L`ATLANTE DEI GENOCIDI LIBRO NERO DELL`UMANITÀ

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L`ATLANTE DEI GENOCIDI LIBRO NERO DELL`UMANITÀ
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Mercoledì
8 Luglio 2015
CULTURA, RELIGIONI, TEMPO LIBERO, SPETTACOLI, SPORT
anzitutto Libri in piazza
a Polignano a Mare
i apre oggi la rassegna “Il libro possibile”, che fino
lunedì 13 luglio animerà le principali piazze di
Polignano a Mare (Bari). Da tredici anni la
manifestazione, nata dal volontariato, con il passare
del tempo ha conquistato sempre più pubblico. Sei giorni,
circa centomila visitatori previsti, più di 350 ospiti e 150
interventi, cento volontari a inondare piazze, vie e balconate;
tra gli ospiti, Luigi Ciotti, Ferzan Ozpetek, Katia Ricciarelli,
Luciano Canfora, Daria Colombo, Ferdinando Imposimato,
Antonio Mazzi, Dario Vergassola, Filippo Santoro, Michele
Ainis, Roberto Vecchioni, Oscar Farinetti e Franco Cassano.
S
E
L Z E V I R O
L’ATLANTE DEI GENOCIDI
LIBRO NERO DELL’UMANITÀ
RICCARDO MICHELUCCI
ono passati appena
Stalin causò la morte per fame di
settant’anni da quando il
milioni di ucraini negli anni ’30
giurista polacco Raphael
del XX secolo, e di tanti altri casi
Lemkin coniò un termine
simili. Ma nel lungo elenco di
destinato a entrare tristemente
orrori che il libro analizza nel
nel nostro linguaggio comune:
dettaglio, i fatti più noti si
genocidio. Quella parola, che
alternano a vicende piccole e
univa il prefisso “geno-” – dal
remote dei secoli scorsi:
greco razza o tribù – al suffisso “dall’anglicizzazione forzata
cidio” – dal latino uccidere –
dell’Irlanda compiuta dai sovrani
avrebbe indicato da quel
inglesi della dinastia Tudor a
momento in poi la metodica
partire dal XVII secolo fino alla
distruzione di un gruppo
questione dei “bambini rubati”, i
nazionale, etnico, razziale o
piccoli aborigeni australiani
religioso. Nato nella Russia zarista
sottratti alle loro famiglie nel
e fuggito in Svezia subito dopo
secolo scorso per “farne dei
l’invasione nazista della Polonia,
bianchi”, fino ad arrivare
Lemkin era un profondo
addirittura, compiendo un salto a
conoscitore del primo grande
ritroso nel tempo di decine di
sterminio di massa del XX secolo
secoli, agli omicidi di massa
(quello armeno) e ancora non
avvenuti nella penisola iberica
poteva sapere che la storia stava
nella Seconda Età del ferro.
per ripetersi drammaticamente
Avvalendosi delle ricerche più
con l’Olocausto, né tanto meno
aggiornate dei cosiddetti
che tra i milioni di morti di quegli
Genocide studies di scuola
anni ci sarebbero stati anche
britannica e utilizzando il
decine di suoi familiari. Dopo la
concetto di genocidio come
guerra, per cercare d’impedire
categoria di analisi, il libro
alla storia di ripetersi di nuovo,
risponde a quesiti decisivi e
Lemkin si adoperò a lungo alle
inquietanti sulla violenza di
Nazioni Unite per far riconoscere
massa rivelando la varietà storica,
il concetto di genocidio nel diritto
geografica e ideologica dei singoli
internazionale e anche grazie al
atti di genocidio. D’altra parte, lo
suo lavoro, nel
stesso Lemkin
1951 entrò
era convinto
finalmente in
che l’epoca
Dalla Shoah al Ruanda,
vigore la
risalendo indietro all’Irlanda nella quale
“Convenzione
stava vivendo
del XVII secolo e perfino
per la
non fosse «la
all’Età del ferro: esce
prevenzione e la
più crudele
nel Regno Unito un volume della storia
repressione del
che ricapitola le pagine
delitto di
dell’umanità»,
più buie della storia
genocidio”, che
né si illudeva
individuava per
non come un insieme di fatti che il progresso
la prima volta le isolati, insensati e inspiegabili, avrebbe
responsabilità
inerzialmente
bensì come un fenomeno
degli individui e
risolto il
diffuso globalmente
degli stati. Fu
problema. Non
e che può ripetersi
una sorta di
tutti gli esperti
in qualunque momento
accordoche hanno
Anche in Europa, come
spartiacque, che
firmato la
senza mezzi
ventina di saggi
dimostra il caso bosniaco
termini definiva
contenuti nel
il genocidio
libro giungono
«crimine internazionale» e
alla conclusione che il termine
impegnava gli stati firmatari a
genocidio sia storicamente
combatterlo e a punirlo.
applicabile al caso da loro
Purtroppo sappiamo bene che i
analizzato ma ritengono
progressi sul piano
comunque necessario utilizzarlo
giurisdizionale non sono stati
per inserire le singole vicende in
affatto sufficienti a prevenire i
un contesto storico più ampio. Il
genocidi che hanno solcato la
volume ha infatti il grande pregio
storia recente fino ai giorni nostri,
di descrivere il genocidio non
dalla Cambogia alla Bosnia e al
come un insieme di fatti isolati,
Ruanda. E allora studiarne le
talvolta apparentemente
cause, i possibili punti in
insensati e inspiegabili, bensì
comune, i segnali d’allarme che
come un fenomeno purtroppo
hanno scatenato quei corti
globalmente diffuso a livello
circuiti della storia pagati a
mondiale, che può ripetersi in
carissimo prezzo in termini di vite
qualunque momento. Anche in
umane, diventa sempre più
Europa, come ha dimostrato il
importante anche a livello
recente caso bosniaco. Nel libro ci
accademico. Gli studi pionieristici
sono specifiche sezioni riservate
di Lemkin sono stati un punto di
al ruolo svolto dalle ideologie nel
riferimento imprescindibile
genocidio, al rapporto tra guerra e
anche per Cathie Carmichael,
genocidio e all’importanza delle
direttrice della rivista “Journal of
armi nucleari nel dibattito sul
Genocide Research” e storica
genocidio. Nel 1939 Hitler chiese
dell’Università dell’East Anglia di
ai suoi ufficiali, per spingerli alla
Norwich, nel Regno Unito.
Soluzione finale della questione
Carmichael è la curatrice, insieme
ebraica: «Chi si ricorda, oggi,
a Richard Maguire, di The
dello sterminio degli armeni?».
Routledge history of genocide, un
Ancora adesso queste parole
volume appena uscito in lingua
devono risuonare come un
inglese che contiene una ricca
monito contro l’oblio, che
varietà di opinioni e di
garantendo l’impunità consente
prospettive ed è destinato a
alla storia di ripetere i suoi errori
diventare una pietra miliare degli
più tragici. La giustizia e la
studi sul tema. Un’opera del
memoria, ma anche
genere non può ovviamente far a
l’approfondimento e la ricerca,
meno di parlare della Shoah e
sono gli unici antidoti contro
della tragedia ruandese, delle
questo male apparentemente
stragi dell’ex Jugoslavia e della
incurabile.
terribile carestia con la quale
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S
Novecento. Nell’estate di settant’anni fa attorno alle macerie del Terzo Reich
gli intellettuali e le Chiese avviarono una seria riflessione sulle colpe del loro Paese
GERMANIA
1945: la
e i conti con la storia
ANGELO PAOLUZI
ra necessario che, settanta anni fa,
si pronunciasse il “mea culpa” in
quella Germania anno zero della
quale Roberto Rossellini aveva
quantificato la disperazione nella
figura del dodicenne Edmond, allo
sbando in una Berlino distrutta, settanta milioni di metri cubi di macerie e di rovine spirituali. Nella primavera-estate del 1945 emerge, del periodo nazista, una realtà di violenza che i cittadini tedeschi devono guardare
in faccia, a decine di migliaia costretti dai vincitori a visitare le centinaia di lager disseminati sul suolo della patria: il “non sapevamo” di
molti di loro era però un alibi che successive ricerche hanno dimostrato improponibile. Difficile e laboriosa sarà quindi la ricostruzione di
una coscienza civile in un Paese che sentiva
pesare su di sé un giudizio di responsabilità
collettiva. E sul problema della colpa ci si interrogò subito. I primi a farlo pubblicamente
furono i vescovi, a Fulda, il 23 agosto 1945.
«Molti tedeschi – così recita un brano del documento conclusivo –, anche nelle nostre file,
si sono lasciati ingannare dalle false dottrine
del nazionalsocialismo… Una pesante responsabilità pesa su quanti avrebbero potuto
impedire i crimini con la loro influenza e che
non soltanto non lo hanno fatto, ma li hanno
resi possibili, e con ciò si sono dichiarati solidali con i criminali».
Un mese e mezzo dopo, a Stoccarda, le Chiese protestanti condividono l’assunzione di
colpevolezza. Tre dirigenti sopravvissuti ai
campi di concentramento, Otto Dibelius,
ANNO ZERO. Le macerie del Reichstag, il Parlamento tedesco, a Berlino nel 1945
(Ap)
Theophil Wurm e Martin Niemöller, redigono
un testo in cui affermano «con dolore profondo: per causa nostra estreme sofferenze si socordo del gruppo di studenti di Monaco di Bano abbattute su tanti popoli e Paesi… Ma noi
viera. Animati dalla fede nella libertà e nella giuI primi capaci di un “mea culpa”
ci accusiamo di non aver dato testimonianza
stizia, avevano contestato la dittatura sino al
furono i vescovi cattolici, seguiti
con maggiore coraggio, né pregato con più
dai protestanti: accanto alle figure di chi sacrificio e alla condanna a morte di sette di loperseveranza, né aver vissuto la nostra fede
i due fratelli Scholl, Sophie e Hans, Alexanseppe opporsi al nazismo, riconobbero ro,
con più gioia, né amato con più fervore». Le
der Schmorell (ortodosso, sarà proclamato sanche anche nelle loro file troppo spesso to dalla sua Chiesa), Willi Graf, Christoph ProbChiese, del resto, fra i vari “corpi” della società,
si cedette al regime. E il teologo
erano quelle che, dopo i partiti politici, avest, Hans Leipelt, con il professore e musicoloGuardini additò a tutti il coraggioso
vano pagato il prezzo più pesante alla dittago Kurt Huber. La loro lotta era stata, disse, «per
tura, con morti, deportati, inquisiti, perseguila libertà dello spirito e per l’onore dell’uomo,
esempio dei ragazzi della Rosa Bianca
tati. E insieme con esse, anche la cultura era
e il loro nome resterà legato a questa lotta. Nel
uscita schiacciata dalla pressione nazista, con
più profondo hanno vissuto però nell’irradiaun esodo di venti-trentamila intellettuali, dalzione del sacrificio di Cristo, che non ha bisola letteratura al cinema, dal giornalismo alle
gno di alcun fondamento nell’esistenza immelizzata, da superare soltanto di fronte alle testiscienze, e la costrizione al silenzio di quanti ediata, ma sgorga libera dalla fonte creativa delmonianze di chi si era immolato per i valori.
rano testardamente rimasti, esuli in patria.
l’eterno amore». Si erano ribellati, per GuardiCome i martiri della Rosa Bianca.
Fra loro aveva rifiutato di andarsene un grande
ni, «contro il degrado e la distruzione causata
In quello stesso novembre del 1945 il filosofo e
nome della narrativa, Ernst Wiechert, spedito
al popolo da quelli che si proclamavano le sue
teologo Romano Guardini, un altro che era stapiù volte nei lager, guardato a vista. Dopo la figuide, e la loro azione, impotente se consideto messo al bando dal regime, tenne un discorne del conflitto compose capolavori come La
rata da un punto di vista realistico, forse perfiso agli alunni dell’Università di Tubinga in riselva dei morti, Missa sine nomino folle, porta in sé questo signine, I fratelli Jeromin; ma nel noficato ed è assurta a simbolo delvembre 1945 aveva lanciato un
la nobiltà umana… Erano impetempestivo messaggio nel Dignati a superare la sconfinata
scorso alla gioventù tedesca. Perconfusione dei concetti, il terriché nei dodici anni del nazismo,
bile travisamento e imbrattascrive, «era stato strappato, dal
mento dei valori spirituali che si
cuore di un’intera gioventù, ciò
insinuava ovunque, tesi a far eche a ogni gioventù risplende inmergere le essenze nella loro nutorno come una nuova aurora:
da verità e a ristabilire gli ordini
l’aspirazione senza riserve verso
dell’esistenza così come essi soun mondo migliore, il più giusto
no veramente».
e il più nobile dei mondi, la più
I messaggi di quel primo scorcio
devota reverenza dinanzi agli aldi dopoguerra hanno impiegato
tari dell’umanità, il cavalleresco
un po’ di tempo per portare a ricontegno verso i deboli, i soffesultati compiuti; ma la loro imrenti, i vinti». Wiechert si era reportanza è che siano stati lanciaso conto che bisognava ricominti tempestivamente, con autorità
ciare da loro, dalle giovani genee in piena consapevolezza. La
razioni che avevano respirato
storia ci dice che ne sono stati
un’aria da cui erano stati indotti
colti i frutti.
a una sorta di diffidenza genera- ROSA BIANCA. Hans e Sophie Scholl con Christoph Probst
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