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Corriere della Sera Giovedì 2 Marzo 2017
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Primo piano Il dibattito
«I figli non sono necessariamente un diritto»
Il presidente della Cei: desiderio legittimo, ma secondo il buon senso universale servono un padre e una madre
La linea del Vaticano sul caso dei due uomini riconosciuti genitori. L’Osservatore Romano: sentenza discutibile
CITTÀ DEL VATICANO «Qualunque
desiderio, pur legittimo, che
ognuno può avere, non deve
mai diventare necessariamente un diritto». Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, interviene sulla sentenza della Corte d’Appello di
Trento che ha riconosciuto
una coppia di uomini come
padri di due gemelli nati in Canada con la maturità surrogata.
«Il bene dei bambini, secondo il buon senso universale, richiede il papà e la mamma, quindi una famiglia nella
quale il papà e la mamma si integrano con armonia ed efficacia per il bene e per l’amore dei
propri bambini», ha detto al
Tg1 il presidente dei vescovi.
Anche l’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, titola nell’edizione di oggi:
«A Trento una sentenza discutibile». E nell’articolo riporta
le parole della storica Lucetta
Scaraffia al Corriere: «I figli nascono da un uomo e da una
La storia
dalla nostra inviata
Elena Tebano
donna. Questi due gemelli
della sentenza, invece, adesso
risultano figli di due donne,
per via della maternità», e i
bambini nati in questo modo
«pagano un prezzo altissimo:
non conosceranno mai la loro
madre».
Sulla questione della cosiddetta stepchild adoption, del
resto, la posizione della Chiesa
è netta. Tra intransigenti e dialoganti cambiano i toni, lo stile, ma non la sostanza. Nella
messa del Mercoledì delle Ceneri, parlando in generale, papa Francesco ha detto ieri che
«la Quaresima è tempo di dire
no» a «quelle spiritualità che
riducono la fede a cultura di
ghetto ed esclusione». Al Si-

In una famiglia
papà e mamma
si integrano
con armonia
nodo sulla famiglia si è parlato
anche di accoglienza degli
omosessuali e dei figli. Ma lo
stesso Papa, rivolgendosi alla
Rota Romana, avvertiva l’anno
scorso che «non può esserci
confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di
unione». In San Pietro, aprendo il convegno ecclesiale della
sua diocesi, aveva spiegato che
è proprio la «reciprocità e
complementarietà nella differenza» tra uomo e donna, padre e madre, a «far crescere» e
«maturare» i figli. Più volte il
Papa ha parlato delle «colonizzazioni ideologiche» che negano «la prima e più fondamentale differenza, costitutiva
dell’essere umano» e così «avvelenano l’anima» e «distruggono una società, un Paese,
una famiglia».
Nel pieno del dibattito parlamentare sulla Cirinnà, un
cardinale dialogante come
Gualtiero Bassetti aveva spiegato al Corriere che le unioni
civili andavano «riconosciute
La mattina a scuola
e la focaccia a cena
Dalla normalità
al clamore inaspettato
«Siamo una famiglia»
Trento, la felicità e il nodo del ricorso
Cena a casa con la focaccia insieme ai bambini e
poi il consueto rituale per
metterli a dormire: Antonio e
Gianfranco (i nomi sono di
fantasia), i due papà a cui la
Corte d’Appello di Trento ha
riconosciuto la piena paternità
congiunta dei gemelli avuti in
Ontario con la maternità surrogata, hanno concluso così la
giornata di ieri.
Quella di oggi la inizieranno
come sempre portando a
scuola i bambini, che hanno
sette anni e frequentano le elementari. Non si aspettavano
tutto il clamore che li ha travolti. Né che la loro vicenda
avrebbe diviso il Paese e la città. Si sono presi una giornata
di riflessione, chiudendosi dopo il lavoro con i gemelli nella
loro casa nel capoluogo trentino, vicino al Duomo e alla facoltà di sociologia, tra le strade animate dal vociare degli
studenti.
Ieri il procuratore generale
di Trento Giuseppe Ilarda ha
detto che farà ricorso in Cassazione contro l’ordinanza che
ha disposto la trascrizione dell’atto di nascita canadese in cui
compare come genitore a pieno titolo anche il papà che non
ha legami genetici con i bambini. «Questo provvedimento
— spiega il pg — va oltre il tema della maternità surrogata e
arriva a sostenere che si possa
giuridicamente avere due padri, svincolando la genitorialità dal rapporto biologico: noi
pensiamo, e l’abbiamo detto
in udienza, che sia contrario ai
TRENTO
principi fondanti dell’ordinamento italiano». I giudici della
Corte d’Appello hanno invece
affermato che l’essere genitori
«si manifesta nella consapevole decisione di allevare e accudire il nato» anche in «assenza
di relazione biologica» e che la
trascrizione non contrasta con
l’ordine pubblico. Deciderà la
Cassazione.
Intanto per i papà di Trento
c’è la felicità immensa di questo primo traguardo e lo spaesamento di essere finiti al centro della polemica politica. Tra
i 40 e i 50, uno dirigente nell’amministrazione pubblica e
l’altro imprenditore, entrambi
arrivati in città da fuori, stanno insieme da molti anni. Il
percorso che li ha portati a diventare padri insieme lo hanno cercato e costruito nel tempo con determinazione.
Prima il matrimonio in Canada, poi la ricerca di una do-
 La parola
ARTICOLO 12
È quello della Legge 40
sulla procreazione
assistita: «Chiunque realizza, organizza o pubblicizza... la surrogazione di
maternità è punito con la
reclusione da 3 mesi a 2
anni e con la multa da 600
mila a un milione di euro»
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natrice di ovuli e di una madre
surrogata che li aiutassero a
diventare genitori: la lista di
attesa in Canada è lunga, perché la gestazione per altri si
può fare solo in forma altruistica, senza compensi per le
donne, e sono meno quelle
che si prestano (è stato uno
dei motivi per cui Antonio e
Gianfranco hanno scelto quel
Paese). Sette anni fa la nascita
dei piccoli, due gemelli. Da allora la loro vita è stata quella di
una famiglia come tante. Il
profilo Facebook di Gianfranco è pieno delle foto di loro
quattro insieme, sorridenti in
piscina o durante le escursioni
in montagna.
Iscritti a Famiglie Arcobaleno, associazione nazionale dei
genitori gay, non hanno però
mai fatto attivismo. Solo a
gennaio dell’anno scorso hanno vinto la riservatezza per cui
sono noti a Trento e hanno
preso la parola alla manifestazione cittadina a favore della
legge sulle unioni civili. «Noi
in Canada siamo una famiglia.
In Italia no» ha detto Gianfranco sulle scale di piazza d’Arogno, accanto alla Cattedrale. In
città se lo ricordano bene perché poi i bambini d’impeto sono corsi sui gradini ad abbracciarlo, stringendosi alle sue
gambe, e hanno commosso
tutti.
Oggi per loro la commozione è ancora più forte: sono una
famiglia anche di fronte alla
legge italiana.
(ha collaborato Dafne Roat)
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in quanto tali, omosessuali
compresi», ma senza equiparazioni col matrimonio e figli,
«per le adozioni ci vogliono un
uomo e una donna».
Lo stesso cardinale Bagnasco aveva detto l’anno scorso
che «i figli non sono mai un
diritto, poiché non sono cose
da produrre» e «i bambini
hanno diritto di crescere con
un papà e una mamma» perché «la famiglia è un fatto antropologico, non ideologico».
In ogni caso, il ministro della
Famiglia Enrico Costa ha detto
ieri che il tema non è in discussione: «Va di moda evocare inesistenti vuoti normativi
ma le leggi ci sono. Quella del
Parlamento su alcuni temi eticamente sensibili non è inerzia, ma una presa di posizione
ben chiara. Il legislatore può
cambiare le proprie scelte, e se
non ritiene di farlo si può non
essere d’accordo, ma bisogna
rispettarne l’orientamento».
Gian Guido Vecchi
L’intervista
La prof Lgbt
anti-surrogata:
«Si cancella
la gravidanza»
La vicenda
 La Corte
d’Appello
di Trento
ha riconosciuto
due uomini
(uno è il
padre
biologico)
come genitori
di due
gemelli
nati in Canada
con la
«surrogata»
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La maternità surrogata
Le regole nel mondo
aperta anche alle coppie gay
Danimarca
Canada
PERMESSA
ALTRUISTICA
È consentita,
ma senza
compenso
per la gestante
Regno
Unito
Grecia
Nuova
Zelanda
O RD EM E PR
OGRE
Brasile
SSO
Sudafrica
Australia
PERMESSA
COMMERCIALE
È consentita dietro
compenso per la
gestante
Cambogia
Thailandia
Russia
Stati Uniti
Messico
Ucraina
India
TOLLERATA
È senza
regolamentazione
esplicita, ma praticata
con criteri stringenti
in strutture
pubbliche
Armenia
Belgio
Romania
Rep. Ceca
Paesi Bassi
Austria
Italia
Germania
Svizzera
Finlandia
Portogallo
VIETATA
Svezia
Spagna
Norvegia
Francia
Islanda
Irlanda
Nepal
«C
ari compagni gay
vi invitiamo a
non festeggiare
la cancellazione della
madre». Inizia così un
appello promosso dalla
sociologa dell’Università di
Milano, Daniela Danna,
esponente della comunità
Lgbt ma autrice di un libro
sulla maternità surrogata
dal titolo inequivocabile:
«Contract children».
Cosa c’è che non va
nella sentenza di Trento?
«Le tre giudici hanno
giustamente riconosciuto il
secondo e il terzo genitore
ma non dovevano
cancellare la prima. La
genitorialità che deriva
dalla cura e dalla
responsabilità esercitate
sono una cosa, i certificati
di nascita che non
riportano nemmeno
l’anonimato della madre
sono un’altra, inaccettabile.
Significano che quella
donna non ha mai potuto
avere una chance di
continuare la sua relazione
materna con il o i neonati.
Le donne non sono
macchine da gravidanza».
Nel nostro ordinamento
la madre è colei che
partorisce. Ma le giudici
negano questo principio.
«Cancellazione significa
che la relazione materna
non è più riconosciuta dalla
legge italiana. Invece i
“nuovi” genitori saranno
sempre i secondi e i terzi
perché la gravidanza e la
nascita sono già un
rapporto intimo, stretto,
imprescindibile nella
riproduzione umana».
Nella sentenza si parla
di Gpa altruistica. Da
sociologa che ha studiato
il fenomeno: esiste una
maternità surrogata non
commerciale?
«Ci sono Paesi come il
Canada, l’Australia, la Gran
Bretagna che chiamano
“altruistica” la loro Gpa
per fingere che sia
un’alternativa a quella
“commerciale”. In entrambi
i casi le donne vengono
retribuite con un salario per
la gravidanza, solo che là si
chiama “rimborso spese”.
Ovunque le donne dicono
che lavorano e che sono
professionali nel non
affezionarsi ai figli e cederli
ai committenti».
Media e agenzie di
«surrogacy» descrivono la
Gpa come atto d’amore.
«L’amore non può essere
pagato. Tutte queste donne,
ripeto, sono retribuite.
I media camuffano
l’introduzione di un nuovo
mercato, con i bambini che
diventano merci».
Monica Ricci Sargentini
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Corriere della Sera