L E Q U A I D E L `H O R L O G E N 4 B R E GU E T F ran çais

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L E Q U A I D E L `H O R L O G E N 4 B R E GU E T F ran çais
LE QUAI DE L’HOR LOGE
NO 4
Français
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BR EGUET
4
1
Cari
amici di Breguet,
sono rare le predilezioni estetiche che si impongono per
oltre due secoli, fino a diventare intramontabili. Ciò che le
distingue è una visione moderna e seducente oggi come al
momento in cui hanno fatto la loro comparsa. Un esempio
di ciò che andiamo dicendo ce l’offrono le scelte estetiche
del nostro fondatore, Abraham-Louis Breguet. I quadranti
guilloché, le lancette à pomme note universalmente come
«lancette Breguet», le cifre chiamate a loro volta «cifre Breguet» e le casse scanalate sono caratteristiche inequivocabili
della nostra marca, il cui patrimonio genetico vanta un altro
elemento essenziale: il profilo straordinariamente sottile
delle casse.
Duecento anni fa la sottigliezza è diventata un imperativo per gli orologi eleganti e raffinati creati da AbrahamLouis Breguet. Oggi noi restiamo fedeli a questa tradizione
con il Classique Tourbillon Extra-Plat, al quale è dedicato
un articolo nelle pagine seguenti. La struttura architettonica
di questo modello è totalmente nuova, e conferisce all’orologio un profilo incredibilmente sottile. Il nostro obiettivo
non consisteva nel realizzare un segnatempo destinato a
vincere un concorso per orologi extrapiatti, ma nel far progredire questo specifico settore dell’orologeria intesa come
arte, conservandone tutta l’eleganza e la raffinatezza. Perciò
il Tourbillon Extra-Plat possiede un quadrante d’oro massiccio, le emblematiche lancette Breguet e la celebre cassa
scanalata. A differenza di un gran numero di meccanismi
extrasottili, questa nostra creazione esclude drasticamente
ogni compromesso in tema di robustezza e di prestazioni.
È per me un vero piacere invitarvi a scoprire qui di seguito
le innovazioni che ci hanno permesso di realizzarla.
Anche se il fondatore della nostra marca era svizzero di
nascita, il suo nome è legato strettamente alla storia e alla
cultura francese. In questo numero ci occupiamo di due elementi particolari di questa storia. Nel primo caso ripercorriamo la saga del ramo della famiglia Breguet diventato
celebre grazie al ruolo pionieristico che ha svolto nell’aviazione. Nel secondo rievochiamo il ricco passato del museo
del Louvre, nel quale l’ala Richelieu ha riaperto da poco
i battenti, dopo il meticoloso restauro effettuato con il
sostegno di Breguet.
Cordialmente
Marc A. Hayek, Presidente e CEO di Montres Breguet SA
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SOMMAIRE
Indice
1. Classique Tourbillon Extra-Plat
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2. L’arte del cammeo
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3. Louis Breguet, pioniere dell’aviazione
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4. Reine de Naples Jour/Nuit
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5. Gli orologi «squelette»
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6. Il destino del Louvre
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CLASSIQUE TOURBILLON
Classique Tourbillon
EXTRA-PLAT
di Jeffrey S. Kingston
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CLASSIQUE TOURBILLON
S
e chiediamo a un appassionato di orologeria dalle competenze indiscusse di compilare un
catalogo esauriente delle complicazioni, non c’è dubbio che l’elenco comprenderebbe, com’è
giusto, i calendari, i calendari perpetui, i tourbillon, i cronografi, i cronografi con rattrapante, le
ripetizioni minuti, l’indicazione di un secondo fuso orario e le grandi suonerie. Salvo il caso,
naturalmente, che l’intenditore al quale ci siamo rivolti sia un fabbricante di movimenti, perché
allora accorderebbe sicuramente una posizione preminente ai calibri extrapiatti. E con ragione.
Questi personaggi possiedono infatti una spiccata consapevolezza della straordinaria creatività e
del savoir-faire necessari per realizzare un meccanismo estremamente sottile.
◆◆◆
Prima di affrontare la sfida rappresentata dal ridotto
spessore di un orologio, fermiamoci un istante a esaminare
le diverse definizioni possibili. Per gli orologiai esistono
due termini che a prima vista sembrano identici, mentre
invece il loro significato è ben distinto: stiamo parlando
delle nozioni di «extrapiatto» e «ultrapiatto». Il termine extrapiatto è usato per descrivere movimenti sottili il cui funzionamento non dipende dalla cassa. Ultrapiatto invece è il
termine usato generalmente per gli orologi nei quali una
parte della cassa funge da componente funzionale del movimento. In altre parole: un orologio o il suo movimento non
funzionerebbero senza le parti della cassa da cui dipendono.
Per dei segnatempo meccanici questa soluzione è tutt’altro
che ideale, e infatti la storia dei segnatempo ultrapiatti è
costellata di problemi che investono le loro prestazioni e la
loro affidabilità.
Nel momento in cui ha iniziato a studiare il modello
Classique Tourbillon Extra-Plat, Breguet ha posto l’asticella
a un’altezza impressionante. L’obiettivo dichiarato consisteva
infatti nel creare un tourbillon dalla sottigliezza mozzafiato,
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con la comodità offerta dalla carica automatica, evitando
al tempo stesso i problemi tipici degli orologi ultrapiatti.
Inoltre il movimento in questione doveva essere robusto,
perché la riduzione dello spessore non poteva ammettere
nessun compromesso in tema di prestazioni e di affidabilità.
Infine, poiché ogni appassionato di orologeria apprezza un
bell’orologio, il suo design doveva preservare e rispettare
l’estetica della linea Classique di Breguet.
Il risultato ottenuto possiede tutti i requisiti richiesti.
L’orologio Classique Tourbillon Extra-Plat ospita un movimento – il calibro 581 DR – il cui spessore non supera i
­3 mm. Basta scorrere rapidamente la storia dei meccanismi
extrapiatti a carica automatica sprovvisti di tourbillon per
valutare l’importanza di questa prodezza. Con uno spessore
di 2,10 mm il record mondiale di sottigliezza spetta al calibro 2100 di Breguet (che non è più in produzione). Seguono in graduatoria tre calibri dallo spessore di 2,40 mm: il
calibro 502 di Breguet e due movimenti a carica automatica
di altre manifatture che possiedono un’analoga sottigliezza. In un recente passato una marca di orologi ha ridotto
◆ Numero 4691 di Breguet. Ripetizione, equazione
del tempo, indicazione della riserva di carica,
calendario e fasi lunari. Spessore: 7,7 mm. Venduto
il 13 ottobre 1831 a Lord Henry Seymour Conway.
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CLASSIQUE TOURBILLON
impercettibilmente questo valore in un nuovo movimento
automatico sprovvisto di tourbillon, che misura 2,35 mm di
spessore. È importante tuttavia precisare che stiamo mettendo a confronto movimenti a carica automatica senza
complicazione aggiunta e il modello Classique Tourbillon
Extra-Plat che, a parte la carica automatica, possiede un
tourbillon e una indicazione della riserva di carica, e il cui
spessore non si distingue sostanzialmente da calibri meno
complessi. Altro elemento essenziale: la riserva di carica di
80 ore del modello Classique Tourbillon Extra-Plat supera
in larga misura quella di altri movimenti automatici extrapiatti senza tourbillon. Questa maggiore autonomia appare
ancora più impressionante quando si scopre che la sua frequenza è di 4 Hz (28 800 alternanze/ora). Gli altri movimenti extrapiatti, nettamente più semplici, funzionano di
solito con frequenze più deboli, 2,25 o 2,5 Hz, eccezion
fatta per il calibro 502 di Breguet che funziona con la frequenza di 3 Hz. Più elevata è la frequenza, più cresce la
precisione (gli effetti delle perturbazioni si estinguono più
rapidamente con le alte frequenze) e più diventa difficile
ottenere una riserva di carica importante, per via dello scaricamento continuo della molla motrice. Ogni «tic-tac»
dell’orologio è accompagnato da una leggera distensione del
bariletto, sicché una frequenza più elevata comporta necessariamente un esaurimento più rapido della riserva di energia. È per questa ragione che il modello Classique Tourbillon
Extra-Plat si distingue dagli altri movimenti extrapiatti per
tre aspetti essenziali: le sue funzioni, la sua riserva di carica
e la sua frequenza elevata.
Poiché un movimento non è progettato per essere portato così com’è, conviene occuparci dell’orologio. Il suo spessore totale non supera i 7 mm, un valore perfettamente in
linea con il diametro di 42 mm di una cassa d’oro rosa o di
platino che presenta tutti gli elementi distintivi della linea
Classique di Breguet: quadrante guilloché d’oro massiccio,
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NIENTE MAGIA
La sottigliezza del movimento è il risultato della
riprogettazione di tutti i principali componenti.
lancette Breguet «à pomme», cassa dal telaio scanalato con
gli attacchi del bracciale o del cinturino saldati, fondocassa
trasparente di vetro zaffiro.
Quando è iniziata la messa a punto del movimento,
alcune immagini si sono imposte da sé ai costruttori di
Breguet. Infatti l’ultima innovazione importante che ha
portato a una diminuzione rilevante dello spessore del movimento risale al 1775, anno in cui l’orologiaio francese
Jean-Antoine Lépine inventò un meccanismo che semplificava in misura notevole la struttura del movimento grazie
all’adozione di ponti, e permetteva di ottenere strutture più
sottili. Il team di Breguet si è quindi dedicato al compito di
ridefinire tutti gli altri elementi essenziali del movimento.
Uno dei primi elementi al centro dell’attenzione era il
bariletto, che permette di accumulare l’energia occorrente
all’orologio per il suo funzionamento. Non è difficile evidenziarlo con i suoi tre componenti principali: la molla
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CLASSIQUE TOURBILLON
motrice, il bariletto vero e proprio che contiene la molla e
l’albero intorno al quale la molla si carica con la ruota che
gli è associata, chiamata rocchetto. In quasi tutti gli orologi
la molla motrice si ricarica attraverso il rocchetto, messo in
moto a partire dalla corona o tramite il meccanismo di carica automatica. Inversamente la molla motrice si distende
ogni volta che il tamburo del bariletto ruota, e i denti posti
all’esterno del tamburo cedono energia agli ingranaggi
dell’orologio. Nelle strutture convenzionali questi elementi
principali del bariletto sono disposti in forma di un sandwich
in cui la base è rappresentata dalla piastra del movimento,
alla quale si sovrappongono via via il tamburo del bariletto,
che contiene la molla motrice, poi il coperchio, il ponte
superiore (che serve a reggere e a sospendere l’assemblaggio
del bariletto in basso e in alto) e infine il rocchetto fissato
all’albero del bariletto.
◆ In alto: il bariletto è sostenuto da tre cuscinetti a sfere.
◆ In basso: il rotore di carica periferico poggia a sua volta su tre cuscinetti a sfere.
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Per ridurre del 25% lo spessore complessivo del bariletto
i costruttori di Breguet hanno ideato una disposizione totalmente diversa. Il ponte superiore e il coperchio sono stati
eliminati, e l’ordine dei componenti è stato invertito. Anziché montare il tamburo del bariletto sulla piastra, è il rocchetto che le è attaccato. È munito di un cuscinetto a sfere
fissato alla piastra che gli permette di ruotare quando l’orologio viene ricaricato sia a partire dalla corona sia attraverso
il sistema automatico di carica. Questa struttura è più complessa rispetto a una costruzione consueta che non possiede
un cuscinetto a sfere. Ma in mancanza del ponte superiore,
come è possibile che il tamburo del bariletto sia sostenuto
durante le sue rotazioni? La soluzione è stata quella di dotarlo
di una piccola scanalatura nella quale tre cuscinetti a sfere lo
mantengono in sede. Tale sistema permette al bariletto di
conservare la sua posizione e di compiere perfettamente la
sua funzione in assenza del ponte superiore. Questa soluzione
ha lo scopo di ridurre lo spessore del movimento, di resistere
agli urti e di offrire una grande robustezza.
LA STRUTTURA DEL MOVIMENTO
È CARATTERIZZATA DALLA RINUNCIA
TOTALE A OGNI COMPROMESSO
La ricerca della sottigliezza non deve
assolutamente alterare le prestazioni e
le funzioni dell’orologio.
L’energia che questo bariletto innovatore è in grado di
immagazzinare è altrettanto stupefacente. Mentre lo spessore viene ridotto di un quarto, il bariletto accumula una
quantità d’energia superiore del 20%. L’orologio dispone
così di una riserva di carica di 80 ore: un valore eccezionale
per un movimento extrapiatto e, cosa ancora più notevole,
per un calibro dalla frequenza elevata.
A questo punto concentriamo la nostra attenzione sul
meccanismo collegato al bariletto, ossia sul sistema di carica automatica. Nella stragrande maggioranza dei casi le
cariche automatiche moderne sfruttano una massa oscillante (chiamata abitualmente «rotore») che ruota secondo
i movimenti che compie il proprietario dell’orologio. Questa rotazione viene trasferita da un ingranaggio al rocchetto, che carica la molla motrice. Tranne alcune eccezioni la
disposizione adottata abitualmente colloca il rotore sotto
il movimento, tra i ponti e il fondocassa dell’orologio.
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CLASSIQUE TOURBILLON
L’INCONTRO DELLA FINEZZA
E DELL’ESTETICA
Il rotore periferico non serve unicamente a
rendere più sottile il movimento, ma
consente di osservare i ponti e il tamburo
del bariletto incisi a mano.
­ aturalmente questa disposizione aumenta lo spessore del
N
meccanismo. Avendo come obiettivo la sottigliezza, il
team di Breguet ha adottato una soluzione rivoluzionaria
per il modello Classique Tourbillon Extra-Plat, collocando il rotore all’esterno della circonferenza del movimento.
Questa soluzione non aumenta lo spessore del sistema di
carica e permette al rotore di ruotare alla periferia del movimento quando chi indossa l’orologio è impegnato nelle
sue attività quotidiane.
La struttura di questo sistema di carica periferica è più
complessa rispetto a quella di un rotore tradizionale, collocato sopra i ponti del movimento. In primo luogo ha
una forma anulare. Associata a una massa semicircolare di
platino, la metà di questo anello è più pesante dell’altra
metà. Gli spostamenti dell’orologio e la gravità terrestre
mettono in moto il rotore, agendo maggiormente sulla
metà più pesante, quella di platino. Il rotore è tenuto sospeso da tre cuscinetti a sfere che, analogamente al sistema
di sospensione del tamburo del bariletto, si collocano in
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una scanalatura all’interno dell’anello. Per fare in modo
che il rotore possa trasmettere al rocchetto l’energia che
ha ricevuto, la sua circonferenza interna possiede denti
che muovono a loro volta un ingranaggio collegato con
il rocchetto.
Questo sistema basato sul rotore periferico possiede un
vantaggio aggiuntivo. Sui dispositivi di carica convenzionali il rotore cela allo sguardo una parte importante del movimento. Se il proprietario dell’orologio vuole mostrare le
magnifiche decorazioni dei componenti deve inclinare
l’orologio in avanti e all’indietro fino al momento in cui la
forza di gravità sposta il rotore all’infuori della porzione di
movimento che si vuole osservare. Il rotore periferico elimina ogni ostacolo visivo, e il retro del movimento appare tutto intero attraverso il fondocassa senza che sia necessario
inclinare l’orologio.
Ovviamente è sul tourbillon, bilanciere compreso, che
si è concentrata in particolare l’attenzione degli ideatori del
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CLASSIQUE TOURBILLON
UN TOURBILLON DALLA
STRUTTURA UNICA
Questa architettura aerea conferisce una
luminosità eccezionale all’apertura del
tourbillon e ne valorizza i componenti.
movimento. La funzione del tourbillon consiste nell’annullare gli effetti della gravità terrestre sui componenti
dell’organo regolatore – il bilanciere e lo scappamento –
collocandoli in una gabbietta che compie un giro completo
a ogni minuto. In questo contesto è facile immaginare
quali sfide deve affrontare chi intende ridurre lo spessore di
questo raffinato meccanismo per poterlo inserire in un
movimento extrapiatto. Gli orologiai incontrano già grandi difficoltà nel collocare un bilanciere e uno scappamento
ordinari in movimenti extrapiatti, senza dover fare i conti
con la complicazione aggiuntiva rappresentata da una
­gabbietta rotante.
La ricerca della sottigliezza prende il via dalla progettazione del bilanciere. Facendo tesoro delle esperienze accumulate con i calibri extrapiatti 1200, 2100 e 502, apprezzati per
decenni in virtù della loro sottigliezza, gli orologiai di B
­ reguet
hanno disegnato un bilanciere che accoglie interamente la
spirale nel suo spessore. Tecnologie estremamente progredite
hanno anch’esse un ruolo fondamentale. Un esempio fra
tutti: la spirale in silicio. Questo componente brevettato
presenta molteplici vantaggi: ha una forma ideale per ottenere una precisione eccezionale, resiste ai campi magnetici e
garantisce una migliore stabilità delle prestazioni cronometriche per un periodo più lungo mentre il bariletto si scarica
(questa proprietà è definita «isocronismo» dagli orologiai).
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CLASSIQUE TOURBILLON
CHI CONOSCE L’OROLOGERIA
INDOSSA OROLOGI, NON MOVIMENTI
Il modo in cui un calibro extrapiatto è
associato al quadrante e alla cassa dell’orologio
riveste un’importanza fondamentale.
◆ Schema del tourbillon che illustra i denti esterni
sulla gabbietta del tourbillon, usata per fornire l’energia
richiesta dalle rotazioni e dallo scappamento.
La gabbietta del tourbillon differisce sostanzialmente
dagli altri tourbillon di Breguet, nei quali l’energia viene
trasmessa a un pignone fissato al centro di rotazione della
gabbietta. Ovviamente questa disposizione richiede la presenza sotto la gabbietta di un ingranaggio che aumenta lo
spessore dell’insieme. Si ottiene così un profilo più sottile
trasmettendo l’energia direttamente sul bordo esterno della
gabbietta, munito di denti. In tal modo la gabbietta del
tourbillon viene mossa dall’esterno. Inoltre è fatta di titanio, materiale che associa una grande leggerezza alla rigidità
indispensabile per ottenere prestazioni elevate. Il modo in
cui ruota la gabbietta è un ulteriore elemento che caratterizza la concezione di questo tourbillon. Le strutture consuete
ricorrono a una ruota fissa dei secondi munita di dentatura
esterna che si ingrana con un pignone di scappamento.
Quando lo scappamento ruota, la gabbietta – e insieme a lei
i componenti dell’organo regolatore – ruotano intorno alla
ruota fissa. In questo nuovo tourbillon, invece di collocare
la ruota fissa dei secondi sotto la gabbietta del tourbillon,
Breguet ha ideato una grande ruota disposta alla periferia e
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munita di una dentatura interna che ingrana con il pignone
di scappamento. Il suo funzionamento è assolutamente
identico, perché la rotazione della gabbietta rispetto alla
ruota fissa muove tutti gli elementi essenziali della misura
del tempo. Tuttavia il risultato è la riduzione di alcuni decimi di millimetro nello spessore del meccanismo, e una straordinaria trasparenza del tourbillon che valorizza ed esalta la
bellezza degli altri componenti.
Come abbiamo già avuto occasione di osservare, coloro
che amano l’orologeria indossano orologi e non movimenti.
Si è quindi dedicata grande attenzione all’associazione del
calibro 581 DR con la cassa e il quadrante. I costruttori
erano tenuti a rispettare un imperativo assoluto: utilizzare
un quadrante d’oro massiccio guilloché a mano. Certi orologi extrapiatti ricorrono all’espediente di usare una placca
sottile o non si curano del quadrante pur di guadagnare ancora qualche decimo di millimetro in altezza. Ma questo
compromesso estetico era inaccettabile per Breguet. Inoltre,
siccome la decorazione tradizionale eseguita a mano con
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CLASSIQUE TOURBILLON
l’aiuto di un tornio per guillocher richiede un certo spessore
dell’oro, Breguet non ha voluto rinunciare a questa tradizione e ha accettato uno spessore aggiuntivo. Tuttavia c’è
un’astuzia associata al quadrante. Pur essendo saldamente
fissata al movimento, la barretta del tourbillon è collocata
quasi interamente tra due scanalature sullo stesso ­quadrante,
da una parte e dall’altra dell’apertura che permette all’osservatore di seguire le evoluzioni della gabbietta rotante.
Tenuta saldamente in sede, la barretta sembra far parte del
volto dell’orologio. Si tratta naturalmente di un’illusione,
perché gli elementi che la fissano al movimento sono celati
sotto il quadrante.
Neanche la sottigliezza ha creato ostacoli alla decorazione
tradizionale del movimento, visto che i ponti e il bariletto
sono minuziosamente incisi a mano.
Breguet dispone di un ricco patrimonio di innovazioni
che copre oltre due secoli. Questo nuovo esemplare della
serie dei tourbillon è un omaggio alla preziosa eredità che la
marca custodisce, a partire ovviamente dal tourbillon che
Abraham-Louis Breguet inventò e fece brevettare nel 1801.
Ma il fondatore di Breguet diede prova della sua maestria
con notevoli creazioni extrapiatte, dallo straordinario
no 3306 con ripetizione dei quarti d’ora, dallo spessore inferiore a 8 mm, al no 4691 con ripetizione dei semi-quarti,
fasi lunari, calendario, equazione del tempo e indicazione
della riserva di carica, il cui spessore di 7,7 mm lascia letteralmente sbalorditi. L’orologio Classique Tourbillon ExtraPlat illustra la vitalità di questo patrimonio decisamente
unico, e lo arricchisce attraverso inedite prodezze.
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L’ARTE DEL CAMMEO
L’Arte del
CAMMEO
di Jeffrey S. Kingston
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L’ARTE DEL CAMMEO
U
n orologio Breguet è raro e lo sarà sempre. L’esclusività di ogni segnatempo è attestata
dall’assegnazione di un numero individuale, conformemente a un uso che risale al 1775, l’anno
in cui Abraham-Louis Breguet aprì il suo laboratorio in Quai de l’Horloge a Parigi. Ma ogni
esemplare Reine de Naples Camée o Secret de la Reine possiede un tocco in più di individualità.
In queste due creazioni per signora spicca la presenza di cammei incisi a mano su delle conchiglie.
Sono elementi ornamentali che compaiono sul quadrante del modello Reine de Naples, mentre
assumono la forma di una rosa sul coperchietto del modello Secret de la Reine, e sottolineano la
vocazione elitaria di ognuno di questi orologi, ai quali conferiscono la statura di «pezzo unico»,
perché nessun esemplare sarà esattamente identico a un altro.
◆◆◆
L’arte dell’incisione su cammeo è una tecnica decorativa
nota fin dall’antichità. Le prime opere eseguite in rilievo su
delle pietre sono documentate in Grecia dal III secolo
a. C. La Tazza Farnese è l’esempio più antico e più celebre
giunto fino a noi dell’arte dell’incisione su cammeo. Con i
suoi intensi contrasti di luce, e le figure allegoriche incise
in tre dimensioni, il delicato recipiente in sardonice illustra
la forza espressiva di immagini dai colori chiari il cui rilievo
spicca su un fondo scuro, e ha definito l’arte dei cammei
nei due millenni trascorsi dalla sua creazione. Oggi la
splendida Tazza Farnese è conservata nelle collezioni del
Museo Archeologico di Napoli. Come altre forme d’arte,
la tecnica del cammeo ha attraversato nel corso dei secoli
periodi gloriosi alternati a epoche di relativo oblio. Un
vivace ritorno d’interesse, rivolto in particolare ai cammei
su conchiglie, si manifestò durante il regno della regina
Vittoria. La sovrana li apprezzava al punto da indossarne
contemporaneamente più d’uno in determinate occasioni.
Nel secolo precedente l’imperatrice Caterina II di Russia
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aveva a sua volta dimostrato di prediligere i gioielli in
forma di cammeo. La forte domanda proveniente dall’
Inghilterra vittoriana favorì la fioritura degli artisti residenti a Torre del Greco, una località ai piedi del Vesuvio
che divenne ben presto il centro dell’incisione su conchiglie marine, preferite ad altri materiali come il vetro o le
gemme. Ancor oggi Breguet ha trovato proprio a Torre del
Greco due incisori – padre e figlio – ai quali fa realizzare i
cammei per i suoi orologi.
Anche se nel corso dei secoli si sono utilizzate numerose
varietà di conchiglie per fungere da supporto ai cammei,
come avviene tuttora, i lavori più raffinati sono realizzati su
conchiglie di Cassis madagascariensis, un mollusco a volte
chiamato familiarmente «casco imperatore». I cammei di
Breguet non si discostano naturalmente da questa regola
ferrea. Il nome scientifico dell’organismo marino di cui
stiamo parlando può tuttavia indurre in errore, perché il suo
habitat non è situato in prossimità del Madagascar ma si
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L’ARTE DEL CAMMEO
trova nell’Oceano Atlantico, al largo della Florida. Il Cassis
madagascariensis non è apprezzato unicamente per le sue
grandi dimensioni, ma anche per l’intensa colorazione e i
contrasti che presenta il suo guscio. Sotto la superficie
­esterna, di colore bianco lattiginoso, il lavoro dell’incisore fa
emergere strati dalle tinte più scure. Questa diversità di
­colori e di profondità consente di creare figure in rilievo che
si stagliano su un fondo più scuro, secondo lo stile classico
della Tazza Farnese.
L’arte del cammeo è strettamente legata alla vita di
Torre del Greco, e le sue radici si estendono sovente fino a
coinvolgere più generazioni di una stessa famiglia. I cammei di Breguet sono realizzati, come abbiamo detto, da
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una coppia composta da padre e figlio, Pasquale e Fabio.
Pasquale ha appreso l’arte dal grande maestro del cammeo
Giuseppe Scialanga (1889-1960), e la sua iniziazione è cominciata all’età di sette anni, quando il bambino entrò nel
laboratorio del maestro. Fabio invece ha completato la sua
formazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Prima
della loro collaborazione con Breguet, padre e figlio erano
già rinomati per i loro cammei ispirati al leggendario
dipinto di Botticelli Le tre Grazie (esposto al Museo degli
Uffizi di Firenze) e per i lavori che riproducono le immagini
di santi napoletani.
Pasquale e Fabio hanno collocato il loro laboratorio in
un piccolo appartamento invaso dalla luce sul versante sud
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L’ARTE DEL CAMMEO
◆ Al taglio della conchiglia segue la smussatura dei bordi.
OGNI CAMMEO INIZIA CON UN
ESAME MINUZIOSO E CON
LA SELEZIONE DELLE CONCHIGLIE
Poi l’artista determina quali parti della
conchiglia si prestano a confezionare
un quadrante per il modello Reine de Naples
Camée o un fiore per il Secret de la Reine.
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◆ Quando il quadrante è ritagliato nella conchiglia, viene fissato su un sostegno di legno mediante una miscela di cera e di pece.
del Vesuvio. Da allora Fabio si dedica esclusivamente ai
quadranti e alle rose destinati agli orologi della collezione
Reine de Naples, mentre il padre divide il suo tempo fra
Breguet e altri lavori. Un tempo molti cammei erano incisi
su conchiglie che i marinai napoletani portavano in patria
dalle loro peregrinazioni in tutto il mondo. Questa tradizione è oggi tramontata e le conchiglie d’alta qualità, in particolare le Cassis madagascariensis, sono acquistate all’estero
da negozianti specializzati che le vendono agli incisori in
stock di 50-100 esemplari per volta. Le conchiglie sono
interamente naturali e non vengono sottoposte a nessun
trattamento. Arrivano agli incisori dopo un lungo processo
di essicazione durante il quale sono esposte all’aria aperta
per 12-18 mesi su canne di bambù.
La prima fase del lavoro consiste nell’esaminare e selezionare le conchiglie. Padre e figlio scrutano attentamente
ogni conchiglia, cercando di individuare le più minuscole
macchie o segni di fessura per poi scegliere soltanto gli
esemplari giudicati perfetti. Dopo questa selezione individuano le parti della conchiglia che si prestano a ricavare un
quadrante, nel caso del modello Reine de Naples Camée,
oppure un fiore, quando si tratta del Secret de la Reine. Dal
momento che una sola conchiglia consente spesso di ottenere due quadranti o due rose, i contorni del quadrante o la
forma della rosa sono abbozzati a matita all’interno della
conchiglia. Se gli incisori sono soddisfatti del risultato, procedono ritagliando il motivo con l’aiuto di una piccola sega,
poi addolciscono e arrotondano minuziosamente i bordi.
29
L’ARTE DEL CAMMEO
◆ Prima di iniziare l’incisione, il motivo viene disegnato sulla superficie.
◆ I colori naturali della conchiglia affiorano via via che gli strumenti dell’incisore penetrano in profondità.
Tuttavia occorrono ancora diverse fasi di lavorazione prima
di procedere al taglio. Usando una miscela di cera e pece,­
si fissa la conchiglia su uno stelo di legno, quindi si livella
la superficie esterna. Tale operazione non solo conferisce al
pezzo la regolarità richiesta da un quadrante d’orologio, ma
elimina la parte esterna e ruvida della conchiglia, evidenziando il bianco latteo che formerà l’immagine. Ora gli artisti
dispongono della loro «tela» e possono mettersi davvero
all’opera.
TUTTI I COLORI SONO GIÀ
PRESENTI NELLA CONCHIGLIA
Nessun elemento viene dipinto
o aggiunto.
Fabio e Pasquale cominciano ad abbozzare il motivo a
matita. Il disegno del quadrante dell’orologio Camée assume la forma di un girasole nel cui centro incavato vengono
fissate le lancette. Breguet offre inoltre la possibilità di
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L’ARTE DEL CAMMEO
GLI STRUMENTI DELL’ ARTISTA
Il motivo è creato unicamente con
l’aiuto di punzoni chiamati «bulini».
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L’ARTE DEL CAMMEO
◆ Interpretazione artistica di nuovi motivi di quadranti in forma di cammeo.
DALLA CONCHIGLIA
NASCE UN GIRASOLE
Le lancette sono annidate nel
cuore del fiore.
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r­ ealizzare un quadrante personalizzato, disegnato in maniera
analoga sulla superficie della conchiglia. Con un punzone
affilato, inventato da un incisore italiano e noto con il nome
di bulino, si raschia la superficie. I contorni del fiore si delineano prima ancora che i dettagli siano incisi accuratamente
servendosi di utensili via via più fini, mentre i due artisti
scavano sempre più in profondità nello spessore della conchiglia. Tutti i colori sono allo stato naturale, senza alcuna
aggiunta. Le tinte che affiorano in ogni conchiglia sono
uniche per la loro tonalità, la loro opacità e la loro posizione
nei diversi strati della conchiglia. L’abbinamento di questa
gamma di colori con le sottili variazioni del tema floreale fa
sì che ogni cammeo sia diverso da tutti gli altri.
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L’ARTE DEL CAMMEO
Occorre ricordare che è un cammeo a fungere da quadrante per l’orologio Reine de Naples. Anche nell’eseguire
questo lavoro in miniatura si deve coniugare il virtuosismo
artistico con le rigorose esigenze che impone l’adattamento
a un quadrante d’orologio, alle lancette e alla cassa. Quando
l’incisione è ultimata, dei segni collocati sul fondocassa
indicano i punti precisi a cui va fissato il movimento.
Il movimento del modello Reine de Naples Camée è
racchiuso in una cassa d’oro bianco. La lunetta reca incastonati 24 diamanti del peso complessivo di 2,42 carati. Il
cammeo in forma di rosa dell’orologio Secret de la Reine è
collocato su un coperchietto della cassa che, quando è chiuso,
nasconde il quadrante alla vista. La lunetta è impreziosita da
diamanti disposti ad arco intorno alla rosa. Ruotando il
coperchietto si svela il segreto: un quadrante ornato da diamanti incastonati, con un ovale di madreperla che reca la
firma Breguet. Il modello è disponibile in oro rosa o in oro
bianco, e monta un cinturino di pelle oppure un bracciale
d’oro intrecciato. L’uno e l’altro orologio ospitano un movimento meccanico a carica automatica.
Il cammeo in forma di rosa occupa un posto preponderante nelle collezioni di gioielleria di Breguet: lo ritroviamo
infatti su orecchini, anelli, bracciali, ciondoli e collane in
una grande varietà di dimensioni e in diverse combinazioni
d’oro e di perle.
Gli orologi Reine de Naples Camée e Secret de la Reine
sono gli unici due segnatempo che valorizzano l’arte del
cammeo nell’orologeria contemporanea. Sono capolavori
eccezionali non solo perché sposano un’arte tradizionale a
una tecnica esercitata con superba bravura, ma perché ogni
esemplare è unico nei suoi colori e nel suo disegno.
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37
LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE
Louis Breguet,
PIONIERE
DELL’AVIAZIONE
e innamorato dell’orologeria
di Emmanuel Breguet
Hydravion de transport Breguet 531 Saigon de la compagnie
Air
France photographié
1934compagnia
◆ Idrovolante
da trasportoau-dessus
Breguet du
531Havre
Saigonendella
Air France fotografato in volo sopra Le Havre nel 1934.
38
39
LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE
S
e il nome Breguet ci suona familiare non solo in riferimento all’orologeria, ma anche al
mondo dell’aeronautica, lo si deve a Louis Breguet (1880-1955), uno dei grandi pionieri
­dell’aviazione mondiale. E quando ci chiediamo se Abraham-Louis Breguet e Louis Breguet
appartenevano alla stessa famiglia, la risposta è affermativa.
◆◆◆
Louis Breguet rappresenta infatti la quinta generazione
della famiglia dopo l’arrivo in Francia, nel 1762, del suo
trisavolo Abraham-Louis Breguet (1747-1823), membro
dell’Accademia delle scienze, il quale fece carriera a Parigi
dove, insieme al figlio Antoine-Louis (1776-1858), portò al
culmine l’arte dell’orologeria. Il nonno Louis-Clément
Breguet (1804-1883), membro a sua volta dell’Accademia
delle scienze, ha creato innumerevoli strumenti elettrici. Ha
inventato e costruito un telegrafo con quadrante adottato in
numerosi Paesi. Ha perfezionato numerosi sistemi di telecomunicazione che hanno migliorato la sicurezza delle ferrovie.
Come riconoscimento per i suoi molteplici meriti il nome
di Louis-Clément Breguet figura sulla torre Eiffel. Il padre
Antoine Breguet (1851-1882), laureato al ­Politecnico, è stato uno degli ingegneri più promettenti d
­ ella sua generazione. Spetta a lui il merito di aver introdotto in Francia il
telefono di Bell, prima di morire prematuramente all’età di
31 anni.
Destinato ovviamente a prendere le redini delle imprese
di famiglia nel settore delle telecomunicazioni e dei motori
elettrici, dal momento che il nonno nel 18701 aveva ceduto
il reparto orologeria, Louis Breguet, da poco diplomato
40
presso la Scuola superiore di elettricità, sorprese familiari e
amici dedicandosi anima e corpo alla conquista dei cieli.
Non è facile riassumere in poche righe la carriera di
Louis Breguet. Tanto lui quanto la Société anonyme des
­ateliers d’aviation Louis Breguet, creata e gestita da lui personalmente, e ribattezzata in seguito Breguet Aviation,
sono stati per quasi un secolo tra i protagonisti nel mondo
dell’aeronautica. Ingegnere e imprenditore, Louis Breguet
è diventato quand’era ancora in vita un personaggio storico
per tre distinti motivi: come pioniere dell’elicottero, per il
rilevante contributo da lui dato alla storia dell’aviazione
militare e per il ruolo che svolse nella creazione del trasporto aereo civile2.
Il giroplano, precursore dell’elicottero
Dal 1905 al 1909 Louis Breguet, in associazione con il
fratello Jacques e con il professore Charles Richet3, affronta il mondo dell’aviazione nascente con una proposta
quanto mai originale: l’ala rotante, vale a dire il volo verticale. Per ben due volte nel 1907 il suo «Giroplano n° 1», un
curioso apparecchio provvisto di quattro sistemi rotativi di
otto pale ciascuno, si solleva da terra per circa un minuto:
◆ Louis Breguet, ingegnere e pilota, ai comandi di uno dei suoi apparecchi nel 1910.
41
LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE
momento più luminoso della sua carriera Louis Breguet
decide di rituffarsi nell’avventura del giroplano. In quegli
anni egli gode di grande reputazione, è un uomo ascoltato e
seguito da vicino dai suoi concorrenti in tutto il mondo.
Anche se la tecnologia aveva compiuto nel frattempo importanti progressi, specie nel campo della motorizzazione, il
giroplano conservava intatta la sua connotazione un po’ folle.
Eppure Louis Breguet, con l’aiuto di una squadra ridotta,
composta da René Dorand e Maurice Claisse, dopo tre anni
di lavoro accanito, nel 1935 e 1936 assiste alle imprese del
giroplano sperimentale Breguet-Dorand, che con i suoi
record di maneggevolezza, di velocità (108 km/h), di altitudine (158 metri), di durata (1 ora e 3 minuti) e di volo stazionario (10 minuti) si impone indiscutibilmente come il
primo elicottero moderno della storia4. Louis Breguet lascia
così, in due momenti distinti, una forte impronta nella
storia dell’elicottero, ispirando un’intera generazione di ingegneri, fra i quali Igor Sikorski e Franck Piaseki, che seguiranno la sua scia.
◆ Giroplano Breguet-Richet n° 1: una delle rare foto del sollevamento a Douai il
24 agosto 1907. Alcuni assistenti bloccano lo spostamento laterale dell’apparecchio.
◆ Cartolina postale che mostra il curioso giroplano
Breguet-Richet n° 2 bis.
42
di 60 centimetri il 24 agosto, e di quasi 1,5 metri il 20
settembre. Si tratta di una «prima mondiale» di cui lo stesso Louis Breguet informa subito l’Accademia delle scienze
la quale, nella seduta del 16 settembre, ufficializza così il
distacco dal suolo del 24 agosto: «Un apparecchio del tipo
elicottero è riuscito per la prima volta ad alleggerirsi completamente e a sollevarsi dal suolo con il proprio motore, con tutto
l’occorrente al suo funzionamento e con un uomo a bordo.» Di
fronte ai risultati insoddisfacenti ottenuti con altri due apparecchi ad ala rotante, Louis Breguet – pur essendo certo
che il volo verticale rappresenti una soluzione per il futuro
– rinuncia nel 1909 alla prosecuzione di quell’avventura e si
lancia nella costruzione aeronautica classica, dedicandosi
alla fabbricazione di biplani e successivamente di monoplani. Ma non aveva ancora detto la sua ultima parola
sull’argomento. Infatti a 23 anni di distanza, nel 1932, nel
◆ Il giroplano Breguet-Dorand fotografato il 22 settembre 1936 nel
corso di un volo storico.
Breguet e l’aviazione militare
Tornato nel 1909 a occuparsi di aspetti più classici
dell’aeronautica, Louis Breguet costruisce a partire dal
1911 dei biplani per le forze armate francesi, del Regno
Unito e della Russia. Dal 1914, al pari dei pionieri dell’aviazione in tutto il mondo, si dedica totalmente alla produzione industriale di aerei, diventati ormai esclusivamente
strumenti bellici. Il 2 settembre 1914, pochi giorni prima
di lasciare il fronte per dedicarsi alle sue fabbriche, compie
di propria iniziativa una delle pericolose ricognizioni aeree
destinate a informare lo Stato Maggiore francese sul tentativo tedesco di aggirare Parigi da est. Le informazioni raccolte, prese molto sul serio dai generali Galliéni e Joffre,
permettono di scatenare la battaglia della Marna, a proposito della quale si ricorda ancor oggi il famoso episodio dei
taxi parigini requisiti per portare celermente al fronte il
43
LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE
IL BREGUET 14 COMPIE IL SUO
PRIMO VOLO NEL NOVEMBRE 1916
In servizio per oltre dieci anni, diede
fama internazionale a Louis Breguet.
◆ Aerei Breguet XIV in formazione.
44
45
LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE
◆ Catena di montaggio del Breguet 19 nell’officina di Villacoublay.
maggior numero possibile di soldati. Louis Breguet ricevette la Croce di guerra per il suo eccezionale atto di coraggio, e il suo nome è rimasto legato per sempre alla «vittoria
della Marna» che ha cambiato il corso della guerra.
Poi però la guerra si impantana e ristagna, e viene l’epoca delle trincee. La produzione di aerei si organizza meglio,
ma saranno necessari ancora due anni prima che l’aviazione
progredisca davvero sul piano tecnologico. Il Breguet 14
compie il suo primo volo nel novembre 1916, e sarà prodotto
in gran numero a partire dal 1917. Quel modernissimo aereo
biposto, frutto delle riflessioni personali di Louis Breguet,
possiede una struttura interamente metallica (con la fusoliera e le ali ricoperte di tela) che adotta per la prima volta il
46
◆ Louis Breguet nel 1936 nel suo ufficio di Rue Georges Bizet a Parigi, davanti al suo tavolo da disegno.
duralluminio. È stato progettato per la ricognizione e il
bombardamento, ma fa sensazione nelle squadriglie per la
sua velocità, la maneggevolezza, il notevole carico utile e la
capacità di alzarsi fino a 6000 metri, quindi al riparo dai
caccia avversari. Si rivelerà uno strumento fondamentale
per la vittoria degli Alleati nel 1918. Costruito in circa
8.000 esemplari, viene acquistato da una quindicina di
Paesi, tra i quali gli Stati Uniti. Rimasto in servizio per oltre
dieci anni, il Breguet 14 diede fama mondiale al suo ideatore5. Il modello che gli succedette, il Breguet 19, nacque
in base agli stessi principi e venne adottato dalle aviazioni
di tutto il mondo6. Seguirono altri apparecchi da combattimento capaci di ospitare più persone, e poi il potente
bombardiere Breguet 690 che, ordinato in ritardo dallo
Stato Maggiore francese, ma adottato anche dal Belgio e
dalla Svezia, non potè dare l’intera misura delle sue capacità
durante la battaglia di Francia del 1940. Louis Breguet sarà
fornitore delle forze armate francesi fino all’ultimo, come
pure i suoi successori. I decenni 1950-1960 sono segnati
dalla messa a punto e dall’ordinazione da parte della Marina
francese del pattugliatore marittimo imbarcato Breguet
1050 Alizé, in servizio sulle portaerei francesi Foch e
Clemenceau fino all’inizio degli anni 2000, e adottato anche
dalla Marina indiana. Poi è la volta dell’aereo di sorveglianza marittima e di ricognizione ad ampio raggio Breguet
1150 Atlantic che, ­vincitore nel 1958 del concorso NATO,
sarà adottato dalla Francia, dall’Italia, dalla Germania e dai
Paesi Bassi. Ancora oggi una versione aggiornata di questo
47
LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE
◆ Limousine Breguet 280T in una fotografia effettuata all’aeroporto di Parigi-Le Bourget nel 1929.
apparecchio sorvola i mari e i deserti del globo. Viene infine
l’aereo per trasporto truppe Breguet 941, in grado di atterrare e decollare da un campo di calcio, e il caccia francobritannico Jaguar, destinato a una lunga e brillante carriera.
Breguet e l’aviazione civile
Ma è nel settore dell’aviazione civile che Louis Breguet
si rivela un autentico teorico e un imprenditore visionario.
Il trasporto di un numero cospicuo di passeggeri era un suo
vecchio sogno che risaliva al 23 marzo 1911, quando Louis
Breguet, insieme a undici persone a bordo del suo biplano
da 90 cavalli, aveva stabilito il record mondiale di passeggeri trasportati!7 Appena terminata la guerra, egli è fra coloro
che sognano la nascita di un’aviazione civile. Nel febbraio
48
1919 fonda la Compagnie des Messageries aériennes per il trasporto passeggeri (e quindi non solo come servizio postale),
che collega prima Parigi e Bruxelles, poi Parigi e Londra. Per
quindici anni lavora senza sosta a promuovere, attraverso
associazioni e fusioni, una rete importante di collegamenti
che sia coerente e possibilmente redditizia.
Nel 1921 viene inaugurata la linea Parigi-Le Havre in
collegamento con il transatlantico per New York. ­Nell’estate
del 1922 nasce la linea Parigi-Marsiglia via Lione, poi completata da un collegamento Lione-Ginevra. Nel marzo 1923
Louis Breguet fonde la sua compagnia con la ­Compagnie
des Grands Express Aériens, sua rivale sulla tratta ParigiLondra, dando al nuovo gruppo – che presiede – il nome
◆ Interno di un aereo della compagnia Air Union, che collegava Londra con Parigi.
di Air Union. Nel 1929 è la volta della Marsiglia-AjaccioTunisi, seguita nel 1931 dalla Tunisi-­A lgeri e nel 1932 dalla L
­ ione-Cannes. Nel 1932 Air Union dà vita, in collaborazione con Swissair, alla linea diretta Parigi-Ginevra che
opera in coincidenza con le linee interne svizzere. In quel
1932 Air Union è la più grande compagnia aerea francese
per numero di chilometri percorsi e di passeggeri trasportati.
Nel 1933 Louis Breguet appone la sua firma all’atto di
nascita della compagnia Air France, dal momento che il governo francese ha deciso di riunire in un unico ente le cinque compagnie allora esistenti: Air Union, Air Orient,
CIDNA, Lignes Farman e Aéropostale. E qui va assolutamente ricordato il Breguet 14, che divenne famoso per il
trasporto postale nell’ambito delle linee aeree Latécoère, poi
EVOLUZIONE DELLE COMPAGNIE AEREE
Nel 1933 Louis Breguet appone la sua firma
all’atto di nascita della compagnia Air France.
49
LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE
dell’Aéropostale, in Europa, in Africa e presto anche in
America Latina, e reso immortale dai racconti di Mermoz,
di Guillaumet e di Saint-Exupéry…8.
◆ «Chronique des Avions Louis-Breguet» del settembre-ottobre
1930. Esemplare firmato da Dieudonné Costes. Le Chronique
furono pubblicate dal 1925 in poi.
IL CELEBRE BREGUET 19
«Point d’Interrogation» permise a
Costes e Bellonte di effettuare il primo
volo senza scalo Parigi-New York.
50
Sarebbe ingiusto tacere dei grandi raid mondiali che
ebbero come protagonisti gli aerei Breguet tra i primi anni
del decennio 1920 e la prima metà del decennio 1930. Si
trattava, è vero, di imprese individuali compiute da aerei
che non erano ancora velivoli da trasporto, ma che dimostrarono possibilità e fissarono punti di riferimento destinati a diventare prima o poi delle vere e proprie rotte
aeree. Citiamo le imprese più celebri. La Parigi-Tokyo nel
1924 con P
­ elletier d’Oisy e Bésin. La Madrid-Manila nel
1926 con Gallarza e Loriga. Il giro del mondo nel 1927
con Costes e Le Brix, con la prima traversata dell’Atlantico
meridionale da Saint-Louis nel Senegal a Natal in Brasile.
La Parigi-Pechino nel 1929 effettuata da Arrachart e ­R ignot.
E infine il volo rimasto indelebile nella memoria di ognuno: la famosa Parigi-New York senza scalo effettuata da
Costes e Bellonte in 37 ore e 18 minuti l’1 e 2 settembre
1930 a bordo del celebre Breguet 19 battezzato ­«Point
d’Interrogation»9.
Louis Breguet dà inizio alla sua attività di presidente e
fondatore di una compagnia aerea con dei Breguet 14 disarmati e attrezzati appositamente, e si impegna nella progettazione di aerei dedicati al trasporto civile come il Breguet
28 Limousine e il Breguet 393, che si dimostreranno particolarmente sicuri. Dopo la Seconda guerra mondiale la sua
realizzazione più spettacolare è il Breguet 760 «Deux-Ponts»,
un quadrimotore con un centinaio di posti per i passeggeri
distribuiti sui due piani, autentico precursore dell’Airbus
A-380. Questo aereo particolarmente affidabile ed economico non subì nessun incidente mortale durante i suoi
vent’anni di attività. Nel 1921 Louis Breguet descrisse in
una conferenza visionaria l’aereo del futuro, destinato a
◆ Sfilata di Costes e Bellonte a Broadway all’indomani del loro memorabile raid.
51
LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE
CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO
Nel 1923 Louis Breguet presiede il
comitato del centenario della morte di
A.-L. Breguet. Importanti manifestazioni si
svolgono in Francia e in Svizzera.
◆ Invito alla seduta solenne alla Sorbona del 27 ottobre 1923.
52
volare a 13 500 metri d’altitudine e a percorrere la distanza
New York-Parigi in sei ore10… Louis Breguet fa di tutto per
rendere i viaggi aerei accessibili al più gran numero di persone: non si accontenta di un’aviazione elitaria riservata alle
classi abbienti. Nel 1943, cercando di equiparare il costo del
biglietto d’aereo alla tariffa della terza classe ferroviaria, teorizza con un anticipo di trent’anni i voli charter e ­low-cost.11
Louis Breguet muore nel 1955 in piena attività, e la
società che porta il suo nome viene acquistata dall’uomo
d’affari Sylvain Floirat, che porta avanti numerosi progetti.
Nel 1967 Marcel Dassault, un altro grande protagonista
dell’aviazione francese, rileva a sua volta Breguet Aviation
per poi incorporarla nella propria società chiamandola
­Avions Marcel Dassault-Breguet Aviation, o più brevemente
Dassault-Breguet. Il governo francese approva e favorisce
questa fusione, che conferisce a Marcel Dassault, insieme
agli insediamenti di Tolosa e Anglet12, delle risorse industriali aggiuntive che si dimostreranno molto utili per le sue
ambizioni mondiali.
◆ Brochure commerciale per la presentazione del Breguet 761 «Deux-Ponts».
I rapporti di Louis Breguet con l’orologeria
Parallelamente alle sue attività aeronautiche, ma anche
sportive13, Louis Breguet ha sempre tenuto vivi i contatti
con la famiglia Brown, che aveva rilevato da suo nonno la
Maison di orologeria, e ha sempre ricordato con fierezza le
realizzazioni dei suoi antenati in quel settore. A partire dal
1922 la Société des ateliers d’aviation Louis Breguet com­
pare regolarmente nei libri delle vendite della Casa che
produce gli orologi. Questa circostanza permette di affermare che Louis Breguet ha saputo illustrare, ai dirigenti­
di Montres Breguet di quegli anni, le prospettive future
che offrivano i prodotti di orologeria destinati all’aeronautica. Nel 1923 presiede il Comitato del centenario di
Abraham-Louis Breguet (1747-1823), il quale organizza
­
sia in Francia che in Svizzera importanti manifestazioni­
che ­culmineranno con l’esposizione parigina del Musée
­Galliera, inaugurata da Louis Breguet al fianco del Presidente della Repubblica francese Alexandre Millerand14.
Per diverse settimane l’esponente di punta dell’aviazione si
immerge nel mondo dell’orologeria e ne frequenta i più eminenti rappresentanti francesi, svizzeri e inglesi. Trascorre
lunghi momenti con l’industriale londinese Sir David
Salomons e con Henri Brown, proprietario della ditta di
orologi Breguet, e anche con Georges Brown, il figlio e futuro successore di Henri Brown. Il 26 ottobre Louis Breguet
riceve tutti questi rappresentanti del mondo dell’orologeria
nel corso di una visita alle sue officine di V
­ élizy-Villacoublay,
53
LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE
◆ Breguet 14 F-POST.
e il giorno dopo a Parigi, nel grande anfiteatro della S­ orbona,
conclude il suo lungo discorso con questa d
­ ichiarazione: «Una delle glorie dell’industria degli orologi è di aver contribuito ad aiutare la Marina a risolvere i problemi connessi con la
navigazione marittima, così come oggi del resto contribuisce potentemente ad aiutare i navigatori dei cieli – i cui sforzi mi sono
particolarmente cari – nel definire e individuare la loro rotta
nello spazio.» Qui è l’ingegnere che parla. Sì, l’orologeria ha
delle sfide da affrontare e ha un ruolo importante da svolgere per accompagnare e addirittura per agevolare il progresso dell’aviazione, come in altri tempi ha fatto per la
marina. Proclamata da un costruttore di aerei come Louis
Breguet, per di più presidente della Camera sindacale delle
industrie aeronautiche, questa affermazione assume un
rilievo decisamente particolare!
I frequenti ordinativi di strumenti d’orologeria Breguet
da parte del costruttore di aerei Louis Breguet si sono protratti per molto tempo15, e naturalmente si trovano orologi
Breguet sui pannelli di comando degli aerei Breguet!
54
◆ Breguet «Deux-Ponts» con le insegne di Air France.
È curioso constatare che uno dei primissimi modelli di
cronografo d’acciaio dotato della «funzione speciale», vale
a dire del cosiddetto «ritorno in volo» o flyback, è stato
venduto nel 1952 alla società Louis Breguet. Uno dei primi
esemplari dell’orologio destinato a diventare due anni
dopo il Type XX è stato quindi collaudato da Louis Breguet
e dai suoi collaboratori: una decisione senza dubbio pertinente, che dimostra la vicinanza che intercorreva fra le due
imprese Breguet.
Cos’altro aggiungere per concludere, se non che il grande
pioniere dell’aviazione è stato anche un uomo appassionato
di orologeria? Essa lo interessava fortemente come strumento
scientifico, e il ruolo ch’egli svolse con discrezione (tanto che
oggi è noto solo a pochi) come consigliere della Casa di orologeria Breguet è indiscutibile ed è stato sostanziale.
◆ Breguet 1050 Alizé.
el 1870 Louis-Clément Breguet cede il reparto di orologeria al
N
direttore del suo laboratorio Edward Brown, un orologiaio parigino
di origine inglese. Tre generazioni di membri della famiglia Brown
si sono succeduti alla guida degli orologi Breguet fino al 1970.
2
Una panoramica della carriera di Louis Breguet è contenuta nel
volume di Emmanuel Breguet dal titolo: BREGUET, un siècle d’aviation, edizioni Privat, 2012, 144 pagine.
3
Charles Richet (1850-1935), amico di Antoine Breguet e padrino
di Louis Breguet. Questo eclettico medico, appassionato di aviazio­
ne, ha ottenuto il premio Nobel per la medicina nel 1913.
4
Sulla storia mondiale dell’elicottero il lettore potrà consultare il libro di Bernard Bombeau Hélicoptères, la genèse, de Léonard de Vinci
à Louis Breguet, edizioni Privat, 2006, 364 pagine.
5
Oltre alla Francia, i Paesi che impiegarono il Breguet 14 furono il
Belgio, la Jugoslavia, la Danimarca, la Svezia, la Romania, la
­Cecoslovacchia, la Polonia, la Spagna, Portogallo, il Brasile, gli ­Stati
Uniti, il Siam e il Giappone.
6
Il Breguet 19 à stato adottato dai seguenti Paesi: Francia, Belgio,
­Jugoslavia, Romania, Polonia, Grecia, Bolivia, Venezuela, Argentina,
Persia, Turchia, Spagna, Cina e Giappone.
7
Questo record fu stabilito a la Brayelle, in prossimità della città di
Douai, nel nord della Francia, dove Louis Breguet diede inizio alla
sua attività aeronautica.
8
L’Associazione Breguet XIV, animata da Eugène Bellet, ha costruito
una replica del Breguet 14 immatricolata F-POST, che è oggi l’unico Breguet 14 in condizioni di volare. Nel 2010, in omaggio ai pionieri della «Ligne», l’aereo ha effettuato un volo commemorativo da
Tolosa a Cap Juby (oggi Tarfaya, in Marocco). Per il 2015 il sogno
è di proseguire sulle tracce dei pionieri, ma questa volta nell’America meridionale, con un volo Brasile-Uruguay-Argentina. Eugène
Bellet è l’autore del libro BREGUET XIV, des tranchées à l’Aéropostale, édizioni Privat, 2011, 144 pagine.
1
◆ Breguet Sepecat Jaguar.
Il Breguet 19 «Point d’Interrogation» è conservato nelle collezioni
del Musée de l’Air et de l’Espace di Le Bourget, dove rappresenta
uno degli esemplari più emblematici. Sempre a Le Bourget sono
conservati ed esposti al pubblico un Breguet 14 della Prima guerra mondiale, il Breguet 19 di Costes e Le Brix, un giroplano e
numerosi altri apparecchi più recenti. Un biplano Breguet del
1911 si trova nel Musée des Arts et Métiers di Parigi, che possiede
inoltre – nel settore orologeria – parecchi capolavori dovuti ad
Abraham-Louis Breguet.
10
L’avenir de l’aviation, conferenza tenuta il 16 novembre 1921.
11 L’avenir de l’aviation de transport, conferenza tenuta il 24 novembre 1943.
12
Dopo Douai, dove Louis Breguet diede inizio alle sue attività industriali prima del 1914, il principale centro di produzione degli
aerei Breguet è stata la località di Vélizy-Villacoublay, nella regione
di Parigi. Le officine di Tolosa e di Anglet (un comune situato tra
Bayonne e Biarritz) furono acquistate da Louis Breguet nel 1939.
13
Grande skipper, Louis Breguet vinse una medaglia di bronzo alle
Olimpiadi del 1924 al timone del suo Namoussa di 8 metri durante
le regate che si disputarono a Le Havre. Nel 1928 fondò il ­Deauville
Yacht Club, che presiedette finché visse.
14
L’esposizione organizzata al Musée Galliera di Parigi in omaggio ad
A.-L. Breguet nel centenario della sua morte è stata la più importante tenutasi fino a oggi: 266 gli oggetti esposti, un centinaio dei
quali prestati dal solo Sir David Salomons (1851-1925), mitico
collezionista di orologi e pendole Breguet. La mostra si tenne dal 25
ottobre al 24 novembre 1923.
15
Archivi Montres Breguet SA, Parigi, registri delle vendite.
9
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REINE DE NAPLES JOUR / NUIT
REINE DE NAPLES
Jour / Nuit
Por Jeffrey S. Kingston
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57
REINE DE NAPLES JOUR / NUIT
Q
uando Abraham-Louis Breguet ideò il tourbillon, che fece brevettare nel 1801, la sua
invenzione rispondeva a un’esigenza ben precisa. A causa della gravità tutti gli orologi sono
­soggetti a errori di marcia, che il tourbillon mirava a eliminare facendo ruotare costantemente
su 360 gradi alcuni componenti dell’organo regolatore. Per effetto dell’attrazione terrestre un
segnatempo portatile tendeva ad anticipare quando assumeva determinate posizioni, e a ­ritardare
in altre posizioni. Perciò far ruotare costantemente l’organo regolatore gli permetteva di passare
successivamente attraverso tutte le posizioni, sia quelle che provocano un anticipo, sia quelle che
causano un ritardo, e di compensare così gli errori di marcia. Questa geniale intuizione, il cui
principio era sostanzialmente semplice, esigeva tuttavia eccezionali ­competenze da parte degli
orologiai addetti alla fabbricazione del nuovo dispositivo.
◆◆◆
Domanda: ma l’efficacia riconosciuta di questa originale
invenzione, che introduceva nuove norme in tema di precisione, non poteva accompagnarsi con un tocco di romanticismo e di fantasia? Questo interrogativo è stato la premessa
da cui è nato il modello Reine de Naples Jour/Nuit. Esso
si sviluppa infatti intorno all’idea fondamentale di un tourbillon nel quale il bilanciere e la sua spirale compiono una
rivoluzione ogni 24 ore. Tuttavia questa rotazione non serve
unicamente ad aumentare la precisione di marcia dell’orologio. Essa offre anche una incantevole rappresentazione del
giorno e della notte.
Le indicazioni relative al giorno e alla notte sono personificate logicamente dalle figure del sole e della luna, collocate su un disco di lapislazzuli. La luna ha, come vuole la
58
convenzione, l’aspetto di un viso cesellato sul titanio e incastonato nella gemma, mentre le stelle d’oro sono disseminate
sui due lati dell’astro notturno. Più sorprendente è l’immagine del sole, impersonato dal bilanciere e orlato da nuvole di
madreperla. Per valorizzare la sua presenza il suo ampio cerchio è decorato con un motivo guilloché. Il disco di lapislazzuli che sostiene il bilanciere in forma di sole per le ore del
giorno, e la luna per le ore della notte, effettua una rotazione
in 24 ore. All’indicazione giorno/notte è associata una funzione complementare. Il braccio superiore che regge il bilanciere in forma di sole adotta il profilo di una lancetta per
sgranare le 24 ore che circondano il disco di lapislazzuli e per
fornire un’indicazione precisa dell’ora. Oltre a questo suo
ruolo aggiuntivo la lancetta rappresenta anche un elemento
essenziale del movimento perché funge da ponte al bilanciere.
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REINE DE NAPLES JOUR / NUIT
UNA STRUTTURA BASATA SULL’IDEA
FONDAMENTALE DEL TOURBILLON
Il modello Reine de Naples fa compiere una volta
al giorno una rotazione al bilanciere e allo
scappamento, i due componenti essenziali per la
misura del tempo.
◆ Il giorno e la notte su un disco di lapislazzuli che ruota. Il sole è rappresentato dal bilanciere,
mentre la luna assume i contorni di un disco di titanio inciso e incastonato nella gemma.
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Il concetto di rotazione sembra rispondere sempre a un
ordine inequivocabile: «Fatele semplicemente ruotare!» Tuttavia, come succede con ogni meccanismo destinato a far ruotare i componenti dell’organo regolatore dell’orologio,
anche alla velocità ridotta di un giro al giorno la sua ideazione e il suo assemblaggio rappresentano un compito particolarmente arduo per gli orologiai. Anzitutto i costruttori di
Breguet hanno dovuto mettere a punto un sistema che da
un lato potesse far ruotare il disco che regge il bilanciere (e
naturalmente il disco ornamentale di lapislazzuli), e dall’altro fornire l’energia necessaria allo scappamento dell’orologio. Per conciliare queste diverse esigenze la soluzione è
consistita nel progettare un ingranaggio che si scinde a
partire dal bariletto. Una delle sue ramificazioni aziona un
pignone che fa ruotare il disco (considerato come la «gabbietta» impiegata per imprimere un moto di rotazione ai
componenti dell’organo regolatore di un tourbillon), mentre l’altra muove il pignone dello scappamento. In questa
configurazione il bilanciere è fissato a una gabbia di titanio
a cinque bracci con la circonferenza dentata. Ovviamente
né i piccoli denti né i bracci sono visibili dal lato quadrante
del movimento.
La posizione inedita della ruota di scappamento al centro della gabbietta in rotazione ha dato origine a un interessante insieme di sfide strutturali. La prima è legata alla
combinazione dei movimenti: la rotazione della ruota di
scappamento a partire dagli ingranaggi dell’orologio è associata alla rotazione della gabbietta che effettua un giro al
giorno. Di conseguenza la congiunzione delle due rivoluzioni comporta per la ruota di scappamento la «perdita» di
un giro ogni 24 ore. Occorreva quindi scoprire un metodo
per correggere questo scarto. La soluzione è stata trovata
dotando la ruota di scappamento di 21 denti, anziché di 20
o di 15 come vuole la tradizione, e scegliendo una frequenza
di 3,5 hertz.
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REINE DE NAPLES JOUR / NUIT
UN’AUTENTICA OPERA D’ARTE
Il disco di lapislazzuli delle
24 ore con la sua luna incisa nel
titanio, le stelle d’oro e le nuvole
di madreperla.
◆ Il disco di lapislazzuli con la luna e le stelle è montato su una ruota mobile.
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REINE DE NAPLES JOUR / NUIT
LA COMPLESSITÀ
DELL’INDICAZIONE ROTATIVA RESTA
DISSIMULATA ALLO SGUARDO
Il quadrante ha qualcosa di romantico
grazie all’indicazione rotativa del sole, della
luna, delle stelle e delle nuvole.
La progettazione del movimento ha richiesto un secondo adattamento. La posizione del bilanciere guilloché è vicinissima allo scappamento al centro. Sebbene la sua àncora
possieda la forma tradizionale richiesta da uno scappamento ad àncora svizzero, è la più corta montata attualmente su
un orologio prodotto in serie. Inoltre anche lo scappamento
è il più corto fabbricato da Breguet. Analogamente alla
spirale, i corni dell’àncora invertita – una specialità messa a
punto da Breguet – sono fatti di silicio.
Sul lato quadrante dell’orologio questi dispositivi complessi sono dissimulati al fine di permettere allo sguardo di
concentrare la sua attenzione sul disco di lapislazzuli con il
sole, la luna, le nuvole, le stelle e la lancetta dorata delle 24
ore. L’indicazione consueta su 12 ore compare su un arco di
cerchio posto nella parte inferiore del quadrante. In realtà
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questa parte del giro delle ore rappresenta anche un elemento
funzionale del movimento, perché funge da ponte superiore
per la gabbietta rotante. La rappresentazione dei giri delle
ore di 12 e di 24 ore assume un significato poetico per
via del loro accavallamento, che disegna i contorni del
numero otto.
Dal momento che la creazione di queste complicazioni
non doveva avvenire a scapito della comodità d’uso, la
Reine de Naples Jour/Nuit possiede una carica automatica.
Il rotore d’oro, decorato minuziosamente, raffigura una
luna cesellata, sottolineata dai raggi dorati del sole, che
ruota su un letto di rubini per ricaricare l’orologio. E per
ottenere una struttura quanto più possibile piatta senza
alterare le prestazioni dell’orologio, la carica si effettua in
una sola direzione.
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REINE DE NAPLES JOUR / NUIT
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REINE DE NAPLES JOUR / NUIT
La Reine de Naples Jour/Nuit è tanto attraente quanto
misteriosa, dietro un’apparenza di grande semplicità. La
cassa è di forma ovoidale, d’oro rosa o d’oro bianco, con
diamanti incastonati sulla lunetta e sul bordo del quadrante
guilloché a mano, e possiede tre lancette. Quando la notte
succede al giorno, la posizione del sole e della luna si modifica lentamente sottraendo interamente allo sguardo dell’osservatore l’esistenza di un ingranaggio scisso in due parti, di
una frequenza particolare e della disposizione inedita della
ruota di scappamento. Grazie all’associazione di indicazioni
caratterizzate da notevole originalità con innovazioni tecniche avveniristiche, il modello Reine de Naples Jour/Nuit
esercita un fascino irresistibile e s’impone come una creazione
decisamente eccezionale.
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GLI OROLOGI «SQUELETTE»
Gli orologi
«SQUELETTE»
di Jeffrey S. Kingston
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GLI OROLOGI «SQUELETTE»
L’
orologeria meccanica ha vissuto un primo periodo glorioso all’inizio del XVI secolo
grazie alla comparsa del bariletto e della sua molla motrice. Questa fonte di energia permetteva
infatti di assicurare il funzionamento degli orologi portatili. Tuttavia la qualità fondamentale
dei primi orologi non era certo l’esattezza. La ricerca della precisione si sarebbe imposta solo
molti anni dopo, con l’invenzione del bilanciere e della spirale da parte del matematico ­olandese
Christian Huygens. Quei segnatempo portatili erano così poco precisi che in alcui casi ­possedevano
una caratteristica aggiuntiva: un quadrante solare in miniatura in grado di offrire al proprietario
dell’orologio un mezzo ragionevolmente affidabile per leggere l’ora con una relativa esattezza. Dal
momento che la precisione meccanica era ancora un obiettivo fuori portata, gli orologiai ­ricorrevano
ad altri metodi – per esempio una ornamentazione artistica – per accrescere il prestigio delle loro
creazioni. Per questo motivo la smaltatura e la doratura fiorirono nel corso del secolo che p
­ recedette
la comparsa dei meccanismi provvisti di un bilanciere. Inizialmente le sontuose decorazioni
­servivano a sottolineare il valore e l’importanza di quel prezioso oggetto che era l’orologio, e
­quindi la posizione eminente del suo proprietario. Indipendentemente dall’obiettivo che ci si
prefiggeva, le tecniche ornamentali accompagnarono lo sviluppo dell’orologeria, e continuarono
a suscitare una vera passione anche quando i movimenti videro aumentare la loro importanza e
la loro precisione.
◆◆◆
Pur essendo l’esempio emblematico di una lavorazione
artistica, quella che chiameremo la «scheletratura» dei meccanismi d’orologeria rientra senza alcun dubbio in una categoria totalmente diversa, dal momento che questa tecnica
investe i componenti essenziali di un meccanismo d’orologeria. Quasi tutti gli altri metodi, per esempio la smaltatura
della cassa o del quadrante, non possiedono nessun legame
diretto con il movimento. La scheletratura invece riguarda
il cuore pulsante di un orologio meccanico. Per quanto belle possano risultare le filigrane e le cesellature di un meccanismo scheletrato, non devono in nessun caso alterare il
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preciso funzionamento dell’orologio. Sotto questo aspetto gli
orologi squelette esigono dall’orologiaio una maestria artistica all’altezza della sua bravura tecnica.
Indagare le origini di questa tecnica equivale a combattere con le ombre. Non appena abbiamo l’impressione di
scoprire un qualche riferimento sicuro, eccolo che scompare: non per l’assenza o per la rarità delle testimonianze storiche, ma per l’impossibilità di accordarsi su una definizione
chiara dei primi orologi squelette. Certi esemplari del XV
secolo mostrano senza il minimo dubbio una forma primitiva
◆ Montaggio del ponte del tourbillon del Classique Tourbillon Quantième Perpétuel 3795.
73
GLI OROLOGI «SQUELETTE»
di scheletratura, o se non altro la fanno presagire. La loro
cassa presenta in effetti un’apertura che offre una modesta
possibilità di scoprire la sua meccanica interna. È chiaro che
non possiede né piastre (platines) né ponti merlettati, perché questi componenti saranno inventati solo due secoli
dopo. Tuttavia si intuisce già l­’intenzione, l’ idea – ­a llo
stato nascente – di rendere visibili quegli intriganti ruotismi, idea che già affiora e che resterà al centro del ­concetto
di scheletratura.
Alcuni storici fanno risalire l’origine di questa tecnica
alle pendulette (orologi da viaggio o da tavolo) gotiche in
voga nel XVI secolo. La loro architettura, basata su una cornice aperta di ferro, espone interamente alla vista gli elementi essenziali del meccanismo. Non c’è dubbio che
queste creazioni richiamano da vicino il concetto di scheletratura. Non si limitavano infatti a una semplice ­dentellatura
del quadrante, ma erano progettati realmente per porre in
evidenza, sul davanti e al centro, i principali componenti
del meccanismo. Senonché qui stiamo parlando non di orologi bensì di pendolette, che rientrano decisamente in un’altra categoria.
A questo punto uno scrupolo etico ci obbliga a specificare che occorre una certa elasticità mentale e la volontà di
applicare concetti di larga portata, se intendiamo considerare questi antichi segnatempo come i primi orologi squelette. Una definizione rigorosa, invece, in base alla quale il
segnatempo dev’essere un orologio, e la sua piastra e i suoi
ponti devono essere traforati e decorati, se vogliono rivendicare il titolo di squelette, sposta il limite temporale ancora più in là, verso il 1760, cioè alcuni anni prima che
Abraham-Louis Breguet aprisse il suo atelier in Quai de
l’Horloge a Parigi. In quell’arco di tempo due orologiai francesi si disputano il privilegio di aver realizzato il primo orologio squelette: Jean-Antoine Lépine e Pierre-Auguste Caron.
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QUANDO L’ARTE
INCONTRA L’OROLOGERIA
La scheletratura di movimenti d’orologeria
merita di essere considerata in una
categoria a parte rispetto alle altre forme
di decorazione, perché investe il cuore
stesso dell’orologio.
Le creazioni dell’uno come dell’altro possiedono piastre
cesellate e traforate allo scopo di mostrare i ruotismi, i
bariletti, anch’essi scolpiti in modo da rivelare la molla
motrice, e un ponte di bilanciere ridotto a una forma
triangolare che permette di osservare i componenti che
si trovano sotto. È estremamente probabile che questi
­segnatempo, indiscutibilmente scheletrati, furono concepiti
­grazie all'interesse che certi personaggi della Corte dimostravano nei confronti della meccanica di precisione. Gli
eruditi di quell’epoca si dedicavano allo studio delle scienze, ed erano affascinati dagli strumenti inventati per raggiungere questo obiettivo. In quegli anni il giovane Delfino,
il futuro Luigi XVI dal tragico destino, coltivava un’autentica passione per gli orologi e i meccanismi di ogni genere.
Aveva addirittura fatto allestire nel castello di Versailles
un locale che ricordava sotto molti aspetti un laboratorio
di orologeria.
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GLI OROLOGI «SQUELETTE»
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GLI OROLOGI «SQUELETTE»
LA SCHELETRATURA È LA
DIMOSTRAZIONE DELL’ESTREMA
ABILITÀ DELL’OROLOGIAIO,
perché esige al tempo stesso bravura
tecnica e sensibilità artistica.
A questo punto è utile precisare che Abraham-Louis
Breguet non si piegò a questa moda, che prosperò a Parigi
per un breve periodo. Egli preferiva infatti un approccio
diverso all’orologeria, privilegiando la funzionalità, la precisione e la comodità rispetto alla decorazione. Consideriamo
per esempio la sua applicazione – rivoluzionaria! – del guillochage ai quadranti. Questo elemento estetico, che è diventato una caratteristica dei suoi orologi, rispondeva
anzitutto a due obiettivi concreti: migliorare la leggibilità
delle indicazioni e delimitare zone chiaramente definite sul
quadrante.
L’attuale Manifattura Breguet ha aperto nuove prospettive all’arte della scheletratura. Il traforo della piastra e dei
ponti non aggiunge nuove prestazioni all’orologio, mentre
il carattere artistico della costruzione e la sua minuziosa esecuzione valorizzano pienamente il talento dei moderni orologiai di Breguet. Analogamente alle raffinate complicazioni,
le filigrane dei movimenti scheletrati sono un’affermazione
dell’orologeria intesa come arte, e illustrano la bravura degli
artisti che le hanno realizzate.
Quasi tutti i componenti essenziali dei segnatempo
squelette di alta orologeria erano già presenti nei primi orologi scheletrati di Lépine e di Caron. Piastre e ponti
erano non soltanto traforati, ma presentavano incisioni e
decorazioni elaborate sulle loro parti funzionali. Caron, che
rinunciò a occuparsi dell’orologeria artigianale per dedicarsi
all’attività di scrittore sotto il nome di Beaumarchais, pseudonimo che è rimasto nella memoria di tutti grazie alla
­creazione del personaggio di Figaro, spinse ancora più in là
l’idea dell’ornamentazione del movimento, collocando al
centro un ritratto smaltato. Tuttavia gli orologi di Lépine e
di Caron si distaccavano dalle creazioni contemporanee per
un aspetto essenziale: gli orologi che creavano erano muniti
di quadranti smaltati. Di conseguenza il lavoro di scheletratura era visibile solo attraverso il vetro del fondocassa.
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Esiste tuttavia una frontiera naturale che è importante
riconoscere. Sul mercato abbondano orologi – che non
portano la firma di Breguet e che appartengono a una
­categoria diversa rispetto ai segnatempo lavorati minuzionamente a mano – i quali presentano sulle loro piastre e
sui loro ponti dei «fori» che hanno lo scopo di svelare i
componenti collocati al di sotto. Gli esempi più grossolani
sono costituiti da esemplari prodotti a macchina usando
automi a comando numerico per praticare fori che non
recano la minima traccia di una finitura a mano nella loro
ornamentazione. Gli orologi in cui i fori sono stati
levigati a macchina rientrano in una categoria leggermente
superiore, ma non mostrano traccia del minuzioso lavoro
manuale richiesto da un orologio di ottima fattura.
◆ Montaggio della piastra del calendario della referenza 3797.
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GLI OROLOGI «SQUELETTE»
I CONTRASSEGNI DI UNA
MINUZIOSA LAVORAZIONE MANUALE
Quando si esamina un orologio squelette
bisogna osservare gli angoli interni,
dai quali si deduce se la finitura è stata
eseguita a mano.
Malgrado i fori praticati su certi loro componenti, queste
realizzazioni non possono essere considerate all’altezza dei
segnatempo squelette dell’alta orologeria.
Prima di descrivere la scheletratura praticata da ­Breguet,
è bene ricordare che due principali lavorazioni artigianali
sono chiamate a concorrere alla creazione di un orologio
che reca sul quadrante la firma di Breguet. La prima è
interamente artistica, l’altra spiccatamente tecnica. Anche
se la fattura dei moderni orologi squelette di Breguet si
ispira al rispetto di una tradizione che risale alla splendida
decorazione degli orologi da tasca prodotti verso la metà
del XVIII secolo, se ne distingue tuttavia per un aspetto
fondamentale. In passato la scelta dell’orologiaio, al momento di determinare il traforo dei componenti, era guidata
in larga misura da considerazioni estetiche. È vero che
l’apparenza resta decisiva ai giorni nostri, ma si basa ormai
sulla bravura tecnica. I fabbricanti di movimenti Breguet
studiano e analizzano minuziosamente il comportamento
degli esemplari lavorati quando sono sottoposti a urti. Per
quanto raffinata, infatti, la scheletratura non ammette
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GLI OROLOGI «SQUELETTE»
compromessi in tema di prestazioni cronometriche, e precise simulazioni informatiche permettono di verificare la
funzionalità delle forme risultanti.
Attualmente sono quattro gli orologi della collezione
Breguet che possiedono movimenti scheletrati: il Tourbillon
Squelette di platino, referenza 3555; il Tourbillon Messidor,
referenza 5335; il Tourbillon Quantième Perpétuel,
referenza 3795; e il Chronographe de Haute Joaillerie, referenza 5238. In questo breve elenco il Tourbillon Messidor
occupa un posto particolare, perché è stato progettato fin
dall’inizio come un segnatempo squelette di cui non esiste
nessuna versione che non sia merlettata. E anche se non
offrono un movimento completamente scheletrato, numerosi
conoscitori considerano scheletrati il Tourbillon Automatique,
referenza 5317, e il Calendrier Perpétuel, referenza 5327,
che possiedono rotori traforati.
A differenza dei numerosi orologi squelette che sono
frutto di una produzione di massa, le piastre e i ponti degli
orologi squelette di Breguet sono eseguiti meticolosamente
a mano. Il magnifico lavoro di merlettatura e di cesellatura
eseguito sulla piastra, sui ponti e sul coperchio dei bariletti
viene eseguito manualmente, e i bordi delle parti componenti sono rialzati, conformemente a un procedimento decorativo chiamato «stiratura». Poi i bordi vengono smussati
inizialmente con l’aiuto di una lima, e successivamente con
una caviglia di legno allo scopo di ottenere una finitura
­brillante. Il Tourbillon Messidor richiede oltre cento ore di
meticoloso lavoro di rifinitura eseguita a mano. Le persone
dall’occhio esercitato non hanno difficoltà a distinguere i
componenti le cui smussature sono eseguite a mano da
quelli rifiniti con l’aiuto di strumenti elettrici. I segni rivelatori compaiono immediatamente quando si esaminano gli
angoli interni e quelli esterni (gli orologiai chiamano «angoli
rientranti» gli angoli interni). Soltanto la limatura manuale
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83
GLI OROLOGI «SQUELETTE»
permette di ottenere angoli interni ed esterni vivi e netti.
Quando si lavorano anche le superfici, gli angoli non sono
arrotondati. Perciò non è affatto sorprendente che gli intenditori, quando prendono in mano l’orologio, puntino lo
sguardo sugli angoli, che sono determinanti per differenziare
l’arte della scheletratura rispetto a una produzione industriale in grandi serie eseguita dalle macchine.
La stiratura e la smussatura eseguite a mano costituiscono solo le prime fasi della finitura così com’è effettuata
da Breguet. Nel caso del Tourbillon Squelette, del
­Tourbillon Quantième Perpétuel e del Chronographe de
­Haute J­ oaillerie le superfici piane sono finemente cesellate
con una varietà di motivi decorativi. Sul Tourbillon
Messidor la cesellatura cede il passo a una fine spazzolatura manuale delle superfici piane. In entrambi i casi questi
procedimenti di ornamentazione esigono ore e ore di paziente lavoro manuale.
◆ La piastra del calendario viene appoggiata su un’apposita superficie per verificarne l’assoluta piattezza.
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La stiratura, la smussatura e la spazzolatura sono tutte
tecniche artistiche che richiedono, per essere padroneggiate
su tutti i componenti dell’orologio, anni e anni di paziente
addestramento. Non solo: la difficoltà cresce in maniera
esponenziale quando si tratta di un pezzo traforato. Pensate
a quante sono le superfici aggiuntive che richiedono una
decorazione. Un componente consueto prevede un unico
bordo esterno, e se dev’essere inciso questa operazione si
effettua soltanto sul lato esposto allo sguardo. Poi immaginate di avere a che fare con un elemento scheletrato. A parte il bordo esterno, la merlettatura crea dei bordi «interni» e
la finitura manuale è decisiva per le due serie di bordi.
A questo punto immaginate di avere sotto gli occhi un componente cesellato a mano. Siccome l’orologio possiede un
vetro zaffiro sia sul lato quadrante che sul fondocassa, sono
numerosi i componenti visibili da una parte e dall’altra.
Perciò il lavoro di decorazione dev’essere eseguito su entram-
GLI OROLOGI SQUELETTE
OCCUPANO UN POSTO A PARTE
NELL’ALTA OROLOGERIA
Produrre un orologio squelette è un’
operazione estremamente complessa, che
richiede maestria tecnica e sensibilità
artistica.
bi i lati dei vari pezzi. Breguet, imponendo agli orologiai una
norma complementare allo scopo di accrescere l’interesse
visivo del segnatempo, varia i motivi che vengono eseguiti su
un lato come sull’altro dei singoli pezzi. Senza considerare
un aumento significativo della quantità e della complessità
della finitura manuale, lavorare e decorare i componenti è
un’operazione assai più delicata. Quando l’orologiaio traccia un fine motivo reticolare su un componente scheletrato,
deve concentrare tutta la sua attenzione per non deformare
il pezzo durante le varie fasi del lavoro d’ornamentazione.
Qualunque sia la bellezza delle decorazioni, occorre ricordare che il lavoro manuale non deve assolutamente ridurre la
funzionalità di questi componenti di precisione.
La stessa esigenza emerge al momento di procedere
all’assemblaggio del movimento. Ogni elemento scheletrato
viene collocato su una superficie d’acciaio rigorosamente
piatta e levigata al fine di controllare che non si sia verificata
nessuna deformazione durante i lavori di decorazione. Ogni
minima alterazione infatti può alterare il perfetto funzionamento dell’insieme. Immaginate le ruote e i pignoni, progettati per ingranarsi con tolleranze dell’ordine di millesimi
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GLI OROLOGI «SQUELETTE»
di millimetro, fissati su una piastra o su un ponte arcuato.
Spesse volte, per descrivere le difficoltà che devono superare
gli orologiai addetti alla decorazione dei componenti di un
orologio, il profano pensa in primo luogo ai pezzi più minuscoli. La semplice manipolazione di una minuscola vite
o di una molla delicata sembra una sfida insormontabile.
Invece, cosa sorprendente, sono i componenti più grandi
quelli che comportano le sfide più ardue quando si assembla
un movimento. Infatti questi componenti presentano i maggiori rischi di distorsione, se non vengono maneggiati secondo tutte le regole. Il fissaggio di ogni elemento dev’essere
effettuato senza provocare la minima deformazione e senza
generare la minima tensione.
L’assemblaggio del bariletto presenta sotto questo aspetto una particolare difficoltà. Su un bariletto di tipo consueto il coperchio è fatto di metallo massiccio, ed è tenuto in
sede da una connessione rigida con il tamburo. Inoltre un
pezzo massiccio presenta pochi rischi di deformazione.
In un movimento squelette invece il coperchio del bariletto
è traforato, esponendo alla vista la molla motrice. L’orologiaio deve dar prova di una cura estrema quando viene il
momento di collocare il coperchio sul bariletto. L’aggiustamento fra le due parti dev’essere perfettamente uniforme e
piatto, per evitare ogni contatto tra il coperchio e la molla.
Gli orologi squelette occupano una posizione a parte
nell’universo dell’Alta Orologeria. Gli artigiani di Breguet
incaricati di produrli sono in grado di unire talento artistico
e maestria tecnica per realizzare segnatempo di grande precisione e di eccezionale bellezza.
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IL DESTINO DEL LOUVRE
Il Destino
DEL LOUVRE
di Marie-Hélène Huet
◆ La Cour Carrée del Louvre, 1840-1845 ca., litografia tratta da
un disegno di C. Gavard (1794-1871), Museo della Ville de Paris,
Museo Carnavalet, Parigi, Francia / Archivi Charmet.
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IL DESTINO DEL LOUVRE
N
el 1685 André Félibien, nominato da Colbert, ministro di Luigi XIV, storiografo del re
e dei suoi edifici, ricordava ai suoi lettori che «Alessandro amava la Pittura e la Scultura, e voleva
conoscerne le bellezze non per lavorare da Pittore o da Scultore, ma per essere in grado di giudicare
ogni cosa, come deve fare un gran Principe». E aggiungeva: «[P]oiché il Louvre sarà ornato in
modo degno della grandezza di [Luigi XIV], vi si vedranno la sua vita e le sue azioni dipinte in
maniere così nobili e diverse che i posteri non cercheranno altrove altri soggetti per il loro studio
e la loro ammirazione».1 Ciò che ci sorprende oggi in queste parole nasce dal fatto che Félibien
non parla qui di Versailles ma del Louvre, che il re aveva abbandonato alcuni anni prima per
insediarsi nel castello destinato a rimanere associato così profondamente al suo nome. Oggi la
ricchezza del Museo del Louvre ha eclissato un po’ il magnifico palazzo che ospita le sue c­ ollezioni,
e che è stato per secoli la dimora dei re di Francia.
◆◆◆
I battellieri che discendevano la Senna intorno al 1200
potevano ammirare a Parigi due importanti cantieri: sulla
riva sinistra quello di Notre-Dame, aperto da poco, e sulla
riva destra, un poco più a valle, quello della massiccia fortezza fatta erigere dal re Filippo Augusto. Con le sue dieci
torri e il suo impressionante torrione il primo Louvre aveva
una funzione essenzialmente difensiva, e proteggeva sia gli
abitanti della città che stava sorgendo che i costruttori di
cattedrali. I re lo abitarono di quando in quando, ma il
Louvre a quell’epoca fungeva soprattutto da arsenale e da
prigione. Victor Hugo l’immaginò più tardi nella Parigi
medievale come «un edificio smisurato… un’idra di torri,
gigantesca guardiana di Parigi con le sue ventiquattro teste
sempre erette, le sue groppe mostruose impiombate o rivestite di scaglie d’ardesia da cui si sprigionavano a cascate i riflessi metallici».2 «Come la Torre di Londra», scrive André
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Blum, ex conservatore del Museo, «la Torre del Louvre
evoca, nelle chansons de geste e nei romanzi feudali, l’immagine di una prigione».3
Una prima idea di ciò che sarà più tardi il grande ruolo
del Louvre può essere attribuita al re Carlo V (1338-1380),
che fece aggiungere due ali al castello e riunì nella torre della
Falconeria una splendida collezione di manoscritti miniati.
Ma alla fine della guerra dei Cento anni (luglio 1453) i re
abbandonarono quasi completamente la fortezza.
Nuove Visioni
Il grande re dell’epoca rinascimentale, Francesco I
(1515-1547), portò in Francia dalle guerre combattute in
Italia una visione nuova dell’arte e dell’architettura, che sostituiva ai rigidi vincoli militari le grazie della simmetria.
◆ Ottobre, semina invernale con vista del Louvre, da «Les Très Riches Heures du duc
de Berry», Frères Limbourg (ca. 1400-1416) Museo Condé, Chantilly, Francia .
91
IL DESTINO DEL LOUVRE
Hôtel du Petit-Bourbon
Louvre médiéval
Filippo Augusto e Carlo V
Nel 1527 il re indirizzò alla municipalità di Parigi una l­ ettera
in cui annunciava l’intenzione di fare del Louvre la sua residenza. L’antico torrione fu demolito e il castello venne riprogettato interamente come residenza reale. I lavori erano
tutt’altro che terminati quando Francesco I invitò il suo
grande rivale, l’imperatore Carlo V, a fargli visita a Parigi.­
Il re di Francia non aveva certo dimenticato di essere stato
prigioniero dell’imperatore per parecchi mesi, e decise di
sbalordirlo con l’esibizione delle sue ricchezze. Tutte le sale
del Louvre furono rivestite di tappezzerie preziose e di seta
intessuta d’oro e d’argento. Le finestre furono ingrandite e
gli stemmi reali aggiunti a tutte le decorazioni. L’imperatore
fu accolto con una magnificenza senza precedenti, ma a dispetto dello sfarzo e dei festeggiamenti regali l’ospite imperiale, dicono le cronache, temendo un qualche tranello da
parte del suo ex prigioniero abbozzò un sorriso solo al momento di partire.
Poco tempo dopo Pierre Lescot e Jean Goujon furono
incaricati da Francesco I di trasformare completamente il
castello del Louvre in un capolavoro rinascimentale. Il loro
apporto può essere ammirato ancora oggi, specialmente
nella Cour Carrée.
Soffermiamoci un istante sulla data del 12 febbraio
1556, giorno in cui Pierre Lescot presentò a Enrico II i
­disegni per il soffitto della camera di parata del monarca.4
Il soffitto, costruito con legno di quercia, di noce e di tiglio,
era interamente dorato. Al centro spiccava un grande stemma con le armi della Francia. Negli angoli c’erano scudi di
amazzoni con lo stemma reale, e nelle bordure delle ghirlande di alloro e di rose, dei corni dell’abbondanza e dei trofei.
Il Louvre dell’epoca rinascimentale celebrava al tempo stesso
le arti e la maestà del Principe.
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Louvre Renaissance
Enrico II
Cour des cuisines
Francesco I
Grande Galerie
Enrico IV
Palais des Tuileries
Caterina de' Medici
Grande écurie
Caterina de' Medici
Jardin des Tuileries
Caterina de' Medici
◆ Il Louvre, il palazzo delle Tuileries e la Grande Galerie nel 1615.
Estratto del progetto di Mérian.
Ma neanche i palazzi reali sfuggono ai tumulti della
storia. La morte accidentale del re Enrico II, nel 1559, lasciò
il paese in preda a conflitti religiosi destinati a minacciare
l’autorità reale e a ispirare a Pierre Ronsard nel 1562 il
­Discorso sulle miserie di questo tempo (1562). La regina
­Caterina de' Medici, diventata reggente nel 1560, dopo la
morte del figlio Francesco II, non smise mai il lutto. Fece
distruggere l’Hôtel des Tournelles, dove il marito era stato
trasportato prima di morire, e - forse per sfuggire ai ricordi
che le ispirava il Louvre - decise di far costruire il Palazzo
delle ­Tuileries, destinandolo a sua residenza personale. Il
palazzo fu costruito a ovest del Louvre, ma la regina non lo
abitò mai. Poco prima che i lavori fossero terminati il suo
astrologo di fiducia, Cosimo Ruggieri, le predisse infatti
che sarebbe morta in un luogo vicino a Saint-Germain.­­
E la r­egina, pensando che la chiesa di Saint Germain
l’Auxerrois era pericolosamente vicina alle Tuileries, abbandonò il nuovo palazzo ad altri personaggi.
Le guerre di religione che straziarono la Francia fecero del
Louvre un luogo di segreti e di complotti, dove si verificò
anche qualche assassinio. La notte tra il 23 e il 24 agosto
1572 il palazzo reale fu al centro dei massacri della notte di
San Bartolomeo, durante la quale gli ugonotti furono oggetto
di una caccia spietata e uccisi. «Via via che si massacravano
quegli sventurati, i loro corpi nudi venivano gettati davanti al
castello, sotto gli occhi del re, della regina e di tutta la Corte»,
scrisse un testimone5. Un altro testimone afferma che il re
Carlo IX - il secondo figlio di Caterina de' Medici - sparava
personalmente con l’archibugio dalle finestre del Louvre.
La fine delle guerre di religione e l’ascesa al trono di
Enrico IV inaugurarono un periodo di pace che permise di
riprendere gli importanti lavori di ammodernamento e ingrandimento del Louvre. A quell’epoca Enrico IV riceveva i
suoi ospiti nell’immensa Sala degli ambasciatori, della quale
possediamo una descrizione: «Dall’alto in basso ci sono
marmi neri, rossi, grigi, color diaspro, rosa, bizzarri. (…) I
trumeaux sono ornati da colonne affusolate e da nicchie che
ospitano statue di marmo.»6 Gli appartamenti del re dal
canto loro erano preceduti, riferisce il ministro Sully nelle
sue Memorie, ­­da un grande cabinet des oiseaux: molti pensano che si trattasse di una grande voliera.
Ma la regina Maria de' Medici non tollerava la situazione venutasi a creare al Louvre. Enrico IV vi aveva insediato
93
IL DESTINO DEL LOUVRE
«DALL’ALTO IN BASSO
ci sono marmi neri, rossi, grigi, color
diaspro, rosa, bizzarri. [ … ]
I trumeaux sono ornati da colonne
affusolate e da nicchie che ospitano
statue di marmo».
le sue amanti senza preoccuparsi delle liti che scoppiavano
continuamente negli appartamenti privati. Dopo l’assassinio del re la regina, diventata reggente, fece costruire il
­Palazzo del Lussemburgo, dove si stabilì per breve tempo
prima ancora che i lavori fossero conclusi. Suo figlio Luigi
XIII invece apprezzava il Louvre. Aveva forse ereditato dal
padre la passione per l’ornitologia? Il duca di Luynes, suo
favorito e maître des oiseaux del gabinetto del re, addestrava
alla caccia i falchi, e il re fece installare un’enorme voliera
nei giardini all’italiana. Furono elaborati nuovi progetti. Si
trattava di quadruplicare il progetto iniziale di ampliamento del Louvre introducendo contemporaneamente
importanti miglioramenti negli appartamenti, in modo da
renderli più comodi.
Vita al castello
Luigi XIV portò avanti contemporaneamente i grandi
progetti che riguardavano il Louvre e la costruzione del castello di Versailles. Era cresciuto nel Palais Cardinal (oggi
Palais-Royal) e aveva abbandonato la capitale durante i disordini causati dalla Fronda, che avevano opposto l’aristocrazia
94
alla monarchia. Rientrato a Parigi, Luigi XIV decise nel 1652
di abitare al Louvre e ci rimase per trent’anni. Ci sono due
stanze che testimoniano quanto lusso regnava a quell’epoca
al Louvre. La prima è la splendida «camera da bagno» che la
regina madre Anna d’Austria fece installare nei suoi appartamenti. «La chambre des bains che abbiamo visto costruire», racconta Henri Sauval, «è degna in tutto e per tutto di
Jacques Lemercier: l’oro (…) rifulge con grande profusione.
I suoi rivestimenti sono ornati da panieri di frutta, da rilievi
impreziositi dall’oro, dagli smalti e dalla pittura con tanta
arte che seducono la vista e le mani degli osservatori. Sul
pavimento la vasca da bagno è sorretta da sei colonne di
marmo bianco e nero, le cui basi e i cui capitelli sono di
bronzo dorato a fuoco.» Le colonne, di squisita bellezza,
erano fatte di marmi così diversi, aggiunge Sauval, da far
dubitare che i greci e i romani abbiano mai trovato niente di
simile».7 I rivestimenti erano decorati con ritratti regali e con
effigi che descrivevano le virtù della regina.
L’altra sala che caratterizza il Louvre di Luigi XIV è la
Galleria di Apollo, decorata da Lebrun nel 1661. Vi si ammira la corsa del sole, rappresentato con i tratti del dio
greco. Il regno personale del monarca era appena agli inizi,
ma il Re Sole aveva già deciso quale sarebbe stata la sua
immagine. Il fasto di cui Luigi XIV amava circondarsi
­trasformò il Louvre: pranzi di gala, ricevimenti, balletti,
commedie... Dal 1658 in poi la compagnia teatrale di
­Molière si esibì con frequenza. Potremmo dire che il p
­ alazzo
del Louvre servì a saggiare e a perfezionare gli ornamenti e
le regole destinati a eternare in seguito la gloria del re.­­
A quell’epoca i progetti architettonici erano affidati a Le
Vau, mentre la pittura competeva a Le Brun.
◆ Vista della Galleria di Apollo, scuola francese del XVII secolo. Museo del Louvre, Parigi, Francia.
Luigi XIV abbandonò definitivamente Parigi trasferendosi a Versailles nel 1682. I palazzi del Louvre e delle Tuileries
non avrebbero più ospitato nessun re fino al forzato ritorno a
Parigi, nell’ottobre 1789, di Luigi XVI e Maria Antonietta.
95
IL DESTINO DEL LOUVRE
« SI PARLA DI UN GRANDE
E MAGNIFICO PROGETTO
destinato a formare il più bel tempio
delle Arti che si sia mai visto […]
La galleria d’Apollo sarà restaurata […] . ».
◆ Soffitto della Galleria d’Apollo: «Apollo vincitore del serpente Pitone».
Pittore: Eugène Delacroix (1798-1863).
Dal Salone al Museo
La prima vera e propria esposizione di dipinti aperta al
pubblico a Parigi si tenne al Palazzo del Lussemburgo
nell’ottobre 1750. I 99 quadri e i 20 disegni provenivano
dalle collezioni reali. Le principali scuole – fiamminga, italiana e francese – erano ordinate cronologicamente e il pubblico poteva ammirare nella loro cornice originale le grandi
tele che Rubens aveva dipinto in onore di Maria de' Medici.
­­L’esposizione era aperta al pubblico il mercoledì e il sabato8
e durò fino al 1779, quando il re Luigi XVI fece dono del
Palazzo del Lussemburgo al conte di Provenza, suo fratello.
Fu allora che si pensò di aprire al pubblico in maniera più
durevole la grande Galleria del Louvre.
Va detto che, se il re e la sua Corte avevano ­abbandonato
il Louvre, il palazzo non era tuttavia rimasto vuoto. Un
­numero rilevante di nobili e di cortigiani aveva avuto il
96
permesso di occuparne gli appartamenti. Parecchie amministrazioni vi si erano insediate, e così pure l’Accademia
­Reale di Pittura e Scultura, che nel 1699 inaugurò al Louvre
una mostra biannuale.9 Ma a differenza delle opere esposte
più tardi al Palazzo del Lussemburgo, i Saloni ospitavano
unicamente le tele degli artisti membri dell’Accademia.
­Tuttavia i lavori di riattamento e le modifiche all’interno del
Louvre non cessarono affatto. Alla fine del regno di Luigi XV
la Cour Carrée e la splendida facciata con il colonnato di
­Perrault erano ormai liberate dalle costruzioni che vi si erano
aggiunte con l’andar del tempo, sfigurandone l’equilibrio e il
disegno originario.
L’idea di ospitare nel Louvre le collezioni del re ­circolava
già da parecchi anni quando Monsieur de Marigny sottopose a Luigi XV un progetto che fu approvato il 3 gennaio
1768. Un cronista contemporaneo rilevò in quella occasione: «I dipinti del re, la collezione più ricca esistente al
­mondo, sono nascosti nei depositi. Si parla di un grande e
magnifico progetto destinato a formare il più bel tempio
delle Arti che si sia mai visto... La Galleria di Apollo sarà
restaurata e il salone in cui si espongono i quadri sarà decorato come si deve... La preziosa collezione di dipinti del re
sarà collocata nella vicinanza immediata dell’immensa
galleria del Louvre... dove il pubblico potrà godere di tutte
­queste ricchezze.»10 Ma il progetto richiedeva numerosi
­interventi di riattamento che il tesoro reale non era in grado di finanziare completamente, e il principale architetto
addetto al Louvre, Jacques-Germain Soufflot, morì nel
1780. Comunque l’inventario era stato fatto, e le ultime
decisioni erano state prese quando esplose la Rivoluzione
francese, destinata a trasformare ancora una volta il destino
del Louvre.
97
IL DESTINO DEL LOUVRE
TRE GUERRE
e un celebre furto intervennero ancora a
­complicare il destino del Louvre come museo
nazionale. I loro effetti possono essere valutati in
base alle avventure e alle tribolazioni che visse il
ritratto intitolato «La Gioconda», noto in
Francia con il nome di Monna Lisa. Il dipinto
era entrato a far parte del Louvre nel 1797 senza
suscitare un particolare interesse. Durante la
guerra francoprussiana del 1870 fu custodito
nell’Arsenale di Brest. Nel 1911 il ritratto fu
rubato da un vetraio amante dell’arte che si
rifugiò in Italia, dove il dipinto fu ritrovato tre
anni dopo. Monna Lisa fece ritorno al Louvre
esattamente sei mesi prima dello scoppio della
Il Museo e la Nazione
Tra le importanti riforme introdotte nei primi anni della
Rivoluzione, l’Assemblea approvò su proposta di Bertrand
Barère un decreto inteso a fare del Louvre e delle Tuileries
«un palazzo nazionale destinato all’abitazione del re e a
­riunire tutti i monumenti delle scienze e delle arti». Nel suo
rapporto Barère aveva inoltre osservato: «Il restauro del
­Louvre e delle Tuileries, per dare al re costituzionale un’
abitazione degna della Nazione francese, e per installarvi un
celebre Museo, richiederà ulteriori misure che saranno prese
d’accordo con il re.»11 Il precipitare degli avvenimenti non
permise di dare seguito a questo progetto, ma dopo la giornata del 10 agosto 1792, che segnò la caduta della monarchia, fu creata una commissione con l’incarico di organizzare
il trasferimento al Louvre delle opere d’arte che si trovavano
nelle residenze reali, diventate beni della Nazione.
Il nuovo governo era costretto in quei mesi ad affrontare gli eserciti coalizzati che minacciavano le frontiere della
Francia, oltre alle insurrezioni in Vandea e in Bretagna. Ciò
nonostante il progetto di creazione di un museo nazionale
non solo non fu accantonato, ma sembrò diventare più urgente che mai. Il museo sarebbe stato infatti il simbolo di
98
una nazione unita nell’ammirazione delle belle arti. La
Commissione delle Arti, incalzata da ogni parte, si preparò
ad aprire al pubblico il Louvre il 10 agosto 1793, giorno
della grande Festa dell’Unità Nazionale organizzata dal pittore Jacques-Louis David. Ma i visitatori furono costretti a
pazientare fino al 18 novembre prima di poter ammirare le
opere esposte nella Grande Galleria e acquistare il Catalogue
des objets contenus dans la galerie du Muséum français.
Prima guerra mondiale. Poi tornò a viaggiare, e
fu nascosto prima a Bordeaux, poi a Tolosa. Un
anno prima della Seconda guerra mondiale i
conservatori del museo decisero di mettere al
sicuro i tesori del Louvre. Monna Lisa, la Venere
di Milo, la Vittoria di Samotracia furono
imballate e spedite verso rifugi segreti.
Il museo del Louvre era nato, ma senza che il palazzo
smettesse di essere una sontuosa residenza. Napoleone celebrò le sue nozze con Maria Luisa d’Austria nel Salon Carré.
Alla cerimonia fece seguito una solenne sfilata nella Grande
Galleria. Fu poi lo stesso imperatore ad arricchire le collezioni del Louvre con gli immensi tesori frutto delle sue conquiste: i cavalli della basilica di San Marco a Venezia, la
magnifica statua del Laocoonte già appartenente al Vaticano.
Nella maggior parte dei casi questi tesori furono restituiti o
dispersi dagli Alleati quando cadde l’impero napoleonico.
◆ Vista della Vittoria di Samotracia. Museo del Louvre, Parigi, Francia, 1935.
Alcune delle opere più celebri hanno fatto il loro ingresso al Louvre nel XIX secolo. La Venere di Milo fu donata
dal marchese de Rivière a Luigi XVIII nel 1821, seguita
99
IL DESTINO DEL LOUVRE
◆ Merry-Joseph BLONDEL, Parigi, 1781-1853.
La Francia, circondata dai re legislatori e dai giureconsulti
francesi, riceve da Luigi XVIII la Carta costituzionale.
Firmato e datato: Blondel. 1827.
qualche decennio dopo dalla Vittoria di Samotracia, ch’era
stata scoperta nel 1863 da Charles Champoiseau, a quell’
epoca viceconsole ad Adrianopoli (oggi Edirme in
­Turchia). Il grande insieme costituito dal Louvre e dalle
­Tuileries fu completato durante il Secondo Impero, e permise all’imperatore Napoleone III di dichiarare solennemente il 14 agosto 1857: «Il completamento del Louvre
non è stato il capriccio di un momento ma la realizzazione
di un grande progetto, sostenuto dall’istinto del Paese per
più di trecento anni.» 12 Il «grande progetto» dovette tuttavia subire ancora altre
trasformazioni. L’incendio del 23 maggio 1871 distrusse
­interamente le Tuileries. Ma quella distruzione aprì una
nuova prospettiva, nella quale la piramide di I.M. Pei ­troverà
più tardi la sua collocazione naturale.
◆ Sala Gilbert et Rose Marie Chagoury: boiserie, mobilio e oggetti artistici del 1700 ca.
Museo del Louvre, reparto degli Oggetti d’arte.
Ritorno al Louvre
Attualmente si sta portando a termine un progetto di
rinnovamento che interessa in particolare quanti amano
l’arte del Settecento. Si tratta delle sale del Consiglio di
­Stato e del salone Beauvais, che si trovano al primo piano
dell’ala Sully. Queste sale sono destinate a ospitare le collezioni di mobili, bronzi e oggetti d’arte che testimoniano il
100
101
IL DESTINO DEL LOUVRE
◆ A sinistra: scrittoio di Maria Antonietta a
Saint-Cloud, collezione del principe di Beauvau.
Salotto blu dell’imperatrice Eugenia nel palazzo
delle Tuileries nel 1865.
◆ A destra: dal Cabinet Turc dell'appartamento
del conte d’Artois, situato nell’ala di mezzogiorno
della reggia di Versailles.
gusto squisito che regnava durante l’Ancien Régime. La
decorazione delle sale del Consiglio di Stato illustra i
­grandi momenti della storia francese: «La Francia ­vittoriosa
a Bouvines» commemora la più grande vittoria del re che
aveva fatto erigere il Louvre. Questo soffitto è dovuto a
Merry-Joseph Blondel, un pittore neoclassico che realizzò
anche il soffitto ottagonale della seconda sala con una tela
che mostra «La Francia che riceve la Carta costituzionale
dalle mani del re Luigi XVIII». Un’altra tela dovuta a
­Jean-Baptiste Mauzaisse, dal titolo «La saggezza divina che
dona leggi ai re e ai legislatori circondati dall’equità e dalla
prudenza» celebra a un tempo la legittimità dei Borboni ritornati sul trono e la fondatezza delle loro decisioni. Dal
canto suo Michel-Martin Drölling eseguì l’ultimo soffitto,
che ha per titolo «La legge scende sulla terra, stabilisce il suo
imperio e vi diffonde i suoi benefici».
Tra i numerosi tesori destinati a queste sale vi sono in
particolare tre mobili che illustrano i diversi stili che influenzarono l’epoca in cui visse Abraham-Louis Breguet.
102
Il primo è la cosiddetta commode au singe in legno prezioso, dalla delicata placcatura, ornata da ghirlande di bronzo, che mostra al centro una scimmietta su un’altalena.
Charles Cressent, il più grande ebanista dell’epoca, era anche uno scultore di talento. Questa commode, eseguita intorno al 1745, è un perfetto esempio dello stile rococò che
prevalse nella prima metà del Settecento.
I visitatori saranno affascinati ugualmente da un mobile
più tardo: una stupefacente consolle eseguita da ­Georges
­Jacob nel 1781 per il Cabinet Turc del conte d
­ ’Artois. Le
turcherie erano di moda in quegli anni. La regina Maria
Antonietta fece realizzare a sua volta il proprio salotto turco
e il conte d’Artois, fratello di Luigi XVI e futuro re col
nome di Carlo X, ne possedeva ben tre, uno per ciascuna
delle sue residenze. Quattro piedi di legno dorato e in forma
di sirene alate sostengono il ripiano di marmo. Benché questo mobile sia più sobrio nelle sue linee generali rispetto agli
eccessi decorativi dello stile rococò, l’artista ha lasciato libero corso alla sua immaginazione.
103
IL DESTINO DEL LOUVRE
◆ Sala Gilbert et Rose Marie Chagoury: boiserie, mobilio e oggetti artistici
del 1700 ca. Museo del Louvre, reparto degli Oggetti d’arte.
◆ Esposizione dei prodotti dell’industria francese nel Cortile del Louvre,
1801, Francia, XIX secolo, Collezione De Agostini.
104
Resta infine da ammirare lo scrittoio eseguito per Maria
Antonietta nel 1784. L’ebanista Adam Weisweiler aveva
esattamente tre anni più di Abraham-Louis Breguet, e al
pari di lui era arrivato nella capitale francese ben deciso a
realizzare i suoi progetti. I due personaggi vi riuscirono entrambi splendidamente. Weisweiler diventò Maestro ebanista nel 1777 e aprì immediatamente il suo laboratorio, come
aveva fatto Breguet due anni prima in Quai de l’Horloge.
Sia l’uno che l’altro Maestro era estremamente consapevole
delle trasformazioni estetiche sopravvenute, che trascuravano le superflue ornamentazioni in voga nella prima parte
del secolo, privilegiando invece linee pure i cui ornamenti
servivano a sottolineare anziché dissimulare la struttura formale dell’oggetto. Lo scrittoio di Maria Antonietta era fatto
di ebano, lacca giapponese, bronzo e acciaio, con un leggio
incantevole. Due anni prima Breguet aveva fornito il suo
primo orologio alla sovrana.
105
IL DESTINO DEL LOUVRE
Senza dubbio Breguet era già un frequentatore abituale
del Louvre quando fu invitato a partecipare alla terza edizione della Esposizione dei prodotti industriali che si tenne
nel 1802 nella Cour Carrée, e che gli valse una medaglia
d’oro. Da quel momento ebbe inizio la lunga associazione
fra il Louvre e la Maison Breguet. Vivant Denon, nominato
in quello stesso anno primo Direttore del Museo, acquistò
più tardi un orologio a ripetizione e una pendola di biscuit.
L’esposizione del 2009 intitolata Breguet al Louvre: un vertice dell’orologeria europea ha riunito al Louvre gli esemplari più eccezionali usciti dal laboratorio del sommo Maestro
orologiaio.13 Il rinnovamento delle sale dedicate ai mobili e
agli oggetti d’arte dei secoli XVII e XVIII è stato realizzato
con la partecipazione e il mecenatismo di Breguet: un’altra
dimostrazione delle strette relazioni che intercorrono tra
l’orologeria e le arti.
Il poeta Léon-Paul Fargue ha pubblicato nel 1948 una
vera e propria lettera d’amore rivolta al sontuoso edificio
che ospitò la sua giovinezza sulle rive della Senna e che lo
riempì di gioia. Chi visita il Louvre, scrive il poeta, vi scopre
delle forze segrete, «forme, colori, aspetti, illuminazioni,
fluidi che si innalzano dai contorni dei colori... Tutto il
Louvre vive di questi scambi tra il visitatore e i capolavori
esposti... L’aspetto geniale del Louvre», aggiunge, «consiste
precisamente nell’offrirsi senza mediazioni al passante sconosciuto... È un accostamento passato-presente in cui
quest’ultimo attinge forze di arte e di gusto, un a­ bbinamento
che non delude nessuno.»14
André-Félibien des Avaux, Entretiens sur les vies et les ouvrages des
plus excellens peintres, Parigi, 1685. p. 24, 33.
2
Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, Parigi, Hetzel, p. 70.
3
André Blum, Le Louvre, du palais au musée, Parigi, ed. Milieu du
monde, 1946, p. 19.
4
Louis Hautecoeur, Histoire du Louvre, Le château, le palais, le musée,
Parigi, L’Illustration, 1928, p. 20. È da questo autore che abbiamo
attinto per la nostra descrizione.
5
De Thou, citato da Louis Hautecoeur, L’Illustration, 1928, p. 24.
6
Henri Sauval, Histoire et recherches des antiquités de la ville de Paris,
Parigi, Moette et Chardon, 1724, vol. 2, p. 32.
7
Henri Sauval, vol. 2, p. 34.
8
A ndrew McClellan, Inventing the Louvre, Arts, Politics, and the
Origins of the Modern Museum in Eighteenth-Century Paris,
Berkeley, University of California Press, 1994, p. 13-14.
9
1
◆ Piramide del Museo del Louvre progettata dall’architetto I.M. Pei.
106
L’Accademia aveva presentato le sue esposizioni precedenti al
Palais-Royal.
10
Reboul, Essai sur les mœurs du temps, Londra e Parigi, Vincent 1768,
citato in André Blum, p. 136.
11
André Blum, p. 146-147.
12
Citato da Hautecoeur, p. 99.
13
N. Hayek, A.-E. Emch, M. Bascou, E. Breguet e R. de Pieri, Breguet,
un apogée de l’horlogerie européenne, Musée du Louvre éditions, 2009.
14
Léon-Paul Fargue, Les Grandes heures du Louvre, Parigi, Les Deux
Sirènes, 1948, p. 227-28.
107
4
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senza scalo, 1930, sfilata di Costes e Bellonte, pag. 51
© Association Breguet XIV, Breguet 14 F-POST, pag. 54
© SIRPA Marine, Breguet Alizé, pag. 55 (immagine a
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© Service Historique de la Défense, Vincennes, Francia,
Breguet Sepecat Jaguar, pag. 55 (immagine a destra)
© Musée de la Ville de Paris, Musée Carnavalet, Parigi,
Francia /Archives Charmet /Bridgeman Images / Interno
della Cour Carrée del Louvre, circa 1840 –1845 (litografia
a colori, C. Gavard (n. 1974) (after), pagg. 88 e 89
© Musée Condé, Chantilly, Francia / Bridgeman Images /
Ms 65 /1284 f.10v Ottobre: Semina invernale del grano,
tratto da ‘Les Très Riches Heures du Duc de Berry’
(velina), Frères Limbourg circa 1400 –1416, pag. 91
© Il Louvre, il palazzo delle Tuileries e la Grande Galerie
nel 1615. Estratto del progetto di Mérian, pag. 93
La Francia riceve da Luigi XVIII la Carta costituzionale,
Merry-Joseph Blondel, Parigi, Musée du Louvre,
Foto © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) / Daniel Arnaudet, pag. 100
© Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais / Olivier Ouadah / Costruzione dell’hôtel Claude Le Bas
di Montargis nel 1707, Ala Sully, primo piano, reparto
Oggetti d’arte, sala 38: Gilbert e Rose-Marie Chagoury,
pag. 101
Consolle con quattro piedi (particolare), Georges Jacob,
Parigi, Musée du Louvre Foto © Musée du Louvre, Dist.
RMN-Grand Palais / Thierry Ollivier, pag. 102
Consolle con quattro piedi, Georges Jacob, Parigi, Musée
du Louvre Foto ©Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand
Palais / Thierry Ollivier, pag.103 (immagine a destra)
Scrittoio con leggio aperto Rémond François (1747–
1812)
Weisweiler Adam (1744–1820), Musée du Louvre,
© RMN-Grand Palais (Musée du Louvre)Daniel Arnaudet / pag. 103 (immagine a sinistra)
© De Agostini Picture Library / G. Dagli Orti /
Bridgeman Images / Esposizione dei prodotti dell’industria
francese nella corte del Louvre a Parigi, 1801, Francia
XIX secolo, pag. 104
© De Agostini Picture Library / G. Dagli Orti /
Bridgeman Images / Exposition publique industrielle dans
la cour du Louvre à Paris, 1801, France 19ème siècle,
pag. 104
© Piramide del Louvre, architetto I.M. Pei, Musée du
Louvre, pag. 106
© Louvre, Parigi, Francia /Bridgeman Images / Veduta
dell’interno della Galerie d’Apollon, pag. 95
Soffitto della Galerie d’Apollon: Apollo vincitore del
serpente Pitone, Eugène Delacroix (1798 –1863), pittore,
© RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) / Gérard Blot,
pag. 96
Vittoria di Samotracia, Parigi, Musée du Louvre
Foto © Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais /
Philippe Fuzeau, pag. 99
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contenuti in questa pubblicazione è concessa solo dietro
autorizzazione preventiva scritta di Montres Breguet SA.
© Montres Breguet SA 2015
Stampato nel luglio 2015
LE QUAI DE L’HOR LOGE
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