Francia 2010 - Gruppo Grotte Catania
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Francia 2010 - Gruppo Grotte Catania
Club Alpino Italiano – Sezione dell’Etna Gruppo Grotte Catania Francia 2010 Relazione sull’attività svolta 1 Dopo alcuni anni di stasi il Gruppo Grotte Catania ha nuovamente organizzato e realizzato una spedizione speleologica estiva. Dal sei al quindici agosto abbiamo scelto di ridedicare le nostre attenzioni alla zona carsica dell’Ardèche nella Francia sudorientale per poi scendere ancora più a sud, raggiungendo i Pirenei Atlantici e specificatamente la zona di Pierre Saint Martin. Alla spedizione hanno preso parte otto speleologi del Gruppo con in testa lo scrivente che non aveva mandato giù gli insuccessi del 2005 alla Goule de Foussoubie, e due amici siculo-lombardi. Per onor di cronaca alla spedizione hanno preso parte: Gruppo Grotte Catania: Andrea Belfiore, Mario Condorelli, Tiziana Giustolisi, Andrea Malerba, Giuseppe Priolo, Viviana Puglisi, Valeria Ronsivalle, Vincenzo Scalisi; Associazione Speleologica Comasca: Daniele “Conan” Bassani e Simona Saitta. Come sempre si parte da Catania ma questa volta in aereo, prima destinazione l’aeroporto di Torino dove incontriamo Conan e Simona, carichiamo all’inverosimile le due autovetture noleggiate e partiamo, di notte, alla volta dell’Ardèche. Arriviamo in mattinata, e ci presentiamo al camping La Goule, situato a meno di cinquanta metri dall’ingresso dell’omonima grotta e montiamo le tende, dedichiamo il primo giorno all’approvvigionamento dei viveri e dei materiali mancanti quindi ci prepariamo per la punta alla Goule de Foussoubie, nel pomeriggio un breve giro turistico e cena. Entreremo in grotta la mattina di giorno otto. Si è scelto di non pernottare in grotta e di prepararsi ad una punta di diciotto – venti ore senza bivacco – nda: è stata la scelta giusta, abbiamo viaggiato leggeri e più spediti – raggiungiamo l’ingresso della grotta, in pratica scavalcando la recinzione del campeggio, e già vediamo che il livello dell’acqua è ben più alto di quello riscontrato cinque anni prima, speriamo bene. Il meteo da tempo buono per almeno trentasei ore. Indossate le mute, finalmente si entra, la cavità è già armata e Siamo questo ci consente di arrivati qui! andare più spediti, scendiamo i pozzi che conducono alla parte acquatica e continuiamo, superiamo una serie di pozze, la famosa – nda: per me tristemente famosa – Grand Marmitte, quindi arriviamo al lungo tunnel allagato che ci fermò nel 2005 in corrispondenza del punto noto come Passage de Joly. Questa volta, grazie ad un canottino ad un sagolino galleggiante e alla 2 maggiore determinazione, passiamo oltre. Innanzi ci si presenta un’altra grotta, con altre volumetrie, tutto è gigantesco, iniziamo a percorrere l’imponente SCUCL, di volata sino a superare il Camp de base, arriviamo all’incredibile galleria Pyiamas. Breve sosta per recuperare, mangiare un po’ e bere qualcosa di caldo e si ritorna indietro. Il passo è sempre spedito e arriviamo rapidamente al canale allagato cominciamo a traghettare, passiamo uno alla volta, uno speleo ed il suo materiale sul quel guscio di noce, ma dopo il trentesimo tragitto il nostro Titanic affonda, lo ripariamo alla meno peggio, Tiziana ed Andrea Belfiore, pesi piuma, passano rimaniamo io e Conan, mi imbarco io, con un sacco in più e venti chili, almeno, in più di Andrea e quel povero canotto decide di diventare sommergibile, mi tocca nuotare con i sacchi, l’ausilio del sagolino recuperato dall’altra sponda mi da una mano e alla fine guadagno la riva. Conan recupera il canotto, lo ripara nuovamente, e riesce a passare ma lui pesa almeno quindici chilogrammi meno dello scrivente. Arriviamo alle corde ed alla spicciolata guadagniamo l’uscita e la luce. Sono passate poco più di diciotto ore dall’ingresso, la Goule questa volta si è concessa nel suo massimo splendore. Arriviamo al campo, scavalcando la recinzione del camping – nda: il tragitto sarà durato cinque minuti – e ci svestiamo, adesso il meritato riposo. Sono le sei del mattino di giorno nove agosto. Nel pomeriggio decidiamo di regalarci la discesa in canoa dell’Ardèche: che risate e che paesaggi, veramente un pomeriggio di relax. Il dieci mattina si parte per raggiungere i Pirenei inserendo nell’itinerario una visita alla Fontaine de Vaucluse, la risorgenza carsica più famosa del mondo, quindi proseguiamo verso i Pirenei. Strada facendo, passiamo nei pressi della fantastica città di Carcassone, il tempo comincia a gustarsi ma ancora non minaccia pioggia. Siamo un po’ in ritardo quindi decidiamo di dormire presso l’ostello della gioventù di Pau, è tardi e non c’è nessuno, dirottiamo presso il camping comunale, montiamo le tende e trascorriamo la notte. La mattina di giorno undici, partiamo alla volta delle montagne e raggiungiamo la stazione invernale di Pierre Saint Martin, un giretto per recuperare un po’ di informazioni quindi passiamo a formalizzare la nostra presenza presso la zona del massiccio de La Pierre Saint Martin, ritirando la chiave di accesso al Tunnel EDF, che ci permetterà di effettuare una ricognizione del percorso d’uscita, visto che il nostro obiettivo è la traversata integrale del sistema carsico, ricognizione che effettuiamo nel primo pomeriggio rendendoci conto dell’immensità dei locali del salone 3 La Verna. Espletate queste formalità ci presentiamo al camping che avevamo prenotato, per la cronaca il Pont de l’Arroue di Arette, lo troviamo pieno e con la reception serrata, decidiamo di cercare altrove. Ci spostiamo e all’arrivo delle tenebre riusciamo a trovare una sistemazione presso la Maison Soulè di Tardets. Pensavamo ad una sistemazione di emergenza ma si rivelerà una scelta vincente. Ci prepariamo per la notte mentre io e Andrea Belfiore ci fiondiamo all’aeroporto di Pau a recuperare Mario, rientreremo piuttosto tardi trovando la cena nella cucina messaci a disposizione dalla padrona dell’alberghetto, Madam Colombet. La notte comincerà a piovere e non smetterà più sino alla nostra partenza dalla zona pirenaica, ci guardiamo in faccia, e viste le condizioni meteo, giorno dodici non smetterà di piovere neanche dieci minuti, lo trascorriamo facendo i turisti. La sera in albergo Madam Colombet ci preparerà un piatto poco francese, ma molto buono viste le sue origini spagnole: una fantastica paella che attaccheremo affamati. Il giorno dopo, visto che il tempo non era migliorato, si decide di spostare tutto il materiale a Pau, ci penseremo io e Valeria, mentre gli altri faranno una rapida punta, circa tredici ore, percorrendo la parte orizzontale della grotta entrando attraverso il Tunnel EDF ed arrivando al Tunnel du Vent. Sistemato il campo a Pau, io e Valeria ritorniamo all’ingresso del Tunnel EDF, avevamo deciso di far trovare ai ragazzi una cena calda, si prepara della pastina in brodo (di dado!) e delle scaloppe di pollo al vino, sarà un successo, un po’ per il freddo, un po’ per la pioggia, molto per l’atavica fame che attanagli gli speleologi, non rimarrà nulla, solo le stoviglie da pulire. Siamo arrivati qui! 4 La parte speleologica della nostra spedizione finisce e ci dedichiamo a del sano turismo sempre con l’incombenza della pioggia, visiteremo l’elegante città di Bayonne, importante porto sull’oceano Atlantico, con una spiaggia a perdita d’occhio, la spettacolare Dune de Pila, ad Arcachon, quindi faremo tappa per la notte in un camping nei pressi di Cap Ferret. La notte trascorre sotto la pioggia e la mattina siamo piuttosto umidicci, ci sistemiamo e ripartiamo verso Lyon dove arriveremo con il buio e sotto la solita pioggia. L’ostello è pieno e ci dirottano in un albergo in centro, dormiamo e ripartiamo verso l’Italia attraverso il valico del Frejus, percorso anche all’andata, quindi arriviamo a Torino dove ci imbarchiamo per casa arrivando in serata. La soddisfazione al ritorno è tanta anche se non abbiamo raggiunto uno dei due obiettivi, ma il gruppo e la bellezza dei luoghi è servita a sdrammatizzare notevolmente la delusione per il mancato successo. Abbiamo però fatto una ricognizione che ci permetterà di ritentare con attrezzatura più leggera e minor dispendio di tempo. In conclusione devo come consueto ringraziare la Sezione dell’Etna del Club Alpino Italiano per aver contribuito alla realizzazione della spedizione. Giuseppe Priolo 5