono prove di una qualsiasi tensione drammatica.
Infine è impossibile non citare
l'interpretazione di Robert Pattinson, disinteressato e passivo
di fronte a ciò che accade davanti a lui durante l'intera durata
del film, in cui fa sfoggio di un
un'espressività facciale al limite
del ridicolo involontario.
Se il primo film era innocentemente brutto, il secondo una
ridicola operazione pubblicitaria
di divismo isterico e il terzo un
pessimo melodramma girato
decentemente, questo penultimo
capitolo della saga è un preoccupante simbolo della decadenza
del cinema moderno, mai così
evidente in quanto non ci si limita alla ormai abituale frivolezza
contenutistica, ma si trascura in
modo imperdonabile e vergognoso la tecnica. “Breaking
Dawn parte I” non è quindi un
semplice brutto film, ma qualcosa di gran lunga peggiore: un'offesa in piena regola, al limite
dello scherno, dell'arte cinematografica e dei suoi mezzi.
Nicola Dardano
Anche il grande comico italiano Fiorello si è divertito nella parodia di Edward Cullen nello show di Rai1 “Il più grande spettacolo dopo il weekend”
13
Numero 7
Dicembre 2011
ASSASSIN’S CREED 2
RECENSIONI
D
Ubisoft 2009, per Playstation 3, XBOX 360, Microsoft Windows e iPhone
ue anni dopo l’uscita
di un titolo che ha
fatto molto discutere
troviamo dal 20 novembre 2009
negli scaffali Assassin’s Creed 2,
sviluppato e prodotto da Ubisoft
per PS3 e Xbox 360. La trama
riprende il finale del gioco sopracitato e la vicenda, ambientata in Italia nel periodo rinascimentale, ci porterà a vestire i
panni di Ezio Auditore, figlio di
un banchiere fiorentino, che deciderà di entrare nella confraternita degli assassini per motivi
che non possono essere svelati,
in modo da non rovinare
l’esperienza di gioco.
Dal punto di vista grafico ci
sono dei miglioramenti poco
rilevanti rispetto al suo predecessore, ma tecnicamente il titolo è davvero superbo. Le città,
prima fra tutte Firenze, sono riprodotte in modo estremamente
verosimile e permettono di immedesimarsi pienamente in una
realtà virtuale coinvolgente ed
emozionante. Inoltre quando ci
avvicineremo ad un edificio rappresentativo ci verranno fornite
informazioni storiche e artistiche dettagliate, che troveremo in
un database, in modo da poter
imparare anche qualcosa da
questa avventura.
Il sonoro è altrettanto ben
riuscito e presenta musiche sempre adeguate al contesto e un
doppiaggio in italiano assoluta-
mente pregevole, con tanto di
termini dialettali, che strappano
anche qualche risata a noi toscani.
La giocabilità è rimasta sostanzialmente invariata rispetto
al primo capitolo della serie ed è
incentrata sulla possibilità di
potersi muovere con estrema
agilità per le vie e sui tetti delle
ambientazioni cittadine e ovviamente sugli assassinii, che possono essere effettuati con i metodi più congeniali al videogiocatore. Le armi a disposizione sono molte e alcune potranno essere sottratte alle guardie per poi
impiegarle proprio contro di
loro, ma quella più affascinante
e appagante è la lama celata,
fondamentale per le uccisioni
silenziose. Le situazioni nelle
quali ci ritroveremo saranno
sempre molto varie, cosa che
rende il titolo senza dubbio superiore al suo predecessore, e
non mancheranno i colpi di scena.
Unica pecca del gioco è la
scarsa intelligenza artificiale,
che è sempre molto prevedibile
e ingenua, motivo per cui è difficile vedere la schermata del
“Game Over”.
La longevità si attesta su livelli alti, in quanto l’avventura
principale è completabile in circa 15 ore, ma le missioni secondarie sono davvero molte e ci
sono delle sorprese tutte da sco-
Vasto assortimento di
fuochi artificiali !!
prire, che renderanno davvero
estasiati i fan. Inoltre alcuni monumenti come la chiesa di Santa
Maria Novella potranno essere
esplorati e potremo anche sviluppare la piccola cittadina di
Monteriggioni fino a renderla
un borgo degno di tale nome.
Insomma il gioco non può
che essere consigliato a chiunque e, visto che adesso è reperibile a prezzi piuttosto bassi, è
praticamente un acquisto obbligato per chi si fosse lasciato
sfuggire questo titolo estremamente raffinato e curato, che rimarrà sicuramente nella storia
di questa generazione di videogiochi.
VOTO: 93/100
Marco Ariti
LIBRACCIO - PISA
via Del Carmine, angolo via
Della Foglia
NUOVA APERTURA!
via Benedetto Croce 40
14
Numero 7
Dicembre 2011
Accetta la sfida!
P
Quelli che non giocano a calcio...
ensando al rugby,la
prima parola che mi
viene in mente è
“sfida”. Perché questo bellissimo sport, nato in Inghilterra
quasi due secoli fa, è soprattutto
questo. Una sfida continua,innanzitutto contro se stessi,contro i propri limiti,contro le
proprie difficoltà,contro quella
paura che prende l’attimo prima
di entrare in campo. Come tutte
le sfide richiede fatica,coraggio,
volontà di rialzarsi quando si
cade,quando si sbaglia,e come
tutte le sfide è una battaglia, nella quale però non si è mai da
soli,perché si sa di poter contare
su una squadra con la quale affrontarla,con la quale poter crescere e migliorarsi,dalla quale
poter imparare sempre,costruendo, anche se con
fatica, qualcosa di bello.
Purtroppo di questo bellissimo sport, uno dei pochi che ter-
mina le partite con un momento
in cui le squadre avversarie festeggiano insieme,si ha spesso
un’idea molto diversa;non a caso,quando mi capita di raccontare a qualcuno che ormai da
quattro anni gioco a rugby nella
squadra femminile del Rugby
Etruschi Livorno,la prima domanda che mi viene rivolta è un
incredulo :” Ma…esiste veramente il rugby femminile?”,forse perché
si ha un’idea di questo sport come qualcosa di violento e
quindi non adatto ad
una ragazza,mentre di
violento non ha nulla,anche se,essendo
basato sul contatto
fisico,può sembrarlo.
In realtà infatti sono
le sue stesse regole a
non renderlo tale (ad
esempio,non si può
placcare il proprio avversario
solo al di sopra del busto). Ma
soprattutto il rugby non nega
assolutamente la femminilità.
La femminilità è anche coraggio,bellezza che nasce dalla forza,capacità di sacrificio,amicizia,ed è proprio da
queste cose che nasce la sfida
del rugby.
Arianna De Conno
Sport
Tutti in campo!
Q
Il calcetto arriva alle provinciali
uest'anno per la prima
volta nella sua storia il
Liceo Classico Galileo
Galilei di Pisa parteciperà al prestigioso campionato scolastico di
calcetto provinciale che si tiene
annualmente in città e in provincia.
Le squadre da iscrivere inizialmente sarebbero dovute essere due, una dei ragazzi di quarta,
quinta ginnasio e prima liceo, ed
un’altra coi ragazzi di seconda e
terza liceo. Ma per quest’anno
per motivi di tempo parteciperanno a questa competizione solamente i ragazzi di seconda e
terza liceo. L’incontro dei ragazzi
più forti del classico ha permesso
che ciò accadesse, il coronamento
di un sogno che avrà il suo apice
all’inizio del torneo con il tanto
sospirato avvio del campionato
provinciale. Già ben definito il
parco giocatori che vede tra i pali
il miglior portiere di tutto il Liceo
Classico, Lorenzo Bruni, fresco
campione d’istituto 2011 insieme
a Davide Nardini, Capitano dei
Blue Devils, a Jacopo Meini e
Mattia Rizzato, la cui difesa lo
scorso anno si dimostrò la migliore con appena 16 gol subiti, e
Nicola Lusci, il cui rientro da un
brutto infortunio è previsto per
l'inizio del torneo; in rosa anche
Dario Calcinai, Dennis Krah e
Matteo Casini, ormai decisamen-
te noti nell'ambiente scolastico
sia per qualità tecniche che grinta, e Filippo Laniyonu, indubbiamente uno dei migliori giocatori
della scuola, che nulla hanno da
invidiare al famoso e più quotato
Niccolò Meliani, cuore ed idolo
della tifoseria rosa-nero e capocannoniere del torneo d'istituto
da due anni di fila.
A guidare questo fantastico
gruppo è stato chiamato Antonio
Parentini, professore di Educazione Fisica che ha deciso di mettersi in gioco in prima persona,
cercando di dare una quadratura
a questi ragazzi che hanno grande dimestichezza con il sintetico
di calcio a 5.
15
Numero 7
L’obiettivo chiaro e conciso:
disputare un campionato decoroso e all’altezza della tradizione
dello sport di questa scuola che
da molto tempo è troppo bistrattato e deriso da tutti.
Dicembre 2011
Non è stato facile formare
questa squadra a causa di molti
problemi burocratici, ma adesso i
migliori giocatori della scuola
sono pronti per questa sfida. Facciamo loro un grande in bocca al
lupo da parte di tutta la redazione del giornalino scolastico.
Edoardo Pinori
Davide Pintus
THE ENGLISH CORNER
H
Rubriche
ello everybody!
This is “The English
Corner” a space
where you can write about everything you want: school, music, media, complain or positive
news and all the things you are
interested in.
This is the first time that an
article is written in English for
our school magazine and everyone who wants to write something, please send it to [email protected] and it will
appear in the next magazine
number. Firstly just for joking I
would like to show you a few
funny mistakes of the American
courts. Others will be published
next month.
These dialogues are from a
book called “Disorder in the
American Courts”, and are
things people actually said in
court, word for word, taken
down and now published by
court reporters that had the torment of staying calm while
these exchanges were actually
taking place.
ATTORNEY: What was the
first thing your husband said to
you that morning?
WITNESS: He said , 'Where
am I, Cathy?'
ATTORNEY: And why did
that upset you?
WITNESS: My name is
Susan!
__________________________________
ATTORNEY: This myasthenia gravis, does it affect your
memory at all
WITNESS: Yes.
ATTORNEY: And in what
ways does it affect your mem-
ory?
WITNESS: I forget..
ATTORNEY: You forget?
Can you give us an example of
something you forgot?
_____________________________
ATTORNEY: Now doctor,
isn't it true that when a person
dies in his sleep, he doesn't
know about it until the next
morning?
WITNESS: Did you actually
pass the bar exam?
_______________________________
ATTORNEY: The youngest
son, the 20-year-old, how old is
he?
WITNESS: He's 20, much like
your IQ.
REDAZIONE “RAPSODIA”
Caporedattore e cura dell’impaginazione:
Ilaria Tono
Viceredattore: Lorenzo Bruni
Professore Responsabile: Antonietta Pisano
Hanno scritto: Alessia Riccioli, Giorgia Bimbi,
Olivia Castaldi, Anna Ferrannini, Federico Kruk,
Niccolò T. Koenig, Valeria Croce, Cecilia Colombi,
Davide Nardini, Giulia Dargenio, Eleonora Scalzo,
Elisabetta Tomasi, Cecilia Basti, Matteo Berni,
Lorenzo Bruni, Nicola Dardano, Marco Ariti,
Arianna De Conno, Edoardo Pinori, Davide Pintus,
Francesco Orlando
Hanno disegnato: Francesca Porpora, Ilaria
Tono
Hanno collaborato: Chiara Bettini, Tommaso
Chiarelli, Debora Podestà, Francesca Savelli
IT 2011
16