“A volte un gatto…” commedia di scorrevole

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“A volte un gatto…” commedia di scorrevole
Torino. L’Unità. Mercoledì 23 marzo 1983
Al teatro Gobetti con la compagnia dei “Pesci banana”.
“A volte
un gatto…” commedia di scorrevole freschezza
Dopo le avventure delle due coppie di ex sessantottini, incapaci di darsi un
nuovo stile di vita, che furono i protagonisti di «Pesci banana», lo spettacolo
da cui la compagnia prese il nome, ora è la volta di un soggetto non più
derivato (allora era la Claire Bretecher con i suoi fumetti sui «frustrati») ma
tutto d’invenzione.
Rieccolo, l’appartamentino nel pieno centro caotico, dove il traffico
automobilistico infuria in un sabato pomeriggio piovoso e uggioso; la
moquette qui vero simbolo epocale: i cuscini dai tenui colori pastello, il divano
morbido, la biblioteca a cubi colorati dove giacciono reclinati, dimenticati dopo
le prime voraci letture, i libri “d’intervento” che questi pentiti della politica ora
non degnano più; c’è lo sfogliare l’Espresso e La Repubblica; la porticina
azzurra e gialla, il telefono in stile: si, è proprio l’alloggio di quella generazione gloriosa che torna a parlarci con bella autoironia della sua situazione
corrente.
Una coppia non più giovane, non ancora matura, una cagnetta e un gatto, surrogati di figli che non
si sono voluti avere; ma i due animali sono così importanti in quel mènage che Cristiano Censi,
autore di «A volte un gatto...» (al Gobetti) li ha voluti interpretati da due attori senza maschere. Gli
animali parlano un linguaggio evoluto quanto il nostro; sbuffano per le nostre idiozie, per la nostra
sciocca boria nel crederci superiori; s’ intendono fra di loro e intendono noi, ma siamo noi ad essere
sordi alla loro sapienza. Ecco quindi Alida Cappellini (cagnina) e Toni Garrani (gatto), che entrano
nel pelo di queste due filosofiche vittime dell’imbecillità di due partner cittadini: intrappolati nella
gora morta del tempo che va dal pomeriggio del sabato alla mattina domenicale, tempo di follia
dove a molti sarà capitato di affondare in simile noia infinita, anche Cristiano Censi e Isabella Del
Bianco vengono alla resa dei conti: i loro personaggi sono arrivati ai colpi bassi: rivelazioni di
corna e di piccoli tradimenti.
Commedia di scorrevole freschezza, «A volte un gatto…» conferma la
vena di Censi drammaturgo di intelligente intrattenimento; ci dimostra
che per raccontare il peso dei giorni, il sorriso, appena velato da una
smorfia amara (il romanesco, trilussiano felino tornerà morente da una scappatella) è strumento eccellente. Delle scene e dei costumi, di Giovanni
Licheri e di Alida Cappellini, s’è detto; musiche di Toni Garrani.
Quattro attori degni dell’appellativo, due tempi deliziosi, solo qualche lieve
appannamento nelle inevitabili considerazioni finali: il pubblico ha potuto
godere di un arguto passatempo e ha ricambiato con intensi e continui
battimani i quattro «pesci banana». Lo spettacolo è stato inserito in
abbonamento per il Teatro Stabile.
Daniele A. Martino