L´ISIS e la minaccia dell´islamismo

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L´ISIS e la minaccia dell´islamismo
Per comprendere il mondo contemporaneo:
l’Isis e la minaccia dell’islamismo.
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Integralismo e fondamentalismo islamico
Integralismo
L’integralismo è una concezione in base alla quale la società, la politica e la cultura devono essere
integralmente modellate secondo le norme della religione. Nell’ottica dell’integralismo, la fede
non è solo un punto di vista personale, sul quale sia possibile avere opinioni diverse e dibattere,
ma la verità indiscutibile che deve regolare rigidamente ogni ambito della vita.
Movimenti integralisti sono presenti in tutte le grandi religioni monoteiste: cristianesimo,
ebraismo e islam.
Fondamentalismo
Il termine «fondamentalismo» è nato per indicare una corrente religiosa che si sviluppò negli Stati
Uniti fra Otto e Novecento, all’interno della chiesa protestante battista. I «fondamentalisti»
battisti affermavano che la Bibbia andava presa alla lettera, e negavano la validità di tutte le
teorie scientifiche in contrasto con essa.
Le due parole – integralismo e fondamentalismo – hanno dunque una reale somiglianza di
significato. Nel fondamentalismo c’è in più l’idea che la religione si sia allontanata nel tempo dai
suoi ideali originari, cioè dai suoi fondamenti: a essi si deve perciò tornare se non si vuole la
decadenza e l’indebolimento della fede (e dunque della società).
Nell'ambito delle diverse religioni, in momenti storici e in contesti politici e culturali diversi, i
movimenti fondamentalisti hanno assunto caratteristiche differenti. Possiamo però identificare un
nucleo di elementi comuni che li caratterizzano.
In generale, dunque,i movimenti fondamentalisti (non solo quelli islamici):
difendono una determinata tradizione religiosa; credono che quella tradizione debba
essere recuperata nella sua “purezza”, e che essa rappresenti la salvezza;
condannano il mondo moderno, anche se spesso fanno uso della tecnologia (ad es. di
Internet) per diffondere il loro messaggio;
sono contrari alla separazione tra politica e religione. Ogni politica che non sia
direttamente ispirata dai valori religiosi è considerata come il Male;
sono spesso millenaristi, credono cioè che sia imminente il rovesciamento violento della
realtà attuale per instaurare il regno dei giusti in cui i valori religiosi troveranno piena
applicazione.
Integralismo islamico.
Movimenti fondamentalisti e integralisti sono presenti oggi in quasi tutti i paesi islamici. Essi
affermano che i precetti religiosi del Corano devono essere integralmente applicati nella
legislazione degli stati. Queste posizioni sono più presenti nel mondo islamico che in altri àmbiti
religiosi perché il Corano contiene esplicitamente norme per regolare la vita civile e la politica.
L’Islam delle origini, infatti, era una religione e al tempo stesso una forma di governo della
comunità dei credenti. Maometto e i primi califfi (Califfo = successore di Maometto) erano capi
religiosi e insieme leader politici.
I fondamentalisti vedono nella fase più antica dell’Islam (il periodo trascorso dal Profeta a
Medina) una specie di età dell’oro che bisogna assolutamente riportare in vita.
La nascita dell’integralismo islamico moderno viene generalmente riconosciuta nel movimento dei
Fratelli Musulmani, fondato nel 1928 in Egitto: un partito che esiste tuttora e che si oppone
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all’imitazione della vita occidentale e vuole uniformare al Corano la legislazione dello stato. Un
forte impulso ai movimenti integralisti è stato dato dalla rivoluzione politica che portò
all’istituzione, nel 1979, della repubblica islamica dell’Iran.
All’origine dei movimenti integralisti islamici (si dice anche «islamisti») ci sono motivazioni
profonde, non soltanto religiose ma anche politiche. C’è l’impressione che la civiltà del mondo
islamico sia stata, negli ultimi secoli, sopraffatta e umiliata da quella dell’Occidente e che questo
abbia portato agli islamici povertà e subordinazione.
Le fazioni islamiste sono diventate un pericolo mondiale dal momento in cui i gruppi più radicali
hanno dichiarato una sorta di guerra del terrore contro obiettivi occidentali. Si tratta di
movimenti minoritari ma pericolosi, che creano sospetto e paura e rendono difficili i rapporti fra
gli stati e l’integrazione degli immigrati islamici all’interno delle società occidentali.
La minaccia dello “Stato islamico”
L’ISIS è un gruppo terrorista islamista attivo
in Siria e Iraq, il cui attuale capo, Abu Bakr al-Baghdadi,
nel giugno 2014 ha proclamato la nascita di
un califfato (forma di governo e territorio con a capo un
califfo) nei territori caduti sotto il suo controllo.
L’ISIS è nato per combattere l’occupazione americana
dell’Iraq e il governo iracheno sciita sostenuto dagli USA
dopo il rovesciamento di Saddam Hussein. A partire dal
2012, lo Stato Islamico dell’Iraq è intervenuto nella guerra
civile siriana contro il governo di Bashar al-Assad, e nel
2013, avendo conquistato una parte del territorio siriano, ha cambiato nome in Stato Islamico
dell’Iraq e della Siria (ISIS). Le rapide conquiste territoriali dell’ISIS hanno finito per attirare la
preoccupazione della comunità internazionale, spingendo gli USA e altri Stati occidentali e arabi ad
intervenire militarmente con bombardamenti aerei in Iraq e in Siria.
Dapprima alleato di Al-Qaida, l’ISIS se ne è definitivamente distaccato nel febbraio 2014,
diventandone il principale concorrente per il primato nel jihad globale (Jihad significa “sforzo”,
indica il massimo impegno che un musulmano deve mettere nel praticare la religione e può essere
anche interiore, ma ormai ha assunto quasi esclusivamente il significato “esteriore” di guerra
santa contro gli infedeli). Via via altri gruppi jihadisti esterni all’Iraq e alla Siria hanno dichiarato la
loro affiliazione all’ISIS, assumendo il nome di “province” dello Stato Islamico: tra queste, si sono
particolarmente distinte per le loro attività la provincia del Sinai, attiva nella
regione egiziana del Sinai, e le province libiche di Barqa e Tripoli, che controllano la città di Derna e
parte della città di Sirte in Libia.
Ideologia politica
L’ISIS è un'organizzazione islamica estremista che considera il jihad globale un dovere di ogni
musulmano. Come Al-Qaida e molti altri gruppi jihadisti odierni, segue un'interpretazione radicale
e anti-occidentale dell'Islam, promuove la violenza religiosa e considera coloro che non
concordano con la sua interpretazione del Corano infedeli e apostati (apostata è chi si è
allontanato dalla vera religione, rinnegandola); si rifà all'Islam delle origini e rifiuta le “innovazioni”
più recenti considerandole responsabili della corruzione del suo spirito originario. Condanna i
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califfati più recenti e l'Impero ottomano per aver deviato da quello che chiama “islam puro”, per
restaurare il quale ha stabilito un suo califfato.
Linee guida per i civili
Dopo aver conquistato le città irachene, l’ISIS ha pubblicato delle linee guida su come indossare
veli e vestiti. Le linee guida intimano alle donne di indossare veli che coprano tutto, pena una
severa punizione. L’ISIS ha anche messo al bando manichini nudi e ordinato che le facce dei
manichini sia maschili che femminili vengano coperte. Ha poi pubblicato 16 note chiamate
“Contratto con la città”, una serie di regole rivolte ai civili di Nineveh. Una regola stabilisce che le
donne devono stare in casa e non uscire a meno che non sia necessario. Un'altra regola dice che
rubare sarà punito con l'amputazione. Oltre a bandire la vendita e il consumo di alcolici, che è
normale nella cultura musulmana,l’ISIS ha vietato la vendita e l'uso di sigarette. Hanno anche
messo al bando “musica e canzoni in macchina, alle feste, in negozi ed in pubblico, così come
fotografie di persone nelle vetrine dei negozi”.
I cristiani che vivono in aree sotto il controllo dell'ISIS che vogliono rimanere nel califfato hanno
tre opzioni: convertirsi all'islam, pagare l'imposta religiosa oppure la morte: “Offriamo tre scelte:
l'islam, la dhimma, se rifiutano questo non avranno nient'altro che la spada”.
Propaganda e social media
Il gruppo fa un uso efficace della propaganda, come ha dimostrato con la scelta del colore nero
per il suo vessillo (colore ufficiale della dinastia abbaside, che ebbe come sue capitali Baghdad e
governò il mondo musulmano tra il 750 e il 1258).
Ulteriore elemento simbolico, fortemente evocativo per i musulmani, è il luogo prescelto
nell'estate del 2014 per l'annuncio della costituzione del "Califfato" islamico:
la moschea di Mossul, detta al-Nūrī perché fondata dal sultano turco Nūr al-Dīn (il
nostro Norandino), che avviò proprio da Mossul la riconquista islamica della Terrasanta occupata
dai crociati.
Sul giornale online dell'ISIS Dābiq è stato poi pubblicato il 12 ottobre un
fotomontaggio, che è stato (come probabilmente sperava l'ISIS)
puntualmente riproposto dai media occidentali, in cui era raffigurata
sullo sfondo la Basilica di San Pietro a Roma, con il vessillo dell'ISIS
sventolante al di sopra dell'obelisco della piazza, e un titolo (The failed
Crusade) in cui si sottolineava il "fallimento" della "Crociata" ossia l'inefficacia dei bombardamenti aerei contro l’ISIS e l'imminente,
inevitabile conquista di Roma, assurta a simbolo dell'intero Occidente.
L’ISIS usa regolarmente e molto abilmente i social media, in particolare
Twitter.
Le pesanti violazioni dei diritti umani operate dall’ISIS
Violenza contro le donne.
La presa delle città irachene da parte dell’ISIS è stata accompagnata da un’impennata dei crimini
contro le donne (rapimento, tortura e stupro)
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Haleh Esfandiari del Woodrow Wilson International Center for Scholars ha sottolineato l'abuso su
donne locali da parte dei combattenti dell'ISIS: “Solitamente prendono le donne più vecchie ad un
improvvisato mercato degli schiavi e provano a venderle. Le più giovani… sono stuprate o date in
sposa ai combattenti […] È basato sul matrimonio temporaneo, ed una volta che questi
combattenti hanno fatto sesso con queste giovani donne, le passano ad altri combattenti.”
Persecuzioni religiose
L’ISIS obbliga le persone che si trovano nelle aree sotto il suo controllo a vivere secondo la propria
interpretazione dell'islam sunnita e sotto la Legge coranica, pena la morte, la tortura e la
mutilazione genitale. La violenza è rivolta prevalentemente verso i musulmani sciiti, e gli
armeni cristiani.
Differenze e conflitto tra sunniti e sciiti:
http://spondasud.it/2014/09/le-origini-del-conflitto-tra-sunniti-e-sciiti-5005
Trattamento dei civili
Durante il conflitto iracheno del 2014 l’ISIS ha pubblicato dozzine di video che mostrano il
trattamento riservato ai civili. Le Nazioni Unite riportano che dal cinque al ventidue giugno l’ISIS
ha ucciso più di mille civili iracheni e ne ha feriti almeno un altro migliaio.
Sempre nel 2014 un villaggio siriano è stato assaltato dall'ISIS ed almeno quindici civili, di cui sei
erano bambini, sono rimasti uccisi. L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha riportato che il
primo giugno un uomo di centodue anni è stato ucciso con tutta la sua famiglia in un villaggio ad
Hama.
L’ISIS ha reclutato nei propri ranghi bambini iracheni che possono essere visti mentre pattugliano
le strade di Mossul imbracciando un fucile con una maschera in faccia.
Persecuzione degli omosessuali
L'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria ha evidenziato come l'Isis promuova la
persecuzione degli omosessuali prevedendo per loro la pena capitale. Diversi Tribunali islamici
hanno condannato a morte persone omosessuali con metodi particolarmente brutali e cruenti,
anche ispirati ad un antico supplizio islamico secondo cui "i sodomiti devono essere fatti
precipitare dal punto più alto della città, e poi lapidati fino alla morte". Alcuni omosessuali, quindi,
sono stati legati e portati in cima al tetto del palazzo più alto della città fatti precipitare a terra, e
poi lapidati pubblicamente.
Le critiche degli studiosi islamici
Alle fine di settembre del 2014 più di centoventi studiosi islamici di tutto il mondo hanno firmato
una lettera aperta al leader dello Stato Islamico rifiutando esplicitamente le interpretazioni che il
gruppo dà del Corano per giustificare le proprie azioni. La lettera rimprovera l’ISIS per le
esecuzioni dei prigionieri, descrivendole come “atroci crimini di guerra”, e per la persecuzione
degli yazidi (setta musulmana che venera sette angeli considerati emanazione di Dio), definita
“abominevole”. Accusano inoltre il gruppo di aver ristabilito la schiavitù.
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