Giappone - TOAssociati
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GIAPPONE- Japmania di R.Beccalli, A.Matarrese, G.De Giglio - da Viaggiare Il Giappone è qui. Mangiano sushi e leggono Gundman. Dormono sui tatami e vanno pazzi per il teatro. Sono i cultori nostrani del Sol Levante, i cavalieri della nippo-wave. La nuova colonizzazione è ormai in atto: Tetsuwan Atomu è il personaggio più amato dagli appassionati di fumetto, Banana Yoshimoto è la scrittrice che più affascina i cultori della nuova letteratura e le magliette attillate con un oleogramma in primo piano di Might Atom sono il massimo per i fashion victim. E così dai videogiochi al karaoke, dalla moda all'invasione dei manga, il Giappone sembra avere, per le nuove generazioni del nostro paese, il ruolo che fino a poco tempo fa era patrimonio esclusivo degli Stati Uniti d'America. Altro che hamburger, ora è la volta del sushi. La monopolizzazione della Grande Mela sta vivendo la sua fase calante e gli ultimi diktat in fatto di musica, cibo, vestiti e soprattutto manie collezionistiche vengono da Tokyo. I cultori del Sol Levante si dividono in due grandi categorie: da una parte ci sono i tatamizzati (il nome deriva dalle stuoie imbottite di paglia di riso pressato che fungono da pavimento nell'antica casa giapponese), cioè gli appassionati del Giappone che vanno in profondità per ripercorrere la sua storia culturale e riscoprire le sue tradizioni, per poi emularle in versione rivisitata e corretta. Dall'altra parte ci sono invece i cosiddetti otaku di casa nostra, cioè i collezionisti di oggetti di culto dei giovani giapponesi che rasentano il fanatismo e, in molti casi, il feticismo. Se per i"tatamizzati" sono importanti i vari corsi per appredere il rito del tè, per imparare l'ikebana, l'arte di disporre i fiori, l'origami ovvero la capacità di piegare preziose carte per creare animali, giochi, 3 oggetti fantastici, oppure i corsi di calligrafia e di lingua, altre sono invece gli oggetti del desiderio dei "otaku". I primi si catapultano a vedere gli spettacoli di danza Butoh di Masaki Iwana, una delle esperienze di danza contemporanea più suggestive, o prenotano mesi e mesi prima i biglietti per assistere agli spettacoli di teatro, rappresentazione classica di gesta eroiche di importanti samurai. Tra le passioni degli "otaku", i fumetti manga sono al primo posto (quelli più amati sono senza dubbio Maison Ikkoku, Gundman, Cream Lemon, Dirty Pair e Lady Oscar). Generalmente ne comprano due copie dello stesso numero, una da tenere gelosamente chiusa per la collezione e l'altra da fagocitare più volte. Anche le bamboline shojo, sono un oggetto di culto: sono in miniatura, smontate e vendute in un kit che raffigurano personaggi famosi dello spettacolo made in Japan. I videogiochi, gli "anime" (i cartoni animati) e tutto l'immaginario che ruota intorno sono l'oggetto di una passione maniacale. Per non parlare della musica: Cibo Matto, Zen Geva e i Pizzicato Five sono alcuni dei nomi delle band rock acid trash più trendy del momento. Ma i primi della lista sono le Shonen Knife, un trio femminile di Osaka chiamato dai Nirvana ad aprire i loro concerti americani e ora alle vette delle classifiche internazionali. La febbre gialla è ormai scoppiata e tante sono le sue vittime che non perdono mai di vista luoghi come Nippon Ya, Yamato e Millepagine, fornitissimi negozi milanesi dove si trova tutto ciò che è giapponese e dove si può comprare persino per corrispondenza. Ma anche la Casa del fumetto a Roma o il Supermarket del fumetto di Napoli sono fornitissimi e non mancano i club dei "nippomaniaci ultrà", come ad esempio L'Anime Club Isotta di Messina, il Lai di Roma, il Club dei laser disc di Milano. Tantissime anche le riviste. Si va dalla bolognese Kappa, edita da Granata Press, a Zero, da Mangazine a Yamato da Lodos a Sushi, fino a Yamete, dedicata esclusivamente all'erotismo giapponese. Fondamentale per capire le manie e gli umori del Giappone contemporaneo, il libro Sol Mutante scritto a quattro mani da Alessandro Gomarasca e Luca Valtorta, edito da Costa e Nolam. Ma al di là delle manie e dei culti, il sogno che accomuna "tatamizzati" e "otaku" è unico: fare un pellegrinaggio alla nuova mecca, il Giappone, il paese dei loro eroi. Antonella Matarrese Geishe, guardinne della tradizione Nel 1890 erano 80 mila, in tutto il Giappone. Oggi, quelle vere, quelle che ancora incarnano l'immagine della donna perfetta e del raffinato costume giapponese, sono rarissime. E quasi tutte provenienti dalle scuole di Kyoto. Le geishe sono apparse nella cultura giapponese all'inizio del XVII secolo. A metà del successivo hanno condiviso con molti uomini "travestiti" il crescente successo del teatro kabuki finché, nel XIX secolo, si sono trasformate in vedette assolute, muse ispiratrici di quadri e romanzi. Addestrate alla cerimonia del tè, preziose calligrafe, suonano il samisen, un originale strumento a corde, e partecipano a spettacoli di balletto, l'unica dimostrazione pubblica del loro talento. Ma l'attività principale è quella di assistere i maschi giapponesi nelle attività di relax. Si inginocchiano ai loro piedi per versare il tè o il sakè, suonano, cantano e quando si concedono lo fanno liberamente. Non sono prostitute, ma i loro favori sessuali sono a pagamento e a prezzi altissimi. Tanto che solo pochi ricchi giapponesi possono permetterseli. Spinta con i guanti. Il "buttadentro" è un'istituzione nella metroplitana di Tokyo. Senza il suo aiuto. spesso è impossibile riuscire a entrare nel vagone. Ogni giorno, in città si spostano 26 milioni di persone, percorrendo in media 26 chilometri e passando, per andare da casa al lavoro, 68 minuti sui mezzi di trasporto. Ma Tokyo è anche la metropoli dove i treni sfrecciano su vari livelli, tanto puntuali da spaccare il minuto e che nelle ore di punta oscillano per il peso dei trenta milioni di abitanti che si muovono attraverso la città, spinti e compressi dentro ai vagoni da un capotreno in guanti bianchi. Dove i ristoranti multietnici e i sushi bar in cui i piattini con succulenti pezzi di pesce crudo scorrono su un pannello girevole sistemato sul bancone intorno al quale si siedono i clienti; dove i ristoranti tradizionali impongono la sofferenza di dovere sedere durante tutto il pasto con le ginocchia piegate, una penitenza mitigata dalla raffinatezza del servizio che non trascura nessun particolare. Ugualmente sfaccettata e multiforme appare la società giapponese: a Yoyogi Koen, il più grande polmone verde di Tokyo, la domenica si affollano i gruppi di rockabilly che si esibiscono ballando in circolo, le band musicali di ogni genere, i punk dalle creste colorate e dall'abbigliamento trasgressivo, ma anche i visitatori del Meiji Jingu, il tempio shintoista dedicato all'imperatore Meiji (che riaprì il Giappone al mondo esterno), con i loro kimono colorati. E tra la folla si distinguono le coppie che scelgono il tempio come teatro di un matrimonio tradizionale, con il suo cerimoniale immutato da secoli. A Shibuya, accanto alla statua di Hachiko (all'uscita della stazione), si ritrovano a ogni ora, sotto gli schermi giganti che trasmettono ininterrottamente videoclip, i giovani che per il loro abbigliamento, dettato dalle più recenti mode dell'Occidente, conservano ben poco dei caratteri tipici del Giappone. Un’italiana a Tokyo Ad Asakusa, intorno al Senso-ji, il più importante tempio buddhista di Tokyo, si concentrano piccoli negozi con talismani provenienti dal tempio, con origami (l'arte della carta), bambole di porcellana e katana (le spade dei samurai). L'autrice dei due articoli che seguono è un'italiana che ha scelto di vivere nella capitale giapponese. Ne ha imparato i trucchi e ce li spiega. Per un visitatore Tokyo è la città dai mille volti: la capitale del Sol Levante ma anche quella della potenza economica che fa paura agli Stati Uniti. E’ la città dei grattacieli di cristallo che si costruiscono e si abbattono nel giro di un mese e delle piccole case di legno che resistono ai terremoti, ma che rischiano continuamente di sparire per un incendio. A Roppongi e a Shinjuku, nella zona del Kabuki-cho, si aggirano i gruppi di impiegati (sempre insieme anche all'uscita dal lavoro) che si affollano nei locali stracolmi di pachinko (una versione giapponese del flipper), davanti ai quali siedono per ore con un'espressione persa nel nulla. Oppure nei locali per il karaoke, arte in cui senz'altro i giapponesi eccellono per l'allenamento e l'impegno che le dedicano, e nei bar, dove tra bottiglie di saké e di whisky dimenticano la solitudine di una città senza confini e rafforzano il loro legame con la ditta per cui lavorano. FUSO ORARIO L'orologio deve essere messo avanti 8 ore rispetto all'Italia. Se volete un assaggio di Giappone tradizionale, non perdete uno spettacolo di Kabuki alla Kabuki-za (appena fuori dalla stazione di Higashi-Ginza, tel. 35413131), o una giornata a uno dei tre tornei di Sumo annuali (gennaio, maggio e settembre) al Ryogoku Kokugikan Stadium. Ad entrambi gli eventi sarete catturati dal fascino di un mondo antico ma rimarrete anche rapiti dagli spettatori in kimono che manifestano con urla improvvise il loro apprezzamento e che consumano, durante le performances, deliziosi pic nic. INFORMAZIONI Ambasciate del Giappone, via Sella 60, Roma, lei. 06/487991. Per le informazioni turistiche si può contattare la Japan National Tourlst Organization di Ginevra (Svizzera), ma de Beme 13, tel. 0041-22/7318140. Per chi non disdegnasse un tipo di spettacolo più impegnato al Koku-ritsu No-gakudo (stazione di Sendagaya, tel. 3423-1331), si può assistere a spettacoli di teatro, oltre che visitare un piccolo museo di costumi e visionare le videocassette degli spettacoli precedenti. Infine, un consiglio di estrema praticità. Se dovete trovare un indirizzo a Tokyo avete tre opzioni: A) telefonate e fatevi indicare la strada da seguire a partire dalla più vicina stazione; B) fatevi mandare una cartina; C) più semplicemente, fatevi venire a prendere alla stazione. Se proprio doveste sentirvi persi rivolgetevi a un koban (il posto di polizia, che si trova solitamente in prossimità delle stazioni della metropolitana): l'ospitalità e la gentilezza giapponese vi stupiranno certamente. Rita Beccalli Salvate Kyoto A Kyoto, antica capitale giapponese dal 794 al 1868 è in alto una distruzione sistematica. «Quello che stanno facendo è inaudito - dichiara Giovanni Forte, direttore dell'istituto italiano di cultura della città, in un'intervista al manifesto. Una vera catastrofe storica». Il morbo di Kyoto si chiama speculazione edilizia, un cataclisma che i giapponesi accettano come fattore ineludibile del progresso. Per tentare di salvare l'antica capitale giapponese è nata Save Kyoto, un'associazione senza scopo di lucro a cui si può aderire anche via Internet. QUANDO ANDARE La primavera e l'autunno sono le stagioni migliori. La primavera è calda e il paesaggio è abbellito dalla fioritura di susinl e ciliegi. Anche in autunno i colori dei cielo e delle foglie danno atmosfere suggestive. L'inverno è freddo, l'estate è afosa e piovosa. Lassù, a Hokkaido L'isola più a nord dell'arcipelago giapponese riserva molte sorprese, prima fra tutte una natura insospettabilmente incontaminata. Non solo Tokyo con i suoi grattacieli. Non solo Kyoto e Nara con i loro templi e giardini. Se volete conoscere un aspetto diverso del Giappone aggiungete nei vostri piani un viaggio ad Hokkaido, l'isola del nord, la Siberia del Giappone. Hokkaido è la meta preferita dei giapponesi che amano la natura ma è decisamente trascurata dal turismo italiano, forse più attratto dagli aspetti culturali che riguardano questo paese e lo rendono tanto diverso dal nostro. In realtà, per chi è alla ricerca di curiosità culturali e antropologiche, anche Hokkaido può rivelarsi una meta particolarmente interessante, dato che ospita un gruppo autoctono con tradizioni originali, con una propria lingua e con delle origini diverse da quelle del resto della popolazione giapponese: gli Ainu, etnia di origine ancora incerta ma, secondo molti esperti, di ceppo siberiano. È anche molto interessante osservare le similitudini tra le sculture in legno degli Ainu e i totem degli Indiani d'America. Per chi fosse interessato a saperne di più su questo popolo si consiglia di rivolgersi allo Shiraoi Institute for the Preservation of Ainu Culture (Wakakusa 2-3-4, Shiraoi, Hokkaido 059-09, Japan). Diverse comunità di Ainu si ritrovano in tutta l'isola, soprattutto nelle zone turistiche. Uno di questi villaggi si trova ad Akankohan, stazione termale nella zona orientale dell'isola, dove si possono ammirare i paesaggi naturali più spettacolari e suggestivi. Nella cittadina, tra le costruzioni che riproducono un villaggio tipico Ainu, si trova anche un teatro in cui ogni sera si può assistere a uno spettacolo di canti e danze tipiche. Akankohan si trova sulle sponde di un lago formatosi all'interno del cratere di un vulcano spento, spettacolarmente ghiacciato d'inverno, tanto da permettere la traversata in motoslitta (si possono affittare direttamente sulle sponde del lago) e meta dei pescatori che, dopo avere praticato dei piccoli buchi nella superficie ghiacciata, attendono all'interno di tende a igloo che i pesci abbocchino al loro amo. D'estate le acque del lago liberano le marimo, alghe dalla forma e dalla dimensione di una palla da baseball che galleggiano appena sotto la superficie dell'acqua, uniche al mondo e particolarmente preziose, perché impiegano circa 200 anni per raggiungere questa dimensione. Un'antica e affascinante leggenda Ainu fa discendere la loro origine dal suicidio di una coppia di sfortunati amanti annegati nel lago. Il lago e la zona circostante fanno parte del Parco Nazionale di Akan, una riserva naturale di boschi foltissimi, pini sempreverdi abitati da cervi, volpi e orsi bruni, tra cui spiccano i coni vulcanici di Oakan, di Iwo e di Meakan, (gli ultimi due ancora attivi). Altri crateri formano il lago Kussharo, il più grande di Hokkaido, il lago Mashu, che ha l'acqua talmente trasparente da permettere una visibilità fino a 41 metri di profondità, e i laghi minori di Onneto, Panketo e Penketo. Per gli amanti della vita all'aria aperta non mancano le attività sportive in ogni stagione: in inverno si può fare sci di discesa e di fondo (le piste si trovano a pochi minuti di macchina da Akankohan) e pattinaggio sul ghiaccio; d'estate si può scegliere tra tantissimi itinerari per passeggiate nei boschi (un elenco dettagliato delle piste si può avere dallo Akankohan Visitor's Center) e si può visitare il Marimo Observation Center su una delle isole del lago Akan. Un'altra escursione divertente è quella alle falde del vulcano Iwo dove, sopra i gas caldissimi dei geiser, vengono cotte le uova, un piatto considerato una delle specialità della zona. Vicino alla cittadina di Akan si trova l'Akan International Crane Center, un osservatorio (aperto dall' 1 novembre al 31 marzo) per la gru giapponese, uccello che si pensava estinto fino al 1977. Le stazioni termali di Akankohan e Kawayu, con le loro vasche all'aperto piene di acqua bollente, sono attive in qualsiasi stagione dell'anno. Per visitare la zona si consiglia di affittare una macchina in una delle cittadine più grandi, la spesa in più sarà senz'altro compensata dal risparmio di tempo e dalla maggiore libertà di movimento rispetto ai trasporti pubblici, considerando oltretutto che alcune zone sono mal servite. Ideale anche il viaggio in motocicletta, mezzo molto alla moda tra i giovani giapponesi. Come punto di partenza delle varie escursioni si può tenere Akankohan, la vivace cittadina sulle sponde del lago. Un consiglio: in qualsiasi stagione andiate, portate un abbigliamento pesante, particolarmente necessario da novembre a marzo quando l'isola viene ricoperta da un alto strato di neve e le temperature si abbassano spesso sotto lo zero. R. B. Tokyo. I posti di Banana «Al mattino un tuffo nel folklorìstico quartiere di Harajuku, frequentato dai giovani per lo shopping e i locali. Al secondo piano e mezzo del centro commerciale Fob Coop è possibile concedersi un cappuccino con brioche. E’ un capriccio che ai giapponesi piace concedersi di tanto in tanto. Sempre in questa zona vale la pena di visitare il Museo Nazionale di Ueno. Se si ha intenzione di trascorrere la giornata fuori, un toast o un sandwich sono la scelta migliore: ci si mischia ai lavoratori di Tokyo in pausa pranzo e non ci si appesantisce troppo. Per proseguire, spostatevi nel quartiere di Yanaka Nezu Sendagi, che tra l'altro è dove abito io. Si tratta di un vecchio quartiere, fino a pochi anni fa considerato estremamente popolare, pieno di botteghe e piccoli templi buddhisti. Adesso è il regno bohèmien di Tokyo, abitato da giovani artisti. E’ una delle pochissime zone della capitale dove sono sopravvissuti edifici dell'epoca Edo (secolo scorso). Per comprare qualcosa di veramente particolare c'è Ise Ta Tsu, dove si trovano solo oggetti fatti con la tradizionale carta giapponese. Rimanendo in zona non si può non rinfrancarsi delle fatiche della giornata con una cena da Hantei, uno dei più antichi ristoranti della città». Il Kendo. E’ la più antica delle arti marziali, la scherma giapponese. Si combatte a colpi di shinai, arma rituale formata da 4 stecche di bambù e da un'elsa di pelle. Kobe Dal mare del porto alle pendici del monte Rokko. È l'area su cui si estende Kobe, città portuale che riesce ad accogliere circa 10 mila navi all'anno. È una città cosmopolita, da anni aperta al flusso degli stranieri, turisti o mercanti che siano. Ha una vita notturna vivacissima ed eccellenti occasioni per fare shopping. Come la zona di Motomachi, dove si può comprare praticamente di tutto, dall'antiquariato all'elettronica. A pranzo o a cena, non perdetevi la specialità: il manzo di Kobe. Prenotate da Aragawa, tel. 078/2218547: è obbligatoria giacca e cravatta per gli uomini e abito elegante per le donne. Hiroshima - Nagasaki Due città simbolo. La prima bomba atomica venne sganciata da un B-29 dell'aviazione americana il 6 agosto 1945 alle 8.15, scoppiando a seicento metri sopra la Sala della Promozione Industriale nel centro della città. La Sala, ribattezzata Tempio della Bomba, non è stata mai rasa al suolo e oggi la sua struttura carbonizzata resta l'unica testimonianza di quell'eccidio che fece duecentomila morti. A Nagasaki, nel punto esatto dove cadde la bomba atomica del 9 agosto '45 è stato costruito il Parco della Pace. Kyoto E’ stata la capitale del Giappone per 1074 anni, dal 794 al 1868, e per molti aspetti, la culla della civiltà giapponese. Ancora oggi una passeggiata per le sue strade è un percorso attraverso undici secoli di storia. Pur essendo invaso dal vetro a dal cemento, il centro della città è affascinante, tanto più che si incontrano signore eleganti nel tradizionale kimono, indaffarate nelle attività quotidiane. E qui si è conservata la scuola più tradizionale di preparazione delle geishe, che intrattengono ancora a prezzi proibitivi per la maggior parte dei giapponesi e dei turisti. Le testimonianze storiche si incontrano appena fuori dal centro: 1600 templi e centinaia di santuari. Per una cena in perfetto stile Kyoto prenotate da Yagenbori, tel. 075/5513331, e ordinate lo shabu-shabu (manzo affettato fine immerso per pochi minuti nel brodo bollente), il suppon (piatto a base di tartaruga) e l'hoba miso (pasticcio di fagioli con funghi e cipolle verdi avvolto in foglie di quercia). Hokkaido L’isola più a nord dell'arcipelago è il Giappone al cento per cento. Se per il resto del paese le città dominano la campagna, qui è il contrario. Le città di Hokkaido sono avamposti urbani circondati da montagne selvagge, foreste vergini, laghi vulcanici e spiagge incontaminate. Considerato il clima rigido, e a meno che non si voglia an dare a sciare a Sapporo, si consiglia di visitare l'isola a partire da maggio, quando qui sbocciano i fiori di ciliegio, e durante l'estate, meno afosa e più asciutta del resto del paese. Sapporo Dopo aver ospitato i Giochi Olimpici invernali del 1972, Sapporo è diventata una città cosmopolita, meta di "settimane bianche" di sciatori incalliti. A parte gli impianti sciistici, la città non ha molto da offrire: la si può scoprire in uno o due giorni. E’ però, una base di partenza per le escursioni nel Hokkaido. La prima da fare è a Otaru e la penisola Shakotan, dove si arriva con un treno da Sapporo. Otaru è famosa per la vita nottuma e ha i migliori ristoranti sashimi di tutto Hokkaido. Provate a cenare al Uosshin (tel. 0134/325202) o al Osshintasuke (tel. 0134341790). Un consiglio: fate prenotare dal vostro albergo a Sapporo. Tokyo Tra le megalopoli del mondo, Tokyo è quella più difficile da capire, visitare e conoscere. E enorme, disordinata, divisa per quartieri, ha molte città satelliti. Al suo interno si abbattono case, palazzi e grattacieli e si ricostruisce freneticamente; e mentre nascono nuovi palazzi (spesso molto grotteschi dal punto di vista architettonico), cambiano strade e indirizzi. La capitale del Giappone è un enorme mercato finanziario dove tutto è regolato dai ritmi del mercato. E, nonostante tutto, è una città affascinante, dove una strana idea di progresso mette tutto in discussione e dove tutto potrebbe restare immutato, a partire dalla venerazione dei suoi abitanti, come quelli di tutto il Giappone, per il dio imperatore. Osaka Per importanza commerciale e industriale, Osaka è seconda solo a Tokyo. Come molte altre città del paese, la sua struttura è cambiata moltissimo dopo la seconda guerra mondiale. Prima era un affascinante labirinto di canali e corsi d'acqua navigabili, utilizzati per trasportare a le merci. Oggi, i palazzi affissimi e le strade larggissime imà pediscono anche di immaginare re la sua antica struttura. Non offre molto al turismo, ma ha ottimi ristoranti: mangiate la specialità locale, che è il pesce palla (tesso è crudo, techiriè stufato), al Fuguhisa, tel. 06/95029 (fate prenotare dal concierge del vostro albergo). Yokoama Ricostruita in sei anni, dopo il terremoto Grande Kanto dell'1 settembre '23, fu rasa al suolo dai bombardamenti americani del 29 maggio '45 e poi ancora una volta ricostruita, oggi Yokoama è una città industriale che si estende sempre di più verso Tokyo. Di curioso c'è da visitare il Museo della Bambola con le sue 4000 bambole e il Museo della Seta, che rende omaggio all'antica tessitura del paese. L'Associazione turistica locale (tel. 045/6415824) organizza visite in casa di giapponesi che parlano inglese: un modo per capire qualcosa del loro stile di vita.