Leggi un suo articolo sulle Maldive

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Leggi un suo articolo sulle Maldive
ALLE
MALDIV
E
Le 2000 isole offrono
due magie azzurre: il
cielo, profondo,
splendente, mutevole,
e il mare con le infinite
sfumature delle
lagune, delle barriere
coralline, delle pass.
Siamo tornati alla
scoperta di questo
arcipelago che, lontano
dai villaggi turistici, è
ancora oggi segreto, è
miraggio e forse mito.
Ma vagare fra gli atolli
con la barca, con il
sole e le stelle a
segnare il passare del
tempo, vuol dire
ammalarsi di "mal di
Maldive".
Testo e foto di Luca
Sonnino Sorisio
NAVIGANDO PER AZZURRI SENTIERI
Squali neanche l'ombra. Nuoto nelle acque di "Shark Tilla" e con
occhio vigile cerco di distinguere le note forme idrodinamiche, ma gli
sforzi sono vani. Una ventina di "Platax", o pesci pipistrello, vengono
a curiosare e ne approfitto per fotografarli insieme alla mia compagna
di immersione. Questa secca nell'interno dell'atollo di Ari è famosa
per essere molto frequentata da un gruppo di squali grigi, abituati
anche a mangiare dalle mani dei sub. Purtroppo, per qualche strana
causa o per una semplice migrazione stagione... di squali neanche
l'ombra. Ma quello che si presenta ai miei occhi è forse più
interessante: un assembramento fantastico di pesci gialli, dei lutianidi,
che pare avvolgano il fondale, lo ricoprano, per poi ammucchiarsi in
una massa sferica e di nuovo allungarsi, in successione ritmica, come
il movimento dell'abbattersi delle onde sulla battigia.
Un intruso spunta ogni tanto dall'insieme e solo un occhio allenato
riesce a distinguerlo subito: un pesce trombetta, giallo vivo della
stessa tonalità degli altri, si nasconde nella grande massa per
diminuire le probabilità di essere divorato da qualche predatore.
Sicuramente più curioso, il trombetta mi viene vicino, attratto forse
dalla mia voluminosa custodia, e si mette proprio con la bocca
appuntita contro l'oblò. Non perdo l'occasione e lo blocco sulla
pellicola più volte. Intorno a me si chiudono i lutianidi, mi
accerchiano completamente, ritirandosi lentamente a ogni mio
movimento, per poi ritornare sulle posizioni precedenti.
Un'immersione di rara bellezza. Anche senza squali, forse meglio di
quanto sarebbe stata con questi carismatici pesci attorno a
monopolizzare l'attenzione.
Ormai da qualche giorno
stiamo vagabondando per le Maldive, le 2000 isole di sogno nel
mezzo dell'Oceano Indiano, tra atolli di corallo, lagune dalle mille e
violente tonalità di azzurro e soprattutto tra cieli incredibili. Cieli
dall'immane possanza o dalla più placida calma. Cieli come arte pura,
dai disegni astratti e contrasti di colore. Cieli indimenticabili. Non
avevo mai fatto caso, le altre volte che ho soggiornato in queste isole,
alla varietà stupefacente degli aspetti che qui può assumere il cielo.
Forse perché non siamo abituati a guardarlo troppo nelle nostre città, o
perché in barca si è più a contatto con gli elementi. Ma che dico! Altre
volte sono stato in barca in mari tropicali e mai è stato così.
La verità è che le Maldive
sono speciali. Anche per il cielo. E per poterne godere c'è solo un
modo: vivere su una barca. Si scoprono delle Maldive diverse, spesso
incontaminate, si vive a maggior contatto con il mare, che poi è
l'unico vero protagonista. Nei soliti villaggi turistici questo contatto è
venuto meno negli ultimi anni, sotto l'influsso del turismo di massa,
che ha invaso l'arcipelago. E con la barca si riesce ad allontanarsi da
questa oasi di vacanze tutto compreso, da motoscafi sfreccianti,
animatori frenetici, subacquei incolonnati, e calarsi nell'atmosfera
delle vere Maldive, quelle che avevo conosciuto anni fa e mi avevano
colpito irrimediabilmente il cuore.
Quasi ogni sera tocchiamo
un'isola diversa, dove possiamo andare a visitare i villaggi dei
maldiviani e osservare la loro cultura, legata da secoli al mare e che
ora, purtroppo, sta in parte scomparendo sotto il prepotente e veloce
arrivo del benessere legato al turismo occidentale. Nei villaggi più
vicini alle isole "vacanza tuttocompreso", a qualsiasi ora del giorno, la
voce della televisione si diffonde nelle pulite stradine da tutte le
capanne, una volta di corallo e oggi sempre più in muratura. La
maggior parte dei giovani lavora nei villaggi turistici e così si
incontrano solo gli anziani e i bambini, e i lavori di pescatore o
maestro d'ascia sono sempre più tralasciati. Ma basta allontanarsi un
po' dagli atolli centrali verso Nord o Sud, ed ecco riaffiorare la
vecchia atmosfera di una volta. Per le stradine sono messi a essiccare i
boniti, che vengono affumicati con la stessa acqua con cui prima sono
stati fatti bollire. Questo antico metodo permetteva di avere una delle
riserve di pesce non deteriorabile anche in momenti difficili.
Comunque, ancora oggi sui dhoni, le tipiche barche locali, viene ogni
tanto consumato il bonito secco affumicato, considerato una leccornia.
E bonito mangiamo noi, avendone pescati un'enorme quantità in una
decina di minuti mentre siamo capitati per caso in mezzo a un grande
banco. Non si faceva in tempo a gettar la lenza in mare che
immediatamente abboccavano quattro o cinque pesci
contemporaneamente: una pesca miracolosa.
La traina e il bolentino sono i metodi di pesca più comuni nelle isole,
mentre la pesca subacquea è severamente proibita. L'altro giorno,
dopo aver catturato un barracuda e una ricciola a traina, abbiamo fatto
un barbecue sulla spiaggia di un'isola deserta, dove sotto le palme
abbiamo assistito a un tramonto memorabile, sdraiati sulla morbida
sabbia bianca. Quando l'incandescenza del cielo si è affievolita, le
fiamme della brace avevano cotto a puntino i pesci e dopo, ormai
sotto la volta stellata, l'equipaggio ha ballato e cantato per noi il
"boduberu", tipica danza del folklore maldiviano. E così, felicemente,
vivendo sopra e sotto il mare, trascorrono purtroppo veloci le nostre
giornate.
Un momento fantastico
l'abbiamo vissuto ormeggiandoci vicino a Foteo, nell'atollo di Felidu.
Stavamo avvicinandoci a una lingua di sabbia quando
improvvisamente dei delfini sono saltati dietro a questa, sembrando
quasi che ne uscissero. Subito li abbiamo avvicinati aggirando la
minuscola isoletta e per un tratto siamo riusciti a restare affiancati
mentre essi giocavano allegramente. Poi, dopo pochi secondi, si sono
diretti verso l'oceano aperto, ma senza allontanarsi troppo: quella era
sicuramente una zona abituale, avendoli noi incontrati più volte, anche
al tramonto. Anche in immersione ho potuto udirli più di una volta,
avvertendo i fischi lontani, ma senza mai scorgerli. E anzi, proprio
mentre cercavo disperatamente di vederne le ombre, ho notato un
carosello bellissimo: sopra di me, fin quasi alla superficie, era tutta
una nuvola di pescetti, simili a sardine, vasta e fitta su tutto l'orizzonte
sommerso. Il loro nuotare era completamente disordinato, un caos
totale, in cui ogni singolo pesce andava per i fatti suoi. Ad un tratto ho
percepito del nervosismo, una sorta di variazione, e poi, di scatto,
come una frustata.
Non più disordine: una massa scura e omogenea di pesci che si
scansava all'unisono provocando quasi uno spostamento d'acqua. Dei
tonni, in formazione, erano passati come siluri d'argento. Era il loro
momento di caccia, effettuata puntando sulla sorpresa e sulla velocità,
mentre i pescetti cercavano scampo riunendosi e fuggendo insieme in
un unico movimento. E questo per diverse volte, a intervalli di
qualche minuto: una testimonianza spettacolare della continua lotta
per la sopravvivenza in mare.
Purtroppo, il momento della
partenza da questo eden è prossimo, e già pensiamo a quando potremo
ritornare. Ancora una volta il "mal di Maldive" ci colpisce a fondo, e
questo girovagare in barca attraverso gli atolli non ha fatto che
aumentarlo. Un male che è sempre con noi, dentro di noi. Basta
chiudere gli occhi e ecco comparire delle immagini essenziali: mari di
un turchese violento, spiagge bianchissime, palme carezzate dalla
brezza e fondali pulsanti per la ricchezza di vita.
NOTIZIE UTILI
Chi organizza
In Italia fra le organizzazioni specializzate in crociere alle Maldive c'è
la Seafari Adventures Club, che conta alcune imbarcazioni a motore
tra i 20 e i 25 metri. Tutte le cabine sono doppie, ci sono ampi spazi di
soggiorno, con il televisore per rivedere le riprese video della
giornata, corrente 220 volts per la ricarica dei flash. Le immersioni si
fanno con il dhoni, la tipica barca locale che funge da barca appoggio
e da pesca. L'itinerario si accorda di volta in volta con l'equipaggio a
seconda delle esigenze e delle condizioni atmosferiche. Di solito si
toccano gli atolli di Male, Felidu, Ari e Rasdu.