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Lettera aperta all’Assessore alla Famiglia, Sanità e Politiche Sociali Dr. Richard Theiner Via E-­‐mail Bolzano, 21 febbraio 2012 Egregio Assessore alla Famiglia, Sanità e Politiche Sociali Gentile Dr. Theiner In un recente articolo sul quotidiano Alto Adige (del 15.02 u.s.), Lei dichiara: “il sociale è uno dei pochi settori nei quali si registra un costante aumento dell’occupazione e nel quale, anche in futuro prevediamo che vi sarà una costante richiesta di servizi”. Inoltre riferisce che la Giunta ha definito il fabbisogno per il settore dei servizi sociali sino al 2015, facendo la “lista della spesa” degli operatori che servirà formare per un totale di 1270 posti. In un articolo ancora più recente, sempre dello stesso quotidiano (domenica 19.02), torna sotto forma di assessore altoatesino alle politiche sociali -­‐ evidentemente il quotidiano si è dimenticato che Lei sia anche assessore alla Sanità -­‐ e dichiara che la Provincia spende 560 euro per abitante in prestazioni e servizi sociali. Ma le Sue dichiarazioni che colpiscono di più sono: “nonostante la crisi economica il sistema dei servizi ha finora tenuto bene”. Il che fa pensare che si possa spendere di più. E ancora: “per mantenere questo elevato standard anche in tempo di bilanci pubblici in calo, è necessario definire forti priorità e puntare su nuovi modelli di assistenza”. A fronte di questi interventi, emerge innanzitutto una forte pubblicità dell’indiscusso impegno che l’assessorato da Lei guidato rivolge ai servizi nel sociale. Di riflesso però, quel che arriva da tutte queste attenzioni, è la considerazione pari a zero per la politica sanitaria, soprattutto quando afferma che il sociale è uno dei pochi settori nei quali si registra un costante aumento dell’occupazione. Peraltro Le chiedo, ma se è la Giunta -­‐ e di conseguenza il partito di maggioranza di cui Lei è anche Obmann -­‐ a definire il fabbisogno di operatori che servono per il settore dei servizi sociali, forse, non sarebbe più corretto e onesto dire che il “sociale” è uno dei pochi settori nei quali avete deciso investire? Le riflessioni di cui sopra poi, non posso fare a meno di metterle in relazione con l’incontro del 29 settembre 2011. Unico incontro di tutto l’anno, nel quale Lei abbia voluto mostrarsi a tutte le organizzazioni sindacali presenti in sanità per invitarci a difendere la Sanità Pubblica dagli attacchi che Lei prevedeva sarebbero arrivati sui giornali nei mesi successivi, da parte dell’economia privata locale. E’ strano come il caso abbia voluto che in primavera, quando avevamo richiesto la Sua presenza per discutere del contratto del personale sanitario Lei fosse sempre occupato, da dover essere sostituito con il Dr. Zerzer. In ogni caso a settembre, Lei era liberissimo per chiederci aiuto o comunque un sostegno per difendere il Suo operato dinanzi ai paventati attacchi del mondo dell’economia. E fatto sta, che in quell’occasione, per la prima volta -­‐ che io ricordi, da quando Lei è Assessore – ci ha mostrato dei dati interessantissimi inerenti la spesa sanitaria procapite alto-­‐atesina. Ebbene, quest’ulitima, benché risulti la più alta di tutte le regioni in Italia – Trentino compreso – per c.a. 2189 euro nel 2010, il dato significativo rispetto alle altre regioni e persino alla Svizzera da Lei evidenziato, è la controtendenza che vuole la nostra spesa sanitaria in calo negli ultimi anni. Ricapitolando, la spesa sanitaria altoatesina procapite dal 2008 al 2010 diminuisce. Dato, che ha scelto di condividere con i sindacati per difendersi dell’economia che l’accuserebbe di non razionalizzare abbastanza. Al contrario, la spesa procapite per il sociale sembra essere insufficiente rispetto ai bisogni della popolazione in continuo aumento, tale da prevedere addirittura un notevole incremento delle figure professionali da formare in tale ambito. Quindi, la volontà politica dell’Assessorato al quale competono sia i servizi sanitari che quelli sociali, si dimostra diametralmente opposta. La spesa in sanità è da tagliare a tutti i costi, mentre quella per il sociale è in pieno sviluppo, a tal punto da creare occupazione. A questo punto, è evidente che qualcosa non quadri. E’ difficile, infatti, credere che i cambiamenti demografici, tra cui l’invecchiamento della popolazione, “mostrino il loro impatto” solo per il sistema dei servizi del “sociale”. L’aumento dei bisogni è in continua crescita anche per quel che riguarda la Sanità, però in questo caso nessuna dichiarazione, nessuna menzione. Eppure, come rappresentante sindacale attivo nel settore della sanità sono sicuro che i servizi sono aumentati anche per questi professionisti e lavoratori, nonostante il “mantra” recitato da tutta la dirigenza all’interno dell’azienda sanitaria, sia quello di ridurre la spesa e soprattutto risparmiare personale dove è possibile. Alcuni esempi? Negli ultimi anni, per puntare ad una deospedalizzazione precoce, sono aumentati a dismisura i servizi ad opera del personale infermieristico sul territorio per l’assistenza domiciliare: progetto “continuità assistenziale” già in corso da almeno tre anni, progetto “pronto infermiere”, assistenza alle strutture con pazienti con handicap, reperibilità infermieristica sulle 24 h già attiva da oltre un anno, di imminente attivazione una reperibilità automatica per i pazienti in cure palliative e “prossimamente su questi stessi schermi”, voci ufficiose annunciano anche una reperibilità per i pazienti pediatrici. E per tutti questi servizi aggiuntivi qual è stato l’incremento di personale? Sino a ieri zero, in questo periodo si dice che siano in arrivo meno di una decina di infermieri suddivisi comunque sulla totalità dei distretti per il solo capoluogo. Francamente troppo poco! Inoltre, se come prevede anche la legge provinciale del 2009, gli operatori del sociale hanno bisogno dell’attribuzione dell’incarico specifico dell’infermiere, per quelle attività di tipo non alberghiero, se aumenteranno gli operatori dell’area sociale nella misura che Lei ha asserito sui giornali, aumenterà sicuramente in proporzione il carico di lavoro per gli infermieri. Ma se sul territorio, a fronte di un aumento sproporzionato dei servizi rispetto alle risorse umane, è comunque previsto un piccolo aumento d’infermieri, negli ospedali, invece la parola d’ordine è “tagliare” personale senza ridurre i servizi offerti. E qui gli esempi si sprecano. Vogliamo menzionarne alcuni? Partiamo innanzitutto, dal fatto che da anni non si sostituisce il personale in congedo per maternità e nemmeno per le assenze più lunghe dopo il normale congedo, quando la professione infermieristica è prevalentemente femminile. Va poi ricordato che il personale ha un orario di 38 ore settimanali di base, che in media – almeno a Bolzano – il personale infermieristico nei reparti fa due ore di plus orario alla settimana e siamo a 40, sono tantissimi gli infermieri con ore di straordinario da recuperare, tant’è che l’astutissima Azienda Sanitaria fissa come “progetti obiettivo” da raggiungere ogni anno la riduzione dello straordinario e la fruizione entro lo stesso anno di tutti i giorni di ferie maturati. Ma come fa il personale a recuperare gli straordinari e a fare tutte le ferie, senza contare la copertura per le assenze per malattia e l’aggiornamento obbligatorio, se nella stragrande maggioranza dei reparti il personale è già ridotto ai minimi termini? Già con questi presupposti si capisce che la situazione del personale è carente. Ma veniamo ad esempi estremi: nel 2006 -­‐2007 viene istituita la Stroke Unit per i pazienti affetti da “ictus” presso il reparto di medicina a Bolzano. Un servizio che dovrebbe avere valenza provinciale e che fin dalla sua apertura ha avuto un centro di costo separato dal reparto, ma che al contrario non ha mai avuto il personale infermieristico e tecnico dedicato. La situazione per quanto riguarda la medicina e la stroke unit si è recentemente complicata, non solo aggravando di molto i carichi di lavoro del personale infermieristico già carente, ma presentando molto spesso situazioni potenzialmente molto rischiose per i pazienti. Di questo problema ne abbiamo parlato con la direzione di comprensorio al completo e i direttori infermieristico e sanitario dell’Azienda Sanitaria, nella riunione che i sindacati avevano chiesto con Lei prima di Natale, e che sempre Lei ha delegato all’Azienda, sicuramente a causa di impegni più importanti. Nonostante Lei avrà già letto lo pseudo protocollo di quella riunione, mi permetto di sintetizzarLe i risultati emersi, che sono principalmente due: carenza di personale infermieristico e tecnico assistenziale, la cui scelta di poter aumentare però, sembra non essere di competenza dell’azienda. Strano perché tra azienda e comprensori ci sono un sacco di direttori e dirigenti del personale che pur prendendo atto del fabbisogno di personale, nessuno di loro sembra avere la facoltà di decidere di aumentarlo. Il secondo aspetto sottolineato dal Direttore di Comprensorio, Dr. Tait, è la consapevolezza che la responsabilità di eventuali danni ai pazienti per carenze organizzative ricadranno unicamente sull’amministrazione e non sul personale. Si può immaginare come con quest’affermazione, ora, il personale infermieristico possa lavorare più serenamente. Sempre nel comprensorio di Bolzano sono molti i reparti con situazioni di personale al limite della sufficienza. Ma per non far ricadere sempre l’attenzione su Bolzano, prendiamo ad esempio il Comprensorio di Bressanone. Il direttore, Dr. Gatscher, ha asserito più volte – anche di fronte all’Assessore Widmann lo scorso mese di agosto – che secondo il famigerato studio “Pasdera”, del quale ai sindacati non è mai stata data una copia e per il quale questo Assessorato ha speso svariate migliaia di euro per la commissione al suo omonimo autore, in molti ambiti il personale infermieristico è in sovrappiù. Sulla base, di questo studio di cui non ci è dato di conoscere i contenuti, il Dr. Gatscher avrebbe dato inizio a presunti progetti di razionalizzazione del personale infermieristico all’interno del suo comprensorio. E così nei mesi scorsi si è cominciato a togliere infermieri presso alcuni ambulatori, si è deciso di ridurre le risorse infermieristiche presso il reparto di psichiatria, infischiandosene delle ragioni sulla sicurezza del personale e dei pazienti. Al contempo, sebbene il direttore di Bressanone, da tempo vada predicando l’esubero di personale come asserisce l’illuminante studio Pasdera, assistiamo ad una serie di contraddizioni. La prima proveniente dalla Direzione Generale che oltre a definire più volte lo studio Pasdera come incompleto e dunque non attendibile, smentisce il Dr. Gatscher affermando che “la direzione di Bressanone non ha mai avanzato delle proposte in tal senso”. E’ evidente che qui qualcuno afferma il falso: siccome i provvedimenti di Bressanone si stanno concretizzando, non rimane che ipotizzare che l’amministrazione brissinese abbia raccontato una “palla” alla direzione generale di Bolzano. La seconda contraddizione sull’esubero di personale proviene dallo stesso Direttore di Bressanone, dove per il terzo anno consecutivo e senza il benché minimo confronto con le organizzazioni sindacali, decide a fronte di un possibile aumento del carico di lavoro nelle sale operatorie durante l’intero periodo invernale, che possa venire deciso di giorno in giorno di trattenere il personale in servizio, oltre il normale orario di lavoro previsto dal turno. Per il terzo anno consecutivo stiamo contestando l’uso dello straordinario come programmato. Se il Dr. Gatscher ha bisogno di ricorrere a questi espedienti violando le norme sull’orario di lavoro, forse potrebbe evitarlo aumentando il personale nelle sale operatorie. O forse, lo studio Pasdera afferma che anche li il personale è in sovrappiù? Per non dilungarmi troppo tralascio le realtà di Merano e Brunico, non certo perché prive di esempi. Per completare il quadro, è sufficiente sapere che presso il comprensorio meranese a causa di carenza di personale – anche qui spesso dovuto a non sostituzione delle maternità – si è costretti a ridurre i servizi o i posti letto. E presso il comprensorio di Brunico la situazione non si discosta di molto, l’amministrazione infatti, è costretta a prendere in considerazione gli stessi provvedimenti di Merano. Infine, mi permetta di citarLe un ultimo e strano esempio in controtendenza a quelli di cui sopra. Si tratta dell’unico caso di aumento del personale sanitario in vista dell’apertura di un nuovo servizio, trattasi del servizio di neuro riabilitazione che guarda caso, sarà istituito proprio nel comprensorio di Bressanone presso la ridente cittadina di Vipiteno a pochi chilometri dal confine. Proprio la, dove lo studio Pasdera sembra indicare così tanto personale in esubero, in questi giorni sarà deciso l’ampliamento della pianta organica per mezzo di delibera del direttore generale, il quale ha dichiarato in più occasioni, anche ai mass media, la propria contrarietà a questo servizio. La scelta di aprire la neuroriabilitazione, oltre a trovare la contrarietà del direttore generale dell’azienda sanitaria che non è certo un “pinco palla” qualunque, almeno a giudicare dallo stipendio, ha ulteriormente dello straordinario perché secondo quanto riportano le cronache non nasce neppure dall’assessorato alla sanità e alle politiche sociali, bensì, il servizio è fermamente voluto dal Presidente della Provincia. Dinanzi ad una decisione del Presidente, c’è da immaginarsi che non saranno sufficienti le Sue referenze di assessore alla famiglia, sanità e alle politiche sociali per fermare un simile progetto ai confini della realtà oltre cha a quelli di Stato. In conclusione mi permetto di far notare come l’utilizzo del tono sarcastico utilizzato nella lettera sia stato puntualmente ricercato per denunciare situazioni di lavoro sempre più frequentemente insostenibili e umilianti all’interno della Sanità Pubblica, nonché per esprimere al meglio il grado di insoddisfazione del personale infermieristico, così come quello di tanti altri operatori sanitari. Quindi, il sindacato Nursing Up, considerata la gravità degli argomenti, per mezzo di questa lettera “aperta” Le denuncia: una politica contraddittoria e totalmente divergente tra l’area della Sanità e quella dei Servizi Sociali, un incomprensibile modo di decidere sull’apertura dei servizi in Sanità, un insufficiente coinvolgimento dei partner sociali nelle scelte di politica sanitaria, una carente e poco trasparente informazione sulle scelte prese e soprattutto una seria e drammatica mancanza di personale sanitario che rende il numero di quest’ultimo inadeguato ai servizi esistenti in azienda sanitaria. Per ultimo, ma non certo per importanza, Le comunico il sempre più diffuso sentimento di abbandono, rassegnazione e frustrazione tra il personale sanitario rispetto a questo tipo di politica. Distinti saluti Il Coordinatore di Nursing Up della Provincia di Bolzano Massimo Ribetto