a noi la parola - Liceo Classico Galilei Pisa
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a noi la parola - Liceo Classico Galilei Pisa
Numero 7 Dicembre 2011 IL GIORNALE DEL LICEO CLASSICO GALILEO GALILEI Inversione di rotta C’ è crisi. E allora spazio ai giovani. Rapsodia si rinnova. Cresce. Esplode! Questo numero è consacrato ai più piccoli, ai ginnasiali, perché è grazie al loro entusiasmo che ora avete questo numero tra le vostre mani. E’ grazie a loro che gli articoli sono tanti, vari e appassionati. C’è crisi. E allora ci siamo stufati del giornalino sempre serio. Non è per i concorsi nazionali che scriviamo, ma per i nostri studenti. Vogliamo sentire le loro voci, le loro urla e le loro risate oltre che alle buone e calcolate parole dette per non irritare nessuno. Ci siamo stufati di farci un’idea della nostra scuola soltanto per sentito dire, e ce lo siamo fatto dire da voi. Sembra una cosa parrocchiale? Almeno però ci appartiene. C’è crisi. Ma il greco ci insegna che crisi è la scelta cruciale verso un cambiamento positivo. E allora… buon Natale! La Redazione A NOI LA PAROLA Tra le tante nuove iniziative un'importante novità: un sondaggio sulla scuola, sullo studio, sui professori. Per capire le loro, le nostre idee." E cco quello che mancava. Così i Rapsodi hanno deciso di cambiare pagina, per rendere Rapsodia, veramente degli studenti del classico G. Galilei. e non un giornalino qualunque. Tra le tante nuove iniziative, un’importante novità: un sondaggio sulla scuola, sullo studio, sui prof., sugli studenti stessi, per capire le loro, le nostre idee. È capitata a pennello l’Assemblea ALL’ INTERNO... Scuola: A noi la parola (a pagina 2); Si apra il sipario! (a pagina 3); Macchinette low cost? (a pagina 3); Fascismo e Propaganda (a pagina 4); Fare Storia: il no- “Guardateli questi superflui! Sono sempre malati, vomitano il loro fiele e lo chiamano giornale.” (Nietzsche) stro laboratorio (a pagina 5); Il sogno eretico (a pagina 6). Attualità: La lunga strada verso la dignità per le donne (a pagina 7). Musica: I perché di una pas- d’Istituto del 28 novembre, ottima occasione per fare qualche domanda. Così gli attivissimi Rapsodi hanno raccolto dati importanti; certo , non abbiamo potuto intervistare tutti, come avremmo voluto. A gennaio probabilmente il sondaggio passerà nelle classi,così tutti potranno dire la loro . Grazie a Niccolò, Tommaso e Chiara sono stati intervistati alunni sia del liceo che del ginnasio. E sono (Continua a pagina 2) sione (a pagina 8); pagina 13); Io canto. Io scrivo. Assassin’s creed (a Noi creiamo (a pagipagina 14); na 9); Sport TRASH ‘TIL DEAccetta la sfida! (a ATH...AND BEpagina 15); YOND! (a pagina Tutti in campo (a 10). pagina 15). Recensioni: Rubriche: Fantozzi (a pagina The english corner 11); (a pagina 16). Breaking Dawn (a Numero 7 Scuola (Continua dalla prima pagina) venuti fuori i veri studenti del Classico: determinati, decisi, non i mostri studiosi come gli altri ci dipingono, ma ragazzi che hanno capito cosa vogliono da se stessi. Le domande relative al rendimento scolastico non trovano d’accordo liceali e ginnasiali. I liceali sono soddisfatti, nessuno valuta il proprio rendimento perfetto, ma, se non perfetto, comunque buono. I ginnasiali sono meno entusiasti, forse per l’impatto iniziale, che è sempre scioccante. Il 50% ( sul totale degli intervistati) ha risposto buono, segno che le speranze non sono perdute, ma l’altro 50% sufficiente, senza sbilanciarsi (comunque siamo solo a dicembre, di tempo ce n’è ancora molto, anche un po’ troppo). “In quali materie hai più difficoltà?” In quelle scientifiche, risposta unanime da entrambe le parti, benché ci sia chi tiene alto il proprio ego rispondendo “in nessuna”. “A cosa pensi siano dovute le difficoltà che incontri?” Ecco che la colpa viene data ai prof. che non riescono a suscitare l’interesse o non spiegano bene. Il 20% dei ginnasiali però punta al sodo, non da la colpa ai prof, ma direttamente alle materie, che sono troppo difficili o troppo complicate. Il 35% dei liceali, invece, lamenta un metodo di studio sbagliato, che non lo porta, certo, a buoni risultati. Stranamente, quasi nessun ginnasiale si lamenta del proprio Dicembre 2011 metodo di studio, forse i liceali sono più simpatici ai professosi stanno facendo superare? ri”. I liceali invece sono di pareChiara, Tommaso, Niccolò e re diverso: “quelli che non hanDebora hanno fatto anche delle no divertimenti oltre la scuola” domande direttamente sui proo, più semplicemente, “quelli fessori: “Ti capita mai di pensare che studiano”. Forse al liceo c’è che gli insegnanti non comprendameno tempo libero? Certamente no i problemi reali degli studenl’impegno è tanto… ma quanto ti?”: “Sempre” è la risposta di esattamente? Non sarebbe male alcuni, la maggior parte però, fare un sondaggio su “quanto lo risponde B: “a volte”. Si deline- studio occupa il tuo tempo”; a, così, anche la figura del prodalle risposte dei liceali, i ginnafessore esigente, ma che riesce siali si potrebbero già fare ad apprezzare le capacità di un un’idea sul loro futuro. alunno, benché non sempre sia Una delle domande clou del in grado di capire i suoi problequestionario: Perché è importante mi reali . Conta tanto anche la studiare per te?. “Perché quello simpatia di un professore. I prof che imparo a suola servirà in antipatici vengono condannati primo luogo a me stesso”. Ovvisenza pietà sia dai ginnasiali a la domanda successiva: che dai liceali; una materia inse- “Perché hai scelto questa scuola?“. gnata da un prof antipatico di“Perché era la più adeguata per venta molto più pesante. me, sentendo anche i miei famiAlla domanda “Ti capita mai liari”. Così, ecco che emerge il di non fare bene un compito scritto modo in cui i genitori vedono il perché il tempo assegnato era tropclassico, che senza dubbio penpo poco?” quasi tutti i ginnasiali sano che il Classico “mi possa rispondono “raramente”, ma i fornire ottime basi educative”. liceali si sono divisi fra “Rifaresti la stessa scelta?”, “raramente”, “spesso” e “mai”. una domanda che spesso ci vieForse i ginnasiali sono più abine fatta, o che noi stessi ci factuati a lavorare in tempi ciamo. I ginnasiali non hanno “ristretti” rispetto ai liceali. dubbi, rispondono con un sì “Per ottenere un buon voto?” I deciso. I liceali sembrano sicuri ginnasiali “fanno ciò che possoquanto i loro “colleghi” più picno”, anche se qualcuno è stato coli, ma poi alla domanda “se onesto e ha risposto B: cerco di potessi, lasceresti la scuola immecopiare. Gli onesti liceali, invediatamente?” le risposte sono ce,si impegnano a fondo, certacontrastanti, non in pochi rimente ogni versione è farina del spondono sì. Troppo lo studio o loro sacco… o no? troppo poca la determinazione? Quali sono gli studenti che rieAlessia Riccioli scono meglio a scuola? I ginnasiali Per ragioni di mancanza di spazio pubnon hanno dubbi: “quelli che blicheremo sul prossimo numero i dati completi del sondaggio. 2 Numero 7 Dicembre 2011 Si riapra il sipario! Il laboratorio teatrale de Il carro di Tespi: nuove sfide per i ragazzi del liceo Classico. SCUOLA D opo straordinarie esperienze ma con un’impostazione diversa in partenza, quest’anno sul carro di Tespi siamo saliti tutti e tutti insieme. Alla guida Letizia Giuliani, un’insegnante di teatro speciale, che con il suo pugno fermo ma anche il suo entusiasmo coinvolgente ci ha fatto riflettere su cosa significhi essere attore. Per quattro incontri, della durata di due ore ciascuno, abbiamo fatto esercizi di equilibrio e movimento, abbiamo capito l’importanza dello spazio e del tempo in rapporto a noi stessi e a chi ci sta vicino, abbiamo provato a tirar fuori le mille sfumature della nostra voce e a riempirle di sentimenti. Non siamo diventati attori nel senso specifico del termine, ma in fondo un po’ ci siamo sentiti – e ci sentiamo – tali o almeno ci piace pensare di esserlo. E Letizia ha molta pazienza! Il segreto per non farla arrabbiare è ascoltarla, cercando di trattenere quel bla bla bla irrefrenabile che ci prende quando, tutti insieme, in palestra ci guardiamo l’un l’altro e ci viene da ridere. Noi qui?!? Ma siamo davvero sicuri?!? La maschera non c'è, siamo sempre noi quelli sul palcoscenico; sì, un po' di "trucco e parrucco", ma siamo noi. Noi che immaginiamo, interpretiamo anche sopra le righe, cerchiamo di capire e chissà se in modo giusto!?! Ma questo non importa perché siamo sempre noi, attori di noi stessi, poeti dei nostri sentimenti, costruttori di sogni. Da circa un mese il nostro gruppo si è diviso in due perché nel nostro Liceo antico e moderno si compenetrano. Alcuni di noi hanno scelto di impegnarsi nella messa in scena del percorso sul teatro europeo con il testo di B. Brecht, Ascesa e caduta della città di Mahagonny; altri hanno preferito cimentarsi con Sofocle, Filottete, curiosi di rileggere un testo di un passato lontano ma ancora capace di dirci molto. Ci aspetta un duro lavoro ma tutti insieme, di quarta ginnasio e “veterani”, ce la stiamo mettendo tutta per permettere al sipario di riaprirsi, ancora volta Giorgia Bimbi e i ragazzi del teatro greco Macchinette low cost? A bbiamo tutti accolto con grande piacere la novità: le vecchie macchinette sono state sostituite da altre nuove, più economiche ed efficienti (vi saranno sicuramente noti i malfunzionamenti che spesso si verificavano). Quando sono arrivate, dopo una mattinata intera di atrio deserto persino come la bocca degli insegnanti orfani di acqua e caffè, in un primo momento pensavamo che fosse la svolta del secolo; ma poi ci siamo accorti che le cose non sono realmente cambiate. Sì, le macchinette funzionano bene e sono di qualità migliore, ma i prezzi sono inadeguati, mentre i prodotti esposti sono di qualità scadente e non soddisfano le esigenze degli studenti. Dal momento che abbiamo alcuni dati relativi alla gara d'appalto, confrontiamoli i dati riguardanti la precedente gestione: i prodotti non si distinguono per varietà e non consentono una larga scelta; il prezzo dell'acqua è aumentato di 15 centesimi (da 25 cent. a 40 cent.), quello delle patatine è diminuito (da 40 cent. a 34 cent.) ma con esso è diminuita anche la quantità ( da 40 gr. a 25 gr.); il prezzo del caffè è diminuito solo di 1 cent. (da 25 cent. a 24 cent.). Nell’era della tecnologia sarebbe inoltre gradito ricevere almeno il resto per ogni acquisto, cosa che invece non accade; e se le cose stanno così, basterebbe che i prezzi avessero cifre pari, rendendo possibile la restituzione del resto. E’ così indispensabile quel centesimo in meno sul caffè? Chiediamo a gran voce un vero cambiamento, quale il ribasso dei prezzi e una più ampia e sensata scelta di prodotti, perchè no? In tempi di crisi cerchiamo di risparmiare o almeno spendere con ragionevolezza: evitiamo di svuotarci le tasche! Olivia Castaldi Anna Ferrannini 3 Numero 7 Dicembre 2011 Fascismo e Propaganda Sei interessanti letture nella biblioteca della nostra Scuola È SCUOLA E CULTURA noto a tutti l'utilizzo della propaganda nella società moderna, ma essa assunse e conserva tutt'ora un ruolo fondamentale nei regimi totalitari. In Italia, l'uso della propaganda si è affermato soprattutto durante il periodo fascista. Mussolini infatti impose al popolo italiano una visione del mondo che glorificava l'Italia come nuovo Impero Romano, e che metteva in ombra gli altri paesi. Attraverso l'introduzione di libri propagandistici nelle scuole il fascismo riuscì a diffondere il proprio culto anche nella gioventù italiana, che rese poi sempre più partecipe alla vita del partito con la formazione di gruppi giovanili come i “Balilla” e le “Giovani italiane”. I documenti dai quali traiamo le informazioni per questo articolo si trovano nella biblioteca della nostra scuola, e risalgono proprio all'era fascista. I testi che abbiamo analizzato riguardano avvenimenti storici che il fascismo voleva esaltare, come l'eroismo degli italiani nella prima guerra mondiale e l'espansione coloniale, oppure nascondere, come gli insuccessi militari durante il secondo conflitto mondiale. Tra quelli a nostra disposizione sulla prima guerra mondiale abbiamo il libro “L'Italia e la sua Guerra”, di chiaro orientamento nazionalista, e la collana intitolata “La Guerra delle Nazioni”. Questi libri presentano particolari comuni, soprattutto le immagini glorificanti, scelte accuratamente, del soldato italiano, che si presenta con le caratteristiche, patriottismo, coraggio e determinazione, che diverranno tipiche dell'ideale fascista. Questi testi dovevano svolgere due compiti: accentuare il valore militare italiano e accrescere l'indignazione della gente per la “Vittoria mutilata”. Poi vengono i documenti un po' più recenti “La Guerra Equatoriale” e “La Spedizione di Massaua”. In questi libri incontriamo per la prima volta la propaganda razzista, che descrive gli abissini e gli etiopi, contro cui gli italiani erano in guerra, come “specie inferiore”, primitiva e crudele. Anche qui assumono grande importanza le fotografie, che raffigurano militari fascisti trionfanti e la popolazione indigena “salvata” dalla barbarie del loro stesso popolo. Infine abbiamo analizzato “Che cosa hanno fatto gli inglesi in Cirenaica”, che risale al 1941 e parla della Campagna d'Africa del 1940-1943 (la Cirenaica è una regione dell'odierna Libia, ex colonia italiana). Questa pubblicazione è già caratterizzata da un titolo molto forte, e racconta del comportamento dei militari britannici nei confronti della popolazione civile libica e dei coloni italiani. Il libro, esclusivamente propagandistico, non è una fonte attendibile, in quanto gli avvenimenti riportati non sono probabilmente mai avvenuti, o comunque sono estremamente esagerati. Lo scopo di questo testo era evidenziare la crudeltà dei nemici inglesi, e mascherare con questo il motivo stesso per cui le armate britanniche si trovavano in Cirenaica e quindi le disfatte militari subite dagli italiani su quel fronte. Come è possibile vedere da questi esempi, il libro è sempre stato un importante strumento di propaganda e creazione del consenso, dato che diffonde le idee del regime, tra i lettori. Il fascismo purtroppo ha saputo sfruttare le tecniche di comunicazione in modo combinato, riuscendo così a costruire attorno alla gente una “falsa realtà”. È curioso pensare che una intera generazione non abbia conosciuto altro che pura propaganda. I libri usati per la stesura di questo articolo sono consultabili nella biblioteca dell'Istituto. Federico Kruk Niccolò T. Koenig 4 Numero 7 Dicembre 2011 FARE STORIA: il nostro laboratorio SCUOLA E CULTURA “L a storia siamo noi, nessuno si senta escluso” cantava Francesco De Gregori in una famosa canzone del 1998. Coloro che hanno svolto attività di laboratorio pomeridiano con il prof. Sodi hanno sicuramente capito proprio questo, che la storia non è qualcosa di diverso e lontano rispetto a noi e al nostro vissuto, che chiunque voglia ricostruire un qualsiasi evento del passato, grande o piccolo che sia, non può prescindere dall’analisi di ogni singola testimonianza di vita, di ogni singolo documento recuperato, di ogni più piccolo reperto all’apparenza insignificante, ma ricco di informazioni per chi sappia osservare. Siamo noi che costruiamo la storia di ogni giorno, con le nostre esperienze, le nostre azioni, le nostre scelte. In questa prospettiva anche il nostro Liceo, con i suoi ex presidi, i suoi ex professori e i suoi ex alunni è stato Storia; una storia da ricostruire per capire chi eravamo, cosa siamo stati ieri e chi siamo oggi. Ricostruire la nostra identità attraverso interviste, testimonianze, raccolta di documenti, individuazione di reperti è stato così l’obiettivo di “Fare Storia”, nato nell’anno scolastico 2007-2008, proprio con il proposito di coinvolgere noi studenti, come diceva Le Goff, nella «fabbricazione della storia». Chi ci ha preceduto ha lavorato sull’applicazione nella nostra scuola di quei Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola, firmati dal re proprio a Pisa nel settembre e nel novembre 1938, che determinarono l’epurazione dei docenti e l’espulsione degli studenti «di razza ebraica» dalle università e dalle scuole statali italiane: attraverso lo scavo nella memoria e un attento esame dei documenti conservati nell’Archivio di Stato e in quello storico della nostra scuola, verificarono quanti insegnanti ed alunni vennero colpiti da tali provvedimenti e, attraverso una sistematica ricognizione di fonti scritte e creazione di fonti orali, cercarono di capire quale fosse stata negli studenti la percezione di quanto stava loro accadendo1. Negli ultimi anni tre anni abbiamo invece concentrato la nostra attenzione sugli anni dal 1968 al 1973, che ci sono parsi quelli maggiormente densi di cambiamenti e documentazione. Erano gli anni della contestazione giovanile, una protesta particolarmente sentita qui a Pisa (città universitaria) che aveva portato a momenti di grande tensione non solo tra forze dell’ordine e manifestanti, ma anche tra studenti ed insegnanti, tra coloro che avevano voglia di rinnovare e svecchiare il cosiddetto “sistema” e coloro che si sentivano portatori di antiche e immutabili tradizioni. Molte sono state le interviste ad ex insegnanti ed ex alunni. I risultati delle inchieste, adeguatamente analizzati, sono stati sicuramente importanti: si è capito chiaramente che, sebbene la rivolta non avesse coinvolto in maniera particolarmente significativa la nostra scuola, molte furono le conseguenze delle proteste, soprattutto in ambito didattico: dall’inizio dell’utilizzo del giornale come strumento di lavoro e studio alla distribuzione più razionale dei compiti e delle interrogazioni. Una scelta simbolica, ma non meno significativa, fu quella di togliere la pedana da sotto la cattedra, a dimostrare l’avvenuta discesa del professore dal piedistallo su cui fino a quel momento era stato collocato. Riguardo alle numerose Assemblee di Istituto che si tennero in quel periodo, il più delle volte non autorizzate dal preside, abbiamo potuto notare, soprattutto attraverso le testimonianze degli ex studenti, come esse, dopo un breve periodo, fossero fortemente caratterizzate dal punto di vista politico. I principali gruppi erano rappresentati dagli studenti della Federazione Giovanile Comunista Italiana, strettamente dipendente dal PCI, dai seguaci del movimento di Lotta Continua e, a partire da un certo momento, anche dagli affiliati al MSI (tanto da suscitare una polemica sul tema “i fascisti non devono parlare”). Mancarono invece in quegli anni rappresentanti di orientamento cattolico moderato, la cui assenza lasciò alcuni studenti privi di un’identificazione politica nelle assemblee. Questa forte polarizzazione politica verso gli estremi fu certo dovuta al clima di disagio e al bisogno di cambiamento che gran parte degli intervistati hanno sottolineato essere stati caratteristici di quel periodo. La partecipazione alle assemblee fu comunque sempre massiccia, anche se la maggior parte degli studenti non sembrò però mai aderire ad uno specifico raggruppamento. Per la ricostruzione del contesto storico sono state fondamentali anche le ricerche condotte presso l’emeroteca della Provincia sui quotidiani locali (Nazione e Tirreno) dell’epoca, che ci hanno fornito uno spaccato 1 = per chi fosse interessato, il lavoro è stato raccolto nel 14° Quaderno del Centro per la Didattica della Storia della Provincia di Pisa, scaricabile da http://osp.provincia.pisa.it/cds/quaderni_dett.asp? 5 Numero 7 Dicembre 2011 importante per capire come la nostra scuola si fosse evoluta nel tempo in senso democratico: da scuola frequentata in prevalenza dai figli della classe dirigente a scuola che nel tempo si è andata aprendo alla frequentazione da parte di tutte le classe sociali, sia borghesi che operaie. Fu anche creato, proprio in quel periodo, un comitato scuola-famiglia che aveva il compito di fare da intermediario tra i professori e le famiglie degli studenti, anticipando di qualche anno il DPR n. 416 del 31 maggio 1974, che introdusse gli organi collegiali della scuo- la. Il lavoro che fino a qui abbiamo condotto, per quanto estremamente interessante, non può ancora dirsi concluso, anche perché ogni notizia stimola ulteriori ricerche e approfondimenti. Ciò che comunque ci siamo riproposti di fare, nell’immediato futuro, oltre a completare le interviste e le analisi dei quotidiani, è cercare quanti più reperti possibile dell’epoca: volantini, comunicati e manifesti, materiali che sappiamo di poter reperire presso tutti coloro che, per esperienze vissute direttamente o indirettamente, hanno ritenuto importante con- servarli. Sempre nel corso di questo anno, parteciperemo infine anche al concorso La scuola pisana: storia e memoria di un’istituzione importante, indetto dalla Provincia, con un progetto finalizzato a ricercare le origini del nostro Liceo (il primo cittadino, essendo stato eretto nel 1852) tra età leopoldina e Stato unitario, evidenziando le motivazioni della sua istituzione, la sua strutturazione, le diverse sedi, il dibattito sulla titolazione. Valeria Croce Cecilia Colombi Il sogno eretico SCUOLA E CULTURA E Cronache dall’Assemblea d’Istituto resia: un termine che nel nostro mondo ha accezione negativa, ma carico (forse proprio per questo) di magia, di mistero. Di quel fascino del proibito. Ma il termine “eresia” non ha sempre avuto accezione negativa, anzi, “eresia” deriva dal greco άιρεσις (che a sua volta deriva dal verbo άιρέω) e significa "scelta", "proposta", qualcosa che si comprende grazie al proprio intelletto; quindi il termine faceva trasparire intelligenza e senso critico. L'accezione odierna del termine deriva dagli scritti e dagli insegnamenti di San Paolo e dei Padri Apostolici, i quali hanno liquidato come eresia qualunque proposta o dottrina che si contrapponesse ai dogmi della religione cattolica. In questo nostro mini viaggio eretico, diviso in due tappe, andremo ad esplorare la storia di quattro tra i più famosi eretici della storia: Galileo Galilei, Giovanna D'Arco, Savonarola e Giordano Bruno. Quale modo migliore di analizzare qualcosa se non quello di analizzarla con un pizzico di diverti- mento? E allora, per questa prima puntata del nostro viaggio eretico mettiamo a fuoco l'eretico Galileo Galileo tramite il testo di una canzone dell'album "Il Sogno Eretico" di Michele Salvemini, meglio conosciuto come Caparezza. "Accetti ogni dettame... senza verificare... ti credi perspicace... ma sei soltanto un altro dei babbei e ti bei... Una nuova pletora di uomini pecora con i lupi se ne va senza remora priva di identità, omini di Legoland la cui regola è obbedire come un vero clan pastori cani mi guidano tra le tappe temono il dito di galileo tra le chiappe vogliono menti barricate, quali grappe? e non le mettono al corrente come l'Ampere devo superare le mie diffidenze via museo della scienza di Firenze, spranghe pezze annodate come pretzel sono Inside Man come Denzel colpo del secolo, di colpo trasecolo ho rubato il dito, sei pronto per l'esodo? sarai libero, mai più Medioevo col dito medio di Galileo nel didietro Portiamo il dito medio di Galileo Portiamolo alla testa del corteo Nessuno sarà più chiamato babbeo se lo infilerà nei pressi del perineo (Galileo Galileo) Galileo chi si oppose al tuo genio fu più vil del coyote nel canyon se la chiesa ti ha messo all'indice beh che male c'è tu la metti al medio le tue pecore si fanno umane chi se ne frega se si fanno male vedi quanti culi puoi penetrare tu che prima li vedevi con il cannocchiale la cul-tura parrocchiale ha vedute corte ma tu vai forte, fai passi da gigate oltre Coltrane sveli segreti più di Brokeback Mountain e non si dica che non hai mosso un dito altro che dito è dinamite tu vivrai galileo come quel Galileo messo in croce prima di te... le accuse contro Galileo erano molteplici...leggeva teneva in casa e leggeva libri proibiti..galileo negli ultimi 18 mesi non è andato mai a messa...Galileo convive con una donna...ma soprattuto Galileo fa gli oroscopi a pagamento...e non si è mai confessato...e il Papa si irrita terribilmente." ("Il dito medio di Galileo") Davide Nardini Iª PARTE 6 Numero 7 Dicembre 2011 La lunga strada verso la dignità per le donne Attualità “L 'altra metà del cielo”,così veniva descritta la donna, nell'immaginario maschile. Sembra una bella frase, romantica, ma è pur vero che questa metà di cielo è stata spesso oscurata, e non le si è permesso di brillare e risplendere come dovrebbe. Proviamo a fare un breve e sintetico resoconto storico. Fin da quando si sono formate le prime civiltà , infatti, la donna è sempre stata emarginata, umiliata e “usata “solo per generare e accudire i figli, senza mai godere di nessun diritto. Addirittura c'era chi, specialmente nel Medioevo, non la riteneva nemmeno appartenente alla razza umana, alla stregua delle bestie, essere senz’anima che al minimo segnale di “diversità” poteva venir accusato di stregoneria e bruciato vivo. Nel 1875 esisteva un “codice di famiglia” secondo cui la donna non poteva usufruire di denaro se non con un permesso del marito; esisteva il delitto d'onore (se la donna tradiva il marito questi poteva ucciderla e per giunta avere uno sconto di 1/3 della pena) e le donne non erano ammesse alle scuole medie né alle superiori né tantomeno all’università. In seguito allo scoppio della seconda Guerra mondiale esse furono impiegate nei lavori che facevano solo gli uomini (i quali erano semplicemente erano impegnati ad uccidere e ad essere uccisi come hanno sempre fatto da millenni a questa parte). Questo permise alle donne di capire meglio quanto anche loro potessero contare nella società e che quin- di avevano “diritto ad avere diritti”, smettendo di essere dominate dall'altro sesso. Nel XX secolo le donne cominciano a mobilitarsi: negli Stati Uniti ottengono il diritto di voto nel 1920. In Italia bisogna aspettare il 1946 perché il movimento femminista raggiunga questo obbiettivo, combattendo anche per la parità dei sessi e per l'abolizione di alcune leggi sfacciatamente maschiliste. Al giorno d'oggi, nonostante non si faccia più tutta questa distinzione fra uomo e donna e anzi siano state ottenute leggi per dare ”pari opportunità” alle donne, ci troviamo a farci una domanda: ma è proprio vero che tutte le donne godano degli stessi diritti degli uomini? Sembra sciocco come quesito e invece bisogna porcelo eccome, visto che ci sono tante donne e ragazze che si vedono tolte libertà semplici e umane, come quella di avere figli, perché altrimenti verrebbero private del loro lavoro: ad esempio, proprio qui a Pisa, una donna che voleva lavorare come impiegata in una azienda privata ha dovuto rifiutare l'offerta perché le avevano imposto di non avere bambini in alcun modo (caso abbastanza frequente nelle aziende private anche altrove). Ma c' è anche un' altra forma di maschilismo, il più scioccante in assoluto, ed è quello derivato dalle donne stesse. Già. Questo fenomeno è presente nel nostro Paese dove alcune donne credono ancora di non essere capaci di vivere senza un uomo che le consigli, che porti a casa il frutto del suo lavoro, che prenda decisioni perché loro sono incapaci di farlo. Ma il fenomeno di ma- chismo più diffuso e odioso è la commercializzazione del corpo della donna. In Italia tutti noi, da diversi anni a questa parte, abbiamo potuto vedere questa depravazione in tutto il suo splendore: fra ragazzine che invece di non guadagnarsi da vivere lavorando onestamente preferiscono vendersi, fra politici che stanno al loro gioco, fra i genitori di queste “baby prostitute” (“escort” è un termine da ipocriti) che dicono: “E dai, facci questo piccolo favore, che così sistemi me e la mamma” beh, c'è davvero l'imbarazzo della scelta. Senza contare che molte trasmissioni televisive sembrano farsi promotrici di questo maschilismo: basti pensare alle magre veline senza nemmeno un velo di Striscia la Notizia o le varie pubblicità di profumi e telefonini con ragazze seducenti e mute (non a caso la donna ideale mostrata è quella bella e senza cervello) e una lunga lista di altre future attricette che venderebbero l'anima e non solo per un vestito di Prada e una fantastica vita da nababbe mantenute. Il rischio peggiore però, e dobbiamo starci attenti, è quello di contribuire a esaltare queste ragazze, perché potrebbero diventare delle eroine da emulare. E non farlo dipende da noi, che ricordiamo invece l'esempio di tutte le altre donne (per fortuna la maggior parte) che con il loro lavoro, magari silenzioso, senza clamori o lustrini, con lo studio ed il vero merito, hanno contribuito alla liberazione della donna: questo è davvero un “cielo illuminato”. Giulia Dargenio 7 Numero 7 Dicembre 2011 I perché di una passione Musica L a musica, in tutte le sue forme e secondo i gusti e i perché individuali, è un importante mezzo per sfogarsi, per rilassarsi e, soprattutto per gli adolescenti, una ragione di conforto, di discussione ed un modo per conoscersi e divertirsi . Per questo un certo tipo di musica può diventare la bandiera di "bande" di teenangers in tutto il mondo: esempi possono essere i BEATLES per i giovani di mezza Europa negli anni 60 quando milioni di persone "idolatravano" e "copiavano" questa band inglese (nel modo di vestire, nel taglio dei capelli, ecc...), oppure le gang afroamericane delle metropoli statunitensi, per le quali il rap/hip hop oltre ad essere il genere preferito e un simbolo, è diventato una caratteristica tipica di questi giovani. Facendo riferimento alla realtà più vicina a noi, tenderei a dividere i giovani in due categorie: quella più numerosa di chi la musica l'ascolta solamente e quella composta di coloro che vogliono e hanno la possibilità di suonarla: questi sono generalmente ragazzi che da anni suonano un solo strumento (PIANOFORTE, CHITARRA, BATTERIA, ecc.) e si riuniscono in piccoli gruppi per lo più per divertirsi con gli amici (quindi senza ambizioni particolari). Tra coloro che per un motivo o per un altro, la musica la ascoltano solamente, gli adolescenti si differenziano per il tipo di approccio che hanno con essa, a secondo dell'età (prima adolescenza: scuole medie e scuole superiori) e soprattutto del sesso: i ragazzi cominciano ad interessarsi alla musica verso i 13/14 anni, orientandosi verso quella commerciale (RAP e POP) più pubblicizzata, poi entrando in contatto con "nuove realtà" (nuova scuola, nuovi compagni, ecc) iniziano ad ampliare i propri "orizzonti musicali" alle scuole superiori (anche DANCE, ROCK, ecc) prediligendo di volta in volta la musica che fa tendenza. Le ragazze fin dai 10/11 anni cominciano a mitizzare qualsiasi belloccio che sorride e fa l'occhiolino nei video clip; anche loro quando cambiano scuola e cominciano a frequentare le discoteche tendono, ad ampliare il proprio bagaglio musicale a favore soprattutto dei gusti del gruppo. Esiste anche un'altra categoria di persone che, ascoltando musica diversa da quella che ascoltano i più, a volte vengono escluse dal gruppo: sono quelli che amano generi come la musica da camera, la classica, o al lato opposto la metal o l'hardcore. Comunque possiamo sicuramente approdare ad una certezza: la musica - qualunque essa sia - è la forma più sublime per allontanarsi dal presente ed entrare in contatto con un’altra realtà in cui poter spaziare con la mente, ma in particolar modo con l’animo. Eleonora Scalzo 8 Numero 7 Dicembre 2011 Io canto. Io scrivo. Noi creiamo Musica e letteratura sorelle nella nostra storia "I n Italia la musica ha in una certa misura sostituito, nella cultura popolare, quella espressione artistica che in altri paesi è data dal romanzo e i genii musicali hanno avuto quella popolarità che invece è mancata ai letterati." (A. Gramsci) MUSICA Musica e letteratura sono state da sempre strettamente legate; sorelle e rivali hanno condiviso le forme e la lotta per il primato, ma soprattutto si sono sempre sollecitate dal punto di vista linguistico ed espressivo. Molta parte della letteratura nasce, infatti, come supporto a melodie, e viceversa molte melodie sono state composte appositamente per accompagnare racconti. Il compositore tedesco Wagner amava immaginare poesia, musica e danza come tre sorelle unite in un eterno girotondo ed effettivamente lo stretto rapporto tra queste è attestabile fin dalla Grecia antica, dove la mousikhv era la poesia cantata e le storie tramandate di padre in figlio per via orale erano affidate al suono e al ritmo delle parole, per facilitarne la memorizzazione. Soltanto quando la scrittura ha affiancato, e poi definitivamente sostituito, l’oralità, la narrativa e la poesia hanno potuto rinunciare alla musica, senza comunque impedire a molti scrittori di considerare la musica come parte fondamentale delle loro opere. Ad esempio, nei lavori di Shakespeare i pezzi musicali sono complementari all’armonia dei testi e a loro volta fondamentali – sono indicate infatti almeno 100 canzoni che i vari personaggi devono cantare e innumerevoli momenti in cui si deve udire musica. Questa non è mai considerata come intrattenimento o semplice diversivo, ma un effetto calcolato a fini poetici e drammatici. Tuttavia, molti sostengono che la poesia americana ormai si sia addirittura allontanata da ogni cantabilità, ma chi scrive canzoni ha spesso nel suo bagaglio personale qualche raccolta di versi del passato, e parecchi cantautori hanno preso spunti non indifferenti sia dalla prosa che dalla poesia. La stessa cosa potremmo dirla per l'Italia: anche da noi la poesia scritta contemporanea ha pochissimo a che fare con la canzone, ma i nostri migliori cantautori conoscono bene Giacomo Leopardi, Giovanni Pascoli, e perfino Ugo Foscolo e Giosuè Carducci. Tra questi potremmo citare il famoso album di Fabrizio De André del 1971, “Non al denaro, non all'amore né al cielo”, ispirato dall’ “Apologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, e il concept album di Edoardo Bennato del 1977, “Burattino senza fili”, che ripropone “Le avventure di Pinocchio” musicate in chiave metaforica. Anche moltissime canzoni di Guccini contengono riferimenti letterari più o meno espliciti come ad esempio il brano "Dio è morto", per il quale il cantautore ha dichiarato di essere stato ispirato da una copertina della rivista "Time" (che titolava, appunto, "God Is Dead") e da una sua lunga poesia intitolata “Le tecniche da difendere”, inoltre, non è difficile cogliere nell'apertura della canzone un riferimento al celebre "Urlo" di Allen Ginsberg. Ad ispirare Guccini è stata anche una poesia del Quattrocento, nella “Canzone dei dodici mesi” la strofa dedicata al mese di maggio inizia con "Ben venga maggio e il gonfalone amico" che richiama molto da vicino il componimento del poeta toscano Angelo Poliziano. Per quanto riguarda l’estero, tracce di grandi poeti come Arthur Rimbaud, François Villon o William Shakespeare emergono nei songbook dei migliori cantautori di lingua inglese, men- Il giovane Fabrizio De André su una statua di stile classico 9 Numero 7 Dicembre 2011 tre Eric Andersen, protagonista di alcune fra le più importanti opere della canzone d'autore americana degli anni '60 e '70, ha recentemente reso un sentito tributo agli anni d'oro di Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti e Gregory Corso con “Beat Avenue”, un lungo poema letto sul ritmo di una musica ipnotica e inquietante... Ricordiamo inoltre il brano degli Iron Maiden “Rime of the ancient mariner”, suonato per la prima volta nel 1984, tratto dall’omonima poesia di Samuel T. Coleridge. Infine, per sottolineare ulteriormente i profondi legami tra musica e letteratura, non sono pochi i musicisti che hanno accettato di misurarsi con la scrittura; uno dei casi più clamorosi è quello di John Lennon, indicato fin dai primi esordi dei Beatles come il leader e l’intellettuale del gruppo. Il suo primo libro, “In His Own Write”, fu pubblicato nel 1964 e ottenne ottime critiche, al punto di spingere i suoi editori a mandare in stampa il secondo libro del cantante, “A Spaniard In The Works”, già nell’anno successivo. La stretta relazione presente tra musica e letteratura prende esempio dal profondo rapporto che legava le Muse, protettrici di queste Arti. Per ciò ancora oggi queste due forme d’arte, così simili e così diverse, camminano insieme ed insieme offrono sempre nuove emozioni. La musica non è solo qualcosa che si ascolta, emozionando, la musica racconta e spinge a raccontare. La musica suona e canta delle storie, non esiste un linguaggio così stimolante e foriero di idee come quello musicale. Il suono, il ritmo, la melodia, l'armonia, il sound, ben prima di essere espressioni di sistemi musicali più o meno strutturati, sono una fonte inesauribile di stupori, desideri, passioni. La musica è suono, è movimento, è corpo, la musica è parola, è memoria, è comprensione, la musica è il fiume in piena delle sensazioni che compongono la nostra esistenza. La musica ha in sé la letteratura, la letteratura ha in sé l'anima della musica e della musicalità... Elisabetta Tomasi Cecilia Basti THRASH 'TIL DEATH... AND BEYOND!!! Brigate di Capelloni Attaccano la Quiete Pubblica e Questa li Ringrazia Lo speed metal sui ritmi dei Toxic Holocaust MUSICA P ortland, Oregon. Ci sono solo desolazione e solitudine intorno, da quel garage pieno di muffa e polvere in una degradata zona periferica si sentono delle vibrazioni, c'è un'aria diversa. Si sentono urla tanto sgraziate quanto poetiche, legno che batte su bronzo ritmi crust/punk, distorsioni chitarristiche hardcore/ punk NY, frequenze di basso che ti fanno tremare lo sterno e vibrare il cranio, ma non è la mistura distruttiva di Hertz che scombina la tua persona, è la Verità che cerca di entrare! La Verità è una e una sola, che la vita è una festa e va vissuta coi tuoi simili divertendosi, scherzando e facendo un gran casino (almeno manteniamo la festa come impostazione mentale). Un lavoro duro e appassionato, sangue a ettolitri e sudore, dovuto sia ai suoni in sala e live sia ad aftershow con groupie da sogno. La Verità è che non devi stare tanto a pensare, alza il pugno, scuoti la testa e urla la catarsi insieme a questi rocker fichissimi! Quest'urgenza black/ thrash trova come suoi unici esponenti e dominatori indiscussi questi musicisti abili e d'ingegno, di stile volutamente monocorde (riff Anthrax/ Nuclear Assault si uniscono a suggestioni melodiche NWOBHM e ritmiche martellanti). Nati nel 1999 dalla congregazione dissacrante di Joel Grind alla chitarra, un genio con la maglietta dei Bathory e i capelli cotonati alla Nitro, cantore di elegie della distruzione be- stiale, Phil Zeller al basso, un tipo di poche parole, ma dagli un plettro e ti sventra, e Al Chambers alla batteria, un biondino che ti stupisce con headbanging vertiginoso e dbeat massacro, dopo anni di gavetta, demo e split EP incendiari (termine interpretabile in più sensi, questa è roba che fomenta cari miei...) in compagnia del fior fiore dell'estremismo underground statunitense, hanno pubblicato il primo album nel 2003; da quell'anno in poi hanno migliorato la loro tecnica fino a diventare la macchina da guerra che sono oggi. Nel 2008 hanno firmato per l'etichetta Relapse Records, dalla Pennsylvania, casa editrice musicale con distribuzione mondiale che ha lanciato gruppi verso le major più 10 Numero 7 blasonate quali Warner Bros (Mastodon) e Nuclear Blast (Suffocation, Nile). Nati in un'epoca di album urlati, iperprodotti e pieni ditrigger kalashnikov, quando se non facevi un album pedalando come il Gimondi dei tempi migliori non eri metal, questi, con una batteria jazz (non hanno lo swing: la batteria jazz è composta da tre tamburi, tre piatti e un solo pedale) mostrano che anche se hanno meno strumenti hanno sostanza e elaborano un sound Bathory/Master/Sodom, e la lista potrebbe andare avanti all'infinito unico, potente e devastante. Pensate: uniscono l'urgenza Vectom/ Recensioni Q Dicembre 2011 Sadus/-Bulldozer di metà anni '80 con una tecnica al passo con i tempi, e una registrazione chiara, moderna e cristallina ma grezza e senza fronzoli, tipo Rick Rubin che registra nello scantinato di Hannibal the Cannibal ma in tracce separate (bello, così senti meglio quando quel pazzo di Joel Grind ti urla in faccia di stare attento che sennò le forze infernali ti pestano!). Un sound thrash di violenza, guerra e distruzione con zombie, demoni, esseri ultraterreni e lupi mannari ma che anziché vivere nella foresta sopravvivono in città vittime di olocausto nucleare e guerra chimica, ma per uando parliamo della commedia italiana, dei film tragi-comici che sono alla base della storia italiana, è inevitabile puntare lo sguardo verso gli anni '80, dove un Conte Mascetti abilmente interpretato da Ugo Tognazzi confondeva l'Italia con la sua immancabile supercazzola e Giancarlo Giannini otteneva un successo planetario grazie ai film di Lina Wertmüller. Ma pochi anni prima, precisamente nel 1975, l'Italia vedeva nascere al proprio interno quello che io ad oggi considero il miglior personaggio del nostro cinema: il ragionier Ugo Fantozzi. Fantozzi, protagonista dal 1971 di una serie di libri partorini dalla geniale mente di Paolo Villaggio che lo interpreterà in tutti i suoi film, avrà immediatamente un successo incredibile tale da dare il via ad una serie di ben dieci film, i primi due dei quali diretti dal rimpiato Luciano Salce e la quasi totalità dei restanti dal purtroppo-ancora-non-morto regista dei cinepanettoni Neri Parenti. Nel primo film della serie lo scherzare e ridere: andiamo gente, è solo ridendo della violenza grottesca e portata a una finzione comica da fumetto che la sconfiggeremo, perché chiunque ne parlerà seriamente passerà da cretino! Comunque è già un p’ così. Smetti di leggere che è roba da femmine e sparati un po’ di questo rock'n'roll infernale che picchia come un ossesso e la vita ti sorriderà, e te gli chiederai ma cosa ridi che c'è la crisi. RAISE THY FIST AND BANG THY HEAD!!! Matteo Berni Fantozzi spettatore viene già iniziato dalla prima scena al ruolo sociale di Fantozzi. Il ragioniere è stato demenzialmente murato dentro un bagno e sua moglie, una orribile signora Pina interpretata dalla straordinaria Liù Bosiso che la gente conoscerà in seguito come la doppiatrice di Marge Simpson, telefona intimorita e spaventata al centralino della società ItalPetrolCemeTermoTessilF armo-MetalChimica cioè l'azienda dove lavora il marito. Fantozzi, dopo essere stato ri- trovato da degli investigatori con metodi non proprio convenzionali, viene salvato e rimesso subito al lavoro. Villaggio inizia immediatamente a criticare quindi i soprusi della fin troppo agiata classe dirigenziale dell'Italia. L'industria, che già dal nome si capisce racchiudere dentro di sé ogni industria esistente in Italia, viene costantemente derisa con umorismo amaro, rappresentata come una miniera più evoluta dove gli impiegati lavorano in condizioni inumane (ricordiamo che l'altro che Villaggio lavorò in un'industria siderurgica quindi toccò con mano propria). Al di sopra di tutti gli individui indubbiamente inetti, cialtroni e profittatori che lavorano nell'azienda, ognuno dei quali è almeno un gradino superiore in una immaginaria scala gerarchica a Fantozzi, v'è il MegaDirettore-Galattico, un individuo all'apparenza amichevole, colto e nettamente superiore agli uomini (da notare la luce chiaramente divina sotto cui Salce lo posiziona ogni volta) ma che poi si scopre profittatore 11 RECENSIONI Numero 7 e tirannico come tutti gli altri: simbolo evidente è la vasca dove obbliga quotidianamente alcuni impiegati a nuotare solo per il proprio intrallazzo. Degno di nota, elemento appartenente a tutti i film della saga, è la profonda superiorità morale e intellettuale di Fantozzi in confronto alle altre persone che lo sovrastano. Fantozzi è un uomo che ha studiato a differenza di molti suoi rozzi colleghi, è un uomo educato dato che dà del lei anche alle persone con cui è in amicizia ed è l'unico ad avere messo su una famiglia nella quale si sente felice, anche se non pienamente appagato dato che rappresenta, con la sua bruttissima moglie Pina e la sua orripilante figliola Mariangela (interpretata a un ragazzo), il suo fallimento sociale. In particolare è da rimarcare il confronto tra lo stesso Fantozzi ed il amico, o meglio grandissimo approfittatore, il geometra Calboni. Mentre Fantozzi è un uomo umile, che cerca la felicità per poter vivere meglio e si impegna nella vita e nel lavoro per ottenerla, Calboni è il classico collega arrivista, che ostenta in più di un'occasione delle conoscenze importanti, mostruosamente inventate, un linguaggio forbito ed una teatralità che lo consacreranno agli occhi dei superiori verso i quali si rivolge con fare ruffiano e una superiorità verso i propri colleghi, in primis appunto Fantozzi, che non tarderà mai a denigrare o ad offendere. Si sposerà con la signorina Silvani, la donna che Fantozzi bramava di conquistare in quanto vedeva in lei come un'interruzione nella sua misera vita, tradendola poi più e più volte mostrandosi così per quello che in realtà è: un odioso e fedifrago donnaiolo che si poggia sulle spalle altrui. Dicembre 2011 L'altro personaggio, nettamente più comico del precedente, è il celeberrimo ragionier Filini, dell'ufficio sinistri, organizzatore di progetti quanto mai bislacchi nei quali coinvolgerà sempre Fantozzi. Filini, interpretato in tutti i film della saga da Gigi Reder (tranne nell'ultimo dove non comparirà, causa la spiacevole morte dell'attore), è per certi versi il migliore amico di Fantozzi. Infatti i due subiscono le solite torture psicologiche, sono entrambi derisi e scherniti, ma a differenza di Fantozzi che a volte appare abbattuto Filini è caratterizzato da una grandissima gioia di vivere che lo accompagnerà per tutti i film. Questo è dovuto al fatto che Filini, indossando un paio di occhiali enormi che sono a mio avviso volti all'interpretazione dello spettatore, è caratterizzato da una pesante miopia che gli impedisce di vedere la situazione attorno a sé e di capire le angherie alle quali è sottoposto. -Abbigliamento di Filini: berrettone Sherlock Holmes con penna alla Robin Hood, poncho argentino di una sua zia ricca, scarpe da tennis con sopra galoches, carte topografiche, e trombone da brigante calabrese; Fantozzi: berretto bianco alla marinara di sua figlia Mariangela, giacca penosamente normale stretta in vita da gigantesca cartucciera da mitragliatrice residuata dalla seconda guerra mondiale, fionda elastica, siero anti-vipera a tracolla, gabbietta con canarino da richiamo e gatto randagio da riporto subito fuggito durante le operazioni di partenza Fantozzi è diventato nel corso della storia sempre più un simbolo. La voce di Villaggio, che all'inizio di ogni scena analizza e prevede i fatti quanto mai catastrofici che si susseguiranno, è diventata una delle tonalità più usate nei film di genere ed anche nel linguaggio colloquiale. Il termine "fantozziano" o il modo di dire "organizzazione Filini" sono diventati ufficialmente modi di dire. Fantozzi è un uomo nel quale ancora oggi l'italiano medio più rivedersi e capire le proprie angosce, i soprusi che riceve e la società moralmente corrotta nella quale vive. Simbolica e quanto mai azzeccata la frase che il Mega-Direttore-Galattico dice a Fantozzi in Fantozzi contro tutti, dopo che il ragioniere ha scritto i propri pensieri inerenti alla Mega-Ditta in cielo: “Lei non deve pensare Fantozzi: questo è il suo errore…” Villaggio, con la sua recitazione basata soprattutto da un timbro contraffatto e da una comicità circense e fisica che ricorda molto quella di Charlie Chaplin, è entrato nei cuori dei telespettatori raccontando la storia di questo, come direbbe Caparezza, eroe contemporaneo. I suoi film vengono tutt'ora proiettati in prima serata su rete4 almeno due volte l'anno raggiungendo altissime visualizzazioni. Perché Fantozzi non solo muove critiche verso una infantile e repressiva classe dirigente, ma è un film estremamente comico e piacevole da guardare, un film che può, a differenza di come lo guardi, farti ridere o farti piangere. Insomma, se in Italia siamo stati famosi in tutto il mondo per la nostra tragi-commedia, Fantozzi è il prototipo del perfetto film italiano. Lorenzo Bruni 12 Numero 7 RECENSIONI ‘S Dicembre 2011 The Twilight Saga: Breaking Dawn - Part 1 ono trascorsi oltre 40 anni da quando, in una sala buia, il pubblico vide Orson Welles fuggire, braccato dalla polizia, lungo le scure fogne di Vienna. Si trattava del capolavoro britannico di Carol Reed, “Il terzo uomo”, fino ad oggi forse la massima vetta raggiunta nella rappresentazione filmica della profondità di campo. Nel vicino 2009, immerso nel FULL HD di Dante Spinotti, Johnny Depp rapinava una banca americana. In questo caso, stiamo parlando di “Nemico pubblico” di Michael Mann: un film in cui la somma di regia e fotografia è riuscita a rendere incredibilmente vivo e credibile lo spazio. 2011. “Breakin Dawn Parte I”: il regista Bill Condon fa muovere gli insipidi personaggi portati alla gloria dai romanzi di Stephanie Meyer in vaghi luoghi bidimensionali, in cui la profondità dello spazio è azzerata in favore di una patinata estetica da spot pubblicitario. Forse è proprio dopo aver notato questa allucinante piattezza visiva che i produttori hanno deciso di distribuire la seconda parte del film in 3D, per cercare in qualche modo di riparare. L'inquietante regressione tecnica è aggravata, durante le quasi due ore di durata del film, da gravi imprecisioni di sceneggiatura e montaggio: le scene, troppe e troppo brevi, si susseguono con stacchi netti senza lasciar sfumare le singole situazioni, con la tragica conseguenza di donare alla pellicola un'identità quasi teatrale del tutto fuori luogo in un teen-movie che dovrebbe vivere di freschezza e agilità narrativa. La superficialità di fattura è riscontrabile persino negli effetti speciali (spesso unico pregio dei blockbuster) che, ignorando la lezione impartita dalla WETA DIGITAL di Peter Jackson con la creazione dell'immaginifico mondo de “Il signore degli anelli”, animano corpi digitali (in questo caso gli enormi licantropi tramutati) troppo puliti e “leccati” per essere credibili. Al disastroso quadro generale si sommano anche le interpretazioni degli inetti protagonisti: bambolotti senz'anima, inermi e mono-espressivi, incapaci di trasmettere il fascino e la dimensione epica che su carta vorrebbero (e dovrebbero) offrire. L'unico personaggio interessante, il licantropo Jacob, è affidato paradossalmente a Taylor Lautner, ovvero il peggiore del cast. Una mal diretta Kristen Stewart invece abita i panni di Bella, ragazza al limite dell'odiosità, le cui turbe dovute all'atteso, cronenberghiano parto sono prove di una qualsiasi tensione drammatica. Infine è impossibile non citare l'interpretazione di Robert Pattinson, disinteressato e passivo di fronte a ciò che accade davanti a lui durante l'intera durata del film, in cui fa sfoggio di un un'espressività facciale al limite del ridicolo involontario. Se il primo film era innocentemente brutto, il secondo una ridicola operazione pubblicitaria di divismo isterico e il terzo un pessimo melodramma girato decentemente, questo penultimo capitolo della saga è un preoccupante simbolo della decadenza del cinema moderno, mai così evidente in quanto non ci si limita alla ormai abituale frivolezza contenutistica, ma si trascura in modo imperdonabile e vergognoso la tecnica. “Breaking Dawn parte I” non è quindi un semplice brutto film, ma qualcosa di gran lunga peggiore: un'offesa in piena regola, al limite dello scherno, dell'arte cinematografica e dei suoi mezzi. Nicola Dardano Anche il grande comico italiano Fiorello si è divertito nella parodia di Edward Cullen nello show di Rai1 “Il più grande spettacolo dopo il weekend” 13 Numero 7 Dicembre 2011 ASSASSIN’S CREED 2 RECENSIONI D Ubisoft 2009, per Playstation 3, XBOX 360, Microsoft Windows e iPhone ue anni dopo l’uscita di un titolo che ha fatto molto discutere troviamo dal 20 novembre 2009 negli scaffali Assassin’s Creed 2, sviluppato e prodotto da Ubisoft per PS3 e Xbox 360. La trama riprende il finale del gioco sopracitato e la vicenda, ambientata in Italia nel periodo rinascimentale, ci porterà a vestire i panni di Ezio Auditore, figlio di un banchiere fiorentino, che deciderà di entrare nella confraternita degli assassini per motivi che non possono essere svelati, in modo da non rovinare l’esperienza di gioco. Dal punto di vista grafico ci sono dei miglioramenti poco rilevanti rispetto al suo predecessore, ma tecnicamente il titolo è davvero superbo. Le città, prima fra tutte Firenze, sono riprodotte in modo estremamente verosimile e permettono di immedesimarsi pienamente in una realtà virtuale coinvolgente ed emozionante. Inoltre quando ci avvicineremo ad un edificio rappresentativo ci verranno fornite informazioni storiche e artistiche dettagliate, che troveremo in un database, in modo da poter imparare anche qualcosa da questa avventura. Il sonoro è altrettanto ben riuscito e presenta musiche sempre adeguate al contesto e un doppiaggio in italiano assoluta- mente pregevole, con tanto di termini dialettali, che strappano anche qualche risata a noi toscani. La giocabilità è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al primo capitolo della serie ed è incentrata sulla possibilità di potersi muovere con estrema agilità per le vie e sui tetti delle ambientazioni cittadine e ovviamente sugli assassinii, che possono essere effettuati con i metodi più congeniali al videogiocatore. Le armi a disposizione sono molte e alcune potranno essere sottratte alle guardie per poi impiegarle proprio contro di loro, ma quella più affascinante e appagante è la lama celata, fondamentale per le uccisioni silenziose. Le situazioni nelle quali ci ritroveremo saranno sempre molto varie, cosa che rende il titolo senza dubbio superiore al suo predecessore, e non mancheranno i colpi di scena. Unica pecca del gioco è la scarsa intelligenza artificiale, che è sempre molto prevedibile e ingenua, motivo per cui è difficile vedere la schermata del “Game Over”. La longevità si attesta su livelli alti, in quanto l’avventura principale è completabile in circa 15 ore, ma le missioni secondarie sono davvero molte e ci sono delle sorprese tutte da sco- Vasto assortimento di fuochi artificiali !! prire, che renderanno davvero estasiati i fan. Inoltre alcuni monumenti come la chiesa di Santa Maria Novella potranno essere esplorati e potremo anche sviluppare la piccola cittadina di Monteriggioni fino a renderla un borgo degno di tale nome. Insomma il gioco non può che essere consigliato a chiunque e, visto che adesso è reperibile a prezzi piuttosto bassi, è praticamente un acquisto obbligato per chi si fosse lasciato sfuggire questo titolo estremamente raffinato e curato, che rimarrà sicuramente nella storia di questa generazione di videogiochi. VOTO: 93/100 Marco Ariti LIBRACCIO - PISA via Del Carmine, angolo via Della Foglia NUOVA APERTURA! via Benedetto Croce 40 14 Numero 7 Dicembre 2011 Accetta la sfida! P Quelli che non giocano a calcio... ensando al rugby,la prima parola che mi viene in mente è “sfida”. Perché questo bellissimo sport, nato in Inghilterra quasi due secoli fa, è soprattutto questo. Una sfida continua,innanzitutto contro se stessi,contro i propri limiti,contro le proprie difficoltà,contro quella paura che prende l’attimo prima di entrare in campo. Come tutte le sfide richiede fatica,coraggio, volontà di rialzarsi quando si cade,quando si sbaglia,e come tutte le sfide è una battaglia, nella quale però non si è mai da soli,perché si sa di poter contare su una squadra con la quale affrontarla,con la quale poter crescere e migliorarsi,dalla quale poter imparare sempre,costruendo, anche se con fatica, qualcosa di bello. Purtroppo di questo bellissimo sport, uno dei pochi che ter- mina le partite con un momento in cui le squadre avversarie festeggiano insieme,si ha spesso un’idea molto diversa;non a caso,quando mi capita di raccontare a qualcuno che ormai da quattro anni gioco a rugby nella squadra femminile del Rugby Etruschi Livorno,la prima domanda che mi viene rivolta è un incredulo :” Ma…esiste veramente il rugby femminile?”,forse perché si ha un’idea di questo sport come qualcosa di violento e quindi non adatto ad una ragazza,mentre di violento non ha nulla,anche se,essendo basato sul contatto fisico,può sembrarlo. In realtà infatti sono le sue stesse regole a non renderlo tale (ad esempio,non si può placcare il proprio avversario solo al di sopra del busto). Ma soprattutto il rugby non nega assolutamente la femminilità. La femminilità è anche coraggio,bellezza che nasce dalla forza,capacità di sacrificio,amicizia,ed è proprio da queste cose che nasce la sfida del rugby. Arianna De Conno Sport Tutti in campo! Q Il calcetto arriva alle provinciali uest'anno per la prima volta nella sua storia il Liceo Classico Galileo Galilei di Pisa parteciperà al prestigioso campionato scolastico di calcetto provinciale che si tiene annualmente in città e in provincia. Le squadre da iscrivere inizialmente sarebbero dovute essere due, una dei ragazzi di quarta, quinta ginnasio e prima liceo, ed un’altra coi ragazzi di seconda e terza liceo. Ma per quest’anno per motivi di tempo parteciperanno a questa competizione solamente i ragazzi di seconda e terza liceo. L’incontro dei ragazzi più forti del classico ha permesso che ciò accadesse, il coronamento di un sogno che avrà il suo apice all’inizio del torneo con il tanto sospirato avvio del campionato provinciale. Già ben definito il parco giocatori che vede tra i pali il miglior portiere di tutto il Liceo Classico, Lorenzo Bruni, fresco campione d’istituto 2011 insieme a Davide Nardini, Capitano dei Blue Devils, a Jacopo Meini e Mattia Rizzato, la cui difesa lo scorso anno si dimostrò la migliore con appena 16 gol subiti, e Nicola Lusci, il cui rientro da un brutto infortunio è previsto per l'inizio del torneo; in rosa anche Dario Calcinai, Dennis Krah e Matteo Casini, ormai decisamen- te noti nell'ambiente scolastico sia per qualità tecniche che grinta, e Filippo Laniyonu, indubbiamente uno dei migliori giocatori della scuola, che nulla hanno da invidiare al famoso e più quotato Niccolò Meliani, cuore ed idolo della tifoseria rosa-nero e capocannoniere del torneo d'istituto da due anni di fila. A guidare questo fantastico gruppo è stato chiamato Antonio Parentini, professore di Educazione Fisica che ha deciso di mettersi in gioco in prima persona, cercando di dare una quadratura a questi ragazzi che hanno grande dimestichezza con il sintetico di calcio a 5. 15 Numero 7 L’obiettivo chiaro e conciso: disputare un campionato decoroso e all’altezza della tradizione dello sport di questa scuola che da molto tempo è troppo bistrattato e deriso da tutti. Dicembre 2011 Non è stato facile formare questa squadra a causa di molti problemi burocratici, ma adesso i migliori giocatori della scuola sono pronti per questa sfida. Facciamo loro un grande in bocca al lupo da parte di tutta la redazione del giornalino scolastico. Edoardo Pinori Davide Pintus THE ENGLISH CORNER H Rubriche ello everybody! This is “The English Corner” a space where you can write about everything you want: school, music, media, complain or positive news and all the things you are interested in. This is the first time that an article is written in English for our school magazine and everyone who wants to write something, please send it to [email protected] and it will appear in the next magazine number. Firstly just for joking I would like to show you a few funny mistakes of the American courts. Others will be published next month. These dialogues are from a book called “Disorder in the American Courts”, and are things people actually said in court, word for word, taken down and now published by court reporters that had the torment of staying calm while these exchanges were actually taking place. ATTORNEY: What was the first thing your husband said to you that morning? WITNESS: He said , 'Where am I, Cathy?' ATTORNEY: And why did that upset you? WITNESS: My name is Susan! __________________________________ ATTORNEY: This myasthenia gravis, does it affect your memory at all WITNESS: Yes. ATTORNEY: And in what ways does it affect your mem- ory? WITNESS: I forget.. ATTORNEY: You forget? Can you give us an example of something you forgot? _____________________________ ATTORNEY: Now doctor, isn't it true that when a person dies in his sleep, he doesn't know about it until the next morning? WITNESS: Did you actually pass the bar exam? _______________________________ ATTORNEY: The youngest son, the 20-year-old, how old is he? WITNESS: He's 20, much like your IQ. REDAZIONE “RAPSODIA” Caporedattore e cura dell’impaginazione: Ilaria Tono Viceredattore: Lorenzo Bruni Professore Responsabile: Antonietta Pisano Hanno scritto: Alessia Riccioli, Giorgia Bimbi, Olivia Castaldi, Anna Ferrannini, Federico Kruk, Niccolò T. Koenig, Valeria Croce, Cecilia Colombi, Davide Nardini, Giulia Dargenio, Eleonora Scalzo, Elisabetta Tomasi, Cecilia Basti, Matteo Berni, Lorenzo Bruni, Nicola Dardano, Marco Ariti, Arianna De Conno, Edoardo Pinori, Davide Pintus, Francesco Orlando Hanno disegnato: Francesca Porpora, Ilaria Tono Hanno collaborato: Chiara Bettini, Tommaso Chiarelli, Debora Podestà, Francesca Savelli IT 2011 16