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so Talleyrand, ed in seguito di suo nipote, Charles Auguste
Louis Joseph Demorny, duca de Morny, fratellastro di Napoleone III e presidente della camera dei deputati francese.
Compie i primi studi al liceo Louis-le-Grand, dove si immerge nella lettura dei classici e vince alcuni premi per la
sua abilità nel disegno. Nel 1815 inizia il suo apprendistato
sotto la guida di Pierre-Narcisse Guérin, seguendo lo stile
neoclassico di Jacques-Louis David. Una delle prime opere
a tema religioso che gli vengono commissionate, La Vergine delle Messi (1819), mostra una certa influenza raffaellesca, ma un’opera successiva dello stesso tipo, La Vergine
del Sacro Cuore (1821), fa già intravedere un’interpretazione più libera. Questi lavori sono precedenti all’impatto che
avranno su di lui lo stile sfarzoso e ricco di colori del pitto-
re fiammingo Pieter Paul Rubens (1577-1640) e quello del
suo amico Théodore Géricault, le cui opere rappresentano
l’esordio del movimento romantico nel mondo dell’arte figurativa.
L’impressione suscitata in lui da La zattera della Medusa
di Géricault è profonda e spinge Delacroix a realizzare il
suo primo grande dipinto, La barca di Dante, che viene
accettata dal Salon di Parigi nel 1822. L’opera suscita un
certo scalpore e viene derisa e denigrata dal pubblico e dal
mondo accademico, anche se viene acquistata dallo Stato
per la Galleria di Lussemburgo; il rifiuto delle sue opere
di un’ampia parte del pubblico sarà una costante della sua
carriera, contrastato però dal robusto sostegno di illuminati ammiratori.
I DIPINTI A SOSTEGNO DELL’INDIPENDENZA DELLA
GRECIA
Eugène Delacroix, Il naufragio di don Giovanni, cm. 135 x 196. Louvre Parigi
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Eugène Delacroix
“... meno rifinito di un dipinto ma più di uno schizzo”
croix fu ispirato anche da Byron, con cui condivise la forte fascinazione per le “sublimi forze” della natura e le loro
manifestazioni spesso violente.
Delacroix tuttavia non cadde mai nel sentimentalismo
né nell’ampollosità, e il suo modello di romanticismo fu
quello di un individualista. Citando le parole di Baudelaire, “Delacroix amò appassionatamente la passione, ma fu
freddamente determinato ad esprimere la passione stessa
nel modo più chiaro possibile.”
Ferdinand Victor Eugène Delacroix, più semplicemente noto come Eugène Delacroix (Saint-Maurice, 26 aprile
1798 – Parigi, 13 agosto 1863), fu un artista e pittore francese, considerato fin dall’inizio della sua carriera il principale esponente del movimento romantico del suo paese.
La suggestiva pennellata tipica di Delacroix e il suo studio
sugli effetti ottici ottenibili per mezzo del colore influenzarono profondamente l’opera degli impressionisti, mentre la
sua passione per i temi esotici fu fonte di ispirazione per gli
artisti del movimento simbolista. Abile litografo, Delacroix
realizzò illustrazioni per diverse opere di Shakespeare, Sir
Walter Scott e Goethe.
INFANZIA E GIOVINEZZA
Contrariamente al suo principale rivale Ingres, che ricercava nelle proprie opere il perfezionismo tipico dello stile neoclassico, Delacroix prese spunto dall’arte di Rubens e dei
pittori del Rinascimento veneziano, ponendo maggiore enfasi sul colore e sul movimento piuttosto che sulla nitidezza
dei profili e sulla perfezione delle forme. Le opere della sua
maturità furono caratterizzate dalle tematiche romantiche,
che lo spinsero a viaggiare in Nordafrica in cerca di esotismo, invece di avvicinarsi ai modelli classici greci e romani.
Amico ed erede spirituale di Théodore Géricault, Dela-
Delacroix nasce a Charenton (Saint-Maurice), nel dipartimento della Valle della Marna (regione dell’Île-de-France),
nei pressi di Parigi.
Ci sono motivi per credere che suo padre, Charles Delacroix, all’epoca del concepimento di Eugène fosse sterile, e
che il suo vero padre sia in realtà Talleyrand, che frequenta
la famiglia, che sarà il successore di C. Delacroix come ministro degli esteri e a cui in età adulta Eugène assomiglierà
sia nell’aspetto che nel carattere.[5] Nel corso della sua carriera di pittore rimarrà sotto la protezione prima dello stes-
Eugène Delacroix nel 1858 in una fotografia di Nadar
Il quadro di Delacroix Il massacro di Scio (in francese
Scènes des massacres de Scio), mostra alcuni civili greci
feriti e in punto di morte che stanno per essere massacrati
dai turchi. Si tratta di uno dei numerosi dipinti che realizza
riguardo a quest’argomento di cronaca a lui contemporanea, ed esprime la simpatia per la causa greca nella loro
guerra d’indipendenza contro i turchi, un sentimento assai
diffuso tra i francesi dell’epoca. Delacroix viene ben presto
riconosciuto come il principale esponente del nuovo stile
romantico, e il quadro viene acquistato dallo Stato. Tuttavia il suo modo di ritrarre la sofferenza suscita discussioni,
dal momento che nel dipinto non sta compiendosi alcun
avvenimento glorioso e non ci sono patrioti che sguainano
le spade con coraggio come ne Il giuramento degli Orazi
di David: c’è solo un terribile disastro. Molti critici deplorano il tono disperato del quadro; l’artista Antoine-Jean
Gros lo definisce “un massacro dell’arte”. L’emozione suscitata dall’infante che si stringe al seno della madre morta
è particolarmente potente, anche se tale dettaglio viene
condannato come inadatto ad un’opera d’arte dai detrattori
dell’artista. La visione dei lavori di John Constable spinge
poi Delacroix a cambiare il proprio modo di realizzare il
cielo e i paesaggi sullo sfondo, che inizia ad interpretare in
maniera più libera e personale.
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naggio di Gavroche per il romanzo I miserabili del 1862.
Alla vendita all’asta delle sue opere che si tenne nel 1864 a
Delacroix furono attribuite 9.140 opere, tra cui 853 dipinti,
1.525 pastelli e acquarelli, 6.629 disegni, 109 litografie e 60
libretti di .
Schizzi preparatori. Il numero e la qualità dei disegni, sia
che fossero stati fatti con l’intenzione di sfruttarli in seguito
per lavori più impegnativi o solo per catturare una scena
piacevole e spontanea, fa risaltare la sua affermazione: “il
colore mi occupa sempre, ma disegnare cattura la mia attenzione”.
MOVIMENTO E SIMBOLISTICA
Eugène Delacroix, La Libertà che guida il popolo (1830), Museo del Louvre Parigi
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Le opere
“La Libertà che guida il popolo”
Delacroix realizza la sua opera più importante nel 1830,
con La Libertà che guida il popolo che, sia per la scelta del
soggetto che per la tecnica esibita, mette in evidenza le differenze tra l’approccio all’arte romantica e lo stile neoclassico. Si tratta probabilmente del suo dipinto più famoso e
rappresenta un’indimenticabile immagine dei parigini che
si sono sollevati in armi e marciano insieme sotto la bandiera tricolore. La donna rappresenta la libertà e l’indipendenza; Delacroix si ispira ad eventi a lui contemporane.
magine romantica dello spirito della libertà. I soldati che
giacciono morti in primo piano servono come toccante contrappunto per la simbolica figura femminile, che è
illuminata in maniera trionfale, come se si trovasse sotto
l’occhio di bue di una scena teatrale. Nel quadro l’artista
sembra aver cercato di rappresentare lo spirito e il carattere
del popolo più che glorificare gli avvenimenti del momento, la rivolta contro Carlo X, che non otterrà altro che di
insediare sul trono un altro re, Luigi Filippo.
Il governo francese acquista il dipinto, ma alcuni funzionari giudicano la sua celebrazione della libertà troppo incendiaria e non consentono che sia esposto in pubblico.
Nonostante questo, a Delacroix vengono comunque commissionati dal governo numerosi affreschi e decorazioni di
soffitti. Dopo la rivoluzione del 1848 che porta alla fine del
regno di Luigi Filippo La Libertà che guida il popolo viene
finalmente fatto esporre in pubblico dal neo-eletto presidente, Luigi Napoleone. È a tutt’oggi esposto al Museo del
Louvre, nella sede distaccata di Lens.
La leggenda vuole che il ragazzo che stringe in mano le
pistole sulla destra abbia ispirato a Victor Hugo il perso-
Talvolta Delacroix dipinse dei semplici paesaggi (Il mare
a Dieppe, 1852) e nature morte (Natura morta con aragoste 1826-27), dipinti in cui si vede con chiarezza la sua abilità esecutiva. È conosciuto anche per i suoi Diari, in cui
esprimeva i suoi pensieri sull’arte e sulla vita dell’epoca.
Un’intera generazione di impressionisti fu ispirata dall’opera di Delacroix. Renoir e Manet fecero delle copie dei suoi
dipinti e Degas acquistò il ritratto del barone Schwiter per
la propria collezione personale. Il suo lavoro sulla parete
della chiesa di S. Sulpice è stato definito “il miglior affresco della sua epoca”. A Delacroix è stato intitolato il cratere Delacroix, sulla superficie di Mercurio.è stata venduta
da Sotheby’s nel 2007 per quasi 4,1 milioni di dollari.
Un’intera generazione di impressionis.
dall’opera di Delacroix. Renoir e Manet fecero delle copie dei suoi dipinti e Degas acquistò il ritratto del barone
Schwiter per la propria collezione personale. ficie di Mercurio.è stata venduta ficie di Mercurio.è stata venduta ficie di Mercurio.è stata venduta.
Dettaglio de La Libertà che guida il popolo stiizzata
Dettaglio de La Libertà che guida il popolo
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Le opere
“La barca di Dante”
La barca di Dante è un dipinto ad olio su tela di cm 189 x
246 realizzato nel 1822 dal pittore francese Eugène Delacroix. È conservato al Musée du Louvre di Parigi.
Il quadro tratto dall’ottavo canto dell’inferno dantesco raffigura Dante e Virgilio, traghettati oltre il lago dell’Inferno,
mentre nel fango della palude infernale le anime immerse
dei dannati cercano di assalire la barca mordendosi a vicenda. La barca è pilotata da Flegias, il demone nocchiero. Il dipinto rappresenta la traversata che avrebbe portato
Dante e Virgilio nell’infuocata città di Dite, dove si narra
del passaggio dello Stige, nel quale durante il tragitto, il poeta incontra l’anima di Filippo Argenti, un iroso fiorentino
che intende rovesciare la barca. L’artista ha messo tutti i
personaggi in un ambiente tenebroso, dal cui fondo emergono fuoco e nuvole di fumo. Ogni corpo comunque ha dei
bagliori di luce che lo modellano: Flegias è intento a remare e, Dante impaurito cerca riparo presso Virgilio. I corpi
richiamano quelli Michelangioleschi. Le goccioline d’ac-
qua sul ventre della donna dannata sono formate da colori
puri e giustapposti. Qui conta l’azione, il contesto ambientale, ma la figura di Dante è comunque sentita e resa con
vigore. Il poeta appare come un eroe che supera l’ostacolo
delle acque tempestose, il gesto della mano accompagna e
fissa la sua determinazione e, quasi di conseguenza, il volto
risulta meno caratterizzato. Dal punto di vista artistico la
composizione è piramidale. Le figure vengono verso di noi,
c’è richiesta di partecipazione, la storia ci viene incontro, ne
facciamo parte. I corpi sono rappresentati con realismo, si
dipingono i particolari senza un filtro idealizzante.
Notevole è la ripresa di Géricault per la struttura: il tutto
è infatti giocato su una costruzione piramidale che però
manca anche in questo caso di una base stabile. Sono molto forti e ben resi i rossi dell’incendio.
La barca di Dante è un dipinto ad olio su tela di cm 189 x
246 realizzato nel 1822 dal pittore francese Eugène Delacroix. È conservato al Musée du Louvre di Parigi.
Dettaglio de “La barca di Dante”- uomo in mare
punto di vista artistico la composizione è piramidale. Le
figure vengono verso di noi, c’è richiesta di partecipazione,
la storia ci viene incontro, ne facciamo parte. I corpi sono
rappresentati con realismo, si dipingono i particolari senza
un filtro idealizzante.
Notevole è la ripresa di Géricault per la struttura: il tutto
è infatti giocato su una costruzione piramidale che però
manca anche in questo caso di una base stabile. Sono molto forti e ben resi i rossi dell’incendio.
Dettaglio de “La barca di Dante”- Dante e Virgilio
Il quadro tratto dall’ottavo canto dell’inferno dantesco raffigura
Eugène Delacroix, La barca di Dante, cm. 135 x 196. Louvre Parigi
Dante e Virgilio, traghettati oltre il lago dell’Inferno, mentre
nel fango della palude infernale le anime immerse dei dannati cercano di assalire la barca mordendosi a vicenda. La
barca è pilotata da Flegias, il demone nocchiero. Il dipinto
rappresenta la traversata che avrebbe portato Dante e Virgilio nell’infuocata città di Dite, dove si narra del passaggio
dello Stige, nel quale durante il tragitto, il poeta incontra
l’anima di Filippo Argenti, un iroso fiorentino che intende
rovesciare la barca. L’artista ha messo tutti i personaggi in un
ambiente tenebroso, dal cui fondo emergono fuoco e nuvole
di fumo. Ogni corpo comunque ha dei bagliori di luce che
lo modellano: Flegias è intento a remare e, Dante impaurito
cerca riparo presso Virgilio. I corpi richiamano quelli Michelangioleschi. Le goccioline d’acqua sul ventre della donna dannata sono formate da colori puri e giustapposti. Qui
conta l’azione, il contesto ambientale, ma la figura di Dante
è comunque sentita e resa con vigore. Il poeta appare come
un eroe che supera l’ostacolo delle acque tempestose, il gesto
della mano accompagna e fissa la sua determinazione e, quasi di conseguenza, il volto risulta meno caratterizzato. Dal
GLOSSARIO
Dante Alighieri è stato un poeta, scrittore e
politico italiano. Considerato il padre della lingua italiana, è l’autore della Comedìa, divenuta
celebre come Divina Commedia e universalmente considerata la più grande opera scritta
in italiano e uno dei più grandi capolavori della
letteratura mondiale.
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Nel 1838 Delacroix espone La furia di Medea, che suscita
scalpore presso il Salon di Parigi. Si tratta della sua prima
opera di grandi dimensioni che ritragga una scena tratta
dalla mitologia greca, e rappresenta Medea che afferra i
propri figli sguainando un pugnale per ucciderli e vendicarsi per essere stata abbandonata da Giasone. Le tre figure umane nude formano una specie di piramide animata,
colpita da una luce obliqua che penetra nella grotta in cui
Medea si è nascosta. Anche se il dipinto viene presto acquistato dallo Stato, Delacroix rimane deluso quando viene a
sapere che è stato inviato al Museo delle Belle Arti di Lilla,
perché vorrebbe che fosse esposto alla Galleria di Lussemburgo insieme a La barca di Dante e Il massacro di Scio.
A partire dal 1833 Delacroix riceve numerose commissioni
per decorare edifici pubblici a Parigi. In quell’anno inizia a
lavorare al Salon du Roi alla Camera dei Deputati aPalazzo
Borbone; il lavoro si protrae fino al 1837.
Nei dieci anni successivi affresca sia la biblioteca di Palazzo Borbone che quella del Palazzo del Lussemburgo.
Nel1843 decora la Chiesa di S.Denis del Santo Sacramento con una grande Pietà e dal 1848 al 1850 dipinge il sofEugène Delacroix, Rappresentazione della morte di Marco Aurelio (1844) cm. 135 x 196. Louvre Parigi
Eugène Delacroix , Palais des beaux-arts de Lille,
(1838) cm. 135 x 196. Louvre Parigi
fitto della galleria Apollo al Louvre. Dal 1857 al 1861lavora
alla Cappella di Agnes a S. Sulpice. Queste commissioni gli
offrono l’opportunità di dipingere opere di grandi dimensioni, inserite in una struttura architettonica, come avevano fatto alcuni dei maestri che più ammira, come Veronese, Tintoretto e Rubens.
Questo tipo di lavoro è molto faticoso e la sua salute ne
risente parecchio. A partire dal 1844 alla sua casa parigina
aggiunge un cottage a Champrosay, dove va a riposarsi in
campagna. Dal 1834 al giorno della sua morte viene affettuosamente curato dalla sua governante, Jeanne-Marie le
Guillou, che protegge gelosamente la sua privacy e la cui
devozione contribuisce a prolungare la sua vita e la capacità di lavorare fino agli ultimi anni.
Eugène Delacroix, Rappresentazione della morte
di Marco Aurelio (1844) cm. 135 x 196. Louvre Parigi
Nel 1832, poco dopo la conquista dell’Algeria da parte francese, compie un viaggio in Spagna e in Nordafrica
nell’ambito di una missione diplomatica in Marocco. Il suo
obiettivo principale non è studiare l’arte locale, ma sfuggire
all’ambiente parigino, nella speranza di conoscere le caratteristiche di una cultura più antica; nel corso del viaggio
realizza più di 100 dipinti e disegni ispirati alla vita delle
popolazioni del Nordafrica, approfondendo il proprio interesse per l’orientalismo.
Delacroix rimane estasiato dalle gente e dai loro abiti e il
viaggio diventa fonte di ispirazione per molti dei suoi futuri lavori. È persuaso che i nordafricani, con il loro modo di
vestirsi e le loro abitudini, gli permettano di vedere scene
equivalenti a quelle che avrebbe visto nella Roma classica e
nell’antica Grecia.
Ad Algeri si organizza in modo da riuscire a ritrarre in
segreto alcune donne del posto, come si vede nel dipinto
Donne di Algeri nei loro appartamenti (1834), ma in generale incontra varie difficoltà a trovare donne musulmane
disposte a posare per lui, a causa della norma musulmana che vuole che le donne restino sempre coperte con gli
estranei. Trova meno problemi a ritrarre donne di religione
ebraica, come in Festa di nozze ebraica in Marocco (183741).
Mentre è a Tangeri realizza alcuni schizzi degli abitanti e
della città, soggetti che saranno poi ricorrenti per il resto
Eugène Delacroix , Palais des beaux-arts de Lille,
della sua vita; spesso inserisce nei suoi dipinti degli animali, l’incarnazione della passione romantica, come in
Cavalli arabi che combattono in una stalla (1860), Caccia
al leone (di cui esistono numerose versioni dipinte tra il
1856 e il 1861) e Arabo che sella il suo cavallo (1855).