Si respira ancora un clima omofobico con situazioni

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Si respira ancora un clima omofobico con situazioni
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L’anniversario
In un clima gioioso e goliardico
Trent’anni fa, il 1° agosto, si teneva
su quel lido c’erano anche
in Calabria il primo gay camp italiano un giovane Nichi Vendola e Platinette
Domenica 2 agosto 2009
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Domenica 2 agosto 2009
PARADISO
IL
PERDUTO
DI ISOLA
La locandina che presentava l’evento e altre
immagini gioiose e di festa del campo
di FRANCESCO MOLLO
ra il 1° agosto di trent'anni fa: a Isola Capo
Rizzuto prese il via il primo gay camp italiano. L'evento, insolito e “forte” per la Calabria di quegli anni, portò a smuovere anche la Rai, che con non poco impaccio, cercò di mostrare il mostrabile di quel raduno stile
“Woodstok dieci anni dopo”.
Un’esperienza che tentava di ripetere l’esperimento
che si era tenuto l’anno prima in Grecia, raccontata
poi da Felix Cossolo - uno dei protagonisti di quella
pioneristica avventura - fa di quella estate e di quelle
spiagge in cui si sperimentava il nudismo come rivendicazione e in cui passeggiavano, tra gli altri, Stefano
Casagrande, Ciro Cascina; insomma i nomi che in Italia hanno portato avanti la dura battaglia per i diritti
degli omosessuali e l’aperta manifestazione
dell’orientamento sessuale dei soggetti. Tra i tanti
c’erano anche un giovanissimo (e timido, dicono le
cronache) Nichi Vendola, futuro dirigente di partito,
onorevole e oggi presidente della Regione Puglia. E
pare che ci fosse - raccontano le cronache - una ancora
sconosciuta Platinette.
Il clima gioioso e goliardico sembra tenere fuori
dalla spiaggia di Capo Rizzuto la storia recente
dell’Italia, offuscata da un decennio di crisi economica e l’ondata terroristica che un anno prima ha raggiunto il culmine con il sequestro e l’uccisione di Aldo
Moro e con l’assassinio del sindacalista della Cgil Guido Rossa.
Sembra, ma in realtà l'evento - come il giovane movimento gay italiano - ha un forte orientamento politico: sta con i comunisti, considerati più progressisti
e aperti. E lo confessa anche lo slogan scelto: “Nudi sì
ma contro la Dc; occhio, malocchio, diventerai finocchio”. Dc che con Francesco
Cossiga, tre giorni dopo, guida
il nuovo governo italiano insieme a Psdi e Pli.
Le cronache di quei giorni sono oggi racchiuse in un libro curato da Felix Cossolo e Ivan Teobaldelli, dal titolo “Cercando il
paradiso perduto”. A rendere
l'idea dell'aria che si respira nel
campeggio, in quella strana
estate del '79, anche le immagini del fotografo mantovano Giovanni Rodella.
«L’anno successivo (dopo
l’esperienza spontanea e ridotta
del campeggio in Grecia) decido
di organizzare il gay camp in Italia - scrive Cossolo - e
trovo la disponibilità di un campeggio in Calabria, a
Capo Rizzuto, in un posto incantevole ma desolato.
Oltre un migliaio di persone raccolgono l’appello,
molti gli etero; c’erano anche i maschi in crisi che sublimavano in droghe e rock & roll, e una ventina di
compagne lesbiche. I ricordi sono tanti: il nudismo in
spiaggia, la musica sulla piazzetta, le cantate collettive, le sfilate e i giochi pazzi, i "matrimoni" e la caccia
al tesoro. La maggioranza delle iniziative era spontanea e si respirava un'aria diversa. Una sera è nata una
passerella sulla terrazza, una sfilata di Wande Osiris,
femministe d’avanguardia, maestre e puttane. Si discuteva se travestirsi oppure no, se bisognava fare politica o essere qualunquisti, che atteggiamento avere
rispetto ai guardoni che venivano ad ammirarci, se la
Tv poteva fare le riprese, se manifestare in città, a Crotone, o restare nel nostro piccolo paradiso. Il Tg2 fece
un servizio e tutti i media scrissero i loro pezzi coloriti».
Per una corretta ricostruzione storica bisogna dire
che il campeggio di Isola, sebbene il primo caso in Italia, seguiva idealmente l’evento realizzato, alla buona, l’anno prima in Grecia. Nel ‘78, infatti, il movimento greco per la liberazione degli omosessuali,
l’Akoe (in realtà appena quattro attivisti che vivevano
e operavano a Parigi) rivolse un appello di solidarietà
a tutti gli intellettuali democratici francesi (firmarono tra gli altri Foucault, Barthes, Guattari, Deleuze,
E
Sulla spiaggia
maschi in crisi
molti etero
e una ventina
di compagne
lesbiche
Nelle due pagine diverse
immagini tratte dal primo
gay camp italiano che si
tenne il 1° agosto 1979 a
Isola Capo Rizzuto
Sartre e Simone de Beauvoir) e ai gruppi di liberazione gay, e offrì la Grecia come nazione ospite per un
campeggio gay internazionale, che effettivamente
ebbe luogo e a Paros dal 6 al 26 agosto di quell’anno.
Fu un evento memorabile, per quegli anni, un concentrato di emozioni, attese, desideri, vita comunitaria, esperienze e riflessioni. Un evento che significò
molto per il futuro del movimento e della cultura lgbt.
Anche perché il campeggio era segnato da una scelta
forte, quella del nudismo condiviso con gli etero: delle
mille persone presenti nel campeggio in quei giorni
oltre la metà non erano gay. Questo anche per combattere l'idea di “ghetto” che altrimenti avrebbe dato
un campo esclusivamente omosessuale.
L'esperienza fu così coinvolgente - racconta Felix
Cossolo nel suo libro - che fu riproposta l'anno dopo
grazie al nostro entusiasmo e alla rivista Lambda,
sempre a Capo Rizzuto. Ci sono gli spettacoli delle Pumitrozzole e di Ciro Cascina, gli allestimenti di Giorgio Fornari, i bagni d'argilla, i corpi colorati con pennellate di pittura, l'intervento del presidente nazionale dell'Arci Rino Serra, anticipazione della nascita
dell'Arcigay.
A Isola prende insomma avvio un modello che proseguirà negli anni successivi: nel 1981 l'appuntamento è ad Ortona, in Abruzzo; l'anno seguente siamo al camping Spiaggialunga di Vieste, sul Gargano. Nel 1983 si va a Rodi Garganico, in una cornice incantevole, e l'associazione Babilonia, al suo primo anno di vita organizza le “olimpiadi gay”. Col 1984 si
chiude la fase dei campeggi gay; a Porto Sant'Elpidio,
nelle Marche, si verificano i primi problemi con i turisti e i residenti: è arrivata l'epoca Aids. Diventa difficile divertirsi. Ci si riprova l'anno successivo, di
nuovo in Calabria, a Rocca Imperiale. Ma la cosa, che
porta già il marchio dell'Arcigay, non funziona più
molto bene; la peste del ventesimo secolo spaventa tutti.
Oggi, a trent'anni esatti da quei giorni, nei ricordi
di chi li ha vissuti, pizzicano ancora il sole bollente e la
salsedine sulla pelle. E a guardare queste foto viene il
dubbio che rispetto a quell'epoca invece di andare
avanti siamo tornati indietro: l'omofobia miete ancora troppe vittime .
Il ricordo del presidente del Comitato Eos Arcigay Calabria
«Si respira ancora un clima omofobico
con situazioni di assoluto regresso »
di FEDERICO CERMINARA l
ra il lontano 1979, qualche anno dopo l'ondata di libertà che ha caratterizzato la fine degli anni '60,
quando a Capo Rizzuto si tenne il primo campeggio
gay. Erano anni in cui le coste della Calabria erano meta
prediletta degli abitanti di Paesi del Nord Europa, che già
avevavo raggiunto livelli di affermazione dei diritti della
comunità lgbt impareggiabili rispetto al nostro Paese. Cosa è cambiato da
ieri ad oggi? L'omosessualità oggi vive una dimensione pubblica, vede un
abbandono della sfera del privato e diventa sempre più bisogno di visibilità.
Se ciò è vero da un lato, dall'altro le
situazioni di contesto nelle quali ci
muoviamo sono tutt'altro che felici. Si
respira un clima davvero omofobico,
con situazioni di regresso impressionanti.
La Calabria stessa viaggia a due velocità, quell'ondata di libertà che si respirava a Capo Rizzuto aleggia come
un lontano ricordo, eccetto punte di
eccellenza come Cosenza dove i livelli
di vivibilità della comunità lgbt sono
accettabili, vi sono realtà nelle quali
essere gay viene considerata un'onta,
un capriccio o nella peggiore delle ipo-
E
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IL CONTESTO
tesi una perversione.
Quanta strada ancora abbiamo da percorrere? Davvero
tanta. Le istituzioni continuano ad essere sorde e cieche rispetto alle nostre istanze, alla lotta per la conquista dei diritti fondamentali e del diritto ad esser riconosciuti come
coppie, e frattanto tanti omosessuali vivono con disagio il
proprio orientamento.
In qualità di presidente del Comitato Eos Arcigay Calabria auspico un ritorno ai tempi della Magna Grecia, un
ritorno ad un periodo in cui l'omosessualità era socialmente accettata.
Invito la comunità lgbt a tenere duro e a vivere con dignità la propria esistenza. Mi auguro che tutte la Calabria possa un giorno diventare meta
del turismo lgbt come lo era un tempo
e in questo processo di cambiamento
confido soprattutto nelle giovani leve
che, con i loro sorrisi e il loro entusiasmo, possono contribuire a fare la differenza. Approfitto per salutare il ricostituendo comitato promotore di
Reggio Calabria, città dove sono stati
avviati i lavori per la costituzione di
un comitato provinciale in quelle terre difficili. Spero che il sole torni a risplendere sui mari della nostra terra.
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Le coste calabre lontane dai fatti di cronaca
In quei giorni l’Italia assisteva inerte al feroce attacco al cuore dello Stato
entre gay, lesbiche, trans e bisex, ma
anche molti etero si crogiolano al sole
della Calabria, e si rinfrescano in un
mare mai più tanto scintillante nell'azzurro
di una brezza mediterranea, l'Italia assiste
sconvolta al feroce attacco al cuore dello Stato
per mano dei terroristi di destra e di sinistra.
Ma il sangue di quei fatti sembra non lambire affatto la costa calabra, che pare invece
distante mille miglia da quello che raccontano le cronache nere.
Eppure, a ben vedere non è poi così lontano: è a Catanzaro, all'epoca capoluogo di provincia anche di Crotone e, dunque di Isola Capo Rizzuto, che si celebra per motivi di ordine
pubblico il processo per la strage di Piazza
Fontana; e lì che a febbraio - a dieci anni da
quella notte buia della Repubblica, dopo sette anni e tre giorni di camera di consiglio - la
Corte d'assise emette la sentenza di condanna all'ergastolo per i fascisti di Ordine nuovo
(organizzazione costituita dal catanzarese
Pino Rauti) Giovanni Ventura e Franco Fre-
M
da, e l'agente dei servizi segreti Guido Giannettini; mentre vengono condannati a quattro anni e mezzo per associazione sovversiva
l'anarchico Pietro Valpreda e il fascista inserito negli ambienti anarchici Mario Merlino.
Ma alla fine sono tutti assolti.
In primavera, mentre Felix Cossolo sta già
preparando l'evento estivo, la digos esegue
in tutta Italia una trentina di ordini di cattura con l'accusa di insurrezione armata: tra
gli altri, insieme a Toni Negri e Oreste Scalzone, c'è il capo di Autonomia operaia, il calabrese FrancoPiperno (…ancora Catanzaro),
oggi stimato docente di fisica all'Università
della Calabria, che viene arrestato a Parigi il
18 agosto, due giorni prima che quei giovani
“liberati” levassero le loro tende dalla terra
di Pitagora. E a pochi giorni prima dall'arrivo dei “600 tacchi a spillo” sulla spiaggia di
Capo Rizzuto, oltre lo Stretto la mafia alza il
tiro uccidendo il capo della squadra mobile
di Palermo, Boris Giuliano.
È dunque una società sotto pressione,
quella da cui vogliono staccare per qualche
giorno gli omosessuali italiani, per incontrarsi e condividere storie, narrazioni; per
rinsaldare - qui, sì, vale la pena utilizzare il
termine - un senso di comunità gay che tenta
di elaborare una propria strategia di sopravvivenza e una lotta di liberazione. La stessa
società raccontata in film girati in quell'anno da giovani registi come Giuseppe Bertolucci (che in “Oggetti smarriti” narra l'incontro con un amico da parte di una borghese milanese in crisi, in una giornata angosciante) e Marco Tullio Giordana (che in
“Maledetti vi amerò” mostra dieci anni dopo
la deriva esistenziale di molti trentenni depressi che avevano «fatto» il Sessantotto).
Fuggivano dagli anni Settanta, quegli
omosessuali approdati a Crotone, ma vi sarebbero rimasti volentieri se avessero previsto gli Ottanta, con la peste dell'Aids e gli
omosessuali guardati in cagnesco come untori.
f. mo