ciao, Franco - Chiaia Magazine
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www.chiaiamagazine.it m a ga z i n e CHIAIA Anno III - n.11 novembre 2008 Distribuzione gratuita S A P E R V I V E R E L A C I T TÀ il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo IUPPITER EDIZIONI «La giungla del vivere quotidiano inaridisce e dà sempre meno valore a ciò che per me è stato ed è tuttora fonte di benessere: la poesia, la musica, l’arte». Franco Nico 3 PRIMO PIANO Società civile, un libro per l’alleanza 5 L’INCHIESTA Arte perduta, odissea nello strazio 7 IL CASO ciao, Franco Warner Village, salviamo il multisala 11 LA DENUNCIA Scuola De Amicis, la palestra dei misteri 16 L’APPELLO pagina 13 Villa Pignatelli: riaprite il Museo delle carrozze SOS CHIAIA NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE Come migliorare la Municipalità 1? Scrivi a: AI NOSTRI LETTORI Invitiamo i nostri lettori a indicarci cosa non va nel quartiere e a proporci soluzioni per rendere più vivibile la città. Contiamo su di voi. Le lettere, firmate con nome e cognome, vanno inviate a Chiaia Magazine Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli oppure alla e-mail [email protected] NUMERI UTILI EMERGENZE-SICUREZZA CARABINIERI 112 Stazione CC (via Orazio 73) Tel. 081.681122 Stazione CC (Ferrantina a Chiaia 1) Tel. 081.417486 POLIZIA 113 Comm. Posillipo (via Manzoni 249) Tel. 081.5983211 Comm. S. Ferdinando (Riv. di Chiaia 185) Tel. 081.5980311 POLIZIOTTI DI QUARTIERE Tel. 335.5292755 (Pattuglia Chiaia) Tel. 349.2142396 (Pattuglia S. Ferdinando) Tel. 347.0752926 (Pattuglia Santa Lucia) POLIZIA STRADALE Tel. 081.5954111 SOCCORSO STRADALE ACI Numero verde 803116 VIGILI URBANI Tel. 081.7513177 Unità oper. Riviera di Chiaia 105 Tel. 081.7619001 VIGILI DEL FUOCO 115 GUARDIA DI FINANZA 117 PRONTO SOCCORSO 118 AMMINISTRAZIONE MUNICIPALITÀ 1 Sede Consiglio Tel. 081.7644876 Anagrafe decentrata Tel. 081.7950501 SANITÀ PRONTO SOCCORSO LORETO-CRISPI Tel. 081.2547256 GUARDIA MEDICA LORETO-CRISPI Tel. 081.7613466 OSPEDALE PAUSILIPON Tel. 081.2205111 OSPEDALE FATEBENEFRATELLI Tel. 081.5981111 - 081.5757220 DISTR. SAN. 44 Assistenza Anziani Tel. 081.2547715 Assistenza Diabetologica Tel. 081.2542928 Assistenza Veterinaria Tel. 081.2547074 [email protected] IL PUNTO. RIPRENDIAMOCI NAPOLI CON UNA GRANDE LISTA CIVICA di NINO DE NICOLA Abbiamo una certezza: Chiaia può davvero essere il trampolino di lancio del riscatto della città. Da tempo, infatti, il malcontento di questo pezzo di città sta funzionando da detonatore del dissenso di tanti altri quartieri napoletani. È quanto è emerso dalla riunione di lotta, organizzata il 15 novembre dal Movimento Società Civile al Teatro Sannazaro. La scintilla dell'evento è stata l'uscita de «I 3000 di Chiaia», libro-manifesto dell'associazionismo civico del quartiere: gli esponenti dei Comitati delle periferie sono intervenuti numerosi e hanno aderito alla grande alleanza pro- Viale Gramsci: 400 firme contro il degrado I residenti e i commercianti di viale Gramsci, via Caracciolo e via Galiani denunciano una serie di situazioni di degrado e di incuria in cui versa l’intera zona: 1) Totale incuria delle aiuole e degli alberi di viale Gramsci; 2) Erbacce che crescono nelle feritoie dei marciapiedi e accanto alle caditoie dell’acqua pluviale ostruendo il defluire delle acque; 3) Mancata disinfestazione periodica dei contenitori della spazzatura che mandano effluvi maleodoranti; 4) Inadeguata pulizia di via Caracciolo su entrambi i marciapiedi soprattutto dopo il fine settimana in cui affluiscono un elevatissimo numero di autoveicoli e persone; 5) Avvallamenti dei lastroni di piperno e dei marciapiedi di via Galiani, via Caracciolo e delle strade interne di viale Gramsci; 6) Mancata pulizia quotidiana delle strade di via Galiani, via Gramsci, via Caracciolo e via G. Bruno e in generale una mancanza di cura nello spazzamento dell’intera zona; 7) Assenza di vigili urbani nella zona, in particolar modo nel fine settimana in cui il traffico assume dimensioni apocalittiche, causando notevole inquinamento ambientale e acustico in particolar modo in via Caracciolo e viale Gramsci, altezza via Galiani, a causa dell’inversione di marcia predisposta; 8) Mancata disinfestazione e pulizia delle scogliere di via Caracciolo, infestate da topi e blatte; 9) Mancata regolamentazione degli spazi da attribuire mossa dal Movimento Società Civile, «per riprendersi la città». E lo strumento sarà una grande lista civica unitaria, composta da cittadini preparati e onesti, che alle prossime elezioni comunali si faccia avanti per rappresentare gli interessi concreti della città e si contrapponga alla vecchia politica che il consenso popolare lo ha utilizzato solo per interessi di casta. Intanto, però, il Movimento ha un obiettivo immediato: una dura campagna di denuncia sull'inaccettabile degrado dei tesori d'arte cittadini. E in trincea ci sarà anche Chiaia Magazine. Dunque impegno d'amore per la città: proprio come quello dimostrato, con la sua dedizione all'arte e al teatro, col suo Sancarluccio, Franco Nico, «eterno ragazzo di Chiaia». Anche per lui, volato in cielo, non bisogna mollare. La vignetta di Malatesta Brigida in controsenso. Per i motorini è diventata oramai una regola; la situazione peggiora però quando vedo salire in controsenso le auto e, ultimamente, anche i camion della nettezza urbana che raccolgono i rifiuti dei cestini. Proporrei l’installazione di telecamere all’inizio di via Santa Brigida e all’incrocio con via Leoncavallo oppure una pattuglia fissa che magari ci liberi anche dagli insostenibili e volgarissimi parcheggiatori abusivi. Questa, forse è un’utopia: mi accontenterei di vedere rispettato almeno il regolare senso di marcia. Rossella Bianco S.Maria degli Angeli: emergenza cantiere ai venditori ambulanti; 10) Mancato controllo degli esercizi commerciali che occupano abusivamente i marciapiedi della zona, ostruendo l’accesso ai palazzi che hanno passo carrabile, con il gran numero di moto parcheggiate; 11) Inadeguata manutenzione della rete fognaria. (Seguono 400 firme) Promotori: il notaio Giancarlo Laurini, Enrico Di Lorenzo, Patrizia Agresti, l’avvocato Antonio De Marca. Via Santa Brigida, quel doppio senso anarchico Abito in via Santa Brigida, nel tratto basso dove vige il senso unico a scendere verso via Vittorio Emanuele. Per giungere al mio palazzo o per arrivare a via Toledo è obbligatorio fare il giro da via Verdi, «incombenza» che prevede anche il superamento di un semaforo. Molte persone, pur di risparmiare questo giro, salgono noncuranti via Santa Segnalo i tanti problemi insorti in piazza Santa Maria degli Angeli dove al degrado del passato si sono aggiunte, con l'apertura del cantiere della metropolitana altre emergenze. A soffrirne di più sono gli alunni della scuola elementare «D'Annunzio» perché, ad esempio, lo spazio antistante la scuola è spesso costellato di escrementi canini. Inoltre le polveri sollevate dai lavori in corso si diffondono anche nelle case circostanti. Altro grave problema è l'illuminazione insufficiente in tutta la zona nelle ore notturne. Vorrei aggiungere che è benvenuta la palettizzazione su un marciapiede di via Monte di Dio: ora però le auto si sono spostate tutte sull'altro marciapiede dove non ci sono dissuasori che quindi vanno collocati al più presto. Antonio Fontanella m a ga z i n e CHIAIA SA P E R V I V E R E L A C I T TÀ Anno III n. 11 - novembre 2008 IL MORSO DELLA TARANTA di PAOLO D’ANGELO Direttore Editoriale ACCHIAPPA ‘O RIGATTIERE Direttore Responsabile ome abbiamo letto sui giornali il nuovo decreto che impone C l'arresto per chi scarica i rifiuti ingombranti divide le procure del distretto di Napoli. Questa contrapposizione tra magistra- Nino De Nicola Alvaro Mirabelli Art Director Massimiliano De Francesco Responsabile Saper Vivere Laura Cocozza Redazione Iuppiter Group Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli Tel.: 081 19361500 - Fax: 081 2140666 [email protected] Società Editrice Iuppiter Group Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli Responsabile commerciale Fabiola Morano Tel.: 393.1364776 Quelli di Chiaia Magazine Beppe Airoldi, Leo Aruta, Antonio Biancospino, Aurora Cacopardo, Antonella Carlo, Paolo D’Angelo, Giada De Francesco, Antonella Esposito, Rossella Galletti, Rita Giuseppone, Francesco Iodice, Massimo Lo Iacono, Malatesta, Renato Rocco, Francesco Ruggieri, Fabio Tempesta, Massimiliano Tomasetta, Tommy Totaro, Umberto Zacca Stampa Arti grafiche Litho 2 Via Principe di Piemonte, 118 Casoria Reg. Tribunale di Napoli n. 93 del 27 dicembre 2005 2 ti sembra nascere per una diversa interpretazione della legge, che vale solo per i cittadini della Campania. Insomma è stata sollevata un eccezione di illegittimità costituzionale dalla procura di Torre Annunziata in merito all'arresto, giorni fa, di tre rigattieri nella zona di Boscoreale intenti a scaricare rifiuti «ingombranti» in una strada periferica. La Procura di Nola ha invece inoltrato a tutti i suoi sostituti una circolare dove chiarisce che non è opportuno sollevare questioni di legittimità. A sua volta anche la procura di Napoli sembra concordare con la linea scelta dalla Procura di Nola. Comunque l'arma dei Carabinieri tra una contrapposizione ed un'altra dei magistrati ha continuato la sua opera di controllo con altri arresti per abbandono di rifiuti ingombranti. Ora io mi domando e dico, pure è vero che noi napoletani in generale non possiamo certo dire di avere avuto una particolare educazione nella gestione di quegli spazi comuni, a cominciare dalle scale condominiali fino a finire nelle strade o nelle piazze. Risulta evidente a tutti noi la totale assenza di un minimo di senso civico. Ora le cause di questa catastrofe gestionale degli spazi comuni nella nostra città e regione sono tante e non basterebbe un intera enciclopedia per illustrarne solo una piccola parte, però alla luce delle nuove forti leggi applicate dallo Stato forse al solo scopo di intimidire e fare da deterrente su cattive abitudini dei cittadini della Campania e sulla questione rifiuti in genere, meriterebbe quantomeno una riflessione . È mai possibile che a distanza di anni ed in particolare di mesi dalla immensa massa di immondizia che ha inondato ogni buco di questa città e di questa regione, nessuno dei politici della nostra regione e della nostra città a capo da anni di una gestione fallimentare che ha portato solo all'emergenza, sia stato buttato fuori? Non credo sia giusto nè onesto scaricare in questo modo la responsabilità di quello che è successo solo su tre o sei o otto «rigattieri» che hanno scaricato una lavatrice o un materasso sotto ad un palazzo. Bisogna insegnare alla gente quello che per anni nessuno le ha insegnato: il rispetto per noi stessi in primis, passa per il rispetto delle nostre strade, dei nostri vicoli, delle piazze, del nostro mare, ma per fare questo credo che sia giusto che chi legifera, prima di prendersela sempre con il più debole, ci dia un esempio di vera civiltà e inchiodi i veri colpevoli della catastrofe immondizia, quelli che per anni hanno sperperato e ridicolizzato quei cittadini che ogni giorno hanno fatto la raccolta differenziata poi finita nelle ecoballe in Germania. La vera strada futura è, invece, quella della prevenzione con l'insegnamento nelle scuole di una vera educazione civica ai nostri uomini del domani, perché quelli di oggi sono già loro malgrado persi. Buona taranta a tutti. PRIMO PIANO NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 3 «I 3000 di Chiaia», un libro per l’alleanza L’EVENTO. Successo della presentazione-spettacolo del volume della società civile al teatro Sannazaro. Si rinnova il patto tra il centro e le periferie. Sì alla lista civica lla faccia della politica professionale e dei commenti acidi dei radical chic, la Società Civile tira dritto per la sua strada e incassa un altro strepitoso successo. Si è rivelato, infatti, un centro pieno l'ultima iniziativa firmata dai leader dell'associazionismo civico di Chiaia che, a distanza di un anno dalla clamorosa marcia di protesta del 10 novembre 2007 nel cuore del quartiere, hanno rinfrescato la memoria alla razza padrona con un libro intitolato «I tremila di Chiaia» (Iuppiter Edizioni). Il volume, che narra la ribellione civile di un pezzo di Napoli, arcistufo di incassare schiaffoni, ripercorre oltre un anno di lotta del movimento, culminato poi nel corteo di un anno fa contro la «mala amministrazione» della città. Un libro che non è esercizio di calligrafia intellettuale di pochi dilettanti della contestazione, ma una testimonianza sanguigna che la rivolta antiregime è possibile: ed è appunto questa la premessa che, lo scorso 15 novembre, ha ispirato la presentazione ufficiale dell'instant book al Teatro Sannazaro, seguita dal film sulla marcia del 10 novembre. Sul palco, a dirigere l'evento di fronte ad una platea strapiena, Paolo Santanelli, Nino De Nicola e Giuseppe Marasco, fondatori del Movimento Società Civile, fiancheggiati per l'occasione da altri autorevoli esponenti della società civile come Giancarlo Laurini, Aldo De Francesco, Furio Francesco Stasi, Ninni De Santis e Gaetano De Masellis. E doveva esserci anche Antonio Guizzi, intellettuale galantuomo che ha contribuito al libro con un commento, e che di recente è scomparso: per lui l’applauso della platea. A Dove trovare il libro in città Librerie: Failla, via Petrarca Feltrinelli, via S. Caterina a Chiaia 23 Feltrinelli, via S. Tommaso d'Aquino 70 Fiorentino, calata Trinità Maggiore 14 Guida, via Port'Alba 20/23 Guida, via Merliani 118/120 La Bancarella, Galleria Umberto I Libros, p.zza S. Domenico.Maggiore Lieto, viale Augusto 43/51 Loffredo, via Kerbaker 19/21 Mondadori, via Benedetto Croce Pironti Mario, piazza Cavour Pisanti, corso Umberto i 38/40 Sansone, via Manzoni Treves, piazza del Plebiscito. Edicole: via Verdi; via Santa Brigida; piazza Trieste e Trento; piazzetta Carolina; via Filangieri; via Nisco; largo Ferrandina; via San Pasquale; via Santa Teresa a Chiaia; piazza San Pasquale; piazza dei Martiri; via Calabritto. Nessuna autocelebrazione, intanto, ma solo la volontà dichiarata di non mollare la presa sulla coscienza sporca dei politici di corto respiro e di accelerare la risalita dall'inferno. Come? Preannunciando, ad esempio, la nascita di una lista civica, composta da gente non compromessa con vecchie nomenclature e in grado di esibire requisiti etici e tecnici inappuntabili: una squadra che, poi, punti dritto alle prossime elezioni comunali. E su quest'obiettivo, appunto, la leadership civica, espressa dal quartiere borghese della città, ha chiamato a raccolta l'intera galassia dell'associazionismo cittadino, coinvolgendo in particolar modo circoli, comitati e associazioni di Napoli est e Napoli ovest, visto che la collaborazione tra Chiaia e le periferie, da più di un anno, è un dato di fatto. Così all'appello, lo scorso 15 di novembre, la Napoli che vive ai margini, ha risposto puntuale: sul palco, infatti, smentendo le accuse di protesta griffata, si sono accomodati Gennaro Saldalamacchia, medico passionario della rinascita di Ponticelli, e Antonio Rescigno, esponente di «Bagnoli Punto A Capo», mentre in platea testimoniavano il proprio consenso i delegati dei comitati civici di San Giovanni a Teduccio e di Casoria. E' stato così un libro a sancire un patto di ferro tra le diverse anime della città, un'intesa che marca le distanze dai politici in doppiopetto e dalle liste imminenti di vecchi camaleonti in vena di riciclaggi di facciata. Ma non basta. Il rovente programma di lotta, firmato dal Movimento Società Civile in occasione degli Stati Generali tenutisi al Teatro Sannazaro, non si esaurisce qui. La presenza sul palco di Antonio Pariante, presidente del Comitato di Portosalvo, paladino della tutela dei monumenti a rischio di Napoli, ha infatti innescato la mobilitazione del Movimento in favore del recupe- ro dei beni culturali abbandonati al degrado. E visto che c'era, a rimorchio di questa causa sacrosanta la Società Civile ha saldato anche un monito amaro, indirizzato al governatore Antonio Bassolino: «Almeno quest'anno - dicono gli animatori del Movimento -, avremmo voluto che lei risparmiasse ai napoletani il solito orrore , contrabbandato per arte contemporanea, in piazza Plebiscito: perché, dopo 13 anni di ecomostri, non ne possiamo più. Apprendiamo invece che è in arrivo la solita installazione, firmata dal solito furbacchione internazionale. La somma, supponiamo cospicua visto che ogni anno questi “sfizi” impresentabili ci sono costati diverse centinaia di migliaia di euro, poteva dirottarla sul salvataggio degli antichi tesori d'arte che stanno andando in malora e che invece sono l'autentico petrolio su cui fondare la rinascita di Napoli. Purtroppo non lo ha fatto. Peggio per la città!». IL CORSIVO di MASSIMILIANO DE FRANCESCO LA SOLITUDINE DEL CITTADINO causa degli incredibili sprechi di luce, A perpetrati nei secoli e indiscutibilmente rintracciati in faldoni di gouaches, si è deciso di commissariare il sole di Napoli. Per il commissariamento del Vesuvio, invece, è questione di nanosecondi. Stando alle penultime indiscrezioni, la colpa più grave della montagna di fuoco è che, da troppo tempo, si tiene tutto dentro. Dopo le cabine di regia sul Turismo, sulla Manutenzione urbana, sul Forum delle Culture e chissà, presto, anche sui foulard della sindaca e sul codice etico di facebook con la benedizione del cardinalmediatico Sepe, buca lo schermo, e lo scherno, il gioco del commissario. Otto napoletani su 100 fanno la differenziata? La Iervolino commenta entusiasta: «Non abbiamo mai temuto il commissariamento e siamo sempre stati convinti di raggiungere gli obiettivi del piano». Per il Natale 2009 il Comune, piano alla mano, per evitare di essere commissariato, sotto l’albero dovrà portare 25 napoletani virtuosi su 100. Prima dell’albero, invece, il governatore Bassolino, già supercommissario con i risultati che tutto il mondo conosce, in queste ore, con l’affanno di un gregario, convoca e sconvoca consiglieri per scongiurare che la sanità campana conquisti la maglia nera. Commissariamenti esorcizzati, temuti o auspicati come quello chiesto dal Pdl per l’Autorità portuale dopo l’esplosione del caso Nerli e delle pompate cene elettorali. Serve a qualcosa brandeggiare commissari in qualunque sede e in ogni scandalo? Cosa è rimasto ancora da commissariare? Mettiamola così: cosa ci guadagniamo, in efficienza, in civiltà, in vivibilità, con le strutture commissariali? Niente. La nostra non è retorica dello sfascio ma consapevolezza che la politica, questa politica, autocommissariatasi con indolente abilità, ha indegnamente dimenticato la solitudine del cittadino. Quello che non paga cene ai potenti, che fa sempre la fila, abituato alla privazione e all’attesa, allenato a soffrire cercando, quando gli riesce, di farlo con entusiasmo. La solitudine del cittadino, la solitudine di Franco Nico, poeta amico, uno di noi, morto in un tunnel, incazzato con il potere, ma ancora carico di sogni. Franco, che, a differenza del Vesuvio, non riusciva più a tenersi tutto dentro. PRIMO PIANO NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE Quanto ci costa la Palestina Quel venerdì nero L’INTERVENTO SPRECOPOLI. Dall’Osservatorio Euromediterraneo ad uno «studio di fattibilità sul pensiero antico» largizioni a ruota libera: un vizio per l'Amministrazione Iervolino. Non le è bastato nemmeno la recente voragine da 58 milioni di euro: ossia i debiti fuori bilancio accumulati nei primi 8 mesi del 2008. Lo spettro del crac, però, non frena i finanziamenti a cascata. Una new entry, secondo il consigliere comunale Salvatore Varriale, è quella dell'Osservatorio Euromediterraneo/Mar Nero, agenzia nata sotto il cappello del Comune di Napoli per promuovere attività di cooperazione ispirate alla pace e allo sviluppo. Lodevole. Ma c'è un ma: l'Osservatorio, secondo il politico, è una macchina mangiasoldi. Giudizi gratuiti? «A parlare - dice Varriale - è la storia dell'Osservatorio». Ecco le tappe. Il punto di partenza è la legge 311 (Finanziaria 2004), che concede ai Comuni dei contributi statali purchè impiegati per promuovere lo sviluppo economico e culturale. È l'inizio del 2005: per avere i soldi, i Comuni devono presentare progetti appropriati. Il Comune di Napoli s'inventa l'Osservatorio Euromediterraneo/Mar Nero. Che sembra avere i requisiti richiesti se è vero che, il 18 marzo 2005, un Decreto ministeriale attribuisce allo stesso Comune un milione di euro in 3 annualità (2005, 2006, 2007) per finanziare l'Osservatorio. E a questo punto il Comune concretizza il progetto. Primo: nel giugno 2005, si stabilisce che l'Osservatorio abbia 3 soci (Comune, Università «L'Orientale» e Fondazione IDISCittà della Scienza) e persegua la missione di promuovere la pace e l'economia nel Mediterraneo e nel Mar Nero. E chi decide all'Osservatorio? Un Comitato Tecnico-Scientifico, presieduto dall'ex assessore comunale Raffaele Porta. Infine: chi gestisce il denaro? La Fondazione IDIS-Città della Scienza, creatura della Regione Campania. Il 27 luglio 2005, intanto, con una delibera comunale arriva alla Fondazione IDIS anche la 1° annualità di 300mila euro. E l'Osservatorio E Raffaele Porta decolla. Il 7 marzo 2006 un piccolo aggiustamento: un altro decreto ministeriale redistribuisce così i 700mila euro rimasti: 258mila nel 2006, 247mila nel 2007, 195mila nel 2008. Una barca di soldi. Spesi come? Lo spiega il sito web dell'Osservatorio. Peschiamo a caso: una celebrazione delle «4 giornate di Napoli per la pace in Medio Oriente», un libro sulla valorizzazione della cultura palestinese, una partecipazione al progetto «Uno scudo blu per la Palestina», la promozione di un appello dei palestinesi per ratificare la «Convenzione de L'Aja» del '54, il patrocinio di alcuni corsi indirizzati specialmente a studenti palestinesi, una tavola rotonda sulla Palestina, un viaggio in Israele e Palestina per progetti di cooperazione. Insomma: una mania per la Palestina, assecondata dal denaro dei contribuenti. E non basta. «Il 24 settembre - incalza Varriale - la Giunta Iervolino ha deliberato 100mila euro per spedire a Venezia, dal 25 al 27 settembre, una delegazione dell'Osservatorio allo scopo di partecipare alla 3° Conferenza per la pace in Medio Oriente. Soldi buttati!». Porta non ci sta: «La trasparenza dell'Osservatorio non si tocca. Il milione? Fondi ministeriali e non comunali e comunque vincolati alla coopera- zione internazionale». E a chi gli chiede che bisogno c'era, con tutte le Palestine di casa nostra, di fare beneficenza al Medioriente, lui ribadisce che «al di là della missione solidale, l'Osservatorio produce per Napoli un prezioso ritorno d'immagine come capitale europea e mediterranea». «E c'è anche - insiste - un risvolto economico: la Campania è ultima nell'import-export con la sponda sud del Mediterraneo. L'interfaccia, invece, che l'Osservatorio ha stabilito coi paesi nordafricani, può invertire la tendenza». E il viaggio a Venezia? «Ci sono andato di tasca mia. I 100mila euro - puntualizza - sono la quota che ogni anno il Comune stanzia per i rapporti internazionali. Quest'anno sono toccati a noi e saranno utilizzati per la città di Nablus insieme ai fondi erogati da altre città europee. Dunque, nessun mistero». D’accordo. Ma resta la percezione di una magnanimità che la città indebitata non potrebbe permettersi. A proposito: Nablus è in Palestina. E fin qui il Comune. Ma neanche la Regione Campania scherza. Le associazioni «Napoli Punto A Capo» e «Napoli Liberal» hanno denunciato alla Corte dei Conti «un clamoroso spreco», reso noto il 14 ottobre 2008. In soldoni, dicono, il governo regionale ha destinato 1.800.000 euro di fondi europei a una fumosa serie di studi di fattibilità, riviste, consulenze, workshop, archivi e convegni. Obiettivo: sostenere «non meglio identificate società in house (ndr. controllate dagli enti locali) - sostiene Ninni De Santis, responsabile di Napoli Liberal - coi soldi destinati all'internazionalizzazione delle imprese». Tra le varie iniziative un «Forum dei giovani del Mediterraneo» dal costo di 380mila euro, un workshop sulla «Cooperazione territoriale europea» da 100mila euro, un archivio sulla «Cooperazione nel Mediterraneo» da 200mila euro, infine un delirante studio di fattibilità sulla «Nascita del pensiero antico» da 200mila euro. (o.m) a Palazzo Santa Lucia Mimmo Della Corte dire che non si E trattava di un venerdì 17, altrimenti, da buoni campani superstiziosi, avremmo potuto prendercela con la sfortuna che si era abbattuta quel giorno sulla nostra regione. Anche se, considerando che il calendario segnava la data del 31 ottobre, ovvero la giornata dedicata al risparmio, proprio quel giorno qualche vicissitudine avrebbe anche potuto esserci risparmiata. Ma così non è stato. E così un venerdì che al mattino si annunciava di ordinaria amministrazione si è trasformato, in un venerdì nero per la Campania. Un giorno di cui, anche alla luce delle conseguenze future, si continuerà a parlare a lungo. E senza fierezza per i campani. Certo, il nostro compito è monitorare gli sprechi della Regione, ma nessuno può impedirci di allungare lo sguardo. In sintesi: tutto ciò che è avvenuto venerdì 31 ottobre è conseguenza della bizzarra gestione delle risorse regionali. E non si può far finta di nulla. Detto ciò, andiamo con ordine. Quel fine settimana si è aperto con la bufera mediatica sui consiglieri regionali a causa dei rimborsi chilometrici per il trasferimento dalla propria città al Palazzo del consiglio Regionale, spesso spropositati (quasi 30mila euro, in soli 8 mesi, per un totale complessivo di 370mila euro all'anno) anche in relazione al numero delle presenze effettive in aula. Subito dopo. la notizia che le 30 auto blu della Regione costano 560mila euro all'anno a causa dell’uso sconsiderato. Poi l’avviso di chiusura di indagini preliminari che ha raggiunto il presidente Bassolino, Raffaele Vanoli, Giulio Facchi, Michele Carta Mantiglia ed Enrico Soprano. Ai cinque sono contestati «peculato e falso ideologico e materiale». Motivo: l'eccessiva onerosità del costo (spesso superiore anche a quello pre- visto dalle tabelle professionali) delle consulenze esterne attribuite proprio a Mantiglia, consulente per i rapporti del Commissariato con gli impianti di smaltimento dei rifiuti in Lombardia (72mila euro in due anni), e a Soprano cui sarebbero stati corrisposti due onorari di 154 milioni di lire ciascuno per l'assistenza legale alla redazione di due contratti - secondo i magistrati - quasi identici nella forma e nella sostanza. Per questioni, tra l'altro, sempre a detta degli inquirenti, di non particolare complessità. Altro episodio: la maxi multa di 8,15 milioni di euro per il mancato controllo sui progetti finanziati dal Cipe nel '99, con la cosiddetta norma «sblocca cantieri» e che la Regione Campania si vedrà detrarre dalle risorse previste dai Fondi per le aree sottoutilizzate. E, per chiudere la giornata nera la denuncia elevata dai Vigili Urbani, al direttore del Madre Eduardo Cicelyn, per aver trasformato i saloni del Museo in una discoteca senza i dovuti permessi e la scia di polemiche che ne è seguita. Tutte vicende che evidenziano come la pubblica utilità resti sempre penalizzata. Basta riflettere sul fatto che a causa dei buchi di bilancio, creati da una Regione incapace di contenersi nelle spese superflue, regolarmente si cancella l'essenziale. Un esempio, per tutti, il caso di Unicocampania che rischia di scomparire: Palazzo Santa Lucia, infatti, non ha i fondi per rispettare gli impegni assunti con le aziende fornitrici del trasporto pubblico, che, di conseguenza, stanno uscendo dal consorzio e si dicono determinate ad aumentare le tariffe a carico dei viaggiatori. E assomiglia a una pezza in extremis la sortita dell’assessore ai Trasporti Ennio Cascetta che vuole destinare, nel Bilancio regionale 2009, 30 milioni per l’integrazione tariffaria nel settore trasporti. In caso contrario sarà inevitabile l’incremento del prezzo del biglietto. 4 PRIMO PIANO NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 5 Arte perduta, un’odissea nello strazio L’INCHIESTA. Indagine sui monumenti abbandonati al degrado e al saccheggio L’inerzia delle Istituzioni. L’allarme di Antonio Pariante: «A rischio i fondi Unesco» Alvaro Mirabelli A Napoli è sotto gli occhi di tutti: incalcolabili i danni inflitti allo sterminato giacimento di tesori monumentali, architettonici, pittorici della città dall'inerzia colpevole delle Istituzioni. Arte scippata che grida vendetta, l'eredità del passato consegnata alla muffa, al saccheggio, al degrado, da una razza padrona che non ha tempo nè soldi per salvare il patrimonio antico di Napoli, ma che ha le mani bucate quando pompa milioni di euro nell'arte contemporanea. Due pesi e due misure che fanno bollire il sangue. Perciò Chiaia Magazine inaugura un'inchiesta a puntate sull'arte sfregiata, focalizzando l'investigazione sui casi più gravi nel territorio Chiaia-S. FerdinandoPosillipo (Mausoleo di Posillipo, Tempietto della Gaiola, Ponte di Chiaia etc). Un'odissea nello strazio che censirà chiese, palazzi, fontane (e altro) sull'orlo del non ritorno. E con noi, alla ricerca dell'arte perduta, ci saranno gli esperti del «Comitato Civico di S. Maria di Portosalvo», presieduto da Antonio Pariante, specialista di Sos in difesa dei beni culturali oltraggiati. Prima, però, dei casi concreti, è necessario raccontare lo sfondo in cui è maturata l'attuale emergenza. ome le tre scimmiette: sui tesori a rischio il Palazzo non vede, non sente, non parla. Oppure promette ma non mantiene. E' la premessa che spiega come, a Napoli, l'inventario dell'arte in pericolo sia lievitato a dismisura negli ultimi 14 anni. Un arco di tempo che casuale non è: perché, appunto, basta viaggiare a ritroso e approdare al 1995 per individuare almeno una delle ragioni dell'attuale disastro. Ecco la storia. Una vicenda a due: Comune di Napoli e Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite che ha la missione di preservare il patrimonio culturale e naturale delle nazioni nell'interesse dell'umanità intera. Con l'Unesco funziona così: la città che aspira all'inserimento nella lista del famoso organismo internazionale per ottenerne i fondi, deve esibire un patrimonio storico da risanare. Napoli si è candidata negli anni '80, proponen- C do il recupero del suo colossale centro storico, e nel '95 la domanda è stata accettata. Da quel momento il cuore antico della città (720 ettari e 20 secoli di storia: da Castel dell'Ovo ai Decumani, da Capodimonte a Posillipo), è considerato una ricchezza del pianeta. Un privilegio condiviso con altre centinaia di siti in Italia e nel mondo: la differenza, però, è che gli altri sono riusciti a far fruttare il formidabile tornaconto economico, previsto per i siti Unesco, e hanno salvato boschi, cattedrali e quant'altro. Napoli, invece, non ci è riuscita. E vediamo perché. La ragione è che non bastava solo allungare la mano: i soldi sarebbero arrivati solo a patto di presentare in sede Unesco il cosiddetto «Piano di Gestione», ossia il quadro degli interventi e dei costi previsti. Cosa che, negli ultimi 14 anni, le amministrazioni partenopee non hanno mai fatto, giocandosi di fatto le corpose risorse internazionali cui la città aveva diritto per recuperare i propri tesori. Insomma: la chance targata Unesco con cui miracolare mezza città, è rimasta inchiodata alla croce delle pure intenzioni. Ma la fregatura è doppia perché, omettendo la redazione del Piano, il Comune di Napoli si sta bruciando pure un sontuoso vantaggio collaterale: cioè i finanziamenti previsti anche dalla legge Italiana (la n. 77 del 20 febbraio 2008) per le città Unesco che hanno le carte in regola. E non basta: rischia di infilarsi in un binario morto anche una terza preziosa opportunità. Si tratta del «Grande progetto Centro Storico di Napoli», targato Regione Campania: anch'esso prevede il restauro del centro storico, ma stavolta con 200 milioni dei fondi europei (Fesr 2007-2013)). Il piano, sottoscritto con un protocollo nel settembre 2007 da Comune, Regione e Arcidiocesi, convinse persino l'Unione Europea. Il seguito, però, ricalca la figuraccia rimediata con l'Unesco perché, per sganciare i 200 milioni, anche Bruxelles pretende al più presto i «progetti» dell'operazione, altrimenti sfuma il finanziamento. Domanda: i «progetti» sono pronti? Risposta: no. O almeno, a novembre inoltrato. nulla risulta sul Bollettino Ufficiale della Regio- ne. E così i bocconi amari passano a tre. Ma sul primo della serie (la vicenda Unesco), proprio non è disposto a passarci su Antonio Pariante, presidente del Comitato Portosalvo e leader di una cordata civica che ha già attirato l'attenzione degli ispettori Unesco sul Caso Napoli: «Gli ispettori internazionali torneranno a dicembre per mettere in mora le amministrazioni locali inadempienti. L'imperativo, quindi, è fare il famoso Piano di Gestione, l'unico strumento in grado di avviare in futuro la manutenzione del patrimonio storico-artistico napoletano». E invece il presente, ai piani alti di Palazzo San Giacomo, è ancora tutto chiacchiere e carta straccia. Atteggiamento suicida che fa ancor più imbestialire al pensiero dei finanziamenti a pioggia che Comune e Regione dispensano ai baracconi di arte contemporanea organizzati in città. Sull'altro piatto della bilancia, in ogni caso, noi metteremo le nostre storie: la prima, nel prossimo numero, sarà quella della chiesa S. Maria di Betlemme (nella foto in alto). (1 - continua) LA FOTO LUNGOMARE, TOUR TRA I RIFUTI Fioccano le denunce sull'ignobile degrado del lungomare cittadino da Mergellina a via N. Sauro. Mortificanti le foto, scattate dai lettori, della più bella promenade marinara del mondo ridotta a discarica immonda. Allarmante soprattutto lo stato in cui versa la passeggiata di via Caracciolo. La «monnezza» stravince: dall'imbarcadero degli aliscafi a Mappatella Beach, fino ai canali tra la scogliera e la balaustra. Da nascondersi per la vergogna. QUARTIERISSIME NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 6 L’orologio d’epoca non è più di moda LA SEGNALAZIONE. L’installazione del 1931 rimossa per i lavori di recupero in via Filangieri. L’appello dei residenti: «Ha un fascino antico ed è di indubbia utilità» L’ORA LEGALE di ANTONELLA ESPOSITO GAGLIARDI SEPARATI, CHI VA E CHI RESTA Legge 54/2006, recante disposizioni sulla separazione e Ldellalal'affido condiviso dei figli, sul problema dell'assegnazione casa familiare, elenca quali sono le cause di estinzione Rita Giuseppone n una delle città più famigerate per gli scippi, la sparizione di un orologio non fa più notizia. Spesso, turisti e malcapitati denunciano la sottrazione violenta di questo o quell’altro modello di marca, ma se a volatilizzarsi nel nulla non è un costoso Rolex da polso, bensì un ancor più prezioso esemplare di uno dei primi orologi pubblici luminosi installati in Europa nel 1931, c’è probabilità che la cosa non passi inosservata. Alcuni residenti, infatti, hanno notato l’assenza di uno dei rari esemplari originali che dava un tocco «liberty» a piazzetta Rodinò. Tra questi l’ingegner Pasquale Grosso, che, tramite una segnalazione a Chiaia Magazine, ha sollevato nuovamente la questione. L’orologio, insieme ad altri 12, fu rimesso in sesto dopo la guerra dall’Ente autonomo Volturno, regolato da un I moderno sistema di sincronizzazione mediante un segnale orario radiotrasmesso dalla Germania. Poi è stato rimosso mesi fa in occasione dei lavori di restyling per consentire la nuova pavimentazione dei marciapiedi. Purtroppo però, e l’ingegner Grosso non è stato l’unico a notarlo, la fine dei lavori non è stata seguita dal riposizionamento dell’«oggetto smarrito». Un vero peccato perché il fine esemplare, costituito da un elegante sostegno in ghisa verde di circa tre metri, uscito dalla fonderia Treicler di Capodimonte, recante lo stemma del Comune e col quadrante luminoso costruito a Francoforte, è uno dei pochi rimasti ad ornare i punti più caratteristici della città, come quelli di via Mezzocannone, piazzetta Augusteo, piazza Vanvitelli, via Duomo, piazza Museo e piazza Spirito Santo. Proprio di quest’ultimo, come segnalatoci dalla signora Candida EMERGENZA FOGNE E MANUTENZIONE CIAO AFRICA di BEPPE AIROLDI L’IMMORTALITÀ È SERVITA emento mori e carpe diem sembrano imperativi antitetici (il primo monito invita a ricordarci che dobbiamo morire, il secondo che dobbiamo prendere, letteralmente sbocconcellare, il giorno). Ma lo sono solo apparentemente, in quanto tutti e due ci ricordano di assaporare la vita perché questa ha un termine. In effetti se, alzandoci la mattina, ci venisse in mente che la giornata che stiamo per cominciare potrebbe essere la nostra ultima, molti dei nostri comportamenti cambierebbero radicalmente. Ma la morte, si sa, da che mondo è mondo abbiamo sempre cercato di esorcizzarla (che significa far finta che non ci sia), nei modi più diversi. I più comuni sono due: la credenza in un’altra vita e la metempsicosi. Naturalmente sono due panzane, ma siccome aiutano molte persone a sopportare l’idea della morte, ben vengano. Alla domanda «come e dove vorresti morire» la maggior parte delle persone che conosco risponde o nel sonno o di subito. Il dove lo tralascia immancabilmente. Non sono d’accordo. Per- M Canazio, si occupò Il Mattino in un articolo del ‘31: «Il nuovo orologio a doppio quadrante luminoso collocato in modo da essere visibile, a distanza, sia da piazza Dante che da via Roma e da via Diaz, ha richiamato l'attenzione dei passanti che si sono fermati ad ammirare ed a fare i più favorevoli commenti. L'iniziativa del Volturno elimina una deficienza da tutti lamentata e cioè la mancanza di orologi che funzionino costantemente e che segnino l'ora precisa: di orologi che non interrompano, a intervalli più o meno brevi, la loro attività per rendere inerti i loro meccanismi stanchi e per funzionare da...motivi decorativi». In un altro articolo, scritto in occasione della recente sincronizzazione satellitare degli impianti, un lettore aveva dichiarato che questi orologi «danno la carica alla città». Fatto sta che l’orologio non c’è più, sostituito da un inutile tabellone pubblicitario. del diritto al godimento della casa: cioè la volontà del beneficiario di non abitare più nella casa familiare, la convivenza more uxorio o un nuovo matrimonio. A prima vista si potrebbe ritenere che il giudice, chiamato dal coniuge non assegnatario a pronunciarsi circa la revoca della casa, dovrebbe limitarsi ad applicare la norma quasi matematicamente se ci si trovi in una delle ipotesi prima indicate. In realtà, già subito dopo l'entrata in vigore della «novella», la giurisprudenza ha fatto prevalere in ogni caso l'interesse superiore della prole, trattandosi di un obiettivo a cui deve aspirare ogni provvedimento in materia di diritti di famiglia. Malgrado tale prassi giudiziaria, alcuni giudici di merito, ritenendo l'art. 155 quater 1° comma in contrasto con gli art. 2,3, 29 e 30 della Costituzione, hanno sollevato questione di legittimità costituzionale sul presupposto che la norma abbia introdotto un meccanismo automatico di revoca della casa familiare contrario ai principi costituzionali di autodeterminazione, di divieto di disparità di trattamento tra figli, a seconda che i genitori instaurino o no un nuovo legame, di libertà di matrimonio e di tutela preminente degli interessi dei figli. Con la recente sentenza interpretativa di rigetto n. 308 del 30.7.08, la Corte Costituzionale si è pronunciata sulla legittimità e sulla corretta interpretazione della norma censurata. Ha cioè escluso che la disposizione preveda un'operatività automatica della revoca e sottolineato che le determinazioni giudiziali relative alla casa familiare sono sempre prese nell'interesse dei figli alla conservazione dell'habitat domestico dove hanno vissuto fino ad allora. Quindi il verificarsi di un presupposto di legge per la revoca non implica, di diritto, la perdita dell'assegnazione ma è comunque subordinata ad un giudizio di conformità all'interesse dei figli, facendo così prevalere l'interpretazione che scoraggia un uso strumentale della norma da parte di chi, pur separato, non riesce ad accettare il nuovo legame dell'ex coniuge. In conclusione, sarà rimessa alla sensibilità dei giudici la concessione o meno della revoca. sonalmente vorrei oltre la vita, «vivermi» anche la morte, assaporandola adagio adagio. Ovviamente non al Cardarelli, ma sulla spiaggia di un’isoletta dell’arcipelago di Tonga. È sera, sono solo, il bicchiere di calvados sta per finire, il fumo azzurro di un avana esce per l’ultima volta dalla mia bocca. Saluto sorridente «Sorella Morte» e ciao. La marea si alza e trascina il mio corpo a mare. Ci rimango qualche giorno (giusto il tempo di frollire al punto giusto). Arrivano delle aragoste e cominciano a mangiucchiarmi meticolosamente (stranezze della natura: i gabbiani che si nutrono di pesce fresco, hanno carne disgustosa. Le aragoste, che mangiano cadaveri, sono deliziose al palato. È sera: in un ristorante una coppia elegante sorseggia del Baron d’El. Lei è bellissima, figlia di madre vietnamita e di padre francese. Un cameriere serve delle aragoste. I due le assaggiano, Lui: «Le avevi mai mangiate così buone?; lei, con gli occhi che mal celano un piacere segreto: «Oui, dejà gouté». L’immortalità è servita. Pioggia a Chiaia, restyling sotto accusa Un lettore, Luigi Pacella, ci segnala che il tombino all'altezza del civico 92 di via Carlo Poerio (nella foto) sta inesorabilmente sprofondando e sollecita un intervento per evitare guai peggiori. Sull'efficienza del Servizio Fogne in zona Chiaia, però, avanza riserve pesanti il consigliere della Municipalità 1 Diego D'Alessio: «Le condizioni del Servizio Fogne nel quartiere sono drammatiche a causa di gravi ristrettezze economiche e di carenza di mezzi: il Servizio non dispone, ad esempio, neanche di un autospurgo per liberare le caditoie intasate e si arrangia come può, magari prendendo a prestito il mezzo dai servizi di altri quartieri». Riferimento che non è casuale. Un'ispezione condotta dal consigliere proprio a Chiaia, dopo i primi acquazzoni invernali, ha accertato, infatti, che alcune caditoie sull'asse via Filangieri/piazza Amedeo, sono a rischio di ostruzione a causa di blocchi formatisi, sotto la griglia, dal pietrisco di risulta prodotto dai lavori di riqualificazione. I lavori di riqualificazione eseguiti a via dei Mille, però, finiscono nella bufera anche per un altro motivo. Molti esercizi commerciali «hanno imbarcato acqua» perché in alcuni punti non solo manca la pendenza per far defluire la pioggia, ma i marciapiedi adesso si ritrovano allo stesso livello della soglia dei negozi: non c'è più, insomma, la soglia scaccia-acqua. L'impresa: «Interverremo subito nei punti critici». I tecnici della Mun.1: «Collaudo a gennaio ma solo ad aggiusti effettuati». Altro giro, altra polemica. Sul Servizio comunale di Protezione Civile, delegato alle emergenze della manutenzione stradale, amaro commento del presidente della Mun.1 Fabio Chiosi e dell'assessore municipale Alberto Boccalatte: «Il Servizio aveva chiesto per ogni Municipalità 500mila euro all'anno per la sola manutenzione dell'esistente. Il Comune, invece, ha stanziato 600mila euro per tutta la città». Ma Chiosi rincara la dose anche sullo scandalo delle auto dei vigili, utilizzate per presidiare le continue voragini, come è accaduto per le numerose buche che costellano il Parco Margherita, ormai ridotto ad una gruviera ad alto rischio: «Auto sprecate per rimediare ad uno spreco altrettanto grave: quello di un servizio regolarmente pagato ma che non ha mezzi per intervenire». (o.m.) QUARTIERISSIME NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 7 Warner Village, salviamo il multisala IL CASO. Dipendenti e sindacati riuniti in assemblea per scongiurare la chiusura fissata al 30 aprile. Il quartiere a sostegno della struttura: raccolte oltre 2000 firme Rita Giuseppone l the end sulla questione Warner Village calerà impietoso il 30 aprile. O almeno sembra: i 26 dipendenti della struttura, aperta nel 2002, sono pronti a dar battaglia affinché, come accade nei film, ci sia un lieto fine per uno dei quattro cinema, unico multisala, di Chiaia. Fitto e costi gestionali alle stelle, l’endemica carenza di parcheggi e una crisi generale che ha visto scendere da 30 a 10 il numero delle sale in città: questi i motivi del dissesto economico che avevano costretto i vertici Warner a fissare la data dell’ultimo spettacolo al 31 dicembre. Nelle ultime settimane, però, l’attenzione mediatica su uno dei più importanti punti di aggregazione sociale e culturale in città ha favorito le dichiarazioni possibiliste da parte delle istituzioni per l’apertura di un tavolo di lavoro al quale siederanno politici, sindacati, vertici aziendali e gli stessi dipendenti. Schierati in difesa del multisala, ad esempio, l’assessore regionale alle Attività produttive, Andrea Cozzolino e il vicesindaco Tino Santangelo che, dalle pagine dei quotidiani, hanno auspicato una soluzione diversa dalla chiusura. Solo parole, per ora, ma il gran rumore intorno alla vicenda ha contribuito a rimandare la chiusura al 30 aprile 2009. Proroga salutata con sollievo e, allo stesso tempo, con preoccupazione: in meno di sei mesi infatti, il Warner si gioca la sopravvivenza e i suoi dipendenti il posto di lavoro. Sono proprio i giovani in servizio all’ex Metropolitan l’anima della mobilitazione: sono pronti a tutto per evitare che la struttura si trasformi in un ipermercato, o peggio, in uno dei monumenti all’abbandono che non mancano in città. La spesa che I Tutti i numeri del WARNER • 2002 l’anno di apertura • 1.140.000 euro di fitto all’anno • 26 dipendenti • 7 sale • 1617 posti • 120 i giorni di proroga della chiusura manda in rosso i conti del multisala di Chiaia è l’esorbitante fitto della struttura: 95 mila euro che il Warner versa ogni mese al titolare, privato, dello stabile. Incidono negativamente le spese, ingenti, per il personale della security ed i costi gestionali. «Di questo passo non resisteremo a lungo - spiega Angelo Vanzanella, coordinatore dei dipendenti -. Sarebbe vergognoso se al posto di uno dei pochi cinema rimasti in zona dovesse sorgere un ipermercato». Vergognoso e dispendioso: stando a coloro che perorano la causa del Warner, smantellare il multisala per convertirlo in qualsiasi altra struttura differente sarebbe un’onere troppo gravoso per un ipotetico imprenditore. Come salvare il Warner? I dipendenti, spalleggiati dai sindacati nelle figure di Osvaldo Barba e Mario La Penna, responsabili rispettivamente della Cgil Sic e Uilcom Uil, puntano sulla progettualità. La prospettiva dell’apertura del garage Morelli in tempi brevi (una vitale boccata d’ossigeno da sempre invocata dai commercianti della zona, uno su tutti il presidente delle «Nuove Botteghe dei Mille» Nino De Nicola), la razionalizzazione delle spese di gestione e di sicurezza, un serio rilancio imprenditoriale della galleria dello shopping presente nella struttura, mostre e manifestazioni culturali sono le carte da mettere sul tavolo delle trattative. Il tutto da pianificare in poco più dei 120 giorni di proroga. Se ciò non bastasse gli agguerriti lavoratori sono pronti ad usare la vertenza sindacale come mezzo di protesta da attuare nel periodo di Natale, quello che richiama più affluenza nelle vie dello shopping e più gente nelle sale. Ma perché lo scopo venga raggiunto non basta fare solo ammuina: i vertici dell’azienda e le istituzioni, Comune e Provincia in primis, chiedono alternative pratiche per evitare il fallimento e i dipendenti si faranno trovare pronti anche con le proprie proposte che esporranno durante l’assemblea che si terrà in questi giorni all’interno di una delle sale del cinema. Per ora la raccolta firme promossa da Chiaia Magazine ha superato quota duemila e anche il popolo di Facebook supporta l’istanza: il gruppo «Salviamo il Metropolitan Warner Village di Napoli» ormai conta un centinaio di membri. Segnali importanti che mostrano cittadini e residenti col fiato sospeso in attesa di sapere se alla fine gli eroi di turno salveranno miracolosamente la situazione col colpo di scena che non ti aspetti, o se saranno costretti ad assistere, loro malgrado, alle deprimenti battute finali di un film già visto. QUARTIERISSIME NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 8 Passeggiata Colonna, gioiello di Chiaia RIQUALIFICAZIONE. Tra via Vittoria Colonna e piazza Amedeo concluso il restauro urbanistico, ad opera di un imprenditore irpino, di un suggestivo percorso pedonale n partenza doveva trattarsi solo di una ristrutturazione di locali commerciali. Poi, in corso d'opera, il progetto (e l'investimento) è cresciuto ed è diventato ben altro. Risultato: da meno di un mese, Chiaia ha un nuovo percorso pedonale tra via Vittoria Colonna e piazza Amedeo che non è da attribuire all'iniziativa pubblica, bensì a privati cittadini. Non sono in molti a saperlo, probabilmente perché l'operazione è avvenuta in concomitanza con i lavori di riqualificazione di Chiaia. Fatto sta che il recupero architettonico di alcuni locali sottostanti il civico 14 di via Vittoria Colonna, ad opera di un imprenditore di origine irpina, può essere a pieno titolo considerato come un vero e proprio restauro urbanistico. Questo non solo per la disponibilità di nuovi spazi utilizzabili per allestire mostre, eventi culturali, show I Istantanee dal viale privato «Passeggiata Colonna» room e boutique all'altezza della rappresentatività e l'eleganza tipiche del quartiere, e particolarmente di piazza Amedeo, ma ancor più perché la ritrovata percorribilità e l'apertura del tragitto interno che collega la piazza alla strada hanno trasforma- to il luogo, inaccessibile fino a qualche tempo fa, in un percorso alla portata dei passanti e dei frequentatori della zona che vi si potranno soffermare per ammirare nuove vetrine ed esposizioni che lì troveranno prestigiosa sistemazione. Non a caso, i pro- motori del recupero hanno voluto attribuire al ritrovato vicoletto il toponimo di “Passeggiata Colonna”, prefigurando le opportunità offerte non solo dall'allestimento dei locali, ma dalla stessa pubblica utilizzabilità del percorso. La piccola via è sta- MERCATINO DI S.ANNA DI PALAZZO: ECCO IL PROGETTO DELL’ASILO NIDO RIPRISTINATA LA FERMATA DELL’AUTOBUS A VIA DEI MILLE Mun.1. La Comm. Urbanistica, presieduta da Alessandra Lancellotti (Fi), ha proposto la riconversione del degradato mercatino di S. Anna di Palazzo in asilo nido per i bimbi (da 0 a 2 anni) della zona. Il documento è stato approvato dal parlamentino. Proposto poi l'ampliamento del sagrato della Basilica di S. Maria degli Angeli (nell'omonima piazza) e la creazione di una rampa-disabili alla chiesa. L'idea sarà girata all'Ansaldo, che sta riqualificando la piazza, e al progettista del restyling, e infine portata in Consiglio. In dirittura d'arrivo il completamento dell'arredo urbano sull'asse Filangieri-dei Mille-Colonna: mancano alcuni segnali stradali e alcuni alberi. In cima alle priorità, adesso, c'è il ripristino del transito dei bus in via Carducci. Gravi, infatti, i disagi patiti finora da via San Pasquale: i residenti, ad esempio, hanno già certificato in passato i danni riportati dagli immobili a causa del passaggio dei mezzi. Intanto, grazie alla segnalazione di alcuni lettori e all'impegno della Mun.1, è stata ripristinata la fermata ANM in via Mille. COMMISSIONE COMUNALE SVILUPPO E INNOVAZIONE Galiero: «Si punta alla microimpresa» Calcoli obliqui, veti trasversali, interessi di parte: è il meccanismo che stritola la città. Ad azionarne le leve una politica, quella napoletana, oggi messa in mora dal mondo post-ideologico e dal suo pragmatismo fulmineo. E così le vecchie categorie di una casta in affanno non bastano più. E' questo lo scenario difettoso, pennellato in pochi tocchi da un politico che ha fatto autocritica: è la premessa di Salvatore Galiero (nella foto), presidente della Commissione Comunale Sviluppo e Innovazione, a chi gli chiede dove siano finiti i grandi disegni di riscatto degli anni '90, a sostegno dell'occupazione e dei giovani. Assioma con un corollario: «La sana amministrazione - dice - è invece raccolta ed esecuzione di proposte concrete in tempi veloci». Insomma, o il cambio di passo o son guai, lascia intendere il politico: che sa di che parla visto che la sua Commissione è snodo cruciale per temi come la nuova imprenditorialità ed i progetti per la formazione. E se questo è l'asse prospettico, allora si può entrare nel merito, soprattutto quando il discorso scivola sui giovani, sui decumani o su Chiaia, da sempre scenari potenziali di troppi progetti restati al palo. Le botteghe artigiane e i caffè d'arte nell'emiciclo di San Francesco di Paola, il risanamento dei Quartieri Spagnoli con un tessuto vigoroso di microimprese artigiane: un'intera ta infatti abbellita con colori vivaci ed elementi architettonici (come le finte finestre sul muro di contenimento di fronte e l'orologio in ferro battuto in stile '800 napoletano) e, particolare da non sottovalutare, è stata messa in condizioni di sicurezza attraverso le telecamere di sorveglianza poste sui due accessi della “passeggiata” e la vigilanza privata. Sebbene siano già in molti ad aver manifestato interesse ad occupare gli otto locali, tra i 50 e i 120 metri quadri e le vetrine lungo il percorso, i proprietari dei luoghi temporeggiano. Il loro principale obiettivo è infatti di creare un luogo a vocazione univoca, come, ad esempio, un polo del lusso o anche artistico, dove gli occupanti possano tenere sul posto mostre, esposizioni, manifestazioni a carattere culturale. Per info: 3396328064. (l.c.) strategia della resurrezione mai trasferita dalla cornice teorica a quella pratica. Ma Galiero un'idea ce l'ha, «magari - puntualizza - iniziando proprio da Chiaia/San Ferdinando e dintorni». «Qui la parola chiave è la risorsa mare: la missione - dice - è cucirle addosso una rete di mini-imprese con sgravi contributivi e fiscali. La Commissione da me diretta promuoverà l'obiettivo, coinvolgendo la Commissione Attività Produttive, altre competenze comunali a cominciare dalla Municipalità1 e le rappresentanze di categoria. Il punto di partenza? Magari uno sportello di raccolta, presso la Municipalità, delle proposte di attività avanzate dalla microimpresa del quartiere». QUARTIERISSIME NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 9 Pizzofalcone, la Parthenope va in collina LA NOVITÀ. Nel 2009 l’ateneo inaugurerà a Monte di Dio la sede della Facoltà di Economia e Commercio. In arrivo 9mila studenti. Il punto con il rettore Ferrara Alvaro Mirabelli a novità è grossa e scriverà un nuovo, decisivo capitolo nella storia di un aristocratico spicchio della città antica: nel cuore della collina di Pizzofalcone, ad una manciata di metri da via Monte di Dio, in via Generale Parisi, gira a pieno regime il megacantiere che sta ristrutturando dalle radici lo storico edificio Telecom (ex SIP). Il poderoso complesso architettonico, eretto nel 1960 su progetto dell'architetto Davide Pacanowsky, cambierà pelle e funzioni per accogliere, dall'autunno 2009, la nuova Facoltà di Economia dell'Università Parthenope: l'obiettivo per l'Ateneo, diretto dal rettore Gennaro Ferrara (nella foto), è quello di farcela giusto in tempo per il decollo dell'anno accademico 20092010. Il completamento dell'opera, infatti, è previsto per il maggio del prossimo anno. L'intera estate 2009, poi, sarà utilizzata per preparare lo stanziamento dell'armata accademica: 9mila studenti, 200 docenti e un centinaio di impiegati. Intanto, però, si lavora sodo. Una vera impresa, a giudicare dall'identikit del complesso: 11 livelli e una superficie utile di 24.500 metri quadrati ( più cortile e giardino). E di sicuro, a cose fatte, la piccola metropoli di cemento armato, in puro stile razionalista, sarà l'ennesimo caposaldo culturale di un territorio che già annovera, a pochi passi, la presenza pre- LA SEGNALAZIONE L di MASSIMO GALLOTTA IMPAZZA LA PUBBLICITÀ ABUSIVA ia da tempo l’arredo G urbano di Napoli, malgrado le nostre segnalazioni, è oggetto di pubblicità abusiva su pali, panchine, monumenti, segnali stradali etc. I Via Generale Parisi: l’edificio della nuova Facoltà di Economia della Parthenope stigiosa dell'Istituto Italiano per gli Studi filosofici e quella della Nunziatella che in via Generale Parisi ci vive dal 1787. Eloquente, intanto, la scheda tecnica del futuro insediamento universitario: 26 aule (2.300 i posti disponibili), la biblioteca di Facoltà, la mensa studentesca, un bar con internet-point e, infine, un parcheggio multipiano interrato (sei i livelli e alcune centinaia i posti-auto) cui aggiungere un abbondante spazio esterno per i motorini degli studenti. Dunque, una cittadella della cultura proprio nel lembo di terra dove nacque Neapolis 27 secoli fa: un richiamo al passato remoto che il rettore rievoca spesso per agganciare ad esso la futura missione del nuovo ateneo. Il passato recente, invece, registra l'acquisizione da manuale con cui gli amministratori della Parthenope, nel 2001, si sono assicurati la proprietà del complesso, ac- quistandolo dalla Telecom per 50 milioni di euro: «Fondi ministeriali ben spesi - commenta Gennaro Ferrara -. Un affare per la Parthenope, un affare per il mondo della cultura e un affare per l'intero quartiere in vista dell'indotto commerciale che il campus stimolerà nell'area circostante». Di un'altra cosa, però, il rettore è convinto: «La nuova presenza universitaria nel territorio di Pizzofalcone produrrà ricadute benefiche anche in termini sociali e turistici. Al comprensorio, da Monte di Dio a Monte Echia, serve una svolta e l'istituzione da me diretta - insiste - sarà in prima linea». Il sogno di una Sorbona nel cuore di Chiaia, le seduzioni di un Quartiere Latino in confezione napoletana: bello e possibile. A patto, però, che nel frattempo il Comune non sottovaluti l'impatto del popolo universitario sulla viabilità della zona: è il succo delle apprensioni che Fabio Chiosi, presidente della Municipalità1, agita sin d'ora, anticipando i nodi della futura mobilità del quartiere e riaccendendo i riflettori sull'oscura vicenda del garage Morelli. Il recupero dell'ex parcheggio nella caverna del Chiatamone è al palo da tempo ed è ancora sulla carta il passaggio di mano dal vecchio concessionario dei lavori, il costruttore Mario Maione, alla Quick, azienda specialista in parcheggi. «Con l'arrivo della Parthenope a Monte di Dio - riassume Chiosi , la riapertura della struttura sarà indispensabile». Ferrara, in ogni caso, ha un asso nella manica: «Fortunatamente l'Università godrà di 2 accessi. Oltre a quello collinare di via Parisi, c'è l'ingresso sotto i portici di via Chiatamone, dotato di 4 ascensori che trasporteranno gli studenti direttamente all'interno della Facoltà». veri responsabili sono coloro che per comunicare un evento attaccano manifesti e locandine ovunque. Bisogna assolutamente attivare gli organi competenti del Comune per ripulire tempestivamente gli arredi da questo abuso, sanzionando anche gli autori di questa pubblicità «regresso», rintracciabili seguendo le indicazioni riportate sulle locandine. QUARTIERISSIME NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 10 Boulevard collinare, restauro avanti tutta LAVORI IN CORSO. Da S. Caterina da Siena a piazzetta Cariati: termina a maggio uno dei recuperi urbanistici più ambiziosi della città. L’architetto racconta l’impresa Oscar Medina oulevard obliquo, promenade collinare: adesso le definizioni a effetto si sprecano. Ma una cosa è certa: già in partenza il recupero urbanistico-architettonico dell'asse viario che va da piazzetta Santa Caterina da Siena a piazzetta Cariati si prospettava un osso duro sotto ogni profilo. Innanzitutto un'autentica impresa già in fase di concezione quando ai progettisti dello Studio Dalisi-Iovanna si è presentato il problema di innestare in un'area ad alto coefficiente storico-artistico un design urbano originale ma rispettoso delle antiche pietre. E poi una faticaccia improba in fase esecutiva visto che il corpo a corpo con la viabilità della zona, una volta aperto il cantiere, è stato ed è di quelli drammatici. Per non parlare delle sorprese spuntate dal sottosuolo: il labirinto di tubi e di cavi dei sottoservizi, spesso rifatti da capo, ha pesantemente condizionato i tempi dell'intervento, estenuato da un andamento «stop and go» decisamente sfibrante. Ora, 18 mesi mesi dopo il decollo delle operazioni, un consuntivo parziale lo azzarda Franco Iovanna, architetto responsabile del progetto firmato in solido con gli altri architetti del team (Riccardo Dalisi e Monica Barbieri). Il professionista, alle B Corso Vittorio Emanuele: profilo del futuro marciapiede della funicolare L’arrivo delle palme nella nuova piazzetta Cariati spalle una consolidata esperienza nel campo delle riqualificazioni urbanistiche ed un eloquente curriculum di citazioni nelle riviste di architettura e design, non ha mai dimenticato chi aveva di fronte: un pezzo suggestivo e sontuoso della città verticale, maltrattato dal tempo, da rilanciare come cerniera rigenerata tra la parte bassa della città e la collina. In tutto 7mila metri quadrati da maneggiare con cura. Perciò si è attenuto ad una condotta «gentile» nei confronti dei luoghi, evitando «avventure» invasive. E spesso si è ritrovato a navigare a vista: uno slalom costante tra automobili e contrattempi assortiti che lo ha costretto a procedere per mini- cantieri. Adesso, però, ad una manciata di mesi dal traguardo finale, Iovanna, stavolta nei panni di direttore dei lavori, si sbilancia un tantino: «Contiamo di concludere in primavera». E intanto si gode, insieme alla gente del posto, il nuovo look che sta affiorando sulla rotta Santa Caterina Cariati. Già, perché dell'identità della nuova «creatura», partorita da ruspe, picconi e scalpelli, si stanno accorgendo soprattutto gli abitanti, all'inizio refrattari alla novità e adesso conquistati dall'evidenza dei fatti. «Il rispetto per i residenti è stata una priorità per progettisti e maestranze», conferma l'architetto. «Le contropartite finali - spiega poi - saranno un traffico più regolare, la presenza di oasi di sosta e riposo, l'inserimento di piazzette decorate di verde e di arte (ndr le sculture di Riccardo Dalisi), e sistemi di illuminazione e di arredo urbano che esprimano la “cura per la città”». Lo stato dell'arte, intanto, è il seguente: nel mirino c'è corso Vittorio Emanuele. Qui si lavora (fino all'8 dicembre) sul marciapiede da Piazzetta Cariati all'incrocio con via San Nicola da Tolentino. Dopo le feste si passa al tratto di fronte. Poi sarà la volta dei 2 tratti di marciapiede da piazzetta Cariati fino all'Istituto Pontano. Infine la carreggiata la cui quota sarà abbassata. E si lavorerà sodo anche a valle per completare la piazzetta fiorita di Santa Caterina da Siena. Una sola apprensione, ma grossa: a cose fatte, le auto torneranno a tormentare i marciapiedi nuovi di zecca? «Impossibile. giura l'architetto - Dappertutto una cortina di alberi, fioriere, lampioni e, dove serve, paletti, corrimano e dissuasori in acciaio, impedirà qualunque invasione». E non basta. L'ultimo atto della resurrezione sarà la riqualificazione della scalinata da piazzetta Cariati alla Chiesa della Pietà de’' Turchini. Iovanna si illumina: «Sarà installata la scala mobile, e risanata l'intera pavimentazione. E il sagrato sarà arredato con piante, fiori e panchine». BREVI DALLA PRIMA MUNICIPALITÀ SOLIDARIETÀ&VOLONTARIATO Mausoleo di Posillipo, Chiosi: «Il Comune si faccia da parte» Circolo Canottieri, «Tavolo verde» in favore della ricerca apoli alla deriva. Pezzi di città che N vanno in malora. Nell'inventario del disonore c'è anche il triste declino programma il 24 novembre al Iil nCircolo Canottieri di via Molosiglio torneo di burraco «Tavolo verde». del Mausoleo di Posillipo (nella foto). È un vecchio cavallo di battaglia di Chiaia Magazine che più volte in passato ha puntato i suoi riflettori sul degrado dello storico monumento ai caduti. Penosamente accartocciato sulla propria sporcizia, logorato dalle spallate del tempo, esiliato nell'incuria dalla memoria corta delle istituzioni, oltraggiato al suo interno dagli escrementi dei piccioni e dei topi, l'edificio casca a pezzi. Lo scandalo è da tempo anche al centro di una denuncia pubblica del presidente della Municipalità 1 Fabio Chiosi che invoca una svolta: «Infiltrazioni nelle tombe, lesioni strutturali, impianto elettrico fatiscente, sporcizia, verde incolto, carogne di animali: il Comune deve farsi da parte e il complesso deve essere acquisito dall'Amministrazione dei sacrari militari. Necessario, dunque, un gesto d'autorità del ministro della Difesa Ignazio La Russa». La manifestazione, che prenderà il via alle 16, è stata organizzata dall’Istituto Nazionale Tumori di Napoli «Fondazione G. Pascale», in particolare dal dottor Luciano Pezzullo, responsabile del reparto di chirurgia della tiroide. Il torneo è aperto a tutte le coppie di amanti del burraco che, con una quota di iscrizione di 30 euro, potranno giocare per vincere i doni messi a disposizione dall’associazione «Nuove Botteghe dei Mille», sponsor dell’iniziativa. Il «Tavolo verde» sarà aperto anche ai single che verranno accoppiati al circolo. La conquista dei premi in palio, però, non è l’unica finalità della manifestazione: il torneo, infatti, è stato organizzato al fine di raccogliere fondi utili all’acquisizione da parte del Pascale di strumenti più efficaci ed innovativi per combattere il tumore della tiroide. L’iniziativa benefica è importante non solo per la raccolta fondi, ma anche per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle patologie della tiroide, ultimamente in aumento in Campania. Il Pascale rappresenta da sempre una realtà all’avanguardia nell’ambito della cura e della ricerca sui tumori: recentemente l’istituto ha speso Recupero campetto Molosiglio Dopo anni di attesa, al via i lavori per la riqualificazione del campetto del Molosiglio. L'intervento prevede il recupero degli spalti, la creazione di un manto in erba sintetica, la costruzione di un ufficio e di bagni, l'instal- lazione di una rete di protezione, una nuova illuminazione e la telesorveglianza. La struttura, riservata gratuitamente a bambini e ragazzi, sarà gestita probabilmente da associazioni e parrocchie di quartiere. Sportello antimobbing Importante iniziativa del governo di Chiaia. Il presidente Fabio Chiosi ha inaugurato lo sportello di assistenza alle persone colpite da mobbing, vale a dire vessate sui posti di lavoro (o in ambiente domestico). Lo sportello è attivo ogni martedì, dalle 10 alle 13, preso la sede di via S. Caterina a Chiaia n.76, ed è gestito dai volontari dell'ASSO D.U.C. Spiega Chiosi: «Il servizio, gratuito, comporta sostegno legale e supporto psicologico». ingenti somme per l’acquisto di una telecamera ad alta definizione e, grazie ai fondi raccolti al torneo, sarà possibile acquisire due schermi di nuovissima generazione, mezzi di alta tecnologia per la chirurgia miniinvasiva della tiroide. Statisticamente è stato calcolato che ogni anno, in Italia, circa 9000 persone si ammalano di cancro alla tiroide. Le donne ne sono più colpite rispetto agli uomini con un rapporto di 3 a 1 e la sua incidenza aumenta con l’età. Questo tipo di patologia, se diagnosticata in tempo, presenta oltre il 90% di probabilità di guarigione, pertanto la ricerca medica rappresenta un potente mezzo affinché la cura della patologia tiroidea si riveli sempre più efficace e al servizio di tutti. (r.g.) QUARTIERISSIME NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 11 Scuola De Amicis, la palestra dei misteri IL CASO. I lavori di restyling della struttura sono fermi da mesi. L’architetto Pane denuncia: «Temo che manchi il progetto esecutivo». La storia del mancato collaudo Laura Cocozza a lunga odissea della palestra del III circolo Didattico De Amicis (nella foto) in via Santa Teresa a Chiaia continua. I lavori che avrebbero dovuto essere ultimati il 31 agosto, sono fermi da mesi. La palestra continua ad essere priva di tetto, le nervature di ferro del cemento armato sono a cielo aperto e le piogge in arrivo potrebbero indebolire la già compromessa struttura. Al punto da rendere necessaria una demolizione, più che una ristrutturazione. In questo scenario, appare quantomeno inquietante il fatto che dal cartello di cantiere sia stata cancellata la data di chiusura prevista per i lavori. Un vero e proprio campanello d'allarme per tutti i genitori degli scolari della De Amicis, la cui portavoce, l'architetto Antonella Pane, da mesi paventa la mancanza del progetto esecutivo. Un'ipotesi che pare sempre più plausibile ascoltando la versione dell'architetto sugli ultimi sviluppi della vicenda. Occorre premettere che già a metà febbraio, la Pane aveva richiesto all'Ufficio Trasparenza del Comune copia della delibera del progetto esecutivo e della relazione tecnica riguardanti la messa in sicurezza della palestra. L'Amministrazione si è rifiutata di consentirle l'accesso ai documenti. L'architetto, però, codice alla mano, ha reiterato la richiesta, ritenendo infondato il ricor- SCUOLA/1 ISTITUTO TITO LUCREZIO CARO Il progetto «Fare Scienza» L so alla legge 241/90 fatto dal Comune. A fine settembre, inoltre, la Pane ha portato all'attenzione del nuovo assessore comunale alla Pubblica Istruzione e all'Edilizia Scolastica, Gioia Rispoli, nel frattempo succeduto a Giuseppe Gambale, il blocco dei lavori di ristrutturazione, chiedendone spiegazione. Dopo vari rimpalli amministrativi, alla sua domanda ha risposto l'ingegner Piscitelli, responsabile dell'Ufficio Tecnico Edilizia Scolastica del Comune il quale, in una nota, informava l'architetto che, per proseguire i lavori, era necessario il sopralluogo di un tecnico designato dal Provveditorato agli studi di Napoli. E qui il mistero si infittisce: il Provveditorato, infatti, aveva designato un collaudatore ma questi aveva negato il collaudo e rassegnato le dimissioni. L'assessorato, allora, dopo un fallito tentativo di mediazione, ave- LO SPORTELLO di FERNANDO LUDIONE* IL RISPARMIO TRADITO opo Cirio e Parmalat, il recente crac della Lehman Brothers è tornato a destare le preoccupazioni dei risparmiatori italiani. Nonostante le tranquillizzanti previsioni di chi riteneva che gli effetti collaterali sul sistema Italia sarebbero stati contenuti, l'onda d'urto ha raggiunto anche il nostro paese. Secondo informazioni apprese da primari istituti di credito e compagnie assicuratrici, sembra che gli effetti negativi del crollo del colosso americano abbiano interessato per lo più il risparmio gestito con lo strumento delle polizze vita, comunemente riconosciuto come sicuro, in quanto garantito dall'istituto di credito o dalla compagnia assicuratrice emittente. Nulla di tutto questo; perché le polizze in questione non erano affatto garantite, essendo la restituzione del premio versato collegata al pagamento di un'obbligazione sottostante emessa dalla Lehman Brothers a favore delle banche delle compagnie di assicurazioni emittenti. Risultato: il vero garante non era la banca o la compagnia che ha collocato lo strumento sul mercato, ma la Lehman il cui nome era ben nascosto nella nota informativa, mentre sulla stessa campeggiava, a caratteri cubitali, il nome della compagnia o dell'istituto italiano che aveva emesso la polizza. E già fioccano le azioni giudiziarie per ottenere un risarcimento dalle banche e dalle compagnie assicuratrici da cui sono stati acquistati i prodotti «sicuri», ora diventati carta straccia. Tutto questo mentre, a livello politico, si riapre il dibattito sull'adeguatezza dei vigenti strumenti normativi a fornire un'efficace e reale tutela contro il fenomeno del risparmio tradito. A riguardo si rammenta che il D.lgs 24 febbraio 1998 n. 58, conosciuto anche come Testo Unico della Fi- D va chiesto al Provveditorato di nominare un secondo collaudatore, del quale si era in attesa. Ora, se alla circostanza del mancato collaudo si somma il rifiuto dell'Amministrazione a lasciar visionare il progetto esecutivo della palestra, qual è il risultato? Che appare lecito il dubbio espresso dall'architetto Pane sull'esistenza del progetto strutturale. Se l'ipotesi della professionista fosse vera, l’amministrazione comunale si troverebbe a dover giustificare la concessione edilizia ad un soggetto che non ha adempiuto le norme di esecuzione dei lavori previste dal regolamento edilizio disponibile sul sito del Comune. Così l'architetto ha deciso due cose. La prima: continuare la battaglia senza tregua. La seconda: consegnare, estrema ratio, questa valanga di dubbi alla Procura della Repubblica. *Picozzi & Morigi - Studio Legale Napoli, piazza Piedigrotta, 15 Tel. 081.7618008 - Fax 081.664465 ([email protected]) nanza (cd. TUF) e con esso i regolamenti Consob che si sono succeduti nel tempo (ma qui il riferimento va in particolare al regolamento n. 16190 del 29.10.2007) impongono all'intermediario finanziario (cioè la banca o la compagnia assicuratrice) il rispetto di una serie di obblighi sia formali che sostanziali che vanno dall'obbligo di redigere il contratto relativo alla prestazione di servizi di investimento in forma scritta, a pena di nullità (specificando in esso le caratteristiche dei servizi forniti, il periodo di validità e le modalità di rinnovo del contratto medesimo, le modalità attraverso le quali l'investitore può impartire ordini e istruzioni all'intermediario finanziario, il tipo ed i contenuti della documentazione da fornire all'investitore a rendiconto dell'attività svolta, le modalità di costituzione e ricostituzione della provvista o garanzia delle operazioni disposte) all'obbligo di classificare il grado di rischiosità dei prodotti finanziari proposti sulla base di criteri generali minimi definiti con regolamento Consob. Gli intermediari hanno inoltre l'obbligo di informare l'investitore sulla natura e le caratteristiche dello strumento finanziario proposto, tenendo conto del grado di istruzione, della qualifica professionale, della propensione al rischio e della situazione personale dell'investitore ed interrogandolo in merito a quale sia la sua conoscenza ed esperienza nel settore di investimento rilevante per il tipo di strumento proposto, al fine di verificare che egli abbia l'esperienza e la conoscenza necessarie a comprendere i rischi che lo stesso comporta. In difetto di queste ultime l'intermediario dovrà avvisare l'investitore che lo strumento indicato non è compatibile con il suo profilo e la sua propensione al rischio. Si è concluso «Fare Scienza», il progetto del Liceo Scientifico Tito Lucrezio Caro partito lo scorso febbraio nell’ambito del programma nazionale «Scuole Aperte». I sorprendenti risultati raggiunti dagli studenti, ai quali i fondi stanziati hanno permesso di acquistare due telescopi, di cui uno solare, sono stati illustrati durante un incontro tenutosi all’ACEN, da sempre a sostegno delle inziative dell’istituto, alla presenza della Dirigente, Carmela Liana Nunziata, dei docenti responsabili e cordinatori del progetto, le professoresse Arcella, Apreda e Paesano, di Massimo Corbisiero, presidente dell’associazione «Astrocampania» e segretario dell’Unione Astrofili Italiani, e dagli stessi studenti delle classi del triennio. «In un anno problematico, di transizione per la scuola spiega la Preside Nunziata - è importante reagire con l’ottimismo della passione». Una passione quella per il cielo, ribattezzato dagli studenti «il parco più grande del mondo», che li ha portati ad osservare il sole ed i corpi celesti, anche durante escursioni in Cilento, dove l’inquinamento luminoso è minimo, e in manifestazioni ed iniziative che hanno rafforzato l’aggregazione dei ragazzi, tutti uniti dalla curiosità per le stelle. Uno di loro, infatti, si è già iscritto alla facoltà di Fisica, mentre altri cinque, hanno ottenuto ottimi risultati alle Olimpiadi di Astronomia. Tutti hanno partecipato all’iniziativa di un planetario gonfiabile allestito in diverse scuole di Napoli e a numerose conferenze alla presenza dei più noti scienziati ed astronomi, oltre che alla proiezione di film sul tema, come «2001 Odissea nello spazio», che hanno dibattuto con entusiasmo. Durante l’incontro è stato presentato il volume «Civitas et civilitas» scritto dai ragazzi e curato dal professor Paolo Cutolo, una raccolta delle biografie di personaggi, storici e moderni, che meglio rappresentano la napoletanità. (r.g.) SCUOLA/2 ISTITUTO FIORELLI Un coro pluripremiato Senza clamore, a passi felpati, più un mix di competenza e passione: la scuola media Fiorelli il suo piccolo, grande miracolo lo ha costruito così: un pezzo di Napoli vincente, anzi da export visto che ha riscosso allori persino a Milano. Si tratta del «Coro instabile cantori in corso» (nella foto), ensemble vocale nato nel 2006 all'interno dell'Istituto, pescando dalle classi 110 talenti in erba con l'ugola giusta e addosso l'argento vivo. Così, in 3 anni, il maxigruppo corale, diretto dalla professoressa Giuliana Calimeri Roccatagliata e sospinto dalla preside Maria Cristina Palmiero, ha bruciato le tappe, mietendo premi da Nord a Sud . Musica classica, colta, perfino i beatles: un repertorio complesso in 5 lingue, a prima vista ostico per piccoli principianti inesperti. Ma loro, i ragazzini, hanno metabolizzato in un amen e il risultato è stato centrato. Il segreto? Un team efficiente, o meglio un'intera scuola (alunni, professori, genitori) che ha fatto squadra: «Segno - dicono alla Fiorelli - che Napoli funziona e si esprime». Se ne è accorta Milano: il 25 ottobre, il «Coro Instabile» ha stravinto il concorso nazionale «Cuore e parole» con il brano «Ama le differenze». SCUOLA/3 ISTITUTO PONTANO Terza età, decollano i corsi Istituto Pontano. All'insegna dello slogan «più cultura, meno invecchiamento precoce», è decollato l'anno accademico dell'Università della Terza Età. Tra i corsi quello di Formazione Politica, diretto da Armando Pannone: il tema è «Individuo, identità, idoli della società globale». Pannone riassume così: «Nella società attuale, sottoposta a radicale mutazione, l'uomo si interroga sulla sua identità, rimettendo in discussione i vecchi assetti fondanti. Oggi, infatti, l'uomo è protagonista di moderni fenomeni di mascheramento: facebook, myspace, second life lo spingono a creare una nuova personalità per interagire col mondo virtuale. Ma la nuova identità lo allontana dalla realtà e dai propri simili. Ed emergono nuovi idoli globali (sportivi, cantanti, scrittori etc.) che condizionano il modo di essere con modelli vuoti, prodotti e imposti dalla Tv. E' il trionfo dell'apparire e la fine dei vecchi valori». Su ciò i 10 stage (fino a maggio) inviteranno a riflettere. Info www.utesped.it informazione pubblicitaria Q.E.N. APERITIVO GLAMOUR N asce un nuovo modo di concepire lo store. Questo è quello che lo staff di Q.E.N. (Questa È Napoli) vuole comunicare alla sua clientela. Un nuovo modo di concepire il punto vendita, che si trasforma da semplice negozio a trampolino di lancio per molteplici e svariate iniziative. Q.E.N. vuol dire ricerca e cura del particolare. E infatti all'interno della boutique di via Cappella Vecchia 47 potrete trovare, oltre alla jeanseria per uomo e donna dell'omonimo marchio, anche uno spazio esclusivo dedicato alle borse della collezione MOMA BOMA che si presentano come pezzi unici ed originali dal gusto vintage, assolutamente artigianali, realizzate interamente con vecchi giornali, dischi in vinile, pagine di quaderni riciclati. Q.E.N. vuol dire anche impegno sociale. E infatti con l'acquisto di un capo del marchio Q.E.N. si devolve 1 euro a favore di un'associazione benefica. Per questo siamo orgogliosi di annunciare che il primo obiettivo è stato raggiunto e che con i fondi raccolti nel primo mese di apertura verranno donate delle attrezzature sportive a favore dell'Istituto Penale minorile di Nisida. 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La carriera di un cantautore tra tradizione e avanguardia Antonella Carlo rima di essere un cantautore ed un chitarrista, prima di essere un artista navigato del teatro, Franco Nico era un uomo di cuore. In un mondo schizofrenico, in cui i mattatori del palcoscenico non sono altrettanto brillanti nella vita reale, Franco Nico, fondatore e direttore artistico del Sancarluccio, era sempre lo stesso, nella luce di via Caracciolo e nell'ombra misteriosa della sua storica sala di San Pasquale a Chiaia. Scomparso pochi giorni fa in un tragico incidente stradale nella galleria Vittoria, Franco ha vissuto un'esistenza all'insegna della passione per lo spettacolo, considerato in piena armonia con la sua natura solare e bonaria, disponibile ed onesta. Iniziò la carriera di cantautore nel lontano 1959, esibendosi nel locale «Grottaromana» di Posillipo: da allora, nel corso degli anni, apparve nella trasmissione «Canzoni alla finestra» condotta da Fred Buscaglione e, tra il 1962 ed il 1964, partecipò, insieme a Giorgio Gaber, a «Canzoni di mezza sera». Il suo viaggio nel mondo della musica si è sviluppato sempre sulla scia di un rapporto devoto, ed allo stesso tempo curioso, con la tradizione canora e melodica mediterranea: a metà degli anni Sessanta, Nico cominciò a collaborare con «Radio Napoli» e, contemporaneamente, registrò la canzone «Resta ancora a Capri», che garantì il suo primo vero successo, e la pubblicazione, da parte dell'editore Bideri, dell'album «Miti, leggende e storie antiche di Capri». Ma il grande traguardo della storia professionale di Franco Nico, dopo l'incontro con la cantante Pina Cipriani, compagna fedele di vita e di lavoro, è la fondazione, nel 1972, del teatro Sancarluccio. Qui, in uno spazio suggestivo e sempre aperto alle innovazioni, Franco e Pina hanno accolto generazioni straordinarie di attori e di registi. Roberto Benigni e Massimo Troisi, Leopoldo Mastelloni e Toni Servillo, Renato Carpentieri ed Annibale Ruccello hanno trovato nel Sancarluccio un trampolino di lancio accogliente e fiducioso, discreto e dispo- P nibile al confronto umano, prima ancora che professionale. Qui, nella sala di via San Pasquale, dove un tempo c'erano sedioline di legno ed adesso ci sono poltroncine di velluto, il pubblico napoletano ha conosciuto per la prima volta il significato concreto del teatro d'avanguardia: adolescenti e ragazzi dai capelli grigi hanno assaporato, tra queste pareti, l'amarezza graffiante di Beckett, la lucidità geniale di Ionesco, la sperimentazione inesausta sui testi della drammaturgia classica. Generazioni di studenti ed intellettuali si sono stretti, nelle sere d'inverno, in uno spazio teatrale sempre complice ed informale, in cui i mattoni, il palco, gli attori stessi, erano pronti ad essere «invasi» e coinvolti dal pubblico. Il Sancarluccio rappresenta una parte importante anche della mia storia personale, così come di tanti giovani napoletani: proprio quando Franco Nico aveva intrapreso il suo viaggio di rilettura canora di Quasimodo e Montale, ho avuto la possibilità di affiggere le mie prime recensioni teatrali nella bacheca all'ingresso del Sancarluccio. A me ed a tanti altri giovani sognatori, Franco Nico e Pina Cipriani hanno spalancato le porte del loro mondo, incuriositi dalle energie provenienti dall'esterno e capaci di offrire nuove occasioni dialettiche. «Il teatro è per definizione aperto: se non si è disponibili a riconoscere i pregi dell'altro non si può crescere», diceva Franco, all'unisono con la moglie Pina, con i figli Bianca ed Egidio, che hanno interiorizzato questo retaggio culturale. Il 18 novembre scorso, nella galleria Vittoria, Napoli ha perso non soltanto un cantautore delicato e sorridente, ma soprattutto un uomo onesto e buono, che sapeva ascoltare la voce di tutti. Ed alla nostra città, oggi più che mai, spetta il ruolo di proteggerne la memoria. UNA VITA INSIEME Pina, amore e fantasia In tempi di passioni veloci ed improvvisate, gli amori di una vita esistono ancora: lo sa bene Pina Cipriani (nella foto), che ha condiviso con Franco Nico la costruzione di una famiglia e l'attività professionale. La storia personale dei due fondatori del Sancarluccio potrebbe essere raccontata in un romanzo: Pina, originaria di San Cipriano d'Aversa, da piccola organizzava le «domeniche dello spettacolo»: metteva in ordine le grandi tavole della bottega del padre, le portava in strada e lì su cantava, ballava, recitava. La gente del paese le chiedeva i bis e lei si gloriava dei suoi primi successi. Dai dodici ai diciassette anni è stata in un convento di clausura nell'Avellinese ed ha scoperto i veri segreti della voce: il canto gregoriano aveva un'essenzialità primigenia, non intaccata da geroglifici barocchi. La scelta di scappare dalla chiesa è andata di pari passo con la definizione dell'obiettivo professionale di diventare cantante: l'incontro con Franco Nico è avvenuto quando Pina ha cercato un mentore ed un padre spirituale per seguire la sua vera vocazione. La ragazza ha visto una foto del cantautore, suo compaesano, su una pagina di «Sorrisi e canzoni». «Era vestito di bianco - racconta - ed era appoggiato su uno scoglio. La didascalia della foto ne diceva il nome e la provenienza, San Cipriano d'Aversa. Senza conoscerlo, in quel momento, sono stata orgogliosa di lui ed ho deciso che mi sarei rivolta a Franco per trovare la mia strada artistica». È stato così, e da quell'incontro si è sviluppata un'intera vita, percorsa sempre insieme. (a.c.) L’ANEDDOTO Un ciclone in redazione C'era poco da fare: nonostante la redazione affogasse nel lavoro, quando veniva da noi, bloccava tutto. Un ciclone che, già dall'uscio, si faceva precedere da una voce tonante che spiegava perché era lì: ammesso e non concesso, che Franco Nico avesse bisogno di una ragione per irrompere a Chiaia Magazine. A volte ci veniva e basta, perchè poi, tra un diluvio e l'altro di parole, un motivo valido alla fine spuntava. E noi tutti là, appesi alla sue labbra, investiti da un mix vulcanico di storie, idee, incazzature. Perché, nolenti o volenti, scattava il gioco delle parti: lui a fare l'attore, noi, i giornalisti, a fare gli spettatori. L'ultima improvvisata in sede Franco l'ha fatta a inizio novembre: col Sancarluccio ad aprire la discussione e relative amarezze. Ce l'aveva con la Regione che gli tagliava i fondi. Poi ci regalò un ricordo a 24 carati: stavolta su Troisi e la Smorfia. «Che agli esordi non si chiamava così - ci svelò . Da me debuttarono come “I saraceni”. E io dissi: “Stu' nome s'adda cagnà”. Proposi la Smorfia: gli andò a genio. Quella sera Troisi fece satira politica dura. La platea, che si aspettava tre guitti da cabaret, restò di ghiaccio. Dopo, in camerino, Massimo mi fece con aria complice: “L'avimme pugnute”». Quel pomeriggio di novembre, mentre infilava l'uscita di Chiaia Magazine per l'ultima volta, Franco ci lasciò i testi di 2 ballate da musicare. «Dateci un'occhiata», si raccomandò sulla porta. Scusa il ritardo, te lo diciamo ora: bellissimi. (a.m) SOCIETÀ&COSTUME NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 14 Diana Lama e i segreti di un buon thriller L’INTERVISTA. La scrittrice partenopea, giallista pluripremiata e collezionista noir, svela i retroscena del suo ultimo libro «La sirena sotto le alghe» ambientato in Cilento Antonella Carlo segreti della chirurgia e della scrittura sono forse gli stessi: aprire le ferite per lasciare andar fuori le scorie più segrete e nascoste che infettano il corpo umano. È un'etica della demistificazione quella che guida la penna e la fantasia di Diana Lama, autrice napoletana ormai nota a livello internazionale: «Chi sceglie il genere del giallo deve seguire i palpiti del cuore e della mente, focalizzando le sfasature di una natura mai univoca». Con un nuovo thriller ambientato in Cilento, La sirena sotto le alghe (Piemme, 2008), Diana Lama ha avuto modo ancora di seguire la pista suggestiva e caleidoscopica delle contraddizioni individuali: «La solare costa campana, a volte lontana dai rumori e dal commercio, svela le dinamiche oscure di un omicidio: mi interessa tracciare le distonie nel rapporto tra i luoghi, i personaggi e la loro interiorità». Sono tanti i riconoscimenti ottenuti da Diana Lama, medico e ricercatrice di professione: agli esordi letterari, nel 1995, ha vinto con Vincenzo De Falco il Premio «Alberto Tedeschi»; in seguito, sempre a quattro mani con De Falco, I LA MOSTRA «MUSE MUTANTI» DA SABINA ALBANO Dopo il successo della collettiva «Le mezzanine» che si è tenuta di recente presso l’Ipogeo della Ss. Annunziata in via Egiziaca, a Forcella, Paola Del Prete, artista eclettica, principessa dello stile manga e talentuosa innovatrice d’arte contemporanea, propone, dal 20 novembre, le sue opere nella Sabina Albano Modart Gallery in Vico Vasto a Chiaia 52. Ad affiancarla in questa nuova esperienza creativa c’è il padre Antonio Del Prete, medico e artista, da anni impegnato in un costante gioco tra arte formale e informale, animatore instancabile di eventi dove la fantasia e la sperimentazione sono da sempre le protagoniste. «Muse mutanti» è il titolo della mostra di Antonio e Paola Del Prete nella galleria di Sabina Albano: viaggio tra 20 opere ispirate alle forme cangianti del fascino femminile. Fino al 10 dicembre 2008. Per info: 081.4217.16 www.sabinaalbano.it Diana Lama autrice del libro «La sirena sotto le alghe» ha pubblicato Nell'ombra, tradotto in Germania dalla casa editrice Scherz. Ancora, il primo romanzo di Diana Lama, Solo tra ragazze, è già diffuso in Russia dalla Mir Knigi ed è stato inserito nei piani editoriali del 2009 della francese La table Ronde. Il successo internazionale è dovuto alla dimensione a tutto tondo di questa particolarissima scrittura noir: «Pur cogliendo il fascino misterioso della mia terra, non vorrei mai cadere negli stereotipi tanto cari alla tradizione partenopea: raccontare una saga di camorra e mandolini stancherebbe prima me e poi i miei lettori. È meglio rintracciare atmosfere, respirare suggestioni e tentare di trasferirle sulla pagina: la retorica del male sanguinoso made in Naples spesso ci condanna e non ci fa evolvere», dice ancora Diana Lama. Eppure, uno dei più grandi pregi di questa scrittrice partenopea è la fusione tra la libertà dell'ispirazione ed il culto scientifico di uno straordinario genere letterario: l'autrice de La sirena sotto le alghe è, infatti, la più importante collezionista di gialli a Napoli e, di questa passione, ne ha fatto uno stile di vita. La fondazione di «Napolinoir», insieme a Giuseppe Cozzolino e Luciana Scepi, ha sancito la volontà concreta di costituire un'associazione che si adeguasse all'entourage nazionale: come a Milano ed a Roma, anche nella nostra città gli appassionati del thriller devono avere la possibilità di condividere e promuovere i loro interessi letterari. «Chi scrive gialli non può ignorare la straordinaria tradizione europea su cui si è costruita la nostra visione della letteratura: soltanto con la consapevolezza di questo ricchissimo bagaglio artistico si può raccontare, in modo originale, il mistero profondo e sorprendente che caratterizza l'esistenza quotidiana», afferma Diana Lama. Il problema sta, comunque, nel distinguere le punte di eccellenza in un genere che, a tratti, potrebbe sfociare in una dimensione essenzialmente commerciale: «Il vero cultore del giallo», continua la scrittrice, «è chi gioca con le atmosfere e le inquietudini, deformando la pretesa coerenza della realtà. Gli “effetti speciali” possono arricchire lo stile, ma la sostanza dell'arte si riscontra in una filosofia di vita che sa demistificare, creare sospetti e dubbi. La sorpresa è soltanto un fattore, il valore tangibile di un thriller è nella sua profonda capacità di mettere in discussione convinzioni e certezze». VITA ASSOCIATIVA: FEDERFARMA NAPOLI Il nuovo corso del presidente Michele Di Iorio Umberto Zacca Secondo una recente 'indagine dell’Istat, dopo l'Arma dei carabinieri e la parrocchia di quartiere, la farmacia è, tre i servizi pubblici, quello che ha il più alto indice di gradimento tra i cittadini napoletani. Il dato lo sventola con una punta di orgoglio Michele Di Iorio, fresco di nomina nell'incarico di presidente di Federfarma Napoli: il nuovo direttivo della Federazione Nazionale dei titolari di farmacia (sezione partenopea) resterà in sella fino al 2011. Ma stavolta il mandato alla rappresentanza sindacale, affidato dai 780 farmacisti di Napoli e provincia a Di Iorio e ai suoi 20 consiglieri, possiede un insolito valore aggiunto: alla tornata elettorale del 9 e 10 novembre, infatti, ha partecipato la sola «Lista Di Iorio». Dunque una nomina plebiscitaria pressochè inevitabile, ma si tratta di un unanimismo al di sopra di ogno sospetto. E per un motivo preciso: l'intero corpo professionale ha cancellato a priori ogni frazionamento elettorale, puntando dritto all'unità Michele Di Iorio dietro le insegne programmatiche proposte da Di Iorio. Un'esigenza di compattezza che, secondo il presidente, «era il momento di concretizzare definitivamente dopo il buon lavoro svolto nel precedente triennio dal vecchio Consiglio direttivo». Ma, tra le azioni vincenti della propria politica, Di Iorio ne individua un'altra, destinata a produrre benefici di lunga durata: «Aver indotto la Regione e le 5 Asl di Napoli a programmare i pagamenti alle farmacie per bandire una volta per tutte il ricorso sistematico all'azione giudiziaria tra la categoria e le Aziende sanitarie. Un passato conflittuale di astensioni e polemiche che va finalmente archiviato». Profilo contabile a parte, però, a inorgoglire Di Iorio è il nuovo corso negoziale instaurato con le Asl per uniformare la qualità dei servizi e delle prestazioni, offerti dalle farmacie, a Napoli e in provincia. Infine una sfida: «La farmacia non distribuisce solo prodotti, ma è anche centrale di servizi. Le farmacie napoletane - argomenta puntiglioso - vantano già una rete telematica capillare e una formazione professionale adeguata: il passo successivo, quello di collegarsi con noi attraverso il Centro Unico di Prenotazione, tocca agli ospedali e alle Aziende sanitarie locali.La Sanità pubblica, dunque, faccia la sua parte, investendo: questo nel superiore interesse dei cittadini e degli utenti. Per quanto ci riguarda, noi siamo pronti. Nel futuro prossimo, insomma, Federfarma Napoli ha un sogno e un progetto: “la farmacia come sede avanzata di servizi e risorse sanitarie nel territorio”». IN REDAZIONE ARMIDA PARISI: NO AL DISFATTISMO Giornalista ed insegnante, Armida Parisi (nellafoto) dirige le pagine culturali del quotidiano Roma. Come valuta questo momento storico vissuto dalla nostra città? La tragedia dei rifiuti ha comportato una reazione di estrema sfiducia, sfociata in una stasi che non può lasciare immune il mondo della cultura. C'è un bel saggio di Francesco Durante, Scuorno (Mondadori, 2008), che proietta l'emergenza ecologica campana in una dimensione più ampia: il disfattismo a volte ci impedisce di riconoscere le nostre energie positive. Quali sono queste energie? Non credo nei regionalismi, ma la cultura campana vanta eccellenze in ogni campo dell'arte. Purtroppo non sempre il nostro entourage dà l'onore dovuto agli intellettuali di spicco: il contesto internazionale offre, invece, riconoscimenti più significativi. Da cosa deriva questo fenomeno? In città sta trionfando un canone medio di approccio all'arte: moltissimi vogliono raccontare Napoli, ma lo slancio positivo a volte cade nello stereotipo e nella dimensione meramente commerciale. A questo punto, i grandi intellettuali rappresentano un motivo di vanto, ma sono anche in netto contrasto con tanti autori che non sempre spiccano il volo. Quali libri consiglierebbe ai nostri lettori? Innanzitutto Scuorno di Durante, che delinea una prospettiva appassionante su Napoli, invocando una rinascita di grinta ed entusiasmo da parte dei nostri concittadini. Ancora, da non lasciarsi sfuggire è Un cappello pieno di ciliegie (Rizzoli, 2008) di Oriana Fallaci: la scrittrice traccia un originale percorso autobiografico riallacciandosi alla storia dei suoi antenati. La Fallaci si sente una tessera di un ampio mosaico, che affonda le radici in un tempo lontano: tornare al passato per capire il presente è, forse, l'idea più bella che un libro può offrire a ciascuno di noi. Antonella Carlo SOCIETÀ&COSTUME NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 15 Pinko e Damiani, eventi a tutto glam NOVITÀ. Brand di grido conquistano le vie dello shopping. Inaugurazioni tra vip, specchi magici e attrazioni hi-tech. La nuova moda? Fare acquisti divertendosi RIFLETTORI Laura Cocozza stata una sorpresa straordinaria trovare a Napoli una clientela tanto qualificata sia per potere d’acquisto che per propensione al prodotto moda». Parole di Pietro Negra, presidente dell’azienda produttrice del marchio Pinko, che martedì 11 novembre ha «È inaugurato l’omonimo monomarca a via dei Mille. «Se continua così, - prosegue Negra - presto raggiungeremo il punto di pareggio». Dichiarazione interessante soprattutto se si considera che l’azienda ha investito 5 mi- lioni di euro per il negozio napoletano. E che ha mantenuto la rappresentanza presso i negozi Maxi Ho della Riviera di Chiaia e del Vomero. Lo store di via dei Mille, intanto, con i suoi 800 metri quadri ripartiti su 2 livelli e suddivisi per aree tematiche (sera, quotidiano formale, tempo libero, jeans, accessori e bimbo), è il primo della griffe nel mondo per superficie e tecnologie adoperate. Già ora, al piano terra suoni e passi muovono i disegni sulle pareti seguendo gli impulsi della grafica generativa, e nelle sale gli specchi incorniciano virtualmente chi vi si riflette; e se sono bambine, ad apparire sono fiori e farfalle con cui giocare. Ma nel prossimo futuro il negozio sarà anche il primo nel quale si sperimenterà il “defilè virtuale” per i vip accolti nel privè all’ultimo piano. «Il pericolo in agguato per i punti vendita è la noia, la ripetitività - afferma Negra - . Per questo proponiamo alla clientela una nuova modalità d’acquisto: comprare divertendosi. Altra caratteristica, di cui vado fiero, consiste nel proporre un prodotto con contenuti qualificanti e un grande controvalore. Abbiamo ben 32 persone nei settori modellismo e prototipi - continua - e si lavora su un solo capo anche per un giorno intero. Per contro, i prezzi so- no contenuti. D’altra parte, il tempo della griffe tout cour è finito: la clientela cerca qualità ed è per questo che noi oggi proponiamo il prodotto come protagonista di se stesso, anche nell’advertising». Se Pinko scommette sulla piazza di Napoli, Damiani ha già da agosto aperto in via Filangieri un suo proprio punto vendita: una elegante boutique di 200 mq arredata in legno palissandro e travertino italiano, diretta da Vincenzo Liguori. Ma il debutto vero e proprio c’è stato mercoledì 12 novembre: serata evento ad inviti con sottofondo di violino e madrina Samantha De Grenet. Per gli appassionati napoletani del marchio di gioielleria più premiato al mondo, l’opportunità di ammirare l’ultima “creatura” della casa: Shark, il bracciale in oro e diamanti che, indossato, ricorda la bocca di uno squalo. Una tentazione per “mangiatrici” d’uomini. Nelle due foto in alto. Da sin: Giorgia Surina, Pietro Negra (presidente Pinko), Gaia Bermani Amaral e Gabriela Barros durante l’opening del monomarca in via dei Mille; Samantha De Grenet e Vincenzo Liguori (direttore boutique Damiani) durante la serataevento Shark. Nella foto in basso: il bracciale in oro e diamanti Shark. COMUNITÀ LUTERANA, PREMIO ALLA NARRATIVA Ospite d'onore: la narrativa. E' stata lei la star indiscussa sotto la volta gotica della chiesa luterana in via Carlo Poerio alla premiazione dei 12 finalisti del concorso letterario di respiro nazionale «Una piazza, un racconto», ormai approdato alla sua 10° edizione. Ad organizzare l'evento, lo scorso 29 ottobre, la Comunità Evangelica Luterana di Napoli, da sempre in prima fila nella promozione della cultura di qualità grazie alla tenacia di Riccardo Bachrach e di Luciana Renzetti, rispettivamente presidente e coordinatrice culturale della Comunità. La serata è coincisa anche con la presentazione al pubblico del volume che raccoglie i racconti dei finalisti 2008 e dei vincitori delle 9 precedenti edizioni: un libro dal titolo inevitabilmente fatale, «Una piazza, un racconto», pubblicato dalle Iuppiter Edizioni. A conferire smalto e suggestione al rituale dei riconoscimenti i sipari recitativi offerti dall'attrice Adriana Carli che ha letto, col giusto pathos, alcuni passi selezionati dai racconti dei primi tre classificati, vale a dire Francesco Brocchi col suo «Diciottomila lire venete», Stefania Raschillà con «Il dono di Biagio» e Angelo Marenzana con «Gli occhi neri di Angela». A sottolineare la prosa della Carli, inoltre, il fascinoso contrappunto sonoro della pianista Mariagrazia Ritrovato Buonoconto. Ad arricchire l'alchimia dell'evento anche il contributo del giornalista Stefano La Marca che ha sapientemente cucito i segmenti della cerimonia con le sue interviste al terzetto dei vincitori. Il tenore decisamente informale della premiazione, condita da una calibrata dose di spettacolarità, ha intanto raccolto la partecipazione convinta del pubblico, conquistato tra l'altro dall'accorato intervento di Bachrach e della Renzetti che hanno ripercorso, in punta di cuore, le linee guida della loro decennale battaglia in nome dell'arte e della letteratura. (foto di Mario Valente) GLI «ANEMONIDEMONI» DI ALESSIO VISONE “Anemonidemoni” è il titolo della collezione autunno inverno 2008-2009 che lo stilista Alessio Visone ha presentato mercoledì 5 novembre alla Camera di Commercio di Napoli. In passerella tailleur disinvolti ma sartoriali nelle proporzioni e nei dettagli, cappotti double di cachemire, bordi di pelliccia coloratissimi, cocktail dress al ginocchio, giacche da smoking con pantaloni o tute di paillettes, abiti lunghi e sinuosi, che giocano con intrecci di fasce e volumi, drappeggi e spacchi. La silhouette diventa a clessidra, i riflessi di seta e raso accarezzano le forme. Tra bon ton Fifties e rivisitazioni Eighties, la donna Visone può scegliere un look ad hoc per ogni occasione, nel segno dell'eleganza. LOUIS VUITTON DOPO IL BRINDISI, LA CROCIERA Anche quest'anno, la boutique Louis Vuitton ha celebrato il déblocage del Beaujolais Nouveau che, come tradizione, si apre allo scoccare della mezzanotte del terzo giovedì di novembre. Ma l'evento Beaujolais è stato solo un assaggio: l'attesa è per venerdì 28 novembre quando durante un esclusivo trunk show (una presentazione riservata alle clienti) si potranno visionare alcuni capi di abbigliamento della collezione 2008-2009 e borse ed accessori della nuova collezione crociera. Tra queste, la borsa Galliera Riviera amalfitana che reinterpreta il motivo Monogram su tessuto e rafia o la morbidissima Scuba in neoprene dallo sgargiante color fucsia che si abbina a tanti accessori: dalla pochette, alla visiera, al pareo, fino alle collane e ai bracciali. SOCIETÀ&COSTUME NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE 16 Storia delle «recluse» di Villa Pignatelli L’APPELLO. Da più di dodici anni il «Museo delle Carrozze» è chiuso per restauri Il mito di «legni» eccellenti, opera di notissimi artigiani. Il silenzio delle Istituzioni Francesco Iodice D’Enza istero e intrigo, evoca il titolo, mentre altro non è che la solita storia di ingratitudine e inefficienza. Il fatto. Il marchese Mario D'Alessandro di Civitanova, appassionato di cavalli e carrozze, come nella migliore tradizione dell'aristocrazia napoletana, aveva costituito un'importante collezione di carrozze: «Break», «Mail Coach», «Dog Cart», «Military», «Tilboury», «Cou pè Clarence», «Victoria Mylord» e così via, allocate nella rimessa della sua villa di Portici. Tutti «legni» eccellenti, opera di notissimi artigiani: dai «Laurie and Marner» inglesi ai «Binder» parigini, fino ai napoletani «Bottazzi e Polito». «'O Marchese de' carrozze», come era stato affettuosamente denominato dal popolino, giornalmente usciva in passeggiata nelle vie di Portici a bordo di una delle M Villa Pignatelli: da 12 anni chiuso al pubblico il «Museo delle Carrozze» sue carrozze e alla guida della stessa, con accanto il suo fedele cocchiere in livrea. L'eccellente driver, nell'attraversare la frequentatissima piazza San Ciro, spesso raccoglieva l'ammirazione plaudente di coloro che si intrattenevano ai tavoli dei bar che coronavano la piazza. Oltre quarant'anni fa Mario di Civitanova manifestò l'intenzione di donare la sua amata collezione di carrozze, oltre che di finimenti (briglie, redini etc.) allo Stato, perché diventasse patrimonio di tutti. Opportunità che fu accolta e coltivata con entusiasmo dall'allora Sovrintendente alle Gallerie della Campania Bruno Molaioli, uomo di talento e cultura. Infatti, a un uomo di museo come Molaioli non era sfuggita la formidabile occasione di creare anche a Napoli un Museo delle Carrozze, tra i pochi musei specializzati esistenti al mondo (come il Museo delle carrozze di Cluny, quello del Vaticano, di Vienna e di Lisbona). Quindi individuò le scuderie di Villa Pignatelli Cortes, anch'essa da poco donata allo Stato, come luogo ideale per collocare i «legni». Sull'esempio del marchese di Civitanova, altri gentiluomini napoletani, come il conte Leonetti, il conte Dusmet, il barone Strigari e il marchese Spinati, donarono pregevoli carrozze. Purtroppo, però, il progetto per l'allestimento del museo finì nella melmosa palude burocratica. Sicchè furono promosse varie iniziative, volte a «tirar fuori dall'impantanamento» la faccenda. Tra queste ci fu anche un mio (allora sedicenne!) articolo, che fu pubblicato su un noto quotidiano, dal titolo «Le recluse di Villa Pignatelli», che suscitò curiosità e a un tempo sdegno, contribuendo ad accelerare la realizzazione dell'esposizione delle carrozze. E così, dopo decenni, fu finalmente inaugurato il Museo, assenti i donatori nel frattempo scomparsi. Ma, ahimè, la storia si ripete. Infatti sono più di dodici anni che il «Museo delle Carrozze del marchese Mario D'Alessandro di Civitanova», è chiuso per restauri! Quindi, nuovamente «recluse» le povere carrozze! Pertanto ci si chiede: non è forse tempo di restituire alla città questa straordinaria collezione che costituisce una delle tante meravigliose attrattive, anche per i turisti, della nostra regione? Credo di sì! NUOVO NUMERO IN LIBRERIA EDITORIA SCOLASTICA «IL CERCHIO», SLANCI FUTURISTI «La vita in versi» e i calembour di Rocco È in distribuzione il nuovo numero della rivista Il Cerchio, diretta da Giulio Rolando. Il tema del periodico ruota intorno a «La cultura del confronto - Argomenti, Personaggi, Storia», con argomenti di grande attualità quali scuola, ricerca scientifica e compatibilità ambientale. In questo numero: intervista esclusiva al Presidente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera, l’onorevole Valentina Aprea sui punti chiave della nuova riforma; le riflessioni dell’economista Massimo Scalfati sulla possibile sinergia tra economia e ambiente mediante un approccio non necessariamente ideologico; «speciale Giuseppe Prezzolini» con gli interventi di Luigi Iannone e Gennaro Sangiuliano. In più Il Cerchio, nell’anno del centenario del Futurismo, dedica ampio spazio ad una delle correnti artistiche più influenti del ‘900, con la pubblicazione di stralci della tesi di laurea di Giorgio Salzano su Guglielmo Roehrssen di Cammerata, l’ultimo scultore futurista, scomparso poco tempo fa e con il mini-saggio di Luigi Tallarico dal titolo: «La Fondazione del Futurismo e il “Primo” Marinetti. Suggestiva la copertina della rivista in cui sfreccia un treno in corsa, di marinettiana memoria, dell’artista Pippo Rizzo. Da leggere, infine, l’intervista ad Antonio Carioti, autore del discusso volume «Gli orfani di Salò. Il “Sessantotto nero” dei giovani neofascisti nel dopoguerra 1945-1951». (r.g.) «La Vita in Versi. I problemi del nostro tempo nella poesia di oggi» (Ed. Ellepiesse, 2008) è un libro che, nell'ambito dell'editoria scolastica, offre ai giovani l'opportunità di incontrare la poesia contemporanea. Nel volume, accanto alle citazioni di alcuni autorevoli maestri del '900 (Saba, Fortini etc), viene collocata soprattutto la produzione di 21 autori emergenti. Circa 40 i componimenti poetici riportati, raggruppati in 10 percorsi tematici (tra essi: «In città», «Echi di cronaca», «Mio padre», «Ritratti di donna», «Il vivere, il morire», «Giochi di parole»). Ogni testo, poi, è corredato da una «scheda di comprensione» e da spunti di discussione. E ogni percorso tematico è seguito da un «laboratorio di poesia» che in- troduce l'allievo alla tecnica di composizione. Tra gli autori della «collettiva» anche Renato Rocco, maestro di calembour, all'attivo numerose pubblicazioni in materia, e apprezzato collaboratore di Chiaia Magazine, che, per l'occasione, presta alle pagine de «La Vita in Versi» alcuni suoi folgoranti giochi letterari, come ad esempio i seguenti calembour: «Matrimonio d'interesse n.1. “E vissero tutti felici e contanti…”», «Matrimonio d'interesse n. 2. “Un patrimonio d'amore…”, «Matrimonio d'interesse n. 3. “Un calcolo che finisce con una divisione”». SOCIETÀ&COSTUME I NUMERI CONTRO LA RECESSIONE. Alla Tabaccheria Postiglione di Largo Ferrandina a Chiaia si continua a parlare di crisi. Con il Natale alle porte, però, non c’è recessione che tenga. Anzi, meno pecunia c’è nelle tasche e più cresce la voglia di giocare. L’importante è non esagerare. Alberto Postiglione, assediato come sempre da una clientela in cerca di fortuna, anche questo mese ha i numeri giusti per sbanca- & terni favole NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE re il lotto. «Ad ottobre ho consigliato il terno di San Raffaele: 19 - 24 - 66; bene continuate a giocarlo abbinando, se vi va, il prezioso 11. Giocate questa quaterna su Napoli e su tutte le ruote almeno per 6 estrazioni». Un altro numero che Postiglione dà sempre ai suoi giocatori-sostenitori è il 90: «Questo numero è tra i miei preferiti. Di solito, cerco sempre di abbinarlo a numeri pari come il 10 e il 22, ma lo vedo bene anche insieme al 77 e 78. Per prepararsi a un grande Natale ecco, secondo me, il terno dei soldi: 90 - 46 - 11. Terno da giocare fino alla fine del 2008 su Bari, Napoli e Roma». Insomma, non resta che dar retta a Postiglione che, stando a quanto dicono in zona, è un infallibile portafortuna. 17 Il cretino si distingue subito dal rumore della testa. Il grande finanziere ama giocare al tir-assegni. Renato Rocco IL MERCATO DELL’ARTE SFIZI&NOTE di MASSIMO LO IACONO CARNET COMUNITÀ ANGLICANA concluderà giovedì 18 dicembre la rassegna concerSnitàitistica d'autunno ospitata nella «Chiesa della Comuanglicana» di Napoli in via San Pasquale, organizzata dall'associazione «Professori dell'orchestra Alessandro Scarlatti di Napoli». Operosa ormai da più di un decennio nella prestigiosa chiesa di Chiaia, l'iniziativa alterna concerti da camera e sinfonici, con coro talvolta, proponendo pezzi di rarissimo ascolto e musiche di repertorio, proponendo anche pezzi di musica assai profana per il teatro. Quest'anno la stagione è iniziata ad ottobre nel nome di Vivaldi, con le amatissime stagioni, proseguendo tra l'altro con un omaggio alla memoria del pianista Sergio Fiorentino, ricordato dal trio «Nicola Sala», il 14 novembre, facendo gustare splendide pagine per clarinetto con pianoforte affidate a Gaetano Falzarano Lino Costagliela. Culmine di questa programmazione sono i tre concerti sacri in locandina. Dopo lo splendido, memorabile concerto diretto da Vincenzo de Gregorio e dedicato al canto gregoriano, che ha diretto la «Schola gregoriana della basilica della Pietrasanta», e dopo il concerto d'organo arricchito con il «Requiem» di Duruflè, diretto da Ronald Butts-Boehmer, solista Jesse Eschbach, con il «The Choral Scholars di Napoli», ci sarà la ripresa del «Messiah» di Haendel che alla chiesa anglicana è ormai tradizionale da qualche anno. Il concerto è fissato per giovedì 18 dicembre. Il livello della esecuzione è migliore nel volgere del tempo. Quest'anno lo dirigerà Paolo Ponziano Ciardi, con l'orchestra del sodalizio, che possiede una propria formazione cameristica, e con un casti in cui brillano Vito Priante, il miglior baritono italiano di oggi, star con merito dell'opera di Monaco, grande interprete di Haendel, e l'ottimo Luca Dordolo specialista insigne del genere. Tutti i concerti si tengono il venerdi, alle 20. Iavarone: «Antiquariato da rilanciare» Salvatore Iavarone (nella foto), 41 anni, antiquario ed erede di una tradizione professionale inaugurata 50 anni fa dal padre Antonio, nel suo lavoro concilia da sempre la prospettiva commerciale con un'autentica passione per l'arte: nel suo negozio in via Piedigrotta 55, annidato tra le pieghe di una discrezione sottile, c'è insomma l'amore per la ricerca e lo studio. Un valore aggiunto il suo che, tuttavia, in una città ormai appiattita su stimoli nazionalpopolari o interessi di corto respiro, regala amarezze a chi fa un mestiere da gentlemen come quello antiquario. Soprattutto di fronte a delusioni come quella incassata a novembre quando, cancellando dallo scadenzario degli eventi la prestigiosa Mostra dell'Antiquariato, l'Ente Mostra d'Oltremare non ha concesso i propri spazi agli espositori. Struttura indisponibile a causa della lievitazione dei costi gestionali: questa la giustificazione consegnata agli operatori. Legittimo il rammarico di Iavarone: «La disdetta è stata un fulmine a ciel sereno. Gli addetti ai lavori, non solo i locali ma anche quelli del resto d'Italia, si erano mobilitati con abbondante anticipo per la kermesse, sincronizzandosi come sempre sulla data consueta del 24 novembre. Poi il dietrofront: un segnale spiacevole che non penalizza solamente le esigenze della categoria, ma appanna anche l'immagine culturale di Napoli. Non è un mistero, infatti, che per anni la Mostra ha puntualmente acceso i riflettori sulla città, esibendo come fiore all'occhiello un comparto antiquariale di prima scelta in ambito nazionale. E dispiace anche che le Istituzioni, ad esempio la Provincia di Napoli, di solito al fianco degli antiquari nel sostegno alla fiera, stavol- LIBRIDINE Guareschi, l’intellettuale civile che stregò il ‘900 Aurora Cacopardo Sessant'anni di cronache e storie italiane sono raccolte nel saggio di Marco Ferrazzoli Non solo Don Camillo-L’intellettuale civile Giovannino Guareschi (Italia Protagonista editore) dedicato a uno dei personaggi più discussi e amati del Novecento. La ricerca del volto umano e stilistico di Giovanni Guareschi, le ragioni della sua scrittura che ha al centro la persona, della sua ricca individualità, il fascino che emana dalle sue vicende drammatiche vissute in un lungo arco di tempo. Su tale linea si svolge il saggio, una sorta di diario critico che mira a far conoscere uno scrittore profondo e sorprendente. Il lavoro di Ferrazzoli si avvale della pre- fazione di Marcello Veneziani che mette in evidenza come l'originalità del saggio si coglie nella bella umanità di Guareschi, nella sua sensibilità civile e perfino politica. «Se vogliamo ritrovare l'atmosfera dell‘Italia del dopoguerra, democristiana e comunista, - dice Veneziani - dobbiamo ricorrere alla sua prosa, che riuscì a nobilitare quella italietta clerico-comunista senza che lui fosse democristiano e tantomeno comunista. Il filo conduttore che legava Don Camillo, Peppone e lo stesso Giovannino era il populismo nazionale e provinciale, la passionaccia per l'Italia, la generosità contro l'egoismo e l'avidità, il senso forte della famiglia e della solidarietà». Le vicende di Giovanni Guareschi vengono analizzate con pun- ta abbiano scelto una posizione defilata malgrado la valenza dell'appuntamento». Business a parte, intanto, a preoccupare è proprio il contraccolpo sul morale della categoria: «Uno sconforto che demotiva il mercante d'arte, abituato a trattare con una clientela di standard medio-alto», spiega Iavarone che, lavorando a Chiaia, registra fatalmente anche il disappunto diffuso di un quartiere, ritenuto tra i capisaldi dell'attività antiquariale in città. L'auspicio, invece, è una svolta nella politica di gestione della cultura, compresa quella antiquaria: «Antiquariato è tradizione e radici. E promuoverlo deve essere prioritario per i nostri amministratori. E si ritorna al punto: servono eventi-traino di alto livello. Come accadeva tra gli anni '80 e '90 quando sedi della Mostra erano degne cornici come Castel Sant'Elmo e Castel dell'Ovo e a Napoli sbarcavano gli antiquari di Londra e New York. Nel tempo, invece, la Mostra ha perso progressivamente il suo smalto. E oggi sono molti gli antiquari napoletani costretti ad emigrare verso le grandi fiere del Nord Italia per scampare al dimesso scenario partenopeo». tualità in questa opera. La nascita, il l° maggio 1908 a Fontanelle Roccabianca, gli anni di Parma, le prime esperienze giornalistiche, la scoperta di Milano. Il periodo della guerra, la prigionia nei lager tedeschi, le grandi battaglie per la libertà condotte sul periodico Candido, la nascita degli immortali Don Camillo e Peppone e il loro successo letterario e cinematografico in tutto il mondo. Le gioie della vita familiare con Margherita, Albertino e Carlotta, la Pasionaria. L'amarezza dell'affare De Gasperi, su cui questo saggio getta nuova luce, l'incomprensione degli anni nei quali lo scrittore della Bassa vedeva troppo lontano per essere amato in un Paese tutto interessato ad inseguire mode e culture non sue. Marco Ferrazzoli chiude il saggio sottolineando come il tempo stia rendendo giustizia a Giovanni Guareschi, con lenta parsimonia: Cento anni dopo, sempre vivo. SOCIETÀ&COSTUME PAUSA BLOG NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE LIBRERIA FELTRINELLI di LEO ARUTA http://leoaruta.simplicissimus.it OBAMA ONLINE a vittoria di Barack Obama alle Presidenza Lnelladegli Stati Uniti d'America resterà impressa storia perché per la prima volta è stato eletto un afro-americano. Ma la vittoria di Obama ha, inoltre, sancito, definitivamente, il valore di internet nelle moderne democrazie. Obama ha raccolto, per la sua mega-campagna elettorale, qualcosa come 600 milioni di dollari, una grossa parte di essi deriva da micro contributi spontanei arrivati da milioni di simpatizzanti. Ma come ha fatto il neopresidente ad ottenere un simile risultato? Semplicemente mettendo le persone al centro della sua strategia. Quando Obama dice «tu sei il cambiamento», non cerca solo di blandire l’elettore, ma porta la rete sociale fin dentro l'arena politica e rimette le persone nel posto in cui dovrebbero sempre stare. L’organizzazione della campagna online ha preso forma durante le primarie, quando è stato assunto come «regista» Joe Rospars un veterano di Howard Dean, il candidato presidente che nel 2004 raccolse, per primo, una montagna di dollari con internet. Il passo decisivo è stato affidare al co-fondatore di Facebook, Chris Hughes, la creazione del sito di social networking: myBarack Obama.com che ha raccolto milioni di adesioni. Agli iscritti sono stati affidati compiti collaborativi che li hanno fatti sentire parte attiva del progetto politico. Tanto per fare un esempio, ad essi è stato chiesto di fare, nel giorno delle elezioni, un milione di telefonate per ottenere il voto a favore di Obama. Oltre a favorire i sostenitori di base, lo strumento di social networking ha permesso di contattare i più difficili da raggiungere: i giovani elettori. Per molti versi, la storia della campagna di Obama è stata la storia dei suoi sostenitori, che hanno manifestato il loro entusiasmo con siti web e video di YouTube. In più, ci sono stati anche contributi volontari come l'innovativo «Obama'08 iPhone e iTouch», applicazione proprietaria che ha consentito di mobilitare amici e contatti attraverso i dispositivi Apple. SEDE DI PIAZZA DEI MARTIRI Infotel 081.402395 20 nov. Anoressia: un male subdolo. Il libro per saperne di più è «Questo corpo non è mio. Capire l'anoressia attraverso gli occhi di chi ne soffre». L'ha scritto la psicoterapeuta Anna Salvo per aiutare le famiglie coinvolte. Interviene l'autrice. Ore 18. 21 nov. Delle corrispondenze tra musica e vita, dell'esperienza sonora si parla nel libro «La musica sveglia il tempo» di Daniel Baremboin. La presentazione del volume è l'occasione per un ascolto speciale della Cenerentola di Rossini, diretta da Abbado. Ore 18. 26 nov. In occasione del 60° anniversario della «Dichia- razione universale dei diritti umani», Amnesty International presenta il cd «17X60», raccolta di brani sul tema, firmata da 17 prestigiosi artisti italiani. Interventi dal vivo di Enzo Avitabile ed Eugenio Bennato. Ore 18. Fino al 30 nov. «Un'Italia fa» è il titolo di una prestigiosa mostra fotografica con le immagini dei grandi eventi che scandiscono la storia del Belpaese dalla fine dell''800 ai primi anni del Duemila. Dal 1° dic. Si intitola «Punti di svista»: 22 istantanee scattate da Maria Chiara di Pace su Napoli. 5 dic. Gran Concerto di Natale: musiche sacre e tradizionali d'epoca rinascimentale e barocca, eseguite da Cantica Ensemble, sestetto polifonico vocale femminile. Ore 18. LA MANIFESTAZIONE ISTITUTO CERVANTES «Caprienigma» celebra le sirene Nel segno di Cano Sì è svolta, dal 27 ottobre al 2 novembre, la dodicesima edizione del «Premio Capri dell’Enigma», legata ad un convengno interdisciplinare tra arte e letteratura: «Caprienigma 2008». Il tema di quest’edizione, ideata e realizzata da Raffaele Aragona, è stato «Le sirene: Partenope e le altre», un argomento ricco di variegate implicazioni sia con l’isola azzurra che con la città di Napoli. Infatti, durante la presentazione tenutasi all’Hotel La Palma, il filosofo Aldo Masullo ha tracciato un parallelo tra Napoli e la mitologica creatura metà don- na metà pesce la cui figura, come il capoluogo partenopeo, suscita ammirazione e stupore per la sua bellezza e, al contempo, turbamento per l’enigma che rappresenta. Le sirene e la musica, il cinema, la letteratura, la seduzione, l’eros, il mito di Ulisse, sono stati solo alcuni dei temi trattati da autorevoli relatori quali Eduardo Federico, Simona Argenteri, Domenico Silvestri, Ermanno Cavazzoni, Maurizio Bettini, Elisebha Fabienne Platzer, Paolo Albani, Laura Pugno, Meri Lao, Armando Massarenti, Jacqueline Risset e Marcello Veneziani. Il convegno è stato anche l’occasione per l’assegnazione dei «Labirinti d’argento» a Petra Magoni e Meri Lao. Particolarmente vivace la giornata del 31 ottobre grazie alla mostra «Tele di sirene» a cura dell’Accademia della Bussola, aperta al pubblico fino al 9 novembre nelle sale di Palazzo Cerio, e allo spettacolo «Il tango delle sirene». Grande successo anche per l’installazione sonora «Extremo fluxus» di Roberto Paci Dalò e Stefania Esposito. (r.g.) IL NUOVO ROMANZO DI PEPPE VITIELLO Quel cielo senza regole di un camorrista Rossella Galletti Napoli, in fin dei conti, non è una metropoli. Ogni quartiere, strada, vicolo è una zona di frontiera, un non plus ultra: dopo non è più lecito andare. Un'organizzazione di potere altamente gerarchico spartisce la città in vere e proprie contrade assegnandole alla giurisdizione di uno dei vertici del sistema. Sotto ogni boss un numero indefinito di pedine assorbite nel complesso diagramma di dominio e violenza. Questa è la Napoli della camorra, di uomini e bambini che lottano per la «sopravvivenza», per non soccombere sotto il giogo della miseria; di uomini e donne vinti dal conflitto interiore tra impeto ribelle e amara sottomissione alla legge della strada. È la città di troppi napoletani. Ma non di Francesco: la sua Napoli non ha barriere, il suo mondo non conosce autorità. È lui l'assoluto protagonista fuori dalle regole della seconda fatica letteraria di Peppe Vitiello, Un cielo senza confini (Grauseditore, 2008; pag. 156; euro 18 10,00). Il giorno in cui esce dal carcere conosce il suo destino: la vita per Francesco è all'insegna dell'odio, la via la sopraffazione; è un sentiero già percorso; un cammino che lo porterà, come in passato, a cercare la libertà privandone altri, a toccare la morte più volte per sfidare i poteri, istituzionali e illeciti, che come un cane rabbioso a modo suo avversa. Vive nella convinzione che «la vita si afferma sopprimendo altra vita. Ogni essere che vive lo fa sfruttando linfa vitale ai suoi simili. Uomini e anima- li non fanno altro che lottare per la sopravvivenza». Ciononostante inizia ad emergere un desiderio: cambiare; «mi sentivo stanco di quella vita insulsa e inutile» dice. Nel mezzo, tra le sue due anime, gli amici, la violenza, l'amore; poli contrapposti di una personalità complessa, figlia di uno scrittore che la realtà partenopea l'ha vivisezionata con un occhio privilegiato: quello di chi ci convive giorno dopo giorno. Per Vitiello, campano di Torre del Greco da anni a Napoli, la prosa è una passione pura, non è un dovere. La sua occupazione principale è quella di Specialista tecnico-amministrativo presso la Circumvesuviana. Un cielo senza confini non è solo una pagina, tra le tante, nella storia della cruda realtà di Napoli, è un viaggio nella mente e nell'esistenza di un uomo. Così è lecito pensare che nell'ombra di Francesco si nasconda qualcosa di autobiografico, forse solo un tumulto dell'animo che l'autore condivide con la sua creatura, forse oltre la bestia c'è l'angelo. Ci volevano il Cervantes, il glorioso istituto di cultura spagnola, e un pittore vero, Pedro Cano, per riportare a Napoli uno spaccato di autentica arte moderna. Nella città schiaffeggiata dall'«arte» concettuale estrema, dai sedicenti creativi ipercontemporanei, dagli impostori e dai furbi pescati in malafede dal retrobottega dell'intelligenza ed elevati a icone dal business nazionale e internazionale, il sonno della ragione ha generato mostre mortificanti: un castello di carta innalzato su un equivoco subdolo. Così bastano le credenziali sontuose di un maestro a 24 carati come il 64enne spagnolo Pedro Cano per rimettere in riga i cialtroni. Per lustrarsi gli occhi e risollevarsi il morale, allora, tutti a vedere «Desnudos sobre papel», ovvero 40 acquerelli su carta realizzati da Cano tra il 1988 e il 2008 (Istituto Cervantes, via N. Sauro 23. Fino al 28 novembre). SGUARDI LONTANI di FRANCESCO IODICE LA LEGGENDA DEL COCCODRILLO on siamo in Scozia è vero, ma, come abbiamo visto in precedenza, evidentemente anche Napoli ha i suoi castelli; da un N castello all'altro il percorso della Napoli delle leggende e dei misteri ci porta al Maschio Angioino o Castel Nuovo, che domina il porto e la grande piazza Municipio. Voluto da Carlo I d'Angiò (e da qui il nome di Maschio Angioino) negli anni 1279-82, ristrutturato da Alfonso d'Aragona (e per questo detto «Nuovo»), anche questo come gli altri castelli della città fu teatro di piccole e grandi vicende storiche e potrebbe raccontare molte cose - sia piacevoli che terrificanti - che hanno segnato la città. Per le seconde, bisogna spostarsi nei sotterranei, dov'è nata appunto la leggenda del coccodrillo. Si narra, infatti, che vi era una fossa sotto il livello del mare, umida e oscura, nella quale venivano isolati i prigionieri che si volevano più rigidamente punire. Ad un tratto si cominciò a notare che da lì i prigionieri sparivano. Forse fuggivano e per dove? Disposta una più stretta sorveglianza, si notò che da un buco nascosto della fossa un mostro, un coccodrillo, si era introdotto dal mare e, dopo aver afferrato con le fauci le gambe del prigioniero, se lo trascinava in mare per trangugiarlo. L'animale, presumibilmente venuto dal mare attaccato alla fiancata di qualche nave, fu utilizzato per eliminare i prigionieri condannati a morte: una specie di ghigliottina naturale che non lasciava tracce. Giunto il momento di disfarsi della bestia, il coccodrillo fu pescato con un'ancora come amo e una coscia di cavallo come esca; e in seguito fu impagliato. Benedetto Croce riferisce che fino al 1880 circa era ancora possibile vedere il mostro impagliato sulla seconda porta d'ingresso, additato ai fanciulli che ne rimanevano atterriti. La fossa ospitò persone illustri; infatti, qui furono uccisi e poi sepolti i partecipanti alla celebre congiura dei Baroni del 1486 ; nel 1599 vi fu imprigionato Tommaso Campanella che evitò il coccodrillo ma non le torture dei carnefici che in questo terrificante luogo continuarono ancora per molti anni. Negli ultimi rifacimenti del castello, il coccodrillo impagliato venne rimosso e conservato o gettato chi sa dove; certamente non al Museo Nazionale, perché il coccodrillo che è esposto nella raccolta egizia viene ritenuto di altra provenienza. INIZIATIVE DI CHIAIA MAGAZINE LA BACHECA DI A DICEMBRE IN DISTRIBUZIONE Chiaiatour, percorsi campani alternativi A dicembre torna Chiaiatour, il patinato interamente dedicato ai percorsi dell'arte, dell'eleganza, dell'enogastronomia, del lifestyle: tutto in un magazine che ha come prima mission il rilancio del made in Naples. 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