Consiglio Generale degli Italiani all` Estero

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Consiglio Generale degli Italiani all` Estero
Consiglio Generale degli Italiani all’Estero
Ministero degli Affari Esteri
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide 12-14 novembre 2004)
Resoconto sommario
Presenti
Marco Fedi, Gino Bucchino, Walter Della Nebbia, Rocco Di Trolio, Silvana
Mangione, Domenico Marozzi, Pasquale Nestico, Francesco Papandrea,
Riccardo Pinna, Antonino Randazzo, Giovanni Rapanà, Augusto Sorriso,
Daniela Tuffanelli Costa.
Dott. Simone De Santi, Console d’Italia a Adelaide
Min. Plen. Adriano Benedetti, Direttore Generale della Direzione Generale
per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie.
Dott. Carlo Ciofi, Capo della Segreteria tecnica del Ministro per gli Italiani
nel Mondo.
Min. Plen. Torquato Cardilli, Segretario del CGIE.
Assenti
Enzo Centofanti, Alberto Di Giovanni, Giuseppe Nanna.
VENERDÌ, 12 NOVEMBRE 2004 - I lavori iniziano alle ore 10.15
Presidenza del Vice Segretario Generale Marco FEDI
Il PRESIDENTE accoglie con parole di benvenuto in terra aborigena i partecipanti alla
riunione.
Suor Giovanna SAMBUSIDA, della Congregazione delle Suore Canossiane, nel
ricordare la propria trascorsa appartenenza, con il nome di Ngawajary, alla tribù Jaru del
Kimberley, nel Western Australia, rivolge ai presenti il benvenuto nella lingua della
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tribù Kaurna, originariamente insediata nel territorio su cui è sorta Adelaide: “Ninna
marni, Ninna marni!”.
Ricorda come questa terra fosse considerata sacra e “madre” dal popolo Aborigeno, che
tuttora si batte affinché ne siano riconosciute e rispettate cultura, lingua e tradizioni.
Augura che i lavori della Commissione diano frutti di pace e benessere per tutti gli
italiani nel mondo.
Prima di dare inizio ai lavori, il PRESIDENTE invita all’ascolto degli Inni nazionali.
Vengono suonati gli Inni nazionali australiano e italiano, che i presenti ascoltano in piedi
Il PRESIDENTE ringrazia il Ministro australiano di Grazia e Giustizia e per gli Affari
multiculturali dello Stato del Sud Australia, On. Michael Atkinson, intervenuto alla
riunione della Commissione Continentale.
Rivolge un particolare saluto al Ministro Cardilli (Segretario del CGIE), al Ministro
Benedetti (Direttore Generale della DGIEPM), al dott. Ciofi (Capo della Segreteria tecnica del
Ministro per gli Italiani nel Mondo) e al dott. De Santi (Console d’Italia ad Adelaide).
Saluta altresì i Presidenti dei Comites d’Australia, che ieri hanno effettuato la riunione
del Comitato dei Presidenti alla quale hanno presenziato, offrendo un interessante
contributo sulla riforma della legge 153, i Presidenti e rappresentanti degli enti gestori,
che pure ringrazia per la presenza ai lavori, unitamente all’imprenditore italiano
Dominique Mattioli, che in Australia si è affermato e, tra l’altro, è proprietario
dell’albergo che ospita i lavori della Commissione Continentale.
Ricorda infine che la prima giornata di lavoro sarà interamente dedicata al mondo al
femminile degli italiani all’estero.
A nome della comunità e suo personale, Vincenzo PAPANDREA (Presidente del Comites
del Sud Australia) rivolge parole di benvenuto ai componenti la Commissione
Continentale, ai rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri e a tutti i partecipanti.
Ricordato che nella giornata di ieri si è tenuta la seconda riunione dei Presidenti dei
Comites, alla quale sono stati invitati anche i responsabili degli enti gestori australiani,
sottolinea la necessità di unire gli sforzi per sviluppare i progetti e portare a soluzione i
problemi che tuttora attendono risposte.
L’on. Michael ATKINSON (Ministro di Grazia e Giustizia e per gli Affari multiculturali –
Sud Australia) si dice lieto di partecipare a questa importante riunione e rappresenta il
rammarico del Premier, impossibilitato ad intervenire.
Sottolinea come l’Australia sia denominata l’ultima isola “mediterranea”, non per il suo
clima ma per la massiccia presenza di immigrati, in particolare dall’Italia, e considera di
grande interesse il tema della riunione odierna, poiché proprio le donne sono un
validissimo strumento di integrazione, numi tutelari della cultura, della lingua e delle
tradizioni, del cui contributo hanno potuto arricchirsi non soltanto i figli e i nipoti, ma
anche gli anglo-australiani.
Il Premier – egli afferma – ha spesso sostenuto che lo sviluppo del South Australia “si
poggia sulle spalle di giganti”, in particolare degli immigrati italiani. A questa
Commissione Continentale, che ne è espressione, augura buon lavoro.
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Il Ministro Adriano BENEDETTI (Direttore Generale della DGIEPM) ringrazia il Ministro
Atkinson per la sua presenza ed è lieto di recare il saluto delle Autorità di Governo
italiane, delle quali assicura il profondo interesse alle attività del Consiglio Generale in
tutte le sue espressioni.
Si sofferma sulla dimensione del territorio australiano, dove sono confluiti consistenti
flussi di connazionali, e sul fatto che riunioni come quella attuale sono occasione di
maggiore e diretta conoscenza delle problematiche locali. Ai quesiti che saranno posti
egli cercherà di dare risposta.
La comunità italiana all’estero rappresenta un patrimonio la cui storia non è
adeguatamente conosciuta e apprezzata, e nella comunità il ruolo della donna è di
fondamentale importanza: proprio alle donne si deve la trasmissione dei valori e la
tutela della lingua italiana. Le Autorità italiane sono interessate alle tematiche
dell’emigrazione e a rivitalizzare la memoria di chi, con sacrificio, impegno e
sofferenza, ha recato la testimonianza dell’Italia nelle terre di accoglienza, alla cui
crescita economica, sociale e culturale ha contribuito in misura talvolta determinante.
Carlo CIOFI (Capo della Segreteria tecnica del Ministro per gli Italiani nel Mondo) ricorda le
parole con le quali il Ministro Tremaglia ha concluso il proprio intervento in occasione
dell’Assemblea Plenaria del CGIE, nello scorso mese di luglio: “...davanti a noi un
avvenire da costruire insieme” e assicura che il Ministro segue personalmente le
problematiche dell’emigrazione adoperandosi affinché, dopo la conquista del voto per
corrispondenza, si completi la fase di risposta alle giuste aspettative del mondo
dell’emigrazione. L’impegno è vivo e costante nei confronti dei connazionali all’estero,
che il Ministro Tremaglia non si stanca di definire la propria famiglia. Sarà sua cura
prospettare al Ministro le esigenze che emergeranno nel corso dei lavori, nonché le
proposte che verranno formulate e che con sollecitudine ci si adopererà affinché siano
portate a compimento.
Simone DE SANTI (Console d’Italia – Sud Australia) oltre al suo personale, reca il saluto
di S.E. l’Ambasciatore Volpicelli che, impossibilitato ad intervenire, ha indirizzato alla
Commissione Continentale un messaggio, del quale dà lettura. Formula
conclusivamente l’augurio di un proficuo lavoro. (All. 1)
Il PRESIDENTE considera che il tema che sarà trattato in questa prima giornata di
lavoro, relativo all’italianità al femminile, è di particolare importanza in un momento in
cui in Australia e nel mondo la discussione verte sulle politiche di sostegno alla
famiglia, sui diritti delle donne, sull’accesso ai servizi sociali, sulla parità tra uomini e
donne. Per tale scelta ringrazia il Consigliere Daniela Tuffanelli Costa (Australia), una
delle poche donne presenti nel Consiglio Generale, che con l’altro Consigliere dell’area
anglofona, Silvana Mangione (USA), contribuisce a tenere vive le tematiche femminili.
Esponenti del mondo femminile italo-australiano hanno raggiunto posizioni di rilievo
nelle istituzioni locali, come Concetta Fierravanti Wells, Consigliere del CGIE nella
prima legislatura, che ora siede come senatore nel Parlamento federale e interverrà in
qualità di esperto sul tema delle politiche del Governo federale riguardanti la donna e
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la famiglia; e le due parlamentari di origine italiana, l’on. Vini Ciccarello e l’on. Carmel
Zollo, che pure recheranno la propria testimonianza di esperte.
Richiama quindi l’art. 2 della nuova Costituzione europea, che recita: “L’Unione si
fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia,
dell’uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti
delle persone appartenenti a una minoranza. Questi valori sono comuni agli Stati
membri, in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla
tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.” In tema di
solidarietà e parità vi è ancora molto lavoro da fare e quello odierno può essere un
contributo alla discussione in corso e alla soluzione dei problemi.
I lavori, sospesi alle ore 11, riprendono alle ore 11.30
Il PRESIDENTE invita a un’analisi dettagliata del tema odierno.
Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) si sofferma preliminarmente sul processo di
riconoscimento del valore delle donne in emigrazione, avviato nel 1988 con la Seconda
Conferenza Nazionale dell’Emigrazione.
Eletta nel ’98 come portavoce delle istanze delle donne italiane in Australia, non ha
inteso essere portatrice di rivendicazioni, ma è stata mossa dalla ferma volontà di
mettere in luce la capacità delle donne di partecipare appieno alla vita comunitaria,
questione già affrontata nella Seconda Conferenza Nazionale dell’Emigrazione, del
1988, e successivamente, nel 1997, in occasione del seminario “Donna in emigrazione”,
in cui è stata evidenziata la ricchezza rappresentata dalle donne italiane nel mondo.
Risale al Convegno di Lecce, tenuto nel corso della Prima Conferenza degli Italiani nel
Mondo, la risoluzione di istituire un “Osservatorio delle donne italiane all’estero”,
quale strumento di piena valorizzazione e partecipazione. A tal fine sono state
presentate due proposte di legge, che sarebbe auspicabile convergessero in un testo
unico.
Si compiace del sostegno del Vice Segretario Generale alla sua proposta di affrontare il
tema del ruolo della donna nella specifica realtà dei Paesi anglofoni, ringrazia il
Comites del Sud Australia per il supporto fornito e il Console De Santi per la sollecita
assistenza.
Il Sud Australia è lo Stato che per primo ha concesso il diritto di voto attivo e passivo
alle donne, alcune delle quali hanno raggiunto posizioni di rilievo al Senato Federale e
al Parlamento del Sud Australia. Altre, poi, si sono affermate nei campi dell’assistenza,
dell’arte, della moda.
Sull’evoluzione del concetto di donna sono state raccolte testimonianze ed effettuati
numerosi studi. Il Governo australiano ha attuato una politica di promozione
dell’immigrazione femminile, e nel 1971 le donne costituivano il 47% della popolazione
italiana. Nel duplice ruolo di mogli-madri e lavoratrici, molte di esse hanno svolto
lavori scarsamente qualificati nei vari settori industriali, ma anche in piccole imprese a
gestione famigliare. È a partire dal 1970 che si rileva un interesse per la condizione
sociale della donna emigrata, sono poste in evidenza le discriminazioni istituzionali
caratterizzate, ad esempio, da scarso accesso ai servizi socio-sanitari, e viene messa in
discussione l’immagine della donna vittima, in favore dell’altra, protagonista e
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mediatrice fra culture.
Le donne di prima generazione, di età compresa tra i 50 e i 70 anni, svolgono un ruolo
di trasmissione alle seconde e terze generazioni delle tradizioni e della cultura di
origine, che diventano parte integrante, insieme alla cultura locale, dell’identità
personale delle nuove generazioni. Di queste, le rappresentanti femminili iniziano a
farsi spazio in settori tradizionalmente maschili, come il marketing, l’informatica, il
design e la moda, ma dovranno in ogni caso confrontarsi con l’esigenza di conciliare i
tempi della vita famigliare e lavorativa. Vi è dunque ancora molta strada da percorrere
per costruire una società basata sulla valorizzazione della differenza e dell’apporto che
uomini e donne insieme possono dare allo sviluppo della società. (All. 2)
Il PRESIDENTE richiama l’attenzione sui pannelli esposti nella sala, alcuni dei quali
illustrano le esperienze della comunità marchigiana immigrata, mentre altri sono
relativi all’evoluzione di Doppio Teatro, ora Parallelo.
Francesco PAPANDREA (Australia) rivolge anzitutto un pensiero alla tribù aborigena,
tradizionale custode della terra su cui è sorta Adelaide.
Nella sua riflessione ritiene necessaria una distinzione tra la prima generazione, che si
confronta con i problemi posti da una cultura non italiana, e le successive, ben integrate.
La questione dell’invecchiamento si presenta in termini particolarmente difficili
soprattutto per le donne, molte delle quali si ritrovano sole, con scarsa conoscenza della
lingua locale e dei servizi assistenziali dei quali potrebbero usufruire. Egli auspica che a
tale tematica sia dedicata particolare attenzione dal Consiglio Generale, in
collaborazione con i Comites e le associazioni assistenziali. Richiama quindi l’esigenza
di un’azione di stimolo alla creazione dell’Osservatorio delle donne, oggetto di una
risoluzione in occasione della Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo.
Il problema della cittadinanza è sentito sia delle vecchie che dalle nuove generazioni,
nel primo caso in termini affettivi e nel secondo quale rivendicazione delle proprie
radici culturali. È dunque necessario affrontare al più presto la questione della
riapertura dei termini per il riacquisto.
L’informazione radio-televisiva e a mezzo stampa è carente e penalizza in modo
particolare gli anziani, raramente in grado di accedere alle notizie diffuse tramite
Internet.
Pone quindi l’accento sull’irrinunciabilità della Conferenza dei giovani, che di anno in
anno continua ad essere rinviata con il rischio che le nuove generazioni, deluse dallo
scarso interesse del Governo italiano nei loro confronti, decidano di tagliare
definitivamente le proprie radici. (All. 3)
Antonino RANDAZZO (Australia) considera anzitutto come le problematiche comuni
alle comunità italiane all’estero si presentino in forme diverse nelle differenti aree
geografiche. Saranno le esperte relatrici di questa prima giornata di lavori a
rappresentare la varietà dei temi connessi alla condizione della donna di origine italiana
nelle società di accoglienza. Quanto alle tematiche di carattere più generale, che saranno
affrontate nelle successive giornate di lavoro, egli si sofferma in particolare sulla
Finanziaria, che mette in serio pericolo l’operatività dei Comites, dei Patronati e dello
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stesso CGIE, la promozione della lingua e cultura italiana e l’esercizio del diritto di voto
nella circoscrizione estero. Non ci si deve stancare di rivendicare con forza la validità
delle esigenze e delle proposte, nonché la legittimità delle richieste delle collettività che
il Consiglio Generale rappresenta, prima fra tutte quella che lo Stato non si sottragga
all’obbligo morale, istituzionale e giuridico di sostenere adeguatamente gli organismi
rappresentativi ed elettivi da lui stesso creati.
Considerato che le tematiche femminili sono ricomprese in quelle più generali che
riguardano l’intera società, come Presidente della I Commissione Tematica del
Consiglio Generale pone l’accento sul carente servizio offerto in Australia da RAI
International e sul problema della impossibilità di riceverne il segnale in Canada. Si
sofferma quindi sulla mancata informazione di ritorno, che almeno per ora è
impensabile di realizzare a livello nazionale, mentre sarebbe possibile a livello
regionale, dove si riscontra un certo interesse alle attività dei corregionali all’estero.
Invita ad evitare compartimenti stagni, informazioni al maschile e al femminile, e a
rispettare un giusto equilibrio tra informazione e intrattenimento, per non rischiare di
ritrovarsi senza ascoltatori o lettori. L’informazione on-line ha maggiore diffusione tra i
giovani, ma la carta stampata e la comunicazione radiotelevisiva sono tuttora mezzi
insostituibili.
Sollecita l’istituzione di corsi di educazione civica, che in termini accessibili a tutti
illustrino il funzionamento dei vari organi dello Stato italiano e il complesso di diritti e
doveri di ogni cittadino, al fine di consentire un consapevole esercizio del diritto di voto
nelle prossime tornate referendarie ed elettorali.
Si sofferma quindi su alcune problematiche riguardanti l’informazione all’estero e sulla
funzione dei mezzi di informazione, che deve essere di critica e stimolo al dibattito, e
non soltanto di diffusione della notizia pura e semplice. (All. 4)
Chiara MARCHETTI-MERCER (Esperta del Sud Africa) pone l’accento sull’importanza,
riconosciuta anche dalla Costituzione, del ruolo delle donne nella crescita della nuova
società sudafricana. Esiste tuttavia una contraddizione tra la legislazione sicuramente
all’avanguardia e la realtà, che vede ancora le donne vittime di violenze.
Psicologa clinica, si interessa in particolare di problematiche e terapia della famiglia, un
settore che ha assunto notevole importanza dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici.
La popolazione sudafricana è in parte nera, divisa in diversi gruppi culturali, e in parte
bianca, costituita da due gruppi, di lingua inglese e di lingua afrikaans, cui si
aggiungono i nuovi immigrati provenienti dai diversi Paesi d’Europa. Alle prime
elezioni democratiche, del 1994, ha fatto seguito un periodo in cui era sembrato che la
transizione ad un sistema democratico dovesse realizzarsi senza violenza. Il Governo,
però, non ha dimostrato di essere all’altezza delle aspettative, e la disoccupazione, la
povertà e le carenze abitative hanno avuto come conseguenza il dilagare della
criminalità comune; tali fattori hanno indotto numerosi giovani a cercare fortuna
altrove, sicché sono rimaste in Sud Africa quasi le sole famiglie di origine.
La popolazione di razza nera è suddivisa in quattro gruppi, cui corrispondono lingue e
culture, ma anche condizioni economiche e sociali differenti. Il dramma dell’AIDS, la
cui diffusione massiccia pone aspettative di vita che non superano i 40 anni, fa
prevedere che nel 2010 vi saranno circa 2 milioni di bambini orfani.
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Si sofferma poi sui gruppi bianchi in Sud Africa, distinguendo tra quelli di lingua
inglese, caratterizzati da una visione più progressista; di lingua afrikaans, un tempo
decisamente conservatori, ma che oggi si aprono ai cambiamenti politici; e di origine
europea (italiani, greci, portoghesi).
Nell’ambito delle famiglie di emigrati italiani, soprattutto le donne hanno trasmesso
alle giovani generazioni i valori e le tradizioni della terra di origine. Quanto alla lingua
italiana, senza lo sforzo di mantenerla viva in famiglia, dai giovani viene volutamente
dimenticata, anche perché gli italiani sono spesso associati a stereotipi come “mafia”,
“spaghetti” e “mandolino”.
Le rivendicazioni femminili che hanno agitato il mondo non hanno trovato un terreno
favorevole nelle donne in Sud Africa, ma a partire dal 1994 il nuovo Governo ha
introdotto cambiamenti legislativi che assicurano il rispetto dei diritti delle donne.
Attualmente, la legislazione sudafricana è considerata una delle più progredite al
mondo; sul piano pratico, però, alle donne non sono riconosciute le stesse opportunità
degli uomini. Inoltre, sono in crescita fenomeni di violenza fisica e sessuale contro
donne e bambini, anche piccolissimi.
Affinché intervengano significativi cambiamenti nella società è necessario il
coinvolgimento anche degli uomini, altrimenti non sarà possibile superare le storiche
differenze di genere e il concetto di donna tipico di una società a stampo patriarcale.
Proprio le donne, maggiormente disponibili ai rapporti interpersonali, si aprono a
prospettive più ampie che possono trasmettere ai propri figli. Le donne italiane in Sud
Africa, con il loro contributo culturale e di esperienza sono espressione della capacità di
inserirsi nella nuova società multiculturale. (All. 5)
On. Concetta FIERRAVANTI WELLS (Senatore, esperta per l’Australia) è stata
rappresentante dell’Australia nella prima consigliatura del CGIE.
Su una popolazione di oltre 20 milioni di persone, in Australia il 51% sono donne, ed è
importante che, in prospettiva, il Parlamento Federale sia sempre più rappresentativo
della popolazione. A seguito delle recenti elezioni, vi saranno 6 deputati donne di
origine italiana ed ella, che è esponente del partito liberale, è la prima italiana di origine
eletta al Senato Federale. Non può mancare di sottolineare la difficoltà di conciliare le
esigenze del lavoro e della famiglia in particolare per le donne impegnate in politica,
che richiede una dedizione quotidiana.
Le statistiche denunciano come vada aumentando la partecipazione delle donne a
lavori a orario ridotto, e non è facile realizzare una politica che offra adeguate tutele. Ad
esempio, la proposta di introdurre l’obbligatorietà del congedo di maternità pagato per
14 settimane incontra forti resistenze per le difficoltà cui andrebbero incontro
soprattutto i piccoli imprenditori. È comunque prevista la possibilità di negoziare in
sede locale alcune flessibilità.
Secondo la teoria dell’accademica inglese Catherine Hakim, le donne lavoratrici
possono essere suddivise in 3 categorie: maggiormente interessate alla casa;
maggiormente interessate al lavoro; adattabili, e il Governo è impegnato a sviluppare
politiche rispondenti alle diverse attitudini, ma anche ai vari momenti della vita delle
donne, prevedendo più possibilità di scelta e garantendo diversificati tipi di assistenza.
Si sofferma quindi sull’importanza di una solida struttura famigliare, senza la quale il
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mondo dei giovani perde stabilità, con risultati devastanti. È per questo che il sostegno
alla famiglia è centrale nella visione del Governo Federale.
È molto basso (5.8%) il tasso di disoccupazione femminile e in tutti i settori, dal
pubblico al privato, si ricercano le pari opportunità. Numerose donne si realizzano nel
campo della piccola imprenditoria, in particolare per quanto attiene ai servizi
comunitari e ricreativi; l’home based work, poi, oltre al lavoro casuale, offre nuove
opportunità in particolare alle giovani donne, e va aumentando la rappresentanza
femminile in ruoli dirigenziali e nel settore delle politiche attive. Uno speciale
contributo è offerto dalle donne anziane, le quali si prendono spesso cura degli altri
membri della famiglia o svolgono azioni di volontariato.
Grazie a una politica illuminata e ad una situazione economica favorevole, in Australia
le donne possono più agevolmente affrontare le sfide della vita contemporanea. (All. 6)
I lavori, sospesi alle ore 13.15, riprendono alle ore 15
On. Carmel ZOLLO (Esperta dell’Australia – Parlamentare) ricorda che il suolo su cui
insiste Adelaide appartiene al popolo Kaurna - che ne è custode - del quale il Governo
rispetta spiritualità e cultura.
Si dice quindi lieta dell’opportunità di conoscere anche le problematiche delle comunità
residenti negli altri Paesi dell’area anglofona.
Il livello oggi raggiunto in Australia si deve in buona parte al contributo di varie
generazioni di emigrati, impegnati a costruire una società giusta. A tal fine notevole è
stato l’apporto delle donne.
Secondo il censimento del 2001, il 20% delle donne in Sud Australia è nato all’estero, ed
al Governo si devono iniziative volte a soddisfare le esigenze anche di quelle con
background culturale e linguistico non anglofono. In ogni caso, si è tuttora lontani dal
realizzare una condizione di parità con gli uomini; infatti le donne guadagnano di meno
a parità di lavoro, sono utilizzate per i lavori più umili, per lo più come lavoratrici
avventizie o precarie.
Il Council for Women ha elaborato un profilo statistico delle donne in Sud Australia, e
l’Office for Women offre un corso di leadership per donne con diverso background
linguistico e culturale, peraltro poco frequentato, cui si aggiunge l’iniziativa mirante a
creare una rete delle leader comunitarie.
Uno dei programmi strategici del Sud Australia è aumentare fino al 50% il numero di
donne nelle Commissioni e nei Comitati governativi e il Womes’s Information Service si
occupa di creare legami tra donne appartenenti a comunità multietniche. Tra l’altro, per
mezzo di un opuscolo in 19 lingue sono illustrati i servizi offerti.
Al fine di assicurare a tutte le donne gli stessi diritti, il Governo deve fare tesoro delle
esperienze individuali e conoscere le difficoltà connesse all’inizio di una nuova vita in
una nuova Nazione. Lavorando in partnership si potrà contribuire a creare un futuro
migliore per tutti gli abitanti del Sud Australia. (All. 7)
On. Vini CICCARELLO (Esperta dell’Australia – Parlamentare) fa rilevare come le donne
impegnate in politica siano portatrici di forti valori e tradizioni, e sono fiere delle lotte
sostenute e vinte.
Dal 1894 lo Stato del Sud Australia riconosce il diritto di voto alle donne,
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importantissimo ai fini del riconoscimento di pari diritto a livello nazionale. In
occasione della Convention federale del 1897 le donne del Sud Australia minacciarono di
boicottare la creazione della Federazione australiana qualora il diritto di voto non fosse
esteso a tutte le donne australiane. Dal 1908 in tutti gli Stati australiani è stato
riconosciuto il diritto di voto alle donne.
Le donne del Sud Australia godevano, sì, di alcuni diritti, ma erano comunque soggette
alla volontà del padre prima e del marito poi, che diveniva proprietario anche dei loro
beni ed acquisiva pieni diritti sui figli. Soltanto nel 1894, a seguito di una proposta della
Lega per il suffragio delle donne, supportata da una petizione con 11 mila firme, il
Governo ha consentito la possibilità di candidarsi al Parlamento.
Lo Stato del Sud Australia, a differenza degli altri popolato non da ergastolani, si è nel
tempo caratterizzato per le riforme democratiche a favore delle donne, il cui impegno
ha fortemente contribuito allo sviluppo sociale ed economico della colonia. Questo non
vuol dire che le donne non abbiano dovuto sostenere lotte, in particolare nei confronti
della Gran Bretagna.
Nel 1879 alcune scuole hanno consentito l’iscrizione di ragazze nei corsi superiori; la
nuova Università di Adelaide è stata fondata nel 1876 e alle donne è stata aperta la
strada per il conseguimento delle lauree, nonostante le resistenze del Governo
britannico.
Il Sud Australia può vantare numerosi primati femminili in campo politico, accademico,
di tutela dell’ordine pubblico, della giustizia; lei stessa, prima donna di origine italiana
a ricoprire tale carica, è stata eletta Sindaco di Nonwood nel 1896. Segnala quindi che il
partito laburista, al quale ella appartiene, vanta una più nutrita rappresentanza
femminile rispetto al partito liberale.
Le donne di origine italiana, che hanno incontrato notevoli difficoltà ad ambientarsi
anche per via della mancata conoscenza della lingua inglese, hanno tenuto vivo il
cordone ombelicale con la terra natale ed hanno lottato per il mantenimento della
lingua e dell’identità italiana, nonché dei valori morali. Nelle seconde e terze
generazioni numerose donne occupano posti di prestigio, ma i veri eroi appartengono
alle prime generazioni, che hanno affrontato enormi sacrifici e difficoltà. Auspica che di
esse in Italia si faccia conoscere la storia, affinché si abbia la consapevolezza che non è
stato facile raggiungere il successo.
Anna CICCARELLI (Esperta dell’Australia) è Direttore e Vice Presidente di AVExecutive
Internazionale e Sviluppo dell’Università del Sud Australia, che riveste un ruolo
importante tra le istituzioni educative in Australia.
Il suo intervento è focalizzato su cultura e genere nell’istruzione e tiene conto delle
trasformazioni intervenute nell’educazione delle ragazze, nei contesti famigliari e nella
cultura della comunità. In particolare, numerose donne hanno raggiunto posizioni di
rilievo in ambito accademico e tecnologico, nonostante le difficoltà di accesso alla
cultura frapposte anche in ambito familiare.
Le donne, che in Australia costituiscono la maggioranza, non godono delle stesse
opportunità degli uomini, lavorano di più e in posizioni subalterne, inoltre
percepiscono compensi inferiori. Non va dimenticato che nel mondo sviluppato tuttora
esistono segmenti di sottosviluppo, che il concetto di sviluppo e di qualità è diverso se
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riguarda gli uomini o le donne, e che in una stessa famiglia le esperienze possono essere
molto differenti.
Sottolinea l’importanza della formazione culturale e dell’istruzione, quali fattori di
sviluppo economico e di benessere della comunità. Eppure, secondo un studio
recentemente effettuato, soltanto una modesta percentuale di donne, tra il 7 e il 22%,
accede alla stessa formazione riservata agli uomini.
Si sofferma poi sugli effetti della globalizzazione. Sono circa 2 milioni le persone che
studiano all’estero, la ricerca di particolari formazioni sta incrementando gli
spostamenti e nel contempo impegna le istituzioni a espandere i programmi. In
Australia è forte l’impegno a una formazione a carattere internazionale, che ha
consentito a molti la progressione della carriera ed ha visto crescere la partecipazione e
le opportunità per le donne, che a loro volta contribuiscono all’evoluzione della
famiglia e della società.
Le donne non debbono nascondere a se stesse di essere pronte a grandi passi avanti e
vanno incoraggiate nel loro proiettarsi verso livelli più alti aiutandole a superare certe
resistenze di carattere anche culturale, per cui viene dato maggiore peso alla famiglia, e
la carriera è posta in secondo piano. Peraltro, è diversa l’attitudine delle giovani
generazioni, che avranno perciò maggiori possibilità di successo.
Ella è stata la prima donna della comunità italiana a frequentare l’università e a
laurearsi. Non le è stato facile, poiché la sua generazione non ha mai preso in
considerazione la carriera della donna, la cultura al femminile non era valorizzata e al
massimo la donna era vista quale insegnante o impiegata nei settori pubblico o privato.
L’incontro con altre culture ha modificato la situazione, sono state superate le resistenze
ed ora vi sono donne che occupano posti di rilevante importanza ed hanno maggiori
possibilità di carriera.
Le barriere sono state infrante e le prossime generazioni si troveranno di fronte a una
situazione decisamente favorevole. La cultura al femminile si sta affermando e trova
sempre più inserimento nelle strutture; occorre impegno per promuovere sempre più le
possibilità di carriera e cercare di interpretare i bisogni delle giovani generazioni di
donne.
Teresa CREA (Esperta dell’Australia – Direttrice artistica di Parallelo) reca la propria
testimonianza nella duplice veste di figlia di emigranti e di artista e operatrice culturale,
soffermandosi in via preliminare sul contesto storico nel quale, nel 1700, si sono inserite
le presenze femminili. La grande ondata migratoria è comunque del dopoguerra,
periodo di grandi cambiamenti e di crescita per l’Australia, caratterizzato da quattro
“rivoluzioni”: economica, sessuale, multiculturale e dell’informatica, che hanno avuto
ripercussioni nei comportamenti delle diverse generazioni.
Le donne italiane, in modi differenti nelle diverse epoche, sono state silenziose artefici
della costruzione e della modernizzazione della Nazione australiana. Quelle di prima
generazione, molto spesso immigrate per raggiungere un futuro sposo ancora
sconosciuto, hanno incrementato la crescita della società consumistica nel decennio che
va dalla fine degli anni ’50 a tutti gli anni ’60, svolgendo i lavori più umili e
mantenendo un forte legame tra la famiglia e la comunità.
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Con lo sviluppo economico e le nuove opportunità offerte, è stato messo in discussione
il ruolo tradizionale della donna, e proprio le donne sono state protagoniste e mediatrici
del passaggio dalla grande famiglia tradizionale al moderno nucleo familiare, un
passaggio in alcuni momenti anche doloroso in quanto le due culture, del vecchio e del
nuovo mondo, sembravano incompatibili. Attraverso l’istruzione è stato possibile
conciliare nel tempo i due sistemi di valori.
Grazie alla politica del multiculturalismo, gli anni ’80 e ’90 hanno segnato la
rivalutazione del patrimonio culturale italiano, dei cui frutti godono oggi le generazioni
più giovani, e ha preso vita una nuova espressione culturale italo-australiana, un filone
di cui fa parte la compagnia “Doppio Teatro”. Tale patrimonio risulta però carente in
termini di comprensione della lingua italiana e di conoscenza della storia.
Le donne di origine italiana sono in genere più istruite e benestanti rispetto al resto
della popolazione, molto spesso si tratta di professioniste affermate e nell’ambito della
società rappresentano una forza avente potere decisionale nell’economia dell’80% delle
famiglie. Di tale nuova realtà sta prendendo coscienza il Governo australiano, e
dovrebbe tenerne conto anche quello italiano nella programmazione politica
riguardante gli italiani all’estero. (All. 8)
Franca ANTONELLO (Esperta dell’Australia) riferisce la propria esperienza di donna
emigrata negli anni ’50.
L’Australia, impreparata ad accogliere il grande flusso migratorio, ha allestito centri di
accoglienza a Bonegilla e a Woodside. Gli uomini sono stati costretti a cercare lavoro in
località distanti e le donne – mogli e madri – hanno dovuto da sole fronteggiare
numerosi problemi.
Secondo i programmi del Governo australiano, nel giro di alcuni anni gli emigrati
avrebbero appreso la lingua inglese e si sarebbero integrati nella comunità locale, ma le
donne hanno pensato a mantenere viva la cultura italiana ed ella ricorda che la madre
non le consentiva di addormentarsi senza aver pregato per il padre che lavorava
lontano.
Quando finalmente le donne hanno potuto raggiungere i mariti, si sono dovute adattare
a condizioni di vita decisamente disagiate e a lavori umili e pesanti, ma ciò che
importava era la ricostituzione del nucleo familiare.
Oggi, grazie ai sacrifici di quelle donne, le nuove generazioni hanno raggiunto buone
posizioni economiche e sociali, mantenendo la propria cultura ma non la lingua, in
quanto in casa per lo più si comunicava in dialetto.
Le donne di prima generazione, ormai vecchie e molto spesso sole, stanno man mano
perdendo la seppure scarsa conoscenza della lingua inglese, e con difficoltà si
confrontano con problemi legati a condizioni di isolamento o di perdita della salute. È
necessario creare per esse dei centri di incontro dove tenere vive le amicizie, poter
assumere informazioni sui servizi per la salute e, ad esempio, realizzare corsi di
ginnastica. Laddove vengono erogati servizi, occorre inoltre che vi sia personale
bilingue, cui sia possibile rappresentare le necessità.
Occorre lavorare insieme, esercitando pressioni sui Governi australiano e italiano
affinché siano istituite borse di studio per operatori sanitari e socio-assistenziali; siano
promossi scambi tra lavoratori dei suddetti settori; sia incoraggiata la partecipazione
11
delle giovani a interventi di tipo volontaristico. (All. 9)
Lisa EMANUELE (Esperta dell’Australia) è figlia di madre australiana e padre italiano,
emigrato in Australia da Benevento negli anni ’50. Lo hanno poi seguito alcuni parenti,
grazie ai quali ella ha avuto modo di conoscere le tradizioni e gli usi italiani. I suoi
genitori sono stati lieti di offrirle delle opportunità e le hanno consentito di frequentare
un corso di studio, supportato da attività pratica, a Castelfranco Veneto;
successivamente ha anche studiato a Milano. Conserva bellissimi ricordi dell’esperienza
vissuta e delle cose belle che ha avuto modo di vedere. Dall’Italia manca da 12 anni.
Tornata in Australia, è diventata disegnatrice di moda, e in particolare a Melbourne ha
avuto nuove esperienze. Oggi è attivamente impegnata, ha ricevuto ottime critiche e
ottenuto il supporto dei media. È in procinto di sposare e per il momento la sua carriera
si è svolta soltanto in Australia, ma aspira ad un consenso internazionale e in un
prossimo futuro coglierà la possibilità di presentare i propri lavori a Firenze e Milano.
I lavori, sospesi alle ore 16.50, riprendono alle ore 17.25
Esprimendo apprezzamento per il tema scelto, Frank BARBARO (Direttore del mensile
“Nuovo Paese”) considera che nel mondo attuale il progresso civile è oggetto di continua
conquista. I deboli e chi li rappresenta sembrano essere fuori tempo e non si riesce a
conciliare i vari conflitti accesi nel mondo, di cui in particolare le donne e le famiglie
sostengono il peso. Auspica che questi lavori consentano di comprendere quali
cambiamenti introdurre per cogliere opportunità che spesso non sono che parole.
Quando si parla delle donne italiane mediatrici di cultura, si deve riconoscere che lo
sono state anche per aspetti negativi della cultura italiana. Comunque, gli emigrati
italiani nel mondo hanno dato prova di capacità di affrontare e superare circostanze
difficili.
Si domanda quali messaggi e quali valori trasmettere alle nuove generazioni, dal
momento che saranno le circostanze, e non la sola volontà personale, a giocare un ruolo
importante. Richiama quindi l’attenzione sulle possibili conseguenze negative di un
processo di globalizzazione che spinge verso la competitività.
Avverte di non prendere a misura di quanto accade nelle comunità nel mondo il
successo di alcuni italiani: se negli anni ’80 il divario tra i salari minimi e massimi era il
più basso tra i Paesi OCSE, oggi è invece il maggiore.
Conclusivamente, si dice orgoglioso di essere italiano, espressione di una diversità di
cui essere fieri.
Walter DELLA NEBBIA (USA) ringrazia le Esperte per le testimonianze recate. Oggi ha
avuto modo di ampliare la propria conoscenza del mondo femminile e ritiene che un
sistema per consentire una maggiore integrazione delle donne potrebbe essere
rappresentato dall’affermative action. Ci si trova di fronte a due partiti, il laburista e il
liberale, che si sono avvalsi di diversi approcci per l’inserimento delle donne, e sarebbe
forse opportuno verificare quale abbia dato risultati migliori.
Occorre, a suo avviso, individuare un sistema che consenta di monitorare i progressi
ottenuti nell’inserimento delle donne, ma ci si deve anzitutto domandare quale
percentuale di esse sia soddisfatta della propria situazione, poiché non tutte tendono
12
verso gli stessi obiettivi.
Riccardo PINNA (Sud Africa) invita chi, tra i Consiglieri del CGIE, farà parte del
gruppo di redazione del documento relativo alla prima giornata di lavoro, di limitarsi a
indicare l’impostazione dello stesso, poiché i contenuti devono corrispondere a quanto
le Esperte hanno detto.
Rivolge quindi un ringraziamento alle Relatrici intervenute, ed uno particolare
all’Esperta del Sud Africa per il validissimo contributo recato.
Augusto SORRISO (USA) afferma di sentirsi arricchito dagli interventi delle Esperte,
che hanno dimostrato una preparazione e una capacità di trasmissione di esperienze ed
emozioni indubbiamente superiori a quella degli uomini. L’Esperta del Sud Africa, poi,
ha fornito notizie che l’hanno addirittura impressionato e si compiace del patrimonio di
informazioni acquisito.
Silvana MANGIONE (USA) sottolinea l’importanza della memoria storica, poiché
senza passato non si ha identità, che però su quel passato non deve appiattirsi.
Nonostante le trascorse esperienze, da lei vissute in prima persona, la giornata odierna
l’ha ancora una volta meravigliata per la ricchezza delle cose dette e delle analisi fatte,
con una crudeltà della quale soltanto le donne sono capaci nei confronti di se stesse.
Sottesa a tutto c’è stata la speranza nel futuro e, rivolgendosi a chi scriverà il documento
finale di questa giornata, ella prega di tenere conto del passato, ugualmente del
presente, senza il quale non si vivrebbe la vita, e di parlare di un futuro che non sia un
elenco di cose da realizzare, ma espressione di principi, idee, innovazioni che si vuole
raggiungere, prima fra tutte la costruzione di una identità culturale italiana che non è
nazionalismo, ma è formata dai prodotti culturali degli italiani che vivono e producono
in Italia e in italiano; degli italiani che vivono all’estero e producono in qualunque
lingua, compreso l’italiano, con una visione del mondo arricchita dall’esperienza fatta
altrove; e degli immigrati che in Italia producono cultura in italiano e nelle loro lingue,
e sono una parte dell’Italia come gli italiani nel mondo sono stati e sono una parte dei
Paesi nei quali vivono.
Il PRESIDENTE ritiene che le conclusioni di questa giornata vadano tratte dopo la
presentazione del documento finale.
Premettendo che sarebbe stato forse opportuno provvedervi nel momento iniziale,
illustra il metodo di lavoro che la Commissione Continentale si è data: la prima
giornata, in questo caso di carattere tematico, si concluderà con un documento che sarà
acquisito agli atti e pubblicato unitamente agli interventi e alle relazioni, divenendo
patrimonio del CGIE e dunque delle comunità italiane nel mondo. Quanto alle proposte
concrete, non possono che essere presentate all’organismo deliberante, ossia
all’Assemblea del CGIE. La procedura che egli per grandi linee ha indicato, potrà essere
in modo esauriente illustrata dal Segretario del Consiglio Generale, al quale dà la
parola.
Il Ministro Torquato CARDILLI (Segretario del CGIE), che ha partecipato a numerose
13
riunioni sia nella trascorsa esperienza di Segretario del CGIE che in quella attuale,
osserva che gli interventi ascoltati in questa circostanza per qualità, profondità,
precisione e documentazione hanno superato quelli di tutte le altre alle quali ha
assistito.
Il tema scelto è attuale ed importante, e le persone intervenute hanno squarciato veli che
coprivano la vista su realtà poco conosciute. Dal punto di vista personale egli si dice
molto soddisfatto, e di tale soddisfazione tenterà di dare dimostrazione con la
pubblicazione degli atti.
Sul piano organizzativo, il Vice Segretario Generale e il Consigliere Daniela Costa
(Australia) hanno fatto del loro meglio, e la Segreteria, che è a disposizione per qualsiasi
necessità di carattere operativo o documentale, ne ha avallato con piacere le scelte
operate.
Il Ministro Adriano BENEDETTI (Direttore Generale della DGIEPM) fa rilevare che
l’Amministrazione vive nella quotidianità, oppressa da incombenze, condizionata dalle
procedure e con adempimenti da assolvere, per cui raramente capita di riflettere su
tematiche di carattere generale. Aggiunge ai ringraziamenti espressi da chi lo ha
preceduto il suo personale per la profondità e l’acutezza delle analisi svolte.
La rievocazione soprattutto delle sofferenze che hanno intessuto l’esperienza di coloro
che per primi hanno dovuto affrontare un ambiente radicalmente diverso rispetto alla
cultura di origine, gli ha richiamato alla mente un pensiero di Anatole France, che a sua
volta riprende espressioni risalenti al Medioevo, secondo cui i contemporanei, i quali
guardano con profondo compiacimento alle opinioni moderne che essi intrattengono, e
rivolgendo lo sguardo al passato provano un senso di superiorità e si meravigliano che i
loro progenitori potessero pensare in maniera radicalmente diversa e non più
accettabile, in realtà sono pigmei issati sulle spalle di giganti. I giganti sono i
progenitori, e l’intelligenza, la capacità di guardare al futuro e di interpretare meglio le
cose della vita in realtà è acquisita da chi è venuto prima.
Egli ritiene che i successi, la sensibilità, l’intelligenza siano dovute particolarmente
all’esperienza di sofferenza, all’impegno verso i traguardi, al ruolo silenzioso dei
progenitori; e in questa componente c’è una gran parte di femminilità.
Ringrazia per le testimonianze, gli approfondimenti e l’arricchimento fornito a coloro
che nell’Amministrazione vivono a contatto con regole che si applicano a una realtà
profondamente umana, quale quella oggi delineata.
I lavori terminano alle ore 18.
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SABATO, 13 NOVEMBRE 2004 - I lavori iniziano alle ore 9.45
Presidenza del Vice Segretario Generale Marco FEDI
In attesa del documento finale della prima giornata di lavoro, il PRESIDENTE propone
di affrontare il secondo punto all’ordine del giorno, dando per scontato che, essendo già
stato proposto e discusso, l’OdG sia accettato nella forma in cui è stato presentato.
Walter DELLA NEBBIA (USA) suggerisce di esprimere con un minuto di silenzio,
solidarietà alla famiglia del Consigliere Nanna (Sud Africa), colpita dal grave lutto della
perdita del figlio, e di rivolgere un pensiero alla moglie del Consigliere Centofanti
(USA), i cui problemi di salute hanno impedito al collega di partecipare ai lavori della
Commissione.
Il PRESIDENTE ricorda che già in Comitato di Presidenza era stata espressa solidarietà
al Consigliere Nanna (USA), e la Commissione Continentale lo farà ora.
In piedi, i presenti osservano un minuto di raccoglimento
Il PRESIDENTE propone di affrontare le questioni che richiedono un’analisi politica
approfondita, affinché sin da questa sera si inizi a predisporre il documento finale,
lasciando gli altri temi alla discussione dell’indomani mattina.
Augusto SORRISO (USA) chiede che sia discusso anticipatamente il punto 12
dell’OdG: Rappresentanza CGIE dell’area anglofona, i cui contenuti sono di tipo
politico.
Walter DELLA NEBBIA (USA) condivide la proposta del Consigliere Sorriso (USA).
Poiché si è determinata una certa tensione all’interno della Commissione, ritiene
opportuno un chiarimento prima di affrontare le altre problematiche.
Riccardo PINNA (Sud Africa) conviene sulla proposta dei colleghi, che ritiene sia
riconducibile alla discriminazione operata nei confronti dei Consiglieri e degli italiani in
Sud Africa, i quali non hanno una rappresentanza nel Comitato di Presidenza. A suo
avviso la questione deve essere risolta al più presto, affinché la Commissione possa
lavorare in futuro in una condizione di armonia che oggi manca.
Il PRESIDENTE ricorda di aver inserito il punto all’ordine del giorno sulla base di una
richiesta avanzata; egli darà la parola a chi ha presentato tale richiesta, affinché ne
illustri le motivazioni, ma non intende trascinare a lungo la discussione, a conclusione
della quale potrebbe non essere individuata una via d’uscita. Propone di dedicare alla
questione al massimo un’ora di tempo, al termine della quale potrà semmai esservi una
mozione da mettere ai voti.
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Walter DELLA NEBBIA (USA) è dell’idea che si debba dedicare alla questione il tempo
necessario per giungere a un chiarimento definitivo. Non avrebbe senso iniziare una
discussione alla quale sono posti limiti e che si ipotizza possa non giungere a
conclusioni.
Il PRESIDENTE mette in votazione la proposta del Consigliere Della Nebbia (USA).
Quindi comunica l’esito della votazione: favorevoli 3; contrari 3; astenuti 6.
Sulla base dei voti espressi, l’ordine del giorno rimane inalterato.
In presenza della volontà di non discutere e in assenza di attenzione alle problematiche
poste, Augusto SORRISO (USA) avverte che, conseguentemente, la posizione sua e dei
due altri Consiglieri non potrà essere di piena collaborazione.
Il PRESIDENTE fa rilevare che sulla questione anche il CdP ha dimostrato grande
sensibilità. Egli è mosso dall’unica preoccupazione di non trascinare una discussione
che potrebbe non avere sbocco, stravolgendo un ordine del giorno concordato insieme.
La richiesta dello specifico punto all’OdG gli è pervenuta tra le ultime, ed egli si è
limitato a predisporre una scaletta prioritaria rispetto ai temi più urgenti, e temporale
rispetto alle richieste. Non vi è alcuna preclusione alla discussione più ampia, cui potrà
essere dedicata l’intera mattinata dell’indomani, ma sarebbe opportuno iniziare oggi
stesso a predisporre il documento conclusivo; di qui la necessità di affrontare temi
particolarmente urgenti, come la legge Finanziaria e la riforma della legge 153. Non gli
sembra si possa leggere in questa posizione una chiusura verso chi chiede di discutere
un punto all’OdG non nei tempi e nei momenti di comune accordo stabiliti.
Riccardo PINNA (Sud Africa) ha avanzato per e-mail una richiesta che è stata del tutto
ignorata, come peraltro si è più volte verificato. Se si è deciso di non dare peso al
malumore che si è andato creando, ci si trova di fronte ad imposizioni ed egli non
intende sottostare a regimi dittatoriali.
Il PRESIDENTE non ritiene che l’espressione di voto possa essere definita non in linea
con la democrazia. Il punto è stato inserito all’OdG nel rispetto dell’ordine di arrivo
delle proposte e delle priorità e verrà discusso domani nel modo più ampio. Fa quindi
presente di avere sempre risposto alle e-mail che gli sono pervenute.
Augusto SORRISO (USA) considera che, rispetto a temi fondamentali come quello di
cui si chiede di anticipare la discussione cioè e la Rappresentanza, gli altri riguardanti la
Conferenza Stato-Regioni-PA-CGIE, il Federalismo, la riforma del CGIE, rispetto ai
quali la Commissione non ha capacità di intervento ed è semplice spettatrice, non
appaiono così importanti da non poter essere discussi in un momento successivo.
Il suggerimento del PRESIDENTE è di aprire i lavori dell’indomani mattina con la
discussione del punto 12, anticipandolo al 9.
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Walter DELLA NEBBIA (USA) pone un’esigenza di chiarezza. È stato detto che la
decisione presa è democratica, in quanto basata sui voti espressi, ma alcuni giorni
addietro il Vice Segretario Generale ha affermato che non sempre le scelte devono
essere affidate al gioco delle maggioranze, poiché può essere rischioso per la
democrazia. Oggi la votazione ha avuto come risultato 3 voti favorevoli e 3 contrari, e il
Presidente ha preso una decisione. Questa posizione, a suo avviso, è contraria
all’articolo della Costituzione ieri citato.
Ricorda di aver ricevuto dal Vice Segretario Generale una lettera contenente un
“inequivocabile messaggio” riferito al suo operato degli ultimi due mesi, e gli risulta
difficile esprimere in questo consesso un’opinione, con il timore di essere ripreso finché
non gli sarà chiaro il senso di quell’inequivocabile messaggio pervenutogli dal CdP e
dallo stesso Vice Segretario Generale. Come si può discutere se non si conoscono i
parametri entro i quali è consentito esprimere un’opinione?
Il PRESIDENTE fa rilevare che il termine “inequivocabile” si riferiva alla questione
degli esperti, al momento non in discussione. Vi sarà comunque modo di un
chiarimento totale. Le priorità sono state decise insieme ed egli conferma la
disponibilità ad affrontare domattina tutti i temi relativi ai rapporti interni alla
Commissione.
A Walter DELLA NEBBIA (USA) che domanda come si possa parlare di decisione
comune, il PRESIDENTE fa rilevare di aver messo ai voti la proposta di modifica
dell’ordine del giorno, che non ha ottenuto la maggioranza. Nella sua qualità di Vice
Segretario Generale ha pertanto deciso di mantenere inalterato l’OdG, con la piena
disponibilità ad affrontare il tema domattina.
Punto 2 dell’OdG: Legge Finanziaria: impatto sulle comunità dei Paesi anglofoni
Il PRESIDENTE invita il Ministro Benedetti e il dott. Ciofi ad indicare se esistono
novità che arricchiscano la riflessione.
Il Ministro Adriano BENEDETTI rileva anzitutto la necessità di distinguere tra Legge
di assestamento 2004 e legge Finanziaria 2005. Nel primo caso, dopo l’ultima riunione
del Comitato di Presidenza non sono intervenute novità risolutive, ed è in atto uno
sforzo finalizzato al reintegro del capitolo sui Comites. Egli si dice fiducioso che una
soluzione tecnica potrà essere individuata dai competenti organi di Governo, e questo
potrebbe indirizzare la discussione sulla Finanziaria 2005, su questo tema specifico,
secondo le prospettive auspicate dal CGIE, di riconferma dei livelli di finanziamento
riservati al capitolo sui Comites. Tutti gli altri capitoli di gestione da parte della
DGIEPM sembra siano stati sostanzialmente mantenuti, e nell’attuale difficile contesto
di finanza pubblica, se confermato, tale risultato è indice dell’interesse delle Autorità di
Governo a mantenere integre le risorse finanziarie destinate all’emigrazione.
Sulla questione dei Comites egli ha già espresso il proprio pensiero: è indispensabile il
reintegro sul capitolo per il 2004, perché altrimenti si determinerebbe una situazione per
cui soltanto una parte dei Comites avrebbe ricevuto il finanziamento, mentre circa 40 ne
sarebbero esclusi; e ciò non sarebbe in sintonia con la legge sui Comites.
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Carlo CIOFI (Capo Segreteria Tecnica del MIM) è in costante contatto con il suo Ministro
a Roma e conferma che con la Finanziaria 2005 rimane invariato il livello di
finanziamento dei capitoli gestiti dalla DGIEPM. Per quanto riguarda i Comites, il
Ministro Tremaglia ha inviato al Ministro del Tesoro una proposta di decreto legge per
il reintegro dei finanziamenti per il 2004, che dovrebbe essere discussa nel Consiglio dei
Ministri del prossimo venerdì. Ricorda che il decreto legge ha effetto il giorno
successivo alla sua approvazione.
Il Sottosegretario Letta, dopo l’incontro con il CdP, ha indirizzato al Ministro Tremaglia
una lettera, che consegna al Segretario del CGIE per la distribuzione, di impegno totale
del Governo a risolvere i problemi prospettati.
È lieto di presenziare a questa riunione, che in modo intelligente ha portato avanti la
discussione su temi estremamente interessanti, e di poter dare quelle risposte
confortanti che ciascuno attendeva. Conferma la disponibilità del Ministro Tremaglia a
lavorare insieme, perché così si risolvono i problemi. La legge sul voto all’estero è una
vittoria comune ed egli rivolge a tutti un appello affinché le questioni siano risolte
collegialmente.
Gino BUCCHINO (Canada) esprime apprezzamento per quanto riferito dal dott. Ciofi,
ma non può mancare di sottolineare che attualmente 37 Comites sono in condizione di
assoluta inoperatività e si stupisce che nella legge di assestamento di bilancio non se ne
tenga conto. È auspicabile che il prossimo venerdì giunga la notizia del reintegro dei
fondi, ma se ciò non dovesse avvenire si dovrà essere pronti ad un’azione di coraggio,
dichiarando che quei Comites – si riferisce in particolare a quelli di Vancouver e di
Ottawa, di cui ha conoscenza - non hanno alternativa alla chiusura. È necessario dare
un segnale che le comunità all’estero non sono intenzionate a finire miseramente e che i
finanziamenti sono vitali. Invita i colleghi a riflettere sulle sue considerazioni e, se
d’accordo, a rappresentare nel documento finale l’insostenibilità della situazione.
Rocco DI TROLIO (Canada) fa parte del Comites di Vancouver e concorda totalmente
con la posizione del Consigliere Bucchino (Canada). Chiede al Ministro Benedetti
l’elenco dei 37 Comites che non hanno ricevuto contributi.
Il PRESIDENTE assicura che l’elenco è stato già distribuito al CdP e che lo sarà
nuovamente con la sintesi dei lavori.
Silvana MANGIONE (USA) chiede un chiarimento in relazione al cap. 3106, relativo
all’attività del Comitato dei Presidenti dei Comites, i cui fondi sono stati congelati.
Poiché negli Stati Uniti la data della riunione è stata rinviata, non avendo avuto
l’Ambasciata l’autorizzazione ad approvare la spesa, ed ora è stata fissata per il 18
dicembre, questo darebbe l’impressione di uno sblocco dei fondi.
Walter DELLA NEBBIA (USA) non condivide le preoccupazioni del Consigliere
Bucchino (Canada). Poiché il Governo è impegnato nella ricerca di una soluzione, ritiene
prematuro ipotizzare qualsiasi presa di posizione.
18
Poiché al momento attuale non vi sono garanzie in ordine al reintegro dei fondi per i
Comites, Francesco PAPANDREA (Australia) è dell’idea che la proposta del Consigliere
Bucchino (Canada) vada sostenuta. Ricorda la drammatica situazione, da lui stesso
vissuta in prima persona, che anni addietro ha dovuto affrontare il Comites di
Canberra, il quale per tre anni non ha ricevuto fondi, per cui le attività sono state
finanziate con gli anticipi dei Consiglieri. Il Governo deve assumere la responsabilità di
assicurare la sopravvivenza dei Comites o dichiarare di non avere la capacità di
mantenerli in vita.
Riccardo PINNA (Australia) nota ancora una volta sentimenti astiosi nei confronti del
Ministro per gli Italiani nel Mondo, il quale con estrema coerenza come sempre si
adopera per risolvere i problemi degli italiani all’estero, e tuttavia il CGIE è pronto alla
critica. Concorda con il Consigliere Della Nebbia (USA) che non vada fatto un processo
alle intenzioni ed invita ad attendere l’esito della prossima riunione del Consiglio dei
Ministri, nella certezza dell’impegno totale del Ministro Tremaglia.
Augusto SORRISO (USA) ritiene ingiustificate le preoccupazioni del Consigliere
Bucchino (USA) e che si stia portando avanti una polemica sterile contro il Governo
Berlusconi. Qualora il prossimo venerdì gli esiti non fossero quelli auspicati, si sarà tutti
concordi nell’assumere la posizione suggerita.
Afferma infine di essere interessato alla risposta che verrà data alla domanda di
chiarimento del Consigliere Silvana Mangione (USA).
Giovanni RAPANA’ (Canada) ritiene inopportuno e ingiusto prendere posizioni
drastiche nei confronti del CGIE, come ha fatto il Consigliere Pinna (Sud Africa). Nella
sua ultima riunione il CdP si è espresso con parole di gratitudine nei confronti del
Ministro Tremaglia, per i suoi numerosi interventi a favore delle comunità italiane
all’estero.
Egli condivide le preoccupazioni del Consigliere Bucchino (Canada) e, se è pur vero che
non si deve precorrere i tempi, ritiene comunque utile che la Commissione si esprima
con un ordine del giorno a sostegno dell’iniziativa del Ministro Tremaglia.
Francesco PAPANDREA (Australia) non ha intenzione di avviare una polemica politica.
Il Consiglio Generale apprezza l’azione del Ministro Tremaglia, il quale però non può
impegnare il Consiglio dei Ministri. Una presa di posizione della Commissione
potrebbe tornare utile, e non può che essere espressa nel corso di questa riunione.
Silvana MANGIONE (USA) concorda con il Consigliere Papandrea (Australia). Al di là
di quello che si sta profilando come un conflitto su posizioni politiche, che ritiene
inopportuno, ricorda il dovere sancito dall’art. 3 della legge del CGIE, di esprimere un
parere obbligatorio sulle proposte del Governo concernenti le varie materie.
Esistono due questioni separate: lo stralcio del decreto taglia-spese per quanto riguarda
i fondi per i Comites e per il cap. 3106, e la Finanziaria 2005. Se vuole essere uno
strumento valido per il Ministro per gli Italiani nel Mondo, e di supporto per lo stesso
19
MAE e la DGIEPM, il Consiglio Generale deve esprimersi tutte le volte che se ne
presenta l’occasione e la necessità. In questo modo non si muovono critiche ma, visto
che il decreto legge non deve essere approvato dal Ministro Tremaglia ma dal Consiglio
dei Ministri, dove il Ministro dell’Economia ha come priorità altri problemi, occorre
dare il senso della pressione. La lettera del Sottosegretario Letta è la dimostrazione del
fatto che quando il CdP presenta una scaletta dei problemi più urgenti, ottiene risposta.
Invita pertanto a promuovere insieme azioni utili alla comunità e ai due Ministri di
riferimento per il CGIE.
Augusto SORRISO (USA) comprende le preoccupazioni del Consigliere Bucchino
(Canada) ma, avverte, altri hanno iniziato una disquisizione politica dalla quale il CGIE
dovrebbe tenersi lontano. Invita a lavorare insieme con serietà e impegno.
Il PRESIDENTE ricorda che la Commissione Continentale è un organo del CGIE ed ha
il dovere di affrontare i temi in questione; essa è anche un organo politico, al cui interno
la discussione politica deve avvenire. L’azione del decreto taglia-spese ha avuto
conseguenze, delle quali ora si discute; le preoccupazioni sono legittime ed egli ricorda
che tutti gli appelli e le prese di posizione del Consiglio Generale sono stati trasmessi
puntualmente ai Ministri Frattini e Tremaglia. Ritiene che nel documento finale debba
essere indicato che, nell’accogliere positivamente l’iniziativa del Ministro per gli Italiani
nel Mondo, rimangono vive le preoccupazioni. Se quella iniziativa riporterà un successo
politico, esso sarà tale anche per il CGIE e per questa Commissione Continentale, che dà
sostegno all’iniziativa politica del Ministro Tremaglia.
In particolare rivolto al Consigliere Bucchino (Canada), il Ministro Adriano
BENEDETTI fa rilevare che un decreto legge del tipo indicato dal dott. Ciofi
rappresenta un modo per assestare il bilancio. Reca quindi la sua testimonianza diretta
sull’impegno personale e costante del Ministro Tremaglia: su suo invito ha partecipato a
una riunione con il Vice Ministro Baldassarri, nel corso della quale sono stati esaminati i
problemi riguardanti i capitoli sull’emigrazione, in relazione ai quali il Ministro
Tremaglia sta facendo il possibile, con la passione che lo caratterizza. La situazione è
complicata, il Ministero dell’Economia ha obiettivi di riduzione del deficit, e comunque
gli organi competenti stanno conducendo un’azione con la ferma speranza di giungere
a un esito positivo.
Il capitolo relativo al Comitato dei Presidenti è stato dimezzato, ma le risorse residue
hanno consentito di finanziare una prima riunione; sono poi state diramate istruzioni
per acquisire i preventivi di spesa per una seconda riunione. Pertanto, anche le spese
relative alla seconda riunione saranno debitamente finanziate sull’ammontare rimasto
sul capitolo.
Pasquale NESTICO (USA) precisa che, su un fondo di 226 mila euro, ne sono stati
tagliati 110 mila.
Carlo CIOFI (Capo Segreteria Tecnica del MIM) tiene a sottolineare che il decreto legge è
uno strumento che consente di seguire una via più celere rispetto all’assestamento di
20
bilancio. Se sarà approvato il prossimo venerdì e se le pratiche sono completate, a fine
mese la Ragioneria potrà erogare i finanziamenti.
Il Ministro Adriano BENEDETTI conferma che le pratiche non evase sono state tutte
completate. Non appena disponibile il finanziamento relativo al 2004 si potrà procedere
all’erogazione, comunque non prima del gennaio-febbraio del prossimo anno.
A proposito delle critiche avanzate in relazione al livello di finanziamento ai Comites,
chiarisce il motivo delle differenze: con l’attribuzione alla DGIEPM della gestione dei
finanziamenti, fino allo scorso anno demandata alle singole Direzioni Generali
Geografiche, che procedevano con criteri autonomi, per la prima volta questi sono stati
resi omogenei. Approvati in via di massima dal Comitato di Presidenza, nella loro
pratica applicazione ci si è resi conti che portavano a conseguenze operative in molti
casi difformi rispetto al passato. Per ridurre gli squilibri registrati ci si è impegnati per
una revisione dei criteri, da sottoporre nuovamente all’approvazione del CdP.
Francesco PAPANDREA (Australia) ringrazia il Ministro Benedetti per le informazioni
fornite e chiede se i Comites dei Paesi in cui sono già state effettuate le riunioni del
Comitato dei Presidenti saranno rimborsati delle spese sostenute.
Il Ministro Adriano BENEDETTI ribadisce di aver avuto assicurazione dall’Ufficio che i
fondi a disposizione consentono di coprire le spese per due riunioni. Pertanto, se si sono
tenute due riunioni, egli ritiene che anche le spese della seconda saranno debitamente
coperte. Tra l’altro, i preventivi della prima riunione dovrebbero equivalere a quelli
della seconda.
Il PRESIDENTE pone un problema di mancanza di preventivi. In accordo con
l’Ambasciata, il coordinatore del Comitato dei Presidenti dovrà predisporre al più
presto i preventivi, sperando che sia possibile recuperare risorse.
Il Ministro Adriano BENEDETTI rileva che la presentazione del preventivo era
necessaria per quantificare la spesa, ma non ritiene sia un requisito per l’effettiva
erogazione della somma. Non dovrebbero essere frapposte difficoltà da parte
dell’Amministrazione, come pure da parte dell’Ufficio centrale di Bilancio.
Punto 3 dell’OdG: Finanziamento, funzionamento e programmi di lavoro comune
Il PRESIDENTE nota che l’aspetto del finanziamento è già stato trattato. Si tratta ora di
discutere in termini più ampi, di funzionamento e di programmi comuni all’area.
Giovanni RAPANA’ (Canada) chiede se sia possibile promuovere un incontro dei
Presidenti dei Comites dell’area anglofoba con i Consiglieri del CGIE.
Il Ministro Torquato CARDILLI fa presente che non è previsto che l’onere ti tale
riunione sia a carico del CGIE.
21
Domenico MAROZZI (Canada) richiama l’attenzione sul problema dell’eleggibilità dei
Comites in Canada. In occasione delle recenti elezioni si è fatto ricorso all’autogestione
ed è stato conseguito un buon successo, riconosciuto anche dalle Autorità locali, ma non
vorrebbe che in occasione delle prossime elezioni la questione non fosse ancora risolta.
Riccardo PINNA (Sud Africa) sta effettuando una raccolta di siti web e di e-mail di
gruppi giovanili dell’area e chiede la collaborazione dei colleghi affinché possa mettersi
in contatto con le associazioni giovanili dei diversi Paesi, al fine di creare una rete di
conoscenze in vista dell’auspicato futuro convegno mondiale dei giovani.
Silvana MANGIONE (USA) ritiene si debba maggiormente approfondire questo punto
all’OdG, perché esso ha attinenza con i successivi punti 5, 6 e 7 e perché non sempre e
non dovunque i Comites e il Consiglio Generale hanno potuto lavorare insieme, per via
delle grandi distanze. Ora che esiste lo strumento del Comitato dei Presidenti, alle cui
riunioni sono invitati i Consiglieri del CGIE dell’area, una riflessione sarebbe opportuna
anche al fine di definire le priorità del lavoro comune e stimolare i Comites a lavorare
più da vicino con il Consiglio Generale.
Walter DELLA NEBBIA (USA) pone l’accento sul problema delle distanze, che sono di
ostacolo alla realizzazione di un lavoro comune, in quanto i Consiglieri dell’area
dovrebbero affrontare in proprio le spese. Poiché oltre ai contatti telematici è necessario
il confronto personale, si dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di creare
un capitolo di spesa ad hoc.
Concordando con il Consigliere Silvana Mangione (USA), Daniela TUFFANELLI
COSTA (Australia) osserva che, a fronte di problemi comuni a tutta l’area, sarebbe
opportuno un coordinamento di idee, che porti ad individuare un approccio comune.
Cita l’idea, che si deve al Consigliere Nestico (USA), di prendere in considerazione le
condizioni di salute dei connazionali, per indicare che questo potrebbe essere un modo
per far convergere iniziative e idee riguardanti tale particolare aspetto. È soltanto un
esempio di metodologia basata sul rapporto di integrazione.
Giovanni RAPANA’ (Canada) propone che l’argomento sia messo all’ordine del giorno
della prossima riunione dell’area anglofona, e che siano invitati in qualità di esperti (ne
è previsto un massimo di 20) tutti i Presidenti dei Comites.
Riccardo PINNA (Sud Africa) chiede quali conseguenze vi siano qualora i Presidenti dei
Comites non facciano pervenire le minute e le convocazioni ai membri del CGIE, come
prescrive la legge all’art. 5 comma 7.
Risponde il Ministro Torquato CARDILLI che in quel caso, essendo inadempienti,
vanno denunciati all’Autorità consolare, che prende i provvedimenti del caso.
E qualora l’Autorità consolare non intervenga? domanda Riccardo PINNA (Sud Africa)
22
Ciò significa che esiste un caso specifico, osserva il Ministro Torquato CARDILLI, che è
opportuno chiarire apertamente.
Nino RANDAZZO (Australia) osserva che dagli interventi traspare la volontà comune
di dotare i Comites di un meccanismo di coordinamento continentale. Poiché vi sono
valide ragioni per sostenere tale idea, suggerisce che la Commissione si faccia
promotrice di una proposta in tal senso.
Pasquale NESTICO (USA) ritiene condivisibile la proposta del Consigliere Rapanà
(Canada), ma poiché potrebbe risultare eccessivamente oneroso invitare tutti i Presidenti
dei Comites, l’invito potrebbe essere rivolto ai soli coordinatori.
Augusto SORRISO (USA) sostiene il suggerimento del Consigliere Nestico (USA) al
fine di contenere le spese.
Francesco PAPANDREA (Australia) concorda sull’idea che la questione sia posta
all’ordine del giorno della prossima Commissione Continentale e, al fine del
contenimento della spesa, suggerisce che si adotti il sistema utilizzato in Australia, per
cui i Presidenti dei Comites si riuniscono in concomitanza con la riunione continentale,
potendo così partecipare ai lavori della Commissione senza aggravi di spesa per il
CGIE.
Poiché per i Presidenti sono previste le riunioni Intercomites, ed essi sono in contatto
con i Consiglieri del CGIE, per Walter DELLA NEBBIA (USA) è opportuno sfruttare
nel migliore dei modi il ruolo del CGIE, di coordinamento tra i vari Paesi.
Il PRESIDENTE considera che già si dispone di strumenti affinati, come il Comitato dei
Presidenti, e per meglio discutere e collaborare ci si dovrebbe avvalere della figura
istituzionale del coordinatore. Per la prima volta i Comites sono chiamati a stilare una
relazione sulla circoscrizione consolare, e l’auspico è che essa contenga anche una
relazione-paese dalla prospettiva dei Comites, che potrebbe arricchire la relazione sullo
stato di integrazione delle comunità italiane nel mondo.
In sede di riforma della legge del CGIE si potrebbe ipotizzare una soluzione normativa
agli spostamenti dei Consiglieri, quando partecipano alle riunioni dei Comitati dei
Presidenti.
Con riguardo alla proposta del Consigliere Rapanà (Canada), pone l’accento sul rischio
di essere ripetitivi, se si pensa di trasformare la riunione continentale in una
continentale dei Comites. Personalmente, non ritiene opportuno abbandonare l’attuale
impostazione, ma se si vuole cogliere l’occasione della prossima riunione continentale
per approfondire l’argomento del rapporto con i Comites, la questione dovrà essere
discussa con il Ministro Cardilli e con il CdP.
Il Ministro Adriano BENEDETTI fa presente che la normativa non prevede riunioni dei
Presidenti dei Comites o dei coordinatori al di fuori del Paese di appartenenza. In una
riunione continentale i coordinatori recherebbero senz’altro un utile contributo; manca
però la copertura finanziaria, a meno di individuarla all’interno del capitolo del CGIE.
23
Il Canada è ormai l’unico Paese al mondo in cui non si possono eleggere i Comites, ed è
stata particolarmente apprezzata la decisione del Governo australiano di autorizzare
tali elezioni. Il problema dei Comites in Canada è ulteriormente complicato dalla ferma
resistenza del Governo locale a consentire l’elettorato passivo per le prossime elezioni
politiche, e dalla questione tuttora aperta di RAI International, ben lungi dall’essere
risolta. Cercando di comprendere le motivazioni di tale atteggiamento, ipotizza che il
Canada abbia difficoltà a capire che in un mondo globalizzato, in cui i confini non sono
rigidi come un tempo, la lealtà nei confronti del Paese cui si vive non è incompatibile
con quella per il Paese di origine.
Si stanno affrontando le due questioni di più immediata attualità, di RAI International e
dell’elettorato passivo, in quest’ultimo caso raccogliendo un dossier sulle pratiche
elettorali svolte in Canada da altre comunità straniere, secondo criteri simili a quelli che
si vorrebbero applicare. È quanto meno bizzarro che le Autorità canadesi
informalmente abbiano detto che si poteva procedere alle elezioni dei Comites, purché
non ne fossero informate.
Riferisce che su sollecitazione del CdP, la Direzione Generale ha diramato istruzioni alla
Rete diplomatico-consolare per ribadirne altre risalenti all’inizio dell’anno, relative al
dovere di un dialogo costante con le rappresentanze elette, Comites e CGIE. Sono state
pure inviate istruzioni per ricordare i doveri che incombono agli Uffici consolari per
quanto riguarda il buon funzionamento dei Comites, i quali sono stati dotati di piena
autonomia ma in alcuni rari casi tendono a considerarsi sovrani e al di sopra della
legge, cosa del tutto inaccettabile. Le Autorità consolari debbono seguire da vicino
l’attività dei Comites, sovrintendendo all’applicazione regolare della normativa e
intervenendo se questa non viene rispettata; qualora la situazione divenisse ingestibile
localmente, si dovrà riferire alla Direzione Generale, che adotterà i provvedimenti del
caso. Quanto all’episodio cui ha fatto cenno il Consigliere Pinna (Sud Africa), è
necessario che l’Autorità consolare intervenga e, se non lo farà in maniera adeguata, la
questione dovrà essere portata a conoscenza del Ministero degli Esteri.
Il Ministro Torquato CARDILLI fa riferimento alla proposta di invitare alle riunioni
continentali i Presidenti dei Comites o i coordinatori per ricordare che il CdP si è dato
delle regole: pur se la legge prevede la possibilità di invitare fino a 20 esperti, sulla base
di esperienze non positive del passato il Comitato di Presidenza ha tuttavia ritenuto di
porre il limite di 5.
Ricorda poi che la legge consente almeno 3 riunioni l’anno di coordinamento dei
Consiglieri del CGIE nella rispettiva Ambasciata, 2 volte prima di ciascuna Assemblea
Plenaria, e almeno 1 volta l’anno alla presenza dei Consoli e dei Presidenti dei Comites.
È bene sfruttare questa possibilità già concessa dalla legge. Comunque, a lui non risulta
che finora nelle riunioni indette nelle varie Ambasciate siano stati posti i problemi ora
evidenziati. Fa poi rilevare che, in caso di un’Assemblea Straordinaria, vi è la possibilità
di un’ulteriore riunione di coordinamento. Egli ritiene che le riunioni di coordinamento
previste con il Capo missione presso ciascuna Nazione siano più che sufficienti per
delineare il quadro delle necessità e degli interventi.
la Segreteria del CGIE, che sovrintende al finanziamento delle spese per le riunioni,
preventiva all’inizio di ciascun anno 66 riunioni. A metà novembre 2004 sono pervenute
24
soltanto 28 segnalazioni di riunioni. È pur vero che 22 riunioni (tante sono le
Ambasciate in paesi con presenza di Consiglieri del CGIE) dovranno precedere
l’Assemblea Plenaria di dicembre, tuttavia è evidente che la legge non viene sfruttata.
Poiché non risulta che siano stati posti certi problemi, Riccardo PINNA (Sud Africa) si
domanda quale linea di comportamento segua la Rete diplomatico-consolare, che non
ha portato a conoscenza della Direzione Generale il problema che egli ha esposto.
I lavori, sospesi alle ore 11.20, riprendono alle ore 11.55
Punto 4 dell’OdG: Riforma legge 153/71: prospettive e proposte d’area
Il PRESIDENTE fa presente che la bozza di articolato, frutto di una concertazione tra il
MAE e il MIM su cui ancora non si è espressa la competente Commissione Tematica del
Consiglio Generale, non è l’unico documento, poiché esiste una riflessione del CGIE
rispetto a una precedente bozza di articolato. La Commissione Continentale potrà
fornire il proprio contributo sia alla Commissione Tematica che all’Assemblea Plenaria
del CGIE, visto che la riforma della legge 153 sarà uno dei punti all’ordine del giorno.
Domenico MAROZZI (Canada) ha rilevato che nella nuova bozza di articolato manca
qualsiasi riferimento ai piani-paese. A proposito della certificazione degli enti gestori,
che risponde all’esigenza di migliore qualità del servizio offerto alle comunità, egli pone
il problema degli enti di piccole dimensioni, che dispongono di un budget limitato e
dovranno affrontare una spesa in più, in taluni casi insostenibile. Evidenzia poi come la
soluzione dell’accorpamento di più enti gestori non sia applicabile in Paesi dove le
distanze sono notevoli.
Nino RANDAZZO (Australia) ricorda che alla riforma della legge 153 è stata dedicata
dagli enti gestori e dai Presidenti dei Comites dell’Australia un’intera giornata di
discussione.
Egli rileva una contraddizione in termini, oltre che nella sostanza, nello stesso titolo
della proposta di legge: “ Interventi di formazione linguistico-culturale, di formazione
continua e di sostegno all’integrazione in favore dei cittadini italiani e degli oriundi
italiani all’estero”, che è qualcosa di diverso dalla diffusione, dal mantenimento e dalla
trasmissione di lingua e cultura italiana all’estero. La titolazione della legge deve, a suo
avviso, essere modificata, e non dovrebbero essere poste condizioni di cittadinanza per
accedere all’apprendimento della lingua e cultura italiana, poiché questo potrebbe
indurre i diversi Governi locali ad escludere l’italiano come seconda lingua. Non ritiene
vi sia alcun altro Paese che imponga simili condizioni, e in particolare il Giappone sta
producendo il massimo sforzo per incentivare l’insegnamento della propria lingua,
senza distinzioni di cittadinanza.
Augusto SORRISO (USA) nota che al punto c) si parla di stipula di convenzioni con
organismi locali per l’inserimento della lingua e cultura italiana nei sistemi scolastici
locali e dunque, come avviene negli Stati Uniti, l’insegnamento dell’italiano può essere
introdotto sulla base di accordi locali. La contraddizione rilevata dal Consigliere
25
Randazzo (Australia) esiste, ma viene superata dal punto c).
Il Ministro Torquato CARDILLI fa rilevare che ove la legge escludesse il riferimento ai
cittadini italiani, il CGIE che si occupa delle collettività italiane, non avrebbe più voce in
capitolo.
Domenico MAROZZI (Canada) ricorda che nella sua riflessione sulla precedente bozza
di articolato, la Commissione Tematica del CGIE aveva fatto un esplicito riferimento
agli alunni delle scuole locali.
Gino BUCCHINO (Canada) apprezza la sensibilità della Direzione Generale, che ha
accolto la richiesta del CdP di mettere a confronto le due bozze di articolato, perché se
ne possano enucleare i punti salienti al fine di formulare una buona proposta di legge, il
cui scopo deve essere la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo non
limitata ai cittadini italiani o di origine italiana.
Gino BUCCHINO (Canada) non ritiene si possano escludere gli alunni delle scuole
locali. In Canada, dei 26 mila alunni che seguono i corsi di italiano, 7-8 mila nulla hanno
a che vedere con l’Italia, e vi sono scuole in cui gli italiani sono il 15% ma i corsi di
italiano sono seguiti dal 98% degli alunni.
Rileva poi la necessità di un chiarimento in ordine alla questione della fideiussione.
Silvana MANGIONE (USA) osserva che la dicitura: “sostegno all’integrazione” sembra
rispondere a una vecchia concezione degli interventi, mentre non vede un riferimento
preciso alle esigenze della mobilità.
All’art. 3 si parla di “piani triennali elaborati dal MAE con il MIM, sentito il parere del
CGIE” (che dovrà farsi carico di sentire la comunità, per cui forse se ne dovrà fare
cenno), e successivamente, all’art. 5, si dice che il MAE stipula convenzioni annuali. A
suo avviso si dovrebbe ricondurre al triennio la temporalità del piano di intervento e
della convenzione con gli enti gestori, salvo la verifica annuale dell’operato dell’ente
gestore e la possibilità per il MAE di rescindere il contratto in caso di inadempienza.
All’art. 7 suscita dubbi l’offerta formativa differenziata per livelli di competenza. Come
si definisce la competenza? E quali contributi ci sono nella definizione di questo tipo di
offerta?
L’impianto è interessante ma ella ha l’impressione che vi sia, schiacciante, il modello
europeo e che manchino alcune garanzie di diversificazione sulla base delle necessità e
delle situazioni territoriali e di comunità.
Rileva infine che non sono definiti criteri che evitino l’invio all’estero di chi non conosce
la lingua e il sistema scolastico locale. Un accenno anche a questo potrebbe essere utile.
Il PRESIDENTE sottolinea la necessità di garantire che tutte le realtà dove è stato
costruito un percorso per la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo
siano messe nella condizione di continuare a svolgere il proprio lavoro, guardando ai
piani-paese, ai quali il riferimento dovrebbe essere più marcato. Egli è convinto
dell’utilità delle riflessioni che si stanno facendo e che saranno riproposte
26
all’Assemblea, la quale deciderà sulla materia.
Attorno alla figura del dirigente scolastico si rischia di creare un’area di vero e proprio
isolamento. Sarebbe opportuno costituire un ufficio scolastico con a capo un dirigente
scolastico, del quale andrebbero chiariti i rapporti con il Console e con gli enti gestori.
Il Ministro Adriano BENEDETTI sottolinea come il testo distribuito non abbia valore di
proposta formale e sia soltanto un’elaborazione tecnica senza investitura politica. Si
tratta di un contributo in vista di un confronto con il CGIE, che ha prodotto una propria
elaborazione, per favorire il confronto delle idee, accertare e comporre le aree di
dissenso e giungere a una proposta sufficientemente unitaria.
Circa il quesito posto sul titolo, egli fa rilevare che la promozione della cultura e
l’insegnamento della lingua italiana nel mondo non è competenza della DGIEPM, ma
della Direzione per la Promozione Culturale attraverso gli Istituti di Cultura, i quali
dispongono di un budget ridotto e provvedono ad organizzare in tutto il mondo corsi
per cittadini locali. Attraverso questi corsi, che sono a pagamento, l’Istituto di Cultura
cerca di autofinanziarsi per lo svolgimento delle proprie attività. In questo caso, invece,
la visione è totalmente diversa, e un’incertezza sui destinatari finali dell’intervento
ritiene sia nell’interesse di tutti.
La capacità di diffusione dell’insegnamento della lingua e della cultura italiana
attraverso il circuito delle comunità all’estero è enormemente più ampia rispetto agli
Istituti di Cultura, e questo lo porta a sottolineare che la prospettiva auspicata è
l’inserimento curricolare della lingua italiana nelle scuole locali. Per raggiungere tale
obiettivo è più efficace presentare quella italiana come lingua delle comunità inserite
stabilmente nei Paesi esteri, piuttosto che proporla come richiesta a un Governo da
parte di un altro Governo. Occorre dunque puntare all’inserimento curricolare,
sostenendo in gran parte i costi ma lasciando intravedere in prospettiva il trasferimento
dei costi all’Autorità scolastica locale.
Se si volesse trasformare questa in una legge solo per la promozione della lingua e della
cultura italiana, si correrebbe il rischio di porsi su un piano di semplice rapporto
interstatuale, che potrebbe incontrare notevoli difficoltà. È dunque opportuno
mantenere una connotazione non del tutto chiara per quanto riguarda i destinatari,
perché in questo modo è possibile continuare a considerare le comunità italiane come lo
strumento principale di penetrazione culturale e linguistica. È ovvio che i destinatari
non potranno essere soltanto i cittadini italiani, ma anche gli oriundi e i locali tout court,
ma si dovrà fare un sacrificio per quanto riguarda la chiarezza.
Circa l’impianto della proposta tecnica, alcuni capisaldi sono materia di discussione con
il CGIE. L’obiettivo è di migliorare la qualità del servizio offerto, e a tal fine è necessario
rafforzare gli enti gestori e responsabilizzarli ulteriormente. Nella visione della
Direzione Generale, si renderà necessario un ricompattamento degli enti, in modo che
quelli minori si possano richiamare a una configurazione più ampia per ridurre le spese
amministrative e rafforzare la capacità di gestione. La certificazione è uno strumento
definito a livello internazionale per giungere a una individuazione di qualità di gestione
del singolo ente. La fideiussione si colloca nell’ambito dell’individuazione di enti che
presentano una più seria capacità operativa.
Nel contempo si è inteso rafforzare lo strumento del coordinamento e del controllo, che
27
può essere affidato soltanto ai dirigenti scolastici con adeguate qualificazioni
linguistiche, i quali non possono essere isolati all’interno della struttura consolare, ma
devono avere una propria seppur minima struttura operativa.
Quanto al contingente degli insegnanti di ruolo, finora inseriti nei corsi organizzati
dagli enti gestori, l’obiettivo è la loro progressiva sostituzione con personale assunto in
loco. Potrebbe poi essere rafforzato il contingente dei lettori.
Il MAE e il MIM sono pronti ad esaminare con il CGIE la proposta tecnica, in apertura
assoluta di visione e di concetti, nella speranza di pervenire a formulazioni concordate e
nella consapevolezza che il percorso non sarà breve.
Augusto SORRISO (USA) segnala il fatto che l’Istituto di Cultura di New York non
indirizza inviti ai connazionali emigrati e osserva che non dovrebbe essere consentita
una gestione elitaria dei fondi.
Domenico MAROZZI (Canada) chiede se la bozza di articolato si debba all’Ufficio II
della DGIEPM o anche alla collaborazione della Direzione Generale per gli Affari
culturali.
Il Ministro Adriano BENEDETTI chiarisce che si tratta di un lavoro congiunto
realizzato dalla DGIEPM assieme alla D. G. Affari culturali e al MIM. Quanto agli
Istituti di Cultura, il loro funzionamento non rientra nella competenza della sua
Direzione Generale.
Punto 5 dell’OdG: Relazione sullo stato d’integrazione delle nostre comunità
Il PRESIDENTE richiama l’obbligo, al quale la Commissione Continentale ha sempre
fatto fronte, di redigere la relazione annuale, che concorre alla formulazione della
relazione del CGIE. È stata distribuita la relazione per il 2003 della Commissione
Continentale dei Paesi anglofoni extraeuropei; oggi occorre definire i tempi per la
stesura della relazione 2004 e ipotizzare una scaletta di questioni prioritarie.
Poiché alla prossima riunione della Commissione Continentale, a dicembre, dovrà
essere presentata una bozza di relazione, Gino BUCCHINO (Canada) suggerisce che
ciascun Paese provveda a presentare un breve documento, stimolando anche i Consolati
e le Ambasciate a rispondere a eventuali quesiti. Non è difficile portare avanti un lavoro
che deve essere soltanto di aggiornamento rispetto alla relazione dell’anno precedente.
Per Silvana MANGIONE (USA) non è chiaro di quale integrazione si tratti. Si continua
a parlare dello stato di integrazione come proiezione verso l’Italia, mentre nella sua
concezione deve intendersi l’esatto contrario, e cioè come è inserita la comunità nel
Paese nel quale vive. Una relazione impostata in tal modo, che indichi i problemi di
integrazione nei singoli Paesi, fornirà strumenti certamente migliori al Governo e al
Parlamento. In particolare per quanto riguarda gli Stati Uniti – ma la cosa dovrebbe
valere anche per gli altri Paesi anglofoni – andrebbe approfondita la questione della
nuova emigrazione, che si inserisce nel tessuto locale molto più rapidamente di quanto
non abbia fatto quella tradizionale, e tuttavia ha istanze che dovrebbero essere studiate
28
a fondo.
La promozione del made in Italy fa riferimento ad una rete locale, che per certi settori di
prodotto in alcuni degli Stati USA è principalmente italo-americana. Anche in questo
caso sarebbe opportuno verificare lo stato di integrazione, che è di tipo diverso, non di
persone ma di cose attraverso le persone, molte delle quali sono italiane.
Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) ritiene che l’analisi dell’integrazione debba
riguardare una serie di aspetti relativi alla presenza delle comunità nelle varie aree e
nelle fasce di età e una differenziazione di genere. Occorre disporre di dati demografici
dettagliati nei vari aspetti per poter fare un oggettivo rapporto sullo stato di
integrazione, ma essi hanno un costo notevole.
Francesco PAPANDREA (Australia) fa presente che i dati sono direttamente reperibili
presso l’Ente demografico australiano ad un costo limitatissimo.
Auguro SORRISO (USA) concorda con il Consigliere Silvana Mangione (USA) per
quanto concerne le nuove emigrazioni, il cui inserimento è forse soltanto
apparentemente più facile. Invita a prestare la massima attenzione ai parametri di
riferimento quando si tratta di valutare lo stato di integrazione di una minoranza.
Gino BUCCHINO (Canada) è ben lieto che si intenda approfondire il significato del
termine “integrazione”, ed osserva che rispetto al precedente CGIE si stanno
compiendo passi in avanti. È importante capire, sulla base del raffronto con gli
autoctoni, ad esempio come e perché i connazionali o gli oriundi hanno problemi con la
giustizia, o qual è il livello di scolarizzazione dei ragazzi, quali i disagi di carattere
sanitario, se esiste una differente incidenza delle malattie, ecc.
Walter DELLA NEBBIA (USA) pone una questione di integrazione e di assimilazione,
domandandosi se quest’ultima offra vantaggi rispetto all’integrazione. Vi è una
sostanziale differenza tra la realtà canadese e quella statunitense, dove i connazionali
sono molto più assimilati che integrati.
Nino RANDAZZO (Australia) ritiene che una relazione sul livello di integrazione
debba tenere conto anche di un aspetto di solito ignorato, quello della visibilità. Oggi,
per lo meno in Australia la comunità italiana ha perduto visibilità al punto che i
Governi locali, statale e federale non ne prendono in considerazione le istanze,
sostenendo che è totalmente assimilata. Molte comunità hanno perduto in termini di
visibilità ed egli ritiene che anche questo livello di assimilazione, che significa assenza
di visibilità, vada preso in considerazione e approfondito, con particolare riguardo alle
seconde e terze generazioni.
Il PRESIDENTE invita ad una riflessione affinché si decida chi, una persona per Paese,
assumerà l’incarico di stilare la relazione. Dovrebbe essere presentato il quadro della
situazione, evidenziando i bisogni e le aspettative della comunità rispetto a questioni
irrisolte, e indicando le proposte. Qualora vi fossero le risorse, gli strumenti e la
29
possibilità di accedere alle informazioni, a suo avviso andrebbe realizzato anche un
lavoro più capillare, di conoscenza di altri problemi, prendendo pure in considerazione
l’aspetto dell’interscambio economico, per rilevare eventuali discordanze tra i dati
dell’ICE e quelli degli uffici a ciò preposti nei Paesi di accoglienza.
Egli provvederà a raccordare le diverse relazioni-paese per farle confluire in un unico
testo, che prima di trasmettere sottoporrà ai colleghi dell’area.
Il Ministro Torquato CARDILLI fa rilevare che nel predisporre la relazione è bene
rifarsi al dettato legislativo, che all’art. 8ter comma 4 dispone che sia annualmente
redatto un rapporto sui processi di integrazione delle comunità italiane residenti nelle
zone di pertinenza, sullo stato dei diritti e sui contenziosi bilaterali. Occorre fornire al
Governo un quadro realistico della situazione, per consentirgli di meglio difendere gli
interessi degli italiani, indicando se esistono discriminazioni, se vi sono problemi sul
piano del rispetto della legalità e inoltre qual è lo stato dei contenziosi bilaterali aperti.
I lavori, sospesi alle ore 13.10, riprendono alle ore 14.50
Il PRESIDENTE raccoglie le indicazioni relative ai Consiglieri che, per singolo Paese, si
incaricheranno di redigere una breve relazione: Bucchino per il Canada, Pinna per il
Sud Africa, Randazzo per l’Australia. Gli Stati Uniti faranno pervenire la loro decisione.
Punto 6 dell’OdG: Riforma CGIE: proposte d’area
Il PRESIDENTE ricorda che il CGIE nel suo precedente mandato ha elaborato una
proposta di riforma, sulla quale va ripresa la discussione. Rispetto al passato è stata
introdotta una novità: i Vice Segretari Generali presenteranno in Plenaria le riflessioni
delle Commissioni Continentali.
Augusto SORRISO (USA) solleva la questione dell’assenza, nel Comitato di
Presidenza, di un rappresentante del Sud Africa, area con problematiche diverse
rispetto agli altri Paesi anglofoni. Evidentemente c’è stata una mancanza di sensibilità
da parte dell’Assemblea al momento delle votazioni, e per evitare che in futuro si
ripetano simili eventualità egli ritiene necessaria una modifica della legge del CGIE, nel
senso che a eleggere i componenti del Comitato di Presidenza dovrebbero essere le
Commissioni Continentali, mentre la nomina del Segretario Generale andrebbe sempre
demandata all’Assemblea.
Al fine di dare rappresentanza a tutti gli Stati, propone che siano suggerite
all’Assemblea le seguenti modifiche alla legge istitutiva del Consiglio Generale e al
Regolamento: 1) che la rappresentanza dei singoli Stati nel CdP sia la più ampia
possibile; 2) che nessuno Stato abbia più di un rappresentante nel CdP (escludendo dal
computo il Segretario Generale); 3) che la nomina dei rappresentanti nel CdP sia, ove
possibile, di pertinenza dei Consiglieri dei singoli Stati, o con votazione in sede di
Commissioni Continentali, con un solo voto di preferenza. Con separata votazione, le
Commissioni Continentali dovrebbero eleggere i Vice Segretari d’area. Le nomine così
espresse andrebbero sottoposte all’approvazione dell’Assemblea Plenaria, la quale non
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potrà rigettarle senza motivazione, che comunque dovrà prescindere da appartenenze
politiche o espressioni di opinione.
Pone quindi un problema di copertura assicurativa durante gli spostamenti necessari
per assolvere ai compiti istituzionali.
Ritiene poi indispensabile definire con la massima precisione, eventualmente nel
Regolamento, le prerogative e i compiti del Comitato di Presidenza, e i diritti delle
singole rappresentanze, al fine di evitare future incomprensioni e corrispondenze di
sapore pirandelliano.
Il Ministro Torquato CARDILLI fa presente che l’art. 12 della legge del CGIE prevede
per i Consiglieri la copertura assicurativa per malattia e infortuni durante i periodi di
riunione; poiché ai fini dei rimborsi sono compresi anche i giorni prima e dopo le
riunioni, tutto il periodo risulta coperto.
Augusto SORRISO (USA) chiede che l’assicurazione sia estesa anche alla vita.
Il Ministro Torquato CARDILLI assicura che porterà la questione all’esame degli
organi competenti. Con riguardo alla proposta di modifica legislativa, premesso che
tutte le proposte hanno pari dignità, occorre però essere realisti e verificare quali sono
gli ostacoli. Per come è stata presentata, essa toglierebbe qualsiasi potere ai 29
Consiglieri di nomina governativa, ed egli non ritiene che possa essere accettata.
Augusto SORRISO (USA) esprime dubbi sull’opportunità che tali Consiglieri decidano
chi debba essere, ad esempio, il Vice Segretario dell’area anglofona. Ritiene che, nello
spirito della legge, il riferimento sia alla rappresentanza degli Stati, ed ai rappresentanti
degli italiani all’estero, che vivono in prima persona specifiche problematiche e hanno
un’approfondita conoscenza delle persone da eleggere, dovrebbe essere a suo avviso
riservata qualche prerogativa in più rispetto a Consiglieri di nomina governativa.
Per Walter DELLA NEBBIA (USA), di fatto nel CGIE esiste un impedimento a qualsiasi
cambiamento. Nello spirito della legge, le modiche dovrebbero basarsi sul concetto che
ciascuno conosce le problematiche dell’area alla quale appartiene, avendo presente, in
prospettiva, il compito di tramite del CGIE tra gli eletti al Parlamento e i Comites. Se si
sarà capaci di superare interessi personali, di partito e di area, si potrà dar vita a un
organismo eticamente perfetto.
Rocco DI TROLIO (Canada) chiede se vi sia la possibilità di continuare a disporre di
biglietti prepagati da Roma anche per i voli interni.
Il Ministro Torquato CARDILLI fa rilevare che la CIT del Ministero degli Esteri ha
sospeso la sua attività e che gli Organi di Controllo si sono espressi più di una volta
confermando che la legge parla di rimborso, cioè di spesa che viene anticipata e poi
rimborsata.
A Rocco Di Trolio (Canada), che considera che il problema è avere il rimborso in tempi
ragionevoli, risponde il Ministro Torquato CARDILLI che il rimborso è a vista, alla
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presentazione dei documenti e che il sistema amministrativo adottato dalla Segreteria è
il più efficiente all’interno del Ministero degli Esteri, grazie all’abnegazione del
personale addetto.
Il PRESIDENTE richiama il recente lutto della signora Lufino, a seguito del quale
potrebbero essersi verificati piccoli disguidi, ora comunque superati, e conferma che i
rimborsi sono sempre avvenuti in tempi ragionevoli rispetto alla consegna del biglietto
e delle carte di imbarco. Ricorda quindi che è allo studio una soluzione definitiva del
problema, rappresentata da una griglia con rimborsi forfetari. Poiché a tale soluzione
esistono obiezioni, dovrà essere affinata a seguito di una verifica dell’impatto; sarà poi
presentata a tutti i Consiglieri come proposta sulla quale esprimersi. Una soluzione di
questo tipo potrebbe essere adottata con una leggina, per la quale lo stesso Ministro
Tremaglia si è impegnato, oppure rientrare nella più vasta riforma del CGIE.
Pasquale NESTICO (USA) chiede che la copertura assicurativa riguardi anche la
disabilità.
Riccardo PINNA (Sud Africa) fa riferimento alla proposta del Consigliere Sorriso (USA)
per considerare che anche i Consiglieri di nomina governativa avranno la possibilità di
eleggere il proprio Vice Segretario Generale.
Gino BUCCHINO (Canada) ha seguito con attenzione la proposta del Consigliere
Sorriso (USA). Per una questione di sensibilità si potrebbe affermare che, laddove è
possibile, tutti gli Stati dovrebbero essere rappresentati, ma egli eviterebbe una codifica
legislativa in tal senso per non dare al Comitato di Presidenza, che è un organo
esecutivo, maggiore importanza di quella che ha. A difendere gli interessi degli Stati
provvedono, nella pari dignità, tutti i Consiglieri del CGIE.
Augusto SORRISO (USA) obietta che il CdP di fatto non è solo un organo esecutivo,
ma decide e gestisce tutte le tematiche, per cui è al suo interno che debbono essere
presenti le varie rappresentanze. E poiché, se manca la sensibilità, si determina una
situazione di difetto, deve essere la legge a dare indicazioni puntuali.
Tornando al punto all’ordine del giorno, Silvana MANGIONE (USA) conviene che, di
fronte a determinate esigenze, sia giusto rivedere i meccanismi di elezione dei vari
organi previsti dalla legge, ma occorre anzitutto definire i compiti di questo nuovo
Consiglio Generale nel momento in cui, nel 2006, verranno eletti i rappresentanti degli
italiani all’estero. Farà da tramite tra i Comites e i rappresentanti eletti – è stato detto - e
questa è certamente una delle funzioni fondamentali, auspicabilmente non la sola. Ella
ritiene che debba avere anche un compito di “istruzione“ delle istanze che poi devono
diventare oggetto di strumenti legislativi, analogamente a quanto in alcuni dei Paesi
anglofoni fanno le lobby.
Ricorda che nella precedente consigliatura si stava esaminando l’opportunità di
prevedere 4 Commissioni Continentali, corrispondenti ai 4 collegi nei quali si
eleggeranno i parlamentari italiani. Secondo tale suddivisione, l’Europa rimarrebbe da
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sola, dall’America Latina verrebbe staccato il Messico, che entrerebbe a far parte
dell’area anglofona ridisegnata, comprendente anche Canada e Stati Uniti, e la quarta
Commissione riguarderebbe l’Africa del Nord e del Sud, l’Asia e l’Australia. La prima
domanda da porsi è se si ritenga utile e necessario dare tale configurazione al CGIE, o
se invece si pensi che, avendo anzitutto un compito di analisi e di approfondimento, il
Consiglio Generale debba mantenere le attuali specificità. A tale domanda si potrà
rispondere solo quando sarà stato definito cosa deve fare il CGIE. Senza questa
conoscenza, se l’unica modifica consiste nell’ingessamento degli organi e dei
meccanismi di elezione delle persone, non si fa una riforma.
Nella prima modifica legislativa è stata commessa una serie di errori, determinati dal
fatto che, per quanto si sia tentato di non farlo, c’era una corrispondenza fra la
costruzione del nuovo CGIE e le presenze del primo CGIE, come se queste dovessero
essere immediatamente riconfermate, cosa che di fatto non si è verificata.
Ella invita a discutere e definire anzitutto di che cosa il Consiglio Generale si deve
occupare, e poi quale debba essere l’organizzazione interna; dopodiché sarà possibile
stabilire un adeguato meccanismo di elezione degli organi interni.
Walter DELLA NEBBIA (USA) ringrazia il Consigliere Silvana Mangione (USA) per
l’opportunità di riflettere sulla possibilità di dividere il CGIE in funzione dei collegi.
Quanto ai compiti, i Comites, organismi a livello locale più a contatto con i
connazionali, dovrebbero farsi portavoce delle problematiche presso i rappresentanti
del CGIE, ai quali spetterebbe il compito, dopo averle discusse, di presentare ai
parlamentari eletti proposte di soluzione. Pertanto i compiti del CGIE dovrebbero, a suo
avviso, restare immutati. Ciò che oggi manca è chi combatta per far sì che le proposte
trovino concretezza.
Riccardo PINNA (Sud Africa) obietta che oggi vi è qualcuno al quale ci si può rivolgere
e lotta in favore degli italiani all’estero.
Augusto SORRISO (USA) considera che è pur vero che il CGIE è un organo di
approfondimento, ma con l’elezione dei deputati della circoscrizione estero vi saranno
cambiamenti e occorre definire le competenze e le rappresentanze, tenendo nel giusto
conto anche le minoranze, la cui possibilità di espressione non deve dipendere
dall’altrui sensibilità. Ad evitare ciò mira la sua proposta.
Il PRESIDENTE afferma che la riflessione svolta sarà un utile contributo alla
discussione sulla riforma del CGIE, a meno che non si pensi di presentare una mozione.
In ogni caso, a lui non sembra esista un consenso su una formulazione che di fatto
modifichi la natura del Consiglio Generale.
Sulla proposta fatta egli potrebbe anche orientarsi favorevolmente – ma occorre una
riflessione – perché attualmente il CGIE ha un’Assemblea Plenaria, che costituisce il
momento deliberante, anche se è evidente che in alcune circostanze il CdP è chiamato
ad assolvere quel compito, perché l’Assemblea Plenaria si riunisce normalmente due
volte l’anno; e quindi il Comitato di Presidenza ha un ruolo importante.
Le Commissioni Continentali sono nate come momento di approfondimento tematico e
di conoscenza della realtà, per poter poi arricchire di nuovi elementi il dibattito in seno
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all’Assemblea Plenaria e nel CdP, nei momenti decisionali. Cambiando l’impostazione,
le Commissioni Continentali avrebbero un’organizzazione politico-elettorale autonoma
dall’Assemblea Plenaria. Con il termine “politico” egli intende fare riferimento al
confronto politico e non a partiti politici, anche se poi non nega che una maggiore
autonomia dal confronto politico italiano sarebbe auspicabile in seno a un organismo
che rappresenta le comunità italiane all’estero. Ma i tempi non sono maturi.
Sul tema della riforma la riflessione è orientata su un CGIE più maturo, che si confronti
con la rappresentanza parlamentare che ci si augura di avere. Poiché egli è dell’idea che
la riforma del CGIE non sia urgente, riterrebbe opportuno un rinvio per ridisegnarlo
con il contributo dei parlamentari, di idee e anche ai fini dell’iter della legge di riforma.
Posta in tali termini la questione, egli ritiene che avrebbe il consenso nell’Assemblea e
spazio ulteriore di riflessione, mentre la proposta del Consigliere Sorriso (USA)
rischierebbe di trovare una chiusura. Se la Commissione è d’accordo, si esprimerebbe in
questi termini nella presentazione dei lavori della Commissione Continentale
all’Assemblea Plenaria di dicembre. Nella sua relazione non vorrebbe essere ambiguo e
neppure riportare non correttamente i termini in cui è avvenuta la discussione.
La parte economica, poi, deve essere riconsiderata rivedendo i meccanismi.
Il problema che Augusto SORRISO (USA) pone è in termini di partecipazione, non di
politica, ed egli stigmatizza soprattutto il fatto che uno Stato possa non avere una
rappresentatività all’interno dell’Esecutivo.
Il PRESIDENTE invita a un’ulteriore riflessione, perché questa discussione potrebbe
essere circoscritta alle modalità elettorali, anziché ad una impostazione che di fatto
modifica la natura del CGIE, affidando alle Commissioni Continentali un compito che
attualmente è dell’Assemblea Plenaria. Con una modifica del sistema elettorale forse si
potrebbe raggiungere lo stesso risultato, senza stravolgere l’attuale impianto del
Consiglio Generale. Le conclusioni che egli si sente di trarre, avendo ascoltato gli
interventi, sono quelle indicate; è comunque possibile presentare una mozione e
metterla ai voti.
Augusto SORRISO (USA) chiederà senz’altro che sia messa ai voti la sua proposta. Si
continui pure, se si vuole, a dare delega alla sensibilità dei componenti il Consiglio
Generale, ma la sua posizione rimane quella di sempre: che ci sia la più ampia
rappresentatività. Parlare di snaturare il CGIE a suo avviso è soltanto un’esercitazione
mentale che non comprende, e la partecipazione del Sud Africa servirebbe
all’approfondimento di tematiche che darebbero un contributo positivo anche al CdP.
Francesco PAPANDREA (Australia) condivide in linea di principio l’idea che debba
esservi la rappresentanza più ampia possibile, ma non sosterrà la proposta del
Consigliere Sorriso (USA), che ritiene non compatibile con la legge.
Walter DELLA NEBBIA (USA) propone un compromesso. La proposta del Consigliere
Sorriso (USA) è passibile di aggiustamenti tecnici, ed egli pone la domanda se vi sia
l’accordo che in linea di principio si debba dare il maggiore spazio possibile ai vari
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Stati. In caso affermativo, si potrà valutare in quale momento e in quali termini
approfondire il discorso. In sostanza, egli intende accertare se l’attuale sistema sia
considerato perfetto, o se vi sia disponibilità a metterlo in discussione. In questi termini
proporrebbe la mozione.
Il PRESIDENTE sottolinea che il voto va espresso su una mozione chiara, della quale si
rimane in attesa.
Punto 7 dell’OdG: Federalismo e rappresentanza: analisi dai Paesi dell’area
anglofona
Il PRESIDENTE ricorda che a partire dal 2011 la rappresentanza parlamentare
disegnata al Senato e alla Camera dei Deputati cambierà a seguito della legge di
modifica costituzionale e di una proposta di legge ordinaria, che trasferirebbe il numero
di parlamentari della circoscrizione estero dal Senato alla Camera. La situazione che si
va delineando non è stata discussa dalla Commissione, ed egli ha ritenuto di inserire il
punto all’OdG affinché si esprimano valutazioni ed eventuali proposte alternative.
Gino BUCCHINO (Canada) si rammarica per la perdita, nel 2011, di 6 senatori. Anche
se il numero di parlamentari rimarrà invariato, tuttavia spiace non avere una
rappresentanza al Senato nella sua nuova impostazione federalista, per il fatto che
saranno proprio le Regioni ad assumere la maggioranza delle competenze relative agli
italiani all’estero. Non si avrà certo la capacità di recuperare i 6 senatori, ma una
sottolineatura in questo senso andrebbe fatta.
Riccardo PINNA (Sud Africa) osserva che ora si esprimono preoccupazioni in ordine
alla perdita di 6 senatori, ma il 4 ottobre 2004 alla Camera dei Deputati i Parlamentari di
centro-sinistra hanno votato contro la proposta di recupero dei suddetti 6 senatori, e se
non fosse stato per il centro-destra ora ben altri sarebbero i motivi per i quali
lamentarsi. Ricorda poi che quando, nel 2001, si votava la riforma costituzionale che
consentiva l’esercizio del voto all’estero, le forze del centro-sinistra erano assenti per
oltre il 60%, e se fosse dipeso da loro la legge non sarebbe stata approvata.
Ha la sensazione di una certa ipocrisia. È ben noto il motivo per cui il Sud Africa non è
rappresentato nel CdP: ha espresso due rappresentanti non appartenenti alla parte
politica che ha la maggioranza nel Consiglio Generale. Nella precedente consigliatura
del CGIE egli rappresentava il Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo; questa
volta è stato eletto dalla sua comunità, della quale intende rappresentare le istanze, le
problematiche, i progetti, senza deroghe e tentennamenti e, comunque si risolvano le
cose, alla comunità che rappresenta resterà fedele.
Si rammarica per il fatto che il CGIE e la stessa Commissione anglofona siano nelle
mani di coloro che Bruno Zoratto (già Consigliere della Germania) chiamava “i corvi
romani”. Si sta consentendo di essere strumentalizzati dalle poche persone che dirigono
le fila dei partiti di maggioranza all’interno del CGIE; si accetta la diffusione di notizie
di nessun conto e non di quelle che hanno reale importanza, relative a episodi che
andrebbero messi in luce, e nel suo intervento fa anche riferimento alla I Commissione
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Tematica. Sta assistendo ad una vergognosa faziosità, per cui si ha rispetto degli
interessi politici personali e non di quanto gli eletti in rappresentanza degli italiani
all’estero dovrebbero portare avanti.
Egli non ha ancora avuto risposta in merito ad alcuni problemi posti al CdP in
occasione dell’ultima riunione, della quale sarebbe stato auspicabile avere il verbale.
Anche se vi sono delle attenuanti, e un susseguirsi di impegni ha appesantito il lavoro
della Segreteria, tuttavia avrebbe gradito disporre, in questa riunione, di dati sulla cui
base discutere problematiche reali. A lui sembra che l’OdG sia stato stilato al fine di
poter parlare di qualche cosa, mentre a suo avviso ben altre problematiche si sarebbe
dovuto prendere in considerazione.
Il Ministro Torquato CARDILLI ricorda che tutti i verbali sono pubblicati in Internet
sul sito del CGIE.
Il PRESIDENTE tiene a sottolineare che l’ordine del giorno è stato predisposto con il
concorso di tutti i Consiglieri dell’area.
Ma, obietta Riccardo PINNA (Sud Africa) non è stato tenuto conto di nessuna delle
problematiche che egli aveva proposto al Comitato di Presidenza.
In ordine al riferimento del Consigliere Pinna (Sud Africa) alla Commissione
informazione e comunicazione, Nino RANDAZZO (Australia) tiene a chiarire che da
parte sua non vi è stata alcuna presa di posizione a nome di tale Commissione, alla
quale il riferimento è dunque fuori luogo.
A proposito delle questioni rappresentate dal Consigliere Pinna (Sud Africa) al CdP, che
non se ne sarebbe occupato, Silvana MANGIONE (USA) fa presente che su invito del
Comitato di Presidenza il dott. Magliaro (Direttore di RAI International) è intervenuto
alla recente riunione e, tra le altre cose, ha comunicato la notizia dell’avvenuta stipula
del contratto, per cui le trasmissioni in Sud Africa inizieranno al più presto. Il secondo
problema riguarda il fatto che, con la cessazione dei voli dell’Alitalia in Sud Africa, non
giungono più puntualmente i giornali e le riviste.
Riccardo PINNA (Sud Africa) fa rilevare che il problema è duplice, poiché esiste anche
quello del trasporto, che si aggraverà ulteriormente con la cessazione dei collegamenti
della South Africa Air-wais, cui l’Alitalia non dà il fly connection.
Silvana MANGIONE (USA) chiede che si informi in via ufficiale il CdP – e dà la
propria disponibilità a collaborare alla stesura del testo - in modo che possa intervenire
nelle sedi opportune.
Francesco PAPANDREA (Australia) interviene sulla questione della rappresentanza
politica per esprimere rammarico per il fatto che in futuro non si avranno i 6 senatori, e
vorrebbe capire, al di là delle polemiche politiche, qual è in proposito la posizione dei
Consiglieri e se si intenda accettare passivamente la situazione.
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Silvana MANGIONE (USA) riferisce che, in occasione dell’incontro a New York con la
delegazione della Commissione Affari Costituzionali del Senato, è stato per la prima
volta sollevato il problema della mancanza di rappresentanza al Senato. Si è detto che i
6 senatori erano stati tolti perché gli italiani all’estero non soddisferebbero il requisito
della rappresentanza territoriale, quando invece sono gli unici, nel momento in cui si
candidano, a dover essere residenti in quel collegio, contrariamente ai parlamentari
italiani, i quali si candidano laddove sono sicuri di essere eletti, a prescindere dalla
residenza. Dato che il Senato ridisegnato dovrebbe tra l’altro occuparsi di esaminare le
cause di sovrapposizione fra la legislazione regionale e quella dello Stato federale, e uno
dei campi di intervento anche legislativo delle Regioni è quello della loro
rappresentanza all’estero, a maggior ragione è importantissima in questo Senato,
comunque esso si configuri, la presenza di parlamentari eletti dagli italiani all’estero.
Propone pertanto, se la Commissione Continentale è d’accordo, che in proposito si
faccia un ordine del giorno.
Augusto SORRISO (USA) ritiene che non si sarebbe potuto ottenere miglior risultato,
quando è stata votata la legge. Che cosa si dovrebbe pretendere ora? Il numero
complessivo dei senatori sarà ridotto del 40%, e la decurtazione riguarda tutti gli
italiani, non soltanto quelli all’estero, per i quali però la rappresentanza è rimasta
numericamente invariata. Considerati gli specifici nuovi compiti del Senato, sarebbe
stato certo auspicabile avere in esso dei rappresentanti, ma tutto sommato è più
importante avere 18 parlamentari alla Camera, che 2-3 in un Senato a caratterizzazione
regionale. Pertanto, egli non voterà l’ordine del giorno.
Francesco PAPANDREA (Australia) fa rilevare che non vi sono state perdite in senso
numerico, ma si è perduta la possibilità di esprimersi in una sede parlamentare.
Il PRESIDENTE precisa anzitutto che l’ordine del giorno dovrebbe essere di proposta
che tenda a riconfermare, da italiani all’estero, l’esigenza di una rappresentanza piena.
Questa è la logica che ha mosso inizialmente il Parlamento, per cui la Costituzione è
stata modificata due volte in doppia lettura, con il concorso di tutte le forze politiche
sensibili alle questioni del mondo dell’emigrazione. Rispetto a quel percorso e a quegli
obiettivi, che nel 2006 consentiranno di votare e di eleggere una rappresentanza al
Senato e alla Camera dei Deputati, c’è ancora molto lavoro da fare con il Parlamento
poiché vi sono dei senatori, alcuni dei quali facenti capo all’attuale maggioranza di
Governo, che sostengono che il CGIE va eliminato. Occorre continuare a sensibilizzare il
mondo politico italiano e i partiti politici sulle esigenze degli italiani all’estero, ed egli
ritiene sbagliato rinunciare sin da ora alla rappresentanza al Senato.
Il Ministro Tremaglia ha cercato di recuperare una situazione che avrebbe di fatto
ridotto la quantità della rappresentanza, ma questo non significa che ne sia mantenuta
inalterata la qualità. In un sistema bicamerale, con un Senato che avrà competenze
diverse, ma non staccate dalla realtà e dal modo in cui all’estero ci si rapporta con le
realtà regionali, in quel tipo di Senato non è impensabile avere una rappresentanza, ed
egli ritiene sbagliato rinunciare in partenza. Tra l’altro, su tale ipotesi il CGIE non è
stato consultato, e anche questo è un fatto politico che va sottolineato. Se il Parlamento
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riduce il numero dei senatori in Italia non deve certo consultare il Consiglio Generale,
ma se viene a mancare la componente dei 6 senatori della circoscrizione estero, quanto
meno una discussione con il CGIE sarebbe stata necessaria, visto che la riforma
legislativa, come verrà attuata nel 2006, è scaturita dal lavoro comune delle maggiori
forze politiche in Parlamento, assieme al CGIE.
Augusto SORRISO (USA) fa rilevare che i senatori non sarebbero comunque 6, ma
forse 3, essendo stato ridotto il numero complessivo. A suo avviso avere nel 2011 6
deputati in più ha maggior peso che avere 3 senatori.
I lavori, sospesi alle ore 16.20, riprendono alle ore 16.40
Il PRESIDENTE propone di dare lettura della bozza di documento finale della prima
giornata di lavoro.
Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) legge il documento conclusivo su “Società,
integrazione, evoluzione e innovazione – Realtà e prospettive delle donne, mediatrici
fra culture e generazioni”.
Il PRESIDENTE ritiene opportuno che si faccia riferimento ai lavori della
“Commissione”, anziché della “Conferenza”, alla prima riga del primo paragrafo, e che
alla quarta riga si sostituiscano le parole: “della Conferenza” con le altre: “dei lavori”.
Silvana MANGIONE (USA) suggerisce che alla fine del secondo paragrafo sia
utilizzato il plurale: “italiane”; che alla fine della seconda riga del quarto paragrafo,
dopo le parole: “vere e proprie” si prosegua con: “e non solo madri…”. Osserva poi che
manca il punto alla fine del secondo paragrafo della seconda pagina. Il termine
“Conferenza” va sostituito con l’altro: “Commissione” e alla terza riga del punto 2. la
parola “creare” è opportuno sostituirla con l’altra: “costruire”.
Riccardo PINNA (Sud Africa) propone l’utilizzo del singolare alla quinta riga del
secondo capoverso, laddove si parla di tramandare “la tradizione”.
Con le modifiche apportate, il Documento conclusivo è approvato per acclamazione
(All. 10)
Il PRESIDENTE invita a riprendere la discussione sul punto 7 dell’OdG.
Walter DELLA NEBBIA (USA) ravvisa la necessità di sensibilizzare nei confronti delle
istanze del CGIE tutte le forze politiche, alcune delle quali hanno dato prova di
mancanza di sensibilità. Suggerisce che la Commissione esprima una “nota di
dispiacere” per la mancanza di interesse verso le problematiche del mondo
dell’emigrazione; si potrà forse, in tal modo, ottenere in futuro maggiore sostegno alle
posizioni del CGIE.
Riccardo PINNA (Sud Africa) propone di esprimere anche rammarico nei confronti
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delle forze politiche che hanno votato contro il reintegro dei numero dei parlamentari,
con l’aumento di 6 deputati in sostituzione dei 6 senatori.
Gino BUCCHINO (Canada) non è d’accordo, e non per un tentativo di difesa d’ufficio
di una parte politica. Ricorda che i rappresentanti dei connazionali all’estero sono stati
eletti nei Comites, e poi dai Comites, al di là di ogni riferimento politico, ed è opportuno
mantenere una posizione di distacco dalle forze politiche che hanno agito nell’uno o
nell’altro modo, limitandosi a rappresentare la comunità. Condivide che si debba
esprimere rammarico per quanto è avvenuto, ma senza riferimenti a particolari
schieramenti ed evitando un gioco di “botta e risposta” che non conduce a nulla e certo
non fa il bene della comunità.
Ad un’unica persona si deve riconoscenza, al Ministro Tremaglia, che ha salvato il
numero complessivo dei parlamentari della circoscrizione estero. In Parlamento – egli
aggiunge – c’è un partito trasversale che non ha capito e non è favorevole agli italiani
all’estero. Occorre evitare discussioni in cui vi è chi dice che la riforma costituzionale si
deve al Governo di centro-sinistra, ed è vero; è anche vero che la legge ordinaria è stata
voluta da un Governo di centro-destra e dal Ministro Tremaglia; ma è anche vero che a
suo tempo tutto il centro-destra, come pure i rappresentanti nel CGIE del centro-destra
si sono opposti al fatto che i candidati dovessero essere residenti all’estero.
Afferma di non aver inteso seguire il percorso della memoria come stimolo alla
discussione o per avere una risposta, me semplicemente per invitare a non fare
riferimenti di schieramento partitico.
Augusto SORRISO (USA) è dell’avviso che i comportamenti riprovevoli siano
comunque da censurare e che non sia il caso di tornare indietro nel tempo fino alla
Costituente, per verificare chi da allora ha operato bene e chi male. Concorda che il
recupero della situazione si deve ad una persona, e ritiene opportuno un riferimento
alle forze politiche che si sono opposte, pur indicando che hanno poi fatto ammenda.
Avanza infine un suggerimento: poiché gli italiani all’estero si considerano una Regione
nel mondo, e poiché nel Senato delle Regioni sono previste rappresentanze con diritto
di parola ma non di voto, si potrebbe valutare quali possibilità vi siano di avere in quel
consesso una rappresentanza simile a quella delle Regioni.
Dopo che il Ministro Torquato CARDILLI ha fatto rilevare che ciò implicherebbe un
ripensamento sui 18 deputati, Augusto SORRISO (USA) ritira la proposta.
Silvana MANGIONE (USA) ricorda che quando sono stati modificati gli artt. 48, 56 e
57 della Costituzione, a proposito dell’inserimento degli italiani all’estero nel Senato si
era sostenuto che la circoscrizione estero dovesse essere equiparata alla XXI Regione
italiana. È stata invece creata la circoscrizione virtuale, e perché sia sostenibile il
suggerimento del Consigliere Sorriso (USA) dovrebbe intervenire una modifica. Ritiene
doveroso per il CGIE indicare che si vogliono i 6 senatori, e questo non è un insulto
all’iniziativa del Ministro Tremaglia, il quale ha deciso almeno di tenere fermo il
numero; se la risposta sarà negativa, ci saranno comunque i 18 deputati. Non si tratta di
dire che siano tolti i 6 deputati, ma che siano ridati i 6 senatori. A suo avviso la
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Commissione dovrebbe sostenere la riattribuzione di sei seggi al Senato, evidenziando
tutte le ragioni per le quali è stato un errore toglierli.
Carlo CIOFI sottolinea che la Camera dei Deputati acquisirà in toto il ruolo del Senato,
destinato a diventare una Camera di serie B. Posto che al Ministro Tremaglia e al
Ministero degli Esteri interessa mantenere ciò che si ha per effetto di un accordo: 6
senatori e 12 deputati, nel momento in cui tutto è stato rimesso in discussione, si è corsi
ai ripari e il Ministro ha chiesto che i 6 senatori rientrassero nel compunto dei deputati.
Fa quindi presente che i senatori a vita, attualmente al Senato, passeranno tutti alla
Camera e diverranno Deputati a vita.
Aver conservato immutato il numero, acquisendo 6 deputati, è sicuramente una
vittoria. E poi, vi è stata soltanto un’approvazione in prima lettura, tutto è ancora in
itinere e fino al 2011 potranno intervenire chissà quante modifiche.
Il PRESIDENTE ricorda che la giornata di domani inizierà con la discussione sulla
questione interna all’area anglofona; si procederà poi con la discussione degli altri punti
all’OdG, dopodiché si potranno discutere e approvare gli ordini del giorno.
Punto 8 dell’OdG: Conferenza Stato-Regioni-PA-CGIE: coordinamento interventi
regionali
Il PRESIDENTE fa memoria che la Conferenza, prevista dalla legge del CGIE, deve
essere convocata nel 2005 dal Presidente del Consiglio dei Ministri ed invita i
Consiglieri presenti nella competente Commissione Tematica ad illustrare le eventuali
decisioni adottate nello scorso luglio.
Silvana MANGIONE (USA) precisa anzitutto che la Conferenza è “permanente”,
quindi esiste, e si riunisce in seduta plenaria almeno ogni tre anni.
La Commissione ha evidenziato anzitutto la necessità di chiederne al più presto la
convocazione formale, a seguito della quale viene stanziato il finanziamento, si riaprono
i lavori del tavolo di regia istituito con il documento finale della prima riunione
plenaria, e si possono prevedere incontri preparatori con i rappresentanti dei Ministeri
tassativamente elencati all’art. 17bis della legge istitutiva del CGIE. La VI Commissione
ha anche suggerito che la riunione plenaria si tenga dopo le elezioni regionali, per
l’ovvia ragione che è inutile dialogare con governatori che potrebbero non essere
riconfermati. In considerazione dell’urgenza della convocazione, la Commissione aveva
richiesto una riunione straordinaria, ormai non necessaria dal momento che si riunirà a
dicembre.
Al fine di conoscere le istanze regionali è stato inoltre suggerito, in preparazione della
plenaria, una riunione di tutte le Consulte dell’emigrazione. Per evitare aggravi di costi
per il CGIE, dato che le Consulte di tutte le Regioni devono riunirsi almeno una volta
l’anno, si potrebbe chiedere loro di fissare una data comune in un luogo comune.
Rocco DI TROLIO (Canada) ricorda che è stato anche chiesto che fossero fornite le leggi
regionali e che nelle varie Consulte fosse prevista la presenza di Consiglieri del CGIE.
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Silvana MANGIONE (USA) precisa che attualmente si presentano tre distinte
situazioni: le Consulte regionali non richiedono la presenza di Consiglieri del CGIE
nemmeno come esperti o invitati; le Consulte richiedono la presenza dei Consiglieri del
CGIE originari delle rispettive Regioni, come invitati ed esperti con diritto di parola ma
non di voto; vi è poi il caso delle Regioni Puglia e Friuli, che hanno modificato la legge
regionale stabilendo che i Consiglieri del CGIE eletti all’estero e provenienti da quelle
Regioni fanno parte di diritto e a pieno titolo delle loro Consulte. In questo senso è una
delle richieste già scaturite dalla prima riunione plenaria della Conferenza permanente.
Si è anche parlato di un fondo comune, ricorda Rocco DI TROLIO (Canada) e di
progetti comuni che vedano il coinvolgimento di italiani all’estero, indipendentemente
dalla provenienza regionale.
Carlo CIOFI assicura che il MIM sta seguendo la materia con la massima attenzione.
Alcuni Ministeri non hanno ancora nominato i propri rappresentanti, mentre la
Presidenza del Consiglio dei Ministri è pronta ad accogliere al proprio interno la nuova
struttura, e il Ministro La Loggia ha molto a cuore la Conferenza. Il Ministro Tremaglia
ha recentemente considerato la necessità di convocare le Consulte per una
concertazione assieme con il Ministro per gli Affari Regionali, e sarà sua cura
interessarsi per la convocazione in tempi rapidi e sollecitare il Ministro La Loggia
affinché siano designati i rappresentanti dei vari Ministeri.
Dopo questa illustrazione, il PRESIDENTE ritiene ci si debba domandare quali
contributi fornire alla Commissione Tematica in vista della preparazione della
Conferenza. La questione potrebbe essere affrontata in occasione della prima riunione
continentale all’estero del 2005, per offrire spunti ai Consiglieri d’area presenti nella
Commissione e avere proposte da portare in seno alla Conferenza.
Per Silvana MANGIONE (USA) ci si deve porre il problema di quale corrente di
pensiero accettare per quanto riguarda l’istituzione stessa della Conferenza
Permanente. Allo stato attuale, l’art. 17bis della legge istitutiva del CGIE al punto 6
recita: “La Conferenza ha il compito di indicare le linee programmatiche per la
realizzazione delle politiche del Governo, del Parlamento e delle Regioni per le
comunità italiane all’estero”, e al punto 7 indica che “Le linee programmatiche indicate
dalla Conferenza costituiscono l’indirizzo politico-amministrativo dell’attività del
CGIE”. Essendo l’istituzione della Conferenza Permanente nel corpo della legge
istitutiva, e attribuendo al CGIE una serie di prerogative e di presenza, quanto meno
sulla carta vi è una maggiore capacità di gestione di quanto diverrà poi l’armatura entro
la quale muoversi. Ma nella composizione della Conferenza Permanente al CGIE è
riservato un terzo dello spazio, e dunque risulta schiacciato da altri due terzi molto più
forti. Il precedente Consiglio Generale ha avanzato la proposta che l’istituzione della
Conferenza Permanente venga stralciata dalla legge istitutiva del Consiglio Generale e
diventi una legge separata, che però subirà una serie di modifiche volute dal legislatore,
che rappresentano un’incognita. Ella ritiene che sia necessaria un’approfondita
riflessione, dopo aver preso visione della bozza di legge separata.
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Il PRESIDENTE invita a riflettere sull’opportunità di assumere una posizione contraria
alla proposta di stralcio. A suo avviso, proposte che tolgono autonomia anche rispetto
al ruolo di coordinamento del CGIE vanno respinte, a meno che non vi sia un impegno
preciso del Governo e delle Amministrazioni coinvolte ad approvare velocemente la
proposta di legge e a creare le condizioni per una concertazione vera con il CGIE. Tali
garanzie attualmente mancano.
Gino BUCCHINO (Canada) propone di proseguire i lavori con la discussione del primo
punto all’ordine del giorno dell’indomani mattina.
Punto 9 dell’OdG: Anagrafe ed esercizio del diritto di voto
Il PRESIDENTE dà la parola al Ministro Benedetti, affinché illustri la situazione in
rapporto ai digitatori, alla gestione dell’anagrafe e ai lavori del Comitato
interministeriale.
La questione dei contrattisti il Ministro Adriano BENEDETTI ritiene sia nota nei
particolari e nell’evoluzione. La Rete consolare perderà entro l’anno 464 impiegati a
contratto a tempo determinato, 384 dei quali utilizzati per l’aggiornamento
dell’anagrafe e 80 soprattutto per i visti; nell’arco di poche settimane alcune sedi
perderanno fino al 40% dell’organico. All’inizio dell’anno la Direzione Generale aveva
cercato di promuovere un provvedimento che allargasse il contingente dei contrattisti a
tempo indeterminato, ma si è scontrata con la forte opposizione dei sindacati e la
proposta è stata bocciata in Commissione Finanze. L’altra possibilità, di estendere il
periodo di servizio degli impiegati a tempo determinato, in applicazione
dell’ordinamento locale in molti casi avrebbe comportato l’automatica trasformazione a
tempo indeterminato dei contratti. Si è ritenuto allora di fare ricorso ai digitatori, con i
quali non si stabilisce un rapporto contrattuale diretto, per cui non occorrono procedure
concorsuali. Non appena si conoscerà la disponibilità finanziaria riservata al capitolo,
saranno impartite istruzioni ai Consolati affinché possano procedere alla stipula di
accordi con le agenzie di lavoro interinale, con le quali potranno anche concordare che
coloro che erano stati assunti a tempo determinato e avevano maturato una certa
esperienza nella bonifica delle anagrafi, rientrino in servizio come digitatori.
Al di là di quanto sarà attribuito al capitolo digitatori, l’intenzione è di triplicarne la
disponibilità finanziaria mediante l’utilizzo della Tabella A, relativa a fondi accantonati
dal Ministero degli Esteri, per disporre di una somma non inferiore a 6 milioni di euro.
La D. G. provvederà nei prossimi giorni a diramare una richiesta di quantificazione
delle esigenze su questo capitolo, al fine di predisporre entro l’anno la programmazione
degli interventi e consentire alle Sedi di disporre del personale entro gennaio.
Non può mancare di esprimere preoccupazione, in vista degli impegni che attendono la
sua Direzione Generale, e dà atto al Ministro Tremaglia della sensibilità con la quale ha
costantemente riservato la massima attenzione a tutte le problematiche.
Il Comitato anagrafico si è costituito e si è suddiviso in gruppi di lavoro, uno dei quali è
volto a contemplare la possibilità di modifiche normative. Gli altri gruppi stanno
lavorando e si è deciso di procedere a un nuovo incrocio dei dati delle anagrafi
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consolari e dell’AIRE, che egli è convinto non risolverà i problemi. Alcune categorie
sfuggono, come quella di coloro che hanno acquisito recentemente la cittadinanza e non
risultano ancora iscritti a un Comune italiano e neppure all’AIRE. Il fatto che il Ministro
Tremaglia, che ha voluto presenziare all’inaugurazione del Comitato anagrafico, e che
lo stesso Ministro Frattini abbiano affermato la necessità di un intervento straordinario,
che dia una prevalenza all’anagrafe consolare, meno imperfetta dell’AIRE, è un passo
avanti notevolissimo, che però trova resistenza nei Prefetti. Si dovrà anche compiere
un’efficace opera di persuasione nei confronti dei rappresentanti del Ministero
dell’Interno per poter fare progressi consistenti. Egli ha chiesto di partecipare alle
riunioni del Comitato anagrafico e ritiene che ciò sarà possibile sin dalla prossima
riunione.
Il sistema, perfetto sulla carta ma non nell’applicazione pratica, è basato sulla rete
consolare, i Comuni e il Ministero dell’Interno; in caso di contrasto tra le due anagrafi,
la prevalenza è dell’AIRE. Anche qualora si attribuisse la prevalenza all’anagrafe
consolare, essa non può attribuire lo status di elettore a un cittadino italiano, poiché
deve esservi un riscontro presso i Comuni italiani. Egli intende proporre che lo status di
elettore continui ad essere riconosciuto dal Comune, e che la residenza dell’elettore sia
decisa dall’ente più vicino al cittadino all’estero, e dunque dal Consolato. Si ripropone
inoltre di affrontare le carenze del sistema individuando le diverse categorie di elettori
che mancano all’appello.
Confida che con il tempo lo stesso MAE apprezzi appieno la portata della prova che è
chiamata a gestire la struttura della DGIEPM, che sarà oggetto di scrutinio implacabile
da parte delle forze politiche che punteranno a concorrere per l’assegnazione dei seggi
all’estero. Ha cercato di rappresentare la questione anche ai più alti livelli ed è convinto
che con il passare dei mesi ci si renderà conto di quanto sia importante e decisivo
l’appuntamento elettorale, e quanto importante per l’immagine e la credibilità
dell’Amministrazione Pubblica lo svolgimento regolare della prova.
La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha avviato un’indagine conoscitiva
per suggerire eventuali modifiche in ordine soprattutto alla composizione dell’elenco
elettorale, e in modo particolare per verificare le modalità del voto, al fine di evitare le
distorsioni verificatesi con il referendum e le elezioni dei Comites, che in occasione di un
voto politico non dovrebbero intervenire.
Alla prova, della cui difficoltà ha piena consapevolezza, si cercherà di far fronte con
impegno, senso di responsabilità, spirito di equanimità, al di sopra di qualsiasi parte
politica. Egli confida nell’appoggio del CGIE nelle sue varie articolazioni, che ringrazia
per il sostegno dato nel far avanzare l’idea che con il sistema attuale si andrebbe verso
un disastro.
Augusto SORRISO (USA) lamenta che la delegazione della Commissione Affari
Costituzionali del Senato ha dato prova di totale impreparazione rispetto alle
problematiche, per cui la visita negli Stati Uniti è stata assolutamente deludente. Pone
quindi una serie di domande: se sia l’anagrafe consolare a chiedere all’AIRE lo status di
elettore; quali le motivazioni delle resistenze opposte dai Prefetti e dal Ministero
dell’Interno; se il numero dei digitatori che saranno assunti corrisponderà a quello,
peraltro insufficiente, dei precedenti contrattisti a tempo determinato.
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Giovanni RAPANA’ (Canada) pone l’accento sul fatto che, se saranno riassunte per
altra via persone che in passato hanno ricevuto un compenso superiore a quello
previsto per i digitatori, esiste il rischio di un calo di rendimento al punto che
potrebbero addirittura diventare un peso, anziché un aiuto per l’Amministrazione.
Poiché è stata prospettata la possibilità che gli attuali impiegati a contratto a tempo
determinato possano proseguire il rapporto di lavoro in qualità di digitatori, tramite
agenzie di servizi, Gino BUCCHINO (Canada) esprime la preoccupazione che possano
ripetersi spiacevoli episodi già verificatisi in occasione dell’assunzione dei contrattisti, o
che nel mondo si costituiscano fantomatiche società di servizi.
Dato che il punto in discussione riguarda l’esercizio del diritto di voto, e la situazione in
Canada non ha avuto finora un’evoluzione positiva, preannuncia la presentazione di un
ordine del giorno.
Silvana MANGIONE (USA) domanda se vi sia un gruppo di lavoro che prenda in
esame alcuni suggerimenti forniti allo scopo di garantire che non si ripetesse la
consegna, da parte di una sola persona, di parecchie buste con il voto.
Il PRESIDENTE pone la questione della postilla, che ha un costo di circa 70 dollari e
che di fatto non veniva adottata dal Consolato Generale di Melbourne, ma anche da
altri Consolati, esclusivamente per gli aggiornamenti anagrafici, mentre veniva
giustamente adottata per tutte le altre documentazioni. Si fa appello affinché si
aggiornino i dati anagrafici, si promuove una campagna di sensibilizzazione, ma un
aggiornamento oneroso crea un problema che in Australia al momento è un vero
ostacolo.
Il Ministro Adriano BENEDETTI chiarisce che le procedure a suo tempo utilizzate per
l’assunzione dei contrattisti a tempo determinato sono previste dalla legge e hanno
portato alla scelta di persone il cui contributo ha consentito di far avanzare
notevolmente la soluzione del problema della discrepanza dei dati. Non ha affermato
che attraverso il sistema dei digitatori si assumeranno i precedenti impiegati a tempo
determinato, ma soltanto che il sistema è flessibile e non contempla un rapporto diretto
tra digitatore e Ufficio consolare, perché c’è l’intermediazione della società di servizi. È
ovvio che a livello locale si cercheranno delle soluzioni. ed è opportuno lasciare agli
Uffici consolari una certa latitudine di iniziativa per ottenere il risultato migliore. Le
persone che sinora hanno lavorato come contrattisti, qualora venissero assunte come
digitatori, avrebbero un livello di retribuzione inferiore.
Si è calcolato che per consentire la presenza nella Rete diplomatico-consolare di 380
digitatori a tempo pieno per un anno occorrerebbero circa 11 milioni di euro; è stato
comunque indicato che almeno 6 milioni di euro dovrebbero essere resi disponibili. Si
stanno impartendo istruzioni alla Rete perché nei Paesi dove ci sono più Uffici consolari
si raggiunga una certa omogeneità di contrattazione con le società di servizi, visto che
in alcuni casi si sono riscontrate variazioni di costo da una città ad un’altra.
Rispondendo al Consigliere Sorriso (USA) sul funzionamento dell’AIRE, sottolinea la
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necessità di effettuare l’incrocio dei dati, anche perché nell’anagrafe consolare
compaiono più cittadini che nell’AIRE, ma esiste anche una quota di cittadini non
registrati nei Consolati, che invece compaiono nell’AIRE, e questi in particolare sono
casi da approfondire. Sulla base dell’attuale normativa, i nominativi che compaiono
nelle due anagrafi vengono inseriti nell’elenco elettorale. C’è poi il problema degli
indirizzi, e in proposito è stata raggiunta un’intesa verbale affinché siano presi per
buoni quelli risultanti all’Ufficio consolare. La proposta che egli intende avanzare ai
colleghi del Ministero dell’Interno è di identificare le varie categorie che mancano
all’appello, una delle quali è rappresentata da coloro che risultano all’anagrafe
consolare, ma per una serie di motivi non risultano in nessun Comune e quindi manca
la base necessaria per poter loro attribuire lo status di elettore. Il Consolato non può
certo riconoscere lo status di elettore in assenza di riscontro in alcun Comune italiano e
sarà necessario procedere a una modifica della normativa anagrafica. Riferisce che
all’anagrafe di Roma confluivano per l’iscrizione i nomi di tutti coloro che, soprattutto
di recente acquisizione di cittadinanza, non sapevano indicare esattamente il Comune
di origine. In quella sede l’arretrato delle registrazioni è massiccio e sarà necessario
intervenire con provvedimenti importanti.
Pone l’accento sulla questione della responsabilità della situazione, che non è tutta
attribuibile alla Pubblica Amministrazione, poiché vi è anche quella personale dei
cittadini che si trasferiscono all’estero e non rispettano la normativa, o di coloro che
cambiano indirizzo e non ne danno comunicazione al Consolato, al quale in genere ci si
rivolge soltanto in caso di necessità.
Una consistente categoria di persone risulta solo all’anagrafe consolare e non all’AIRE;
in questi casi il Consolato deve concludere che effettivamente esistono come residenti
all’estero e dovrebbe avere l’autorità di richiederne l’inserimento nell’elenco elettorale,
autorità che, sulla base della normativa, attualmente non ha. Egli si augura che, posti di
fronte alla constatazione del problema, i Prefetti e il Ministero dell’Interno decidano di
collaborare. È comprensibile che quest’ultimo sia restio a introdurre formule
innovative, ma si deve capire che si è in presenza di un sistema del tutto nuovo per la
normativa italiana: si è dato vita a una circoscrizione estero, e se nella circoscrizione
italiana i Comuni sono depositari della base documentale, per quanto riguarda la nuova
circoscrizione, all’estero l’equivalente dei Comuni sono gli Uffici consolari. Occorre uno
sforzo di immedesimazione in questa nuova tematica che egli spera il Ministero
dell’Interno compia.
Qualora si conseguisse un consistente miglioramento dell’attuale situazione,
analogamente a quanto fanno i Comuni italiani, alcuni mesi prima della prova elettorale
gli Uffici consolari potrebbero invitare le rispettive comunità a controllare le presenze
nell’elenco elettorale esposto nel Consolato. Occorre individuare forme opportune per
contenere le ipotesi di una invalidazione massiccia delle prossime elezioni, per una
discriminazione che qualcuno potrebbe opporre. Si sta procedendo ad approfondimenti
a tutto campo, ma per affrontare con buone probabilità di successo questa prova si deve
disporre di una Rete consolare capace di rispondere con risorse sostanziali, una Rete
che vedrà sparire 384 impiegati solo in maniera imperfetta sostituiti, e che ha affrontato
in moltissime sedi le prove del referendum e delle elezioni dei Comites concentrando le
risorse sull’attività elettorale e lasciando da parte le altre. Se la situazione era già di
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emergenza, questa si accentuerà più che mai.
Con la Commissione del Senato che l’ha convocato per un’audizione egli ha sostenuto il
principio che il momento elettorale è diventato ormai permanente, tanto è vero che
l’anno prossimo potrà esservi un referendum su materie ben più precise e coinvolgenti
rispetto alla prima volta.
A conclusione della giornata il PRESIDENTE ringrazia in particolare i Presidenti dei
Comites e tutti coloro che hanno seguito i lavori della Commissione Continentale.
I lavori terminano alle ore 18.30
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DOMENICA, 14 NOVEMBRE 2004 - I lavori iniziano alle ore 9.35
Presidenza del Vice Segretario Generale Marco FEDI
Nell’aprire i lavori della Commissione, il PRESIDENTE dà la parola al Consigliere
Della Nebbia (USA), perché illustri le motivazioni della richiesta di inserimento del
punto all’OdG relativo alla rappresentanza CGIE dell’area anglofona.
Punto 12 dell’OdG: Rappresentanza CGIE dell’area anglofona
La richiesta di Walter DELLA NEBBIA (USA) è motivata dall’esigenza di ottenere
indicazioni e risposte basate sull’esperienza di chi da tempo fa parte del CGIE.
Fa anzitutto riferimento a un articolo apparso su News Italia Press, nel quale il
Consigliere Silvana Mangione (USA) si definisce componente del Comitato di
Presidenza del CGIE in rappresentanza degli USA. La sua domanda è volta a conoscere
se sia corretto che una persona si dica rappresentante degli Stati Uniti nel Comitato di
Presidenza ed eventualmente quale debba essere l’esatta dicitura.
il Ministro Torquato CARDILLI precisa che la dicitura esatta è “ Componente del
Comitato di Presidenza” e, se si vuole specificare l’area geografica per la quale si è stati
eletti, “per i Paesi Anglofobi”o “per il gruppo di nomina governativa” ecc.
Silvana MANGIONE (USA) fa presente che quanto riportato su News Italia Press non
corrisponde a una sua affermazione, che mai avrebbe fatto e che, del resto, nell’articolo
non è indicato che sia di Silvana Mangione. Ella non rilascia più interviste a quella
testata, che è solita enfatizzare o modificare quanto viene detto.
Walter DELLA NEBBIA (USA) propone all’attenzione un altro articolo.
Il Ministro Torquato CARDILLI fa notare che quand’anche gli articoli fossero più
numerosi, si deve prendere atto della dichiarazione del Consigliere Silvana Mangione
(USA).
Il PRESIDENTE invita il Consigliere Della Nebbia (USA) a illustrare in tempi
ragionevoli il punto all’ordine del giorno, con tutti i riferimenti che ritiene opportuni,
dopodiché si aprirà la discussione.
Walter DELLA NEBBIA (USA) informa preliminarmente che la seconda parte del suo
intervento si baserà su informazioni richieste al Vice Segretario Generale, al Segretario
Generale e al Consigliere Silvana Mangione (USA). Non avendo ancora a disposizione il
verbale dell’ultima riunione del CdP, alcune sue affermazioni potrebbero essere non
corrette, per cui chiede l’eventuale conforto del Presidente.
Facendo riferimento al fatto che gli Stati Uniti non sono riusciti a invitare un esperto ai
lavori della Commissione Continentale, fa un breve excursus cronologico degli
avvenimenti indicando che lo scorso 20 settembre, in occasione di una riunione
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informale dei Consiglieri del CGIE degli USA, è stata posta la necessità di nominare un
esperto. A seguito di uno scambio di e-mail, sul nominativo di un esperto sono stati
espressi 3 voti favorevoli su 5, e successivamente i Consiglieri non hanno più affrontato
tra di loro la questione, che è stata invece portata all’attenzione del Comitato di
Presidenza; ed egli vorrebbe conoscere su quali basi vengono assunte le decisioni. Nel
CdP si è proceduto a una votazione su due nominativi, della quale chiede i dettagli su
chi ha votato per chi, assieme a quella relativa agli esperti del Sud Africa, che ha lasciato
al CdP la scelta fra due nominativi proposti. Ritiene vi sia stata una prevaricazione da
parte di un organismo che – è stato detto – ha funzioni esecutive.
Chiede quindi un chiarimento in ordine alla nota di monito indirizzatagli sia dal Vice
Segretario che dal Segretario Generale, in quanto non ha assolutamente capito quali
errori abbia commesso.
Il PRESIDENTE non vorrebbe mostrare reticenza nell’affrontare il tema, che però –
avverte – esula dalla rappresentanza.
Walter DELLA NEBBIA (USA) fa presente che la sua richiesta ha riguardato
l’inserimento di un punto all’ordine del giorno sulla “situazione politica e
rappresentativa all’interno della zona anglofona extraeuropea”.
L’individuazione degli esperti sicuramente non rientra in quella fattispecie, nota il
PRESIDENTE. Ha ben presente la lettera che ha indirizzato al Consigliere Della Nebbia
(USA), e quella del Segretario Generale gli sembra fosse sostanzialmente di conferma,
senza alcun monito a Consiglieri, se non un richiamo agli Stati Uniti a lavorare insieme
per trovare un consenso, quando è necessario esprimerlo. Per ragioni oggettive, legate a
scelte di bilancio e a metodi di lavoro, il CdP ha assunto una decisione che va rispettata
ed egli ha inviato a tutti i Consiglieri d’area la richiesta di individuare un esperto. Dagli
Stati Uniti sono pervenuti due curricula, uno dei quali con l’indicazione che quel
nominativo era sostenuto da 3 Consiglieri su 5, e l’altro senza alcuna indicazione. In tali
termini egli li ha trasmessi al Comitato di Presidenza.
Ricorda che la normativa vigente non prevede una procedura per l’individuazione degli
esperti, se non il fatto che il Comitato di Presidenza di volta in volta li invita, a seconda
delle esigenze. È evidente che il CdP preferirebbe non effettuare scelte, e non ha mai
modificato le decisioni dei Paesi; in questo caso è stato costretto a farlo perché avrebbe
messo in discussione una delibera da esso stesso presa, di autorizzare la partecipazione
di un solo esperto dagli Stati Uniti. Nel prendere la decisione, che è ben illustrata nella
lettera, si è dovuto tenere conto di una discussione avvenuta in seno al Comitato di
Presidenza rispetto a prese di posizione di alcuni Consiglieri, e questo ha portato alla
successiva, sofferta e inevitabile decisione, a suo avviso negativa ma rispetto alla quale
conferma piena responsabilità, avendola lui stesso proposta. La sua lettera si è conclusa
con l’appello affinché tra tutti i Paesi si possa trovare consenso, rispettando le
indicazioni date.
Ai fini di una conoscenza dettagliata di come si è svolta la discussione e la successiva
votazione, ammesso che la cosa abbia qualche rilevanza dal momento che la decisione
del CdP è collegiale, rimanda al verbale che è disponibile in Internet.
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Il Ministro Torquato CARDILLI fa notare che nei verbali si è sempre indicato il
risultato delle votazioni senza personalizzare il voto, a meno che un Consigliere prima
della votazione non esprima una dichiarazione di voto chiedendo che sia messa a
verbale.
Quanto ai verbali, essi vengono pubblicati per esteso su Internet e quello del CdP lo è
stato lo scorso giovedì. La sintesi, documento più agile che consente un’immediata
visione delle decisioni, sarà disponibile nei prossimi giorni, dopo l’approvazione del
Segretario Generale.
Riccardo PINNA (Sud Africa) non ha compreso i motivi che hanno portato
all’esclusione di un esperto ed egli ritiene che né il CdP né la Commissione anglofona
abbiano fatto una bella figura, oltre tutto avendo perduto un contributo. Chiede inoltre
il motivo per cui è mancato anche l’esperto del Canada. È stata organizzata una
Commissione Continentale con un tema preciso e di grande interesse, che però ha
perduto il 50% dei contributi attesi, ed egli a questo punto desidera conoscere come si
stiano spendendo i soldi dei contribuenti, poiché questa Commissione appare oggi ai
suoi occhi una “bufala”.
Il PRESIDENTE chiede conferma di quanto dichiarato dal Consigliere Pinna (Sud
Africa) e cioè se egli ritiene che questa Commissione Continentale sia stata
complessivamente una “bufala”.
Riccardo PINNA (Sud Africa) intendeva che è stato decurtato il 50% dei contributi
previsti.
Il Ministro Torquato CARDILLI tiene a sottolineare che il 50% è riferito esclusivamente
ai contributi esterni, perché gli esperti australiani sono tutti intervenuti.
Il PRESIDENTE non condivide la valutazione offensiva del contributo che hanno dato
le donne nella prima giornata, e del lavoro complessivamente svolto.
Riccardo PINNA (Sud Africa) precisa che la sua non ha inteso essere una valutazione
offensiva. Egli ha semplicemente affermato che per il 50% è stata una “bufala” perché si
sarebbero dovuti avere i contributi di altri due dei quattro Paesi dell’area anglofona.
Il PRESIDENTE afferma che risponderà alle questioni poste per quanto gli compete.
Non era sua intenzione riaprire la discussione sofferta che si è svolta all’interno del
Comitato di Presidenza, e anzitutto non condivide la valutazione che il CdP abbia fatto
una brutta figura, anzi, ha voluto tutelare il buon nome del Consiglio Generale evitando
che una polemica si aprisse in sede di Commissione Continentale nei confronti di una
esperta individuata in base al curriculum presentato, con un voto che il CdP ha espresso
ma che non avrebbe voluto esprimere. Si è dunque ritenuto di non invitare esperti dagli
Stati Uniti, anche perché sono state mosse accuse originariamente anonime, e poi
sottoscritte da Consiglieri del CGIE, che sono state verbalizzate e che non intende
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ripetere.
Per quanto riguarda la mancata partecipazione dell’esperto dal Canada, dà la parola al
Consigliere Bucchino (Canada).
Gino BUCCHINO (Canada) riferisce che, sulla base di un curriculum trasmesso anche al
Comitato di Presidenza e alla Segreteria, il Canada aveva individuato un esperto di
grande valore, che si era deciso di invitare prima ancora che questi presentasse il suo
programma di intervento. Quando, a meno di venti giorni dalla data della riunione
continentale, egli è venuto a conoscenza della relazione che sarebbe stata presentata, si è
reso conto che era totalmente inadeguata e fuori tema, poiché riguardava la legge 153.
Alla risposta negativa dell’esperto in ordine alla possibilità di stilare una diversa
relazione, anche in considerazione del preciso richiamo del CdP a non invitare esperti
che tali non sono, si è deciso di chiedergli di non intervenire. A quel punto era troppo
tardi per indicare un altro esperto.
Dopo quanto si è verificato nella precedente Commissione Continentale di Buenos
Aires, aggiunge il Ministro Torquato CARDILLI, nella quale un esperto proveniente
dal Cile, invitato a trattare il tema della cittadinanza, deragliando totalmente dal tema
assegnato ha sparato a zero contro il voto all’estero, il Comitato di Presidenza si è
trovato nella necessità di esprimere un forte richiamo ad invitare esperti reali e,
soprattutto, a prendere cognizione delle relazioni prima della loro presentazione.
Riccardo PINNA (Sud Africa) è venuto a conoscenza che nel CdP sono state mosse
critiche al fatto che il Sud Africa ha indicato due esperti, ed egli ricorda di avere
ricevuto una lettera dal Vice Segretario Generale con la quale gli si comunicava che a
quel momento erano pervenuti unicamente dagli Stati Uniti i curricula relativi a due
nominativi; pertanto il quadro definitivo degli esperti sarebbe stato definito nella
riunione del CdP dei giorni dal 18 al 20 ottobre. La lettera concludeva con l’invito ad
inviare eventuali altre proposte entro il 14 ottobre; egli ha individuato due esperti che
riteneva all’altezza del tema da trattare e li ha presentati al Comitato di Presidenza.
Il PRESIDENTE tiene a precisare che nessuna critica è stata indirizzata al Consigliere
Pinna (Sud Africa) o al Sud Africa. La decisione di scegliere un solo esperto era già stata
comunicata, ed egli non l’ha ripetuta nella seconda comunicazione, che voleva essere un
richiamo a tutti a proporre gli esperti. Forse c’è stata un’incomprensione, ma non è
possibile ogni volta tornare a ripetere cose ormai note.
Riccardo PINNA (Sud Africa) afferma che la sua scelta non sarebbe stata diversa da
quella del CdP. Fa poi notare che quando ci si rivolge ad esperti, in genere personalità
di valore, è imbarazzante dir loro che debbono viaggiare in economy class. Egli si è
premurato di chiarire all’esperta le condizioni, ma poiché non sapeva che non fosse
previsto il biglietto prepagato, ha provveduto di persona ad anticipare il costo del
biglietto.
La norma, ricorda il Ministro Torquato CARDILLI parla di rimborso delle spese.
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Assicura poi il suo impegno a cercare di convincere gli Organi di Controllo ad essere
più benevoli quando si tratti di personalità.
Per Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) è importante che la Commissione
Continentale mantenga il metodo di lavoro che si è data, con la prima giornata di lavoro
dedicata all’esplorazione di un tema importante, da affrontare avvalendosi del
contributo di persone qualificate, che ella ritiene fondamentale provengano dai diversi
Paesi dell’area.
Walter DELLA NEBBIA (USA) intende dare seguito al suo precedente intervento e
riferisce di avere un altro articolo a firma del Consigliere Silvana Mangione (USA), che
si definisce componente del Comitato di Presidenza del CGIE per gli USA. Se si vuole
mantenere il dibattito in ambito corretto occorre evitare affermazioni non veritiere: il
Consigliere Silvana Mangione aveva asserito di non essersi mai espressa nei termini
suddetti.
Il PRESIDENTE ripete quanto già detto dal Segretario e cioè che la formulazione
corretta dovrebbe essere: Consigliere per gli Stati Uniti e componente del Comitato di
Presidenza; non si è però componente del Comitato di Presidenza per gli Stati Uniti.
Rivolto al Presidente, Walter DELLA NEBBIA (USA) asserisce di averlo votato in
Assemblea Plenaria come leader dell’area, ma un leader deve assumersi la responsabilità
delle decisioni. Ha affermato che la deliberazione di votare sull’esperto è stata sofferta,
ma perché non ha usato la sua leadership perché la decisione fosse assunta negli Stati
Uniti? Tra l’altro a lui risulterebbe, e ne chiede conferma, che si sia astenuto dal votare.
Il PRESIDENTE non ha certo divulgato informazioni di questo tipo, e comunque
ricorda perfettamente il suo voto.
Walter DELLA NEBBIA (USA) ribadisce che in presenza di una situazione di difficoltà
il Vice Segretario Generale avrebbe dovuto invitare i Consiglieri degli Stati Uniti a
risolvere il problema al loro interno.
Pone quindi due ordini di questioni: se sia giusto e morale votare su un esperto; per
quale motivo l’altro esperto non è stato invitato. Il CdP ha proceduto a una votazione,
secondo lui ingiusta ma comunque democratica, però da una buona leadership agli Stati
Uniti sarebbe dovuta giungere l’indicazione di trovare un accordo tra i cinque
Consiglieri, non avendo il leader alcuna intenzione di portare la problematica in una
sede cui non compete. Sfortunatamente in sede locale non vi è stato alcun tentativo di
ricerca di soluzione, ma è stata piuttosto assunta una posizione per cui se non si era
d’accordo, la questione sarebbe stata sottoposta al CdP; un atteggiamento da
condannare, perché le magre figure poi sono del CGIE.
Come Consigliere, egli non ha altro modo di rappresentare le sue opinioni se non
tramite il Vice Segretario Generale; ma se questi, che ieri ha letto l’art. 2 della
Costituzione europea, che afferma la necessità di proteggere le minoranze, non se ne fa
portavoce, chi altri può farlo? Astenersi non è sufficiente; si deve essere anche capaci di
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prendere decisioni difficili.
È stato messo in discussione il sistema democratico di cui ci si è avvalsi in uno Stato per
effettuare una scelta, e addirittura in una sua e-mail il Vice Segretario Generale ha
sostenuto che “affidare la selezione degli esperti semplicemente al gioco delle
maggioranze è sempre rischioso per la democrazia”. Egli è convinto che democrazia
significhi espressione del voto; si è stati eletti con un metodo democratico e non si può
usare il concetto di democrazia in modo diverso a seconda delle convenienze, poiché
così ci si allontana dalla democrazia.
Ritiene importante capire come si è giunti al voto. Se è vero che vi è stata una
maggioranza, con due astenuti, egli immagina che ci si possa anche chiedere chi sia
stato a fare opera di convincimento perché ci si esprimesse in tal modo. Tra l’altro, se la
componente del CdP eletta negli USA aveva un interesse personale nella scelta
dell’esperto, per il rispetto della democrazia non avrebbe dovuto partecipare alla
votazione. Il Vice Segretario Generale e l’intero Comitato di Presidenza devono tutelare
i Consiglieri del CGIE da fatti del genere.
Il PRESIDENTE si domanda quando l’argomento sarà affrontato nella sua interezza,
per poi trarre delle conclusioni. Egli ha già risposto alle questioni poste, rinviando al
verbale del Comitato di Presidenza. Se si vuole essere costruttivi occorre formulare
proposte concrete, che saranno poi sottoposte al CdP, il quale deciderà tenendo conto di
quanto dispone la legge. Infatti, nessuno ha il potere di impegnare il CdP, ma a tutti
incombe l’obbligo di recargli le proposte così come sono presentate, e questo è avvenuto
nel caso degli esperti degli Stati Uniti.
Augusto SORRISO (USA) ritiene vi siano stati abusi da parte del Comitato di
Presidenza. All’art. 6 comma 2 della legge del CGIE si dice che il CdP può “invitare”
personalità; all’art. 9 il legislatore usa il termine “autorizzare”, e in questo caso si tratta
di esperti. Pertanto, il legislatore ha voluto diversificare i due aspetti, delle personalità e
degli esperti, invitando e autorizzando. Ma chi autorizza? A suo parere il Segretario del
CGIE, il Vice Segretario Generale o i Presidenti delle Commissioni; dipende da chi è
stata richiesta l’autorizzazione. Nel caso specifico, a suo avviso, il Vice Segretario
Generale avrebbe dovuto richiedere e il CdP autorizzare, non decidere sull’invito,
perché altrimenti si tornerebbe al comma 2 dell’art. 6, che però non prevede l’invito ad
esperti. Questo è il primo abuso, che in passato si sarebbe configurato come abuso di
potere in atti di ufficio; la legge però è cambiata, e quindi potrebbe esservi una censura,
ma egli non vorrebbe arrivare a questo, poiché si sta discutendo di un metodo e tale
discussione ritiene sia utile a tutti.
Il secondo abuso è dato dal fatto che chi presenta una persona non deve esprimere il
voto, e addirittura un tempo era previsto che si uscisse dall’aula dove si teneva la
votazione.
Con riguardo al terzo abuso, si potrebbe entrare nel merito delle persone, ma preferisce
mantenersi sulle generali. In presenza di due candidati, entrambi validissimi, quando
uno viene meno per motivi che non è il caso di discutere, non vi è ragione perché l’altro
non sia invitato. In sostanza, non avrebbe dovuto esservi discussione, ma una volta che
l’abuso è stato fatto, ne è stato commesso anche un altro non invitando un candidato
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ritenuto validissimo.
Esprime l’opinione che i Consiglieri presenti, qualora eletti al prossimo Parlamento
sarebbero sicuramente ottimi onorevoli di partito, ma altrettanto sicuramente non
ottimi onorevoli per la comunità che risiede all’estero, perché non ha ancora assistito a
una votazione in cui sono state prese le parti di una minoranza. È necessario
individuare una metodologia che sia più rispondente alla legge, se non si vuole che per
tutelare i propri diritti la minoranza proceda per vie diverse. La maggioranza non è
sovrana, esiste anche la giustizia, e il CdP non ha il potere di decidere tutto per tutti.
L’invito ad esperti deve necessariamente competere ai rappresentanti dei singoli Paesi,
che a livello locale hanno un’approfondita conoscenza delle persone, le cui
caratteristiche non possono essere sintetizzate in un curriculum.
Per quanto riguarda il Canada c’è stata indubbiamente una carenza, ma va dato atto
dell’onestà mentale del Consigliere Bucchino (Canada), il quale ha inteso evitare un
danno maggiore.
Il suo invito è a ricercare, in vista della prossima riunione continentale, una soluzione
che tenga conto delle necessità di tutti.
Il Ministro Torquato CARDILLI invita a calibrare attentamente i termini usati. Il
Consigliere Sorriso (USA) ha mosso accuse di abuso, parola che richiama
immediatamente un titolo da codice penale. Non vi è stato alcun abuso; semmai si
potrebbe dire che vi è un’assenza di metodologia.
Silvana MANGIONE (USA) osserva che è troppo facile accusare di abusi, senza fare
riferimento alla ragione per la quale il CdP è stato costretto a una seconda votazione.
Valutando la situazione nel suo insieme, rileva che esiste un problema contingente e
uno di carattere generale, che va risolto; poi c’è la legge, che all’art. 9 non dice soltanto
che il Comitato di Presidenza autorizza, ma anche – ed è fondamentale – che il CGIE
provvede a eventuali spese di viaggio e soggiorno; e al punto 4 dello stesso articolo si
dice che “il CdP sceglie e indica le priorità di spesa per l’attività del CGIE”. Esiste
dunque, da parte del CdP, la responsabilità di autorizzare la spesa per la venuta
dell’esperto e, laddove si crei una situazione in cui si debba scegliere tra due, la scelta è
anche l’autorizzazione della spesa, che deve essere giustificata non dalla bravura in
generale dell’esperto, che in nessuno dei due casi era in discussione, ma dalla specifica
conoscenza dell’argomento da trattare.
Quando con i colleghi degli Stati Uniti si è posta la questione della scelta dell’esperto,
da effettuare sulla base del tema fissato, come metodo di lavoro il collega Sorriso (USA)
ha ipotizzato due possibilità: a rotazione o sulla base di una votazione. Ella ha aggiunto
che si poteva anche prevedere l’eventualità di addivenire ad un consenso. Alla richiesta
se avesse qualcuno da suggerire, avendo ripercorso mentalmente l’iter del Seminario
del ’97, di quello di Lecce, della Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo nella quale
proprio lei ha stilato e presentato la Relazione per le donne italiane nel mondo alla
giornata di apertura, ha pensato a Maria Fosco, che ha brevemente presentato ai
colleghi, dai quali le è sembrato di capire che la scelta fosse autorizzata. Ha pertanto
proceduto a prendere contatto con l’esperta e, nello stesso giorno in cui essa ha sciolto
la riserva accettando l’incarico, le è giunto il curriculum di un’altra persona, esperta di
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eccezionale preparazione in una materia che sarà affrontata in un’altra Commissione
Continentale, essendo italianista presso un college degli Stati Uniti. A questo punto non
aveva altra possibilità che sottoporre al CdP entrambi i curricula. Quanto all’accusa di
abuso, sottolinea che per correttezza si è astenuta dal voto ed eventualmente mai
avrebbe votato per l’esperta da lei suggerita, cosa che sarebbe stata di una volgarità
morale che non le appartiene.
La decisione è stata presa. Ma il giorno successivo è giunta una denuncia, inizialmente
anonima e poi firmata da un collega del CdP, che per iscritto ha dichiarato di averla
ricevuta dai Consiglieri degli Stati Uniti Centofanti, Della Nebbia e Sorriso, sicché il
CdP, su suggerimento del Vice Segretario Generale, per non creare imbarazzo ad alcuna
delle due esperte ha deciso di rinunciare ad entrambe, ed ella ha avuto mandato di
informare l’esperta Fosco della decisione intervenuta e della motivazione.
Il Consigliere Ferretti (Italia) ha firmato una copia della lettera già anonima, che lei ha
consegnato a New York alla persona in questione, ricevendo in cambio copia della
sentenza nel processo richiamato da quella lettera, che chiede di essere autorizzata a
distribuire. A seguito del suggerimento del Presidente, si limita a sottolineare che
l’esperta non è tra le persone querelate e a dare lettura del testo della sentenza
medesima. Riferisce che il documento è in mano agli avvocati sia di Maria Fosco che di
Joseph Scelza, del Calandra Institute, della City University of New York, della Polizia di
New York e della FBI, che sta cercando di rintracciare l’origine della lettera anonima
spedita via e-mail.
I Consiglieri degli Stati Uniti hanno due possibilità di scelta, una delle quali è
proseguire nel braccio di ferro. Si può continuare a votare; in tal caso a vincere sarà
sempre la stessa maggioranza e qualsiasi decisione sarà da lei accettata, poiché è agli
ordini di quanto decide la delegazione degli Stati Uniti. Però, chi invoca che la
maggioranza non è sovrana e c’è anche la giustizia, dovrebbe ricordare che questo vale
in due sensi, sia nel caso in cui all’interno di un gruppo di cinque la maggioranza sia 3 a
2, sia quando all’interno di un numero maggiore di persone la maggioranza è 60 a 31. E’
dell’avviso che si debba rivalutare il fatto che si è stati eletti non dai partiti, ma dai
rappresentanti dei Comites e delle associazioni degli Stati Uniti e suggerisce di chiudere
questo incidente, nel quale ritiene che ognuno abbia commesso degli errori. È l’ora zero
e da zero invita a ripartire, in quanto gli Stati Uniti sono una componente troppo
importante del CGIE per potersi permettere di minimizzare se stessi con piccole beghe
interne. Esorta a lavorare insieme discutendo in totale serenità in quale città tenere la
prossima Commissione Continentale, con quale tema e con quali esperti. Quanto al
problema generale, occorre darsi delle procedure, cercando di decidere insieme per il
meglio.
Poiché non sembra esservi consenso a chiudere a la discussione, il PRESIDENTE invita
a limitare gli interventi a 2 minuti per avanzare proposte, auspicando che vi sia da parte
di tutti la migliore volontà per superare il problema.
Per Pasquale NESTICO (USA), se si vuole procedere democraticamente occorre
iniziare sin da questa riunione. Poiché vi è chi interviene più volte e altri no, suggerisce
di stabilire una consecutio degli interventi, piuttosto che procedere ad assegnare la
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parola per alzata di mano, poiché a farlo sono sempre le stesse persone.
Riccardo PINNA (Sud Africa) propone di censurare l’intervento del Consigliere Nestico.
Il PRESIDENTE non è un censore, ed è evidente che nelle regole della democrazia chi
chiede la parola ha diritto di parlare. Poiché quando si affronta un tema che riguarda un
Paese gli altri Consiglieri si sentono esclusi, egli invita a una sensibilità nei confronti dei
colleghi.
Walter DELLA NEBBIA (USA) accetta i toni concilianti del Consigliere Silvana
Mangione (USA) e si dice certo che questo possa essere l’inizio di un futuro migliore.
Augusto SORRISO (USA) coglie una nota positiva nelle parole del Consigliere Silvana
Mangione (USA), che ritiene di buon auspicio per evitare futuri disguidi. Prima di
concludere la partita tiene però a sottolineare che la sua proposta di rotazione o di
qualsiasi altro metodo per la scelta degli esperti è stata conseguente all’affermazione del
Consigliere Silvana Mangione (USA), che gli esperti li designa il CdP, poiché egli è
convinto che tale potere non debba essere deferito ad altri. Ribadisce la necessità di
darsi un complessivo metodo di lavoro, che potrebbe anche riguardare la sola
Commissione anglofona.
Il PRESIDENTE chiude il punto all’ordine del giorno con l’impegno comune di trovare
una soluzione di tipo metodologico. Condivide la dichiarazione del Ministro Cardilli
che non vi è stato alcun abuso. Il CdP non ha mai messo in discussione, fino alla seduta
di ottobre, le indicazioni provenienti dai Paesi, e neppure in questa circostanza avrebbe
voluto farlo, ma ha dovuto per mantenere fede a una delibera da esso stesso approvata.
Il richiamo è a tenere conto delle indicazioni del CdP, il quale farà di tutto per seguire
quelle che pervengono dai Paesi, purché conformi alla legge.
Rispetto alla metodologia, appare ragionevole che i componenti del CdP si astengano
dal presentare proposte; si può fare ricorso ad una serie di punti di riferimento
(Comites, associazionismo, Consoli) per individuare le persone maggiormente
qualificate ad intervenire sui vari argomenti, e poi il consenso va ritrovato all’interno
del Paese.
In assenza di obiezioni rispetto a queste proposte, che insieme ai colleghi che ne fanno
parte egli porterà al CdP, ritiene si possa dichiarare concluso l’argomento.
Invita i colleghi a predisporre e consegnare al Ministro Cardilli eventuali ordini del
giorno, che devono essere poi sottoposti all’approvazione della Commissione.
Augusto SORRISO (USA) ribadisce perplessità e preoccupazione in ordine ai lavori
futuri della Commissione anglofona e del Comitato di Presidenza, per via dell’anomala
situazione per cui un Paese non è rappresentato nel CdP. Esiste un malessere che chiede
che il Vice Segretario Generale rappresenti al CdP e possibilmente all’Assemblea
Plenaria.
Poiché è compito del Vice Segretario fare una relazione d’area, il PRESIDENTE vi
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inserirà i temi affrontati nel contesto della discussione di ieri sulla riforma del CGIE.
Punto 10 dell’OdG: Conferenza dei giovani di origine italiana nel mondo
Il PRESIDENTE ricorda l’impegno del CGIE a che si tenga la Conferenza, che era anche
tra le priorità del Governo. Si tratta di verificare se è ancora in agenda e quali saranno i
tempi di realizzazione di questo importante appuntamento.
Il Ministro Adriano BENEDETTI riferisce che la DGIEPM ha richiesto l’inserimento
nella Tabella A della somma necessaria per realizzare la Conferenza. Il relativo
provvedimento legislativo dovrà essere promosso e varato.
Francesco PAPANDREA (Australia) sottolinea l’importanza di questa Conferenza e la
necessità di adoperarsi al fine di realizzarla al più presto. In tal senso dovrebbe attivarsi
il Consiglio Generale.
Riccardo PINNA (Sud Africa) concorda con il Consigliere Papandrea (Australia), e
aggiunge che anche in Sud Africa si fa un gran parlare dei giovani, ma ben poche sono
le azioni concrete. I giovani che si avvicinano all’associazionismo spesso si scontrano
con notevoli difficoltà, date dalla mancanza di strutture o da conflitti di mentalità.
Auspica che la Conferenza possa essere realizzata al più presto, anche per incoraggiare i
giovani a partecipare maggiormente alla vita associativa delle comunità.
Ricercando la collaborazione di tutti i colleghi dell’area, propone che ci si adoperi per
mettere in contatto le associazioni che stanno nascendo, sostenere le iniziative dei
giovani e promuovere un interscambio per lo meno per via telematica. Insieme ad altri
quattro colleghi dell’area egli fa parte della VII Commissione Tematica, che deve
svolgere un compito di informazione, coordinamento, animazione perché i giovani
giungano preparati alla riunione mondiale.
Carlo CIOFI prende atto della richiesta, da due anni reiterata, perché si realizzi la
Conferenza dei giovani, che anche il Ministro Tremaglia reputa importantissima. A
nome del Ministro egli assume l’impegno di adoperarsi per quanto possibile per una
rapida approvazione della legge, considerato anche che i fondi relativi sono già stati
stanziati, ed invita l’Ufficio legislativo del MAE, che sarà sollecitato dal MIM, ad
attivarsi con urgenza.
Il PRESIDENTE ringrazia per l’impegno assunto e ricorda di aver proposto, in attesa
dell’approvazione della legge e che inizi l’iter organizzativo, di dedicare al tema dei
giovani un’Assemblea Plenaria, possibilmente la prima del 2005, invitando esponenti di
quel mondo in qualità di esperti. Si tratta di iniziare a ragionare in termini concreti, ed
egli vorrebbe capire se vi è un consenso a portare tale proposta all’attenzione del CdP e
dell’Assemblea.
Domenico MAROZZI (Canada) esprime il suo accordo alla proposta e ricorda che alla
prossima Assemblea Plenaria è prevista la presentazione della ricerca sui giovani, che
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consentirà di disporre di materiale utile per impostare i lavori. Si domanda poi quale
sorte abbia avuto una vecchia proposta di legge in proposito.
Giovanni RAPANA’ (Canada) concorda appieno sull’urgenza di realizzare la
Conferenza e ritiene che in proposito andrebbe presentato un ordine del giorno.
Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) conviene con la proposta del Vice Segretario
Generale e sottolinea l’importanza di una rapida definizione dei tempi al fine di
organizzare nel migliore dei modi l’evento, collegandosi con la rete dei giovani per
identificare le persone in grado di offrire validi contributi.
Nino RANDAZZO (Australia) fa rilevare che la rete di giovani di cui parla il
Consigliere Daniela Tuffanelli Costa (Australia) esiste a livello regionale, ed a suo avviso
attraverso le Regioni, le quali riescono ad organizzare conferenze dei giovani
corregionali in tutto il mondo (fenomeno interessante da studiare) vi sono maggiori
possibilità di coinvolgere quelle nuove generazioni che sembrano quasi irrecuperabili
linguisticamente e culturalmente. Che cosa poi si possa fare dovranno deciderlo i
giovani stessi, che potrebbero essere coinvolti anche nel dibattito in sede di Conferenza
Stato-Regioni-PA-CGIE.
Riccardo PINNA (Sud Africa) si dice perplesso su questa proposta, poiché ha avuto
modo di verificare che a livello delle associazioni regionali certe scelte sono effettuate
sulla base di valutazioni discutibili. Il Consiglio Generale si è dato una regola per
quanto riguarda gli esperti, e la stessa deve valere per i giovani, i quali devono essere in
grado di fornire contributi di valore e altamente qualificati, tali da consentire di
realizzare una conferenza mondiale degna di questo nome. Il Consiglio Generale, che
ha avuto la fiducia della comunità, deve assumere la responsabilità di far sì che il
denaro pubblico sia ben investito.
Francesco PAPANDREA (Australia) apprezza lo spirito che ha mosso il Consigliere
Randazzo (Australia) a dare un suggerimento, che però non condivide. Nella sua recente
riunione a Canberra il coordinamento dei Presidenti dei Comites ha preso in
considerazione proprio l’argomento giovani, sottolineando la necessità di lasciare loro
spazio di espressione e si dice certo che in Australia si saprà individuare chi potrà
recare alla Conferenza contributi di spessore.
Domenico MAROZZI (Canada) sottolinea l’importanza dei Comites nelle comunità e i
nuovi Comites, che stanno programmando il lavoro dei prossimi cinque anni, è
auspicabile che organizzino specifiche Commissioni di lavoro gestite da giovani. Il
Comites dell’Alberta ha costituito una Commissione che si interessa in particolare di
problematiche giovanili e forse il CGIE potrebbe stimolare quelli che non vi abbiano già
provveduto a istituire commissioni di questo tipo, al fine di lavorare tutti insieme alla
costruzione di un evento della cui importanza si è tutti convinti.
Il PRESIDENTE ritiene che la discussione sul punto si possa chiudere con una proposta
da rivolgere al CdP, e che troverà spazio anche nella relazione da presentare
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all’Assemblea Plenaria, affinché si dedichi possibilmente la prima assemblea plenaria
del 2005 alla questione dei giovani. Tale proposta dovrebbe essere sufficientemente
dettagliata da indicare anche il numero di esperti, che comunque non può essere
superiore a 20, ripartiti in modo equilibrato tra le aree e i Paesi. Si potranno interpellare
gli altri Vice Segretari Generali per appurare la disponibilità a fissare un numero per
area.
In considerazione dell’argomento, Augusto SORRISO (USA) ritiene troppo limitato il
numero di 20 esperti.
Il Ministro Torquato CARDILLI invita a tenere presente che per legge l’ordine del
giorno è fissato dal Segretario Generale, dopo aver consultato come è consuetudine il
Comitato di Presidenza.
Punto 11 dell’OdG: Sicurezza, assistenza e tutela sociale: l’attività di associazioni e
patronati e le problematiche specifiche d’area
Il PRESIDENTE ritiene che la Commissione debba ribadire il ruolo centrale dei
Patronati nel sostenere l’attività dei Consolati, di tutela dei diritti delle comunità, e nel
mantenere efficace ed efficiente la rete di protezione sociale. Nonostante essi non siano
mai ufficialmente entrati nella dimensione della Convenzione bilaterale, il Social
Security australiano utilizza la rete dei Patronati per diffondere informazioni, e sempre
più per l’erogazione di servizi, e tiene incontri periodici con il gruppo di studio dei
Patronati, ai quali talvolta partecipano anche gli istituti di previdenza, in particolare
l’INPS.
Segnala che il rateo di pensione di novembre è stato ridotto di una quota sostanziale,
corrispondente all’incirca all’importo in euro degli assegni al nucleo familiare, ed egli
prega il dott. Ciofi di prenderne atto e riferirne al Ministro Tremaglia, sempre molto
attento in particolare alla questione pensionistica. Da parte dell’INPS tale riduzione non
è stata anticipata da nessun tipo di informazione e in questi giorni i Patronati sono per i
pensionati un punto di riferimento. Essi hanno sempre dimostrato impegno, sensibilità
e disponibilità verso i connazionali; occorre che l’INPS dimostri la stessa sensibilità.
Riccardo PINNA (Sud Africa) si asterrà dal sostenere i Patronati, con riguardo ai quali a
livello locale vi sono problemi di una certa serietà che si sta tentando di affrontare.
A proposito delle problematiche specifiche di area, segnala che la comunità di circa 800
italiani che risiede nello Zimbawe ha seri problemi di approvvigionamento di
medicinali, necessari per circa 300 di loro. Tramite associazioni e con l’impegno del
Comitato Tricolore Italiani nel Mondo in Sud Africa egli è riuscito a garantire la
sponsorizzazione per il trasporto di medicinali destinati alla cura di malattie della terza
età, che sembra siano donati da alcune industrie farmaceutiche italiane. Alla richiesta di
patrocinio rivolta all’Ambasciata, l’Ambasciatore ha risposto che occorre
l’autorizzazione dalla Farnesina, e dunque un lungo iter burocratico, mentre quelle
persone necessitano di aiuti immediati ed egli non sa come regolarsi. Alle domande da
lui poste soltanto dalla Cooperazione è giunta una risposta. Fa quindi presente che ogni
viaggio garantisce medicinali per sei mesi.
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Gli è giunto un documento nel quale è evidenziato un fenomeno che si sta
radicalizzando nel settore dei lavori pubblici in Sud Africa, dove si è affermato il black
empowerment ed è concreto il rischio di una vera e propria discriminazione razziale. La
comunità italiana è discriminata perché non appartenente alla radice boera e perché
europea, e ne è riprova il fatto che nessun italo-sudafricano ricopre un incarico
istituzionale. Con la nuova democrazia si sta subendo l’affirmative action e il rischio è che
nei prossimi dieci anni il Sud Africa diventi come lo Zimbawe. Non sa quali problemi si
stiano incontrando a livello di accordi fra Stati, e vorrebbe gli venissero dati
suggerimenti su come regolarsi per aiutare le comunità. Anche in Mozambico, dove
risiede un limitato numero di italiani, vi sono problemi ed egli necessita di indicazioni
di comportamento e di conoscere quali canali seguire per evitare eventuali incidenti.
Poiché negli Stati Uniti vi sono industrie farmaceutiche che attuano programmi di aiuto,
Pasquale NESTICO (USA) invita il Consigliere Pinna (Sud Africa) a mettersi in contatto
con lui, che forse potrà essergli utile.
Il PRESIDENTE assicura che la situazione presentata avrà una particolare
sottolineatura nella relazione al CdP e ravvisa l’opportunità di investire della questione
l’Amministrazione degli Esteri.
Non appena rientrerà in sede Riccardo PINNA (Sud Africa) approfondirà la reale
portata dei problemi, e ne darà conto nella riunione di dicembre.
Il Ministro Adriano BENEDETTI ha preso buona nota della decurtazione operata sui
ratei pensionistici di novembre e ne chiederà conto nelle sedi opportune. Quanto allo
Zimbawe, che sta attraversando una fase politica e sociale estremamente difficile, egli
non ha notizia della problematica sollevata. Il capitolo sull’assistenza della DGIEPM
non consente il finanziamento del trasporto di medicinali donati, che potrebbe forse
essere assicurato dalla Cooperazione italiana presente in Zimbawe.
Sulla base delle notizie sommarie di cui è in possesso, Riccardo PINNA (Sud Africa)
ritiene che proprio la Cooperazione abbia trovato chi sponsorizza la donazione dei
medicinali, e l’organizzazione italiana che si è rivolta ai Consiglieri del CGIE, e ha
garantito la copertura delle spese di trasporto, chiede il patrocinio dell’Ambasciata
italiana anche per dimostrare, di fronte alla mobilitazione di tutte le comunità in favore
dei propri cittadini, che pure l’Italia qualcosa sta facendo.
Perché il progetto vada a buon fine, il Ministro Adriano BENEDETTI ritiene che sia
senz’altro richiesto l’intervento dell’Ambasciata, dal momento che esistono problemi di
pagamento di imposte doganali che, se applicate, stravolgerebbero l’equilibrio del
progetto stesso. Pertanto l’Ambasciata dovrebbe intervenire per chiedere la libera
importazione. La Direzione Generale, che non è informata sull’argomento, valuterà con
l’Ambasciatore quanto potrà essere fatto, e comunque egli non ritiene necessaria
un’autorizzazione da Roma perché l’Ambasciata sdogani a suo nome i carichi di
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medicinali. Rimane in attesa di eventuali maggiori informazioni da parte del
Consigliere.
Quanto alla seconda questione prospettata, afferma di non conoscere la situazione.
Sembra di essere in presenza di una esplicitazione dell’affirmative action a favore delle
popolazioni di colore, che costituisce un carico addizionale per le imprese che
intendono partecipare a gare pubbliche, e il Consigliere Pinna (Sud Africa) ha
manifestato il timore che questo possa trasformarsi in un’ulteriore discriminazione a
danno dei connazionali. Chiede che gli sia consegnato il documento al quale il
Consigliere ha fatto riferimento, al fine di avere una base che gli consenta di intervenire
presso l’Ambasciatore quanto meno per chiedere spiegazioni. Se questa è la nuova
politica del Governo sudafricano, non sarà facile per l’Ambasciata intervenire per
modificare il corso delle cose; assicura che in ogni caso fornirà, per il tramite della
Segreteria, tutte le informazioni di cui verrà in possesso.
Il Ministro Torquato CARDILLI ricorda al Consigliere Pinna (Sud Africa) che l’art. 8bis
comma 4 della legge del CGIE stabilisce che il Consiglio Generale può deliberare di
affidare la rappresentanza delle comunità italiane che vivono in Paesi non compresi
nella tabella ad uno o più Consiglieri residenti in Paesi limitrofi. Suggerisce pertanto al
Consigliere di richiedere all’Assemblea Plenaria che gli affidi la rappresentanza di quei
Paesi vicini al Sud Africa, al momento sottratti alla sua giurisdizione, poiché tale atto
formale rafforzerebbe la difesa degli interessi degli italiani che vi risiedono.
Tale soluzione può essere senz’altro proposta all’Assemblea Plenaria, afferma il
PRESIDENTE. Ciò non toglie, aggiunge il Ministro Adriano BENEDETTI, che egli
potrebbe attivarsi anche da subito.
I lavori, sospesi alle ore 11.35, riprendono alle ore 12.10
Gino BUCCHINO (Canada) dà lettura della proposta di ordine del giorno n. 1, sul voto
in Canada.
Il Ministro Adriano BENEDETTI formula due osservazioni. Nella parte dispositiva, le
parole: “rafforzamento dell’azione diplomatica” suonano critiche ed a suo avviso
ingiuste nei confronti dell’Amministrazione, che sta facendo il possibile. Suggerirebbe
che si ricorresse all’espressione: “nel quadro della prosecuzione dell’azione
diplomatica”. Si domanda poi se sia opportuno esplicitare con chiarezza il fatto che il
Governo canadese nutre delle perplessità, o se non sia preferibile fare riferimento al
perdurare dell’incertezza sull’orientamento del Governo canadese.
Gino BUCCHINO (Canada) conviene senz’altro sulla proposta del Ministro Benedetti.
Quanto alla seconda questione, immagina che il Ministro abbia buone ragioni per
invitare a una riflessione.
Parlando di perplessità si esprime un giudizio di valore, afferma il Ministro Adriano
BENEDETTI, mentre l’incertezza è una constatazione.
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Giovanni RAPANA’ (Canada) invita a considerare che il Governo canadese verrà a
conoscenza dell’ordine del giorno e fa appello all’esperienza del Ministro Benedetti,
perché indichi l’approccio migliore.
Silvana MANGIONE (USA) considera che sono stati fatti talmente tanti ordini del
giorno che uno in più non aggiunge elementi di novità, ma sottolineare la posizione
negativa del Governo canadese potrebbe determinare un irrigidimento. Poiché l’azione
diplomatica è in corso, in questo momento è forse preferibile tacere, e preannuncia che
si asterrà dal votare questo ordine del giorno.
Walter DELLA NEBBIA (USA) condivide le considerazioni del Consigliere Silvana
Mangione (USA), ma seguirà l’orientamento della maggioranza.
Gino BUCCHINO (Canada) ritiene valide e meritevoli di riflessione le osservazioni del
Consigliere Mangione (USA). Si è consapevoli che l’azione diplomatica è in atto, ma
anche che vi sono forti perplessità da parte del Governo canadese. Vi è la ferma volontà
di mantenere alta l’attenzione dei Ministeri interessati sul fatto che non ci si può
permettere di mancare all’appuntamento del voto; si tratta di valutare se un nuovo
ordine del giorno potrebbe recare danno all’azione diplomatica ed è per questo che
riterrà valido il consiglio che potrà venire dal Ministro Benedetti e dal dott. Ciofi.
Il Ministro Adriano BENEDETTI non crede che un ordine del giorno, per quanto
autorevole, possa aggiungere pressione all’azione dell’Amministrazione e non sa quale
impatto potrebbe avere sul Governo canadese, qualora ne venisse a conoscenza.
Suggerirebbe di considerare l’opportunità di un ordine del giorno di questo tipo in
occasione della prossima Assemblea Plenaria.
Carlo CIOFI concorda con la posizione del Ministro Benedetti, anche perché lo stesso
Ministro Tremaglia ha affrontato la questione con l’Ambasciatore canadese.
Domenico MAROZZI (Canada) ritiene opportuno per ora soprassedere a qualsiasi
iniziativa, mantenendo alta l’attenzione e, anche in considerazione delle ricerche che si
stanno effettuando, rinviando la decisione alla prossima Assemblea Plenaria.
Silvana MANGIONE (USA) considera che nella prossima Plenaria, se saranno
disponibili i risultati delle ricerche in atto, si avranno maggiori argomenti di cui
avvalersi.
Pasquale NESTICO (USA) è dell’idea che, essendo stato presentato in Assemblea
Plenaria il precedente ordine del giorno, in quella stessa sede dovrebbe esserlo anche il
prossimo.
Giovanni RAPANA’ (Canada) ritiene che proprio la Commissione anglofona, che è la
più informata e attenta ai problemi dell’area, non dovrebbe mancare occasione di
metterli in risalto. Un nuovo ordine del giorno non modifica la situazione ma conferma
l’attenzione al problema.
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Gino BUCCHINO (Canada) propone, se i colleghi sono d’accordo, di ritirare l’ordine
del giorno, in attesa degli sviluppi della situazione, poiché nel verbale e nella relazione
si darà conto della discussione intervenuta sulla questione.
L’ordine del giorno è ritirato.
Gino BUCCHINO (Canada) dà lettura di un altro ordine del giorno n. 1 (già 2).
A Silvana MANGIONE (USA) il testo appare troppo specifico. Ella aveva stilato una
breve bozza di ordine del giorno per esprimere apprezzamento al Ministro Tremaglia
non soltanto per il decreto ad hoc, ma anche per l’intervento mirante allo scongelamento
dei fondi del cap. 3106 e per una serie di altre iniziative. Suggerisce, se ritenuto
opportuno, che il testo sia integrato in questo senso.
Gino BUCCHINO (Canada) riterrebbe di lasciare immutato l’ordine del giorno,
specificamente rivolto al particolare e urgentissimo problema del finanziamento dei
Comites. Si può individuare in quale altro modo esprimere apprezzamento per l’azione
complessiva del Ministro Tremaglia.
Silvana MANGIONE (USA) suggerisce di eliminare la parola “scorso” all’ultima riga
del primo capoverso.
Messo in votazione, l’OdG n. 1 “Finanziamento ai Comites” è approvato all’unanimità
(All. 11)
Francesco PAPANDREA (Australia) dà lettura dell’OdG n. 2, sul ripristino della
rappresentanza nel Senato degli italiani all’estero.
Riccardo PINNA (Sud Africa) è d’accordo soltanto in via di principio, poiché vi è il
rischio che sia sottratta una rappresentanza parlamentare sicuramente più importante
per gli italiani all’estero, rispetto a quella nel nuovo Senato che si va delineando.
Per Walter DELLA NEBBIA (USA) la situazione è complessa e andrebbe maggiormente
approfondita prima di assumere una posizione.
Augusto SORRISO (USA) concorda con il Consigliere Pinna (Sud Africa) nella
considerazione dei ridotti poteri del futuro Senato. Egli è convinto che un eventuale
ordine del giorno non rappresenterebbe che l’espressione di un auspicio della
Commissione; potrebbe però determinarsi il rischio, qualora venisse preso in
considerazione, di una decurtazione della rappresentanza degli italiani all’estero
proporzionale a quella delle Regioni italiane.
Il PRESIDENTE fa rilevare che l’ordine del giorno non fa riferimento ai 18 deputati non
ancora acquisiti e a una loro eventuale riduzione, ma è volto ad ottenere anche al Senato
(senza indicare numeri) un modo per rappresentare la voce degli italiani all’estero,
61
fermo restando l’obiettivo identificato dal Ministro Tremaglia nel suo intervento in sede
di discussione sulla riforma costituzionale.
Per Augusto SORRISO (USA) la mancanza di un’indicazione numerica potrebbe
costituire una lacuna e semmai si dovrebbe rafforzare la richiesta di 18 deputati alla
Camera e chiedere una rappresentanza al Senato. Pur convinto che un ordine del giorno
non abbia la capacità di modificare una situazione, qualora la formulazione fosse quella
indicata egli esprimerebbe senz’altro accordo.
Pasquale NESTICO (USA) ritiene che ci si dovrebbe anzitutto domandare quante siano
le possibilità di ottenere 18 deputati e se non esista invece il rischio di non vedere
aumentare la rappresentanza alla Camera e di perdere quella al Senato. È pertanto
favorevole all’ordine del giorno.
Fermo restando quanto dichiarato precedentemente, Walter DELLA NEBBIA (USA)
ritiene importante che questo, come qualsiasi altro ordine del giorno, sia approvato
possibilmente all’unanimità, per non dare il segno di una divisione interna.
Il PRESIDENTE raccoglie l’obiezione del Ministro Cardilli, che la Commissione
Continentale ha competenze continentali, mentre si sta discutendo un argomento che
riguarda l’intero CGIE. Personalmente ritiene che la Commissione possa intervenire su
qualsiasi tema, anche per essere di stimolo all’Assemblea Plenaria, che deciderà quale
posizione prendere qualora questo argomento fosse all’ordine del giorno. L’esito
dell’eventuale votazione sarà riportato nella relazione del Vice Segretario Generale,
anche con l’illustrazione della discussione democratica in corso.
Per Walter DELLA NEBBIA (USA), considerato che gli obiettivi sono comuni, occorre
disporre del tempo necessario per individuare il sistema migliore per cercare di
conseguirli.
Francesco PAPANDREA (Australia) sottolinea che la motivazione dell’ordine del
giorno è il mantenimento della rappresentanza degli italiani all’estero nelle due
Camere, ed egli ritiene ingiusto che questa sia sottratta in una Camera che comunque
sarà importante. Se realmente la Commissione Continentale non è autorizzata a trattare
temi di carattere generale, potrebbe chiedere che sia il CGIE ad affrontare la questione.
Il PRESIDENTE non vede problemi rispetto all’impostazione. Si tratta di una
riflessione della Commissione, come peraltro è avvenuto quando si è ragionato sulla
riforma del CGIE, una materia che dovrà essere oggetto di discussione e votazione in
Assemblea Plenaria.
Silvana MANGIONE (USA) nota che le Commissioni discutono e presentano la
posizione delle aree continentali sui temi generali che poi l’Assemblea va ad affrontare.
Sottolinea la pericolosità di mettere in discussione l’utilità dell’approvazione degli
ordini del giorno, che invece nel tempo hanno dimostrato di consentire risultati, come
62
ad esempio nel caso del diritto all’elettorato attivo riconosciuto dal Governo canadese,
per cui le trattative attualmente in corso riguardano il solo elettorato passivo. La cosa
più importante da sostenere è la dignità del CGIE, e quindi la sua funzione di
definizione delle esigenze e di proposta delle soluzioni.
Aggiunge poi che all’ultima riga sarebbe preferibile si dicesse: “che venga ripristinata
nel Senato che si sta ridisegnando la rappresentanza…” , anziché: “che venga
ripristinata la rappresentanza nel Senato…”.
Gino BUCCHINO (Canada) rivendica la piena rappresentatività degli italiani all’estero
in tutti gli organismi possibili e che si debba chiedere di essere presenti in tutte le sedi;
all’Assemblea Plenaria può essere utile conoscere che un’area si è espressa in maniera
chiara su questo importante problema. Qualora il termine “ripristinata” si pensi possa
dare adito a che si incorra nei pericoli paventati dal Consigliere Pinna (Sud Africa) e
altri, suggerisce la seguente dicitura: “chiede che venga assicurata (o mantenuta) la
rappresentanza degli italiani all’estero anche nel nuovo Senato delle Regioni”.
Il Ministro Torquato CARDILLI afferma che nella sua funzione ha il dovere di
ricordare il rispetto di certe forme: se nell’ordine del giorno non è indicato a chi è rivolta
la richiesta, essa s’intende diretta al Governo e al Parlamento. Ma questa non è materia
della Commissione Continentale.
Il PRESIDENTE ritiene necessario riformulare la parte introduttiva, e in tale attesa
propone si passi all’ordine del giorno n. 3
Giovanni RAPANA’ (Canada) dà lettura dell’ordine del giorno n. 3, sulla Conferenza
dei giovani.
Poiché l’ordine del giorno n. 4 a firma Pinna e Papandrea ha il medesimo oggetto, il
Ministro Torquato CARDILLI ne suggerisce l’accorpamento, secondo la procedura
legislativa abitualmente adottata dal Parlamento in presenza di disegni di legge che
trattino la stessa materia. Fa rilevare che sarebbe sufficiente aggiungere all’OdG n. 3 le
firme dei due Consiglieri che hanno presentato quello n. 4.
Il PRESIDENTE chiede di verificare la somiglianza dei due ordini del giorno e invita il
Consigliere Pinna (Sud Africa) a dare lettura dell’ordine del giorno n. 4.
Francesco PAPANDREA (Australia) conviene sulla soluzione di accorpamento
proposta, su cui è parimenti d’accordo Riccardo PINNA (Sud Africa.)
Silvana MANGIONE (USA) non ritiene corretto chiedere “un tempestivo
provvedimento”, bensì “la tempestiva presentazione di un provvedimento”.
Con la modifica proposta e l’aggiunta delle firme dei Consiglieri Pinna (Sud Africa) e
Papandrea (Australia), il PRESIDENTE pone in votazione l’OdG n. 3, che è approvato
all’unanimità (All. 12)
63
Tornando all’OdG n. 2, Francesco PAPANDREA (Australia) propone che dopo la
parola: “chiede” si prosegua con le altre: “all’Assemblea Plenaria del CGIE che si attivi
affinché sia mantenuta la rappresentanza nel nuovo Senato degli italiani all’estero”.
Silvana MANGIONE (USA) fa rilevare l’impossibilità di chiedere che l’Assemblea,
composta di 94 persone, si attivi.
Si potrebbe però chiedere che l’Assemblea Plenaria sostenga il mantenimento nel nuovo
Senato della rappresentanza degli italiani all’estero, suggerisce il Ministro Torquato
CARDILLI.
Ad avviso del PRESIDENTE ci si potrebbe limitare a un documento di richiesta al CdP
di inserimento all’ordine del giorno dell’Assemblea Plenaria della questione della
rappresentanza al Senato, ma egli non sa se si sia ancora in tempo per farlo.
Riccardo PINNA (Sud Africa) fa osservare che, poiché per questioni organizzative la
Commissione anglofona ha potuto riunirsi soltanto adesso, il CdP dovrebbe tenerne
conto nel momento in cui gli pervenisse la richiesta di inserimento di un punto
all’ordine del giorno.
Il Ministro Torquato CARDILLI fa presente che ai fini della convocazione
dell’Assemblea Plenaria ci sono atti procedurali formali, come la lettera del Presidente
del CGIE ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato, che indica l’ordine del
giorno. Qualora tale lettera, che era alla firma del Ministro, fosse già partita, non vi
sarebbe alcuna possibilità di introdurre modifiche. Nelle varie si può inserire qualsiasi
argomento, ma sarebbe estremamente riduttivo.
Nel giusto rispetto delle norme procedurali, Silvana MANGIONE (USA) sottolinea che
chi presiede un’Assemblea in apertura dei lavori può chiedere che sia messa in
votazione l’aggiunta di un preciso punto all’ordine del giorno.
La questione non è stata ancora affrontata dalla Commissione Tematica che si occupa di
diritti civili, osserva il PRESIDENTE, ed è comunque necessaria una riflessione che
finora è mancata, in modo che in Assemblea Plenaria vi sia l’opportunità di intervenire
con un’azione che abbia un serio valore politico. Poiché, visti i tempi, non ritiene sia
possibile farlo, suggerisce che l’ordine del giorno sia trasformato in una richiesta agli
organi del CGIE e all’Assemblea Plenaria di affrontare al più presto questo tema.
Rispondendo a Silvana MANGIONE (USA), che teme che nel frattempo il Parlamento
arrivi alla seconda lettura, il PRESIDENTE esprime dubbi che ciò possa avvenire prima
della fine dell’anno.
Francesco PAPANDREA (Australia) si dice d’accordo con la proposta del Presidente e
ritira l’ordine del giorno, che dovrà essere riformulato nella dimensione di una richiesta
al CGIE.
64
Nel prendere atto di tale posizione, il PRESIDENTE avverte che sarà rappresentata
nella sua relazione e sarà oggetto di una comunicazione urgente al Segretario Generale
e per il suo tramite alla Commissione Tematica, affinché il tema sia affrontato.
Essendo stato ritirato l’OdG n. 2, quello precedentemente approvato con il n. 3
diventerà il n. 2.
Il PRESIDENTE rivolge a tutti un ringraziamento per l’impegno e la collaborazione.
Simone DE SANTI ringrazia per l’opportunità di rivolgere un saluto ai Consiglieri
dell’area. È stato per lui un onore partecipare a questa Commissione Continentale e
prendere atto che le problematiche che si vivono nella circoscrizione del Sud Australia
sono simili a quelle degli altri Paesi. Farà sicuramente tesoro dell’esperienza acquisita.
Infine, si augura che il soggiorno ad Adelaide sia stato piacevole e i lavori proficui.
Pasquale NESTICO (USA) è nuovo eletto nel CGIE e alla sua prima esperienza di
lavoro in Commissione. Si compiace per l’equilibrata presidenza da parte del Vice
Segretario Generale Fedi ed ha apprezzato il valore della presenza dei Ministri
Benedetti e Cardilli.
Il PRESIDENTE ricorda ai Consiglieri di inviare al Consigliere Nestico (USA),
responsabile del Gruppo di lavoro sulla sanità, la documentazione relativa alle
convenzioni bilaterali in vigore e di informarlo sui problemi. L’Australia vi ha già
provveduto.
Carlo CIOFI ha apprezzato gli interventi, che si sono caratterizzati per vivacità e
intelligenza, e assicura la massima attenzione a quest’area, dove l’emigrazione è forte.
Oggetto dell’interesse comune sono le comunità italiane all’estero, che pur tra mille
problemi stanno vivendo un momento felice, anche perché il voto sarà un grosso
successo per tutti. Ringrazia i Consiglieri, i Presidenti dei Comites, che essendo a
contatto con le comunità e rappresentandone le esigenze sono attori principali; un
ringraziamento particolare rivolge al Console De Santi per il supporto dato; al Vice
Segretario Fedi, che ha operato benissimo; al Ministro Benedetti, sempre impegnato in
favore delle comunità; al Ministro Cardilli, che del CGIE è un po’ il notaio.
Il Ministro Torquato CARDILLI si sarebbe aspettato che, a simiglianza delle altre
Commissioni Continentali, fosse discussa la sede e la data della prossima assemblea
continentale, per evitare gli ingorghi dell’ultimo momento. Ricordato che è sua
abitudine rispondere in tempi rapidissimi singolarmente a tutti coloro che gli scrivono
prospettandogli problemi o altro, invita a farlo pregando di evitare diramazioni urbi et
orbi.
Il PRESIDENTE segnala che la prossima riunione continentale si terrà negli Stati Uniti;
a dicembre a Roma i Consiglieri del Paese comunicheranno il tema, la città dove si
svolgerà e la data di massima, che il CdP farà di tutto perché sia accolta.
65
Il Ministro Torquato CARDILLI fa presente che la Commissione Continentale per
l’America Latina ha già indicato per la sua riunione nell’area (Lima) la fine di marzo
2005.
È la terza riunione continentale cui il Ministro Adriano BENEDETTI partecipa da
quando ha assunto la Direzione Generale e ognuna è stata motivo di rinnovato
interesse, di scoperta delle problematiche e di arricchimento sotto il profilo umano.
Ha apprezzato l’assistenza offerta dal Console De Santi, simbolo della qualità che in
genere caratterizza i funzionari diplomatico-consolari. Ringrazia il Ministro Cardilli per
la rinnovata dimostrazione di competenza ed equilibrio; il dott. Ciofi, con il quale il
contatto è costante; il Vice Segretario Generale, che ha diretto con imparzialità ed
equanimità i lavori, al quale attesta il suo profondo apprezzamento.
Il PRESIDENTE dichiara chiusi i lavori, ricordando ai colleghi che hanno modo di
raggiungere gli esperti che non vi avessero ancora provveduto a consegnare copia della
loro relazione, per consentire di completare il quadro dei lavori, poiché gli atti saranno
come di consueto pubblicati. Saluta e ringrazia l’on. Vini Ciccarello, intervenuta anche
alla chiusura dei lavori, e il Consigliere Daniela Tuffanelli Costa (Australia).
Il Ministro Torquato CARDILLI sottolinea il ruolo decisivo del Consigliere Daniela
Tuffanelli Costa (Australia) nell’organizzazione della riunione, e suggerisce che anche
per le riunioni future sia nominato un Consigliere responsabile dell’organizzazione.
Daniela TUFFANELLI COSTA (Australia) ringrazia ancora una volta il Comitato di
Presidenza per aver accolto la proposta del tema trattato in questa prima riunione della
Commissione anglofoba del 2004, e il Comites per il sostegno dato.
Il PRESIDENTE augura ai Consiglieri un buon rientro nelle rispettive sedi e buona
permanenza a chi si trattiene in Australia, godendo delle bellezze del Paese.
I lavori terminano alle ore 13.20
66
Allegato 1
AMBASCIATA D’ITALIA
CANBERRA
Messaggio dell’Ambasciatore d’Italia Dino Volpicelli ai partecipanti alla
Commissione continentale del CGIE, letto dal Console d’Italia ad Adelaide Simone
de Santi
“Gentili signore e signori,
è con grande rammarico che affido al Console De Santi la lettura di questo mio
messaggio con il quale do il mio più cordiale benvenuto a tutti i partecipanti alla
riunione continentale del CGIE. Purtroppo, alcuni eventi familiari hanno richiesto la
mia urgente presenza in Italia, così come poi accaduto al mio vice, Ministro Travaglini,
colpito da un grave lutto. Le nostre assenze dall’Ambasciata hanno quindi reso
impossibile la partecipazione a questo importante evento dell’unico funzionario rimasto
a Canberra.
Un mio caloroso saluto va al Ministro per gli Affari Multiculturali Michael Atkinson,
alla delegazione del Ministero degli Esteri, al Direttore Generale per gli Italiani
all’Estero Ministro Adriano Benedetti, al Segretario Esecutivo del CGIE Ministro
Torquato Cardilli, al Capo della Segreteria Tecnica del Ministero degli Italiani nel
Mondo Dr. Carlo Ciofi e agli altri membri provenienti da Roma, nonchè a tutti i membri
del CGIE provenienti da Australia, Canada, Stati Uniti e Sudafrica.
Mi compiaccio altresì della qualificata partecipazione femminile ai lavori, con relatrici
provenienti dai diversi paesi anglofoni che in questa prima giornata di lavori
presenteranno la realtà della condizione femminile nei loro rispettivi paesi. E’ inutile
sottolineare che uno dei fattori più importanti nello sviluppo di una società avanzata
passa attraverso una ridefinizione del ruolo della donna e sarà quindi molto
interessante ascoltare le relazioni di quante vivono in paesi in cui è sempre più
numerosa ed incisiva la presenza femminile in posizioni di responsabilità.
Un altro tema che non mancherà di emergere nel corso della discussione sarà quello dei
cambiamenti in atto in Italia per quanto riguarda l’ordinamento dello Stato. Il nostro
paese è impegnato da almeno un decennio in un’opera difficile ma costante di
rinnovamento delle istituzioni, anche attraverso, tra l’altro, una ridefinizione dei
rapporti tra Stato ed autonomie locali e tra comunità nazionale e comunità italiane
all’estero, con le Regioni e gli altri Enti locali che ambiscono a rivestire un ruolo
crescente anche sul piano internazionale, dal turismo agli scambi, dalla cultura alla
ricerca scientifica e tecnologica. Spetta a noi come istituzioni nazionali, ma anche a voi,
rappresentanti degli italiani nel mondo, saper orientare tale evoluzione rafforzando
l’immagine e la presenza dell’Italia sulla scena internazionale in linea con le aspettative
delle comunità italiane all’estero.
1
Allegato 1
AMBASCIATA D’ITALIA
CANBERRA
Non voglio andare oltre queste semplici note che credo siano condivise dai presenti.
Pur lontano da questa importante riunione, sono comunque vicino in spirito a tutti voi,
ricordando in particolare l’altro importante analogo evento del CGIE che si è svolto a
Sydney due anni fa, che ebbi modo di seguire di persona per tutta la sua durata. Ma
negli ultimi tre anni trascorsi in Australia quello che più mi ha colpito è stato il
crescente impegno dei Comites, finalmente espressione di un’elezione diretta, e del
CGIE, stimolati anche dalla crescente partecipazione dei giovani della comunità italoaustraliana; come del resto la loro preziosa collaborazione sulla quale l’Ambasciata e i
Consolati hanno sempre potuto contare.
Vi attendono tre impegnative giornate di discussione dalle quali saranno molte le idee e
le proposte che emergeranno. Ciò di cui sono sicuro è che l’evento di Adelaide
costituirà un momento assai qualificante nell’opera di riflessione ed approfondimento
delle varie tematiche in agenda. Augurandovi un proficuo lavoro e certo del successo
della conferenza, vi invio i miei più cordiali saluti.
Dino Volpicelli”
2
Allegato 2
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
Relazione introduttiva del Consigliere Daniela TUFFANELLI COSTA - Australia
Vorrei dare un calorosissimo saluto di benvenuto ad Adelaide al Ministro Benedetti, al
Ministro Cardilli, al dott. Ciofi, al Console De Santi, ai colleghi del Comites e CGIE, ai
delegati ed illustri ospiti di questa prima riunione della Commissione Anglofona del nuovo
mandato del CGIE.
La scelta di dedicare la prima giornata dei lavori della Commissione a tematiche femminili
è il naturale proseguimento del lungo percorso che il CGIE ha fatto in questi anni nel
processo di riconoscimento del valore delle donne nell'emigrazione.
È importante esaminare ora questo percorso storico alla luce di una prospettiva attuale dei
grandi temi che riguardano le comunità italiane nel mondo.
Nel 1998 mi ero presentata, e venni eletta, al CGIE, con un programma di farmi "portavoce
sopratutto delle istanze delle donne italiane in Australia, come parte del processo volto alla
valorizzazione della donna italiana all’estero. Questo programma di lavoro non era, e non
è ora, inteso come rivendicazione da parte delle donne. Bensì come processo per mettere in
luce le capacità delle donne di partecipare in modo pieno nelle sfere del lavoro, dei diritti
civili e politici, dell’informazione, della cultura e del mantenimento della lingua e delle
tradizioni, per una partecipazione più completa e più riconosciuta nella vita comunitaria.
Il cammino di questo riconoscimento era iniziato naturalmente molto prima sin dalla
Seconda Conferenza Nazionale dell'Emigrazione del 1988, proseguito poi con il Seminario
del 97 su "Donna in emigrazione", cui ebbi la fortuna di partecipare.
Da allora, come membro del CGIE mi sono addentrata, assieme a molte altre persone, nello
studio delle donne italiane nell'emigrazione e ho scoperto la ricchezza di esperienze di
tante donne italiane e di origine italiana in Australia e nel mondo.
Da allora molti altri eventi hanno toccato le tematiche delle donne, ad esempio con il
Convegno di Lecce dal titolo "Donne italiane nel mondo fra innovazione e tradizione"
tenutosi nel corso della Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo nel 2000.
Fra le risoluzioni del Convegno di Lecce emerse la proposta di istituire l'"Osservatorio delle
donne italiane all'estero", con il fine di proseguire l'esame della condizione della donna e di
1
Allegato 2
creare gli strumenti idonei per la piena valorizzazione e partecipazione della donna nelle
comunità italiane nel mondo.
A questo fine sono state presentate negli ultimi 3 anni all'esame del Parlamento due
proposte di legge.
Sarà un compito importante del gruppo di lavoro delle 8 Consigliere del CGIE e del CGIE
di seguire l'iter di queste proposte e far si che queste scaturiscano eventualmente in un testo
unico.
Sono quindi naturalmente lieta che il Comitato di Presidenza, con il totale appoggio del
Vice Segretario dell'area anglofona, abbiano voluto scegliere come tema di questa riunione
l'esame del ruolo della donna, attraverso una lettura specifica delle realtà dei Paesi
anglofoni che, pur avendo una matrice culturale diversa, sono accomunati dalla lingua
inglese.
Devo anche ringraziare il Comites del SA che ha dato il suo totale supporto a questo tema e,
naturalmente, all'organizzazione di questa riunione.
Vorrei infine ringraziare il Console De Santi, che ci ha seguito ed assistito molto
cortesemente nelle varie fasi organizzative.
Vi è anche un'altra ragione importante per cui siamo fieri di poter tenere questa
Commissione Continentale ad Adelaide.
Come vedremo nelle diverse relazioni di oggi, il Sud Australia vanta un primato.
Il SA non fu soltanto il primo Stato a dare sia il diritto al voto che il diritto di candidarsi alle
elezioni alle donne, ma fu anche il catalizzatore per la concessione del diritto di voto a
livello federale.
In questi anni di lavoro al CGIE, nel Comites e nella comunità, mi è apparso più chiaro di
quanto non pensassi che le tematiche delle donne sono più che mai rilevanti alle grandi
tematiche sociali e culturali della società moderna.
Siamo dunque arrivati al titolo di questa Commissione: "Società, Integrazione, Evoluzione
ed Innovazione: Realtà e prospettive delle donne mediatrici fra culture e generazioni".
Questo concetto è importante non solo per la nostra memoria storica, ma anche per la sua
forte proiezione verso il futuro. È un concetto che emerge dalle testimonianze delle donne
stesse e dalla storiografia dell'emigrazione.
Per trattare questo tema abbiamo con noi autorevoli donne, che esporranno il ruolo
culturale della donna alla luce delle realtà delle società in cui vivono.
Nel dare un caloroso benvenuto all'esperta del Sud Africa, siamo spiacenti che non sia stato
possibile per le esperte di Canada e USA essere con noi oggi ma, come si dice, questo è un
"work in progress" e sono certa che potremo riprendere insieme con il loro contributo
questo lavoro.
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Allegato 2
Abbiamo l'onore di avere fra noi, come viva ed emblematica testimonianza della presenza
femminile di origine italiana in Australia, rappresentanti al Senato Federale: la sen. Connie
Fierravanti Wells, al Parlamento del Sud Australia: l'on. Carmel Zollo e l'on Vini Ciccarello,
che daranno un quadro del percorso sociale e politico della donna italiana, dell'attuale
contesto politico e sociale e dei programmi ed iniziative nei confronti della condizione
della donna.
Per presentare le realtà delle donne di prima generazione abbiamo Franca Antonello,
Presidente del Coasit e Coordinatore dell'Ethnic Link Service. Franca ha dedicato tanti anni
del suo lavoro nell'assistenza e "welfare" della comunità italiana .
Teresa Crea, artista leader di fama nazionale ed internazionale, ci condurrà attraverso il
ruolo culturale nel processo d'integrazione e nella storia dell'emigrazione, con uno sguardo
verso il futuro.
Così come, guardando al futuro, sul come integrare i modelli culturali con le nuove
prospettive di formazione interverrà la dr.ssa Anna Ciccarelli, del Dipartimento di Studi
Internazionali dell'Università del Sud Australia. Infine, avremo una breve testimonianza di
Liza Emanuele, giovane imprenditrice nel campo della moda.
Gran parte dell'evolversi del concetto del ruolo delle donne come mediatrici culturali
nell'ambito della comunità italo-australiana, peraltro simile a tante altre realtà di
emigrazione in altri Paesi, emerge dalle testimonianze dirette di tante donne e di tanti
studiosi.
Vorrei fare quindi una breve riassunto di quanto è emerso da queste testimonianze e da
numerosi studi.
Dalle fonti storiche sappiamo che la grande immigrazione femminile si concentra negli anni
‘50 e ’60, e che nel 1971 le donne costituiscono il 47% della popolazione italiana.
Questo fu il frutto di una precisa politica governativa che promuoveva l'arrivo di donne,
per la crescita della popolazione e l’espansione del mercato, ma anche per favorire
l'assimilazione.
Molte donne si confrontarono allora con le duplici esigenze di conciliazione dei ruoli nella
famiglia e nel lavoro. Molte furono coinvolte in lavori manuali scarsamente qualificati, a
cottimo nelle industrie manifatturiere, tessili e alimentari e presto molte anche nelle piccole
imprese a gestione famigliare.
Come fa notare la studiosa Roslyn Pesman, fino agli anni ‘70 l'Australia non aveva prestato
grande attenzione alla presenza delle donne emigrate arrivate in gran numero nel
dopoguerra, fra cui naturalmente molte italiane.
Con l’instaurarsi di un diverso clima politico e culturale, unitamente al sorgere del
movimento delle donne per la salute "women's health movement" (che in Australia si era
particolarmente affermato) e successivamente con l'introduzione delle politiche del
3
Allegato 2
multiculturalismo, si fa strada l'interesse per l'esame della condizione sociale della donna
emigrata.
L'enfasi iniziale è sulle condizioni di lavoro e di salute, e sul rapporto delle donne con i
servizi di assistenza, che erano prevalentemente anglo-centrici.
Vengono messe in luce le discriminazioni istituzionali, il difficile confronto con la
burocrazia, i servizi inadeguati, in particolare lo scarso accesso ai servizi socio-sanitari, la
mancanza di corsi d'inglese e la mancanza di informazioni su come usufruire dei servizi
esistenti.
Anche grazie al sorgere dell'attivismo politico di gruppi di donne di origine italiana,
vediamo che il fulcro del dibattito si sposta, mettendo in discussione l'immagine
stereotipata della donna vittima, costretta da uno schema patriarcale e vincolata dalle
pratiche tradizionali.
Emerge un'interpretazione nuova che vede la donna protagonista e mediatrice fra culture.
Ellie Vasta, autorevole sociologa che ha lavorato in Australia fino a pochi anni fa e ora è
consulente del governo britannico, è stata negli anni ‘90 fra le prime proponenti in
Australia del concetto di donna italiana come creatrice di una "vera e propria cultura della
resistenza basata essenzialmente sulla famiglia". Vasta aggiunge che "la famiglia ha
costituito per molte donne una ragione di resistenza politica e culturale alla
discriminazione istituzionale, scegliendo così di non assimilarsi a coloro che le
discriminavano".
Dai numerosi dati storiografici, da scritti di donne delle nuove generazioni (come ad
esempio Maria Pallotta Chiarolli) e testimonianze di donne, è possibile identificare gli
elementi che contraddistinguono il ruolo di mediatrici culturali.
Nell'ambito della famiglia sono stati principalmente il valore dato all'educazione dei figli,
che per molte ha determinato le scelte di lavoro, e la scelta dell'uso della lingua.
Questo aspetto è trattato in un interessante studio di Camilla Bettoni e Nina Rubino, che
mettono in luce come le donne italiane abbiano mostrato una distinta sensibilità sociolinguistica nel dominio pubblico e privato
Le donne privilegiano l'uso dell'italiano o del dialetto nel contesto familiare e corregionale,
mentre preferiscono parlare in inglese in un contesto pubblico italo-australiano.
È interessante che, secondo queste autrici, questo fatto linguistico è un significativo fattore
nel modellare forme di mantenimento della lingua da parte delle nuove generazioni di
donne, che dimostrano ora maggiore padronanza della lingua italiana rispetto ai giovani
4
Allegato 2
coetanei, parlando più a lungo e scioltamente, inserendo nel discorso italiano meno parole
inglesi o dialettali.
Paradossalmente, quindi, la stessa resistenza all'assimilazione da parte delle donne,
unitamente al contatto con la comunità locale attraverso i figli e mariti, ha favorito il ruolo
ora riconosciuto alle donne, di mediatrici culturali.
Nell'ambito comunitario è stato soprattutto attraverso le reti non ufficiali, spesso attraverso
gruppi d'incontro a scopo di solidarietà, che si è andata affermando la loro partecipazione
alla vita sociale e politica.
Come si colloca quindi il ruolo delle donne nel presente?
I dati del censimento del ‘96 mettono in luce l'invecchiamento della popolazione e la
crescita delle nuove generazioni, che hanno superato numericamente le prime .
Le donne della prima generazione sono concentrate in una gamma di età che va dai 50 ai 70
anni e continuano ad avere un reddito inferiore agli uomini.
Avendo anche un basso livello d'impiego, se ne deduce che per la seconda generazione v’è
potenzialmente una nonna disponibile a prendersi cura dei figli di terza generazione.
Questo ruolo, visto nell'ottica delle tematiche di "integrazione, evoluzione e innovazione
della società", non va sottovalutato. Oltre che sul piano economico, il ruolo culturale delle
nonne è rilevante, visto che i dati mostrano un generale calo nell'uso dell'italiano.
Dal censimento del '96 vediamo che per le nuove generazioni le grandi differenze di genere
registrate nel passato nella sfera dell'educazione, formazione e lavoro si vanno
gradualmente colmando.
Vi è una nuova visione fra le donne di seconda e terza generazione, le quali, pur coscienti di
non poter sfuggire al retaggio culturale, lo ritengono tuttavia parte integrante delle loro
identità personali e di donne nella società australiana di questo millennio.
Le relazioni di oggi metteranno in luce diversi aspetti di partecipazione politica e sociale.
Nell'ambito della rappresentanza delle comunità italiane abbiamo visto con soddisfazione
una significativa crescita delle donne elette nelle prime elezioni dei Comites in Australia del
marzo scorso.
Per le donne delle nuove generazioni si aprono cautamente nuovi settori nel mondo del
lavoro, nuove posizioni tradizionalmente maschili nel marketing, nelle comunicazioni
informatiche, nel design e nella moda.
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Allegato 2
Ma esse dovranno tuttavia, come le loro mamme a nonne, confrontarsi e dare risposte alla
marginalizzazione e casualizzazione del lavoro, fenomeni ormai di rilevanza globale.
Altrettanto cruciale sarà il confronto con le scelte di conciliazione dei tempi da dedicare alla
famiglia ed al lavoro.
Il nostro percorso di conoscenza deve dunque continuare, per capire meglio come queste
scelte sono guidate dai modelli culturali, per poter costruire una società comune che sia
fondata sulla valorizzazione della differenza e dell'apporto che uomini e donne danno
insieme nella società.
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Allegato 3
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
Relazione introduttiva del Consigliere Francesco PAPANDREA - Australia
Il mio intervento introduttivo verte sulla questione dell’anzianità, che pone un problema di
particolare importanza riguardante le donne. Il mio riferimento naturalmente sarà alla
situazione Australiana, ma sono sicuro che una simile situazione si potrebbe verificare
negli altri Paesi anglofoni, in particolare il Canada e gli Stati Uniti, che hanno avuto una
simile esperienza migratoria.
Nelle nostre deliberazioni sul tema di questa riunione è necessario distinguere tra le donne
di prima generazione (cioè quelle nate in Italia) e quelle di seconda o seguenti generazioni,
perché le esperienze dei due gruppi sono ben diverse e meritano considerazioni diverse. Il
problema dell’anzianità è quasi totalmente un problema attinente alla prima generazione,
che fra le donne è il gruppo meno preparato o qualificato ad affrontare le esigenze di
anzianità in una cultura non-italiana.
È vero che la comunità italiana d’Australia è ben integrata, particolarmente nel caso delle
nuove generazioni o di coloro delle prime generazioni arrivati in Australia in tenera età.
Per i maggiorenni l’integrazione nella vita australiana non è stata così facile ed un
sostanzioso numero dei nostri concittadini continua ad affrontare problemi e disagi. Questi
disagi si evidenziano in modo particolare fra quelli di avanzata età e specialmente fra le
donne.
Uno degli effetti del grande flusso migratorio degli anni ‘50 e ‘60 si evidenzia oggigiorno
come una quota di anzianità della nostra comunità più alta della media australiana e come
un invecchiamento più rapido di quello medio australiano. Per le donne la situazione è più
grave, a causa della loro maggiore longevità e di altri fattori che hanno ostacolato la loro
integrazione nella società australiana. Le donne anziane sole viventi sono numerose ed in
continuo aumento, e di esse un sostanzioso numero ha una carente conoscenza dei servizi
assistenziali a loro disposizione ed una carente capacità ad acquisirli.
Per illustrare la situazione cito qualche dato anagrafico:
• Nel 2001, l’età media degli emigrati italiani (cioè quelli di prima generazione) in
Australia era di 62 anni. Due terzi degli emigrati nati in Italia aveva un’età superiore ai
55 anni ed il 42% aveva un’età superiore ai 65 anni. Si prevede un rapido aumento di
1
Allegato 3
•
•
•
•
queste proporzioni fino al 2011, seguito da un rallentamento della crescita fino al 2016
,dopo il quale si prevede un calo, che subirà un’accelerazione col passare degli anni.
Dei quasi 220 mila emigrati nati in Italia, il 47% sono donne. La proporzione femminile
aumenta al 49% per la fascia di età superiore ai 65 anni, e notevolmente, fino al 58%
per quelle con età superiore agli 85 anni. In particolare, dei 16 mila con una età di 80-84
anni, il 51% sono donne.
L’italiano è parlato a casa come lingua principale da oltre 350 mila in Australia, con
una prevalenza un po’ più alta tra le donne. La maggioranza naturalmente parla bene
l’inglese. Però una sostanziosa proporzione, il 26% dei nati in Italia, non parla l’inglese
bene o non lo parla affatto. Per le donne nate in Italia la proporzione di coloro che non
parlano bene l’inglese aumenta al 31% (22% per gli uomini).
La conoscenza dell’inglese diminuisce notevolmente con l’età. Di coloro che non
parlano bene l’inglese, l’85% ha un’età superiore ai 55 anni. Fra coloro di età superiore
a 55 anni, la percentuale che non parla l’inglese bene è di circa il 28% per gli uomini e
di circa il 45% per le donne.
Altri dati da notare sono:
o quasi il 75% delle emigrate nate in Italia (con un’età di 15 o più anni) non fanno
parte della forza lavoro da paragonare con la media australiana del 43%.
o Generalmente pochissime donne emigrate di prima generazione hanno proseguito
studi oltre le scuole (7%). Naturalmente questo è stato un forte svantaggio per la
loro integrazione.
Cosa bisogna fare? A mio avviso, è necessaria una più forte attenzione alla situazione delle
donne anziane nei nostri Paesi. Ci dobbiamo dare da fare, insieme ai ComItEs, alle Autorità
e alle Associazioni operanti nel campo dell’assistenza, per approfondire la nostra
conoscenza dei bisogni delle donne di età avanzata e ci dobbiamo dedicare a migliorare i
servizi di assistenza per chi ne ha bisogno. Spero che le nostre deliberazioni si presteranno
a questi temi.
La donna italiana in Australia ha una lunga storia che merita di essere conosciuta. Ma
questa storia non si scriverà mai senza studi e ricerche approfondite per conoscerla.
Rammento che il Convegno delle donne italiane, nell’ambito della Prima Conferenza degli
Italiani nel Mondo, aveva chiesto l’istituzione dell’Osservatorio delle donne italiane
all’estero. L’Osservatorio rimane ancora un sogno, nonostante la formulazione di una
proposta di legge in materia. Auspico che la proposta di legge sarà esaminata durante le
nostre deliberazioni, con lo scopo di formulare una nostra forte espressione di appoggio.
Per la brevità del tempo disponibile per il mio intervento non mi dilungo a ripetere temi
già esposti in altre occasioni. Dunque passo brevemente ad altri argomenti di carattere più
generale, che penso meritano le nostre considerazioni.
2
Allegato 3
Il riacquisto della cittadinanza è fortemente richiesto dalla comunità italiana d’Australia.
La richiesta non è motivata da un forte desiderio degli italiani in Australia di rientrare in
Italia o in Europa a scopo lavorativo o per motivi politici. La maggior parte delle richieste
si deve al desiderio di ristabilire o restaurare in modo ufficiale l’italianità che moltissimi di
coloro che sono stati obbligati a rinunciare alla cittadinanza per una varietà di motivi
tutt’oggi portano al cuore. Per le nuove generazioni, la richiesta è maggiormente motivata
dal desiderio di stabilire in modo concreto le loro radici culturali. È inutile dire ai giovani
che sono una ricca risorsa per l’Italia. È inutile esortarli a scoprire o riscoprire la loro
cultura se poi, quando cercano di ottenere il riconoscimento che veramente li fa sentire
italiani, si dice loro che non possono averlo. È assolutamente necessario riaprire i termini
per il riacquisto della cittadinanza e più presto si fa meglio è.
I servizi di informazione. Ho già accennato ai disagi che affrontano le donne anziane.
Tantissime vivono da sole, e per loro la radio e la televisione con programmi italiani sono
delle compagnie che consentono loro di divagarsi per un po’ di tempo. Esse desiderano
anche riviste con notizie dall’Italia, che le aiutino a sentirsi ancora parte della terra della
loro gioventù. È spiacevole, anzi deplorabile, che certe Regioni abbiano smesso di
distribuire per posta le loro riviste informative per gli emigrati. Vale poco per gli anziani,
che non hanno il computer o non capaci di comunicare via internet, che le riviste si
possano scaricare dal sito web delle Regioni. Bisogna trovare il modo per assicurare una
più efficace distribuzione di informazioni, che veramente servano gli interessi delle
comunità all’estero.
I giovani. La Conferenza mondiale dei giovani non deve continuare ad essere rimandata
da un anno all’altro. Sono già passati quattro anni dalla Prima Conferenza degli Italiani nel
Mondo. La relativa proposta di legge è stata preparata, ma manca la volontà da parte del
Governo a stanziare i fondi necessari per organizzarla. Se si continua in questo modo, si
rischia deludere tantissimi dei giovani per I quali la Conferenza sarebbe un’espressione di
concreto interesse da parte del Governo.
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Allegato 4
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
Relazione introduttiva del Consigliere Nino RANDAZZO - Australia
Ministro Adriano Benedetti, Ministro Torquato Cardilli, Vice Segretario Generale del
CGIE e Presidente di questa Commissione, Marco Fedi, Capo delle Segreteria tecnica
del Ministro per gli Italiani nel Mondo, dott. Carlo Ciofi, Ministro per gli Affari
Multiculturali del Governo del South Australia, on. Michael Atkinson, Console d’Italia
nel South Australia, dott. Simone De Santi, colleghi Consiglieri dell’area anglofona,
relatori, osservatori ed ospiti a vario titolo di questo incontro, non dubito che ci
troviamo tutti d’accordo già in partenza sul fatto che i temi formali e sostanziali di
questa Continentale – la terza ospitata in Australia, per me la prima come Consigliere
del CGIE – riflettono problematiche comuni a tutto il mondo della presenza italiana
all’estero, ma toccano spesso in forme diverse e distinte questa presenza nelle
particolari aree geografiche e culturali d’insediamento e d’appartenenza. Affrontiamo,
quindi, con pacato realismo ma con determinazione la specificità delle situazioni, del
relativo dibattito e delle conseguenti proposte e risoluzioni. Va lasciato alle esperte
relatrici di questa prima giornata, esporci e farci comprendere e apprezzare meglio la
varietà e complessità dei temi connessi alla condizione della donna d’origine italiana
nella società d’accoglimento – lavoro, salute, assistenza, carriera, famiglia, socialità,
creatività -; la condizione della donna del nostro gruppo etnico in quattro distinte aree
geografiche e altrettante distinte società del mondo.
Nelle altre due giornate, poi, si interverrà in qualità di Consiglieri d’area del CGIE sui
temi di carattere più generale all’ordine del giorno. Mi si consenta per il momento di
fare qualche breve appunto, offrire qualche spunto di riflessione che potrebbe
all’occorrenza venire a suo tempo elaborato più dettagliatamente.
La minaccia di una Finanziaria, che mette in pericolo l’operatività di entità istituzionali,
quali i Comites e il CGIE stesso, e di quegli strumenti essenziali di lavoro comunitario
che sono i Patronati, e rende ancora più problematici sia l’insegnamento e la
promozione di lingua e cultura sia l’esercizio totale del diritto di voto nella
circoscrizione Estero, quella minaccia non deve farci rinunciare ad insistere sull’obbligo
dello Stato a venire incontro alle istanze economiche, sociali e culturali degli italiani
all’estero, con una priorità un tantino superiore a quella oggi accordata; non deve farci
rinunciare a rivendicare con forza maggiore la validità delle esigenze e proposte, la
legittimità delle richieste delle collettività che rappresentiamo. Prima fra tutte la
richiesta, politica se vogliamo – non abbiamo paura di questa parola, di questo
aggettivo o sostantivo, “politica” – la richiesta di considerare che lo Stato ha l’obbligo
1
Allegato 4
morale, istituzionale, giuridico di sostenere adeguatamente
rappresentativi ed elettivi voluti e creati dallo Stato stesso
gli
organismi
Come Presidente della Commissione Informazione e Comunicazione, mi preme
accennare qui ad alcuni punti sui quali cercherò d’intervenire quando ne presenterà
l’occasione l’ordine del giorno dei lavori, punti attinenti ad aree che ritengo ricadano
direttamente o indirettamente nell’ambito dei compiti demandati alla I Commissione
Tematica, e che hanno senza dubbio una rilevanza anche in tema per quanto concerne la
condizione della donna nel contesto della presenza italiana all’estero. Perché, ne
converrete tutti, il tema della condizione femminile non può essere staccato, isolato
dalle tematiche generali che coinvolgono l’intera società, di donne e di uomini, sotto
tutte le latitudini e in tutte le diverse realtà economiche, culturali e generazionali:
1 - Tra le principali questioni ricorrenti si presenta quella della funzione, dei limiti e
delle carenze del servizio di RAI International. E’ noto che si presenta un problema del
tutto particolare per il Canada, dove per un’assurda normativa il segnale RAI
legalmente ancora non può neppure essere distribuito, ed i colleghi del CGIE
rappresentanti di quel comparto dell’area anglofona extraeuropea certamente ci
illumineranno sugli sviluppi di quella situazione, così come pure attendiamo dai
colleghi degli Stati Uniti e del Sud Africa che ci mettano al corrente del bene e del male
che RAI International, un servizio pubblico di grande potenzialità ma al momento
rachitico e sbandato, sta facendo nelle loro aree comunitarie. Per quello che riguarda
questa area del mondo, farò circolare un documento sulla diffusione e sulle reazioni al
servizio - e c’è chi dice disservizio - di RAI International in Australia.
2 - La questione RAI International ci porta ad un altro tema, che continua ad essere
riproposto in maniera ritengo svisata e irrealistica: l’informazione di ritorno,
l’informazione dagli italiani all’estero e sugli italiani all’estero, che dovrebbe essere
veicolata in direzione degli italiani d’Italia, e per la quale sono state create commissioni
di studio finite nel nulla ed avanzate le più fantasiose soluzioni, prive di criteri e
giustificazioni economiche oltre che di fattibilità, fra le quali quella che affida a RAI
International il compito di provvedere a questo tipo d’informazione, e quella che
addirittura prevede o propone una convenzione con la RAI per un nuovo canale
tematico. Va rinviata una più approfondita discussione sull’argomento a quando sarà
all’ordine del giorno. Al momento basta accennare al fatto che non esistono né le risorse
economiche, né i mezzi tecnici, né la domanda in Italia su base nazionale e sui media
nazionali di questo tipo d’informazione - e questo è l’aspetto più cruciale. Resterebbe
invece la possibilità di creare una modesta ma efficiente e agile struttura centrale per lo
smistamento e la diffusione mirata di notizie alle emittenze radiofoniche e televisive
regionali, locali, che hanno spazio e ovvio interesse alle informazioni sulle eventuali
attività dei propri corregionali all’estero. Bisogna uscire, quindi, dalla fumisteria di un
canale televisivo nazionale che possa raccontare del picnic del Circolo di
Roccacannuccia a Melbourne o del dinner dance dell’associazione di San Bartolomeo
Apostolo a Chicago, per quanto caratteristiche, legittime, rispettabili ed utili possano
essere organizzazioni di questo tipo.
2
Allegato 4
3 - Per accennare al tema più specifico di questa prima giornata di lavori, ci sarebbe da
fare qualche considerazione sull’informazione al femminile, l’informazione della donna
e per la donna nella realtà della presenza italiana all’estero. Anche qui, inviterei a non
creare compartimenti stagni “maschili” e “femminili” per così dire, perché un servizio
radiofonico o televisivo ben fatto, o un articolo o un libro ben scritto, o uno spettacolo
ben articolato e presentato sulla condizione della “donna” o dell’”uomo”, su un
soggetto o un tema al femminile o al maschile, lo ascoltiamo o lo guardiamo o lo
leggiamo tutti con interesse, donne e uomini. Rifuggiamo, quindi, dal concetto riduttivo
di quello che gli aborigeni australiani chiamano “women’s business”, affari della donna,
come se la donna esistesse in un altro mondo. E la donna italiana, di nascita o oriunda
all’estero, ha sì delle specificità e delle problematiche tutte proprie, ma non vive in un
altro mondo. Ed io stesso, come responsabile - quanto responsabile o irresponsabile lo
lascio ad altri giudicare - di un settore dell’informazione italiana scritta in Australia, mi
permetto di ricordare in proposito due semplici cose: una, che per la donna, come per
l’uomo, l’informazione rediotelevisiva, sia scritta e diffusa su supporto cartaceo sia
telematica, non può essere disgiunta dall’intrattenimento. L’equilibrio tra informazione
e intrattenimento non può venire spezzato se non si vuole correre il rischio di parlare o
scrivere ritrovandosi senza interlocutori, senza ascoltatori e lettori. Non aspettiamoci
che siano in molti, donne ed uomini, a seguire i nostri ragionamenti o approfondimenti
di politica, di sociologia o di economia, e si lasci il posto che merita all’evasione
liberatoria e rilassante della telenovela o della sitcom o dello sketch umoristico o del
pettegolezzo mondano o dello spettacolo popolare, tutte espressioni d’arte visiva che,
volendo, possono toccare temi profondi dell’individuo e della società in maniera
semplice, accessibile e stimolante tanto per l’intellettuale e per la donna e l’uomo in
carriera quanto per la maggioranza delle persone attive o a riposo che vivono una vita
normale, semplice e comunissima di lavoro, di famiglia e di società. L’altra cosa da
ricordare sull’informazione al femminile, è di tenere nel dovuto conto ma non puntare
eccessivamente o esclusivamente sull’informazione on-line, perché - teniamo i piedi ben
fermi in terra - sono ben lungi dall’essere ancora maggioranza le donne o gli uomini nel
mondo italiano o italofono all’estero con cui si vuole comunicare ad avere la capacità, la
necessità, il tempo, la voglia, o la disponibilità del mezzo materiale, d’informarsi o di
chattare con un computer. Non siamo ancora ai livelli massimi di diffusione
dell’informazione on-line, nonostante ci sia un crescente uso di tale tipo di
comunicazione, specie tra i giovani. I mezzi convenzionali della carta stampata e della
radiotelevisione restano ancora mezzi primari essenziali e insostituibili d’informazione.
Questo principio risulta maggiormente valido quanto più si prendono in
considerazione i tipici fattori socio-culturali delle comunità italiane all’estero.
4 - All’area di “informazione e comunicazione” credo appartengano a ragion veduta
anche alcuni aspetti del settore educativo, dell’istruzione in senso lato, della scuola,
della diffusione di cultura. Senza entrare ancora nei dettagli, mi si lasci accennare a
un’esigenza inderogabile in un tessuto socio-culturale quale quello degli italiani
all’estero, configurato per legge in elettorato attivo e passivo, di istituire e potere
attingere a corsi di educazione civica per via diretta, cioè con classi in determinati
luoghi e orari, o per corrispondenza o per via telematica; corsi che presentino e
spieghino nella maniera più semplice possibile il funzionamento dei vari organi dello
3
Allegato 4
Stato italiano, i meccanismi delle leggi e degli atti parlamentari, le regole, la natura e gli
scopi delle principali istituzioni, una traccia storica dello sviluppo della democrazia
italiana attraverso i movimenti di aggregazione politica succedutisi e trasformatisi nei
decenni, le linee generali della Costituzione italiana, insomma il complesso di diritti e
doveri del cittadino che oggi all’estero è dotato del diritto di voto ed al quale,
nonostante la scollatura inevitabile dal corpo della società d’origine, si chiede di
compiere con coscienza informata delle scelte politiche, scelte di programmi e di
persone. Sarebbe poco produttivo, se non addirittura inutile o controproducente, offrire
nei cinque continenti alla vigilia di ogni elezione politica o referendum un’affrettata,
incompleta e spesso pasticciata serie di informazioni e istruzioni tramite stampa e
radiotelevisione - pessimo, da stigmatizzare, il servizio di RAI International per le
prime prove di voto per corrispondenza, l’ultimo referendum e l’elezione dei Comites se poi tanti aventi diritto al voto stentano ad afferrare, o non afferrano per niente, la
differenza fra ”disegno di legge” e “decreto legge”, “maggioritario e proporzionale”,
“legge stralcio” e ”legge finanziaria”, “corte dei conti” e “consulta”, ecc. ecc. Non è
certo materia semplice e popolare, specie fra le comunità all’estero, ma di cui si possono
impartire almeno alcune nozioni elementari, alcune cognizioni-guida attraverso,
appunto, corsi di educazione civica attentamente predisposti, elaborati, approvati e
finanziariamente supportati dalle competenti istituzioni. Anche questo va considerato
parte, e parte molto delicata e impegnativa, dell’informazione e della comunicazione.
Sul tema dell’informazione all’estero ci sarebbero numerose altre considerazioni e
segnalazioni da aggiungere - dai contributi infimi e mal ripartiti per tale tipo
d’informazione al disconoscimento pratico dei mezzi d’informazione radiofonici e
telematici, all’assenza di riconoscimento e inquadramento nell’organo di categoria
italiano dei giornalisti professionisti impegnati all’estero, alle convenzioni miliardarie
(in vecchie lire) del Dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio con
grosse agenzie, quali ANSA, AGI, Adnkronos e via dicendo, per un servizio di
corrispondenze e foto alla stampa italiana all’estero, un servizio che in effetti non
danno. E c’è infine da ricordare la funzione, il compito non solo di diffusione della
notizia pura e semplice, ma anche di critica, di opinione, di stimolo al dibattito che i
mezzi d’informazione all’estero dovrebbero sentire il dovere di svolgere. La diffusione
asettica e l’accettazione acritica di ogni dichiarazione, valutazione, presa di posizione,
progetto, decisione, impegno politico o amministrativo, talvolta anche il più discutibile,
di enti e autorità istituzionali, di ministeri e di ministri, non conduce certo alla migliore
formazione dell’auspicata coscienza civica italiana all’estero.
Come si vede, ce n’è di carne al fuoco anche nella sola materia dell’informazione, che
poi non è nulla di più che un tassello di tutto quell’ampio incastro di temi all’ordine del
giorno in questa Commissione d’area e prossimamente nell’Assemblea Plenaria del
CGIE con il contorno dei lavori del Comitato di Presidenza, delle Commissioni
Continentali e delle Commissioni Tematiche.
Grazie della vostra attenzione e pazienza e scusatemi se quanto al limite di tempo
assegnatomi ho sforato, e auguriamoci tutti buon lavoro.
4
Allegato 5
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
Relazione dell’Esperta Maria Chiara MARCHETTI-MERCER – Sud Africa
“Il ruolo delle donne in Sud Africa nella creazione di una società multiculturale”
1.
Introduzione
La caratteristica della società sudafricana è di essere formata da uno straordinario
tessuto multiculturale, che negli ultimi dieci anni ha subito cambiamenti politici
drammatici. In questo specifico contesto è essenziale studiare il ruolo delle donne,
perché io credo che possano giocare un ruolo essenziale nella creazione di una nuova
società totalmente multiculturale. Negli ultimi dieci anni i loro ruoli e contributi
hanno già aiutato notevolmente la formazione di una nuova società sudafricana e
certamente continueranno a farlo. La nuova Costituzione sudafricana ha riconosciuto
l’importanza del ruolo delle donne nella società ed ha dato direttive specifiche e
positive che proteggono, tra l’altro, i diritti delle donne. Le donne sono anche ben
rappresentate nel Governo. Nonostante questo, le donne sono ancora le principali
vittime della violenza nel nostro Paese, e questa contraddizione tra legislazione
all’avanguardia ed esperienze vissute è molto importante.
Complessivamente, le esperienze uniche e personali delle donne ed il ruolo essenziale
che rappresentano nel contesto delle loro famiglie dà loro la possibilità di essere dei
mediatori privilegiati tra le differenti culture di questo paese.
In questa comunicazione discuterò di come le loro esperienze possono essere usate
come strumento significativo in un Paese in cui culture così differenti e visioni del
mondo radicalmente opposte coesistono fianco a fianco.
2.
Osservazioni Psicologiche
In Sud Africa, nel campo della psicologia, c’è un particolare interesse nel campo dello
studio delle famiglie e dei problemi di genere.
Sono una psicologa clinica e durante gli anni ho sviluppato grande interesse ed
esperienza nel campo del funzionamento della famiglia e della terapia della famiglia.
È interessante notare che alcune delle personalità più in vista a livello mondiale nel
campo della terapia della famiglia sono italiane. Questo campo ha acquisito grande
1
Allegato 5
importanza negli anni ’70, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici in conseguenza
della legge Basaglia.
È stato durante gli studi sulla vita di famiglia e le sue dinamiche che è cresciuto il mio
interesse per il ruolo che le donne giocano nell’ambito della loro famiglia. Sono
particolarmente interessata a come modelli di comportamento, norme e regole siano
tramandati di generazione in generazione e diventino parte integrale della storia di
una famiglia.
La famiglia è spesso il contesto al quale è particolarmente legata l’identità della
donna, come pure quello in cui porta il peso più grande. Nel corso del mio lavoro mi
sono sempre più resa conto di come le donne, malgrado incredibili differenze
culturali e storiche, condividano un legame e delle esperienze che permettono loro di
superare le differenze culturali e di risolvere i conflitti.
Gran parte del mio lavoro riguarda il campo della terapia della famiglia attraverso
l’uso dei genogrammi, che sono una specie di albero genealogico usato nella
formazione dei terapeuti della famiglia, come pure nel campo della psicoterapia, e
sono fondamentali nell’identificare i temi che sono tramandati di generazione in
generazione nelle famiglie, come pure nell’identificare i punti che hanno in comune.
Ho portato avanti questo tipo di lavoro per molti anni con gruppi di donne di
differente estrazione culturale e racconterò alcune mie osservazioni nel corso di
questa presentazione.
Desidero a questo punto darvi una panoramica del substrato socio-psicologico
sudafricano, prima di discutere più specificatamente i problemi relativi al genere.
3.
Il contesto sociale sudafricano.
La società sudafricana è estremamente eterogenea. Sebbene storicamente siano state
enfatizzate soprattutto le differenze tra popolazione bianca e nera, la situazione è
molto più complessa. La popolazione nera è divisa in diversi gruppi culturali, mentre
la popolazione bianca è chiaramente divisa in due gruppi: quello di lingua inglese e
quello di lingua afrikaans; a questi si aggiungono gli immigrati provenienti
dall’Europa, come italiani, portoghesi, greci, tedeschi, eccetera. Specchio di questa
mescolanza di diversi gruppi culturali è il fatto che in Sud Africa ci sono ben undici
lingue ufficiali, anche se è poi l’inglese che viene comunemente parlato.
È una società in trasformazione, che ha pure un gran numero di problemi sociali di
notevole gravità, come ad esempio la povertà, il crimine ed il continuo aumento
dell’AIDS.
Le prime elezioni democratiche nel 1994 si sono sorprendentemente svolte in un clima
privo di violenza, nonostante ci fosse un generale senso di paura nella comunità
2
Allegato 5
bianca, che si era preparata ad una possibile esplosione di violenza come parte delle
elezioni. Invece, la trasformazione si è svolta in un clima tranquillo ed il Sud Africa si
è gloriato per molti mesi di essere la “società arcobaleno” e una società democratica. I
primi due anni dopo le elezioni hanno rappresentato il periodo della “luna di miele”
nella società sudafricana. Questo è stato particolarmente messo in risalto nel maggio
1995, quando il Sud Africa ha vinto il campionato mondiale di rugby (che è lo sport
nazionale) e per la prima volta nella storia sudafricana tutte le razze hanno tifato per
la squadra nazionale, vista nel passato come appartenente esclusivamente alla
minoranza bianca. Anche Mandela era presente allo stadio ed ha trionfato con tutta la
Nazione. A quel tempo sembrava che il Sud Africa avesse dimostrato che era
possibile che un paese africano potesse passare ad un sistema democratico senza
violenza. Però, mentre gli anni ‘90 passavano la criminalità comune, che aveva preso
il posto della violenza politica degli anni ‘70 e ‘80, si diffondeva sempre più.
Sebbene sia quasi impossibile avere delle statistiche affidabili, voci sull’aumento della
criminalità abbondano. Molti hanno accusato il Governo di non fare abbastanza per
ridurla, particolarmente in alcune zone prevalentemente bianche. Altri sottolineano le
disuguaglianze profonde che ancora ci sono tra “chi ha” e “chi non ha”, insieme alle
percentuali di disoccupazione, come la maggior causa della violenza in Sud Africa. Il
fatto che il Governo venga percepito non essere all’altezza delle aspettative nel campo
dell’occupazione e della costruzione di case di tipo economico è da molti visto come
la causa della creazione di un contesto sociale in cui il crimine viene considerato
l’unica via d’uscita.
C’è stata un’ondata d’emigrazione negli ultimi anni da parte della comunità bianca. In
particolare i giovani spesso partono dopo aver completato la loro educazione
terziaria. Questo ha avuto un effetto molto negativo sulla vita della famiglia in Sud
Africa. Un altro fattore distruttivo è la diffusione dell’AIDS. Oltre quattro milioni di
sudafricani, su una popolazione di circa 45 milioni, sono sieropositivi; la percentuale
più alta nel mondo, con aspettative di vita che non vanno oltre i quarant’anni. Ci si
aspetta per il 2010 di avere circa due milioni di bambini orfani dell’AIDS.
Desidero ora trattare più approfonditamente i problemi delle famiglie in Sud Africa.
4.
I problemi delle famiglie.
Come ho menzionato all’inizio, i problemi delle famiglie sono in ultima analisi i
problemi delle donne, perché è nell’ambito familiare che viene specificatamente
definita l’identità femminile. Ed è pure nell’ambito della famiglia che la donna gioca il
ruolo più importante, ed ironicamente è pure in famiglia che viene maggiormente
discriminata.
3
Allegato 5
Le famiglie in Sud Africa sono state profondamente toccate dalle peculiari condizioni
socio-politiche che ho precedentemente descritto.
La vita delle famiglie in Sud Africa
Sono costretta a dividere i differenti gruppi che formano la società in Sud Africa in
stereotipi, ma è impossibile parlare di una “famiglia tipica sudafricana”, e neppure di
una tipica famiglia bianca o nera. Comunque, ritengo sia rilevante sottolineare alcune
caratteristiche peculiari dei diversi gruppi.
i. Famiglie di razza bianca.
Quando si parla di famiglie bianche in Sud Africa bisogna considerare i cittadini
di lingua inglese, i cittadini di lingua afrikaans ed i gruppi di origine europea
come italiani, greci, portoghesi e cosi via.
Tradizionalmente, il gruppo di lingua inglese era considerato come quello
”progressista”, sia per i valori e le norme di vita da loro coltivati, come pure per il
loro orientamento politico. La struttura familiare ed il suo funzionamento
riflettono queste tendenze. Le famiglie di lingua inglese si basano
sull’individualismo e su di una struttura familiare di tipo nucleare, con scarsa
enfasi sulla famiglia allargata. Gli afrikaner bianchi, d’altra parte, erano invece
tradizionalmente il gruppo più conservatore, e questo si rifletteva in una struttura
familiare, autocratica e paternalistica. Oggi è più difficile usare queste
generalizzazioni perché una seria spaccatura, iniziata prima delle elezioni del
1994, si è verificata nella comunità afrikaner. C’è ancora un gruppo che si
aggrappa ai valori del passato, in particolare alla politica, ma c’e anche un gruppo
più aperto, ed è la maggioranza, che si sta staccando sempre più dalla famiglia
allargata e dal tradizionale orientamento politico conservativo ed è in sintonia con
i cambiamenti politici del nostro Paese. È importante sottolineare che c’è pure un
gruppo di colorati di lingua afrikaans (per colorati intendo un gruppo etnico in cui
le razze bianca e nera sono mescolate) e che vive soprattutto nella zona del Capo.
Molti temevano la transizione verso un regime democratico e non discriminante,
che però è stata, come ho già sottolineato, straordinariamente pacifica.
La trasformazione dalla violenza politica a quella comune, però, ha posto le
famiglie bianche in una situazione particolarmente vulnerabile. E molti giovani,
anche messi in difficoltà dal sistema dell’”affirmative action”, in cui i posti di
lavoro sono assegnati in base all’etnia e non ai titoli e all’esperienza, hanno deciso
di lasciare il Paese. La famiglia bianca tipica ha ora figli sparsi in tutti i continenti,
dove a loro volta si sono creati la proprio famiglia. Solo la famiglia d’origine, cioè i
genitori, è rimasta in Sud Africa.
4
Allegato 5
ii. Famiglie di emigranti italiani.
Una famiglia che emigra verso un paese straniero incontrerà probabilmente dei
problemi specifici. L’impatto dell’emigrazione sulle famiglie è stato studiato e tra i
problemi principali sono emersi quello dell’integrazione e quello legato al senso di
identità o alla sua perdita. È importante ricordare che il fenomeno migratorio non
è omogeneo. I motivi per cui si decide di emigrare possono influenzare
grandemente il processo. Il più importante contingente di emigranti italiani in Sud
Africa è arrivato alla fine della seconda guerra mondiale. Molti erano stati
prigionieri di guerra internati nei campi di concentramento - dei quali quello di
Zonderwater, vicino a Pretoria era il più numeroso - e chiesero di ritornare come
emigranti. Il profilo di questo gruppo differisce radicalmente da quello degli
emigranti precedenti, dai più recenti o da quello degli emigranti in America e in
Australia all’inizio del XX secolo. Le ricerche sulle famiglie italiane di emigranti
dal punto di vista psicologico sono state fatte soprattutto negli Stati Uniti, e non ci
sono specifiche ricerche sulla comunità italiana in Sud Africa. Comunque queste
considerazioni generali sono valide per tutte le famiglie in emigrazione.
L’etnia è la storia dell’appartenenza alle origini nostre e dei nostri avi e gioca un
ruolo fondamentale nel modo in cui pensiamo, sentiamo e ci comportiamo, sia in
termini manifesti che in modo più sottile. È anche qualcosa che abbiamo acquisito
all’interno delle nostre famiglie ed è proprio in questo contesto che la donna gioca
un ruolo fondamentale. Sono soprattutto le donne ad essere le custodi e a
trasmetter valori e tradizioni alle generazioni più giovani.
È anche estremamente importante notare che ogni generazione di emigranti
sperimenta problemi suoi propri. Per la prima generazione i problemi
d’integrazione sono scontati: come trovare un lavoro, una casa, imparare la lingua,
eccetera. Per la seconda e terza generazione i problemi più importanti sono quelli
di crearsi un’identità e di avere un senso di appartenenza. Poiché l’apprendimento
della lingua locale richiede un particolare sforzo nei Paesi di lingua inglese, se la
famiglia non si sforza di mantenere l’uso della lingua italiana almeno nel suo
ambito, questa viene dimenticata. E questo è uno dei problemi della nostra
comunità, anche se la Dante Alighieri cerca di mantenere vivo lo studio della
nostra lingua almeno nelle grandi città.
L’emigrazione tende anche a causare la perdita della rete personale di contatti, che
comprende membri vicini e lontani della propria famiglia, rapporti di studio e
lavoro ed altri legami con la comunità, che tutti insieme sono depositari della
nostra identità, storia e benessere.
Culture differenti hanno norme ed aspettative loro peculiari nel campo del
coinvolgimento personale, e persone di sesso diverso mostrano marcate differenze
5
Allegato 5
nella rete personale di contatti, sviluppo ed utilizzazione dei “saperi” tipici.
L’emigrazione richiede spesso un cambiamento drastico nella nostra rete di
contatti ed una perdita spesso totale di quella precedente. Le persone che non sono
in grado di accettare questo processo sono spesso considerate dei perdenti, senza
prendere in considerazione il fatto che a volte è il processo ad essere problematico.
La famiglia di emigrati ha spesso anche il problema di appartenere ad una
minoranza e di rientrare in un’immagine stereotipata lontana dalla propria realtà.
È ironico che una Nazione come l’Italia che tanto ha contribuito alla cultura del
mondo occidentale attraverso l’arte, la musica e la letteratura, venga spesso
automaticamente associata solo alla mafia, agli spaghetti e al mandolino.
Un valore particolarmente sentito e tramandato dalle famiglie italiane è quello
della lealtà verso la propria famiglia e il desiderio di conservarne i valori ereditati.
Le gerarchie e le questioni intergenerazionali sono parte importante della vita
italiana.
La famiglia viene messa in primo piano e c’è un’intricata rete di responsabilità e di
ruoli specifici per ogni membro della famiglia. Tradizionalmente, il ruolo della
madre è fondamentale, ma in termini di potere il padre è ancora considerato il
capo della famiglia, anche se oramai dal punto di vista legale sono sullo spesso
piano. Nel passato le donne emigranti sono molto spesso dipese completamente
dal punto di vista economico dai loro mariti, ed a causa delle responsabilità
familiari non hanno potuto costruirsi una carriera al di fuori della famiglia.
iii. Famiglie di razza nera.
La popolazione di razza nera può essere suddivisa in quattro gruppi, che
riflettono lingue e norme culturali differenti: gruppi Nguni (Zulu, Swazi, Xhosa
and Ndebele), Sotho (Sud Sotho, occidentale e del Nord), Tsonga Shangaan e
Venda
È importante distinguere tra neri che sono stati assorbiti nel contesto urbano, e
quindi sono più occidentalizzati, e la parte predominante della popolazione che
risiede nelle zone rurali.
Come zone rurali intendo le zone al di fuori dalle città, in genere le grandi fattorie
(farms) e le vecchie “homelands”, che erano le regioni destinate ai neri ed a
prevalente carattere rurale in cui era stato suddiviso il Sudafrica. Come contesto
urbano mi riferisco al centro delle città, ai vari rioni in cui sono suddivise le città,
di cui molti sono ancora a prevalenza bianca, alle “township” (zone in precedenza
riservate ai neri) come Soweto, ed ai campi di baraccati. È quindi impossibile fare
una distinzione sulla base dell’affluenza finanziaria, basandosi sulle differenze tra
6
Allegato 5
abitanti delle città e delle zone rurali, perché gli abitanti delle città hanno uno
status finanziario molto più alto.
Inoltre non tutti gli abitanti delle zone rurali sono più poveri, dipende tutto dalla
zona di residenza. Per esempio, le condizioni dei residenti delle vecchie
homelands del Transkei e del Ciskei, ora Eastern Cape, sono tra le più povere del
Paese, mentre quelle dei residenti nella Provincia del Nord-Ovest, ex
Boputhtswana, sono finanziariamente più agiati. Le differenze nella struttura della
famiglia di questi due gruppi, urbano e rurale, sono dovute al processo di
industrializzazione ed urbanizzazione.
Il trasferimento da un contesto rurale ad uno urbano ha sovente causato un effetto
di disgregazione nella struttura familiare. I padri dovevano spesso allontanarsi
dalla famiglia per cercare lavoro in città, e le madri si recavano a servizio come
domestiche, lasciando i bambini, che venivano cresciuti da altri membri della
famiglia, anche se i bambini rappresentano un ruolo fondamentale nella famiglia
nera. Quando nascono vengono festeggiati ed i membri della famiglia promettono
di averne cura fino a che non saranno in grado di prendersi cura dei genitori
invecchiati.
La famiglia nucleare è solo una parte della struttura familiare, a volte comprende
una dozzina e più di parenti e rappresenta una fase nello sviluppo della struttura
familiare. La famiglia allargata rappresenta l’ideale sviluppo e rientra nel concetto
di “ubuntu”, che è un sistema in cui l’enfasi è posta sulla comunità e le persone
che appartengono ad uno specifico gruppo si aiutano tra di loro.
L’allontanamento forzato di interi gruppi della popolazione da un territorio
all’altro, che faceva parte del sistema dell’apartheid, contribuì in larga parte alla
distruzione di molte famiglie nere, e spesso la comunità rappresentò la maggior
fonte di appoggio emozionale e finanziario. Così pure i gruppi assorbiti dal
contesto urbano sono a rischio, perché questo processo di acculturazione ha
portato all’alienazione e separazione delle famiglie dai loro valori culturali. È
interessante notare che i neri più occidentalizzati sono quelli più a rischio di
malattie coronariche, uno dei maggiori problemi di uno stile di vita occidentale.
Ci sono delle caratteristiche tradizioni delle famiglie nere ancora presenti nel XXI
secolo, che meritano di essere citate.
Ad esempio, il fenomeno della poligamia e le sue implicazioni nella vita delle
donne, che sono così più esposte alla diffusione dell’AIDS. Spesso gli uomini
hanno due o più mogli: quella urbana, che è la partner con più status e potere nel
seno della famiglia, e quella o quelle rurali. Queste non hanno nessuno status in
7
Allegato 5
seno alla famiglia e nessuna possibilità di discutere problemi di contraccezione e
di protezione. Questo le rende particolarmente vulnerabili al contagio.
5.
Questioni di genere nell’ambito delle famiglie sudafricane.
Le diseguaglianze del Sud Africa del passato sono state genericamente considerate
come di origine razziale tra bianchi e neri. Però le donne sono state le prime vittime
della discriminazione e gli squilibri tra i generi sono stati prominenti. Prima del 1994 i
diritti delle donne tra la popolazione nera erano visti come secondari alla lotta per la
liberazione. Le donne di origine europea, d’altro canto, hanno spesso odiato
l’etichetta di femministe perché era considerata poco femminile. Il Sud Africa è
sempre stato molto in arretrato sopratutto rispetto all’Europa ed in particolare l’Italia
nel campo del femminismo. Ma dopo il 1994 le cose sono cambiate, per lo meno nel
campo legislativo. Il nuovo Governo ha creato una salda struttura legislativa per
assicurare il rispetto delle leggi riguardanti i diritti delle donne.
Queste leggi comprendono:
1. la legge sulla parità d’impiego, che garantisce un ugual numero di donne e uomini
nei posti di lavoro
2. la legge sulle relazioni di lavoro, che dà alle donne gli stessi diritti della
controparte maschile nel posto di lavoro (prima il salario delle donne era inferiore)
3. la legge sulla terminazione della gravidanza, che provvede aborti sicuri e non
pericolosi
4. la legge sulla violenza domestica, che protegge le donne dalla violenza nell’ambito
della casa e
5. la legge sulle offese sessuali, che riguarda soprattutto lo stupro.
La Costituzione sudafricana è considerata una delle più progredite al mondo ed ha
fatto molto per dare alle donne una nuova dignità.
Il Presidente Mbeki ha contribuito, nominando molte donne in posizioni di rilievo nel
suo Gabinetto, e nell’ambito del Governo le donne sono rappresentate a circa il 50%. Il
9 di agosto si festeggia il contributo dato dalle donne alla società, con molte
manifestazioni che cercano di sottolineare l’importanza del ruolo femminile nella
società.
Purtroppo, però, questo non è il quadro completo della situazione. Mentre le donne
formano il 52% della popolazione, solo il 41% fa parte della forza lavoro e di loro solo
il 14.7% sono executive managers e solo il 7.1% di loro sono dirigenti.
La violenza, soprattutto fisica e sessuale, contro donne e bambini sembra crescere. C’è
stato anche un aumento di abuso sui bambini e si sono verificati casi di violenza
8
Allegato 5
carnale effettuati su bambini di pochi mesi. Una corrispondente della BBC ha
osservato, forse un po’ pessimisticamente, che una donna (nera) in Sud Africa ha
maggiori possibilità di essere violentata che di imparare a leggere.
Queste differenze sottolineano il fatto che, sebbene nel nuovo sistema legale siano
stabilite l’emancipazione ed il rispetto per il ruolo delle donne, siamo ancora lontani
dalla pratica applicazione nella vita di tutti i giorni.
Le differenze storiche di genere ed i ruoli assegnati specificatamente alle donne in una
società a stampo patriarcale, come nel passato richiedono un grande impegno sia da
parte degli uomini che delle donne per portare un cambio significativo nella società.
Ritengo sia importante sottolineare che un cambiamento di questo genere deve
coinvolgere ambedue i generi, perché se questo tipo di processo dovesse escludere gli
uomini, si correrebbe il rischio di perpetuare gli errori del passato
Nel mio lavoro con donne viste nei loro differenti contesti familiari, sono sempre
meravigliata dalla loro intrinseca capacità e forza interiore nel superare le avversità
sia personali che sociali o politiche.
Le donne tendono a favorire i rapporti interpersonali, e questo permette loro di uscire
da una prospettiva limitata ed individuale per andare verso una visione più ampia ed
a livello sociale, ed in virtù del loro ruolo fondamentale, quello dell’educazione dei
figli sia maschi che femmine, possono rafforzare i nuovi valori e le norme di una
società moderna.
6.
Conclusione
In conclusione, c’e ancora una lunga strada da percorrere, ma è necessario iniziare a
camminare in questa direzione di rispetto per le differenze degli altri e di ricerca dei
punti in comune, per arrivare ad una profonda e positiva trasformazione nel nostro
Paese. Di questo processo devono fare parte anche le donne italiane che vivono in Sud
Africa, che possono concorrervi con il loro contributo culturale e la loro esperienza di
come sia possibile entrare a far parte di un substrato sociale e culturale molto
differente dal proprio, per inserirsi in una nuova ed interessante società
multiculturale.
9
Allegato 6
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
Relazione della Senatrice eletta Concetta FIERRAVANTI-WELLS – Australia
“Donne e rappresentanza e politiche di conciliazione lavoro-famiglia: un quadro
nazionale”
Ambasciatore Benedetti, Ambasciatore Cardilli, Dott. Ciofi, Console De Santi, Vice
Segretario Marco Fedi, Consiglieri del CGIE, Presidenti dei Comites d’Australia, ospiti
tutti, è veramente un piacere essere presente qui con voi oggi. Come sapete, sono stata
rappresentante per l’Australia nel primo CGIE, dopo di che ho avuto l’onore di
presiedere il Comites di Sydney.
Sono particolarmente contenta di poter rivedere alcuni ex-colleghi sia del CGIE che dei
Comites, con cui ho avuto il piacere di lavorare insieme in passato.
Il tema della mia relazione oggi e “Donne e rappresentanza e politiche di conciliazione
lavoro-famiglia: un quadro nazionale”.
Quando si parla di rappresentanza, si tratta non solamente di questioni di
rappresentanza politica, ma di rappresentanza della donna nella vita civica del Paese e
la sua partecipazione al lavoro e nell’imprenditoria.
L’Australia ha una popolazione di oltre 20 milione di persone, di cui il 51% sono donne.
PARTECIPAZIONE PARLAMENTARE
Vorrei iniziare con la rappresentanza femminile nel Parlamento Federale. L’importanza
di avere più donne nella legislatura è di assicurare che il Parlamento sia più
ampiamente rappresentativo della popolazione.
Nel 1996, il Governo Liberale/Nazionale ha vinto le elezioni dopo tanti anni in
opposizione. Il 9 Ottobre 2004, il Governo Howard ha vinto per la quarta volta.
Abbiamo un sistema bicamerale – Camera dei Deputati e Senato.
Dopo le ultime elezioni, ci saranno 6 deputati d’origine Italiana: 5 del partito Liberale e
solo 1 del Partito Laburista:
•
•
•
•
•
On. Teresa Gambaro – prima donna d’origine Italiana eletta al Parlamento Federale,
dal Queensland – recente riconfermata Sottosegretario al Ministero della Difesa)
Philip Baresi del Victoria
Senatore Santoro del Queensland
Anthony Albanese – Laburista del NSW
Il neo-eletto Ross Vasta del Queensland
1
Allegato 6
•
E la sottoscritta. Avrò l’onore di essere la prima donna d’origine italiana al Senato e
la prima persona d’origine italiana dal NSW al Senato.
Dei 150 deputati nella Camera nel nuovo Parlamento, 37 sono donne – quasi il 25%.
Al Senato, la situazione è un lievemente migliore. Attualmente dei 76 senatori, il 22 o il
29% sono donne. La situazione migliorerà dopo il 1° Luglio 2005, quando i Senatori
eletti alle elezioni prenderanno i loro posti.
Il numero delle Senatrici aumenta al 28 o quasi 37%. Credo che questo sia il numero più
alto che non mai di Senatrici, ed io sono fiera di essere una di esse.
Con il passare del tempo, se tutti i partiti politici manterranno un sistema aperto di
selezione per i loro candidati, basato sul merito, dovremmo vedere un aumento
notevole delle donne in Parlamento.
Per quanto riguarda il partito Liberale, di cui faccio parte, nel 1996 quando siamo
entrati al governo, abbiamo aumentato notevolmente il nostro numero di deputate.
Il successo del Governo nel 1998, in circostanze più difficili che nel ’96 e anche nel 2001,
fu principalmente dovuto alla qualità delle Deputate liberali, che hanno mantenuto i
loro seggi marginali intorno l’Australia.
Queste donne in seggi marginali hanno fatto una differenza enorme perché hanno
portato alla loro rappresentanza una capacità di trattare la più ampia diversità di temi,
che forse i loro colleghi maschi non hanno potuto fare.
Credo che questa sia stata una delle lezioni che abbiamo capito negli ultimi anni, cioè la
capacità delle Deputate di collegarsi con un più ampio spettro di temi comunitari, che
ha reso notevole il loro successo.
Teresa Gambaro è stato un esempio particolare. Ha vinto il suo seggio di Petrie nel ’96
con un margine piccolo. Recentemente ha vinto il seggio con il margine di oltre 7%.
Vorrei aggiungere che nel Partito Liberale non abbiamo usato un sistema di quote per le
donne: la scelta è aperta senza l’uso di quote.
Bisogna anche ricordare che, dato il nostro sistema, si deve generalmente lavorare duro
all’interno del partito per poi partecipare ad una selezione. Questo significa
intromettersi nella cultura dei partiti e dedicare tanto tempo. Durante i miei 11 anni nel
partito ho svolto tanti incarichi e occupato varie posizioni. Attualmente sono
sull’esecutivo del mio partito nel NSW.
Il numero delle nostre donne in Parlamento dimostra che abbiamo fatto un gran passo
avanti nel rendere il Parlamento più rappresentativo.
Mi sono concentrata sul quadro nazionale, ma anche il numero di donne elette ai
Parlamenti statali e particolarmente nei comuni regionali sta aumentando.
Detto questo, la situazione comunque rimane difficile per le donne in politica,
particolarmente per quanto riguarda la possibilità di conciliare il rapporto lavorofamiglia.
2
Allegato 6
La politica richiede un impegno di 7 giorni la settimana, con giornate lunghe.
A volte il bilancio tra impegni e famiglia è molto difficile. Nonostante questo, fa piacere
vedere che il numero di donne in politica federale sta aumentando.
BILANCIO FAMIGLIA-LAVORO
Il bilancio tra le responsabilità di lavoro e famiglia è un tema che prima o poi ci
riguarda tutti. L’Australia di oggi è molto diversa da quella di 40/50 anni fa.
Quando si esaminano le statistiche, si nota che la partecipazione femminile nel lavoro a
tempo pieno, a sorpresa, non è tanto cambiata negli ultimi 40 anni. Ma quello che è
accaduto è un cambiamento molto drammatico nella partecipazione delle donne in
lavori ad orario ridotto.
E’ importante ricordare un paio di cose quando si parla della questione del bilancio
lavoro-famiglia. Prima bisogna riconoscere che le stessa misure non vanno bene per
tutti.
L’idea che il Governo dovrebbe decidere quello che va bene, quello che vogliono le
donne, e di conseguenza occuparsi di provvedervi è uno sbaglio fondamentale.
Anni fa esistevano alcuni stereotipi fuori moda rispetto ai ruoli degli uomini e delle
donne nella nostra società.
Certamente questi sono cambiati. Ma nel processo di realizzazione di questo
cambiamento non vogliamo fare lo sbaglio di sostituire un stereotipo con un altro
stereotipo che è completamente inappropriato, dato che viviamo in una società molto
diversa.
Nel 2003 il Governo Federale ha esaminato alcune iniziative di lavoro-famiglia per
vedere le sistemazioni di famiglia e di lavoro.
Questa indagine ha rilevato le seguenti percentuali rispetto alle famiglie:
• nel 17% delle famiglie entrambi i genitori lavoravano a tempo pieno;
• nel 22% delle famiglie un genitore lavorava a tempo pieno e l’altro non lavorava;
• nel 27% delle famiglie un genitore lavorava a tempo pieno tempo e l’altro ad orario
ridotto
• poi c’era la percentuale relativa ai casi in cui né l’uno né l’altro genitore purtroppo
lavorava; e infine
• un’alta percentuale di casi in cui c’è solo un genitore – una categoria crescente e
significativa.
Tutto questo dimostra che nello sviluppo della politica nel campo del lavoro e della
famiglia, non esiste una soluzione semplice.
L’anno scorso alcune persone in Australia hanno proposto l’introduzione obbligatoria
del congedo di maternità pagato per 14 settimane, come soluzione del bilancio lavorofamiglia.
Il Primo Ministro ha indicato che il congedo di maternità pagato fa parte dell’insieme di
possibilità da considerare nel bilancio famiglia/lavoro.
3
Allegato 6
Non è un’idea a cui la Coalizione si è opposta in linea di principio – anzi, il Governo ha
incoraggiato i datori di lavoro, ove possono, di pagare un congedo maternità e tanti lo
fanno.
L’opposizione all’idea è che sia resa obbligatoria. Questa sarebbe un’imposizione
ingiusta per tanti piccoli imprenditori.
Credo che ci siano alcune area di flessibilità necessarie. Bisogna avere flessibilità nel
campo delle relazioni industriale nei luoghi di lavoro, particolarmente nelle piccole
imprese. E’ chiaro, per esempio, che se un datore di lavoro ha una buona impiegata che
valuta molto, farà del tutto per andare incontro alle sue necessità.
Il Governo Federale negli ultimi anni ha cambiato aspetti del vecchio sistema delle
relazioni industriali in questo Paese. Ha tolto dal sistema la rigidità che in passato ha
precluso lo sviluppo di flessibilità nei luoghi di lavoro.
Per tante donne, questo ha dato la possibilità di negoziare un accordo di lavoro che
meglio soddisfa le loro esigenze di conciliare il rapporto di lavoro-famiglia.
Il secondo fattore è la necessità di avere una politica fiscale che riconosce che diversi
uomini e donne faranno delle scelte diverse nel modo in cui si organizzano la vita.
Un’accademica inglese, Catherine Hakim ha sviluppato una teoria sulle preferenze, che
si concentra principalmente sulle attitudini delle donne ma riguarda anche gli uomini.
La teoria divide le donne che vogliono lavorare e avere una famiglia in 3 categorie:
• quelle concentrate sulla casa – cioè donne che vedono la necessità di curare i loro
bambini come il loro interesse principale;
• quelle che sono concentrate sul lavoro – donne per cui la carriera è centrale,
nonostante abbiano il desiderio di avere figli; e poi
• il gruppo più grande – quello al centro – di donne che descrive come “adattabili” –
una combinazione delle precedenti categorie.
In effetti, è una teoria che supera la prova del buon senso: corrisponde a quello che
sappiamo sulla base della nostra esperienza con amici e persone che incontriamo, che
esiste una serie di attitudini diverse.
Quello che il Governo ha dovuto fare è stato sviluppare una direzione politica capace di
dare risposte a questa serie di attitudini.
Come tanti altri Paesi occidentali, il Governo australiano ha dovuto affrontare le sfide
poste dalla vita moderna e provvedere a una serie di misure di aiuto alla donna nei vari
ruoli che dovrà svolgere durante la vita.
Cioè, i Governi hanno dovuto riconoscere che la donna ha bisogni diversi relativi alla
famiglia e al suo lavoro.
Non è compito del Governo dire che per un periodo di tempo devi lasciare il lavoro per
curare i tuoi bambini, perché il Governo ha deciso che questo sarebbe bene per te, bene
per i bambini e bene per il Paese.
4
Allegato 6
Ugualmente, non sta al Governo dire che non appena nasce un bambino è importante
organizzarne subito la cura in modo che la mamma possa ritornare subito a lavorare a
pieno tempo.
L’importante è prevedere opportunità e possibilità di scelta per la donna, e che queste
siano le basi fondamentali della politica per le donne.
La favorevole situazione economica in Australia ha permesso un’assistenza più ampia
alle famiglie e ha aumentato le opportunità per le donne. Inoltre, ha permesso alle
donne di meglio bilanciare le responsabilità nel rapporto lavoro/famiglia.
L’importanza della famiglia rimane un punto di riferimento fondamentale per il
Governo Federale sin dal 1996.
INIZIATIVE
DEL
GOVERNO
FEDERALE
NELLA
CONCILIAZIONE
LAVORO/FAMIGLIA
Il Governo Federale ha riconosciuto che conciliare le responsabilità di lavoro e famiglia
è di grande importanza per tante donne Australiane.
La politica del governo Federale è volta a offrire assistenza alle donne al fine di questa
conciliazione tramite vari programmi e iniziative fiscali, alcune delle quali vorrei
menzionare.
Il Governo Federale ha introdotto un pagamento di $3,000 per ogni neonato dopo il 1°
luglio 2004. Questa cifra aumenterà nei prossimi anni.
Inoltre, il Governo federale provvede a vari tipi d’assistenza, contribuendo a sostenere
il costo per la crescere dei bambini. Attualmente circa 2 milioni di famiglie con oltre 3.5
milioni di bambini ricevono assistenza generale.
In particolare, il Governo federale provvede a sostenere le famiglie con solo un reddito.
Circa 1.4 milioni di famiglie ricevono pagamenti quindicinali per 2.6 milioni di bambini.
L’obiettivo di tali pagamenti è offrire una scelta. Senza questa assistenza, in tante
famiglie i genitori sarebbero entrambi costretti a lavorare, quando invece preferirebbero
che uno dei due rimanesse a casa per curare I bambini.
In modo da poter effettivamente partecipare al lavoro, allo studio o alla formazione, è
vitale per tante famiglie poter accedere a posti negli asili nido per i loro bambini.
Una priorità per il Governo federale è stato l’aumento dei posti negli asili, che
attualmente sono più di 536.000. Inoltre, esiste una seria di misure (varie indennità e
rimborsi fiscali) per aiutare le famiglie ad affrontare questo tipo di spesa.
PRESSIONI SULLE FAMIGLIE
Chiaramente, un ambiente familiare stabile, unito e in cui I bambini vengono ben curati
è il migliore per far crescere i bambini.
Ma questo non è sempre il caso ed è importante che una società abbia i modi e i mezzi
per dare sostegno e appoggio a famiglie in difficoltà.
Un aspetto importante, che secondo me ha “rafforzato” la società australiana è la
coalizione sociale tra individui, Governi, il settore comunitario e il settore
imprenditoriale.
5
Allegato 6
Tutti i membri della nostra comunità hanno un ruolo vitale nel decidere l’Australia che
noi vogliamo per i nostri figli nel futuro.
Nell’ultimi anni abbiamo visto che con una serie di programmi questa coalizione sociale
sta affrontando problemi e provvedendo a un sostegno, cruciale per le famiglie. Questo
è stato evidente anche nella comunità italo-australiana, con il lavoro svolto da alcuni
enti.
Per mezzo di iniziative come Stronger Families and Communities Strategy e Tough on
Drugs il Governo federale ha voluto focalizzare il sostegno a famiglie in difficoltà, in
particolare a quelle in cui si sono verificati casi di abuso e violenza.
Ho avuto l’opportunità, negli ultimi anni, di constatare io stessa l’efficacia di questi
programmi particolarmente indirizzati ad aiutare le famiglie e i loro giovani.
Fino a pochi mesi ero Presidente del Consiglio di Amministrazione di Father Chris
Riley’s Youth off the Streets. Come il nome indica, la carità si occupa di aiutare i ragazzi
di strada.
Ho avuto modo di conoscere questi ragazzi, di parlare delle loro esperienze –
maggiormente storie d’abuso sessuale e di droghe.
Quando però si va più a fondo ai loro problemi, si scopre che per lo più sono iniziati
con il collasso della struttura familiare e con i problemi conseguenti.
Non avendo quel sostegno importante che può dare la famiglia, il loro mondo
incomincia a crollare con devastanti risultati.
Per questo motivo, la famiglia e il sostegno della famiglia - e particolarmente il sostegno
alla donna in famiglia - rimane al centro dell’indirizzo filosofico del Governo federale.
In termini pratici, consentire una reale possibilità di scelta a una famiglia è il modo
migliore per massimizzare questo sostegno.
OPPORTUNITA’ E SCELTA DI LAVORO
Vorrei adesso passare al quadro della donna e del lavoro. Come già indicato, l’impegno
del Governo federale si è orientato nel mantenere flessibilità nel sistema delle relazioni
industriali, in modo da consentire maggiori opportunità di scelta ai genitori che
lavorano.
Oltre 4 milione di donne sono impiegate in lavoro retribuito.
In questo numero sono incluse donne giovani al loro primo posto di lavoro; mamme
che rientrano a lavorare dopo aver avuto dei figli; donne mature, anche loro al primo
posto di lavoro.
Dal 1996, 2.4 milioni di donne lavorano a tempo pieno, con una crescita di quasi il 15%
del livello d’occupazione. Inoltre, ci sono oltre 400.000 donne che lavorano ad orario
ridotto.
La disoccupazione femminile è ad un livello basso record del 5.8%.
Esiste in Australia un’enfasi forte per dare opportunità uguali alle donne nel lavoro.
Questi principi vengono promossi nei settori pubblici e privati.
Un settore importante per le donne australiane è quello della piccola imprenditoria. Le
donne rappresentano un terzo degli 1.6 milioni di operatori in questo settore, dei quali
un notevole numero lavora da casa.
6
Allegato 6
Negli ultimi 10 anni il numero di nuovi piccoli imprenditori, particolarmente nei settori
di servizi comunitari e ricreativi, è stato prevalentemente al femminile.
Varie iniziative fiscali annunciate dal Governo federale durante le elezioni porteranno
benefici alle piccole imprese che operano da casa.
Questo avvantaggerà particolarmente le tante donne che hanno scelto di avviare una
piccola impresa da casa, e dunque faciliterà la possibilità di conciliare il rapporto
lavoro/famiglia.
L’affermarsi di nuove tecnologie si traduce in “home based work” – lavoro da casa – e
offre nuove e ottime opportunità per tanti australiani, particolarmente donne con
famiglie giovani, che apprezzano la flessibilità nei loro impegni di lavoro.
Il lavoro casuale è un altro modo in cui le donne australiane possono bilanciare il
rapporto lavoro-famiglia. Attualmente, il 25.4% dei lavoratori sono casuali. Gli
impiegati casuali ricevono un supplemento del 30% oltre la paga normale.
Il lavoro casuale è un’opzione ideale, a volte, per le donne con bambini. E’ un’opzione
che dà alla donna notevole flessibilità nel bilancio del rapporto lavoro-famiglia.
PARTECIPAZIONE E DIREZIONE
Il Governo federale continuerà a accrescere il suo impegno di aumentare la
partecipazione delle donne in tutti gli aspetti della vita australiana.
Avvalendosi della consultazione e della diffusione dell’informazione, si possono
affrontare alcuni problemi della comunità, come la violenza contro le donne.
La presenza di donne in posizioni direzionali è aumentata. Il Governo continuerà a
provvedere al sostegno di iniziative pratiche che permettono alle donne australiane di
assumere ruoli direttivi a tutti I livelli. Alcuni esempi sono:
• l’aumento del numero di donne nei Comitati governativi e l’incoraggiamento alle
nomine di donne nei Consigli di Amministrazione delle società pubbliche
• programmi di leadership nei vari settori, particolarmente per donne giovani e donne
in zone regionali e rurali.
Recentemente, il nuovo Governo ha nominato i Segretari Generali dei 18 Ministeri, e per
un terzo (6) sono state nominate donne. Infatti, le 4 nuove nomine hanno riguardato
donne.
Per quanto riguarda il nuovo Governo, il numero di donne è aumentato:
• dei 17 Ministri nel Gabinetto, 3 sono donne (il numero più alto che mai per un
Governo in Australia abbia avuto)
• in tutto abbiamo 31 Ministri, di cui 6 sono donne; e
• dei 12 Sottosegretari, 3 sono donne (tra queste ho già parlato dell’on. Teresa
Gambaro)
CONTRIBUTO DELLE DONNE ANZIANE
Prima di concludere vorrei parlare del contributo delle donne anziane.
7
Allegato 6
Le donne australiane anziane svolgono una serie di ruoli, che stanno cambiando:
• tante donne anziane lavorano più a lungo;
• tante donne anziane si prendono cura di altri membri delle loro famiglie;
• tante nonne si prendono cura dei nipoti, particolarmente quando i genitori vanno a
lavorare; e
• moltissime donne anziane sono coinvolte in attività comunitarie, assumendo
impegni volontari – ruoli che hanno un valore economico e culturale,
particolarmente per quanto riguarda la comunità italo-australiana.
Queste attività in gran parte contribuiscono al quadro di sostegno e appoggio dell’ente
familiare. Per tante donne è un necessario aiuto per conciliare le loro responsabilità di
famiglia e lavoro.
CONCLUSIONI
Il Governo federale continua ad essere impegnato nell’offrire opportunità e scelte alle
donne australiane. Questo ha sottolineato la direzione nazione dal 1996 e continua ad
essere una considerazione importante per la politica nel futuro.
Grazie ad una serie di iniziative e ad una situazione economica favorevole, le donne
australiane possono affrontare le sfide della vita contemporanea con più sicurezza e
confidenza, svolgendo i loro vari ruoli a casa, in famiglia e a lavoro.
8
Allegato 7
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
Relazione dell’on. Carmel ZOLLO - Australia
“Programmi e politiche del Governo del SA per la condizione della donna”
I would like to acknowledge that the land we are gathered on today is the traditional
land of the Kaurna people. I also acknowledge the Kaurna people as the custodians of
the Adelaide region.
The Government respects the Kaurna people’s spiritual relationship with their country
and acknowledges that spiritual and cultural beliefs remain important to Kaurna people
today.
I would also like to acknowledge here today:
Councillors of the CGIE from Canada, the United States, South Africa and Australia
Representatives from the Italian Ministry of Foreign Affairs
H.E. Ambassador Dino Volpicelli
The Consul of Italy, Dr Simone De Santi
Presidents of all Committees of Australians Abroad (COMITES) in Australia, including
COMITES SA President Vincenzo Papandrea
Recently elected Senator Connie Fierravanti-Wells
The Member for Norwood, Vini Ciccarello MP
Other invited guests and speakers from Australia and overseas
I am pleased to have been invited to this important forum through which we can share
information and better understand the issues facing Italian communities living in
English-speaking countries abroad.
The General Council of Italians Abroad (the CGEI), through the research undertaken by
our Australian representatives, works to build a comprehensive understanding of the
conditions experienced by Italians living in Australia.
The Council’s direct association with the Italian Government through the Minister for
Foreign Affairs enables issues affecting the lives of Italians abroad to receive the
attention they deserve and ensures that matters of concern are addressed at the highest
level.
The theme of today’s gathering - Society, Integration, Evolution and Innovation –
Reality and Prospects of Women: Mediators Between Cultures and Generations…
– allows us to reflect on the changes that have occurred in Italian communities abroad,
celebrate their achievements, gains that have been made, and in particular to
acknowledge the conciliatory, advocacy, and supportive role women play in our
communities.
Australia is the rich and diverse society it is today due in large part to the contribution
of generations of immigrants, refugees and their families and the many individuals and
1
Allegato 7
groups who have worked hard to build a fair, just and inclusive society.
Women of course have made a significant contribution toward this end.
Over the years much has been done through the collaborative efforts of individuals,
community organisations, Government and non-government agencies to improve the
lives of our immigrant population and women from culturally and linguistically diverse
backgrounds in particular.
Much of this work has addressed issues which impose barriers and create
disadvantage, thereby preventing the full and equal participation and contribution by a
significant number of women in our community.
Recent ABS data from the 2001 Census shows that about 20% of women in SA were
born overseas.
An important part of the South Australian Government’s plan and vision for the future,
as outlined in South Australia’s Strategic Plan, is to build strong, inclusive communities.
We want to ensure that SA is a place in which people care for each other and contribute
to their communities, a place in which all South Australians have the means and
opportunity to participate in the civic, cultural, social and economic life of their
communities.
The SA Government through the Minister for the Status of Women, the Premier’s
Council for Women and the Office for Women, continues to work toward meeting the
needs of women, including women from culturally and linguistically diverse
backgrounds, through a range of initiatives.
In 2002 the Premier’s Council for Women was created to provide leadership and to
ensure that the needs of women are at the forefront of government policies and
strategies.
In this way we can ensure that Government programs and services match women’s
needs.
The Council reports directly to Premier Mike Rann, and the Minister for the Status of
Women, Stephanie Key, and draws on the skills and expertise of many talented women
of different cultural backgrounds, ages, and life experiences. Among these women is
CGIE Australia Representative Dr Daniela Costa.
Since its inception, the Premier’s Council for Women has provided advice on a range of
important issues including health, child protection, work, anti-discrimination
legislation, and the representation of women on Government boards and committees.
The work the Council is currently engaged in includes developing and implementing
strategies that deal with the cause of inequalities for women, conducting research on
women and employment and the casualisation of work.
Available statistics indicate that women workers continue to be disadvantaged
compared to men in a number of ways. Women still earn less than men, are generally
speaking employed in positions of low status with less power than their male
colleagues, and are disproportionately represented in casual and precarious
employment.
In 2000, 61% of casual workers in South Australia who were not at school or studying
were women.
2
Allegato 7
In February 2003 women’s full time adult ordinary time earnings were 88.4% of male
full time adult ordinary time earnings.
One of the first tasks of the Council was to produce the Statistical Profile on Women in
South Australia. The Profile provides a snapshot of the current position of women in
our State and acts as a reference against which progress toward improving the position
of women can be measured.
The Statistical Profile is part of the Council’s ongoing work toward the development of
indicators and data management research to measure the changes in the status of
women across SA.
In addition, the Government is helping women build their leadership skills and gain
skills in community capacity building.
To support women in developing their leadership skills the Office for Women in
partnership with the South Australian Multicultural and Ethnic Affairs Commission
(SAMEAC) offers the Advanced Leadership Course for Women from Diverse Cultural
and Linguistic Backgrounds.
After several years, demand for this highly successful course continues to be so great
that a new course was recently established with the support of the Minister for the
Status of Women.
The Minister’s Initiative for Community Women Leaders Network course builds on the
Advanced Leadership Course and aims to enhance and extend the networking potential
of community leaders by developing participants’ capabilities and building and
exchanging knowledge.
This new course will provide greater flexibility in meeting the individual needs of
participants by offering modules that address their specific language and literacy and
training needs.
Both of these courses will be of great benefit to participants and their communities and
contribute to building a strong community network of women leaders.
The Government is committed to increasing the contribution women make as leaders
and key decision makers in our community and this is one of the key objectives
outlined in South Australia’s Strategic Plan.
A number of targets have been set including increasing the number of women on
Government boards and committees to 50% on average by 2006, and ensuring that
women comprise 50% on average of all Chairs of Government Boards and committees
by 2008.
Toward this end, the Premier’s Council for Women has been working with the Office
for Women (OfW) to upgrade the Women’s Register which identifies women who can
be nominated to government boards and committees at all levels, as vacancies arise,
and toward producing an online data base resource to ensure that more women are
considered for nomination.
Work is being undertaken to build this resource by increasing the numbers of women
on the Register, particularly women from across our diverse cultural communities, to
ensure that we make better use of the skills and abilities of all South Australian women.
To enable women from culturally and linguistically diverse backgrounds to participate
fully in our society we must ensure that women have access to accurate and culturally
3
Allegato 7
appropriate information on a range of issues, in a supportive environment. This has
long been the basis of the work carried out by the Women’s Information Service (WIS).
WIS continues to build links with women from many different communities and staff
are well equipped to provide information in a range of languages.
Staff currently speak Italian, French, Spanish, Dutch, German, Vietnamese, and the
African languages Swahili and Kikuyu (pronounced Kick oo you).
WIS has also built on their popular Community Languages Information Booklet
explaining the services they provide in 19 languages, by extending the number of
languages that this information is available in.
They are also continuing to encourage women from diverse cultural groups to
participate in their internet training programmes and are promoting the service through
a range of platforms including the Neo Voices radio programme for Multicultural Youth
recently arrived in Australia.
Working closely with the community in tackling key issues is central to the
Government’s approach to policy reform and service delivery.
To ensure that all women have the means and opportunity to participate fully and
benefit from their involvement in our community, we need to listen to and learn from
their individual experiences and those conveyed through their representative groups.
Learning about the difficulties involved in establishing a new life in a new country and
the ongoing issues faced by members of our diverse communities is an ongoing process.
Many new immigrants have faced and understand the effects of discrimination and
disadvantage and by learning from these first hand experiences the Government can
ensure that women from diverse communities are afforded the same rights as those
who do not face the obstacles of language and culture.
By working together in partnership we can all contribute to supporting women,
building stronger communities and creating a better future for all South Australians.
4
Allegato 8
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
Relazione dell’Esperta Teresa CREA - Australia
“Il rapporto della donna italiana con la società e la sua funzione nella trasmissione
della cultura italiana e nel processo evolutivo dell’emigrazione”
Vorrei iniziare col dare il benvenuto ai Consiglieri del CGIE e rappresentanti del
Governo italiano. Spero stiate godendo il vostro soggiorno ad Adelaide. Le statistiche
indicano che una persona su 4 nella nostra città è di origine italiana (incluse la seconda
e terza generazione) quindi abbiamo alle spalle un enorme patrimonio culturale da
difendere e siamo lieti dell’opportunità di ospitare questa Commissione.
Vorrei anche rendere omaggio ai primi custodi e proprietari indigeni di questa terra
prima dell’insediamento dei bianchi, la popolazione Kuarna delle pianure di Adelaide.
Ringrazio anche i miei colleghi del Comites, Caterina Andreacchio, Australia Donna e i
Consiglieri del CGIE per l’Australia, per l’organizzazione di questo evento e per avermi
invitata a partecipare.
Non a caso, il tema dell’incontro di oggi è: Il rapporto della donna con la società nel
processo dell’emigrazione. Adelaide è la sede dell’associazione Australia Donna,
creatrice di un sito web che mira a creare networks tra le donne di tutto il mondo, e a
proseguire un programma di valorizzazione e di riconoscimento del contributo della
donna di origine italiana nella società italo-australiana, voce silenziosa della politica
emigratoria di questo Paese. Adelaide è anche la sede del Comites più innovativo, un
Comites che si è impegnato ad abbracciare i cambiamenti generazionali, per dar voce
sia ai giovani che alle donne, entrambi protagonisti nell’espressione e nel futuro
mantenimento della cultura italiana all’estero.
Il mio intervento di oggi è basato su due punti di vista.
Il primo è quello personale, di una figlia di emigranti, una donna che è stata testimone
del viaggio della propria famiglia, attraverso l’emigrazione e la condizione della donna
al suo interno come mediatrice culturale, alle prese con compromessi e con la l’esigenza
di conciliare due culture e due mondi diversi.
Il secondo è quello professionale, da artista e operatrice culturale. Come direttrice
artistica della compagnia teatrale multiculturale italo-australiana “Parallelo” (nata col
nome di Doppio Teatro), ho dedicato buona parte del mio lavoro ad esplorare e
raccontare le storie degli italiani in Australia attraverso le arti. E tante di queste storie si
sono basate sul contributo della donna.
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Allegato 8
Per questo motivo ho scelto di inserire nel mio intervento letture e brani scritti da
artiste: sono sicura che le loro voci avranno un’eco maggiore.
Le mie osservazioni si basano sull’analisi di storie di emigranti, attraverso un processo
creativo basato sulla ricerca e sulle tournée della nostra compagnia e gli incontri con le
comunità residenti in varie parti d’Australia: dall’estremo nord del Queensland
all’estremo sud del Western Australia.
Prima, però, vorrei soffermarmi brevemente su una descrizione del contesto storico
australiano in cui quelle donne si trovarono.
Sappiamo che gli italiani sono presenti in Australia dagli inizi dell’insediamento dei
bianchi, nel 1700.
Questa emigrazione iniziale aveva spesso motivazioni politiche, come evidenzia il ruolo
degli emigrati italiani in momenti storici significativi, come la rivolta di Eureka (Eureka
Stockade) nell’800, lo scontro tra i cercatori d’oro di Ballarat e i militari del Victoria
guidati da Raffaello Carboni, l’unica sfida della colonia australiana all’egemonia
britannica.
Anche le donne nel 1800 ebbero molta influenza. L’accademico Tony Mitchell, nel suo
testo “High Art in a Foreign Tongue”, documenta la storia dell’attrice Italiana Adelaide
Ristori e dice :
The Australian tour of the Italian actress Adelaide Ristori in 1875 had considerable impact on
nineteenth- century Australian theatre and culture, as well as focussing attention on the role of
Italian culture and Italian migration in Australia.
(High Art in a Foreign Tongue Australasian Drama Studies Publications1995)
Ma l’ondata principale di immigrazione in Australia, che è anche il nucleo della mia
presentazione di oggi, riguarda l’emigrazione del dopoguerra, un periodo di grandi
cambiamenti e di crescita per l’Australia. Nonostante sia fallita la “rivoluzione” politica
di instaurare una Repubblica, la società australiana è stata comunque sottoposta ad altre
‘rivoluzioni’ sociali.
Infatti, il sociologo Hugh Mackay ha identificato ben 4 ‘rivoluzioni’ nello sviluppo
dell’Australia del dopoguerra: quella economica, quella sessuale (gender), quella
multiculturale e quella dell’informatica. Alla base di ognuno di questi movimenti c’è
sempre stato il fenomeno dell’immigrazione.
Nel descrivere queste “rivoluzioni’ e cambiamenti attitudinali attraverso varie
generazioni di donne di origine italiana in maniera sistematica e lineare, non voglio
dare l’impressione che il passaggio da una fase all’altra sia stato netto e metodico; vorrei
piuttosto sottolineare come i cambiamenti nella società si ripercuotessero lentamente
nei comportamenti e negli atteggiamenti delle diverse generazioni. Naturalmente questi
cambiamenti non riguardavano solamente le donne, ma anche gli uomini.
I raggruppamenti e le descrizioni danno comunque un’idea precisa dei diversi periodi e
delle reazioni/comportamenti delle relative generazioni.
Nell’immediato dopoguerra gli italiani sono stati certamente il gruppo più numeroso
di immigrati, dopo i britannici e gli irlandesi, venuti a “popolare e costruire” questa
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Allegato 8
vasta Nazione.
Le donne italiane sono state la voce silenziosa nella costruzione e la modernizzazione di
questa Nazione, sia quelle di prima generazione che, con la loro manodopera,
sostenevano il mercato nero dei “sweat shops” (aziende che sfruttano i lavoratori),
come sartorie, aziende di pulizie e ristoranti, quanto le donne di oggi, che hanno
studiato all’università e hanno fatto carriera.
Ogni generazione di donne ha avuto a che fare con problematiche diverse, a seconda
del particolare momento storico. La prima generazione di donne italiane del
dopoguerra fu certamente spinta dall’espansione economica. Furono loro ad
incrementare la crescita della società consumistica della fine degli anni ‘50 e degli anni
‘60. Erano donne dalle umili origini, spesso provenienti da una società rurale. Di
frequente giovani spose viaggiavano sole verso la nuova terra:
Ricordo che avevo diciannove anni quando mio padre decise che era ora che mi sposassi. Lui
conosceva una famiglia che aveva il figlio in Australia. Mi mostrarono una foto, era abbastanza
carino, aveva un bel sorriso. Ma io avevo paura! Se poi arrivavo in Australia e lui non era quello
della foto, che facevo? Ma la mia mamma mi convinse; “Vai in Australia” mi disse. “lì almeno
c’e un avvenire. Non ti preoccupare, l’amore verra”.
Mi aveva scritto che avrebbe portato un fiore bianco al bavero, per farsi riconoscere. Dio
quant’era lungo quel viaggio! Ma io passavo il tempo a cucire – mi sono fatta persino il vestito
per la domenica in Australia, bellino era. E poi frequentavo anche le classi d’inglese che davano a
bordo. L’insegnante ci descriveva l’Australia, le case, la gente, gli alberi … a me sembrava tutto
così strano. ‘Ma dove sto andando’, mi chiedevo.
I remember we arrive at the port e c’era una confusione terribile! – is many people, all scream
and go like this (she waves). I look for white flower qui (she points to her lapel) so I recognise im.
I go down the stair and I look. But I see so many white flowers!!! O Dio, e adesso come faccio a
trovarlo?
Then I see one man, and he have in his hands a big bunch of flowers- ma molto big no,
grandissimo…all white, beautiful. And he come to me and he say; ‘ Escuse me, I tink you my
wife..” I look at him and I say ‘…Yes, I tink…’
(Isabella’s Monologue RICORDI Doppio Teatro Around the Edge Women’s Plays Tantrum
Press 19992)
Alcune di esse, poche a dire il vero, vennero da sole, nubili, in cerca di una vita
migliore:
La cuccia assegnatemi non ha finestre. Un lettino, un comodino, una sedia, un armadietto, un
comò con lo specchio; le pareti di legno sono rialzate dal suolo di una ventina di centimetri,
salendo sulle sedie si spia l’intimità delle vicine. Spifferi da tutte le parti. Mi venne il raffreddore,
la dispepsia, la stitichezza, la difterite, i conati di vomito e un comportamento scemo che attribuii
al mangiare e alla delusione. Mi creai delle manie. Dovevo pur liberare la galoppante frenesia che
mi ribolliva dentro. Chiedevo coraggio. Lo chiedevo ai muri. Mi sentivo talmente vuota e schifata
che presi a fare delle mattane. Mi stavo ammalando del rigetto emigratorio. Scoprii che c’erano
inferni diversi. Uno per ragazze sole. Uno per giovani soli. Uno per le donne sposate.
Uno peri figli. Assommandoli, formavano un unico inferno prefabbricato: quello degli emigranti.
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Allegato 8
Rosa Cappiello PAESE FORTUNATO Fetrinelli 1981
Tutte viaggiarono col ‘coraggio nella valigia’- ( With Courage In Their Suitcases) – il
titolo di una raccolta di 35 testimonianze di immigranti pubblicata dalla FILEF e La
Trobe University nel 1980.
Erano le nostre madri e le nostre nonne, ed è a loro che dobbiamo rendere veramente
omaggio, perché esse hanno attraversato un difficile periodo di transizione, il passaggio
da una società premoderna, o parzialmente modernizzata, ad una società
industrializzata e consumista.
Anche le donne in Italia hanno dovuto attraversare questa fase difficile di cambiamento,
ma lo hanno fatto nella loro terra natia; le donne emigrate, invece, hanno dovuto
attraversarla mentre vivevano il distacco netto dalla loro terra d’origine, in un ambiente
sociale e con una lingua totalmente estranei a loro.
E mentre i loro mariti, fratelli e zii restavano agli occhi di tutti coloro che guadagnavano
il pane per tutta la famiglia, le donne incrementavano silenziosamente l’economia e
aumentavano il benessere dei loro figli lavorando come domestiche, nelle cucine dei
ristoranti e nelle fabbriche.
Non erano solamente instancabili al lavoro, ma anche nell’intrecciare e mantenere il
forte legame sociale tra la loro famiglia e la comunità contribuendo, con il loro sostegno,
ad alleviare il disagio psicologico dovuto alla risistemazione nella nuova terra.
Ma, come vedremo, l’Australia restava la terra delle grandi opportunità. e con il duro
lavoro ed enormi sacrifici questa generazione riuscì lentamente a raccogliere i frutti
delle sue fatiche.
Negli anni Settanta l’attenzione cominciava lentamente a spostarsi sulla seconda
generazione. In realtà la seconda rivoluzione, quella sessuale/del “gender” era già
iniziata verso la metà degli anni Sessanta. Lo sviluppo economico e la società
industriale creava nuove opportunità per le donne, e alcune di esse cominciarono a
mettere in discussione il loro ruolo tradizionale.
Questi valori tradizionali cominciavano ad esser messi in discussione anche in Italia.
Chi può dimenticare la satira del film “Divorzio all’italiana”, o i film di Lina
Wertmuller? Ma se questi cambiamenti creavano scontri generazionali tra madri e figlie
nella società occidentale, essi vennero portati alla luce soprattutto dalle figlie degli
appartenenti alla prima generazione emigrati nel dopoguerra.
Le donne furono protagoniste e mediatrici del passaggio dalla grande famiglia
tradizionale al nucleo familiare moderno. Esse furono il fronte di abbattimento delle
tradizioni. Bisogna riconoscere che il peso delle tradizioni e delle lotte per raggiungere
un certo livello di benessere ebbe inoltre delle implicazioni per gli uomini, ma furono le
donne ad essere sempre in prima linea :
My parents didn’t take a God with them when they came over here. There wasn’t enough room
in their suitcase. It was bulging with dissatisfaction and hope and disappointment and fatigue.
The promised land? My parents say there is no such thing. They say God’s hard on people who
search for something new. You think you were searching for something new didn’t you? But all
you found was the same old shit with a different face, but the same set of rules.
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Allegato 8
(Melina Marchetta Doppio Teatro - STATES OF KINSHIP)
Weight. Suffocating. Family. Suffocating. Tradition buzzing around me like bees. Family.
Pressing me. Family. Depressing me. I am a storm trapped in a fertile tree. A lifeboat tossed on
an angry sea. My hormones rise and smash themselves on the rocks of tradition.
(Darrelyn Gunzberg WATER FROM THE WELL Doppio Teatro - Around the Edge Women’s
Plays Tantrum Press 1992)
Si trattava di una lotta combattuta all’interno del focolare domestico e riguardava i
valori, il diritto a far carriera e alla libertà personale. C’erano inoltre le
contraddizioni/scontri tra due culture diverse: la cultura tradizionale italiana
nell’ambito familiare, e la cultura anglosassone fuori casa. Spesso questo portò ad un
rifiuto della propria cultura d’origine. Ben presto diventò una “lotta” tra le due culture
e le donne furono forzate a scegliere. Le scelte, purtroppo, erano generalmente
intollerabili, in quanto scegliere l’indipendenza e la carriera voleva dire rifiutare la
famiglia.
La cultura del vecchio mondo contro quella del nuovo: le due sembravano
incompatibili.
Fu soprattutto attraverso l’istruzione che le donne cominciarono a costruirsi una
posizione nella nuova società, come professioniste vere e proprie, imparando a essere
non solo madri, mogli e figlie. Cominciarono così a riconciliare lentamente i due sistemi
di valori.
Ma se la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta furono un periodo di crisi e di
contestazione, la cui risultante fu il rifiuto del proprio patrimonio culturale (in
Australia), gli anni Ottanta e Novanta furono invece un periodo di riscatto del
patrimonio culturale italiano, in quanto esso era diventato “in”, di moda, “cool” e
sexy… il massimo dei prodotti di consumo.
La seconda e oggi anche la terza e quarta generazione stanno raccogliendo i frutti non
solo della rivoluzione economica e dell’ascesa sociale, ma anche dell’“affermazione
culturale”, grazie alla politica del multiculturalismo introdotta ai vari livelli di Governo
e dell’istruzione dagli anni Settanta in poi.
All’improvviso diventò di moda ordinare cibo italiano, indossare vestiti italiani…
essere italiani - o “wog” come ancora a volte ci definiscono affettuosamente - e fieri di
esserlo.
L’assimilazione nella cultura dominante non era più necessaria, le diversità andavano
manifestate e celebrate.
Le donne si inserirono con sicurezza nei diversi campi professionali: sanità, istruzione,
welfare, affari, legge, arti e così via.
Questi tempi segnarono l’inizio di una nuova espressione culturale, ibrida se vogliamo,
non australiana né italiana, bensì italo-australiana. Una vasta gamma di artisti (tante
donne) e iniziative culturali emersero in questo periodo, inclusa la compagnia sudaustraliana “Doppio Teatro”.
Segue un brano tratto da un testo scritto da Melina Marchetta, autrice del film e del
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Allegato 8
testo molto diffuso nelle scuole superiori “Looking for Alibrandi”. La protagonista è
una ragazza italo-australiana di terza generazione di nome Francesca, che intraprende
un viaggio per rivalutare e riscoprire il rapporto con suo nonno. Alla fine Francesca non
rifiuta più il suo patrimonio culturale, ma per la prima volta riconosce gli aspetti
positivi che emergono dall’emigrazione:
He (nonno) introduced me to colour. Sometimes I wake up and the first glimpse I see is colour
and I’m happy. All these fantastic colours and it’s like a scent because it brings back so many
memories. He had a tattoo. It was vibrant and vivid and promising. Zia Fausta used to make him
cover it up. She said it was too sfacciato. And sometimes when I think that I could be just like
him, that I am just like him… I once asked him why he left? What he was looking for. He said he
was looking for more.
My lecturer spoke to me, he said ‘Francis, I think we should talk about your lack of passion for
this subject. And I said ‘ My name is Francesca’
(Melina Marchetta Doppio Teatro STATES OF KINSHIP”)
Tuttavia, questa nuova, ritrovata “affermazione culturale” era spesso vissuta come una
“merce” culturale, qualcosa da scambiare ed esibire sul mercato. La società
consumistica e il benessere aveva dato a queste generazioni un rinnovato orgoglio per il
loro patrimonio culturale ma non aveva necessariamente tramandato la comprensione
della loro lingua o della loro storia.
L’aspirazione alla carriera, al benessere e a raggiungere e mantenere un certo status,
tipica degli anni Ottanta, continuò certamente anche negli anni Novanta, periodo di
prosperità economica ancora maggiore per l’Australia. La nostra economia cresceva più
velocemente che in altri Paesi industrializzati, risultando in un nuovo boom, quello
della rivoluzione tecnologica e dell’era informatica.
Le donne di origine italiana di oggi sono generalmente più istruite e benestanti rispetto
al resto della popolazione. E se aggiungiamo questo aspetto all’immagine della donna
nella società australiana, ci accorgiamo subito che ciò rappresenta qualcosa di
straordinario.
Nella società australiana in generale le donne hanno occupato la sezione più importante
del mercato del lavoro. Il censimento del 2001 ha indicato che, su un milione e mezzo di
lavoratori professionisti, il 53% erano donne; inoltre, due lauree su tre (e cioè il 62%) di
quelle conferite tra il 1999 e il 2001, sono state conseguite da donne, e buona parte di
queste erano figlie di immigrati.
Sembra che l’Australia si stia spostando lentamente da un’economia “maschile” ad una
“femminile”, o almeno ad una società in cui le donne rappresentano una grande forza
economica avente il potere decisionale nell’economia dell’80% delle famiglie.
E’ una situazione che comincia ad essere intuita dal Governo australiano, e forse anche
il Governo italiano, tramite il CGIE, dovrebbe cominciare a tenerla in considerazione
nella programmazione politica riguardante gli italiani all’estero.
Quanti incarichi nell’ambito della rappresentazione italiana vengono rifiutati, o non
tengono in considerazione il nuovo ruolo economico e professionale delle donne?
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Allegato 8
Esistono dei canali che diano spazio a queste voci?
La riunione di oggi non deve restare un atto di concessione romantico e affettivo al
ruolo delle donne in quanto madri e figlie dell’emigrazione, ma deve piuttosto fungere
da catalizzatore per rivedere il ruolo politico, economico e professionale che le donne
svolgono nella programmazione politica futura.
Ma non si tratta solamente di congetture. Infatti, basta che vi guardiate intorno, in
questa sala, basta che guardiate al mondo politico, delle arti, al sito di Australia Donna
o anche al Comites del Sud Australia, per avere la prova di questa nuova generazione
di donne professioniste in ruoli, per esempio, come quello di Paola Niscioli, segretaria
del Comites.
Vorrei terminare il mio intervento con le osservazioni di un altro sociologo e giornalista
del quotidiano “The Age”, George Megalogenis, che di recente ha pubblicato un libro
intitolato “Fault Lines”, nel quale esamina le razze, il mondo del lavoro e della politica
di un’Australia in continua evoluzione.
Megalogenis decrive un fenomeno che denomina Generation “W”. Non più generation
X, la “Generation W” consiste nei figli degli immigrati del dopoguerra nati in Australia.
Sono “wogs” (termine usato per descrivere coloro che provenivano dal Sud
dell’Europa), per lo più donne (women: da qui il W) – che avranno il potere (secondo
Megalogenis) di trasformare i valori della società nei prossimi 10 anni, man mano che
acquisiranno sempre più influenza e benessere.
Ma, ora che la prima generazione ha visto realizzate nei propri figli le aspirazioni ad
una vita migliore, ora che quei figli, quelle donne sono benestanti, a loro agio e integrate
dal punto di vista professionale in un’economia globale, che ruolo hanno nella
trasmissione della cultura? Cosa potranno mai ridare all’Italia?
Una delle ipotesi è che si siano appropriate degli aspetti positivi dell’emigrazione, delle
lezioni dei miei genitori, per esempio, come coraggio, dignità, onestà e lavoro duro,
paura e speranza, rifiuto e lotta, trionfo e modestia. Ma cosa se ne faranno di queste
conoscenze e del loro patrimonio culturale?
Combatteranno il razzismo mondiale per creare una società più tollerante? Lotteranno
contro le ingiustizie politiche e la povertà per una miglior democrazia?
I loro nonni emigrarono nel dopoguerra da una terra povera, adesso i nipoti
rappresentano una classe privilegiata. The world is their oyster.
Nasconderanno il loro benessere, il loro talento e le loro conoscenze o dimostreranno
che gli “Italiani nel mondo” sono diventati più generosi e tolleranti?
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Allegato 9
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
Relazione dell’Esperta Franca ANTONELLO - Australia
“Il cuore della famiglia e cultura: le nostre mamme”
Sono sicura che molti di voi avranno già sentito e forse vissuto quello che sto per dirvi.
Abbiamo sentito tante storie della vita delle donne in emigrazione, ma questo non vuole
dire che non dobbiamo risentirle o dimenticarle. Anzi, bisogna continuare a raccontarle
ai nostri figli e a tutti quelli che lavorano nel campo sociale, nei vari servizi governativi
e assistenziali, e nei vari Ministeri che provvedono ai finanziamenti. Dobbiamo dare
voce ai loro bisogni e riconoscere il loro grande contribuito.
Vorrei concentrarmi sulla mia esperienza personale di donna emigrata negli anni ‘50.
Questo é il periodo in cui la maggioranza degli italiani per ragioni economiche hanno
trapiantato le proprie radici in Sud Australia, con grandi sogni, speranze ed
entusiasmo.
Tante madri con figli hanno fatto questo grande viaggio da sole.
L’Australia non era adeguatamente preparata per l’ emigrazione di questo periodo. Per
la grande maggioranza il primo alloggio è stato nei centri di accoglienza di emigranti a
Bonegilla e dopo a Woodside. Ed é qui che sono iniziati i primi traumi per le donne. Gli
uomini furono obbligati a lasciarle sole con i figli, per andare in località distanti per
lavoro. Le donne, rimaste sole a fronteggiare gli innumerevoli problemi e a svolgere il
loro compito di madri piene d’ansia e di coraggio, aspettavano il ritorno degli uomini.
Con la sua caratteristica forza d’animo, la donna italiana si é adattata a provvedere e
mantenere la cucina tradizionale con le allora scarse provviste. Passarono due mesi
prima che potessi assaggiare una buona bistecca e un piatto di spaghetti, anche se erano
in bianco. Questo pasto non lo dimenticherò mai.
Il piano del Governo australiano prevedeva che dopo qualche anno gli emigrati
avrebbero appreso l’inglese e i costumi locali e si sarebbero integrati nella comunità
australiana. Ma le nostre madri non si lasciarono tagliare il cordone ombelicale, sempre
forti nel voler mantenere viva la loro cultura. Io e mio fratello non potevamo
addormentarci se prima non recitavamo le nostre preghiere e pregavamo per il papà
lontano per ragioni di lavoro.
Una volta lasciati i campi di “accoglienza”, le nostre donne trovarono alloggi vicino ai
posti di lavoro dei rispettivi mariti, alloggi che ospitavano fino a tre o più famiglie, una
per ogni camera, materassi per terra e i bauli del viaggio come unico mobilio. Per
cucinare dovevano farlo a turno, e poi non sto qui a descrivere l’uso del bagno, per chi
l’aveva, o del gabinetto.
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Allegato 9
Condizioni primitive, ma meglio di quelle condizioni dei campi: almeno adesso erano
tutti insieme e il nucleo familiare era ricostituito
Aiutandosi l’una con l’altra le donne formavano nuove “famiglie”. Ricordo che avevo
tante zie adottive, e questi legami continuano tutt’ora, dopo mezzo secolo.
Non c’erano strutture che provvedessero ai bisogni degli emigrati. Ma c’era molto
lavoro e così, tirando su le maniche, per aiutare la famiglia le donne hanno dovuto fare i
lavori più umili e più sporchi. Tante hanno trascorso i loro primi anni effettuando lavori
manuali in fabbriche di Jons, confetture di frutta, Holdens, Phillips, Simpsons, negli
ospedali in cucina o a fare pulizia, negli uffici. Accettavano qualsiasi lavoro, anche
coloro che avevano qualifiche e titoli di studio italiani, in quanto questi non erano
riconosciuti in Australia.
Non conoscevano una parola d’inglese e non avevano l’opportunità di imparare la
nuova lingua, anche perché con loro lavoravano altre donne europee, così imparavano
più parole in greco o polacco, che in inglese.
Le donne hanno dovuto affrontare tanti cambiamenti in questa terra straniera e non
troppo amichevole. Erano lontane dai propri cari, tormentate dalla nostalgia ed ansiose
per i propri genitori, la famiglia e gli amici della lontana Italia.
Avrebbero disperatamente voluto ritornare, ma per il bene dei figli hanno trovato il
coraggio di continuare senza lamentarsi e stanche, alla sera, trovavano l’oblio nel sonno.
Hanno subito molte umiliazioni sul lavoro, per le strade, nei negozi ed in altre varie
situazioni perché erano “diverse”. Lo si vedeva nel vestire, nel parlare e, ancor di più,
perché non sapevano esprimersi in inglese.
Una bruttissima esperienza è stata vissuta da mia madre quando mio fratello di 6 anni
fu ricoverato in ospedale con una febbre reumatica, e venne poi trasferito in un
ospedale di riabilitazione, l’Escort House a Grange, lontano dalla nostra abitazione. Si
poteva andare a trovarlo solo una volta alla settimana; il vitto era molto diverso e mia
madre preparava per lui il brodino e la carne impanata. Quando un’ausiliare del
personale vide che mio fratello cominciava a mangiare quello che la mamma gli aveva
portato, chiamò subito la sua superiora e gli proibirono di continuare a mangiare quello
che gli era stato portato, strappando letteralmente il cibo dalle mani di mia madre.
Immaginate mia madre! Non potendosi esprimere in inglese, cominciò a gridare in
friulano. Non cercarono di spiegarsi con le buone maniere; avevano ben capito che mia
madre era arrabbiata e nonostante ciò tre di esse la derisero. Non c’era altro da fare che
partire, lasciando mio fratello in lacrime.
Sempre forti ed orgogliose, la loro vita é stata un passaggio rapido e calmo attraverso
gioie e dolori, miseria e speranza, amore e amicizie. Tutto questo per le loro famiglie e
per conservare la cultura, con la grande speranza di ritornare alla loro Italia. Dopo tanti
anni, tante sono ritornate per visitare l’Italia.
Vorrei a questo punto leggervi una delle mie poesie preferite: “Dove sono andati?” del
poeta friulano e mio paesano Leonardo Zanier. Le sue poesie parlano delle sue
esperienze e tragedie causate del emigrazione in altri Paesi. Questa é la sua poesia
scritta in friulano e tradotta in italiano.
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Allegato 9
Ogni volta che si ritorna, c’é sempre qualche finestra in più che di notte non si accende
E la casa dove vivevano voci amiche, così nera e spenta, fa paura.
Dove sono andati?
Allora ti raccontano di paesi lontani, studiati a scuola.
Torneranno?
Nessuno sa dir nulla, ma gli archi scuri dei portoni, e gli occhi ciechi delle finestre, sembrano
aspettare.
Oggi l’Australia é una Nazione multiculturale e non si può negare il contributo della
donna nel tenere vive la nostre traduzioni e la nostra cultura. Oggi, grazie alle nostre
madri, si può dire che dopo tanti anni di sacrifici i loro figli hanno raggiunto delle
posizioni economiche e sociali nell’ambito della comunità , e continuano a mantenere la
loro cultura. Le discriminazioni sono quasi scomparse e si sentono orgogliose per quello
che hanno subito. Purtroppo, un problema grande per tante di noi é quello che non si é
avuta l’opportunità di studiare l’italiano, e a casa si comunicava in dialetto.
Ma come si trovano oggi le nostre madri corraggiose? Vivono di ricordi, ricordi della
loro terra nativa, dei loro cari viventi e scomparsi, dei duri sacrifici che hanno superato.
I problemi dell’emigrazione sono ancora vasti e complessi. Le nostre donne
dell’emigrazione degli anni 50 hanno raggiunto la vecchiaia, molte sono ora vedove e
quel poco d’inglese che avevano appreso per poter sopravvivere lo stanno perdendo o
l‘hanno già perso. Del resto, è ben documentato che dopo una certa età, o per ragioni di
salute, si tende a perdere la lingua acquisita e si torna alla lingua madre. Esse si trovano
sole e isolate, i giorni e le settimane sono lunghi, specialmente se hanno delle invalidità
e non sono in grado di utilizzare i trasporti pubblici. Tante di loro non hanno avuto
l’opportunità di imparare a guidare.
Si pone quindi la necessità di ridurre il loro isolamento prima che piombino nella
depressione o in altri mali. Abbiamo bisogno di centri dove possano incontrarsi, tenere
vive le amicizie, e tramite questi centri si può provvedere a fornire informazioni sulla
salute, a organizzare corsi di ginnastica e a tenerle informate sui servizi disponibili.
Il Governo australiano dopo tanti studi fatti riconosce questo problema, e di
conseguenza servizi e programmi, lentamente, stanno prendendo forma, ma dobbiamo
continuare a lottare per avere più servizi.
Sono state fatte tante Conferenze sui bisogni delle donne, ed io ricordo la prima
Conferenza cui ho partecipato, nel 1988, qui in Adelaide, chiamata National Ethnic
Health Policy Conference, in cui si discusse dei problemi di salute della donna
emigrata. Ne ero rimasta molto entusiasta, sapendo che le raccomandazioni fatte
potevano e dovevano essere implementate. Ma purtroppo poche di quelle
raccomandazioni ebbero un seguito, per poi scomparire.
Tre in particolare:
*
I Centri per la salute per donne italiane.
*
Vari Comuni avevano impiegato personale che parlava italiano per dare
informazioni generali.
*
Centro Informazioni per le donne.
3
Allegato 9
Il più grande bisogno per le donne, ma non solo per loro, é la mancanza di personale
che parli e conosca la cultura italiana, sia nel campo della salute, nelle case di ricovero,
sia nei servizi a domicilio, e nell’offerta di informazioni; insomma, personale bilingue.
Le nostre donne preferiscono avere a che fare con personale con cui possono esprimersi
e spiegare i loro bisogni. Di fronte a questa mancanza, tante rifiutano i servizi a
disposizione.
Un altro grande vuoto è dato dal mancato uso di interpreti in campo medico. Ovvero,
negli ospedali pubblici il servizio interpreti é disponibile quasi sempre, ma lo si deve
chiedere, e non tutte lo sanno, sicché tirano avanti meglio che possono. Il problema si
evidenzia in particolare nel campo privato della professione medica, con i dottori
rifiutano di avere un interprete. Quante volte ho chiesto che un interprete venga usato
in casi complicati, e la risposta dei medici é quasi sempre: “ci arrangiamo”, ”posso fare
dei disegni per spiegare la situazione”.
A questo punto vorrei descrivervi un’esperienza che ho avuto con mia madre, che è
stata ricoverata in ospedale per vari esami, ed io ero con lei al consulto con il medico
specialista e fungevo da interprete. Ho chiesto al medico specialista di informarmi
quando sarebbero stati disponibili i risultati perché desideravo essere vicino alla
mamma quando glie li avrebbe illustrati. Purtroppo, senza avvisarmi quel medico si
recò da mia mamma e cominciò a parlarle. Mia madre capì solo una parola: cancer.
Potete immaginare che ci rimase molto male, e non potendo esprimersi gli disse: GET
OUT YOU, BASTARDO.
Quando io poi affrontai questo specialista, lamentandomi del suo comportamento,
rimase sorpreso e mi rispose: “Non dirmi che dopo 50 anni in Australia, tua madre non
capisce l’inglese!”.
Chi pensa che questi problemi possono avere una facile soluzione si illude, ma
dobbiamo lavorare assieme, figli e nipoti di queste donne, assieme alle varie
associazioni, per procedere verso una soluzione. Non possiamo dimenticare i loro
sacrifici e il loro coraggio nel tenere viva la nostra cultura. Non possiamo abbandonarle
adesso che hanno bisogno di noi
Dobbiamo continuare a lavorare insieme, farci sentire dai Governi australiano e italiano
per:
™ Istituire borse di studio per incoraggiare il personale nel campo della salute e
dell’assistenza sociale ad assistere le nostre donne;
™ Promuovere la possibilità di scambi tra Italia e Australia del personale che lavora
nel settore;
™ Incoraggiare la partecipazione delle donne più giovani ad azioni di volontariato per
collaborare con le varie associazioni che offrono servizi, sia nei centri che nelle case
di ricovero.
™ Formare un registro internazionale di informazioni in italiano per la salute della
donna.
Come che ho già detto, dobbiamo continuare a lottare insieme, e dobbiamo farlo presto
perché tutti invecchiamo!
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Allegato 9
Per concludere vi lascio con questa frase da Dr Brian Crozier:
SE IGNORI IL PASSATO PERDI LA TUA INDENTITA’
IL PASSATO E’ CIO’ CHE TU SEI,
SE NON CAPISCI QUESTO
LA TUA VERA IDENTITA’ NON AVRA’ SENSO
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Consiglio Generale degli Italiani all’Estero
Ministero degli Affari Esteri
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
O.d.G. n. 1
FINANZIAMENTO AI COMITES
La Commissione Continentale per i Paesi anglofoni extraeuropei del CGIE, riunita ad
Adelaide dal 12 al 14 novembre 2004
denunciando
la situazione di quasi paralisi di numerosi Comites di area, conseguente al decreto
taglia-spese del luglio 2004
reiterando
la necessità del reintegro dell’importo di € 1.140.000,00 di finanziamento dei Comites
apprezza
il tempestivo intervento e impegno del Ministro per gli Italiani nel Mondo on. Mirko
Tremaglia, che ha annunciato la presentazione di un decreto legge ad hoc per il
reintegro delle somme decurtate
AUSPICA
cChe l’iter procedurale vada a buon fine e sia completato in tempi brevissimi, per
permettere ai Comites di continuare ad adempiere ai compiti loro attribuiti dalla legge.
A firma: Bucchino
APPROVATO ALL’UNANIMITÀ
Consiglio Generale degli Italiani all’Estero
Ministero degli Affari Esteri
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
O.d.G. n. 2
CONFERENZA DEI GIOVANI ITALIANI NEL MONDO
La Commissione Continentale per i Paesi anglofoni extraeuropei del CGIE, riunita ad
Adelaide dal 12 al 14 novembre 2004
considerato
il preciso impegno della I^ Conferenza degli Italiani nel Mondo che si è tenuta a Roma
nel dicembre 2000
CHIEDE
al Ministro degli Esteri e al Ministro per gli Italiani nel Mondo la tempestiva
presentazione di un provvedimento legislativo, al fine di rendere possibile la
realizzazione della Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo entro il 2005.
INVITA
il Segretario Generale del CGIE e il CdP a programmare in tempi brevi la convocazione
di una Assemblea Plenaria del CGIE dedicata alla tematica e alla organizzazione della
Conferenza dei Giovani.
A firma: Rapanà, Pinna, Papandrea
APPROVATO ALL’UNANIMITÀ
Allegato 10
Consiglio Generale degli Italiani all’Estero
Ministero degli Affari Esteri
COMMISSIONE CONTINENTALE
PER I PAESI ANGLOFONI EXTRAEUROPEI
(Adelaide, 12-14 novembre 2004)
DOCUMENTO CONCLUSIVO
SOCIETÀ, INTEGRAZIONE, EVOLUZIONE ED INNOVAZIONE
REALTÀ E PROSPETTIVE DELLE DONNE: MEDIATRICI FRA
CULTURE E GENERAZIONI
Venerdì 12 novembre 2004
Le relazioni della prima giornata della Commissione dedicate a “Società, Integrazione,
Evoluzione ed Innovazione – Realtà e Prospettive delle Donne: Mediatrici fra Culture e
Generazioni” hanno toccato una serie di tematiche comuni circa il ruolo della donna
nell’emigrazione, in rapporto al tema principale dei lavori, mettendo in rilievo le
esperienze e le realtà delle donne in diversi Paesi di area anglofona.
Le relazioni hanno inoltre riconosciuto il valore ed il contributo, spesso silenzioso, delle
donne emigrate e il modo in cui le varie generazioni hanno affrontato e affrontano i vari
cambiamenti nell’ambito familiare, sociale, professionale e della partecipazione alla vita
delle società di accoglienza. Le donne emigrate hanno avuto e continuano ad avere un
ruolo importantissimo nel tramandare la tradizione, la lingua e la cultura italiane.
Si è sottolineata l’importanza della famiglia come contesto al quale è particolarmente
legata l’identità della donna e quello in cui porta il peso più grande. Una delle sfide
delle donne è stata quella di battersi per la propria individualità e indipendenza da una
cultura patriarcale, anche se ogni generazione di donne ha avuto a che fare con
problematiche diverse, a seconda del particolare momento storico. In questo percorso la
prima generazione di donne ha creato molte opportunità per le generazioni seguenti
grazie ad enormi sacrifici.
Fu soprattutto attraverso l’istruzione che le donne cominciarono e continueranno a
costruirsi una posizione nelle nuove società come professioniste vere e proprie e non
solo madri, mogli e figlie. Oggi molte donne della seconda e terza generazione si sono
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Allegato 10
inserite con sicurezza nei diversi campi professionali come la sanità, l’istruzione, il
welfare, il mondo degli affari, della legge e delle arti.
Dalle esperienze comuni, anche attraverso generazioni e società diverse, le donne
hanno sviluppato una notevole sintonia di intenti che ha avuto un ruolo essenziale nel
plasmare leggi tese alla parità dei diritti uomo-donna adottate ormai in tutti i Paesi
dell’area anglofona. Tuttavia si nota che il cammino verso il raggiungimento della
parità di fatto è ancora lungo, perché c’è spesso una notevole discrepanza fra
legislazione ed esperienza vissuta.
Mentre la parità è un fatto storico irreversibile per le italiane delle nuove generazioni,
per le donne anziane i problemi di isolamento rimangono fonte di preoccupazione e
richiedono una presa di coscienza delle condizioni che cambiano secondo il loro ruolo
economico, sociale e culturale.
La donna italiana all’estero oggi rappresenta una grande forza economica e morale che
le dà un potere decisionale da tenere in considerazione nella programmazione politica
riguardante gli Italiani all’estero.
Le leggi in vigore non sono sufficienti a superare i problemi delle disuguaglianze tra i
generi nella società, pertanto occorre un grande impegno sociale ed educativo da parte
di entrambi i sessi per poter attuare e creare veri e propri cambiamenti sociali.
Il cammino è ancora lungo e la Commissione indica alcuni punti di riferimento per le
azioni future del CGIE e del Governo italiano.
In conclusione si propongono le seguenti strategie:
1. creare le condizioni di sostegno sociale e adottare gli strumenti legislativi necessari a
promuovere l’aumento della rappresentanza femminile a tutti i livelli di attività civili e politiche,
nei Paesi di appartenenza e all’interno delle rappresentanze degli Italiani all’estero e soprattutto
nel CGIE;
2. dare supporto alle varie reti e ai programmi di mentoring per le donne italiane all’estero. E’
importante dare alle donne pari opportunità, ma è anche importante costruire i sistemi di
supporto che facilitino le loro scelte e permettano anche di mantenerle;
3. approvare strategie atte a migliorare la condizione delle donne anziane emigrate;
4. riconoscere che in tante società le donne sono ancora le vittime principali di atti di violenza
sia all’interno della famiglia che al di fuori e questo richiede particolare attenzione per
sensibilizzare a questo riguardo la comunità in generale.
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