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Renato Boniardi Chiara Lupi Gianfranco Rebora Leadership e organizzazione Libri Este © 2012 Edizioni E.S.T.E. S.r.l. Via A. Vassallo, 31 – 20125 Milano www.este.it – [email protected] Copertina di Roberto Grassilli Realizzazione editoriale: Antonello Faccini ISBN 978-88-98053-03-2 Senza regolare autorizzazione è vietata la riproduzione, anche parziale o a uso interno didattico, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia. Renato Boniardi Chiara Lupi Gianfranco Rebora Leadership e Organizzazione Riflessioni ed esperienze di ‘altri’ manager INDICE 9 Prefazione Alberto Meomartini 11 Introduzione Renato Boniardi Prima parte: le lezioni 17 LA leadership di Renato Boniardi 19 23 27 31 37 41 47 La dimensione valoriale della leadership La valorizzazione della persona La leadership come passione La ricerca di equità La leadership come servizio La tenacia e l’impegno La dedizione al cliente 51 L’organizzazione di Gianfranco Rebora 53 59 65 69 73 77 81 La sintesi organizzativa La resilienza dell’organizzazione Alle frontiere della scienza dell’organizzazione La ‘danza fluida’ del lavoro professionale L’unicità dell’organizzazione La qualità oltre gli standard La solidità organizzativa dell’istituzione Seconda Parte: le interviste 89 riflessioni sulla leadership di Chiara Lupi 91 Salvatore Vella, Magistrato La leadership e il sogno 99 Notker Wolf, Abate Primate Dirigere le persone: un’arte 111 Mariuccia Ferrero, Chef Come coniugare passione e business 1 21 Livia Pomodoro, Magistrato Arte di giudicare e capacità di organizzare 129 Angelo Bazzari, Monsignore Solidarietà e managerialità. Un binomio possibile 1 41 Dario Neri, Professore Ordinario di Biologia Macromolecolare Il valore del progetto, la meraviglia della scoperta 1 47Paolo Barozzi, Avvocato Avvocato, consulente o tutte e due? 1 61 riflessioni sull’organizzazione di Chiara Lupi 1 63 Cristiano Bettini, Ammiraglio Sull’onda del rischio 179 Rosario Castellano, Generale Contaminarsi con esperienze diverse 191 Sergio Castellani, Presidente FilmMaster Group Il successo? Questione di stile 2 01 Luigi Consiglio, Presidente GEA Innovare il modello professionale 211 Luigi Corbani, Direttore Generale Orchestra Giuseppe Verdi Cambiare sguardo 221 Michele Gualandi, Amministratore Hotel Cristallo Hotel Cristallo: una storia di fascino e managerialità 231 Salvatore Rossi, Membro del Direttorio e Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Innovare rispettando la tradizione: la sfida in Banca d’Italia 241 Considerazioni finali A cura di Renato Boniardi 247 Considerazioni finali A cura di Gianfranco Rebora 253Indice dei nomi 255 Bibliografia prefazione Alberto Meomartini Presidente Assolombarda Questo libro si basa su interviste guidate con la chiarezza di chi sa cosa vuol sapere e dove vuole arrivare; commenti che riprendono punti topici e li collocano a confronto via via con le migliori dottrine ed esperienze. Questo il metodo di un testo che, attraverso eterogenee testimonianze, guida tra i capitoli di quello che potrebbe anche essere un vero e proprio manuale di leadership e organizzazione. Un manuale da leggere con piacere, che mostra come i due termini – leadership e organizzazione – siano inscindibilmente connessi e soprattutto come, ben al di là della finalità di ciascuna delle organizzazioni alle quali ci si possa riferire, caratteristiche e principi rimangono invariabilmente e saldamente i medesimi: chiarezza di obiettivi, capacità di indirizzo delle persone. “Bisogna scegliere le persone come se in nulla si dovesse far conto sulla organizzazione e bisogna progettare le organizzazioni come se in nulla si dovesse contare sulle persone”: questo, nei fatti, il meccanismo che spesso si sostiene per le organizzazioni di successo. Ma, attenzione, senza dimenticare chi e come debba essere colui che le persone le sceglie, colui che le organizzazioni le progetta, ovvero un leader dotato di visioni adeguate al compito e alle circostanze e pure di non minori capacità di attivazione ed esecuzione. Perché, alla fine, leadership e organizzazione sono misu6 rate sui risultati, sulla coerenza tra attese e performance, quella alla quale ciascun manager e ciascun imprenditore è quotidianamente chiamato, attraverso i più vari percorsi e processi che i protagonisti di questo testo, intervistati e autori, efficacemente narrano. 7 introduzione Renato Boniardi Senior Partner GEA “Se a mezzogiorno il re dice che è notte fonda, tu contempla le stelle”. Questo proverbio persiano dà adito a diverse interpretazioni, soprattutto se ci si ferma alle prime considerazioni ‘a caldo’. Può essere interpretato, ad esempio, come suggerimento a un comportamento di sudditanza, oppure come sostegno a un atteggiamento ipocrita; può però essere vissuto come apertura mentale nel porsi di fronte al ‘diverso’ oppure come occasione per dimostrare la duttilità del proprio pensiero e come la capacità di mettersi a disposizione di un leader visionario. Ritengo che questo incipit, forse un po’ provocatorio, possa essere la giusta introduzione a questa pubblicazione che affronta in modo non tradizionale temi della leadership e dell’organizzazione, che sin dai tempi più lontani sono stati oggetto di numerose e diverse interpretazioni, legate a momenti storici, culture, tradizioni tra di loro anche molto lontane e talora contrapposte. Sebbene vi siano filoni di pensiero convergenti, ci è parso opportuno vivacizzare il dibattito attraverso una serie di testimonianze e di esperienze in grado di offrire un po’ di freschezza al pensiero. Come si evince dall’indice stesso, i ruoli ricoperti dai quattordici personaggi intervistati anticipano già che ci si trova di fronte a ‘voci fuori dal coro’ e come tali portatrici di un quid novi. Questo quid novi risiede nell’enfasi che viene data alla ‘persona umana’, con il suo portato di culture, valori, aspira8 zioni. Pertando leadership e organizzazione, due facce di una medesima moneta, costruita in uno specifico contesto da un leader dotato di visione adeguata al compito e alle circostanze. Pertanto la leadership è meglio definita come l’arte del guidare le persone verso obiettivi stimolanti. L’organizzazione, invece, come la costruzione di una comunità socio-economica aperta alla diversità culturale, sia nei rapporti interni sia verso l’esterno. Grazie alla disponibilità e all’impegno delle persone intervistate si è potuto realizzare questo libro, in cui le voci dei singoli, pur nella loro diversità, hanno creato alla fine un timbro unico: anzi è forse dalla loro diversità che è nato un amalgama ricco e affascinante. Accanto a questo contributo, mi pare corretto ricordare il team che ha collaborato alla realizzazione di questo volume: un gruppo di lavoro che, rifacendosi a tre “matrici” (accademica, professionale, editoriale), ha costituito l’asse portante di tutte le interviste e delle riflessioni che ne sono scaturite. Così Gianfranco Rebora, professore ordinario di organizzazione e gestione delle risorse umane presso LIUC - Università Cattaneo di Castellanza di cui fu Rettore nel periodo 2001-2007, titolare del corso di cinema e narrativa per il management e direttore della rivista Sviluppo&Organizzazione, ha contribuito a cogliere i collegamenti, talora non immediati ed espliciti, tra ‘vita vissuta’ e ‘riferimenti dottrinali’ mettendo a fuoco importanti concettualizzazioni. Per quanto mi riguarda ho portato l’esperienza personale e di tutti i colleghi di GEA, che da quasi cinquanta anni opera al fianco di importanti imprenditori e di aziende italiane. L’esperienza di GEA, in tema di leadership e di organizzazione, è a ‘due vie’: da un lato ha beneficiato dell’insegnamento di imprenditori di grande carisma vivendo con loro importanti fasi di sviluppo organizzativo, dall’altro ha 9 contribuito a far sì che cultura manageriale e processi organizzativi divenissero patrimonio consolidato e distintivo delle aziende clienti. Infine la casa editrice Este, in particolare il direttore editoriale Chiara Lupi, che da anni svolge un prezioso lavoro di ‘interprete culturale’ e di ‘attivatore’ di dibattiti e confronti. Il loro impegno, assai gravoso in un momento come l’attuale in cui le idee faticano a emergere soffocate dalla superficialità della quotidianità, ha consentito di raccogliere e ‘mettere in bella’ le esperienze e le riflessioni che hanno fatto da sfondo alle quattordici interviste. Fatti questi doverosi ringraziamenti, vorrei rivolgermi al lettore, che immagino ricopra un ruolo manageriale all’interno di un’organizzazione: vorrei augurare che gli stimoli – al limite anche uno solo – scaturiti dalla lettura di questo libro possano diventare tema di confronto e di innovazione all’interno della sua azienda. 10 la LEADERSHIP di Renato Boniardi La dimensione valoriale della leadership L’intervista a Salvatore Vella, magistrato, affronta diverse tematiche che a una prima lettura potremmo definire classiche, quali ad esempio il lavoro di gruppo, la motivazione e la formazione. Ma andando oltre si percepisce che il leitmotiv di fondo, che illumina quasi in un gioco di controluce le sue parole, è da ricercarsi in un quadro più ampio, che potremmo intitolare ‘la dimensione valoriale della leadership’. Il percorso lavorativo di Salvatore Vella infatti va ben al di là di una scelta professionale legata unicamente ai propri interessi prima di studio e poi professionali: si tratta infatti di una scelta più profonda, che potremmo definire una scelta di vita non solo di grande impegno ma anche di grande delicatezza e tensione. Una scelta non solo individuale ma anche condivisa con il team di magistrati di cui fa parte, per i quali il riferimento a una serie di valori è sicuramente il DNA che guida i comportamenti quotidiani. Prendiamo così spunto dalla sua testimonianza per fare alcune considerazioni sul tema dei valori aziendali. Come è noto, questo è stato uno dei principali argomenti al centro del dibattito e della cultura manageriale soprattutto negli anni passati, materializzatosi per lo più nella messa a punto di ‘carte’ di valori e di interventi formativi finalizzati a diffondere conoscenza e condivisione di tali valori: argomenti sicuramente affascinanti e di grande respiro. Dobbiamo però riconoscere che se si escludono alcune positive 12 eccezioni, si è spesso trattato di elenchi di ‘belle’ parole poi dimenticate se non addirittura disattese nei fatti. E ciò non è sempre da attribuire alla cattiva volontà delle aziende, ma probabilmente al fatto che questo tema, come pure quello della valutazione della prestazione e del potenziale, è ben più complesso di quanto possa apparire, dove anche processi strutturati e metodologie-strumentazioni raffinate non si sono rivelate più di tanto di aiuto. Ciascuna delle tre fasi che tradizionalmente caratterizzano il processo di messa a punto dei valori aziendali – definizione, condivisione, attuazione – presenta almeno un punto di elevata criticità. Così la definizione dei valori si scontra con l’aspetto semantico: cosa si intende ad esempio con l’espressione ‘agire in modo etico’? Senza arrivare a temi di grande sofisticatezza (come ad esempio il tema della sospensione teleologica dell’etica affrontato da Soren Kierkegaard nella sua opera Timore e tremore), è in ogni caso assai probabile che non solo il concetto di ‘agire in modo etico’ ma anche la sua intensità possano comprensibilmente variare da persona a persona. Così il processo di condivisione dei valori è caratterizzato da percorsi di ‘maturazione’ diversi tra le persone che lavorano in azienda in relazione ad esempio all’età anagrafica, alla cultura scolastica, all’anzianità aziendale. Si pensi poi all’inserimento dall’esterno di manager in posizioni di elevata responsabilità e alla delicatezza di valutare il fitting tra il loro set valoriale e quello dell’azienda in cui entreranno. Così, infine, l’attuazione concreta dei valori aziendali si realizza soprattutto attraverso i comportamenti e gli atteggiamenti dei singoli che dovrebbero esprimere il più elevato livello di coerenza con i valori. Qui le difficoltà sono tante e non dipendono sempre dalla mancanza di impegno e di coerenza dei singoli ma sono talora legate ad 13 esempio a situazioni esterne all’azienda che possono ‘interferire’ pesantemente e condizionare le azioni dei singoli. Pensiamo ad esempio ad azioni non del tutto trasparenti che possono essere attuate nei confronti della clientela (il cui rispetto rientra tra i valori di un’ipotetica azienda) messe in campo pur di intralciare azioni scorrette di qualche concorrente. Oppure come si può non tener conto delle pressioni volte a garantire o incrementare l’economicità della gestione di impresa, premessa per consolidare il futuro di crescita dell’azienda stessa? Le aree di criticità, che vanno ben oltre quelle sopra indicate e che sono di fatto fisiologiche in quanto legate alla dinamica del vivere in azienda, non debbono condurre sulla strada del pessimismo bensì spronare a un impegno più determinato e consapevole. Ma in un periodo complesso, incerto, imprevedibile quale quello che stiamo vivendo oggi vale la pena di impegnare il tempo dell’azienda nel mettere a punto il proprio sistema di valori? È questa una domanda forse troppo ‘terra terra’, ma probabilmente fondamentale per affrontare con serietà questo argomento. E la risposta, spesso ben più complessa della domanda come ricordava Oscar Wilde, non può che tener conto in particolare del momento che sta attraversando l’azienda. Se la strategia aziendale è di breve respiro – senza entrare nel merito dei motivi che l’hanno ispirata e che sono talora legittimi e comprensibili – dedicare tempo al tema dei valori non è certamente prioritario e addirittura può rivelarsi controproducente. Parole queste ultime che parrebbero del tutto scontate se non persino banali, se non si desse però il caso che talora questa riflessione viene accantonata. Se la strategia aziendale guarda al lungo periodo (gli orizzonti dell’aquila per citare Oswald Spengler) allora impe14 gnarsi sui valori aziendali è quasi un’assicurazione per il successo dell’azienda stessa. Basta infatti pensare a Philip Selznick quando ricorda che l’organizzazione aziendale arricchendosi dei valori diviene istituzione, quindi più solida, forte e stabile nel tempo; oppure a quanto emerso da una ricerca Shell del 2003 relativa alla durata media delle aziende, in cui emergeva chiaramente che le aziende attente e sensibili al tema dei valori hanno una vita più lunga e di maggior successo rispetto alle altre. Sebbene questo argomento meriti approfondimenti ben più strutturati rispetto a quelli riportati in queste brevi note, si possono pur tuttavia proporre alcune considerazioni finali: • Ogni organizzazione aziendale richiede un approccio ad hoc, che tenga conto e valorizzi le proprie specifiche caratteristiche; • La messa a punto dei valori richiede tempo, grande impegno e soprattutto linearità e trasparenza di comportamenti; • Il quadro complessivo dei valori deve avere un elevato grado di coerenza interna; • Il monitoraggio nel tempo dell’insieme dei valori aziendali deve essere affidato ai manager più sensibili a questi temi, indipendentemente dal loro ruolo ricoperto in azienda. In conclusione, affrontare seriamente il tema dei valori aziendali – sempreché sussistano le giuste condizioni e le premesse – può configurarsi come un tratto distintivo di una organizzazione che, se ben gestito, può rivelarsi elemento competitivo prezioso, difficile da essere imitato e ricco di potenzialità spesso sottovalutate. 15 Xxxxxxx Se sei interessato a proseguire la lettura di questo romanzo puoi prenotarlo presso la casa editrice ESTE, telefonando al numero: 02.91434440 Puoi anche consultare il sito: www.este.it per consultare e avere informazioni su tutte le pubblicazioni 16