NEVE TECNICA L`andamento climatico degli ultimi anni si è

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NEVE TECNICA L`andamento climatico degli ultimi anni si è
NEVE TECNICA
L’andamento climatico degli ultimi anni si è dimostrato notevolmente difforme rispetto al passato,
sia per le temperature registrate, sia per i livelli di umidità (sia assoluta che relativa) sia per un
aumento termico globale.
Sono moltissimi gli scenari futuri e, talvolta già registrabili, ma nel comparto alpino (sia nord che
sud Alpi) si può affermare con sicurezza, confortati dai dati nivometeorologici ufficiali, che:
- il periodo di precipitazione nevosa si è ridotto;
- la quota media di nevicata interessante si è elevato;
- l’arretramento dei ghiacciai è un fatto ormai assodato (in termini di volumi e dimensioni);
- la temperatura generale ha già superato, talvolta di molto, il 1°C medio, presupposto solo
qualche anno fa (anni ’90-Trattato di Kyoto e Incontro di Rio de Janeiro);
- le ultime stagioni segnano un brusco aumento della temperatura globale (le fasce desertiche
tendono ad allargarsi, così come i fenomeni di tropicalizzazione bioclimatica ad insediarsi
anche nelle cosiddette zone temperate)
Sostanzialmente, e riassumendo i concetti esposti sopra, si sta drasticamente riducendo la
quantità di acqua dolce disponibile e, soprattutto, utilizzabile per uso umano.
Soprattutto in zona Alpi, i comprensori sciistici stanno optando tutti (chi ancora non l’ha ancora
fatto?) per il cosiddetto innevamento tecnico al fine di anticipare la stagione sciistica e di renderla
più lunga. I depliants turistici degli anni 60/70 riferivano la stagione invernale dall’8 dicembre al 30
marzo; attualmente e spessissimo, la stagione viene anticipata di un mese e allungata di più di due;
passando da 4 mesi a 6/7 mesi circa di neve sicura.
Anche il ritorno economico ha subito dei notevoli vantaggi (anche se poi andrebbero considerate
numerose variabili); non così l’ambiente naturale.
L’innevamento tecnico consente di produrre neve in condizioni di bassa temperatura.
Generalmente si pensa che sia sufficiente comprimere la miscela acqua-aria per ottenere la neve e
quindi permettere l’avvio della stagione sciistica.
Questo è vero ma solo parzialmente; infatti la miscela acqua/aria nebulizzata e sotto pressione
produce neve artificiale a partire da –2°C ma in relazione a bassi valori di umidità dell’ariaambiente. Se l’umidità dell’aria, che si misura con l’igrometro aumenta, è necessario che la
temperatura sia più bassa.
Da ciò risulta molto più difficile fare neve artificiale nelle località montane perilacustri (lecchese,
comasco, Mottarone in Piemonte piuttosto che Monte Campione nel bresciano, tutta la fascia
appenninica anche ad alta quota, ecc.) perché i livelli di umidità sono sempre elevati e le
temperature tendenzialmente mitigate dall’azione delle masse d’acqua e da un riscaldamento ormai
accertato delle ultime stagioni.
Altra differenza, non soltanto morfologica rispetto alla neve naturale, sta nella maggiore percentuale
di acqua presente nel nucleo del cristallo artificiale; ecco perché è necessario lasciar trascorrere
tempo tra la realizzazione della neve tecnica e la sua battitura: da alcune ore fino a qualche giorno
in dipendenza dei valori di temperatura/umidità (più la neve tecnica è calda e più va lasciata
riposare per evitare la frattura del cristallo e la fuoriuscita dell’acqua).
Esistono attualmente due tipi di impianti: a bassa e alta pressione.
A bassa pressione si lavora con pressioni che variano tra 4-6 bar per l’aria e 10/40 bar per l’acqua.
Il generatore L…..R TOP II (costo circa 25.000 €)
PORTATA D’ACQUA
da 3,6 a17,3 mc/h
PRODUZIONE NEVE
fino a 40 mc/h
PRESSIONE ACQUA
da 8 a 40 bar
GITTATA NEVE
fino a 35 metri
TENSIONE D’ESERCIZIO
400V 50Hz
CONSUMO ENERGETICO
12,5 KW/h
CORRENTE NOMINALE
23 A
PESO SENZA RUOTE
550 Kg
Ad alta pressione con range per l’aria da 6-10 bar e per l’acqua da 10-18 bar; il compressore è
centralizzato e risultano quindi necessarie tubazioni aria/acqua servite da computer centrale che
riceve informazioni anche da mini centraline meteo poste sulle piste.
Attualmente si sta optando per impianti in alta pressione gestiti in automatico con cannoni a bassa
pressione per le zone più basse della pista e nelle immediate vicinanze delle zone partenza/arrivo
degli impianti di risalita.
Nell’analisi di sistema si riscontrano essenzialmente quattro punti critici:
1-consumo di acqua molto elevato
2- consumo energetico molto elevato
3- necessità di temperature (comunque) basse per valori idrometrici bassi;
4- costi di installazione ed esercizio molto elevati
5- utile d’azienda relativamente modesto e tendenza all’ampliamento dei comprensori verso le
quote più elevate ( quindi più delicate).
Utilizzando il dato medio di 10 mc/h di acqua per produrre 25 mc/h di neve , presupponendo di
rilevare temperature da –5°C a più basse, quanti metri cubi d’acqua saranno necessari per rendere
sciabili 1000 metri di pista?
Nell’analisi economica va poi aggiunto il costo di mezzi battipista ed il tempo di latenza della neve
artificiale prima dell’azione di battitura.
Domanda: in condizioni comunque di temperatura (l’igrometria non la calcoliamo) bassa, può
considerarsi questa una attività sostenibile? Veramente il consumo di 200/500 litri d’acqua per
metro cubo di neve può considerarsi ecocompatibile?
Altra domanda: cosa succede quando la temperatura non raggiunge valori molto bassi (da –5/7 in
poi) e/o l’igometria tende a d essere elevata (70/80%)?
Risposta: o non si fa la neve o si aggiungono sostanze in grado di abbassare il punto di
congelamento dell’acqua.
A questo ultimo quesito bisogna fornire una risposta adeguata e che, purtroppo, non ha ricevuto
ancora, la giusta diffusione anche tra i praticanti le attività invernali, tra i professionisti della
montagna e tra gli operatori tecnici addetti al comprensorio sciistico. Per poter produrre neve anche
con temperature elevate si è pensato di manipolare geneticamente il batterio Pseudomonas syringae
per poi trapiantarlo in altri microrganismi, per esempio Escheria coli. Questi nuovi batteri
manipolati geneticamente sono stati ulteriormente selezionati fino a raggiungere la capacità di
formare nuclei di ghiaccio a temperature superiori allo 0.
Questo procedimento, negli USA già impiegato negli anni Ottanta, è stato brevettato dal Parlamento
europeo nel 1997. Tuttavia non è ancora stato chiarito se questi organismi manipolati geneticamente
possano sviluppare conseguenze negative anche perché sperimentazioni specifiche non ne sono
state fatte (ufficialmente). Uno di questi prodotti è lo Snomax, nel quale non sono stati rinvenuti
batteri di Pseudomonas syringae, ma specie di enterococchi e bacilli vivi, i quali rappresentano una
possibile minaccia sanitaria. L’acqua, nebulizzata in minuscole goccioline per la produzione di
neve, può penetrare nelle vie respiratorie, nelle falde dell’acqua potabile, ecc. Non sono state finora
condotte ricerche sulle possibili conseguenze a medio-lungo termine dell’esposizione dell’uomo e
dell’ambiente al contatto con questi microrganismi.
I prodotti di questo tipo avviano un processo di formazione del ghiaccio accelerato che inizia già a
temperature superiori a 0° C. In conseguenza di ciò le piante congelano, o almeno subiscono danni
considerevoli. Il danneggiamento delle piante può inoltre essere arrecato dagli additivi stessi, poiché
i nuclei cristallizzati di Pseudomonas syringae hanno margini e spigoli molto taglienti (di questo
ultimo eventuale danno ci può anche interessare relativamente perché il silenzio e riposo vegetativo
in qualche maniera tutelano l’essenza bersagliata).
Relativamente ai cannoni da neve:
1. Il consumo energetico. Il consumo energetico per metro quadrato di pista varia tra i 2000
e i 27'000 KW/h per ettaro (in media 13'000 KW/h) (Umweltbundesambt Oesterreich 1992).
Il consumo energetico per l'innevamento artificiale è doppiamente svantaggioso: gli
impianti sono in funzione solo nei mesi invernali dove si constata una grossa domanda di
energia. Inoltre spesso dell'acqua viene utilizzata per la neve artificiale riducendo il
quantitativo totale di acqua a disposizione per la produzione idroelettrica (il discorso
peggiora se si pensa a captazioni in acquedotto).
2. Il consumo di acqua pregiata. Il consumo di acqua si aggira tra i 200 e i 600 litri per
metro cubo. L'acqua viene solitamente attinta da fiumi, ruscelli o dalla rete dell'acqua
potabile in un periodo in cui l'acqua è ridotta. Il consumo di acqua è massimo quando tutti i
cannoni possono funzionare a massimo regime, ovvero quando si riscontrano delle
temperature al di sotto dei -10 °C. A queste temperature la quantità di acqua presente in
forma liquida è ancora minore.
3. Il suolo alpino viene danneggiato. La costruzione degli impianti per la neve artificiale
prevede la posa delle condutture per l'acqua e dei cavi per l'elettricità. Essa comporta un
pesante intervento sul terreno con scavatrici. Disturbi e perdite alla vegetazione, all'humus
e alla fauna del suolo ne sono la spiacevole conseguenza. Le aree coinvolte in alta quota
non si riprendono neanche a distanza di anni dall'intervento. Spesso la risemina dà un
effetto artificiale, dato che non avviene con piante autoctone e senza l’obiettivo della
costituzione di un prato polifita. Le piste che possiedono un profilo trasversale omogeneo
sono più facili da innevare artificialmente. Per questo spesso l'installazione dei cannoni è
accompagnata da un livellamento generalizzato del terreno. Questi interventi danneggiano
gravemente i prati con alta biodiversità.
4. La flora alpina è minacciata. Le conseguenze per la flora del fondovalle sono
relativamente modeste. Nel piano alpino e subalpino, nelle zone umide e posizionate
prevalentemente all'ombra l'accorciamento della stagione vegetativa e l'apporto ulteriore di
acqua possono invece causare delle notevoli perdite all'ambiente di montagna (produzione
di fieno e, comunque, preservazione della biocenosi autoctona). Ad alta quota la
vegetazione è altamente specializzata nella sopravvivenza a condizioni climatiche estreme.
In genere si tratta di specie con radici profonde che tendono a limitare i pericoli di
erosione. Con una stagione vegetativa normalmente corta le possibilità rigenerative sono
già molto limitate. L'innevamento artificiale accorcia ulteriormente questo periodo vitale.
Sotto la densa copertura nevosa artificiale, che strutturalmente è molto più simile al
ghiaccio, le piante soffrono di mancanza di ossigeno. Se situazioni di questo tipo si ripetono
ogni anno le piante possono divenire più sensibili al gelo. La presenza di sostanze minerali
estranee nell'acqua utilizzata per l'innevamento artificiale modifica, a lunga scadenza, la
quantità delle specie presenti; e ciò favorisce l'erosione. La conseguenza di questo
fenomeno è la drastica diminuzione della diversità biologica presente (Cernusca 1992) ed il
relativo innesco di fenomeni erosivi superficiali. Se le temperature rimangono alte, per
produrre neve possono essere utilizzati degli additivi chimici o biologici modificati
geneticamente che facilitano la cristallizzazione dell'acqua anche per temperature di +2/3°C.
Le conseguenze dell'utilizzo degli additivi possono essere pesantissime per la flora alpina e
per tutti gli ecosistemi.
prof. Andrea Cainer