CAREGIVER E OBESITA` INFANTILE: COMUNICAZIONE
Transcript
CAREGIVER E OBESITA` INFANTILE: COMUNICAZIONE
Matr. N. MCPL01/05302 UNIVERSITA' CAMPUS BIO-MEDICO DI ROMA FACOLTA' DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE DELL'ALIMENTAZIONE E DELLA NUTRIZIONE UMANA CAREGIVER E OBESITA' INFANTILE: COMUNICAZIONE ALIMENTARE TRA VERITA' E VERIDICITA' Relatore: Prof.ssa M. Pennacchini Correlatore: Dott. C. Pensieri Laureando: Paolina de Toma ANNO ACCADEMICO 2012/2013 <<Rimango grassa perchè nel profondo l'idea di essere troppo attraente mi spaventa.>> <<Mangio quando sono sola, nervosa, depressa.>> <<Quando le cose mi vanno bene, festeggio con una bella coppa di gelato guarnita di cioccolata calda.>> <<Mia madre mi spingeva sempre a mangiare: era il suo unico modo di dimostrare amore.>> <<Mia madre era fredda e parsimoniosa; non mi dava mai abbastanza da mangiare.>> 'Le diete fanno male', Bennett-Gurin1 1 Le diete fanno male, William Bennett, Joel Gurin, Ed. Rizzoli, 1983 (p.32) Indice 1 Introduzione............................................................................................5 2 Concetti di base......................................................................................7 2.1 Obesità infantile .............................................................................7 2.2 La crescita ponderale normale ........................................................9 2.3 Fattori che influenzano il peso corporeo ........................................9 2.4 Studio della composizione corporea ............................................10 3 Eziologia...............................................................................................12 4 Epidemiologia......................................................................................16 5 Conseguenze e complicanze ................................................................20 5.1 Conseguenze psicologiche dell'obesità infantile...........................20 5.2 Malattie associate all'obesità infantile...........................................20 5.3 Uno sguardo d'insieme..................................................................23 6 Caregiver..............................................................................................24 6.1 Caratteristiche del caregiver..........................................................24 6.2 Importanza del ruolo del caregiver................................................25 7 Alimentazione equilibrata ed abitudini alimentari...............................29 7.1 L'alimentazione come stile di vita per una buona salute...............29 7.2 Valori dietetici di riferimento e linee guida dietetiche..................37 8 Censimento ed analisi delle ricette dei programmi tv di cucina...........40 8.1 Benedetta Parodi...........................................................................40 8.2 Gordon Ramsay.............................................................................49 8.3 Buddy Valastro .............................................................................54 8.4 Calorie a confronto .......................................................................58 8.5 Conclusioni....................................................................................59 9 Letteratura............................................................................................60 9.1 Chefs, supermercati e ricette.........................................................60 9.2 Percezione del caregiver................................................................66 9.3 Interventi di prevenzione e cura da parte del caregiver e della scuola...................................................................................................68 9.4 Altri fattori legati all'obesità..........................................................72 10 Considerazioni etiche.........................................................................75 11 Bibliografia e Riferimenti...................................................................84 12 Ringraziamenti...................................................................................90 1 Introduzione La problematica dell'obesità infantile negli ultimi decenni ha assunto dimensioni e gravità preoccupanti per l'estesa incidenza, per la probabile persistenza in età adulta, e per le morbilità connesse. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito l'obesità un'epidemia globale presente nei Paesi industrializzati ed anche in quelli in via di sviluppo. 2 L'obesità era già un problema evidente negli Stati Uniti negli anni '80 e ha avuto una costante e diffusa progressione a livello mondiale. Fra il 1980 e il 2000 si è assistito a un aumento dei casi di obesità di circa 2 volte nei bambini di età compresa fra i 6 e gli 11 anni e di 3 volte negli adolescenti.3 Partendo dall'esame di tale fenomeno in crescita e sviluppando il tema della nostra tesi che sarà spiegato in seguito, abbiamo cercato conferme in letteratura, passando attraverso la lettura di alcuni articoli scientifici, soffermandoci su una pubblicazione del British Medical Journal nel dicembre 2012.4 Tale articolo ha posto a confronto il contenuto energetico e nutrizionale dei cibi preparati da Chefs celebri per i loro programmi televisivi con quello dei cibi pronti venduti nei supermercati. La tesi è stata sviluppata dunque lungo la seguente direzione: quanto possa essere importante il ruolo del caregiver (genitore/tutore) nella prevenzione e cura della patologia dell'obesità infantile, ma soprattutto nell'insegnamento di corretti stili di vita e abitudini alimentari, preoccupandoci di determinare, dal punto di vista etico, l'influenza di alcune trasmissioni televisive culinarie sul caregiver stesso. Siamo, pertanto, passati alla selezione di alcune puntate televisive di programmi culinari, nazionali (“I menù di Benedetta”) ed internazionali (Gordon Ramsay e Buddy Valastro), prendendo in considerazione e confrontando alcune ricette. Abbiamo, di conseguenza, cercato di valutare l'affidabilità dei messaggi televisivi nella comunicazione alimentare, attraverso le impressioni sensoriali, la qualità della 2 Caballero B., The global epidemic of obesity: An overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5. 3 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (p.23) 4 Howard S., Adams J., White M., Nutritional content of supermarket ready meals and recipes by television chefs in the United Kingdom: cross sectional study, Newcastle University, UK, BMJ 2012;345:e7607. 5 preparazione e della presentazione dei piatti e il carisma dello chef, al fine di dedurne conclusioni che possano dare un adeguato quadro del valore della verità nell'informazione. 6 2 Concetti di base 2.1 Obesità infantile L'obesità infantile e adolescenziale è un problema importante per la salute, da valutare seriamente a causa della sua elevata incidenza sulla popolazione e delle malattie ad essa associate. Un aspetto altrettanto preoccupante è rappresentato dal fatto che tale condizione tende a permanere anche in età adulta, con tutte le inevitabili conseguenze metaboliche che rischiano di influenzare negativamente l'aspettativa di vita futura. Tra gli errori più gravi che un genitore può fare di fronte al figlio obeso, il primo è quello di sottovalutare il problema, confidando nel fatto che l'eccesso ponderale possa risolversi spontaneamente con la maturazione puberale; il secondo è quello di non consultare degli specialisti, ma seguire quelle diete 'fai da te' che sono destinate nel tempo a fallimenti altamente demotivanti per il bambino/a e la sua famiglia. La cura dell'obesità infantile, per certi versi ancor più di quella dell'adulto, deve prevedere un intervento multidisciplinare, capace di integrare diverse competenze specialistiche (pediatra, auxologo, dietologo, psicologo, insegnante Isef). Ovviamente, la scelta del tipo di approccio terapeutico deve tener conto del grado di sovrappeso, dell'età di insorgenza, della qualità dell'ambiente familiare ed extrafamiliare, del livello culturale, delle abitudini alimentari della famiglia e del dispendio energetico (ore di sonno, tempo trascorso in attività sedentarie, frequenza e tipo di attività sportive ecc.). La cura si scontra spesso (e fallisce) di fronte a una scarsa compliance del bambino, ma anche a causa del mancato coinvolgimento di tutti i familiari (compresi nonne/i e zie/i), che devono essere effettivamente convinti e motivati alla costante e fattiva collaborazione con gli specialisti.5 Sebbene l'obesità rivesta un ruolo di elevato interesse per la psicologia, nei principali manuali psichiatrici di classificazione diagnostica, ICD-10 (2001)6 e DSM-IV TR 5 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.XI-XII introduzione) 6 International Classification of Diseases, in particolare, International Statistical Classification of Disease, Injuries and Causes of http://it.wikipedia.org/wiki/Classificazione_ICD) 7 Death (Retrived from (1994)7, non viene inserita nella categoria dei disturbi del comportamento alimentare. In quest'ultima rientrano invece: anoressia nervosa (AN), bulimia nervosa (BN), disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder, BED) e i disturbi dell'alimentazione non altrimenti specificati (NAS). Recentemente alcuni studiosi hanno proposto di considerare tutti i disturbi della condotta alimentare come posti lungo un continuum, non per ometterne le innegabili caratteristiche distintive, ma piuttosto per descriverne meglio la complessità e coglierne i punti in comune, che si trovano soprattutto nei casi più sfumati.8 In questo senso si può descrivere una continuità funzionale tra anoressia, bulimia, aumento di peso ponderale e almeno alcuni tipi di obesità. Tuttavia, attualmente, l'obesità è considerata e descritta clinicamente come una condizione somatica, definita, su base morfologica, come un eccesso di massa grassa, non necessariamente associata a specifici disturbi di personalità o di comportamento.9 Per lungo tempo tale patologia, dai risvolti apparentemente solo organici e fisiologici, è stata, infatti, ricondotta quasi unicamente all'ambito medico. Solo negli ultimi decenni l'attenzione è stata riposta anche negli aspetti psichici e relazionali coinvolti nell'insorgenza, nello sviluppo e nel mantenimento dell'obesità.10 In particolare lo studio dell'obesità infantile e adolescenziale da un punto di vista psicologico è motivato dai riscontri nella pratica clinica, poichè solo in una piccola percentuale dei casi che giungono all'osservazione di pediatri e medici di famiglia, è possibile ricondurre l'eccesso ponderale a cause esclusivamente endogene e organiche (obesità sintomatiche e neuroendocrine). Nella maggior parte dei casi infatti, l'obesità è la risultante di molteplici fattori esogeni: socio ambientali, socioculturali, familiari, psicogeni, fattori eziologici misti.11 7 Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (testo revisionato) (Retrived from http://it.wikipedia.org/wiki/Manuale_diagnostico_e_statistico_dei_disturbi_mentali#DSM-IV-TR) 8 Capovani B., Mauri M., Borri C., Baldassari S., Miniati M., Pacciardi B., Benvenuti A., Calderone A., Mengali F., Cassano G.B., Comorbidità nei disturbi della condotta alimentare, 5:1, 1999 9 Pruneti, C. Fante, F. Fontana, S. Buriani, L’importanza delle componenti depressive in età evolutiva: risultato di uno studio pilota, Pediatria preventiva e sociale, 2007 10 Molinari E., Riva G., Psicologia clinica dell'obesità, Bollati Boringhieri, 2004. 11 Maffeis C., Talamini G., Tatò L., Influence of diet, physical activity and parent's obesity on 8 2.2 La crescita ponderale normale E' difficile definire cosa si intende per crescita 'normale' di un bambino. I termini di crescita ponderale 'media' e 'normale' hanno un significato diverso, anche se una crescita media è di solito normale (tranne che di fronte a improvvisi arresti o aumenti ponderali). È anche vero che tanto più la crescita di un ragazzo si discosta dalla crescita media, tanto più probabilmente ci troviamo di fronte a una condizione patologica. La crescita è il risultato di interazioni multiple fra fattori genetici e ambientali, benessere emotivo, ormoni circolanti, sensibilità dei tessuti e apporti nutrizionali, che forniscono substrati ed energia per i tessuti in crescita. Ogni malattia grave o cronica che colpisce un bambino durante l'infanzia è in grado di determinare un significativo rallentamento della crescita corporea. Dal momento che una crescita normale si può avere solo se il bambino è sano, la valutazione della crescita staturo-ponderale è un indicatore sensibile dello stato di salute generale del bambino.12 2.3 Fattori che influenzano il peso corporeo Il peso di un individuo dipende dall'equilibrio tra le calorie assunte con gli alimenti (apporto energetico) e quelle consumate (dispendio energetico) dall'organismo con il metabolismo. Nell'infanzia l'equilibrio è positivo se la crescita è buona; se quanto viene introdotto è superiore alle richieste dell'organismo, questo eccesso si trasformerà in massa grassa. Nel caso della rara obesità endogena, lo squilibrio è dipendente da una causa interna all'organismo, più comunemente una malattia delle ghiandole endocrine. Al contrario, nella più frequente obesità esogena (alimentare), le alterazioni ormonali e metaboliche sono meno evidenti e difficili da riconoscere. In questi casi ci può essere una differenza nel grado di attività fisica o nel metabolismo basale, che permette di bruciare le calorie. La scarsa attività fisica può children's adiposity: a four-years longitudinal study. Int J Obes 1998;22:758-64 12 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.3-4) 9 essere la causa e il risultato di un sovrappeso; i bambini obesi non solo fanno meno attività fisica e hanno spesso difficoltà nei movimenti, ma sono anche meno energici nel fare attività fisica (consumano di meno). L'attività fisica regolare durante l'infanzia e l'adolescenza si associa ad un aumento nel contenuto minerale osseo e nella massa ossea. Gli effetti positivi sono più evidenti nei ragazzi che fanno alcune attività sportive (ad esempio, corsa, calcio, ginnastica) rispetto ad altre (nuoto).13 A sostegno dell'importanza dell'attività fisica durante l'infanzia e l'adolescenza, è utile ricordare che la quantità di massa ossea acquisita durante l'infanzia e l'adolescenza rappresenta il principale determinante del contenuto minerale osseo in età adulta e senile.14 2.4 Studio della composizione corporea Gli strumenti disponibili per determinare la composizione corporea sono numerosi: plicometria, pesata idrostatica, determinazione del potassio marcato, densitometria a doppio raggio x (DEXA), analisi bioimpedenziometrica.15 Nella pratica clinica pediatrica gli strumenti maggiormente consigliati sono la DEXA, la BIA e la plicometria, a cui bisogna però affiancare il calcolo del BMI. Un indice utile per valutare il rapporto fra peso corporeo e altezza è l'indice di massa corporea (in inglese Body Mass Index, BMI), noto anche come indice di Quetelet, dal nome dell'antropologo belga che ne propose l'impiego nel secolo scorso. Il BMI si ottiene dividendo il peso corporeo espresso in kg per l'altezza in metri al quadrato [BMI = peso (in kg) / altezza (in m2)]. Per esempio, se consideriamo una persona che pesa 65 kg ed è alta 1.78 m, il BMI viene calcolato: 65 : (1.78 x 1.78) = 20.5 Il rapido aumento del BMI che si osserva durante gli anni dell'adolescenza dipende 13 Alimentazione, sport, dimagrimento, Le verità nascoste, Orazio Paternò (Retrived from http://www.nutrizionesport.com/attivit%E0%20fisica,%20salute%20e%20invecchiamento.html) 14 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.12-13-14) 15 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (pp.52-85) 10 dalle accelerazioni di altezza e peso associate allo sviluppo puberale. Le variazioni del BMI sono più correlate con lo stadio puberale piuttosto che con l'età effettiva del bambino/a.16 Secondo l'OMS17 BMI Classificazione < 18.5 sottopeso 18.5-24.9 peso normale 25.0-29.9 sovrappeso 30.0-34.9 obesità di classe I 35.0-39.9 obesità di classe II > 40.0 obesità di classe III 16 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.14-15) 17 World Health Organization (WHO), Technical report series 894: Obesity: Preventing and managing the global epidemic, Geneva 2000 11 3 Eziologia La American Academy of Child and Adolescent Psychiatry18 ha schematicamente suddiviso l'obesità infantile in due grandi gruppi: l'obesità essenziale e l'obesità secondaria. Mentre quest'ultima, più rara, è determinata esclusivamente da cause endogene, di tipo endocrino e genetico, la forma essenziale, quella più diffusa, riconosce vari fattori di tipo esogeno, quali eccessivo apporto calorico, fattori familiari, fattori psicogeni. Nell'obesità endogena, la cura è praticamente impossibile da ottenere solo con una restrizione calorica o con l'aumento dell'attività fisica giornaliera.19 Si parla di un'eziologia multifattoriale che chiama in causa fattori genetici, alimentazione, sedentarietà, e fattori ambientali. Negli ultimi anni la ricerca ha portato alla luce il contributo genetico della familiarità nello sviluppo dell'obesità. L'avere uno o entrambi i genitori obesi è il fattore di rischio più importante per la comparsa dell'obesità in un bambino. Studi su gemelli omozigoti e soggetti adottati, attraverso la correlazione del peso dei soggetti stessi e dei genitori adottivi e naturali, hanno dimostrato che il grado di ereditabilità del sovrappeso varia dal 60 al 70%.20 Osservando le famiglie dei bambini obesi, si è visto quindi che avere uno o entrambi i genitori obesi aumenta la probabilità di sviluppare questa condizione.21 E' stata ipotizzata l'esistenza di un legame tra sviluppo di obesità in età evolutiva e allattamento al seno: bambini allattati al seno mostrano un rischio più basso di essere in sovrappeso da adolescenti ed adulti, in modo proporzionale alla durata 18 Woolston J., Obesity of Infancy and Childhood, in Wiener J.M., Textbook of child & adolescent psychiatry, American Psychiatric Press, 1997 19 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (p.28) 20 Verdich C., Clement C., Sorensen TIA, Nutrient-gene interactions in the control of obesity Functional foods, ageing and degenerative disease, 2004; 223-251 Woodhead Publishing Cambridge UK 21 Brescianini S., Gargiulo L., Gianicolo E., Eccesso di peso nell'infanzia e nell'adolescenza, 2002, Paper presented at the Istat Conference Convegno Istat, Rome 12 dell'allattamento.22 Tra i diversi aspetti dell'alimentazione si sta cercando di capire quali contribuiscano in modo particolare all'eccesso ponderale. Oltre all'aumentato consumo di cibi ricchi di energia e di grassi, la generale tendenza alla sedentarietà ha contribuito in modo notevole al vistoso incremento della prevalenza dell'obesità. Questo nuovo stile di vita è favorito dal rilancio tecnologico che riduce al minimo sforzo ogni attività della giornata: uso del PC, trasporti automatizzati, ascensori, scale mobili, ecc... La riduzione dell'attività fisica quotidiana, causa importante dello sviluppo del sovrappeso, è progressiva con l'aumentare dell'età soprattutto nelle ragazze.23 Alcuni studi hanno confrontato i livelli di attività fisica tra i ragazzi che vanno a scuola a piedi o in bicicletta e quelli che utilizzano invece l'auto o il motorino ed è emerso che i primi risultano essere fisicamente più attivi durante tutta la giornata.24 Nell'ambito delle attività giornaliere, televisione e computer occupano molte ore con effetti importanti: riduzione del metabolismo, visione di pubblicità alimentari, invito a mangiare, sottrazione di tempo ad attività più dispendiose.25 È stata più volte sottolineata la correlazione tra ore trascorse davanti alla televisione e il grado di sovrappeso, logica conseguenza di uno squilibrio tra introito e dispendio energetico e della modificazione delle preferenze alimentari indotta dall'esposizione a spot alimentari anche di brevissima durata. Secondo recenti analisi ne viene trasmesso uno ogni 5 minuti.26 Un altro fattore importante che può influenzare lo sviluppo dell'obesità 22 Ryan A.S., Brestfeeding and the risk of childhood obesity, Coll Antropol. 2007; 31(1):19-28 23 Chehab L.G., Pfeffer B., Vargas I., Chen S., Irigoyen M., “Energy up”: a novel approach to the weight management of inner-city teens, J. Adolesc Health, 2007; 40(5):474-6 24 Dollman J., Norton K., Norton L., Evidence for secular trends in children's physical activity behaviour, Br J Sports Med. 2005; 39(12):892-7 25 Campbell K.J., Crawford D.A., Ball K., Family food environment and dietary behaviours likely to promote fatness in 5-6 year-old children, Int J Obes (Lond), 2006; 30(8):1272-80. Epub 2006 26 Wieche J.L., Peterson K.E., Ludwig D.S., Kim J., Sobol A., Gortmaker S.L., When children eat what they watch: impact of television viewing on dietary intake in youth, Arch Pediatr Adolesc Med. 2006; 160(4):436-42 13 nell'adolescenza è la bassa classe sociale della famiglia di appartenenza, con l'utilizzo di alimenti di scarsa qualità, basso consumo di fibra ed elevato apporto di grassi. Anche il sonno è un fattore di rischio importante: da alcuni studi è emerso che i bambini obesi generalmente dormono meno.27 Il meccanismo con cui meno ore di sonno aumentano il rischio di sviluppare il sovrappeso non è ancora stato definito; tuttavia il minor tempo dedicato al riposo può essere associato ad un aumento del tempo trascorso guardando la televisione ed a più occasioni di mangiare fuori pasto durante la serata.28 L'associazione tra sonno e introito energetico ha anche basi biologiche. Negli adulti, un sonno breve è correlato ad un'alterazione degli ormoni che regolano l'appetito e che aumentano il senso di fame.29 Inoltre è possibile che gli individui meno attivi, quindi fisicamente meno stanchi, possano dormire meno; questo suggerisce un'interazione tra bassi livelli di attività fisica e riposi brevi con il rischio di eccessivo incremento della massa grassa.30 Negli ultimi anni si è arrivati alla conclusione che il miglior trattamento sia comunque la prevenzione: sebbene tutti gli esperti concordino sull'importanza di questo approccio, c'è poca ricerca in questo settore e pochi studi riguardanti l'efficienza delle diverse strategie d'intervento. In attesa di programmi di prevenzione diffusi a livello capillare sul territorio, la Società Italiana di Pediatria ha stilato il seguente decalogo per prevenire il rischio di sovrappeso e obesità: 27 Chaput J.P., Brunet M., Tremblay A., Relationship between short sleeping hours and childhood overweight/obesity: results from the 'Quebec en Forme' Project, Int J Obes (Lond), 2006; 30(7):10805. Epub 2006 28 Rennie K.L., Livingstone M.B., Wells J.C., McGloin A., Coward W.A., Prentice A.M., Jebb S.A., Association of physical activity with body-composition indexes in children aged 6-8 y at varied risk of obesity, Am J Clin Nutr. 2005; 82(1):13-20 29 Spiegel K., Tasali E., Penev P & Van Cauter E., Brief communication: Sleep curtailment in healthy young men is associated with decreasedleptin levels, elevated ghrelin levels, and increased hunger and appetite, Annals of Internal Medicine, 2004; 141,846-850 30 Rennie K.L., Wells J.C., McCaffrey T.A., Livingstone M.B., The effect of physical activity on body fatness in children and adolescents, Proc Nutr Soc. 2006; 65(4):393-402 14 • Controllare il peso e la statura con regolarità (almeno ogni sei mesi). • Fare cinque pasti al giorno evitando i “fuoripasto”. • Consumare almeno cinque porzioni di frutta o verdura al giorno. • Bere molta acqua limitando le bevande zuccherate. • Ridurre i grassi a tavola, in particolare salumi, fritti, condimenti, dolci. • Evitare di utilizzare il cibo come “premio”. • Privilegiare il gioco all'aperto, possibilmente almeno un'ora al giorno. • Camminare a piedi in tutte le occasioni possibili. • Praticare uno sport con regolarità. Non importa essere campioni a tutti i costi, l'importante è fare esercizio fisico e divertirsi. • Limitare la “videodipendenza” durante il tempo libero: massimo 2 ore al giorno.31 Inoltre fin dal 1986 l’INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, con la collaborazione di numerosi rappresentanti della comunità scientifica nazionale, ha predisposto e diffuso le prime “Linee guida per una sana alimentazione italiana”, di cui l'ultima revisione risale al 2003. Il motivo per cui le Linee guida sono state diffuse è quello di fornire al consumatore semplici informazioni e indicazioni per mangiare meglio e con gusto, nel rispetto delle tradizioni alimentari del nostro Paese, proteggendo contemporaneamente la propria salute. I punti su cui vertono tali Linee sono: il controllo del peso corporeo, la relazione peso-salute, i suggerimenti per mantenere il peso nella norma, l'importanza dell'attività fisica in contrapposizione ad uno stile di vita ormai sedentario e di un'alimentazione corretta ed equilibrata.32 31 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (pp.26-27-28-29-30) 32 INRAN, Linee guida per una sana http://www.corriere.it/salute/pdf/lineeguida.pdf) 15 alimentazione italiana (Retrived from 4 Epidemiologia L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce l'obesità “come una condizione caratterizzata da eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto adiposo, in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute”.33 Si tratta di una condizione cronica, ad eziologia multifattoriale accompagnata da un aumento di rischio di morbilità e mortalità. A oggi rappresenta uno dei più diffusi disturbi dell'accrescimento e della nutrizione in età pediatrica e adolescenziale nei Paesi economicamente sviluppati, assumendo i connotati di una vera e propria epidemia, per la quale è stato coniato il termine “globesity”. È stato stimato che nel mondo oltre 22 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni sono in sovrappeso ed un bambino su dieci è obeso, con prevalenza media ben al di sotto del 10% in Africa e Asia, e ben oltre il 20% in America ed in Europa.34 Negli ultimi decenni, in Italia, come negli altri Paesi ad alto tenore di vita, si è assistito ad un progressivo incremento del peso medio della popolazione, che ha interessato anche bambini ed adolescenti. Nei Paesi industrializzati si valuta che circa il 30-50% delle persone superi il peso ideale e che tale condizione si manifesti in età sempre più precoce. Sebbene sia difficile stabilire metodologie di misura e soglie comuni, è indubbio che nella popolazione pediatrica (almeno in Nord America ed Europa occidentale): • cresce il rapporto fra peso e altezza; • aumenta rapidamente la percentuale di soggetti obesi ed in sovrappeso; • l'obesità ha un esordio sempre più precoce. La maggior prevalenza è collocata nell'America settentrionale e nei Paesi dell'Europa meridionale35; quelli che si affacciano sul bacino del Mediterraneo raggiungono valori del 20-40% contro il 10-20% dell'Europa del Nord. 33 Caballero B., The global epidemic of obesity: An overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5. 34 Kosti R.I., Panagiotakos D.B., The epidemic of obesity in children and adolescents in the world, Centr Eur J Public Health, 2006; 14(4):151-9 35 Lobstein T., Frelut M.L., Prevalence of overweight among children in Europe. Obesity reviews 2003; 4:195-2000 16 Secondo dati recenti la quota dei bambini/adolescenti in sovrappeso ed obesi è pari al 13% in Finlandia, al 18% in Svezia e arriva al 31% in Grecia, che condivide con Spagna e Italia la più alta prevalenza di obesità.36 Una simile distribuzione tra Nord e Sud è mantenuta all'interno dei singoli Paesi. In Italia, dove la prevalenza generale di sovrappeso e obesità infantile è del 36% circa, i bambini del Sud sono più in sovrappeso (23%) rispetto ai loro coetanei del Nord (15%).37,38 Secondo i dati dell'ISTAT, relativamente all'anno 2009, complessivamente in Italia si stimano in circa 6 milioni le persone adulte obese e più di 1 milione di bambini tra i 6 e gli 11 anni in sovrappeso od obesi.39 Il problema interessa soprattutto la fascia di età 6-13 anni e “predilige” i maschi rispetto alle coetanee. Nel nostro Paese il “primato” di Regione con la più alta presenza di bambini e adolescenti in eccesso di peso (sovrappeso/obesità) spetta alla Campania (36%), mentre la minor presenza si osserva in Valle d'Aosta (14,3%). I risultati di un'indagine promossa dal Ministero della Salute (1998-2000) indicano che all'età di 9 anni in città campione di Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Calabria il 23,9% dei bambini è in sovrappeso e il 13,6% è obeso. Anche questo studio ha confermato che la più elevata prevalenza di obesità è nelle regioni del sud (16% a Napoli) rispetto al nord (6,9% a Lodi).40 Poichè si ritiene importante acquisire informazioni sulla situazione nutrizionale e 36 Livingstone M.B., Robson P.J., Measurement of dietary intake in children, Proc Nutr Soc. 2000; 59(2):279-93 37 Cacciari E., Dilani S., Balsamo A., Dammacco F., De Luca F., Chiarelli F., Pasquino A.M., Tonini G., Vanelli M., Italian cross-sectional growth charts for height, weight and BMI (6-20y), European J Clin Nutr 2002; 56:171-180 38 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (pp.22-23) 39 Ministero della Salute, la situazione sanitaria del Paese, malattie metaboliche (Retrived from http://www.salute.gov.it/rssp/paginaParagrafoRssp.jsp?sezione=situazione&capitolo=malattie&id) 40 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (pp.23-24-26) 17 sull’eccesso di peso in funzione della salute, le autorità sanitarie si impegnano a seguirne l’andamento nei bambini, negli adulti e negli anziani. A questo fine in Italia sono attivi alcuni sistemi di “sorveglianza epidemiologica” che forniscono informazioni importanti per dirigere la promozione della corretta alimentazione nelle varie fasce di età e predisporre interventi efficaci di prevenzione. In riferimento ai bambini sono disponibili i dati sull’alimentazione e l’attività fisica forniti dal sistema di sorveglianza OKkio alla Salute e relativi a oltre 40 mila scolari di 8-9 anni. Il 22,9% dei bambini risulta sovrappeso e l’11,1% obeso, anche qui con una distribuzione prevalente nelle regioni del Centro e del Sud. Si può calcolare che, tra gli alunni delle elementari, siano circa 1 milione e 100 mila quelli in eccesso ponderale e quasi 400 mila gli obesi. Invece, per quanto riguarda gli adolescenti italiani, a undici anni è sovrappeso od obeso il 29,3% dei maschi e il 19,5% delle femmine, a quindici anni il 25,6% dei maschi e il 12,3% delle femmine. Lo confermano i dati dello studio Hbsc (Health Behaviour in School-aged Children) raccolti su oltre 77.000 ragazzi di 11-15 anni.41 Popolazione di 8-9 anni 11% 23% Normopeso Sovrappeso Obesi 66% 41 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buonasalute-id4.htm) 18 Popolazione di 11 anni in eccesso di peso 20% Normopeso Maschi Femmine 51% 29% Popolazione di 15 anni in eccesso di peso 12% Normopeso Maschi Femmine 26% 62% 19 5 Conseguenze e complicanze 5.1 Conseguenze psicologiche dell'obesità infantile Se il problema 'peso' è legato o è parte del quadro clinico di una malattia sottostante (la cosiddetta obesità patologica o endogena) si rendono necessari degli esami e una terapia specifica. Nelle ricche società occidentali i bambini/adolescenti obesi hanno generalmente anche problemi psicologici: infatti possono essere discriminati in quanto diversi ed essere emarginati dai coetanei, specie le ragazze nella fase di sviluppo puberale (quando l'immagine corporea diventa così importante!). Per contro, nei Paesi in via di sviluppo come la Cina e alcuni Paesi africani, la collettività sembra dare un giudizio meno negativo nei confronti dei soggetti obesi, che quindi sono meno discriminati.42 5.2 Malattie associate all'obesità infantile Secondo l’Atlante delle malattie cardiache e dell’ictus cerebrale pubblicato dall’OMS, l’alimentazione scorretta e la sedentarietà sono i maggiori responsabili (preceduti solo dal fumo) dei 17 milioni di morti per malattie circolatorie cardiache e cerebrali. Un grosso contributo negativo è dato indubbiamente dall’eccesso di grassi, specialmente da quelli di origine animale (cioè grassi saturi e colesterolo) che aumentano i livelli di lipidi pericolosi nel sangue (LDL) e riducono il colesterolo buono (HDL), favorendo cosi i processi di aterosclerosi. Gli alimenti più ricchi di acidi grassi saturi e colesterolo sono la carne, gli insaccati, i formaggi e gli oli da frittura. Se al consumo di questi alimenti si somma una condizione di sovrappeso o di obesità il rischio per il cuore è incrementato. L’alimentazione influenza anche il rischio di cancro. È stata dimostrata infatti una evidente relazione tra tumori dello stomaco e dell’esofago e un’alimentazione ricca di carne rossa.43 Esiste poi un aggiuntivo rischio di neoplasie dell’apparato digerente 42 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.36-37) 43 Porceddu E., Spadoni M.A., Alimentazione. Patologie connesse con l'alimentazione, Enciclopedia 20 connesso all’assunzione di alcol. Più incerte sono le relazioni tra dieta e tumore della prostata, del rene, della vescica e della mammella. Dopo molte analisi, l’American Institute of Cancer Research (AICR) e il World Cancer Research Fund (WCRF), due autorevoli società scientifiche statunitensi, hanno dunque messo a punto un decalogo di raccomandazioni per la prevenzione del cancro a tavola.44 Durante il periodo dell'adolescenza è già evidente che i bambini più grassi tendono ad avere livelli più elevati di pressione arteriosa, glicemia, insulina e lipidi, in particolare elevati livelli di trigliceridi e di colesterolo a bassa e molto bassa densità (colesterolo cattivo), mentre sono ridotti i livelli di colesterolo ad alta densità (quello buono o protettivo). Anche nell'adolescente sono descritte situazioni di aterosclerosi in rapporto all'obesità addominale e alla resistenza patologica dei vasi periferici. Tale situazione determina una maggiore gittata e una ipertrofia cardiaca, con conseguente ridotta capacità funzionale motoria. La maggior richiesta cardio-respiratoria del bambino obeso fa sì che la sua capacità di camminare sia ridotta a 2/3 rispetto ai controlli normopeso. L'obesità infantile, al pari di quella dell'adulto, determina una ridotta sensibilità insulinica e un aumento dei livelli di insulina, una ridotta tolleranza glucidica e livelli elevati di glicemia a digiuno e post-prandiale. Circa 1/4 dei bambini obesi prepuberi ha una ridotta tolleranza ai carboidrati e un 4% diabete silente. Va ricordato che la ridotta tolleranza ai carboidrati può essere il primo passo verso il successivo sviluppo di diabete di tipo 2 non insulino-dipendente. Le complicanze muscolo-scheletriche non sono frequenti nei bambini con obesità di grado elevato, ma i problemi ortopedici aumentano a lungo termine il rischio di artrosi. Questi bambini sono più spesso soggetti a dolori articolari alle anche, ai piedi e alle caviglie. della Scienza e della Tecnica, 2007 (Retrived from http://www.treccani.it/enciclopedia/alimentazionepatologie-connesse-con-l-alimentazione_(Enciclopedia_della_Scienza_e_della_Tecnica)/) 44 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buonasalute-id4.htm) 21 I problemi respiratori e la dispnea da sforzo possono essere di diverso tipo. L'ostruzione delle vie aeree superiori è motivo di seria preoccupazione. I sintomi più evidenti sono russamento notturno, sonno non riposato, respiro pesante o rumoroso, dispnea a letto, frequente risveglio durante le ore notturne. I sintomi diurni sono cefalea al mattino, stanchezza e sonnolenza durante la giornata, scarsa resa scolastica, scarsa attenzione, problemi di apprendimento e memoria, facile irritabilità. La sindrome può anche determinare uno scompenso cardiaco e ipertensione. Infatti, l'obesità si associa a un aumento dell'iperreattività bronchiale e al reflusso gastro-esofageo. Si determina una riduzione del volume polmonare, un'espansione del torace e un alterato pattern respiratorio, caratterizzato da un'aumentata frequenza respiratoria e da un ridotto volume degli scambi gassosi. I bambini con obesità di grado elevato sono ad alto rischio di sviluppare malattie a carico del fegato e calcoli della colecisti, che possono essere presenti già nel ragazzo adolescente. L'obesità si associa anche a depressione (anche se questa è generalmente una causa piuttosto che una conseguenza), ansietà e altri disturbi psicologici, ridotta autostima, possibilità di scherno da parte dei coetanei e fenomeni di bullismo.45 Secondo Paul Thompson, professore di neurologia della UCLA, in California, l'obesità causerebbe anche una “grave degenerazione” del cervello. Le persone sovrappeso hanno il 4% di tessuto cerebrale in meno e il loro cervello sembrerebbe più vecchio di 8 anni. Thompson ha trovato perdita di tessuto nelle aree addette al ragionamento più elaborato: problem-solving, controllo del linguaggio e degli impulsi, memoria e navigazione spaziale, apprendimento e funzioni motorie.46 45 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.37-38-39) 46 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (p.12) 22 5.3 Uno sguardo d'insieme Conseguenze e complicanze dell'obesità47 Mal di schiena Aumentato carico meccanico Disturbi ortopedici Apnee del sonno e disturbi respiratori Scarsa tolleranza all'esercizio fisico Gastrointestinali Calcolosi biliare Steatoepatite Dislipidemie, Diabete di 2° tipo Morbilità e mortalità cardiovascolare Ipertensione Alterazioni cutanee Policistosi ovarica (femmine) Influenza sullo sviluppo puberale Ipogonadismo (maschi) Compromissione della fertilità Aumento della velocità di crescita Bassa autostima Psico-sociali Depressione Disturbi del Comportamento alimentare Rischio aumentato per alcune neoplasie Degenerazione del cervello Perdita di tessuto nelle aree addette al ragionamento più elaborato 47 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (p.33) 23 6 Caregiver 6.1 Caratteristiche del caregiver Dall'inglese “persona che presta le cure” ossia un individuo responsabile che si prende cura di un soggetto dipendente e/o disabile. Si distinguono il caregiver formale (figure professionali) e il caregiver informale o primario (coniuge, figlio/a, genitore, più raramente un altro familiare, a volte un amico). Nell'80% dei casi, per il suo ruolo sociale e la sopravvivenza più elevata, il caregiver è una donna.48 Da Vivalavita Onlus: <<Dopo molti anni di attività, possiamo oggi riassumere la nostra esperienza nella definizione di un obiettivo che sopra ad ogni altro intendiamo perseguire. Cominciamo dal lessico: “caregiver” non è ancora entrato nel nostro dizionario, ma in italiano vuol dire "colui che presta le proprie cure a qualcun altro". Non si tratta di un mestiere, ma di una missione, di una vocazione, di una scelta. Tutto ciò è dettato dal fatto che si hanno dei rapporti d'amore con altri esseri umani, padri, figli, mariti, mogli, parenti. Diventare caregiver è qualcosa che accade nella vita senza che noi in alcun modo possiamo sceglierlo. È un destino. Se un nostro congiunto si ammala gravemente e ha bisogno di cure noi diventiamo il suo caregiver. Nessuno ci paga per esserlo, passiamo le nostre giornate a prenderci cura di quella persona con l'amore che è proprio del nostro rapporto e non solo le giornate, ma anche le notti, e non ci sono giorni in cui il nostro lavoro è sospeso perché è un'attività continuativa che dura 24 ore, tutti i giorni del mese, tutti i mesi dell'anno.>>49 48 Il caregiver, Sabrina Pellachin, AOU San Giovanni Battista, Torino 49 La centralità del caregiver, l'obiettivo dell'azione di Viva la Vita (Retrived from http://www.wlavita.org/01_associazione/caregiver.html) 24 6.2 Importanza del ruolo del caregiver Ai fini della comprensione dell'importanza del ruolo del caregiver all'interno del rapporto sociale con il bambino, ci sembra giusto citare la figura di John Bowlby. Bowlby e la Teoria dell'attaccamento John Bowlby (Londra, 1907 – Isola di Skye, 1990) è stato uno psicologo e psicanalista britannico che ha elaborato la “Teoria dell'attaccamento”, interessandosi in particolare agli aspetti che caratterizzano il legame madre-bambino e quelli legati alla realizzazione dei legami affettivi all'interno della famiglia. Il rapporto per l'Organizzazione Mondiale della Sanità Nel 1950 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si rivolse a Bowlby per affidargli la direzione di una ricerca su bambini che avevano perso la propria famiglia. Il rapporto, redatto nel 1951 con il titolo “Maternal Care and Mental Health”, era fondato su due concetti: l’insufficienza di cure materne e la mancanza di cure materne. Bowlby dimostrava che, se un bambino vive l'esperienza di privazione e di carenza totale di cure materne, la sua crescita fisica, cognitiva ed emotiva, rimane segnata anche nell’età adulta; uno sviluppo appropriato dell’Io si verifica solo se i legami relazionali si caratterizzano con soddisfacimento, stabilità e durevolezza, poiché lo sviluppo dell'Io è funzionalmente legato alla natura delle prime relazioni significative del bambino. L'opera principale: “Attaccamento e Perdita” Una volta concluso il lavoro per l’OMS, gli studi di Bowlby si volsero ad indagare quali potessero essere le caratteristiche e lo sviluppo del legame che si instaura fra madre e bambino. Le ricerche, rigorose e confermate sperimentalmente, portarono Bowlby a formulare la Teoria dell’Attaccamento; i tratti peculiari di questa teoria vennero dapprima pubblicati sul “The International Journal of Psychoanalysis” in tre articoli, che, in seguito ulteriormente ampliati, diventarono i volumi della trilogia 25 “Attaccamento e Perdita”. La teoria Il termine “attaccamento” può essere interpretato in tre diversi modi: a) comportamento di attaccamento; b) sistema comportamentale di attaccamento; c) legame d'affetto. Il termine rimanda alla condizione di “attaccamento relazionale” di un soggetto: il sostenere che un bambino “ha un attaccamento” vuol dire che egli avverte il bisogno di percepire la vicinanza ed il contatto fisico con una persona di riferimento. Uno degli aspetti più importanti della teoria è il riconoscimento della componente biologica del legame di attaccamento. Il comportamento di attaccamento ha infatti come funzione quella di garantire la vicinanza e la protezione della figura di attaccamento. Tali legami svolgono quindi una funzione fondamentale per la sopravvivenza dell'individuo. Secondo Bowlby, l’attaccamento è un qualcosa che, non essendo influenzabile da situazioni momentanee, perdura nel tempo dopo essersi strutturato nei primi mesi di vita intorno ad un'unica figura; è molto probabile che tale legame si instauri con la madre, dato che è la prima ad occuparsi del bambino, ma, come Bowlby ritiene, non sussiste nessun dato che avalli l’idea che un padre non possa diventare figura di attaccamento nel caso in cui sia lui a dispensare le cure al bambino. La qualità dell'esperienza definisce la sicurezza d'attaccamento in base alla sensibilità e disponibilità del caregiver e quindi la formazione di modelli operativi interni (MOI), che andranno a definire i comportamenti relazionali futuri. Fasi dello sviluppo dell'Attaccamento Bowlby riteneva che l’attaccamento si sviluppasse attraverso alcune fasi, e che potesse essere di tipo “sicuro” o “insicuro”. Un attaccamento di tipo sicuro si ha se il bambino sente di avere dalla figura di riferimento protezione, senso di sicurezza, affetto; in un attaccamento di tipo insicuro invece il bambino riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti 26 come instabilità, prudenza, eccessiva dipendenza, paura dell’abbandono.50 Il periodo sensibile (termine preso a prestito dall’etologia) durante il quale il bambino costruisce il legame di attaccamento è quello del primo anno di vita. Dal punto di vista teorico, tale assunto stabilisce che il bambino costruisce una relazione con i suoi caregivers non spinto dalla fame o da altri bisogni fisiologici legati agli istinti, ma fondamentalmente da quella relazione che gli fornisce un contesto per “sentirsi al sicuro”. Per raggiungere tale equilibrio il bambino mette in atto un insieme di comportamenti innati, detti comportamenti di attaccamento, che tendono a far sì che l’adulto si avvicini e stabilisca un contatto diretto utilizzando segnali come il sorriso, la vocalizzazione, il pianto, il sollevare le braccia, azioni tutte volte alla ricerca della sicurezza/base sicura, che va oltre al vincolo amorevole tra genitore e figlio, e quindi, non collocabile solamente nell’area dei bisogni. La necessità di individuare i tipi di attaccamento durante la prima infanzia ha portato una ricercatrice, Mary Ainsworth, ad elaborare una procedura standardizzata, in cui il bambino è sottoposto a situazioni di stress non familiare (Strange situation).51 Altre teorie e studi In letteratura si rileva la presenza di molti studi volti a comprendere la correlazione tra l’instaurarsi di stili di attaccamento di tipo insicuro o disorganizzato e comportamenti alimentari disfunzionali, con particolare riferimento alla patologia anoressica e a quella bulimica52; sono invece relativamente poche le ricerche che hanno indagato questa correlazione riguardo l’obesità. È opportuno fare una breve digressione sul significato che il nutrimento assume fin dalla nascita all’interno della diade madre-bambino. Sander (1964; 1977; 1988) elabora la teoria della regolazione del Sé durante 50 Frank C.P. Van der Horst (2012), John Bowlby: dalla psicoanalisi all'etologia. Milano, Raffaello Cortina Editore (Retrived from http://it.wikipedia.org/wiki/John_Bowlby) 51 Attaccamento madre-bambino, attaccamento e modelli operativi interni (Bowlby) (Retrived from http://www.giovannibertanza.it/glossario/attaccamento_madre-bambino_3.php) 52 Oshaugnessy R., Dallos R., Attachment research and eating disorders: a rewiew of the literature Denford, Clinical Child Psychology and Psychiatry,2009; 14(4):559-574 27 l’infanzia, ipotizzando che i ritmi biologici (fra cui quello di fame-sazietà) vengano regolati in senso diadico attraverso il ruolo decisivo del caregiver. Sulla stessa linea teorica, Stern (1998) parla di “sintonizzazione affettiva”, riferendosi alla capacità materna di cogliere ed entrare in sintonia con gli stati d’animo del bambino. L’autore considera la nutrizione un’attività vitale per l’instaurarsi di una relazione tra madre e bambino, in quanto costituisce una delle prime attività sociali ricorrenti, un’occasione che permette ripetuti contatti faccia a faccia della madre con il bambino. Tra i teorici dell’attaccamento, già Mary Ainsworth riconosce all’alimentazione il primo stimolo comunicativo tra mamma e figlio, attribuendovi un significato interpersonale. Infatti alla base dell’assunzione di cibo vi sarebbe sempre una necessità di cooperazione con un’altra persona, in questo caso la madre.53 53 Ainsworth M.D., Bell S. M., Attachment, exploration, and separation: illustrated by the behavior of one-year-olds in a strange situation, child Development, 1970; 41:49-67 28 7 Alimentazione equilibrata ed abitudini alimentari 7.1 L'alimentazione come stile di vita per una buona salute Lo stretto legame del binomio “alimentazione e buona salute” è sottolineato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che considera nutrizione adeguata e salute diritti umani fondamentali. L’alimentazione è uno dei principi che maggiormente influenzano lo sviluppo, il rendimento e la produttività delle persone, la qualità della vita e le condizioni psico-fisiche con cui si sostiene l’invecchiamento. Inoltre una dieta corretta è un ottimo strumento per la prevenzione e il trattamento di molte malattie. Diffusione nel mondo delle abitudini alimentari non corrette Il termine “globesity”, coniato per indicare una “globale e crescente epidemia di sovrappeso e obesità” che minaccia la salute della popolazione mondiale è dovuto alla diffusione crescente del sovrappeso e dell’obesità nel mondo. In Europa, l’OMS segnala che la frequenza dell’obesità è triplicata negli ultimi due decenni e ha ormai raggiunto proporzioni epidemiche. A peggiorare la situazione c’è poi la sedentarietà. Sempre l’OMS stima infatti che circa il 41% degli europei non svolga alcuna attività fisica moderata durante la settimana e questo incrementa il rischio di malattie croniche.54 Fattori di un’alimentazione non corretta Lo squilibrio tra apporto calorico e dispendio energetico, che consiste in un eccesso relativo del primo e che conduce all’accumulo di grasso è l’errore alimentare più comune. Un importante contributo all’aumento del peso è dato da uno stile alimentare tipico dei fast food: porzioni molto abbondanti e a poco prezzo a difetto della qualità degli alimenti, con mancanza di frutta e verdura e alimenti freschi. E’ stato dimostrato che gli alimenti più preziosi per la salute (frutta e verdura, in generale tutti gli alimenti freschi) incidono sulla spesa domestica e le persone economicamente svantaggiate sono portate a scegliere alimenti meno costosi 54 Caballero B., The global epidemic of obesity: An overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5. 29 (conservati e quindi con alto contenuto di grassi saturi e sale). Un’altra abitudine alimentare non salutare, ma della quale le persone hanno poca consapevolezza (iperconsumo passivo), è il consumo fuori pasto di cibi altamente energetici e di bevande zuccherate che non è in risposta ad una reale necessità dell’organismo ma è legata alla costante offerta di alimenti e bevande proposta dalla pubblicità, specie della televisione, che promuove selettivamente alimenti calorici, ricchi di grassi, sale e zuccheri e bevande zuccherine. Soprattutto i bambini e le classi sociali svantaggiate rappresentano il bersaglio di queste forme di approvazione di abitudini alimentari non corrette. D’altra parte sono sempre più evidenti le prove che le abitudini alimentari acquisite nell’infanzia permangono solitamente per tutta la vita. La famiglia (in particolare la figura materna) e la scuola hanno quindi un ruolo determinante nell’influenzare le scelte alimentari future. La scuola può collaborare distribuendo una merenda bilanciata a metà mattina, impostando menù sani nelle mense scolastiche, eliminando spuntini e bevande caloriche dai distributori automatici ed effettuando almeno le due ore di attività motoria suggerite dal curriculum scolastico a tutti gli alunni. Nell'ambiente scolastico sta assumendo sempre più importanza il cosiddetto obesity bias, ossia l'abitudine di giudicare negativamente una persona in sovrappeso e ciò ha come conseguenze derisione e critiche emotivamente dannose per i bambini e gli adolescenti coinvolti. Alimenti da preferire e da limitare per una dieta sana I grassi sono un importante elemento della dieta, ma bisogna limitarne la quantità e soprattutto sceglierne la qualità. I grassi rappresentano circa un terzo delle calorie da assumere quotidianamente, e di questi vanno privilegiati i grassi essenziali insaturi (omega-3 e omega-6 presenti negli oli di semi e d'oliva e nel pesce) e limitati i grassi animali. Per quel che riguarda i carboidrati, è raccomandato soprattutto il consumo di quelli complessi (ricchi di amido e contenuti nei cereali, pasta, riso, legumi secchi e patate) e la limitazione dei carboidrati semplici (il glucosio, il saccarosio e il fruttosio presenti in dolci, merendine e snack). L’eccessiva assunzione di zuccheri semplici 30 nell’infanzia e il mancato consumo della colazione devono essere corretti perchè rappresentano, insieme alla sedentarietà e allo scarso introito di frutta e verdura, un fattore di rischio per sovrappeso e obesità. Numerosi studi indicano che un intenso consumo di frutta e verdura fresca, ma anche di cereali e legumi, riduce il rischio cardio e cerebrovascolare (e la mortalità per queste cause), nonchè la probabilità di insorgenza di tumori del colon-retto e del polmone. Parte dei benefici derivanti dagli ortaggi è legata anche alla presenza di fibra alimentare, il cui apporto raccomandato è circa 30 g al giorno. La fibra alimentare regola l’assorbimento di zuccheri e grassi e quindi i livelli di glucosio e grassi ematici, inoltre aumenta il senso di sazietà. Infine, con la frutta e la verdura, è importante l’apporto di micronutrienti, quali vitamine, sostanze antiossidanti e sali minerali. Si calcola che se ogni cittadino dell’Unione Europea consumasse 600 grammi di frutta e verdura al giorno, si eviterebbero più di 135 mila morti all’anno per malattie cardiovascolari. La quantità minima consigliata è una soglia di 400 grammi al giorno, corrispondente a circa 5 porzioni (five a day).55 55 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buonasalute-id4.htm) 31 La ripartizione ideale degli alimenti e delle calorie56,57 In una dieta equilibrata le calorie dovrebbero provenire: • per circa il 55-60% dai carboidrati • per il 28-30% dai grassi • per il 10-12% dalle proteine Per gruppi di alimenti Le calorie giornaliere devono essere introdotte: • per il 20% a colazione • per il 40% a pranzo • per il 30% a cena • per il 5% a metà mattina • per il 5% a metà pomeriggio. Nell’arco della giornata Per quanto frutta e verdura diano un contributo considerevole all’organismo per la loro ricchezza di vitamine e sali minerali, l’abitudine in costante crescita di aggiungere alla dieta integratori alimentari (a base di vitamine del gruppo A, B, C, E, di folati e beta carotene con o senza l’aggiunta di minerali) ha fatto discutere la comunità scientifica. Infatti non è provato un loro effetto sulla riduzione del rischio di malattie cardiache e tumori e sono emersi dei probabili rischi. In merito all’utilizzo degli integratori alimentari il Ministero della Salute ha emanato nel 2002 una Circolare in cui si sostiene che un regime alimentare con un’adeguata e variata combinazione di alimenti permette di soddisfare il fabbisogno nutrizionale di tutta la popolazione. La stessa Circolare specifica che l’impiego degli integratori non va inteso come un mezzo per correggere comportamenti alimentari inadeguati (per esempio diete ipocaloriche molto rigide). 56 INRAN, Linee guida per una sana alimentazione italiana (Retrived from una sana alimentazione italiana (Retrived from http://www.inran.it/648/linee_guida.html) 57 INRAN, Linee guida per http://www.inran.it/358/31/news/ecco-la-nuova-piramide-alimentare--della--dieta-mediterranea.html) 32 Modelli di alimentazione salutare da proporre La dieta mediterranea è un sistema nutrizionale caratterizzato dall’assunzione di frutta, verdura e cibi contenenti amidi non raffinati, che è conforme ai requisiti di un’assunzione equilibrata di nutrienti. Il termine “dieta” non deve ingannare perchè non si tratta solo di uno specifico regime, ma di un insieme di abitudini alimentari rafforzate dalla tradizione e seguite dai popoli della regione mediterranea. Le prime segnalazioni di benefici per la salute derivanti dalla dieta mediterranea risalgono agli anni ’80, quando è stata dimostrata una riduzione delle malattie cardiovascolari e dell’ictus, ma anche di tumori (soprattutto dell’apparato digerente). Una prova dei potenziali vantaggi della dieta mediterranea è anche il fatto che italiani, spagnoli e francesi sono tra le popolazioni più longeve in Europa. L’azione protettiva dipende da un migliore controllo del metabolismo dei grassi e degli zuccheri con esisti favorevoli sia sul minore accumulo di tessuto grasso che sul mantenimento di una maggiore integrità dei vasi sanguigni. Chi, oltre a seguire la dieta mediterranea, pratica anche livelli adeguati di esercizio fisico, non fuma o non consuma quantità eccessive di alcol, riduce di circa il 50% la probabilità di morire per malattie cardiache o tumori. La dieta mediterranea è rappresentata con una piramide alimentare in cui trovano spazio gruppi di alimenti e raccomandazioni nutrizionali per tutta la popolazione adulta dai 18 ai 65 anni. Alla base della piramide ci sono le raccomandazioni a stili di vita salutari e a bere molta acqua. Seguono poi, dalla base verso l’apice, gli alimenti che devono far parte di tutti i pasti della settimana, quelli che vanno introdotti ogni giorno ma non necessariamente in tutti i pasti e, infine, i cibi che si devono introdurre durante la settimana, variando ogni volta la composizione dei pasti. In cima alla piramide sono collocati gli alimenti di cui non bisogna abusare. Pesce, legumi, verdure, frutta fresca e secca, olio d’oliva come fonte prevalente di grassi, prodotti di stagione non processati e limitate quantità di vino sono la chiave per una buona salute. Allo stesso modo, occorre ridurre l'assunzione di sale, carni rosse, insaccati e condimenti di origine animale. Secondo il principio dell’OMS “Meno alcol è meglio” è consigliata massima cautela e moderazione nell’assunzione di alcol. Il consumo di bevande alcoliche è invece assolutamente da evitare in 33 giovane età, gravidanza e allattamento.58 La piramide alimentare59 Come si comportano gli italiani a tavola e sulla bilancia Malgrado gli italiani abbiano una larga disponibilità degli alimenti raccomandati dalla dieta mediterranea, meno del 10% assume almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura. Questo obiettivo ottimale è conseguito più frequentemente dalle donne tra i 50 e i 69 anni e con alto livello di istruzione. Circa il 40% si assesta sulle 3-4 porzioni e il 97% consuma almeno una porzione al giorno. 58 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buonasalute-id4.htm) 59 INRAN, Linee guida per una sana alimentazione italiana (Retrived from http://www.inran.it/358/31/news/ecco-la-nuova-piramide-alimentare--della--dieta-mediterranea.html) 34 L’85,5% degli italiani mangia almeno una porzione di pane, pasta o riso al giorno. Tra le carni sono preferite, nella misura di “qualche volta la settimana” quelle bianche (79%), seguite dalle carni bovine (72%), dai salumi e dalla carni di maiale (61% e 46%). Il consumo di pesce (60% in media) mostra un’ampia variabilità regionale. All'interno della fascia giovanile si registra purtroppo la tendenza crescente al consumo di alcolici fuori pasto, aperitivi alcolici e superalcolici. Sempre nei giovani il consumo di carne è troppo elevato rispetto alle raccomandazioni, mentre quello di pesce è modesto. Fondamentali sono le informazioni di OKkio alla Salute sulla qualità delle scelte alimentari. É risultato che un bambino su dieci non fa colazione; uno su tre fa una colazione scorretta (sbilanciata in termini di carboidrati e proteine); sette su dieci eccedono nella merenda di metà mattina; uno su quattro non assume quotidianamente frutta e verdura; quasi un bambino su due beve quotidianamente bevande zuccherate e/o gassate. La situazione è peggiorata dal fatto che il 36% delle madri di bambini in sovrappeso od obesi non è consapevole o sottovaluta la condizione del proprio figlio. Inoltre, un bambino su cinque pratica sport per non più di un’ora la settimana e circa una madre su due ritiene che il proprio figlio, anche se poco attivo, svolga un’attività motoria sufficiente. Solo un bambino su quattro si reca a scuola a piedi o in bicicletta. Infine, quasi un bambino su due abusa di televisione e di videogiochi (oltre tre ore al giorno), abitudine favorita dal fatto che la metà dei bimbi dispone di un televisore in camera. Sebbene sia chiaro il ruolo determinante della scuola per influenzare i comportamenti alimentari e favorire l’attività fisica, solo il 68% delle scuole possiede una mensa e il 38% prevede la distribuzione della merenda di metà mattina con alimenti salutari (frutta, yogurt ecc.). Inoltre, il 34% delle classi svolge meno di due ore di attività motoria a settimana. Invece, per quanto riguarda gli adolescenti italiani, un giovane su quattro tra gli 11 e i 15 anni salta la colazione; pochi consumano la frutta (20%) e la verdura (11%) più volte al giorno; più del 25% consuma bevande zuccherate e circa il 35% mangia dolci almeno una volta al giorno. 35 Iniziative in atto in Italia per promuovere un’alimentazione sana Poichè è ormai noto che le malattie legate all’alimentazione sono una seria minaccia per la salute pubblica, in Italia, come in Europa, sono messe in atto iniziative coordinate a livello nazionale e non di esclusiva competenza sanitaria. Il piano d’azione europeo dell’OMS ha individuato quattro interventi chiave per promuovere un’alimentazione sana: • ridurre del 10% l’assunzione di grassi saturi • ridurre del 10% l’apporto di energia dagli zuccheri • assumere 400 g al giorno di frutta e verdura • assumere al massimo 5 g al giorno di sale. Il programma italiano “Guadagnare Salute” è conforme alla strategia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie croniche e degenerative attraverso la promozione di comportamenti e stili di vita salutari. Tale programma si basa su un accordo tra il Governo, le Regioni e le Provincie autonome e coinvolge ben 9 Ministeri e si propone di intervenire su quattro fattori di rischio modificabili (fumo, alcol, sedentarietà, alimentazione scorretta) assicurando ai cittadini comunicazione, informazione ed educazione complete su questi temi. La comunicazione, in particolare, è un elemento privilegiato in quanto strumento importante di conoscenza per cittadini e operatori, in grado di veicolare informazioni corrette anche attraverso messaggi semplici (per esempio, il messaggio “5 al giorno”: almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno). Tra le iniziative più interessanti “Poco sale per…Guadagnare Salute” ha come scopo la promozione di un’alimentazione povera di sale. Si tratta di un accordo sottoscritto nel 2010 tra i panificatori italiani e il Ministero della Salute per la riduzione progressiva del sale nel pane. Data l’importanza di informare ed educare le generazioni più giovani, il Ministero della Salute, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, l’Istituto Superiore di Sanità e le Regioni hanno elaborato e distribuito materiali di comunicazione e informazione, tra cui depliant per i genitori e i kit di “Canguro SaltaLaCorda” e “Forchetta e Scarpetta” per bambini della scuola primaria. Questo strumento da usare in classe è composto da 5 unità didattiche dedicate alla sana 36 alimentazione, all’importanza della colazione e di una vita attiva, alla promozione del consumo di frutta e verdura, al movimento a scuola e a casa. Infine a partire dal 2009 il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha aderito al programma comunitario “Frutta nelle scuole”, distribuendo frutta per la merenda ai bambini della scuola primaria.60 7.2 Valori dietetici di riferimento e linee guida dietetiche Una dieta equilibrata è quella che apporta le giuste quantità di nutrienti ed energia per la salute e il benessere. I valori dietetici di riferimento (DRV) costituiscono l’insieme completo di raccomandazioni e valori nutrizionali di riferimento, come gli apporti di riferimento della popolazione, il fabbisogno medio, il livello di assunzione adeguato e la soglia inferiore di assunzione. L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) stabilisce valori dietetici di riferimento per l’assunzione di nutrienti61 26 marzo 2010 Il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui prodotti dietetici, l’alimentazione e le allergie ha definito i valori dietetici di riferimento (DRV) per le assunzioni di carboidrati, fibre alimentari, grassi e acqua. I valori dietetici di riferimento rappresentano la quantità di un singolo nutriente che è necessario assumere per avere buona salute a seconda dell’età e del sesso. Le conclusioni del gruppo di esperti scientifici • L’assunzione di carboidrati totali, compresi i carboidrati derivati da alimenti amidacei come patate e pasta, e dai carboidrati semplici come gli zuccheri, dovrebbe oscillare tra il 45 e il 60% dell’assunzione totale di energia sia per gli adulti che per i bambini; 60 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buonasalute-id4.htm) 61 EFSA, notizie ed eventi (Retrived from http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/130110.htm) 37 • per quanto concerne gli zuccheri si ritiene che il consumo frequente di cibi a elevato tenore zuccherino aumenti il rischio di carie dentaria. I dati evidenziano anche il legame tra gli apporti elevati di zuccheri sotto forma di bevande zuccherate e l’incremento di peso; • l’assunzione di 25 grammi al giorno di fibre alimentari è sufficiente per una normale funzione intestinale negli adulti. Inoltre è provato che negli adulti si riscontrano benefici per la salute associati a maggiori assunzioni di fibre alimentari (ad es. riduzione del rischio di cardiopatie, diabete di tipo 2 e mantenimento del peso); • le prove relative al ruolo dell’indice glicemico e del carico glicemico nel mantenimento del peso e nella prevenzione di malattie legate all’alimentazione non sono ancora ben sviluppate; • le assunzioni di grassi dovrebbero variare tra il 20% e il 35% dell’assunzione totale di energia, con valori diversi per lattanti e bambini; • vi sono buoni motivi per ritenere che maggiori assunzioni di grassi saturi e grassi trans portino ad un aumento dei livelli di colesterolo nel sangue, che può causare l'insorgenza di cardiopatie. I responsabili politici dovrebbero prendere in considerazione la limitazione dell’assunzione di grassi trans e saturi, sostituibili con acidi grassi mono e polinsaturi, al momento di definire raccomandazioni nutrizionali e sviluppare linee guida dietetiche sugli alimenti a livello nazionale; • l’assunzione di 250 mg al giorno di acidi grassi omega-3 a catena lunga negli adulti può ridurre il rischio di cardiopatie; • quanto all’acqua, si ritiene adeguata un’assunzione giornaliera di 2,0 litri per le donne e di 2,5 litri per gli uomini. L'EFSA stabilisce il fabbisogno medio di apporto energetico 10 gennaio 2013 L'EFSA ha fissato il fabbisogno medio (AR) di apporto energetico per adulti, neonati e bambini, nonché per donne in gravidanza e allattamento. L'AR fornisce una stima quanto più accurata possibile dei fabbisogni calorici di gruppi di popolazione 38 all'interno dell'Europa e aiuterà le istanze politiche a elaborare programmi nutrizionali nonché a promuovere la salute pubblica, inclusa la definizione di linee guida dietetiche. I fabbisogni energetici medi dei gruppi di età e sesso specificati in basso sono stati calcolati tenendo conto dei diversi livelli di attività fisica e si basano su un indice di massa corporea normale di 22 kg/m2. Ad esempio, il gruppo di esperti scientifici ha fissato i seguenti AR, basati su uno stile di vita moderatamente attivo.62 Fabbisogno energetico giornaliero medio63 Ragazze/ragazzi Donne/uomini Età AR (Kcal/giorno) 6 1500-1600 12 2000-2200 17 2300-2900 30-39 2000-2600 50-59 2000-2500 70-79 1800-2300 62 EFSA, notizie ed eventi (Retrived from http://www.efsa.europa.eu/it) 63 EFSA, notizie ed eventi (Retrived from http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/130110.htm) 39 8 Censimento ed analisi delle ricette dei programmi tv di cucina 8.1 Benedetta Parodi "La semplicità in cucina" Biografia: Benedetta Parodi nasce il 6 agosto del 1972 ad Alessandria. Sorella di Roberto, giornalista e scrittore e di Cristina Parodi, per anni giornalista del Tg5 e volto storico del rotocalco rosa "Verissimo", Benedetta si laurea all'Università degli Studi di Milano in Lettere Moderne nel 1997, per poi diventare giornalista professionista due anni più tardi. Entrata in Mediaset nella redazione di "Studio Aperto", diventa una delle conduttrici di punta dell'edizione meridiana del telegiornale di Italia 1, ma talvolta le viene affidata anche la conduzione dell'edizione della sera. Abbandonata la scrivania, alla fine del 2008 diventa la protagonista di "Cotto e mangiato", rubrica culinaria che va in onda tutti i giorni all'interno dell'edizione di Studio Aperto delle 12.25. Registrato direttamente nella cucina della sua abitazione, "Cotto e mangiato" vede la Parodi alle prese ogni giorno con una ricetta diversa, preparata in maniera semplice e veloce. La trasmissione diventa nel giro di breve tempo un fenomeno televisivo importante, al punto che la Parodi nel 2009 pubblica per Vallardi un libro intitolato "Cotto e mangiato" che raccoglie tutte le ricette presentate nel programma. Il libro vende 40 addirittura 800mila copie, e viene seguito da una seconda pubblicazione, "Benvenuti nella mia cucina" (la frase con cui la Parodi all'inizio della rubrica accoglie i telespettatori), sempre per Vallardi. Nel 2011, la giornalista lascia Italia 1 e Mediaset, e trasloca su La7, dove le viene affidato un altro programma di cucina, "I menù di Benedetta", della durata di un'ora. La trasmissione, tuttavia, non incontra il successo di pubblico sperato, non riuscendo a oltrepassare il 3% di share né nella collocazione meridiana né nella collocazione pomeridiana. "I menù di Benedetta", comunque, viene confermato anche per il 2012, anno in cui Benedetta viene raggiunta, sull'emittente di Telecom Italia Media, dalla sorella Cristina, che su La7 condurrà un programma pomeridiano. Nel frattempo, la più giovane delle sorelle Parodi pubblica il suo terzo libro, "I menù di Benedetta", edito questa volta da Rizzoli. Sposata con Fabio Caressa, giornalista di Sky Sport, Benedetta Parodi ha tre figli: Diego, Eleonora e Matilde.64 Bilancio 2012-2013, Benedetta Parodi, I menu di Benedetta su La 7: Partiamo dal dato medio per la replica del mezzogiorno che risulta essere pari a 275.000 telespettatori e l’1,83% di share, su una durata media di 55 minuti dalle ore 12:30. La puntata più vista è stata quella andata in onda il 24 gennaio 2013, che ottenne una media di 406.000 telespettatori ed il 2,56% di share. 65 La meno vista fu quella andata in onda il giorno di capodanno che portò a casa 140.000 telespettatori e lo 0,84% di share. La media della stagione precedente delle repliche del mezzogiorno dei Menu di Benedetta fu di 319.000 telespettatori ed il 2,35% di share. Vediamo ora la composizione del pubblico che ha seguito quest’anno la replica del mezzogiorno del programma condotto da Benedetta Parodi. Partiamo dal sesso, dove vediamo una netta prevalenza di pubblico femminile nella misura del 70,78% a fronte del 29,22% di pubblico maschile. Per quel che riguarda l’età, partiamo dallo 0,73% della fascia 4-7 anni, 1,43% 8-14 anni, 4,97% 15-24 anni, 14,46% 25-34 anni, 13,95% 35-44 anni, 21,62% 45-54 anni, 16,82% 55-64 anni e per il 26,01% dagli 64 Benedetta Parodi, la semplicità in cucina (Retrived from http://biografieonline.it/biografia.htm? BioID=2998&biografia=Benedetta+Parodi) 65 Focus ascolti – Bilancio stagione 2012-2013: I menù di Benedetta (La7) (Retrived from http://www.tvblog.it/post/373091/focus-ascolti-bilancio-stagione-2012-2013-i-menu-di-benedetta-la7) 41 over 65. Per livello d’istruzione, abbiamo per l’1,87% nessuno, 12,60% elementare, 32,73% media inferiore, 42,58% media superiore e per il 10,21% laurea. La regione italiana in cui I menu di Benedetta ha ottenuto la percentuale di share più alta risulta essere il Molise con il 4,92% di share, seguito dalla Valle D’Aosta con il 3,89% ed il Friuli Venezia Giulia con il 3,22% di share. La regione in cui ha ottenuto lo share più basso è la Campania con lo 0,82%, seguita dalla Puglia con lo 0,93% e dalle Marche con l’1,02% di share.66 66 Focus ascolti – Bilancio stagione 2012-2013: I menù di Benedetta (La7) (Retrived from http://www.tvblog.it/post/373091/focus-ascolti-bilancio-stagione-2012-2013-i-menu-di-benedetta-la7) 42 Ricette su La7.67 Si propongono 5 ricette di Benedetta Parodi. I) Gnocchi al gorgonzola (Puntata del 16/08/2013) Ingredienti: 250 g. patate, 100 g. farina, sale, 100 g. gorgonzola, latte. Preparazione: schiacciare le patate, unire la farina e il sale, impastare, formare dei rotolini e ritagliare gli gnocchi, modellarli con la forchetta; per la salsa: sciogliere il gorgonzola con il latte; cuocere gli gnocchi, condirli delicatamente con la salsa. Calcolo calorico: 250 g. patate (77 Kcal/100 g.) -> 192,5 Kcal 100 g. farina 340 Kcal 100 g. gorgonzola 353 Kcal TOTALE: 885,5 Kcal Note: Nella puntata non si accenna alla porzione ma, dati i 250 g. di patate e i 100 g. di farina, si suppone sia una quantità per 2 persone. Partendo dal presupposto che l'EFSA indica che il fabbisogno giornaliero medio per un adulto è di 2000-2600 Kcal, per effettuare la nostra analisi consideriamo il limite minimo, ossia 2000 Kcal al giorno. Calcoliamo i contributi dei vari pasti: 20% colazione (400 Kcal), 5% spuntino (100 Kcal), 40% pranzo (800 Kcal), 30% cena (600 Kcal). La quota calorica a persona di questa ricetta è pertanto di 442,5 Kcal e considerando che per il pranzo si dovrebbero assumere 800 Kcal ca., tale ricetta potrebbe essere un buon primo piatto per il pranzo. 67 La7, I menù di Benedetta (Retrived from http://www.la7.it/imenudibenedetta) 43 II) Trofie carciofi ricotta e mandorle (Puntata del 13/09/2013) Ingredienti: 4 carciofi, 50 g. mandorle, olio, prezzemolo, 2 spicchi di aglio, sale, 250 g. trofie, 250 g. ricotta, 30 g. pecorino, pepe, acqua di cottura. Preparazione: pulire i carciofi e affettarli; tritare grossolanamente le mandorle e tostarle in padella; rosolare il prezzemolo con olio e aglio e unire i carciofi, facendoli saltare, salare; lessare le trofie; amalgamare la ricotta con pecorino, pepe e un filo d'olio; scolare la pasta, ripassarla in padella con i carciofi, unire le trofie e la ricotta, mantecando con un pò di acqua di cottura; completare con pepe, mandorle e un pò di prezzemolo. Calcolo calorico: 4 carciofi, 600 g. (47 Kcal/100 g.) -> 282 Kcal 50 g. mandorle (595 Kcal/100 g.) -> 297,5 Kcal 250 g. trofie (276 Kcal/100 g.) -> 690 Kcal 250 g. ricotta (138 Kcal/100 g.) -> 345 Kcal 30 g. pecorino (387 Kcal/100 g.) -> 116,1 Kcal TOTALE: 1730,6 Kcal Note: Nella puntata non si accenna alla porzione ma, dati i 250 g. di trofie, si suppone sia una quantità per 3 persone. Partendo dal presupposto che l'EFSA indica che il fabbisogno giornaliero medio per un adulto è di 2000-2600 Kcal, per effettuare la nostra analisi consideriamo il limite minimo, ossia 2000 Kcal al giorno. Calcoliamo i contributi dei vari pasti: 20% colazione (400 Kcal), 5% spuntino (100 Kcal), 40% pranzo (800 Kcal), 30% cena (600 Kcal). La quota calorica a persona di questa ricetta è pertanto di 576,7 Kcal e considerando che per il pranzo si dovrebbero assumere 800 Kcal ca., tale ricetta potrebbe essere un buon primo piatto per il pranzo, anche se abbastanza calorico e pesante. 44 III) Straccetti alla senape (Puntata del 5/09/2013) Ingredienti: 1 spicchio d'aglio, olio, 2 peperoncini, 200 g. carpaccio di vitello, sale. Per la salsa: senape, aceto balsamico, salsa worchester, aceto bianco, curcuma, acqua calda, olio, rosmarino. Per completare: riso pilaf, spinaci lessi, parmigiano. Preparazione: Rosolare in padella con l'olio, l'aglio e i peperoncini, poi gli straccetti; in un altro tegame preparare il riso pilaf; per la salsa: mescolare senape, aceto balsamico, salsa worchester, aceto bianco e curcuma, stemperare con acqua calda e un pò d'olio. Cuocere la salsa in padella, aggiungere la carne e aromatizzare con il rosmarino. Servire il piatto con la carne e la salsa, il riso pilaf e gli spinaci bolliti, con una spolverata di parmigiano. Calcolo calorico: 2 peperoncini, 6 g. (26 Kcal/100 g.) -> 1,56 Kcal 200 g. carpaccio di vitello (110 Kcal/100 g.) -> 220 Kcal senape, più o meno 2 bustine (65 Kcal/1 bustina) -> 130 Kcal spinaci lessi (24 Kcal/100 g.) parmigiano, più o meno 20 g. (374 Kcal/100 g.) -> 74,8 Kcal TOTALE: 450,36 Kcal Note: Nella puntata non si accenna alla porzione ma, considerati i 200 g. di carne, si suppone sia un'abbondante quantità per 1 persona. Partendo dal presupposto che l'EFSA indica che il fabbisogno giornaliero medio per un adulto è di 2000-2600 Kcal, per effettuare la nostra analisi consideriamo il limite minimo, ossia 2000 Kcal al giorno. Calcoliamo i contributi dei vari pasti: 20% colazione (400 Kcal), 5% spuntino (100 Kcal), 40% pranzo (800 Kcal), 30% cena (600 Kcal). La quota calorica a persona di questa ricetta è pertanto di 450,36 Kcal e considerando 45 che per il pranzo si dovrebbero assumere 800 Kcal ca., tale ricetta potrebbe essere un buon secondo piatto per il pranzo, se abbinato ad un primo piuttosto leggero. IV) Crostata di farina gialla e mirtilli (Puntata del 24/10/2013) Ingredienti: Per la frolla: 100 g. farina 00, 100 g. farina fioretto, 50-60 g. zucchero, 100 g. burro, 1/2 bustina lievito, sale, 1 uovo. Per la farcia: 400 g. mirtilli, 50-60 g. zucchero, menta, pangrattato, zucchero a velo. Preparazione: Per la frolla impastare le farine con metà dello zucchero e il burro, aggiungere lievito, uovo, sale e fare riposare in frigorifero; stendere 3/4 dell'impasto; per la farcia: mescolare mirtilli, zucchero e menta; sistemare la pasta nella tortiera, aggiungere pangrattato, mirtilli; con la pasta rimasta preparare le strisce e sistemarle sulla torta e cuocere in forno. Calcolo calorico: 100 g. farina 00 -> 340 Kcal 100 g. farina fioretto -> 360 Kcal 100 g. zucchero -> 387 Kcal 100 g. burro -> 717 Kcal 1 uovo, 60 g. (143 Kcal/100 g.) -> 143:100=X:60 -> 85,8 Kcal 400 g. mirtilli (57 Kcal/100 g.) -> 228 Kcal TOTALE: 2117,8 Kcal Note: Nella puntata non si accenna alla porzione ma potrebbe essere una quantità per 6-8 persone. Partendo dal presupposto che l'EFSA indica che il fabbisogno giornaliero medio per un adulto è di 2000-2600 Kcal, per effettuare la nostra analisi consideriamo il limite minimo, ossia 2000 Kcal al giorno. 46 Calcoliamo i contributi dei vari pasti: 20% colazione (400 Kcal), 5% spuntino (100 Kcal), 40% pranzo (800 Kcal), 30% cena (600 Kcal). La quota calorica a persona di questa ricetta è pertanto di 264,7 Kcal e dato che la colazione dovrebbe essere di 400 Kcal, questa ricetta potrebbe essere una buona colazione (400 Kcal) o parte di un pranzo (800 Kcal) o forse di una cena (600 Kcal), ma sicuramente non uno spuntino (la cui quota ammonta a sole 100 Kcal). V) Brownies al caramello salato (Puntata del 03/01/2014) Ingredienti: Per i brownies: 200 g. cioccolato fondente, acqua, 200 g. zucchero, 3 uova, 3 cucchiai di cacao, latte, 130 g. farina, peperoncino, burro. Per il caramello: 200 g. zucchero, acqua, 1 cucchiaino di sale, 85 g. burro, 160 mL panna. Preparazione: Sciogliere il cioccolato con il burro e un pò d'acqua, mescolare lo zucchero con le uova, unire il cioccolato fuso e mettere il cacao, un pò di latte e la farina, aggiungere il peperoncino; rivestire una teglia con la stagnola, ungerla con poco burro; per il caramello sciogliere lo zucchero con l'acqua, a fuoco spento unire sale, burro e panna e mescolare vigorosamente; trasferire metà dell'impasto nella teglia, versare un pò di caramello e completare col resto dell'impasto e altro caramello, mescolare quindi i due composti; cuocere a 180°C per circa 30 minuti. Calcolo calorico: 200 g. cioccolato fondente (515 Kcal/100 g.) -> 1030 Kcal 400 g. zucchero (387 Kcal/100 g.) -> 1548 Kcal 3 uova, 180 g. (143 Kcal/100 g.) -> 143:100=X:180 -> 257,4 Kcal 3 cucchiai di cacao, 30 g. (320 Kcal/100 g.) -> 96 Kcal 130 g. farina (340 Kcal/100 g.) -> 340:100=X:130 -> 442 Kcal burro, supponiamo 100 g. -> 717 Kcal 85 g. burro (717 Kcal/100 g.) -> 717:100=X:85 -> 609,5 Kcal 160 mL panna (300 Kcal/100 g.) -> 480 Kcal 47 TOTALE: 5180 Kcal Note: Nella puntata non si accenna alla porzione ma potrebbe essere una quantità più o meno per 8 persone. Le quantità di burro o di latte non sono particolarmente precisate. Partendo dal presupposto che l'EFSA indica che il fabbisogno giornaliero medio per un adulto è di 2000-2600 Kcal, per effettuare la nostra analisi consideriamo il limite minimo, ossia 2000 Kcal al giorno. Calcoliamo i contributi dei vari pasti: 20% colazione (400 Kcal), 5% spuntino (100 Kcal), 40% pranzo (800 Kcal), 30% cena (600 Kcal). La quota calorica a persona di questa ricetta è pertanto di 647,5 Kcal, una quota assolutamente ipercalorica per un dessert da assumere in qualsiasi pasto. 48 8.2 Gordon Ramsay “Fornelli impetuosi e forchette veloci” Biografia: Gordon James Ramsay nasce l'8 novembre del 1966 a Johnstone, in Scozia. Dopo essersi dedicato al calcio, abbandona lo sport nel 1984, per colpa di due infortuni piuttosto gravi al ginocchio, e si avvicina alla cucina. A ventisette anni apre il suo primo ristorante, nel 1993, a Londra nel quartiere di Chelsea: il locale si guadagnerà tre stelle dalla "Guida Michelin". Insieme con il suo collaboratore Marcus Wareing, il cuoco scozzese nel mese di maggio del 2003 inaugura il "Boxwood Cafè", situato al The Berkeley di Knightsbridge. Nel frattempo, Ramsay diventa anche un personaggio televisivo, prendendo parte a programmi come "Hell's Kitchen" (reality show di cui ha condotto sia la versione inglese che quella americana), "Cucine da incubo" e "The F word". Noto per il suo temperamento impetuoso ed energico, che ha contribuito ad aumentare la sua fama, nel corso della sua carriera Ramsay apre ben ventuno locali sparsi in tutto il mondo, tra cui il “Gordon Ramsay at Castel Monastero di Castelnuovo Berardenga” (in Italia, Siena). Nel corso della sua carriera, Ramsay si è cimentato anche nella scrittura: sia con articoli usciti sull'edizione del sabato del "Times", quotidiano britannico, sia con vari libri. Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico, Ramsay nel corso degli anni aumenta sempre di più le proprie comparsate in televisione, diventando protagonista anche di "Ramsay's Best Restaurant", "Gordon Ramsay Cookalong Live" (in Italia: "Gordon 49 Ramsay: diavolo di uno chef") e "Gordon Ramsay great escape" (in Italia: "Gordon Ramsay - Cose dell'altro mondo"). Nel corso della sua carriera, lo chef scozzese è stato spesso al centro di numerose polemiche, soprattutto per la sua volontà di utilizzare la carne in cucina. Finito nel mirino delle associazioni vegetariane e animaliste, anche per aver servito piatti di carne a clienti vegetariani non dichiarandolo, ha comunque avuto modo di criticare in più di un'occasione le modalità di macellazione e allevamento intensivo cui sono sottoposti gli animali.68 Bilancio 2013-2014, Gordon Ramsay, Hell's kitchen su Real Time e Cielo: Ascolti satellite di lunedi 7 ottobre 2013: Hell’s kitchen tocca i 119.000 spettatori, su Real Time.69 Su Cielo il 15 gennaio 2014 per Hell’s Kitchen 421.000 spettatori e l’1,43% di share con il primo episodio e 359.000 e l’1,32% di share con il secondo.70 68 Gordon Ramsay, fornelli impetuosi e forchette veloci (Retrived from http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=3003&biografia=Gordon+Ramsay) 69 Hell's kitchen (Retrived from http://www.nanopress.it/spettacoli/hell-s-kitchen/foto/) 70 Ascolti Real Time (Retrived from http://societa.panorama.it/tv-zoom/Ascolti-14-1-Amici-vola-suReal-Time) 50 Ricette su Real Time. Si propongono 2 ricette di Gordon Ramsay. I) Blondies71,72 Ingredienti: 230 g. burro, 340 g. zucchero, 1 pizzico di sale, 1 cucchiaino di estratto di vaniglia, 2 uova, 280 g. farina 00, mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio, 1 cucchiaino di lievito, 240 g. cioccolato bianco, 4 cucchiai di mirtilli rossi. Preparazione: 1) Sciogliere il burro e mescolarlo con zucchero e sale, aggiungere l'estratto di vaniglia e togliere dal fuoco. 2) Incorporare nell'ordine le uova, la farina setacciata con bicarbonato e lievito. 3) Far intiepidire leggermente il composto e unire il cioccolato in pezzi e i mirtilli rossi. 4) Imburrare uno stampo e versare il composto, cuocere questo in forno preriscaldato a 180° per circa 40 minuti. 5) A fine cottura far intiepidire e servire i blondies a cubotti. Calcolo calorico: 230 g. burro (750 Kcal/100 g.) -> 1725 Kcal 340 g zucchero, (392 Kcal/100 g.) -> 1333 Kcal 2 uova, 120 g. (130 Kcal/110 g.) -> 156 Kcal 280 g. farina 00 (345 Kcal/100 g.) -> 966 Kcal 240 g. cioccolato bianco (532 Kcal/100 g.)-> 1277 Kcal TOTALE: 5457 Kcal Note: Dose per 4 persone; troppo burro, zucchero e cioccolato. Perchè non usare l'olio al posto del burro? La farina integrale invece che quella raffinata? Meno zucchero o 71 http://www.youtube.com/watch?v=9TlUFuY5T-c 72 http://www.ricettemania.it/ricetta-blondies-gordon-ramsay-13284.html 51 meno cioccolato, dato che entrambi sono presenti? Partendo dal presupposto che l'EFSA indica che il fabbisogno giornaliero medio per un adulto è di 2000-2600 Kcal, per effettuare la nostra analisi consideriamo il limite minimo, ossia 2000 Kcal al giorno. Calcoliamo i contributi dei vari pasti: 20% colazione (400 Kcal), 5% spuntino (100 Kcal), 40% pranzo (800 Kcal), 30% cena (600 Kcal). La quota calorica a persona di questa ricetta è pertanto di 1364,25 Kcal, una quota incredibilmente ipercalorica ed esagerata per un dessert, dato che è più di metà del fabbisogno giornaliero medio. II) Tiramisù73;74 Ingredienti: 250 g. mascarpone, 1 estratto di vaniglia, 3 cucchiai di Marsala, 150 mL di caffè espresso, 150 mL panna liquida, 4 cucchiai di zucchero, 16 savoiardi, barretta di cioccolato grattuggiata, polvere di cacao. Preparazione: 1) Frullare il mascarpone con la vaniglia, Marsala e caffè 50ml, fino a quando tutto è accuratamente miscelato insieme. Frullare la panna con lo zucchero a velo, quindi inserirli nel mix di mascarpone. 2) Versare il caffè rimanente in una ciotola. Prendere un savoiardo alla volta e immergerlo nel caffè. Metterli da parte e continuare con i restanti. 3) Preparare un bicchiere con 4 savoiardi (romperli a metà se è necessario). Riempire il bicchiere con il mix di mascarpone. Mettere in frigorifero per 20 minuti per intensificare i sapori. 4) Togliere il tiramisù dal frigo. Prendere la tavoletta di cioccolato e grattugiare un po 'di cioccolato sul tiramisù. Infine, spolverare con polvere di cacao setacciato e servire. 73 http://www.youtube.com/watch?v=6QGlwxtjH4o 74 http://www.channel4.com/4food/recipes/chefs/gordon-ramsay/easy-tiramisu-recipe 52 Calcolo calorico: 250 g. mascarpone (460 Kcal/100 g.) -> 1150 Kcal 3 cucchiai di Marsala, 30 g. (203 Kcal/100 g.) -> 61 Kcal 150 mL panna liquida (300 Kcal/100 g.) -> 450 Kcal 4 cucchiai di zucchero, 40 g. (392 Kcal/100 g.) -> 157 Kcal 16 savoiardi (391 Kcal/100 g.) -> 500 Kcal TOTALE: 2320 Kcal Note: Ricetta per 4 persone; la preparazione è presentata in un bicchiere di Martini, che contribuisce a dare ancor più eleganza al tutto. Non ci sono le uova! Partendo dal presupposto che l'EFSA indica che il fabbisogno giornaliero medio per un adulto è di 2000-2600 Kcal, per effettuare la nostra analisi consideriamo il limite minimo, ossia 2000 Kcal al giorno. Calcoliamo i contributi dei vari pasti: 20% colazione (400 Kcal), 5% spuntino (100 Kcal), 40% pranzo (800 Kcal), 30% cena (600 Kcal). La quota calorica a persona di questa ricetta è pertanto di 580 Kcal e considerando che per il pranzo si dovrebbero assumere 800 Kcal ca. e per la cena 600 Kcal ca., tale quota energetica risulta oltremodo esagerata solo per un dessert. 53 8.3 Buddy Valastro “Il boss delle torte” Biografia: Bartolo "Buddy" Valastro, Jr. (nato il 3 marzo 1977) è un celebre chef italoamericano, imprenditore e personaggio televisivo. Egli è il capo panettiere della Pasticceria da Carlo a Hoboken, New Jersey, che ha aperto diverse filiali e in cui ha iniziato a lavorare fin dall'età di 11 anni, a fianco del padre, che morì quando Buddy aveva 17 anni. Egli è forse meglio conosciuto nella serie “Il boss delle torte”, che ha avuto inizio nell'aprile 2009. Nel gennaio 2012, a seguito dell'attenzione che il negozio e la serie TV avevano portato alla città di Hoboken, il Reporter Hudson ha attribuito a Valastro una menzione d'onore, tra le 50 persone più influenti di New Jersey Hudson County. Valastro risiede a Hoboken, New Jersey, con sua moglie, Lisa, e quattro figli, Sofia, Buddy, Marco e Carlo. Buddy ha quattro sorelle che lavorano tutte nella Pasticceria da Carlo.75 Bilancio 2012-2013, Buddy Valastro, Il boss delle torte su Real Time: 168mila spettatori nel minuto medio, con la seconda serata che ottiene le migliori performance con Il boss delle torte (650mila spettatori tra le 23 e le 24 di venerdì 14 settembre 2012).76 La fascia del giorno più vista è quella delle 23-24 di venerdì 15 marzo 2013 all’interno della quale è stato trasmesso il reality show Il Boss delle Torte (578mila spettatori).77 75 Buddy Valastro; retrived from http://en.wikipedia.org/wiki/Buddy_Valastro 76 http://www.affaritaliani.it/mediatech/settembre-boom-per-la-tv-non-generalista121012.html 77 http://youmark.it/rubriche/il-marzo-della-tv-non-generalista-secondo-starcom-e-real-time-il-piu- 54 Ricette su Real Time. Si propongono 2 ricette di Buddy Valastro. I) Pasta alla norma78,79 (Puntata del 13/10/2011) Ingredienti: 1 cipolla, 3 melanzane, 3 spicchi di aglio, 230 g. ricotta salata, 1 barattolo di passata di pomodoro, basilico, 400 g. pasta, 1 uovo, farina, pangrattato, pepe. Preparazione: Tagliare la cipolla e metterla a rosolare con l'aglio e l'olio, nel frattempo sbucciare le melanzane e fare a cubetti due di queste, mentre la rimanente tagliarla a rondelle; aggiungere le melanzane a cubetti assieme alla cipolla e cuocere; nel frattempo impanare le melanzane con farina, uovo e pangrattato, andandole a friggere in olio bollente. Mettere la passata di pomodoro assieme alle melanzane, un pizzico di pepe e continuare a cuocere; cuocere la pasta in acqua salata, scolarla e amalgamarla con il sugo precedentemente preparato; infine guarnire la pasta alla norma con le melanzane fritte e la ricotta salata sbriciolata. Calcolo calorico: 1 cipolla, 120 g. (25 Kcal/100 g.) -> 30 Kcal 3 melanzane, 250 g. l'una (18 Kcal/100 g.) -> 135 Kcal 230 g. ricotta salata (280 Kcal/100 g.) -> 644 Kcal 400 g. pasta (365 Kcal/100 g.) -> 1460 Kcal 1 uovo (130 Kcal/100 g.) -> 80 Kcal TOTALE: 2350 Kcal Note: Dose per 4 persone; Buddy mette molto sale per asciugare e insaporire le melanzane visto-tra-i-canali-digitali 78 http://www.youtube.com/watch?v=4B1nEKyR6fU 79 http://www.ricettemania.it/ricetta-pasta-alla-norma-cucina-con-buddy-6269.html 55 e tanto olio d'oliva. Sulla pasta, la ricotta salata viene sbriciolata a pezzettoni, dando l'impressione che “ci si lavi le mani”!. Partendo dal presupposto che l'EFSA indica che il fabbisogno giornaliero medio per un adulto è di 2000-2600 Kcal, per effettuare la nostra analisi consideriamo il limite minimo, ossia 2000 Kcal al giorno. Calcoliamo i contributi dei vari pasti: 20% colazione (400 Kcal), 5% spuntino (100 Kcal), 40% pranzo (800 Kcal), 30% cena (600 Kcal). La quota calorica a persona di questa ricetta è pertanto di 587,5 Kcal e considerando che per il pranzo si dovrebbero assumere 800 Kcal ca., tale ricetta potrebbe essere pesante come primo piatto anche se accettabile per il pranzo, ma sicuramente non per la cena. II) Tiramisù80,81 (Puntata del 18/10/2011) Ingredienti: caffè espresso 2 tazze, 1 tazza zucchero, liquore al caffè 7 cucchiai, Marsala 2 cucchiai, 4 tuorli d'uovo, 450 g. mascarpone, savoiardi, cacao, 1 tazza di panna da montare. Preparazione: Mettere in un pentolino il caffè espresso, mezza tazza di zucchero e 6 cucchiai di liquore al caffè, lasciando cuocere a fuoco basso per alcuni minuti. Mescolare i tuorli con il mascarpone, mezza tazza di zucchero, 1 cucchiaio di liquore al caffè e 2 cucchiai di marsala; nel frattempo montare a neve la panna ed infine incorporarla avendo cura di non farla smontare. Una volta preparata la crema per il tiramisù, prendere una pirofila e alternare i vari strati: savoiardi inzuppati nel caffè, poi crema, poi cacao, avendo cura di incrociare il secondo strato di savoiardi rispetto al primo. Far riposare il tiramisù per almeno due 80 http://www.youtube.com/watch?v=ko9vVLofTME 81 http://www.ricettemania.it/ricetta-tiramisu-cucina-con-buddy-6311.html 56 ore in frigo. Calcolo calorico: 450 g. mascarpone (460 Kcal/100 g.) -> 2070 Kcal 2 cucchiai di Marsala, 20 g. (203 Kcal/100 g.) -> 40,6 Kcal 4 tuorli d'uovo (62 Kcal/tuorlo ) -> 248 Kcal 150 mL panna liquida (300 Kcal/100 g.) -> 450 Kcal 1 tazza di zucchero, 150 g. (392 Kcal/100 g.) -> 588 Kcal 16 savoiardi, 8 g. l'uno (391 Kcal/100 g.) -> 500 Kcal TOTALE: 3896,6 Kcal Note: Dose per 6 persone; frasi frequenti del cuoco durante la preparazione <<Senza fare economia... siate generosi... ci andremo giù belli pesanti.>> Ci sono le uova! La ricetta è presentata in un recipiente molto capiente. L'impressione ricevuta durante l'esecuzione della ricetta è di disordine e confusione, una sensazione visiva che può anche dare fastidio. Partendo dal presupposto che l'EFSA indica che il fabbisogno giornaliero medio per un adulto è di 2000-2600 Kcal, per effettuare la nostra analisi consideriamo il limite minimo, ossia 2000 Kcal al giorno. Calcoliamo i contributi dei vari pasti: 20% colazione (400 Kcal), 5% spuntino (100 Kcal), 40% pranzo (800 Kcal), 30% cena (600 Kcal). La quota calorica a persona di questa ricetta è pertanto di 649,4 Kcal e quindi supera di gran lunga il fabbisogno richiesto per ogni pasto, tranne che per il pranzo, di cui però non potrà far parte, essendo un dessert. 57 8.4 Calorie a confronto Confronto Brownies (Benedetta Parodi) e Blondies (Gordon Ramsay) Kcal tot. Brownies 5180 Kcal B. Parodi Blondies G. Ramsay 5457 Kcal Dose Kcal/pers Colazione 8 647,5 Kcal 4 1364,25 Kcal 400 Kcal Pranzo Cena 800 Kcal 600 Kcal Confronto Tiramisù (Gordon Ramsay) e Tiramisù (Buddy Valastro) Kcal tot. Dose Tiramisù G. 2320 Kcal Ramsay 4 Tiramisù B. Valastro 6 3896,6 Kcal Kcal/pers Colazione Pranzo Cena 800 Kcal 600 Kcal 580 Kcal 400 Kcal 649 Kcal Confronto primi (Benedetta Parodi) e Pasta alla Norma (Buddy Valastro) Kcal tot. Dose Kcal/pers Gnocchi al gorgonzola B. Parodi 885 Kcal 2 442,5 Kcal Trofie carciofi ricotta e mandorle B. Parodi 1730 Kcal 3 576,7 Kcal Pasta alla Norma B. Valastro 2350 Kcal 4 587,5 Kcal 58 Pranzo Cena 800 Kcal 600 Kcal 8.5 Conclusioni Benedetta Parodi: Il programma semplice e umoristico, si svolge nel contesto di un incontro tra la conduttrice e un differente ospite per ogni puntata. In un clima amichevole e disteso, si preparano le ricette con gesti di mani non esperte, tra una chiacchiera e l'altra e ogni tanto emerge qualche spunto di riflessione sulla società di tutti i giorni. L'ambiente, quello della cucina di Benedetta, è ben organizzato, ma la cosa che lascia perplessi è la mancanza di grembiuli, camici o cuffiette, che consente lo svolazzamento di capelli e maniche sui cibi. Gordon Ramsay: Il celebre cuoco Gordon Ramsay è molto accurato ed elegante nelle sue ricette. La sua forte personalità ed esperienza trasudano da ogni suo gesto e contribuiscono a rendere più interessante il programma, in cui numerosi sono gli spunti su argomenti culinari e sociali, arricchiti da spiegazioni e curiosità. Gradevole il fatto che lo chef si preoccupa di armonizzare i suoi piatti, sia dal punto di vista visivo che gustativo e si cura di approfondire ogni particolare ed i perchè di determinate scelte compiute. Ammirevole l'ordine e l'igiene della cucina. Buddy Valastro: Il cuoco Buddy Valastro appare poco raffinato ed approssimativo nelle sue preparazioni, anche se si evince una notevole esperienza. È vero che la cucina è soprattutto 'pancia', ma nel programma il cuoco non si preoccupa minimamente degli aspetti un pò più formali che dovrebbero essere curati: l'uso di attrezzi al posto delle mani e una maggiore attenzione per la presentazione finale del piatto. Comunque traspare chiaramente una grande passione per i cibi e la cucina da parte dello chef che, mescolando ingredienti e notizie della sua vita, non riesce a resistere alla tentazione dell'assaggio. 59 9 Letteratura Siamo andati a confrontare le nostre conclusioni con i dati presenti in letteratura, in merito anche ai temi affrontati nell'elaborato suddividendoli per sezioni in base al contenuto. 9.1 Chefs, supermercati e ricette Uno degli studi più interessanti ha avuto come obiettivo la valutazione del contenuto di energia e macronutrienti di piatti creati da chefs televisivi e di piatti pronti venduti nei supermercati, confrontati entrambi con le linee guida nutrizionali pubblicate dall'OMS e UK Food Standards Agency. “Nutritional content of supermarket ready meals and recipes by television chefs in the United Kingdom: cross sectional study”82,83 (Contenuto nutrizionale dei cibi pronti del supermercato e ricette di chefs televisivi nel Regno Unito: uno studio trasversale), pubblicato il 17 dicembre 2012 sul British Medical Journal da Martin White et al. dell'Istituto di Salute e Società dell'Università di Newcastle, Regno Unito, ha preso in considerazione 100 principali ricette di pasti tratte da cinque libri bestseller di cucina di Cuochi televisivi del Regno Unito e 100 piatti pronti con marchio proprio da tre supermercati leader del Regno Unito. Il metodo si è basato su una classifica con il sistema del semaforo britannico della FSA per i cibi etichettati (rosso, giallo o verde) in riferimento a quanto il contenuto nutrizionale e la percentuale di nutrienti rispettasse le raccomandazioni dell'OMS. I piatti pronti rispetto alle ricette si attenevano di più alle proporzioni raccomandate di energia derivata da carboidrati (18% v 6%), zuccheri (83% v 81%) e densità di fibre (56% v 14%). Le ricette, al contrario, rispettavano di più la densità raccomandata di sodio (36% v 4%), sebbene il sale usato per il condimento non fosse stato valutato. 82 Howard S., Adams J., White M., Nutritional content of supermarket ready meals and recipes by television chefs in the United Kingdom: cross sectional study, Newcastle University, UK, BMJ 2012;345:e7607. 83 Scienziati inglesi: "Più sani i cibi pronti delle ricette degli chef in tv" (Retrived from http://centopresine.com/2012/12/21/scienziati-inglesi-piu-sani-i-cibi-pronti-delle-ricette-degli-chef-intv/) 60 Percentuale media di energia derivata da macronutrienti, sodio e fibre di 100 ricette degli chefs televisivi e di cibi pronti Ricette Contenuto nutrizionale Cibi pronti % senza il Valori OMS valore OMS Valore medio % senza il valore OMS Valore medio Proteine 23,8 7 22,7 9 tra 10-15 Carboidrati 31,6 6 42,9 18 tra 55-75 Zuccheri 5,3 81 5,7 83 <10 Grassi 42,2 24 32,4 37 tra 15-30 Grassi saturi 14,9 33 13,9 34 <10 Densità di fibre (g/MJ) 1,4 14 3,2 56 >3,0 Densità di sodio (g/MJ) 0,2 36 0,4 4 <0,2 % energia macronutrienti La distribuzione dei colori del semaforo secondo le raccomandazioni della FSA sull'etichettatura dei cibi differiva così: il semaforo era rosso per le ricette (47%) e verde per piatti pronti (42%). Nel complesso, infatti, le ricette contenevano significativamente più energia (2530 kJ v 2067 kJ), proteine (37,5 g v 27,9 g), grassi (27,1 g v 17,2 g), e grassi saturi (9.2 g v 6,8 g) e significativamente meno fibra (3,3 g v 6,5 g) per porzione rispetto ai piatti pronti. 61 Contenuto nutrizionale per porzione di 100 ricette degli chefs televisivi e di cibi pronti Contenuto nutrizionale Ricette Cibi pronti Energia (kJ) 2530 2067 Proteine (g) 37,5 27,9 Carboidrati (g) 49,5 51,1 Zuccheri (g) 8,3 6,8 Sodio (mg) 658 800 Grassi (g) 27,1 17,2 Grassi saturi (g) 9,2 6,8 Fibre (g) 3,3 6,5 Dall'interpretazione dei dati, gli studiosi sono arrivati alla conclusione che né le ricette create dagli chefs televisivi, né i cibi pronti venduti dai tre principali supermercati del Regno Unito rispettavano le raccomandazioni dell'OMS. Le ricette erano meno sane dei piatti pronti, contenendo significativamente più energia, proteine, grassi e grassi saturi, e meno fibra per porzione rispetto ai piatti pronti. (Simulazione di un prospetto delle etichette del pacchetto per una ricetta media creata da uno chef televisivo e di un marchio proprio di un cibo pronto del supermercato, sulla base delle linee guida della FSA). 62 Su una simile direzione si è mosso un altro studio che si è occupato di analizzare i valori nutrizionali di ricette create da chefs famosi. In “A Systematic CrossSectional Analysis of British Based Celebrity Chefs’ Recipes: is There Cause for Public Health Concern?”84,85,86 (Un'analisi trasversale sistematica di ricette di celebri chefs britannici: c'è motivo di preoccupazione per la salute pubblica?), pubblicato su Food and Public Health nel 2013, condotto da Megan Jones et al., ricercatori del Dipartimento di Professioni Sanitarie, con il sostegno del Dipartimento e Facoltà di Scienze della Salute e Scienze della Vita dell'Università di Coventry del Regno Unito, hanno voluto confrontare il contenuto di nutrienti delle ricette degli chefs con le raccomandazioni di riferimento nazionali e con le linee guida per un'alimentazione sana (ad es. il consiglio di mangiare meno di sei grammi di sale al giorno). L'importanza di questo studio deriva dal fatto che in Gran Bretagna, un celebre chef è descritto come un cuoco professionista che usa i media per pubblicizzare le sue professionali attività di cucina e i suoi modi di comportarsi possono sicuramente influenzare le abitudini di preparazione degli alimenti della popolazione target. Infatti i loro libri di cucina, programmi televisivi e siti web sono fonti accessibili di informazioni di ricette per i consumatori. È stata dunque condotta una valutazione nutrizionale completa delle ricette di alcuni famosi chefs, con il confronto con le linee guida alimentari nazionali (della Fsa, Food Standard Agency's, ossia l'ente governativo britannico per la ricerca sulla sicurezza alimentare). Sono state campionate in modo casuale da fonti bibliografiche e web 904 ricette di 84 Jones M., Freeth E.C., Hennessy-Priest K., Costa R.J.S., A Systematic Cross-Sectional Analysis of British Based Celebrity Chefs’ Recipes: Is There Cause for Public Health Concern?, Department of Health Professions, Coventry University, UK, Food and Public Health 2013, 3(2):100-110. 85 Jones M., Freeth E.C., Hennessy-Priest K., Costa R.J.S., A Systematic Cross-Sectional Analysis of British Based Celebrity Chefs’ Recipes: Is There Cause for Public Health Concern? (Retrived from http://article.sapub.org/10.5923.fph.20130302.04.html#Ref) 86 Tema: la cucina degli stellati e in tv è salutare? No, troppo sale e troppi grassi (Retrived from http://www.lucianopignataro.it/a/tema-la-cucina-degli-stellati-e-in-tv-e-salutare-no-troppo-sale-etroppi-grassi/59483/) 63 preparazione degli alimenti, proposte da 26 famosi chefs britannici. Tutti i tipi di ricette (colazione, pranzo, antipasto, pasto serale e dessert) sono rientrati tra i criteri di inclusione. Nello studio, sono stati considerati quegli chefs famosi che erano cuochi professionisti e i cui libri di ricette erano apparse sulla classifica di Amazon tra i primi cento libri più venduti del 2009 o che erano presenti come celebri chefs sul sito del Good Food Channel. Per ogni ricetta sono stati esaminati i livelli di: • energia totale; proteine; carboidrati; grassi; sodio; sale. Il valore nutrizionale di ogni ricetta è stato confrontato con le linee guida nazionali di riferimento del mangiare sano, utilizzando un indice (HEI, healthy eating index) che misurasse la deviazione di ogni ricetta dalle raccomandazioni nazionali. Le ricette sono state analizzate attraverso software di analisi alimentare da tre ricercatori esperti in dietetica. Dai risultati è emerso che le ricette dei 26 chefs differivano in modo significativo per energia, proteine, carboidrati, grassi e sale e contenuto di sodio per porzione. In particolare: • le ricette di 22 dei 26 cuochi avevano un contenuto di grassi, in media, al di sopra dei criteri di “ad alto contenuto di grassi”; • le ricette di 24 dei 26 cuochi avevano un contenuto di grassi saturi, in media, al di sopra dei criteri di “ad alto contenuto di grassi saturi”; • le ricette di 16 dei 26 cuochi avevano un contenuto di zuccheri, in media, al di sopra dei criteri di “ad alto contenuto di zuccheri”; • le ricette di 7 dei 26 cuochi avevano un contenuto di sale, in media, al di sopra dei criteri di “ad alto contenuto di sale”. In media, le ricette avevano livelli nutrizionali sostanzialmente al di sopra delle linee guida alimentari (contenevano una maggiore quantità di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale rispetto a quanto raccomandato). I ricercatori hanno calcolato che il 13% delle ricette erano al di sotto dei valori delle linee guida alimentari (contenevano una minore quantità di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale rispetto a quanto raccomandato), mentre l'87% superava i limiti 64 proposti dalle linee guida alimentari. Infine, senza sorprese, si è visto che i desserts erano il tipo di pasto che maggiormente superava le linee guida per un'alimentazione sana. L'interpretazione dei dati ha portato i ricercatori a concludere che, “sebbene esistesse già una variazione nella composizione nutrizionale delle ricette tra i celebri chefs, c'è ancora una tendenza generale all'utilizzo di una quantità eccessiva di grassi totali (grassi saturi), zuccheri e sale. La maggior parte delle ricette analizzate aveva composizioni nutrizionali non salutari se confrontate con le raccomandazioni nazionali di riferimento e, quindi, gli chefs famosi potrebbero potenzialmente essere un fattore nascosto che rientra nelle questioni nutrizionali della salute pubblica, aggravando lo già sbilanciato regime alimentare della Gran Bretagna.” Inoltre, sebbene questo studio permetta di trarre conclusioni circa il contenuto nutrizionale delle ricette, non consente di valutare l'impatto delle ricette di chefs celebri sulle diete delle persone. Il problema di questo studio è che esso presuppone che le ricette non salutari portino a tassi di obesità più alti, ma tale correlazione non è stata dimostrata. I risultati di questo studio non permettono di determinare se gli chefs famosi contribuiscano all'incremento del problema dell'obesità, perché, per esempio, non si sa con quale frequenza questi pasti vengano consumati. Sembra improbabile infatti che cucinare alcune di queste ricette per un'occasione speciale o come piacere possa danneggiare la salute, soprattutto se si mangia seguendo una dieta equilibrata e si compensano i piaceri con scelte più sane durante gli altri pasti. Questo studio ha evidenziato che le ricette di molti chefs famosi superano le raccomandazioni nazionali per quanto riguarda grassi, grassi saturi, zuccheri o sale. Spesso, le ricette degli chefs televisivi sono progettate per essere “pasti-eventi”, per un'occasione speciale come una festa di compleanno o una cena. È infatti improbabile che qualcuno possa utilizzare un ricettario per cucinare tutti i pasti. 65 9.2 Percezione del caregiver A testimonianza del ruolo fondamentale dell'ambiente familiare, e quindi del caregiver, abbiamo concentrato la nostra attenzione su aspetti che vedono il caregiver quale protagonista chiamato ad agire ed intervenire e nel contempo quale osservatore, il cui compito è percepire e recepire informazioni dal contesto ambientale e dall'individuo di cui si occupa. “Do family interventions improve health?”87 (Gli interventi familiari migliorano la salute?) di Chesla CA, pubblicato sul Journal of Family Nursing nel novembre 2010, si è occupato di valutare l'evidenza che gli interventi familiari possano migliorare la salute nelle persone affette da malattie croniche e nei loro parenti. Negli adulti, l'evidenza supporta gli effetti benefici degli interventi della famiglia in confronto all'assistenza medica usuale per la salute fisica e mentale del paziente e della famiglia. Nei bambini, risulta evidente l'importanza degli interventi multimodali basati sulla famiglia per il trattamento dell'obesità e del diabete di tipo 1. "Caregivers' inability to identify childhood adiposity: a cross-sectional survey of rural children and their caregivers' attitudes"88 (Incapacità dei caregivers nell'identificare l'adiposità infantile: un'indagine trasversale di bambini delle zone rurali e dell'atteggiamento dei loro caregivers), scritto da Fisher L. et al. e risalente al 2006, ha avuto come obiettivo la determinazione della prevalenza di bambini sovrappeso e obesi nella zona nord-occidentale del Nuovo Galles del Sud e la valutazione della capacità dei caregivers di rilevare adiposità nei loro figli. Per lo studio è stato utilizzato un questionario standardizzato per i caregivers e le misure antropometriche di bambini frequentanti 10 scuole primarie selezionate casualmente. Il campione era di 598 bambini di età compresa tra i cinque e gli otto anni. Le misure rilevanti sono state l'indice di massa corporea per i bambini, la valutazione dei 87 Chesla CA., Do family interventions improve health?, J Fam Nurs. 2010 Nov;16(4):355-77. 88 Fisher L., Fraser J., Alexander C., Caregivers' inability to identify childhood adiposity: a crosssectional survey of rural children and their caregivers' attitudes, Aust J Rural Health 2006 Apr;14(2):56-61. 66 caregivers circa l'apporto dietetico dei loro figli, l'attività fisica e l'adiposità. Dai risultati si vide che un totale di 348 caregivers aveva risposto al sondaggio, ottenendo un tasso di risposta del 58,2%. Significativamente, più caregivers di ragazzi (200) rispetto alle ragazze (144) avevano scelto di partecipare. La stragrande maggioranza dei caregivers (87%) acconsentì che i propri figli fossero misurati. Le misurazioni del BMI rivelarono quanto segue: più di 3/4 dei ragazzi (82%) e delle ragazze (77%) erano normopeso; il 13% del totale era in sovrappeso; il doppio delle ragazze (6%) rispetto ai ragazzi (3%) era obeso. In totale, il 31% dei caregivers sottostimava il peso dei propri figli. In proporzione più caregivers di ragazzi in sovrappeso sottovalutava il peso dei loro figli, rispetto ai caregivers delle ragazze (67% contro il 44%). In conclusione, si è ritenuto che le attività di promozione della salute devono affrontare, in via prioritaria, la capacità dei caregivers di valutare con precisione la corretta categoria di peso dei loro figli. “Relationships among Body Mass Index, Parental Perceptions, Birthweight and Parental Weight after Referral to a Weight Clinic”89 (Rapporto tra indice di massa corporea, percezione dei genitori, peso alla nascita e peso dei genitori dopo il riferimento ad un peso clinico), proposto da Watkins et al., del Dipartimento di Pediatria/Divisione di Endocrinologia, Università del Michigan, è stato pubblicato nel 2007 sul Journal of the National Medical Association. I ricercatori hanno tentato di determinare se le percezioni dei genitori riguardo all'obesità dei loro figli fossero commisurate con il BMI; in secondo luogo, hanno esaminato l'impatto del peso alla nascita e del BMI dei genitori sul BMI del bambino e valutato i risultati di un questionario somministrato (le cui voci più importanti erano: soggetti interessati al peso del bambino, percezione della causa di obesità, storia familiare, livello di attività percepito, ore giornaliere destinate a tv o videogames, abitudini alimentari in famiglia). 89 Watkins M.G., Clark K.M., Foster C.M., Welch K.B and Kasa-Vubu J.Z., Relationships among body mass index, parental perceptions, birthweight and parental weight after referral to a weight clinic, J Nat Med Assoc. 2007 August; 99(8): 908–913. 67 Dai risultati dell'analisi, che ha preso in considerazione 82 bambini e i loro caregivers, è stato dedotto che c'è divergenza tra la percezione dei genitori riguardo all'obesità infantile e la sua definizione clinica. Dato l'impatto significativo del peso materno sul sovrappeso infantile, l'educazione per la prevenzione del sovrappeso giovanile dovrebbe comprendere un mantenimento della salute in fase prenatale, infantile e adolescenziale. “Prevention of childhood obesity: sociocultural and familial factors”90 (Prevenzione dell'obesità infantile: fattori socioculturali e familiari), scritto da Bruss MB et al., nel 2003, ha esaminato i fattori socioculturali e familiari correlati alla prevenzione dell'obesità infantile. Allo studio parteciparono, in quattro focus group (N=32), i caregivers primari di bambini tra i 6-10 anni, appartenenti a diverse popolazioni etniche di Saipan (Isole Marianne). Emerse un tema centrale con diversi fattori correlati. Il tema era un conflitto espresso dal caregiver primario tra i valori socio-culturali, le aspettative della famiglia, le credenze tradizionali alimentari e i comportamenti, e le conoscenze sul cibo e le malattie. Questi risultati hanno fornito importanti informazioni in riferimento alla progettazione di interventi che fossero sensibili dal punto di vista culturale per la prevenzione dell'obesità infantile. 9.3 Interventi di prevenzione e cura da parte del caregiver e della scuola "The role of self-regulating abilities in long-term weight loss in severely obese children and adolescents undergoing intensive combined lifestyle interventions (HELIOS); rationale, design and methods"91 (Il ruolo delle capacità di autoregolazione nella perdita di peso a lungo termine nei bambini e negli adolescenti 90 Bruss M.B., Morris J., Dannison L., Prevention of childhood obesity: sociocultural and familial factors, J Am Diet Assoc. 2003 Aug;103(8):1042-5. 91 Seidell J.C., The role of self-regulating abilities in long-term weight loss in severely obese children and adolescents undergoing intensive combined lifestyle interventions (HELIOS); rationale, design and methods, BMC Pediatrics 2013, 13:41. 68 gravemente obesi sottoposti ad un intervento intensivo associato allo stile di vita (HELIOS); logica, design e metodi), condotto nel 2013 da Halberstadt et al., del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Istituto per la Ricerca di Salute e Cura, Università di Amsterdam, ha avuto l'obiettivo di determinare se la capacità di autoregolazione possa portare ad una perdita di peso a lungo termine in bambini e adolescenti gravemente obesi, insieme all'individuazione di altri fattori psicosociali in grado di modificare questo rapporto. Lo studio è stato effettuato su 120 bambini e adolescenti gravemente obesi (8-19 anni) e sui loro genitori/caregivers sottoposti a un intervento intensivo e combinato sullo stile di vita durante un anno. L'intervento si è avvalso di tecniche di cambiamento del comportamento per migliorare la capacità generale di autoregolarsi. Le misure furono eseguite in tre momenti: alla baseline (inizio del trattamento), al termine del trattamento (1 anno dopo la baseline) e al follow-up (due anni dopo la baseline). La misura del risultato primario del BMI era influenzata dal sesso e dal cambiamento età-specifico. Inoltre furono utilizzati test al computer e una misura self-report della capacità di autoregolazione specifica per il mangiare (alimentazione esterna, mangiare emotivo, mangiare trattenuto). Fattori psicosociali legati alla competenza, motivazione, parentela e alle aspettative del risultato furono esaminati come fattori di moderazione, attraverso questionari per i pazienti e loro genitori/caregivers. Il ruolo dell'autoregolazione L'obesità grave deriva da un sostenuto e cronico bilancio energetico positivo. Ciò implica che vi sia una sottostante incapacità di regolare l'assunzione di cibo in modo tale che corrisponda al dispendio energetico. Volkow e altri hanno ipotizzato che questa incapacità di regolare l'assunzione di cibo possa essere vista come una disfunzione cerebrale per cui gli stimoli guidati dalla ricompensa del cibo superano la capacità cognitiva di limitare l'assunzione di cibo. Particolarmente i bambini e gli adolescenti sono vulnerabili a questi problemi derivanti dal fallimento dell'autoregolazione, perché le strutture neurocognitive che collegano i sistemi di ricompensa al sistema di controllo esecutivo sono ancora in fase di sviluppo. L'incapacità di autoregolarsi è particolarmente problematica per i bambini che sono 69 sopraffatti da abbondanza di cibo e indicazioni alimentari a causa del loro ambiente socioeconomico e culturale o che crescono nelle famiglie in cui i genitori hanno insufficienti abilità genitoriali per insegnare ai loro figli l'autoregolazione. L'autoregolazione comprende qualsiasi, conscio e inconscio, sforzo delle persone per alterare i loro pensieri, le emozioni, attenzione, impulsi e comportamento allo scopo di raggiungere e mantenere gli obiettivi personali. L'autoregolazione riflette la capacità di resistere a ricompense immediate (ad esempio, una torta al cioccolato), a fronte del perseguimento dell'obiettivo a lungo termine (es. perdere peso e mantenere la perdita di peso). È noto che le persone differiscono notevolmente nella loro capacità di autoregolarsi. I pochi studi che hanno esaminato l'autoregolazione, hanno costantemente dimostrato che le persone obese sono generalmente meno in grado di autoregolarsi rispetto alle persone magre. Due aspetti distinti di autoregolazione, che sono particolarmente rilevanti per controllare l'assunzione di cibo, sono la sensibilità alla ricompensa e il controllo inibitorio. La sensibilità alla ricompensa è associata con il sistema dopaminergico mesolimbico; essa riflette il piacere sensoriale associato alla ricompensa e alla motivazione ad ottenere la ricompensa. Il controllo inibitorio è regolato dalla corteccia prefrontale, e fa riferimento alla funzione esecutiva da cui gli impulsi o le risposte sono controllati. La ricerca ha infatti indicato che il cibo è più gratificante per i bambini in sovrappeso rispetto ai bambini magri, rendendo quindi più difficile per loro resistere alle tentazioni alimentari e possibilmente aumentando la probabilità di eccessiva assunzione di cibo e conseguente ulteriore aumento di peso. Per concludere, il presente studio fornirà conoscenze sul ruolo delle capacità di autoregolazione nel successo della perdita di peso e del mantenimento in bambini e adolescenti gravemente obesi nel corso di un periodo di due anni. Pubblicato su International Journal of Eating Disorders nel 2009, "Treating Childhood Obesity: family background variables and the child's success in a 70 weight-control intervention"92 (Curare l'obesità infantile: variabili del background familiare e successo del bambino in un intervento di controllo del peso) di Wilfried Pott et al., si è proposto di analizzare se il caregiver e le caratteristiche della famiglia possano portare successo in un programma di intervento sullo stile di vita familiare per bambini e adolescenti. I partecipanti furono 111 bambini in sovrappeso e obesi (7-15 anni) e furono valutati il BMI del bambino e della famiglia, le caratteristiche avversità familiari, la depressione e l'attitudine all'attaccamento del caregiver primario. Tra i risultati è stato evidenziato un mancato successo dell'intervento di perdita di peso nei bambini più grandi, nei casi con fratelli obesi, con depressione materna e attitudine di scarso attaccamento. Per andare incontro a queste specifiche necessità ed evitare il rischio di fallimento dell'intervento, appare necessario fornire un supporto speciale a queste categorie di adolescenti. Infine per quanto concerne il ruolo della scuola nell'intervenire sullo stile di vita, la review "Effectiveness of preventive school-based obesity interventions in lowand middle-income countries: a systematic review"93 (Efficacia degli interventi di prevenzione dell'obesità nelle scuole di paesi a basso e medio reddito: una revisione sistematica) di Verstraeten R. et al., pubblicata su Il giornale americano di nutrizione clinica nell'anno 2012, si è proposta di esaminare sistematicamente le evidenze sull'efficacia degli interventi scolastici destinati al comportamento alimentare e/o attività fisica per la prevenzione primaria dell'obesità nei bambini e negli adolescenti di età compresa tra 6-18 anni nei paesi a basso e medio reddito. La maggior parte degli interventi (82%) ha avuto un effetto positivo sul comportamento alimentare e sull'attività fisica, attraverso attività educative integrate 92 Pott W., Albayrak O., Hebebrand J. and Pauli-Pott U., Treating Childhood Obesity: Family Background Variables and the Child’s Success in a Weight-Control Intervention, Int J Eat Disord 2009; 42:284–289. 93 Verstraeten R., Roberfroid D., Lachat C., Leroy J.L., Holdsworth M., Maes L. and Kolsteren P.W., Effectiveness of preventive school-based obesity interventions in low- and middle-income countries: a systematic review, The American journal of clinical nutrition 2012. 71 nel curriculum scolastico. In conclusione si è notato che gli interventi scolastici possono potenzialmente prevenire obesità e sovrappeso nei paesi a basso e medio reddito. 9.4 Altri fattori legati all'obesità Per concludere la nostra attenzione si è focalizzata su ulteriori determinanti alla base dell'eccesso ponderale e su quanto spiccata possa essere la loro influenza. “Associations of home food availability, dietary intake, screen time and physical activity with BMI in young American-Indian children”94 (Associazione tra disponibilità di cibo in casa, apporto dietetico, tempo davanti alla tv, attività fisica con BMI nei bambini indio-americani) è stato pubblicato su Public Health Nutrition nel 2012 da Chrisa Arcan et al. della Divisione di Epidemiologia e Comunità di Salute, Università del Minnesota (USA), con l'obiettivo di valutare le associazioni tra i fattori ambientali domestici e il BMI dei bambini indio-americani del Sud Dakota. È stata utilizzata un'analisi multivariata per esaminare le associazioni tra categorie di BMI dei bambini (normale, sovrappeso e obeso), la disponibilità di cibo in casa, l'apporto dietetico nei bambini e l'attività fisica. Le analisi sono state adattate per età, sesso, stato socio-economico, BMI dei genitori e scuola. Sono stati presi in esame 424 bambini dell'asilo (51% maschi; età media 5-8 anni, 30% sovrappeso/obesi) e caregivers (89% femmine; 86% in sovrappeso/obeso), i quali avevano misurato la loro altezza e peso e i caregivers avevano completato dei sondaggi sui fattori ambientali domestici (al momento iniziale e due anni più tardi). Nei risultati è emerso che una maggiore assunzione di fast-food e uno scarso interesse verso l'attività fisica da parte dei genitori erano associati con una più alta probabilità che i bambini fossero sovrappeso ed obesi. Un'alta disponibilità di verdura e cibi salutari era associata ad un peso normale ed alla bassa probabilità di essere sovrappeso ed obesi. Da altri studi inoltre era già emersa la correlazione tra il numero di ore trascorse davanti alla tv e l'aumento del BMI dei bambini. 94 Arcan C., Hannan P.J., Fulkerson J.A., Himes J.H., Holy Rock B., Smyth M. and Story M., Associations of home food availability, dietary intake, screen time and physical activity with BMI in young American-Indian children, Division of Epidemiology and Community of Health, School of Public Health, University of Minnesota 2012, Public Health Nutrition: 16(1), 146–155. 72 I risultati indicano che gli aspetti selezionati dell'ambiente domestico sono associati con il peso dei bambini indio-americani e che gli interventi contro obesità in questa popolazione dovrebbero considerare un supporto ai genitori ad impegnarsi, insegnare comportamenti salutari ed aumentare la disponibilità di cibi salutari in casa. “Simple obesity in children. A study on the role of nutritional factors”95 (Obesità semplice nei bambini. Uno studio sul ruolo dei fattori nutrizionali) di H. Weker, pubblicato sul giornale polacco Med Wieku Rozwoj, nel 2006, con lo scopo di esaminare l'efficacia del trattamento dietetico nei bambini con obesità semplice, sulla base di un'analisi approfondita del loro stato di nutrizione, del metodo di alimentazione e abitudini alimentari e l'impatto di altri fattori ambientali. Quattro ipotesi sono state confermate dai risultati dello studio: a) l'obesità semplice dei bambini è influenzata da fattori ambientali selezionati, come il livello di istruzione dei genitori, l'inclinazione familiare all'obesità e le abitudini salutari; b) un programma di trattamento dietetico scelto e accettato dal bambino e/o dai caregivers nella forma di una dieta ipocalorica con elementi a basso indice glicemico si traduceva in una perdita di massa corporea nei bambini; c) il trattamento dietetico implementato si traduceva nella modificazione delle caratteristiche antropometriche; d) il trattamento dietetico implementato determinava un aumento degli indicatori del metabolismo lipidico. La ricerca, diretta dall'Unità di Gastroenterologia ed Endocrinologia dell'Istituto di Madre e Bambino, ha riguardato 236 bambini che vivevano nella regione Mazowsze con diagnosi di obesità semplice, che accettarono di partecipare a un programma di ricerca di dieci settimane. Lo stato di nutrizione è stato valutato con 8 caratteristiche di base e 5 parametri antropometrici e indicatori biochimici del metabolismo dei carboidrati e grassi, prima e dopo l'inizio del trattamento dietetico. I principali fattori di rischio per l'obesità semplice nei bambini esaminati di età compresa tra 3-15 anni sono le condizioni familiari e ambientali. Una correlazione 95 Weker H., Simple obesity in children. A study on the role of nutritional factors, Med Wieku Rozwoj 2006 Jan-Mar;10(1):3-191. 73 significativa è stata trovata tra l'obesità dei bambini espressa dal BMI, non legato ad età e sesso, e il livello di istruzione della madre e l'obesità del padre. Una correlazione positiva è stata dimostrata tra l'elevato BMI dei genitori e gli alterati parametri antropometrici dei bambini. “Parent Support and Parent-Mediated Behaviors Are Associated with Children's Sugary Beverage Consumption”96 (Supporto genitoriale e comportamenti mediati dal genitore sono associati con il consumo di bevande zuccherine da parte dei bambini) di Nanette V. Lopez et al., pubblicato su Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, 2012, Università di San Diego, Il consumo di bevande zuccherate è stato identificato come un fattore contribuente all'obesità infantile. Gli studi hanno esaminato l'importanza di pratiche genitoriali specifiche per il consumo di bevande nei bambini. Tra i partecipanti, 541 bambini, di età compresa tra 5-8 anni, e i loro genitori. I genitori hanno completato un sondaggio che fornisse informazioni sul regime alimentare dei loro figli, così come sulle pratiche genitoriali. Il consumo di bevande zuccherate per bambini ha incluso soda non dietetica, bevande zuccherate non gassate e bevande sportive. Il supporto dei genitori e i comportamenti mediati dai genitori, tra cui il tempo totale davanti alla tv e il mangiare nei fast-food con cadenza settimanale, sono stati associati con un maggiore consumo di bevande zuccherate nei bambini. Incoraggiare i caregivers a promuovere comportamenti alimentari sani e a guidare verso scelte sane, limitando l'uso da parte dei bambini della televisione e del computer e riducendo il consumo nei fast-food, può contribuire alla diminuzione del consumo di bevande zuccherate tra i bambini. 96 Lopez N.V., Ayala G.X., Corder K., Eisenberg C.M., Zive M.M., Wood C. and Elder J.P., Parent Support and Parent-Mediated Behaviors Are Associated with Children's Sugary Beverage Consumption, National Institutes of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, USA, J Acad Nutr Diet. 2012 April; 112(4): 541–547. 74 10 Considerazioni etiche Il sovrappeso e il grave eccesso ponderale sono collegabili all’atto del mangiare, del “nutrirsi”, un atto quindi con implicazioni “caloriche” e “simboliche” che riguarda il corpo nella sua totalità, inteso come mezzo di relazione, di espressione e di comunicazione. L’eccesso ponderale è nella maggioranza dei casi riconducibile a un primitivo disordine dell’autoregolazione alimentare: l’attuale presenza, nel mondo occidentale, di cibo in abbondanza e la diminuzione, nella vita quotidiana, di azioni che prevedono un dispendio calorico elevato attraverso l’attività fisica, sembrano non essere adeguatamente contrastate dai meccanismi biologici di autoregolazione del peso: vi è infatti, a livello biologico, una forte difesa contro la denutrizione e una scarsa difesa verso la sovranutrizione. Una delle prime ipotesi sulla patogenesi dell’obesità nell’infanzia, identificava all’origine dei disturbi del comportamento alimentare un’anomalia nel modo in cui è avvertita la fame a causa di un apprendimento percettivo errato: il bambino può fraintendere le sue sensazioni fisiche e imparare ad abusare della funzione nutritiva per sedare tensioni emotive e sopportare difficoltà interpersonali. La risposta dei genitori ai bisogni del figlio ha un ruolo fondamentale. Il neonato impara a distinguere i diversi motivi (fame, sete, sonno, bisogno di contatto ecc.) di una sensazione di malessere, inizialmente confusa, attraverso le risposte che riceve. Se la risposta tende a essere monotona (cibo) per ogni segnale di malessere, il soggetto imparerà a rispondere con l’assunzione di cibo a ogni futura esperienza di disagio.97 La condivisione del cibo è una componente essenziale delle reti di parentela e amicizia in tutte le società. Come osserva Sahlins: “I traffici di cibo sono un barometro sensibile, un'enunciazione rituale per così dire, dei rapporti sociali, e pertanto il cibo è utilizzato strumentalmente come meccanismo di avviamento, di rinforzo o di distruzione della socievolezza”.98 Pertanto, il tipo di cibo o il pasto che è condiviso e la frequenza con cui ciò avviene sono parti fondamentali dei legami affettivi, e risultano quindi direttamente correlati 97 Savino M., Obesità infantile: una tematica in evoluzione http://www.dottsavinomonica.it/pub7.html) 98 Marshall David Sahlins, On the sociology of primitive exchange, 1965 (p.219) 75 (Retrived from alla costruzione e alla riproduzione delle relazioni emotive. All'interno della famiglia, la donna è da sempre figura di moglie e madre che dimostra il suo affetto e la sua premura disinteressata per il marito ed i figli tramite il cibo che serve loro a casa. Nelle società occidentali il pasto familiare è importante per la costruzione e la riproduzione della “famiglia” contemporanea, delle relazioni emotive e dei rapporti di potere all'interno della famiglia. I momenti dei pasti sono anche quelli nei quali i bambini vengono avviati alle regole e alle norme del comportamento “civile”. È per questo motivo che spesso le discussioni, pubbliche e private, esprimono una certa preoccupazione per l'abitudine di utilizzare cibi già pronti e per la tendenza dei membri della famiglia di consumare i pasti in momenti differenti o di consumare il pasto serale di fronte alla televisione. Queste pratiche non permettono ai bambini di sviluppare le abilità sociali e le buone maniere a tavola, necessarie al comportamento alimentare “civile”, e inoltre diminuiscono la coesione familiare. Morag Fraser sostiene che “I tavoli da pranzo sono il terreno di allenamento di una famiglia, di una comunità e di una civiltà e sono simboli potenti della famiglia stessa”.99 Alle donne, in qualità di mogli e madri, spettano i compiti di mantenere il nucleo familiare in armonia, fornire stabilità emotiva alla famiglia e acculturare i figli sul comportamento appropriato, incluse le convenzioni sociali sulla gestione delle emozioni e le abitudini alimentari. Le madri “addomesticano” i figli, facendoli evolvere dall'età neonatale – caratterizzata da puro istinto e barbarie incontrollata – verso la civiltà e l'autoregolazione dell'età adulta.100 Fattori ambientali I fattori ambientali che favoriscono lo sviluppo dell’obesità sono molteplici; il più prossimale è il comportamento dell’individuo che, sebbene ad un giudizio superficiale sembri essere determinato principalmente dalla libera scelta personale, è anch’esso fortemente condizionato da numerosi ed insidiosi fattori presenti 99 Morag Fraser, Eureka Street, 1994 100 Food, the Body and the Self, Deborah Lupton, 1996 (pp.65-66-67-68-69) 76 nell’ambiente. La prima relazione ambientale comune a tutti noi è quella che si instaura nell’utero materno. Durante la vita endouterina l’organismo in via di accrescimento interagisce ampiamente con la madre ed il suo metabolismo e da esso viene notevolmente influenzato anche per l’assetto metabolico successivo. Dopo la nascita e fino all’adolescenza, l’ambiente condizionante è la famiglia, dapprima prevalentemente la madre, poi tutto il nucleo. Egli apprende fin da piccolo quale significato la famiglia dia al cibo, per cui si adegua al comportamento degli adulti o ne subisce, per una sorta di imprinting, le tendenze alimentari. L’ambiente familiare, e in modo specifico le relazioni con i genitori, hanno un ruolo determinante nello sviluppo e nel mantenimento dell’obesità infantile. Le ricerche hanno dimostrato che gli aspetti quantitativi e quelli qualitativi dell’alimentazione del bambino sono notevolmente influenzati dall’ambiente.101 Quindi osservare il comportamento alimentare qualitativamente e quantitativamente disfunzionale dei genitori può indurre il bambino a imitarlo e ad apprenderlo come comportamento giusto e apprezzabile.102 Un altro elemento che può determinare l'insorgenza di sovrappeso e obesità è il ruolo della televisione, dei videogiochi e del computer che favoriscono la tendenza alla sedentarietà, poichè le ore destinate all’attività fisica vengono sostituite da lunghi periodi di permanenza davanti al video. Ciò vale soprattutto per i giovani, ma un simile stile di vita riguarda sempre più anche gli adulti.103 Il 91% della pubblicità alimentare, durante l’ora in cui vi sono più bambini a guardare la televisione, sia negli USA, sia in Inghilterra, promuove cibi ricchi di grassi, zuccheri e/o sale.104 Le compagnie pubblicitarie continuano ad affermare che 101 Crockett J.S., Sims L.S., Environmental influences on children's eating, Journal of Nutrition Education, 1995; 27:235–249 102 Savino M., Obesità infantile: una tematica in evoluzione (Retrived from http://www.dottsavinomonica.it/pub7.html) 103 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buonasalute-id4.htm) 104 Taras H.L., Gage M., Advertised food on children’s television, Arch Pediatr Adolesc Med. 1995; 149(6):649-52 77 la pubblicità ha poco effetto nell’influenzare la scelta alimentare dei bambini, ma numerose evidenze indicano che essa condiziona significativamente alcuni gruppi suscettibili.105 I simboli alla base106 Nel 1957, lo psichiatra Harold Kaplan e la psicologa Helen Singer Kaplan scrissero: “Quasi tutti gli impulsi psicologici e i conflitti concepibili sono stati accusati di provocare eccessi alimentari e al cibo sono stati attribuiti molti significati simbolici”.107 Un eccesso nel mangiare può essere: • un mezzo per diminuire l'ansietà, l'insicurezza, la tensione, l'inquietudine, l'indecisione. • un mezzo per conseguire piacere, gratificazione, successo... • un mezzo per esprimere ostilità, ostilità che può essere cosciente, inconscia, negata, o repressa... • un mezzo per ricompensare se stessi per qualche lavoro compiuto... • un mezzo per diminuire il senso di colpa, senso di colpa che può esso stesso essere dovuto ad eccessi alimentari. L'eccesso nel mangiare o il cibo possono essere simbolicamente: • rappresentanti di conflitto materno pre-edipico. • Un tipo di orgasmo alimentare. • Espressione di un intenso desiderio sessuale insoddisfatto. • Espressione di impulsi sadici distruttivi. • Espressione di invidia del pene e di un desiderio dei privare il maschio del suo pene, vale a dire un'inconscia associazione tra il cibo e il fallo. • 105 Espressione di una fantasia in cui il mangiar troppo si risolve in Savino M., Obesità infantile: una tematica in evoluzione http://www.dottsavinomonica.it/pub7.html) 106 Le diete fanno male, William Bennett, Joel Gurin, Ed. Rizzoli, 1983 (p.36) 107 Le diete fanno male, William Bennett, Joel Gurin, Ed. Rizzoli, 1983 (p.36) 78 (Retrived from fecondazione.108 Valorizzazione dell'Educazione Alimentare in Italia Dal punto di vista etico ci troviamo perfettamente in accordo con le Linee Guida per l'Educazione Alimentare nella Scuola Italiana del 22 settembre 2011 (M. Gelmini). Le rilevazioni effettuate in questi anni indicano come crescano nella popolazione giovanile i problemi legati a cattive abitudini alimentari e alla pratica di stili di vita poco sani: dal 1990 a oggi si è verificato un allarmante aumento del numero di giovani in sovrappeso o con problemi di obesità, e la cifra sembra destinata ad aumentare anche negli anni a venire, a meno di forti ed efficaci interventi educativi. La diffusione di sovrappeso e obesità tra i più giovani è particolarmente preoccupante se si pensa alle future implicazioni socio sanitarie legate al prevedibile incremento delle malattie cronico-degenerative connesse a questi stati. In tale contesto è fondamentale sottolineare come l'attività fisica, nel complesso composta tanto dall'attività motoria quanto da quella sportiva, sia essenziale per il mantenimento di un buono stato di salute. Aiutando l'organismo a consumare l'energia introdotta con gli alimenti e, quindi, a tenere sotto controllo il peso corporeo, favorisce il sano sviluppo e il buon funzionamento dell'apparato locomotore, cardiovascolare e respiratorio. Tuttavia, poichè lo stile di vita delle società tecnologicamente avanzate è caratterizzato da un progressivo aumento della sedentarietà, lo sforzo fisico e il movimento sono sempre più contenuti. Di conseguenza, la spesa energetica giornaliera del nostro organismo continua a ridursi, avvicinandosi sempre più al solo metabolismo basale, mentre i consumi alimentari restano invariati o aumentano. Il risultato di questa tendenza è particolarmente rischioso per la salute. Oltre al sovrappeso e all'obesità infantili, sono da considerare con preoccupazione quelle forme di disturbi del comportamento alimentare che si manifestano soprattutto in età adolescenziale, come la bulimia e l'anoressia, causate da disagi psicologici che producono un rapporto patologico col cibo. Negli ultimi anni, a fronte di un peggioramento delle condizioni di salute e nutrizione 108 Le diete fanno male, William Bennett, Joel Gurin, Ed. Rizzoli, 1983 (p.36) 79 dei giovani, il modello alimentare italiano ha subito una trasformazione che ha visto un lento evolversi da un consumo di tipo soprattutto "quantitativo", tipico degli anni '70 e '80, verso un consumo più consapevole che si orienta maggiormente verso una scelta "qualitativa", espressione di una maggiore sensibilità, selettività e diversificazione nei comportamenti individuali. Questa evoluzione, in prevalenza ancora a livello embrionale, è attribuibile principalmente alla crescente attenzione verso valori riscontrabili nell'ambito dei sistemi produttivo e di consumo che privilegiano cibi sani, eticamente connotati, ricchi di tradizione culturale e fortemente legati al territorio e al suo rispetto. Espressioni come certificazione di qualità, tracciabilità di filiera, sicurezza e tipicità alimentare, sostenibilità ambientale, trovano sempre più spazio nella filiera socioculturale nel moderno e attento consumatore italiano. Tuttavia, nonostante questi segnali positivi, le nuove generazioni devono confrontarsi ogni giorno con fattori di trasformazione sociale che condizionano fortemente e negativamente i comportamenti alimentari e le scelte fatte a tavola. Tra questi fenomeni ricordiamo per esempio: • la destrutturazione della preparazione dei pasti, che si manifesta nella ricerca e nel consumo di alimenti ready to cook e ready to eat. In quest'ottica, la scelta alimentare privilegia quei prodotti che dispongono di un buon contenuto di servizio e sono adattati a essere consumati istantaneamente rispetto ad alimenti freschi che necessitano di una preparazione come verdura, carne o pesce; • la destrutturazione della giornata alimentare, che si manifesta frantumando il ritmo tradizionale, colazione, spuntino, pranzo, merenda, cena, e moltiplicando le occasioni di consumo istantaneo e sregolato di alimenti reperibili in ogni ora del giorno, in ogni stagione e in ogni situazione, ma spesso di inadeguata qualità nutrizionale e a forte impatto ambientale; • la diffusione dei pasti fuori casa, con la ristorazione sociale e commerciale, che delega alle aziende di gestione pubbliche e private il compito di scegliere qualità, abbinamenti e porzionature dei cibi di tutti i giorni, accentuando nei 80 fruitori una inevitabile passività rispetto ai modelli di consumo e agli stili alimentari. Oggi occorre riesaminare l'alimentazione italiana nella sua globalità, riportando in primo piano lo storico denominatore comune della pratica alimentare conviviale, semplice, misurata, economica e naturale che da sempre si sviluppa nella famiglia ed è collegata alle vocazioni del territorio, alle stagioni, alla possibilità di proteggere la propria salute e di godere consapevolmente di un benessere personale e collettivo. Tutto ciò coinvolgendo non solo i giovani ma l'intera popolazione nello sforzo di intrecciare e riannodare i "fili" che collegano i valori del paesaggio, con quelli scientifici e tecnologici delle filiere agroalimentari, dei saperi nutrizionali e delle abilità gastronomiche, con le storie alimentari delle famiglie e le tradizioni del territorio.109 Conclusioni Da questo nostro esame si possono evincere tre ordini di considerazioni: il ruolo sociale del cibo; le caratteristiche di informazione e comunicazione; le funzioni di agire, libertà e responsabilità. È risaputo che l'uomo è un essere sociale e, in quanto tale, instaura relazioni con i suoi simili, anche attraverso l'atto del mangiare. Il manifestarsi della sociabilità è riscontrabile nei gesti di invitare, scegliere i cibi, cucinare, sedersi a tavola e soprattutto condividere. Il cibo si fa quindi veicolo di sensazioni ed emozioni: l'attenzione e la cura di ogni azione può essere sinonimo di affetto, donazione ed amore per se stessi e per gli altri, rievocazione di memorie e attaccamento alle proprie radici. Aspetto ancora più importante dal punto di vista del rapporto umano è la reciproca fiducia e genuinità che sta nell'atto della condivisione. Al giorno d'oggi i concetti di informazione, comunicazione, verità, sicurezza e consapevolezza del consumatore hanno acquisito un valore ormai imprescindibile e primario in ogni attività umana. 109 Linee guida per l'educazione alimentare nella http://www.governo.it/backoffice/allegati/65210-7085.pdf) 81 scuola italiana (Retrived from Bisogna dunque che siano trasmesse informazioni, le quali vengano testimoniate e comunicate da esperti, in modo rigoroso e recepite dal caregiver per affinare le sue competenze. Nel campo dell'alimentazione è fondamentale poi che esse siano veicolate dalle grandi Istituzioni nazionali ed internazionali, dalla Scuola e dai mezzi di comunicazione di massa, come la televisione. È importantissimo, quindi, educare i milioni di telespettatori a delle corrette pratiche di nutrizione e di educazione alimentare, dal momento che i ricercatori stimano che il sovrappeso e l'obesità siano problemi in crescita (ad esempio il 70% degli inglesi sarà sovrappeso entro il 2020).110 Per poter diminuire in maniera significativa il numero delle persone potenzialmente obese o che lo sono già, gli studiosi affermano che bisognerebbe da subito indicare i contenuti nutrizionali degli ingredienti sui ricettari e nei programmi televisivi, ponendo anche particolare attenzione a certe pubblicità che non promuovono un sano stile di vita. La comunicazione deve pertanto essere diretta ed accessibile a tutti, chiara e veritiera con l'obiettivo di rendere più consapevole il consumatore e garantirne la sicurezza, ma soprattutto orientare verso una direzione semplice, sana e sicura le sue scelte alimentari e i suoi stili di vita. Alla base dell'alimentazione consideriamo le scelte alimentari come libero agire dell'uomo in relazione al cibo. A questo punto c'è da chiedersi se, dal punto di vista antropologico, il soggetto agente sia effettivamente attore e non oggetto: ciò si traduce nello studio della scelta, ossia chi sceglie e come sceglie. In termini etici, parliamo quindi di libertà e di quanto questa possa subire restrizioni o condizionamenti. Riferendoci infatti al circolo ermeneutico antropologico, vediamo che l'agire umano è determinato dal corretto bilancio di intelligenza, volontà e passioni: intelligenza intesa come pensiero e giudizio del bene e comando della ragione, volontà come 110 Scienziati inglesi: "Più sani i cibi pronti delle ricette degli chef in tv" (Retrived from http://centopresine.com/2012/12/21/scienziati-inglesi-piu-sani-i-cibi-pronti-delle-ricette-degli-chef-intv/) 82 espressione della propria persona in rapporto alla conoscenza e consenso finalizzato al godimento del bene, infine passioni come istintività ed emotività. Per concludere, esaminando in maniera più approfondita il concetto di scelta, vediamo che esso non si configura come “atto dell'uomo” (non volontario: atto riflesso, fisiologico, non conscio, conscio ma non volontario), ma piuttosto come “atto umano” (conscio e volontario), cui è legata un'assunzione di responsabilità e moralità. D'altra parte risulta evidente il nesso tra scelta e libertà, quest'ultima intesa come capacità di autodeterminarsi e di esercitare un potere, cui consegue necessariamente un riconoscimento di responsabilità, avvertita come valutazione e risposta delle proprie scelte di fronte alla coscienza. 83 11 Bibliografia e Riferimenti Ainsworth M.D., Bell S. M., Attachment, exploration, and separation: illustrated by the behavior of one-year-olds in a strange situation, child Development, 1970; 41:49-67 Alimentazione, sport, dimagrimento, Le verità nascoste, Orazio Paternò (Retrived from http://www.nutrizionesport.com/attivit%E0%20fisica,%20salute%20e%20invecchiamento.html) Arcan C., Hannan P.J., Fulkerson J.A., Himes J.H., Holy Rock B., Smyth M. and Story M., Associations of home food availability, dietary intake, screen time and physical activity with BMI in young American-Indian children, Division of Epidemiology and Community of Health, School of Public Health, University of Minnesota 2012, Public Health Nutrition: 16(1), 146–155. Ascolti Real Time (Retrived from http://societa.panorama.it/tv-zoom/Ascolti-14-1-Amici-vola-suReal-Time) Attaccamento madre-bambino, attaccamento e modelli operativi interni (Bowlby) (Retrived from http://www.giovannibertanza.it/glossario/attaccamento_madre-bambino_3.php) Benedetta Parodi, la semplicità in cucina (Retrived from http://biografieonline.it/biografia.htm? BioID=2998&biografia=Benedetta+Parodi) Brescianini S., Gargiulo L., Gianicolo E., Eccesso di peso nell'infanzia e nell'adolescenza, 2002, Paper presented at the Istat Conference Convegno Istat, Rome Bruss M.B., Morris J., Dannison L., Prevention of childhood obesity: sociocultural and familial factors, J Am Diet Assoc. 2003 Aug;103(8):1042-5. Buddy Valastro (Retrived from http://en.wikipedia.org/wiki/Buddy_Valastro) Caballero B., The global epidemic of obesity: An overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5. Cacciari E., Dilani S., Balsamo A., Dammacco F., De Luca F., Chiarelli F., Pasquino A.M., Tonini G., Vanelli M., Italian cross-sectional growth charts for height, weight and BMI (6-20y), European J Clin Nutr 2002; 56:171-180 Campbell K.J., Crawford D.A., Ball K., Family food environment and dietary behaviours likely to promote fatness in 5-6 year-old children, Int J Obes (Lond), 2006; 30(8):1272-80. Epub 2006 Capovani B., Mauri M., Borri C., Baldassari S., Miniati M., Pacciardi B., Benvenuti A., Calderone A., Mengali F., Cassano G.B., Comorbidità nei disturbi della condotta alimentare, 5:1, 1999 Chaput J.P., Brunet M., Tremblay A., Relationship between short sleeping hours and childhood overweight/obesity: results from the 'Quebec en Forme' Project, Int J Obes (Lond), 2006; 30(7):10805. Epub 2006 84 Chehab L.G., Pfeffer B., Vargas I., Chen S., Irigoyen M., “Energy up”: a novel approach to the weight management of inner-city teens, J. Adolesc Health, 2007; 40(5):474-6 Chesla CA., Do family interventions improve health?, J Fam Nurs. 2010 Nov;16(4):355-77. Crockett J.S., Sims L.S., Environmental influences on children's eating, Journal of Nutrition Education, 1995; 27:235–249 Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (testo revisionato) (Retrived from http://it.wikipedia.org/wiki/Manuale_diagnostico_e_statistico_dei_disturbi_mentali#DSM-IV-TR) Dollman J., Norton K., Norton L., Evidence for secular trends in children's physical activity behaviour, Br J Sports Med. 2005; 39(12):892-7 EFSA, notizie ed eventi (Retrived from http://www.efsa.europa.eu/it) EFSA, notizie ed eventi (Retrived from http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/130110.htm) Fisher L., Fraser J., Alexander C., Caregivers' inability to identify childhood adiposity: a crosssectional survey of rural children and their caregivers' attitudes, Aust J Rural Health 2006 Apr;14(2):56-61. Focus ascolti – Bilancio stagione 2012-2013: I menù di Benedetta (La7) (Retrived from http://www.tvblog.it/post/373091/focus-ascolti-bilancio-stagione-2012-2013-i-menu-di-benedetta-la7) Food, the Body and the Self, Deborah Lupton, 1996 Frank C.P. Van der Horst (2012), John Bowlby: dalla psicoanalisi all'etologia. Milano, Raffaello Cortina Editore (Retrived from http://it.wikipedia.org/wiki/John_Bowlby) Gordon Ramsay, fornelli impetuosi e forchette veloci (Retrived from http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=3003&biografia=Gordon+Ramsay) Hell's kitchen (Retrived from http://www.nanopress.it/spettacoli/hell-s-kitchen/foto/) Howard S., Adams J., White M., Nutritional content of supermarket ready meals and recipes by television chefs in the United Kingdom: cross sectional study, Newcastle University, UK, BMJ 2012;345:e7607. http://www.affaritaliani.it/mediatech/settembre-boom-per-la-tv-non-generalista121012.html http://www.channel4.com/4food/recipes/chefs/gordon-ramsay/easy-tiramisu-recipe http://www.ricettemania.it/ricetta-blondies-gordon-ramsay-13284.html http://www.ricettemania.it/ricetta-pasta-alla-norma-cucina-con-buddy-6269.html http://www.ricettemania.it/ricetta-tiramisu-cucina-con-buddy-6311.html 85 http://www.youtube.com/watch?v=4B1nEKyR6fU http://www.youtube.com/watch?v=6QGlwxtjH4o http://www.youtube.com/watch?v=9TlUFuY5T-c http://www.youtube.com/watch?v=ko9vVLofTME http://youmark.it/rubriche/il-marzo-della-tv-non-generalista-secondo-starcom-e-real-time-il-piu-vistotra-i-canali-digitali Il caregiver, Sabrina Pellachin, AOU San Giovanni Battista, Torino INRAN, Linee guida per una sana alimentazione italiana (Retrived from alimentazione italiana (Retrived from http://www.corriere.it/salute/pdf/lineeguida.pdf) INRAN, Linee guida per una sana http://www.inran.it/358/31/news/ecco-la-nuova-piramide-alimentare--della--dieta-mediterranea.html) INRAN, Linee guida per una sana alimentazione italiana (Retrived from http://www.inran.it/648/linee_guida.html) International Classification of Diseases, in particolare, International Statistical Classification of Disease, Injuries and Causes of Death (Retrived from http://it.wikipedia.org/wiki/Classificazione_ICD) IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buonasalute-id4.htm) Jones M., Freeth E.C., Hennessy-Priest K., Costa R.J.S., A Systematic Cross-Sectional Analysis of British Based Celebrity Chefs’ Recipes: Is There Cause for Public Health Concern? (Rtrived from http://article.sapub.org/10.5923.fph.20130302.04.html#Ref) Jones M., Freeth E.C., Hennessy-Priest K., Costa R.J.S., A Systematic Cross-Sectional Analysis of British Based Celebrity Chefs’ Recipes: Is There Cause for Public Health Concern?, Department of Health Professions, Coventry University, UK, Food and Public Health 2013, 3(2):100-110. Kosti R.I., Panagiotakos D.B., The epidemic of obesity in children and adolescents in the world, Centr Eur J Public Health, 2006; 14(4):151-9 La centralità del caregiver, l'obiettivo dell'azione di Viva la http://www.wlavita.org/01_associazione/caregiver.html) La7, I menù di Benedetta (Retrived from http://www.la7.it/imenudibenedetta) Le diete fanno male, William Bennett, Joel Gurin, Ed. Rizzoli, 1983 86 Vita (Retrived from Linee guida per l'educazione alimentare nella scuola italiana (Retrived from http://www.governo.it/backoffice/allegati/65210-7085.pdf) Livingstone M.B., Robson P.J., Measurement of dietary intake in children, Proc Nutr Soc. 2000; 59(2):279-93 Lobstein T., Frelut M.L., Prevalence of overweight among children in Europe. Obesity reviews 2003; 4:195-2000 Lopez N.V., Ayala G.X., Corder K., Eisenberg C.M., Zive M.M., Wood C. and Elder J.P., Parent Support and Parent-Mediated Behaviors Are Associated with Children's Sugary Beverage Consumption, National Institutes of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, USA, J Acad Nutr Diet. 2012 April; 112(4): 541–547. Maffeis C., Talamini G., Tatò L., Influence of diet, physical activity and parent's obesity on children's adiposity: a four-years longitudinal study. Int J Obes 1998;22:758-64 Marshall David Sahlins, On the sociology of primitive exchange, 1965 Ministero della Salute, la situazione sanitaria del Paese, malattie metaboliche (Retrived from http://www.salute.gov.it/rssp/paginaParagrafoRssp.jsp?sezione=situazione&capitolo=malattie&id) Molinari E., Riva G., Psicologia clinica dell'obesità, Bollati Boringhieri, 2004 Morag Fraser, Eureka Street, 1994 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 Oshaugnessy R., Dallos R., Attachment research and eating disorders: a rewiew of the literature Denford, Clinical Child Psychology and Psychiatry,2009; 14(4):559-574 Porceddu E., Spadoni M.A., Alimentazione. Patologie connesse con l'alimentazione, Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, 2007 (Retrived from http://www.treccani.it/enciclopedia/alimentazionepatologie-connesse-con-l-alimentazione_(Enciclopedia_della_Scienza_e_della_Tecnica)/) Pott W., Albayrak O., Hebebrand J. and Pauli-Pott U., Treating Childhood Obesity: Family Background Variables and the Child’s Success in a Weight-Control Intervention, Int J Eat Disord 2009; 42:284–289. Pruneti, C. Fante, F. Fontana, S. Buriani, L’importanza delle componenti depressive in età evolutiva: risultato di uno studio pilota, Pediatria preventiva e sociale, 2007 Rennie K.L., Livingstone M.B., Wells J.C., McGloin A., Coward W.A., Prentice A.M., Jebb S.A., Association of physical activity with body-composition indexes in children aged 6-8 y at varied risk of obesity, Am J Clin Nutr. 2005; 82(1):13-20 87 Rennie K.L., Wells J.C., McCaffrey T.A., Livingstone M.B., The effect of physical activity on body fatness in children and adolescents, Proc Nutr Soc. 2006; 65(4):393-402 Ryan A.S., Brestfeeding and the risk of childhood obesity, Coll Antropol. 2007; 31(1):19-28 Savino M., Obesità infantile: una tematica in evoluzione (Retrived from http://www.dottsavinomonica.it/pub7.html) Scienziati inglesi: "Più sani i cibi pronti delle ricette degli chef in tv" (Retrived from http://centopresine.com/2012/12/21/scienziati-inglesi-piu-sani-i-cibi-pronti-delle-ricette-degli-chef-intv/) Seidell J.C., The role of self-regulating abilities in long-term weight loss in severely obese children and adolescents undergoing intensive combined lifestyle interventions (HELIOS); rationale, design and methods, BMC Pediatrics 2013, 13:41. Spiegel K., Tasali E., Penev P & Van Cauter E., Brief communication: Sleep curtailment in healthy young men is associated with decreasedleptin levels, elevated ghrelin levels, and increased hunger and appetite, Annals of Internal Medicine, 2004; 141,846-850 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 Taras H.L., Gage M., Advertised food on children’s television, Arch Pediatr Adolesc Med. 1995; 149(6):649-52 Tema: la cucina degli stellati e in tv è salutare? No, troppo sale e troppi grassi (Retrived from http://www.lucianopignataro.it/a/tema-la-cucina-degli-stellati-e-in-tv-e-salutare-no-troppo-sale-etroppi-grassi/59483/) Verdich C., Clement C., Sorensen TIA, Nutrient-gene interactions in the control of obesity Functional foods, ageing and degenerative disease, 2004; 223-251 Woodhead Publishing Cambridge UK Verstraeten R., Roberfroid D., Lachat C., Leroy J.L., Holdsworth M., Maes L. and Kolsteren P.W., Effectiveness of preventive school-based obesity interventions in low- and middle-income countries: a systematic review, The American journal of clinical nutrition 2012. Watkins M.G., Clark K.M., Foster C.M., Welch K.B and Kasa-Vubu J.Z., Relationships among body mass index, parental perceptions, birthweight and parental weight after referral to a weight clinic, J Nat Med Assoc. 2007 August; 99(8): 908–913. Weker H., Simple obesity in children. A study on the role of nutritional factors, Med Wieku Rozwoj 2006 Jan-Mar;10(1):3-191. Wieche J.L., Peterson K.E., Ludwig D.S., Kim J., Sobol A., Gortmaker S.L., When children eat what they watch: impact of television viewing on dietary intake in youth, Arch Pediatr Adolesc Med. 2006; 88 160(4):436-42 Woolston J., Obesity of Infancy and Childhood, in Wiener J.M., Textbook of child & adolescent psychiatry, American Psychiatric Press, 1997 World Health Organization (WHO), Technical report series 894: Obesity: Preventing and managing the global epidemic, Geneva 2000 89 12 Ringraziamenti Desidero rivolgere i miei più sentiti ringraziamenti ai docenti, prof.ssa Maddalena Pennacchini e dott. Claudio Pensieri, che mi hanno seguito, guidato e sorretto, con pazienza, attenzione e cortesia, in questo lavoro e durante il corso di studi. Al prof. Victor Tambone va un ringraziamento particolare per il conforto e il sostegno spirituale e morale offertomi in questi anni. Infine un pensiero di gratitudine va ai miei genitori, a mio fratello e al mio cane che mi hanno aiutato nel conseguimento di questo traguardo. 90