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REGIONE PUGLIA ASSESSORATO PUBBLICA ISTRUZIONE Centro Regionale Servizi Educativi Culturali VOCABOLARIO DIALETTALE PANNESE a cura di Giovanna PROCACCINI Palmira VOLPE Distretto FG/33 ACCADIA REGIONE PUGLIA ASSESSORATO PUBBLICA ISTRUZIONE C.R.S.E.C. FG/33 ACCADIA PROGETTO E ORGANIZZAZIONE : Gruppo operativo CRSEC FG/33 COORDINAMENTO EDITORIALE : Rachele MARINACCIO Giovanna PROCACCINI Palmira VOLPE RICERCHE, CATALOGAZIONE, REPERIMENTI VOCABOLI : Giovanna PROCACCINI COMPOSIZIONE E IMPAGINAZIONE ELETTRONICA DI TESTO : Palmira VOLPE REDAZIONE E COLLABORAZIONE AMMINISTRATIVA : Giovanni ANZIVINO Antonio DE VITTO Maria Donata GIOIA Giuseppina PATRONE Lucia Marta RUSSO CONSULENZA (revisione) DIALETTALE : Prof. Pasquale CARATÚ COLLABORATORI ESTERNI AL CENTRO COTOIA Orazio FRANZA Gennaro LOCURCIO Gerardo ® REGIONE PUGLIA 1999 Presentazione Il vocabolario potrebbe essere considerato una “enciclopedica” del parlato umano, del quale comprende le parole, la fraseologia, i proverbi e i modi di dire, che esprimono la cultura dei parlanti una lingua. Per la sua realizzazione occorrono molta dedizione, impegno, tempo e, innanzitutto, amore per il proprio paese e la propria cultura. Il Vocabolario Dialettale Pannese, nato da un‟idea di Giovanna Procaccini, viene pubblicato dopo un laborioso cammino iniziato nel 1986, che all‟apparenza è lungo, ma che, a ben guardare, è breve, se si considera il lavoro compiuto. Frutto di un impegno certosino e instancabile nella trascrizione e nello studio delle parole, esso è stato sempre animato dall‟entusiasmo e dalla curiosità di conoscere ogni aspetto della di Panni. La Regione Puglia promuove attività e manifestazioni volte alla conoscenza, alla tutela e alla valorizzazione del suo vasto patrimonio culturale, che abbraccia i beni materiali e le espressioni spirituali del suo popolo, con la realizzazione di studi, manifestazioni ed opere che, come questo Vocabolario Dialettale, ne consentono la conoscenza. Per lungo tempo, con la diffusione della lingua italiana e per effetto dei mass-media, il dialetto è stato trascurato; ma recentemente sono stati compiuti numerosi studi rivolti al recupero di un importante patrimonio che investe tutti gli aspetti della vita e della cultura del popolo ed è un mezzo linguistico di grande valore espressivo, comunicativo e culturale. Quale mezzo espressivo specifico della sfera familiare il dialetto rappresenta gli aspetti di vita più dimessi, ma non certo meno importanti e trascurabili, registra la vita nel suo fluire quotidiano e nell‟alternarsi delle stagioni, nello svolgimento delle attività e delle manifestazioni varie, nelle espressioni culturali e spirituali ed è testimonianza dei sentimenti, delle attese e del pensiero del popolo. Le parole, la fraseologia, i proverbi e i modi di dire sono tratti dal parlato e dal vivere quotidiano, ogni momento della giornata e ogni situazione sono stati utili allo studio del dialetto; la registrazione è avvenuta fra i parlanti, colti nella loro immediatezza, a volte partecipi inconsapevoli della ricerca. E‟ stato scandagliato il mondo lavorativo, spirituale, culturale e sentimentale di un paese piccolo territorialmente, ma grande spiritualmente; molte energie sono state profuse in questo lavoro che dona il dialetto di Panni alla cultura e a tutti coloro che, Pannesi e non, amano la cultura e la propria terra. In questo Vocabolario molti ritroveranno parole, espressioni e modi di dire appartenenti al proprio paese e ad altre regioni d‟Italia e sentiranno una certa familiarità con il dialetto pannese, tanto che esso sarà sentito come un‟opera di tutti, perché ognuno vi potrà ritrovare qualcosa del proprio mondo. Certamente il Vocabolario non può rappresentare la gestualità del corpo, l‟intonazione e il timbro della voce, gli atteggiamenti del volto che esprimono i vari sentimenti e che accompagnano e integrano il linguaggio, ma consente di affidare alla memoria, al cuore e alla cultura un patrimonio linguistico che con il tempo, se trascurato, rischia di essere perduto irrimediabilmente. Oltre che opera di tutela e di valorizzazione del patrimonio dialettale, questo vocabolario è un dono fatto a quanti hanno dovuto lasciare la loro terra per necessità e che con esso hanno la possibilità di vedere salvaguardato un bene, la propria lingua, che hanno portato sempre nel cuore e che non hanno mai dimenticato. Il dialetto pannese ha molti tratti in comune con i dialetti dei paesi vicini e presenta delle peculiarità che lo caratterizzano e lo contraddistinguono da loro; ha delle espressioni, una coloritura, un‟intonazione e una musicalità prettamente pannesi, per le quali un Pannese, ovunque si trovi, riconosce un Pannese nel sentirlo parlare, anche senza conoscerlo. Ci si auspica che quest‟opera susciti un interesse non solo campanilistico e sentimentale, ma anche culturale e che sia di incentivo a proseguire lo studio del variegato mondo dei nostri paesi che hanno un pregevole patrimonio che va salvaguardato, fatto conoscere e valorizzato. Un doveroso ringraziamento va al defunto Antonio Procaccini, che ha donato il materiale primo da cui è nata l‟idea di realizzare questo Vocabolario; al signor Orazio Cotoia, che si è rivelato un prezioso informatore; a tutti i Pannesi che, ognuno nel proprio piccolo, hanno dato un valido contributo; al prof. Pasquale Caratù, che ha dato dei preziosi suggerimenti e delle importanti indicazioni scientifiche; al personale del Centro Regionale Servizi Educativi e Culturali FG/33 di Accadia, in particolar modo a Giovanna Procaccini, che ha curato l‟opera, a Palmira Volpe e a Giovanni Anzivino, suoi preziosi collaboratori; a Gaetano Cristino, che ha dato l‟avvio all‟opera; ad Antonio De Vitto e a Giovanni Altrui, che, per alcuni anni Responsabili del Centro Regionale Servizi Educativi e Culturali di Accadia, ne hanno consentito la realizzazione con il loro sostegno e le loro direttive. La Responsabile del CRSEC Rachele Marinaccio …La Lingua è uno de’ più forti vincoli che stringa alla Patria “G. Napione” IL VOCABOLARIO Lungi dal pretendere che il lavoro svolto sia scevro di difetti o imperfezioni, comunque inevitabili di questo genere, ma nel convincimento tuttavia di nulla aver trascurato per renderlo il più possibile rispondente alle aspettative della gente, è oggi motivo di profonda soddisfazione, licenziare alle stampe questo complesso e laborioso “Vocabolario Dialettale Pannese”. Un ricco apparato di voci, proverbi ed espressioni in vernacolo che, al di là dei suoi chiari limiti, non avendo esso la presunzione di essere esaustivo, ha tuttavia il merito, a mio avviso non trascurabile, di colmare un vuoto imperdonabile nella bibliografia locale, non essendoci precedenti di tale natura. Un piccolo ma prezioso “scrigno della memoria” che racchiude tutto ciò che è stato possibile raccogliere, nel corso degli anni, del vasto e sterminato patrimonio dialettale, attraverso una lunga e paziente attività di ricerca, ma soprattutto con amore filiale e operosa perseveranza. Un lavoro che nasce principalmente dall’esigenza di un recupero urgente e inderogabile di una lingua che è e rimane una preziosa eredità lasciataci da chi ci ha preceduto e abbisognevole, oggi più che mai, di riappropriarsi di quella “identità culturale” e di quegli spazi che la moderna civiltà le ha tolto. “Il Vocabolario, scrive Nicola Zingarelli, altro non è se non una di quelle forme con cui l’uomo tende sempre a volgere in proprietà comune quello che è gesto e anima e sentimento dei singoli uomini. In questo è la necessità di un vocabolario”. Ed è in tale ottica che va inquadrato questo lavoro, nella convinzione cioè che un siffatto vocabolario, destinato in particolar modo alla gente comune e alle tante famiglie dei nostri emigranti, inteso a rappresentare e rispecchiare quanto più fedelmente possibile la realtà di una umile e laboriosa Comunità, con le sue tradizioni, la sua cultura, i suoi modi di espressione, senza alcun intendimento di natura didattica, non debba servirsi di un linguaggio letterario, ma piuttosto esprimere la semplicità e l’autenticità del sentimento popolare. Sono stati pertanto selezionati e riportati in chiave dialettale tutti quei vocaboli che non si discostano da quelli normalmente in uso nella lingua italiana, omettendo volontariamente quei termini, per lo più tecnici e scientifici o di origine straniera, che sono frutto ed espressione della odierna società e non si identificano o non possono collocarsi nel nostro passato, cercando di coniugare, al tempo stesso, l’antico dialetto con quello più propriamente “attuale”, al fine di richiamare il passato senza rischiare, però, di allontanarsi dal presente. Non nascondo le molteplici e naturali difficoltà che il lavoro ha comportato, ma il sostegno e soprattutto la valida e impagabile opera di quelle persone che hanno apportato, in differente misura, il loro contributo, sono stati lievito e incoraggiamento a proseguire nel delicato compito. Un pensiero commosso va a mio padre, autore di una inedita e significativa “raccolta” di vocaboli e detti pannesi, (che sono parte integrante di questa ricerca) il quale per primo mi insegnò a conoscere ed amare la lingua nativa, la sua ricchezza e la sua spontaneità, e con il costante apporto dei suoi preziosi appunti e dei suoi paterni consigli mi fu guida sicura e chiaro punto di riferimento fino all’ultimo dei suoi giorni. Un pensiero che estendo, unitamente al più sincero ringraziamento, al Sig. Cotoia Orazio che, nel revisionare i vocaboli, mi ha sostenuto sempre con la saggezza della sua esperienza, nonché ai tanti compaesani pannesi, che qui non elenco per evitare spiacevoli e imperdonabili dimenticanze, i quali pur se con il conforto di un solo consiglio, di una sola ma necessaria parola, hanno dato efficacia e contenuto al “nostro” lavoro. Mi sia concesso, infine, esprimere un doveroso e obbligato sentimento di riconoscenza e di gratitudine personale alla collega di Sant’Agata di Puglia, Palmira Volpe, per lo straordinario e instancabile impegno, quotidianamente profuso, in fase di copiatura, correzione bozze, realizzazione e, soprattutto elaborazione informatica del testo. Un sostegno qualificato e determinante per la realizzazione dell’opera, alimentato e sostenuto da quella ricchezza di entusiasmo e di grande disponibilità che esaltano un lavoro intelligente e puntiglioso (che le ha permesso di appropriarsi con buona proprietà di linguaggio del nostro dialetto). Detto ciò, confido che questo vocabolario possa incontrare se non piena accoglienza, comprensione almeno per lo sforzo che ha richiesto, alla luce solo di un preciso impegno culturale e di una testimonianza sensibile da parte di chi lo completò, amica della sua terra, dei suoi cieli e dei suoi monti, delle sue strade e dei suoi vicoli ma soprattutto della sua gente. Giovanna Procaccini Presentazione del Vocabolario di Panni Presentare un‟opera significa evidenziarne le caratteristiche, ma anche inquadrarla da un punto di vista della specificità del settore interessato. Pertanto si vuol parlare della struttura del Vocabolario, ma anche di quanto viene aggiunto (proverbi e modi di dire, racconti), che costituisce come una fonte, anche se non è la principale, dalla quale si attinge il patrimonio lessicale. Inoltre, per capire un pò di più anche la natura delle voci riportate è opportuno avere un quadro, sia pur orientativo, nel quale è collocata la parlata di Panni. Quadro che sarà disegnato su di uno sfondo storico e geolinguistico. La struttura Vediamo della presente pubblicazione prima di tutto la struttura. La parte fondamentale è costituita dalla elencazione delle voci organizzate in lemmi. A questa poi segue la parte italiano-dialetto. Vengono aggiunte quelle che contengono i Proverbi e Modi di dire, i Nomi e Soprannomi e, infine, i Racconti. Il Vocabolario vero e proprio è la parte più importante. È fatta da una serie di lemmi, che aperti dalla voce segnata in grassetto, sono disposti in ordine alfabetico. Nel lemma voci e frasi dialettali sono riportate in trascrizione semplificata, accessibile al gran pubblico, sostanzialmente modellata sulla grafia dell‟italiano, con pochi ed essenziali segni diacritici, per segnare particolarità di suoni, che in italiano scritto non vengono segnate o che sono indicate diversamente (v. le norme di trascrizione). A quanto pare, l‟uso di questo tipo di trascrizione agevola di molto la caratterizzazione anche “esterna” del dialetto. Questa operazione è stata condotta con fedeltà e con sistematicità, salvo omissioni involontarie, che ci si sforza di ridurre al minimo e che, comunque, nulla tolgono alla efficacia della resa. Il lemma riporta oltre la voce, la sua definizione grammaticale (sostantivo, verbo, locuzione, congiunzione, ecc.), la frase o le frasi dialettali che ne precisano il contesto. Particolare importante. Si sa che la traduzione della voce che segue immediatamente la parola capolemma rappresenta una condizione astratta che assume la sua valenza, il suo significato pregnante solo nel contesto del discorso, del quale la frase rappresenta un elemento minimo, e di questo ci si deve accontentare. Per necessità e per concretezza. Certamente la condizione ideale, ma anche difficile da realizzare, sarebbe quella di produrre una serie di testi e anche di una certa ampiezza su determinati argomenti, i diversi aspetti della vita della comunità dai quali trarre o meglio astrarre le singole voci. E qui c‟è solo un augurio da fare: che questi testi vengano, in seguito, prodotti. La seconda parte, quella “italiano-dialetto”, è importante perché serve ad orientare la ricerca, tramite la voce italiana, della corrispondente dialettale. Mi pare interessante, in questa parte, la presenza di schedoni, nei quali vengono riportate le voci che interessano un determinato campo semantico. Ad es., nello schedone Alimenti sono citate tutte le voci che interessano l‟argomento: dai nomi (acquasale, cumbòste, ścagliuózze, ecc.), ai verbi (arrahanà, mbanà, trumbà, ecc.), ai sintagmi (a ppònde re curtjélle, nd’a l’uóglie, ecc.), così da avere voci ed espressioni, direi comode, per mettere insieme un certo discorso, che abbia in certo qual senso un contesto. I Proverbi e i Modi di dire, insieme con i Racconti, costituiscono come le fonti (direi solo in parte) dal cui contesto si ricavano le diverse parole. È chiaro che le particolarità delle fonti si oscurano in quello che è un sentire più generalizzato, che produce, in definitiva, come una specie di voci “cristallizzate”, che caso mai una volta erano vive anche nella parlata comune e che poi gradualmente si sono ecclissate o ridotte sulla bocca dei più anziani. Ma anche questo contribuisce ad un‟opera di scavo, utile per la storia linguistica. L‟utilizzo di questi testi dev‟essere accompagnato dalla prudenza. È sufficiente ricordare le possibili forzature dovute ad esigenze di rime o di ritmo. È chiaro che ci si riferisce ai proverbi soprattutto ma anche ai modi di dire, che possono, con le dovute precauzioni, essere utilizzati a scopi più propriamente linguistici. Infine, i Nomi e i Soprannomi. Interessano perché nascondono parole, forme, costrutti propri del dialetto. In definitiva, anche le appendici fanno corona, e danno il loro contributo alla conoscenza della parlata. Va sottolineato che l‟Autore o meglio gli Autori hanno utilizzato in maniera intelligente le esperienze dei Dizionari dialettali precedenti, specialmente di quelli pubblicati nell‟ultimo decennio. Dicevo in maniera intelligente perché hanno selezionato quello che di nuovo e di positivo veniva apportato. E, come si sa, è il metodo, nella varietà dei suoi aspetti quello che fa la differenza rispetto alle altre opere simili. Collocazione storico-geolinguistica di Panni Prima di definire la posizione linguistica della parlata di Panni, è opportuno considerare quella geografica che spiega e giustifica, fondamentalmente la prima. Il nostro centro fa parte amministrativamente della provincia di Foggia, ma saremmo più precisi se usassimo l‟espressione “Daunia subappenninica”, per i motivi che citerò in seguito. Collocato, insieme a pochi altri centri dauni (Monteleone, Anzano, Accadia e Sant‟Agata) nella Campania o meglio nell‟Irpinia, risente, com‟è ovvio, (non è mica un‟isola linguistica!) di questa sua posizione. Si tratta di individuare e di leggere, con gli strumenti appropriati, le peculiarità che si richiamano alla sua posizione geografica, ma che giustificano anche la sua storia, in genere. Passando dalla geografia alla storia, quella più propriamente linguistica, e utilizzando degli schemi che sono capaci di comunicare con chiarezza le caratteristiche, si possono individuare nella parlata di Panni, le principali correnti che fanno capo alle diverse varietà linguistiche, che testimoniano chi più e chi meno la loro presenza. Prima di tutto quella di tipo campano-irpino. È questa, a quanto pare, il modello principale, che nella storia ha assunto come il ruolo-guida, accanto, però, all‟altro modello, di tipo appenninico. Traspare, inoltre, sia pur in posizione secondaria, minoritariamente rappresentata, anche la corrente di tipo pugliese. Sullo sfondo, infine, s‟intravedono, con molta chiarezza e con nutrita rappresentatività, fatti di lingua antica che accomunano e che una volta, nel Medio Evo (in particolare nei secc. X-XIII) accomunavano ancor di più le diverse contrade di questo vasto ambiente, allora fortemente unitario, almeno da un punto di vista linguistico. La varietà campano-irpina. La spiegheremo con i fatti che sono propri della Campania e dell‟Irpinia e con quelli che sono, invece, più diffusi nell‟Irpinia, la subregione che è a diretto contatto con Panni, anzi nella quale il centro dauno è immerso. Certamente è un fatto comunemente campano o meglio napoletano il dittongamento delle E o delle O brevi latine in metafonesi (tardarjédde „tarderello, che viene tardi‟ Pr. 151, scurdarjédde „scordarello, che dimentica‟ Pr. 151, e ppjénże „e pensaci‟ Pr. 154, cuórpë „corpo‟ Pr. 150, figlie gruósse „figli grandi‟ Pr. 161), come anche la rotacizzazione dell‟alveodentale sonora in posizione sia iniziale (rjéce „dieci‟ Pr. 120), sia intervocalica (accerime „uccidiamo‟ Pr. 15, la core „la coda‟ Pr. 42), la riduzione alla laterale schiacciata e rafforzata del nesso LJ (uóglie „olio‟ Pr. 16, mugliere „moglie‟ Pr. 269) e di altri nessi che si manifestano in maniera simile (GL- → gli [l’l’] : gliótte veléne „ingoia veleno‟ Pr. 78, né te la gliutte „né te la inghiotti‟ Pr. 269), lo schiacciamento della sibilante davanti a velare (šcupètte „scopetta, spazzola‟, šcurdá „dimenticare‟), forme verbali del tipo songo „sono‟ di I pers. sing. e di III pl. (songhe fatte vjécchie „sono diventato vecchio‟ Racc. 2, r.20, quisse songhe li cunde „questi sono i conti‟ Pr. 342), l‟uso del suffisso -ELLUS (-ille se in metafonesi) come diminutivo (Peccerille „piccoli‟ Pr. 14), il rafforzamento della consonante iniziale dei femminili plurali e dei “neutrali” al singolare (re ffjéste „le feste‟ Pr. 146, re nnèspele e rre canaglie „le nespole e le canaglie‟ Pr. 147; ru ggrane „il grano‟ Pr. 171, ru mméle „il miele‟ Pr. 276, lu llarde „il lardo‟ Pr. 276), un lessico che segna le diverse condizioni della vita (šcurnuse „timido‟, šcuórne „timidezza‟, sfaccimme „persona dalla faccia tosta‟, spandecá „aspettare con ansia, penare‟, sciusciá „spirare, soffiare‟, ṡburdeglióne „pipistrello‟ Modi 415, nap. spurtiglione „id.‟ in VNIIN, šcarrafóne „scarafaggio’ strúmmele „trottola‟ nfósse, nfusse agg. „bagnata, -o‟ Pr. 306, 138, ecc. prevalentemente di tipo irpino: scatédde „scintilla‟, irp. scatélla „id.‟ in DDSM, cautate agg. e part. pass. „bucata‟ Pr. 291, irp. cautá „scavare‟ DDSM. Il tipo appenninico. Con testimonianze che si riscontrano prevalentemente sull‟Appennino abruzzesemolisano, ma anche lucano e talvolta sul Gargano. Si ricorderanno in particolare i fatti che seguono: l‟epentesi di u semivocale in vicinanza di suoni velari (figlie píccquele „figli piccoli‟ Pr. 161, pèquara „pecora‟), la riduzione laterale ad u semivocale nei nessi -LD-, -LTJ- (lu caurare „il caldaio‟ Pr. 206, li prime càure „i primi caldi‟ Pr. 215, àuzete „àlzati!‟ Pr. 400), l‟esito in semivocale j del nesso -DJ- (óje „oggi‟ Pr. 262, appujá „appoggiare‟), del nesso FL- (face….juccá „fa…fioccare‟ Pr. 328, jate míje „fiato mio‟ Pr. 51) e della mediopalatale sonora -ğğ- (lu ciucce carreja la paglie „l‟asino trasporta la paglia‟ Pr. 230); la riduzione all‟aspirata h di velare sonora G- iniziale (huste „gusto‟ Pr.31, accanto all‟esito zero: ògne addine „ogni gallina‟ Pr. 13, tanda adde „tanti galli‟ Pr. 32), di -G- intervocalica (chi nehòzzje camba „chi commercia vive bene‟ Pr. 83, chi paha apprime „chi paga prima…‟ Pr.90, la chiaha „la piaga‟ Pr. 266) e di -V- (fahugne „favonio‟ Modi 356); l‟esito in -vet- di -LT- (accòvete s.f. „accolta, adunata di persone‟); l‟esito in nasale schiacciata e rafforzata del nesso NG + voc. palatile (njénde strénge „nulla ottiene‟ Pr. 123); le preposizioni del tipo andó, ndó „da, presso, al‟ (mèglie a ire nd’a lu patute ca ndó lu sapute „meglio andare da chi ha patito che dal saputo‟ Pr. 259); un lessico abbondante (la còcce „la testa‟ Pr.196; sparre „cercine‟ abr. spara in VUA, irp. sparra in DDSM -; ràghene „ramarro Modi 422 - abr. ràchene in VUA, garg. ràteche² „id.‟ DDMM; frajá „abortire‟; supale „siepe‟ -avigl. [PZ] supala „id.‟ NB; pescóne s.m. „macigno‟ Racc.1, r.13; musére „stasera Pr. 388; na nzénghe avv. „un poco‟ Racc.1 rr.21, 45, 49 -avigl. nzénga [sul testo nzénca] „id.‟ NB; allucá „dare, collocare in matrimonio‟ (chi téne rjéce figlie l’allóche „chi ha dieci figli li sistema‟ - abr. [Chieti e Pescara città] allucá „id.‟ DAM, garg. alluqué „id.‟ DDMM-). È presente il tipo pugliese. Con i fatti che seguono: la riduzione a sibilante schiacciata delle mediopalatali sorda e sonora + vocale palatile (vrasce „brace‟ Modi 440, la bbuscíje „la bugia‟ Pr. 191 e 192) e talvolta anche di J- (jé sciuta fóre „è andata fuori‟ Pr. 193, di contro però a nu nge jénne a la córte „non andare alla corte‟ Pr. 377, jéttele „gettala‟ Pr. 198, a li junge „ai giunchi‟ Modi 139); le forme verbali del tipo stache „sto‟ (nu stache r’areje „non sto di genio‟ Modi 292) face „fa‟ (l’àbbete nun face lu mòneche „l‟abito non fa il monaco‟ Pr. 176. Si rilevano fatti antichi centromeridionali. I seguenti: l‟esito nella bilabiale sonora -b- della fricativa sonora V sia in nesso con la sibilante sonora (ṡbeletézze „sveltezza‟ Pr. 367), sia in posizione sintattica (acque e bbjénde „acqua e vento‟ Pr. 386); le forme del pronome personale éo „io‟ (me treménde éo „mi guardo io‟ Pr. 347, pàtreme e éo tenime la stessa facce „mio padre ed io abbiamo lo stesso viso‟) e édde „essa, lei‟ ([la róte] ..édde velóce jarrá „[la ruota] …essa andrà veloce‟ Pr. 399, va da édde „va da lei‟); il metaplasmo di genere (dal femminile al maschile: nu mile a lu juórne „una mela al giorno‟ Pr. 279, …pire cuóvete „…pera raccolta‟ Pr. 319 -sal piru s.m. „pera‟, oltre che pira, in VDS); l‟uso del prefisso AD con le voci verbali (abbulá, „volare‟, abbuóle „volo‟, accalemá „calmare, placare‟, acculematúre s.f. „colmatura‟); i plurali in -ORA (re fíquara „i fichi‟ Pr. 158, sjérpere „serpi‟ Pr. 409, angínere „uncini‟ Pr. 409); un lessico peculiare (témbe „zolla‟ Modi 158 - abr. id in DAM, sal. id. in VDS, cal. timpa in DDMM; allumá „accendere‟ - abr. allumä’ „vedere, accendere la luce elettrica‟ DAM, sal. allumare „accendere‟ VDS -; tremendá „guardare‟ –garg. id. in DDMM, sal. trimèntere „id.‟ VDS-; fucagne „camino, cucina‟ Pr. 194 -abr. id. „caldana, vampa isterica‟ DAM, sal. fucagna „stufa‟ VDS, cal id. „piccolo vano per il focolare‟ NDDC-; tumbagne „spianatoia‟ Pr. 344- manfr. id. „id.‟ VM, avigl. id. „id.‟ NB, garg. „coperchio della botte‟ DDMM, sal. tumpagnu „coperchio‟ VDS, nap. „fondo della botte‟ VNIIN; -tèste „vaso di fiori‟, urtalizzeje „ortaggio‟ [anticamente era aggettivo]; vascijédde „botte per aceto‟ - V. SM-; zénżele „brandello, straccio‟, zenżuluse „cencioso‟ –sal. zínzulu „straccio‟ VDS). Infine delle particolarità sulle quali indagare. Le seguenti: abbòcche 3° pers. sing. pres. indic. „abbaia‟ (lu cane c’abbòcche, nu mmózzeche „il cane che abbaia non morde‟ Pr. 225), mazzàcchere „pasta fatta a mano, in casa‟ Pr. 257, àmmele „brocca‟, schernúzzele „lucciola‟, a la pruffine „alla fine‟ Racc. 2, r.13. Sono queste solo delle indicazioni. Altre possono venire dalla registrazione di testi liberamente recitati che si affida a coloro che vorranno continuare l‟opera meritoria che gli Autori del presente Vocabolario hanno inaugurato. Pasquale Caratù Università degli Studi di Bari Nota bibliografica e abbreviazioni Sigle bibliografiche DAM = E.Giammarco, Dizionario abruzzese e molisano, voll. 4, Roma, 1979; DDMM = F: Granatiero, Dizionario del Dialetto di Mattinata-Monte Sant’Angelo, Foggia, 1993; DDSM = L.De Blasi, Dizionario dialettale di San Mango sul Calore, Atripalda (AV), 1991; NB = F.Galasso, Nel Belvedere, Lavello, 1989; NDDC = G.Rohlfs, Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria, Ravenna, 1977; SM = P.Caratù, “I Dazi e le pene” negli Statuti di Molfetta, in “Lingua e Storia in Puglia”, 3, 1976, pp. 5-64; “I dazi ecc. Prospetto grammaticale e lessico, ib., 4, 1977, pp.33-48; VDS = G.Rohlfs, Vocabolario dei Dialetti salentini (Terra d’Otranto), voll.3, Galatina, 1976; VM = P.Caratù – G.Grasso – M.Rinaldi, Vocabolario manfredoniano, in corso di stampa; VNIIN = A.Salzano, Vocabolario napoletano – italiano, italiano – Napoletano, Napoli, 1979; VUA = G.Finamore, Vocabolario dell’uso abruzzese, Città di Castello, 1893, rist.anast., Bologna, 1967. Altre abbreviazioni: abr. = abruzzese; abr. – mol. = abruzzese – molisano; avigl. = aviglianese (di Avigliano, prov. Di Potenza); garg. = garganico (Mattinata, Monte Sant‟Angelo); irp. = irpino (di San Mango sul Calore); manfr. = manfredoniano. Riferimenti alle parti contenute nel Vocabolario di Panni: Modi = Modi di dire; Pr. = Proverbi; Racc. = Racconti. Trascrizione del dialetto Sulla base della grafia italiana sono stati aggiunti pochi segni: Il puntino soprascritto alle consonanti s e z per indicare le sonore (ṡbabbàcule „persona con poco senno‟, zanżarróne „tipula‟); un apicetto per la sibillante schiacciata (quella di tipo napoletano: šcuórne „timidezza, vergogna‟), la semivocale j nel dittongo jé (nel tipo re ffjéste „le feste‟). AVVERTENZE La “é” con accento acuto è chiusa come in pera, si pronuncia come vocale quando è accentata e quando è congiunzione. La “è” con accento grave è aperta come in meglio. La “e” non accentata è muta alla francese sia nel corpo che alla fine della parola. L‟accento tonico va segnato sulle parole sdrucciole e sulle parole tronche (azzemá=azzimare). 14 Tavola delle abbreviazioni accr.= accrescitivo agg. dim.= aggettivo dimostrativo agg. f.= aggettivo femminile agg. indef. = aggettivo indefinito agg. m.= aggettivo maschile agg.n.card.= aggettivo numerale cardinale agg. n.ord.= aggettivo numerale ordinale agg. poss.= aggettivo possessivo avv.= avverbio cong.= congiunzione dim.= diminutivo dispr.= dispregiativo esclam.= esclamativo estens.= estensivamente fam.= familiare fig.= figurato fras.= fraseologia interiez.= interiezione interr.= interrogativo lett.= letteralmente loc. avv.= locuzione avverbiale loc. lat.= locuzione latina med.= medicina N.= nomenclatura non com.= non comune part. pron.= particella pronominale particol.= particolarmente p.est.= per estensione p.pr.= participio presente p.p.= participio passato pl.= plurale prep.= preposizione pron.= pronome pron. dim.= pronome dimostrativo pron. indef.= pronome indefinito pron.indef.invar.= pronome indefinito invariabile pron.m.pl.= pronome maschile plurale pron.pl.= pronome plurale sing..= singolare s.f.= sostantino femminile s.f.inv.= sostantivo femminile invariabile s.f.pl.= sostantivo femminile plurale s.m.= sostantivo maschile s.m.cuc.= sostantivo maschile cucina s.m. dial.= sostantivo maschile dialettale s.m.fig.= sostantivo maschile figurato s.m.inv.= sostantivo maschile invarialbile s.m.pl.= sostantivo maschile plurale s.m.sing.= sostantivo maschile singolare t.agr.= termine agricolo t.arch.= termine architettonico t.mac.= termine macellaio term.med.= termine medicina trasl.= traslato v.fig.= verbo figurato v.impers.= verbo impersonale v.intr.= verbo intransitivo v.intr.pron. = verbo intransitivo pronominale v.medio trans.rifl.=verbo medio transitivo riflessivo v.rifl.= verbo riflessivo v.tr.= verbo transitivo v.tr.estens.= verbo transitivo estensivo v.tr.fig.= verbo transitivo figurato v.tr.iter.= verbo transitivo iterativo v.tr.iter.intens.= verbo transitivo iterativo intensivo v.tr.lett =verbo transitivo letterario v.tr.non com.= verbo transitivo non comune v.tr.rar.= verbo transitivo raro v.tr.volg.= verbo transitivo volgare vezz.= vezzeggiativo voce onom.= voce onomatopeica BIBLIOGRAFIA ANDREOLI Raffaele, Vocabolario Napoletano – Ditta G.B.Paravia e comp.,Torino, 1887. Ristampa Istituto Grafico Italiano, Napoli, 1988. ANTONELLIS Luciano, Dizionario Dialettale Cerignolano etimologico e fraseologico, Centro Regionale Servizi Educativi e Culturali di Cerignola, Foggia, 1994. CONSIGLIO Gabriele, La parola nel lessico bovinese, Leone Editrice, Foggia, 1992. DEVOTO G. – OLI G.C., Dizionario della Lingua Italiana, by Felice Le Monnier, Firenze, 1971. DURANTE Cesare, Proverbi e detti bovinesi, S.A.T., Foggia, 1989. GALANTE Grazia, I Proverbi popolari di San Marco in Lamis, Paolo Malagrinò Editore, Bari, 1993. GARZANTI Aldo, Dizionario della Lingua Italiana, realizzato dalla redazione lessicografica, diretta da Giorgio Cusatelli, Garzanti Editore, 1965. MARCHITELLI Gino, Vocabolario del dialetto santagatese, edito a cura del Comune di Sant‟Agata, Roma,. 1983. PALAZZI Fernando, Novissimo Dizionario della Lingua Italiana, edizione a cura di Gianfranco Folena, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1976. PROCACCINI Antonio fu Domenico, Soprannomi Pannesi in “Raccolta inedita di Vocaboli e detti Pannesi”. RAINONE Michele, Soprannomi Pannesi in “Il Castello”, collaborazione di Costanzo Gesualdi, 1983. RICCIARDELLI Pasquale, Dialetti Dauni. La “Parlata” di Torremaggiore, parte seconda: “’I prùjèrbe tùrmàggiùrise” Vol.primo (A-B), Regione Puglia, CRSEC FG/25 Torremaggiore, 1995. SELEZIONE Reader‟Digest, Segreti e virtù delle piante medicinali, edito da Selezione Reader‟Digest Spa, prima ristampa, Milano, 1980. TOMMASEO Nicolò – BELLINI Bernardo, Dizionario della Lingua Italiana, Società Unione Tipografica Editrice, Torino, 1861. TRECCANI Giovanni, Vocabolario della Lingua Italiana (5 volumi), Artigrafiche Ricordi per i tipi della monotipia Olivieri, Milano, 1986,-1987-1989-1991-1994. VOCABOLARIO Universale Italiano, compilato a cura della Società Tipografica “Tramater & Co.”, Napoli, 1829. ZINGARELLI Nicola, Vocabolario della Lingua Italiana, settima Edizione, Zanichelli Editore,. Bologna, 1957. 17 bbafáte agg. "afoso, canicolare":ché àrje abbafáte, nun me véne re fá njénde, rumàne se ne parle r'arrecettá. "che aria afosa non mi viene da fare niente, domani se ne parla di rassettare". abbagná v.tr. "bagnare, umettare". abbalí v.tr. "avvilire, infiacchire, sfinire"; p.p. abbalúte: l'abbalíje cu nu refjúte e puverjédde se ne íje. "l'avvilì con un rifiuto e poveretto se ne andò". Andò, si abbalúte a ffá la strare pe re mmèrse re Sàrje, ngità sì abbetuáte a lu nghiane. "Antonio sei infiacchito a fare la strada per la salita di Sario, in città sei abituato alla parte pianeggiante". abballá v.tr. "ballare": abballàrene nżin’a le qquatte e ss'arreterárene a re ccàsere muórte re suónne. "ballarono fino alle quattro e si ritirarono alle loro case morti di sonno". abbambá v.intr. "avvampare": lu lenżùle l'aje misse tròppe vucíne a ru ffuóche e s'éja abbambáte. "il lenzuolo l‟hai messo troppo vicino al fuoco e si è bruciato". abbanduná v.tr. "abbandonare": penżárene ca ère na cóse bbóna abbanduná la pusezzjóne. "pensarono che era una cosa buona abbandonare la posizione". abbannuná v.tr. "non reggersi bene in piedi". abbará v.intr. "badare": feglió, tu àja sèmbe stá nd'a la case c'àja abbará a la crjatùre. "ragazza, tu devi sempre stare in casa che devi badare alla bambina". abbarrucá v.tr. "dare il più senza pagamento, vendere a vil prezzo". abbasate agg. "serio". abbasce avv. "abbasso, giù": nun me facènne nghianá tutte sse ścale, scinne tu abbàsce ca te piglie ròje ceràse nd'a lu panare. "non mi far salire tutte codeste scale, scendi tu giù che ti prendi due ciliege nel paniere". abbastá v.intr. "bastare". abbaste interiez. "basta". abbatte v.tr. "accasciare, bacchiare, deprimere": lu vjénde abbattíje quatte, A cinghe àrbele ndr'aulíve, píre e mmíle. "il vento abbattè quattro cinque alberi tra ulivi, peri e meli"; abbatte na famiglie sane cu na nutízzje fauze, nunn’éja na cóse bbóne. "accasciare una famiglia intera con una notizia falsa, non è una cosa buona"; craje àuzete prjéste c'avíma ìre a abbatte re nnuce. "domani alzati presto che dobbiamo andare a bacchiare le noci"; bbéne míje stá pròpje abbattúte ròppe tutte quédde c’à passate. "poveretto, sta proprio depresso dopo tutto quello che ha passato". abbecená v.tr. "avvicinare". abbécete loc.avv. "a vicenda". àbbele agg. "abile": jé assaje àbbele a ausá lu ścrujàte. "è assai abile ad usare la frusta". abbelená v.tr. "avvelenare". abbeletà s.f. abilità": quiddu cristjàne tène l'abbeletà a mbrugliá la ggènde ca jé na maravíglie. "quella persona ha l'abilità a imbrogliare la gente che è una meraviglia". abbendá v.tr.iter. "riposare": abbjéndete na nżénghe, ma spisse no. "riposati un poco, ma spesso no". abbendurá v.tr. "avventurare": nu nd’abbendurá pe ssa strare ca puó truvá malecristjàne, pó sònghe fatte tuje. "non ti avventurare per codesta strada che puoi trovare persone cattive, poi sono fatti tuoi". abbenghiárse v.medio tr. rifl. "abbuffarsi, rimpinzarsi, saziarsi": Funżì, nu nd'abbenghiá cúm'a nu purceddúzze, se no te faje trugne trugne. "Alfonso, non ti abbuffare come un porcellino se no diventi grassone". Ciccandònje s’éja abbenghiáte re péttele ca nu nge la face manghe a auzárse ra la sègge. "Francescoantonio si è saziato di zeppole che non ce la fa neanche ad alzarsi dalla sedia". abbenghjáte s.f. "scorpacciata": m'agghi fatte n'abbenghjáte re cerase sótte a l'àrbele ca stache bbóne chine. "mi sono fatto una scorpacciata di ciliege sotto l'albero che sto ben pieno". abbení v.intr. "avvenire": cúm'èja abbenúte ssu fatte, remmìlle ca se te pòzz’ajutá nu nge pèrde njénde. "come è avvenuto questo fatto, dimmelo che se ti posso aiutare non ci perdo niente". abbènje agg. "mutevole": "nu nde la peglianne cu Ggiuuánne ca jé abbènje, jé cúme lu truóve. "non te la prendere con Giovanni che è mutevole, è come lo trovi". abbeníre s.m. "avvenire": l'abbeníre jé nd'a re mmane re lu Segnóre. "l‟avvenire è nelle mani del Signore". abberá v.rifl. "avverare": s'éja abberáte quédde ca m'àje ritte re tèrze, nu nge vuléve crére, ma jé accussì. "si è avverato quello che mi hai detto avantieri, non ci volevo credere, ma è così". abbertènże s.f. "avvertenza". abbesá v.tr. "avvisare": Angiulìne à dditte ca pe putè menì a fatjá accàta tè l'àja abbesá nu pare re juórne prime. "Angelo ha detto che per poter venire a lavorare da te lo devi avvisare un paio di giorni prima". abbesugná v.intr. "bisognare": puórtatínne na nżénghe re cchiù re pane, nżine a musére te póte abbesugná. "pòrtatene un pò di più di pane, fino a stasera ti può bisognare". abbesugnùse agg. "bisognoso": jé abbesugnùse re tutte, nu nżaje tu stésse ra ndó accumenżá. "è bisognoso di tutto, non sai tu stesso da dove cominciare". abbesuógne s.m. "bisogno": n'agghi abbesuógne re njénde, te ne puó ìre spenżeràte. "non ho bisogno di niente, te ne puoi andare spensierato". abbetá v.intr.tr. "abitare, avvitare": Mariùcce jé jute a abbetá a li Tuòppele. "Maria è andata ad abitare ai Toppoli". re bbite r'àja abbetá bbóne se no la pòrte nu nże chiùre. "le viti le devi avvitare bene altrimenti la porta non si chiude". àbbete s.m. "abito"; dim. àbbetecjédde; a ggiacche: "tailleur". abbetuá v.tr. "abituare": s'ànna abbetuá a stá sule nd'a la case, nu mbuónne tené sèmbe la cumbagníje. "si devono abituare a stare soli nella casa, non possono tenere sempre la compagnia". abbiá v.tr. "avviare": Frangiśche abbjàje a ffá nu reścurse e nun funéve maje. "Francesco avviò a fare un discorso e non finiva mai". abbíje s.m. "avvìo": àje rate l'abbíje pe quiddu lavóre, mó nu nde ne ngarecànne cchiù, se la vìrene lóre. "hai dato l'avvio per quel lavoro adesso non te ne incaricare più, se la vedono loro". abbjénde, a l' loc.avv. "a riposo". abbìse s.m. "avviso". abbrachí v.tr. "arrochire"; p.p. abbracùte. abbracutìzze agg. "rauco". abbrazzá v.tr. "abbracciare": prime re parte pe Bunżàgre lu jérne a salutá tutte li parjénde, chi l'abbrazzàve ra qquà e chi ra ddà. "prima di partire per Buenos Aires lo andarono a salutare tutti i parenti, chi l'abbracciava di qua e chi di là". abbràzze s.m. "abbraccio": quanne arruvàje ra lu Canedà, mammarànne me rìje tanda abbràzze e vase. "quando arrivai dal Canada, mia nonna mi diede tanti abbracci e baci". abbré v.tr. "vedere". abbrile s.m. "aprile". abbruścá v.tr. "abbrustolire": tatarànne mettíje lu tréppete e sópe a ru ffuóche ce appuiàje la tjèdde p'abbruścá re ffave. "nonno mise il treppiede e sul fuoco ci appoggiò la pentola per abbrustolire le fave". abbrusciá v.tr. "bruciare". abbrustulatúre s.m.inv. "tostacaffè". abbuccá v.intr. "abbaiare": quiddu cane nun spèzze maje r'abbuccá tutte la nuttate. "quel cane non smette mai di abbaiare tutta la nottata". abbufunáte "carbonchioso". abbulá v.intr. "volare": chiure la caggióle se no se n’abbóle lu canàreje. "chiudi la gabbia altrimenti se ne vola il canarino". abbulí v.tr. "abolire": Runatù, pe stá bbuóne àja abbulí lu fùme, cúme te l'agghia rice, candànne e sunànne?. "Donato, per stare bene devi abolire il fumo, come te lo devo dire, cantando e suonando?". abbuóle s.m. "volo": se nu nde ne vaje ra nande a l’uócchie míje te fazze pegliá n'abbuóle c'arrìve abbasce a lu chiane. "se non te ne vai davanti agli occhi miei, ti faccio prendere un volo che arrivi giù al piano". abburracciáte p.p. e agg. "avvinazzato": s'éja abburracciáte bbuóne bbuóne e mó va candanne pe re strare. "è avvinazzato bene bene e ora va cantando per le strade". abbusá v.intr. "abusare": Custà, nunn'àja abbusá tande re la setuazzjóne, àja pure capí re ccóse cúme vanne. "Costanzo, non devi abusare tanto della situazione, devi pure capire le cose come vanno". abbuścá v.tr. "buscare, guadagnare, ricavare, prendere botte": che à abbuścàte ra tand'anne re stùrje? Njénde, ca passéje angóre pe la chiazze. "che ha guadagnato da tanti anni di studio? Niente, che passeggia ancora per la piazza". abbúse s.m. "abuso": jé n'abbúse ca faje. "è un abuso che fai". abbussaccháte agg. "gonfio". abbuttá v.tr. "gonfiare, mangiare troppo, rimpinzare, saziare": abbúttece lu pallóne a lu criature e attjénde a nu lu fá ścattá. "gonfiaci il pallone al bambino e attento a non farlo schiattare"; -re male paróle v.tr."offendere". abbuttárse v.rifl. "gonfiarsi come una botte". abbuvurá v.tr. "abbeverare": penżate r'abbuvurá l'anemàlje, nuje ce abbjàme nnanże. "pensate di abbeverare gli animali, noi ci avviamo avanti". abbuvuratúre 1.s.m. "abbeveratoio": abbecínete a l'abbuvuratúre e fá abbuvurá lu mule. "avvicinati all'abbeveratoio e fai abbeverare il mulo"; 2 s.m. "Abbeveratoio (contrada sulla strada per Crispignano al di sopra di San Marco)". accafuddá v.tr. "accostare oggetti diversi". accafuddáte agg. "ben coperto". accagnacché loc.avv. "a che scopo". accalecá v.tr.intr. "calcare, premere": tataránne accalecáve sèmbe lu tabbacche nd'a la pippe appríme re l'appecciá. "nonno calcava sempre il tabacco nella pipa prima di accenderla". accalemá v.tr. "calmare, placare": tutte tendàrene r'accalemárle ma nu nge arrjascjérne. "tutti tentarono di calmarla, ma non ci riuscirono". accalurá v.tr. "accalorare": séja accaluráte pe la reścussjóne, nun l'àje viste cúme jéva fatte rùsse rùsse nfacce. "si è accalorato per la discussione, non l‟hai visto come era fatto rosso rosso in viso". accaluramènde s.f. "febbricola": sònghe numunne re sére ca téne n’accaluramènde, mó avima sule chiamá lu mjéreche. "sono troppe sere che tiene la febbricola, adesso dobbiamo solo chiamare il medico". Accannelóre s.f. "Candelora": jé arruváte ra Bbònżagre lu juórne re l'Accannelóre. "è arrivato da Buenos Aires il giorno della Candelora". accape a la pòrte loc. avv. sull‟uscio". accapezzá v.tr. "attestare, raccapezzare": l'àja accapezzá ssa trave, statte attjénde. "la devi attestare codesta trave, stai attento". nunn'arrjèśche a accapezzá cchiù nnjénde, stache tròppe ammujnáte re cape. "non riesco a raccapezzare più niente, sto troppo ammoinato di testa". accapputtá v.intr.tr. "cappottare, intabarrare": s’éja accapputtàte ra sótte a lu murètte e ménu male ca s’éja fatte sule còcche ràngeche. "si è cappottato da sotto al muretto e meno male che si è fatto solo qualche graffio". nu nd'accapputtá se no sure. "non ti intabarrare altrimenti sudi". accapuzzá v.tr. "avvicinare la bocca ad un recipiente, bere dal recipiente". accarè v.(fig) "calzare, far figura". accarènde agg. "calzante": àje rate a quédda fémmene na respòste accarènde, m’éja piaciúte. "hai dato a quella donna una risposta calzante, mi è piaciuta". accarrá v.tr. "travolgere": mmjézze a lu córse la chiéme accarráje tutte pe nnande. "in mezzo al corso la piena travolse tutto ciò che stava davanti". -nnande v.tr. "spingere le persone in avanti". accasá v.tr. "ammogliare". accasjóne s.f. "occasione": ògne accasjóne jé bbóne pe gghì a mmangiá mó qquá e mmó ddá. "ogni occasione è buona per andare a mangiare ora qui e ora là". accáta prep. "da, presso": accáta mé ce puó ìre a cambjá. "da me ci puoi andare a pascolare". accattá v.tr. "acquistare, comprare, partorire": óje agghi accattáte na cammíse a mmaríteme ma ròppe ce sònghe jute penżánne, l'avragghi pahate numunne. "oggi ho comprato una camicia a mio marito ma dopo ci sono andata pensando, l'avrò pagata troppo"; -a ffriśch’a ffriśche v.tr. "comprare alimenti poco per volta". accàttete s.m. "acquisto": àje fatte nu bbèll'accàttete a spusárte a quiddu speranżóne e accussì te re funísce tutte quiste juórne!. "hai fatto un bell'acquisto a sposarti quello che non vuole fare niente e così te li finisci tutti questi giorni!". accauzá v.tr. "rincalzare". acce s.m. "sedano"; - re mundagne s.m. "levistico"; - salvagge s.m. "ammi". accènde s.m. "accento": Vetù, mó ca faje lu rettate statte attiénde re métte l'accènde andó ce vóle. "Vito, ora che fai il dettato stai attento di mettere l'accento dove ci vuole". acceretòrje s.f. "strage". accèsse s.m. "ascesso": Culurínde téne n'accèsse a lu rènde e se sènde ammalamènde. "Clorinda tiene un ascesso al dente e si sente malamente". accètta gròsse s.f. "scure": Custànże facéve ìre ndèrre l'àrbele cu l’accètta gròsse cúme se manghe fusse. "Costanzo faceva andare a terra l'albero con la scure come se niente fosse". accètte s.f. "accetta"; dim. accettùdde . accezzjóne s.f. "eccezione": che ssònghe ss’accezzjóne avíma èsse tutte r'accòrde. "che sono codeste eccezioni dobbiamo essere tutti d‟accordo". acchiále s.m.pl. "occhiali": Mecalíne s’éja luvate l’acchiále e s'éja ścurdate andó l’à mmisse. "Michelina si è tolta gli occhiali e si è dimenticata dove li ha messi". acchianá v.tr. "appianare, spianare": acchiáne la tèrre appríme re ìre a ará a lu Cummènde. "spiana il terreno prima di andare ad arare al Convento". acchiáne-acchiáne super. ass. "pianissimo". acchiangáte s.f. "basolato": a lu murcate appríme ce stéve na bbèlle acchiangáte. "al mercato prima ci stava un bel basolato". acchiarí v.tr. "chiarire, risciacquare": Austì, vjene qquá ca m’àja acchiarí li fatte cúme stanne, n’agghia a chi crére. "Agostino, vieni qua che mi devi chiarire i fatti come stanno, non ho a chi credere"; àja acchiarí na cónghe re panne, àuzete ca jé tarde. "devi risciacquare una tinozza di metallo di panni, alzati che è tardi". acchiètte s.f. "asola": la sarte me facíje quatte acchiètte a lu còtte. "la sarta mi fece quattro asole al cappotto". acchítte s.m. "acchito": Maríje ce mangave ra Panne ra numunne re tjémbe, ma cúme la verjétte, la canuscjétte a pprime acchítte. "Maria ci mancava da Panni da molto tempo, ma come la vidi, la conobbi a prima acchito". acchiuccá v.tr. "capitozzare": Necóle acchiuccàje l'àrbele re cjéuze pe lu fá repegliá, ma nd'a la staggióne seccàje. "Nicola capitozzò l'albero di gelso per farlo riprendere, ma in estate seccò". acciaccá v.tr. "masticare, pigiare, schiacciare": la pale jé jute sótte a ddu chiangóne e jé tutte acciaccáte. "la pala è andata a finire sotto a quel pietrone ed è tutta schiacciata". acciaccáte agg. "diventare malaticcio". acciaccatóre s.m. "pigiatore": cúm’jéva bbèlle a veré l'acciaccatóre ca traséve nd'a la tenédde e se mettéve a acciaccá l'uve pe óre e óre. "come era bello a vedere il pigiatore che entrava nel tino e si metteva a pigiare l'uva per ore e ore". acciaccóne s.m. "pasticcione". acciaffá v.tr. "acciuffare, afferrare": l'acciaffàje attjémbe attjémbe pe na màneche re la ggiacchètte pe nu lu fá trasí ra ddá. "l'afferrai in tempo in tempo per una manica della giacca per non farlo entrare di là". acciaòme s.m. "ecce homo". acciàppe s.f. "gancio per gonna"; dim. acciappètte. acciappóne s.m. "acciarpone": nu nge jènne ra quiddu ddá ca jé n’acciappóne, vire abbré andó puó ìre. "non ci andare da quello là che è un acciarpone, vedi dove puoi andare". acciapputtá v.tr. "fare rozzamente". accíre v.tr. "macellare, uccidere": pe Pasque ànna accíre numunne r'àjne, fàttele stepá une. "per Pasqua devono macellare molti agnelli, fattelo conservare uno"; p.p. accíse. accíse s.f. "uccisione". acciungá v.tr. "paralizzare": jé acciungáte ra quatt'anne e dda pòvra mugliére nu nge la face cchiù pe l'assíste. "è paralizzato da quattro anni e quella povera moglie non ce la fa più per assisterlo". acciuppejá v.tr. "azzuffare, bisticciarsi": s’acciuppejàrne nnande a tutte quande. "si azzuffarono davanti a tutti quanti". acciuppjá v.intr. "litigare": nun v'acciuppjáte ca nun vale pròpje la péne. "non litigate che non vale proprio la pena". acciuppjatòrje s.f. "bisticcio, zuffa": ndra tutte quidde cristjàne c’éja state n'acciuppjatòrje ca nu nże capéve cchiù nnjénde. "tra tutte quelle persone c'è stata una zuffa che non si capiva più niente". acciuprèute s.m. "arciprete": agghia rice a l'acciuprèute ca peścràje m'adda rice na mésse pe la bbònáneme re maríteme. "devo dire all'arciprete che dopodomani mi deve dire la messa per la buonanima di mio marito". acciuttá v.rifl.intr. "ingrassare": Rucchíne s'éja acciuttáte tande ca agguàje agguàje camíne. "Rocco si è ingrassato tanto che appena appena cammina". acciuuí v.intr. "non arrivare a finire o completare un lavoro". acclísse s.f. "eclissi". accòglie v.tr. "accogliere": nu l'ànne vulute accòglie ndra lóre e àja rice ca quidde stá sule e abbandunáte. "non l'hanno voluto accogliere tra loro e devi dire che quello sta solo e abbandonato"; p.p. accuóvete. accòrde, nunn’éja r’- agg. "discorde". accòvete s.f. "accolta": ra cumma Maríje ce stéve n’accòvete re cristjàne, chisà che jé succjésse. "da comare Maria ci stava un'accolta di persone, chissà che è successo". accquácce s.f. "rugiada": adda ascí lu sóle p’assucá tutta st’accquácce, nunn’àje andó métte nu pére. "deve uscire il sole per asciugare tutta questa rugiada, non hai dove mettere un piede". accquaquagliá v.tr. "combinare". accquáte s.m. "vinello": lu vine lu bbevíme cchiù addá, mó bevímece l’accquáte, sparagnáme na nżénghe. "il vino lo beviamo più in là, ora beviamoci il vinello, risparmiamo un pò". accrésce v.tr. "accrescere": Angiulì àja accrésce re mmaglie, statte attjénde. "Angela devi accrescere le maglie, stai attenta". accrjanżáte agg. "che ha buona creanza": jé accussì accrjanżáte nepúteme ca n'asseméglie pe nnjénde a ffráteme. "ha così buona creanza mio nipote che non assomiglia per niente a mio fratello". accrjése agg. "accadiese"; pl. accríjse, "abitanti di Accadia". accucchjá v.tr. "abbinare, accoppiare, accumulare, appaiare": lu cavadde tuje accúcchile cu lu míje na vòta aráme ndó tè e na vòta ndó mé. "il cavallo tuo appaialo con il mio e una volta ariamo da te e una volta da me". accucciulí v.tr. "accucciare, rannicchiarsi": vire vì quiddu cane cúme s’accucciulísce a li pjére re lu padróne. "vedi vedi quel cane come si accuccia ai piedi del padrone". accugliènże s.f. "accoglienza": cumbà, nun me lu creréve, m’ànne fatte na bbóna accugliènże, nu nżapévene lóre stésse chè ffá e ché rrà. "compare, non lo credevo, mi hanno fatto una buona accoglienza non sapevano loro stessi che fare e che dare". accujàtá v.tr. "acquietare": p'accujàtá quissu crjature racce lu pupídde. "per acquietare codesto bambino dacci il ciucciotto di stoffa ripieno di zucchero". acculemá v.tr. "colmare": lu piatte re li maccarúne me l'àja acculemá nżine a l'urle. "il piatto dei maccheroni me lo devi colmare fino all'orlo". acculematúre s.f. "colmatura": sóp’a lu mezzètte re grane famme na bbóna acculematúre cúme saje fà tu. "sullo staio di grano fammi una buona colmatura come sai fare tu". accúleme agg. "colmo": vire ca li bbucchjére re lèhuóre sònghe accúleme, mó ca re ppuórte sóp’a la uandjére nu re facènne scegliá. "vedi che i bicchieri di liquore sono colmi, ora che li porti sul vassoio non farli versare". accullá v.tr. "accollare": me vuónne accullá tutte re spése, nu nżònghe manghe fésse! Tanda figli, tanda parte. "mi vogliono accollare tutte le spese, non sono mica scemo! Tanti figli, tante parti". accullacciáte agg. "accollacciato": Ggiuuà, staje tutte accullacciáte, chisà ché ffridde àdda fá ra fóre!. "Giovanni, stai tutto accollacciato, chissà che freddo deve fare fuori!". accumbagnamènde s.m "accompagnamento": na mùseche nu nż'apprèzze se nu nge stá nu bbuóne accumbagnamènde. "una musica non si apprezza se non c‟è un buon accompagnamento". accumegliá v.tr. "coprire". accumenżá v.tr. "cominciare, incominciare". accumetá v.tr. "accomodare in casa". accundá v.tr. "raccontare, riferire": Tresúcce m’à dditte ca t'accundáte tutte pe ffile e pe sségne, mó t’àja recíre tu cúm’àja fá. "Teresa mi ha detto che ti ha raccontato tutto per filo e per segno, ora ti devi decidere tu come devi fare": accundarjédde s.m. "persona che non sa mantenere un segreto"; s.f. accundarèdde. accùnde s.m. "acconto": s’affettàrene na casarèdde abbasce a lu pajése e avjérna rá appríme n’accúnde. "si affittarono una casetta giù al paese e dovettero dare prima un acconto". accundendá v.tr. "accontentare": o t'accundjénde o se no nunn’àje ché ffá. "o ti accontenti o altrimenti non hai che fare". accunnescénne v.intr."accondiscendere". accunżá v.tr. "accomodare, aggiustare, conciare": se te faje veré angóre qquá nnande t'accónże pe re ffjéste, àje capíte?. "se ti fai vedere ancora qui davanti ti aggiusto per le feste, hai capito?": accunżatúre s.f. "acconciatura": a la zìte ànne fatte na bbèlle accunżatúre, m’éja piaciúte pròpje. "hanno fatto una bella acconciatura alla sposa, mi è proprio piaciuta". accuóste avv. e agg. "accanto, accosto, attiguo": uagliò, viéne qquá, nun stènne sèmbe accuóste a lu mure, n'avènne paùre ca nu nże ne care. "ragazzo, vieni qua, non stare sempre accanto al muro, non aver paura che non se ne cade"; la casa sója jé accuóste a la nòste e se truóvene a li Tuóppele. "la sua casa è attigua alla nostra e si trovano ai Toppoli". accupá v.tr. "occupare". accuppá v.tr. "sopraffare": nu nde facènne accuppá ra quidde ca nunn'éja manghe l’ógne re lu rite tuje. "non ti far sopraffare da quello che non è neanche l'unghia del tuo dito". accurdàrse v.rifl. "accordarsi": mméce re fá cause penżàrne bbuóne re s’accurdá. "invece di fare causa pensarono bene di accordarsi". accurí v.intr. "accudire": la màmme mbaràje bbòne la figlie a accurí a tutte li suvrízzje re la case. "la mamma insegnò bene la figlia ad accudire tutti i servizi della casa". accurrènde agg. "occorrente": me manghe l’accurrènde pe ścrive, nu nde pòzze ścrive la cartullíne. "mi manca l'occorrente per scrivere, non ti posso scrivere la cartolina". accurtá v.tr. "accorciare". accurtatóre s.f. "scorciatoia": p’arruuá cchiù prjéste a la massaríje, pegliàmme l’accurtatóre sótte Sand’Ulíje. "per arrivare più presto alla masseria, prendemmo la scorciatoia sotto Sant'Elia". accùrte agg. "a corto, vicino". accusciá v.tr. "assecondare". accussessíje avv. "così sia". accussì avv. "così"; - e accuddì: "così e cosà"; -accussì avv. "discretamente". accustá v.tr. "accostare". accustumá v.tr. "accostumare": Peppíne avéve bbuóne accustumáte lu figlie, avastáve na paróle e quidde capéve tutte. "Giuseppe aveva ben accostumato il figlio, bastava una parola e quello capiva tutto". accustumí v.tr. "addomesticare": Peppúcce tenéve nu cane furèsteche, ma riascíje a accustumírle cúme recéve idde. "Giuseppe teneva un cane foresto, ma riuscì ad addomesticarlo come diceva lui". accuzzá v.tr. "battere con il dorso dell‟occhio dell‟accetta". àcene s.m. "acino, chicco"; dim. acenjédde; - re case s.m. "cantuccio di cacio"; - re grane s.m.pl. "semini (pasta alimentare)"; - re pépe s.m.pl. "peperini (pasta alimentare)". acetá v.tr.rifl. "agitare": jé nu cristjàne ca se àcete pe nnjénde. "è una persona che si agita per niente". ácete agg. "acido". ache s.m. "ago"; pl. àquare. acíte s.m. "aceto"; acíte, a l'- loc.avv. "sottaceto": musére m'agghia fá na nżaláte r'aulíve nèure e re pupàjne a l'acíte. "stasera mi devo fare un‟insalata di olive nere e di peperoni sottaceto". acízze agg. "acido": ajérematíne nu mbutjétte véve ru llatte pecchè se n’ére jute r’acízze. "ieri mattina non potei bere il latte perché era diventato acido". Acqua Sàuze s.f. "Acqua Salsa (contrada sulla strada per Panni-Scalo vicino alla fontana)". acquajuóle s.m. "acquaiolo, fontaniere": appríme sendíve re passá ògne mmatíne l'acquajuóle ca alluccáve pe re strare "acque fréśche, acque fréśche". "prima sentivi di passare ogni mattina l'acquaiolo che urlava per le strade "acqua fresca, acqua fresca". acquarágge s.f. "acquaragia". acquarèdde s.f.dim. "acquerella, pioggerellina": quédd’acquarèdde ca à ffatte jé póche, à lluvate sule la pólve. "quella pioggerellina che ha fatto è poca, ha tolto solo la polvere". acquasále s.f. "fette di pane bagnate e condite con olio e sale". acquasandère s.f. "acquasantiera": li cristjàne se nfunnévene re ddéte nd’a l’acquasandère a la trasute e a l'asciute re la chjésje. "le persone si bagnavano le dita nell'acquasantiera all'entrata e all'uscita della chiesa". acquasciòscie s.f. "brodaglia". acque s f. "pioggia"; - a llavíne s.f. "pioggia continua"; - furjóse s.f. "pioggia violenta". acre agg. "agro"; dim. agrulílle. addà avv. "in là". addàje s.m. "lezzo". addáte s.m. "appuntamento". adde s.m. "gallo": lu adde jé lu rré re lu addenáre. "il gallo è il re del pollaio". -re nòtte s.m. "upupa": cúme face la squríje, lu adde re nòtte accummènże a ccandá. "come abbuia, l‟upupa incomincia a cantare". addecrjá v.tr. "ricreare". addenáre s m. "pollaio". addettá v.tr. "dettare": m’àja addettá na léttere pecché éo nun la sacce ścrive ra sóle. "mi devi dettare una lettera perché io non la so scrivere da sola". addezziuná v.tr. "addizionare": addezzjúne tutte li nnùmmere e famme sapé lu tutale, pe me rjulá. "addiziona tutti i numeri e fammi sapere il totale per regolarmi". addíne s.f. "gallina"; dim. addenèlle. addjá v.intr. "emergere, gallare": vóle sèmbe addjá, nunn’avasce pe nnjénde la cape. "vuole sempre emergere, non abbassa per niente la testa". addòbbje s.m. "anestesia": nu lu sapíme, mó ca òperene a mmaríteme a l’uócchie, si ce fanne l’addòbbje pe tutte la persóne o no. "non lo sappiamo, ora che operano a mio marito all'occhio, se ci fanno l'anestesia totale o no". addòrme v.tr.intr. "addormentare, indolenzire": adduórme appríme lu criatúre e pó ce mettíme a mmangiá. "addormenta prima il bambino e poi ci mettiamo a mangiare". p.p. addurmúte: m'agghie fatte na ścapezzatóre sóp’a la sègge e s’éja addurmúte lu vrazze. "mi sono fatto un pisolino sulla sedia e si è indolenzito il braccio". addréte avv. "addietro, dietro, indietro": addréte a tutte se mettíje idde, pecchè tenéve ścuórne re se fá veré. "dietro a tutti si mise lui, perché aveva vergogna di farsi vedere". addubbjá v.tr. "anestetizzare". addúcce s.m. "galletto": m’ànne purtate nu addúcce, l'agghia còce cu ddòje patane a lu furne. "mi hanno portato un galletto, lo devo cuocere con le patate al forno". addùce v.tr. "addurre, portare": stache aspettánne a mmaríteme e ffìglime, ca se addúcene ra fóre ròje jéte, re vvòglie còce sùbbete cu re ppezzòtte. "sto aspettando mio marito e mio figlio, che se portano dalla campagna le bietole, le voglio cuocere subito con i quadrucci"; p.p. addútte. adduluráte agg. "addolorato". addummanná v.tr. "domandare": a l’isáme lu prufussóre m’addummannáje tanda cóse. "all'esame il professore mi domandò tante cose". addummurá v.tr. "ritardare, tardare": crajmatíne n'addummurá a auzàrte se no pjérde lu tréne. "domattina non tardare ad alzarti altrimenti perdi il treno". addunárse v.rifl. "accorgersi": s'addunáje ca lu vulévene vatte e si ne fuíje. "si accorse che lo volevano battere e se ne scappò". adduóre s.m. "odore, profumo": ché adduóre ca se sènde ra fóre, cummà ché staje cucènne?. "che odore che si sente da fuori, comare che stai cucinando?". addurá v.tr. "odorare". addurènde agg. "odoroso": stu mazzètte re vjóle jé assáje addurènde. "questo mazzetto di viole è molto odoroso". adduríne s.m. "profumo (miscela)". aduprá v.tr. "adoperare": figlie míje, avíte aduprá la mazze ògne tande cu li uagliúne vuóste pe ce rá na nżénghe re rucazzjóne. "figli miei, dovete adoperare il bastone ogni tanto con i vostri ragazzi per darci un pò di educazione". adurazzjóne s.f. "adorazione". aèreje loc.avv. "a vanvera": nu mbarlànne aèreje, li fatte stanne re n'ata manére e peqquésse statte citte. "non parlare a vanvera, i fatti stanno in un'altra maniera e perciò stai zitto". affàbbele agg. "affabile". affacciá v.tr. "affacciare": attjénde angóre lu criature s’affàcce a la funèste e care abbasce. "attenta ancora il bambino si affaccia alla finestra e cade giù". affacennáte p.p. e agg. "affaccendato": jé tutte affacennáte a ammassá ru ppane, pecché la furnáre à ddate l’óre pe lu purtá a ccòce. "è tutta affaccendata a panificare, perché la fornaia ha dato l'ora per portarlo a cuocere". affameljá v.rifl. "familiarizzare": làssule appríme affameljá cu ffràtete e pó vire ca cange aspètte. "lascialo prima familiarizzare con tuo fratello e poi vedi che cambia aspetto". affannúse agg. "affannoso": Runà, staje affannúse, ché nu nde sjénde bbuóne? Camíne vá nd’a lu mjéreche!. "Donato, stai affannoso, che non ti senti bene? Cammina vai dal medico!". affaráte p.p. e agg. "affaccendato". affasciá v.tr. "affastellare": specciámece a affasciá ru ffiéne e a trasírle rinde ca mó véne a cchióve. "sbrighiamoci ad affastellare il fieno e ad entrarlo che ora viene a piovere". affauttá v.tr. "affagottare": nu lu vire cúme stá tutte affauttáte nd’a l'àbbete nuóve ca nu nże póte manghe mòve. "non lo vedi come sta tutto affagottato nel vestito nuovo che non si può neanche muovere". afferrá pe li ciurle v.tr. "accapigliare": quédde e ddòje fémmene letecánne, s’afferrárne pe li ciurle. "quelle due donne litigando, si accapigliarono". àffete s.f. "afta". affettíve agg. "effettivo": mó Ndenjúcce jé passate affettíve póte ròrme sóp’a qquatte cuscéne. "ora Antonio è passato effettivo può dormire su quattro cuscini". affezzjuná v.tr. "affezionare": nu nd’affezzjuná tròppe a qquissu criature, ca craje la màmme se lu pòrte e tu rjéste sóle. "non ti affezionare troppo a codesto bambino, che domani la mamma se lo porta e tu resti sola". affihurá v.tr. "figurare, raffigurare": me l'affihuráve cchiù cciuótte, ma nunn’éja alluuére. "me lo figuravo più grasso, ma non è vero". affíle loc.avv. "in fila, in ordine"; -affíle avv. "integralmente". afflusciá v.intr. "afflosciare": me sènde tutte afflusciáte, sarrá lu càure. "mi sento tutto afflosciato, sarà il caldo". affòrge loc.avv. "tirare per il naso i buoi". affòrze loc.avv. "per forza". affrangá v.tr. "affrancare, risparmiare". affrónde loc.avv. "in confronto". affrundá v.tr. "affrontare, indovinare": cumbà quéssa setuazzjóne o óje o craje l’àja affrundá, fatte capace. "compare, codesta situazione o oggi o domani la devi affrontare, fatti capace". affrúnde s.m. "affronto": agghi avute n’affrúnde ra Tummasíne, ra chi manghe te crire àje li ścarpíne. "ho avuto un affronto da Tommaso, da chi neanche ti credi hai gli sgambetti". affucá v.tr.fig. "affogare, soffocare nel togliere il respiro": affucàje lu respiacére nd’a na buttíglie re vine. "affogò il dispiacere in una bottiglia di vino". affullá v.tr. "affollare". affumá v.tr. "affumicare": s’éja affumáte assàje la cucíne, auànne l'agghia fá janghiá. "si è molto affumicata la cucina, quest'anno la devo far imbiancare". affunná v.tr. "affondare". affurtunáte agg. "fortunato": quanne jóche vénge sèmbe, jé pròpje affurtunáte. "quando gioca vince sempre, è proprio fortunato". affussá v.tr. "affossare". aggarbá v.intr. "garbare": nun m’aggárbene ste pparóle tóje. "non mi garbano queste tue parole". aggarbáte agg. "ondulato": ché bbèlle capídde aggarbáte ca tjéne, re vvulésse tené pure éo. "che bei capelli ondulati che tieni, li vorrei tenere anch'io". aggevulá v.tr. "agevolare": a l'isame Peppenjélle jé state assàje aggevuláte ra li prufussúre, ngrazjarDdíje jé state pròmòsse. "agli esami Giuseppe è stato molto agevolato dai professori, grazie a Dio è stato promosso". agghiaurá v.tr. "bruciacchiare": Cungè, nu mmettènne assàje caravúne nd’a lu ścalefaljétte se no s’agghiàurene re lenżóle. "Concetta, non mettere molti carboni nello scaldaletto altrimenti si bruciacchiano le lenzuola". agghiazzá v.intr. "andare a letto, mettere l'animale nello stabbiolo". agghiónge v.tr. "aggiungere": àja agghiónge l'ate uóglie a lu sùche, ce n'àje misse póche jé pròpje sciaccquáte. "devi aggiungere altro olio al sugo, ne hai messo poco è proprio sciacquato". p.p. agghiúnde; -li vuóve v.tr. "aggiogare i buoi": agghiúnge li vuóve ca mó me métte a ará ssa pónde re tèrre. "aggioga i buoi che ora mi metto ad arare codesta punta di terra". agghiurdárse v.rifl. "ammalarsi delle ginocchia dei cavalli". agghiurecá v.tr. "aggiudicare": a la fèste re San Custànże s’éja agghiurecáte lu prime prèmje a lu pàleje. "alla festa di San Costanzo si è aggiudicato il primo premio alla cuccagna". aggí v.intr. "agire", p.p. aggíte. aggíre s.m. " comportamento". aggradí v.tr. "gradire"; p.p. aggradíte. aggrangá v.intr. "aggranchiare": pe lu fridde se sònghe aggrangáte re mmane, m’agghia métte li uande. "per il freddo si sono aggranchiate le mani, mi devo mettere i guanti". aggranfá v.tr. "avvinghiare": la èrre jé na chiande ca s'aggrànfe a l'àrbele. "l'edera è una pianta che si avvinghia all'albero". aggratísse avv. "gratis": trasíte ggènde, ca óje jé tutte aggratísse. "entrate gente, che oggi è tutto gratis". aggroppá v.tr. "spostare animali di lato". agguàje-agguàje avv. "appena-appena". agguàjtepéne avv. "appena". agguardá v.tr. "aspettare". agguattárse v.rifl. "accovacciarsi, acquattarsi, infilarsi sotto le coperte": me sònghe agguattáte addréte a na ròcchie e ddá sònghe state citte citte pe nun me fá ścòrge. "mi sono accovacciato dietro a un cespuglio e lì sono stato zitto zitto per non farmi scorgere"; s'agguattáje a nu zinne e ddá rumàníje pe tutte la serate. "si acquattò a un canto e là rimase per tutta la serata". aggubbá v.tr. "aggobbire": àje viste cúme s'éja aggubbàte? Na nżénghe jé la ità e na nżénghe ca jé state sèmbe calate sóp’a la fatíje. "hai visto come si è aggobbito? Un pò è l'età e un pò che è stato sempre chinato sul lavoro". agliaccá v.tr. "masticare pigramente". agliàneche s.m. "aleatico". agliàteche agg. "lugliatico". aglicèdde s.f. "piccolo aglio". aglistrjédde agg. "ben pasciuto". agnúne pron.indef. "ognuno": agnúne se facésse li fatte suje. "ognuno si facesse i fatti suoi". ahucáte s.m. "avvocato". ahurá v.tr. "augurare": t’ahúrje tutte lu bbéne ca vuó, figlia míje, cu tutte lu córe. "ti auguro tutto il bene che vuoi, figlia mia, con tutto il cuore". ahúrje s.m. "augurio": ahúrje tatarà, cjénde e ccjénde re quisti juórne. "auguri nonno, cento e cento di questi giorni". ajére avv. "ieri". ajérematíne avv. "ieri mattina": ajérematíne jémme a lu Cummènde pe ffá na vìsete a la Marònne. "ieri mattina andammo al Convento per fare una visita alla Madonna". ajéressére avv. "ieri sera". àjme agg. "azzimo": ru ppane jéve àjme e l'avjémme jttá, jé state nu peccate ma ché avévema fá?. "il pane era azzimo e lo dovemmo buttare, è stato un peccato, ma che dovevamo fare?". ajutá v.tr. "aiutare": quanne puó ajutá la pòvra ggènde fàlle, Ddíje te lu rrènne. "quando puoi aiutare la povera gente fallo, che Dio te lo rende". àjne s.m. "agnello"; dim. ajnecjédde; accr. àjne gruósse. ajníce s.f. "cenerina": nd'a lu vrascjére ce stá angóre na nżénghe r'ajníce, ma ché te vuó nfucá, t'àja sule ìre a culecá. "nel braciere c'è ancora un po‟ di cenerina, ma che ti vuoi riscaldare, ti devi solo andare a coricare". ajstecá v.tr. "istigare": làssule ìre nu lu ajstecá se no jé pègge. "lascialo andare non lo istigare altrimenti è peggio". alá v.intr. "sbadigliare": "quanne àle, mitte la mane nnande a la vócche pe rrucazzjóne. "quando sbadigli metti la mano davanti alla bocca per educazione". alabbunáte agg. "bonaccione, semplicione". alalundáne loc.avv. "alla lontana". alamáne loc.avv. "alla mano". alammèrse loc.avv. "all'inverso". alandrasátte loc.avv. "improvvisamente": sembràve na fineremúmme, alandrasátte se luvàje la luce mèndre ra fóre juccave. "sembrava un finimondo, improvvisamente si tolse la luce mentre fuori nevicava". alangarrére loc.avv. "di gran carriera": lu verjétte arruvá alangarrére ra lu Castjédde e me recíje c'avéve viste lu ścazzematjédde. "lo vidi arrivare di gran carriera dal castello e mi disse che aveva visto il folletto". alanúre loc.avv. "ignudo": nun stènne alanúre se no t'abbùśche nu ciamuórje. "non stare ignudo altrimenti ti buschi un raffreddore". alappjére loc.avv. "a piedi". alaspásseloc.avv."aspasso (disoccupato)". alasquríje loc.avv. "all'oscuro": appícce la luce, nun stènne alasquríje, àje vòglie a stá alasquríje sótta tèrre. "accendi la luce, non stare all'oscuro, hai voglia a stare all'oscuro sotto terra". alassacrése loc.avv. "improvvisamente". ale s.m "sbadiglio"; ale suje, a l'loc.avv. "dalla sua parte". àleme re vjénde loc.avv. "alito di vento". alérte loc.avv. "in piedi". alíce s.f. "acciuga": nu nde piàcene li felatjélle cu l'alíce? Nu nżaje ché te pjérde!. "non ti piacciono gli spaghetti con le alici? Non sai che ti perdi!". alíme s.m "fiato debole". allaccanúteagg."desideroso, insaziabile": nu nż'éja putute accattá re pprime cerase ca custávene assaje e jé rumaste allaccanúte. "non si è potuto comprare le prime ciliegie che costavano molto ed è rimasto desideroso"; jé allaccanúte, cchiù tténe e cchiù vvóle. "è insaziabile, più ha e più vuole". allahá v.tr. "allagare". allahamènde s.m. "allagamento": cu tutte quédd’acque ce fóje n’allahamènde nd’a lu juse dabbasce. "con tutta quella pioggia ci fu un allagamento nei sottani laggiù". allamá v.intr. "franare": a qquiddu punde àja fá nu canale pe ffá śculá l'acque, se no faje allamá tutte la tèrre. "a quel punto devi far un canale per far scolare la pioggia altrimenti fai allagare tutto il terreno". allarehá v.tr. "allargare": t'àja allerehá ssa vèste ca te vá strétte. "ti devi allargare codesto vestito che ti va stretto". allaścá v.tr. "allentare": jé bbèlle a tené li nepute, ma àja pùre allaścá li curdune re la bbórze. "è bello a tenere i nipoti, ma devi pure allentare i cordoni della borsa". allattànde agg. "lattante": pe Pasque agghi urdenáte a lu chianghiére n'àjne allattánde. "per Pasqua ho ordinato al macellaio un agnello lattante". allazzá v.tr."allacciare": uaglió, allázzete re ścarpe cúme s’ànne allazzá, vòglie veré quanne t’àja mbará. "ragazzo, allacciati le scarpe come si devono allacciare, voglio vedere quando devi imparare". -nu pùjne v.tr. "tirare un pugno". alleccá v.tr. "leccare": nu nd’alleccá sèmbe sse ddéte ca faje śchife. "non ti leccare sempre codeste dita che fai schifo". alléccapjátte s.m. "leccapiatti". allecciá v.rifl. "andarsi a fare benedire". allecurdá v.tr. "ricordare". alleggerí v.tr. "digerire": ròppe mangiáte p’alleggerí, t’àja fá na passjàte. "dopo mangiato per digerire, devi fare una passeggiata".p.p. alleggerúte; -, nu nże póte- loc.avv. "indigesto": nu mbòzze mangiá assaje pìzze cu re cepódde pecché nu nże póte alleggerí. "non posso mangiare molta pizza con le cipolle perché è indigesta". allegrézze s.f. "allegria": ché allegrézze stéve nd’a sta case! E mmó andó jé jute a ffuní?. "che allegria stava in questa casa!" E ora dove è andata a finire?". allehá v.tr. "allegare": tatarà, a qquédda léttere àja allehá lu certefecáte, nu nde ne ścurdá. "nonno, a quella lettera devi allegare il certificato, non te ne scordare". allemá v.tr. "limare": pe gghí bbuóne àja appríme allemá quissu fjérre. "per andare bene devi prima limare codesto ferro". allendá v.tr. "allentare"; -nu pùjne v.tr. "tirare un pugno"; -nu ścaffe v.tr. "dare uno schiaffo". allenjá v.tr. "allineare". allesciá v.tr. "accarezzare, lisciare": sòreme nazzecáve lu criature e pe lu fá addòrme, chiane chiane l'allesciáve la facce. "mia sorella cullava il bambino e per farlo addormentare, piano piano gli accarezzava la faccia". allesciárse li capídde v.tr. "ravviarsi i capelli": allíscete ssi capídde c’assemíglie na janare. "ravviati codesti capelli che assomigli una strega". allesciàte s.f. "lisciata";dim. allesciatèlle. allessá v.tr. "lessare". allésse agg. "lesso". alletetóreje s.f. "baruffa, litigio": facjérne n’alletetóreje, sacce pe ché ccóse e nu nże salútene cchiù. " fecero una baruffa, non so per che cosa e non si salutano più". alletteráte agg. "letterato". allíte avv. "lite": agghi fatte allíte, nu lu vòglie cchiù veré. "ho litigato, non lo voglio più vedere"; dim. letechètte. allucá v.tr. "affittare, allogare": Prícete à allucáte quédda case ca tène a qquarte re vòrje a la màmme re Aitàne. "Brigida ha affittato quella casa che tiene dalla parte della borea alla mamma di Gaetano". alluccá v.intr. "gridare, sgridare, strillare, urlare". allúcche s.m. "grido, strillo, urlo": agghi sendute n'allúcche ra dammónde, sacce chi vóle èsse. "ho sentito un urlo da là sopra, non so chi vuole essere". Lisètte facíje n’allúcche quanne veríje nu surecídde, ca ce féce zumbá ra sópe a la sègge. "Luisa fece un urlo quando vide un topolino, che ci fece saltare dalla sedia". ce luvámme la ciuculáte ra mmane a lu criature e l’allúcche arruvárene a nu miglie. "togliemmo al bambino la cioccolata dalle mani e gli strilli arrivarono a un miglio". allucetá v.tr. "lucidare": quanne vuó àja allucetá lu pavemènde ra fóre. "quando vuoi devi lucidare il pavimento fuori". alluggiá v.tr. "alloggiare": lu alluggiàje pe ddùje mise, ròppe s’avía truvá na casarèdde, pecchè arruvàje fìglime ra l'Amèreche. "lo alloggiai per due mesi, dopo si dovette trovare una casetta, perché arrivò mio figlio dall'America". allumá la segarètte v.tr. "accendere la sigaretta". allumacannéle s.m. "accenditoio": lu sagrestáneappríme ausave l'allumacannéle. "il sagrestano prima usava l'accenditoio". alluméne avv. "almeno". allumínje s.m. "alluminio": Dorù, làssele pèrde re ttjèdde r’allumínje, mó t'àja accattá quédde r’azzáre. "Dora, lasciale perdere le pentole d'alluminio, ora ti devi comprare quelle d'acciaio". allundaná v.tr. "allontanare". alluónghe agg. " a lungo, lontano". allupá v.tr. "avere molta fame". allusciá v.tr. "vedere". allustrá v.tr. "lustrare le scarpe". allustrí v.tr. "lustrare i mobili". alúteme agg. "in ultimo". alluére agg. "vero": jé alluére ca Peppíne jé state ddà andó rice tu, ma idde nu ru vvóle ammétte e sacce pecché. "è vero che Giuseppe è stato là dove dici tu, ma lui non lo vuole ammettere e non so perché". Alvanjédde s.m. "Alvaniello (contrada sulla strada per Accadia, prima di arrivare al Bosco)". amábbele agg. "amabile": jé accussì amábbele ca te face mení la vòglie re lu sènde sèmbe re parlá. "è così amabile che ti fa venire la voglia di sentirlo sempre parlare". amaruósteche agg.m. "amarognolo"; f. amaròsteche. ambjèndá v.tr. "ambientare": àja avé paciénże ce vóle tjémbe pe t'ambjèndá, ché vuó fá jé tutta ggènde nóve. "devi avere pazienza ci vuole tempo per ambientarti, che vuoi fare è tutta gente nuova". Amèreca Bbóne "Stati Uniti". amiche s.m. "amico"; pl. amice; -stritte s.m "amico intimo"; f. amica strétte. ammaccá rusàreje v.tr. "recitare un rosaio dietro l'altro". ammagliá v.tr "biascicare, masticare lentamente": ché jé c’ammáglie, musére nu ndjéne fame?. "che cos‟è che mastichi lentamente, stasera non hai fame?. ammahagnáv.tr."ammaccare, magagnare". ammaháre escl. "magari": ammaháre nu nge fussere cchiù uèrre!. "magari non ci fossero più guerre!". ammajstrá v.tr. "ammaestrare": quiddu cane l'àja prime ammajstrá e pó te lu puórte apprjésse. "quel cane lo devi prima ammaestrare e poi te lo porti appresso". ammalamènde avv. "malamente": staje pròpje ammalamènde, a chi aspjétte a cchiamá lu mjéreche?. "stai proprio malamente, a chi aspetti a chiamare il medico?". ammammá v.tr. "curare le piantine". ammammulí v.tr. "incominciare a crescere animali". ammandá v.tr. "coprire": prime r'ascí ammándete bbuóne ca face fridde "prima di uscire copriti bene che fa freddo". p.p. ammandáte. ammangá v.tr. "diminuire, diminuire maglie, scemare". ammanżí v.tr. "ammansire": zì Angelù puórtete sèmbe ru ppane nd’a la sacche p'ammanżí quiddu cane ca truóve pe li Furlàzze. "zio Angelo portati sempre il pane nella tasca per ammansire quel cane che trovi per i Forlazzi"; p.p. ammanżíte. ammaretá v.tr. "maritare": Maríje mó póte stá cchiù nżanda pace c'à ammaretáte tutte e qquatte re ffiglie. "Maria ora può stare più in santa pace che ha maritato tutte e quattro le figlie". ammarracciá v.tr. "tagliare in malo modo". ammarrárse v.rifl. "chiudersi di un canale". ammasóne, a l'- "loc.avv. "al pollaio". ammassá v.tr. "panificare": craje àja ammassá a li cinghe, vatte a ccóleche prjéste. "domani devi panificare alle cinque, vai a coricarti presto". ammasunárse v.rifl. "appollaiarsi": cúme cale lu sóle re ggaddíne se vanne a ammasuná. "come tramonta il sole le galline vanno ad appollaiarsi". ammasuóne s.m. "posatoio". ammatundáv.tr."ammaccare, contundere, lasciare lividi": si mettíve re smèrge nd’a lu panare nu nże sarríjne ammatundáte. "se mettevi le albicocche nel paniere non si sarebbero ammaccate". ammaturá v.tr. "maturare": re mméle lemungèdde re cuglíme óje ca jé mangànże ma s’ànne ammaturá pe re pputé mangiá. "le mele limoncelle le cogliamo oggi che è luna calante, ma si devono maturare per poterle mangiare". ammàzzacavádde s.m. "graziola". àmmele s.f. "brocca". ammenazzá v.tr. "minacciare": nun m'ammenazzá ca jé cchiù ppègge, vá cu calme. "non mi minacciare che è peggio, vai con calma". ammendá v.tr. "inventare": se sònghe ammendáte tutte quédde buscíje. "si sono inventate tutte quelle bugie". ammènne s.m. "Amen". ammeścá v.tr. "contagiare, mescolare, mischiare": attjénde nu mburtá fìglite a ccasa míje pecché fìglime téne la tóssa cònvulsíve e lu póte ammeścá. "attento non portare tuo figlio a casa mia perché mio figlio tiene la pertosse e lo può contagiare". ammétte v.tr. "ammettere": nun vuó ammétte ca tjéne tuórte, ma jé accussì. "non vuoi ammettere che hai torto, ma è così". p.p. ammísse. ammólafuórbece s.m. "arrotino". ammónde avv. "sopra, su". ammubbeljá v.tr. "ammobiliare". ammuccá v.tr. "credere". ammucciá v.tr. "nascondere": andó te sì gghiùte a ammucciá ajéresére ca sònghe state a ccàsete e nu nd’agghi truvate?. "dove ti sei andato a nascondere ieri sera che sono stato a casa tua e non ti ho trovato?". ammuddáv.tr."bagnare";p.p. ammuddáte. ammuderná v.tr. "ammodernare": bbuóne me ścunfìre pe ffá tutte quiste lavùre, ma agghia ammuderná la case. "mi rincresce molto per fare tutti questi lavori, ma devo ammodernare la casa". p.p. ammùdernáte. ammujná v.tr. "ammoinare": statte calme, nu nd’ammujná, pecché cchiù t’ammujne e cchiù nu ngumbíne njénde. "stai calmo, non ti ammoinare, perché più ti ammoini e più non combini niente". ammujnatóre s.m. "chiassone". ammujne s.f. "confusione": nun facite ammujne ca me face male la cape. "non fate confusione che mi fa male la testa". ammulá v.tr. "affilare, arrotare": te puó fá la varve, lu rasule te l'agghi ammuláte. "ti puoi fare la barba, il rasoio te l‟ho affilato". ammuláres.m. "gambale(per contadino)". ammunduná v.tr. "ammucchiare": stévene tutte ddá, rinde a na stanże sóle, ammundunáte cúme a re ppèquere. "stavano tutti là, dentro a una stanza sola, ammucchiati come le pecore". ammupí v.intr. "ammutolire"; p.p. ammupúte: ròppe c’avjérne lu mbrupèrje ra lu majéste, rumanjérne ammupúte. "dopo che ebbero il rimprovero dal maestro, rimasero ammutoliti". ammurrárse v.medio intr. "addossarsi delle pecore in torma, imbronciarsi". ammurtá v.tr. "ammortare, spegnere": prime r'ascí àja ammurtá ru ffuóche ca póte ścappá còcche ścatédde e appícce lu munne. "prima di uscire devi spegnere il fuoco perché qualche scintilla può incendiare tutto". ammusciá v.intr. "ammosciare, appassire": cu quissu càure ca face, li fjùre se sònghe tutte ammusciáte. "con questo caldo che fa, i fiori si sono tutti appassiti". ammussá v.intr. "imbronciare": Ndunè, pecché staje ammussáte? Màmmete t'à ffatte còcche mbrupèrje?. "Antonietta, perché stai imbronciata? Tua madre ti ha fatto qualche rimprovero?". amurúse agg. "amoroso": Paulúcce jé nu uaglióne amurúse; ògne gghiuórne pòrte sèmbe còccóse a la mammaránne sóje. "Paolo è un ragazzo amoroso; ogni giorno porta sempre qualcosa a sua nonna". andánde agg. "andante": jé n'óme andánde, nu nge véche njénde re straurdenárje. "è un uomo andante, non ci vedo niente di straordinario". ande s.m. "spazio assegnato ad un mietitore". andechetà s.f. "antichità". andenjére s.m. "capofila mietitori". andepatíje s.f. "antipatia": tènghe andepatíje pe Annucce, nun m'à ffatte njénde ma nu la pòzze veré. "ho antipatia per Anna, non mi ha fatto niente ma non la posso vedere". andequáte agg. "antiquato". andicamènde avv. "anticamente": figlia míje, andicamènde nd'a stu pajése nuóste, sarrá ca jéveme puvurjédde ma jéveme cchiù felice. "figlia mia,. anticamente in questo nostro paese, sarà che eravamo poveretti ma eravamo più felici". andícepe s.m. "anticipo": sì mmenute cu andícepe, cu ssu penżjére n’avràje rurmute stanòtte!. "sei venuto in anticipo, con questo pensiero non avrai dormito stanotte". andíche agg. "antico": lu bbèlle tjémbe andíche nu ndòrne cchiù. "il bel tempo antico non torna più"; pl. andíce. andìste agg. "svelto". andó avv. "dove": me re vuó rice andó jè jute Ggiuuànne?. "me lo vuoi dire dove è andato Giovanni?". ànema ssciute s.f. "anima spirata": quanne sòne la cambane re l'ànema ssciute, sètte ndòcche jé mòrte na fémmene, nóve ndòcche jé muórte n'óme. "quando suona la campana dell'anima spirata, sette rintocchi è morta una donna, nove rintocchi è morto un uomo". anemále s.m. "animale"; pl. anemálje; dim. anemalúcce. anètete s.m. "aneddoto": numunne r’anètete m’à rraccundáte pràteme, ru bbí jé ca te ne ścuórde, se no àje vòglie a ddice. "molti aneddoti ha raccontato mio padre, lo vedi è che me ne dimentico, altrimenti hai voglia a dire". anfìne prep. "fino": t'aspètte anfìne a ccraje pe me pahá, pó te manne lu sscjére. "ti aspetto fino a domani per pagarmi, poi ti mando l'usciere". angalòppe s.f. "busta": nguólle l'angalòppe, mìttece lu franghebbólle e mbuóstele. "incolla la busta, mettici il francobollo e imbucala". àngele s.m. "tinozza nel frantoio per fare posare l'olio per poi prenderlo". angelícchie s.m. "angioletto": lu criature re Pèppenèlle nd'a la cùnnele me pare n'angelícchie. "il bambino di Giuseppina nella culla mi sembra un angelo". anghjá v.tr. "gonfiare". anghjàte agg. e p.p. "gonfio". angíbbele agg. "agile": jé fatte vjécchie ma jé angóre angíbbele. "è fatto vecchio ma è ancora agile". angíne s.m. "gancio, uncino"; dim. ungenúdde; pl. angínere. angòljére s.m. "cantonale": a ccase tenéveme ròje anguljére, rinde ce mettéveme piatte, bbucchjére, curtjédde, furcìne, cucchiàre ecc.. "a casa tenevamo due cantonali, dentro ci mettevamo piatti, bicchieri, coltelli, forchette, cucchiai ecc.". pl. anguljére. angóne s.m. "ramo molto grosso"; pl. angúne. angóramó avv. "tuttora": angóramó, sònghe passate cjénd'anne, se vére nu puchicchie re ścritte sóp’a qquidd’arche re préte. "tuttora, sono passati cento anni, si vede un pò di scritto su quel portale". angóre avv. "ancora": l'agghi lassate a ccase angóre ca rùrméve sacce quanne se vóle auzá. "l‟ho lasciato a casa ancora che dormiva non so quando si vuole alzare". angujénde s.m. "unguento": "st'angujénde te l'àja strecá sóp’a lu vrazze ttré vòte a lu juórne. "questo unguento te lo devi strofinare sul braccio tre volte al giorno". àngule s.m. "angolo". angúre s.f. "incudine". angúsce s.f. "angoscia": tènghe n'angúsce, cummà, chisà ché m’adda succére. "ho un angoscia, comare, chissà che mi deve succedere". angusciúse agg.m. "angoscioso": stache angusciúse penżànne a lu rumane assaje reffícele. "sto angoscioso pensando al domani assai difficile". f. anguscióse. anjédde s.m. "anello"; dim. aneddúzze. annaścónne v.tr. "nascondere"; p.p. annaścuóste. annaścùse avv. "nascostamente": à fatte ògne ccóse annaścùse pe nun fá capí njénde a nnuje. "ha fatto ogni cosa nascostamente per non far capire niente a noi". annaselá v.tr. "ascoltare, origliare, sentire". anne s.m. "anno"; - ché véne: "anno prossimo"; - ngape a n'ate, ra n'- loc.avv. "da un anno all'altro"; dim. annecjédde; auànne: "quest'anno"; autánne: "altro anno". annecchjá v.intr. "muggire, nitrire": lu cavadde s'éja misse a annecchjá ca puverjédde tenéve séte. "il cavallo si è messo a nitrire perché poveretto aveva sete". annécchje s.f. "vacca di un anno". annehá v.tr "annegare". ànnese s.m. "anice": na véppete r'acque fréśche cu na nżénghe r’ànnese te léve sùbbete la séte. "una bevuta di acqua fresca con un pò di anice ti toglie subito la sete". ànnete s.m. "impalcatura": Ndò, sì ssecure re nghianá sóp’a quidd'ànnete? L’àje fatte bbuóne?. "Antonio, sei sicuro di salire su quell'impalcatura? L‟hai fatta bene?". annettá v.tr. "nettare, pulire"; -lu musse: v.tr. "pulire il muso". annèttapjére s.m. "stoino". annevená v.tr. "indovinare": annevíne, annevenáglie chi face l’uóve nd’a la paglie?. "indovina, indovina chi fa l'uovo nella paglia?". annevenatríce s.f. "indovina": sì ppròpje n’annevenatríce, cúm’àje fatte a ccapí la setuazzjóne, èśche fóre ra li panne. "sei proprio un'indovina come hai fatto a capire la situazione, esco fuori dai panni". annjénde-annjénde avv. "niente-niente". annòrje s.m. "in odio". annuccá v.tr. "fare il fiocco". annùhurúte agg. "livido": tènghe nu rite annùhurúte, sacce andó sònghe nduppáte. "tengo un dito livido, non so dove sono urtato". annurecá v.tr. "annodare": nun fóje pussíbbele sciòglie quédda zóche ca ére tutte annurecáte. "non fu possibile sciogliere quella corda che era tutta annodata". annussáte agg. "indurito". annuùrí v.tr. "annerire": apre la funèste, se no lu fume face annuùrí tutte la cucine. "apri la finestra, altrimenti il fumo fa annerire la cucina". annuzzá v.tr. "trattenere il pianto". anquílle s.f. "anguilla": ce vóle la ratiglie p’arróste l'anquílle sóp’a li caravúne. "ci vuole la gratella per arrostire l'anguilla sui carboni". anżecché cong. "anziché": anżecché parlá, aggisce. "anziché parlare, agisci". anżénghe-anżénghe loc.avv. "a poco a poco". ànżje s.f. "ansia": sònghe state n’ànżje pe tté e tu nu nde lu sì manghe fatte passá pe la cape. "sono stato in ansia per te e tu non te lo sei fatto neanche passare per la testa". anżjùse agg. "ansioso"; f. anżjóse. appagliará v.intr. "infreddolire": l'anemalúcce se sònghe appagliaráte, vá apre lu juse e fìcchele rinde. "gli animaletti si sono infreddoliti, vai ad aprire il sottano e addentrali". appagliaráte agg. "volatile ammalato". appaldá v.tr. "appaltare". appaldatóre s.m. "appaltatore". appalummàrse v.rifl. "prosciugarsi del terreno in superficie". appanná v.tr. "socchiudere"; p.p. appannáte. appannatóre s.m. "appannatoio": mitte l'appannatóre a lu cavadde chisà si se stá fitte. "metti l'appannatoio al cavallo chissà se si sta fermo". appapagnárse v.medio intr. "appisolarsi, assopirsi": ròppe mangiáte s'appapagnáje na nżénghe, stéve pròpje stracche. "dopo mangiato si appisolò un pò, stava proprio stanco"; p.p. appapagnáte. appará v.tr. "equiparare". apparáte s.f. "addobbo". apparecchjá v.tr. "abburattare, setacciare": crajmatíne t'àja auzá prjéste, ca s'adda apparecchjá la farine, se no nu mbutíme ammassá. "domattina ti devi alzare presto che si deve setacciare la farina, altrimenti non possiamo panificare". apparecchjàte s.f. "abburattata": Ndunè, àja rá n’apparecchjàte a la farine e ppó fá ruje cecatjédde ca ce re mangiáme musére. "Antonietta, devi dare una abburattata alla farina e poi fai dei cavatelli che ce li mangiamo stasera". apparécchje s.m. "aereo": uaglió, jé passate n’apparécchje vasce vasce sóp’a la mundàgne, me creréve ca s’avéve purtá tutte re ccase!. "ragazzo, è passato un aereo basso basso sulla montagna, mi credevo che si doveva portare tutte le case!". apparendá v.tr. "apparentare": s'apparendàje cu li nòbbele re lu pajése e nu nże creréve chi jéva idde. "si apparentò con i nobili del paese e chissà chi si credeva". appassjuná v.tr. "appassionare". appasunná v.intr. "assonnare"; p.p. appasunnáte. appaurá v.tr. "impaurire". appecciá v.tr. "accendere, ardere, incendiare": seccóme érene muórte re fridde appecciàrene nu bbèllu fuóche e se nfùcárene. "siccome erano morti di freddo accesero un bel fuoco e si riscaldarono"; re llèune sécche cúm’appíccene nd'a lu camìne. "la legna secca come arde nel camino"; mó ca s'éja appecciáte la méte re fjéne, cumbà, sta vernate ché àja rá a lu ciucce?. "adesso che si è incendiato il pignone di paglia di fieno, compare, questa invernata che devi dare all'asino?". -l'èrva sécche o la restócce: v.tr. "debbiare": crajmatíne àuzete prjéste c'avìma ìre a appecciá la restócce accàta tè. "domattina alzati presto che dobbiamo andare a debbiare da te". appecciafuóche s.m. e f. "attaccabrighe". appellecá v.tr. "applicare": s’éja appellecáte a lu stùrje cu bbóna vulundà. "si è applicato allo studio con buona volontà". appená v.tr. "affliggere". appènne v.tr. "appendere": appjénneme sti quatre a li chiuóve, éo n'arríve ca sònghe vasce. "appendimi questi quadri ai chiodi, io non arrivo che sono basso"; p.p. appíse. appersagliá v.tr. "inseguire": ce rjémme tutte a appersagliá a quiddu marjuóle, ma fóje nnútele. "ci demmo ad inseguire quel ladro ma fu inutile". appesandí v.tr. "appesantire"; p.p. appesandúte: me sònghe appesandúte, asseméglie a nu ciòcchere, m’agghia ìre sule a jttá. "mi sono appesantito, assomiglio a un ciocco, mi devo andare solo a buttare". appezzecá v.tr. "appiccicare". appezzecatìzze agg. e s.m. "appiccicaticcio". appezzecúse agg. "appiccicoso"; f. appezzecóse. appezzendí v.tr. "impoverire, ridurre in miseria": sònghe prónde a ddarte quédde ca vuó, nun m’appezzendìśche pe quiddu ppóche. "sono pronto a darti quello che vuoi, non mi impoverisco per quel poco". appezzuttá v.tr. "appuntire": pe métte ssu palídde vucine a la chiandecèdde l'àja appríme appezzuttá. "per mettere codesto paletto per sostegno vicino alla piantina lo devi prima appuntire". appíse agg. "ripido"; f. appése. appójacápe s.m. "appoggiacapo". appójafjérre s.m. "appoggiaferro". appòste-appòste avv. "appositamente": sònghe menute appòste-appòste pe te salutá. "sono venuto appositamente per salutarti". appremendá v.tr. "sperimentare": agghi appremendáte tutte cu quiddu figlie míje, adda fá cúme le rice la cape. "ho sperimentato tutto con quel figlio mio, deve fare come gli dice la testa". apprénne v.tr. "apprendere": Maríje, a lu figlie, mméce re lu manná a uardá re ppèquere, lu mannàje a la ścóle pe lu fá apprénne tanda cóse. "Maria, il figlio, invece di mandarlo a guardare le pecore, lo mandò a scuola per fargli apprendere tante cose". apprenżíve agg. "apprensivo". appresendá v.tr. "presentare". apprjésse avv. "appresso": se pòrte sèmbe apprjésse quiddu figlie, sacce quanne l’adda spezzecá ra re ggunnèdde. "si porta sempre appresso quel figlio, non so quando lo deve staccare dalle gonne". appríme avv. "prima": avissa avùte penżá appríme. "avresti dovuto pensare prima". apprufettá v.intr. "approfittare": vòglie fá lu bbéne, ma nunn’apprufettá tròppe re la bundà míje. "voglio fare il bene, ma non approfittare troppo della mia bontà". apprufundí v.tr. "approfondire". apprùprjárse v.medio tr. "appropriarsi": s’éja appùprjáte re tutte la rròbba míje. "si è appropriato di tutta la mia roba". appruvá v.tr. "approvare". appujá v.tr. "appoggiare". appujàte agg. e p.p. "addossato": lu cavadde s’éja appujàte a l’àrbele pe se grattá. "il cavallo si è appoggiato all'albero per grattarsi". appundá v.tr. "abbottonare, far segnare a debito dal negoziante": uagliò, prime r'ascí appúndete la ggiacchètte e nun me ru facènne rice ròje vòte. "ragazzo, prima di uscire abbottonati la giacca e non me lo far dire due volte". appundamènde s.m. "appuntamento": tenéve n'appundamènde cu càjnáteme a li quatte candune e se ne zumbàje, avjétte nu ndùppe. "tenevo un appuntamento con mio cognato ai quattro cantoni e se ne saltò, ebbi un intoppo". appuóje s.m. "appoggio". appustjá v.tr. "appostare": fóje appustjàte ra li marjuóle e ce arrubbàrene tutte li sòlete ca tenève nguódde. "fu appostato dai ladri e gli rubarono tutti i soldi che teneva addosso". appustízze s.m. "posticcio". aprí v.tr. "aprire"; p.p.. apjérte; f. apèrte: zì Fuluméne pe fá ascí lu fume ra la case tenéve la pòrte apèrte e azzeccáte la purtèdde. "zia Filomena per far uscire il fumo dalla casa teneva la porta aperta e avvicinata la portella". ará v.tr. "arare": p'ará tutte quésse ttèrre sule cu li mule ce vuónne nu pare re settemáne. "per arare tutti codesti terreni solo coi muli ci vogliono un paio di settimane". arágge avv. "adagio": cumbà, e mmó arríve a li quatte candune si cammíne accussì arágge! Pe crajassére ce vulime truvá?. "compare, e ora arrivi ai quattro cantoni se cammini così adagio! Per domani sera ci vogliamo trovare?". araggiá v.tr. "adagiare": nu nd'araggiá sóp’'a cajnàtete pe truvá fatíje se no e mómó mange. "non ti adagiare su tuo cognato per trovare lavoro altrimenti chissà quando mangi". aramàje avv. "ormai": aramàje quédde ca jé succjésse jé sucjésse, mìttece na préta sópe. "ormai quello che è successo è successo, mettici una pietra sopra". aránde agg. "garante": ce facjétte na cambjàle ma vulíje lu aránde. "gli feci una cambiale ma volle il garante". arandí v.tr. "garantire": àja arandí la bbóna riasciùte se no nun me l'accàtte. "devi garantire la buona riuscita altrimenti non me lo compro". aráte s.m. "aratro". arattá v.tr. "adattare". arattamjénde s.m. "adattamento". arátte agg. "adatto": jé nu pòste póche arátte pe pparlá re ste ccóse, jammecínne ra fóre. "è un posto poco adatto per parlare di queste cose, andiamocene all'esterno". àrbele s.m. "albero"; - annarúle s.m. "albero con produzione annuale alterna" dim. àrbelecjédde. arche s.m. "arco"; pl. àrquere; - re préte s.m. "portale": e chi l'accìre ss'arche re préte tjénatìlle care care. "e chi l'ammazza codesto portale, tienitelo caro caro". archetráve s.m. "arcobaleno": funísce re chiòve e se face verè l'archetráve cu tanda culúre. "finisce di piovere e si fa vedere l'arcobaleno con tanti colori". ardáre s.m. "palettino fissato ad una verga per pulire l'aratro". ardemjénde s.m. "ardimento": stu uaglióne jé chine re ardemjénde re córe, mmjàte a la màmme sóje. "questo ragazzo è pieno di ardimento di cuore, beata la sua mamma". ardíca mòrte s.f. "ortica bianca". ardíche s.f. "ortica". arecchíne s.m. "orecchino". aréfece s.m. "orefice". aréghene s.f. "origano". arénghe s.f. "aringa": re vjérne, appríme, mangiávene spisse l'arénghe salate arrustúte sóp’a la ratíglie. "d'inverno, prima, mangiavano spesso l'aringa salata arrostita sulla gratella". arfabbéte s.m. "alfabeto": uaglió, t'àje mbaráte re lléttere re l’arfabbéte se no craje ca vaje a la ścóle sjénde a lu majéste!. "ragazzo, hai imparato le lettere dell'alfabeto altrimenti domani che vai a scuola senti il maestro". argendáte agg. "argentato". argià s.m.pl. "soldi". argjénde s.m. "argento": m'agghi accattáte nu bbracciále r'argjénde, mèglie quiste ca njénde, argià nun ne tenime. "mi sono comprata un bracciale d'argento, meglio questo che niente, soldi non ne abbiamo". argumènde s.m. "argomento". àrje s.f. "aia": mmjézze a l'àrje mazzuccàmme nu mundóne re mazzarjédde. "in mezzo all'aia sgranammo un mucchio di pannocchie"; -re lu Cummúne s.f. "Aia del Comune (contrada sulla strada per Accadia per la contrada Bosco al di sotto)". Arjèdde s.f. "Ariella (zona curvilinea lungo la passeggiata del Castello)". arjètta fréśche s.f. "brezza": tire n'arjétta fréśche ca jé nu piacére, assjéttete e uratílle. "tira una brezza che è un piacere, siediti e goditela". arjùplane s.m. "aeroplano": éo jéve la prime vòte ca jéve nd'a l'arjùplane e tenéve na tremarèdde. "era la prima volta che andavo in aeroplano e tenevo una tremarella". arjupòrte s.m. "aeroporto". arjùse agg. "arioso"; f. arjóse. armacuódde s.m. "armacollo": pe tte repusá ògne tande mìttete lu fucile a armacuódde. "per riposarti ogni tanto mettiti il fucile ad armacollo". armágge s.m. "copertura (edil. con travi e tavole)": lu muratóre jè nghianáte sóp'a lu titte e à dditte ca s'adda fá l'armágge nuóve. "il muratore è salito sul tetto e ha detto che si deve fare la copertura nuova". armajuóle s.m. "armaiolo". armàtje s.m. "armadio". armèteche agg.fig. "ermetico": jé pròpje armèteche nu nże sbuttóne pe nnjénde. "è proprio ermetico non si sbottona per niente". armuníje s.f. "armonia": andó ce stá la ggevendù ce stá l'armuníje. "dove c'è la gioventù c'è l'armonia". armunjùse agg. "armonioso"; f. armunjóse. arníse s.m.pl. "arnesi": uaglió, prime re te ne ìre a ccàsete arrecjétte tutte l'arníse. "ragazzo, prima di andartene a casa tua rassetta tutti gli arnesi". arracciá v.tr. "battere il lardo". arracciatóre s.f. "pesto di lardo". arraccquá v.tr. "annaffiare, irrigare": l'uórte l'àja arraccquá a la sére accussì stá friśche tutte la nuttate. "l'orto lo devi annaffiare di sera così sta fresco tutta la nottata". arraciuppá v.tr. "racimolare". arraddúce v.tr. "ridurre"; p.p. arraddútte. arraffóne agg. "arruffone": nu nde ferá re Pèppe, jé n'arraffóne. "non ti fidare di Giuseppe, è un arruffone". arraggiá v.intr. "arrabbiare": li cumbagne lu sfuttjérne e Marjùcce s'arraggiàje. "i compagni lo sfottettero e Mario si arrabbiò". arraggiáte agg. "rabbioso, molto salato": statte citte na nżénghe, assemíglie nu cane arraggiáte. "stai zitto un pò, assomigli a un cane rabbioso". arragliá v.intr. "ragliare": stammatíne agghi sendute r'arragliá nu ciucce, chi lu téne ra qquá nnande, Custànże?. "stamattina ho sentito ragliare un asino, chi lo tiene qui vicino, Costanzo?". arrahaná v.tr. "gratinare": lu bbaccalà falle arrahanáte e mangiatílle, pó me saje addíce còccóse. "il baccalà fallo gratinato e mangiatelo, poi mi sai dire qualcosa". arrahazzá v.tr. "rimproverare un ragazzo". arramárse v.tr. "coprirsi di una patina verde proprio del rame". arrangiamjénde s.m. "arrangiamento". arrangiuljá v.intr. "rimediare alla meglio". arrasá v.tr. "rasare": Angiulì, m'àja arrasá l'èrve andó passe se no nun mbòzze arruvá a la massaríje. "Angelo, mi devi rasare l'erba dove passo altrimenti non posso arrivare alla masseria". arrassesíje loc.avv. "lontano sia". arravugliá v.tr. "avvolgere": arravuóglie ssu file janghe a lu rucchèlle nun vire ca se ścaravòglie?. "avvolgi questo filo bianco al rocchetto non vedi che si dipana?". arravuóglie s.m. "avvolgimento disordinato". arrazzá v.rifl.tr.intr. "accompagnarsi, frequentare (ambiente e persone), stare con, fare lega": n'arràzze cu nesciúne, jé nu tipe sularile. "non si accompagna con nessuno, è un tipo solitario". arré! inter. "arri! ": vale cchiù na mazzjàte ca ṡgulárse a ddice arré! arré!. "vale più una percossa con mazza che sgolarsi a dire arri! arri!. - vòte v.tr. "fare girare il cavallo". arrecchí v.intr. "arricchire": idde sparagne e li parjénde s'arrecchíscene. "lui risparmia e i parenti si arricchiscono"; p.p. arreccúte. arrecciá v.intr. "montare di capre, di pecore". arrecená v.tr. "ingemmare"; p.p. arrecenúte. arrecettá v.tr. "rassettare": n'agghi fatte attjémbe a arrecettá la case, mó se ne parle craje a sì cambàme. "non ho fatto in tempo a rassettare la casa, ora se ne parla domani a se viviamo". arrecjétte s.f. "requie". arregliá v.tr. "ammassare": ru ggrane l'arregliámme appríme e ppó lu mettjémme nd'a re sacchètte. "il grano l'ammassammo prima poi lo mettemmo nei sacchi"; p.p. arregliáte. arregná v.tr. "allignare": pe fá arregná tutte quèsse cchiande l'àja arraccquá nu juórne sì e une no, se no jé state fatíje pèrse. "per fare allignare tutte codeste piante le devi annaffiare un giorno si e uno no, altrimenti è stata fatica perduta". arremerjá v.intr. "rimediare". arremerjàbbele agg. "rimediabile": Ndò, nu nd’appenánne, lu ranne c'àje fatte jé arremerjàbbele, fùssere tutte quisse li uaje. "Antonio, non ti affliggere, il danno che hai fatto è rimediabile, fossero tutti codesti i guai". arremèrje s.m. "rimedio"; pl. arremjérje; arremérje,senż’- loc.avv. "irrimediabile": la grannenéte à rruvenáte tutte, lu ranne éja sènż’arremérje. "la grandinata ha rovinato tutto, il danno è irrimediabile arrènne v.tr "arrendere, fiaccare"; arrènne, ca s'- loc.avv. "arrendevole": jé n'óme ca s'arrènne, avíta veré cúme s'adda fá. "è un uomo arrendevole, dovete vedere come si deve fare"; p.p. arrennúte. arrenżá v.tr. "avvicinare troppo, rasentare": nunn'arrenżá quanne t’abbecíne a li cunfìne, me raccumanne. "non rasentare quando ti avvicini ai confini, mi raccomando". arrepá v.tr. "appressare": s'éja arrepate a lu mure e ddá jé rumaste. "si è appressato al muro e là è rimasto". arrepárse v.rifl. "addoparsi": terave vjénde fóre e cu la mandarèdde nguódde me sònghe arrepáte addréte a na supale. "tirava vento in campagna e con la coperta di lana addosso mi sono addopato dietro ad una siepe". arrepecchiá v. tr. "raggrinzire". arrepecchiáte agg. "rugoso": téne la pèdde arrepecchiáte, à ffatte na vita jttate pe ffóre. "tiene la pelle rugosa, ha fatto una vita gettata per la campagna". arrepenżarce loc.avv. "a ripensarci". arresenárse v.rifl. "annerirsi del grano appena spigato". arreserjá v.tr. "raccogliere"; p.p. arreserjáte. arréte loc.avv. "di nuovo": arréte me rice re stésse cóse e éo arréte te respónne a la stéssa manére. "di nuovo mi dici le stesse cose ed io di nuovo ti rispondo alla stessa maniera". arretená v.tr. "acculare": lu ciucce falle arretená a lu mure se no nu mbutíme passá. "l‟asino fallo acculare al muro altrimenti non possiamo passare". arreterá v.tr. "infeltrire, restringere, ritirare". arrevendá v.intr. "diventare": crisce cri, figlìte jé arrevendáte na bbèlle feglióle. "cresci cresci, tua figlia è diventata una bella ragazza". arrjàscí v.intr. "riuscire". arrjasciúte s.f. "riuscita": quédda rròbbe l'agghi paháte care ma à fatte na mala arriasciúte. "quella stoffa l'ho pagata cara ma ha fatto una cattiva riuscita". arrjulá v.tr. "regolare": m’agghia arrjulá appríme pe li fatte míje pó te rache na respòste. "mi devo regolare prima per i fatti miei poi ti do una risposta". arrjuní v.tr. "adunare, riunire"; p.p. arrjunúte. arróre s.m. "errore"; pl. arrúre: facíje assaje arrúre a lu rettàte e fóje ṡbucciáte. "fece molti errori al dettato e fu bocciato". arróste v.tr. "arrostire": àja arróste pe craje ròje fave o ruje cícere accusì vache rusecánne strare facènne. "devi arrostire per domani due fave o due ceci così vado rosicchiando strada facendo"; p.p. arrustúte. arrubbá v.tr. "rubare": jé la tèrza vòte ca vanne a arrubbá accàta Marjùcce re nòtte, mó mànghene na trèndine re pèquere. "è la terza volta che vanno a rubare da Maria di notte, ora mancano una trentina di pecore". arrucchiárse v.rifl. "far crocchio, radunarsi": nun state arrucchiáte tutte ra na parter, facíteve cchiù nnande accussì sendíte. "non state radunati tutti da una parte, fatevi più avanti così potete sentire". arrucelá v.tr. "rotolare, ruzzolare": la passjàte a lu Castjédde jéva tutte chjéna re préte e petròccele ca facéveme arrucelá abbasce ra sótte a lu mure. "la passeggiata al Castello era tutta piena di pietra e pietruzze che facevamo rotolare giù da sotto al muro". arruceljáte s.m. "ruzzolone": mamme e zíjme facjérne n'arruceljàte pe tutte re ścale ca s'accunżàrene pe re ffjéste. "mamma e mia zia fecero un ruzzolone per tutte le scale che si conciarono per le feste". arruláte p.p. "arruolato": Ceccílle jé state arruláte nd'a li bbèrsagliére. "Francesco è stato arruolato nei bersaglieri". arrungegljá v.tr. "sgualcire, spiegazzare": Lucì, nu nd'arrungegljá ssa unnèdde, statte alérte se no cúme t'àja presendá a la fèste ra bballe?. "Lucia, non ti sgualcire codesta gonna, stai in piedi altrimenti come ti devi presentare alla festa da ballo?". arrunghiárse v.rifl. "contrarsi, rattrappirsi". arrunżá v.tr. "abborracciare, rabberciare": se lamendàje ca ce rjérne póche, ma nun recíje ca lu lavóre meníje tutte arrunżáte. "si lamentò che gli diedero poco, ma non disse che il lavoro venne tutto abborracciato"; nunn'arrunżá cúme sì sòlete fá, se no mìttete la víje sótte li pjére e vattínne. "non rabberciare come sei solito fare, altrimenti mettiti la strada sotto i piedi e vattene". arrussá v.tr. "dirompere il terreno per la semina". arrúste s.m. "arrosto": pe rruméneche famme truvá n'arrúste re patane e sausícchie. "per domenica fammi trovare un arrosto di patate e salsiccia". arruvá v.intr. "arrivare, raggiungere": se re vulíme arruvá a quédde ffémmene avíma allungá lu passe. "se le vogliamo raggiungere quelle donne, dobbiamo allungare il passo". arruvená v.intr. "rovinare": Custà, fatíje ra la matine a la sére nu nd'arruvenánne la salute, chi te lu face fá?. "Costanzo, lavori dalla mattina alla sera non ti rovinare la salute, chi te lo fa fare?". arruvíne s.f. "rovina": lu juóche jé state l'arruvíne sóje, jé rumaste cu lu cule ndèrre. "il gioco è stato la sua rovina, è rimasto con il sedere per terra". arruzzí v.tr.intr. "arrugginire"; p.p. arruzzúte. arruzzulí v.tr.intr. "aggranchire, intirizzire, rabbrividire, tremare di freddo"; p.p. arruzzulúte. arseculúte p.p. e agg. "arso": re ttèrre pe la sìccete sònghe tutte arseculúte. "i terreni per la siccità sono tutti arsi". artalègge s.f. "lavoro leggero". artefìzzje s.m. "artificio": la bbellézze re quédda feglióle jé tutte n’artefìzzje, nun vire quanda petture se métte nfacce?. "la bellezza di quella ragazza è tutto un artificio, non vedi quanto trucco si mette sul viso?". artícule s.m. "articolo": ru vvuó capí Andò, ca nnande a qquédda paróle ce vóle l'artícule?. "lo vuoi capire Antonio, che davanti a quella parola ci vuole l'articolo?". artíste s.m. "artigiano". arúte s.f. "galega". aruttá v.tr. "adottare". arzóne s.m. "garzone"; pl. arzúne. ascédde s.f. "ascella": nun lu puó tuccá sótte a l'ascédde pecché ścòppe sùbbete a rrire. "non lo puoi toccare sotto le ascelle perché scoppia subito a ridere". Ascenżjóne s.f. "Ascensione": a la fèste re l'Ascenżjóne se màngene li maccarúne cu ru llatte. "alla festa dell'Ascensione si mangiano i maccheroni con il latte". aśche agg. "troppo asciutto". ascí v.intr.tr. "uscire"; p.p. ssciúte, asciúte; -a ssande v.tr. "prima uscita della madre con il bambino dopo il parto"; -fóre v.intr. "sbucare": ra sótte a lu cascióne agghi viste r'ascí fóre la capuzzèdde re nu surecídde, sònghe surate frédde. "da sotto al silo domestico di legno per cereali ho visto uscire fuori la testina di un topolino, sono sudata fredda"; -fóre li panne v.tr. "sbigottire"; -li nfuórchie v.intr. "accestire"; -lu jate v.tr. "avere voglia di qualcosa"; -lu sanghe v.intr. "sanguinare": tènghe lu ciamuórje peqquésse m’éja asciúte lu sanghe ra lu nase. "ho il raffreddore per questo sanguino dal naso"; -pacce v.intr. "impazzire"; p.p. asciúte pacce; -re quaglie v.intr. "riuscire male". asciá v.tr. "scovare, trovare": t'agghi cercate pe ngjéle e pe ndèrre e sule óje t'agghi asciate qquá nun vulènne. "ti ho cercato per cielo e per terra e solo oggi ti ho scovato qua non volendo". p'asciá la chiave àja ìre abbré a lu Castjédde, si t'éja carute ddá andó te sì assettáte. "per trovare la chiave devi andare a vedere al Castello, se ti è caduta là dove ti sei seduto". asfaldá v.tr. "asfaltare". asfàlde s.m. "asfalto": sta vianóve àve bbesuógne re n'ata cammíse r'asfálde. "questa strada carrozzabile ha bisogno di un altro strato di asfalto". asságge s.m. "assaggio": prime re t'accattá, lu casecavádde fatte fá l'asságge cu la pruvètte. "prima di comprare il caciocavallo fatti fare l'assaggio con l'arnese curvo per provare il formaggio". assáleme s.m. "affanno": tènghe l'assáleme ròppe ca fazze la nghianáte re lu murcate. "ho l'affanno dopo che faccio la salita del mercato". assàme s.m. "sciame": l'assàme lassàje lu cupe e se fermàje sóp'a quidde àrbele vucìne a lu lémmete. "lo sciame lasciò l'alveare e si fermò sopra a quell'albero vicino al limite". assapurá v.tr. "assaporare": stàteve citte e stàteve fitte, lassáteme assapurá sta tazzecèdde re café. "statevi zitti e statevi fermi, lasciatemi assaporare questa tazzina di caffè". assauráte agg. "asciugato in superficie". assàure agg. "incolto". assì cong. "qualora": lu piacére te lu facíme sèmbe, peró assì ce jame. "il piacere te lo facciamo sempre, però qualora ci andiamo". asserenáte agg. "sereno": lu cjéle jé asserenáte puó ìre fóre a raccòglie re nnuce. "il cielo è sereno puoi andare in campagna a raccogliere le noci". assíste l'àneme loc.avv."far compagnia". assettá v.intr. "sedere": famme stu piacére, assjéttete e statte citte na vóte pe ssèmbe. "fammi questo piacere, siediti e stai zitto una volta per sempre"; p.p.assettáte. assucá v.tr. "asciugare"; p.p. assútte. assùcacapídde s.m. "asciugacapelli". assùcapànne s.m. "tamburlano": mitte l’assùcapànne sóp’a lu vracjére cu li panne nfusse ca nfine a musére s’assúchene. "metti il tamburlano sul braciere con i panni bagnati che fino a stasera si asciugano". assuggettá v.rifl. "assoggettarsi": a la case, nesciune fatjàve e édde s’avuta assuggettá a ffá tutte, lu bbóune e lu malamènde. "a casa nessuno lavorava e lei si è dovuta assoggettare a fare tutto, il buono e il cattivo". assulacchjá v.tr. "soleggiare"; p.p. assulacchjáte. assùle assùle loc.avv. "a quattr‟occhi". assumegliá v.tr. "assomigliare, somigliare": quiddu uaglióne assuméglie telèccquále a la màmme. "quel ragazzo assomiglia uguale alla mamma". assumíglie a nu cifre, ra ndó vjéne? Fatte la cape prime r’ascí n’ata vòte. "somigli a un lucifero da dove vieni? Pettinati prima di uscire un‟altra volta". assummá v.intr. "assommare, sommare". Assúnde s.f. "Assunta": a la fèste re l’Assúnde la precessjóne scénne appríme abbasce a lu pajése e pó nghiane a lu Castjédde. "alla festa dell‟Assunta la processione scende prima giù al paese e poi sale al Castello". assuppá v.tr. "assorbire". assuzzá v.tr. "assottigliare, livellare": assuózze na nżénghe ssa zéppe accussì se ficche nd’a lu ciòcchere. "assottiglia un pò questo cuneo così si conficca meglio nel ciocco". aste s.m. "ramo"; dim. astecèdde. astènżjóne s.f. "astensione". astrínde agg. "folto": cúme stanne astrínde tutte quidd’àrbele, còccherúne s’adda tagliá. "come sono folti tutti quegli alberi, qualcuno si deve tagliare"; f. astrénde. astrítte agg. "stretto". atequá v.tr. "adeguare": zì Mmarì, t’àja atequá a li tjémbe, fìglite falla ascí na nżénghe re cchiù, ru vvuó capí?. "zia Maria, ti devi adeguare ai tempi, tua figlia falla uscire un pò di più, lo vuoi capire?". atèrne agg. "eterno". attaccá v.tr. "attaccare, legare": nu nde ścurdá r’attaccá lu cavadde a lu catenjédde se no si ne fuje. "non ti dimenticare di legare il cavallo all‟anello di ferro fisso al muro esterno della casa altrimenti se ne scappa"; -addréte v.tr. "accodare"; -re zzénne v.tr. "accoccare": mitte tutte sta menèste nd’a la mappíne e attácche re zzénne. "metti tutta questa verdura nello strofinaccio e accocca". attaccáglie s.f. "legaccio, pezzi di spago per legare sacchi e scarpe". attacéle, a- loc.avv. "moscacieca". attamòrte s.f. "gattamorta": face la attamòrte ma nu nde ferànne!. "fa la gattamorta ma non ti fidare!”. attamurrúte p.p. "intimorito". attandá v.tr. "palpare, tastare": attande na nżénghe ngape, vire ché tènghe, sònghe nduppáte sótte a lu stipe e me face male. "tasta un pò sul capo, vedi che ho, sono urtato sotto allo stipo e mi fa male". pe veré si tène la fréve, attande lu puze e te n’accuórge sùbbete. "per vedere se ha la febbre, palpa il polso e te ne accorgi subito". attandúne avv. "tastoni": ajèressére si ne ìje la luce, rumanjétte cúm’a nu turse, me n’avjétte ascí ra la càmmere attandúne. "ieri sera se ne andò la luce, rimasi come un torsolo, me ne dovetti uscire dalla camera a tastoni". attàrde avv. "tardi": ce veríme cchiù attàrde a lu Castjédde aspjétteme a l’Arjèdde. "ci vediamo più tardi al Castello aspettami all‟Ariella". attarúle s.m. "gattaiola": nu nghiurènne lu attarúle, se no cúme face a trasí la atte?. "non chiudere la gattaiola, altrimenti come fa ad entrare il gatto? ". attásce avv. "chissà". attavíne s.m. "ottavino": Custanżúcce nd'a la la bbande re Panne sunave l'attavíne. "Costanzo nella banda di Panni suonava l'ottavino". atte s.f. "gatto"; pl. ggatte; dim.m. attarjédde; f.attarèdde. atté avv. "chissà". attemammóne agg. e s.m. "gattomammone, sornione". attènde s.m.inter. "attenti": l'à mmisse sóp'a l'attènte e nunn’à cchiù pruffetjàte. "l‟ha messo sull'attenti e non ha più perfidiato". attjá v.intr. "donneare": nu ngghiénne cchiù attjànne, mitte la cape a lu pòste ca li tuje fanne vjécchie e tu rjéste sule. "non andare più donneando, metti la testa a posto che i tuoi fanno vecchi e tu resti solo". attjémbe attjémbe loc.avv. "in tempo". attjénde agg. "attento". attrajá v.tr. "assaggiare": pènże a attrajá li maccarúne e vìre si sònghe cuótte, ca óje vache re prèsscie. "pensa ad assaggiare i maccheroni e vedi se sono cotti, che oggi vado di fretta". attrappá v.tr. "assorbire": piglia ddà mappíne e attrappe l'acque sóp'a la buffètte. "prendi quello strofinaccio e assorbi l'acqua sul tavolo piccolo e leggero". attrassáte agg. "arretrato". attuccá v.intr. "spettare": la recesjóne attòcche a vvuje, pecché vuje site li padrúne, nuje respunníme ròppe. "la decisione tocca a voi, perché voi siete i padroni, noi rispondiamo dopo". attummá v.tr. "colmare". attunná v.tr. "arrotondare": prime r'ausá stu fjérre chiatte àja attunná re ppónde. "prima di usare questo ferro piatto devi arrotondare le punte". attuóppe s.m. "mucchio". attuórne avv. "attorno, intorno". attuppá v.tr. "rincalzare". atturchjá v.tr. "affasciare il fieno". atturnjá v.tr. "attorniare, raggirare": nepúteme atturnéje, chisà ché vá truvánne. "mio nipote attornia, chissà che va trovando". attúse agg.fig. "ottuso". atu agg.ind. "altro"; pl. m. ati; f. ata; f.pl. ate; -pizze, a n'- loc. avv. "altrove". atumáteche agg. "automatico". atumúnne, a l'- loc. avv. "aldilà": vattínne vá, ce veríme a l'atumúnne. "vattene vai, ci vediamo all'aldilà". aucchjàte p.p. "adocchiato". aucjédde s.m. "uccello"; dim. auceddúzze. aulíva nèura s.f. "moraiolo". aulíve s.f. "oliva"; dim. ulevèdde. aumendá v.tr. "aumentare": mange, mange nun vìre ca sì aumendáte re pése? Sì ffatte nu trùfele. "mangia, mangia non vedi che sei aumentato di peso? Sei fatto un grassone". Aummaríje s.f. "Ave Maria": si crajmatíne vaje a la chiésje rí n'Aummaríje pùre pe mmé. "se domattina vai in chiesa dì un‟Ave Maria anche per me". aùmme-aùmme agg. "di nascosto". auní v.tr. "unire": aunènne tutte li sparagne nuóste, pòt’èsse ca riascíme a accattárce na casarèdde. "unendo tutti i nostri risparmi, può essere che riusciamo a comprarci una casetta"; p.p. aunúte. auníje s.f. "agonia". aurécchie s.f. "orecchio"; pl. ggurècchie: quanne la atte allísce re ggurècchie cu la zambetèdde adda fá male tjémbe. "quando il gatto liscia le orecchie con la zampetta deve fare cattivo tempo". àurle s.m. "alloro": quanne arruste lu féchete re lu puórche, mìttece re ffòglie r'àurle. "quando arrostisci il fegato di maiale, mettici le foglie di alloro". ausá v.intr. "usare": cèrte ffjéste nu nż'aùsene cchiù, piglia quédde re re spiche, jéva bbóna bbèlle la precessjóne cu li màttele!. "certe feste non si usano più, prendi quella delle spighe era molto bella la processione con i mazzetti di spighe!". ausànże s.f. "usanza": l'ausanże sònghe quèdde ca sònghe ma tu nu l'abbaránne, fá, quédde ca te sjénde re fá. "le usanze sono quelle che sono, ma tu non le badare, fai quello che ti senti di fare". ausjédde s.m. "30 - 42 biche ". aùste s.m. "agosto". autáre s.m. "altare". àute agg. "alto"; f. àuta. autézze s.f. "altezza": quéssa rròbbe jé róppje autézze, te póte ascí na vèste cu re cchjéche. "codesta stoffa è doppia altezza, ti può uscire un vestito con le pieghe". autúre s.f. "altura, terreno montuoso". auzá v.tr. "alzare, rizzare"; -ngjéle v.tr. "esaltare": a nnepùtete nun l'auzànne ngjéle, ca jé lu prime re lu munne, numunne r'avandamjénde fanne male. "tuo nipote non lo esaltare, che è il primo del mondo, troppi vantamenti fanno male"; -re spadde v.tr. "scrollare le spalle". auzàrse cu lu penżjére v.rifl. "alzarsi presto". auzàte re spadde s.f. "spallucciata". àuze s.f. "manecchia". avandá v.tr. "vantare": s'avande sèmbe ca téne amecízzje ra qquá e ra ddá, si re tténe, re tténe pe idde e no pe mmé. "si vanta sempre che tiene amicizie di qua e di là, se le tiene, le tiene per lui e non per me". avandamjénde s.m. "vantamento". avanżatjédde agg. "attempato". avasciá v.tr. "abbassare": jé tròpp’àute quédda murrécene, cercate re l’avasciá na nżénghe. "è troppo alta quella muriccia cercate di abbassarla un pò". Custà, avàsce ca vinne. "Costanzo, abbassa che vendi". avastá v.intr. "bastare": l'argià nu nd'avaste maje, cúm’avíma fá? Andó re vache a ppegliá a la bbanghe re lu sciùle?. "i soldi non ti bastano mai, come dobbiamo fare? Dove li vado a prendere alla banca dello scivolo?". avastánde agg. "bastante". aváste inter. "basta": mó aváste nun ne vòglie pròpje cchiù, cu ssi cecatjédde m'àje fatte abbuttá cúm’a nu vicce. "ora basta, non ne voglio proprio più, con codesti cavatelli mi hai fatto gonfiare come un tacchino". avé v.tr. "avere, dovere, ricevere"; p.p. aùte; -nu marróne v.tr. "ricevere una cattiva azione"; -paùre v.tr. "temere": se la cuscjénże jé a pposte, nunn’àja avé paùre re njénde e re nesciune. "se la coscienza è a posto, non devi aver paura di niente e di nessuno". ave mó…ave loc.avv. "da molto tempo"; - ra mó loc.avv. "da molto tempo"; -, ra quand'- loc.avv. "da quanto tempo". avéramènde avv. "veramente": te lu riche éo ca lu fatte jé succiésse avéramènde, nun me crire? Vá addummánne a Jucce. "te lo dico io che il fatto è successo veramente, non mi credi? Vai a domandare a Maria". avérógne v.tr. "avere tra le unghia". avetá v.tr. "evitare": uaglió, cérche r'avetá sèmbe la mala cumbagníje. "ragazzo, cerca di evitare sempre la cattiva compagnia". avvèrtí v.tr. "capire". avvrangá v.tr. "abbrancare": vuléve ścapparesínne ma li carbunjére l'avvrangárene pe re bbrazze. "voleva scapparsene ma i carabinieri l'abbrancarono per le braccia". avvré v.tr. "vedere". azzangá v.tr. "infangare, inzaccherare": nu nd'azzangá li cauzúne, àje sendúte? Quisse sònghe quidde re la fèste. "non t'infangare i pantaloni, hai sentito? Codesti sono quelli della festa". azzáre s.m. "acciaio". azzarí v.tr. "acciaiare": a la zappe s'érene fatte li rjénde e pe l'ausá la facjémme azzarí. "alla zappa si erano fatti i denti e per usarla la facemmo acciaiare". azzaríne s.m. "acciarino": me truvàje sènża lumíne e p'appecciá ru ffuóche àusáje l'azzaríne. "mi trovai senza fiammiferi e per accendere il fuoco usai l'acciarino". azzeccá v.tr. "avvicinare". azzemá v.tr.rifl. "azzimare": nu la facènne azzemá ca nunn’ave andó ìre, jé fatte nòtte e ce avíma ìre sule a culecá. "non la fare azzimare che non ha dove andare, è annottato e ci dobbiamo solo andare a coricare". azzenná v.intr. "accennare"; -re sì v.intr. "annuire". azzìcche agg. "adiacente, vicino"; azzìcche agg. "contiguo": la case re Ggiuvanníne jé azzìcche azzìcche a la míje. "la casa di Giovanna è contigua alla mia". azzínne s.m. "accenno, cenno, sentore": ndra cumbagne avastave n'azzínne pe ce capí. "tra compagni bastava un cenno per capirci".; lu sendjétte pure éo n'azzínne re quédda bbrutta stòrje. "lo sentii anch'io un accenno di quella brutta storia". azzjóne s.f. "azione"; pl. azzjùne. azzjuná v.tr. "azionare": p'azzjuná ssu mutóre àja jttá lu bbróre pecché jé fatte vjécchie. "per azionare codesto motore devi buttare il brodo perché è fatto vecchio". àzzo! inter. "caspita!": àzzo, àje fatte tutte quésse e te stive citte. "caspita, hai fatto tutto questo e ti stavi zitto". azzuóppe s.m. "caduta rovinosa". azzuppá v.intr. "arrivare all'improvviso"; -ndèrre v.tr. "stramazzare": ché ssime a stu munne cummà, njènde! Cungettìne jé azzuppáte ndèrre e jé mòrte. "che siamo a questo mondo comare, niente! Concetta è stramazzata ed è morta". azzuppárse v.rifl. "azzopparsi": lu cavadde cammenánne jé scialambáte ma nunn'à ccurse lu perìquele re s’azzuppá. "il cavallo camminando è scivolato ma non ha corso il pericolo di azzopparsi" 42 babbà s.m "babà" . babbéle s.f. "babele": stàteve citte ca stá n'ammujne ca nu nże capisce njénde, sémbre na bbabbéle. "statevi zitti che sta una confusione che non si capisce niente, sembra una babele". bbabbelònje s.f. "schiamazzo": sjénde ché bbabbelònje ca fanne vucíne case nu mbòzze ròrme né gghiuórne né nnòtte. "senti che schiamazzo che fanno vicino casa, non posso dormire né giorno né notte". bbabbjóne s.m. "babbeo, cirro, stolto"; pl. bbabbjùne. bbacalíte s.f. "bachelite". bbaccagliá v.intr. "protestare". bbaccalà arrahanáte s.m. "baccalà gratinato; -spunżate s.m. "baccalà bagnato". bbagnamaríje s.m. "bagnomaria". bbagnaróle s.f. "tinozza". bbagnecjédde s.m. "bagnetto". bbaháglie s.m. "bagaglio": quanne prepáre ssi bbaháglie ca jé tarde?. "quando prepari codesti bagagli che è tardi?". bbalecòne s.m. "balcone". bbalígge s.f. "valigia": t'àja sule fá re bbalígge e vattínne ngape a lu munne, abbaste ca te ljéve ra nande a l’uócchie míje. "ti devi solo fare le valige e vattene in capo al mondo, basta che ti levi davanti ai miei occhi". bballaríne s.m. "ballerino": ndra tutte quidde bballaríne Mengúcce jéve lu mèglie. "tra tutti quei ballerini Domenico era il migliore". bballatúre s.m. "ballatoio": ra lu bballatúre fónne l'acque abbasce a lu jusídde. "dal ballatoio si infiltra l'acqua giù al piccolo sottano". bballe s.f. "telo per uso agricolo". bbàlzeme s.m. "balsamo". bbambulòtte s.m. "bambolotto": zíjme Annúcce me purtàje nu bbambulòtte ra Róme cu nu pagliaccètte re lana ròse. "zia Anna mi portò un bambolotto da Roma, con un pagliaccetto di lana rosa". Bbammenjélle s.m. "Bambinello (Gesù)": àje viste quande jé bbellílle lu B Bbammenjélle ca téne mbrazze la Marònne?. "hai visto quanto è bellino il Bambinello che tiene in braccio la Madonna?". bbangarèdde s.f. "bancarella". bbangarjédde s.m. "deschetto (arnese del calzolaio) ". bbanghe s.m. "banco, cumulo quadrato di biche"; -luónghe s.m. "bancale". bbanghére s.f. "bighellona, girandolona": jé na bbanghére, nu nż'arretíre maje, l'àja ìre sèmbe chiamánne. "è una girandolona, non si ritira mai, la devi sempre andare chiamando". bbanghètte s.m. "banchetto". bbangóne s.m "bancone". bbanne s.m. "bando": a lu Cummúne stéve spòste nu bbanne re cungórse. "al Comune stava esposto un bando di concorso"; stéve lundane e nunnn’agghi capìte ché decéve Vecjénże nd'a lu bbanne. "stavo lontano e non ho capito che diceva Vincenzo nel bando". bbannetóre s.m "banditore"; pl. bbannetúre: appríme ce stévene parícchie bbannetúre ca menàvene lu bbanne nd'a lu pajése, éo m'allecòrde sule re Vecjénże. "prima ci stavano parecchi banditori che bandivano nel paese, io mi ricordo solo di Vincenzo". bbarahónne s.f. "baraonda": uagliù, jé tarde, fenítele ssa bbarahónne, jatevínne a re ccasera vòste. "ragazzi, è tardi, finitela questa baraonda, andatevene alle vostre case". bbarbògge agg. e s.m. "barbogio". bbarcajuóle s.m. "barcaiolo". bbarche s.f. "barca"; dim. bbarchecèdde. bbarrácche s.f. "baracca": sacce éo cúm’agghia standáte la vite pe manná nnande la bbarrácche. "so io come ho stentato la vita per mandare avanti la baracca". bbarraccóne s.m. "baraccone". bbarunésse s.f. "baronessa": chisà chi se crére re èsse, asseméglie a na bbarunésse. "chissà chi si crede di essere, assomiglia ad una baronessa". bbaruníje s.f. "baronia": se chiame bbaruníje ma nu nge stanne cchiù né bbarúne nné bbarunésse. "si chiama baronia, ma non ci sono più né baroni né baronesse". bbasá v.tr. "basare": pe spènne t'àja basá sóp'a qquédde ca tjéne, nun facènne rjébbete. "per spendere ti devi basare su quello che tieni, non fare debiti". bbaścùglie s.f. "basculla": sóp'a la bbaścúglie pesàvene re ssacchètte re grane e ggranerínje. "sulla basculla pesavano i sacchi di grano e di granturco". bbastungjédde s.m. "bastoncino". bbattaríje s.f. "batteria, fuochi d'artificio". bbattetóre s.f. "calcinaccio". bbattézze s.m. "battesimo": l'ata ruméneche ce stíje lu bbattézze re lu figlie re Funżìne, facíje lu cumbare Ndònje. "l'altra domenica ci stette il battesimo del figlio di Alfonso, fece il compare Antonio". bbattiste s.f. "batista": fatte na cammíse re bbattiste ca jé bbóna magnífeche!. "fatti una camicia di batista che è magnifica!". bbattugliá v.intr. "pattugliare": li carbunjére se mettjérne a bbattugliá lu pónde. "i carabinieri si misero a pattugliare il ponte". bbattúglie s.f. "pattuglia": mó jéscene li carbunjére mbattúglie. "ora escono i carabinieri in pattuglia". bbattúte s.f. "maglia alta (uncinetto)". bbaùglie s.m. "baule": fá lu bbaùglie e pparte, nu mberdènne tjémbe. "fai il baule e parti, non perdere tempo". bbècche s.m. "pizzetto (foggia di barba)". Bbefaníje s.f. "Epifania": a la Bbefaníje se face la precessjóne cu lu Bbammenjèlle pe la chiazze e pe la chiazze re sópe. "all'Epifania si fa la processione con il Bambinello per la piazza e per la piazza di sopra". bbèlla fémmene s.f. "donna bella". bbèlle agg. "bello"; dim. bbellìlle. bbeléne s.m. "veleno". bbèlleveré s.m. "belvedere": Luiggí, se tu ggíre lu munne, nu ndruóve nu bbèlleveré cúm’a la passjàte nòste a lu castjédde. "Luigi, se tu giri il mondo, non trovi un belvedere come la passeggiata nostra al Castello". bbellízze agg. "carino". bbèllu agg. "bello". bbèllufátte agg. "grazioso": quiddu criatùre jé pròpje bbèllufátte, sacce re chi à ppegliàte. "quel bambino è proprio grazioso, non so di chi ha preso". bbéne míje loc.avv."poveretto". bbenerezzjóne s.f. "benedizione": avjémme la benerezzjóne re lu Pape quanne ce spusámme. "avemmo la benedizione del Papa quando ci sposammo". bbeneríce v.tr. "benedire"; p.p. bbenerítte; f. bbenerétte. bbeneríche loc.avv. "che sia benedetto". bbénżérvite s.m. "benservito": a Angiulíne ce rjérne lu bbénżérvite e se n'ascíje cu na mane nnande e n'ata addréte. "ad Angelo gli dettero il benservito e se ne uscì con una mano davanti e un‟altra dietro". bbénżì cong. "bensì": ru vvuó capí? Nunn’àja cchiù aspettá, benżì àja agí. "lo vuoi capire? Non devi più aspettare, bensì devi agire". bberétte s.f. "vedetta". bbersagliá v.tr. "perseguitare". bbesetá v.tr. "visitare": óje te vènghe a bbesetá e te raccónde ròje sciòscele pe passá nu póche re tjémbe. "oggi ti vengo a visitare e ti racconto due chiacchiere per passare un pò di tempo". bbesúnde agg. "bisunto": tataránne téne nu cappjédde unde e bbesúnde e nunn'éja cristjàne re lu jttá pe re mmèrse re Sàrje. "nonno ha un cappello unto e bisunto e non è persona di buttarlo per le discese di Sario"; f. bbesónde. bbéve v.tr. "bere"; - ca se póte loc.avv. "bevibile"; -angóre ru llatte s.m. e f. "poppante". bbezzjéffe, a- loc.avv. "a bizzeffe": nun me mannánne menèste, accàta mé ne tènghe a bbezzjéffe. "non ne mandare verdura, da me ne tengo a bizzeffe". bbí, ru - loc.avv. "lo vedi". bbiangaríje s.f. "biancheria". bbianghètte s.f. "grano tenero o calvello". bbibbèrò s.m. "biberon": racce lu bbibbèrò a lu criature nu lu fá chiange. "dacci il biberon al bambino non lo far piangere". bbidònjére s.f. "betoniera". bbinde agg.num.card. "venti". bbióle s.f.pl. "viole". bbirbandóne s.m. "birbaccione": Ndunè, àje viste a figlite ché bbirbandóne? Cu la pumbètte m'à nfùsse tutte li capídde. "Antonietta, hai visto tuo figlio che birbaccione? Con lo schizzetto mi ha bagnato tutti i capelli". bbísete s.f.pl. "visite": uéje mà, quanne vulíve turná ra ndó si gghiute? Che àje fatte re bbísete a Sanda Lisabbètte?. "ehi mamma, quando volevi tornare da dove sei andata? Che hai fatto le visite a Santa Elisabetta?". bbite s.f.pl. "viti". bbjàme s.f. "biada". bbluccá v.tr. "bloccare": jé tutte bbluccáte pe lu sciòpere. "è tutto bloccato per lo sciopero". bbòcchele s.m. "buccolo": quanda bbòcchele téne dda criature, asseméglie a na pupe. "quanti buccoli ha quella bambina, assomiglia a una bambola". bbóje s.m. "boia": la fòrze ca tène Angelúcce, n'agghi ché te rice, asseméglie nu bbóje. "la forza che tiene Angelo, non ho che dirti, assomiglia a un boia". bbómbíse, a - loc.avv. "a buon peso". bbòmmenúte agg. "benvenuto": si lu bbòmmenúte a ccase nòste!. "sei il benvenuto a casa nostra!". bbòmmèspre s.m. "buon vespro": bòmmèspre uagliù! Me n'agghia ìre re córse, ce veríme ròppe mangiate mmjézze a la chiazze. "buon vespro ragazzi! Me ne devo andare di corsa, ci vediamo dopo mangiato in mezzo alla piazza". bbónafére s.f. "buonafede": apprufettàje re la bbónafére re Rachjúcce e facíje quèdde ca vulíje cu la rròbbe re quidde. "approfittò della buonafede di Eraclio e fece quello che volle con la sua roba". bbónàneme s.f. "buonanima": m'allecòrde re li cunżìglie re la bbónàneme re mammaránne. "mi ricordo dei consigli della buonanima di nonna". bbónanòtte s.f. "buonanotte": bbónanòtte figlie míje risse la màmme vasanne lu criature. "buonanotte figlio mio, disse la mamma baciando il bambino". bbónasére s.f. "buonasera": bbónasére a tutte quande, recíje Necóle, quanne trasíje nd'a la case re lu cumbare. "buonasera a tuti quanti, disse Nicola, quando entrò nella casa del compare". bbóndjémbe s.m. "buon tempo": jé bbóndjémbe óje, putime fá na passjàte pe la vianóve. "è buon tempo oggi, possiamo fare una passeggiata per la strada carrozzabile". bbóna carnascióne s.f. "persona le cui ferite si rimarginano presto"; -ndunáte loc.avv. "buona intenzione"; -nnumenáta loc.avv. "buona nomea". bbòngiòrne s.m. "buongiorno": feglió, mó ca jésce e ngundre li cristjàne rí bbòngiòrne nu facènne lu mundóne. "ragazza, ora che esci e incontri le persone dì buongiorno non fare la musona". bbónóme s.m. "buonuomo": jé nu bbónóme ce puó luvá li cauzune. "è un buon uomo ci puoi togliere i pantaloni". Bbònżagre "Buenos Aires". bbònżènże s.m. "buon senso": àja tené nu póche re bbònżènże e vìre ca tutte s'accónże. "devi tenere un pò di buon senso e vedi che tutto si aggiusta". bbórse s.f. "borsa". bbòte, a- loc.avv. "a volte". bbòtte s.f.fig. "botta"; -bbòtte loc.avv. "subito subito"; bbòtte a bbòtte, a- loc.avv. "di tanto in tanto"; bbòtte, re- loc.avv. "a un tratto, inaspettatamente, improvvisamente": re bbòtte me lu verjétte r'azzuppà a re spadde e, a ddice la veretà, me mettjétte paùre. "a un tratto me lo vidi arrivare all'improvviso alle spalle e, a dire la verità, mi misi paura"; -re vjénde, na loc.avv. "colpo di vento". bbrachessíne s.f. "mutandine". bbrasciòle s.f. "involtino". bbràsseche s.f.pl. "piantine per l'orto". bbrecciatjélle s.m.pl. "bucatini (pasta alimentare)". bbrecciulíne s.f. "pietrisco, ghiaia": pe ffá la strare ca pòrte a la massaríje ce sònghe vulute ruje càmmje re bbrecciulíne. "per fare la strada che porta alla masseria ci sono voluti due camion di pietrisco". bbrehánde s.m. "brigante": nd'a lu valle re Bbuvíne, appríme ce stévene li bbrehánde. "nel vallo di Bovino, prima ci stavano i briganti". bbrehatjére s.m. "brigadiere". bbrehògne s.f. "vergogna". bbrellandíne s.f. "brillantina": ché ssònghe tutte ssi capídde unde, quanda bbrellandíne t'àje misse figlie míje. "che sono tutti codesti capelli unti, quanta brillantina ti sei messo figlio mio". bbrellòcche s.m. "ciondolo": Melúcce tenéve appíse a la cullana nu bbèlle bbrellòcche. "Carmela teneva appeso alla collana un bel ciondolo". bbresságlie s.m. "bersaglio": nunn'à nguóvete lu bbresságlie. "non ha colpito il bersaglio". bbrésseche s.f.pl. "favi": píglite ru mméle e gghiétte re bbrésseche. "prenditi il miele e butta i favi". bbrìnnese s.m. "brindisi": cumbà, àje sendute ché bbrìnnese à fatte zì Vetúcce? Nunn’à accucchjáte quatte parole. "compare, hai sentito che brindisi ha fatto zio Vito? Non ha accoppiato quattro parole". bbròre s.m. "brodo": zì Marì, accàtte ruje pecciungjédde falle a bbròre e raccílle a ffìglite mó ca téne la fréve. "zia Maria, compra due piccioncini falli in brodo e dacceli a tuo figlio ora che ha la febbre". bbrudètte s.m. "polsino": li bbrudètte re la cammíse se sònghe strazzate e nu mbòzze truvá quidde re recàmbje. "i polsini della camicia si sono strappati e non posso trovare quelli di ricambio". bbruràglie s.f. "brodaglia": mangiatílle tu quéssa bbruràglie, éo nun ne vòglie ché m'agghia lavá re ggurèdde?. "mangiatela tu codesta brodaglia, io non ne voglio che mi devo lavare le budella?". bbrurúse agg. "brodoso"; f. bbruróse. Bbruścafàve s.m. "Bruscafava (contrada sulla strada per Accadia, prima del Bosco al di sotto) ". bbruśche s.f. "bossola, brusca": mó, ramme ssa bruśche, c'agghia pulezzá re cciambe re lu cavadde ca sònghe chjéne re lóte. "ora, dammi codesta brusca che devo pulire le zampe del cavallo che sono piene di fango". bbruttabbèstje s.f. "demonio". bbruttulílle agg. "bruttino". bbu…bbu voce onom. "bau bau": Celestí, se nun staje citte, lu sjénde a lu cane ca face bbu..bbu, véne e te mange. "Celestino, se non stai zitto, lo senti al cane che fa bau..bau, viene e ti mangia". bbuàtte s.m. "barattolo di stagno". bbubbóne s.m. "bernoccolo": caríje e se facíje nu bbubbóne gruósse nfrónde. "cadde e si fece un grande bernoccolo in fronte". bbuccàcce s.m. "barattolo di vetro". bbuccatúre agg. "abboccato": auànne lu vine téne na bbuccatúre rólece. "quest'anno il vino tiene un abboccato dolce". bbucchíne s.m. "bocchino": uaglió, m'éja carùte lu bbucchíne sótte a lu cassciabbánghe, vire re me lu asciá c'agghia fumá. "ragazzo, mi è caduto il bocchino sotto alla cassapanca, vedi di trovarmelo che devo fumare". bbucchjére s.m. "bicchiere"; dim. bbuccherúzze: Marì, sì pròpje ndiste, vamme a ppegliá stu bbuccherúzze r'ànnese. "Maria, sei proprio svelta, vammi a prendere questo bicchierino di anice". bbùfele s.m. "bufalo": asseméglie a nu bbùfele, bbeneríche ché ffòrze ca téne!. "assomiglia a un bufalo, benedica che forza che tiene!". bbuffètte s.f. "tavolo piccolo e leggero". bbuffettóne s.m. "colpo violento". bbufóne s.m. "carbonchio (del grano)": quanda bbufóne stá nd'a ru ggrane, auànne jé malannáta pe nnuje. "quanto carbonchio sta nel grano, quest'anno è una cattiva annata per noi". bbuggiàrde s.f. "bocciarda": li ndaglie re case l'agghi fatte fá ra Luiggíne cu la bbuggiàrde, te vulésse fá veré la préte pulíte cúm’éja bbèlle. "gli spigoli di casa li ho fatti fare da Luigi con la bocciarda, ti vorrei far vedere la pietra pulita com‟è bella". bbujàcche sf. "cemento liquido". bbullá v.tr. "bollare": àja bbullá tutte sse líttere, sebbréjte ca se no la pustale parte, n'aspètte a tté ca faje lu chiuóte. "devi bollare tutte codeste lettere, sbrigati altrimenti il pullman parte, non aspetta te che fai il lento". bbulugnése agg. "bolognese": Ggeseppì, ra quanda tjémbe nu nge veríme! Sì revendáte bbulugnése e te ne sì ścurdàte re nuje panníse. "Giuseppina, da quanto tempo non ci vediamo! Sei diventata bolognese e te ne sei dimenticata di noi pannesi". bbùlże agg. "bolso": jéve nu bbèllu cavadde ma mó nesciùne lu vóle accattá pecché jé bbùlże. "era un bel cavallo, ma ora nessuno lo vuole comprare perché è bolso". bbumbardá v.tr. "bombardare": cu l'apparécchie bbumbardàrene la stanżjóne re Fògge. "con gli aerei bombardarono la stazione di Foggia". bbumbardíne s.m. "bombardino". bbumbètte s.f. "fuochi d'artificio piccoli". bbumbunjére s.f. "bomboniera": quanne Mecalíne se féce la prime cumunióne me rehalàje la cchiù bbèlle bbumbunjére. "quando Michelina si fece la prima comunione mi regalò la più bella bomboniera". bbunàcchie agg. "parecchio". bbunarèdde avv. "benino". bbunareddúzze avv. "discretamente". bbunarjamènde avv. "bonariamente": ce sìme misse r'accòrde bbunarjamènde, nu nżime jute asciànne ahucate. "ci siamo messi d‟accordo bonariamente, non siamo andati trovando avvocati". bbunarjédde avv. "benino". bbundà s.f. "bontà": nunn'apprufettá re la bbundà re quiddu cristjàne, jé nu peccate!. "non approfittare della bontà di quella persona, è un peccato!". bbunézze s.f. "bontà". bbuóne avv. e agg. "bene, buono"; f. bbóne; -,cu ru - loc.avv. "con le buone maniere". bburbuttá v.intr. "borbottare": stá sèmbe ca bburbòtte, ma parlàsse chiare na vòte pe ssèmbe. "sta sempre che borbotta, ma parlasse chiaro una volta per sempre". bburdèlle s.m. "bordello": nu facìte cchjiù bburdèlle, ca me face male la cape. "non fate più bordello, che mi fa male la testa". bburracce s.f. "borraccia": a re mmarce nu nge avèveme ścurdá la bburracce, nu nżjamaje!. "alle marce non ci dovevamo dimenticare la borraccia, non sia mai!". bburrattíne s.m. "burattino": nun facènne lu bburrattíne, fá na vòte la persóne sèrje. "non fare il burattino, fai una volta la persona seria". bbursètte s.f. "borsetta". bburzellìne s.m. "borsellino": li sòlete spicce re tènghe nd'a lu bburzellìne a purtàte re mane. "i soldi spiccioli li tengo nel borsellino a portata di mano". bbuscíarde agg. "bugiardo"; dim.m. bbusciardjèlle; f. bbusciardèlle; accr.m. bbusciardóne; dispreg. f. bbusciardàzze. bbuscíje s.f. "bugia": nu la stènne a ccrére a Peppenèlle ca rice sule bbuscíje. "non la stare a credere a Giuseppina che dice solo bugie". bbuścuttjédde dim. "biscottino". bbùssele s.f. "bosso, uscio ad un solo battente". bbutteglióne s.m. "bottiglione"; pl. bbuttegliùne. bbuttegliózze s.f. "boccetta": sjénde sjé, ché adduóre ce stá, dda feglióle se sarrá misse tutte la bbuttegliózze r'adduríne. "senti senti, che odore c‟è, quella ragazza si sarà messa tutta la boccetta di profumo". bbuttíglie s.f. "bottiglia"; dim. bbutteglièdde. bbuttíne s.m. "bottino": li marjuóle facjérne nu bbèllu bbuttíne ndó Luciètte, ṡvacandárene tutte la case. "i ladri fecero un bel bottino da Lucia, svuotarono tutta la casa". bbuvenèse agg. "bovinese"; pl. bbuveníse "abitanti di Bovino". bbuvuróne s.m. "pastone": prepare lu bbuvuróne e mittacílle nnande a lu puórche nd’a lu jazze. "prepara il pastone e metticelo davanti al maiale nello stabbiolo". buzzarrá v.tr. "buggerare, buscherare, fregare"; p.p. buzzaráte. 48 a cong. "che": accummuógliete mó ca jésce, tire na feleppíne!. "copriti ora che esci, tira un vento gelido!". cabbulárje s.m. "vocabolario": Pjé, nu strazzánne lu cabbulárje ca còste nu puzze re sòlete. "Pietro non stracciare il vocabolario che costa un pozzo di soldi". cacàcce s.f. "tremarella": mó te véne la cacácce! Ru vuó capí ca nu mbuó fá njénde cchiù, avíva penżà appríme. "ora ti viene la tremarella!. Lo vuoi capire che non puoi fare niente più, dovevi pensare prima". cacacciúse agg. "pauroso";f. cacaccióse. cacafuóche s.m. "schioppo". cacagliá v.intr. "balbettare, tartagliare": puvurjédde, quanne parle cacagliéje. "poveretto, quando parla balbetta". cacàglie agg. "balbuziente". cacaglióne agg. "pauroso". cacarèlle s.f. "diarrea". cacarjá v.intr."ridere sgangheratamente". cacasótte agg. "pavido": nunn'èsse cacasótte, fatte nnande e dì quédde ca te sjénde re rice. "non essere pavido, fatti avanti e dì quello che ti senti di dire". cacatèdde s.f. "cacatura": feglió, lave bbuóne ssi vitre ca sònghe tutte chine re cacatèdde re mòśche. "ragazza, lava bene codesti vetri che sono tutti pieni di cacatura di mosche"; -re mòśche:s.f. "caratteri di scrittura minutissimi" caccavèlle s.f. "pentola profonda di terracotta". caccavóne accr. "pentolone". caccelénghe s.f. "persona che fa le boccacce". cacchiarjédde s..m. "salsiccina". cacchióle s.f. "cappietto". cacchiuóle s.m. "pollone". cacciá v.tr. "cacciare"; -fóre ra la tane v.tr. "stanare": pàtreme e ffràteme tande ànne fatte e tande ànne ritte c'ànne cacciate fóre ra la tane lu rizze. "mio padre e mio fratello tanto hanno fatto e tanto hanno detto che hanno stanato il riccio"; -l'aste v.intr. "ramificare": la chiandecèdde re cerase à cacciate l'aste ròppe póche tjémbe. "la piantina di ciliegio C ha ramificato dopo poco tempo"; - lu nghiuse a vvíje re rinde v.tr. "allargare un indumento all'interno"; - lu ssàure v.tr. "dissodare"; - ra fóre v.tr. "espellere, scacciare": lu majéste l'à cacciate ra fóre a la ścóle, mó ca vá a la case àja sènde a lu patre!. "il maestro l'ha espulso da scuola, ora che va a casa devi sentire il padre!". cacciacárne s.f. "forchettone": li maccarúne alluónghe ra rinde a la zuppjére re puó cacciá cu la cacciacárne. "i maccheroni da dentro alla zuppiera li puoi cacciare col forchettone". cacciamáne s.m. "corpetto per neonati senza maniche". cacciungjédde dim. "cagnolino"; dim. cacciúne; accr. canaglióne. cachísse s.m. "cachi (frutto-albero)". cacóne s.m. "collo della bottiglia". cadde s.m. "callo": tènghe nu cadde a lu pére ca quanne cammíne me face veré re stédde. "ho un callo al piede che quando cammino mi fa vedere le stelle". café s.m. "bar, caffè": stá sèmbe jttate nd'a lu café ra la matine a la sére sacce cúme face a cambá. "sta sempre buttato nel bar dalla mattina alla sera non so come fa a vivere". caffettjére s.m. "barista": fatte rá ra lu caffettjére nu mazze re carte e mettímece a jucá ra fóre a ttavulíne. "fatti dare dal barista un mazzo di carte e mettiamoci a giocare all'esterno a tavolino"; f. caffettére. cafóne s.m. "villano": sì nu cafóne nate, cresciute e ppasciute, lu stùrje nu nd'à cevelezzáte pe nnjénde. "sei un villano nato, cresciuto e nutrito, lo studio non ti ha civilizzato per niente"; dim. cafungjédde; dispr. cafunázze. cafunaríje s.f. "villania": la cafunaríje re quidd'óme jé nżuppurtábbele, nesciune ce rombe lu musse. "la villania di quell'uomo è insopportabile, nessuno gli rompe il muso". cafunáte s.f. "villanata". cafunéśche agg. "cafonesco": téne manére cafunéśche, chisà rinde a qquala grótte jé nate!. "tiene maniere cafonesche, chissà dentro a quale grotta è nato!. cafuórchie s.m. "topaia": cu li tjémbe ca cùrrene tu staje angóre nd'a quissu cafuórchie, la fatìa la vuó nganne. "con i tempi che corrono tu stai ancora in codesta topaia, del lavoro non ne vuoi sapere". cagge s.m. "acacia, fidanzato". caggióle s.f. "gabbia". caggióne s.f. "cagione": pe caggióne tója me tróve mmjézze a li mbruóglie. "per cagione tua mi trovo in mezzo agli imbrogli". cagliuózze s.m. "fantolino". cajcce s.f. "marciume del legno". cajnàte s.m. e f. "cognato"; cajnàteme: "mio cognato"; cajnàtete: "tuo cognato". calá v.tr.intr. "chinare, curvare, ingoiare, reclinare, tramontare": Rumíneche quanne passàje nnande a lu Sìnneche calàje la cape pe lu ścuórne. "Domenico quando passò davanti al Sindaco chinò la testa per la vergogna"; àve mó àve ca jé calate lu sóle e tu mó t'arretíre, ché te vuó fá la case fóre?. "da molto tempo che è tramontato il sole e tu ora ti ritiri, che ti vuoi fare la casa in campagna?"; abbàsce v.tr. "trangugiare"; - la cumbjéta v.tr. "imbrunire": mó ce n'avíma turná a lu pajése, ca stá calanne la cumbjéta. "ora ce ne dobbiamo tornare al paese che sta imbrunendo". calamàre s.m. "calamaio". calamarére s.f. "calamaio da scrivania". calamarjédde s.m. "calamaretto". calascíne s.m. "saliscendi". calàte re lu sóle s.f. "tramonto". calculá v.tr. "calcolare": a la fine re lu mése àja calculá tutte quédde c’àje spise e quédde c'àje uaragnáte. "alla fine del mese devi calcolare tutto quello che hai speso e quello che hai guadagnato". càlcule s.m. "calcolo". caldarèlle s.f. "secchio da calce (arnese del muratore)". càlebbre s.m. "calibro (arnese del fabbro)". calecágne s.m. "calcagno": re ccàuze se stràzzene spisse a lu calecágne. "le calze si strappano spesso al calcagno". calecáre s.f. "forno di pietra calcarea". calecàsse s.f.pl. "fuochi d'artificio grossi". calennárje s.m. "calendario": lu calennárje r'auànne m'éja piaciùte pecché téne li nùmmere gruósse. "il calendario di quest'anno mi è piaciuto perché tiene i numeri grandi". calìnje s.f. "caligine": se n'arrjésce abbré Fògge jé pecché jé sèmbe ammandáte re calìnje. "se non riesci a vedere Foggia è perché è sempre coperta di caligine". calinjúse agg. "caliginoso". calìpse s.m. "eucalipto". calmande p.pr. "calmante": tjéne tutte ssi njérve, pe te re ffá passá piglite nu calmande. "hai tutti questi nervi, per farteli passare prenditi un calmante". calurúse agg. "caloroso": Andò, sì calurúse musére, sì sciute sènża còtte e sènża còppele. "Antonio, sei caloroso stasera, sei uscito senza cappotto e senza berretto". cambá v.tr. "campare, vivere": te l'àja pegliá mbacjénże, tire a cambá. "te la devi prendere con pazienza, tira a campare". cambagnuóle agg. "campagnolo": è nu cambagnuóle unéste, nu nde sficche njénde. "è un campagnolo onesto, non ti estorce niente". cambanáre s.m. "campanile": tand'anne fá nghianàje sóp’a lu cambanáre, m'allecòrde cúm’a nu suónne. "tanti anni fa, salii sul campanile, mi ricordo come un sogno". cambane s.f. "campana, campanaccio": dindon, dindò la cambane re Mundeljóne, chi la sóne? Ggiuvannèlle. Tutte re nnòcche re zaharèdde e la atte re zì acciuprèute à ffatte quatte muscílle janghe russe e peccerílle; une a tté, une a mmé e n'ate a lu figlie re lu rré. "dindon ,dindon la campana di Monteleone, chi la suona? Giovanna. Tutti i fiocchi di zagarelle e il gatto di zio Arciprete ha fatto quattro gattini bianchi, rossi e piccini; uno a te , uno a me e un altro al figlio del re"; mìttece la cambane a lu cuódde re lu mundóne accussì re ppèquere ce vanne apprjésse. "mettici il campanaccio al collo del montone così le pecore gli vanno appresso". dim. cambanèdde. cambanjédde s.m. "campanello, sonaglio": uagliù, curríte jé sunate lu cambanjédde re la Mésse, mó accummènże, trasíte!. "ragazzi, correte è suonato il campanello della Messa, ora inizia, entrate!". cambanóne, a lu - loc.avv. "gioco della campana". cambecá v.tr. "brucare". càmbeche s.f. "bruco": la cappucce ca m’àje purtate jéva chjéna re càmbeche, n’agghia avute ché ne fá. "il cavolo cappuccio che mi hai portato era pieno di bruchi, non ho avuto che farne". cambesandáre s.m. "custode del cimitero". cambesànde s.m. "cimitero". cambjá v.tr. "aderbare, pascolare": Mecalíne jé jute a cambjá re vvacche a la mundagne, sacce quanne vóle turná. "Michelina è andata a pascolare le mucche in montagna, non so quando vuole tornare". cambjére s.m. "agricoltore": face lu cambjére pe mmó, se lu verísse cúme ce sape fá, restasse fóre li panne. "fa l'agricoltore per ora, se lo vedessi come ci sa fare, resteresti fuori dai panni". càmbje s.m "cambio"; - re case s.m. "trasloco". cambíje s.m. "pascolo". cambiunàrje s.m. "campionario": Funżì, scíglite la rròbbe pe lu cappòtte sóp’a lu cambiunàrje ca tènghe a ccase. "Alfonso, scegliti la stoffa per il cappotto sul campionario che tengo a casa". cambomillóne s.m. "camomilla romana, partenio". cambumílle s.f. "camomilla": pegliá na tazze re cambumílle re sére, te cungeljéje lu suónne. "prendere una tazza di camomilla di sera, ti concilia il sonno". caméle agg."stupido, persona ignorante". camèlle s.f. "gamella"; dim. camellíne. camellíne s.m. "portavivande": Runà, òje ché àje purtate nd'a lu camellíne cóse bbóne o ammalamènde?. "Donato, oggi che hai portato nel portavivande cose buone o non buone?". camíne re la ciummenére s.m. "canna fumaria". camiuníste s.m. "camionista". cammacámmere s.f. "contenitore di paglia intrecciata per grano". cammarjére s.m. "cameriere"; f. cammarére. cammenatúre s.f."andatura,portamento": téne na cammenatúre lènde, se la piglie còmmede, putésse caré lu mùnne nu nże mbrèscie. "tiene un‟andatura lenta, se la prende comoda, potrebbe cadere il mondo non si affretta". càmmere s.f. "camera"; dim. cammarèdde; accr. cammaróne; - r'àrje s.f. "intercapedine". càmmese s.m. "camice". cammesèlle s.f. "camicino": ljévete la cammesèlle! Gnornò, gnornò. "togliti il camicino! Signor no, signor no". cammesóle s.f. "camiciola, sottovita": Maríje Ruméneche tenéve nguódde na bbèlle cammesóle urlate re merlètte. "Maria Domenica teneva addosso una bella camiciola orlata di merletto"; Custà, t'àje misse na bbèlle cammesóle, l'àje recamáte tu o màmmete?. "Costanza, ti sei messa un bel sottovita, l‟hai ricamato tu o tua madre?". cammesullíne s.m. "panciotto": vire quanda macchie tjéne sóp'a ssu cammesullíne, ché nu nde lu faje lavá?. "vedi quante macchie hai sopra a codesto panciotto, perché non te lo fai lavare?". càmmje s.m. "camion". cammíse s.f. "camicia, strato". canale cupjérte s.m. "vespaio canalizzato". canaljédde s.m. dim. "canaletto". canalóne s.m. "grondone". canàreje s.m. "canarino". candá v.intr. "cantare": nu ngandá vettòrje accussì prjéste, quanda cóse ce stanne angóre r'appurá. "non cantare vittoria così presto, quante cose ci stanno ancora da appurare". cande s.m. "canto": me réscete ògne mmatine a lu cande re lu adde. "mi sveglio ogni mattina al canto del gallo". candeléne s.f. "cantilena": uaglió, quanne ljégge la puisíje nu facènne la candeléne. "ragazzo, quando leggi la poesia non fare la cantilena". candíne s.f. "cantina": nd'a la candíne re tataránne ce stévene: vutte, tenèdde, sécchie, secchiúne, varréle. "nella cantina di nonno ci stavano: botti, tino, bigonce, tinozze per il mosto e barili". candóne s.m. "cantone, accr. pietrone"; pl. candùne: ché bbèlli tjémbe quanne jucàveme a li quatte candune mmjézze a lu murcate. "che bei tempi quando giocavamo ai quattro cantoni in mezzo al mercato". candunjére s.m. "cantoniere": ajére ànne festejàte a lu cafè pecché à avùte lu pòste ra candunjére. "ieri hanno festeggiato al bar perché ha avuto il posto da cantoniere". caneglióle s.f. "forfora": ścupjéttete lu cullètte re la ggiacchètte ca jé chine re caneglióle. "spazzolati il colletto della giacca che è pieno di forfora". canepùzze s.m. "puzzola". canèrce agg. "goloso, avaro". cangànne s.m. "cancan":c'éja bbesuógne re fá tutte ssu cangànne? Me recíve cúme stévene re ccóse e bbaste. "c'è bisogno di fare tutto codesto cancan? Mi dicevi come stavano le cose e basta". cangèlle s.m. "quadretto": crajmatíne agghia accattá ruje quatèrne a cangèlle. "domattina devo comprare due quaderni a quadretti". cangiá v.tr. "cambiare, mutare": li tjémbe sònghe cangiate e sònghe cangiàte pure li cristjàne. "i tempi sono cambiati e sono cambiate anche le persone"; -case v.tr. "traslocare": ndra nu mesarjédde adda cangiá case e sule ca ru ppènże le véne la tremarèdde. "tra un mesetto deve traslocare e solo che lo pensa le viene la tremarella". cangjédde s.m. "cancello"; dim. cangeddúzze. caníglie s.f. "crusca". canístre s.m. "canestro"; dim. canestrjédde: cummà, t'agghi purtate nu canestrjédde re méle, sacce si l'aggradísce!. "comare, ti ho portato un canestrino di mele, non so le gradisci!". cannàle s.m. "collare per tirare o legare capre e pecore". cannaríne s.m.pl. "faringe": n'alluccánne se no te faje ascí li cannaríne ra fóre. "non urlare altrimenti ti fai uscire la faringe da fuori". cannaróne s.m. "esofago": a stu cannaróne míje nu le piàcene cchiù li paste e fasule ma re ccóse rólece. "a questo mio esofago non gli piacciono più pasta e fagioli ma le cose dolci". cannaruózze s.m. "gargarozzo": s'éja annuúrute lu cannaruózze, sònghe nduppáte a la spaddére re la sègge. "si è annerito il gargarozzo, sono intoppato alla spalliera della sedia". cannarúte agg. "goloso"; accr. cannarutázze. cannarutízzje s.f. "golosità": Marcù, cu ssa cannaritízzje sì sfurmate, la vuó funí o no?. "Marco, con codesta golosità sei sformato, la vuoi finire o no?". cannédde s.f. "cannella, salvadita di cannucce per medio, anulare e mignolo mano sinistra del mietitore". cannéle s.f. "candela": na recíne re cannéle llumenávene l'àutare. "una decina di candele illuminavano l'altare". canneljére s.m. "candeliere". cannellíne s.m.pl. "confetti piccoli e oblunghi". cannelòtte s.m. "coda cavallina". cannetjédde s.m.pl. "gola". cànneve s.f. "canapa". cannezzáte s.f. "cannicciata": attuórne a la mandre Felúcce ce chiàndaje na bbèlla cannezzáte. "intorno all'ovile Raffaele ci piantò una bella cannicciata". canníte s.m. "canneto": lu canníte stéve abbasce abbasce a la tèrre, arruváje nu bbèllu tjémbe e lu tagliamme. "il canneto stava giù giù al terreno, arrivò un bel tempo e lo tagliammo". cannízze s.f. "canniccio": la cannízze nun face passá nd'a ru mmuste r'àcene r’uve. "il canniccio non fa passare nel mosto gli acini d'uva". cannunáte s.f. "cannonata": àje vòglie a chiamá a Ferelúcce nu lu réscetene manghe re cannunnáte. "hai voglia a chiamare a Fedele non lo svegliano neanche le cannonate". cannuóle s.m. "cannolo, tibia": nu menanne càuce nnande a lu cannuóle, se no te piglie pe nu pére e te jètte ndèrre. "non scagliare calci davanti alla tibia, altrimenti ti prendo per un piede e ti butto a terra". cannuttjére s.f. "canottiera": ssa cannuttjére, mà, jé tutte vuccheljáte ché la repjézze cchiù a ffá?. "codesta canottiera, mamma, è tutta bucata che la rammendi più a fare?". cannúzze s.f. "cannuccia, Cannucce (contrada) "; -re jumare s.f. "eupatorio". canósce v.tr. "conoscere". canuscènże s.f. "conoscenza": piacére r'avé fatte la canuscènże vòste. "piacere di aver fatto la vostra conoscenza". canżùne s.f.pl. "canzoni"; dim. canżungèdde. canżunjére s.m. "canzoniere". capá v.tr. "scegliere": sciglie e nu ngapá. "scegli e non scegli". capa r'aglie s.f. "spicchio d‟aglio"; sciaccque s.f. "testa vuota"; -vacande s.f. "persona dalla testa vuota". capabbásce loc.avv. "in giù". capacchióne s.m. "capoccione": ssu capacchióne ché vá truvanne? Se facésse li fatte suje. "codesto capoccione che va trovando? Si facesse i fatti suoi". capaddòzzje s.m. "capoccia": Meché, che t'à dditte òje lu capaddòzzje? Vaje bbuóne pe ssu lavóre o no?. "Michele, che ti ha detto oggi il capoccia? Vai bene per codesto lavoro o no?". capammónde loc.avv. "su in alto". capandéndele s.f. "ragazza di facili costumi". capascigliáte s.f. "persona spettinata". capate s.f. "testata": cu na capate nfacce ce facíje caré tré rrjénde. "con una testata in faccia ci fece cadere tre denti". capé v.tr. "andarci, entrarci". cape s.f. e m. "capo, testa, capo (chi governa)"; -re famiglie s.m. "capofamiglia": ròppe ca muríje lu patre, lu prime figlie avía fá ra cape re famiglie pe terá nnande. "dopo che morì il padre, il primo figlio dovette fare da capofamiglia per tirare avanti"; -re la matasse s.m. "bandolo": sta lane jé tutta ngatenáte e ce vóle numunne re tjémbe pe truvá lu cape re la matasse. "questa lana è tutta aggrovigliata e ci vuole troppo tempo per trovare il bandolo"; -re muórte s.m. "teschio"; -re sausìcchje s.m. "rocchio di salsiccia"; -uàje s.m. "peggiore guaio". capebbánde s.m. "capo banda". capecanále s.m. "festino conviviale dopo il compimento dell'opera". capecjérre s.m. "ferita sulla schiena del cavallo per strofinamento del basto". capecuódde s.m. "capocollo": Ruméneche a ssére ce facjémme na fellate re capecuódde e cúme ce addecrjámme!. "Domenica sera ci facemmo un affettato di capocollo e come ci ricreammo". capédde s.m. "capello"; pl. capídde. capeddére s.f. "capigliatura": Annuzzèlle tenéve na bbèlla capeddére, te venéve vòglie re la uardá. "Anna teneva una bella capigliatura, ti veniva voglia di guardarla". capejànghe s.f. "achillea". capelláre s.m. e f. "persona che compra capelli". capellére s.f. "pettinatura": Chilómbe pòrte sèmbe na bbèlla capellére tande ca me la vulésse fá pùre éo. "Colomba porta sempre una bella pettinatura tanto che me la vorrei fare pure io". capellíne s.m.pl. "fedelini (pasta alimentare)". capemáste s.m. "capomastro": lu capemáste jéve Arcuméje e tutte l'ate stévene tuórne tuórne. "il capomastro era Archimede e tutti gli altri stavano torno torno". capendèste s.m. "capintesta": lu capendèste re Frangucce jé fratecucíne re lu marite re Nenuccèlle. "il capintesta di Franco è cugino del marito di Anna". caperánne s.m. "capodanno". capére s.f. "parrucchiera" pettinatrice": nun me pòzze cchiù mòve, agghia fá mení la capére a ccase. "non mi posso più muovere, devo far venire la parrucchiera a casa". caperepèzze s.f. "monaca". caperevjérne s.m. "inizio inverno". caperezevecjénże "cosa da niente". caperícce agg. "ricciuto": jé nu caperícce, a la matine pe ce fá la cape me véne la fréve. "è un ricciuto, alla mattina, per pettinarlo mi viene la febbre". capescióle s.f. "fettuccia". capesótte agg. "rovesciato, a testa in giù": mitte a ppòste tutte quédde sègge ca stanne capesótte, l’ànne jttate quidde c'ànne fatte allite. "metti a posto tutte quelle sedie che stanno rovesciate, le hanno buttate quelli che hanno litigato". capestráde s.f. "strada principale del paese". capetá v.intr. "accadere, capitare": quédda resgràzzje l'éja capetáte ndra cape e cuódde. "quella disgrazia l'è capitata tra capo e collo". capetávele s.m. "capotavola": a capetávele se mettéve sèmbe tataránne e tutte nuje a nu quarte e n'ate. "a capotavola si metteva sempre nonno e tutti noi a un lato e l'altro". capetjédde s.m. "capezzolo". capetuóste s.m. "caparbio, testardo": jé accussì capetuóste ca nun lu puó cummínge re nesciuna mmanére. "è così caparbio che non lo puoi convincere di nessuna maniera"; f. capatòste. capeuàrdje s.m. "capoguardia": Feréle facéve lu capeuàrdje e cúme se facéve ubberí. "Fedele faceva il capoguardia e come si faceva ubbidire". capézze s.f. "cavezza". capezzére s.f. "spalliera del letto". capezzóne s.m. e f. "persona autoritaria". capí v.tr. "capire": nun me vóle capí, ché ce pòzze fá?. "non mi vuole capire, che ci posso fare?"; -na cóse pe n'ate v.tr. "fraintendere": mó nu ngapí na cóse pe n'ate statte attjénde e apre re ggurécchie. "ora non fraintendere stai attento e apri le orecchie". capídde ngrefeljáte s.m. "capelli irti"; r'àngele s.m.pl. "alsidio, capellini (pasta alimentare)". capjénde agg. "capace". capóne s.m. "cappone, testone": auànne a Nnatale ce mangiame lu capóne, l’à cresciúte a la massaríje a Jazzane, cumba Runate. "quest'anno a Natale ci mangiamo il cappone, l‟ha cresciuto alla masseria a Iazzano, compare Donato"; jé nu capóne e mó lu cummínge!. "è un testone e ora lo convinci!". cappjédde s.m. "cappello": se la fessjáve cu lu cappjédde nuóve pe mmjézze a la chiazze. "si dava le arie con il cappello nuovo in mezzo alla piazza"; dim. cappeddúzze. cappucce 1.s.m. "cappuccio"; 2.s.f. "cavolo cappuccio": uaglió, mó ca vaje a la ścóle fìcchete lu cappucce accussì nu nd'ammuódde la cape. "ragazzo, ora che vai a scuola, conficcati il cappuccio così non ti bagni la testa". cappúdde s.m. "salvadita di cuoio indice mano sinistra del mietitore". capputtíne s.m. "soprabito": mà, óje te puó métte lu capputtíne, l'àrje jé cchiù nfucáte affrónde ajére. "mamma, oggi ti puoi mettere il soprabito, l'aria è più riscaldata in confronto a ieri". capuóteche agg. "testardo"; f.capòteche. capurále s.m. "caporale". capurjóne s.m. "caporione": lu capurjóne re tutte quiddi uagliune mmjézze a lu murcate jé fìglite. "il caporione di tutti quei ragazzi in mezzo al mercato è tuo figlio". capuvutá v.tr. "capovolgere"; p.p. capevutáte. capuzzédde s.f. "capocchia, testina di agnello": sti lumíne se sònghe ngummurúte e si ne càrene tutte re capuzzédde. "questi fiammiferi si sono inumiditi e se ne cadono tutte le capocchie". capuzzjá v.tr. "disapprovare con un cenno del capo". capuzzjédde 1.agg. "arrogante"; 2.s.m. "persona che vuole comandare": vóle fá lu capuzzjédde ma cu nnuje nu la spunde né óje né mmaje. "vuole fare l'arrogante ma con noi non la spunta né oggi né mai". carafóne s.m. "caraffone". caramèlle s.f. "monocolo". caràppele s.m.dim. "ragazzino". carasce s.f. "traccia nella parete per fili e tubi". carastíje s.f. "carestia": uèrre, pèste e carastíje sònghe uaje gruósse, figlia míje. "guerra, peste e carestia sono grossi guai, figlia mia". carastúse agg. e s.m. "carestoso, esoso, esigente nel prezzo": làssele pèrde, jé bbuóne carastúse, la rròbbe se la mangiàsse idde. "lascialo perdere, è molto esigente nel prezzo, la roba se la mangiasse lui". caraváne s.f. "carovana": nd’a la staggióne passate veníje a bbesetá lu pajése na caraváne re furastjére. "nella stagione passata venne a visitare il paese una carovana di forestieri". caravóne s.m. "carbone"; pl. caravúne. caravùgnele s.m. "carbuncolo, foruncolo"; pl. caravógnele. caravunèlle s.f. "carbonella": la caravunèlle s'appecciáve nd'a lu vrascjére ra fóre a lu vjénde e la vrasce mandenéve alluónghe. "la carbonella si accendeva nel braciere da fuori al vento e la brace manteneva a lungo". caravungjédde s.m. "carboncello": va piglie ruje caravungjédde cu la palètta ra cumma Fuluméne, c’appecciáme ru ffuóche nd’a la fucagna. "vai a prendere due carboncelli con la paletta dalla comare Filomena, che accendiamo il fuoco nel focolare della cucina a mattoni". caravunjére s.m. "carbonaio": cúme lu mulenáre se ténge re janghe, accussì lu caravunjére se ténge re nìure. "come il mugnaio si tinge di bianco, così il carbonaio si tinge di nero". carbunàte s.f. "bicarbonato": si nunn'àje reggerúte pìglite la carbunáte. "se non hai digerito prenditi il bicarbonato". carbunjére s.m. "carabiniere". carde acquarúle s.m. "eringio"; -re San Ggiuuànne s.m. "cardo mariano". cardìdde s.m. "carboncello, senecione". cardílle s.m. "cardellino": ddu criature asseméglie a nu cardìlle, zòmbe ra qquá, zòmbe ra ddá, àja stá cu tande r'uócchie apjérte. "quel bambino assomiglia a un cardellino, salta di qua, salta di là, devi stare con tanto di occhi aperti". cardògne s.m. "cardo dei lanaioli". cardóne s.m. "enula campana". caré v.intr. "cadere, cascare": jé carute ra re nnùvele, puvurjédde, nu nżapéve njénde re njénde, nesciune l'avéve abbesáte. "è caduto dalle nuvole, poveretto non sapeva niente di niente, nessuno l'aveva avvisato"; -capesótte v.intr. "tombolare". carízze s.m. "carezza": s'abbecenàje a lu criature re Grazjèlle e ce facíje tanda carízze, ché méravéglie!. "si avvicinò al bambino di Grazia e gli fece tante carezze, che meraviglia!". carlendíne s.m. "granatino": quidd'óme uaragne bbónarjédde, stá facènne lu carlendíne. "quell'uomo guadagna benino, sta facendo il granatino". carnaggióne s.f. "carnagione": l'anne re ttjéne, ma cu ssa carnaggióne ca te truóve, assemíglie a na fegliulèdde. "gli anni li tieni, ma con codesta carnagione che ti trovi, assomigli ad una ragazzina". carne s.f. "carne"; -ngandaráte s.f. "carne di maiale in salamoia"; -tagliate a ppónde re curtjédde s.f. "carne suina tagliata a mano". carnecchiá "formiche che rodono l‟albero". carnètte s.m. e f. "persona crudele". carnuvále s.m. "carnevale"; dim. carnuvalícchie: a carnuvalícchie, appríme rumbíme la pegnate e rròppe suname e abballáme. "a carnevaletto, prima rompiamo la pignatta e dopo suoniamo e balliamo". caròcchie s.f. "colpo con le nocche delle dita sulla testa". caròfene s.f. "cariofillata, garofano"; pl. caruófene. carpendjére s.m. "carpentiere": quanne facjérne la case dammónde lu carpendjére fóje Rucchíne. "quando fecero la casa là sopra il carpentiere fu Rocco". carrá v.tr. "trasportare le biche dalla campagna all‟aia comunale "lu chiane". carrajuóle s.m. "venditore di granaglie". carràre s.f. "capruggine, carraia": Ggiuuà, lasse lìbbere la carràre pecché agghia trasí lu traíne cu ru ggrane. "Giovanni lascia libero la carraia perché devo entrare il traino con il grano". carràve s.f. "caraffa": attjénde angóre rumbe la carràve mó ca vaje a la fundane. "attenta ancora rompi la caraffa ora che vai alla fontana". carrecá v.tr. "caricare". carrecatúre s.f. "caricatura": quiddu spusalízzje jé state na carrecatúre, ché l'ànne spise a ffá tutte quidde argià?: "quello sposalizio è stato una caricatura, che li hanno spesi a fare tutti quei soldi?". càrreche s.m. "carico": nu mburtànne tutte ssu càrreche sóp'a re spadde, ca pó me raje na vóce. "non portare tutto codesto carico sulle spalle che poi mi dai una voce". carrucchjá v.tr. "rubacchiare": jéva nu mariungjédde ca carrucchjáve pe terá nnande juórne juórne. "era un ladruncolo che rubacchiava per tirare avanti giorno per giorno". carrucchjáne agg. e s.m. "spilorcio". carrucchjóne s.m. "usuraio": puverjédde, bbòtte bbòtte le servévene parícchie argià, jé jute ra nu carrucchjóne e mmó ce lasse pure re ppénne. "poveretto, subito subito gli servivano parecchi soldi, è andato da un usuraio e ora ci lascia anche le penne". carruzzèdde s.f. "carrozzella": la carruzzèdde me l'à rjalàte sògreme pe bbuóne ahúrje. "la carrozzella l'ha regalata mia suocera per buon augurio". carte s.f. "carta";- argendáte s.f. "stagnola": Andò, quanne vache a lu cenematòcrefe e còccherúne ścaravòglie la carte argendáte attuórne a re ciuculáte me tuócchene li njérve. "Antonio, quando vado al cinematografo e qualcuno toglie la stagnola intorno alla cioccolata mi innervosisco". cartacupiatíve s.f. "cartacarbone": pe nun ścrive ròje vòte lu cundratte s'adda ìre a accattá la cartacupiatíve. "per non scrivere due volte il contratto si deve andare a comprare la cartacarbone". cartare s.m. "cartaio": quanne nd'a lu café jucame a ccarte, lu cartare lu facíme na vòte perune. "quando nel bar giochiamo a carte, il cartaio lo facciamo una volta per ciascuno". cartassucánde s.f. "cartasuga": a li tjémbe re prime li śculare pe ścrive ausávene ru nghiòstre e pe l'assucá ce vuléve la cartassucánde. "ai tempi di prima gli scolari per scrivere usavano l'inchiostro e per asciugarlo ci voleva la cartasuga". cartastrázze s.f. "cartastraccia". cartjédde s.m. "cartello". cartullíne s.f. "cartolina". cartune s.m.pl. "cartoni": faciétte na sardute re ścatele re cartune e me re lluvaje tutte ra nande. "feci una bruciata di scatole di cartoni e me le tolsi tutte davanti". cartungíne s.m. "cartoncino". carugnáte s.f. "vigliaccheria": jé na carugnáte ca m'àje fatte, te perdóne, ma nun me ne ścòrde nżine a cché cambe. "è una vigliaccheria che mi hai fatto, ti perdono, ma non me ne dimentico fino a che vivo". caruófene re grane s.m.pl. "fiordaliso". carusá v.tr. "rapare, tosare": Crescè, mó ca véne la staggióne, t'àja carusá accussì staje cchiù friśche. "Crescenzio, ora che viene l'estate, ti devi rapare così stai più fresco"; Vetucce purtàje restèrze re ppèquere a Ceruváre pe re fá lavá e óje l'à fatte carusá. "Vito portò l'altro ieri ancora le pecore a Cervaro per farle lavare e oggi le ha fatte tosare"; p.p. carusáte. carusèdde s.m. "grano tenero o calvello". carusjédde s.m. "salvadanaio": tutte l'argià ca faje cu re sfèrte mìttere nd'a lu carusjédde "tutti i soldi che fai con le strenne mettili nel salvadanaio". carute s.f. "caduta". casarjá v.intr. "andare di casa in casa, spettegolare di casa in casa". casarjédde s.m. "stamberga": quiddu casarjédde nu lu vòglie manghe rialate, nu nde puó né ggerá né vutá. "quella stamberga non la voglio neanche regalata, non ti puoi né girare né voltare". casaróve s.m. "pizza con uova e formaggio". casatjédde s.m. "crostata di ricotta". caścavéglie s.f. "susina più piccola". cascètte s.f. "cassetta". cascettóne s.m. "cassettone". cascie s.f. "cassa": la bbiangaríje re la figlie la tenéve stepate nd'a na cascie a li pjére re lu ljétte. "la biancheria della figlia la teneva conservata in una cassa ai piedi del letto"; dim. cascetèdde. cascióne s.m. "silo domestico di legno per cereali". case s.f. "casa"; pl. càsere; dim. casarèdde, casùcce; càsete: "casa tua"; case v.intr. "andare di casa in casa"; case, nde - loc.avv. "in casa"; - re quaglia s.m. "formaggio inverminito". Casa contadina: Le case tipiche dei contadini sono di pietra, senza alcuna presunzione architettonica, anguste e anche prive di comfort.Sono casette ad uno o due piani al massimo e a stento i raggi di sole riescono a filtrare attraverso le finestrelle asfittiche e sbilenche. Sono per lo più costituite da due locali soltanto, il primo che funge da ingresso, cucina e soggiorno, l'altro è la camera da letto. Il classico arredamento di queste abitazioni, almeno dove vi vivono ancora i più anziani, è costituito da mobili di legno grezzo, intagliati molto sommariamente, (còcche ścànnele, còcche ssègge, nu tavulíne e la bbuffètte). In un angolo la "cammacàmmere" un grosso cilindro fatto con listelli di canna intrecciati, che serve per conservarvi il grano e nel ventre di questi recipienti si mettono a maturare "pèzze re case e casecavádde". Nella stanza da letto "la cascie", in cui è custodita la "bbiangaríje, l'óre, re ccarte e li sòlete", ben avvolti "rinde a nu maccatúre attaccáte cu re zzénne". I servizi igienici sono molto elementari. Da molti anni per fortuna sono scomparsi "li zepèppe e re ccónghe" che prima sostituivano "li cèsse" e che venivano svuotati di notte o quando pioveva. "Lu zepèppe, però, veniva usato con molta parsimonia perché, il più delle volte, si preferiva appartarsi all'aria aperta, sotto il castello o al campo. "Nd'a lu juse" accanto a cataste di "ciuócchere e ffasce re lèuna suttile, convivono "lu ciucce, lu puórche, re ggaddíne, la crape e li cucce", mentre le provviste di frutta per l‟inverno sono "sóp'a la suppígne" metri e metri quadrati "re méle, castagne, nuce e ssòrve". Il posto d'onore "nd'a la cucíne" è riservato alla "matrèlle": nella parte superiore "fazzatóre" viene impastato il pane e di sotto sono ben custodite le enormi forme di pane "re ścanàte". I decori della cucina sono "re pèrteche" sempre cariche "re nżèrte r'aglie, re pupàjne sicche e cepódde, sausícchie, sausecchjùne, cacchiarjédde, presótte, cóteche, pjézze re larde, nnògglie e la ussiche chjéna re nżógne". Accanto al focolare, "la atte" che si difende dai riverberi della fiamma acciambellandosi dietro la "pegnate" sempre piena di "cìcere o fasule" brontolanti per il lento bollore. Nell'altra stanza vi troneggia "lu ljétte" ampio e altissimo, che, per salirvi ci vuole la "sègge o lu ścànnele". A capo, l'effigie della "Marònne re lu Vòśche" e altri Santi e ai lati, "la palme bbenerétte, lu ceròggene re la cannelóre e l'acquasandére". Nell'ampio spazio sotto al letto riparato "ra lu vandeljétte" dove sono custodite "re ppatane" e qualche volta, anche "lu tahúte" per il vecchio di casa. La vita comincia "mbónde re juórne" e si scandisce sempre uguale; alla vigna fino "a la calate re lu sóle " e poi il rientro; mentre gli uomini riordinano gli attrezzi e "gguvèrnene re bbèstje, re ffémmene" lestamente stendono "sóp'a lu tumbagne li panne re maccarúne" che poi mettono ad asciugare sul letto. Quando il pranzo è pronto, solitamente "pezzòtte e menèste o lahanèdde e fasule" viene ammannito in un'unica "spase a lu céndre re la bbuffètte", e ognuno mangiando bada a tenere la testa alta per non urtare quella degli altri. Ogni tanto un sorso di buon vino, "ra lu vucale" , che viene fatto girare ciascuno badando che il sorso sia corto: quello lungo tocca soltanto al capo di casa. Subito dopo "re ffémmene" provvedono a rimettere in ordine le povere stoviglie mentre "mmócche a la pòrte" il capo di famiglia, con "la pippe" caricata di trinciato forte si concede una lunga fumatina. Nella tarda estate, dopo cioè i lavori "re la metènne e re la pesature" le donne restano tutta la giornata in casa per preparare la "cunżèrve re pumberóre", che mettono ad asciugare al sole "nd'a re spasètte". "Ndramènde ru ggrane, ru ggranerínje, li fasule, li cícere, re nnuce" si asciugano, sparsi sugli spiazzi vicino, "re ffìquara" seccano sulle spine di rovi. L'intera descrizione della casa contadina è stata integralmente tratta dalla rubrica di toponomastica cittadina: "Una strada alla volta" a cura di COLANGELO Gioacchino. Nel brano sono stati necessariamente modificati solo i nomi di alcuni oggetti che logicamente assumono denominazioni diverse da paese a paese. casecavádde s.m. "caciocavallo": lu cangiánnele cu na mesure re grane. "il casecavádde n'adda maje mangá sóp'a la castagnaio andava girando per le strade e tàhule. "il caciocavallo non deve mai avevamo le castagne cambiandole con una mancare sulla tavola". misura di grano". caserecòtte s.f. "cacioricotta". castagne arrustúte s.f. "caldarrosta": re casjédde s.m. "caciotta": na fèdde re castagne arrustúte vanne accumbagnáte casjédde e nu bbèllu bbucchjére re vine, cu nu bbucchjére re vine. "le caldarroste àje ché mangiá!. "una fetta di caciotta e un vanno accompagnate con un bicchiere di bel bicchiere di vino, hai che mangiare!". vino"; - salvagge s.f. "ippocastano". cassaróle s.f. "casseruola": óje a ttàvele castagnóle s.f. "nacchera". sime assàje, lu suche n'àja fá bbunàcchie e Castjédde s.m. "Castello, Castello ppiglie la cassaróle gròsse. "oggi a tavola (contrada al di sotto della passeggiata)": siamo molti, il sugo ne devi fare parecchio tenìme na bbèlle passjàte attuórne e prendi la casseruola grande". attuórne a lu castjédde. "teniamo una bella cassatúre s.f. "gomma per cancellare". passeggiata intorno intorno al Castello". cassciabbànghe s.m. "cassapanca": casuóppele s.m. "casupola": rinde a vucíne a la fucagne teníme nu quiddu casuóppele ce vìvene ruje cristjàne cassciabbànghe ca ce repare ra lu vjénde e sacce cúme fanne!. "dentro a quella re la pòrte. "vicino al focolare della cucina casupola ci vivono due persone e non so a mattoni teniamo una cassapanca che ci come fanno!". ripara dal vento della porta". catàfrje s.m. "cadavere": jéve ggià casscjére s.m. "cassiere". catàfrje quanne arruvàje l'ajute. "era già cassíne s.m. "cancellino": sóp'a la cadavere quando arrivo l'aiuto". cataglìsme s.m. "cataclisma": Marònne lavagne jéva mèglie a ścassá cu lu cassíne míje quand'acque à fatte fóre, fatte re ciambe re cucce. "sulla lavagna era assemegliáve a nu cataglìsme. "Madonna meglio a cancellare con il cancellino fatto mia quanta pioggia ha fatto in campagna, con la zampa di coniglio". assomigliava a un cataclisma". castagnáre s.m. "castagnaio, venditore di cataláne s.f. "spaghettata": na serate castagne": lu castagnáre jéve ggeranne pe ndra cumbagne funisce sèmbe cu na re strare e avéveme re castagne cataláne. "una serata tra compagni finisce sempre con una spaghettata". cataplásme s.m.(fig.) "persona pesante". cataràttele s.f. "botola": scennévene a lu juse pe la cataràttele. "scendevano al sottano per la botola". catarre s.f. "chitarra": ma ché jé ścurdate ssa catarre o sì tu ca nu nżaje sunarle?. "ma che è scordata codesta chitarra o sei tu che non sai suonarla?". cate s.m. "secchio"; dim. catecjédde. catenjédde s.m. "anello di ferro fisso al muro esterno della casa". catrammá v.tr. "catramare". catramme s.f. "catrame": Lubèrte s'éja ndrecáte lu cauzóne cu la catramme. "Alberto si è sporcato i pantaloni con il catrame". cattevjélle agg. e s.m. "cattivello": fìgliete jé cattevjélle, ma ché vuó fá jé carne ca crésce. "tuo figlio è cattivello, ma che vuoi fare è carne che cresce"; f. cattevèlle. cattuóleche agg. "cattolico". catuórce "catorcio": andó l'àje truvate ssu catuórce, vá lu jétte, camíne. "dove l'hai trovato codesto catorcio, vallo a buttare, cammina". catuózze agg. e s.m. "tozzo, carbonaia"; f. catòzze. càuce s.m. e f. "calcio, spintarella": l’àje vulute tu ssu càuce, nu nge passave pe ddréte a lu mule e nu nde l'abbuścàve. "l'hai voluto tu codesto calcio non ci passavi per dietro al mulo, e non te lo buscavi"; àje viste lu pòste c'accúpe Ndònje? Ché fanne fá li càuce, nd'a la vite àja èsse affurtunáte. "hai visto il posto che occupa Antonio? Che fanno fare le spintarelle, nella vita devi essere fortunato"; -e acque pe addulecí r'aulìve s.f. ranno di mezzo (24 ore). caucenáre s.m. "malta". caucèstrúzze s.m. "calcestruzzo". caucìá v.intr. "calciare, scalciare". càucia s.f. "calce": pe re ffá janghe li mure re la stadde, avjétte rá quatte mane re càucia. "per farli bianchi i muri della stalla, dovette dare quattro mani di calce". caucíàte s.f. "scalciata". caucíatóre s.m. "persona che tira calci". caurare s.m. "caldaio"; dim. caurarcjédde. càure agg. "caldo". cautá v.tr. "cariare": vire ca a ffìglite se sònghe cautate ruje rjénde a ffòrze re mangiá rólece, puórtele nd'a lu mjéreche. "vedi che a tuo figlio si sono cariati due denti a forza di mangiare dolci, portalo dal medico". cauzá v.tr. "calzare". cauzatúre s.m. "calzatoio". càuze s.f. "calza"; dim. cauzètte. cauzettóne s.m. "calzettone"; pl. cauzettúne. cauzóne s.m.pl. "calzoni, pantaloni"; pl. cauzùne; dim. cauzungjédde. cauzungjédde s.m. (term.cul.) "calzone". cavadde s.m. "cavallo"; dim. cavaddúzze: nżine a quanne arruvámme fóre lu cavaddúzze quanda zumbe féce attuórne a la mamme. "fino a quando arrivammo in campagna il cavallino quanti salti fece intorno alla mamma"; cavadde, re - loc.avv. "equino": jé carne re cavadde, ru sacce ca nu nde piace, ma pe te métte nfòrze, te l'àja sule mangiá. "è carne di cavallo, lo so che non ti piace, ma per metterti in forza, te la devi mangiare". cavallaríje s.f. "cavalleria". cavallóne s.m. "colmo dell'inverno". cavètte s.f. "gavetta": vire cúme la puó lavá ssa cavètte ca craje àja métte l'atu mangiá. "vedi come la puoi lavare codesta gavetta, che domani devi mettere l'altro mangiare". cavulaffióre s.m. "cavolfiore". càvule s.m. "cavolo". cazzjàte s.f. "lavata di testa, rimbrotto". cazzjatóne s.m. "grosso rimbrotto". cazzíttele agg. "stentino". cazzóne s.m. e f. "persona alta". cazzuttjàte s.f. "cazzottata". capuócchie, a- loc.avv. "a casaccio". ccase s.m. "cacio, formaggio": éo ce métte sèmbe ru ccase sóp'a li maccarune. "io ci metto sempre il cacio sui maccheroni". ccàuze, a - loc.avv. "punto di maglia a rovescio". ccéglie s.f.pl. "ciglia". ccerchjétte, a- loc.avv. "a cerchietto". cchiqquá v.tr. "scacciare il maiale". cchiù avv. e agg. "più"; - addá avv. "oltre, più in là": àbbete cchiù addá re cumma Fuluméne, sacce se ròje o tré pòrte ròppe. "abita più in là della comare Filomena, non so se due o tre porte dopo"; - ggruósse agg. "maggiore"; f. ggròsse; matte agg. "poco ripido"; -mmèglie agg. "migliore"; - o méne avv. "pressappoco": sònghe cchiù o méne quatte chilòmetre p'arruvá fóre accàta mé. "sono pressappoco quattro chilometri per arrivare in campagna da me"; -pìccquele agg. "minore": lu figlie cchiù pìccquele jé quidde c'à avute cchiù furtune. "il figlio minore è quello che ha avuto più fortuna". ccòrne s.f.pl. "corna". ccundalagge, a - loc.avv. "a quintale". curtjédde tagliàte, a- loc.avv. "ai ferri corti". ce pron. pers. "ci". cecá l'uócchie a la tèrre v.tr. "piantare il granturco". cecalíje s.f. "cecaggine": ché cecalíje ca tènghe, m'agghia ìre sule a gghittá nd'a lu ljétte. "che cecaggine ho, mi devo solo andare a buttare nel letto". cecate agg. "cieco". cecatjédde s.m.pl. "cavatelli (pasta alimentare)". cecceljàte agg. "butterato, ticchiolato": téne na facce tutte cecceljàte, bbrutte nunn'éja, ma idde se respére. "tiene un viso tutto butterato, brutto non è, ma lui sì dispera"; auànne l'aulíve sònghe tutte cecceljàte, jé state la ggrannenéte ca féce rinde settèmbre. "quest'anno le olive sono tutte ticchiolate, è stata la grandinata che fece in settembre". cécche s.f. "chèque": Peppíne, pecché jé penżjunàte merecane, ògne mmése ave la cécche. "Giuseppe , perché e pensionato americano, ogni mese ha lo chèque". cecchetjá v.tr. "scarabocchiare, sgorbiare": la vuó funí re cecchetjá tutte li quatèrne? Sì fatte ggruósse ma assemíglie angóre a nu criature. "la vuoi finire di scarabocchiare tutti i quaderni? Sei fatto grande ma assomigli ancora a un bambino". cecciuvéttele agg. "civettuola". cécere s.m. "cece"; pl. cìcere. cecerjédde s.m. "gemma". céche s.f. "cicatrice". cechetjá v.intr. "giocare con l'acqua". cechíje s.f. "cecità, oscurità": lu male cchiù gguósse ca te póte caré nguódde jé la cechíje. "il male più grande che ti può capitare addosso è la cecità". cecònne s.m. "moccio". cecòrje s.f. "cicoria". ceculáte s.f. "cioccolata": si putésse, mangiarríje ceculáte ra la matine a la sére. "se potessi, mangerei cioccolata dalla mattina alla sera". ceculatére s.f. "caffettiera". cecune, a la - loc. avv. "alla cieca". cecunnáre agg. "moccioso". cecurjèdde s.f. "cicoria selvatica". cegliá v.intr. "prudere": me ciglie mmjézze a la mane o agghia avé argià o mazzate. "mi prude in mezzo alla mano o devo avere soldi o percosse con mazza". ceglí v.intr. "germogliare"; p.p. cegliute: re ppatane sònghe tutte cegliute, va re gghjétte sjénde a mmè. "le patate sono tutte germogliate, valle a buttare senti a me". ceglióre s.m. "prurito": tènghe nu ceglióre a stu vrazze, fóre m'à muzzecáte nu muśchidde. "tengo un prurito a questo braccio, in campagna mi ha morso un moscerino". cegná v.tr. "cinghiare, legare": àje cegnate bbuóne lu criature ngròppe a lu ciucce?. "hai cinghiato bene il bambino in groppa all'asino". cegnate s.f. "cinghiata": t'avésse vulute fá veré quanda cegnate ríje a lu figlie, ca lu rumaníje stise ndèrre. "ti avrei voluto far vedere quante cinghiate diede al figlio, che lo rimase steso per terra". cégne s.f. "fascia per legare il basto al cavallo". celá v.tr. "chiudere gli occhi e contare nel gioco del nascondino". celebbrá v.tr. "celebrare". celèbbre s.f.pl. (fig.) "testa". cèlebbre agg. "celebre". celebbríne agg. "nevrotico". cèleme s.m. "trave maestra". celí voce onom. "cip": lu sjénde nu celí? Adda èsse còcche canàreje sóp'a la funèste. "lo senti un cip? Deve essere qualche canarino sulla finestra". cèllere agg. "celere": tu ca sì tande cèllere, vamme a mbustá la léttre a la bbuche vucíne a la pòste accussì parte prime. "tu che sei tanto celere, vammi ad imbucare la lettera alla buca vicino alla posta così parte prima". cemaruóle s.m. "cimaiolo": a nuvèmbre sóp'a re cchiande re pupàjne rjéstene sule li cemaruóle. "a novembre sulle piante dei peperoni restano solo i cimaioli". cemènde s.m. "cemento". cémmece s.m. "cimice". cendenáre s.m. "centinaio": apprìme p'accattá re ccóse ce vulévene re cendenàre, mó ce vuónne re mmegliàre. "prima per compare le cose ci volevano le centinaia, ora ci vogliono le migliaia". cendenàrje s.m. "centenario": auànne se festéja lu cendenàrje re la ngurunazzjóne re la Marònna re lu Vośche. "quest'anno si festeggia il centenario dell'incoronazione della Madonna del Bosco". cendèseme agg. "centesimo". cendímele s.m. "mulino piccolo a trazione animale". cendrá tr. "centrare": uaglió, te l'avésse vulute fá veré a Luiggíne, a lu prime cólpe à ccendrate lu bbressaglie. "ragazzo, te l'avrei voluto far vedere a Luigi, al primo colpe ha centrato il bersaglio". cendrále agg. "centrale". céndre 1.s.m. "centro": stá sèmbe a lu céndre re l'attenżjóne, se no lu pjérde. "sta sempre al centro dell'attenzione, altrimenti lo perdi"; 2.s.f. "cresta"; -re adde s.f. "argentina". cendrecjédde s.m. "centrino": zìjme m'à rjalate tré cendrecjédde, re vvòglie tené bbóne care care!. "mia zia mi ha regalato tre centrini, li voglio tenere caramente!". cendrédde s.f. "bullettone (arnese del calzolaio)". cendróne s.m. "chiodo forgiato a mano"; pl. cendrùne. cendulíne s.m. "cinturino". cenduplecá v.tr. "centuplicare": lu Segnóre t'adda cenduplecá, tutte ru bbéne ca m'àje fatte. "il Signore ti deve centuplicare tutto il bene che mi hai fatto". cenematòcrefe s.m. "cinematografo": appríme a Ppanne ce stéve nu cenematòcrefe vucíne a la chiésje re la Nunżjàte. "prima a Panni ci stava un cinematografo vicino alla chiesa dell'Annunziata". cenjére agg. "molle, morbido, soffice, tenero"; f. cenére. cénnere s.f. "cenere": statte attjénde ca sótte a la cénnere c'éja la vrasce. "stai attento che sotto la cenere c'è la brace". cenżemènde s.m. "censimento": auànne ànne fatte lu cenżemènde, chisà cummà a Ppanne quande sime!. "quest'anno hanno fatto il censimento chissà comare, a Panni quanti siamo!". cepjénde s.m. "recipiente"; dim. cemenjédde. cepódde s.f. "cipolla, valgismo al piede"; -carrare s.f. "giunchiglia". ceppóne s.m. "ceppaia, mazzeranga"; pl. ceppùne. cepuddíne s.m. "cipollaccio". cepuddóne s.m. "mughetto". cepullètte s.f. "porro (ortaggio)". cerase s.f. "ciliegia, ciliegio"; majàteche s.f. "ciliegia acidula"; -tòste s.f. "ciliegia duracina". cerasuóle s.m. "girasole". cercá v.tr. "cercare, chiedere": mó ppròpje àja ìre ra Pèppe a ccercá cúme sònghe jute li fatte. "proprio adesso devi andare da Giuseppe a chiedere come sono andati i fatti". cercande agg. "cercatore": e mmó te lu ljéve ratuórne a Raffijlúcce, jé cercande ca nu mbuó crére. "e ora te lo levi dattorno a Raffaele, è cercatore che non puoi credere". cerculazzjóne s.f. "circolazione": chisà chi à mmisse ngerculazzjóne tutte quédde chiacchjére sóp'a Funżenèlle. "chissà chi ha messo in circolazione tutte quelle chiacchiere su Alfonsina". cére v.intr. "cedere"; cére, re - loc.avv. "cereo": tjéne na facce re cére, ché t'éja succjésse?. "tieni una faccia cerea, che ti è successo?". cerévele agg. "cedevole": statte attjénde, cumbà, ca andó staje cu li pjére la tèrre jé cerévele. "stai attento, compare, che dove stai con i piedi il terreno è cedevole". cerevóne s.m. "grosso serpente". cèrne v.tr. "stacciare, vagliare": zì Salvató, prime re vénne ru ggrane l'àja cèrne accussì lu faje cchiù care. "zio Salvatore, prima di vendere il grano lo devi stacciare così lo fai più caro". cernecchjá v.intr. "gironzolare": nu la truóve maje a la case vá sèmbe cernecchjànne. "non la trovi mai a casa va sempre gironzolando". cernecchjáre s.f. "girandolona". cernetúre s.f. "stacciatura". cernícchie s.m. "setaccio con fili metallici". cernecchjóne s.m. "setaccio con fili metallici più larghi". ceròggene s.m. "cero". certefecáte penale s.m. "fedina": me cercárene pure lu certefecáte penale. "mi chiesero anche la fedina". Ceruváre s.m. "Cervaro, Cervaro (contrada vicino al fiume, al di sotto della strada per Bovino)". cervjédde s.m. "cervello"; pl. cervèdde. cèrze s.f. "ghianda, quercia". cerzòttele s.f. dim. "querciolo". cèsse s.m. "gabinetto": nu nde chiure nd'a lu cèsse pe ddòje óre cúme saje fá tu. "non ti chiudere nel gabinetto per due ore come sai fare tu". céste pe li panne s.f. "canestra". cestefèleche s.f. "cistifellea". cetá v.tr. "citare": Peppúcce fóje cetate pe destemònje a cumbarí nnande a lu Pretóre. "Giuseppe fu citato per testimone a comparire davanti al Pretore". cétele s.f. "cedola". cetrule s.m. e agg. "cetriolo, citrullo"; sì nu pòvre cetrule, nu nde uarde nd'a lu spècchie?. "sei un povero citrullo non ti guardi nello specchio?"; f.pl. cetróle. cevá v.tr. "cibare, imbeccare": vire, àuze la cape, cúme quidde passarjédde vá a cevá l'auceddúzze nd'a lu nire. "vedi, alza la testa, come quel passerotto va a cibare gli uccellini nel nido". cevate s.f. "cibaria per uccellini". cevelézze s.f. "civiltà": m'à ttrattate cu cevelézze, te l'avésse vulùte fá veré. "mi ha trattato con civiltà, te l'avrei voluto far vedere". ché pron.rel. "che": a ché ppjénże? "a che pensi?"; -bbuó? loc.avv. "che vuoi?"; zziune! loc.avv. "che azioni! "; -ciazzécche loc.avv. "che centra". checózze s.f. "zucca". chelònne s.f. "colonna": nd'a la chiésje nòste parícchie chelònne mandjénene re ttré navate. "nella nostra chiesa parecchie colonne mantengono le tre navate". chelòstre s.f. "colostro". chi rá s.m. "datore": chi rá la fatíje a Angelúcce a Ffògge, jé nu cristjàne assàje ricche. "chi dà il lavoro a Angelo a Foggia, è una persona molto ricca". chiacchiarésse s.f. "chiacchierina, donna loquace": sì na chiacchiarésse, parle parle e nu ngumbíne njénde!. "sei una donna loquace parli parli e non combini niente". chiacchiaróne s.m "chiacchierone": Ndònje jé chiacchiaróne, quanne attacche a pparlá nu la funisce maje. "Antonio è un chiacchierone, quando attacca a parlare non la finisce mai". chiacchirjá v.intr. "chiacchierare": ddà re sendíve re chiacchierjá tutte quédde ffémmene, chi l'accundáve còtte e chi crure. "là le sentivi di chiacchierare tutte quelle donne, chi la raccontava cotta e chi cruda". chiachjélle s.m. "uomo di poco conto". chiàha s.f. "piaga": nu pìccquele caravúgnele, jé arrevendáte na chiàha gròsse. "un piccolo foruncolo è diventato una grande piaga". chiahá v.tr. "piagare". chiandá v.tr. "piantare": nunn'agghia cchiù chiandá njénde, l'àrbele ca ce stanne avàstene e avànżene. "non devo più piantare niente, gli alberi che ci stanno bastano e avanzano". chianda ggióvene s.f. "arboscello": jé na chianda ggióvene, mitte ròje spine tuórne tuórne accussì nu nże la màngene l'anemàlje. "è un arboscello metti due spine torno torno così non se lo mangiano gli animali". chiandaggióne s.f. "piantagione": cinghe anne fá agghi fatte na chiandaggióne re cinguanda àrbele re frùttere. "cinque anni fa ho fatto una piantagione di cinquanta alberi di frutta". chiandatúre s.m. "cavicchio": Bbiasúcce pe chiandá li fasule e li cìcere ausave nu chiandatúre cchiù àute. "Biagio per piantare i fagioli e i ceci usava un cavicchio più alto". chiande 1.s.f. "pianta"; 2.s.m. "pianto"; dim. chiandecèdde; dim. chiandílle; - re róse s.f. "rosaio". chiandèlle s.f. "soletta di cuoio". chiandíme s.f. "piantime": óje agghi chiandate òtte mane re chiandíme re pupàjne, quatte r'acce e rjéce re pumberóre. "oggi ho piantato otto mani di piantime di peperoni, quattro di sedani e dieci di pomodori". chiandóne s.m. "piantone": Necuréme fóje misse re chiandóne e nu mbutíje ascí. "Nicodemo fu messo di piantone e non potette uscire". chiane agg. "piano". chianèlle s.f. "pianella": figlió, vjéneme piglie re cchianèlle sótte a lu ljétte ca nun re ttróve. "ragazza, vienimi a prendere le pianelle sotto al letto che non le trovo". chianètte s.f. "pianura, spiazzo": attuórne a lu pajése se vìrene sule mundagne e nesciuna chianètte. "attorno al paese si vedono solo montagne e nessuna pianura". chiange v.intr. "piangere": ché chiange a ffá pe quidde, sònghe làgreme perdúte. "che piangi a fare per quello, sono lacrime perdute". chianghe s.f. "macelleria, basolo": vá a la chianghe e accàtte na còssa r'àjne ca la facíme cu ddòje patane nd'a lu furne. "vai alla macelleria e compra una coscia di agnello che la facciamo con due patate nel forno"; appríme mméce r'ausá li matune ausàvene re cchianghe. "prima invece di usare i mattoni usavano i basoli". chianghèdde s.f. "sgabello con tre piedi". chianghjédde s.m. "sgabello con quattro piedi per ammazzare i maiali". chianghjére s.m. "macellaio"; f. chianghére. chiangiulènde s.m. e f. "piagnone": lu criature re Ndunètte jé bbuóne chiangiulènde, sacce cúme lu suppòrte. "il bambino di Antonietta è molto piagnone, non so come lo sopporta". chiangóne accr. "pietrone"; pl. chiangùne. chianòzze s.f. "pialla". chianuózze s.m.dim. "pialla (arnese del falegname)". chiapparjédde s.m. "bambino piccolissimo". chiapparóne 1.s.m. "bambino paffutello"; 2.accr. "grappolone". chiapparúle s.m. "uomo molto piccolo". chiappe s.m. "cappio". chiàppere s.m. "cappero". chiappíne s.m. "persona astuta". chiare-chiare agg. "limpido": jésce ra fóre e vire ché ccjéle chiare-chiare ce stá. "esci fuori e vedi che cielo limpido c'è". chiarfe s.m. "moccio". chiarfúse agg. "moccioso"; f. chiarfóse; dim.m.chiarfusjédde; dim.f. chiarfusèdde. chiatte agg. "grasso"; accr. chiattóne; dim.m. chiattulílle; dim.f. chiattulélle. Chiattunáte s.f. "Chiattunata (contrada sulla sinistra della fontana Armata, dopo i Salaconi)". chiava s.f. "chiave": la chiava attaccatílle a la curréje accussì nu la pjérde. "la chiave legatela alla cinghia, così non la perdi"; dim. chiavine. chiavá v.tr. "assestare": à cchiavate nu ścaffóne a Melúcce, l'à ffatte ggerá cúm'a nu spundóne. "ha assestato uno schiaffone a Carmela, l‟ha fatta girare come a una trottola". chiave ésagonále s.f. "grimaldello (arnese del fabbro)". chiavètte s.f. "interruttore": jé fatte la squríje, ggire la chiavètte re la luce, a chi aspjétte?. "è abbuiato gira l'interruttore della luce, a chi aspetti?". chiazze s.f. "piazza": quase ògne gghiuórne ce ngundráveme mmjézze a la chiazze parjénde e amìce pe ce fá na passjàte. "quasi ogni giorno ci incontravamo in mezzo alla piazza parenti e amici per farci una passeggiata". chiazzjére agg. "piazzaiolo": nuje nunn'arrazzáme cu quidde ca sònghe chiazzjére. "noi non stiamo con quelli che sono piazzaioli"; f. chiazzére. chicca s.f. "chicchera". chichirinèlle s.f. "ragazza svelta". chichjèrchie s.f. "cicerchia". Chicuózze s.m. "Chicuozzo (contrada sulla strada per Santa Maria del Bosco)". chigglióne s.m. "testicolo"; pl. chiggliùne. chiggnúnghe pron.ind. "chiunque": mó jucame!. Chiggnúnghe re vuje póte fá sóp’a la carte la pundate ca vóle. "ora giochiamo!. Chiunque di voi può fare sulla carta la puntata che vuole". chignundúre s.f. "congiuntura". chilògne s.f. "ramo usato come asse per appendere la salsiccia". chimjénde s.m. "fessura tra mattoni". china s.f. "asperula". chire s.m. "ghiro": lu chire jé n’anemalúcce pìccquele e bbellílle. "il ghiro è un animaletto piccolo e bellino". chìreche s.f. "chierica": appríme tutte li prjéute purtávene la chìreche. "prima tutti i preti portavano la chierica". chisà avv. "chissà". chisjóle s.f. "chiesuola": teníme pùre tré chisjóle. "teniamo anche noi tre chiesuole". chitre agg. "ghiacciato". chjcá v.tr. "piegare": stu fjérre si l’àja chjcá puórtele ra lu ferrare. "questo ferro se lo devi piegare portalo dal fabbro". chjcatúre s.f. "piegatura": attjénde cúme t’assjétte nu nge fá numunne re chjcatúre a la unnèdde. "attenta come ti siedi non ci fare molte piegature alla gonna". chjchirchjóne s.m. "meliloto". chjéche s.f. "piega"; dim. chjculèdde. chjéchjere s.f. "scatto del dito medio sulla fronte". chjéme s.f. "piena": cummà, te vulésse fá veré che chjéme se face mmjézze a lu córse quanne chjóve!. "comare, ti vorrei far vedere che piena si fa in mezzo al corso quando piove"!. chjésje s.f. "chiesa": craje a mmatutíne avima ìre a la chjésje pe ssènde la nuvéne re Natale. "domani a mattutino dobbiamo andare in chiesa per sentire la novena di Natale". chjésjóle s.f. "altarino costituito da immaginette sacre". chjmódde s.f. "rigagnolo". chjne agg. "pieno": quistu sacche l’àja fá chjne chjne re grane. "questo sacco lo devi fare pieno pieno di grano”; f. chjéne; - re ciamuórje agg. "raffreddato"; - re lóte agg. "fangoso"; f. chjéne re lóte : nu mbutíme passá pe qquédda strare ca jé chjéne re lóte. "non possiamo passare per quella strada che è fangosa". chjòcche s.f. "ciocca": se tagliàje na chjòcche re capìdde pecché le caréve nnande a l’uócchie. "si tagliò una ciocca di capelli perché le cadeva davanti agli occhi"; -r’èrve s.f. "ciuffo d‟erba". chjòchiere s.m. e f. "persona molto grossa". chjóve v.intr. "piovere"; -a pisciajummènde v.intr. "piovere a catinelle"; -a rellúvje v.intr. "piovere a dirotto"; -a rraje v.intr. "piovere a tratti"; a zeffunne v.intr. "piovere a dirotto"; -sóre sóre v.intr. "piovere adagio adagio"; p.p. chjuóppete. chjrchie s.m. "cerchio, cerchio (parte della botte)"; f.pl. chjérchie; dim. chjrchitjédde; chjrchie, a lu - loc.avv. "cerchio". chjumme s.m. "piombo": jé pesande cúm’a lu chiumme. "è pesante come il piombo". chjuóte agg. "flemmatico, lento": jé nnùtele ca ce raje prèsscie, quidde jé sèmbe accussì chjuóte. "è inutile che ci dai fretta, quello è sempre così lento". jé bbuóne chjuóte, te face caré re bbrazze. "è flemmatico, ti fa cadere le braccia". chjuóve s.m. "chiodo"; chjuóve, cu li loc.avv. "chiodato": pe ffóre vanne bbóne re ścarpe cu li chjuóve, ma pe lu córse cèrte sciulate ca piglie!. "per la campagna vanno bene le scarpe con i chiodi, ma per il corso certe scivolate che prendo". chjure v.tr. "chiudere". chjuse a cchiave loc.avv. "sottochiave": se tràsene cristjàne strànje nd’a càsete àja tené tutte chiuse a cchiave. "se entrano persone estranee in casa tua devi tenere tutto chiuso a chiave". chjusùra lambe s.f. "cerniera lampo". chjuvaríle agg. "piovoso": abbríle jé chiuvaríle. "aprile è piovoso". chjuveddechjá v.intr. "piovigginare": jé seccande stu tjémbe, quase ògne gghiuórne chjuveddechéja. "è seccante questo tempo, quasi ogni giorno pioviggina". chjuvizze s.m. "chiodo della trottola". chrille quaqquá v.tr. "chiamare il maiale". ciacce s.f. "carne, polpa". ciaccélle s.f. "ciccia": mé, a mmàmme màngete nu póche re ciaccélle accussì crisce gruósse gruósse. "su, a mamma mangiati un pò di ciccia così cresci grande grande". ciàcchete voce onom. "ciacche": e ciàcchete acciaccàje lu ścarrafóne ra fóre a la pòrte. "e ciacche schiacciai lo scarafaggio fuori la porta". ciacciùse agg. "polposo"; f. ciaccióse. ciaciuótte s.m. "ciccione": Currare jé accussì ciaciuótte ca ngàleme quanne face la nghianáte re lu córse. "Corrado è così ciccione che si affanna quando fa la salita del corso"; f. ciaciòtte. ciambate s.f. "pedata, zampata": rjétte na ciambate a la pòrte e s’apríje re bbòtte. "diedi una pedata alla porta e si aprì ad un tratto". ciambe s.f. "zampa": andó métte sta ciambe nu ngrésce cchiù l'èrve. "dove metto questa zampa non cresce più l'erba"; -re atte s.f. "piede di gatto"; -re ciucce s.f. "curva della strada Panni-Scalo"; -re cavadde s.f. "curva della strada PanniScalo"; dim. ciambetèdde. ciambjá v.tr. "calpestare": piglie ssu salvjétte ca jé carute ndèrre nu lu ciambjá. "prendi codesto tovagliolo che è caduto a terra non lo calpestare". ciambóne s.f. "piede grosso"; pl. ciambùne. ciambòtte s.f. "minestrone di verdura". ciambróne s.m. "scarpone"; pl. ciambrúne. ciambuótte s.m. "fanghiglia": nu mettènne li pjére nd'a ssu ciambuótte ca te ndrjéche re ścarpe. "non mettere i piedi in quella fanghiglia, che ti sporchi le scarpe". ciambuttjá v.intr. "sguazzare": quanne funéve re chjòve cúme ce addecrjàveme a ciambuttjá nd’a li pandane. "quando finiva di piovere come ci ricreavamo a sguazzare nelle pozzanghere". ciammarúche s.f. "lumaca"; dim. ciammaruchèdde;.pl.ciammaruchjédde. ciamuórje s.m. "raffreddore": ajére pegliàje fridde e óje tènghe lu ciamuórje. "ieri presi freddo e oggi ho il raffreddore". ciange s.f. "ciancia, moina, vezzo": quanne fanne re cciange a lu criature ndanne s'accujéte se no jé bbuóne chiangiulènde. "quando fanno i vezzi al bambino allora si acquieta altrimenti è molto piagnone". ciangjá v.tr. "vezzeggiare": lu ciangéjne tròppe a qquiddu uaglióne, se vóle truvá bbuóne ammalamènde ròppe. "lo vezzeggiano troppo a quel ragazzo, dopo si troverà molto male". ciangianjédde s.m. "fronzolo, maggiociondolo, ninnolo": cu quédda vèste tutta chjéna re ciangianjédde me pare na pacchjàne. "con quel vestito tutto pieno di fronzoli mi sembra una donna del volgo". ciangiúse agg. "vezzoso": me faje tuccá li njérve quanne faje lu ciangiúse, sì ffatte ciucce vjécchie e vaje truvánne mòsse. "mi fai innervosire quando fai il vezzoso, sei fatto asino vecchio e vai trovando mosse"; f. ciangióse. ciappètte s.f. "gancetto". ciaràule s.m. "serpaio": facéve lu ciaràule l’ùteme re sètte figli o tutte maścule o tutte fémmene e se recéve ca nu menéve muzzecáte ra re sjérpere. "faceva il serpaio l'ultimo di sette figli o tutti maschi o tutte femmine e si diceva che non veniva morso dalle serpi". ciàula s.f. "cornacchia": la pecciunére jéva chiéne re pecciune, ma re cciàule re ścattujérne. "la piccionaia era piena di colombi, ma le cornacchie le disabituarono". ciaulavóccapèrte s.f. "ciarliero": sì ppròpje na ciaulavóccapèrte, tjénete ssa cóse pe tté. "sei proprio un ciarliero, tieniti queste cose per te". ciauljá v.intr. "ciarlare": fegliò, trase rinde funisce re ciauljá e vjéne a còce sti maccarúne ca se sònghe ndustáte sópe’a lu tumbagne. "figliola, entra finisci di ciarlare e vieni a cuocere questi maccheroni che si sono rassodati sulla spianatoia". ciavarre s.m. "giovenco". ciavatte s.f. "ciabatta": tenéve nu pare re ciavatte tutte ścuffuláte. "teneva un paio di ciabatte tutte sfondate". ciavattóne s.m. "ciabattone": jé nu ciavattóne, ścarpe ścuffuláte, cauzùne strazzate, sèmbe ścammesáte. "è un ciabattone, scarpe sfondate, pantaloni strappati, sempre scamiciato". cibbùsse s.m. "gibus, cappello". ciccecuótte s.m.pl. "ceci, fagioli, granturco lessi". cìccele s.m.pl. "pezzi di embrici, pezzettini di mattoni". cicche pe la cape s.m. pl. "idee (strane per la testa)": nu nde facènne mení li cicche pe la cape, ca éo nun ne pòzze cchiù. "non ti far venire idee strane per la testa, che io non ne posso più". cicchetònne s.m. "ghirigoro, scarabocchio, sgorbio"; pl. cicchetuónne. cìcene s.m. "orcio": l'acque se mandéne fréśche nd'a lu cìcene. "l'acqua si mantiene fresca nell'orcio". cicerevóve s.m. "scudiscio". ciciarjédde s.m.pl. "strufoli". cìcule s.f. "cicciolo": quand'éja saprite la pizze cu re cìcule, ate ché fèdde re carne!. "quanto è saporita la pizza con i ciccioli, altro che fetta di carne!": Cifre s.m. "Lucifero": ròppe c'agghi funute re ce raccundá lu fatte, Runate jé arrevendáte nu Cifre, nu lu putéveme mandené. "dopo che ho finito di raccontarci il fatto, Donato è diventato un Lucifero, non lo potevamo mantenere". ciglie s.m. "fitta, germoglio": agghi sendute nu ciglie sótte a lu córe, ché sarrá uéje mà?. "ho sentito una fitta sotto al cuore, che sarà ehi mamma?". cime s.f. "vivagno". cinde s.f. "cintura": sònghe tjémbe c'àja strénge la cinde, ce vóle pacjénże. "sono tempi che devi stringere la cintura, ci vuole pazienza". cinge s.m.dim. "vestitino". cinghe agg.num.card. "cinque" . cinghecjénde agg. num. card. "cinquecento". cinguande agg.num.card. "cinquanta". cìngule s.m. "bastoncino di pasta fresca". ciòcchere s.m. "ciocco"; pl. ciuócchere; dim. ciuccarjédde. ciòffe s.f. "fiocco". ciónne s.f. "vulva". ciste s.m. "cesta"; dim. cestjédde. cità s.f. "città". citadenánże s.f. "cittadinanza": Vetucce ròppe tand'anne s’'éja pegliate la citadenánże canatése. "Vito dopo tanti anni si è preso la cittadinanza canadese". citatíne s.m. "cittadino": Luveggíne ra quanne stá a Bbulògne jé arrevendáte pròpje nu citatíne. "Luigi da quando sta a Bologna è diventato proprio un cittadino". citte agg. "zitto": si v'agghia rice lu cunde v’avíta stá tutte citte, n’adda fiatá nesciune. "se vi devo dire il racconto vi dovete stare tutti zitti, non deve fiatare nessuno"; -citte avv. "furtivamente, sottovoce": citte-citte trasjétte nd'a la case re nepùteme e citte-citte me n’ascjétte, "furtivamente entrai nella casa di mio nipote e furtivamente me ne uscii". Adù, li fatte tuje re ssjéndene abbasce a lu chiane, vuó parlá citte-citte?. "Ada, i fatti tuoi li sentono giù al piano, vuoi parlare sottovoce?". ciucce s.m. "asino, cavalletto per poggiare i tronchi da segare, somaro"; dim. ciucciarjédde; accr: ciuccióne; presunduóse s.m. "persona presuntuosa". ciuccebbanghe s.m. "ultimo banco della classe". ciuccégne manére, a la- loc.avv. "alla maniera dell'asino". ciucciaríje s.f. "asineria": pe li sprupuósete ca rice te ne puó accòrge re la ciucciaríje sója. "per gli spropositi che dice te ne puoi accorgere della sua asineria". ciucciòtte s.m. "ciuccio, succhietto": mìttece lu ciucciòtte mmócche a Ferelúcce, nun me lu facènne cchiù ssènde re chiange. "mettici il ciuccio in bocca a Fedele,. non me lo far sentire più di piangere". ciuche s.f. "moccio". ciuculatíne s.f. "cioccolatino". ciuféche s.f. "roba puzzolente". ciumbe agg. "paralitico"; f. ciómbe. ciummenére s.f. "comignolo, fumaiolo": lu vjénde c'à tterate stanòtte m’à fatte ścarrupá la ciummenére. "il vento che ha tirato questa notte mi ha fatto crollare il comignolo"; se vére ca jé arruváte vjérne, vire quanda ciummenére càccene fume. "si vede che è arrivato l'inverno, vedi quanti comignoli cacciano fumo". ciunghe agg. "cionco, paralitico": ché sì ciunghe, àuzete e vá a abbuvurá la vacche ca téne séte. "che sei cionco, alzati e vai ad abbeverare la mucca che ha sete"; f. ciónghe. ciuótte agg. "grasso, spesso"; f. ciòtte; dim.m. ciuttulílle; dim. f. ciuttulélle; li mure re re ccase re prime jévene accussì ciuótte, ca ce facévene li stipe a mmure. "i muri delle case di prima erano così spessi, che ci facevano gli stipi a muro". ciurle s.m.pl. "capelli scarsi". ciuvé avv. "cioè". cjéle s.m. "cielo"; -a pecurèlle s.m. "cirrocumulo": quanne vire lu cjéle a ppecurèlle preparate l’umbrèlle. "quando vedi il cirrocumulo preparati l‟ombrello; asppagliaráte s.m. "cielo nuvoloso"; - sfenestráte s.m. "cielo liberatosi dalle nuvole". cjénde agg.num.card. "cento". cjérre s.m. "cerro". cjérve s.m. "cervo". cjéuze s.m. "gelso (frutto albero)": fóre tenime ruje àrbele re cjéuze, une russe e n’ate janghe. "in campagna teniamo due alberi di gelso, uno rosso e un altro bianco". còcce s.f. "cranio, testa". còcche 1.agg.ind. "qualche"; 2.s.f.pl. "senno": chè me staje a ddice, se vére ca nu ndjéne cchiù re còcche ngape. "che mi stai a dire, si vede che non hai più il senno in testa". còccatu loc.avv.: "qualche altro"; f. coccata; còccatrunáte loc.avv. : "qualche altra persona"; còccheccóse agg.ind. "qualche cosa"; còccherúne pron.ind. "qualcuno". cócchie s.f. "coppia". còcchiele s.f. "baccello, valva": passámme nu bbèllu póche re tjémbe pe lluvá re ccòcchjele a li pesjélle. "passammo un bel po‟ di tempo per togliere i baccelli ai piselli". còccò s.m. "uovo per il bambino". còccóse pron.ind. "qualcosa"; dim. còccusarèdde. còce v.tr. "cuocere, scottare"; p.p. cuótte; f. còtte; - lu córe v.tr. "seccare"; p.p. cuótte lu córe. còchele s.f. "galla, ghianda sferica"; - re l'uócchie s.f. "globo oculare". codé s.m. "godè": a ffòrze s'èja vulute fá la unnèdde a codè. "per forza si è voluta fare la gonna a godè". còfene s.m. "tinozza per fare il bucato". còglie v.tr. "cogliere": ruméneche ca véne avíma ìre a ccòglie re ppére ca se sònghe ammaturáte. "domenica che viene dobbiamo andare a cogliere le pere che si sono maturate"; p.p. cuóvete; f. còvete. còlabbròre s.m. "colabrodo". còlamaccaróne s.m. "colapasta". còmmete agg. "comodo": assjéttete e statte còmmete ca nu nge ljéve ru mmangiá ra nande. "siediti e stai comodo che non ci togli il mangiare davanti". cònde s.m. "conte". cóndralúce s.f. "controluce": staje cóndralúce nu nde véche bbuóne, trase ca vóglie veré chi sì. "stai controluce non ti vedo bene, entra che voglio vedere chi sei". cóndrapíle s.m. "contropelo". cóndratjémbe s.m. "fuori stagione". cóndravjénde loc.avv. "sottovento": arrípete a ssa supale accussì staje cóndravjénde. "addopati a codesta siepe così stai sottovento". cóndravòglie avv. "controvoglia": vá a ffatjá, ma re cóndravòglie, le piacéve la zuppa prónde!. "va a lavorare ma di controvoglia, le piaceva la zuppa pronta". cóndre prep. "contro". còneche s.f. "colica". cónghe s.f. "tinozza di metallo". cónghie v.tr. "compiere, finire": p.p. chinghiúte. cónżacauráre s.m. "calderaio": appríme chiamávene spisse lu cónżacauráre. "prima chiamavamo spesso il calderaio". còppa-còppe avv. "superficialmente": pe mmó la case pulízzele còppa-còppe, pó se ne parle a ruvutárle ra sóp'a ssótte. "per ora la casa puliscila superficialmente, poi se ne parla a rivoltarla da sopra a sotto". còppe s.f. "sèssola": cu la còppe piglie la farine nd'a lu sacche e mittammílle nd'a lu sacchettúcce. "con la sèssola prendi la farina nel sacco e mettimela nel sacchetto". còppele s.f. "berretto"; dim. cuppulíne. còrchje s.f. "arvicola": re ccòrchje rannéggene tutte re ttèrre a ggrane. "le arvicole danneggiano tutti i terreni a grano". córe 1.s.f. "coda"; 2.s.m. "cuore"; -re bbéne, - loc.avv. "indulgente"; -re cane agg. "duro di cuore"; -re sóreche s.m. "piantaggine intermedia"; dim. curecjélle. córecundènde s.m. "corcontento": córecundènde Ddíje l'ajùte. "corcontento Dio l'aiuta". córele s.f. "schiena". córre v.intr. "correre, perdere di recipiente"; p.p. curse; f. córse; - apprjésse v.tr. "rincorrere". Corréa s.f. "Correa (contrada sulla strada per Santa Maria del Bosco, al di sotto) ". còrve s.m. "legno a cui è cucito il basto". cóse 1.s.f. "cosa"; dim. cusarèdde; 2.v.tr. "cucire"; p.p. cusute. còsse s.f. "gamba"; dim. cussulédde. cóteche s.f. "cotenna". còtte s.m. "cappotto"; dim. cuttecjédde. cózzeche s.f. "crosta di una ferita, lattime": figlió, pulízzele bbuóne la cape a lu criature, se no se fanne re cózzeche. "ragazza, puliscila bene la testa al bambino, altrimenti si fa il lattime". craje avv. "domani"; -a lu juórne avv. "domani pomeriggio". crajaròtte avv. "domani a otto"; crajassére avv. "domani sera"; crajmatíne avv. "domattina": crajmatíne, vire ché àja fá appríme, ca pó s'adda ìre a mmète, ru ggrane jé fatte. "domattina, vedi che devi fare prima, che poi si deve andare a mietere, il grano è fatto". crapare s.m. "guardiano di capre". crape s.f. "capra"; dim.m. crapettjédde; dim.f. crapettèdde. crapecciuse agg. "capriccioso"; f. crapeccióse. crapicce s.m. "capriccio": Annúcce finalmènde s'éja luvate lu crapicce re fá nu viagge a l'Amèreca Bbóna. "Anna finalmente si è tolto il capriccio di fare un viaggio negli Stati Uniti". crástele s.m. "ergastolo": culpévele re mecírje jé state cundannáte a lu crástele. "colpevole di omicidio è stato condannato all'ergastolo". crenére s.f. "criniera": pe te mandené bbuóne sóp'a lu cavadde affèrrete a la crenére. "per mantenerti bene sopra al cavallo afferrati alla criniera". crepá v.tr. "screpolare". crepacóre s.m. "crepacuore": a la màmme l'adda fá murí re crepacóre, ca la respónne sèmbe ammalamènde. "alla mamma la deve far morire di crepacuore che la risponde sempre malamente". crepamjénde nguórpe s.m. fig. "rodimento; - re córe s.m. "crepacuore". crepazze s.f. " cretto, ragade": n'ascènne cu re mmane nfósse ra fóre a lu bbalecóne, se no se fanne re crepàzze. "non uscire con le mani bagnate fuori al balcone altrimenti si fanno le ragadi". crére 1.v.tr. "credere"; 2.s.m. "credo"; p.p. crerute. crerènże s.f. "credito": jé tròppe chine re rjébbete e nu ndróve cchiù crerènże. "è troppo pieno di debiti e non trova più credito". crésce v.intr. "crescere, lievitare". crescènże s.f. "luna crescente": luna, luna nóve mineme quatte óve, minammílle nżine ca te fazze li tagliulíne, une a mmé, une a tté e n'ate a lu figlie re lu rré. "luna luna nuova, buttami quattro uova, buttamele in grembo che ti faccio i tagliolini, uno a me, uno a te, e un altro al figlio del re"; figlió, nu ngòglie li pupàjne pe mètte a l'acite a la crescènże. "ragazza, non raccogliere i peperoni da mettere sottaceto di luna crescente". crescetóre s.f. "lievito": vá ra cumma Marjùcce e fatte rá la crescetóre, ca rumàne avima ammassá. "vai dalla comare Maria e fatti dare il lievito che domani dobbiamo panificare". cresemá v.tr. "cresimare": a Ppanne appríme menéve a ccresemá li cristjàne lu Veśchéve re Bbuvíne e l'ascéveme nnande mbrecessjóne a lu Castjédde. "a Panni prima veniva a cresimare le persone il Vescovo di Bovino e gli andavamo incontro in processione al Castello". Crespegnàne s.f. "Crispignano (contrada nelle vicinanze di Santa Maria del Bosco, al di sopra)". crespèlle s.f.pl. "dolce natalizio". Créta janghe s.f. "Creta bianca (contrada sulla strada per santa Maria del Bosco)". cretògne s.f. "terreno cretaceo". criature 1.s.m. "bambino"; 2.s.f. "creatura"; criature, reloc.avv. "bambinesco"; dim.m. criaturjédde; f. criaturèdde. cricche s.f. "combriccola". crìchele s.m. "gheriglio": rumbe la nóce e ramme li crìchele. "rompi la noce e dammi i gherigli". crijóle s.f. "correggiola, stringa": re ccrijóle jévene cchiù ffòrte e cchiù resestènde re li lacce. "le correggiole erano più forti e più resistenti dei lacci". crìsce cri loc.avv. "augurare una buona crescita". cristjàne s.m. e f. "persona". crjá v.tr. "creare". crjànże s.f. "creanza": Chilómbe téne bbóna crijànże me salute sèmbe quanne me vére. "Colomba tiene buona creanza mi saluta sempre quando mi vede". crjùse agg. "curioso". cròcche s.m.fig. "gnocco, rebbio della forca, uomo curvato". cròcchie s.f. "capannello, crocchio": nnande a la Nnunżjàte stá na cròcchie re cristjàne, jame a veré ché jé succjésse. "davanti all'Annunziata sta un capannello di persone, andiamo a vedere che è successo". cróce s.f. "croce, gruccia per vestiti": appjénne l'àbbete a la cróce. "appendi l'abito alla gruccia per vestiti"; pl. cruce; dim. crucètte. cróne s.f. "corona": verjétte a zì Mecalíne nd'a la chjésje cu la cróne mmane c'ammaccáve rusàrje. "vidi zia Michelina nella chiesa con la corona in mano che recitava rosari". cròneche agg. "cronico": aramáje la malatíje jé revendáte cròneche, m’agghia sule abbetuá a lu rulóre. "ormai la malattia è diventata cronica, mi devo solo abituare al dolore". cròśchele s.f.pl. "chicchi di granturco arrostiti". cru-cru v.tr. "chiamare il piccione". crucchè s.f. "crocchetta": a tatà le piacévene li crucchè re rise, a mmé quidde re patane. "a papà gli piacevano le crocchette di riso, a me quelle di patate". Crucefìsse s.m. "Crocifisso": la sére re lu Ggiuverì Sande se pòrte mbrecessjóne lu Crucefìsse. "la sera del Giovedì Santo si porta in processione il Crocifisso". crugnale s.m. "alchechengi". crunżale s.m. "goccia dalla grondaia". crure agg. "crudo": vire ca ru ppane c'àje accattáte jé crure e se nghiómme. "vedi che il pane che hai comprato è crudo e appesantisce lo stomaco". cruréle agg. "crudele". crurìgne agg. "crudigno". crurìvele loc.avv. "di non facile cottura". cruscè s.m. "uncinetto". crùśchele s.m. "fetta di pane tostato condita con olio e sale. crustate s.f. "crostata". cruste s.f. "gruma": accummjénże a lluvá la cruste a la vótte, jé na fatía seccande. "comincia a togliere la gruma alla botte, è un lavoro seccante". cuccavàje s.f. "civetta": la cuccavàje jé n'aucjédde re malahúrje e quanne cande jé cósa bbóna tuccá fjérre. "la civetta è un uccello di malaugurio e quando canta è cosa buona toccare ferro". cucce s.m. "coniglio, cuccia": vá piglie nu cucce nd'a la stadde, accírele ca ce lu mangiame musére cu ddòje patane. "vai a prendere un coniglio nella stalla, ammazzalo che ce lo mangiamo stasera con due patate"; Ndò, àje vòglie a ddice "a ccucce" a lu cane, quidde nu nże mígliche pe nnjénde. "Antonio, hai voglia a dire "a cuccia" al cane, quello non si muove per niente"; -cucce agg. "mogio-mogio": ròppe ca me respunníje ammalamènde nu nge salutàmme cchiù, pó me lu verjétte re mení cucce-cucce. "dopo che mi rispose malamente non ci salutammo più, poi me lo vidi venire mogio-mogio". cùccheme s.f. "cuccuma". cucchiaráte s.f. "cucchiaiata": míttece n'ate quatte o cinghe cucchiaráte re paste a ttubbètte, mèglie ca la rròbbe rèste, no ca ce vóle. "mettici altre quattro o cinque cucchiaiate di ditalini, meglio che la roba resta, non che ci vuole". cucchiàra s.f. "cazzuola, mestola"; dim. cucchiarèdde: "piccola cazzuola, cucchiaio di legno, mestolo, cucchiaia". cucchiàre s.m. "cucchiaio"; dim. cucchiarjédde. cucciute agg. "cocciuto": Fònże jé cchiù cucciute re nu mule. "Alfonso è più cocciuto di un mulo". cucènde agg. "cocente, rovente": nu mbegliá la palètte mmane ca jé cucènde, mó l'agghi luvate ra sóp'a la vambe. "non prendere la paletta in mano che è rovente, ora l‟ho tolta da sopra alla fiamma". cucenjédde s.m. "picnic": cu re cumbagne facéveme lu cucenjédde a lu chiane, lu juórne re Sandu Vite. "con le compagne facevamo il picnic al piano, il giorno di San Vito". cucìvele loc.avv. "di facile cottura". cucuzzáre, a lu- loc.avv. "gioco delle cucuzze". cucuzzjédde s.m. "zucchina". cuddare s.m. "collare (per arare), giogo per muli, collare (finimento del cavallo da tiro)". cuffjá v.tr. "gabbare". cufunatúre s.m. "culo grosso". cuglie s.f. "scroto". cugne s.m. "cuneo". cugnètte s.m. e f. "persona vivace e intraprendente". cujéte s.f. "quiete": sulamènde lundane ra la cità se póte truvá la cujéte. "solamente lontano dalla città si può trovare la quiete". culá v.tr. "colare": ru llatte c'à ppurtate la lattare, appríme re lu vódde l'àja culá. "il latte che ha portato la lattaia prima di bollirlo lo devi colare". culazzjóne s.f. "colazione": facime culazzjóne e ppó chiane chiane ce ne jame fóre a zzappá la vigne. "facciamo colazione e poi piano piano ce ne andiamo in campagna a zappare la vigna". cule s.m. "culo"; -a pòppe s.m. "culo sporgente". culecá v.tr. "coricare": me cóleche nd'a stu ljétte cu la Marònne mbjétte, éo vache pe durmí stache a pperícule re murí, éo sacce la culecáte nu nżacce l'auzate, quest'àneme míje te sì raccumannáte. "mi corico in questo letto con la Madonna in petto, io vado per dormire sto a pericolo di morire, io so la coricata non so l'alzata, quest'anima mia ti sia raccomandata". Culèdde s.f. "Colella (contrada al di sotto della Chiesa della Madonna del Bosco)". culère s.f. "colera": cu lu culère murjérne tanda cristjàne. "con il colera morirono tante persone". culèreche agg. "mesto": stá culèreche a mmórte, chisà ché l'éja succjésse e nu ru vvóle rice. "sta mesto a morte, chissà che gli è successo e non lo vuole dire". culíbbrie s.m. "equilibrio": à pperdute lu culíbbrie e jé azzuppáte ndèrre. "ha perduto l'equilibrio ed è stramazzato". culídde s.m. "pannolino per bambino piegato in quattro". culíne s.m. "colino". cullabburá v.intr. "collaborare": pe ffuní cchiù prjéste stu lavóre, avíma cullabburá tutte quande nżjéme. "per finire più presto questo lavoro, dobbiamo collaborare tutti quanti insieme". cullane s.f. "collana". cullarètte s.m. "colletto inamidato della camicia". cullasse s.m. "collasso": Peppenjélle avíje nu cullasse e pe ppóche nu nge lassàje la pèdde. "Giuseppe ebbe un collasso e per poco non ci lasciò la pelle". cullègge s.m. "collegio". cullehá v.tr. "collegare": culléhete cu ffràtete cu lu telafóne e ssjénde ché ddice. "collegati con tuo fratello con il telefono e senti che dice". culléhe s.m. e f. "collega". cullètte s.m. "colletto": Arcuméje nunn'ascéve maje ra la case sènże lu cullètte janghe e mbusumáte. "Archimede non usciva mai dalla casa senza il colletto bianco e inamidato". cullucá v.tr. "collocare": l'ànne cullucáte a repuóse, mó si ca se póte uré la vite si lu Segnóre l'ajùte. "l'hanno collocato a riposo, ora si che si può godere la vita se il Signore l'aiuta". culme s.m. "stoppia per capanna". culóre 1.s.m. "colore"; 2. agg. "colorito": Marònna míje ché culóre janghe ca tjéne! Ché te face male lu stòmmeche?. "Madonna mia che colore bianco che tieni! Che ti fa male lo stomaco?"; pl. culure. culpevéle agg. "colpevole". cultevá v.tr. "coltivare": sta nżénghe re tèrre l'àja cultevá a uórte, tande l'acque la tjéne. "questo pò di terreno lo devi coltivare a orto, tanto l'acqua la tieni". culture s.f. "coltura". culunnèlle s.m. "colonnello". culunnètte s.f. "comodino": nd'a la culunnètte vucíne a tté stanne li pínnele pe lu male re cape, pigliammílle. "nel comodino vicino a te stanno le pillole per il mal di testa, prendimele". cumanná v.tr. "comandare". cumannamènde s.m. "comandamento": tu ca vaje a la urtíne, saje quande sònghe li cumannamènde?. "tu che vai alla dottrina,sai quanti sono i comandamenti?". cumbagne s.m. "compagno"; dim.m. cumbagnjédde; f. cumbagnèdde. cumbagníje s.f. "compagnia". cumbanágge s.m. "companatico". cumbanjá v.tr.fig. "amministrare equamente il companatico". cumbare s.m. "compare, padrino": m'à ffatte ra cumbare re matremònje e ra ndanne ce sime sèmbe respettáte. "mi ha fatto da compare di matrimonio e da allora ci siamo sempre rispettati". cumbarènże s.f. "comparsa": te l'avésse vulùte fá veré ché bbèlla cumbarènże à ffatte mmjézze a nnuje. "te l'avrei voluto far vedere che bella comparsa ha fatto in mezzo a noi". cumbarí v.intr. "comparire, far bella figura": mó c'accummènże a cumbarí lu sóle ce ne jame a assulacchjárce a lu Castjédde. "ora che incomincia a comparire il sole ce ne andiamo a soleggiarci al Castello"; p.p. cumbarse. cumbarjédde s.m. "figlioccio". cumbarízzje s.m. "comparatico": cúme nu ru ssapive ca ndra nuje ce stá lu cumbarízzje? E nno ra mó ma ra mmane a tataránne!. "come non lo sapevi che tra noi ci sta il comparatico? E non da ora ma dai tempi di nonno!". cumbassatóre s.m. "agrimensore". cumbassjóne s.f. "compassione": me facéve cumbassjóne, e l'agghi rate ruje sòlete pe se ìre a accattá ru ppane. "mi faceva compassione, e gli ho dato due soldi per andarsi a comprare il pane". cumbatte v.intr. "combattere": li suldate nuóstre jérne a cumbatte pùre a l'Afreche. "i nostri soldati andarono a combattere pure in Africa". cumbattènde agg. "combattente": Vetucce fóje cumbattènde nd'a l’ùtema uèrre mundjàle. "Vito fu combattente nell'ultima guerra mondiale". cumbená v.tr. "combinare": óje lu tjémbe jé state sèmbe chiuvaríle e nu nż'éja putute cumbená njénde. "oggi il tempo è stato sempre piovoso non si è potuto combinare niente". cumbenazzjóne s.f. "combinazione": jé state na bbèlla cumbenazzjóne ca t'agghi ngundráte pe te rice stu fatte. "è stata una bella combinazione che ti ho incontrato per dirti questo fatto". cumbenetrá v.tr. "compenetrare". cumbenżáte s.m. "compensato". cumbènże s.m. "compenso". cumbète v.intr. "competere": nesciune póte cumbète cu idde, tutte lu làssene ìre. "nessuno può competere con lui, tutti lo lasciano andare". cumbiatí v.tr. "compatire". cumbjéte s.f. "compieta (ultima ora canonica)". cumbjétte s.m. "confetto". cumblecá v.tr. "complicare": nu ngumplecánne cchiù re cóse re cúme sònghe cumblecáte ggià. "non complicare più le cose di come sono già complicate". cumblemènde s.m. "complimento": nu nfacíte cumblemènde, mangiate quédde ca vulite. "non fate complimenti, mangiate quello che volete". cumblemjénde s.m.pl. "dolci offerti dagli sposi". cumbletá v.tr. "completare". cumbliànne s.m. "compleanno": craje festéjne lu cumbliànne re Rumíneche, jàtece se no s’uffènne. "domani festeggiano il compleanno di Domenico, andateci altrimenti si offende". cumbluttá v.tr.intr. "complottare": ànne cumbluttáte cóndre re mé, ma éo l'agghi perdunáte tutte quande. "hanno complottato contro di me, ma io li ho perdonati tutti quanti". cumbòste s.f. "peperoni sottaceto". cumbratóre s.m. "compratore, acquirente"; pl. cumbratúre. cumbrènżìbbele agg. "comprensibile": quédde ca rice jé cumbrènżìbbele, ma nu nge pòzze fá njénde. "quello che dici è comprensibile, ma non ci posso fare niente". cumbrenżjóne s.f. "comprensione": se nu nge stá cumbrenżjóne, jé nnùtele a pparlá. "se non ci sta comprensione, è inutile parlare". cumbriquele s.f. "combriccola": quiddi uagliúne avévene furmate na cumbriquele e ne facévene re tutte li culure. "quei ragazzi avevano formato una combriccola e ne facevano di tutti i colori". cumbrumésse s.m. "compromesso": cambe re cumbrumésse sacce cúme face. "vive di compromessi non so come fa". cumbrumétte v.tr. "compromettere": nun me cumbrumétte ca tènghe quatte figli ra rá a ccambá. "non mi compromettere che tengo quattro figli da dare a campare". cumburtamènde s.m. "comportamento". cúme avv. "come": mange cúme a nu lupe, statte attjénde ca t'affuóche. "mangi come un lupo, stai attento che ti affochi"; se métte s.m. "cognome": me l'ànne presendáte ajére mmjézze a la strare, ma n'agghi capite cúme se métte. "me l‟hanno presentato ieri in mezzo alla strada, ma non ho capito il cognome". cumetive s.f. "comitiva": sta staggióne agghi viste a lu Castjédde na cumetive re furastjére, attasce ra ndó sònghe menute!. "quest'estate ho visto al Castello una comitiva di forestieri, chissà da dove sono venuti!". cumízzje s.m. "comizio": l'ata sére vénne nu reputáte a tené nu cumízzje abbasce a la tavèrne. "l'altra sera venne un deputato a tenere un comizio giù alla taverna". cummare s.f. "comare, madrina": vuó sapé chi m'à ffatte la cummare re créseme? Zíjme, la sóre re mamme. "vuoi sapere chi mi ha fatto la comare di cresima? Mia zia, la sorella di mamma". cummarèdde s.f. "figlioccia". cummatte v.tr. "avere a che fare con qualcuno o qualcosa". cummeletà s.f. "comodità": nu nd'àja spacenżjá pe nnjénde cu tutte ste cummeletà ca tjéne. "non ti devi spazientire per niente con tutte queste comodità che tieni". cummènde s.m. "convento": tanda tjémbe fá ce stéve lu cummènde cu li muónece vucine a la chjésje re la Marònne re lu Vòśche, mó jé abbandunáte. "tanto tempo fa ci stava il convento con i monaci vicino alla chiesa della Madonna del Bosco, ora è abbandonato". cummení v.intr. "convenire". cummenjénże s.f. "convenienza": stache citte pe cummenjénże, se no chi me mandenésse a ddice quédde ca sacce. "sto zitto per convenienza, altrimenti chi mi manterrebbe a dire quello che so". cummersá v.intr. "conversare". cummersazzjóne s.f. "conversazione". cummétte v.tr. "commettere": ché me vuó fá cummétte n’umecírje. Agghi pacjénże, vattinne ljévete ra nande a l’uócchie míje. "che mi vuoi far commettere un omicidio? Abbi pazienza, vattene, levati davanti ai miei occhi". cummíche pron.pers. "meco". cummínge v.tr. "convincere": cu re pparóle nu me cummínge, ce vuónne li fatte. "con le parole non mi convinci, ci vogliono i fatti"; p.p. cummínde. Cummùne s.m. "Comune, Municipio": appríme lu Cummùne stéve nd'a lu viche ca parte ra li quatte candune e arrive a la chiazze re sópe. "prima il Comune stava nel vicolo che parte dai quattro cantoni e arriva alla piazza di sopra". cummunecá v.tr. "comunicare". cummuóve v.tr. "commuovere": mó ca te riche stu fatte nu nd'àja cummuóve. "ora che ti dico questo fatto non ti devi commuovere"; p.p. cummòsse. cummuvènde agg. "commovente". cumò s.m. "comò": stipe sse ccarte nd'a lu prime terratúre re lu cumò, ca ndó l'ate stanne re lenżóle. "conserva queste carte nel primo cassetto del comò, che nell'altro ci stanno le lenzuola". cundá v.tr. "contare": re vvòte ca me sì menute a truvá, se puónne cundá sóp'a re ddéte. "le volte che mi sei venuto a trovare, si possono contare sulle dita". cundabbeletà s.f. "contabilità": pe ttené bbuóne quéssa cundabbeletà t'àja scervellá numunne. "per tenere codesta contabilità ti devi scervellare molto". cundagge s.m. "contagio". cundale s.m. "quintale, misura di peso da Kg. 100". cundande agg. e s.m. "contante": ngraziarDdíje m'ànne pahate ngundande, st’argià me servévene pròpje. "grazie a Dio mi hanno pagato in contanti, questi soldi mi servivano proprio". cundandézze s.f. "contentezza". cundanná v.tr. "condannare". cundànne s.f. "condanna". cundatíne s.m. "contadino". cundatóre s.m. "contatore". cunde s.m. "conto, fatto, racconto": mó véne Natale facime re ppéttele e cartellate, ce re mmangiáme cu lu musse unde, ròppe Natale facime li cunde. "ora viene Natale facciamo le frittelle e cartellate, ce le mangiamo con il muso unto, dopo Natale facciamo i conti"; dim. cundecjédde. cundegnúse agg. "contegnoso": nun facènne lu cundegnúse ca qquá stame ndra nuje. "non fare il contegnoso che qui stiamo fra noi". cundemblá v.tr. "contemplare". cundènde agg. "contento": cundènde idde, cundènde tutte. "contento lui, contenti tutti". cundenuá v.tr. "continuare". cundésse s.f. "contessa". cundezzjóne s.f. "condizione": nunn'éja ngundezzjóne re fá ssu lavóre, nunn'éja capace. "non è in condizioni di fare questo lavoro, non è capace". cundíneve agg. "continuo": la fatía cundíneve, stracche. "il lavoro continuo, stanca"; cundíneve, reloc.avv. "continuamente". cundrabbánde s.m. "contrabbando": à vennute quédda rròbbe re cundrabbánde. "ha venduto quella roba di contrabbando". cundracambjá v.tr. "contraccambiare": a lu mumènde nu nżacce cúme agghia cundracambjá nu favóre gruósse ca m'à ffatte. "al momento non so come devo contraccambiare un grosso favore che mi ha fatto". cundraddíce v.tr. "contraddire": l'àdda sèmbe cundraddíce, maje na vóte ca lu rá raggióne. "lo deve sempre contraddire, mai una volta che gli dà ragione". cundraffá v.tr. "contraffare": à cundraffátte la firme re lu patre e mó quiddu puverjédde se tróve cu re spadde a lu mure. "ha contraffatto la firma del padre e ora quel poveretto si trova con le spalle al muro". cundrare s.f. "contrada". cundrarjá v.tr. "contrariare". cundràrje agg. "contrario": pó féce ru ccundràrje re quande avéve ritte. "poi fece il contrario di quanto aveva detto". cundrattá v.tr.intr. "contrattare". cundrattjémbe s.m. "contrattempo". cundravenżjóne s.f. "contravvenzione": jttàje na nżénghe re munnézze ra fóre, passàje lu uàrdje e me féce la cundravenżjóne. "buttai un pò d‟immondizia all'esterno, passò la guardia e mi fece la contravvenzione". cundrebbuí v.intr. "contribuire": avima cundrebbuí tutte quande, se no la féste nunn'arrjésce bbóne. "dobbiamo contribuire tutti quanti, altrimenti la festa non riesce bene". cundróre s.f. "meriggio, primo pomeriggio": a la cundróre nunn'àja fatjá, ma t'àja repusá. "al primo pomeriggio non devi lavorare, ma ti devi riposare". cundrullá v.tr. "controllare". cunduórne s.m. "contorno". cunésse s.f. "nespola (colpo), scorreggia". cunfàrse v.rifl. "confarsi": quisse mòde ca tjéne nu nże cunfànne a nnuje. "codesti modi che tieni non si confanno a noi". cunfenánde p.pr. e agg. "confinante". cunferá v.tr. "confidare": statte attjénde, nu nde cunferá cu Marjùcce ca jé vóccapèrte. "stai attento non ti confidare con Maria che è una persona che ridice tutto ciò che ha visto e sentito". cunferènże s.f. "confidenza": nu ndènne cunferènże a Mengúcce se no se piglie la mane cu tutte lu vrazze. "non dare confidenza a Domenico altrimenti si prende la mano con tutto il braccio". cunfermá v.tr. "confermare": pe cunfermá ca vjéne fàmmele sapé ndjémbe. "per confermare che vieni fammelo sapere in tempo". cunfessiuníle s.m. "confessionale": appríme nd'a la chiésje re Panne ce stévene quatte cunfessiuníle". "prima nella chiesa di Panni ci stavano quattro confessionali". cunfessóre s.m. "confessore". cunfjétte s.m. "confetto"; dim. cunfettjélle. cunfìne s.m. "confine": pe vveré bbuóne lu cunfìne avima métte re termenére. "per vedere bene il confine dobbiamo mettere i cippi terminali". cunfìtte s.m. "convitto": l'ànne misse nd'a lu cunfìtte, sòlete spjénnene, ma sule accussì stanne spenżeráte. "l‟hanno messo nel convitto, soldi spendono, ma solo così stanno spensierati". cunfónne v.tr. "confondere": statte citte e nun me cunfónne cu qquésse chiacchjére. "stai zitto e non mi confondere con queste chiacchere". cunfrónde s.m. "confronto". cunfrundá v.tr. "confrontare, incocciare": àja cunfrundá sti rucumènde e vire ca sònghe tutteèdduje taléccquále. "devi confrontare questi documenti e vedi che sono ambedue identici". cunfurtá v.tr. "confortare". cunfuse agg. "confuso". cungegná v.tr. "congegnare": l’ànne sapute cungegná ssa pazzíje quase quase me l’ammuccáve. "l‟hanno saputo congegnare bene questo scherzo, quasi quasi me lo credevo". cungeljá v.tr. "conciliare": quanne m’assètte vucine a lu fucuríle la vambe me cùngílje lu suónne. "quando mi siedo vicino al focolare la fiamma mi concilia il sonno". cungendrá v.tr. "concentrare": stàteve citte ca pe ffá stu lavóre m’agghia cungendrá. "statevi zitti che per fare questo lavoro mi devo concentrare". cungepí v.tr. "concepire". cungerá v.tr. "congedare": ròppe receròtte mise re suldate mó l’ànne cungeráte. "dopo diciotto mesi di soldato l‟hanno congedato". cungére s.m. "congedo". cungertá v.tr. "concertare". cungertíne s.m. "concertino": a lu spusalízzje re Mariianníne chiamárene tutteèdduje li cungertíne. "allo sposalizio di Marianna chiamarono ambedue i concertini". cungèsse p.p. "concesso": ammésse e nu ngungèsse ca rice la veretà e chi te vóle crére?. "ammesso e non concesso che dici la verità e chi ti vuole credere?". cungètte s.m. "concetto": re l’amecízzje tója n’agghia avute sèmbe nu bbuóne cungètte. "della tua amicizia non ho avuto sempre un buon concetto". cunghe s.m.pl. "pasta fatta in casa (linguaggio dei bambini)". cunghiùre v.tr. "concludere": parlame e pparlame ra tanda tjémbe sènża cunghiùre njénde. "parliamo e parliamo da tanto tempo senza concludere niente"; p.p. cunghiute. cungiliatóre s.m. "conciliatore": pàtreme avíje la nnòmene re cungiliatóre pe òtt’anne. "mio padre ebbe la nomina di conciliatore per otto anni". cungìme s.f. "concime". cungiùre s.f. "congiura": jé na cungiùre cóndre re nuje, ma ché ve site ammattúte?. "è una congiura contro di noi, ma che vi siete ammattiti?". cungjérte s.m. "concerto, corredo da letto": a re ffiéste patrunále la bbande re Panne face cungiérte mmjézze a la chiazze. "alle feste patronali la banda di Panni fa il concerto in mezzo alla piazza". cunglusjóne s.f. "conclusione": mó meníme a la cunglusjóne, vjéne o nun vjéne a mangiá cu nnuje?. "ora veniamo alla conclusione. vieni o non vieni a mangiare con noi?". cungòrdje s.f. "concordia": stéve na cungòrdje nd’a quédda famíglie ca t’ascève lu jate!. "stava una concordia in quella famiglia che ti veniva la voglia!". cungórse s.m. "concorso". cungréha s.f. "congrega": a Ppanne ce stá la cungréha re lu Sacramènde. "a Panni ci sta la congrega del Sacramento". cunguíste s.f. "conquista": Ndenjùcce jé nu bbèllu uaglióne cu l’uócchie a la frecagnóle e nu nge mànghene re cunguíste. "Antonio è un bel ragazzo con gli occhi maliziosi e non ci mancano le conquiste" cungurdá v.tr. "concordare". cùnnele s.f. "culla": lu criature l’àja abbetuá a stá nd’a la cùnnele no mbrazze se no li suvrízzje chi te re face?. "il bambino lo devi abituare a stare nella culla non in braccio altrimenti i servizi chi te li fa?"; cùnnele, a la- loc.avv. "ripiglino". cunnescénne v.intr. "condiscendere": nu ngunnescénne a quédde ca te rice nepútete ca te truóve mmjézze a li mbruóglie. "non condiscendere a quello che ti dice tuo nipote che ti trovi in mezzo agli imbrogli". cunnètte v.tr. "connettere": quann’é ca parle n’arrjésce a cunnètte pròpje pe nnjénde. "quand‟è che parli non riesci a connettere proprio per niente". cunnumíje s.f. "economia": se vulime ìre nnanże avima fá sule cunnumíje. "se vogliamo andare avanti dobbiamo fare solo economia". cunvessá v.tr. "confessare". cunvjétte s.m. "confetto". cunżá v.tr. "condire"; p.p. cunżate. cunżacrá v.tr. "consacrare". cunżapévele agg. "consapevole": jé cunżapévele re l’arróre suje ma nu re vvóle rá a ccapí a l’atu frate. "è consapevole del suo errore ma non lo vuole dare a capire all‟altro fratello". cùnże s.m. "pila di fiscoli sotto la pressa". cunżederá v.tr. "considerare": prime re te métte rinde a quéssa setuazzjóne àja cunżederá ru bbuóne e ru triste. "prima di metterti dentro a questa situazione devi considerare il buono e il triste". cunżegliá v.tr. "consigliare". cunżégne s.f. "consegna". cunżendí v.intr. "consentire". cunżènże s.m. "consenso": Marjètte ròppe c’avíje lu cunżènże ra li ggenitúre, se spusàje cu Marcúcce. "Maria dopo che ebbe il consenso dai genitori, si sposò con Marco". cunżèrve s.f. "conserva, salsa (al pomodoro)": cummà, la cunżèrve re pumberóre, la fazze assucá nd’a re spasètte a lu sóle, lu mbicce jé ca spisse s’adda ruvutá. "comare, la conserva di pomodoro la faccio asciugare nei piatti grandi al sole, il fastidio è che spesso si deve girare". cunżiglie s.m. "consiglio": mó vatte cùleche, craje me raje na respòste ca la nòtte pòrte cunżiglie. "ora vai a coricarti, domani mi dai una risposta che la notte porta consiglio". cunżime s.m. "condimento": sóp’a li maccarúne mìttece assàje cunżime ca me vòglie alleccá li bbaffe "sui maccheroni mettici assai condimento che mi voglio leccare i baffi". cunżiste v.intr. "consistere": allecuórdete ca lu lavóre nuóste cunżiste c’avima zappá ra la matine a la nèura sére. "ricordati che il nostro lavoro consiste che dobbiamo zappare dalla mattina alla notte fonda"; p.p. cunżestùte. cunżóle s.f. "consolle". cunżòrte s.m. "consorte". cunżòrzje s.m. "consorzio": nd’a lu perjéte re la uèrre funżiunáve lu cunżòrzje pe la raccòvete re ggrane, ggranerínje e uóglie. "nel periodo della guerra funzionava il consorzio per la raccolta del grano, granturco, e olio". cunżuhuènże s.f. "conseguenza". cunżulá v.tr. "consolare". cunżultá v.tr. "consultare": nun facènne a ccapuócchie t’àja appríme cunżultá cu màmmete e ffràtete. "non fare a casaccio ti devi prima consultare con tua madre e tuo fratello". cunżumá v.tr. "consumare"; p.p. cunżumáte. cunżume s.m. "consumo": si nu nże mandène lu cunżùme, s’appezzendísce prjéste. "se non si mantiene il consumo, s'impoverisce presto". cunżuóle s.m. "consolo": nu me creréve ca sòremacucíne me purtave lu cunżuóle, s’éja pegliate tanda fastirje. "non mi credevo che mia cugina mi portava il consolo, si è presa tanto fastidio". cuócce s.m. "coccio"; -melóne s.m. "testa calva"; -re la munnézze s.m. "pattumiera"; -vjécchie s.m.pl. "anticaglia"; dim. cuccetjédde. cuócchile 1.s.m. "guscio"; 2.s.m.pl. "soldi"; s.f.pl. còcchile. cuóciammílle loc.avv."cucinameli". cuódde s.m. "collo"; -re lu pére s.m. "caviglia": Chilómbe s’éja surrutáte lu cuódde re lu pére mangíne, carènne pe re ścale. "Colomba si è slogata la caviglia sinistra cadendo per le scale". cuónże s.m. "misurino d‟olio nel frantoio". cuóppe s.m. "calta, cartoccio": me rialàrene nu cuóppe re cerase, jévene re pprime, re pegliàje aggradíte. "mi regalarono un cartoccio di ciliegie, erano le prime, le gradii"; -re gelate s.m. "cono gelato"; dim. cuppetjédde; dim. cuppetjédde re gelate. cuórje s.m. "cuoio, pelle coriacea": téne lu cuórje tuóste, mmjate a idde. "tiene la pelle coriacea, beato lui". cuórne s.m. "corno"; sf.pl. ccòrne; dim. curnidde, curnecjédde. cuórpe s.m. "corpo, pancia, tronco". Cuórpesdòmene s.m. "Corpus Domini". cuórve s.m. corvo. cuózze s.m. "dorso occhio dell‟accetta, costola di un coltello, gobba". cupaggiá v.tr. "equipaggiare": staje cupaggiáte bbuóne andó àja ìre a spalá la néve?. "stai molto equipaggiato dove devi andare a spalare la neve?". cupe 1.s.m. "alveare"; pl. cùpere: lu mméle l’accattáje ra Petrúcce ca tène fóre numunne re cùpere. "il miele lo comprai da Pietro che tiene in campagna molti alveari"; 2.s.f. "Valle Cupa (contrada sulla strada per i Salaconi)". cupèrte s.f. "coperta"; -re péle re cunìglie s.f. "coperta di lana": dim. cupertèdde. cupetáre s.m. "venditore di torrone". cupéte s.f. "torrone". cupjá v.tr. "copiare". cupjérchie s.m. "cocchiume ,coperchio"; dim. cuperchjédde. cuppetjélle s.m. "farfara". cuppine s.m. "ramaiolo"; dim. cuppenjédde. cuppulécchie s.f.dim. "cuffietta". cuppulóne s.m. "peperone grosso". curadde s.m. "corallo". curagge s.m. "coraggio": avima avé curagge p’affrundá ògne ccóse bbèlle o bbrutte. "dobbiamo avere coraggio per affrontare ogni cosa bella o brutta". curaggiúse agg. "coraggioso": n’agghi viste a nnesciune accussì curaggiúse cúm’a tté. "non ho visto nessuno così coraggioso come te". curàtele s.m. "massaio". curdèlle s.f. "cordicina". curdóne s.m. "cordiglio, cordone"; dim. curdungíne. curjàndele s.m. "coriandolo". curine s.m. "groppiera". curiusá v.intr. "curiosare": fatte li fatte tuje, nu menènne a curiusá nd’a la case nòste. "fatti i fatti tuoi, non venire a curiosare nella nostra casa". curnate s.f. "cornata". curnecióne s.m. "cornicione": lu curnecióne jé sfrabbecáte, nun vire ca se ne care a ppjézze?. "il cornicione è disfatto, non vedi che se ne cade a pezzi?". curnice s.f. "cornice". curnute agg. "cornuto". curpètte s.m. "corpetto". curre curre loc.avv."corri corri". currègge v.tr. "correggere": lu majéste m’adda currègge lu téme, puó èsse c’agghi nu vóte bbuóne. "il maestro mi deve correggere il tema, può essere che ho un buon voto"; -, nu nże póte- loc.avv. "incorreggibile". curréje s.f. "cinghia". currènda lètteche s.f."corrente elettrica". currènde s.m. e agg. "corrente": míttele a ccurrènde re tutte, sule accussì se póte recide. "mettilo a corrente di tutto, solo così si può decidere". currespónne v.intr. "corrispondere": stu rulóre a lu pjétte currespónne addréte a re spadde. "questo dolore al petto corrisponde dietro alle spalle". curréte s.m. "corredo". currettézze s.f. "correttezza": à ttenute la currettézze re me nvetá, ma nu nge pòzze ìre a la fèste. "ha tenuto la correttezza di invitarmi, ma non ci posso andare alla festa". curretúre s.m. "corridoio". currjére s.f. "corriera": stammatíne stévene póche persune abbasce a la tavèrne a aspettá la currjére, l’ate jévene nghianate a lu Castjédde. "stamattina stavano poche persone giù alla taverna ad aspettare la corriera, gli altri erano saliti al Castello". currígge v.tr. "correggere una persona". curríve p.p. e agg. "deluso": jé rumaste curríve pecché nunn’éja arruváte pe pprime a la córse. "è rimasto deluso perché non è arrivato per prima alla corsa". currómbe v.tr. "corrompere". curte agg. "corto". curteddáte s.f. "coltellata". curtèdde s.f. "coltella". curteddjá v.tr. "accoltellare". curteggiá v.tr. "corteggiare". curtéhe s.m. "corteo": quanne spusárene Ggenuvèffe e Ddiaróre, lu curtéhe jéva luónghe ra vucine a l’arche a li quatte candune. "quando si sposarono Genoveffa e Teodoro il corteo era lungo da vicino all‟arco ai quattro cantoni". curtellácce s.m. "squartatoio". curtesíje s.f. "cortesia": pe curtesíje, famme parlá appríme a mmé e pó me rice quédde ca vuó. "per cortesia, fai parlare prima me e poi mi dici quello che vuoi". curtjédde s.m. "coltello, trincetto (arnese del calzolaio)"; -a ścatte s.m. "coltello a serramanico"; -tagliate, a- loc.avv. "ai ferri corti"; dim. curteddúzze. curunáre s.f. "donna sfaccendata e perditempo". curunjá v.intr. "andare in giro". curvache s.f. "cloaca". cuscenáte s.f. "guancialata": frate míje se nu nde stàje fitte, te ścaffe na cuscenáte ngape. "fratello mio se non ti stai fermo, ti schiaffo una guancialata in testa". cuscenètte s.m. "guancialino, spallina, tampone": vire ca sóp’a lu cuscenètte stanne numunne r’àquere, ciuótte e suttile, scigli tu. "vedi che sopra al guancialino stanno molti aghi grossi e sottili, scegli tu"; vire ca sóp’a lu cuscenètte àja métte l’atu nghiòstre. "vedi che sopra al tampone devi mettere l‟altro inchiostro". cuscenżjùse agg. "coscienzioso". cuscjénże s.f. "coscienza": míttete la mane sóp’a la cuscjénże e ppó parle. "mettiti la mano sopra alla coscienza e poi parla". cuscíne s.f.pl. "guanciale"; pl. cuscéne; dim. cuscenjédde. cusecché cong. "cosicché": nu nżacce njénde, cusecché nun me sènde re me ndrumétte. "non so niente, cosicché non mi sento di intromettermi". cusetóre s.m. "sarto"; f. cusetríce. cusetùre s.f. "cucitura". cussóne s.m. "coscia". custá v.intr. "costare": quédda rròbbe véne a custá parícchie. "quella roba viene a costare parecchio". custatá v.tr. "constatare". custetuzzjóne s.f. "costituzione": Sèppe téne na custetuzzjóne rébbele, s’adda stá attjénde a lu fridde. "Giuseppina tiene una costituzione debole, si deve stare attenta al freddo". custjóne s.f. "questione": luvame ra mjézze la custjóne e rrestame amice cúm’appríme. "togliamo di mezzo la questione e restiamo amici come prima". custòre s.m. (fig.) custode". custringe v.tr. "costringere": nu lu pòzze custringe, se vóle mení àdda mení ra sule. "non lo posso costringere, se vuole venire deve venire da solo". custruí v.tr. "costruire": s’ànna custruí paricchie case e ché se vère la víje?. "si devono costruire parecchie case e che si vede la via?". custurí v.tr. "custodire": s’adda custurí la case quanne manghe lu padróne. "si deve custodire la casa quando manca il padrone". cute cutà v.tr. "chiamare la gallina". cutedjàne agg. "quotidiano". Cutìzze s.m. "Cotizzi (contrada sulla strada per Accadia vicino al Bosco), terreno di 8 are". cuttíche pron.pers. "teco": crajmatíne, ce ne meníme cuttíche a Bbuvíne. "domattina, ce ne veniamo teco a Bovino". cuttóne s.m. "cotone": s’accummènże a ssènde lu fridde, léva re lenżóle re cuttóne e mitte quédde re fustàggene. "si incomincia a sentire il freddo, togli le lenzuola di cotone e metti quelle di flanella". cutture s.f. "cottura". cutugne s.m. "cotogno". cutulá v.intr. "dondolare, guazzare, traballare": feglió fatte rá l’óva fréśche, vire appríme se còtelene. "figliola fatti dare le uova fresche, vedi prima se guazzano"; a sta sègge pe nu la fá cutulá l’àja accunżá li pjére. "a questa sedia per non farla traballare devi aggiustare i piedi"; -la cape v.tr. "scrollare la testa". cutuljénde agg. "traballante". cuvá v.tr.intr. "covare": la vòcchele adda cuvá r’óve venderùje juórne. "la chioccia deve covare le uova ventidue giorni". cuzjénde s.m. "quoziente": mó fá la pròve e accussì vire se lu cuzjénde jé satte. "ora fai la prova e così vedi se il quoziente è esatto". cuzzàmmere s.m. "gobbo". cuzzarjédde s.m. "gobbo". cuzzechélle s.f. "crosticina di una ferita". cuzzecóne s.m. "taccagno". cuzzètte s.m. "nuca": s’abbuścàje nu pùjne addréte a lu cuzzètte. "si buscò un pugno dietro alla nuca". cuzzulédde s.f.pl. "lumache (pasta alimentare)". dà avv. "là". dabbasce avv. "dabbasso, laggiù": cu ste ccòsse ca me fanne male, p'arruvá ddabbasce ce vóle paricchie tjémbe. "con queste gambe che mi fanno male, per arrivare laggiù ci vuole parecchio tempo". ddabbecíne avv. "là vicino". ddaddínde avv. "là dentro". ddaddréte avv. "là dietro". ddaffóre avv. "là fuori". ddammónde avv. "là sopra". ddassópe avv. "là sopra, lassù". ddattuórne avv. "là intorno". ddecchiù, ru- loc.avv. "supero". dderrupe, a- loc. avv. "a precipizio". ddice v.tr. "dire"; ddirecille: "dircelo"; ddice, a- loc.avv. "a dire". Ddíje s.m. "Dio": ajùtete ca Ddíje t'ajute. "aiutati che Dio ti aiuta". Ddíjnelibbere loc.avv "Dio ne liberi". ddó avv. "lì". ddóche avv. "costà e costì". ddóddinde avv. "lì dentro" ddóse s.f. "dose": nd'a la menèste àja métte na ddóse juste re sale. "nella verdura devi mettere una dose giusta di sale". ddréte avv. "dietro": -pe ddréte s.m. "percorso periferico": sònghe menute pe ddréte pe ddréte, nun m'à viste nesciune. "sono venuto per il percorso periferico, non mi ha visto nessuno". ddu agg.dim. "quello": pl.ddi; f.sing. dda; pl. dde dduje agg.num.card. "due"; f. ddòje. deciaríje s.f. "diceria": quédda feglióle téne na bbrutta deciaríje, peró nu nże face nné janghe e nné rrósse. "quella ragazza tiene una brutta diceria, però non si fa né bianca e né rossa". delecitése s.m. "delicetese"; pl. delecitíse "abitanti di Deliceto". derrùpe s.m. "dirupo": vire andó mitte li pjére ca cchiù addà stá nu derrùpe. "vedi dove metti i piedi che più in là sta un dirupo". derrùtte s.m. "rutto". D destemònje s.m. "testimone": statte attjénde mó ca vaje a ffá lu destemònje, rí tutte la veretà. "stai attento ora che vai a fare il testimone, dì tutta la verità". destemunjá v.tr. "testimoniare". desulazzjóne s.f. "desolazione": appríme pe ffóre se ngundrávene tanda cristjàne, ma mó nu nże vére nesciune, jé pròpje na desulazzjóne. "prima per la campagna si incontravano tante persone, ma ora non si vede nessuno, è proprio una desolazione". Diasille s.m. "Dies irae": lu Diasille jé candate ra l'acciuprèute lu juórne re re ssèquje. "il Dies irae è cantato dall'arciprete il giorno delle esequie". dindin voce onom. "tintin": curre Mariù, va apre la pòrte, nu nżjénde lu dindin re lu cambanjédde re lu mule, sarrá pràtete ca s'arretíre. "corri Maria, vai ad aprire la porta non senti il tintin del campanello del mulo, sarà tuo padre che si ritira". dindò s.m. "dindon": lu dindò re quédda cambane m'à nżurdute re ggurécchie. "il dindon di quella campana mi ha assordato le orecchie". dòndò s.m. "altalena". drummetàrje s.m. "dromedario": lu drummetàrje, uaglió, téne une o ruje cuózze?. "il dromedario, ragazzo, tiene uno o due gobbe?". dunżélle s.f.pl. "tonsille". duttóre s.m. "dottore": mufalànne Mecalúcce jé revendáte duttóre. "l'anno scorso Michele è diventato dottore". 80 È bbeche s.f. "epoca": stame attraversánne n'èbbeche reffícele. "stiamo attraversando un'epoca difficile". ébbete agg. "ebete": sí pròpje n'ébbete. "sei proprio un ebete". èbbíve inter. "evviva": sendjétte ra case l'èbbíve ca arruvávene ngjéle, facjérne fèste pe lu figlie. "sentii da casa gli evviva che arrivavano in cielo, fecero festa per il figlio". èccquece avv. "eccoci". édde pron.pers. "essa, lei": vá ra édde e ricce tutte cóse. "vai da lei e dicci tutte le cose". ègrègge agg. "egregio": feglió, mó c'accummjénże a ścrive sse lìttere mìttece appríme ègrègge e ppó lu nnóme. "ragazza, ora che inizi a scrivere codeste lettere mettici prima egregio e poi il nome". Èlece s.f. "Elice (contrada sulla strada per Bovino, sulla sinistra, in curva al muraglione)". èmbè cong. "ebbene": èmbè, ché ce pòzze fá?. "ebbene, che ci posso fare?". èndráte s.f. "ingresso". énghie v.tr. "empire". énnece s.m. "endice": tenime sèmbe l'énnece nd'a lu nire pe fá fá r'óve a re ggaddíne. "teniamo sempre l'endice nel nido per far fare le uova alle galline". éo pron.pers. "io": pàtreme e éo tenime la stessa facce, ce assemegliáme numunne. "mio padre e io teniamo lo stesso viso, ci assomigliamo molto". èrére s.m. "erede": Custánże jé state lu sule èrére re tutta quédda pruprjétà. "Costanzo è stato il solo erede di tutta quella proprietà". érmece s.m. "coppo, embrice"; pl. ìrmece: cu lu terramóte re vjénde c'à tterate ajére se sònghe rutte numunne re ìrmece. "con il terremoto di vento che ha tirato ieri si sono rotti molti embrici". érpice s.m. "strascino". èrre s.f. "edera"; pl. ghèrre. érva mèdeche s.f. "fieno greco". èrve s.f. "erba"; -allambáte s.f. "erba bruciata"; -cimecégne s.f. "stachys"; -re l'anghjàte s.f. "camedrio"; -re la tósse s.f. "acetosa"; -re li cadde s.f. "ombelico di Venere"; -re lu latte s.f. "gallio"; -re lu talepíne s.f. "piantaggine maggiore"; -re mure s.f. "parietaria"; -re sannecóla s.f. "sanicola".; -resenáte s.f. "erba che si va perdendo"; -ścumate s.f. "erba bruciata". éśche s.f. "esca (materia vegetale)"; -re córte s.m. e f. "persona incline a far causa". èsèmbje s.m. "esempio". èsse v.intr. "essere"; p.p. state. 81 á v.tr. "fare"; -a ppjézze v.tr. "dilaniare"; -abbré v.tr.intr. "far finta, simulare": quanne me ngóndre cu Fònże face abbré ca nun me vére pe nun me salutá. "quando mi incontro con Alfonso fa finta che non mi vede per non salutarmi"; -allite v.tr. "litigare"; -allungá lu cuódde v.tr. "far aspettare lungamente"; -bbèlle v.tr. "abbellire"; p.p. fatte bbèlle; -cale e àuze v.tr. fam. "sbollentare": quissi pumberóre falle cale e àuze, pó spjéddele e mittele nd'a li bbuccacce. "codesti pomodori falli sbollentare, poi spellali e mettili nei barattoli di vetro"; -cchiù ggruósse v.tr. "ingrandire": míttete l'acchjàle e vvire ca lu ścritte face cchiù ggruósse. "mettiti gli occhiali e vedi che lo scritto è ingrandito"; -celí celí v.tr. "cinguettare": vulésse ròrme na nżénghe re cchiù a la matine ma l'aucjédde fanne celí celí e me réscetene. "vorrei dormire un po‟ di più alla mattina ma gli uccelli cinguettano e mi svegliano"; -cenjére v.tr. intens. "rammollire"; -chine fine a l'urle v.tr. non com. "rabboccare"; ciuótte v.tr. "ingrassare"; f. - ciòtte; -e sfá v.tr. "fare e disfare"; -fòrte v.tr. "spalleggiare": nu ndéne cchiù l'amíce ca lu fanne fòrte, peqquésse s'éja ammusciàte. "non ha più gli amici che lo spalleggiano, perciò si è ammosciato"; -janghe v.tr.intr. "sbiancare"; -l'amóre v.tr. "amoreggiare": jé nu mesarjédde ca Felúcce face l'amóre cu Tresúcce ma ce crére póche ca dure alluónghe. "è un mesetto che Raffaele amoreggia con Teresa ma ci credo poco che dura a lungo"; -l'ausjédde v.tr. "abbicare": mó ca funísce r'ammunduná re ggrègne, míttene trènde o quarandaròje pe ffá l'ausjédde. "ora che finisci di ammucchiare le biche, mettine trenta o quarantadue per abbicare"; -la cape v.tr. "pettinare"; -la fatture v.tr. "affatturare": Mecalíne à dditte ca lu figlie nu stá pe nnjénde bbuóne, l'ànne fatte la fatture. "Michelina ha detto che il figlio non sta per niente bene, lo hanno affatturato"; -la làja v.tr. "beffeggiare"; -la micce v.tr. F "appostarsi": Runà, àje vòglie a stá a li quatte candune a ffá la micce, musére Maríje nu mbasse. "Donato, hai voglia a stare ai quattro cantoni ad appostarti, stasera Maria non passa"; -la pèdde re ggaddine v.tr. "accapponarsi"; -la pòste v.tr. "appostarsi, posteggiare"; -la ścume v.tr. "spumeggiare": míttele chiane chiane la bbirre nd'a lu bbucchjére nun facènne fá la ścume. "mettila piano piano la birra nel bicchiere non farla spumeggiare"; -la squríje v.tr. "abbuiare": prime ca face la squríje, arretírete ra fóre cu l'anemàlje. "prima che abbuia, ritirati dalla campagna con gli animali"; -la tósse v.tr. "tossicchiare": jé nnùtele ca faje la tósse Runà, me sònghe accòrte ca sí tu, me ne sònghe jute a la puzze quanne sí menute. "è inutile che tossicchi Donato, mi sono accorto che sei tu, me ne sono andato per intuito quando sei venuto"; -la tracce v.tr. "tracciare"; -la varve v.tr. "sbarbare"; -li prenuótte v.tr. "temporeggiare": qua faje li prenuótte, t'àja pure recire na bbóna vòte: "qui temporeggi, ti devi pure decidere una buona volta"; -li turnjélle v.intr. "girellare"; -lòtene v.tr. "attaccare briga": nun fá lòtene, si puó accundjèndete e llasse pèrde ògne ccóse. "non attaccare briga, se puoi accontentati e lascia perdere ogni cosa"; -lu mbuóste v.tr. "fare la posta"; -lu nnèste v.tr. "vaccinare": ggiuverì che véne avíma ìre a ffá fá lu nnèste a lu criature: "giovedì che viene dobbiamo andare a far vaccinare il bambino"; -lu brìnnese v.tr. "brindare": me raccumánne quanne funíme re mangiá fá lu brìnnese p'ahurá bbóna furtune a chi parte; "mi raccomando quando finiamo di mangiare fai il brindisi per augurare buona fortuna a chi parte"; -lu ścasse v.tr. "scassare il terreno"; -lu smèrle v.tr. "smerlare": zíjme, m'à ffatte lu smèrle a lu mesale celestíne, jé menute bbuóne bbèlle. "mia zia, mi ha smerlato la tovaglia celestina, è venuta molto bella"; -lu sòsònne v.tr. "dormire (per i bambini)"; lu stracche v.tr. "seminare nel solco"; -lu sunde v.tr. "sunteggiare": pe re vacanże la maéste m'à ddate ra fá lu sunde re quatte libbre; "per le vacanze la maestra mi ha dato da sunteggiare quattro libri"; -manemane v.tr. "fare presto"; -métte paùre v.tr. "terrorizzare": a chi vuó fá métte paure? Nno cèrte a mmé ca n'agghi viste re tutte li culure. "a chi vuoi terrorizzare? Non certo a me che ne ho visto di tutti i colori"; mòsse v.tr. "fare storie"; -na vambe re fuóche v.tr. "arrossire"; -ndindóló v.tr. "spenzolare": Giuljè, ljévete ra ddó ra la funèste, cu quésse ccòsse ca fanne ndindolò, puó caré abbasce. "Giulia, togliti da lì dalla finestra, con codeste gambe che spenzolano, puoi cadere giù"; níure cúm'a nu cataruózze v.tr. "abbronzare"; -nòtte v.tr. "annottare"; pace v.tr. "rappacificare"; -parte v.tr. "appartenere": sta case facéve parte re la pruprjétà re tataránne ca pó se venníje. "questa casa faceva parte della proprietà di nonno che poi si vendette"; -re castagnóle v.tr. "schioccare le dita"; -re ggrègne v.tr. "accovonare"; -re ppòste v.tr. "agonizzare": vire ddu cane ddà ndèrre cúme face re ppòste, vattelásce ché s'éja mangiate!. "vedi quel cane là per terra come agonizza vattelappesca che si è mangiato!"; -re ttórne v.tr. "girare in tondo"; -rétecule v.tr. "rinculare"; -sciarre v.tr. "litigare"; -stá citte v.tr. "azzittire": lu féce stá citte sule cu n'ucchjàte, recènne ca accussì facéve lu patre cu idde. "lo azzittì solo con una occhiata, dicendo che così faceva il padre con lui"; -vérde v.tr. "verdeggiare": pe ffóre ru ggrane accummènże a ffá vérde. "per la campagna il grano incomincia a verdeggiare"; -veré v.tr. "mostrare"; -zizì v.tr. "far capolino": vire vì cúme face zìzì addréte a la funèste, se crére ca nun l'agghi viste. "vedi vedi come fa capolino dietro la finestra, si crede che non l'ho visto". fàbbele s.f. "favola": quiddi fatte ca m'àje raccundáte sònghe tutte fàbbele. "quei fatti che mi hai raccontato sono tutte favole". facce s.f. "faccia, guancia, viso, volto"; dim. facciódde; -abbussacchjàte s.f. "viso gonfio"; -re mòstre s.f. "mascalzone": ché vá truvanne stu facce re mòstre, nu ru sacce. "che va trovando questo mascalzone non lo so"; -sénghe sénghe s.f. faccia grinzosa. faccefrónde loc. avv. "di fronte, vis-àvis": éo nghianáve pe lu córse, édde scennéve ra li quatte candune, ce truvamme faccefrónde. "io salivo per il corso, lei scendeva dai quattro cantoni, ci trovammo di fronte". facceníure s.m. "bruno di carnagione". faccerembíse s.m. "furfante": ra Felúcce te puó aspettá tutte, jé nu faccerembíse, làssule pèrde. "da Raffaele ti puoi aspettare tutto è un furfante, lascialo perdere". faccerússe s.m. "persona con gote colorite"; f. faccerósse. faccetuóste agg. "sfrontato"; f. facciatòste. faccia vérde s.m. e f. "persona dal colorito verdastro". facciàffrúnde s.m. "confronto". facciavíste s.f. "pietra a vista". face ascí re ścatédde s.m. e f. "persona ingegnosa"; -bbéne agg. "efficace": uaglió, vívete sta merecíne ca te face bbéne. "ragazzo, beviti questa medicina che è efficace". facènne s.f. "faccenda": pe resòlve quédda facènne ce vulíje numunne re tjémbe. "per risolvere quella faccenda ci volle molto tempo". facultà s.f. "facoltà": mó jé facultà tója se vuó ìre a ccercá cunżiglie o faje ra sule. "ora è tua facoltà se vuoi andare a cercare consigli o fai da solo". facultúse agg. "facoltoso". fahúgne s.m. "favonio, vento da Ariano Irpino": quanne tire fahúgne a lu Castjédde nu nge puó ìre ra la parte re la habbine. "quando tira favonio al Castello non ci puoi andare dalla parte della gabina". Faíte s.f. "Faito (contrada sulla strada per Santa Maria del Bosco e oltre confinante con il territorio di Accadia)". falgunètte s.m. "falcone"; pl. falgunjétte: li falgunjétte nun fanne cchiù abbecená li pecciùne a la pecciunére. "i falconi non fanno più avvicinare i colombi alla colombaia". fallemjénde s.m. "fallimento". fallí v.intr. "fallire": jé fallute, à llassate tutte e se n'éja jute a l'Amèreca. "è fallito, ha lasciato tutto e se n'è andato in America"; p.p. fallute. falòppe s.f. "erbaccia verde e secca". famuse agg. "famoso": si nunn'ascéve ra Panne, maje revendáve famuse. "se non usciva da Panni, mai diventava famoso"; f. famóse. fanatecaríje s.f. "millanteria": quanda fanatecaríje, se crére ca idde jé tutte, ma n'éja musse suje, jé ca téne a re spadde nu pjézze gruósse. "quanta millanteria si crede che lui è tutto, ma non è capacità sua, è che tiene alle spalle un pezzo grosso". fanáteche agg. f. e m. "fanatico, millantatore" me face tuccá li njérve quanne parle accussì, jé pròpje nu fanáteche. "mi fa innervosire quando parla così, è proprio un fanatico". fandaríje s.f. "fanteria". fandasíje s.f. "fantasia": tjéne assàje fandasíje scinne cu li pjére pe ndèrre. "tieni molta fantasia, scendi con i piedi per terra". fandònje s.f. "fandonia". fanfarróne s.m. "fanfarone". fangòtte s.m. "fagotto": a Cataríne l'agghi viste pe Sande Ulíje cu nu fangòtte sótte a lu vrazze, sacce ché ppurtave. "a Caterina l'ho vista verso Sant'Elia con un fagotto sotto il braccio, non so che portava". farabbútte s.m. "farabutto": jé nu farabbútte, quiste jé…… nun me facènne parlá. "è un farabutto, questo è ….. non mi far parlare". farangíte s.f. "faringite": tènghe la farangite e ògne ttande me véne la tósse. "ho la faringite e ogni tanto mi viene la tosse". farfaglióne agg. "farabolone". farfarjédde s.m. "farfarello": fá lu bbuóne figlie se no fazze mení lu farfarjédde. "fai il buon figlio altrimenti faccio venire il farfarello". farfugliá v.tr. "barbugliare, farfugliare": mammaránne parlàje nd'a lu pùjne, farfugliàje còccóse ma nu ngapjétte njénde. "nonna parlò nel pugno, farfugliò qualcosa ma non capii niente". farre agg. "denso". farreceddáte s.f. "grandinata mista a pioggia". farrecjédde s.m.pl. "grandine mista a pioggia". farse nu nnóme v.rifl. "affermarsi": Rucchíne s'éja fatte nu nnóme, andó lu mitte sape fá tutte cóse. "Rocco si è affermato, dove lo metti sa fare tutto"; veré v.intr. "apparire": nżuónne se face veré spisse pràteme ca me rice tanda cóse. "in sogno si fa vedere spesso mio padre che mi dice tante cose". fasce re lèune s.m. "fastello"; dim. fascetjédde re lèune; -re lèuna suttile s.m. "fascina": pe la vernate me sjérvene na cinguandína re fasce re lèuna suttile. "per l'invernata mi servono una cinquantina di fascine". fascjédde s.m. "fiscella": feglió, mó a ppóche a ppóche mitte la recòtte rinde a quiddu fascjédde. "ragazza, ora a poco a poco metti la ricotta dentro a quella fiscella". fascíme s.f. "fasciname". fasóle s.m. "fagiolo"; pl. fasùle. fassá v.tr. "bendare": nun fassá tu la còsse, ma falle veré a mmàmmete. "non bendare tu la gamba, ma falla vedere a tua madre". fassatúre 1.s.m. "pannolino"; 2.s.f. "fasciatura": s'éja misse na fassature attuórne a l'uósse pezzille, ché à ppegliate na stòrte?. "si è messo una fasciatura intorno al malleolo, che ha preso una storta?". fasse s.f. "benda, fascia". fasterjùse agg. "fastidioso": jé fasterjùse a mmení fóre alappjére, ma pe te veré fazze quésse e ate. "è fastidioso venire in campagna a piedi, ma per vederti faccio questo e altro". fastírje s.m. "fastidio": jé na vrehògne ca raje sèmbe fastírje a quiddu cristjàne. "è una vergogna che dai sempre fastidio a quella persona". fasulíne s.m. "fagiolino". fatìa s.f. "lavoro". fatíje s.f. "fatica": jé n'óme re fatíje. "è un uomo di fatica". fatijá v.tr. "faticare, lavorare": jé ggià tarde, mìttete sùbbete a fatijá, se no pe mmusére nun funisce la fatìa. " è già tardi, mettiti subito a lavorare, altrimenti per stasera non finisci il lavoro"; -a mmaglie v.tr. "lavorare a maglia"; -la cauzétte v.tr. "sferruzzare". fatjatóre s.m. "faticatore, lavoratore": lu chiàmene tutte a Ppèppe pecché jé nu fatjatóre cu li fiócche. "lo chiamano tutti a Giuseppe perché è un lavoratore con i fiocchi". fatte s.m. "fatto"; dim. fattarjédde; fatte lóre, a- loc.avv. "a modo loro"; fatte míje, a- loc.avv. "a modo mio"; fatte suje,aloc.avv. "a modo suo"; fatte tuje, aloc.avv. "a modo tuo"; -fuóche p.p. e agg. "arroventato": quiddu fjérre ddà ndèrre jé fatte fuóche nu lu tuccá se no te sarde "quel ferro là a terra è arroventato non lo toccare altrimenti ti bruci"; -ngase agg. "casereccio": ssu ppane mangiatílle spenżerate ca jé fatte ngase, andó vaje chi te lu vóle rá?. "codesto pane mangiatelo spensierato che è casereccio, dove vai chi te lo vuole dare?"; -re salute agg. "fatto di buona misura". fattèèbbuóne p.p. "confezionato"; f. fattèèbbóne: n'agghi avute tjémbe re ìre nd'a la sarte e la vèste me l'agghi accattáte fattèèbbóne. "non ho avuto tempo di andare dalla sarta e il vestito l'ho comprato confezionato". fattizze agg. "robusto": Angícche jé n'óme fattizze, Sandumartíne téne na fòrze re bbóje. "Francesco è un uomo robusto, San Martino tiene una forza di boia". fàuce s.f. "falce". fauciá v.tr. "falciare": specciàmece a fauciá quèst'èrve ca mó véne a cchióve. "spicciamoci a falciare quest'erba che ora viene a piovere". fauciàte s.f. "falciata". fauciatóre s.m. "falciatore"; pl. fauciatúre: li fauciatúre se mettévene vucine a lu munumènde, chi re vvuléve re gghiéve a chiamá ddà. "i falciatori si mettevano vicino al monumento, chi li voleva li andava a chiamare là". faucióne s.m. "falce da fieno". fàuze agg. "falso": quistu bbrellòcche nunn'éja r'óre ma jé fàuze. "questo ciondolo non è d'oro ma è falso". fave arrappáte s.f.pl. "fave secche lessate". favucce s.f. "fava nana". favulúse agg. "favoloso". favurí v.tr. "favorire": vuó favurí ca te faje nu bbucchjére re vine?. "vuoi favorire che ti fai un bicchiere di vino?". fazzatóre s.f. "parte superiore della madia per fare il pane". fazzulètte, a lu- loc. avv. "gioco della bandiera". fecatjélle s.m. "coratella": pe mmusére apprepáre ruje o tré fecatjélle cu r'óve ca menime a mmangiá ra vuje. "per stasera prepara duo o tre coratelle con le uova che veniamo a mangiare da voi". feccá v.tr. "conficcare": stu chiuóve nu nże ficca nd'a lu mure, ce starrá secure na préte. "questo chiodo non si conficca nel muro, ci sarà sicuro una pietra"; -rinde v.tr. "addentrare": Ndònje s'éja feccate rinde a la tèrre míje nu bbèllu póche; ché bbèlla faccia tòste ca téne!. "Antonio si è addentrato nel mio terreno un bel po‟; che bella faccia tosta che tiene!". feccárse mmjézze v.rifl. "intrufolarsi": nun nge pènże ròje vòte a feccárse mmjézze a la cummersazzjóne. "non ci pensa due volte a intrufolarsi in mezzo alla conversazione". féchete s.m. "fegato"; -re puórche s.m. "fegatello": ajére la vucine re case m'à ppurtate lu féchete re puórche e l'agghie arrustúte nd'a la ratiglie sóp'a li caravúne. "ieri la vicina di casa mi ha portato il fegatello e l'ho arrostito nella gratella sui carboni". fecile s.m. "fucile": Angícche vá fóre sèmbe cu lu fecile a tracòlle. "Francesco va in campagna sempre con il fucile a tracolla". fecòzze s.f. "pugno dato di punta". fèdde s.f. "fetta"; dim. feddúzze; accr. feddóne. feddjá v.tr. "affettare". fefùse s.m. "fifone": jé fefùse, sacce re chi à ppegliate. "è fifone, non so di chi ha preso". feglióle s.f. "fanciulla, ragazza"; dim. fegliulèdde. fegliuóle s.m. "figliolo". Féhe s.f. "Feo (contrada sulla strada per Santa Maria del Bosco)"; -Felìtte s.f. "Feo Felitti (contrada sulla strada per Santa Maria del Bosco, al di sopra)". fehúre s.f. "immagine": nun me pòzze luvá ra nnande a l'uócchie la fehúre re pràteme. "non mi posso togliere dagli occhi la figura di mio padre". felá v.tr. "filare". felabbustjére agg. "furbo". felagne s.f. "fessura". felaránde s.f. "fila": sóp'a la funèste stá na felaránde re furmiche, statte attjénde ca tràsene rinde. "sulla finestra sta una fila di formiche, stai attento che entrano dentro". felàre s.m. "guance di maiale essiccate". felatjédde s.m. pl. "spaghetti (pasta alimentare)". felazze s.m. "filo ai fagiolini". féle s.m. "frenulo": àuze, àuze la lénghe, vire cúme se vére lu féle. "alza, alza la lingua, vedi come si vede il frenulo". feleppíne s.f. "vento gelido". felerjéche s.m. "ginestrino". felètte s.m. "morsa in bocca al cavallo"; re lu puórche s.m. "costate di maiale". felínje s.f. "fuliggine". Felìtte s.f. "Felitti (contrada vicino Feo, sulla strada per santa Maria del Bosco)". fellá v.tr. "affettare il salame". fellate s.f. "affettato": uéje zì, prepare la fellate re presutte ca a mèzzejuórne me la vènghe a mmangiá. "ehi zia, prepara l'affettato di prosciutto che a mezzogiorno me lo vengo a mangiare". felòseme agg. "petulante": Cristòfene jé bbuóne felòseme, mó te lu funisce une re quidde. "Cristoforo è molto petulante, ora te lo finisci uno di quelli". felusufíje s.f. "filosofia". femmenázze s.f. "ragazza tuttofare". fémmene s.f. "donna, femmina"; dim. femmenèlle, femmenùcce; accr. femmenóne; -felettate s.f. "filiera o trafila (arnese del fabbro)"; -re case s.f. "casalinga": Dorúcce, jé fémmene re case e la case la téne cúm'a nu spècchie, te la vulésse fá veré. "Dora, è donna di casa e la casa la tiene come a uno specchio, te la vorrei far vedere". fendarèlle s.f. "pistagnina": jé strutte la fendarèlle la saje métte quédda nóve?. "è consumata la pistagnina la sai mettere quella nuova?". fenemjénde s.m.pl. "occorrente per cucire un abito". fenócchie salvagge s.m. "carota selvatica". fènże s.f. "palizzata, staccionata, steccato": zì Menù, avìssa veré ché fènże agghie fatte attuórne attuórne a la tèrre pe nun fá trasí re ggùlepe. "zia Filomena, dovresti vedere che palizzata ho fatto intorno intorno al terreno per non far entrare le volpi". féquele s.f. "fecola". ferá v.tr. "fidare": nu nd'àja ferá re nesciune. "non ti devi fidare di nessuno". fèrbe s.f. "stoffa di velluto pesante". fére s.f. "fede". feréle agg. "fedele": Runate jé nu marite feréle, mmjate a la mmugliére ca l'à aùte. "Donato è un marito fedele, beata alla moglie che l'ha avuto". fermá v.tr. "arrestare": stéve pe ce rice na malaparóle ma se fermàje attjémbe attjémbe. "stava per dirci una parolaccia ma si arrestò in tempo"; -na nżénghe v.tr. "soffermare": nun la facènne tutte na vòta la nghianate, férmete na nżénghe nnande a la chianghe. "non la fare tutta una volta la salita soffermati un po‟ davanti alla macelleria". ferrá v.tr. "congelare, ferrare, ghiacciare": t'aspétte a li quatte candune, vjéne sùbbete se no me faje ferrá pe lu fridde. "ti aspetto ai quattro cantoni, vieni subito se no mi fai congelare per il freddo"; pe nu lu fá ferrá l'uóglie nd'a re rameggiáne, l’àja tené a na parte càure. "per non farlo ghiacciare l'olio nelle damigiane, lo devi tenere ad una parte calda"; p.p. ferrate: pe ssópe a re ścarpe mìttete re ccàuze re lane pecché pe ndérre jé ferrate e puó sciulá. "sopra alle scarpe mettiti le calze di lana perché per terra è ghiacciato e puoi scivolare". ferrare s.m. "fabbro". ferraríje s.f. "bottega del fabbro". ferrazzóne s.m. "ghiacciolo": vire quiddu ferrazzóne cúm’jé luónghe, arríve sóp’a la pòrte. "vedi quel ghiacciolo come è lungo, arriva sulla porta; pl. ferrazzúne. ferrètte s.m. "forcina"; pl. ferrjétte: pe fermá lu tuppe ce vuónne parícchie ferrjétte. "per fermare la crocchia ci vogliono parecchie forcine". ferrettíne s.m. "molletta per capelli". ferrjàte s.f. "ringhiera": sònghe fatte vecchiarèdde, agghia métte na ferrjàte a qquédde cinghe ścale pe me puté appujá. "sono fatta vecchietta, devo mettere una ringhiera a quelle cinque scale per potermi appoggiare". ferruvíje s.f. "ferrovia": Lucì, puó sperí lu pacche pe ferruvíje. "Lucia puoi spedire il pacco per ferrovia". ferùcje s.f. "fiducia": p'avé ferùcje àja rá ferùcje. "per avere fiducia devi dare fiducia". fèrze s.f. "telo". féscene s.f.pl. "arnesi di legno ricurvi ai lati del basto per trasportare le biche dalla campagna all'aia comunale "lu chiane". fesenèdde s.f. "utello": nd'a la fesenèdde mìttece quédda nżénghe r'uóglie ca jé rumaste ra la fesine. "nell'utello mettici quel po‟ di olio che è rimasto dalla giara". fesíne s.f. "giara": a ccase teníme angóre quatte fesíne andó mammaránne ce mettéve l'uóglie. "a casa teniamo ancora quattro giare dove nonna ci metteva l'olio". fessaríje s.f. "fesseria": nun vire ca staje recènne sule fessaríje? Statte citte. "non vedi che stai dicendo solo fesserie? Stai zitto". fessiá v.tr. "darsi le arie". fessille s.m. "fessacchiotto": se vóle rènne, ma jé nu fessille. "si vuole rendere, ma è un fessacchiotto". festajuóle agg. "festaiolo": Ndònje jé festajuóle, stésse sèmbe a bballá e suná. "Antonio è festaiolo, starebbe sempre a ballare e suonare". festeggiamènde s.m. "festeggiamento"; pl. festeggiamjénde. festjá v.tr. "festeggiare". festine s.m. "convito": m'ànne mmetate a lu festine ca fanne peścràje a la case re Seppúcce, sacce si ce vache. "mi hanno invitato al convito che fanno dopodomani a casa di Giuseppina, non so se ci vado". fetécchie s.f.pl. "cose non riuscite". fetendaríje s.f. "fetidume": ché jé tutte ssa fetendaríje ca tjéne nnande a la pòrte, piglie la ścópe e pulìzze. "che è tutto codesto fetidume che tieni davanti alla porta, prendi la scopa e pulisci". fètendóne s.m. "sudicione". fetí v.intr. "puzzare": aspjétteme cumbà p’ascí, mó sònghe menute ra fóre e féte re suróre, m'agghia ìre a lavá. "aspettami compare per uscire, ora sono venuto dalla campagna e puzzo di sudore, mi devo andare a lavare". fetuse agg. "esigente": Ndònje face lu capemáste, jé bbuóne fetuse e pe lu suppurtá sacce se me spjéghe!. "Antonio fa il capomastro, è ben esigente e per sopportarlo non so se mi spiego!"; f. fetòse. fèzze s.f. "feccia": nd'a la vótte re lu vine truvàje tanda fèzze e pe la lavá n'agghie ché te rice. "nella botte del vino trovai tanta feccia e per lavarla non ho che dirti"; -re l'uóglie s.f. "morchia". fféle s.m. "fiele": stu pupàjne jé amare cchiù re lu fféle. "questo peperone è amaro più del fiele". fì s.m. e f. "effe": fìglime jé arruváte a llègge e a ścrive la fì. "mio figlio è arrivato a leggere e a scrivere la effe". ffjéste s.f.pl. "feste". ffine, ru- loc. avv. "intonachino". ffóre, ra fóre a- loc.avv. "da parte a parte". ffriśche, a ffriśche a- loc.avv. "or ora, poco alla volta". ffurmèdde, a- loc.avv. "gioco con bottoni di camicia". fianghe s.m. "fianco": spisse me face male lu fianghe ché ssarrá? Sacce. Nd'a lu mjéreche nu nge vòglie ìre. "spesso mi fa male il fianco che sarà? Non so. Dal medico non ci voglio andare". fiaśche s.m. "bariletto 2-3 litri". fiaśchjédde s.m. "bariletto ½ litro". fiche s.f. "fico (albero e frutto)"; f.pl. fíquara. ficherínnele s.f. sing. e pl. "ficodindia (frutto, pianta)": feglió, re ficherínnele te l'agghia pulezzá éo se no tu te punge. "ragazza, i fichidindia te li devo pulire io altrimenti tu ti pungi". fiffe s.f. "fifa": téne na fiffe ca nu mbuó crére. "ha una fifa che non puoi credere". figliá v.tr.intr. "partorire delle bestie". figliàstre s.m. e f. "figliastro". figlie s.m. e f. "figlio"; fìglime s.f. e m. "mia figlia, mio figlio"; fìglite s.f. e m. "tua figlia, tuo figlio"; -re lu nepóte s m. e f. "pronipote"; figlie, nu mbóte avéloc.avv. "sterile": lu frate re nòreme nu mbóte avé figlie e s'ànne aruttáte nu criature. "il fratello di mia nuora è sterile e si sono adottati un bambino". figlisdéje agg. e s.m.pl. "filistei". fíje v.intr. "resistere". file file prep. "rasente". file sfelate s.m. "filaccia": prìme re te fá ssa maglie abbagne lu file sfelate accussì nun véne ricce. "prima di farti codesta maglia bagna la filaccia, così non viene riccia". fílece s.m. "felce florida, polipodio"; màścule s.m. "felce maschio". finammó avv. "finora": finammó n'agghie respuóste a la léttera tója pecché penżàve ca meníve a Ppanne nd'a sti juórne. "finora non ho risposto alla tua lettera perché pensavo che venissi a Panni in questi giorni". fine agg. "astuto"; fine, a la- loc.avv. "infine": aspettàje numunne vucíne a la pòrte, a la fine me venjérne a aprí. "aspettai molto vicino alla porta, infine mi vennero ad aprire"; -fine agg. "molto furbo"; fine re li cunde, a la- loc.avv. "concludendo". fineremúnne s.m. "finimondo". fiòcche s.m. "bioccolo". fióre s.m. "friscello"; -a aste s.m. "ancusa"; -a cambanjédde s.m. "campanula, convolvolo": fióre a cambanjédde ruje sòlete lu piattjédde. "campanula due soldi il piattino"; -re la papagne s.m. "papavero"; -re San Luìgge s.m. "globularia". fíquara verdéśche s.f.pl. "fichi con polpa rossa. fìseme s.f. "fissazione, pensiero fisso": e chi ce la léve ra ngape quédda fìseme. "e chi ce la toglie dalla testa quella fissazione". fitte agg. "fermo"; -fitte agg. "immobile": me vénne nu rulóre addréte a lu cuzzétte ca rumanjétte fitte fitte, sènża ggerarme nné a mmanghe nné a ddritte. "mi venne un dolore dietro alla nuca che rimasi immobile, senza girarmi né a sinistra né a destra". fiume surde 1.agg. "insocievole"; 2.s.m. e f. "persona che non vuole parlare pur sentendo e vedendo". fiùre s.m.pl. "fiori"; -re sjérpere, s.m.pl. "pratoline, margheritine, piloselle". fiurendíne agg. "fiorentino": Angelúcce ra quand'ave stá a Ffirenże jé arrevendáte fiurendíne, uaje a chi lu tòcche!. "Angelo da quanto tempo sta a Firenze è diventato fiorentino, guai a chi lo tocca!". fiurètte s.m. "fioretto": figlia míje, musére nunn'ascí fá nu fiurètte, stá cu mamma tója. "figlia mia, stasera non uscire fai un fioretto, stai con mamma tua". fiurí v.intr. "fiorire"; p.p. fiurùte. fiurìlle s.m.pl. "fiori di zucchina". fiùte s.f. "fuga di fidanzati". fjéne s.m. "fieno"; -pe re vvèstje s.m. "strame". fjéramósce s.f. "festino mondano senza brio". fjérre s.m. "ferro"; -felate s.m. "filo di ferro"; -pe stuzzenjá s.m. "attizzatoio"; vjécchie s.m.pl. "ferraglia". fjéte s.m. "puzzo". flaccóne s.m. "flacone"; pl. flaccune; dim. flaccungíne. flàute re canne s.m. "zufolo". fòglie s.f.pl. "verdura"; -amméśche, s.f.pl. "verdura mista". fónge 1.s.m. "fungo"; pl. fùnge; dim. fungetjédde; 2.v.tr. "fregare"; p.p. fungiute. fónghe s.m. "fondiglio". fónne v.rifl. "infiltrare". fòrbece s.f.pl. "cesoie (arnese del fabbro)"; -pe putá s.f.pl. "cesoie". fórche s.f. "tridente": arresírje tutte stu ffjéne cu la fórche e míttele nd'a la bballe. "raccogli tutto questo fieno con il tridente e mettilo nel telo per uso agricolo". fóre s.m. "campagna"; -ca cong. "fuorchè"; -,ra- loc.avv. "all'esterno"; -a ffóre, ra- loc.avv. "da parte a parte; -,reloc.avv. "esteriore"; -tèrre agg. "fuori paese". fòrge s.f. "forgia, narici dei buoi". fórme s.f. "forma (arnese del calzolaio)"; -re fjérre s.f. "piede di ferro (arnese del calzolaio)". fòrte re la ścarpe s.m. "parte posteriore della scarpa". fòtere s.f. "fodera": la fòtere re sta ggiacchètte jé tutta strazzate, àja fá métte la nóve. "la fodera di questa giacca è tutta strappata, devi far mettere la nuova". frabbecá v.tr. "fabbricare": pe la funí re frabbecá ssa case ce ne vuónne anne e ssòlete!. "per finirla di fabbricare codesta casa ce ne vogliono anni e soldi!". frabbecatóre s.m. "muratore". frábbeche s.f. "fabbrica". fracciòmme s.m. "mostro, strige"; pl. fracciuómme. fraccòmede s.m. "comodone, poltrone": cúme sì ffraccòmede àuzete ra la sègge e ajùte a mmàmmete a ffá li suvrízzje". "come sei poltrona alzati dalla sedia e aiuta tua madre a fare i servizi". fràcete agg. "marcio": vá a abbré si ce stanne mile frácete, ca re gghjétte. "vai a vedere se ci stanno mele marce, che le butti". fracetúme s.m. "fradiciume": sta menèste jé nu fracetúme, ra quanda juórne la tjéne qquá?. "questa verdura è un fradiciume, da quanti giorni la tieni qua?". fraffòglie s.m. "pasticcione nel parlare". fragasse s.m. "frettazzo": uaglió, píglime ssu fragasse c'agghia allesciá la tòneche. "ragazzo, prendimi codesto frettazzo che devo lisciare l'intonaco". frággele agg. "fragile": ścrive sóp'a lu pacche frággele accussì se stanne attjénde. "scrivi sul pacco fragile così si stanno attenti". frahamáglie s.f. "fragaglia": quanne jéve ra zíjme me facéve fá cèrte mangiate re frahamáglie!. "quando andavo da mia zia mi faceva fare certe mangiate di fragaglia!". frahásse s.m. "fracasso". fráhule s.f.pl. "fragola": nu nge vache tande apprjésse a re ffráhule. "non ci vado tanto appresso alle fragole". frajá v.intr. "abortire". franfellícchie s.m. "ragazzino"; f. franfellécchie. frangése agg. "francese": accummjénżete a mbará ru ffrangése e te truóve bbuóne. "incominciati ad imparare il francese e ti trovi bene"; pl. frangíse. franghe agg. "gratuito": la case jé franghe, ru mmangiá jé franghe, ché vaje ttruvanne cchiù?. "la casa è gratuita, il mangiare è gratuito, che vai trovando più?". franghebbólle s.m. "francobollo": zì, ché franghebbólle ce vóle pe l'Amèreche?. "zia, che francobollo ci vuole per l'America?"; pl. franghebbúlle. fràscene s.m. "frassino". Fraścàle s.f. "Frascali (contrada per Crispignano o per il Bosco)". fraśche s.f. "foglia"; dim. fraśchetèdde; -re lu fióre s.f. "petalo". fraśchètte s.f. "donna leggera". fraśchjàte loc.avv. "a fantasia". frate s.m. "fratello"; fráteme: "mio fratello"; frátete: "tuo fratello"; -,reloc.avv. "fraterno": jé n'amóre re frate chi si lu vóle ścurdá. "è un amore fraterno chi se lo vuole dimenticare". fràtecucíne s.m. "cugino": tènghe tré fratecucíne e na sórecucíne, ma nu stanne qquá a Ppanne. "tengo tre cugini e una cugina, ma non stanno qua a Panni"; carnale s.m. "cugino di 1° grado"; fràtemecucíne: "mio cugino"; la mugliére re fratemecucíne Angícche nunn'éja re Panne, jé frustére. "la moglie di mio cugino Francesco non è di Panni è forestiera".; fràtetecucíne: "tuo cugino": frattande loc.avv. "nel frattempo": frattande ca tu vaje a la chiésje éo vache a truvá a zzíjme. "intanto che tu vai alla chiesa io vado a trovare mia zia". fráula salvagge s.f. "cinquefoglio". fràule s.m. "flauto": sunave lu fràule nd'a la bbande. "suonava il flauto nella banda"; -a mazzètte s.f. "frangola". fraulóne s.m. "persona alta e sciocca". frecá v.tr. "fregare"; p.p. frecate. fréca re, na- loc.avv. "un sacco di". frecaríje s.f. "fesseria". frecatúre s.f. "fregatura": jé mèglie ca nu nde riche la frecatúre c'agghi avute, se no te mitte re mmane nd'a li capidde. "è meglio che non ti dico la fregatura che ho avuto, altrimenti ti metti le mani nei capelli". frechíttele agg. "frugolino". frécule s.f. "frammenti di pasta". freddagliázze s.m. "brivido di freddo". freddelúse agg. "freddoloso": li vjécchie e re ccriature sònghe freddelúse. "i vecchi e i bambini sono freddolosi". frègge s.m. "fregio"; pl. frise. frégne agg. "scimunito". frennesíje s.f. "frenesia": jé pròpje frennesíje ca téne pe quédda feglióle. "è proprio una frenesia che tiene per quella ragazza". freśchetúdene s.f. "frescura": ròppe na jurnate re càure la freśchetúdene re la sére te cunżóle. "dopo una giornata di caldo la frescura della sera ti consola". freśchjá,v.tr. "prendere il fresco". fresílle s.m. "fettuccina". fressóre s.f. "padella"; dim. fressurèdde. fréve s.f. "febbre"; dim. frevódde; accr. frevóne; pegg. frevacce. frícule s.m. "bricia": feglió, mbàrete a mmangiá nu frícule re case e na fèdde tande re pane. "ragazza, impara a mangiare una bricia di cacio e una grande fetta di pane"; dim. friculícchie. fridde s.m. "freddo"; -sicche s.m. "freddo gelido". fríje v.tr. "friggere": vatte a ffá fríje ljévete ra nande a l'uócchie míje. "vai a farti friggere levati davanti agli occhi miei". friśche 1.s.m. "fischio"; 2.agg. "fresco"; dim. friśchètte; dim. freścùlìdde; -friśche loc.avv. "da poco"; -a ffriśche, a- loc.avv. "poco alla volta". friśchetjédde s.m.pl. "pasta fresca grattata". friśchjá v.intr. "fischiare": s'arreteráve a la case sèmbe friśchjànne e accussì te n'accurgive ca jéve idde. "si ritirava a casa sempre fischiando e così te ne accorgevi che era lui". friścule s.m. "fiscolo". fritta s.f. "frittura". frólece s.m. "ramoscello ramificato"; pl. frùlece. frónde s.f. "fronte": pe ppurtá re pparte re lu frate, s'abbuścàje nu pùjne nfrónde. "per portare le parti del fratello, si buscò un pugno in fronte". frósce s.m. "cartoccio term.agr."; pl. frusce. frubbale s.m. "verbale". frubbare s.m. "febbraio". frùle pacce s.m. "mulinello". frundjére s.f. "frontiera": numunne re cumbattemjénde ce stjérne a la frundjéra nòste. "molti combattimenti stettero alla nostra frontiera". frusce s.m. "sciupio". frùśchele agg.m. e f. "furbo, persona con brutto carattere, ragazza molto leggera". frusciá v.intr.tr. "gloriare, sciupar denaro, sperperare, stormire": nu nde frusciá ca sì ffiglie a chi sì ffiglie, sònghe l'azziùne ca vàlene. "non ti gloriare che sei figlio a chi sei figlio, sono le azioni che valgono"; p.p. frusciàte. fruscióne s.m. "persona spendacciona, sciupone, sperperatore": Pèppe jé nu fruscióne, stá sèmbe jttate nd'a nu café ca spènne sòlete cu la pale. "Giuseppe è uno sciupone, sta sempre buttato nel bar che spende soldi con la pala". frustallá v.tr. "scacciare il gatto". frustjére agg. e s.m. "forestiero"; f. frustére. frutte, ca nu mbòrte- loc.avv. "infruttifero": jé nnútele a ttené quidd'àrbele ca nu mbòrte frutte, cumbá, jéttele ndèrre. "è inutile a tenere quell‟albero infruttifero, compare, buttalo a terra". frúttere s.f.pl. "frutta". fruttívele agg. "fruttifero". fùa s.f. "slancio". fucagne s.f. "focolare della cucina a mattoni". fucáteche s.f. "focatico": n'avíme maje pahate tanda fucáteche cúm'a quist'anne. "non abbiamo mai pagato tanto focatico come quest'anno". fuchiste s.m. "fochista": a San Custànże cúme córre nnande e addréte lu fuchiste pe lu chiane p'appecciá la bbattaríje. "a San Costanzo come corre avanti e indietro il fochista per il piano per accendere la batteria". fucse s.m. "fucsia (pianta)". fucuríle s.m. "focolare". fucuse agg. "focoso": stu uaglióne nu lu puó tuccá pe nnjénde tande ca jé fucuse. "questo ragazzo non lo puoi toccare per niente tanto che è focoso". fuggiane agg. "foggiano". fuha s.f. "fuga". fuhúre s.f. "figura". fuje v.intr. "fuggire"; p.p. fìúte; fujresìnne: "fuggirsene"; -fuje s.m. "fuggi fuggi": rinde a qquiddu fuje fuje perdjétte lu pòrtazecchíne. "dentro a quel fuggi fuggi persi il borsellino". fujne s.f. "faina": vaje sèmbe re córse cúm'a na fujne. "vai sempre di corsa come a una faina". fumá v.intr. "fumare". fumatélle s.f. "fumatina". fumére s.f. "molto fumo". fumjére s.m. "fimo": vá pulízze la stadde e lu fumjére míttele nd'a ddòje sacchètte e ppòrtele a gghittá fóre sótte a l'àrbele. "vai a pulire la stalla e il fimo mettilo in due sacchi e portalo a buttare in campagna sotto gli alberi". fundá v.tr. "fondare". fundamendále agg. "fondamentale": la bbóna crjanże jé na rèula fundamendále pe ttutte. "la buona creanza è una regola fondamentale per tutti". Fundana Nòve s.f. "Fontana Nuova"; Vècchie s.f. "Fontana Vecchia". fundane s.f. "fontana"; dim. fundaníne; -Acqua Sàuse s.f. "Fontana Acqua Salsa"; -Remate s.f. "Fontana Armata, Fontana Armata (contrada sulla strada per Bovino, prima della Malannata sulla destra)"; Vècchie s.f. "Fontana Vecchia (contrada, uscendo dal paese verso sinistra, sulla strada che va a Lavella)"; -re Cape s.f. "Fontana di Capo (contrada che porta il nome della Fontana, sulla strada per la Madonna del Carmine verso Crispignano)"; "Fontana di Capo"; -re Fajte s.f. "Fontana di Faeto"; -re Liccetjédde s.f. "Fontana di Luccitiello"; re Sand'Ulíje s.f. "Fontana di Sant'Elia"; re Sandu Marche s.f. "Fontana di San Marco"; -re Sande Necóle s.f. "Fontana di San Nicola"; -re Sàrje s.f. "Fontana di Sario"; -re la Peścàre s.f. "Fontana della Pescara"; -re li Puórce s.f. "Fontana dei Porci"; -re li Salacúne s.f. "Fontana dei Salaconi"; -re li Trimmelízze s.f. "Fontana dei Tremolizzi"; -re li Vadde s.f. "Fontana dei Valli"; -re lu Lammícche s.f. "Fontana del Lammicco"; -re lu Lisce s.f. "Fontana del Liscio"; -re lu Vòśche s.f. "Fontana del Bosco". fundanjére s.m. "fontaniere": li fundanjére ca m'allecòrde jévene Rucchíne e Ndònje. "i fontanieri che mi ricordo erano Rocco e Antonio". funde s.f. "fonte": si te vuó fá na véppete r'acque fréśche l'àja ìre a ppegliá a la funde. "se ti vuoi fare una bevuta di acqua fresca la devi andare a prendere alla fonte". fundicce s.f. "cerniera a incastro". funèste s.f. "finestra"; dim. funestrèdde; accr.m. funustróne. funestrjédde s.m. "finestrino": tà, chiure ssu funestrjédde se no me faje mení la pendure. "papà, chiudi codesto finestrino altrimenti mi fai venire la bronchite". funí v.tr. "finire, smettere, terminare": Custànże mó ca funisce li stùrje, s'arretíre a Ppanne, chisà si póte avé nu pustecjédde. "Costanzo ora che finisce gli studi, si ritira a Panni, chissà se può avere un posticino"; p.p. funute. funnamjénde s.m. "ano". funne s.m. "fondo del recipiente". fùnneche s.m. "fondaco": nd'a quiddu fùnneche ché nun vulíve nu ndruváve. "in quel fondaco che non volevi non trovavi". funnjélle s.m. "fondello": vire ca a qquissu cauzóne ce vóle lu funnjélle. "vedi che a codesto pantalone ci vuole il fondello". funócchie s.m. "finocchio"; pl. fenúcchie. funucchjédde s.m. "finocchio selvatico, aneto, cumino dei prati". funżjuná v.intr. "funzionare": sònghe tròppe re ccóse ca nun funżjùnene, s'adda avé pacjénże. "sono troppe le cose che non funzionano, si deve avere pazienza". fuóche s.m. "fuoco"; dim. fucarjélle; -a bbattaglióne s.m. "fuoco in abbondanza". fuóglie s.m. "foglio"; dim. fugliètte. fuórfece s.f. "forbici". fuósse s.m. "fosso"; dim. fussetjédde; p'abbagná la càucia s.m. "calcinaio". furastjére agg. e s.m. "forestiero": a la staggióne vjénene tanda e tanda furastjére. "all'estate vengono tanti e tanti forestieri"; f. furastére. furbecètte s.f. "forbicina". furcédde s.f. "forchetto": p'appènne li sausícchie a la pèrtecehe ce vóle na furcédde assàje lònghe. "per appendere la salsiccia all'asse ci vuole un forchetto molto lungo". furcélle s.f.pl. "chele": nu mmettènne li pjére nd'a lu canale pecché li range te puónne muzzecá cu re furcélle. "non mettere i piedi nel canale perché i granchi ti possono mordere con le chele". furcenáte s.f. "forchettata": se funíje lu piatte re maccarúne sule cu nu pare re furcenáte. "si finì il piatto di maccheroni solo con un paio di forchettate". furchètte s.f. "raglan". furcidde s.m. "forcella (2 rebbi)": mitte tré o quatte furcidde sótte a l'aste re mile ca jé menute càrreche. "metti tre o quattro forcelle sotto i rami di melo che è venuto carico". furcine s.f. "forchetta": te sì ścurdate re me métte la furcine, cu cché agghia mangiá cu re mmane?. "ti sei dimenticata di mettermi la forchetta, con che devo mangiare con le mani?". furcóne s.m. "forcone (4 rebbi)": abbecínete cu lu trajne a qquiddu mundóne re stabbele ca l'avíma carrecá cu lu furcóne. "avvicinati col traino a quel mucchio di letame che lo dobbiamo caricare col forcone". furèste s.f. "foresta". furèsteche agg. "foresto": jé state sèmbe fóre e jé revendáte furèsteche. "è stato sempre in campagna ed è diventato foresto". furfechjá v.tr. "iniziare a bollire". furfeciáte s.f. "forbiciata": ndramènde lu figlie rurméve la mamme cu nu pare re furfeciáte ce tagliàje li capídde luónghe. "mentre il figlio dormiva la mamma con un paio di forbiciate gli tagliò i capelli lunghi". furíse s.m. "abitanti in periferia". furjùse agg. "furioso": Ndònje jé revendáte furjùse sule a ssènde quiddu fatte. "Antonio è diventato furioso solo a sentire quel fatto"; f. furjóse. Furlazze s.f. "Furlazze (contrada sulla strada per Bovino, al di sotto)". furmá v.tr. "formare"; -na parìglie v.tr. "apparigliare". furmagge s.m. "formaggio"; -sguízzere s.m. "Emmenthal": mó ca vaje a la putéha accàtteme na quartecèdde re furmagge sguízzere. "ora che vai alla bottega comprami una porzione di 250 gr. di Emmenthal". furmale s.m. "vasca mulino ad acqua". furmèdde s.f. "bottoncino": se n'attàcche bbuóne re furmèdde a la cammíse vire ca se pjérdene. "se non attacchi bene i bottoncini alla camicia vedi che si perdono". furmiche s.f.pl. "formica". furnacèlle s f. "fornellino quadrato a carbone". furnacètte s.f. "fornello a legna con cerchi concentrici". furnare s.m. "fornaio": lu furnare nd'a lu furne stá bbuóne rinde vjérne e nno rinde state. "il fornaio nel forno sta bene d'inverno e non d'estate". furne s.m. "forno". furnídde s.m. "buca dove cade la cenere del fornellino a carbone". furtune s.f. "fortuna". furzá v.tr. "forzare": nun l'àja furzá e vvire ca véne sule sule. "non lo devi forzare e vedi che viene solo solo". furzive, re- loc.avv. "d'obbligo". furzuse agg. "forzoso": jé furzuse, mangiarrá bbuóne. "è forzoso, mangerà bene". fusídde s.m.pl. "fusilli (pasta alimentare)". fussetèlle s.f. "fossetta": vire quanne rire ché bbèlle fussetèlle face. "vedi quando ride che belle fossette fa". fustággene s.f. "flanella": vá a la putéha, accàtte la fustággene ca m'agghia cóse ruje suttaníne. "vai alla bottega compra la flanella che mi devo cucire due sottane". futará v.tr. "foderare": nu nżaje futará manghe na unnèdde e ché vvaje a ffá ra la majéste?. "non sai foderare neanche una gonna e che vai a fare dalla sarta?". futògrefe s.m. "fotografo". 93 alére s.f. "prigione": se cundíneve cu qquéssa cape, se nunn’éja óje jé craje, vaje a funí ngalére. "se continui con codesta testa, se non è oggi è domani vai a finire in prigione". galjòtte s.m. "galeotto". galljá v.intr. "primeggiare": l’adda funí re galljá, nunn’éja manghe la lóte re re ścarpe méje. "la deve finire di primeggiare, non è neanche il fango delle mie scarpe". galuppá v.intr. "galoppare". gargiùbbele s.m. "gattabuia": jé funute ngargiùbbele, la mugljére cúm’adda fá nu ru sacce. "è finito in gattabuia, la moglie come deve fare non lo so". gastíghe s.m. "castigo": la maéste mettéve ngastíghe li śculare addréte a la lavagne cu lu ggranerínje sótte a re ddenócchie. "la maestra metteva in castigo gli scolari dietro la lavagna con il granturco sotto le ginocchia". ggabbine s.f. "cabina". ggaglie s.m. "incavo". ggaluóppe s.m. "galoppo": si tuócche lu cavadde a ggaluóppe mandjénete bbuóne a la sèlle. "se tocchi il cavallo a galoppo mantieniti bene alla sella”. ggaramédde s.f.pl. "polsi". ggaròfene a mmazzètte s.m. "saponaria". ggastegá v.tr. "castigare": lu patre a Nżèlme l’à ggastegáte bbuóne, nu l’à ffatte ascí a la sére pe ddòje settemane. "il padre ad Anselmo l‟ha castigato bene, non l‟ha fatto uscire la sera per due settimane". ggàute agg. "alto". ggelatare s.m. "gelataio": quanne se pesave mmjézze a lu chiane, passave spisse lu ggelatare. "quando si trebbiava in mezzo al piano, passava spesso il gelataio”. ggelate s.m. "gelato (dolce)". ggéle s.m. "brina, gelata": pe ffóre stammatíne ce stéve nu ggéle ca assumegliáve a na néve. "per la campagna G stamattina ci stava una brina che somigliava alla neve". ggeluse agg. "geloso": Marcúcce jé tande ggeluse re la zìte, ca lu truóve a ògne pizze. “Marco è tanto geloso della sposa, che lo trovi a ogni angolo”. ggelusíje s.f. "gelosia". ggènde s.f. "gente": si vuó sènde a la ggènde nu nde face maje iuórne e mmaje nòtte. "se vuoi sentire la gente non ti fa mai giorno e mai notte". ggendile agg. "gentile": si faje lu cristjàne ggendile nu nge pjérde maje njénde. "se fai la persona gentile non perdi mai niente". ggendòrje s.f. "assembramento": famme ìre a avvré ché jé tutte dda ggendòrje. "fammi andare a vedere che è tutto quell‟assembramento". ggeneruse agg. "generoso": lu puó spugliá, tande ca jè ggeneruse. "lo puoi spogliare, tanto che è generoso". ggenetóre s.m. "genitore"; pl. ggeneture avíma sèmbe amá e respettá li ggeneture. “dobbiamo sempre amare e rispettare i genitori”. ggènje s.m. "genio": l’agghi capite ca nu nde vache a ggènje ma ché ce pòzze fá, accussì sònghe fatte. "l‟ho capito che non ti vado a genio, ma che ci posso fare, sono fatto così". ggenjùse agg. "geniale". ggenuìne agg. "genuino": stu vine jé ggenuìne e te ne puó véve nu bucchjére re cchiù. "questo vino è genuino e te ne puoi bere un bicchiere di più". ggenżjùne avv. "girandoloni". ggerá v.tr. "girare". ggeramjénde s.m. "giramento"; -re cape s.m. "capogiro, vertigine": Melúcce cu la pressjóne vasce suffréve re ggeramjénde re cape. "Carmela con la pressione bassa soffriva di capogiri". Ggèse Criste s.m. "Gesù Cristo". ggésse s.m. "gesso, steatite". ggèstre s.m. "gesto". ggevendù s.f. "gioventù". gghénghie v.tr. "empire": vá a la candine a gghénghie nu vucale re vine. "vai in cantina ad empire un boccale di vino". gghí v.intr. "andare"; p.p. gghiùte. gghisse s.m. "polvere di gesso". gghittá v.tr. "gettare". gghiucá v.intr. "giocare": nu gghiucá ca re ccóse sònghe triste. “non giocare che le cose sono tristi”. gghiuccá v.intr. "fioccare". gghiuórne, a- loc.avv. "a giorni". gghjàseme s.m. e f. "persona che agisce con molta lentezza". gghjòrde s.f.pl. "giuntura ossa animali, sangue aggrumato nelle ginocchia degli animali". gghjùrecá v.tr. "giudicare". ggiacchètte s.f. "giacca"; dim. ggiacchettèdde; accr. ggiacchettóne. ggiahánde s.m. "gigante". ggialluógnele agg. "giallognolo"; f. ggiallògnele: sta cammíse jéve ggialle, ma a lu sóle jé revendáte ggiallògnele. "questa camicia era gialla, ma al sole è diventata giallognola". ggiandarme s.m. "gendarme". Ggiardelúpe s.f. "Giardilupi (contrada sulla strada per Bovino sotto la Malannata)". ggiardenjére s.m. "grillotalpa". ggiargianése s.m. "parlata incomprensibile". ggiarne s.f. "brocca"; dim. ggiarnetèdde. ggiglie s.m. "acoro falso"; -salvagge s.m. "centaurea minore". ggiògrafíje s.f. "geografia": tènghe ra mbará quatte pàggene re ggiògrafíje, nu mbòzze ascí musére. "ho da imparare quattro pagine di geografia, non posso uscire stasera". ggiòje s.f. "gioia". ggiòmetre s.m. "geometra": vá cu lu ggiòmetre fatte fá lu pròggètte e ppó ne parlame. "vai con il geometra fatti fare il progetto e poi ne parliamo". ggióvene agg. e s.m. "giovane"; dim. ggiuvanuttjélle; accr. ggiuvanuttóne. ggiratónde s.m. "girotondo". ggiravite s.m. "cacciavite": pe ccacciá tutte ste bbite pegliame lu ggiravíte. "per cacciare tutte queste viti prendiamo il cacciavite". ggiravòte s.f. "giravolta": re strare nòste sònghe tutte na ggiravòte. "le strade nostre sono tutte una giravolta". ggiugne s.m. "giugno". ggiujèlle s.m. "gioiello". ggiuréje s.m. "giudeo". ggiurízzje s.m. "giudizio": nu nge stènne apprjésse jé n’óme sènża ggiurízzje. "non ci stare appresso è un uomo senza giudizio”. ggiurnale s.m. "giornale". ggiustrá v.intr.fig. "giostrare": t’àja ggiustrá cúme mèglie puó pe gghí nnande. "ti devi giostrare come meglio puoi per andare avanti". ggiuverí s.m. "giovedì". ggliacche! inter. "puah": tu faje ggliacche e ddamme ne nżénghe. "tu fai puah e dammi un pò". ggljògliere s.f. "impasto di genere alimentare". ggljuómmere s.m. "batuffolo, gomitolino": pe funí ssa ścòlle re lane, uéje mà, ce vólarrá n’atu ggljuómmere, no re cchiù. "per finire questo scialletto a ruota di lana, ehi mamma, ci vorrà un altro gomitolino, non di più". ggliuttí v.tr. "inghiottire". gglòbbe s.m. "piccamarra". ggnó…ggnó loc.avv. "che vuoi". ggnòcche s.m. fig. "gnocco, gnocchi (pasta alimentare)". ggnóre abbr. "signore"; -zíje: "signor zio". ggnornò s.m."signor no": uéje tatarà me vuó rá ruje sòlete? Respunníje ggnornò. "ehi nonno mi vuoi dare due soldi? Ha risposto signor no". ggnorsì s.m."signor sì". ggnòstre s.m. "inchiostro": nu nż’aùse cchiù tande lu ggnòstre. "non si usa più tanto l‟inchiostro". ggnurá v.tr. "ingiuriare, rimproverare": jé sèmbe prónde a ggnurá la ggènde, ma se uardasse appríme idde. "è sempre pronto a ingiuriare la gente, ma si guardasse prima lui". ggnuramjénde s.m. "ingiuria": ròppe ca si recjérne tande ggnuramjénde re verjétte sótt’abbracce a lu Castjédde. "dopo che si dissero tante ingiurie li vidi sottobraccio al Castello". ggnurànde agg. "ignorante": l’avíma cumbiatí pecché jé nu pòvre ggnurande. "lo dobbiamo compatire perché è un povero ignorante". ggnurandetà s.f. "ignoranza". ggnurandóne agg. e s.m. "ignorantone". ggramégne s.f. "gramigna": dda tèrre jé chjéna re ggramégne, l’àja ará nd’a lu mése r’aùste, pe la fá seccá. "quel terreno è pieno di gramigna, lo devi arare nel mese di agosto per farla seccare". ggranate s.m. e f. "melograno". ggranavòttele s.f. "rana". ggrane s.m. "grano". ggranerínje s.m. "granturco". ggranfate s.f. "brancata, granfiata": zì Annù, ramme na ggranfate re fòglie, musére fazze ròje pezzòtte e ce l’ammiśche rinde. "zia Anna, dammi una brancata di verdura stasera faccio due quadrucci e ce la mischio dentro"; fíglime à ppegliate na ggranfate re sòlete spicce nd’a lu terètte e sì n’éja fjùte ra fóre. "mio figlio ha preso una granfiata di soldi spiccioli nel cassetto e se n‟è scappato all‟esterno". ggrànnele s.m.pl. "grandine". ggrannenéte s.f. "grandinata": jé menute na ggrannenéte c’à restrutte lu munne. "è venuta una grandinata che ha distrutto il mondo". ggrascióne agg. "largitore". ggrasciuse agg. "abbondante": quissu còtte jé ggrasciuse, a chi ce l’àja arrubbate, a ffràtete?. "codesto cappotto è abbondante, a chi ce l‟hai rubato a tuo fratello?"; f. ggrascióse. ggrassce s.f. "abbondanza". ggrassume re la tèrre s.m. "humus del terreno". ggraste s.f.pl. "pezzi di mattone, frammenti di vaso di terracotta". ggraziarDdíje s.f. "grazia di Dio". ggrazzje s.f. "grazia". ggrègne s.f. "bica (6-7 covoni)". ggrellande s.f. "ghirlanda": purtàje na gròsse ggrellande re fiùre a lu cambesande. "portai una grande ghirlanda di fiori al cimitero". ggridde s.m. "grillo": vire dda nu ggridde, mó te zómba nguódde. "vedi là un grillo, ora ti salta addosso". ggrussézze s.f. "grossezza". ggrussiste s.m. "grossista": pe sparagná àja ìre nd’a nu ggrussiste a spènne. “per risparmiare devi andare a spendere da un grossista”. ggurre s.f.pl. "canaletti portanti acqua al mulino". gguttapèrghe s.f. "guttaperca": píglime ssa gguttapèrghe, stá appése addréte a la pòrte, ca vòglie travasá lu vine. "prendimi codesta guttaperca, sta appesa dietro la porta, che voglio travasare il vino". gladiòle salvagge s.m. "orchidea". glurjùse agg. "glorioso". gòrre s.f. "salcerella"; pl. ggurre. gradde s.m. "vinacciolo". grale s.f. "vaglio per costruzioni". grálete s.f. "avena selvaggia". granate s.m. "melagrana, melograno". granfe s.f. "artiglio, branca": sònghe assàje pereculóse re ggranfe re lu falgunètte. "sono molto pericolose gli artigli del falcone". granidde s.m. "granello": m’è gghiute nu granidde re pére nd’a li rjénde e cúme me face male. "mi è andato un granello di pera nei denti e come mi fa male". grare s.m. "gradino": rinde state cúme me piace re m’assettá sóp’a lu grare re la pòrte a ru ffriśche. "d‟estate come mi piace sedermi sul gradino della porta al fresco". grattá v.tr.intr. "grattugiare, razzolare": sònghe ròje óre ca gratte furmagge uéje mà, mó funiśche ca me sònghe straccate. "sono due ore che grattugio formaggio, ehi mamma, ora finisco che mi sono stancato". gravande agg. "corpulento": a pprátete nu lu facènne nghianá alappjére a la chiazze, jé assaje gravande e le véne lu sopraffjàte. "a tuo padre non lo far salire a piedi alla piazza, è molto corpulento e gli viene il fiato grosso". gròlje s.f. "gloria": pe chi face lu bbéne a lu pròsseme ave gròlje. "per chi fa bene al prossimo ha gloria". gruósse 1.s.m. "adulto"; 2.agg "grande, grosso": aramáje Peppúcce jé fatte gruósse, me sémbre ajére ca stéve appíse a re ggunnèdde tóje. "ormai Giuseppe è diventato adulto, mi sembra ieri che stava appresso alle tue gonne"; f. gròsse; dim. grussecjédde, grussulìdde; f. grussecèdde, grussulédde. gruppe nganne s.m "difterite". gubbia s.f. "sgorbia (arnese del falegname)". guverná v.tr.iter. "rigovernare": Nucè, prime re te ìre a ccóleche àja guverná tutte l’anemàlje nd’a la stadde. "Innocenzo, prima di andarti a coricare devi rigovernare tutti gli animali nella stalla". 97 alandaríje s.f. "galanteria": s’adda mustrá sèmbe halandaríje cu re ffémmene. "si deve mostrare sempre galanteria con le donne". halande agg. "galante". halandóme s.m. "galantuomo": Frangiśche jé nu halandóme r’ate tjémbe. "Francesco è un galantuomo di altri tempi". halitte s.f. "garitta": figlie míje, quanne vaje a ffá la sendenèlle nd’a la halitte, mìttete ra sótte n'ata maglie. "figlio mio, quando vai a fare la sentinella nella garitta, mettiti sotto un'altra maglia di lana". hallaríje s.f. "galleria": bbèlle e famóse sònghe re hallaríje re Melane e Nnàpule. "belle e famose sono le gallerie di Milano e Napoli". harbe s.m. "garbo": àja tené hàrbe pe ffá cèrte cóse se no nu nde mettènne pe nnjénde mmjézze. "devi tenere garbo per fare certe cose altrimenti non ti mettere per niente in mezzo". hare s.f. "gara". harze s.f. "garza": vire ché ràngeche m’agghi fatte sóp’a la mane, mó la resenfètte e ppó ce métte la hàrze. "vedi che graffio mi sono fatta sulla mano, ora la disinfetto e poi ci metto la garza". hilá v.intr. "gelare": m’àje fatte hilá, t’agghi aspettate ròje óre abbasce a la tavèrne. "mi hai fatto gelare, ti ho aspettato due ore giù alla taverna". hilame s.f. "gelo". hilatíme s.f. "gelata": stammatíne ce stéve na hilatíme cúme s’avésse juccate pe ffóre. "stamattina ci stava una gelata come se avesse nevicato per la campagna". hómme s.f. "gomma". hurrazze s.f. "acquazzone, piovasco": quanne me ne menéve ra fóre m’aghhi abbuścáte na hurrazze e me sònghe nfusse tutte quande. "quando me ne venivo dalla campagna mi sono buscato un acquazzone e mi sono bagnato tutto quanto". hustá v.tr. "gustare": pe hustá stu vine russe, te l’àja véve anżénghe anżénghe. H "per gustare questo vino rosso, te lo devi bere a poco a poco". huste s.m. "gusto": sacce cúme me sènde, nu nge próve huste cchiù a nnjénde. "non so come mi sento, non ci provo più gusto a niente". hute s.m. "gomito": sònghe carute luónghe luónghe ndèrre e m’agghi ścurciate lu hute. "sono caduto lungo lungo per terra e mi sono scorticato il gomito". 98 ….arré! v.tr. "scacciare il cavallo". ardine s.f. "Giardino (contrada sulla strada per Accadia, sulla destra, vicino al Bosco)". Iazzane s.f. "Iazzano (contrada sulla strada per Bovino a destra e a sinistra)". idde pron.pers. "egli, esso, lui": jé state idde a crjá stu mbruóglie. "è stato lui a creare quest‟imbroglio". inèstre s.f. "ginestra dei carbonai". innáre s.m. "gennaio". ìre v.intr. "andare"; p.p. jùte; já, jàmmecínne: "su, andiamocene"; jàmmecínne: "andiamocene"; -addréte v.intr. "indebolire"; -e mení v.intr. "andare e venire"; p.p. jùte e menute; v.rifl. ìresìnne: "andarsene"; -fóre tèrre v.intr. "partire"; -ngire, v.intr. "vagare": jé jùte sèmbe ngire pe stu munne ngèrche re furtune. "ha sempre vagato per questo mondo in cerca di fortuna"; -nnande v.intr. "procedere": Giòvà, àja ìre nnande sènża paure pecchè refjénne li diritte tuje. "Giovanna, devi andare avanti senza paura perché difendi i tuoi diritti"; -rétecule v.intr. "indietreggiare"; -spjértete v.intr. "andare in cerca": sònghe jute bbuóne spjértete re Runate e ppó andó l'agghi truvate? Abbasce a lu Cupóne. "sono andato in cerca di Donato e poi dove l'ho trovato? Laggiù al Cupone". Irmeciale s.f. "Embricciala (contrada sulla strada per Fontana Vecchia)". iróne s.m. "regalo". ìrsene a mmale. v.rifl. "putrefarsi"; p.p. jute a mmale; -lundane v.rifl. "allontanarsi". isàme s.m. "esame": lu figlie re Rusíne ajére à ffatte l’isàme, jé state prumòsse e mmó adda fá r’ate ścule. "il figlio di Rosa ieri ha fatto l‟esame, è stato promosso e ora deve frequentare le scuole superiori". isce v.tr. "fermare il cavallo". ispèrse agg. "espresso": ajére ca m’arruvàje l’ispèrse, ndramènde l’apréve me vénne nu vattecóre ca nu nde riche. "ieri che mi arrivò l‟espresso, mentre I l‟aprivo mi venne un batticuore che non ti dico". ità s.f. "età": ché ità tjéne cummà? Cinguand’anne nu nżònghe assàje, àje vòglie a cambá!. "che età tieni comare? Cinquant‟anni non sono molti, hai voglia a vivere!". 99 à! escl. "su"!. àccule s.m. "fune per basto". anare s.f. "strega"; pl. gghianare. anghe agg. "bianco"; -cúm’a la cére agg. "pallido": tjéne la facce janghe cúm’a la cére, cum’è Fó nu nde sjénde?. "tieni la faccia pallida, com‟è Alfonso non ti senti?"; -re l’uóve s.m. "albume": pe ffá la créme ce vuónne li russe r’uóve, li janghe r’uóve míttele ra parte ca l’agghiùnge a l’ate óve pe la frettate. "per fare la crema ci vogliono i tuorli, gli albumi mettili da parte che li aggiungi alle altre uova per la frittata". janghjá v.tr. "imbiancare": anne sì anne no facíme janghjá la case ra rinde e ra fóre. "un anno si e un anno no facciamo imbiancare la casa dentro e fuori". janghiatóre s.m. "imbianchino". janguójne agg. "biancastro"; f. jangòjne quédda vèste jé jangòjne, l’àje fatte ścambjá a lu sóle. "quel vestito è biancastro, l‟hai fatto stingere al sole". jastemá v.tr. "bestemmiare": nun face ché jastemá pe tutte la iurnate e ca ce ru ddice, nu ngumbíne njénde. "non fa che bestemmiare per tutta la giornata e che glielo dici, non combini niente". jastéme s.f. "bestemmia"; pl. gghiastéme. jate s.m. "alito, fiato"; -ca puzze s.m. "alitosi": ścuóstete ra mé ca tjéne lu jate ca puzze, se sènde ra nu miglie. "scostati da me che tieni l'alitosi, si sente da un miglio". jàure s.m. "tepore, vapore": cumbà, jésce sóp’a lu bbalecóne, nu nżjénde lu jàure re la primmavére?. "compare, esci sul balcone, non senti il tepore della primavera?"; mà, nun vire ché jaure ca ce stá qquá, quanne la apre la funèste? Aspjétte ca se ngummerísce tutte cóse?. "mamma, non vedi che vapore che ci sta qui, quando apri la finestra? Aspetti che si inumidiscono tutte le cose?". jazze s.m. "stabbiolo". jé fésse! inter. "accipicchia": jé fésse cúm’jé cresciute fìglite, nu lu canóśche cchiù. "accipicchia come è cresciuto tuo J figlio, non lo conosco più"; -nżiste loc.avv. "persona che vuole sempre vincere"; -tand’óre quande pése loc.avv. "persona che vale". jéffele s.f. "inizio di gomitolo". jènghe s.f. "giovenca". jénnere s.m. "genero"; jénnereme: "mio genero; jénnerete: tuo genero". jérmete s.m. "covone". jéte s.f. "bietola"; pl. gghjéte: me piàcene assàje pezzòtte e gghjéte. "mi piacciono molto quadrucci e bietole". jónde s.f. "fionda, giunta": quanne jéveme uagliune n’avime fatte n’accíse re pecciune a lu Castjédde cu la jónde. "quando eravamo ragazzi ne abbiamo fatto un‟uccisione di colombi al Castello con la fionda"; pl. gghjónde. jónge s.m. "giunco"; pl. jùnge: me facjétte fá ra lu parzunale li cestjédde cu li jùnge. "mi feci fare dal mezzadro i cestini con i giunchi". jóre re cungime s.m. "pugno di concime". jóśche s.f. "pula": quanne si trébbje ru ggrane cacce assàje jóśche. "quando si trebbia, il grano caccia molta pula"; jóśche, na- loc.avv. "un po‟ di". jòtte s.f. "acqua in cui ha bollito pasta o verdura". jrmetá v.tr. "legare covoni di spighe". jrmetànde s.m. "persona che lega covoni di spighe". jttá v.tr.lett. "gettare, prostrare"; -ndèrre v.tr. "demolire": s’ànne jttá ndèrre angóre numunne re càsere vècchie. "si devono demolire ancora molte case vecchie". sse nutízzje l’ànne pròpje jttáte ndèrre a Rumíniche, ce vóle tjémbe pe se repegliá. "codeste notizie l‟hanno proprio prostrato a Domenico, ci vuole tempo per riprendersi”; -sòlete cu la pale v.tr. "scialacquare": jé ggènde ca jètta sòlete cu la pale. "è gente che scialacqua". jttárse ndèrre v.rifl. "sminuirsi": nu nde jttá ndèrre tande tande ca ce stanne l’ate cchiù ppègge re tè. "non ti sminuire tanto tanto, che ci stanno gli altri peggio di te". jttatúre 1.s.f. "iattura"; 2.s.m. "pertugio sul pavimento dietro la porta d‟ingresso che funge da gabinetto": avítete ra quédda fémmene angóre te méne na jttatúre. "evita quella donna ancora ti lancia una iattura". jucá v.intr. "giocare". jucatóre s.m. "giocatore": jé nu jucatóre ngaddute pèrde spisse ma nu la funísce re jucá. "è un giocatore incallito, perde spesso ma non la finisce di giocare". juccá v.intr. "fioccare, nevicare": ajére à juccate tutte la jurnate mó pe si squagliá àje vòglie a aspettá. "ieri è nevicato tutta la giornata ora per sciogliersi hai voglia ad aspettare". juccanízze s.m. "nevischio": cammíne curre a ccàsete ca stá arruvanne lu juccanízze. "cammina corri a casa tua che sta arrivando il nevischio". jucculjá v.intr. "nevicare in modo lieve". jumare s.f. "fiumana": na jumare r’acque ìnghjéve tutte la strare. "una fiumana d‟acqua riempiva tutta la strada". jummèdde s.f. "giumella": cummà, ramme na jummèdde re cìcere ca re vvòglie métte a spunże, craje re fazze cu ddòje lahanèdde. "comare, dammi una giumella di ceci che li voglio mettere in ammollo, domani li faccio con le tagliatelle". jummènde s.f. "giumenta": tenéveme na jummènde janghe cu la córe mózze. "tenevamo una giumenta bianca con la coda mozzata". jungéte s.m. "giuncheto". jungetúre s.f. "giuntura". juóche s.m. "gioco". juórne s.m. "giorno"; -accussì agg. "giorno feriale": sti lavure nun l’àja fá nd’a li juórne accussì. "questi lavori non li devi fare nei giorni feriali"; -ca nu nże mange carne s.m. "giorno di magro"; juórne s.m. "giorno per giorno"; -re fèste s.m. "giorno festivo": angóre nu nd’àja mbará ca lu juórne re fèste jé na iurnate re repuóse; "ancora non hai imparato che il giorno festivo è una giornata di riposo"; juórne, re- loc.avv. "diurno": a bbòte face lu turne re juórne e a bbòte lu face re nòtte. "a volte fa il turno diurno e a volte lo fa notturno". jure s.m.pl. "fiori del vino". jurecá v.tr. "giudicare": nu gghiurecá l’ate cristjàne si nun vuó èsse jurecáte. "non giudicare le altre persone se non vuoi essere giudicato". jurnate s.f. "giornata": ce vulíje tutte na jurnate pe ffá quédda fatìja. "ci volle tutta una giornata per fare quel lavoro"; pl. gghiurnate. jusce s.m. "alito di vento, soffio": cu nu jusce féce caré tutte lu castjédde re carte c’avéve fatte cu tanda pacjénże. "con un soffio fece cadere tutto il castello di carte che aveva fatto con tanta pazienza". jusciá v. intr. "soffiare": jósce, jósce sóp’a ru ffuóche, ca a ffòrze re jusciá s’adda appecciá. "soffia, soffia sul fuoco che a forza di soffiare si deve accendere". jusciatúre s.m. "soffione di canna". juse s.m. "sottano"; dim. jusídde. jùsse s.m. "diritto": jé nu jùsse ca tènghe ra mmane a tataránne e peqquésse nunn’àje ché ffá. "è un diritto che tengo dai tempi di nonno e per questo non hai che fare". juste agg. "giusto": l’óme juste jé amate ra tutte. "l‟uomo giusto è amato da tutti”; juste: "appena in tempo". jute s.f. "andata": tande fóje la jute quande la menute. "tanto fu l‟andata quanto la venuta". juvá v.intr. "giovare": a nnesciune jé juvate lu cunżiglie tuje. "a nessuno è giovato il tuo consiglio". jùve s.m. "giogo". 101 a Sèrre s.f. "La Serra (contrada sulla strada per Bovino., a sinistra)". abburjùse agg. "laborioso". labbratòrje s.m. "laboratorio": nd’a quiddu labbratòrje ce fatjàvene na vendíne re uperàje. "in quel laboratorio ci lavoravano una ventina di operai". laccettíne s.m. "catenina". ladrucínje s.m. "latrocinio". laghe s.m. "alone (luna)": musére la luna téne attuórne attuórne lu laghe vóle segnefecá c’adda mení a cchióve. "stasera la luna tiene intorno intorno l‟alone vuole significare che deve venire a piovere". làgreme s.f. "lacrima": figlie míje, nun vòglie rengraziamènde ma avíta sapé ca tutte quésse ca teníte m’éja custáte suróre e llàgreme. "figli miei, non voglio ringraziamenti ma dovete sapere che tutto ciò che tenete mi è costato sudore e lacrime". lahanèdde s.f.pl. "tagliatelle (pasta alimentare)": musére, mammaránne à mmisse mmjézze a la bbuffètte na spasètte chjéna re lahanèdde e ffasule. "stasera, nonna ha messo in mezzo al tavolo piccolo e leggero un piatto grande pieno di tagliatelle e fagioli". Lahe s.m. "lago, Lago (contrada sulla strada per Bovino, al di sopra di Fontana Armata)"; -Vaddóne s.m. "Lago Vallone (contrada sulla strada per Bovino vicino al Lago)": Tòtònne ròppe tutte quédda fatíje s’avía abbendá pecché stéve rinde a nu lahe re suróre. "Antonio dopo tutta quella fatica si dovette riposare perché stava in un lago di sudore". lahenatúre s.m. "matterello". làhene s.f.pl. tagliatelle (pasta alimentare)". làja s.f. "beffa": nun facènne la làja a ttutte quande pecché còccherúne te póte ròmbe lu musse. "non beffeggiare tutti quanti perché qualcuno ti può rompere il muso". lambande agg. "lampante". lambarúle s.m.dim. "lumicino". lambascióne s.m. "cipollaccio"; pl. lambasciùne: fegliò, fá na fritta r’óve e L lambasciùne. "ragazza, fai una frittura di uova e cipollacci". lambe 1.s.m. "fulmine": Marònne ché llambe agghi viste, chiure li ścure a la funèste, sebbréjte. "Madonna che fulmine ho visto, chiudi le imposte alla finestra, sbrigati"; 2.s.f. "lampada": agghi fatte métte na lambe vucíne a la tómbe re pàtreme. "ho fatto mettere una lampada vicino alla tomba di mio padre". lambine s.m. "lumino". lambjóne s.m. "lampione"; pl. lambjùne: na vòte ce stévene li lambjùne a ppetròlje. "una volta ci stavano i lampioni a petrolio". lame s.f. "frana": la lame rinde Iazzane fóje assaje spavendóse. "la frana in Iazzano fu molto spaventosa"; -re Ciòce s.f. "Lama Di Cioce (contrada sulla strada per Accadia vicino contrada del Bosco)"; re San Custànże s.f. "Lama di San Costanzo (contrada sulla strada per Accadia, contrada Bosco)". lamendá v.tr. "lamentare". lamendúse agg. "lamentoso": sì ppròpje nu lamendúse njénde te vá bbuóne. "sei proprio un lamentoso niente ti va bene". lamjénde s.m. "lamento": ròppe la carute tanda rulóre e tanda lamjénde. "dopo la caduta tanti dolori e tanti lamenti". lammeccá v.tr. "lambiccare": a na trave appenníme lu cappucce re téla re sacche chine re muste, ścóle a stizze a stizze nd’a la rameggiàne, accussì avíme lu vine lammeccáte. "a una trave appendiamo il cappuccio di tela di sacco pieno di mosto, scola a goccia a goccia nella damigiana, così abbiamo il vino lambiccato". Làmmeje s.f. "Lammia (contrada oltre i Tremolizzi)". Lammícche s.m. "alambicco, Lammicco (contrada sulla strada Panni-Scalo, al di sotto)". làmmje s.f. "soffitto, volta (term.arch.)"; -a crucére s.f. "soffitto a botte". lanacce s.f. "laniccio". landèrne s.f. "lanterna": appríme, re sére, si jéva ggeranne cu la landèrne mmane. "prima, di sera, si andava girando con la lanterna in mano". lanettíne s.f. "lanetta": m’agghi fatte na vèste re lanettíne pe sparagná, ma nummale pe nnjénde. "mi sono fatta un vestito di lanetta per risparmiare, ma non è buono per niente". lappazzíje, a- loc.avv. "per scherzo". làppese s.m. "matita". làrehe agg. "largo". larghe s.m. "spiazzo". lasàgne ricce s.f. "ricciarelle (pasta alimentare)". laśche agg. "rado". lassá v.tr. "lasciare": àja lassá pèrde ògne ccóse e te n’àja ìre mbenżjóne se vuó stá bbuóne quiss’ate quatte juórne. "devi lasciar perdere ogni cosa e te ne devi andare in pensione se vuoi star bene codesti altri quattro giorni". lasse e ppiglie loc.avv. "lavoro intermittente". làssene s.m. "erisimo". làsteche agg. "elastico". lattare s.m. "lattaio": zì Angelécchie jéve na bbóna lattare, ògne mmatine ce la veréveme r’arruvá cu ru llatte appéna munde. "zia Angela era una buona lattaia, ogni mattina ce la vedevamo di arrivare con il latte appena munto". lattóse agg. "lattifero". lattuchèlle s.f. "lattuga velenosa". latuórne s.m. "lagna, piagnisteo": Ndò, la vuó funí cu quissu latuórne o t’agghia ścaffá ruje ścaffùne?. "Antonio, la vuoi finire con codesto piagnisteo o ti devo dare due schiaffoni?". laurjá v.tr. "laureare": Mechelíne s’éja laurjàte cu vvóte bbuóne, chi manghe te crire!. "Michele si è laureato con buoni voti, chi neanche credi!". làurje s.f. "laurea". lavá v.tr. "lavare". lavandíne s.m. "acquaio". lavannáre s.f. "lavandaia": appríme re lavannáre facévene re mappate e re gghjévene a lavá a Sand’Ulíje. "prima le lavandaie facevano gli involti di panni da lavare con i panni sporchi e li andavano a lavare a Sant‟Elia". Lavèdde s.f. "Lavella (contrada al di sotto della Fontana Vecchia)"; -sóp’a lu Pónde s.f. "Lavella sopra il, Ponte (contrada sulla strada Panni-Scalo)". laví loc.avv. "eccola ". lazze s.m. "laccio". lazzerjá v.tr. "conciare male, lacerare": feglió, te sì accórte ca la unnèdde jé tutte lazzerjàte? Andó si gghiùte a funí nd’a li ruve?. "ragazza, ti sei accorta che la gonna è tutta lacerata? Dove sei andata a finire nei rovi?". leàndre s.m. "oleandro". lebberá v.tr. "liberare": t’àja lebberá na vòta pe ssèmbe ra quiddu ścucciatóre. "ti devi liberare una volta per sempre da quello scocciatore". lebbràcchie s.m. "leprotto". lebbraríje s.f. "libreria". lèbbre s.m. "lepre": vire vì cúme fuje ddu lèbbre capammónde, ah s’avéssa avute na ścuppètte!. "vedi vedi come fugge quella lepre su in alto, ah se avessi avuto uno schioppo!"; pl. ljébbre. lebbrètte 1.s.f. "libretto della pensione": nu mbòzze truvá la lebbrètte, mó agghia ścavá nd’a tuttte li terètte. "non posso trovare il libretto della pensione, ora devo scavare in tutti i cassetti"; 2.s.m. "libretto". leccardízzje s.f. "leccornia". Leccetjélle s.m. "Luccitiello (contrada sulla strada per Bovino vicino a Giardilupi)". lecenżjá v.tr. "licenziare": avía lecenżjá l’uperáje pecché nu ndenéve cchiù sòlete pe ppahá. "dovette licenziare gli operai perché non teneva più soldi per pagare". lecenżjàrse v.rifl. "accomiatarsi": la sére nnande, li parjénde se lecenżjàrene ra Marcúcce ca partéve pe l’Amèreca Bbóna. "la sera avanti, i parenti si accomiatarono da Marco che partiva per gli Stati Uniti". lecuórde s.m. "ricordo": nu nde lu pòzze rá quistu llòrge ca lu tènghe pe lecuórde re tataránne. "non te lo posso dare questo orologio che lo tengo per ricordo di nonno". lègge v.tr. "leggere": chi sape lègge, lègge a la reritte e a la stòrte. "chi sa leggere sa leggere a diritto e a rovescio"; p.p. leggiute; -n’ata vòte v.tr.iter. "rileggere". leggènde s.f. "leggenda": numunne re cristjàne canùscene la leggènde re lu Castjédde re Panne e re l’allòrge re Mundahúte. "molte persone conoscono la leggenda del Castello di Panni e dell‟orologio di Montaguto". leggestrá v.tr. "registrare": àja leggestrá la spése sóp’a nu quatèrne juórne pe gghiuórne. "devi registrare la spesa su un quaderno giorno per giorno". leggistre s.m. "registro". leggìtteme s.f. "legittima": nu l’à mmaje curate a li ggenetúre e mmó ca sònghe muórte à avute sule la leggìtteme. "non li ha mai curati i genitori e ora che sono morti ha avuto solo la legittima". leghime s.m. "legame per grano". légne s.m. "nave". lehánde agg. "elegante". lehatúre s.f. "vinciglio". léhe s.f. "lega". lèhuóre s.m. "liquore": me piace re cchiù lu lehuóre fatte ngase ca quidde c’accatte a la putéha. "mi piace di più il liquore fatto in casa che quello che compri alla bottega". lemená v.tr. "eliminare". lemendáre agg. "elementare": stá angóre a re ścóle lemendáre. "sta ancora alle scuole elementari". lemetá v.tr. "limitare": t’àja lemetá nd’a re spése se no nu mbutime ìre nnande. "ti devi limitare nelle spese altrimenti non possiamo andare avanti". lémmete s.m. "limite": mó c’arríve sótte a lu lémmete nu sgruttá cu la zappe, ca la tèrra míje si ne véne nd’a la tója. "ora che arrivi sotto al limite non sgrottare con la zappa, che il mio terreno se ne viene nel tuo". lemòsene s.f. "elemosina": jé tande puvurjédde ca se cambe cu re llemòsene. "è tanto poveretto che si campa con le elemosine". lendézze s.f. "lentezza". lenghetjédde s.m. "piccola striscia di terra". lénghe s.f. "lingua"; dim. lenguzze; -re cane s.f. "cinoglossa, scolopendrio". lengute agg. "linguacciuto". lenjamènde s.m. "lineamento". lenjètte s.f. "trattino". lénnele s.m. "lendine"; pl. lìnnele: nu nd’azzeccá a quédde ca téne li lìnnele ngape. "non ti avvicinare a quella che tiene i lendini in testa". lenżjá v.tr. "fare a strisce". lenżule s.m. "lenzuolo"; f.pl. lenżóle; dim. lenżulícchie. leppuse agg. "melmoso, patinoso"; f. leppóse: agghie tenute la fréve e sta lénghe jé bbóne leppóse. "ho tenuto la febbre e questa lingua è molto patinosa". lequetá v.tr. "liquidare". lessíje s.f. "liscivia": míttele nd’a la lessíje quisse panne ca stanne paricchie macchie. "mettili nella liscivia codesta biancheria che stanno parecchie macchie". lessjèlle s.f. "varechina": ssa macchie re suche sóp’a lu musale l’àja luvá cu la lessjèlle. "codesta macchia di sugo sulla tovaglia la devi togliere con la varechina". letratte s.m. "fotografia, ritratto": uéje tà, pe te fá la carte re ndennetà àja purtà a lu Cummune tré letratte. "ehi papà, per farti la carta d‟identità devi portare al Comune tre fotografie"; pare ca nu lu vuó canósce a Fferéle, jé lu letratte re lu tataránne. "puoi non conoscerlo a Fedele, è il ritratto del nonno". lètteche agg. "elettrico". lettecíste s.m. "elettricista": ssa ccurrènda lètteche face appícce e sstute, vá ra lu lettecíste e addummánne pecché. "codesta corrente elettrica fa accendi e spegni, vai dall‟elettricista e chiedi perché". lettére s.f. "lettiera, letto del guardiano di animali (fatto da lui stesso con quattro pezzi di tronco d‟albero ed il piano di rami con sopra sacchi di paglia), strame". letterízzje s.f. "itterizia": puvurèdde, téne la letterízzje e mmó s’adda fá ruje iuórne nd’a lu ljétte. "poveretta, tiene l‟itterizia e ora deve farsi due giorni nel letto". lèuna s.f. "legna"; pl. lèune; -fèrme s.f. "legna spaccata"; -suttile s.f. "stipa": p’appecciá ru ffuóche nd’a lu fucuríle appuóje sóp’a lu ciòcchere re lèuna suttile e cchiù sópe re llèuna tunnizze. "per accendere il fuoco nel focolare appoggia sul ciocco la stipa e al di sopra la legna grossa"; -tunnizze s.f. "legna grossa". levjélle s.m. "livella a bolla d‟aria (arnese del muratore)". lezzióne s.f. "lezione": Nnucènże nu nżapíje la lezzióne e lu maéste lu mettíje ngenòcchie. "Innocenzo non seppe la lezione e il maestro lo mise in ginocchio"; pl. lezziùne. lìbbere agg. "libero": quédda feglióle téne n’aggíre tròppe libbere. "quella ragazza tiene un comportamento troppo libero". libbre s.m. "libro"; dim. lebbrecjédde. ljégge agg. "leggero"; f. lègge: ssa cupèrte jé tròppa lègge, mitte pure la mmuttìte. "codesta coperta è troppo leggera, metti anche la trapunta". ljénde agg. "sentore di umido". ljétte s.m. "letto"; dim. lettecjédde. lime s.f. "lima (arnese del falegname)"; piatte, tondine, mezzatónde s.f.pl. "lime (arnesi del fabbro)". linguètte s.f. "cursore": nu ścórre la linguètte nd’a la chiusura lambe vuó veré ca jé ngappáte la fòtere re la unnèdde?. "non scorre il cursore nella cerniera lampo vuoi vedere che è capitata la fodera della gonna?". línja s.f. "linea"; dim. lenjètte. linjamènde s.m. "lineamento": téne bbèlle linjamènde n’asseméglie pe nnjénde a la mamme e lu patre. "tiene bei lineamenti non assomiglia per niente alla mamma e al padre". linże s.m. "striscia, strisce di stoffa". ljóne s.m. "leone": tenéve na fòrze re ljóne, mó andó jé jùte a ffuní?. "teneva una forza da leone, ora dove è andata a finire?"; pl. ljùne. ljònne s.m. "neon": nu leggènne tròppe a la luce re lu ljònne ca te fanne male l’uócchie. "non leggere troppo alla luce del neon che ti fanno male gli occhi". lippe s.m. "melma, patina": quédda tórre jé chjéna chjéna re lippe. "quella vasca in cemento per irrigazione è piena piena di melma". lisce agg. "liscio": jé jùte tutte lisce, n’avíme truvate manghe nu nduppe. "è andato tutto liscio, non abbiamo trovato neanche un intoppo". liscièbbússe s.m. "solenne rimprovero". lìttere s.f.pl. "lettere": lu pustjére tenéve numunne re lìttere mmane, se vére ca vjénene re ffjèste re Natale. "il portalettere teneva molte lettere in mano, si vede che vengono le feste di Natale". liunarúle s.m. "taglialegna". liunésse s.f. "leonessa". llòrge s.m. "orologio": tataránne tenéve nu bbèllu llòrge nd’a lu taśchìne re la ggiacchètte. "nonno teneva un bell‟orologio nel taschino della giacca". llude v. tr. "illudere". llumená v.tr. "illuminare": n’allumenánne tutte la case, stute sse lambadíne ca jé angóre juórne. "non illuminare tutta la casa, spegni codeste lampadine che è ancora giorno". llumenazzjóne s.f. "illuminazione": a San Custànże auànne ànne misse ma bbèlle llumenazzjóne. "a San Costanzo quest‟anno hanno messo una bella illuminazione". llurgiare s.m. "orologiaio". lluse agg. "illuso": Ndònje jé nu pòvre lluse, se crére ca lu munne vá cúm’jéve na vòte!. "Antonio è un povero illuso, si crede che il mondo va come andava una volta!". lòcche lòcche loc.avv. "lèmme lèmme". lòffere s.m. e f. "persona che non vuole fare niente". lòggeche agg. "logico": ché te vaje lamendánne, jé lòggeche ca l’avíva salutá tu, idde jé cchiù ggruósse re te. "che ti vai lamentando, è logico che lo dovevi salutare tu, lui è più grande di te". lòndre s.m. "stesso posto dove orinano asini, cavalli ecc.". lópaje s.m. "giogaia". lòpeche s.f. "fame insaziabile, arnese di ferro con ganci per recuperare il secchio nel pozzo". lórde s.m. "peso lordo". lóre pron.pers. "esse, essi, loro": lu tjénene care care a lu figlie lóre. "lo tengono caro caro al loro figlio". lóte s.f. "fango": si ne vénne ra fóre cu li cauzune spuórche re lóte, n’avíve andó métte re mmane. "se ne venne dalla campagna coi pantaloni sporchi di fango, non avevi dove mettere le mani". lòtene s.f. "battibecco": bbèlle fé, ché ssònghe tutte quésse llòtene, sparagnàtavílle pe n’ata vòte. "belle donne, che sono tutti codesti battibecchi risparmiateveli per un‟altra volta". lucale s.m. "locale": li lucale re la ścóle sònghe numunne e criature sònghe póche. "i locali della scuola sono molti e i bambini sono pochi". lucére s.f. "sostegno fissato al muro per luce ad olio o candela". lucése s.m. "chiarore": a la massaríje dabbasce se vére lu lucése, adda stá còccherúne re li figli re Custànże. "alla masseria laggiù si vede il chiarore, deve stare qualcuno dei figli di Costanzo". lùcete agg. "lucido". lucia s.f. "luce"; -a uóglie s.f. "lucerna": tenéve na lucia a uóglie píccquele e n’ata cchiù àute. "teneva una lucerna piccola e un‟altra più alta"; -rébbele s.f. "barlume": lu tezzóne me réve na lucia rébbele. "il tizzo mi dava un barlume". lucigne s.m. "lucignolo": vire ca a qquéssa lucia a uóglie àja métte lu lucigne nuóve se no nun veríme pe nnjénde. "vedi che a codesta lucerna devi mettere il lucignolo nuovo altrimenti non vediamo per niente". lucumetíve s.f. "locomotiva": appríme quanne passávene re lucumetíve te n’avíva fuje pe lu fume ca cacciávene. "prima quando passavano le locomotive te ne dovevi fuggire per il fumo che cacciavano". ludá v.tr. "lodare". luffjàne agg. "ruffiano": nu nde ferá re quidde ca jé nu luffjàne, te ru ddiche pe bbéne tuje. "non ti fidare di quello che è un ruffiano, te lo dico per il tuo bene". luglie s.m. "luglio". luhuá v.tr. "togliere". luhuánde s.m. "levante". lume s.m. "lume"; -a cambane s.m. "lume a petrolio appeso"; -a ttubbe s.m. "lume a petrolio sul tavolo". lumine s.m. "fiammifero". luna chjéne s.f. "plenilunio": quanne ce stá la luna chjéne re mundagne attuórne attuórne si virene bbóne. "quando ci sta il plenilunio le montagne torno torno si vedono bene". lunáteche agg. e s.m. "lunatico": a qquiddu cristjàne nu nge puó ìre apprjésse, jé lunáteche. "a quella persona non ci puoi andare appresso, è lunatica". lundanànże s.f. "lontananza": cúm’jé bbrutte la lundanànże nu nże póte pe nnjénde suppurtá. "com‟è brutta la lontananza non si può per niente sopportare”. lundane agg. "lontano". lunnerì s.m "lunedì". luóche s.m. "luogo"; pl. luóchere. luónghe agg. "lungo"; f. lònghe. lupacchjédde s.m. "lupacchiotto". lupe re nòtte s.m. "persona che si ritira tardi dal lavoro". lupenáre s.m. "lupinaio, venditore di lupini": lu lupenáre ca passave pe re strare re lu pajése facéve a ccange, na mesure re lupine cu na mesure re ggranerínje. "il lupinaio che passava per le strade del paese faceva a cambio, una misura di lupini con una misura di granturco". lupenèlla suttile s.f. "fumaria". lurddízzje s.f. "lordura": téne na case chjéne re lurddízzje, nunn’àje ra ndó accumenżá. "tiene una casa piena di lordura, non hai da dove cominciare". lurde agg. "lordo". lusse, re- loc.avv. "elegante". luttá v.intr. "lottare": pe te fá na pusezzjóne nd’a la vite àja sèmbe luttá. "per farti una posizione nella vita devi sempre lottare". luvá v.tr. "levare"; -la cruste v.tr. "sgrumare"; -la fréve v.tr. "sfebbrare": sònghe ruje juórne ca a Ndenjúcce s'éja luvate la fréve, crajmatíne adda ìre a la ścóle. "sono due giorni che Antonietta si è sfebbrata, domattina deve andare a scuola"; -la jóśche v.tr. "spulare"; -la macchie v.tr. "smacchiare"; -la pólve v.tr. "spolverare": figlia míje ròppe c’àje ścupate pe ndèrre, e sèmbe cu la funèste apèrte, ljéve la pólve sóp’a tutte li cuócce. "figlia mia, dopo che hai spazzato per terra, e sempre con la finestra aperta, spolvera su tutti i cocci"; -la ścòrce v.tr. "sbucciare, smallare": me ścunfìre a luvá la ścòrce a re mméle, falle tu feglió, te uaragne l’àneme. "mi rincresce a sbucciare le mele, fallo tu ragazza, ti guadagni l‟anima"; pe luvá la ścòrce a re nnuce mó te faje tutte re mmane nèure. "per smallare le noci ti fai tutte le mani nere"; -la séte v.tr. "dissetare": quéss’arangiàte nu mm’à pe nnjénde luvate la séte. "codesta aranciata non mi ha per niente dissetato"; la tàvele v.tr. "sparecchiare": Paścalí, sebbréjte a lluvá la tàvele c’ascíme a ffarce na passiate a lu Castjédde. "Pasqualina, sbrigati a sparecchiare che usciamo a farci una passeggiata al Castello"; -la vézze v.tr. "svecciare": agghi sfrattate lu cascióne re grane pe ce luvá la vézze prime re lu vénne. "ho svuotato il silo di legno di grano per svecciarlo prima di venderlo"; -li nùzzele v.tr. "snocciolare"; -lu panne v.tr. "scremare": mà, àja luvá lu panne ra sóp’a ru llatte, se no nu me lu bbéve. "mamma, devi scremare il latte, altrimenti non me lo bevo"; -l’ùppele v.tr.rifl. "stappare": cúm’agghi luvate l’ùppele m’agghi accapuzzáte a la bbuttiglie e me sònghe fatte nuóve nuóve. "come ho stappato ho avvicinato la bocca alla bottiglia e mi sono fatto nuovo nuovo"; -ra nanże v.tr. "sopprimere": mó fàmmene ìre ra qquá se no a qquidde lu léve ra nanże, cu qquédde pparóle me face abbuttá la trippe. "ora fammene andare di qua altrimenti a quello lo sopprimo, con quelle parole mi fa gonfiare la pancia"; -re ffòrze v.tr. "snervare"; -re ppréte v.tr. "spietrare"; -re spine v.tr. "spinare": mà, ljéve bbuóne re spine a lu pésce se no me faje affucá. "mamma, spina bene il pesce altrimenti mi fai affogare"; -ru ggrasse v.tr. "sgrassare": uéje mà, lu prusutte nun me lu mange si nu nge ljéve appríme ru ggrasse. "ehi mamma, il prosciutto non lo mangio se prima non lo sgrassi"; -ru llatte v.tr. "svezzare": mó c’àje luvàte ru llatte a lu criature, puó stá cchiù spenżeráte. "ora che hai svezzato il bambino, puoi stare più spensierata"; -r’òssere v.tr. "disossare". luvarse la vite v.rifl. "suicidarsi": stéve sule e abbandunáte e pe la resperazzjóne s'éja luvate la vite. "stava solo e abbandonato e per la disperazione si è suicidato”. luví loc.avv. "eccolo". 107 a cammíne! loc.avv. "va via!". accáneche s.m. "meccanico" qquá ce vóle lu maccáneche, nunn'éja cósa tója, nu mettènne mane. "qui ci vuole il meccanico, non è cosa tua, non mettere mano". maccarèdde s.f. "dolce di San Vito a spirale". maccaróne s.m. "maccherone, pasta"; pl. maccarúne. maccarunáre s.m. "persona che mangia molta pasta". maccarúne a mmane calate e mangiate s.m.pl. "pasta fatta in casa"; -accattáte s.m.pl. "paste alimentari"; -alluónghe s.m.pl. "tagliatelle più larghe (paste alimentare)"; -cu lu suche s.m.pl. "pastasciutta". maccatúre s.m. "fazzoletto"; dim. maccaturjédde; -pe ngape s.m. "foulard": agghi rialate a mmàmme nu maccatúre pe ngape tutte fraśchjàte. "ho regalato a mamma un foulard tutto a fantasia". Macchiuni s.f. "Macchioni (contrada al di sotto di Sant'Elia, a sinistra su una strada mulattiera)". macenjédde s.m. "macinino". macerdòme s.m. "maggiordomo". màchene s.f. "macchina, automobile"; dim. machenètte. machenètte s.f. "accendino": ramme la machenètte ca m'agghia allumá la segarètte. "dammi l'accendino che mi devo accendere la sigaretta"; -pe carusá s.f. "tosatrice". machenjá v.tr. "macchinare": lu vire cúme face? Chisà ché machenéje. "lo vedi come fa? Chissà che macchina". macheníste s.m. "macchinista": Andòniucce face lu macheníste re lu tréne e se tróve cundènde. "Antonio fa il macchinista del treno e si trova contento". machenóne s.m. "automobile di lusso". macóme avv. "eccome": l'agghi viste, macóme l'agghi viste, jé turnate l'atu juórne. "l'ho visto, eccome l'ho visto, è tornato l'altro giorno". madamusèlle s.f. "madamigella": ché bbèlla madamusèlle ca stá passanne, a chi M jé figlie ze Runà?. "che bella madamigella che sta passando, a chi è figlia zio Donato?". madduóppele re néva s.m. "palla di neve"; s.f.pl. maddòppele re néva. maéste s.f. "maestra". maffjá v.rifl. "atteggiarsi". maffiuse s.m. e agg. "mafioso": jé nu maffiuse nu lu puó rice manghe fatte cchiù a ddà. "è un mafioso non gli puoi dire neanche fatti più in là". magge s.m. "maggio". maggiuranże s.f. "maggioranza". maggiurènne agg. "maggiorenne": ché la vuó stá sèmbe apprjésse, aramàje jé maggiurènne. "che le vuoi stare sempre dietro, ormai è maggiorenne". maglia sfelate s.f. "smagliatura". magliecèdde s.f. "magliettina". maglióne s.m. "magliolo"; pl. magliúne. mahagná v.tr. "magagnare". mahazzéne s.m. "magazzino". màhe s.f. "maga". majése agg. "maggese". majéste 1.s.m. "maestro"; m'allecòrde sèmbe re lu majéste míje re la ścóle lemendare. "mi ricordo sempre del mio maestro delle scuole elementari". 2.s.f. "sarta". mala ndunate s.f. "cattiva intenzione"; nnumenáte s.f. "cattiva nomea.". malacriànże s.f. "malacreanza". malacristjàne s.f. "persona cattiva". malafémmene s.f. "donnaccia". malahúrje s.m. "malaugurio": Pèppe face sèmbe l'aucjédde re malahúrje. "Giuseppe fa sempre l'uccello di malaugurio". malalénghe s.f. "malalingua": tutte la cànuscene a qquédda malalénghe, avítale si puó. "tutti la conoscono a quella malalingua, evitala se puoi". malamenducchíle s.m. "pezzettino di qualcosa, pizzico": àja métte n'atu malamenducchíle re sale, no re cchiù e lu suche póte ìre. "devi mettere un altro pizzico di sale non di più e il sugo può andare". Malandríne s.m. "Malandrino (contrada sulla strada per Santa Maria del Bosco)". Malannáte s.f. "annata cattiva, Malannata (contrada sulla strada per Bovino, al di sopra)"; auànne sarrá na malannate pe tutte li raccòvete, cu ssu ggéle ca c'éja state!. "quest'anno sarà un'annata cattiva per tutto il raccolto, con codesto gelo che c'è stato!". malaparáte s.f. "situazione sfavorevole". malaparóle s.f.pl. "parolaccia": te vulésse fá sènde ddu uagliungjédde quanda malaparóle rice! "ti vorrei far sentire quel ragazzino quante parolacce dice!"; pl. maleparóle. malapárte s.f. "rimprovero". malaràzze s.f. "razza malvagia". malarucazzjóne s.f. "maleducazione": jé malarucazzjóne si nu nżalute chi jé cchiù vjécchie re tè. "è maleducazione se non saluti chi è più vecchio di te". malatjédde agg. e s m. "malatino". malatíje s.f. "malattia": téne la malatíje re córe e nu mbóte nghianá re ścale. "tiene la malattia di cuore e non può salire le scale". malatízze agg. "malaticcio". malazzjóne s.f. "cattiva azione". male re cape s.m. "cefalea, emicrania": stàteve citte ca tènghe nu male re cape e nu mbòzze sènde rumure. "statevi zitti che tengo un'emicrania e non posso sentire rumori"; -sanghe s.m. "sangue cattivo"; nganne s.m. "mal di gola". malecapetá v.intr. "capitare male". malecaváte agg. "malnato". malecóre s.m. "cattiveria": nu ru fface pe malecóre ma pecché jé restratte. "non lo fa per cattiveria ma perché è distratto". malecrjáte agg. "malcreato": nu nge puó rice na paróle ca jé bbóne malecrjáte. "non ci puoi dire una parola che è molto malcreato". malecristjàne s.m. "persona cattiva". malefàtte agg. "malfatto": jé na fatía malefàtte, craje te tòcche re la fá ra cape. "è un lavoro malfatto, domani ti tocca di farlo daccapo". malemúnne s.m. "mondo cattivo". malenguníje s.f. "malinconia": quanda malenguníje sènde quanne pènże ca pàtreme e mmàmmeme nu nge stanne cchiù. "quanta malinconia sento quando penso a mio padre e a mia madre che non ci sono più". malepahatóre s.m. "cattivo pagatore". malepatúte agg. "malandato": jé malepatúte, ché vvuó fá, stá sule sule e se lasse ìre ògne gghiuórne re cchiù. "è malandato che vuoi fare, sta solo solo e si lascia andare ogni giorno di più". malepenżánde agg. "malpensante": cu na sére ca m'àje viste r'ascí cu Mariúcce ggià pjénże ca jé la zita míje, sì nu malepenżánde. "con una sera che mi hai visto uscire con Maria già pensi che è la mia fidanzata, sei un malpensante". malerezzjóne s.f. "maledizione". maleríce v.tr. "maledire": malerecéve lu juórne ca l'avéve ngundrate. "maledicevo il giorno che l'avevo incontrato"; p.p. malerítte. malèrve s.f. "malerba, persona poco di buono". maletenúte agg. "maltenuto". maletjémbe s.m. "maltempo". malevestúte agg. "malvestito" stá malevestúte, se vére ca jé n'óme patùte. "sta malvestito, si vede che è un uomo patito". maluócchie s.m. "malocchio". malve s.f." malva". malvagge agg. "malvagio". malvóne s.m. "altea". mambasse s.f. "mansalva": à ffatte mambasse re tutte quédde c'à truvate pe nnande. "ha fatto mansalva di tutto quello che ha trovato davanti". mammà s.f. "mamma". mammalúcche agg. "scemo": Fò, sì ppròpje nu mammalúcche. Ru vvuó capí ca quésse ccóse se fanne cúme s'ànna fá o nu nże fanne pe nnjénde?. "Alfonso sei proprio uno scemo. Lo vuoi capire che codeste cose si fanno come si devono fare o non si fanno per niente?". mammanònne s.f. "nonna"; mammetanònne: "tua nonna". mammaránne s.f. "nonna"; dim. mammélle; -míje: "mia nonna"; mammetaránne: "tua nonna". mammarínnele agg. "mammaiolo": àje vòglie aspettá ca Cungètte véne cu tté! Quédda jé bbóna mammarínnele. "hai voglia ad aspettare che Concetta viene con te! Quella è molto mammaiola". mammatúre s.f. "letame marcito per il vivaio". màmme s.f. "madre, mamma": figlia míje, l'uócchie re Ddíje e lu córe re la màmme nu nd'abbandónene maje. "figlia mia, l'occhio di Dio e il cuore della mamma non ti abbandonano mai"; màmmeme: "mia madre"; màmmete: "tua madre". mammòrje s.f. "memoria": si la mbaràje sùbbete a mammòrje la pujsíje. "se la imparò subito a memoria la poesia". mamuócce s.m. "bamboccio": ché jé ddu mamuócce c’àje misse ddà, ljévele re prèsscie ca me face mbressjóne. "che è quel bamboccio che hai messo là, toglilo di fretta che mi fa impressione". mana s.f. "mano"; dim. manuzzèlle; reritte s.f. "mano destra"; -stòrte s.f. "mano sinistra". mande s.f. "coperta di lana rozza"; dim. mandarèdde. mandecètte s.m. "fisarmonica, soffietto"; appríme sendéveme spisse re sserenáte cu catarre e mandecètte. "prima sentivamo spesso le serenate con chitarra e fisarmonica". mandégne s.f. "barile (40-50 l.)". mandèlle s.m. "mantella, mantello": li tataranne nuóste ausavene li mandèlle a lu pòste re li cappuótte. "i nostri nonni usavano i mantelli al posto dei cappotti". mandellíne pe li capidde s.f. "pettinatoio". mandené v.tr.intr. "durare, mantenere, reggere, sorreggere": nu nże putíje mandené cchiù e ścuppàje a cchiange. "non si potette mantenere più e scoppiò a piangere"; quanne se spusàje zíjme Aducce éo cu sòremacucíne mandenéveme lu véle janghe. "quando si sposò mia zia Ada, io con mia cugina reggevamo il velo bianco"; uéje mà, mandjéne stu criature ca frattande lave li piatte e arrecètte na nżénghe la case. "ehi mamma, reggi questo bambino che intanto lavo i piatti e rassetto un po‟ la casa". mandenúte s.m. "amante": Ndònje facíje ruvutá la chiazze quanne sapíje ca la sòre tenéve lu mandenúte. "Antonio fece rivoltare la piazza quando seppe che la sorella teneva l'amante". mandre s.f. "ovile": l'àjne re teníme nd'a la mandre, aspettáme n'ata nżénghe pe re vénne. "gli agnelli li teniamo nell'ovile, aspettiamo un altro po‟ per venderli". Mandróne s.m. "Sierro Mandrone (contrada oltre l'Ariella sulla cresta della Montagna, scendendo giù)". mandulíne s.m. "mandolino". mane mane loc.avv. "a mano a mano, in fretta"; -reritte s.f. "destra"; -stòrte s.f. "sinistra". màneche s.f. "manico"; màneche, sènża- loc.avv. "sbracciato": Cungètte stammatine s'éja misse l'àbbete sènża màneche si vére ca jé arruváte la staggióne. "Concetta stamattina si è messa l'abito sbracciato si vede che è arrivata l'estate". manefrécce, a- loc.avv. "fionda". maneglióne s.m. "chiavaccio": me sbattíje nfacce la pòrte e la chiuríje cu ttande re maneglióne. "mi sbattette in faccia la porta e la chiuse con tanto di chiavaccio"; paletto. manére, re n'ata- loc.avv. "diverso". mangá v.intr. "mancare": "nu nde facènne mangá njénde, mó piglie la penżjóne, mange, bbive e ruórme. "non ti far mancare niente, ora prendi la pensione, mangia bevi e dormi". mangamjénde s.m. "mancamento": agghi avute nu mangamjénde r'àrje, n'atu ppóche azzuppáve ndérre. "ho avuto un mancamento d'aria, un altro poco stramazzavo". manganjédde s.m. "correggiato": vire ca lu manganjédde stá appujàte addréte a la méte re grane. "vedi che il correggiato sta appoggiato dietro il pagliaio". mangànże s.f. "luna calante". mangenòtte s.m. "mancino". manghe 1.avv. "neanche": quanne mm'à viste stammatíne nun mm'à dditte manghe bbòngiòrne, sacce ché vá truvànne ra mé. "quando mi ha visto stamattina non mi ha detto neanche buongiorno, non so che va trovando da me"; 2.s.f. "sinistra": uardave a mmanghe e a ddritte. "guardava a sinistra e a destra"; -pe la cape avv. "neanche per idea". mangiá v.tr.rifl. "mangiare"; mangiá, ru- s.m. "cibo": me sònghe abbenghjáte e mmó tènghe ru mmangiá sóp'a lu stòmmeche. "mi sono abbuffato e ora tengo il cibo sullo stomaco"; -a ścruócchie v.tr.rifl. "mangiare a sbafo". mangiaeddòrme s.m. "neonato tranquillo". mangiamánge s.m. "mangione". mangiapáne a traremjénde s.m. "parassita": allundànele ra càsete, ca t'arruvíne, jé sule nu mangiapáne a traremjénde. "allontanalo da casa tua che ti rovina, è solo un parassita". mangiatóre s.f. "mangiatoia": Marcù vá a mmétte l'atu ffjéne nd'a la mangiatóre. "Marco vai a mettere l'altro fieno nella mangiatoia". mangiatòrje s.m. "cibaria in grande quantità". mangíne s.f. "mancino" manjá v.tr. "maneggiare". manjàte s.f. "masnada": site na manjàte re cretine, ve facite feccá nd’a lu sacche sènża rice njénde. "siete una masnada di cretini, vi fate ficcare nel sacco senza dire niente"; -re ścaffe s.f. "quantità considerevole di schiaffi". manná v.tr. "inviare, mandare"; l’agghi mannate a qquiddu pajése m’avéve pròpje ścucciate. "l‟ho mandato a quel paese mi aveva proprio scocciato"; -ndréte v.tr. "respingere". mannagge escl. "malannaggio". manuhuále s.m. "manovale": pe rrefá tutte lu titte ce vuljérne tré manuhuále cchiù lu maste. "per rifare tutto il tetto ci vollero tre manovali più il mastro". manulèste s.m. "borsaiolo". manuvrá v.tr. "manovrare": statte attjénde, nu nde fá manuvrá ra quédda fémmene. "stai attento, non ti far manovrare da quella donna". manże agg. "mansueto": quidd’àjne tenéve l’uócchie manże e ce facéve péne re l’accíre. "quell‟agnello teneva l‟occhio mansueto e ci faceva pena ammazzarlo". mappate s.f. "involto di panni da lavare". mappatèlle s.f. "piccolo involto di panni da lavare". mappíne s.f. "canovaccio, strofinaccio, sberla": pe li suvrízzje nd’a la cucíne ce vuónne assàje mappíne. "per i servizi nella cucina ci vogliono molti strofinacci"; statte citte, nu rrespunnènne ammalamènde, se no te rache na mappíne ca t’appízzeche nnande a lu mure. "stai zitto, non rispondere malamente, altrimenti ti do una sberla che ti appiccico al muro". maràme s.f. "madama": quanne passe asseméglie a na maràme, uaje a chi la tòcche. “quando passa assomiglia a una madama, guai a chi la tocca”. maramé agg. "povero me". maràngule s.m. "pollice e indice distesi". marascióne s.m. "borsa del pastore"; pl. marasciúne. maratté agg. "povero te". maraviglie s.f. "meraviglia": jé na gròssa maravìglia ca s’éja auzàte prjéste, óje véne a cchióve!. "è una grossa meraviglia che si è alzato presto, oggi viene a piovere". marcandònje s.m. "persona alta e robusta". marcangégne s.m. "congegno, marchingegno". Marchètte s.f. "Marchette (contrada sulla strada per Accadia vicino contrada del Bosco)". marchie s.m. "romano (peso)". marenáre s.m. "trave legata con due corde dietro al cavallo per trascinare la paglia lontana dalla trebbiatrice". margaríta ggialle s.f. "santolina". margaríte s.f. "arnica, margherita". marite s.m. "marito"; maríteme: "mio marito"; marítete: "tuo marito". mariulícje s.m. "latrocinio, ruberia". marjuóle s.m. "ladro"; dim. mariungjédde. màrmere s.m. "marmo". marmíttele s.f. "paiolo": nu nż’aùsene cchiù né ppulènde e né mmarmíttele pe la còce. "non si usano più né polenta né paiolo per cuocerla". maròjne s.f. "tarassaco". Marònne s.f. "Madonna"; dim. Marunnèlle; -citte citte, s.f. "presentazione di Maria Vergine al tempio (21 novembre)". marpióne s.m. "furbone". marrácce s.f. "marrancio": feglió, se nunn’arrjésce cu qquissu curtjédde a ttagliá la carne, aùse la marrácce. "ragazza, se non riesci con codesto coltello a tagliare la carne, usa il marrancio". marróne s.m. "fregatura grossolana". marrúgge s.f. "ballota, marrubio". marteddá v.tr. "martellare". marteddáte s.f. "martellata": si nu nde ne vaje ra nande t’agghia rá na marteddáte ngape! Camíne vattínne!. "se non ti allontani ti devo dare una martellata in testa! Cammina vattene!". marterí s.m. "martedì". martjédde s.m. "martello (arnese del calzolaio, del falegname e del muratore)"; dim. marteddúzze; -tirachiuóve s.m. "martello (arnese del fabbro)". marucchíne agg. "marocchino". marze s.m. "marzo". marzellíne s.f. "grano marzuolo". Marzílje s.m. "Marsiglio (contrada, viottolo sotto il Castello)". maścaráte s.f. "mascherata": jé sule na maścaráte, ma si ne jéssere a re ccàsere lóre, ca facéssere mèglie. "è solo una mascherata, ma se ne andassero alle loro case, che farebbero meglio". maścaróne s.m. "mascherone". maścatúre s.f. "serratura". maśche s.m. "lucchetto, mortaretto"; dim. maśchètte; quanne jéva fèste se sparávene recine re maśche. "quando era festa si sparavano decine di mortaretti". mascíne s.f. "grammofono". màścule s.m. "maschio"; dim. maśculìdde; -felettáte s.m. "madrevite (arnese del fabbro)". maśculóne s.m. "maschiaccio": feglió, sì pròpje nu maśculóne mméce re jucá cu re ppùpere juóche cu li tàmmere. "ragazza, sei proprio un maschiaccio, invece di giocare con le bambole giochi con la lippa". massáre s.f. "massaia". massarjànde s.m. "massaio". massaríje s.f. "masseria". massízze agg. "massiccio": lu cèleme adda èsse massízze. "la trave maestra deve essere massiccia". maste s.m. "mastro". masterásce s.m. "falegname". mastrattíve s.f. "espediente, furbizia, raggiro": ché ssònghe tutte sse mastrattíve rimme nfacce quédde ca m’àja rice e vattínne. "che sono tutti codesti espedienti dimmi in faccia quello che mi devi dire e vattene". mastrídde s.m. "trappola per topi". matafóne s.m. "persona disformata". matenáte s.f. "mattinata": sì state tutte na matenáte a pparlá cu quédda ddà, ché avite ritte?. "sei stato tutta una mattinata a parlare con quella là, che avete detto?". materjàle s.m. "feci". matine s.f. "mattina": a la matine re vernerí ce verime abbasce a la tavèrne, aspjétteme nu nde ne jénne. "alla mattina di venerdì ci vediamo giù alla taverna, aspettami non te ne andare". matóne s.m. "mattone"; pl. matune; facciavíste s.m. "mattoncino di rivestimento". matre s.f. "madre". matréja s.f. "matrigna"; matréjme: "mia matrigna"; matréjte: "tua matrigna". matrèlle s.f. "madia". matríquele s.f. "matricola": la matríquele re la ścuppètte ére state allemáte. "la matricola dello schioppo era stata limata". matte agg. "opaco". màttele s.m. "mazzetto di spighe". mattuógne agg. "mattoide": ròppe c’à ppassate tutte quiddi uaje jé revendáte mattuógne. "dopo che ha passato tutti quei guai è diventato mattoide"; f. mattògne. matunácce s.m. "mattone ripieno". matunáte s.f. "ammattonato, mattonato": nd’a la cucine tenéveme na matunáte rósse ca pe la lavá ce vuléve la mane re Ddíje. "nella cucina tenevamo un ammattonato rosso che per lavarlo ci voleva la mano di Dio". matunèlle s.f. "mattonella". matutíne s.m. "mattutino": a matutíne, fatte truvá nnande a la chjésje ca jame a ssènde la nuvéne re Natale. "a mattutino, fatti trovare davanti alla chiesa che andiamo a sentire la novena di Natale". mazza lònghe s.f. "pertica". mazzácchere s.m. "cavatelli più grandi (pasta alimentare)". mazzafèrre s.m. "nido": attjénde angóre vaje pe ppegliá lu mazzafèrre e sciule ra l’àrbele. "attento ancora vai per prendere il nido e scivoli dall‟albero". mazzarèdde s.f. "bastoncello": andó vaje cu ssa mazzarèdde mmane a ssucchetá re mmóśche?. "dove vai con codesto bastoncello in mano a scacciare le mosche?". mazzarjédde s.m. "pannocchia". mazze s.f. "bastone, botte"; -re fjérre s.f. "maglio": a spaccá re llèune ajùte assàje la mazze re fjérre. "a spaccare la legna aiuta molto il maglio". mazzètte re lumine s.m. "scatola di fiammiferi". mazzjàte s.f. "percosse con mazza"; accr. mazzjatóne. mazzóle s.f. "mazza (arnese del fabbro), mazzuolo (arnese del falegname)". mazzuccá v.tr. "sgranare (il granturco)": ce vulíje na jurnate pe mazzuccá tutte ddu ggranerínje. "ci volle una giornata per sgranare tutto quel granturco". mbaccemjénde s.m. "impazzimento". mbacche s.m. "impacco". mbacciá v.tr. "interessare". mbaccí v.intr. "impazzire"; p.p. mbacciute. mbaccuttá v.tr. "impacchettare": mbaccòttele ssa vèste e mannaccílle accussì si la métte a la fèste. "impacchettalo codesto vestito e mandacelo così se lo mette alla festa". mbace loc.avv. "in pace". mbacjénże loc.avv. "con pazienza". mbagliá v.tr. "impagliare": vá ra zì Ndeniúcce e fatte mbagliá la sègge spagliate. "vai da zia Antonietta e fatti impagliare la sedia spagliata". mbagliasègge s.m. "impagliatore di sedie". mbagliatèlle s.f. "fiasco": se stá spaglianne la mbagliatèlle attjénde quanne ce mitte lu vine. "si sta spagliando il fiasco attento quando ci metti il vino". mbalá v.tr. "impalare": nu stènne ddà mbalate ma ajùteme a ffá còccóse. "non stare là impalato ma aiutami a fare qualcosa". mballá v.tr. "imballare". mbalzamá v.tr. "imbalsamare": “vá vire nd’a quédda stanże quanda aucjédde mbalzamàte stanne affile. "vai a vedere in quella stanza quanti uccelli imbalsamati stanno in fila". mbambulá v.intr. "imbambolare": quanne agghi ritte lu fatte, Felúcce jé rumaste mbambuláte. "quando ho detto il fatto. Raffaele è rimasto imbambolato". mbaná v.tr. "impanare": quésse ffèdde re carne mbànele e ppó fríjle e mangiatílle, n’aspettanne a mmé. "codeste fette di carne impanale e poi friggile e mangiatele, non aspettarmi”. mbanate s.f. "panata": cummà, nu nżacce che cóce musére vá a ffuní ca fazze na mbanate. "comare, non so che cuocere stasera va a finire che faccio una panata". mbanatúre s.f. "filettatura": míttece na nżénghe r'uóglie attuórne a la mbanatúre e ppó pulízzele cu na pèzze. "mettici un po‟ d'olio intorno alla filettatura e poi puliscila con una pezza". mbanná v.tr. "appannare": li vitre se sònghe tutte mbannáte, chisà ché ffridde adda fá ra fóre. "i vetri si sono tutti appannati, chissà che freddo deve fare all‟esterno". mbappenárse v.rifl. "impappinare": a ccase fíglime sapéve bbóne la pujsíje, a la ścóle s’éja mbappenáte, cu chi te la piglie?. "a casa mio figlio sapeva bene la poesia, a scuola si è impappinato, con chi te la prendi?". mbapucchjá v.tr. "imbrogliare, infinocchiare". mbará v.tr. "imparare". mbarazze s.m. "imbarazzo": tènghe nu mbarazze re stòmmeche, làsseme pèrde. "ho un imbarazzo di stomaco, lasciami perdere". mbarcá v.tr. "imbarcare". mbare s.f. "rimprovero". mbarendá v.tr. "imparentare": pe lu spusalízzje re Annúcce ce sime mbarendáte cu maste Pèppe. "per lo sposalizio di Anna ci siamo imparentati con mastro Giuseppe". mbastá v.tr. "impastare": appríme pe ffá ru ppane, la farine si mbastave nd’a la fazzatóre. "prima per fare il pane la farina si impastava sulla parte superiore della madia"; -la càuce v. tr. "ammaltare": uaglió, frattande ca fazze stu lavóre tu mbaste la càuce. "ragazzo, nel frattempo che faccio questo lavoro, tu ammalta". mbastóravácche s.m. "grosso serpente che impastoia le mucche per succhiarne il latte". mbasturá v.tr. "accaprettare, impastoiare": mbasturàveme li cavadde pe nu re ffá allundaná. "impastoiavamo i cavalli per non farli allontanare". mbattá v.tr. "arrangiare": veríme cúme putíme mbattá na vèste a Ndunètte, la mamme nu ndéne manghe l’uócchie pe cchiange. "vediamo come possiamo arrangiare un vestito ad Antonietta, la mamma non ha neanche gli occhi per piangere". mbattamjénde s.m. "arrangianmento": pe mmó jé tutte nu mbattamjénde, cchiù addà veríme cúme putíme fá. "per ora è tutto un arrangiamento, più in là vediamo come possiamo fare". mbè? inter. "allora?, beh?": mbè, ché vvaje truvanne?. "allora, che vai trovando?"; mbè, c’avíma fá? Ce vóle pacjénże. "beh, che dobbiamo fare? Ci vuole pazienza". mbeccá v.tr. "impiccare"; p.p. mbeccáte. mbecciá v.tr. "impicciare": nu nde mbeccianne re li fatte re l’ate, pjénże a li fatte tuje. "non t‟impicciare dei fatti degli altri, pensa ai fatti tuoi". mbéche s.f. "bega": làsseme ìre, nun vvòglie mbéche. "lasciami andare, non voglio beghe". mbeciate s.f. "incerata". mbecille agg. "discolo": a Gennaríne nu lu puó frená, jé pròpje mbecille. "a Gennaro no lo puoi frenare, è proprio discolo". mbegná v.tr. "impegnare": àja mbegná tutte quédde ca tjéne pe ppahá li rjébbete. "devi impegnare tutto quello che tieni per pagare i debiti". mbégne s.m. "impegno". mbellecciatúre s.f. "impiallacciatura": se stá spezzecánne la mbellecciatúre re la pòrte. "si sta spiccicando l'impiallacciatura della porta". mbenná v.tr. "mettere le penne". mbènne v.tr. "impiccare"; p.p. mbíse. mbenżábbele agg. "impensabile". mbenżerí v.tr. "impensierire"; p.p. mbenżerúte. mberemènde s.m. "impedimento": tutte íje lisce pecché nu nge stíje nesciune mberemènde. "tutto andò liscio perché non ci fu nessun impedimento"; pl. mberemjénde. mberí v.tr. "impedire": lu mberíje lu passagge nd’a la térra sója. "gli impedì il passaggio nel suo terreno"; p.p. mberúte. mberleccá v.tr. "acconciare": s’éja mberleccáte sùbbete e si né gghiute a la mésse "si è acconciata subito e se n'è andata a messa". mbestá v.tr. "appestare": tatarà, àje mbestate la case cu lu fume re la pippe. "nonno, hai appestato la casa con il fumo della pipa". mbezzá v.tr. "conficcare, ficcare, introdurre": te mbizze sèmbe mmjézze, fatte li fatte tuje. "ti ficchi sempre in mezzo, fatti i fatti tuoi"; s’éja mbezzate nd’a la case míje chi lu vóle cchiù cacciá!. "si è introdotto in casa mia e chi lo vuole più cacciare!". mbiandá v.tr. "impiantare": ròppe ca jé jute ra qquá e ra ddà, à mbiandáte n’uffecíne a Ffògge. "dopo che è andato di qua e di là, ha impiantato un‟officina a Foggia". mbianghe loc.avv. "in bianco". mbiastrá v.tr. "insudiciare": nu nde mbiastrá re mmane cu lu ggnóstre quanne ścrive. "non t'insudiciare le mani con l'inchiostro quando scrivi". mbicce s.m. "miccia, fastidio": mitte bbuóne lu mbicce se no la méne nu spare. "metti bene la miccia altrimenti la mina non spara". mbiccèmbruóglie s.m. "vicende complicate". mbizze s.m. "in pizzo"; -mbizze loc.avv. "sull'orlo". mbjéháte s.m. "impiegato": Andònje jé mbjéháte a re ppòste re Panne. "Antonio è impiegato alle poste di Panni". mbjéhe s.m. "impiego". mbó….mbó voce onom. "don don": re cambane fanne mbó.. mbó cu lu vjénde. "le campane fanno don don con il vento". mbódde s.f. "bolla (term.med.)"; dim. mbudduzze. mbónde s.f. "in cima"; -re juórne s.f. "alba". mbónne v.tr. "aiutare a mettere un peso addosso". mbòppe loc.avv. "in alto". mbòseme s.f. "amido": a qquiddu céndre àja métte la mbòseme accussì face cchiù na bbèlla fuhúre. "a quel centro devi mettere l‟amido così fa più una bella figura". mbracatúre s.f. "inguine". mbraculènde agg. "lamentevole". mbraculúse agg. "querulo": jé nu cristjàne mbraculúse, ché ce faje faje jé sèmbe ścundènde. "è una persona querula, che ci fai fai è sempre scontento". mbranate agg. "imbranato": sì ppròpje mbranate, nun vire ca lu suvrìzzje jéve fatte re n’ate manére. "sei proprio imbranato, non vedi che il servizio andava fatto in un‟altra maniera". mbrazze loc.avv. "in braccio". mbrellare s.m. "ombrellaio". mbrèlle s.m. "ombrello": puórte cuttíche lu mbrèlle ca mó véne a cchióve. "porta con te l‟ombrello che ora viene a piovere". mbresciá v.tr. "affrettare". mbrèssa mbrèsse loc.avv. "di fretta". mbressiuná v.tr. "impressionare": jé na criature ca se mbressjóne cu faceletà. "è una bambina che si impressiona con facilità". mbrestá v.tr. "prestare": m'àja fá nu piacére re me mbrestá na nżénghe la zappe, te l'addúche craje. "mi devi fare un piacere di prestarmi un po‟ la zappa, te la riporto domani". mbrettenènde agg. "impertinente": ddu uaglióne nu nże póte jé tròppe mbrettenènde. "quel ragazzo non si può è troppo impertinente". mbriacá v.tr. "ubriacare": cúm’èsce ra la case se ne vá nd’a la candine a mbriacárse. "come esce dalla casa se ne va nella cantina a ubriacarsi". mbriàche agg. "ubriaco": nu lu vire maje nżènże quidd’óme, stá sèmbe mbriàche. "non lo vedi mai normale quell‟uomo, sta sempre ubriaco”; mbriàche, nu pócheloc.avv. "brillo". mbriachíje s.f. "ubriachezza". mbriacóne s.m. "ubriacone". mbrjéstete loc.avv. "in prestito": quanne raje mbrjéstete na cóse a còccherúne nu retòrne maje cúm’jéva appríme. "quando dai in prestito una cosa a qualcuno non ritorna mai come era prima". mbrògliatutele s.m. "garbuglione": nu lu stènne a ssènde ca jé mbrògliatùtele e nu nde truóve cchiù a li cunde. "non lo stare a sentire che è garbuglione e non ti trovi più ai conti". mbróje s.f. "ombra": fermámece na nżénghe a la mbróje re quidd’àrbele. "fermiamoci un poco all‟ombra di quell‟albero". mbruglióne s.m. "baro": nun vòglie cchiù jucá cuttíche a ccarte, sì mbruglióne. "non voglio più giocare a carte con te, sei un baro". mbruóglie s.m. "imbroglio": mbruóglie, ajutece. "imbroglio, aiutaci". mbrupèrje s.m. "improperio": ścrivíje a la zita na léttere chjéne re mbrupèrje. "scrisse alla fidanzata una lettera piena di improperi". mbrusatúre s.f. "fregatura". mbruscenjàrse,v. rifl. "rotolarsi". mbruvvesá v.tr. "improvvisare": nu nde mettènne a mbruvvesá, fá re ccóse cu la cape e no cu li pjére. "non ti mettere a improvvisare, fai le cose con la testa e non coi piedi". mbundá v.tr. "fermare": mó c’arríve mbónde a qquiddu sjérre àja mbundá tutte la mórre re re ppèquere. "ora che arrivi in cima a quella collina devi fermare tutto il gregge delle pecore". mbundárse v.rifl. "impuntarsi": quiddu ciucce se mbundàje e nun vuléve ìre né nnande né ddréte. "quell‟asino s‟impuntò e non voleva andare né avanti né indietro". mbupazzá v.tr. "agghindare, rinfronzolire": Tresíne s'éja tutta mbupazzáte e sóttabbrácce a lu zìte, stá passjànne pe lu Castjédde. "Teresa si è tutta agghindata e sottobraccio allo sposo, sta passeggiando per il Castello". mbupulá v.tr. "divulgare, propalare". mburucchí v.tr.rifl. "impidocchire"; p.p. mburucchiúte: la nżalàte nd’a l’uórte jé tutte mburucchiúte. "l‟insalata nell‟orto è tutta impidocchita". mbusemá v.tr. "inamidare". mbustá v.tr.intr. "imbucare, staggiare, stazionare": nu nde ścurdá re mbustà la cartullíne, accussì parte óje. "non ti dimenticare di spedire la cartolina, così parte oggi"; Necó, àja mbustá quist'àrbele re méle ca pènne tutte a pparte re vòrje. "Nicola, devi staggiare quest'albero di melo che pende tutto alla parte di borea". mbuttanúte agg. "degradato": cu quéss’azzióne jé pròpje mbuttanúte, ché ne vuó fá cchiù. "con codesta azione è proprio degradato, che ne vuoi fare più". mbuttí v.tr. "farcire, imbottire": mó ca faje la pizze rùsteche mbuttíscele bbóna bbóna r’óve, sausícchie e ścamózze. "ora che fai la pizza rustica farciscila ben bene di uova, salsiccia e scamorza". mbuzzulendí v.tr. "appuzzare"; p.p.mbuzzulendúte. mbuzzulí v.tr. "impuzzire"; p.p. mbuzzulúte. me saje addice loc.avv. "mi sai dire". mecciarjédde s.m. "fiammifero". meccióne s.m. "cerniera"; pl. mecciune; mecciùne, a- loc.avv. "nascostamente". mecírje s.m. "omicidio": làssulu stá a Frangíśche ca quanne stá cu li cicche ngape póte fá nu mecírje. "lascialo stare a Francesco che quando sta con le idee strane per la testa può fare un omicidio". Mechelásse s.m. "Michelaccio": lu frate re maríteme face la vite re Mechelásse, mange bbéve e stá a la spasse. "il fratello di mio marito fa la vita di Michelaccio, mangia beve e sta a spasso". meddíquele s.m. "ombelico": sta maglie jé córte, m’arríve sóp’a lu meddíquele. "questa maglia è corta, mi arriva sull‟ombelico". megliare s.m. "migliaio": ramme nu megliare re lire ca musére me vòglie revertí. "dammi un migliaio di lire che stasera mi voglio divertire". megliaríne agg. "stolto". meglicá v.tr. "rinvenire lentamente, muovere". megliurá v.tr. "migliorare": pe mmegliurá la setuazzjóne, te n’àja sule ìre ra Panne. "per migliorare la situazione, te ne devi solo andare da Panni". megliuríje s.f. "miglioria": se vére ca à avute nu póche re megliuríje, lu Segnóre l’adda fá la gràzzje. "si vede che ha avuto un po‟ di miglioria, il Signore gli deve fare la grazia". megrá v.intr. "emigrare": ròppe la prima uérre mundiale numunne re panníse penżàrene re megrá nn’Amèreche. "dopo la prima guerra mondiale molti pannesi pensarono di emigrare in America". megrande s.m. "emigrante". melàjne s.m. "melo selvatico". melazze s.m. "acqua e miele". melédde s.f. "frutto del piccolo melo". melídde 1. avv. "dopodomani l'altro ancora"; 2.s.m. "zigomo, piccolo melo (albero)". meliunàrje s.m. "milionario": jé revendáte meliunàrje, nu nże ru ccrére, e cambe cúm'appríme. "è diventato milionario, non se lo crede, e vive come prima". melògne s.f. tasso. melóne s.m. "anguria, cocomero, sesto giorno": re state lu melóne te refréśche e te léve la séte. "d'estate l'anguria ti rinfresca e ti disseta"; pl. melune: jémme, menjémme melune cugljémme. "andammo, venimmo cocomeri raccogliemmo"; -re pane s.m. "mellone". mèmèlle s.f. "caramella": ché agghia rá a stu criature? Vjéne qquá, ramme nu vasílle e éo te rache re mèmèlle. "che devo dare a questo bambino? Vieni qua, dammi un bacio e io ti do le caramelle". mená v.tr. "buttare, lanciare, scagliare": à mmenate nu vricce bbóne lundane e ppó rice ca stá fiacche. "ha lanciato un sasso molto lontano e poi dice che sta fiacco"; -li maccarúne v.tr. "calare la pasta"; -lu bbanne v.tr. "bandire"; -lu vandaglie v.tr.rifl. "sventagliare": ché te crire éo fatíe o pjénże ca me stache a mená lu vandaglie tutte la iurnate. "che ti credi io lavoro o pensi che mi sto a sventagliare tutta la giornata"; -lu tuócche v.tr. "fare la conta"; -mazzate v.intr. "picchiare": nu menanne cchiù mazzate a qquiddu pòvre criature ca nu nge cumbíne njénde. "non picchiare più quel povero bambino che non combini niente"; -re bbòtte v.intr. "alludere": parlanne accussì tu mine re bbòtte ma éo te riche o parle chiare o nu mbarlá pe nnjénde. "parlando così tu alludi ma io ti dico parla chiaro o non parlare per niente". menate re vricce s.f. "sassaiola". menazze s.f. "minaccia": cu la menazze nunn'àje njénde, l'àja pegliá cu ru bbuóne. "con la minaccia non hai niente, lo devi prendere con il buono". mènda salvagge s.f. "bocca di lupo". mendaletà s.f. "mentalità": tjéne angóre la mendaletà andíche, te vuó ammuderná o no?. "tieni ancora l'antica mentalità, ti vuoi ammodernare o no?". mendastre s.f. "nepitella". mènde s.f. "menta": ché vuó na nżénghe re mènde? Te la pòrte musére ra fóre, ne tènghe numunne. "che vuoi un poco di menta? Te la porto stasera dalla campagna, ne tengo molta". mendecá v.tr. "dimenticare". méne 1.s.f. "mina"; 2. escl "su!"; méne, lu- s.m. "sottrazione". menecá v.intr.tr. "mendicare": nunn'avéve re ché cambá e avía ìre a menecá. "non aveva di che vivere e dovette andare a mendicare". menéle s.m. "veleno": ssa merecíne asseméglie a nu menéle, pigliatílle tu!. "codesta medicina assomiglia a un veleno, prenditela tu!". menèste s.f. "verdura"; -scèute s.f. "verdura pulita". mení v.intr. "venire"; p.p. menute; menitavínne "venitevene"; -lu ràngule v.tr. "avere voglia di qualcosa"; -lu ulíje v.intr. "ustolare": nu nde re mangiá ra sule re mèmèlle, raccílle a qquiddu uagliungjédde ca le stá menènne lu ulíje. "non te le mangiare da solo le caramelle, daccele a quel ragazzino che lo stai ustolando". meníccule s.m. "lenticchia". ménne s.f. "mammella";.pl. mménne. mènnele s.f.pl. "mandorla, mandorlo, semi di zucca": la mènnele vucíne a la tórre jé seccate, n'à ppurtate re mènnele a l'anne!. "il mandorlo vicino alla vasca in cemento per irrigazione è seccato, ne ha portato di mandorle all'anno"; -atterráte s.f.pl. "mandorle pralinate". mennelícchie s.m. "mignolino". menuórchie s.m. "persona mostruosa". menute s.f. "venuta": cúm’jé state la jute jé state la menute, cu tutte quésse si ne jéve ggià asciute. "come è stata l'andata è stata la venuta, con tutto ciò se ne era già uscito". menuzzá v.tr. "tagliuzzare": feglió ché àje fatte? Te sì mmisse a menuzzá lu ggiurnale ma nu lu facènne caré pe ndérre. "ragazza che hai fatto? Ti sei messa a tagliuzzare il giornale ma non lo far cadere per terra". menuzzíglie s.m.pl. "minutaglia". mènże s.f. "mensa". mènżele s.f. "mensola". menżíle agg. "mensile". merácquele s.m. "miracolo": agghi avute nu merácquele nu nge pòzze crére. "ho avuto un miracolo e non ci posso credere". meraglie s.f. "medaglia"; dim. meraglíne. mèrce s.f. "pus": la ferite nu nż'éja angóre chiuse, èsce numunne re mèrce. "la ferita non si è ancora chiusa, esce molto pus". mèrche s.m. "segno della cicatrice, marchio (del bestiame)": lu mèrche si vére sóp'a la gròppe re lu cavadde nu nde puó sbagliá. "il marchio si vede sulla groppa del cavallo non ti puoi sbagliare". merciajuóle s.m. "merciaiolo". mercióne s.m. "brocca sbreccata". merculerí s.m. "mercoledì". mercùrje ggialle s.m. "cerume". merecá v.tr. "medicare": appríme r'ascí m'àja merecá lu vrazze ca éo nu mbòzze fá njénde cu la mana stòrte. "prima di uscire mi devi medicare il braccio che io non posso far niente con la mano sinistra". merecáne agg. "americano". merecíne s.f. "medicina". merediunále agg. "meridionale": sime cundènde re èsse merediunále e ce ne vandame, àje ché ddice?. "siamo contenti di essere meridionali e ce ne vantiamo, hai che dire?". meríquele s.f. "mora". merudde s.m. "midollo": Stanżelláne à avute l'acque pe la strare e s'éja arreteráte nfusse fine a lu merudde. "Stanislao ha avuto la pioggia per strada e si è ritirato bagnato fino al midollo". mesatèdde s.f. "mensile misero". mescíśche s.f. "carne di pecora essiccata". mesculànże s.f. "mescolanza": apprepare la mesculànże pe li mule. "prepara la mescolanza per i muli". mése s.m. "mese, mestruazione"; dim. mesarjédde; pl. mise; -ca trase loc.avv. "mese prossimo"; -mése avv. "mensilmente"; mése, nu pjézze re lu- s.m. "decade". mesícule agg. "minuscolo". mesùre s.f. "misura"; dim. m. mesurjédde "misura di cereali e di peso da 2 Kg."; -re tèrre s.f. "terreno 2 are". méte s.f. "pignone di paglia"; -re paglie s.f. "pagliaio". metènne s.f. "mietitura": auànne avíme fatte na bbóna metènne a lu quarte re Bbuvíne. "quest'anno abbiamo fatto una buona mietitura alla parte di Bovino". metetóre s.m. "mietitore"; pl. metetúre. métte v.tr. "mettere"; p.p. miste, misse; a mmesure v.tr. "mettere in prova un vestito"; -a ppizze v.tr. "accantonare"; -a ppòste v.tr. "riordinare": Mecalì, a mmàmme, appríme r'ascí mitte a ppòste la càmmere tója. "Michelina, a mamma, prima di uscire riordina la tua camera"; -a spunże v.tr. "ammollare": ru ppane jé fatte seretízze pe te lu mangiá l'àja métte a spunże. "il pane è raffermo per mangiartelo lo devi ammollare"; -ca v.tr. "supporre": mettíme ca tutte quédde ca m'àje ritte jé alluvére, mó ché vvuó cumbená, vuó métte ssciglie?. "supponiamo che tutto quello che mi hai detto è vero, ora che vuoi combinare, vuoi mettere dissidio?"; -capesótte v.tr. "capovolgere"; p.p. misse capesótte; èspòste v.tr. "esporre": craje Nanníne métte èspòste la bbiangaríje re la figlie, jàmece cummà ca avíma ché veré. "domani Anna espone la biancheria della figlia, andiamoci comare che abbiamo che vedere". -la fóche v.tr. "strangolare"; -la mèzzesóle v.tr.iter. "risuolare": dde ścarpe l'avéva jttá, m'agghi fatte métte la mèzzesóle e pòzze terá nnande. "quelle scarpe le dovevo buttare, le ho fatte risuolare e posso tirare avanti"; -la pèzze v.tr. "rammendare"; -la tàvele v.tr. "apparecchiare": feglió, mitte la tàvele ca mó véne pràtete e s'adda mangiá. "ragazza, apparecchia che ora viene tuo padre e si deve mangiare"; -li vricce v.tr. "acciottolare": l'andìce mettjérene li vricce a ttutte re strare re Panne. "gli antichi misero i ciottoli a tutte le strade di Panni"; -lu lècche v.tr. "persona che deve dire sempre la sua"; -mane v.tr. "principiare"; mbjétte v.tr. "intestare": àja métte mbjétte a tté e mmugljérete tutte re ppruprjètà. "devi intestare a te e a tua moglie tutte le proprietà"; -mmjézze v.tr. "frapporre": s'éja misse mmjézze p'avetá na lite, ma nunn'à cumbenate njénde. "si è frapposto per evitare una lite, ma non ha combinato niente"; -nd'a la sacche v.tr. "intascare"; nghiane v.tr. "sperperare": rinde a dduje anne à mmisse nghiane tutte quédde c'avévene lassate la màmme e lu patre, accucchjáte cu ssanghe e suróre. "in due anni ha sperperato tutto quello che avevano lasciato la mamma e il padre, accumulati con sangue e sudore"; nguódde v.tr. "indossare": óje pe gghí a la mésse t'àja métte nguódde lu còtte nuóve. "oggi per andare a Messa devi indossare il cappotto nuovo"; -nżjéme v.tr. "unificare": vire ca la maéste adda métte nżjéme li uagliune re la tèrze cu quidde re la quarte, sule pe óje. "vedi che la maestra deve unificare i ragazzi della terza con quelli della quarta, solo per oggi"; -ra parte v.tr. "appartare": stá sèmbe penżerúse, se métte ra parte e nu mbarle cu nnesciune. "sta sempre pensieroso, si apparta e non parla con nessuno"; -re rràreche v.intr. "abbarbicare"; p.p. misse re rràreche: la chiande re mìle à mmisse re rràreche. "la pianta di melo è abbarbicata"; Nanníne à mmisse re rràreche nd'a quédda case e nu la spuóste cchiù. "Anna è abbarbicata in quella casa e non la sposti più"; -ścuórne v.rifl. "vergognare"; -sóp'a l'uócchie v.tr. "non sopportare una persona"; -tuórne tuórne v.tr. "recingere". métterse luónghe luónghe ndèrre v.tr.rifl. "sdraiarsi": cúm'arruvàje fóre stéve bbuóne stracche e me mmettjétte luónghe luónghe ndèrre. "come arrivai in campagna stavo molto stanco e mi sdraiai". mèuze s.f. "milza". mèzzabbòtte s.m. "persona piccola di statura". mèzzacauzètte s.f. "donna di bassa statura". mèzzahúste s.f. "ferragosto": ce veríme a la mèzzahúste vuó o nun vuó. "ci vediamo a ferragosto vuoi o non vuoi". Mezzane s.f. "Mezzana (contrada sulla strada per San Marco)". mèzzaníne s.m. "tramezzo": facjémme lu mèzzaníne rinde a qquédda càmmere, addréte ce vanne re llèune e nnande stá bbèlle pulite. "facemmo il tramezzo dentro a quella camera, dietro ci va la legna e davanti sta ben pulito". mèzzemaglie s.f. "maglia bassa (uncinetto)". mèzze mèzze agg. "incompleta". mezzètte s.m. "staio, misura di peso 24 kg.": ajère vennjétte quatte mezzètte re grane a cumma Fuluméne e uaragnàje bbunàcchie. "ieri vendetti quattro stai di grano a comare Filomena e guadagnai parecchio"; -re tèrre s.m. "terreno are 16½". migliatjédde s.m.pl. "lampredotti". miglie salvagge s.m. "erica". míje agg.poss.m. e f. sing. e pl. "mio"; f. pl. méje. mìle s.m. "mela, melo"; -cutugne s.m. "melacotogna"; s.f.pl. méle cutógne: re ffacìme a ffèdde re mméle cutógne e re mettíme sóttacíte. "le facciamo a fette le mele cotogne e le mettiamo sottaceto"; lappióne s.m. "mela appiola"; lemungjédde s.m. "mela limoncella"; pl. méle lemungèdde. millepjére s.m.invar. "millepiedi". mittafuóche s.m. "mettimale": làssule pèrde ca jè nu mittafuóche, te face truvá mmjézze a li mbruóglie. "lascialo perdere che è un mettimale, ti fa trovare in mezzo agli imbrogli". mjéreche s.m. "medico"; dim. merechícchie; pl. mjérece. mjérle s.m. "merlo". mjézze agg. "mezzo"; -addurmúte agg. "sonnacchioso": Runate stéve mjézze addurmúte peqquésse t'à dditte na cóse pe n'ate. "Donato stava sonnacchioso perciò ti ha detto una cosa per un'altra"; -apjérte agg. "semiaperto"; f. mèzze apèrte; mjézze agg. "incompleto"; -mbriache agg. "ebbro": mó jé ggià mjézze mbriache e putarríje funí re véve. "ora e già ebbro e potrebbe finire di bere"; -zite m.pl. "ziti più sottili (pasta alimentare)"; mjézze, re loc.avv. "medio": l'anjédde ca m'àje rialate jé làrehe l'agghia métte a lu rite re mjézze. "l'anello che mi hai regalato è largo lo devo mettere al dito medio". mjézzecrure agg. "semicrudo". mjézzecuótte agg. "semicotto". mjézzejuórne s.m. "mezzogiorno, ora sesta (12 ora canonica)". mjézzequarte s.m. "misura di peso da 6 kg.". mmaggená v.tr. "immaginare": àja mmaggená quédde ca t'aspètte, te l'ànne ritte tutte quande. "devi immaginare quello che ti aspetta, te l'hanno detto tutti quanti". mmaletepéne, a- loc.avv. "a malapena": a mmaletepéne cammíne, però re ccóse sòje si re face ra sule, nun vóle nesciune attuórne. "a malapena cammina, però le cose sue se le fa da solo, non vuole nessuno intorno". mmalezzjá v.tr. "ammaliziare": jé nu uaglióne ggià mmalezziáte, nu nge sémbre. "è un ragazzo già ammaliziato, non ci sembra". mmane loc.avv. "in mano, nelle mani"; a vavóne loc.avv. "una volta"; -mmjérse s.f. "manrovescio". mmanére s.f. "maniera": ché mmanére sònghe quéste re me trattá e ché staje mmjézze a li vuóśche?. "che maniere sono queste di trattarmi e che stai in mezzo ai boschi?". mmaràme, a- loc.avv. "ombroso". mmarène s.f. "amarena". mmasciate s.f. "imbasciata": à mmannate la mmasciate a Nnanníne pe lu frate re Addjéche. "ha mandato l'imbasciata ad Anna tramite il fratello di Diego". mmattí v.intr. "ammattire"; p.p. mmattúte: jé rumaste mmattute pe rresòlve quiddu prubbléme. "è rimasto ammattito per risolvere quel problema". mmécce s.f.pl. "gambe". mméce avv. "invece": mméce re chiacchirjá cèrche re fá li fatte. "invece di chiacchierare cerca di fare i fatti". mméle s.m. "miele": sònghe jute ra cumba Vite, stéve la mugljére ca pesave zùcchere e mméle, recjétte ramme nu póche, me ne ríje nu bbèllu póche, recjétte ramme nu picche, me ścaffàje nu càuce ndrippe. "sono andato dal compare Vito, stava la moglie che pesava zucchero e miele, dissi dammi un pò, me ne diede un bel pò, dissi dammi un pochino, mi diede un calcio nella pancia"; mméle, cu ruloc.avv. "melato". mmerjatamènde avv. "immediatamente". mmerjàte agg. "immediato": la chiamate jé state mmerjàte, n'à avute manghe tjémbe re salutá li parjénde. "la chiamata è stata immediata, non ha avuto neanche il tempo di salutare i parenti". mmèrne s.f. "merenda": racce la mmèrne a lu criature spùnżece nu stuózze re pane e míttece ru zzùcchere pe ssópe. "dacci la merenda al bambino inzuppaci un tozzo di pane e mettici lo zucchero sopra". mmèrse s.f. "salita"; -re Sàrje s.f.pl. "discese o salite di Sario": te face assàje paùre affacciánnete sóp'a re mmèrse re Sàrje. "ti fa molta paura affacciarti sulle discese di Sario". mméścá v.tr. "immischiare": nu me mmeścate nd'a quéssa facènne, sònghe fatte vuóste. "non mi immischiate in codesta faccenda, sono fatti vostri". mméśche s.f. "miscuglio". mmeserí v.tr. "immiserire"; p.p. mmeserúte: ra quanne la mugljére l'à llassate Vetucce jé pròpje mmeserúte. "da quando la moglie lo ha lasciato Vito è proprio immiserito". mmetá v.tr. "invitare": rinde state agghi mmetate tutte li parjénde ca stanne fóre tèrre a mmangiá nu múzzeche a ccasa míje. "d'estate ho invitato tutti i parenti che stanno fuori paese a mangiare un boccone a casa mia". mmète v.tr. "mietere": peścràje avíme ìre a mmète ru ggrane ca jé fatte a li Furlazze. "dopodomani dobbiamo andare a mietere il grano che è maturo ai Furlazzi". mmìrje s.f."invidia". mmite s.m. "invito". mmjàte agg. "beato": mmjàte tra re ffémmene. "beato tra le donne". mmjérse agg. "inverso". mmjézze loc.avv. "in mezzo": figlie míje nu nde mettènne maje mmjézze a dduje ca fanne allíte. "figlio mio, non ti mettere mai in mezzo a due che litigano". mmó, pe- loc.avv. "per ora". mmócche loc.avv. "in bocca"; -a la pòrte loc.avv. "sull'uscio". mmòre s.m. "modo": àja fá a mmòre míje se no vattínne. "devi fare a modo mio altrimenti vattene". mmùcate s.m. "grano seccato alla radice". mmuccá v.intr. "cadere di lato, cedere da un lato, imboccare": a ppràtete, l'àja sule mmuccá quanne mange, ché vuó fá jé fatte vjécchie. "a tuo padre lo devi solo imboccare quando mangia, che vuoi fare è fatto vecchio". mmucedí v.intr. "immucidire, marcire": si rjéste re ffìquara nd'a lu stipe si mmucedíscene, puórtele a ru ffriśche nd'a la candine. "se lasci i fichi nello stipo si immucidiscono, portali al fresco nella cantina"; p.p. mmucedúte. mmuste s.m. "mosto": si vuó fá lu vine cuótte apprufítte mó ca stá lu mmuste. "se vuoi fare il vin cotto approfitta ora che c'è il mosto". mmutá v.tr. "cambiare lenzuola o vestiti". mmutate s.f. "cambio di indumenti". mmuttá v.tr. "imbottare": ròppe na recine re juórne ca lu vine à vuddute, s'adda mmuttá. "dopo una decina di giorni che il vino ha bollito, si deve imbottare. mmuttíte s.f. "trapunta": quanne la mitte la muttíte a lu ljétte? Nu nżjénde c'accummènże a ffá fridde?. "quando metti la trapunta al letto? Non senti che incomincia a fare freddo?". mó avv. "adesso, ora": abbíjte ca mó me ne vènghe chiane chiane, apprjésse a tté. "avviati che ora me ne vengo piano piano, appresso a te"; -quand'ave avv. "poco tempo fa"; mó, ra- loc.avv. "da molto tempo"; mó, re- loc.avv. "da poco tempo". mòbbele s.m. "mobile". móle a acque s.f. "mola a smeriglio (arnese del falegname)". mòlle s.f. "elastico". mòmbrèste loc.avv. "ben presto". mómó avv. "chissà quando". mòneche 1.s.f. "monaca, suora": jésce na nżénghe ra fóre, ché àja revendá mòneche re clausure?. "esci un pò fuori, che devi diventare monaca di clausura?"; 2.s.m. "monaco, un soldo, trabiccolo": vènghe a lu munne quanne léve lu mòneche ra rinde a lu ljétte e me cóleche, tróve dde lenżóle càure càure. "vengo al mondo quando tolgo il trabiccolo da dentro al letto e mi corico, trovo quelle lenzuola calde calde"; pl. muónece. mónge v.tr. "mungere": quanne t'abbíje a mmónge re vvacche, ca pó facíme attarde pe vvénne ru llatte nd'a lu pajése. "quando ti avvii a mungere le mucche, che poi facciamo tardi per vendere il latte nel paese". mópe agg. "sordomuta". móre re Ddíje s.m. "mendicante": cu tutte quidde sòlete ca téne asseméglie nu móre re Ddíje cúme vá vestute. "con tutti quei soldi che tiene assomiglia ad un mendicante come va vestito". mòrge s.f. "barbazzale": nu nderá tròppe la capézze se no lu cavadde si face male cu la mòrge. "non tirare troppo la cavezza altrimenti il cavallo si fa male con il barbazzale". mórre s.f. "gregge, gruppo disordinato di persone": ddu uaglióne nu ndéne manghe na recine r'anne e vvire ché mmórre re ppèquere vá a cambjá. "quel ragazzo non tiene neanche una decina d'anni e vedi che gregge di pecore va a pascolare"; -re figlie s.f. "figliolanza". mórse s.f. "morsa (arnese del fabbro), barletto (arnese del falegname)": ssa tàvule mìttele nd'a la mórse ca mó te l'allísce cu la chianòzze. "codesta tavola mettila nel barletto che ora te la liscio con la pialla"; re lu bbanghe s.f. "morsa a banco (arnese del falegname)". mòrule s.m. "modulo". móśca gròsse s.f. "lucilia". móśche re lu mméle s.f. "ape": avíme preparate fóre nu mjézze varrile vjécchie, accussì re mmóśche re lu mméle ce vanne a ffá lu cupe. "abbiamo preparato in campagna un mezzo barile vecchio, così le api ci vanno a fare l'alveare". móśchjére s.m. "moscaiola". mòtòpiche s.m. "martello pneumatico". mòve v.tr. "muovere": nu nde mòve ra qquá, lu sjénde a ffràtete cúme chiange nd'a la cùnnele, vá lu nàzzeche. "non ti muovere di qua, lo senti a tuo fratello come piange nella culla, vallo a cullare"; p.p. muósse; -la córe v.intr. "scodinzolare": quiddu cane sule ca me vére ra nu miglie lundane accummènże a mmòve la córe. "quel cane solo che mi vede da lontano un miglio incomincia a scodinzolare". mózze p.p. "mozzato". mozzióne s.f. "emozione": ché mozzióne c'avjétte quanne verjétte r'arruvá a ffìglime alandrasátte. "che emozione che ebbi quando vidi di arrivare improvvisamente mio figlio". mubbìlje s.f. "mobilia": Ndunètte à spise numunne, ma à accattáte na bbèlla mubbìlje a la figlie ca se spóse. "Antonietta ha speso molto, ma ha comprato una bella mobilia alla figlia che si sposa". muccùse agg. "moccioso"; f. muccóse; dim.m. muccusjédde; dim.f. muccusèdde. muddechèdde s.f. "briciola": arresìrje sse muddechèdde e puórtacílle abbasce a li pulecíne. "raccogli codeste briciole e portacele giù ai pulcini". muddíche s.f. "mollica": cúme facévene l'andíche, mangiávene la ścòrce e rumanévene la muddíche. "come facevano gli antichi, mangiavano la corteccia e lasciavano la mollica". mufalànne avv. "anno scorso". mugljére s.f. "moglie": nu juórne jétte a cardídde e ne truvàje cjénde e mmille, recjétte a mmugljèreme "cuóciammílle" e me risse "cuóciatílle" l'acchiappàje pe lu tuppílle e recjétte "vjéne, mange ca sònghe cardidde". "un giorno andai a cardoncelli e ne trovai cento e mille, dissi a mia moglie "cuocimeli" e mi disse "cuociteli" l'acchiappai per la crocchia e dissi "vieni, mangia che sono cardoncelli"; mugljèreme: "mia moglie"; mugljèrete: "tua moglie". mulegnáme s.f. "melanzana". mulenáre s.m. "mugnaio": óje lu mulenáre stéve accussì ammujnáte mmjézze a ttutte ddi sacche re farine, ca nu m'à manghe salutáte. "oggi il mugnaio stava così ammoinato in mezzo a tutti quei sacchi di farina, che non mi ha neanche salutato". mulìdde s.m. "brocca a due manici". Mulìne s.m. "Mulino (contrada sulla strada per Accadia, vicino Marchette)". mullá v.tr. "mollare": ce mullàje ruje ścaffùne a Tresíne, sule accussì si stíje citte. "ci mollai due schiaffoni a Teresa, solo così si stette zitta". mullètte s.f. "molletta per i panni". mumènde s.m. "momento". munastére s.m. "monastero". mundá v.intr. "montare, montare di cavalli". mundagnáre s.m. "montanaro": nuje re Panne sime cundènde re èsse mundagnáre. "noi di Panni siamo contenti di essere montanari". mundagne s.f. "montagna, Montagna (contrada su monte Crispignano)": Panne, lu pajése nuóste stá sóp'a na mundagne. "Panni, il nostro paese sta sopra ad una montagna". mundagnóle s.f. "collinetta". mundahutése agg. "montagutese"; pl. mundahutíse "abitanti di Montaguto". mundeljunése agg. "monteleonese"; pl. mundeljuníse "abitanti di Monteleone". mundóne s.m. "montone, mucchio, musone"; dim mundungjédde: "mucchietto". munduuá v.tr. "mentovare, nominare": nun me lu munduuá ca me tòcche li njérve. "non me lo nominare che mi innervosisco". munezzáre s.m. "immondezzaio, mondezzaio": sta case si nu la pulizze revènde nu munezzáre. "questa casa se non la pulisci diventa un mondezzaio". muniglie s.f. "polvere di carbone". munná v.tr "diserbare (erba bassa), mondare, scerbare con la zappetta": crajmatíne àuzete mòmbrèste c'àja ìre a mmunná ru ggrane. "domattina alzati presto che devi andare a diserbare il grano". munne s.m. "mondo": uaglió, munne jé state, munne jé e munne sarrá. "ragazzo, mondo è stato, mondo è, mondo sarà". mùnnele s.m. "spazzaforno (strumento del forno)". munnézze s.f. "immondizia, spazzatura": ljéve ssa munnézze ra qquá nnande, nun vire quanda muśchìdde ca ce stanne?. "togli codesta spazzatura qui davanti, non vedi quanti moscerini che ci stanno?". munnulatúre s.m. "spazzaforno (strumento del forno)". munumènde s.m. "monumento": musére ascínne abbasce a lu munumènde ca éo stache ddà vucine ca t'aspètte. "stasera scendi giù al monumento che io sto là vicino che ti aspetto". munuzzá v.tr. "triturare": appríme ca tenéve li rjénde riascéve a mmunuzzá pure re ppréte, mó cale sana sane ògne ccóse. "prima che tenevo i denti riuscivo a triturare anche le pietre, ora ingoio ogni cosa intera". munżegnóre s.m. "monsignore"; pl. munżegnúre. muódde agg. "bagnato"; f. mòdde. muórele s.m. "modello": a li pjére téne nu bbèllu muórele re ścarpe. "ai piedi tiene un bel modello di scarpe". muórse s.m. "morso (boccone)"; dim. mursecjédde. muórte agg. "deceduto". mùpe agg. "sordomuto". mupégne, a la-l oc.avv. "di soppiatto, a gesti": à ffatte tutte a la mupégne nunn'à ddate a capí njénde a nesciune. "ha fatto tutto di soppiatto non ha fatto capire niente a nessuno". muraggíje s.f. "emorragia": la sóre re cajnàteme avíje na muraggíje accussì ffòrte ca l'avjérna purtá re prèsscie a Ffògge. "la sorella di mio cognato ebbe un‟emorragia così forte che la dovettero portare di fretta a Foggia". muralètte s.m. "listelli dell'intelaiatura". murcate s.m. "mercato": lu larghe Ndependènże a Ppanne se chiame lu murcate, ca andícamènde facévene lu murcate pecché jévene l'ùteme case. "il largo Indipendenza a Panni si chiama il mercato, che anticamente facevano il mercato perché erano le ultime case". murèlla s.f. "brunella": murèlla, mia murèlla si me vuó bbéne me faje la rusélle, si me vuó male me faje la cuzzechélle. "brunella, mia brunella se mi vuoi bene mi fai la rosellina, se mi vuoi male mi fai la crosticina". mùrere s.f.pl. "muri". murge s.f. "roccia". murí v.intr. "morire"; -ru ffuóche v.intr. "spegnersi del fuoco"; p.p. muórte; -accíse v.tr. "ammazzare": puózze murí accíse, quanne te sebbríje a ffatjá, sàbbete sande?. "che tu possa essere ammazzato, quando ti sbrighi a lavorare, sabato santo?"; -re fame p.p. "affamato": a la matine pe la prèsscie si ścurdàrene ru mmangiá, a la sére s'arreteràrene muórte re fame. "al mattino per la fretta si dimenticarono il cibo, alla sera si ritirarono affamati; -re séte p.p. "assetato": jéve tande muórte re séte ca s’accapuzzàje a la bbuttíglie r'acque e si la śculàje. "era tanto assetato che avvicinò la bocca alla bottiglia di acqua e se la scolò". muríteche agg. "ombroso". murmurá v.intr. "mormorare": staje sèmbe a mmurmurá, statte na nżénghe citte. "stai sempre a mormorare, stai un poco zitto". muróse agg. "umorosa". murrécene s.f. "muriccia"; pl. murricene. murròjde s.f.pl. "emorroidi": statte citte, nu nde lamendanne cchiù cu sse murròjde, mó te rache na créme. "stai zitto, non ti lamentare più con codeste emorroidi, ora ti do una crema". mursjá v.tr. "storcere la bocca". murtacigne agg. "mortigno, smorto": ddu culóre re la vèste jé tròppe murtacigne, nu nde la mettènne ca nu nde stá bbóne. "quel colore del vestito è troppo smorto, non te lo mettere che non ti sta bene". murtale s.m. "mortaio". murtatèlle s.f. "mortadella": me piace mangiá la murtatèlle mmjézze a ddòje fèdde re pane. "mi piace mangiare la mortadella in mezzo a due fette di pane". murtecjédde s.m. "morticino". murtefecá v.tr. "mortificare": nu nde murtefecá cu quésse paróle ra njénde. "non ti mortificare con codeste parole da niente". murtóre s.m. "successione": cu tutte quédde pruprjétà ca tène chisà quande adda pahà re murtóre. "con tutte quelle proprietà che tiene chissà quanto deve pagare di successione". murtòrje s.m. "ambiente triste, mortorio": quéssa féste asseméglie a nu murtòrje, ce vóle cchiù allegrézze. "codesta festa assomiglia ad un mortorio, ci vuole più allegria". muruse s.m. "pane morbido". murveddíne s.f. "centocchio". murvidde s.m. "morbillo": statte attjénde nu lu facènne ìre a la ścóle, quisse vruscelícchie ca téne nfacce adda èsse lu murvìdde. "stai attento non lo fare andare a scuola, codesti piccoli brufoli che tiene in faccia deve essere il morbillo". musale s.m. "tovaglia". Muścarjédde s.f. "Boscarelli (contrada sulla strada per Panni-Scalo al di sotto del Lammicco)". musce 1.agg. "floscio, moscio": tenéve nu cappjédde musce. "teneva un cappello floscio"; sì ppròpje musce, àuze na nżénghe sti pjére se no quanne avìma arruvá dammónde?. "sei proprio moscio, alza un poco questi piedi altrimenti quando dobbiamo arrivare là sopra?". 2.s.m "gatto"; dim. muscille; -musce v.tr. "chiamare il gatto". musciaríje s.f. "lentezza esagerata". muścatjédde agg. e s.m. "moscatello": avíve che vvéve quanne a ttàvele cacciáveme lu vine muścatjédde. "avevi che bere quando a tavola cacciavamo il vino moscatello". muśche s.m. "spalla": sònghe carute e m’agghi fatte male lu muśche. "sono caduto e mi sono fatto male la spalla"; pl.f. mmóśche. muśchélle s.f. "ragazza gracile, persona che si sente subito offesa". muśchídde s.m. "moscerino". muścóne s.m. "corteggiatore (fig.), moscone, vespa": cummà, fìglite téne parícchie muścune attuórne, statte attjénde ca te l’arruóbbene. "comare, tua figlia tiene parecchi corteggiatori intorno, stai attenta che te la rubano". musechjá v.intr. "brontolare". musecóne s.m. "brontolone": mugljéra míje, sì nu mesecóne, nu nde pòzze cchiù suppurtá, la vuó funí na vòte pe ssèmbe?. "moglie mia, sei una brontolona, non ti posso più sopportare, la vuoi finire una volta per sempre?". musére avv. "stasera": musére ce verìme abbasce vucíne a la Cróce. "stasera ci vediamo giù vicino alla Croce". mussaróle s.f. "museruola": mìttece la mmussaróle a lu cane e vattínne fóre spenżeráte. "mettici la museruola al cane e vattene in campagna spensierato". musse s.m. "labbra, muso"; dim. mussícchie, mussecjédde, mussídde; -a musse loc.avv. "da vicino"; -cúm’a nu lèbbre s.m. "labbro leporino"; -luónghe s.m. "broncio": cúme riche na cóse ca nu le vá a ggènje, face lu musse luónghe. "come dico una cosa che non le va a genio, fa il broncio"; -suje o tuje loc.avv. "capacità sua o tua". mussjá v.tr. "disapprovare": màmmete musséje ma nu nde parle, l’àja capí a vvóle. "tua madre disapprova ma non ti parla, la devi capire a volo". mustazze s.m.pl. "mustacchi, baffo"; dim. mustazzjédde; accr. mustazzóne; -re crape s.m.pl. "barba di becco". mustazzóne s.m. "mostacciata": si nu nde faje li fatte tuje te rache nu mustazzóne e te ṡbalànże daffóre. "se non ti fai i fatti tuoi ti do una mostacciata e ti sbalzo là fuori". musullíne s.f. "mussolina". mutandèdde s.f. "mutandina dei bambini". mute s.m. "imbuto"; dim. mutidde; -cu la rézze s.m. "imbuto con la rete". muterá v.tr. "moderare": feglió, mòtere sse pparóle, chi te crire re èsse?. "ragazza, modera codeste parole, chi ti credi di essere?". mutèrne agg. "moderno": la ggevendù mutèrne nu ndéne respètte pe nesciune, salve cezzjóne. "la gioventù moderna non tiene rispetto per nessuno, salvo eccezione". mutive s.m. "motivo": nu nge salutáme cchiù, ru ssaje lu mutive? Éo nu ru sacce. "non ci salutiamo più, lo sai il motivo? Io non lo so". muvemènde s.m. "movimento". muzzecá v.tr. "addentare, mordere": nu mbassanne pe qquédda strare ca ce stá nu canaglióne ca te póte muzzecá. "non passare per quella strada che ci sta un cagnone che ti può mordere". mùzzeche s.m. "morso, boccone trasl."; dim. muzzechícchie. muzzecúne loc.avv. "a spizzico": si me l’àja rice lu fatte remmílle tutte, no muzzecúne. "se me lo devi dire il fatto dimmelo tutto, no a spizzico". muzzètte s.f. "mozzetta". muzzóne s.m. "cicca, mozzicone, persona piccola di statura"; pl. muzzune: nu gghjénne raccugliènne li muzzune re segarètte ca t’arruvíne la salute. "non andare raccogliendo mozziconi di sigarette che ti rovini la salute"; dim. muzzungjédde "persona piccolissima di statura"; f. muzzungèdde. 125 N acezzí v.intr. "inacidire"; p.p. acezzúte: avjémma jttá na rameggiáne re vine ca jéve nacezzúte. "dovemmo buttare una damigiana di vino che era inacidita". nàlese s.f. "analisi": me sònghe fatte la nàlese, jé ssciuta bbóne. "mi sono fatta le analisi, sono uscite buone". nande, re- loc.avv."anteriore": ce mbasturáje re cciambe re nande a lu cavadde pe nu lu fá allundaná. "ci impastoiai le zampe anteriori al cavallo per non farlo allontanare". napuletáne agg. "napoletano": tènghe na sórecucíne ca jé napuletáne. "ho una cugina che è napoletana". Nardèlle s.m. "Nardella (contrada sulla strada per Bovino a sinistra per Cervaro e Mulino)". Nardùdde s.m. "Nardulli (contrada sulla strada per la Fontana Vecchia e oltre sulla strada mulattiera)". naśche s.f. "narice". naśchètte s.f. "nasiera". naśchiá v.tr. "annusare, odorare": naśchiàve ra qquá e ra ddá ma nun riascéve a capí ra ndó menéve quédda puzze re cepódde. "annusava di qua e di là ma non riusciva a capire da dove veniva quel cattivo odore di cipolla". naśchílle agg. e s.m. "schizzinoso"; f. naśchélle. nase s.m. "naso"; dim. nasille; -cricche s.m. "altezzoso"; -felènde, s.m. "naso affilato, schizzinoso"; -ngrespáte s.m. "naso arricciato". nasidde s.m. "nasello". nassce v.intr. "nascere": se sape andó se nassce e nu nże sape andó se móre. "si sa dove si nasce e non si sa dove si muore". natícchiele s.f. "nottola": azzécche la pòrte e ggire la natícchiele. "avvicina la porta e gira la nottola". natrèdde s.f. "anatra". nazzacùnnele s.f. fusaggine. nazze-nazze agg. "satollo". nazzecá v.tr. "cullare": Ndunè, ndanne funisce re nazzecá a ffràtete quanne s'éja addurmúte, me ne pòzze ìre spenżeráte?. "Antonietta, allora finisci di cullare tuo fratello quando si è addormentato, me ne posso andare spensierata?". nd'a l'uóglie loc.avv. "sottolio": auànne agghi misse nd'a l'uóglie re ścarciòffele, re mulegnáme, li cepuddíne e li pupàjne. "quest'anno ho messo sottolio i carciofi, le melanzane, i cipollacci e i peperoni". ndaccarí v.tr.fig. stecchire; p.p. ndaccarùte. ndacche s.f. "tacca": sóp'a la stile re lu pulerènde àja fá na ndacche a na quarandìne re cendìmetre. "sul manico del bidente devi fare una tacca a una quarantina di centimetri". ndagliá v.tr. "intagliare": mó mìttete a ndagliá lu smèrle a quiddu céndre. "ora mettiti ad intagliare lo smerlo a quel centro". ndaglie s.m. "spigolo": strattalmènde sònghe jùte a ttuzzá nnande a lu ndaglie re la pòrte e menumále ca m'agghi fatte sule nu bbubbóne. "distrattamente sono andato a urtare davanti allo spigolo della porta e meno male che mi sono fatto solo un bernoccolo". ndamá v.tr. "dare inizio". ndanne avv. "allora": ndanne ére nu cunde e mmó jé n'ate. "allora era un conto e ora è un altro". ndarsjá v.tr. "intarsiare". ndatte agg. "intatto": feglió, lu libbre nun l'àje lètte pe nnjénde, jé ndatte. "ragazza, il libro non l'hai letto per niente, è intatto". ndebbiatúre s.f. "mansarda". ndebbulí v.tr. "indebolire"; p.p. ndebbulúte. ndecepá v.tr. "anticipare": avjétte ndecepá la partènże pecché me facjérne sapé ca fìglime stéve cu la fréve àuta. "dovetti anticipare la partenza perché fecero sapere che mio figlio stava con la febbre alta". ndecíse, èsse- v.tr. "esitare": Raffjulúcce quanne adda fá còccóse re gruósse jé sèmbe ndecíse. "Raffaele quando deve fare qualcosa di grosso esita". ndefètte loc.avv. "in difetto". ndelleggènde agg. "intelligente". ndellètte s. "m. intelletto". ndenaglie s.f. "arzinga (arnese del fabbro), tenaglia (arnese del falegname)". ndènde s.m. "intento": stá tutte ndènde a uardá chi passe, àje vòglie a chiamarle nu nde sènde. "sta tutto intento a guardare chi passa, hai voglia a chiamarlo non ti sente". ndènne v.tr. "ascoltare, intendere": sti figlie nun me vuónne ndènne pe nnjénde nu nżacce cúm'agghia fá. "questi figli non mi vogliono ascoltare per niente non so come devo fare". ndenżjóne s.f. "intenzione". ndepáteche agg. "antipatico": fratetecucíne jé ndepáteche, pòrta nu vjénde, quanne passe chisà chi se crére re èsse. "tuo cugino è antipatico, borioso, quando passa chissà chi si crede di essere". nderetínghete e nderetánghete s.m. "persona inaffidabile". nderizze s.m. "indirizzo": ścrive bbuóne lu nderizze sóp'a l'angalòppe. "scrivi bene l'indirizzo sulla busta". nderline s.m. "abbaino": si nu nge facévene lu nderline, quédda stanże rumanéve ndunne a la squríje. "se non ci facevano l'abbaino, quella stanza rimaneva proprio al buio". nderòclisme s.m. "enteroclisma": si nu mbuó ìre re cuórpe t'àja fá lu nderòclisme. "se non puoi andare di corpo ti devi fare l'enteroclisma". nderpretá v.tr. "interpretare": nu nderpretá quédde ca t'agghi ritte a ffatte tuje. "non interpretare quello che ti ho detto a modo tuo". nderrá v.tr. "interrare". ndèrre loc.avv. "a terra, in terra"; ndèrre, ra- loc.avv. "da terra"; ndèrre, pe- loc.avv. "per terra". nderessá v.tr. interessare. nderrèsse s.m. "interesse": ànne fatte allite pe custjóne re nderrèsse. "hanno litigato per questioni di interesse". ndesechí v.intr. "intisichire"; p.p. ndesecúte. ndesí v.intr. "irrigidire"; p.p. ndesute sònghe ròje óre ca t'aspètte mmjézze a la strare sònghe ndesute pe lu fridde. "sono due ore che ti aspetto in mezzo alla strada, sono irrigidito per il freddo". ndespunènde agg. "indisponente": nu lu pòzze veré pe nnjénde a Ppèppe ca jé ndespunènde. "non lo posso vedere per niente a Giuseppe che è indisponente". ndetulá v.tr. "intitolare": ànne ndetuláte la strare nóve a nu carute nguèrre. "hanno intitolato la strada nuova a un caduto in guerra". ndevíreve s.m. "individuo": ògne ndevíreve téne lu carattere suje. "ogni individuo tiene il suo carattere". ndile s.f. "intelaiatura della porta, stipite". ndindí a lu nase s.m. "gocciolone". ndindolò, a- loc.avv. "a stacciaburatta". ndiste agg. "svelto". ndlindí s.m. "tintinnio": quanne sjénde nu ndlindí, statte secure ca jé Custanżúcce ca s'arretíre cu re crape ra fóre. "quando senti un tintinnio, stai sicuro che è Costanzo che si ritira con le capre dalla campagna". ndó avv. "dove": mà, ndó stanne re ccàuze, nu re pòzze truvá. "mamma, dove stanno le calze, non le posso trovare"; ndó vá Nannenèlle accussì re córse?. "dove va Anna così di corsa?". ndòcche s.m. "rintocco". ndòmmene agg. "indomato". ndra prep.sempl. "tra": ndra mé e tté nu ng'éja parahóne, quanne maje avime mangiate nd’a lu stésse piatte?. "tra me e te non c'è paragone, quando mai abbiamo mangiato nello stesso piatto?"; -lume e lustre loc.avv. "alba": me sònghe misse ngammíne ndra lume e lustre p'arruvá fóre cu ru ffrìśche. "mi sono messo in cammino all'alba per arrivare in campagna con il fresco". ndrambí v.tr. "incurvare"; p.p. ndrambúte. ndramènde avv. "intanto, mentre": ndramènde tu te vjéste éo me vache a ffá na peppjàte. "mentre tu ti vesti io mi vado a fare una pipata". ndramezzá v.tr. "tramezzare". ndranżechí v.tr. "impratichire": s'adda appríme ndranżechí nd’a lu lavóre, pó vèche quande se mmèrete. "si deve prima impratichire nel lavoro, poi vedo quanto si merita". ndraprí v.tr. "dischiudere, socchiudere"; p.p.m. ndrapjérte; f. ndrapèrte. ndrattabbele agg. "intrattabile": Felúcce ra quanne à ffatte allite cu la zìte jé arrevendáte ndrattábbele. "Raffaele da quando ha litigato con la fidanzata è diventato intrattabile". ndrattjéne s.m. "intrattenimento". ndravatúre s.f. "travatura": fá na bbóna ndravatúre, Andò, se no me care lu titte ngape. "fai una buona travatura, Antonio, altrimenti mi cade il tetto in testa". ndrecá v.tr. "intrigare, sporcare": nu nde ndrecá re li fatte re l'ate e accussì staje cchiù tranguille. "non ti intrigare dei fatti degli altri e così stai più tranquillo". ndrecande agg. "curioso". ndrecandaríje s.m. "pettegolezzo": ché ssònghe tutte quésse ndrecandaríje li fatte stanne accussì e accussì. "che sono tutti questi pettegolezzi, i fatti stanno così e così". ndrécce s.m. "intreccio": Marònna míje ché ndrécce tenéve ddu cunde a mmaletepéne l'agghi capite. "Madonna mia che intreccio teneva quel racconto a malapena l'ho capito". ndrécchie agg. "pettegola": nu nde pòzze veré ca sì tròppe ndrécchie, ma fatte li fatte tuje, lassa pèrde. "non ti posso vedere che sei troppo pettegola, ma fatti i fatti tuoi, lascia perdere". ndrecchjére s.m. e f. "impiccione". ndrecchilúse agg. "bleso": àja avé pacjénże cu Rucchíne, ca jé ndrecchilúse, peró jé nu bbuóne uaglióne. "devi aver pazienza con Rocco che è bleso, però è un buon ragazzo". ndrecchísse agg. "inframmettente"; f. ndrecchjésse. ndrecciá v.tr. "intrecciare": e mmó lu funisce quiddu ciste, àja angóre ndrecciá tutte quidde vìnghje. "e ora lo finisci quel cesto, devi ancora intrecciare tutti quei vinchi". ndrenżecá v.tr. "cominciare a imparare". ndrestí v.intr. "entrare in coma, intristire, rattristare"; p.p. ndrestùte. ndridde s.m. "spruzzo". ndriglie s.m. "peritoneo del maiale". ndrippe loc.avv. "in pancia". ndríscele s.m. "getto d'acqua sottile"; dim. ndrescelícchie. ndrite s.f. "nocciole infornate e infilate". ndruglie s.m. "intruglio". ndrujtá v.tr. "introitare": rinde state àje ndrujtáte parícchie, ce sònghe state numunne re furastjére. "d'estate hai introitato parecchio, ci sono stati assai forestieri". ndrumétte v.tr.rar. "intromettere": nu nd'agghi chiamate ché te ndrumítte a ffá?. "non ti ho chiamato che ti intrometti a fare?". ndruná v.tr. "intronare": a San Custànże ànne fatte nu bbèllu fuóche, ma ròppe tenéve re ggurécchie ndrunate. "a San Costanzo hanno fatto un bel fuoco, ma dopo tenevo le orecchie intronate". ndrundulamjénde s.m. "dondolamenti": famme ascénne ra la màchene, cu tutte ssi ndrundulamjénde me ggire la cape. "fammi scendere dalla macchina, con tutti codesti dondolamenti mi gira la testa". ndrunduljá v.intr. "dondolare". ndrunghe loc.avv. (fig.) "in tronco". ndruppecá v.intr. "incespicare": statte attjénde ca ndruppechíje nnande a ddà préte. "stai attento che incespichi davanti a quella pietra". ndruvelà v.tr.intr. "annebbiare, intorbidare": se sònghe ndruvuláte l'uócchie sarrá rebbúlezze o còccata cóse?. "si sono annebbiati gli occhi sarà debolezza o qualche altra cosa?". ndufá v.tr. "intontire". ndulecí v.tr. "addolcire, indolcire"; p.p. nduleciúte. ndummacá v.tr. "pestare di botte, colpire allo stomaco". nduná v.tr. "intonare": Neculíne téne na vócia ndunate, t'addecríje quanne lu sjénde re candá nd'a la chjésje. "Nicola tiene una voce intonata, ti ricrei quando lo senti di cantare nella chiesa". ndunacá v.tr. "intonacare". ndundí v.tr. "intontire". ndunne agg. e avv. "proprio": ssi panne sònghe ndunne assutte. "codesta biancheria è proprio asciutta". nduócche s.m. "a metraggio". nduónde agg. e s.m. "tonto": sacce cúm'è c'asseméglie nu nduónde. "non so com'è che assomiglia ad un tonto". nduppá v.tr. "intoppare": sònghe nduppáte nnande a nu ciòcchere, e m'agghi ścurciate lu retòne re lu pére. "sono intoppato davanti ad un ciocco, e mi sono scorticato l'alluce". nduppe s.m. "intoppo". ndurá v.tr. "indorare": li fiùre re cucuzzjédde falle nduráte e ffritte. "i fiori di zucchine falli indorati e fritti". ndurcemegliárse v.rifl. "attorcigliarsi": nd'a la staggióne passate verjétte fóre na sèrpe ca se ndurcemegliáve attuórne a n'àrbele. "nella scorsa estate vidi in campagna un serpente che si attorcigliava intorno ad un albero". ndurlóne agg. "lanternuto". ndurtùte agg. "storto". ndurzárse nganne v.rifl. "strozzarsi". ndusiàsme s.m. "entusiasmo": calme, calme ché jé tutte ssu ndusiasme, avíma appríme sturjá la setuazzjóne e ppó se vére. "calma, calma che è tutto codesto entusiasmo, dobbiamo prima studiare la situazione e poi si vede". ndussecá v.tr. "intossicare". ndussecúse s.m. "persona che dà fastidio"; f. ndussecóse. ndustá v.tr. "indurire, rassodare". nduvenjédde s.m. "indovinello". nechèlle s.m. e f. "nichelino, quattro soldi": agghi perdute nu nechèlle, mó ca vache a ccase chi la vóle sènde a mmàmme. "ho perso un nichelino, ora che vado a casa chi la vuole sentire a mamma". negliare s.f. "nebbia"; dim. negliarèdde; accr. -tèrra tèrre. nehá v.tr. "negare": si saje lu fatte nunn'àja nehá, ca nu ngumbine njénde. "se sai il fatto non devi negare, che non combini niente". néha re fave s.f. "farfaraccio"; -re grane s.f. "favagello". nehòzzje s.m. "negozio": nd'a ddu nehòzzje truóve re tutte e tutte a ppóche prèzze. "in quel negozio trovi di tutto e tutto a poco prezzo". nehuziánde s.m. "negoziante". nélluvére loc. "nevvero": jé state na fatìa refficele, nélluvére? Córe re màmma sója vjénete a rrepusá. "è stato un lavoro difficile, nevvero? Cuore di mamma sua vieniti a riposare". nennille s.m. "bimbo, ragazzino": ché bbèllu nennille. A chi jé figlie?. "che bel bimbo, a chi è figlio?"; f. nennélle. nepóte s.m. e f. "nipote"; pl. nepute; nepúteme: "mio nipote"; nepútete: "tuo nipote"; f. nepóteme: "mia nipote"; nepótete: "tua nipote". nervuse agg. "nervoso": lassáteme stá, stache nervuse pe li fatte míje. "lasciatemi stare, sto nervoso per i fatti miei". nesciune agg. "nessuno". nèspele s.f. "nespola, nespolo". nettatúre s.m. "arnese di legno o canna appuntito per pulire gli arnesi da lavoro". nèura sére s.f. "notte fonda". néva s.f. "neve"; -a pile re cane s.f. "neve fitta"; -frácete s.f. "bioscia"; -tónne s.f. "neve crostosa"; néva, re- loc.avv. "nevoso": jé tjémbe re néva, mó vire crajmatíne quanda ne truvame. "è tempo nevoso, ora vedi domattina quanta ne troviamo". nevére s.f. "nevaio": appríme ce stéve la nevére a lu Castjédde e rinde ce mettévene nu stratte re néva e nu stratte re paglie e la stepávene pe la staggióne. "prima ci stava il nevaio al Castello e dentro mettevano uno strato di neve e uno strato di paglia e la conservavano per l'estate". nfacce prep. "verso". nfame agg. "infame": jé sule na calúnnje nfame, quiddu puverjédde nunn'à ffatte njénde. "è solo una calunnia infame, quel poveretto non ha fatto niente". nfanfalúte agg. "confuso": me sònghe nfanfalúte e agghia accattáte na cóse pe n'ate. "mi sono confuso e ho comprato una cosa per un'altra". nfanfarre s.f. "fanfara". nfarená v.tr. "infarinare": mó ca faje li cecatjédde nu nde nfarená la unnèdde, mìttete lu sunale nnande. "ora che fai i cavatelli non ti infarinare la gonna, mettiti il grembiule davanti". nfassá v.tr. "fasciare": appríme re criature re nfassávene pe parícchie tjémbe, cèrte vòte mane e tutte. "prima i bambini li fasciavano per parecchio tempo, certe volte anche le mani. nfassánne s.f. "fasce del neonato". nfaunúte s.m. "idiota". nfelá v.tr. "infilare". nfelíce agg. "infelice". nfetendúte agg. "fetido". nfètte agg. "molesto": recive ca fìglite jé nfètte, tutte lu tjémbe ca jé state cummíche jé state bbuóne bbuóne. "dicevi che tuo figlio è molesto, tutto il tempo che è stato con me è stato buono buono". nfjérne s.m. "inferno": ljévete ra nande, vá a lu nfjérne!. "togliti davanti, vai all'inferno!". nfónne v.tr. "bagnare, intingere": nu nfunnènne ru ppane nd'a lu piatte míje. "non bagnare il pane nel mio piatto"; p.p.m. nfùsse; f. nfósse; -cúm'a nu paparjédde agg. "bagnato fradicio"; r'accquacce agg. "rugiadoso"; f. nfósse r'accquacce. nfòrze loc.avv. "in forza". nfra prep.sempl. "fra". nfraccáse s.m. "confusionario". nfracetá v.intr. "marcire". nfranżesàte agg. "volto pieno di ferite". nfraśchjá v.intr. "fogliare": l'àrbele accummjénżene a nfraśchjá, jé tutte n'ata cóse. "gli alberi iniziano a fogliare, è tutta un'altra cosa". nfraśchime s.m. "fogliame": ché nfraśchíme stá nd'a ddu vòśche, nu nże vére na nżénghe re sóle. "che fogliame sta in quel bosco, non si vede un po' di sole". nfrattá e sfrattá v.tr. "riempire e svuotare". nfratte s.m. "ciarpame": ché ssònghe ssi nfratte, quanne te recire re re gghittá nd'a la munnézze?. "che sono codesti ciarpami, quando ti decidi di buttarli nell'immondizia?". nfreculjá v.tr. "far affrettare". nfreculjére s.m. "persona che mette fretta"; f. nfreculére. nfruvènże s.f. "influenza": cummà, n'agghi ché te rice, la nfruvènże auànne jé state pròpje ammalamènde. "comare, non ho che dirti, l'influenza quest'anno è stata proprio malamente". nfucá v.tr. "riscaldare, scaldare"; -la zèlle v.intr. "andare di volta il cervello". nfucate s.f. "scaldata": t’àja sebbrjá, rá na nfucate a la carne e rammílle, nu ndènghe manghe nu póche re tjémbe. "ti devi sbrigare, dai una scaldata alla carne e dammela, non ho neanche un po‟ di tempo". nfumarse v.rifl. "stizzirsi": te nfume pe nnjénde, ma quéste ru puó fá cu màmmete no cu mmé, chi te crire re èsse?. "ti stizzisci per niente, ma questo lo puoi fare con tua madre non con me, chi ti credi di essere?". nfunucchjá v.tr. "abbindolare, infinocchiare": nu nde facènne nfunucchjá ra quidde, ca nunn’éja mèglie re tè. "non ti fare infinocchiare da quello, che non è migliore di te". nfuórchie s.m. "succhione, pollone". nfurcá v.tr. "inforcare": nfurcaje ru ffjéne anżénghe anżénghe ca nu nże la ferave. "inforcò il fieno a poco a poco che non se la sentiva". nfurchjá v.intr. "infoltire". nfurjá v.intr. "infuriare": l'ànne cundrarjàte e s'éja nfurjàte ca nun lu putive mandené. "l'hanno contrariato e si è infuriato che non lo potevi mantenere". nfurmá v.tr. "informare": l'àja nfurmá re tutte, pó si la vére idde ché bbóle fá. "lo devi informare di tutto, poi se la vede lui che vuole fare". nfurná v.tr. "infornare": crajmatíne t’àja auzá prjéste ca la furnare adda nfurná ru ppane a li cinghe. "domattina ti devi alzare presto che la fornaia deve infornare il pane alle cinque". nfussá v.tr. "infossare": rinde a ttutte quédda lóte jé nfussate e pe se n'ascí c’éja vulute la mane re Ddíje. "dentro a tutta quel fango è infossato e per uscirsene c'è voluto la mano di Dio". ngaddute agg. "incallito". ngaggiá v.tr. "ingaggiare". ngagnárse v.rifl. "rincagnarsi": cu nu njénde si la piglie e se ngagne. "con un niente se la prende e si rincagna". ngagnuse agg. "permaloso"; f. ngagnóse. ngalemá v.tr. "affannare": Marònna míje cúme sònghe ngalemáte a ffá sta nghianáte!. "Madonna mia come sono affannato a fare questa salita!". ngalvaccá v.tr. "accavallare le gambe": nu stéve assettate còmmede si nu ngalvaccáve re ccòsse. "non stava seduto comodo se non accavallava le gambe". ngammá v.tr. "legare la vite a un sostegno". ngammará v.tr. "mangiare di grasso". nganá v.tr.intr. "accanire, ringhiare": quatte, cinghe cane se nganávene attuórne a n'uósse c'avéve jttate la chianghére. "quattro cinque cani si accanivano intorno ad un osso che aveva buttato la macellaia". s’éja nganate cóndre a ffràteme e quidde puverjédde nu nżapéve njénde. "si è accanita contro mio fratello e quello poveretto non sapeva niente". nganalá v.tr. "incanalare". ngandá v.tr. "incantare, inclinare": nun me rjésce a ngandá cu sse cchiacchiere. "non riesci ad incantarmi con codeste chiacchiere". nganná v.tr. "ingannare": pe nganná lu tjémbe s'assettárene sóp'a lu murètte e accumenżárene a pparlá re lu passate. "per ingannare il tempo si sedettero sul muretto e incominciarono a parlare del passato". nganna nganne loc.avv. "all'ultimo momento". ngannaccá v.tr. "ingioiellare". ngannarutí v.tr. "ingolosire": nu lu facénne ngannarutí se no mó te lu ljéve ra tuórne. "non lo fare ingolosire altrimenti non te lo togli da torno". nganne s.f. "gola". ngapace agg. "incapace": jé ngapace re rice buscíje. "è incapace di dire bugie". ngaparrá v.tr. "accaparrare": numunne re cristjàne se révene ra fá pe se ngaparrá ru ggrane re Flice. "molte persone si davano da fare per accaparrarsi il grano di Felice". ngape loc.avv. "sul capo, in testa"; -a l'anne loc.avv. "all'inizio dell'anno". ngapezzá v.tr. "incavezzare, rimboccare le coperte": lu cavadde l'àja ngapezzá e ppó attácchele a lu catenjédde. "il cavallo lo devi incavezzare e poi lo leghi all'anello di ferro fisso al muro esterno della casa". ngappá v.tr. "acchiappare, capitare": si ne vuléve fuje ma lu ngappàje pe la ggiacchétte. "se ne voleva scappare ma lo acchiappai per la giacca"; ngappá, aloc.avv. "acchiapperella": quanne ce revertéveme a jucá a ngappá mmjézze a lu murcate éo, Linucce, Nannenèlle e Ndunètte. "quanto ci divertivamo a giocare ad acchiapperella in mezzo al mercato io , Lina, Anna ed Antonietta". ngappamóśche s.m. "acchiappamosche": pe ngappamóśche sótte a lu lambadàrje mettjétte quédda carte appezzecóse. "per acchiappamosche sotto il lampadario misi quella carta appiccicosa". ngappètte s.m. "molletta per i panni". ngapputtárse v.rifl. "incappottarsi": ngappuóttete bbuóne mó ca jésce, face nu fridde ca nu nże póte. "incappottati bene ora che esci, fa un freddo che non si può". ngapuní v.rifl. "incaponire, intestardire"; p.p. ngapunúte: s'éja ngapunúte r'ascí e nu l'avíme putute mandené. "si è intestardito di uscire e non l'abbiamo potuto mantenere". ngará v.tr. "rincarare": lu ggnuraje e ngaraje la ddóse recènnece ca lu renunzjàve. "lo rimproverai e rincarai la dose dicendogli che lo denunziavo"; -la mane v.tr. "caricare la mano"; p.p. ngarute. ngaracòsse s.m. "a cavalluccio": quanne jéva fóre lu patre purtave lu criature ngaracòsse. "quando andava in campagna il padre portava il bambino a cavalluccio"; ngaracòsse, a- loc.avv. "scaricalasino". ngaravugliá v.tr. "aggomitolare, ravvolgere": si me vuó fá nu piacére, ngaravuóglieme tutta ssa lane. "se mi vuoi fare un piacere, aggomitolami tutta codesta lana". ze Seppúcce se ngaravugliàje nd'a lu sscialle vérde e se ne íje a la mésse. "zia Giuseppina si ravvolse nello scialle verde e se ne andò a messa". ngarecá v.tr. "incaricare": nu nde ngarecá re njénde statte tranguille, ca me la véche tutte éo. "non te ne incaricare di niente stai tranquillo, che me la vedo tutto io". ngarná v.tr. "prendere il vizio". ngarnate agg. "incarnito": zòppeche ca tènghe n'ógne ngarnate, sacce cúm'agghia fá!. "zoppico che tengo un unghia incarnita, non so come devo fare". ngarpenárse v.rifl. "arrampicarsi": vuléve pegliá lu nìre sóp'a l'àrbele ma nu nge arriascíje a ngarpenárse. "voleva prendere il nido sull'albero ma non ci riuscì ad arrampicarsi". ngarpetjá v.tr. "cercare di raggiungere migliori obiettivi". ngarrá v.tr. "azzeccare, indovinare": uaglió, re tutte quéste dumande ca t'agghi fatte nunn'àje ngarrate na respòste, sì nu ciucce!. "ragazzo, di tutte queste domande che ti ho fatto non hai indovinato una risposta, sei un asino!". ngartamènde s.m. "incartamento"; pl. ngartamjénde. ngarzárse v.tr. "mettersi alle costole". ngasciá v.tr. "incassare": li cljénde óje sònghe state póche e avime ngasciáte póche sòlete. "i clienti oggi sono stati pochi e abbiamo incassato pochi soldi". ngatastá v.tr. "accatastare": ngatástele bbóne re llèune, accussì ce ne vanne re cchiù. "accatastala bene la legna, così ce ne va di più". ngatená v.tr. "aggrovigliare, incatenare, incatricchiare": ngatíne lu cane ca se no mózzeche a li cristjàne. "incatena il cane che altrimenti morde le persone". te l'agghia specciá chiane chiane ssi capidde ngatenáte, nu nghiange. "te li devo pettinare piano piano codesti capelli incatricchiati, non piangere". ngauciá v.tr. "calcinare". ngavá v.tr. "incavare": se sciupave juórne pe gghiuórne e la facce se ngaváve sèmbe re cchiù. "si sciupava giorno per giorno e la faccia si incavava sempre di più". ngazzá v.tr. "irritare": m'agghi ngazzate e me ne sònghe jute, se no l'abbuttáve re ścaffe. "mi sono irritato e me ne sono andato, altrimenti lo gonfiavo di schiaffi". ngazzuse agg. "collerico, irascibile, rabbioso": Martuméje jé nu tipe ngazzuse vóle avé sèmbe raggióne. "Bartolomeo è un tipo collerico vuole avere sempre ragione"; Vetúcce téne nu temberamènde ngazzuse ca nun lu puó rice manghe fatte cchiù addá. "Vito tiene un temperamento irascibile che non gli puoi dire neanche fatti più in là". nge loc.avv. "non ci". ngecalí v.tr. "abbagliare, accecare": me pundaje la lambadíne nfacce e me ngecalíje. "mi puntò la lampadina in faccia e mi abbagliò"; p.p. ngecalúte. ngegná v.tr. "incignare": pròpje ajére à ngegnate la vótte re vine. "proprio ieri ha incignato la botte di vino". ngegnárse v.rifl. "ingegnarsi": pe puté terá nnande la vite s'éja ngegnáte ndutte re mmanére. "per poter tirare avanti la vita si è ingegnato in tutte le maniere". ngégne s.m. "ingegno". ngegnjére s.m. "ingegnere": ajére pahàje lu pruggètte a lu ngegnjére, annevíne quanne s’éja pegliate?. "ieri pagai il progetto all'ingegnere, indovina quando si è preso?". ngegnúse agg. "ingegnoso": andó se métte métte arrjèsce, quiddu ggióvene jé ngegnúse. "dove si mette mette riesce, quel giovane è ingegnoso". ngelusí v.tr. "ingelosire": nu nge recènne njénde a lu zite, se no lu faje ngelusí. "non ci dire niente al fidanzato, altrimenti lo fai ingelosire". ngemendá v.tr. "insultare, molestare, provocare, stuzzicare": fatte li fatte tuje e nu lu ngemendá se no quidde te zómbe nguódde e t'affóche. "fatti i fatti tuoi e non lo provocare altrimenti quello ti salta addosso e ti affoca"; ògne vòte ca lu vére lu ngemènde, chisà quale juórne Vetúcce l'adda accíre. "ogni volta che lo vede lo stuzzica, chissà quale giorno Vito lo deve ammazzare". ngemènde s.m. "provocazione". ngenáglie s.f.pl. "gambe". ngendíve s.m. "incentivo": sule lu ngendíve ce vuléve, mó chi lu mandéne cchiù. "solo l'incentivo ci voleva, ora chi lo mantiene più". ngenerí v.tr. "ammorbidire"; p.p. ngenerúte. ngenetá v.tr. "concepire". ngènete s.m. "embrione": nd'a l'uóve quiddu śchive niure ca vire jé lu ngènete. "nell‟uovo quel bruscolo che vedi è l'embrione". ngèneve agg. "ingenuo": cúme sì ngèneve, te crire tutte quédde ca te rinne, apre l'uócchie ca mó jé malemúnne. "come sei ingenuo, credi tutto quello che ti dicono, apri gli occhi che ora il mondo è cattivo". ngengjére s.m. "incensiere". ngennerí v.tr. "incenerire". ngenżá v.tr. "incensare": nun me ngenżá cu sse pparóle ca nun me cummínge. "non mi incensare con codeste parole che non mi convinci". ngepjá v.tr. "cominciare, iniziare, principiare". ngeprjá v.tr. "incipriare": Annandònje se ngepriàje la facce appríme r'ascí. "Annantonia si incipriò la faccia prima di uscire". ngeratíne s.f. "incerata": attjénde a lu muzzóne re segarètte ca m'appicce la ngeratíne. "attento alla cicca di sigarette che mi bruci l'incerata". ngerènde s.m. "incidente": à avute nu ngerènde a cciambe re cavadde, idde nu nż'éja fatte njénde ma la máchene jé tutte ścasciate. "ha avuto un incidente alla curva della strada Panni-Scalo, lui non si è fatto niente ma la macchina è tutta rotta". ngèrte agg. "incerto": stá ngèrte si si n'adda ìre o adda rumaní. "sta incerto se se ne deve andare o deve restare". ngevelí v.tr. "incivilire"; p.p. ngevelúte. ngevile agg. "incivile". nghiaccá v.tr. "imbrattare, sporcare lievemente": nu nżapéve fá ate ca nghiaccá lu quatèrne re cecchetuónne. "non sapeva fare altro che imbrattare il quaderno di scarabocchi". nghiacche s.m. "imbratto"; dim. nghiacchetjélle. nghianá v.tr. "salire": p'appènne quiddu quatre àja nghianá sóp'a la ścalédde. "per appendere quel quadro devi salire sulla scaletta". nghianáte s.f. "salita": la nghianáte jé mala a ffá, e pe ffá quédda sótte a lu murcate te jésce la lénghe ra fóre. "la salita è male a fare, e per fare quella sotto al mercato ti esce la lingua di fuori". nghiane agg. "orizzontale, pianeggiante": re ttèrre ca tènghe nd'a la Puglie sònghe tutte nghiane. "i terreni che tengo in Puglia sono tutti pianeggianti". nghiasidde s.m.pl. "cose piccolissime". nghiastre s.m. "impiastro". nghiavecá v.rifl. "andarsi a perdere". nghjéme s.m. "imbastitura". nghimá v.tr. "imbastire": feglió, prime r'ascí m'àja nghimá la chjéche a lu cauzóne, accussì pe craje sarrá pprónde. "ragazza, prima di uscire mi devi imbastire la piega al pantalone, così per domani sarà pronto". nghiummá v.tr. "appesantire lo stomaco". nghiummáte agg. "piomboso". nghiurdárse v.rifl. "ammalarsi delle ginocchia". nghiure v.tr. "rinchiudere". nghiuvá v.tr. "inchiodare": àja nghiuvá quédda funèste ca jé rótte. "devi inchiodare quella finestra che è rotta". ngiambecá v.intr. "inciampare": Mariúcce ngiambecáje nnande a la pòrte e se féce male lu renucchie. "Maria inciampò davanti alla porta e si fece male il ginocchio". ngianghe agg. "grullo, svanito": ché ne vuó ra quidde, jé ngianghe. "che ne vuoi da quello, è grullo". ngiarmá v.rifl. "arrangiare". ngjénże s.m. "incenso": nd'a la chjésje cúme trasjémme, sendjémme l'adduóre re ngjénże. "nella chiesa come entrammo, sentimmo l'odore di incenso; -salvagge s.m. "assenzio". ngità loc.avv. "in città". ngiuccarúte p.p. e agg. "acciocchito": Fuluméne jé rumaste ngiuccarúte pe li rèume. "Filomena è rimasta acciocchita per i reumi". ngiuciá v.tr. "cioncare, inciuccarsi, sbevucchiare, trincare". ngiuttá v.tr. "ingrassare". nglude v.tr. "includere". ngòglie v.tr. "colpire"; p.p. nguóvete; ngòglie, a chi ngòglie- loc.avv. "a chi capita". ngòscie s.m. "vuoto ai quattro angoli della volta a botte". ngóse e ścóse loc.avv. "cuce e scuce". ngrasce loc.avv. "in abbondanza". ngraziarDdíje loc.avv. "in grazia di Dio". ngreccá v.tr. "drizzare": nu ngreccá re ggurécchie ca nuje nun stame recènne njénde re male. "non drizzare le orecchie che noi non stiamo dicendo niente di male". ngrefelá li capidde v.tr. "rizzare i capelli". ngrére, ra nu- loc.avv. "incredibile". ngrespá v.tr. "aggrottare". ngrille agg. "mal coperto per negligenza"; f. ngrélle. ngróce loc.avv. "in croce". ngròppe loc.avv. "in groppa": mó ce mettime a ccavadde, éo mmjézze a la varde e tu ngròppe. "ora ci mettiamo a cavallo, io in mezzo al basto e tu in groppa". ngruccunúte agg. "curvo": ze Vetúcce jé ngruccunúte ma jé arruváte a cjéndeétréanne. "zio Vito è curvo ma è arrivato a centotreanni". ngruciá v.tr. "incrociare": ngruciàje re bbrazze e nun vulíje fá cchiù nnjénde. "incrociò le braccia e non volle fare più niente". ngrugná v.intr. "ingrugnare". ngruścá v.tr. "crostare". ngrussá v.tr. "ingrossare". ngruvattáte agg. "incravattato": maste Angícche se appresendáje a la fèste tutte lesciate e ngruvattáte. "Mastro Francesco si presentò alla festa tutto lisciato e incravattato". nguacchiá v.tr. "macchiare": nu nguacchiá pe ndèrre ca mó agghi lavate. "non macchiare per terra che ora ho lavato". nguacchie s.m. "macchia"; dim. nguacchicjédde. nguagliá v.intr. "muracchiare". nguaraggiá v.tr. "incoraggiare": nu nde fá nguaraggiá, trase ca mange cu nnuje. "non ti far incoraggiare, entra che mangi con noi". nguartá v.tr. "inquietare": statte citte nun me facènne nguartá. "stai zitto non mi fare inquietare". ngucciá v.intr.rifl. "incocciare": mó, mó l'agghi ngucciate a la chiazze re sópe. "or ora l'ho incocciato alla piazza di sopra". ngucculáte p.p. e agg. "accoccolato": Ndònje s'éja ngucculáte pe capá li cìcere e mmó pe s'auzá lu vòglie!. "Antonio si è accoccolato per scegliere i ceci e ora per alzarsi lo voglio!". ngué voce onom. "ué": ra mó ca lu criature face ngué ngué, vire feglió ca vularrá bbéve ru llatte. "da molto tempo il bambino fa ué ué, vedi ragazza che vorrà bere il latte". nguèsete s.f. "questua": parícchie ggiuvene sònghe asciute pe la nguèsete pe re ffjéste re San Custànże. "parecchi giovani sono usciti per la questua per le feste di San Costanzo". nguiatatòrje s.f. "arrabbiatura". nguline s.m. "inquilino". ngullá v.tr. "incollare". ngulpá v.tr. "incolpare": pe qquédde ca jéve succjésse se ngulpávene l'une cu l'ate. "per quello che era successo si incolpavano l'uno con l'altro". ngulunná v.tr. "incolonnare": uaglió, angóre t'àja mbará a ngulunná re ccifre, quanne te muóve?. "ragazzo, ancora ti devi imparare a incolonnare le cifre, quando ti muovi?". ngumbatíbbele agg. "incompatibile". ngumbenżá v.tr. "rimunerare": l'àja ngumbenżá si t'à ffatte lu piacére. "lo devi rimunerare se ti ha fatto il piacere". ngumbetènde agg. "incompetente": te mitte a pparlá andó jésce e ndó trase ma sì ngumbetènde nfatte re museche. "ti metti a parlare dove esci dove entri ma sei incompetente in fatto di musica". ngummárse v.rifl. "saldarsi di un osso fratturato". ngummerá v.tr. "incomodare": nu nde ngummerá, ce vache éo a ppegliarle a la stanżjóne, bbaste rengraziàrte. "non ti incomodare, ci vado io a prenderlo alla stazione, basta ringraziarti". ngummerí v.tr. "inumidire": trase quissi panne ca tjéne spase, se no se ngummeríscene cu la negliare. "entra codesti panni che tieni stesi, altrimenti si inumidiscono con la nebbia". ngummuse agg. "stucchevole". ngundendábbele agg. "incontentabile": Custà, nu nde puónne pegliá nné a la sàzzje nné a la riune, sì ngundeddábbele. "Costanzo, non ti possono prendere né sazio né digiuno, sei incontentabile". ngundenuazzióne loc.avv. "in continuazione". ngundrá v.tr. "incontrare": pe nu nde ngundrá cu Melúcce àja fá n'ata strare. "per non incontrarti con Carmela devi fare un'altra strada". ngunnulí, v.tr. arcuare; p.p. ngunnulùte. nguódde avv. "addosso, in collo, indosso": Feréle purtave nguódde nu pacche bbuóne pesande, chisà lu frate ché à mannate ra Bbulògne!. "Fedele portava addosso un pacco molto pesante, chissà il fratello che ha mandato da Bologna!"; vire ca rafóre face fridde e sule cu quéssa magliètte nguódde piglie lu ciamuórje. "vedi che fuori fa freddo e solo con codesta maglietta indosso prendi il raffreddore": -,ra- avv. "di dosso". nguórpe loc.avv. "in corpo". ngurduná v.tr. "incordare": me la sènde ngurdunáte sta còsse, sarranne li rèume. "me la sento incordata questa gamba, saranno i reumi". ngurná v.tr. "incornare": statte attjénde, uaglió, mó ca vaje a cambjá re vvacche nu nde fá ngurná. "stai attento, ragazzo, ora che vai a pascolare le mucche non ti far incornare". ngurpurá v.tr.fig. "ingoiare". ngùse e ścuse loc.avv. "cuci e scuci". nguzzá v.tr. "avere voglia (volontà)". nguzzechí v.tr. "incrostare": nun facènne nguzzechí la cunżèrve nnande a lu caurare, strjéchele sùbbete. "non fare incrostare la conserva davanti al caldaio, strofinalo subito"; p.p. nguzzecúte. nicchie s.m. "loculo". nire s.m. "nido"; pl. nírere. níure agg. "bruno, negro, nero": nu nge stá níure cchiù nìure re la felínje. "non ci sta nero più nero della fuliggine"; f. nèure; -sótte a l'uócchie s.m. "occhiaia": nun me pòzze uardá a lu spècchie pecché nu mbòzze veré lu nìure sótte a l'uócchie. "non mi posso guardare allo specchio perché non posso vedere le occhiaia". nìurefúme s.m. "nerofumo". njéhe s.m. "neo". njénde pron.indef.inv. "niente"; njénde, nun face- loc.avv. "sebbene"; njénde, nu ndéne- loc.avv. "nullatenente". njéndereméne avv. "nientedimeno": njéndereméne tu staje qquá e mmàmmete te vá truvanne pe ccjéle e pe ndèrre. "nientedimeno tu stai qui e tua madre ti va trovando per cielo e per terra". njérve s.m. "nervo". njérvengalvaccáte s.m. "nervo accavallato": ròje sóre sime ra l'Italia venime quistu njérvengalvaccáte ścavalcá lu vulime. "due sorelle siamo dall'Italia veniamo questo nervo accavallato lo vogliamo scavalcare". nnábbele agg. "inabile". nnacedírse v.tr. "guastarsi il sangue". nnaccquá v.tr. "annacquare": stu vine jé nnaccquate, bbevatílle tu, éo bbéve póche, ma nu bbucchjére lu vòglie bbuóne. "questo vino è annacquato, bevilo tu, io bevo poco, ma un bicchiere lo voglio buono". nnahurá v.tr. "inaugurare". nnàlbbse loc.lat. "in Albis". nnalfabbéte agg. e s.m. "analfabeta": jé pròpje nu nnalfabbéte, né ssape ścrive né ssape lègge e nu nge puó manghe passá pe vucine. "è proprio un analfabeta, né sa scrivere né sa leggere e non ci puoi neanche passare per vicino". nnammarí v.tr. "amarire": Marì, ru ssacce ca te piace l'amare, peqquésse pe nnammarí li cecatjédde àja fá sfríje l'uóglie cu li pupàjne sicche e ppò re ccunże. "Maria, lo so che ti piace l'amaro, perciò per amarire i cavatelli devi far friggere l'olio con i peperoncini e poi li condisci". nnammurá v.tr. "innamorare": se nnammuràje re quédda feglióle cúme la veríje e ppó se l'à spusate. "si innamorò di quella ragazza come la vide e poi se l'è sposata". nnande avv. "avanti, davanti": stéve nnande a tutte quande quanne jétte a la pòste a pahá la bbullétte re la lucia. "stavo davanti a tutti quanti quando andai a pagare alla posta la bolletta della luce"; -e ddréte avv. "avanti e dietro". nnaścónne, a- loc.avv. "nascondino"; nnase a nnase, a- loc.avv. "ad uscio ad uscio". nnaspre s.m. "glassa": n'agghi avute tjémbe re te prepará lu nnaspre sóp'a la pizza rólece sarrá pe n'ata vòte. "non ho avuto tempo di prepararti la glassa sulla torta sarà per un'altra volta". nnatèrne loc.avv. "in eterno". nnemmecá v.tr. "inimicare". nnevenatríce s.f. "chiromante". nnezzióne s.f. "iniezione"; pl. nnezziúne. nnòglie s.f.pl. "stomaco essiccato del maiale". nnògne luóche avv. "dovunque, ovunque": nnògne luóche se stá bbuóne quanne ce stá la pace. "dovunque si sta bene quando c'è la pace". nnóme s.m. "nome": ché nnóme ànne rate a qquiddu criature? Sacce se l'ànne chiamate cúm'a lu tataránne, agghia addummanná a ssòreme. "che nome hanno dato a quel bambino? Non so se l'hanno chiamato come il nonno, devo chiedere a mia sorella". nnòque agg. "innocuo". nnóreche re re ddéte s.f.pl. "nocche": me fanne male re nnóreche re re ddéte, sacce cúm'agghia fá!. "mi fanno male le nocche, non so come devo fare". nnuje a nnuje, a-loc.avv. "tra di noi". nnumená v.tr. "nominare": pure ca staje lundane te nnumenáme spisse. "benché stai lontano ti nominiamo spesso". nnumenáte s.f. "nomea". nnuśche s.m. "muschio": quanne a Nnatale avévema fá lu presèpje, jéveme a ffá lu nnuśche sóp'a re mmurge. "quando a Natale dovevamo fare il presepe, andavamo a fare il muschio sulle murge". nnùtele agg. "inutile". nnuzènde agg. "innocente": jé nnuzènde e nnesciune lu vóle crére. "è innocente e nessuno lo vuole credere". nòbbele agg. "nobile": jé njénde lu nòbbele! Nu lu stènne a ssènde né ce rènne cunferènże. "è niente il nobile! Non lo stare a sentire né ci dare confidenza". nòcche s.f. "fiocco"; dim. nucchetèlle. nocchètte s.f.pl. "fiocchetti (pasta alimentare)". nocchiù avv. "non più". nóce s.f. "noce (frutto, albero)"; pl. nnuce; -re lu cuódde s.f. "osso del collo". nócia maśche s.f. "malescio". nóne avv. "no". nònònne s.m. "nonno". nóre s.f. "nuora"; nòreme: "mia nuora"; nòrete: "tua nuora". nòtte, re-loc.avv. "notturno". nóve 1.agg.n.card. "nove, nuova": ànne fatte la strare nóve pe gghí a lu cummènde. "hanno fatto la strada nuova per andare al convento"; 2.s.f. "ora terza (9 ora canonica)". nózzele s.m. "nocciolo"; pl. nùzzele: attjénde a nu nde calá li nùzzele re cerase se no t'affuóche. "attento a non ingoiarti i noccioli di ciliegie altrimenti ti affochi". nucchicá v.tr. "piegare". nucédde s.f. "nocciolo (frutto, albero)"; salvagge s.f. "betulla". nucellíne merecáne s.f. "arachide". nuje pron.pers. "noi". nummale agg. "non buono, inservibile": nummálene agg.sing. e pl. "non buoni, inservibili". nùmmere s.m. "numero". numunne avv. "assai, troppo": sta carne jé numunne pe mmé, raccílle a l'ate, na fèdde m'abbàste. "questa carne è troppa per me, dagliela agli altri, una fetta mi basta". nun avv. "non": statte citte nun me fá nghianá li cicche ngape. "stai zitto non mi far salire idee strane per la testa". nunjénde s.m.inv. "nonnulla": cu nunjénde se nfùrje, nu nżaje maje cúme l'àja pegliá. "con nonnulla si infuria, non sai mai come lo devi prendere. nunżiamàje loc.avv. "mai sia". nuóste agg.poss. "nostro"; f. nòste. nure agg. "nudo": la nutizzje la sapjétte nure e ccrure, sacce cúme nu nge rumanjétte sicche. "la notizia la seppi nuda e cruda, non so come non ci rimasi secco". nùreche s.m. "groppo, nocchio, nodo": tènghe nu nùreche nganne, nu mbòzze manghe parlá. "tengo un groppo in gola, non posso neanche parlare"; f.pl. nnóreche; dim.m. nurechícchie; -a lu stòmmeche s.m. "peso sullo stomaco"; ścurretúre s.m. "nodo scorsoio". nurecúse agg. "nodoso": ssu ciòcchere jé nurecúse si nun lu puó spaccá, làssulu pèrde ce pènże ru ffuóche. "questo ciocco è nodoso se non lo puoi spaccare, lascialo perdere ci pensa il fuoco". nurmale agg. "normale": pe tté tutte jé nurmale, póte caré lu munne, nu nde ścummuóve. "per te tutto è normale, può cadere il mondo non ti scomponi". nustrane agg. "nostrano". nutá v.tr. "notare, nuotare": Grazjélle se face sèmbe nutá, mó cu na cóse, mó cu n'ate. "Grazia si fa sempre notare, ora con una cosa, ora con un'altra"; si tu nu nżaje nutá ché ce vaje a ffá a lu mare? Pe te lavá li pjére?. "se tu non sai nuotare, che ci vai a fare al mare? Per lavarti i piedi?". nutare s.m. "notaio". nutizzje s.f. "notizia": finalmènde ròppe tanda male nutizzje jé arruvate una bbóne, ca nepùteme à avute lu pòste. "finalmente dopo tante brutte notizie è arrivata una buona, che mio nipote ha avuto il posto". nutrizze s.f. "nutrice". nuttate s.f. "nottata": agghi passate na mala nuttate, sèmbe a penżá a qquédde ca m'àje ritte. "ho trascorso una brutta nottata, sempre a pensare a quello che mi hai detto". nuvande agg.n.card. "novanta". nuvecjénde agg.n.card. "novecento". nuvéle s.f. "novena": apprime pe gghí a ssènde la nuvéle re Natale ce auzàveme a li cinghe re la matine. "prima per andare a sentire la novena di Natale ci alzavamo alle cinque del mattino". nuvèmbre s.m. "novembre". nuvetà s.f. "novità": accummjénże a rraccundá re nnuvetà re lu pajése ca jé numunne ca ce manghe. "incomincia a raccontare le novità del paese che è molto che ci manco". nuvjélle agg. "novello": jé angóre nuvjélle s'adda mbará, racce tjémbe. "è ancora novello si deve imparare, dagli tempo"; f. nuvèlle. nuvulécchie s.f. "nuvoletta": ròppe na jurnate cu nu cjéle accussì celèste mó accummènże a ascí na nuvulécchie. "dopo una giornata con un cielo così celeste ora incomincia a uscire una nuvoletta". nuvulúse agg. "nuvoloso": andó t'abbíje nun vire ca lu cjéle jé nuvulúse? Mó véne a cchióve. "dove ti avvii non vedi che il cielo è nuvoloso? Ora viene a piovere". nùzzele, cu li -loc.avv. "gioco con i noccioli"; nùzzele re vajnèdde, cu liloc.avv. "gioco con semi di carruba". nvanvalí v.tr. "frastornare"; p.p. nvanvalúte. nvecchiá v.tr. "invecchiare". nvugliá v.tr. "invogliare": àja nvugliá lu criature a lu stùrje cu la prumèsse re nu rjàle. "devi invogliare il bambino allo studio con la promessa di un regalo". nżaccá v.tr. "insaccare": nu nde sacce rice quanda cuócce e cuccetjédde stanne nżaccàte nd'a ddu jusidde. "non ti so dire quanti cocci e piccoli cocci stanno insaccati in quel sottano". nżagagliá v.tr. "bastonare"; p.p. nżagagliáte. nżagná v.tr. "salassare". nżalaní v.intr. "insanire, rincretinire"; p.p. nżalanúte: n'àje ché ne fá cchiù, jé pròpje nżalanúte. "non hai che farne più, è proprio rincretinito". nżalate s.f. "insalata, lattuga": puórte ra fóre ruje pjére re nżalate ca re vache a vvénne pe lu pajése. "porta dalla campagna due cespi d'insalata che li vado a vendere per il paese". nżangulendá v.tr. "insanguinare". nżangulendáte agg. "sanguinolento": ajére sére verjétte lu zíje re mmugljéreme cu la facce tutte nżangulendáte, jéva carute ra lu mule. "ieri sera vidi lo zio di mia moglie con la faccia tutta sanguinolenta, era caduto dal mulo". nżapuná v.tr. "insaponare": nżapunele bbuóne ssu cullétte, nun vire cúm'jé nìure?. "insaponalo bene codesto colletto, non vedi com'è nero?". nżapurí v.tr. "insaporire": pe nżapurí la menèste àja métte la cóteche, l'aurécchie, la córe e lu pére re puórche. "per insaporire la verdura devi mettere la cotenna, l'orecchio, la coda e il piede di maiale". nżapúte s.f. "insaputa": si ne íje a la nżapúte re tutte quande. "se ne andò all'insaputa di tutti quanti". nżé loc.avv. "in se". nżecchí v.tr. "insecchire". nżegná v.tr. "insegnare". nżegnalá v.tr. "segnalare": pe ssa fatía m'ànne nżegnaláte nu ggióvene c'àbbete dabbasce a lu Cupóne, tu lu canusce?. "per codesto lavoro mi hanno segnalato un giovane che abita laggiù al Cupone, tu lo conosci?". nżegnale s.m. "segnale": agghi misse nu nżegnale nd'a lu libbre, mó nu lu tróve cchiù, l'àje luvate tu?. "ho messo un segnale nel libro, ora non lo trovo più, l'hai tolto tu?". nżellá v.tr. "adirare": nu nde nżellá, ca re nguiatatòrje fanne male a lu córe. "non ti adirare, che le arrabbiature fanno male al cuore". nżelvaggí v.tr. "inselvatichire"; p.p. nżelvaggiúte. nżénghe avv. "poco"; nżénghe, n'ataloc.avv. "un altro poco"; nżénghe, naloc.avv. "un poco"; nżénghe, ra qquá e n'ata- loc.avv. "fra poco". nżenná v.intr. "entrare appena appena". nżenuá v.tr. "insinuare": ché vvulisse nżenuá, ca sònghe state éo a derecílle tutte quédde ccóse a Lesètte?. "che vorresti insinuare che sono stata io a dircele tutte quelle cose a Luisa?". nżènże loc.avv. "in sensi". nżenżżíbbele agg. "insensibile": téne nu córe re prétre ròppe quédde ca l'éja succjésse jé revendate nżenżżíbbele. "tiene un cuore di pietra dopo quello che gli è successo è diventato insensibile". nżeparábbele agg. "inseparabile": quédde e ddòje cummare mó nu nże pàrlene cchiù, apprìme jévene nżeparábbele. "quelle due comari ora non si parlano più, prima erano inseparabili". nżeppá v.tr. "inzeppare": nżeppàje quédda bbaligge ca nun ne putève cchiù. "inzeppò quella valigia che non ne poteva più"; l'ùppele v.tr. "tappare la bottiglia". nżerrá v.tr. "rinserrare". nżertá v.tr. "fare la resta". nżèrte s.f. "resta". nżetá v.tr. "innestare": ajére agghi fatte nżetá tré melàjne. "ieri ho fatto innestare tre meli selvatici". nżevá v.tr. "insegare". nżevuse agg. "segoso"; f. nżevóse: quanne te lave ssa vèste, vire cúm'jé nżevóse, nu nde mitte ścuórne?. "quando ti lavi codesto vestito vedi come è segoso, non hai vergogna?". nżìcche loc.avv. "in secco". nżìcchete nżácchete loc.avv. "in modo fulmineo". nżjéme avv. "insieme". nżìne 1.prep. "fino": nżìne a quanne?. "fino a quando?"; 2.s.m. "in grembo": cúme se veréve ca stéve cundènde ca se truvave nżìne a la famìglia sója. "come si vedeva che stava contento che si trovava in grembo alla sua famiglia". nżìpete agg. "insipido": mugljéra míje, sta nżalate jé nżìpete, mìttece ru ssale se no te la mange tu. "moglie mia, questa insalata è insipida, mettici il sale altrimenti te la mangi tu". nżìste 1.v.intr "insistere"; 2.agg. "furbo". nżìte s.m. "innesto": li nżite ca facjétte mufalánne sònghe tutte pegliate. "gli innesti che feci l'anno scorso sono tutti attecchiti". nżógne s.f. "sugna, strutto": li sausícchie pe re mmandené cenjére rinde vjérne l'agghia métte nd'a nu vasètte cu la nżógne. "la salsiccia per mantenerla tenera d'inverno la devo mettere in un doglio con la sugna"; Tresù, nunn'àje maje mangiate la pizze cu la nżógne? Nu nżaje ché t'àje pèrse!. "Teresa, non hai mai mangiato la pizza con la sugna? Non sai che ti sei perduta!". nżómme avv. "insomma": nżómme, musére vjéne a ccase sì o no?. "insomma, stasera vieni a casa si o no?". nżuccá v.intr. "andare di traverso". nżuccará v.tr. "inzuccherare". nżùche loc.avv. "in succhio": l'àrbele nu l’àja putá quanne jé nżùche. "l'albero non lo devi potare quando è in succhio". nżuccúse s.m. "boccone difficile da inghiottire". nżuddesfátte agg. "insoddisfatto": appríme ce accundendáveme re póche, óje li ggiùvene tjénene tutte ma sònghe nżuddesfátte. "prima ci accontentavamo di poco, oggi i giovani tengono tutto ma sono insoddisfatti". nżuffecjénde agg. "insufficiente". nżulazzióne s.f. "insolazione". nżulecá v.tr. "assolcare". nżulefá v.tr. "inzolfare": craje agghia ìre a li Salacúne pe nżulefá la vigne, se no care malate. "domani devo andare ai Salaconi per inzolfare la vigna, altrimenti si ammala". nżulufatúre s.m. "inzolfatoio". nżulènde agg. "insolente". nżultá v.tr. "insultare": nu lu nżultá, ché vvuó ra quidde, nu ndéne cólpe. "non lo insultare, che vuoi da quello, non tiene colpa". nżulucá v.tr. "insolcare, solcare": tu vaje óje a nżulucá la tèrre, éo vache craje pe chiandá li fasule. "tu vai oggi a insolcare il terreno, io vado domani per piantare i fagioli". nżunnulúte agg. "insonnolito". nżuócchele nżuócchele agg. "piano piano". nżuónne loc.avv. "in sogno". nżuperbí v.tr. "insuperbire": pe tutte li cumblemènde ca t'à fatte lu majéste, nu nde nżuperbí. "per tutti i complimenti che ti ha fatto il maestro, non ti insuperbire". nżuppurttábbele agg. "insopportabile": nu nge la fazze cchiù, jé revendáte nżuppurttábbele. "non ce la faccio più, è diventato insopportabile". nżurá v.tr. "ammogliare": penżàve re nżurá lu figlie cu na feglióle ricche, ma idde pe respòste si ne ścappaje cu qquédda ca vuléve ra tanda tjémbe. "pensava di ammogliare il figlio con una ragazza ricca, ma lui per risposta se ne scappò con quella che voleva da tanto tempo"; p.p. nżuràte. nżurdí v.tr.intr. "assordare": allùcche a qquiddi uagliune ca la funíscene re ce nżurdí cu re trumbètte. "sgrida quei ragazzi che la finiscono di assordarci con le trombette". nżurdíne loc.avv. "in sordina". nżuspettí v.tr. "insospettire". 140 ó interiez. "ahó": ó, n’auzànne tande la vóce, cu chi te crire re parlá?. "ahó, non alzare tanto la voce, con chi ti credi di O parlare?". ócce s.f. "paura". òfete s.m. "sudiciume": pe tutte quiss’òfete ca stá nd’a la case sarranne mise ca nu pulízze. "per tutto codesto sudiciume che sta nella casa saranno mesi che non pulisce". ógne s.f. "unghia". óje avv. "oggi": sacce pecché óje me sènde stracche e n’agghie fatte njénde. "non so perché oggi mi sento stanco e non ho fatto niente". ólepe s.f. "volpe"; pl. ggùlepe; dim. ulpacchjédde; accr. ólepa vècchje. oljàte agg. "oleato": la putéháre m’à mmisse la murtatèlle nd’a la carte oljàte. "la bottegaia mi ha messo la mortadella nella carta oleata". ólme téglie s.m. "tremolo". óme s.m. "uomo"; pl. uómene; dim. umecjédde; accr. umóne; óme, r' agg. "virile": fìglite a ggià fatte na vóce r'óme, sònghe vulate tutte quist'anne!. "tuo figlio ha già fatto una voce virile, sono volati tutti questi anni!". ónge v.tr. "ungere"; p.p. unde, f. ónde: feglió, tjéne la unnèdde ónde, ché l’uóglie mméce re lu métte nd’a la nżalate te l’àje jttate pe nguódde?. "ragazza, tieni la gonna unta, che l‟olio invece di metterlo nell‟insalata te lo sei buttato addosso?". ónne s.f. "onda". ónże s.f. "oncia": jé ljégge nu mbése manghe n’ónże. "è leggero non pesa neanche un‟oncia". órdene s.m. "filare di una vigna"; pl. ùrdene. óre, punde e mumènde avv. "ogni momento". orgènde agg. "urgente": quidde e dduje sausícchie c’agghi assutte a la pèrteche re mmétte nd’a na ścàtele e ce fazze lu pacche orgènde a ffíglime. "quelle due salsicce che ho asciutto all‟asse le metto in una scatola e faccio un pacco urgente a mia figlia". òrje s.m. "odio". òstje re vjénde s.m. "alito di vento": jé nu meráquele ca mmjézze a lu chiane nu ndire manghe n’òstje re vjénde. "è un miracolo che in mezzo al piano non tira neanche un alito di vento". òtte agg.n.card. "otto". òttecjénde agg.n.card. "ottocento". óve s.f.pl. "uova"; -a sciuscjélle s.f.pl. "uova strapazzate"; -àpele s.f.pl. "uova con guscio molle"; -sciaccquate s.f.pl. "uova sterili"; -ścaurate s.f.pl. "uova sode". 141 accarjá v.tr. "fare la fame, schiaffeggiare sonoramente". acce agg. "pazzo": ché sì ppacce ca te vuó fá tutte ssa víje alappjére, mìttete ngròppe a lu cavadde e vjénatínne a lu pajése. "che sei pazzo che ti vuoi fare tutta codesta strada a piedi, mettiti in groppa al cavallo e vienitene al paese"; dim.m. pacciarjédde; dim.f. pacciarèdde. pacche s.f. "anta, mezzena, spicchio": chiure ssa pacche re la pòrte ca véne nu vjénde tira tire. "chiudi codesta anta della porta che viene un vento difilato"; na pacche re puórche l'avíme spartute, l'ate la facíme craje ca mó stame stracche. "una mezzena di maiale l'abbiamo divisa l'altra la facciamo domani che ora siamo stanchi"; -re cule s.f. "natica": ajére carjétte e me sònghe annuùrute tutte na pacche re cule. "ieri caddi e mi sono annerita tutta una natica"; -re lèuna s.f. "pezzo di legno". pàcchere s.f. "schiaffo sonoro". pacchiàne s.f. "donna del volgo"; dim. pacchianèlle. paccìá v.intr. "pazzeggiare": la vuó funí re paccìá o t'agghia purtá a lu manecòmje?. "la vuoi finire di pazzeggiare o ti devo portare al manicomio?". pacciaglióne s.m. "pazzerellone". paccíje s.f. "pazzia": jé pròpje na paccíje ascí sènża njénde nguódde, mìttete ssa mandarèdde. "è proprio una pazzia uscire senza niente addosso, mettiti questa coperta di lana più piccola". pacciuógne agg. "pazzoide": nu lu stènne a ssènde jé nu pacciuógne, aggísce tutte a ffatte suje. "non lo stare a sentire è un pazzoide, agisce tutto a modo suo"; f. pacciògne. paccòttine s.m. "pacchetto di tabacco". pacenżiúse agg. "paziente". pacjénże s.f. "pazienza". padda priggiònjére, a- loc.avv. "gioco della palla prigioniera". paddate s.f. "pallata": agghi avute na paddate addréte a re śchéne ca m'agghi P cunżuláte!. "ho avuto una pallata dietro alla schiena che mi sono consolato!". padde s.f. "palla"; dim. paddùccele. padrenquanquère s.m. e f. "protoquamquam": faje sèmbe lu padrenquànquère, vattinne ljévete ra nande a l'uócchie míje. "fai sempre il protoquamquam, vattene togliti davanti agli occhi miei". padróne, sènża - loc.avv. "randagio". padrunále agg. "patronale": a re ffjéste padrunále re San Custánże e re la Marònne re lu Vòśche, ca sònghe lu vendeséje e lu vendesètte r'aùste, ce veríme tutte li panníse, quiddi vucíne e quiddi lundane. "alle feste patronali di San Costanzo e della Madonna del Bosco, che sono il ventisei ed il ventisette di agosto, ci vediamo tutti i pannesi, quelli vicini e quelli lontani". paggèlle s.f. "pagella": Carmelíne à avute tutte bbèlle vóte sóp'a la paggèlle e lu patre e la mamme stanne bbuóne cundènde. "Carmela ha avuto tutti bei voti sulla pagella e il padre e la madre stanno molto contenti". pàggene s.f. "pagina": t'àja stá attjénde a nu strazzá re pàggene re lu quatèrne. "ti devi stare attento a non strappare le pagine del quaderno". paglia óglie s.f. "calamo aromatico". pagliare 1.s.m. "capanna"; 2.s.f. "Pagliara (contrada sulla strada per Santa Maria del Bosco)"; dim. pagliarjédde. pagliére s.f. "fienile": Neculí nun fumanne, ca puó appecciá la pagljére. "Nicola non fumare, che puoi bruciare il fienile". pagline agg. "paglierino". pagliuśche s.f. "pagliuzza". pagnòtte agg. "paffuto"; dim.m. pagnuttjélle; dim.f. pagnuttèlle. pagnuótte s.m. "pane di granturco". pahá v.tr. "pagare"; -prónda casse v.tr. "pagare in contanti"; -ra cape v.tr. "ripagare". pahamènde s.m. "pagamento". pahatóre s.m. "pagatore". pàhe s.f. "paga": quanne jé juórne re pàhe, a la pòste la file re li penżjunáte arrive nżìne a la pòrte. "quando è giorno di paga, alla posta la fila dei pensionati arriva fino alla porta". pahunázze agg. e s.m. "paonazzo": s'éja accussì arraggiate ca jé fatte pahunázze. "si è così arrabbiato che è fatto paonazzo". pahunjàrse v.rifl. "pavoneggiarsi": jé nnùtele ca te pahunígge, sì sèmbe tu, nu nżì cangiate pe nnjénde. "è inutile che ti pavoneggi, sei sempre tu, non sei cambiato per niente". pajése s.m. "paese"; dim. pajsjédde, pajsòtte. pajòneche s.f. "aquilegia". pajsane 1.s.m. "concittadino"; 2.agg. "paesano": andó vaje vaje, quanne manghe tu re ccrire truóve nu pajsane pe nnande. "dove vai vai, quando manco te lo credi trovi un paesano davanti". palate s.f.pl. "bastonate": quanda palate ce rjérne, lu lassarne mjézze muórte pe ndèrre. "quante bastonate gli diedero, lo lasciarono mezzo morto per terra". pale s.f. "scapola, badile": cu na sciulate fenjétte ndèrre cu li rine e me fanne male re ppale. "con una scivolata finii a terra con i reni e mi fanno male le scapole"; piglie ssa pale e mìttete a svacandá li fuósse re tèrre. "prendi codesto badile e mettiti a svuotare i fossi di terra"; -re lèune s.f. "ventilabro"; - re méte s.m. "stollo". pàleje s.m. "bandierone processionale, cuccagna": a San Custànże, abbasce a lu chiane fanne parícchie juóche, a mmé me piace lu pàleje. "a San Costanzo, giù al piano fanno parecchi giochi, a me piace la cuccagna". paljá v.tr. "bastonare"; p.p. paljáte. paljáte s.f. "bastonatura". paljatóne s.m. "bastonatura eccessiva": nu juórne fràteme avíje nu paljatóne ra màmme, ca se l'allecòrde angóre mó. "un giorno mio fratello ebbe una bastonatura eccessiva da mamma, che se la ricorda ancora adesso". palidde s.m. "paletto per sostegno". palise agg. "palese": lu fatte jé tande palise ca nunn'àje cchiù ché ddice. "il fatto è tanto palese che non hai più che dire". pallammáne s.f. "pallamano". palline s.m. "boccino": Custà, piglia lu mètre e ammesúre, accussì te faje capace ca la pàdda míje stá cchiù vucíne a lu palline, saje o nu nżaje jucá a bbòcce?. "Costanzo, prendi il metro e misura, così ti fai capace che la mia palla sta più vicino al boccino, sai o non sai giocare a bocce?". pallòngine s.m. "bolla di sapone"; pl. pallúngine. pallóne s.m. "bubbola, pallone"; pl. pallúne: na recine re uagliune se mettjérne a jucá a pallóne a la Nunżiàte, nu nże putève manghe passá. "una decina di ragazzi si misero a giocare a pallone all'Annunziata, non si poteva neanche passare". pallunáte s.f. "pallonata": mó ca sònghe passate pe la chiazze pe ppóche nu m'agghi abbuścáte na pallunáte. "ora che sono passato per la piazza per poco non mi sono buscato una pallonata". pallunjére agg. "ballista": nu lu stènne a ccrére a Ggiuuànne ca jé pallunjére. "non lo stare a credere a Giovanni che è ballista". palme s.m. "spanna". palómme s.f. "colomba". palumbe s.m. "colombo": ra la pecciunére ca tenime a lu casine sònghe sparute cendenáre re palumbe. "dalla colombaia che teniamo al casino sono spariti centinaia di colombi". palummèlle s.f. "colombella": quiddu cacciatóre se purtàje a ccase na recine re palummèlle. "quel cacciatore si portò a casa una decina di colombelle". palummésse sf. pala (strumento del forno). pambanèdde s.f.pl. "gocce d'olio sull'acqua". pambanízze s.m. "infreddatura": n'ascí cu ssu tjémbe ca te piglie lu pambanízze. "non uscire con questo tempo che ti prendi l'infreddatura". pambascióne s.m. "babbaccione, imbelle": jé nu pambascióne andó lu mitte ddà rèste. "è un babbaccione dove lo metti là resta". pambuglie s.f.pl. "resti di erba e foglie secche". panare s.m. "paniere"; dim. panarjédde. panarízze s.m. "patereccio": nu mbuó mmagená cum'éja fasterjùse lu panarízze. "non puoi immaginare com'è fastidioso il patereccio". pandane s.m. "pozzanghera". pandumíje s.f. "depressione". panduóteche agg. "anormale". pane s.m. "pane"; -speseláte s.m. "pane che comincia a lievitare"; -squacianáte s.m. "pane sformato". panecuótte s.m. "pancotto": màngete lu panecuótte cu dduje pupàjne sicche e passe pure musére. "mangiati il pancotto con due peperoncini e passa anche stasera". panèdde s.f. "pagnotta"; dim. paneddúzze. panine mbuttíte s.m. "sandwich": pe la matine va bbuóne nu panine mbuttíte, ma la sére vache truvanne nu piatte càure. "per la mattina va bene un sandwich, ma la sera vado trovando un piatto caldo". paniste s.m. "persona che mangia molto pane". pannacciáre s.m. "pannaiolo". pannáte s.f. "fregatura". panne s.m.pl. "biancheria, pellicola nel nodo della canna"; -nguzzecute s.m.pl. "biancheria mal lavata"; -ra lavá s.m.pl. "bucato": tènghe na cónghe re panne ra lavá e l'agghia fá tutte sópe a lu struculatúre. "tengo una tinozza di metallo di bucato e lo devo fare tutto sull'asse per lavare la biancheria"; -re maccarúne s.m. "sfoglia di pasta": feglió, musére a ttàvele sime rjéce, prepare quatte panne re maccarúne, pènże c'abbástene. "ragazza, stasera a tavola siamo dieci, prepara quattro sfoglie di pasta, penso che bastino". pannése agg. "pannese"; pl. panníse: "abitanti di Panni". pannètte s.m. "federa del guanciale, tenda (che serve da schermo in una stanza)": tire lu pannètte ca pràtete s'adda vèste e tu jésciatínne. "tira la tenda che tuo padre si deve vestire e tu escitene". pannettére s.f. "zaino": uaglió, mó ca vaje a ccambjá re ppèquere puórte nd'a la pannettére nu stuózze re pane e n'àcene re case. "ragazzo, ora che vai a pascolare le pecore porta nello zaino un tozzo di pane e un cantuccio di cacio". pannucce s.m. "pannicello". panuráme s.m. "panorama": ché panuráme se vére ra l'Arjèdde, jé mundjàle. "che panorama si vede dall'Ariella, è mondiale". panżaròtte s.m. "dolce natalizio". panżate s.f. "panciata": ljévete ra nande se no te rache na panżate. "togliti davanti altrimenti ti do una panciata". pànże s.f. "pancia"; dim. panżarèdde; accr. panżóne. panżé s.f. "viola del pensiero". panżònje s.f. "bugia, stupidaggine, menzogna". papagne s.f. "rosolaccio"; -salvagge s.f. "celidonia". papagnèdde s.f. "pisolino". papanònne s.m. "nonno"; papétanònne: "tuo nonno". paparasciánne s.m. "barbagianni". paparjédde s.m. "piccolo papero". paperjá v.tr. "diguazzare": quanne vuó ascí ra quéss'acque? Àje funute re paperjá?. "quando vuoi uscire da codesta acqua? Hai finito di diguazzare?". papétele s.f. "palpebra": apre e chiure la papétele tré vòte ca accussì se léve lu śchive ra rinde a l'uócchie. "apri e chiudi la palpebra tre volte che così si toglie il bruscolo da dentro all'occhio". papòcchie s.f. "frottola, pastocchia". pappahálle s.m. "pappagallo": sì ppròpje nu pappahálle. "sei proprio un pappagallo". pappalóne 1.agg. "credulone, melenso": jé nu pòvre pappalóne ca s'ammòcche tutte quédde ca le rinne. "è un povero credulone che si crede tutto quello che gli dicono"; 2.s.m. "persona buona a nulla". pappamòlle s.m. "persona senza energia". pappeciònne s.m. "ragnatela"; pl. pappeciuónne. pàppele s.m. "parassita vegetale"; addurmúte s.m. "persona pigra". pappòtte s.f. "poltiglia": li maccarúne sònghe ścuótte e sònghe fatte tutte na pappòtte, mangiatílle tu si re vuó. "i maccheroni sono scotti e sono diventati tutta una poltiglia, mangiateli tu se li vuoi". pappuljá v.tr. "mangiare, pappare": ché t'àje pappuljàte musére?. "che ti sei mangiato stasera?". papuócchie s.m. "cosa fatta alla meglio". papusce s.f. "pantofola". papuse agg. "cisposo"; f. papóse. pará v.tr. "parare": me ścanżaje e riascjétte a ppará la facce ra nu ścaffe ca me stéve ranne màmme. "mi scansai e riuscii a parare il viso da uno schiaffo che mi stava dando mamma". paraggíreche s.m. "panegirico": óje lu paraggíreche jé luónghe, mà, fá a mmangiá cchiù attarde. "oggi il panegirico è lungo, mamma, fai a mangiare più tardi". parahóne s.m. "paragone". parahuná v.tr. "paragonare": nun me puó parahuná a nnesciune, éo sònghe éo. "non mi puoi paragonare a nessuno, io sono io". parahunábbele agg. "paragonabile". parángule s.m. "paranco". paranże s.f. "gomitolo, insieme di cinque mietitori". paratúre s.f.pl. "interiora": accàtteme ròje paratúre ca vòglie fá li turcenjédde. "comprami delle interiora che voglio preparare i lampredotti". parauócchie s.m. "paraocchi (finimento del cavallo da tiro)". paraurécchie s.m. "paraorecchie": mìttete la còppele cu li paraurécchie, ca ra fóre ce stá nu ggéle!. "mettiti il berretto con i paraorecchie, che fuori c'è un gelo!". paravíse s.m. "paradiso": chisà, vaje mbaravíse cu tutte li pise. "chissà, vai in paradiso con tutti i pesi". pare s.m. e agg. "paio, pari": cu Nanníne ce sìme viste ròppe nu pare re mise ce sime misse a pparlá e nu la funéveme cchiù. "con Anna ci siamo viste dopo un paio di mesi ci siamo messe a parlare e non la finivamo più"; -e spare loc.avv." pari e dispari". paré v.intr. "sembrare". parégge s.m. "pareggio". parèndallárghe s.m. "parente lontano"; pl. parjéndallárghe. parènde s.m. "parente"; pl. parjénde. parendéle s.f. "parentela". parícchie 1.agg. "parecchio": sònghe paricchie juórne ca nu nde véche, ché nu nge si state a Ppanne?. "sono parecchi giorni che non ti vedo, che non sei stata a Panni?"; 2.s.m. "coppia di animali al giogo". parlá v.intr. "parlare": nu mbarlá cchiù, mó àja fá sule li fatte. "non parlare più, ora devi fare solo i fatti"; parlá, ru- s.m. "linguaggio"; -citte citte v.intr. "bisbigliare": nun me parlá citte citte nd'a l'aurécchie ca jé mala rucazzjóne. "non bisbigliarmi nell'orecchio che è cattiva educazione"; -chiane chiane v.intr. "parlare a bassa voce". parlannánde agg. "sincero". parlatúre s.f. "parlata". parliste s.m. "parolaio": statte cundènde ca cu Ndunètte nu nd'adduórme, jé bbóna parliste. "stai contenta che con Antonietta non ti addormenti, è una buona parolaia". paròcchele s.f. "bastone nodoso"; -a re ddète s.f.pl. "edema delle estremità degli arti superiori". paróle s.f. "parola"; dim. parulélle, parulécchie; paróle, re póche- loc.avv. "taciturno". parrucchjàne s.m. "parrocchiano". parruózze s.m. "pane con farina e crusca". partafòglie s.m. "portafoglio": uaglió, mó ca vaje ngità statte attjénde a lu partafòglie. "ragazzo, ora che vai in città stai attento al portafoglio". parte v.intr. "partire"; p.p. partute; -re fóre loc.avv. "esterno". partemjénde s.m.pl. "scomparti". partícule s.f. "particola". parúle s.m. "prato verde"; -re la Córte s.m. "Padula della Corte (contrada al di sopra della fontana di Sant'Elia)". parzióne s.f. "porzione"; pl. parziune. parzunále s.m. "mezzadro". Pasqua rusate s.f. "Pentecoste". Pasquarèdde s.m. "Pasquetta": ògne anne a Ppasquarèdde ce facime na ścambagnáte a la Marònne re lu Vòśche. "ogni anno a Pasquetta facciamo una gita alla Madonna del Bosco". passá v.intr.tr. "passare, trascorrere": mó c'à cchiuóppete nu mbuó passá pe l'accurtatóre, t'àja mená pe la tèrre re Frangìśche. "ora che è piovuto non puoi passare per la scorciatoia, ti devi buttare per il terreno di Francesco"; ddóche passe lu tjémbe, sèmbe jttate mmjézze a na strare, cumbà la vite va pe tté!. "costi passi il tempo, sempre buttato in mezzo alla strada, compare la vita va per te!"; bbuóne v.intr.tr. "guarire, ristabilirsi"; p.p. passate bbuóne; -nnande v.tr. "sorpassare": tutte lu passàrene nnande e idde rumaníje addréte. "tutti lo sorpassarono e lui rimase indietro"; -sópe v.tr. "sorvolare": a lu ttuórte c'àje avute pàssece sópe, chiure l'uócchie e vvá nnande. "sorvola sul torto che hai avuto, chiudi gli occhi e vai avanti". passábbele agg. "passabile". passacére s.m. "liscia (arnese del calzolaio)". passallá v.tr. "scacciare il cane". passamáne s.m. "corrimano". passamundágne s.m. "passamontagna": Marònne míje cúme sì bbrutte cu quissu passamundágne!. "Madonna mia quanto sei brutto con codesto passamontagna!". passapuórte s.m. "passaporto". passarjédde s.m. "passerotto": quanne li passarjédde vanne pe ndèrre adda fá maletjémbe. "quando i passerotti vanno per terra deve fare cattivo tempo". passate s.f. "mandata": lu purtóne l'àja chiure cu ddòje passate. "il portone lo devi chiudere con due mandate". passatjémbe s.m. "passatempo": ògne ssére, a lu café, jucame a ccarte pe passatjémbe. "ogni sera, al bar, giochiamo a carte per passatempo". passe s.m. "valico": stá nu passe nd'a re rròcchie, azzicche a la strare, l'agghi asciate ajére quanne passàje ra ddà. "sta un valico nei cespugli, vicino alla strada, l'ho trovato ieri quando passai di là"; Pasquine s.m. "Passo Pasquino (contrada sulla strada Panni-Scalo vicino a "Ciambe re cavàdde"). passecjédde s.m. "passetto": mó ca t'ànne luvate lu ggésse a lu pére, fá nu passecjédde a la vòte. "ora che ti hanno tolto il gesso al piede, fa un passetto alla volta". passeggjére agg. e s.m. "passeggero": nunn'avènne paure ca nun vvéne a cchióve, sònghe nuvele passeggjére. "non aver paura che non viene a piovere, sono nuvole passeggere". passjá v.intr. "passeggiare": tatà se mettíje a ppassjá pe la stanże pecché stéve nervuse. "papà si mise a passeggiare per la stanza perché stava nervoso". passjàte s.f. "passeggiata": facìmece na passjàte pe pegliá na nżénghe r'àrje. "facciamoci una passeggiata per prendere un po‟ d'aria". pastambròre s.f. "pastina": stammatíne jame ljégge, mangiame pastambròre, ce lavame re ggurèdde. "stamattina andiamo leggeri, mangiamo pastina, ci laviamo le budella". pastarèlle s.f.pl. "biscotti friabili". paste s.f. "pasta alimentare"; -a ttubbètte s.f. "cannolicchio, ditalini (pasta alimentare); -re la reggine s.f. "maccheroncini (pasta alimenatre). pastenáche s.f. "carota". pastètte s.f. "pastella". pastóra s.f. "pastoia": uaglió, si li mule ànna cambjá, mìttece la pastóra. "ragazzo, se i muli devono pascolare, mettici la pastoia". pastruócchie s.m. "pastrocchio". pastuse agg. "pastoso": jé nu vine pastuse, t'addecríje a bbéve. "è un vino pastoso, ti ricrei a bere". pasuónne s.m. "persona assonnata"; f. pasònne. patanáre s.m. "venditore di patate". patane s.f. "bulbo, patata": puórte còcche patane re dàlje ra fóre ca la vòglie chiandá nd'a nu vase sóp'a lu bbalecóne. "porta qualche bulbo di dalia dalla campagna che lo voglio piantare in un vaso sul balcone"; dim. patanèdde; -ścaurate s.f. "patata lessa". patemjénde s.m. "patimento": à ffatte na vite re patemjénde mó li figlie lu fanne stá mmjézze a re rróse. "ha fatto una vita di patimenti ora i figli lo fanno stare in mezzo alle rose". patènde s.f. "diploma, patente": vatte a ppegliá la patènde e ppó t'accatte la màchene. "vai a prenderti la patente e poi ti compri l'automobile"; lu figlie re Bbiasúcce s'éja pegliate la patènde re majéste re ścóle. "il figlio di Biagio si è preso il diploma di maestro di scuola". patí v.intr. "patire"; p.p. patute. Patratèrne s.m. "Padreterno": Patratèrne míje famme la gràzzje, famme uarí a mmaríteme. "Padreterno mio fammi la grazia, fai guarire mio marito". pàtre s.m. "padre"; pàtreme: "mio padre"; pàtrete: "tuo padre". patrennòste s.m. "paternostro": la prime prehjére ca riche a la matine jé lu patrennòste. "la prima preghiera che dico alla mattina è il paternostro". patresuónne s.m. "sonno profondo". patríje s.m. "patrigno"; patríjme: "mio patrigno"; patríjte: "tuo patrigno". patrunále agg. "padronale". pauruse agg. "pauroso". pazzjá v.intr. "scherzare". pazzjarjédde s.m. "persona incline allo scherzo, zuzzurellone": Ndònje jé nu tipe sèmbe allégre, jé lu pazzjarjédde re la cumbagníje. "Antonio è un tipo sempre allegro, è lo zuzzurellone della compagnia"; f. pazzjarèdde. pazzíje s.f. "scherzo"; dim. pazzjèlle. pe prep. "per, verso": s'adda fatjá pe vvive. "si deve lavorare per vivere"; jé tròppe bbèlle pe èsse alluuére. "è troppo bello per essere vero"; Dorúcce nu nge pare ma s'abbíje pe li settand'anne, si re ppòrte pròpje bbuóne. "Dora non sembra ma s'avvia verso i settant'anni, se li porta proprio bene". peccase loc.avv. "putacaso": si peccase ngundre a Rusíne, salutammìlle. "se per caso incontri Rosa, salutamela". peccelatjédde s.m.pl. "dolci pasquali per maschietti". pecché avv. "perché": vurrja sapé pecché nu nge vjéne cchiù a ccase. "vorrei sapere perché non vieni più a casa". pecciungjédde s.m. "piccioncino". pecciunére s.f. "colombaia, piccionaia": appríme facévene cchiù spisse re ccase cu la pecciunére. "prima facevano più spesso le case con la colombaia". pecculézze s.f. "piccolezza": ma famme lu piacére, nu nde preoccupá pe ògne pecculézze. "ma fammi il piacere, non ti preoccupare per ogni piccolezza". péce s.f. "orichicco": appríme tataránne facéve la còlle cu la péce re re cerase. "prima nonno faceva la colla con l'orichicco delle ciliegie". pecunáte s.f "picconata": pe ppóche ścanżàje na pecunate ngape, nu ru sacce manghe éo cúme facjétte. "per poco evitai una picconata in testa, non lo so nemmeno io come feci". pecundríje s.f. "ipocondria": statte na nżénghe rescetáte nu nde facènne pegliá ra la pecundríje. "stai un po‟ sveglio non ti far prendere dall'ipocondria". pecuózze s.m. "frate laico, persona molto curva": la pulezzíje re la chjésje jé curate ra nu pecuózze. "la pulizia della chiesa è curata da un frate laico". pecurále s.m. "pastore, pecoraio": ògne gghiuórne lu pecurále adda purtá re ppèquere a cambjá. "ogni giorno il pastore deve portare le pecore a pascolare". pecuraljédde s.m. "pastorello"; f. pecuralèdde. pecuse agg. "asmatico": jé nu vjécchie pecuse, ma su lu verísse cúm’jé allégre ca jé nu piacére!. "è un vecchio asmatico, ma se lo vedessi come è allegro che è un piacere"; f. pecóse. pèdde s.f. "pelle". peddécchie s.f. "pelletica". peffíne avv. "perfino": ché ne vuó ra Lesándre, à uffése peffíne lu pàtre!. "che ne vuoi da Alessandro, ha offeso perfino il padre". pègge agg. "peggio, peggiore". pegliá v.tr.intr. "attecchire, prendere"; -a lu chiappe v.tr. "accappiare": t'avésse vulute fá veré cúm'Angícche pegliàje a lu chiappe quiddu cavadde. "ti avrei voluto far vedere come Francesco accappiò quel cavallo"; -a mmale v.intr. "impermalire": Runate se l'éja pegliate a mmale ca nu l'ànne mmetate, ma idde nunn'éja parènde. "Donato si è impermalito che non l'hanno invitato, ma lui non è parente"; - àneme v.tr. "rianimarsi": pegliàje àneme cúme veríje lu mjéreche. "si rianimò come vide il medico"; -n'ata víje v.intr. "deviare": nd'a lu vaddóne l'acque à ppegliate n'ata víje. "nel burrone l'acqua ha deviato"; -na stòrte v.tr.rifl. "lussare": agghi pegliate na stòrte a lu pére e nu mbòzze manghe appujárle ndèrre. "mi sono lussato il piede e non posso neanche appoggiarlo a terra"; -nu muórse v.tr. "fare uno spuntino": musére sònghe affamáte, pecché a mèzzjuórne agghi pegliate sule nu muórse. "stasera sono affamato, perché a mezzogiorno ho fatto solo uno spuntino"; -nnòrje v.tr. "odiare": jé nu tipe ca se face pegliá nnòrje ra tutte. "è un tipo che si fa odiare da tutti"; -ra cape v.tr. "ripigliare, riprendere": àje pegliate ra cape lu traścurse re ajéresére, nu nde sì fatte angóre capace. "hai ripreso il dialogo di iere sera, non ti sei ancora fatto capace"; ra fésse v.tr. "turlupinare": vòle sèmbe pegliá ra fésse a li cristjàne, chisà qualu iuórne tróve a còccherúne ca ce rómbe la cape. "vuole sempre turlupinare le persone, chissà quale giorno trova qualcuno che gli rompe la testa"; -statíje v.tr. "aver caldo"; -tjémbe v.intr. "soprassedere". pegliárse còrele v.tr. "offendersi". pegnate s.f. "pignatta"; dim.m. pegnatjédde. pegnóne s.m. "cumulo conico di biche". pegnuóle s.m. "pignolo, pinolo": Luiggíne, jé tande pegnuóle ca vá truvanne lu pile nd'a l'uóve. "Luigi è tanto pignolo che va trovando il pelo nell'uovo"; li pegnuóle me piacene arrustute. "i pinoli mi piacciono arrostiti". pegnurá v.tr. "pignorare": mó a Lesándre ànna pegnurá la case ca nunn’jé riasciute a ppahá li rjébbete. "ora ad Alessandro devono pignorare la casa che non è riuscito a pagare i debiti". pelacre s.f. "podagra". pelajuóle agg. "cavilloso": Angícche quanne adda jucá a ccarte face sèmbe lu pelajuóle. "Francesco quando deve giocare a carte fa sempre il cavilloso"; f. pelajòle. peleccá v.tr.intr. "mangiucchiare". peljá v.intr. "cavillare": nun peljá sèmbe sóp'a tutte re ccóse, aráttete còcche vòte, famme stu piacére. "non cavillare sempre su tutte le cose, adattati qualche volta, fammi questo piacere". peluméne avv. "perlomeno": si tu nu mbuó mení a truvarme peluméne fá mení a mmàmmete. "se tu non puoi venire a trovarmi perlomeno fai venire tua madre". peluse agg. "peloso"; f. pelóse. pembenèlle s.f. "donna linda e pulita". pená v.intr. "penare": la malatíje l'à ffatte pená ma mó ngraziarDdíje stá bbunarjédde. "la malattia l'ha fatto penare ma ora grazie a Dio sta benino". pendemènde s.m. "pentimento"; pl. pendemjénde. pendí v.rifl. "pentire"; p.p. pendute. pendure s.f. "bronchite": ché t'avéve ritte re nunn'ascí càure càure ra fóre a la pòrte? Nunn'àje vulute sènde e mmó tjéne la pendure. "che ti avevo detto di non uscire caldo caldo fuori alla porta? Non hai voluto sentire ed ora tieni la bronchite". penjóne s.f. "opinione": téne na mala penjóne re mé, sacce ché l'agghi fatte. "ha una cattiva opinione di me, non so che gli ho fatto". pènne v.intr. "pendere". pénne s.f. "plettro"; pénne, nu ndéneloc.avv. "implume". pennechjá v.intr. "dormicchiare, sonnecchiare": ròppe ca s'arreteràje ra fóre tutte freddelúse, se mettíje a pennechjá vucine a lu fucuríle. "dopo che si ritirò dalla campagna tutto freddoloso, si mise a sonnecchiare vicino al focolare". pennechjàte s.f. "siesta": ròppe sta pennechjàte me sènde bbuóne, mó pòzze repegliá a ffatjá. "dopo questa siesta mi sento bene, ora posso riprendere a lavorare". pènnece s.m. "frutta legata e appesa, regalo". pennjélle s.m. "pennello, pennello (arnese del barbiere)"; -pe luvá li capidde s.m. "pennellessa (arnese del barbiere)". pennine s.f.pl. "penne (pasta alimentare)". penòzze s.f. "arachide". penuse agg. "penoso": Bbiasúcce, à avute nu lavóre penuse, ma n'ave ché ffá, s'adda accundendá. "Biagio ha avuto un lavoro penoso, ma non ha che fare, si deve accontentare". penżá v.intr. "pensare": làsseme penżá nu mumènde e ppó te rache la respòste. "lasciami pensare un momento e poi ti do la risposta"; -e repenżá v.tr. "rimuginare": Vetù, la vuó funí re penżá e repenżá? Aramàje nu nge stá cchiù njénde ra fá. "Vito la vuoi finire di rimuginare? Ormai non c'è più niente da fare". pènża mó e pènża pó loc.avv. "pensa e ripensa". penżábbele agg. "pensabile": nunn'éja penżábbele c'à pputute fá quédde ca me rice, jé nu bbrave uaglióne. "non è pensabile che ha potuto fare quello che mi dici, è un bravo ragazzo". penżamènde s.m. "pensamento"; pl. penżamjénde. pènże 1.s.m. "tuta"; 2.s.f. "ripresa (sartoria)". penżerúse agg. "pensieroso"; f. penżeróse. penżjére s.m. "pensiero". penżjóne s.f. "pensione"; pl. penżjúne; dim. penżjungèdde. penżjunáte s.m. "pensionato": tata míje quanne se penżjunàje nu nżapéve cúme passá la jurnate, pó s'abbetuàje a la vite re penżjunáte. "mio padre quando si pensionò non sapeva come passare la giornata, poi si abituò alla vita del pensionato". penżuse agg. "pensoso": Curráre stéve assettáte tutte penżuse a nu zìnne chisà ché jéva succjésse. "Corrado stava seduto tutto pensoso ad un canto chissà che era successo". peònje s.f. "begonia". pepetjá v.intr. "farfugliare": nu mbepetjá, fatte capí se no ché ce riche a ffràteme?. "non farfugliare, fatti capire altrimenti che dico a mio fratello?". peppjá v.intr. "pipare": tatarà nu mbeppjá cchiù, àje mbuzzulúte na case e la saluta tója si ne vá. "nonno non pipare più, hai impuzzolito una casa e la tua salute se ne va". peppjàte s.f. "pipata": na véppeta re vine ra lu vucale e na bbèlla peppjàte, ce vóle a la sére ròppe c'àje mangiate. "una bevuta di vino dal boccale e una bella pipata, ci vuole la sera dopo che hai mangiato". peqquésse 1.cong. "perciò": àje mangiate numunne re cerase peqquésse mó te face male la panże. "hai mangiato troppe ciliegie perciò ti fa male la pancia"; 2.agg. e pron.dim. "per questo". pèquara s.f. "pecora"; pl. ppèquere; dim. pecurèlle. pèr, lu- loc.avv. "moltiplicazione". perále s.m. "pianta"; dim. peraljédde. perazze s.m. "perastro": quiddu ca vire sótte a lu lémmete jé nu perazze, l'àja nnestá. "quello che vedi sotto al limite è un perastro, lo devi innestare". pèrce v.intr. "penetrare"; p.p. perciute. pèrde v.tr. "perdere, smarrire": ddu facce re mòstre re fràteme m'à ppèrse re cchiave re la pòrte, musére avima trasí pe la funèste. "quel mascalzone di mio fratello mi ha perduto le chiavi della porta, stasera dobbiamo entrare dalla finestra". perdènże s.f. "perdita": la raccòvete re ru ggrane jé mberdènże. "la raccolta del grano è in perdita". pèrdejuórne s.m. "perdigiorno". pèrdetjémbe s.m. "perditempo". perduná v.tr. "perdonare": si còccherúne t'uffènne, pjénże a perdunárle. "se qualcuno ti offende, pensa a perdonarlo". perdunábbele agg. "perdonabile": si sì state malate jé perdunábbele ca nu nżì menute a lu spusalìzzje re fíglime. "se sei stato ammalato è perdonabile che non sei venuto allo sposalizio di mio figlio". pére s.m. "cespo, piede": musére puórte ra fóre nu pére re nżalate e ròje cepódde e ce re mangiame cu nu stuózze re pane. "stasera porta dalla campagna un cespo d'insalata e due cipolle ce li mangiamo con un tozzo di pane"; pl. pjére; dim. peruzze; -mmacande s.m. piede a vuoto; -re ciucce s.m. "alliaria"; -re puórche s.m. "grimaldello, bisegolo (arnese del calzolaio)"; -re vacile s.m. "lavamano". pereculúse agg. "pericoloso"; f. pereculóse. perepì s.m. "basco": uaglió, quanne trase nd'a na case ljévete sùbbete lu perepì pe rrucazzióne. "ragazzo, quando entri in una casa togliti subito il basco per educazione". perètte s.m. "bottiglione a forma di pera (4-6 l.)"; pl. perjétte. perettjédde s.m. "bottiglione (2 l.)". perfezziuná v.tr. "perfezionare": t'àja perfezziuná, pó puó parlá cúme vuó. "ti devi perfezionare, poi puoi parlare come vuoi". pèrgheme s.m. "pergamo". pergiuníje s.f. "prigionia": zì Pasquále, à ffatte numunne r'anne re pergiuníje a l'Àfreche. "zio Pasquale ha fatto molti anni di prigionia in Africa". perí v.intr. "ammuffire"; p.p. perute. peridde s.m. "piccolo pero". pèrjéte s.m. "periodo": Ndò, nd'a stu pèrjéte nun me recènne njénde ca la cape nun stá ngape. "Antonio, in questo periodo non mi dire niente che la testa non sta in testa". períquele s.m. "pericolo": fá sùbbete, se no curre lu períquele r'arruvá tarde. "fai subito, altrimenti corri il pericolo di arrivare tardi". perlecchìsse agg. "ordinato, scrupoloso"; f. perlecchésse. permétte v.tr. "permettere": nu nd'àja permétte re me respónne se no te rache quatte ścaffe e t'appízzeche nnande a lu mure. "non ti permettere di rispondermi altrimenti ti do quattro schiaffi e ti appiccico al muro"; p.p. permisse. pernacchie s.m. "pernacchia": chi à ffatte lu pernacchie, uagliù, auzasse la mane se no uaje a vvuje. "chi ha fatto la pernacchia, ragazzi, alzasse la mano altrimenti guai a voi". perócchie s.m. "pidocchio"; pl. perucchie; -puddine s.m. "pidocchio pollino". peróne s.m. "prugna, prugno"; pl. perúne: me piàcene re cchiù li perúne ggialle ca quiddi zuccaríne. "mi piacciono di più le prugne gialle che quelle zuccherine". persóne s.f. "persona"; pl. persúne. persunágge s.m. "personaggio": sì ppròpje nu bbèllu persunágge vuó èsse paháte sènża fatijá. "sei proprio un bel personaggio vuoi essere pagato senza lavorare". persunále agg. "personale": statte attjénde angóre pjérde lu rucumènde persunále. "stai attento ancora perdi il documento personale". pèrtecalònghe s.f. "perticone": nu nżapéve ca quiddu uaglióne jéve figlie a tté, Marònna míje ché pèrtecalònghe!. "non sapevo che quel ragazzo era tuo figlio, Madonna mia che perticone!". pertecáre s.f. "aratro di legno". pèrteche s.f. "asse per appendere la salsiccia o altro sotto il soffitto". pertuse s.m. "foro, pertugio, stambugio": à ffatte nu pertuse nd'a lu mure ca ce cape la atte cu tutte lu sóreche. "ha fatto un foro nel muro che ci va il gatto con tutto il topo"; ànne abbetáte numunne r'anne nd'a nu pertuse, mó va vire ché ccase ca tjénene!. "hanno abitato troppi anni in uno stambugio, ora vai a vedere che casa che tengono!"; pl.f. pertóse. perúle s.m. "cappelletto della calza". perúne agg. "per ciascuno": ce rjérne nu lìbbre perúne e ce mannárene a ccase. "ci diedero un libro per ciascuno e ci mandarono a casa". perúte s.m. "muffa". pesá v.intr.tr. "trebbiare": crajmatíne avima ìre a ppesá ru ggrane mmjézze a lu chiane, tenime ruje pegnune. "domattina dobbiamo andare a trebbiare il grano in mezzo al piano, teniamo due cumuli conici di biche". pesandézze s.f. "pesantezza": tènghe na pesandèzze re cape ca nun ne pòzze cchiù, m'agghia ìre sule a culecá. "tengo una pesantezza di testa che non ne posso più, mi devo solo andare a coricare". pesanne s.f. "trebbiatura". pesatúre 1.s.f. "aiata": mó ca funime ssa pesatúre, jame a mmangiá. "ora che finiamo questa aiata, andiamo a mangiare"; 2.s.m. "pestello". Peścare s.f. "Pescara (contrada all'uscita del paese, sulla strada per Accadia, al di sotto)". pésce s.m. "pene". pescelécchie s.f. "vulva della bambina". pescelícchie s.m. "pene del bambino". pesciá v.intr. "orinare". péscia s.f. "vulva". pesciacchiáre s.m. "piscione". pesciajuóle s.m. "pescivendolo". pesciarèlle s.f. "diuresi abbondante": ché óje tjéne la pesciarèlle ca vaje sèmbe a la víje re lu cèsse?. "che oggi tieni la diuresi abbondante che vai sempre nel gabinetto?". pesciárse sótte ra re resate v.fig. "sbellicarsi dalle risate". pesciatúre s.m. "vaso da notte, pozzanghera di piscio di animali". pescíne s.f."orina". peścóne s.m. "Cantone (contrada sulla strada per Bovino, al di sopra), macigno"; pl. peścùne. peścràje avv. "dopodomani". peścridde avv. "dopodomani l'altro". pésele agg. "lieve di peso". pesjélle s.m.pl. "piselli": Marì, n'ascènne ca tjéne ra ścucchiljá li pesjélle. "Maria, non uscire che tieni da sbaccellare i piselli". petatúre s.m. "potatoio, pennato": l'uperàje ànne putate l'àrbele r'aulíve chi cu l'accètte e chi cu lu petatúre. "gli operai hanno potato gli alberi di ulivo chi con l'accetta e chi con il potatoio". petazze s.m. "pezzettini". pétene s.f. "lamina, carattere somatico". petíggene s.f. "lentiggine": téne numunne re petíggene ma jé bbèlle assàje. "tiene troppe lentiggini ma è molto bello". petíne s.f. "pedina". petínje s.f. "lentiggine". petrate s.f. "pietrata": fìglime óje s'éja abbuścáte na petrate ngape, l'agghia avuta purtá a mmerecá ra lu mjéreche. "mio figlio oggi si è buscato una pietrata in testa, l'ho dovuto portare a medicare dal medico". petrine s.f. "pietrina". pettá v.tr. "dipingere, pitturare". péttelangúle s.m. "persona sciatta". péttele s.f. "frittella, lembo della camicia, zeppole": si te mange re ppéttele appéna asciute ra la fressóre, mbósse nd'a ru mméle, t'allícche li bbaffe. "se ti mangi le zeppole appena uscite dalla padella, bagnate nel miele, ti lecchi i baffi". petteljá v.intr. "lavoricchiare". petteljére agg. "attaccato a una persona cara". pettenésse s.f. "pettine"; dim. pettenessíne. pettuóje s.m. "bambino minuto". pettura s.f. "trucco". petturále s.m. "pettorale (finimento del cavallo da tiro)". pezzajuóle s.m. "pizzaiolo". pèzze s.f. "toppa": ssu cauzóne jé tutte pèzze pèzze quanne te faje capace re lu jttá, jé tròppe tarde. "codesto pantalone è tutto toppe toppe quando ti fai capace di buttarlo, è troppo tardi"; -re case s.f. "forma di formaggio fresco"; dim. pezzòtta re case. pezzecatèlle s.f. "pizzichino". pezzecèdde s.f. "pezzuola". pezzecuórve s.m. "orzaiolo". pezzédde s.f.pl. "quadrucci (pasta alimentare)". pezzelá v.tr. "pizzicare": m'à pezzeláte lu vrazze tande fòrte ca jè rumaste lu ségne nìure. "mi ha pizzicato il braccio tanto forte che è rimasto il segno nero". pezzeljá v.tr. "beccare": re ggaddíne stanne pezzeljànne tutte re muddíche c'agghi ścuteláte ra lu mesale. "le galline stanno beccando tutte le molliche che ho fatto cadere dalla tovaglia". pezzendaríje s.f. "pezzenteria": ché jé tutta quéssa pezzendaríje, tutte na vòte vuó sparagná?. "che è tutta questa pezzenteria, tutto una volta vuoi risparmiare?". pezzènde s.m. "pezzente, salsiccione (con carne insanguinata, cotenna, rognone, milza, lingua)": nun fá sèmbe lu pezzènde, cacce quisse sòlete ca tjéne è ùrete la vite. "non fare sempre il pezzente, caccia codesti soldi che tieni e goditi la vita". pezzendjélle agg. "piccolo pezzente". pezzètte s.m. "barbetta": ce accaréve re cchiù cu quiddu pezzètte. "stava meglio con quella barbetta". pezzòtte s.f.pl. "quadrucci (pasta alimentare)". pezzuótte s.m. "indumento." piacé v.intr. "piacere": t'agghi purtate na nżénghe re ceculáte, crére ca t'adda piacé. "ti ho portato un po‟ di cioccolata, credo che ti deve piacere". pianda grasse s.f. "erba di San Giovanni". pianéte s.f. "fortuna". piatanże s.f. "pietanza": m'éja piaciute la piatanże ca m'àje preparáte, l'agghi mangiate a vuccune chine. "mi è piaciuta la pietanza che mi hai preparato, l'ho mangiata a bocconi pieni". piattare s.m. "venditore di piatti, piattaia": Nanní, mìtte mane mane ssi piatte nd'a lu piattare e ascimacínne. "Anna metti in fretta questi piatti nella piattaia e usciamocene". piattenfúnne s.m. "piatto fondo". piattenghjàne s.m. "piatto piano". piattjédde s.m. "piattino". piatuse agg. "pietoso": jé n'óme sucjévele e piatuse cu tutte li cristjàne. "è un uomo socievole e pietoso con tutte le persone". piazzapulíte s.f. "razzìa": li marjuóle nd'a la massaríje re Ggiuuanníne ànne fatte piazzapulíte re tutte re ggaddíne. "i ladri nella masseria di Giovanna hanno fatto razzìa di tutte le galline". picche picche agg. "poco poco". picchíjá v.intr. "piagnucolare": Funżíne nun face ché picchíjá ra la matine a la sére. "Alfonso non fa che piagnucolare dalla mattina alla sera". picchie s.m. "piagnucolìo": Ggiuuánne quanne piglie nu picchie, nu lu puó accujatá re nesciuna manére. "Giovanni quando prende un piagnucolìo, non lo puoi acquietare di nessuna maniera". picchiúse agg. "piagnucoloso". píccquele agg. "piccolo"; dim. pecculíne. piche 1.s.f. e "asma, gazza": téne la piche zì Jucce nu mbóte ascí manghe nnande a la pòrte. "tiene l'asma zia Maria non può uscire neanche davanti alla porta"; quanne jéve criature me rialàrene na piche e la mettjétte nd'a la caggióle. "quando ero bambina mi regalarono una gazza e la misi nella gabbia"; 2.s.m. "piccone (arnese del contadino e del muratore)". pjére, cu li- loc.avv. "pedestre": à ffatte nu traścurse cu li pjére, si me mettève a pparlá éo l'accucchjàve mèglie ròje paróle. "ha fatto un discorso con i piedi, se mi mettevo a parlare io le accoppiavo meglio due parole". pjérestalle s.m. "piedi del letto, piedistallo". pjérne s.m. "perno". pjétte s.m. "camicetta, petto, seno": re ffémmene re prime ausávene pjétte e ggunnèdde. "le donne di prima usavano camicette e gonne". à ppegliate re pjétte la custjóne, sule accussì pòte stá mbace. "ha preso di petto la questione, solo così può stare in pace"; la mamme se strengíje a lu pjétte lu figlie e se mettíje a cchiange. "la mamma si strinse al seno il figlio e si mise a piangere". pjézze s.m. "pezzo"; dim. pezzecjédde; re fémmene s.f. "donna formosa e alta"; re tèrre s.m. "fondo (terreno)". piglie loc.avv. "per esempio". pigne s.f. "pino". pile 1.s.m. "cavillo, pelo": pe mmétte la firme a stu cundratte nu ndruvá tanda pile. "per mettere la firma a questo contratto non trovare tanti cavilli"; 2.s.f. "vasca di pietra"; -re lèune s.f. "catasta di legno": pe qquésta vernate sièddenò avaste la pile re lèuna c'avime fatte rinde state. "per questa invernata si o no basta la catasta di legno che abbiamo fatto d'estate". pínnele s.m. "pillola"; dim. pennelícchie. piómbe s.m. "filo a piombo (arnese del muratore)". pípele s.m. "pene". pippe s.f. "pipa"; dim. pepparèdde. píre s.m. "pero, pera"; pl. ppére; dim. perédde. pírete s.m. "peto". pisce s.m.pl. "pesci"; dim. pescetjédde. Pìscele s.m. "Pisciolo (contrada sulla strada sotto la Fontana Nuova al di sotto di Sario)". pisciaunnèdde s.f.pl. "girandola a terra (fuochi d'artificio)": cúme se revjértene quiddi uagliune a spará re pisciaunnèdde. "come si divertono quei ragazzi a sparare le girandole a terra". pise s.m.pl. "pesi". piste s.f. "orma": ce stévene re ppiste re puórcespíne e ssònghe state quidde ca s'ànne mangiate re nnuce, statte secure. "ci stavano le orme di cinghiale e sono stati quelli che si sono mangiati le noci, stai sicuro". pístele s.f. "epistola": sìme jute a la mésse e ce sime truvate ndramènde se leggéve la pístele. "siamo andati a messa e ci siamo trovati mentre si leggeva l'epistola". piumbá v.intr. "piombare". pizza rólece s.f. "torta". pizze s.m. "angolino"; -re pane s.f. "pane a ciambella". pízzele s.m. "pizzicotto"; dim. pezzelicchie. plácete agg. "placido". plutóne s.m. "plotone"; pl. plutúne. pó avv. "poi": pe mmó mangiame, pó si ne parle. "per ora mangiamo, poi se ne parla". póche agg. "poco"; dim. picche, pucarjédde, puchícchie. pòddele s.f. "farfalla"; dim. puddelécchie; accr. puddulóne; -re néva s.f. "falde di neve". pólece s.m. "pulce"; pl. pùlece. pólepe s.m. "polpo". póleve s.f. "polvere"; dim. pulvécchie. pòleze s.f. "polizza". pómbe s.f. "enteroclisma, irroratrice". pónde 1.s.m. "ponte"; s.f. "punta, sponda del letto"; -re lu rite s.f. "polpastrello": nun vòglie cchiù còglie róse ca me sònghe punde la pónde re lu rite. "non voglio più raccogliere rose che mi sono punto il polpastrello"; dim. pundecjèdde. pónge v.tr. "pungere": tatà pe nu nże fá pónge ra la lane re la maglie, se mettéve n'ata re cuttóne sótte. "papà per non farsi pungere dalla lana della maglia, si metteva sotto un'altra di cotone". pòpònne s.m. "babàu": Funżì, si nun la funisce re chiange chiame a lu pòpònne e te véne a ppegliá. "Alfonso, se non la finisci di piangere chiamo il babàu e ti viene a prendere". pòppò s.f. "automobile per bambini". pòrche s.f. "pòlka": cumbà jàmece a ffá quatte zumbe re pòrche. "compare andiamoci a fare quattro salti di pòlka"; -re tèrre s.f. "striscia di terreno arato di circa 3 m.": pòrta nu vjénde loc.avv. "borioso": nu nd'affleggènne, Angiulíne jé accussì, pòrta nu vjénde. "non ti affliggere, Angelo è così, borioso". pòrtaddúce s.m. "intermediario fra fidanzati". pòrtanfànne s.m. "sacchetto per neonato". pòrtazecchíne s.m. "borsellino, portamonete". póse s.f. "fondo di caffè". pòste s.f. "una decina del rosario"; pòste, a lu- loc.avv. "in vece". pòvre agg. "povero"; dim.m. puverjédde; dim.f. puverèdde. pòvróme s.m. "poveruomo". ppane s.m. "pane". pperúte s.m. "muffa": sti fasulíne l'àja sule jttá, nun vire ca pe ssópe s'éja fatte lu pperúte?. "questi fagiolini li devi solo buttare, non vedi che sopra si è fatta la muffa?". ppile mmjérse, a- loc.avv. "persona senza scrupoli". ppiù, lu- loc.avv. "addizione": fatte ssa pàggene re ppiù, ca craje te la currègghe. "fatti codesta pagina di addizione, che domani te la correggo". ppízzeche e petazze, a- loc.avv. "poco per volta". ppóte, se ru- loc.avv. "se può". pranèlle s.f. "piega sul bordo inferiore della gonna". pràteme s.m. "mio padre"; pràtete s.m. "tuo padre". prattecá v.tr. "praticare": li cristjàne l'àja prattecá numunne re juórne pe re ccanósce. "le persone le devi praticare molti giorni per conoscerle". pràtteche s.f. "pratica": àja métte mbràtteche quédde ca te stache recènne. "devi mettere in pratica quello che ti sto dicendo". preccètte s.m. "pinze per occhielli (arnesi del calzolaio)". precepízzje s.m. "precipizio". precessjóne s.f. "processione"; pl. precessjúne. prechiácche s.f. "porcacchia". precíse s.f. "solco protettivo perimetrale". precóche s.f. "pesca, pesco". precúre s.f. "procura": pe ppegliá ddi sòlete a la pòste ce vóle la precúre. "per prendere quei soldi alla posta ci vuole la procura". prègge s.m. "pregio": Nanníne téne lu prègge ca jé sengére a lu cjénde pe ccjénde. "Anna tiene il pregio che è sincera al cento per cento". prehá v.tr. "pregare": si vuó lu piacére àja prehá a ron Vecjénże, ca puó èsse ca te ru fface. "se vuoi il piacere devi pregare a don Vincenzo e può essere che te lo fa". préhe inter. "prego": tu m'àje rengrazziàte e éo t'agghi respuóste préhe e la cóse funisce qquá. "tu mi hai ringraziato ed io ti ho risposto prego e la cosa finisce qui". prèhula s.f. "pergola": jàmece a uré na nżénghe re frìśche sótte a la prèhula. "andiamoci a godere un po‟ di fresco sotto alla pergola". prejére s.f. "preghiera". prelebbáte agg. "prelibato": li turcenjédde sònghe reffícele a ppreparárle ma prelebbáte a mmangiarle. "i lampredotti sono difficili a prepararli ma prelibati a mangiarli". premére s.f. "primiera". premmésse s.m. "permesso": prime re trasí nd'a na case cirche sèmbe premmésse. "prima di entrare in una casa chiedi sempre permesso". préne agg. "gravida, incinta": Annúcce jé préne re quatte mise e nu nge pare. "Anna è incinta di quattro mesi e non ci sembra". prenòspre s.f. "peronospora": auànne la prenòspre à ffatte ranne a quase tutte re vígnere. "quest'anno la peronospora ha fatto danno a quasi tutte le vigne". prenutá v.tr. "prenotare": m'àja prenutá nu pòste a lu tiatre mbrima file. "mi devi prenotare un posto al teatro in prima fila". preputènde agg. "prepotente": nu mbòzze veré pe nnjénde a Rachiucce ca face sèmbe lu preputènde. "non posso vedere per niente ad Eraclio che fa sempre il prepotente". prerecá v.intr. "predicare": nu mbrerecá a lu vjénde, sònghe paróle perdute, quidde nu nde stá a ssènde. "non predicare al vento, sono parole perdute, quello non ti sta a sentire". prerecatóre s.m. "predicatore". prèreche s.f. "predica": sjénde sjé ra ché ppùlpete véne la prèreche. "senti senti da che pulpito viene la predica". prerelètte agg. "prediletto": jé lu prerelètte re lu tataránne, uaje a chi lu tòcche. "è il prediletto del nonno, guai a chi lo tocca". prerelígge v.tr. "prediligere": nun prerelígge nu figlie a ścàpete re n'ate, li figli sònghe tutte talèccquále. "non prediligere un figlio a scapito di un altro, i figli sono tutti uguali". presagge s.m. "presagio". presciá v.intr. "compiacere"; p.p. presciate. presendá v.tr. "presentare". presendazzióne s.f."presentazione". presendemènde s.m. "presentimento": craje nu me vòglie mòve ra case, tènghe nu presendemènde ammalamènde. "domani non mi voglio muovere da casa, ho un cattivo presentimento". preserènde s.m. "presidente". pressciajuóle agg. "frettoloso". prèsscie s.f. "fretta". prèsse s.f. "torchio oleario". prèsseche s.f. "persica, pesca, pesco". prestìgge s.m. "prestigio". presutte s.m. "prosciutto"; pl. presótte appríme cúm’jéve bbélle a vveré rinde a ògne ccase re ppèrteche chjéne re presótte. "prima come era bello a vedere in ogni casa gli assi appesi sotto il soffitto pieni di prosciutti". préta pòmmece s.f. "pomice"; -turchine s.f. "verderame". prétamòrte s.f. "pietra refrattaria". préte s.f. "pietra": Nenúcce jé fauze, tire la préte e s'arretíre la mane. "Antonio è falso, tira la pietra e si ritira la mano"; dim. petròccele; -re ndaglie s.f. "pietra angolare". prétènne v.tr. "pretendere": n'àje cchiù ché prétènne, t'agghi pahate nżìne a l'ùteme cendèseme. "non hai più che pretendere, ti ho pagato fino all'ultimo centesimo". prèute s.m. "prete"; pl. prjéute; dim. priutácchie. prevelègge s.m. "privilegio": seccóme téne lu prevelègge re lu pòste ca accúpe, se crére ca jè revendáte patratèrne. "siccome tiene il privilegio del posto che occupa, si crede che è diventato padreterno". preveleggiá v.tr. "privilegiare". preveré v.tr. "prevedere". prezziuse agg. "prezioso": quist'anjédde re pàtreme pe mmé jé assàje prezziuse. "quest'anello di mio padre per me è molto prezioso". prezzóne s.m. "cappotto rozzo e pesante"; pl. prezzune. prjàrse v.rifl. "rallegrarsi": nu nże prjàsse tande, se prime nu nżape cúme stanne re ccóse. "non si rallegrasse tanto, se prima non sa come stanno le cose". priatòrje s.m. "purgatorio": se tróve sèmbe n'àneme re lu priatòrje ca t'ajùte. "si trova sempre un 'anima del purgatorio che ti aiuta". prjémete s.m. "stimolo di diarrea, premito". prjéste agg. e avv. "presto"; dim. prestulídde. prjézze s.f. "allegrezza": próve na prjézze sule ca te véche, uardánne a tté jé cúme se verésse a ppràtete. "provo un'allegrezza solo che ti vedo, guardandoti è come se vedessi tuo padre". primamatíne avv. "prime ore del giorno". primatíve agg. "primaticcio": feglió, nun gghjénne a accattá re ppatane ca nd'a ssi juórne jéscene quédde primatíve. "ragazza, non andare a comprare le patate che in questi giorni escono quelle primaticce". prime avv. "prima": prime re parlá, pjénżece. "prima di parlare, pensaci"; figlie agg. e s.m. "primogenito": lu prime figlie re Tresúcce jé partute pe lu Canetà e ppó une a la vòte chiame tutte li frate. "il primogenito di Teresa è partito per il Canada e poi uno alla volta chiama tutti i fratelli"; -re tutte avv. "anzitutto": pe ffá ssu viagge prime re tutte àja prepará re bbaligge. "per fare questo viaggio anzitutto devi preparare le valige"; -re lu tjémbe avv. "anzitempo": auànne la vernégne jé menute prime re lu tjémbe. "quest'anno la vendemmia è venuta anzitempo". primmavére s.f. "primavera": óje jé lu prime juórne re primmavére, stá nu bbèllu sóle, m'agghia fá na passjàte a lu Castjédde; "oggi è il primo giorno di primavera, sta un bel sole, mi devo fare una passeggiata al Castello". pròje v.tr. "porgere"; p.p. prujúte. prónde agg. "pronto": mà, tjéne prónde li sòlete ca cúme funisce Necóle re fatjá, l'àja pahá. "mamma, tieni pronti i soldi che come finisce Nicola di lavorare, lo devi pagare". pròpete avv. "propriamente". pròpje agg. e avv. "proprio": jé state pròpje na ścustumatézze, ca m'àje respuóste accussì. "è stata proprio una scostumatezza, che mi hai risposto così". pròve s.f. "prova"; pl. pruóve. prre scióte loc.avv. "chiamare il cavallo". prrritté loc.avv. " chiamare le pecore". prubbabbeletà s.f. "probabilità": cu prubbabbeletà peścràje me ne vènghe fóre ra la matìne pe stá na nżénghe a l'àrje apèrte. "con probabilità dopodomani me ne vengo in campagna dalla mattina per stare un po‟ all'aria aperta". prubbléme s.m. "problema": la maéste m'à ddate nu prubbléme numunne reffícele ca n'agghi ndó ṡbatte la cape. "la maestra mi ha dato un problema troppo difficile che non ho dove sbattere la testa". prucache s.f. "ononide". prucessá v.tr. "processare". prucjésse s.m. "processo": re ccóse ca m'àje ritte nunn'ànne nesciune valóre e tu nun me facènne nu prucjésse. "le cose che mi hai detto non hanno nessun valore e tu non mi fare un processo". prudicce s.m. "purino". prudigge s.m. "prodigio". prudótte s.m. "prodotto". prufessjóne s.f. "professione": Vetturíne face la prufessjóne líbbere. "Vittorio fa la professione libera". prufessjuníste s m. e f. "professionista": puó avé ferúcje re Resàrje jé nu bbuóne prufessjuníste. "puoi avere fiducia di Rosario è un buon professionista". prufferí v.tr. "proferire". pruffetjá v.intr. "perfidiare". pruffetjùse agg. "perfidioso, persona persistente". pruffíne, a la- loc.avv. "alla fine". prufile s.m. "profilo": lu prufile tuje jé talèccquále a ppàtrete. "il tuo profilo è uguale a tuo padre". prufìtte s.m. "profitto": Custà. li spjénne li sòlete, ma sònghe sòlete sande, pecché Mechelíne stùrje cu prufitte. "Costanzo, li spendi i soldi, ma sono soldi santi, perché Michele studia con profitto". prufumá v.tr. "profumare": Mmaculà, àje prufumáte na case, ché t'àje misse tutte la bbuttiglie r'adduríne?. "Immacolata, hai profumato una casa che ti sei messa tutta la bottiglia di profumo?". prufunne agg. "profondo". prufussóre s.m. "professore". pruggettá v.tr. "progettare": vire appríme re ccóse cúme se míttene e ppó accummjénże a ppruggettá. "vedi prima le cose come si mettono e poi incomincia a progettare". pruggètte s.m. "progetto": Feleríche parle, parle téne sèmbe la cape chjéne re pruggètte. "Federico parla, parla tiene sempre la testa piena di progetti". prujbbí v.tr. "proibire": nun me puó prujbbí re trasí nd'a sta case, pecché tènghe pure éo la parzióne. "non mi puoi proibire di entrare in questa casa perché tengo anch'io la porzione". prumésse s.f. "promessa". prumétte v.tr. "promettere": nu mbrumétte si nu mbuó mandené. "non promettere se non puoi mantenere". prundézze s.f. "prontezza". prununżjá v.tr. "pronunciare". prupènże agg. "propenso". prupjétà s.f. "proprietà": la prupjétà jé la míje e ne fazze quédde ca vòglie. "la proprietà è la mia e ne faccio quello che voglio". prupízzje agg. "propizio": àja aspettá lu mumènde prupízzje pe ce parlá, se no ścuórdatílle. "devi aspettare il momento propizio per parlarci, altrimenti dimenticatelo". prupòste s.f. "proposta": nunn'à accettáte la prupòste ca l'agghi fatte e mmó si ne pènde. "non ha accettato la proposta che gli ho fatto e ora se ne pente". prusunduóse agg. "presuntuoso": Ndònje jé nu ciucce prusunduóse. "Antonio è un asino presuntuoso". prutahuníste s.m. e f. "protagonista": Bbennárde vóle fá sèmbe lu prutahuníste, nu nżape ca quidde ca stanne tuórne tuórne nu nżònghe fésse. "Bernardo vuole fare sempre il protagonista non sa che quelli che stanno torno torno non sono fessi". prutègge v.tr. "proteggere": Cristòfene face carrjére pecché còccherúne lu prutègge. "Cristoforo fa carriera perché qualcuno lo protegge". prutestá v.intr. "protestare": Cicce à pprutestáte cóndre tutte quédde ccóse ca nun vanne cúm'ànna ìre. "Francesco ha protestato contro tutte quelle cose che non vanno come devono andare". pruvá v.tr. "provare"; -ra cape v.tr. "riprovare". pruvèrbje s.m. "proverbio": quanne sjénde ra l'anżjàne cèrte pruvèrbje, t'accuórge quanda sapjénże tenévene li vavune. "quando senti dagli anziani certi proverbi, ti accorgi quanta sapienza tenevano gli avi". pruverènże s.f. "provvidenza": re quiste tjémbe l'acque fusse pròpje na pruverènże pe la cambagne. "di questi tempi la pioggia sarebbe proprio una provvidenza per la campagna". pruvètte s.f. "arnese cavo per provare il formaggio". pruvulóne s.m. "provolone": vire vì a Custanżúcce cúme mózzeche bbèlle quédde e ddòje fèdde re pane cu lu pruvulóne mmjézze. "vedi vedi a Costanzo come morde bene quelle due fette di pane con il provolone in mezzo". pruvveré v.tr. "provvedere"; p.p. pruvverúte. pruvviste s.f. "provvista": zìjme à ffatte re ppruvviste pe la vernate, ca s'azzòppe la néva nu mbòte ascí. "mia zia ha fatto la provvista per l'invernata che se arriva all'improvviso la neve non può uscire". puche s.f. "arista, marza": mó ca jate apprjésse a la prucessjóne re re spiche, stàteve attjénde, spècje vuje criature, a nun ve fá ìre re ppuche nd'a l'uócchie. "ora che andate appresso alla processione delle spighe state attenti, specie voi bambini, a non farvi andare le ariste nell'occhio"; famme na puche accata te re quédda cerase tòste e puórtammílle ca la vòglie annestá sópe a l'àrbele míje. "fammi una marza da te di quella ciliegia duracina e portamela che la voglio innestare sul mio albero". puddare s.f. "Stella Polare". puddastre s.f. "pollastra"; dim.m. puddastrjédde; dim.f. puddastrèdde. puddítre s.m. "puledro". puéte s.m."poeta": nu nżaje manghe lègge e vuó fá lu puéte, vatte cùleche, vá!. "non sai neanche leggere e vuoi fare il poeta, vatti a coricare, vai!". pùggele s.m. "pugile". puglie s.f. "campagna nel foggiano". Pugliglie s.m. "Pugliglio (contrada sulla strada per Bovino, al bivio per andare a Cervaro)". puisíje s.f. "poesia": quanda puisíje ce facéve mbará la maéste quanne jéveme a la ścóle. "quante poesie ci faceva imparare la maestra quando andavamo a scuola". pùjne s.m. "cazzotto, pugno"; pl. pójne; dim. pujnícchie. pujnjàte s.f. "cazzottata": si l'ammeretáve quédda pujnjàte accussì se mbare a pparlá. "se la meritava quella cazzottata così impara a parlare". pulecenáre s.m. "pulcinaio": si càmbene tutte ddi pulecíne nd'a lu pulecenáre, vòglie stá bbuóne ngrasce re tutte cóse. "se vivono tutti quei pulcini nel pulcinaio, starò in abbondanza di tutte le cose". Pulecenèlle s.m. "Pulcinella": Pulecenèlle jé la maśchera napuletáne c'ave sèmbe fame e sséte. "Pulcinella è la maschera napoletana che ha sempre fame e sete". pulecíne s.m. "pulcino, picciolo": re ccerase l'àje spezzecá ra l'àrbele cu lu pulecíne. "le ciliegie le devi staccare dall'albero con il picciolo". pulèmeche s.f. "polemica": me sònghe ścucciate re te sènde, mó te mitte a ffá pure pulèmeche, ché vvaje truvanne?. "mi sono scocciato a sentirti, ora ti metti a fare anche polemica, che vai trovando?". pulènde s.f. "polenta". pulerènde s.m. "bidente": quanne la tèrre jé tòste pe la zappá ce vóle lu pulerènde. "quando il terreno è duro per zapparlo ci vuole il bidente". pulezzá v.tr. "pulire"; -affile v.tr. "razziare": a Mmartuméje ànne pulezzáte affile tutte l’anemàlje ca tenéve a li Furlázze. "a Bartolomeo hanno razziato tutti gli animali che teneva ai Forlazzi"; -ra cape v.tr. "ripulire". pulezzáte s.f. "pulita"; dim. pulezzatèlle. pulezzíje .sf. "polizia, pulizia": la pulezzíje nunn’éja bbóne sule nd’a la sacche. "la pulizia non è buona solo nella tasca". pulezziòtte s.m. "poliziotto". pulíteche s.f. "politica": s’éja reterate ra la pulíteche nun ne vóle cchiù sapé. "si è ritirato dalla politica non ne vuole più sapere". pullmande s.m. "pullman". pulmóne s.m. "polmone"; pl. pulmune: allúcche allú, ca tjéne bbuóne pulmune. "grida grida, che tieni buoni polmoni". pulmuníte s.f. "polmonite". Pulóne s.m. "Epulone, abbeveratoio": nun facènne lu ricche Pulóne stipatílle ssi sòlete pe ddòppe. "non fare il ricco Epulone conservateli questi soldi per dopo". pùlpete s.m. "pulpito": uardánne la chjésje nòste, a mmane reritte, vucine a l’ùtema culònne ce stéve nu pùlpete. "guardando la nostra chiesa, a destra, vicino all‟ultima colonna ci stava un pulpito". pulpètte s.f. "polpetta". pulùjne s.f. "pruina": làvele quisse perùne ca accussì se léve la pulùjne e ppó mangiatidde. "lavale codeste prugne che così si toglie la pruina e poi mangiatele". pulutróne s.f. "poltrona": assjéttete sóp’a ssa pulutróne ca staje cúm’a nu pascià. "siediti su codesta poltrona che stai come ad un pascià". pulvécchie re re ttàrule s.f. "tarmolo": n’agghi manghe funute re pulezzá e vvá vire mó truóve n’ata vòte la pulvécchie re re ttàrule. "non ho neanche finito di pulire e vai a vedere ora trovi un‟altra volta il tarmolo". pulvine s.m. "sinibbio": a vvòrje nu mbuó spundá, lu pulvine te jétte ndèrre, vire re rràfene c’à ffatte. "a borea non puoi spuntare, il sinibbio ti butta a terra, vedi i cumuli di neve ammassati dal vento che ha fatto". pumate s.f. "pomata". pumbá v.tr. "pompare". pumberóre s.m. "pomodoro": ajére accattámme nu cundale re pumberóre pe ffá la cunżèrve. "ieri comprammo un quintale di pomodori per fare la salsa". pumbètte s.f. "schizzetto": Ddulurà, n’ascènne musére mmjézze a la chiazze cu la vèsta nóve, ca ce stanne li uagliune cu re pumbètte. "Addolorata, non uscire stasera in mezzo alla piazza con il vestito nuovo, che ci sono i ragazzi con gli schizzetti". pumbjá v.tr. "irrorare": ce vuljérne parícchie uperàje pe pumbjá la vigne a Lavèdde. "ci vollero parecchi operai per irrorare la vigna a Lavella"; -cu la préta turchine v.tr. "ramare". pumbjére s.m. "pompiere". pumbunáre s.m. "lupo mannaro": cúme sendévene re numená lu pumbunáre re ccriature s’accujatavene. "come sentivano di nominare il lupo mannaro i bambini si acquietavano”. pumètte s.m. "cane volpino". pùmmete voce onom. "pum, tacchete": pùmmete, jé carute Seppúcce. Citte a mmàmme ca te rache la cìcule re mammaránne. "pum, è caduta Giuseppina. Zitta a mamma che ti do il cicciolo di nonna"; auzaje la pénne e pùmmete na bbèlla macchie sóp’a lu quatèrne. "alzai la penna e tacchete una bella macchia sul quaderno". pundá v.intr. "puntare": mó ca vaje a lu quarte re fahúgne àja pundá bbuóne li pjére ndèrre se no lu vjénde te pòrte. "ora che vai alla parte di favonio devi puntare bene i piedi per terra altrimenti il vento ti porta". pundare s.f. "macigno infossato per metà, pezzo di roccia staccata dalla parete". pundarjédde s.m. "pungolo". punde s.m. "punto"; -nìure s.m. "comedone". pundécchie s.f. "puntina". pundellá v.tr. "puntellare". pundélle s.f. "puntello". pundjá v.tr. "cucire, dar di punti". pundíglie s.m. "puntiglio": nun vuó accunżendí pe pundíglie. "non vuoi acconsentire per puntiglio". pundine s.f. "chiodo, merletto": mammarànne facéve pundine pe re llenżóle, re ttuvaglie, li mesale e ppure pe re métte nd’a li stipe. "nonna faceva merletti per le lenzuola, le tovaglie ed anche per metterli negli stipi"; -e ścarpjédde s.f.pl. "punzone per fabbro". pùngeche s.m. "punteruolo": piglie nu pùngeche e jame a lu chiane a ścarfugliá lu ggranerínje. "prendi un punteruolo ed andiamo al piano a scartocciare il granturco". pungechjá v.intr.tr. "lavorare a maglia, pungolare": pe lu fatjá l’àja pungechjá nguórpe. "per farlo lavorare lo devi pungolare in corpo". pungeglióne s.m. "aculeo": andó rumaníje lu pungeglióne re lu muścóne, s’anghiaje tutte la facce. "dove rimase il pungiglione della vespa si gonfiò tutto il viso". pungènde agg. "spinoso". punterá v.tr. "ponderare": prime r’aggí àja punterá bbuóne la setuazzjóne. "prima di agire devi ponderare bene la situazione". puógge s.m. "trespolo": nu stènne cchiù alérte, se no te stracche, piglie ssu puógge e assjéttete azzicche a mmé. "non stare più in piedi, altrimenti ti stanchi, prendi codesto trespolo e siediti vicino a me". puóje s.m. "poggio, sedile in pietra": lu puóje abbasce a lu chiane jàtele a pulezzá ca craje jé San Ggiuuànne e arrive la Marònne re lu Vòśche. "il poggio giù al piano andatelo a pulire che domani è San Giovanni e arriva la Madonna del Bosco". puópele s.m. "popolo": feglió, fìcchete rinde, nun facènne puópele, ca li fatte tuje nu l’adda sapé nesciune. "ragazza, infilati dentro, non fare popolo, che i fatti tuoi non li deve sapere nessuno". puórche s.m. "maiale, porco": mange cúm’a nu puórche, n’ata nżénghe nun trase manghe cchiù nd’a la pòrte. "mangia come ad un maiale, un altro po‟ non entra neanche più nella porta"; pl. puórce; dim. purceddúzze, purcjédde. puórchespíne s.m. "cinghiale, porcospino"; pl. puórcespíne. puórre s.m. "porro, verruca": la sóre re nòreme tenéve na mane chjéne re puórre. "la sorella di mia nuora teneva una mano piena di verruche". puórte s.m. "porto". pupàjne s.m. "peperone"; - pezzute s.m. "peperoncino"; -re la quagljètte s.m. "peperoncino"; -sicche s.m. "peperoncino". pupazzjédde s.m. "pupazzetto". pupe s.f. "bambola": Ngurnatèlle pazzjàve tutte la jurnate cu na pupe mbrazze. "Incoronata giocava tutta la giornata con una bambola in braccio"; pl. púpere; dim. puparèdde. pupécchie s.f. "pupa". pupídde s.m. "ciucciotto di stoffa ripieno di zucchero". pupizze s.f. "pipita": feglió, nu nderá re pupizze accussì, cu li rjénde, tàgliele cu re ffuórfece se no jésce lu sanghe. "ragazza, non tirare le pipite così con i denti, tagliale con le forbici altrimenti esce il sangue". puplètteche agg. "apoplettico": avíje nu cólpe puplètteche e ce rumaníje lu cuórje. "ebbe un colpo apoplettico e ci rimase la pelle". puppù s.f. "cacca, popò": quiddu uagliungjédde à ffatte la puppù sóp’a la ścale, attjénde nu nd’assettànne. "quel ragazzino ha fatto la cacca sulla scala, attento non sederti". pupulá v.tr. "popolare": Panne jé pupulate assàje rinde state, quanne vjénene li pajsane ra lundane. "Panni è popolato molto in estate, quando vengono i paesani da lontano". pupulazzióne s.f. "popolazione": la pupulazzióne re Panne jé scemate numunne cu la megrazióne. "la popolazione di Panni è molto scemata con l‟emigrazione". purcare s.m. "porcaio". purcaríje s.f. "porcheria". purcjédde s.m. "porcello"; s.f. purcèdde: sì na purcèdde, vire cúme te sì ndrecate lu cinge, óje te l’agghi misse pulite. "sei una porcella, vedi come ti sei sporcata il vestitino, oggi te l‟ho messo pulito". purcile s.m. "porcile": andó vaje? Tuórne ndréte, tèccquete la ścópe e pulizze, nun vire ca sta case stá revendánne nu purcile. "dove vai? Torna indietro, eccoti la scopa e pulisci, non vedi che questa casa sta diventando un porcile". pure cong. "anche": pure óje face càure sònghe pròpje stuffute, resídere lu ffriśche. "anche oggi fa caldo sono proprio stufo, desidero il fresco"; -ca cong. "benché": pure ca Custànże stéve stracche ròppe na jurnate re fatíje, m’accumbagnáje a la stanżjóne. "benché Costanzo stava stanco dopo una giornata di lavoro, mi accompagnò alla stazione". purtá v.tr. "portare"; -a la fine v.tr. "compire": ce ne vóle re tjémbe pe ppurtá a la fine tutte ssu lavóre. "ce ne vuole di tempo per compiere tutto codesto lavoro"; -addréte v.tr. "trainare". purtahalláre s.m. "venditore di arance". purtahálle s.m. "arancia, arancio": si te mange nu purtahálle a la matine jé r’óre, si te lu mange a mèzzjuórne jé r’argjénde, si te lu mange a la sére jé re chiumme. "se ti mangi un‟arancia al mattino è d‟oro, se te la mangi a mezzogiorno e d‟argento, se te la mangi alla sera è di piombo". purtèdde s.f. "portella". purtèlle s.f. "portellino del fornello". purtellúzze s.m. "porticina". purtenáre s.m. "portinaio". purtjére s.m. "portiere": pàtreme, quanne jéve ggióvene facéve lu purtjére nd’a la squadre re pallóne re Panne. "mio padre, quando era giovane faceva il portiere nella squadra di pallone di Panni". purtóne s.m. "portone"; dim. purtungíne. purucchiúse agg. "pidocchioso": jé nu uaglióne purucchiúse, statte attjénde nu nd’avvecená. "è un ragazzo pidocchioso, stai attento non ti avvicinare". pusá v.tr. "posare": àja pusá appríme lu piatte sóp’a la bbuffètte e ppó ramme aurènżje. "devi posare prima il piatto sul tavolino piccolo e poi dammi retta". pusetivamènde avv. "espressamente": jé menute pusetivamènde pe me rice lu fatte e nun farme cumbená uaje. "è venuto espressamente per dirmi il fatto e non farmi combinare guai". pusetive, re- loc.avv. "di proposito, apposta": l’à ffatte re pusetive pe me ranneggiá. "l‟ha fatto apposta per danneggiarmi". pusezzjóne s.f. "posizione": te truóve nd’a na bbrutte pusezzjóne, andó te ggire ggire te cuóce. "ti trovi in una brutta posizione, dove ti giri giri ti scotti". pussebbeletà s.f. "possibilità". pusseré v.tr. "possedere": te n’àja frecá re tutte quande, pussjére case e ttèrre e puó fá lu segnóre cu na còsse sóp’a n’ate. "te ne devi fregare di tutti, possiedi case e terreni e puoi fare il ,signore con una gamba sull‟altra". pussèsse s.m. "possesso". pussíbbele agg. "possibile": sèmbe ca jé pussíbbele, stu lavóre l’àja fá tu. "sempre che è possibile, questo lavoro lo devi fare tu". pustale s.f. e agg. "postale, pullman". pustjá v.tr. "posteggiare". pustjére s.m. "portalettere". putá v.tr. "potare". putatóre s.m. "potatore"; pl. putatúre: piglie ssu putatúre ca vòglie tagliá st’aste ca ndóppe cu la cape. "prendi codesto pennato che voglio tagliare questo ramo che urto con la testa". puté v.intr. "potere". putéha s.f. "bottega": la putéha re zì Jucce jéve linde e pinde. "la bottega di zia Maria era linda e dipinta". puteháre s.m. "bottegaio": lu puteháre adda èsse ggendile cu li cljénde, sule accussì póte fá affare. "il bottegaio deve essere gentile con i clienti, solo così può fare affari". putènde agg. "potente": quissu uagliungjédde téne na vóce putènde quanne face gruósse putarríje revendá tenóre. "codesto ragazzino tiene una voce potente quando diventa grande potrebbe diventare tenore". putére s.m. "podere, potere": numunne re pannise àbbetene nd’a li putére vucine Fògge. "molti pannesi abitano nei poteri vicino Foggia". putestà s.m. "podestà": li putestà stévene quanne stéve lu fascisme. "i podestà stavano quando stava il fascismo". putresíne s.m. "prezzemolo"; -salvagge s.m. "erba Roberta". puverjédde s.m. "accattone": quanne menéve lu juórne re li muórte quiddu puverjédde tuzzulánne a ttutte re ppòrte recéve: “pe l’àneme re li muórte cicce crure e cicce cuótte”. "quando veniva il giorno dei morti quel poveretto bussando a tutte le porte diceva: "per l‟anima dei morti ceci crudi e ceci cotti"; f. puvurèdde. puvertà s.f. "povertà": cu tanda sòlete c’à ttenute jé muórte mbuvertà, ścurdate ra tutte. "con tanti soldi che ha tenuto è morto in povertà, dimenticato da tutti". puze s.m. "polso". puzze s.m. e f. "pozzo, puzzo"; puzze, a la- loc.avv. "per intuito". puzzètte s.m. "chiusino": nd’a lu pajése ce stanne puzzètte re fjérre e puzzètte re préte. "nel paese ci sono chiusini di ferro e chiusini di pietra". Puzzídde s.m. "Puzzillo (contrada sulla strada per la Fontana Vecchia)". puzzulènde agg. "puzzolente": quanne pulízze quéssa càmmere? Nu nżjénde cúm’jé puzzulénde?. "quando pulisci codesta camera? Non senti com‟è puzzolente?". 161 uá avv. "qui". uabbasce avv. "quaggiù": quabbasce nd'a la candine face fridde, si staje surate nu mbuó trasí. "quaggiù nella cantina fa freddo, se stai sudato non puoi entrare". quabbecíne avv. "qui vicino". quaccquaraccquà s.m. "uomo da poco". quaccquarjá v.intr. "sobbollire": feglió l'acque accummènże a quaccquarjá, statte attjénde ca mombrèste accummènże a vvódde. "ragazza l'acqua incomincia a sobbollire, stai attenta che ben presto incomincia a bollire". quaddínde avv. "qua dentro". quadèrne s.f. "quaterna": craje vaje a Ffògge m'àja jucá na quadèrne a lu lòtte. "domani vai a Foggia mi devi giocare una quaterna al lotto". quagliá v.intr. "cagliare": ru llatte nu l'àje misse aru ffriśche e s'éja quagliate. "il latte non l'hai messo al fresco e si è cagliato". quagliaròzze s.f. "viscidume": quédda quagliaròzze me face vutá lu stòmmeche. "quel viscidume mi fa rivoltare lo stomaco". quaglie s.m. "caglio, cemento impastato con sabbia e acqua": lu tjéne prónde lu quaglie ca craje avima fá ru ccase?. "lo tieni pronto il caglio che domani dobbiamo fare il formaggio?". quagliuózze s.m. "uccello di pochi giorni". quammónde avv. "quassù". quande agg.int. "quanto"; pl. quanda. quandetà s.f. "quantità". quanne avv. "quando": quanne ru ffuóche cóce assàje, adda fá maletjémbe. "quando il fuoco scotta molto, deve fare maltempo". quaquaròglie s.f. "liquame": allundánete ra ddà, nu nżjénde cúme puzze tutte dda quaquaròglie?. "allontanati di là non senti come puzza tutto quel liquame?". quarande agg.n.card. "quaranta". quarandóre s.f.pl. "quarantore": vòglie ìre a la chiésje ca ce stanne re Q quarandóre. "voglio andare in chiesa che ci stanno le quarantore". quaratíne s.m. "persona che fa e vende formaggio". quarére s.f. "querela": m'à ffatte lu ranne e éo l'agghi fatte quarére. "mi ha fatto il danno e io gli ho fatto querela". quarte s.m. "fase lunare, lato, parte, quarto (misura di peso 12 kg)": vá ra l'atu quarte e ajùteme a mmétte re lenżóle e re cupèrte a lu ljétte. "vai dall'altro lato e aiutami a mettere le lenzuola e le coperte al letto"; -figlie agg. "quartogenito"; quarte a n'ate, ra nu- loc.avv. "da una parte all'altra"; quarte, re- loc.avv. "lateralmente": spuóstete re quarte e famme passá ca vache re prèsscie. "spostati lateralmente e fammi passare che vado di fretta". quartecèdde s.f. "porzione da 250 gr". quartjá v.intr. "farneticare". quartine s.m. "appartamento": Mmaculáte s'éja accattáte nu quartine a Nnàpele, vire quanda sòlete ca téne!. "Immacolata si è comprato un appartamento a Napoli, vedi quanti soldi che tiene!". quassópe avv. "qui sopra": ra quassópe a re mmurge se vére nu bbèllu panuráme. "da qui sopra alle rocce si vede un bel panorama". quassótte avv. "qui sotto". quatèrne s.m. "quaderno": lu quatèrne l'àja tené sèmbe pulite e sènża cecchetuónne. "il quaderno lo devi tenere sempre pulito e senza scarabocchi". quatrá v.tr. "quadrare": fá re tutte ca li cunde ànna quatrá. "fa di tutto che i conti devono quadrare". quatre s.m. "quadro": nu bbèllu quatre abbellísce lu mure. "un bel quadro abbellisce il muro". quatrjédde s.m "ago da materassaio". quatriglie s.f. "quadriglia": tataránne Mengúcce sapéve cumanná bbuóne la quatriglie. "nonno Domenico sapeva comandare bene la quadriglia". quatrine s.m. "quattrino": pe ccambá re quiste tjémbe ce vuónne tanda quatrine. "per campare di questi tempi ci vogliono tanti quattrini". quatt'anne s.m. "quadriennio". quatte agg.n.card. "quattro"; quatte candune, a li- loc.avv. "ai quattro cantoni". quattecjénde agg.n.card. "quattrocento". quattòrdece agg.n.card. "quattordici". quattuócchie 1.agg. "occhialuto"; 2.s.m. "quattrocchi": facímece na passjàte, t'agghia rice cèrte cóse a quattuócchie. "facciamoci una passeggiata, ti devo dire certe cose a quattrocchi". quibbusse s.m. "conquibus, soldi": pe ffá na bbèlla fèste ce vuónne li quibbusse se no jé mèglie ca nu nde muóve pe nnjénde. "per fare una bella festa ci vogliono i conquibus altrimenti è meglio che non ti muovi per niente". quidd'ate pron. "l'altro, quell'altro"; f. quédd'ata. quidde agg. dimostr. "quello";.-ca stá ddinde s.m. "contenuto": quidde ca stá ddinde a la bbuttiglie jé acite e no vine, statte attjénde nu nde lu bbevènne. "il contenuto della bottiglia è aceto e non vino, stai attento non te lo bere". -ca jé rumaste loc.avv. "residuo"; f.sing. e pl. quédde; -ca s'adda rá loc.avv. "dovuto": ce sime misse r'accòrde sóp'a lu prèzze re quédde ca s'adda rá. "ci siamo messi d'accordo sul prezzo dovuto"; -ca te spètte loc.avv. "spettanza": fatte lequetá quédde ca te spètte e ppó verime quédde ca s'adda fá. "fatti liquidare la spettanza e poi vediamo quello che si deve fare". quiddu agg.dim. "quello"; pl. quiddi. quinde 1.s.f. "quinta"; 2.agg.n.card. "quinto". quìnnece agg.n.card. "quindici". quissu agg.dim. "codesto, costui"; pl. quisse; f.sing. quéssa; pl. quésse: tutte quésse ccóse ca t'agghi ritte sònghe alluuére. "tutte codeste cose che ti ho detto sono vere"; lu fatte nun l'àja rice a mmé, ma a qquéssa ca tjéne vucine. "il fatto non lo devi dire a me, ma a costei che tieni vicino"; quésse, cu tutte- loc.avv. "contuttochè": cu tutte quésse ca sònghe passate bbuóne, vòglie rumaní a ccase, àje ché ddice?. "contuttochè sono guarito voglio restare a casa, hai da dire?". -ddó pron.dimostr. "costui"; f. quéssa ddó. quiste agg.dim.m. "questo"; pl. quisti; f.sing. quésta; f.pl. quéste quistu agg.dim. "questo"; -qquá loc.avv. "questo qui". 163 R á v.tr. "dare"; p.p. rate; ger. ranne; ramecílle: "diamocelo"; -aurènżje, v.tr. "dare retta": nu lu rènne aurènżje ca mó pjérde tjémbe, falle mení craje a ccàsete. "non dargli retta che ora perdi tempo, fallo venire domani a casa tua; -mazze ngule v.tr. "sculacciare": Matalé, quanne àja rá mazzate a lu criature, l'àja rá mazze ngule, maje nfacce. "Maddalena, quando devi dare bastonate al bambino, lo devi sculacciare ma mai in faccia"; parlamjénde v.tr. "rivolgere la parola"; pícchere pàcchere v.tr. "dare botte". racape avv. "daccapo": accummjénże a raccundá lu fatte racape. "incomincia a raccontare il fatto daccapo". racche s.f. "laniccio sui vestiti, pelucco". raccialárde s.m. "battilardo": stu pjézze re larde l'àja arracciá sóp'a lu raccialarde. "questo pezzo di lardo lo devi battere sul battilardo". raccòglie v.tr. "raccogliere"; p.p. raccuóvete. raccòvete s.f. "raccolta": la raccòvete re re mméle auànne jé state bbóne, nu nżacce andó l'agghia métte. "la raccolta delle mele quest'anno è stata buona, non so dove devo metterle". raccumanná v.tr. "raccomandare": cúme se sònghe misse re ccóse adda sule raccumanná l'ànema a Ddíje. "come si sono messe le cose deve solo raccomandare l'anima a Dio". raccumannáte s.f. "raccomandata": la léttere l'agghi fatte raccumannáte pe stá cchiù secure. "la lettera l'ho fatta raccomandata per stare più sicura". raccundá v.tr "narrare, raccontare": s’assettàje e accumenżàje a raccundá cúm’jévene jùte li fatte. "si sedette e incominciò a raccontare come erano andati i fatti". ràchene s.m. "ramarro": lu ràchene jé vérde e jé cchiù ggruósse re na serpógnele. "il ramarro è verde e più grande della lucertola". rachenjá v.intr. "camminare a stento". raciuóppe s.m. "grappolo"; -scinde o allaśche s.m. "spargolo". raddattuórne avv. "là intorno". raddóppje s.m. "raddoppio". raddulecí v.tr. "raddolcire". radduppjá v.tr. "raddoppiare": a Angícche l'àja radduppjá la pàha e vvire cúme véne a fatjá. "a Francesco gli devi raddoppiare la paga e vedi come viene a lavorare". ràdje s.f. "radio"; dim. radijcèdde. rafanjédde s.m. "ravanello". ràfene s.f. "cumulo di neve ammassato dal vento". ràffje s.f. "rafia". raffrundá v.tr. "raffrontare": àje raffrundáte re ddòje firme? Te ne sì accòrte ca quésse ca tjéne nnande nunn'éja la míje?. "hai raffrontato le due firme? Te ne sei accorto che codesta che tieni davanti non è la mia?". raffrunde s.m. "raffronto". raffurzá v.tr. "rafforzare": ssu mure l'àja raffurzá, ca si ne stanne carènne re ppréte. "codesto muro lo devi rafforzare, che se stanno cadendo le pietre". rafóre avv. "fuori". ragge 1.s.f. "rabbia": la ragge t'arruvíne lu féchete, statte calme. "la rabbia ti rovina il fegato, stai calmo"; 2.s.m.pl. "radiografia": Culurínde éja ra parícchie juórne ca téne lu male re stòmmeche, craje s'adda ìre a ffá li ragge. Clorinda è da parecchi giorni che tiene il mal di stomaco, domani si deve andare a fare la radiografia". raggióne s.f. "ragione": ché ce rice rice, nun vvóle capí raggióne. "che gli dici dici, non vuole capire ragione". raggiuná v.intr. "ragionare". raggiunamènde s.m. "ragionamento": te stache facènne stu raggiunamènde pe te fá capí tanda cóse ca nu nżaje. "ti sto facendo questo ragionamento per farti capire tante cose che non sai". raggiunévele agg. "ragionevole": puó ìre ra quidde a pparlá ca jé nu cristjàne raggiunévele. "puoi andare da quello a parlare che è una persona ragionevole". raggiunjére s.m. "ragioniere": jé raggiunjére e mmjézze a li nnúmmere s'adda sapé mòve. "è ragioniere e in mezzo ai numeri si deve saper muovere". rahanèdde s.f. "raganella, rantolo": Felúcce, bbéne míje téne la rahanèdde, se vére ca stá a la fine re li juórne suje. "Raffaele, bene mio, tiene il rantolo, si vede che sta alla fine dei suoi giorni". rahazzáte s.f. "ragazzata": agghi pacjénże Nannì, jé state na rahazzáte, ché l'agghi accíre a ffìglime?. "abbi pazienza Anna, è stata una ragazzata, che lo devo ammazzare a mio figlio?". rahù s.m. "ragù": mammaránne facéve nu rahù bbuóne scicche, se sendéve l'adduóre r'abbasce a re ścale. "nonna faceva un ragù ben saporito, si sentiva l'odore da giù alle scale". rallendá v.tr. "rallentare": Austí, nun rallendánne lu passe se no n'arruváme fóre manghe pe crajmatíne. "Agostino, non rallentare il passo altrimenti non arriviamo in campagna neanche per domattina". rama s.f. "rame". ramagljètte s.m. "canna tagliata a croce con infilate le ciliegie con picciolo". ramare s.m. "ramaio". rame s.f. "dama": Mariúcce se móve cúm'a na rame. "Maria si muove come a una dama". rameggiane s.f. "damigiana"; dim. rameggianèdde. ramére s.f. "lamiera": ra lu ferrare ce facjémme fá na bbèlla ramére pe mmétte sóp'a lu pagliare. "dal fabbro ci facemmo fare una bella lamiera per mettere sulla capanna"; -re lu ljétte s.f. "parti superiori e inferiori del letto di latta stozzata". rammagge s.m. "danno": Rucchíne jé jùte a cambjá re ppèquere nd'a la tèrre re lu vucine e à ffatte assàje rammagge. "Rocco è andato a pascolare le pecore nel terreno del vicino e ha fatto molto danno". ramòste s.f. "racimolo". rangasce s.f. "grancassa". rangascjére s.m. "suonatore di grancassa". range s.m. "granchio"; dim. rangetjédde. rangecá v.tr. "graffiare": nu nd'azzeccá tròppe a la atte ca te ràngeche. "non ti avvicinare troppo al gatto che ti graffia"; nganne v.tr. "avere la gola irritata". rangecáte s.f. "graffiata": cu quédd'ógne m'à ffatte na rangecáte sóp'a lu vrazze, ca me face angóre male. "con quelle unghie mi ha fatto una graffiata sul braccio, che mi fa ancora male". ràngeche s.m. "graffio": tènghe nu ràngeche a la còsse, sacce cúme me l'agghi fatte. "ho un graffio alla gamba, non so come me lo sono fatto". ranghe s.m. "crampo": quanne l'affjérrene li ranghe a li pjére, nu mbóte mòve nu passe. "quando lo afferrano i crampi al piede non può muovere un passo". rangiata s.f. "aranciata". rangóre s.m. "rancore". ràngule s.m. "affanno, desiderio di mangiare qualcosa, languore di stomaco, rangola": agghi fatte tutte re córse e mmó ca sònghe arruváte a li quatte candune tènghe lu ràngule. "ho fatto tutto di corsa e ora che sono arrivato ai quattro cantoni tengo l'affanno". rangutánghe s.m. "orango". rannárse v.rifl. "dannarsi": si vóle cambá alluónghe n'accórre rannárse l'àneme pe ccèrte fessaríje. "se vuole vivere a lungo non occorre dannarsi l'anima per certe fesserie". ranneggiá v.tr. "danneggiare": auànne la sìccete ranégge lu raccòvete, pó vire. "quest'anno la siccità danneggia il raccolto, poi vedi". raparte avv. "in disparte": a re ffjéste ra bballe Menecúcce stá sèmbe raparte. "alle feste da ballo Domenica sta sempre in disparte". rape salvagge s.f. "buon Enrico". rapjére avv. "dappiè": musére nu nde ne jénne a ccàsete, ce putime arrangiá, te cùleche rapjére a lu ljétte. "stasera non te ne andare a casa tua, ci possiamo arrangiare, ti corichi dappiè al letto". rappurtá v.tr. "rapportare": nu nde pòzze rice njénde ca sùbbete lu vaje a rappurtá a ccàsete. "non ti posso dire niente che subito lo vai a rapportare a casa tua". rappuse agg. "aspro"; f. rappóse. raquanne cong. "dacché": raquanne sònghe partute pe l'Àmèreche nunn'ànne ścritte manghe na léttere. "dacché sono partiti per l'America non hanno scritto neanche una lettera". rarángete s.m. "di rancido": sti maccarúne vjénene rarángete e r'àja jttá. "questi maccheroni vengono di rancido e li devi buttare". rarecá v.intr. "radicare": sònghe abbetúdene rarecáte e nun re puó ṡdrarecá. "sono abitudini radicate e non le puoi sradicare"-. ràreche s.f. "radice". raretóre s.f. "raschiatoio (strumento del forno)". rarinde loc.avv. "all'interno". rarse accanósce v.intr. "darsi a conoscere"; -ra fá v.intr. "arrabbattarsi": se rá ra fá pe uaragná còcche ssòlete. "si dà da fare per guadagnare qualche soldo". rasá v.tr. "radere": a qquissu uagliungjédde àja rasá tutte li capidde pecché téne li perucchie. "a codesto ragazzino devi radere tutti i capelli perché tiene i pidocchi". rasatèrre agg. "rasente il terreno". raścá v.tr. "grattare, raschiare": nu nde raścá cu l'ógne ca te faje ascí lu sanghe sóp'a lu vrazze. "non ti grattare con le unghia che ti fai uscire il sangue sul braccio". raścaàtte s.m. "agrifoglio, Rasca Gatti (contrada sulla strada per Santa Maria del Bosco, salendo verso la montagna)". raśche s.m. "scaracchio": attjénde ddà, nu mmettènne lu pére ca pe ndèrre ce stá nu raśche. "attento là, non mettere il piede che per terra c'è uno scaracchio". raśchìjá v.intr. "scaracchiare": ché vvreògne! Andó stá stá se métte a raśchìjá, face pròpje śchife. "che vergogna! Dove sta sta si mette a scaracchiare, fa proprio schifo". ràsele s.m.pl. "vari filari di viti separati da un viottolo". rasópe avv. "disopra": va vire rasópe nd'a l'ata stanże si ce stá la còppela míje. "vai a vedere disopra nell'altra stanza se ci sta il mio berretto". rasótte avv. "disotto": ljévete rasótte ca càrene re presótte. "togliti disotto che cadono i prosciutti". raspe s.f. "raspa (arnese del falegname)". raspènde p.p. "allappato": cu re ssòrve jé rumaste la lénghe raspènde. "con le sorbe è rimasta la lingua allappata". raspine s.m. "seghetto". rassemegliá v.intr. "rassomigliare" rasseméglie telèccquále a lu pàtre nu nde puó ṡbagliá. "rassomiglia uguale al padre non ti puoi sbagliare". rasserená v.tr. "rasserenare": Ngíngile s'adda rasserená, re ccóse cúme sònghe jute, sònghe jute bbóne. "Cecilia si deve rasserenare le cose come sono andate, sono andate bene". rasteddá v.tr. "rastrellare": àja rasteddá tutte quiddu ffjéne, accussì se pulizze la tèrre. "devi rastrellare tutto quel fieno, così si pulisce il terreno". rasteddìjá v.tr. "raspare (del cavallo)": stu cavadde cúm’jésce ra la stadde se métte a rasteddìjá. "questo cavallo come esce dalla stalla si mette a raspare". rastegljére s.f. "rastrelliera": la rastegljére l'àja métte a n'autézze ca re bbèstje ce puónne arruvá. "la rastrelliera la devi mettere ad un'altezza che le bestie ci possono arrivare". rastjédde s.m. "rastrello": craje purtáteve li rastjédde ca ce sjérvene tutta la jurnate. "domani portatevi i rastrelli che ci servono tutta la giornata". rasule s.m. "rasoio (arnese del barbiere)". ratamòbbele s.f. "automobile". ratavjédde s.m. "tirabrace (strumento del forno)". rate s.f. "data": me sèrve la rate re nàscete re Nanníne, tu la saje? Se no agghia fá na ścappàte a la case, pe l'addummanná. "mi serve la data di nascita di Anna, tu la sai? Altrimenti devo fare una scappata a casa sua per domandargliela". ratiglie s.f. "graticola". ratine s.m. "aratro di legno più piccolo". rattacápe s.m. "grattacapo": nu nde pegliànne mbégne cu nesciune ca sònghe sule rattacápe. "non prendere impegni con nessuno che sono solo grattacapi". rattacáse s.f. "grattugia": ramme la rattacáse ca vòglie ggrattá ru furmagge. "dammi la grattugia che voglio grattugiare il formaggio". rattigne s.m. "donnaiolo". ratuórne avv. "dattorno": ljévete ratuórne nun me scucciá. "togliti dattorno non mi scocciare". ravajuóle s.m. "raviolo (pasta alimentare)". razzjére s.m. "daziere". ràzzje s.m. "dazio". razzime s.f. "razzaccia". razzjuná v.tr. "razionare". razzucínje s.m. "raziocinio": Ndònje nu ndéne pe nnjénde razzucínje, vóle avé sèmbe raggiòne. "Antonio non tiene per niente raziocinio, vuole avere sempre ragione". re s.f. "erre" rèaggí v.intr. "reagire": cummà, àja rèaggí a lu rulóre, la vite jé fatte accussì, avima tutte murí. "comare, devi reagire al dolore, la vita è fatta così, dobbiamo morire tutti". rebbassá v.tr. "ribassare": nun vuónne rebbassá li prèzze nóne e nnóne, re quistu passe chisà andó jame a funí. "non vogliono ribassare i prezzi no e no, di questo passo chissà dove andiamo a finire". rebbassárse v.fig. "abbassarsi, umiliarsi": nun la chiamanne a Ccungètte, ca nu nge véne, se rebbasse cu nnuje. "non la chiamare a Concetta che non ci viene, si abbassa con noi". rebbatte v.tr. "dibattere". rebbattúte s.m. "sottopunto". rébbele agg. "debole": Mengúcce à ttenute la fréve e stá assàje rébbele. "Domenico ha tenuto la febbre e sta molto debole". rebbelézze s.f. "debolezza": n'agghi mangiate njénde e ttènghe na rebbelézze ca nu nge véche. "non ho mangiato niente e tengo una debolezza che non ci vedo". rebbellá v.tr. "ribellare". rèbbete s.m. "debito"; pl. rjébbete. rebbetóre s.m. "debitore": me sì rebbetóre re na vìsete. "mi sei debitore di una visita". rebbjélle s.m. "frastuono, ribellione": nd'a lu viche re sótte ce stéve nu rebbjélle, sacce ché jé succjésse, agghia addummanná. "nel vicolo di sotto ci stava un frastuono, non so che è successo, devo chiedere". pe na cóse ra njénde jé succjésse nu rebbjélle. "per una cosa da niente è successa una ribellione". rebbusciáte agg. "debosciato": stá sèmbe jttàte nd'a na candine jé revendáte nu rebbusciáte. "sta sempre buttato in una cantina è diventato un debosciato". recanósce v.tr. "riconoscere"; p.p. recanusciúte. recanuscènde agg. "riconoscente." recápete s.m. "recapito": Reméte jé partute e nun mm'à lassate nesciune recápete. "Ermete è partito e non mi ha lasciato nessun recapito". recarúte s.f. "ricaduta": auànne sònghe state ammalamènde agghia avute pure la recarúte e nun me pòzze remétte. "quest'anno sono stato male ho avuto anche la ricaduta e non mi posso rimettere". recchióne agg. "omosessuale". recefrá v.tr. "decifrare": pe recefrá ssu ścritte ce vóle tjémbe e pacjénże. "per decifrare codesto scritto ci vuole tempo e pazienza". recèmbre s.m. "dicembre". rèceme s.f. "decima": appríme a Ppanne se pahave la rèceme a la chjésje. "prima a Ppanni si pagava la decima alla chiesa". recènde agg. "decente": mìttete na vèste recènde pe gghí a la mésse. "mettiti un vestito decente per andare a messa". recennóve agg.n.card. "diciannove". receròtte agg.n.card. "diciotto". recéśche agg. "grecese"; pl. reciśche. "abitanti di Greci". recesjóne s.f. "decisione": quá nu nge puó cchiù stá, vire re pegliá na recesjóne, ca jé arruváte pròpje lu mumènde juste. "qua non ci puoi stare più, vedi di prendere una decisione, che è arrivato proprio il momento giusto". recessètte agg.n.card. "diciassette". recéve v.tr. "ricevere". rechianá v.tr. "stancare". rechiará v.tr. "dichiarare": nu nże vóle rechiará ma véne ògne ssére a truvá a ffìglime. "non si vuole dichiarare ma viene ogni sera a trovare mia figlia". rechine agg. "ripieno": óje m'agghie cunżuláte a mmangiá ra zíjme Annúcce, m'à preparáte pupàjne rechine. "oggi mi sono consolato a mangiare da mia zia Anna, mi ha preparato peperoni ripieni"; f. rechjéne. recjétte s.m. "asilo, ricetto": Carlù, nu ndènne recjétte a ppersune ca nu nganusce, ca te puó truvá mmjézze a li uaje. "Carlo, non dare asilo a persone che non conosci, che ti puoi trovare in mezzo ai guai". recíne s.f. "decina". recíre v.tr. "decidere": na vòte e bbóne t'àja recíre, o sì o no. "una volta e buona ti devi decidere, o si o no"; p.p. recíse. recíve s.m. "ricevuta": si ce raje li sòlete fatte lassá lu recíve. "se ci dai i soldi fatti lasciare la ricevuta". recòre s.m. "decoro": à ssapute mandené lu recòre re la famiglie sènża macchie nżìne a la mòrte. "ha saputo mantenere il decoro della famiglia senza macchia fino alla morte". recórre v.intr. "ricorrere": la vite jé triste, sóra míje, quanne àje bbesuógne nunn'àje a chi recórre, ménu male ca tjéne còccóse ra parte. "la vita è triste, sorella mia, quando hai bisogno non hai a chi ricorrere, meno male che tieni qualcosa da parte". recòte v.tr. "coltivare granturco"; -la vigne a mmagge v.tr. "ricoltivare la vigna a maggio". recòtte s.m. "decotto": pe te fá passá la tósse prepárete nu recòtte cu ffiure re malve, uórje e fiche sécche tagliate. "per farti passare la tosse preparati un decotto con le malve, orzo e fichi secchi tagliati". recrjá v.tr. "ricreare". recríje s.m. "ricrìo": jéva nu recríje quanne ògne ggiuverì e ssàbbete nżjéme a papanònne Mengúcce me ne jéve a lu cìneme vucine a la Nunżjàte. "era un ricrìo quando ogni giovedì e sabato insieme a nonno Domenico me ne andavo al cinema vicino all'Annunziata". recultòre s.m. "agricoltore". recultúre s.f. "agricoltura": a Ppanne, cu la megrazzióne re li ggiúvene la recultúre jé sscése a zzére. "a Panni, con l'emigrazione dei giovani l'agricoltura è scesa a zero". recumbenżá v.tr. "ricompensare": cúme te pòzze recumbenżá pe lu favóre ca m'àje fatte?. "come ti posso ricompensare per il favore che mi hai fatto?". recuperárse, nu mbutév.rifl. "districarsi": cu tutte quidde cuócce mmane nu nże putéve recuperá. "con tutti quei cocci in mano non si districava". recurrènże s.f. "decorrenza". recuttáre s.m. "ricottaio". recuttèdde s.f. "ricottina": Paulí, cúm'è ca stammatíne m'àje purtate sule na recuttèdde?. "Paola, com'è che stamattina mi hai portato solo una ricottina?". recuverá v.tr. "ricoverare": ajérematíne ànne recuveráte a Ppèppe a l'uspetále, stéve pròpje ammalamènde. "ieri mattina hanno ricoverato a Giuseppe all'ospedale, stava proprio malamente". refecjénde agg. "deficiente": a qquidde nun l'àja rá aurènżje pecché jé refecjénde. "a quello non gli devi dar retta perché è deficiente". refená v.tr. "non trovare pace". refenetíve agg. "definitivo": s'adda pegliá na recesjóne refenetíve. "si deve prendere una decisione definitiva". refení v.tr. "definire"; p.p. refenúte. refènne v.tr. "difendere": te vulésse fá veré cúme refènne la sóre, nun vóle capí raggióne. "ti vorrei far vedere come difende la sorella, non vuole capire ragione". refenżóre s.m. "difensore": l'ahucáte refenżóre jé re Bbuvíne. "l'avvocato difensore è di Bovino". refése s.f. "difesa": a la case téne nu fecíle pe rrefése persunále. "a casa tiene un fucile per difesa personale". refètte s.m. "difetto"; pl. refjétte. refettúse agg. "difettoso": stu chiavíne p'aprí la pòrte jé refettúse, l'àja fá veré a lu ferrare. "questa chiavetta per aprire la porta è difettosa, la devi far vedere al fabbro"; f. refettóse. reffecultà s.f. "difficoltà": se tróve pròpje nd'a ggròsse reffecultà, agghia veré cúme lu pòzze ajutá. "si trova proprio in grosse difficoltà, devo vedere come lo posso aiutare". refferá v.intr. "diffidare": àja refferá re tutte, pjénżece bbuóne prime re te mòve. "devi diffidare di tutti, pensaci bene prima di muoverti". reffícele agg. "difficile". reffónne v.tr. "diffondere"; p.p. reffuse: la gramégne s'éja reffuse pe tutte la tèrre. "la gramigna si è diffusa per tutto il terreno". refjatá v.intr. "respirare". refícje s.m. "edificio": cummà, lu refícje śculásteche l'ànne fatte andó stéve appríme lu cambe spurtive e ànne abbandunáte re ścule vècchie ca stévene dammónde. "comare, l'edificio scolastico l'hanno fatto dove stava prima il campo sportivo e hanno abbandonato le scuole vecchie che stavano là sopra". refónne v.tr. "rifondere": mà, àja refónne l'acite nd'a la fesine re li pupajne, se no l'àja jttá. "mamma, devi rifondere l'aceto nella giara dei peperoni, altrimenti li devi buttare". refreddá v.tr. "raffreddare"; p.p. refreddáte: l'àrje s'éja refreddáte ròppe ddu rellúvje r'acque. "l'aria si è raffreddata dopo quel diluvio di pioggia". refreggèrje s.m. "refrigerio": Vecié, óje à ffatte càure assàje te ne vuó mení cu mmé a l'Arjédde pe truvá na nżénghe re refreggèrje?. "Vincenzo, oggi ha fatto molto caldo te ne vuoi venire con me all'Ariella per trovare un pò di refrigerio?". refreścá v.tr. "rinfrescare": a la mbróje re quidd'àrbele s'assettárene pe refreścárse. "all'ombra di quell'albero si sedettero per rinfrescarsi". refreścáta, a la- loc.avv. "al tramonto". refreścáte s.f. "rinfrescata": ròppe tanda sìccete ce vuléve na refreścáte. "dopo tanta siccità ci voleva una rinfrescata". refreścatóre s.f. "con il fresco di temperatura". refrónde avv. "di fronte": zíjme àbbete a la case refrónde, valle a ttruvá, ave piacére re te veré. "mia zia abita alla casa di fronte, valla a trovare, ha piacere di vederti". refúgge s.m. "rifugio". refuggiárse v.rifl. "rifugiarsi". refuháte loc.avv. "di botto". refurní v.tr. "rifornire": prime c'accummènże la vernate, t'àja refurní re ògne ccóse, pecché se véne na néva nu mbuó ascí. "prima di incominciare l'invernata, ti devi rifornire di ogni cosa, perché se arriva la neve non puoi uscire". reggemènde s.m. "reggimento": Maríje téne nu reggemènde re sóre una cchiù bbèlle re n'ata. "Maria tiene un reggimento di sorelle una più bella dell'altra". reggestióne s.f. "digestione": nun me facènne arraggiá se no fazze na mala reggestióne. "non mi fare arrabbiare altrimenti faccio una brutta digestione". reggíne s.f. "regina": la fémmene jé la reggíne re la case. "la donna è la regina della casa". reggióle s.f. "mattonella". reggióne s.f. "regione": uaglió ru ssaje ca la reggióne nòste jé la Puglie?. "ragazzo lo sai che la nostra regione è la Puglia?". reggiunále agg. "regionale". réglie s.f. "mandria, ammasso, cumulo": stéve na réglie re préte e dduje passe ra la massaríje, chiane chiane re luvaje tutte quande. "stava un cumulo di pietre a due passi dalla masseria, piano piano le tolsi tutte quante". regliuttá v.intr. "ruttare": uaglió, ave mó ave ca staje regliuttánne la vuó funí o no? Ce vóle pure nu póche re crianże!. "ragazzo, da molto tempo che stai ruttando la vuoi finire o no? Ci vuole anche un po‟ di creanza!". regliutte s.m. "rutto". regná v.intr. "degnare, regnare": nu nż'éja regnate re ce mení a truvá alluméne na vòte. "non si degnato di venirci a trovare almeno una volta"; agnúne re nuje adda regná a ccasa sója. "ognuno di noi deve regnare a casa sua". régne agg. "degno"; régne, nunn'éjaloc.avv. "indegno": né manghe régne r'avé lu salute nuóste. "è indegno di avere il saluto nostro". réhule s.f. "regola". relambá v.intr. "lampeggiare": musére, pròpje nu la funísce re relambá. "stasera, proprio non la finisce di lampeggiare". relecáte agg. "delicato". relecatézze s.f. "delicatezza". rèleche s.f. "delega": si n'éja jute a l'Àmèreche e m'à lassate la rèleche pe pegliá la penżjóne. "se n'è andata in America e mi ha lasciato la delega per prendere la pensione". releggènde agg. "diligente": sònghe jute addummanná a lu majéste re fìglime e m'à dditte ca jé assàje releggènde. "sono andato a chiedere al maestro di mio figlio e mi ha detto che è molto diligente". releggióne s.f. "religione": tatà míje jé muórte cu lu cunfòrte re la releggióne. "il mio papà è morto con il conforto della religione". relenguènde agg. "delinquente": lu ścànżene tutte pecché sanne ca jé nu relenguènde. "lo scansano tutti quanti perché sanno che è un delinquente". relerá v.intr. "delirare". relettánde s.m. "dilettante". relètte agg. "diletto": nu lu tuccánne ca jé l'amiche míje relètte. "non lo toccare che è l'amico mio diletto". relezziúse agg. "delizioso": re state l'Arjédde jé lu pòste cchiù relezziúse ca tenime a Ppanne. "d'estate l'Ariella è il posto più delizioso che teniamo a Panni". relígge v.tr. "dirigere": nu nże n'adda ìre pecché ce stanne numunne re lavure ra religge. "non se ne deve andare perché ci stanno molti lavori da dirigere". relìzzje s.f."delizia": mangiá nu bbèllu piatte accúleme re cecatjédde, pe mmé jé na relìzzje. "mangiare un bel piatto colmo di cavatelli, per me è una delizia". rellúvje s.m. "diluvio": fóre c'éja state nu rellúvje nu nże veréve né ccjéle né ttèrre. "in campagna c'è stato un diluvio non si vedeva né cielo e né terra". relusjóne s.f. "delusione". rembuccá v.tr. "rimboccare". rembumbá v.intr. "rimbombare": la case rembumbáve quanne sparávene li fuóche mmjézze a lu chiane. "la casa rimbombava quando sparavano i fuochi in mezzo al piano". rembursá v.tr. "rimborsare". remená v.tr. "dimenare": quanne vire ca ssu cane si métte a remená la córe, àja capí ca stá cundènde. "quando vedi che codesto cane si mette a dimenare la coda, devi capire che sta contento". remétte v.tr. "dimettere"; p.p. remisse: cumbà, cúme s'avésse sendute ca se sònghe remisse ruje cunżegliére. "compare, come se avessi sentito che si sono dimessi due consiglieri". remíte s.m. "eremita": le piace a staresínne sule, sule cúm'a nu remite. "gli piace a starsene solo solo, come a un eremita". remmáteche s.f. "grammatica": àje sturjàte la remmáteche? No. A chi aspjétte?. "hai studiato la grammatica? No. A chi aspetti?". remònje s.m. "demonio": alluccáve cúm'a nu remònje, Criste síje qquá. "gridava come a un demonio, Cristo sia qui". remòve v.tr. "rimuovere"; p.p.m. remuósse; f. remòsse. remustrá v.tr. "dimostrare": mó vóle remustrá l'amecìzzje, avéva penżá appríme. "ora vuole dimostrare l'amicizia, doveva pensare prima". renále s.m. "orinale". renáre s.m. "denaro". rendatúre s.f. "dentatura": ze Vetúcce téne numunne r'anne; ma téne la rendatúre angóre sane. "zio Vito tiene molti anni; ma tiene la dentatura ancora sana". rènde s.m. "dente, rebbio"; pl. rjénde; dim. renduzze; -pezzute s.m.pl. "denti canini"; -re nande s.m.pl "denti incisivi". rendére s.f. "dentiera": pe puté mangiá cúm'appríme s'éja fatte fá la rendére. "per poter mangiare come prima si è fatto fare la dentiera". rendiste s.m. "dentista": lu rendiste jé lu mjéreche ca face cchiù paùre a li cristjàne. "il dentista è il medico che fa più paura alle persone". rendracciá v.tr. "rintracciare". renduzzá v.tr. "rintuzzare": staje sèmbe a renduzzá, mó l'àja funí. "stai sempre a rintuzzare, ora la devi finire". réne s.f. "arena, sabbia": mó ca apprepáre lu caucenáre, àja métte ròje parte re réne e na parte re cemènde. "ora che prepari la malta, devi mettere due parti di sabbia e una parte di cemento"; dim. renèlle. rènne v.tr. "dare, rendere": nunn'àja rènne cunde a nnesciune re quédde ca faje abbaste ca tjéne la cusciénże a ppòste. "non devi rendere conto a nessuno di quello che fai, basta che tieni la coscienza a posto". rennehá v.tr. "rinnegare": Ggiuuánne si n'éja jute ra lu pajése, à rrenneháte tutte, parjénde, amice e cumbare. "Giovanni se ne è andato dal paese, ha rinnegato tutti, parenti, amici e compari". rennenèlle s.f. "rondine": jé ra numunne re staggiune ca nu nże vìrene cchiù rennenèlle. "è da molte stagioni che non si vedono più rondini". rennenóne s.m. "rondone"; pl. rennenúne. rènnete s.f. "rendita": la rènnete re la tèrre jé ścarse. "la rendita del terreno è scarsa". rennetóre s.f. "lattazione". renucchjá v.tr. "inginocchiare": nd'a la chjésje trasíje cu la lénghe pe ndèrre e ppó se renucchjàje sóp'a l'autare. "nella chiesa entrò con la lingua per terra e poi si inginocchiò sull'altare". renucchie s.m. "ginocchio"; f.pl. ddenócchie; -re réte s.m. "grassella". renunżjá v.tr. "denunziare": statte attjénde a ccúme parle ca m'uffjénne, lu tròppe jé tròppe te vache a renunżjá. "stai attento a come parli che mi offendi, il troppo è troppo ti vado a denunziare". renuse agg. "arenoso, renoso, sabbioso"; f. renóse: la tèrre a la Peścàre jé renóse. "il terreno alla Pescara è arenoso". renvangá v.tr. "rinvangare": nun renvangá lu passate, ścurdamacílle, penżàme a óje. Famme sènde, màmmete ché t'apprepáre pe mmangiá?. "non rinvangare il passato scordiamocelo, pensiamo a oggi. Fammi sentire, tua madre che prepara per mangiare?". rènże-rènże loc.avv. "orlo-orlo". rependènde s.m. "dipendente": Nanníne jé na rependènde re lu Cùmmune. "Anna è una dipendente del Comune". repènne v.intr. "dipendere": Neculíne jé rumaste sule e nun vóle repènne ra nesciune. "Nicola è rimasto solo e non vuole dipendere da nessuno". repenżá v.intr. "ripensare": pènże e repènże e nu nżacce s'agghi chiuse a ccase o no, agghia sule turná ndréte. "penso e ripenso e non so se ho chiuso a casa o no, devo solo tornare indietro". repéte v.tr. "ripetere": nu ciucce cúm'a quidde nun l'agghi maje viste mó jé la tèrza vóte ca repéte la quinda. "un asino come quello non l'ho mai visto, ora è la terza volta che ripete la quinta". repezzá v.tr. "rammendare, rattoppare": quédda puverèdde nu ndéne mèzze e ppasse re gghiurnáte sane a repezzá re bbèste. "quella poveretta non ha mezzi e passa le giornate intere a rattoppare i vestiti". repjézze s.m. "rammendo, rattoppo": ché ssònghe ssi repjézze a la unnèdde, nu nde mitte ścuórne r'ascí?. "che sono questi rammendi alla gonna, non ti vergogni di uscire?". repílle s.m. "piegolina". repóche loc.avv. "dappoco": jé n'óme repóche. "è un uomo dappoco". repuóse s.m. "riposo". repusá v.tr. "riposare". repusetá v.tr. "depositare": sti sòlete r'àja repusetà óje stésse a la pòste, se no te re funisce. "questi soldi li devi depositare oggi stesso alla posta, altrimenti te li finisci". requèsete, pe- loc. avv. "per comodità". rèquiamatèrne s.m.. "requiem aeternam". rére s.m. "erede". rerecá v.tr. "dedicare": s'éja rerecáte tutte a la famiglie. "si è dedicato tutto alla famiglia". rerembètte avv. "dirimpetto": ce lu ddiche éo, pecché àbbete rerembètte a nnuje. "glielo dico io, perché abita dirimpetto a noi". reretá s.f. "eredità": la case l'à avute pe reretà ra lu zíje ca jé muórte a Bbonżàgre. "la casa l'ha avuta per eredità dallo zio che è morto a Buenos Aires". reréte agg. "didietro": angóre adda funí re janghjá, jé rumaste ra fá lu reréte re la case. “ancora deve finire di imbiancare, è rimasto da fare il didietro della casa”. rerínde agg. "interno". rerítte agg. "destro, diritto": me face male lu vrazze rerítte sarrá ca sònghe tuzzate nnande a lu ndaglie. "mi fa male il braccio destro sarà che sono urtato davanti allo spigolo"; pe nun ppèrde tjémbe ce ne jémme rerítte, reritte ra zì Annúcce. "per non perdere tempo ce ne andammo diritto diritto, da zia Anna"; -rerítte e a la stòrte, a la- loc.avv. "diritto e rovescio (della stoffa)". resagge s.m. "disagio": me sènde a resagge nd’a sta setuazzjóne, ma mó stache a lu bballe e agghia sule abballá. “mi sento a disagio in questa situazione, ma ora sto al ballo e devo solo ballare”. resajuóle agg. "ridanciano"; f. resajóle. resastrúse agg. "disastroso"; f. resastróse: se tróve ngundezzióne pròpje resastróse, bbéne míje. "si trova in condizioni proprio disastrose, poveretto". resblènne v.intr. "risplendere": tande àja pulezzá ddi vitre ca ànna resblènne. "tanto devi pulire quei vetri che devono risplendere". rescendènde agg. e s.m. "discendente". resceplíne s.f. "disciplina". rescetá v.tr. "risvegliare, svegliare": uaglió, vire ca sònghe re ddjéce quanne te vuó rescetá?. "ragazzo, vedi che sono le dieci quando ti vuoi svegliare?". rescetárse v.rifl. "spigliarsi": Mecalíne, ra quannne stá ngità s’éja rescetate bbóne, fusse jute appríme!. "Michelina da quando sta in città si è spigliata, se fosse andata prima!". rescíbbele s.m. "discepolo": lu masterásce vucine case téne nd’a la putéha numunne re rescíbbele. "il falegname vicino casa tiene nella bottega molti discepoli". rescióle s.f. "grano tenero o calvello". reścòrdje s.f. "discordia": ndra quédde e ddòje famiglie ce stá sèmbe reścòrdje. "tra quelle due famiglie ci sta sempre discordia". reścúrse s.m. "discorso": l’ata sére ce jémme a ssènde lu reścúrse ca teníje lu sìnneche sóp’a li fjérre re la chjésje. "l‟altra sera andammo a sentirci il discorso che tenne il sindaco sui ferri della chiesa". reścussjóne s.f. "discussione": sóp’a qquidde e ddùje argumènde aprjémme na reścussjóne ca mandeníje alluónghe. "sopra a quei due argomenti aprimmo una discussione che durò a lungo". reścute v.tr. "discutere": se mettjérne a reścute cu ccalme e riascjérne a capí cúm’jérne jute li fatte. "si misero a discutere con calma e riuscirono a capire come erano andati i fatti". reścréte agg. "discreto". resedrá v.tr. "desiderare": figlie míje, nun resedrá quédde ca nu mbuó avé. "figlio mio, non desiderare quello che non puoi avere”. resegná v.tr. "disegnare": mìttete a resegná e ndanne funisce quanne àje fatte nu bbèlle resigne. "mettiti a disegnare e allora finisci quando hai fatto un bel disegno". resembegná v.tr. "disimpegnare". resendatíve agg. "ripreso in salute". resenderessá v.tr. "disinteressare": se resenderèsse re li figlie, vulésse sapé pecché l'à mmisse a lu munne. "si disinteressa dei figli, vorrei sapere perché li ha messi al mondo". resendí v.tr. "risentire"; p.p. resendúte. resenfettá v.tr. "disinfettare": quanne l'andice se ferévene a nu rite, pe se resenfettá mettévene sóp'a la ferite nu pappeciònne. "quando gli antichi si ferivano a un dito per disinfettare mettevano sulla ferita una ragnatela". reserènże s.f. "residenza": fratemecucíne Luiggìne téne la reserènże a Nnàpele. "mio cugino Luigi tiene la residenza a Napoli". reserèrje s.m. "desiderio". resèrte s.m. "deserto". resertóre s.m. "disertore". resfá v.tr. "disfare": fá e resfá jé tutte na fatía. "fare e disfare è tutto un lavoro". resgrazziáte agg. "disgraziato": óje jé nu juórne resgrazziáte nesciuna cóse me vá bbóna. "oggi è un giorno disgraziato nessuna cosa mi va bene". resgrázzje s.f. "disgrazia": a Luciétte la resgrazzje la córre apprjésse. "a Lucia la disgrazia le corre appresso". resgustá v.tr. "disgustare": nu nde sacce rice cúme me resgustàje quanne te verjétte re mangiá re lahanèdde cu lu sanghe re puórche. "non ti so dire come mi disgustai quando ti vidi mangiare le tagliatelle con il sangue di maiale". resigne s.m. "disegno": quisse nu nżònghe resigne ma sònghe cicchetuónne. "questi non sono disegni ma sono scarabocchi". resíje s.f. "eresia": quéste ca staje recènne jé pròpje na resíje. "questa che stai dicendo è proprio un'eresia". resípele s.f. "erisipela": Menuccèlle jé state tanda tjémbe cu la resipele, mó stá bbunarèdde. "Filomena è stata tanto tempo con l'erisipela, ora sta benino". resiste v.intr. "resistere": nun resestjétte cchiù a qquédde maleparóle e ścuppàje a cchiange. "non resistetti più a quelle parolacce e scoppiai a piangere". resòlve v.tr. "risolvere"; p.p. resuólte. respènże s.f. "dispensa". resperá v.intr. "disperare, respirare": ra parícchie tjémbe nunn'ave nutìzzje ra lu figlie e peqquésse jé resperáte. "da parecchio tempo non ha notizie dal figlio e per questo è disperato". respèttatévele agg. "rispettoso": jé na feglióle respèttatévele andó te vére vére te salute. "è una ragazza rispettosa dove ti vede vede ti saluta". respettúse agg. "dispettoso": Ndeniúcce jé respettúse face sèmbe lu cundràrje re quédde ca ce rice. "Antonio è dispettoso fa sempre il contrario di quello che gli dici". respiacé v.intr. "dispiacere": nu nd'àja respiacé si nun vènghe a ccàsete, ma stache mbecciate nżìne a li capidde. "non ti devi dispiacere se non vengo a casa tua, ma sto impicciato fino ai capelli". respiacére s.m. "dispiacere": a mmàmmete nunn'àja rá respiacére se no se sènde ammalamènde. "a tua madre non devi dare dispiacere altrimenti si sente malamente". respjétte s.m. "dispetto": face ògne ccóse a respjétte re lu frate. "fa ogni cosa a dispetto del fratello". respónne v.intr. "rispondere": Ngurnatè, àja respònne a qquédda léttere ca t'à ścritte Custànże se no s'uffènne. "Incoronata, devi rispondere a quella lettera che ti ha scritto Costanzo altrimenti si offende"; -a ttuóne, v.intr. "rispondere a tono". respòteche agg. "dispotico": jé nu respòteche, mare a chi ce stá vucine. "è un dispotico, povero a chi gli sta vicino". resprezzá v.tr. "disprezzare": pecché lu resprjézze accussì, lassa pèrde, craje quidde póte revendá jénnerete. "perché lo disprezzi così, lascia perdere, domani quello può diventare tuo genero". respuníbbele agg. "disponibile". respunżábbele agg. "responsabile". ressanguá v.tr. "dissanguare": me sònghe quase ressanguate pe pahá li rjébbete tuje. "mi sono quasi dissanguato per pagare i tuoi debiti". restá v.intr. "restare": ché bbrutta sòrte c'à avute la sóre re cajnáteme; nun le sònghe restate ca l'uócchie pe cchiange. "che brutta sorte che ha avuto la sorella di mio cognato, non le sono restati che gli occhi per piangere". restabblí v.tr. "ristabilire". restànże s.f. "distanza": ndra Panne e Ffògge ce stá na restànże re na cinguandíne re chilòmetre. "tra Panni e Foggia ci sta una distanza di una cinquantina di chilometri". restená v.tr. "destinare": ché vuó fá, Ddíje à rrestenáte accussì e s'adda fá la vulundà ssója. "che vuoi fare, Dio ha destinato così e si deve fare la sua volontà". restènne v.tr. "distendere"; p.p. restise. restenżjóne s.f. "distinzione": nun fazze restenżjóne ndra quistu criature e qquidde, sònghe tutte e dduje àneme re Ddíje. "non faccio distinzione tra questo bambino e quello, sono tutti e due anime di Dio". restèrze avv. "l'altro ieri ancora". restíve agg. "restìo": Aròlfe jé nu uaglióne restive a ubberí. "Adolfo è un ragazzo restìo a ubbidire". restócce s.f. "stoppia"; -appecciáte s.f. "fanfaluca". restocráteche agg. "aristocratico". restráhe v.tr. "distrarre"; p.p. restratte. restrazzióne s.f. "distrazione": te la vuó pegliá, ma nu nd'agghi salutate sule pe restrazzióne. "te la vuoi prendere, ma non ti ho salutato solo per distrazione". restrétte s.m. "distretto": àja ìre a lu restrétte meletáre pe reterá lu fuóglie matreculáre. "devi andare al distretto militare per ritirare il foglio matricolare". restrubbá v.tr. "disturbare": nu nde restrubbá a accumbaggnárme a la pòrte, canóśche la strare. "non ti disturbare ad accompagnarmi alla porta, conosco la strada". restrugge v.tr. "distruggere"; p.p. restrutte. restuccá v.tr. "ripassare maggese". resubblegá v.tr. "disobbligare": me sònghe resubblegáte cu Ndònje rànnece ruje litre r'uóglie e cinghe litre re vine. "mi sono disobbligato con Antonio dandoci due litri d'olio e cinque litri di vino". resuccupáte agg. "disoccupato": quabbasce, ra nuje ce stanne cchiù resuccupáte. "quaggiù da noi ci stanno più disoccupati". resunèste agg. "disonesto". resurjéndáte agg. "disorientato": mmjézze a tutta quédda ggènde se sendéve resurjéndáte. "in mezzo a tutta quella gente si sentiva disorientato". resvéglie s.f. "sveglia". réte avv. "dietro": àbbete a la parte re réte, a qquarte re fahúgne. "abita alla parte di dietro, a parte di favonio"; -pére loc.avv. "passo indietro"; -punde loc.avv. "punto indietro"; réte, re- loc.avv. "posteriore": la sacche re réte re li cauzune jé squarciate, mìttece ruje punde. "la tasca posteriore dei pantaloni è strappata, mettici due punti". rèteche agg. "eretico": Fònże nu nge vá maje nd'a na chjésje pecché jé rèteche. "Alfonso non ci va mai in chiesa perché è eretico". rétecòsce s.m. "girello". rétene s.f. "redine": mandjéne fòrte re rrétene se no lu cavadde te piglia la mane. "mantieni forte le redini altrimenti il cavallo ti prende la mano". retèrze avv. "avantieri": sacce óje cúme vóle èsse lu tjémbe ma retèrze pe ffóre s'appecciáve, me la verjétte ammalamènde. "non so oggi come vuole essere il tempo ma avantieri per la campagna si bruciava, me la vidi malamente". retine s.f. "gratella". retmèteche s.f. "aritmetica": Lenù, lu prubbléme re retmèteche ca à ddate la maéste óje jé bbuóne refficele. "Lina, il problema di aritmetica che ha dato la maestra oggi è molto difficile". retóne s.m. "pollice"; -re lu pére s.m. "àlluce". retrángule s.f. "imbraca (finimento del cavallo), straccale": mitte bbóne la retrangule, aùze la córe a lu cavadde. "metti bene l'imbraca, alza la coda del cavallo". rettàngule s.m. "rettangolo". rettate s.m. "dettato": Funżenèlle à ppegliate nu bbrutte vóte a lu rettate. "Alfonsina ha preso un brutto voto al dettato". rettatóre s.m. "dittatore": cummanne ttutte a bbacchètte cúm'a nu rettatóre. "comanda tutti a bacchetta come un dittatore". retuccá v.tr. "ritoccare":. retuórte agg. "ritorto": mammanònna Ggiuuanníne à ffatte na cupérte janghe a cruscé cu lu cuttóne retuórte. "nonna Giovanna ha fatto una coperta bianca a uncinetto con il cotone ritorto". returnjélle s.m. "ritornello". retuzze s.m. "mignolo". revane s.m. "divano": stéve còmmede assettáte sóp'a lu revane e me ścunferáve re m'auzá. "stavo comodo seduto sopra al divano e mi rincresceva di alzarmi". revéce s.f. "ripetersi del cadere della pioggia il giorno dopo". revendá nu mùzzeche v.tr. "impiccolire": pe la paùre r'abbuścá nu ścaffe jé revendáte nu mùzzeche. "per la paura di buscare uno schiaffo è impiccolito"; -russe v.tr. "arrossare": te vuó calmá? Nun vire ca quiss'uócchie sònghe revendáte russe a ffòrze re chiange?. "ti vuoi calmare? Non vedi che questi occhi sono arrossati a forza di piangere?"; f. -rósse; -sécche v.tr. "dimagrire": Maríje revendàje sécche ròppe na malatíje bbóna lònghe. "Maria dimagrì dopo una malattia molto lunga"; - sicche v.tr. "dimagrire"; -turde v.rifl. "rabbuiarsi": tutte re bbòtte jé revendáte turde nfacce. "tutto ad un tratto si è rabbuiato in faccia". reveríbbele agg. "rivedibile". revertemènde s.m. "divertimento": lu revertemènde me lu piglie jénne a jucá a ccarte a lu café. "il divertimento me lo prendo andando a giocare a carte al bar". revettá v.tr. "orlare". revètte s.m. "orlatura". revòrzje s.m. "divorzio": ròppe sètt'anne quidde e ddùje ànne cercate lu revòrzje. "dopo sette anni quei due hanno chiesto il divorzio". revóte agg. "devoto"; pl. revute: li pannise sònghe numunne revute a la Marònne re lu Vòśche. "i pannesi sono assai devoti alla Madonna del Bosco". revressecá v.tr. "agitare recipienti". revutá re ggurèdde v.intr. "gorgogliare dell'intestino". revuzzióne s.f. "devozione": "lu truvave sèmbe nd'a la chjésje pe revuzzióne o pe passá lu tjémbe?. "lo trovavo sempre nella chiesa, per devozione o per passare il tempo?". revví loc.avv. "eccole, eccoli". rézze s.f." rete"; dim. retine, rezzecèdde. rezzètte s.f. "ricetta": vatte fa fá la rezzètte ra lu mjéreche, ca li pìnnele sònghe funute. "vatti a far fare la ricetta dal medico, che le pillole sono finite". riabbéte s.m. "diabete": quanne tjéne lu riabbéte nu nde puó mangiá manghe nu rólece. "quando tieni il diabete non ti puoi mangiare neanche un dolce". rialá v.tr. "regalare": agghia rialá ròje ggaddine e nu pare re pecciungjédde a Ppaulúcce ca m'à ffatte nu piacére. "devo regalare due galline e un paio di piccioncini a Paolo che mi ha fatto un piacere". riale 1.agg. "reale"; 2.s.m. "regalo"; 3.s.f. "vaglio". rialètte s.m. "dialetto". rialezzá v.tr. "realizzare": chiane chiane àja rialezzá tutte li piane ca te sì pprefisse. "piano piano devi realizzare tutti i piani che ti sei prefisso". rialíje s.f. "mancia, regalìa": te lu fazze stu suvrìzzje ma m'àja rá la rialíje. "te lo faccio questo servizio ma mi devi dare la mancia". riassunde s.m. "riassunto": pe te mbará a ścrive, àja fá numunne re riassunde. "per imparare a scrivere, devi fare molti riassunti". riàvele s.m. "diavolo": asseméglie nu riàvele pe ffóre, abbatte lu munne. "assomiglia un diavolo per la campagna, abbatte il mondo"; dim. riavulìcchie. riavvecená v.tr. "ravvicinare": ròppe tand'anne r'alletetòrje, Mariúcce se sta riavvecenánne a la famiglie. "dopo tanti anni di litigio, Maria si sta ravvicinando alla famiglia". ricce agg. "riccio". ricche agg. "ricco": Lubbèrte jé bbóne ricche ca nu nżape manghe idde quanda sòlete téne. "Alberto è molto ricco che non sa neanche lui quanti soldi ha". rice v.tr. "dire"; p.p. ritte; ger. recènne; bbuscíje v.intr. "mentire": nu nżì capace re rice bbuscíje, frate míje, ma ògne ttande ce vuónne pe gghí nnande. "non sei capace di dire bugie, fratello mio, ma ogni tanto ci vogliono per andare avanti"; -male v.intr. "spettegolare". riínghimènde s.m. "rinterro": mó c'à ffunute re fá lu lavóre re riínghimènde si ne véne a lu pajése. "ora che ha finito di fare il lavoro di rinterro se ne viene al paese". riínghitíve agg. "riempitivo": jé nnùtele ca nżiste, éo nu nge vache a la féste re cumma Annúcce, n'agghia fá ra riínghitíve. "è inutile che insisti, io non ci vado alla festa della comare Anna, non devo fare da riempitivo". riítale s.m. "ditale": mammaránne tenéve nu riítale r'argjénde. "nonna teneva un ditale d'argento". rinde avv. "in, dentro, entro"; -state avv. "d'estate"; -vjérne avv. "d'inverno". rine s.m.pl. "reni": Marònna míje, cúme me fanne male li rine, sacce si jé lu tjémbe o ché jé. "Madonna mia, come mi fanno male i reni, non so se è il tempo o che è"; rine loc.avv. "lungo la schiena". ringhiange v.tr. "rimpiangere": nun ringhiange njénde, la vite cúme vá, vá bbóne, uratílle pe ccjénd'anne. "non rimpiangere niente, la vita come va, va bene, goditela per cento anni". rióle s.f. "portellino (parte della botte)". rire v.intr. "ridere"; p.p. rerute. riśche s.m. "disco": me piace re sènde ògne tande nu riśche r'òpere. "mi piace sentire ogni tanto un disco d'opera". rise s.f. "risata"; dim. resatèdde, resélle. rite s.m. "dito"; pl. ddéte. riulàre agg. "regolare": mettíteve l'àneme mbace ca jé tutte riulàre. "mettetevi l'anima in pace che è tutto regolare". riùne s.m. "digiuno": falle ìre a cculecá riùne accussì vére ché ssegnífeche uaragná nu stuózze re pane. "fallo andare a coricare digiuno così vede che significa guadagnare un tozzo di pane". rjéce agg.n.card. "dieci". rjécemile agg.n.card. "diecimila". rjénghie v.tr. "riempire". rjéste s.m. "resto": lu rjéste tjénatílle ca te piglie nu café. "il resto tienitelo che ti prendi un caffè". ròcchie s.f. "cespuglio, gruppetto". ròjne s.f. "coltello a due manici per incavare il legno, arnese per accorciare zoccoli agli equini". rólece agg. "dolce": quanne mitte ru zzùcchere nd'a ru ccafé nu nge ne mettènne numunne, pecché nun me piace tròppe rólece. "quando metti lo zucchero nel caffè, non ce ne mettere molto, perché non mi piace troppo dolce". ròlle s.m. "rotolo". rómbenóce s.m. "schiaccianoci". rómbe v.tr. "rompere"; p.p. rutte; f. rótte. rómbezzòlle s.m. "frangizolle". ron s.m. "don": àje lètte maste ron Ggesuálde?. "hai letto Mastro Don Gesualdo?". ròndèlle s.f. "rosetta": agghi misse na rondèlle a la cernjére re la pòrte accussì nu strusce cchiù pe ndèrre. "ho messo una rosetta alla cerniera della porta così non striscia più per terra". rónghe s.f. "roncola": quanne vjéne fóre nu nde ścurdá re purtá la rónghe pe tagliá re spine sóp'a lu lémmete. "quando vieni in campagna non ti dimenticare di portare la roncola per tagliare le spine sul limite". rònnele s.f. "donnola": na rònnele jé trasute nd'a lu addenáre e à accíse tutte re ggaddíne. "una donnola è entrata nel gallinaio e ha ammazzato tutte le galline". ròppe prep. "dopo": a la chjésje sime arruuate ròppe re vuje. "alla chiesa siamo arrivati dopo di voi"; ce verime ròppe a lu Castjédde, vucine a la ggabbíne. "ci vediamo dopo al Castello, vicino alla cabina". ròppemangiáte s.m. "dopopranzo". róppje s.f. "due soldi". ròrme v.intr. "dormire": ruórme, ruórme, tande stá pràtete ca fatíja pe tté. "dormi, dormi, tanto sta tuo padre che lavora per te"; p.p. rurmùte. rósa cacazzare s.f. "rosa canina"; squaquaracchiáte s.f. "rosa spampanata". ròsamaríne s.f. "rosmarino". róse s.f. "rosa"; pl. ruse; dim. rusídde. rósecasícce agg. e s.m. "tirchio": nu nge puó sfeccá na lire, jé nu rósecasícce, puó murí re fame ca nu nże ggire manghe attuórne. "non gli puoi estorcere una lira è un tirchio puoi morire di fame che non si gira neanche intorno". róte s.f. "dote, ruota": Marjètte, spusànnese, avíje ra lu patre na bbèlla róte. "Maria, sposandosi, ebbe dal padre una bella dote". róve s.f. "doga (parte della botte)". rré s.m. "re". rréhule, a- loc.avv. "in regola". rremóte, a lu- loc.avv. "a riparo (luogo)". rrice mangamjénde, pe nun- loc.avv. "per non sottovalutare". rrighe, a- loc.avv. "rigato". rrise s.m. "riso". rròbba nduócche s.f. "stoffa a metraggio". rròbbe s.f. "roba, stoffa"; dim. rubbecèlle. rròcchie, a- loc.avv. "a frotta": mmjézze a la chiazze li cristjàne stévene a rròcchie qquá e ddà. "in mezzo alla piazza le persone stavano a frotta qua e là". rrótterecuódde, aloc.avv. "a rompicollo": lu verjétte re córre capabbásce pe lu córse a rrótterecuódde. "lo vidi di correre in giù per il corso a rompicollo". rrucá v.tr. "educare": pe rrucá re ccriature ce vóle assàje pacjénże. "per educare i bambini ci vuole molta pazienza". rrucazzióne s.f. "educazione": quidde uagliune nu ndjénene pe nnjénde rrucazzióne. "quei ragazzi non tengono per niente educazione". rruje pjétte, a- loc.avv. "doppiopetto": jé cchiù còmmede nu cappòtte a rruje pjétte. "è più comodo un cappotto a doppiopetto". ruàgne s.f. "tutti i recipienti utili per la vendemmia". rubbacóre s.m. e f. "rubacuori": Ggiuuànne se crére nu rubbacóre, ścustáteve ca stá passanne!. "Giovanni si crede un rubacuori, scostatevi che sta passando!". rubbenètte s.m. "rubinetto". rubbetá v.intr. "dubitare": àja rubbetá re tutte, viste re ccóse cúme vanne. "devi dubitare di tutti, visto le cose come vanno". rùbbje s.m. "dubbio": sènża rùbbje t'àja rá ra fá. "senza dubbio ti devi dar da fare". rubbíne s.m. "rubino". rubbrecá v.tr. "seppellire". rucate s.m. "ducato": nun vvale nu rucate, làssele pèrde. "non vale un ducato, lascialo perdere". rucchèlle s.m. "rocchetto". rucchjá v.intr. "tubare": sjénde cúme stanne rucchjànne tutte ddi pecciune, tuórcece lu cuódde e mangiamacílle. "senti come stanno tubando tutti quei colombi, torcici il collo e mangiamoceli". ruche s.m. "duca": lu ruche re Bbuvine tenéve cendenáre r'èttere re tèrre. "il duca di Bovino teneva centinaia di ettari di terreno". rùchele s.f. "ruchetta": musére te fazze truvá na nżalate re rùchele e cepódde te vuó bbuóne addecrjá. "stasera ti faccio trovare un'insalata di ruchetta e cipolle ti vuoi ben ricreare". ruchésse s.f. "duchessa". rucle s.m. "lucro": nun face maje njénde sènża rucle. "non fa mai niente senza lucro". rùcula salvagge s.f. "barbarea". rucumènde s.m. "documento": quanne vaje fóre tèrre nu nde ścurdá lu rucumènde re ndennetà. "quando vai fuori paese non ti dimenticare il documento d'identità". ruèlle s.m. "duello". rugne s.f. "rogna": uaglió, sì ppròpje na rugne. "ragazzo, sei proprio una rogna". rugnóne s.m. "rognone"; pl. regnune. rugnunáte s.f. "rognonata". rugnuse agg. "rognoso". ruje agg.n.card. "due": famme fá ruje passe ca sònghe pròpje ngiuccarúte. "fammi fare due passi che sono proprio acciocchito"; f. ròje: sònghe ròje vóte ca te chiame. "sono due volte che ti chiamo". rujbbòtte s.m. "doppietta": luvì-luvì ca mó si ne véne cu lu rujbbòtte ché avìma fá? Nu nge rèste ca re ìre a ccacce. "eccolo-eccolo che ora se ne viene con la doppietta, che dobbiamo fare? Non ci resta che andare a caccia". rujcjénde agg.n.card. "duecento". rujmila agg.n.card. "duemila": cummà, nu mazze re spàrece l'agghi paháte rujmila lire. "comare, un mazzo di asparagi l'ho pagato duemila lire". rujpjézze s.m. "due pezzi". ruleciázze agg. "dolciastro": stu vine jé ruleciázze, jé nu vòtastòmmeche, vivatílle tu. "questo vino è dolciastro, è un voltastomaco, bevitelo tu". rulline s.m. "rollino". rulóre s.m. "dolore": nu mbòzze cchiù suppurtá stu rulóre a lu vrazze. "non posso più sopportare questo dolore al braccio"; pl. rulure; dim. rulurícchie. rulucézze s.f. "dolcezza": Cataríne jé nu tipe tìmmede e s'adda trattá cu rulecézze. "Caterina è un tipo timido e si deve trattare con dolcezza". rumá v.tr. "domare, ruminare": t'àja stá attjénde a quiddu cavadde pecché s'adda prime rumá bbuóne. "ti devi stare attento a quel cavallo perché si deve prima domare bene". rumande s.f. "domanda": pe ffá lu cungòrse àja manná la rumande ngarta ra bbólle. "per fare il concorso devi mandare la domanda in carta da bollo". rumane agg. "romano". rumanèlle s.f. "gronda": la rumanèlle jé spaccate àja sule chiamá lu frabbecatóre. "la gronda è spaccata devi solo chiamare il muratore". rumaní v.intr. "rimanere"; p.p. rumase, rumaste; -tassate v.intr. "ricevere una brutta notizia, sentirsi gelare il sangue"; rumaniresínne "rimanersene". rumànże s.m. "romanzo": mméce re sturjá se métte a llégge rumànże. "invece di studiare si mette a leggere romanzi". rumanżíne s.f. "ramanzina": lu majèste me féce na rumanżíne pe lu vitre rutte, pó apre e ścummuóglie sapíje ca jéva state Ggelardíne. "il maestro mi fece una ramanzina per il vetro rotto, poi apri e scopri seppe che era stata Gerardina". rumaste zite loc.avv. "zitella". rumecìlje s.m. "domicilio": cu la còsse rótte nu nde puó mòve? Fatte purtá tutte a rumecìlje. "con la gamba rotta non ti puoi muovere? Fatti portare tutto a domicilio". ruméneche s.f. "domenica": "Il giorno delle Ceneri le donne usavano appendere ai balconi un pupazzo con le sembianze femminili, vestito con abiti tradizionali, la famosa Quarantana. Sul corpo del pupazzo, formato da una patata, si infilavano sette penne di gallina da togliere ogni domenica, l'ultima la domenica di Pasqua. Con questo metodo si misurava la durata della Quaresima". rumèsteche agg. "domestico": se sèrvene re lu rumèsteche vendequattóre sóp'a vendequàtte, ché ffanne li sòlete!. "si servono del domestico ventiquattrore sopra a ventiquattro, che fanno i soldi!". rumma s.f. "rum". runá v.tr. "donare": a la cummarèdde, zìjme à rrunate nu laccettíne r'óre. "alla figlioccia, mia zia ha donato una catenina d'oro". runfechjá v.intr. "ronfare": la nòtte la passe a runfechjá ngundinuazzióne, mó mòrje la cape. "la notte la trascorre a ronfare in continuazione, mi fa male la testa". runfòrze s.m. "rinforzo": Mariù, àje avute paùre, musére nu nżì menute sóle , àje chiamate lu runfòrze. "Maria hai avuto paura, stasera non sei venuta da sola, hai chiamato il rinforzo". runfurzá v.tr. "rinforzare": lu mure ca jé rumaste alérte l'àja runfurzá cu ddòje pundélle. "il muro che è rimasto in piedi lo devi rinforzare con due puntelli". rungiglie s.m. "ronchetto". runnuvá v.tr. "rinnovare": tatà, rinde a trènd'anne, à runnuváte tutte la case ra sóp'a ssótte. "papà, in trent'anni ha rinnovato la casa da sopra a sotto". runżèlle s.f. "donzella". ruócchie 1.s.m. "rocchio"; 2.agg. "tarchiato". ruócele s.m. "rocchetto senza filo". ruóspe 1.s.m. "rospo": sule abbrérle li ruóspe, te fanne spavjénde. "solo a vederli i rospi, ti fanno spavento"; 2.agg. "non dirozzato": jé nu ruóspe se no nu nde parlave accussì. "è un non dirozzato altrimenti non ti parlava così"; f. ròspe. ruóte s.m. "teglia, tortiera": feglió, pe li ùnnece mìtte la pizze cu l'aréghene nd'a lu ruóte e puórtela a lu furne. "ragazza, per le undici metti la pizza con l'origano nella teglia e portala al forno"; dim. rutecjédde. ruótele s.m. "arnese di legno per girare il latte, 900 gr. (misura di peso)". rùppje agg. "doppio": ròppe ca s'éja śculate tutte quiddu vine ce vére rùppje. "dopo che si è scolato tutto quel vino ci vede doppio"; f. róppje. ruppióne s.m. "doppione": re quissu libbre tènghe nu ruppióne. "di questo libro ha un doppione". rùrece agg.n.card. "dodici". rurecèseme agg.n.ord. "dodicesimo". rurmeglióne s.m. "dormiglione": jé nu rurmeglióne, s'àuze sèmbe tarde a la matine. "è un dormiglione, si alza sempre tardi al mattino". rurmute s.f. "dormita": stanòtte, ròppe tanda nòtte ca n'agghi putute ròrme agghi fatte na bbèlla rurmute. "questa notte, dopo tante notti che non ho potuto dormire ho fatto una bella dormita". rurrupá v.intr. "dirupare": nu nde rurrupánne, apre l'uócchie ca qquá sònghe tutte vricce. "non ti dirupare, apri gli occhi che qui sono tutti sassi". rusàrje s.m. "rosario". rusce s.m. e f. "grugnito, scarto di carboni". rusciá v.intr. "grugnire": lu puórche à accumenżàte a rrusciá, prepàrece lu vavetóne. "il maiale ha incominciato a grugnire, preparaci il trogolo". ruśche re néva s.f. "spruzzata di neve"; dim. ruśchetèdde. rusecá v.tr. "rodere, rosicchiare": agghi truvate na ścòrce re case rusecáte, vuó veré ca ce stanne li sùrece?. "ho trovato una buccia di formaggio rosicchiata, vuoi vedere che ci stanno i topi?"; -chiuóve v.tr. "arrovellare": rusecáve chiuóve pe puté terá nnande ma nesciune rru sapéve. "si arrovellava per poter tirare avanti ma nessuno lo sapeva". rusecarèdde s.f. "cartilagine": a Lubbèrte le piace re ścruccá la rusecarèdde. "ad Alberto gli piace scroccare la cartilagine". rusecarjédde agg. "croccante": lu turróne jé rusecarjédde, ce vuónne li rjénde bbuóne. "il torrone è croccante, ci vogliono i denti buoni"; f. rusecarèdde. rusecárse nguórpe v.rifl. "rodersi". rusidde s.m. "bocciolo". rusòlje s.m. "rosolio". russá v.intr. "russare": a mmaríteme nu lu pòzze cchiù ssènde re russá, vá a funí ca m'agghia ssciórte. "a mio marito non lo posso sentire più di russare, va a finire che mi devo separare". russazze agg. "rossastro". russe agg. "rosso"; f. rósse; -malupìle s.m. "persona con capelli rossi"; -re l'uóve s.m. "tuorlo": mó ca faje la créme àja pegliá sule lu russe re l'uóve. "ora che fai la crema devi prendere solo il tuorlo"; russe s.m. "rossore eccessivo". russètte s.m. "rossetto": nepóteme Veròneche s'accummènże a mmétte lu russétte a lu musse, jé fatta gròsse e nun me ru ccrére. "mia nipote Veronica s'incomincia a mettere il rossetto alle labbra, è diventata grande e non me lo credo". russigne agg. "rossiccio". russóre s.m. "rossore". rusturánde s.m. "ristorante": me saje rice Lucì, appríme chi jéve a mmangiá a lu rusturánde, nesciune, re ffjéste si facévene nfamíglie. "mi sai dire Lucia, prima chi andava a mangiare al ristorante, nessuno, le feste si facevano in famiglia". rutábbele agg. "rotabile": cumbà Ggiuuà, sònghe quarand'anne ca ce manghe ra Panne, m'allecòrde la rutábbele pe la stanżjóne chjéna re vricce. "compare Giovanni, sono quarant'anni che ci manco da Panni, mi ricordo la rotabile per la stazione piena di ciottoli". rutèdde s.f. "rotula, girandola su un palo (fuochi d'artificio), tagliapasta". rutèlle s.f. "fusaiolo, rotella": jé spezzate la rutèlle re lu fuse e nun mbòzze felá. "è spezzato il fusaiolo del fuso e non posso filare"; Frangì, ché staje recènne, ché te manghe còcche rutèlle? Ru vuó capí ca nun bòzze fá njénde?. "Francesco, che stai dicendo, che ti manca qualche rotella? Lo vuoi capire che non posso fare niente?". ruvàje s.m. "roveto". ruve s.m. "rovo". ruvére s.m. "dovere": si respjéttene li diritte tuje, tu àja respettá li ruvére tuje. "se rispettano i tuoi diritti, tu devi rispettare i tuoi doveri". ruvutá v.tr. "rivoltare, rovistare": la nżalàte l'agghi cunżàte cu l'uóglie, l'acite e ru ssale, mó ruvuótele e ppòrtele a ttàvele. "l'insalata l'ho condita con l'olio, l'aceto e il sale, ora rivoltala e portala a tavola"; pe ttruvá lu martjédde àja ruvutá mmjézze a quiddi fjérre nd'a la cascètte. "per trovare il martello devi rovistare in mezzo a quei ferri nella cassetta"; -lu titte v.tr. scoperchiare il tetto. ruzze 1.s.m. "ruzzo": te piace lu ruzze, Runà, ma mó t'àja arreterá ca lu libbre t'aspètte. "ti piace il ruzzo, Donato, ma ora ti devi ritirare che il libro ti aspetta"; 2.s.f. "ruggine"; 3.agg. "rozzo". ruzzenále agg. "dozzinale": sta rròbbe jé ruzzenále, puó fá sule ròje mappine. "questa stoffa è dozzinale, puoi fare solo due strofinacci". ruzzjá v.intr. "giocare, ruzzare": mó jé lu tjémbe c'anna ruzzjá sti uagliune, làssele spenżerate nu l'alluccánne. "ora è il tempo che devono giocare questi ragazzi, lasciali spensierati, non li sgridare". ruzzine s.f. "dozzina": accátteme na ruzzine r'óve e ppuórtammílle, famme stu piacére, te uaragne l'àneme. "comprami una dozzina di uova e portamele, fammi questo piacere, ti guadagni l'anima". 180 abbe s.m. "persona ignorante". àbbete s.m. "sabato". acce loc.avv. "non so". acche 1.s.m. "sacco"; dim. sacchettúcce; 2.s.f. "tasca"; dim. saccucce; -r'ardíche s.m. "sacco di iuta"; re nderlíce s.m. "sacco di canapa". sacchetjédde s.m. "sacchetto". sacchètte s.f. "sacco"; dim.f. sacchettèdde. saccóne re frusce s.m. "saccone": a lu ljétte téne angóre lu saccóne re frusce, sacce quanne lu vóle luvá. "al letto tiene ancora il saccone, non so quando lo vuole togliere"; -re paglie s.m. "pagliericcio": fóre, ròrme sóp'a nu saccóne re paglie. "in campagna, dorme sul pagliericcio". saccungjédde s.m. "sacconcello": a ddu lettecjédde mìttece nu saccungjédde re frusce e arrange pe còcche gghiuórne. "a quel lettino mettici un sacconcello di cartocci e arrangi per qualche giorno". sacrate s.m. "sagrato". sacrelègge s.m. "sacrilegio". sacrestáne s.m. "sagrestano": quanne jéveme a la chjésje e la truváveme chjéna, li sacrestáne Ajtáne e Ggiuuanníne tande facévene ca ce truvávene nu pòste. "quando andavamo in chiesa e la trovavamo piena, i sagrestani Gaetano e Giovanna tanto facevano che ci trovavano un posto". sacrestíje s.f. "sagrestìa": si vaje truvanne lu prèute vire ca stá nd'a la sacrestíje. "se vai trovando il prete vedi che sta nella sagrestìa". sagge agg. "saggio": ze Vetúcce raccundáve tanda fattarjédde re li tjémbe passate e nu nde straccave maje re lu sènde, jéva nu vjécchie sagge. "zio Vito raccontava tanti fatterelli dei tempi passati e non ti stancavi mai di ascoltarlo, era un vecchio saggio". saggerá v.tr. "esagerare": rí li fatte cúme sònghe jute e nun saggerá. "dì i fatti come sono andati e non esagerare". sagramendá v.tr. "sacramentare": ggiurave e sagramendáve ca re tutte quédde ca jéva succjésse, idde nunn'avéve cólpe. "giurava e sacramentava che di tutto S quello che era successo, lui non aveva colpa". sagramènde s.m. "sacramento". sagre agg. "sacro": màmme e tate sònghe sagre pe mmé, uaje a chi re ttòcche. "mamma e papà sono sacri per me, guai a chi li tocca". sagrefecá v.tr. "sacrificare": màmme e tate se sònghe sagrefecáte pe tutta la vite, quanne avévene uré nunn'ànne urute. "mamma e papà si sono sacrificati per tutta la vita quando dovevano godere non hanno goduto". sagrefìcje s.m. "sacrificio": quanne faje sagrefìcje nesciune si n'accòrge, quanne staje bbuóne allóre tutte te mmírjene. "quando fai sacrifici nessuno se ne accorge, quando stai bene allora tutti ti invidiano". sagrusande agg. "sacrosanto": te stache recènne la sagrusànde veretà, si me vuó crére me crire e se no ti faje bbeneríce. "ti sto dicendo la sacrosanta verità, se mi vuoi credere mi credi altrimenti ti fai benedire". sajàteche s.f. "sciatica": la sajàteche m'à turmendáte pe tutte la vernate passate. "la sciatica mi ha tormentato per tutta la scorsa invernata". sajétte s.f. "saetta". sàjte s.m. "sidro". sajttére s.f.pl. "feritoie circolari". salacóne s.m. "salice inselvatichito"; pl. salacúne. Salacúne s.m. "Salaconi (contrada sulla strada di Fontana Armata)". salajuóle s.m. "addetto alla rivendita di sale e tabacchi"; f. salajóle. salamóre s.f. "salamoia": la salamóre mandéne alluónghe la carne re puórche. "la salamoia mantiene a lungo la carne di maiale". Sàlece s.m. "Salice (contrada sulla strada per Cervaro)". sàleche s.m. "salice"; pl. sàlece; -janghe s.m. "salice bianco". sàleme s.f. "salma, carico sul basto": a lu juórne re l'Assúnde nd'a la matenáte ce stá la precessjóne re re ssàleme, quande jé bbèlle a veré li cavadde càrreche re grègne re ggrane. "il giorno dell'Assunta nella mattinata ci sta la processione delle salme, quanto è bello vedere i cavalli carichi di biche di grano". salére s.f. "saliera": a ttàvele, quanne se mange s'adda métte pure la salére e nu nde ru facènne cchiù ddice. "a tavola, quando si mangia si deve mettere anche la saliera e non te lo fare dire più". salíte agg. "salato"; dim. salatjélle. salutá v.tr. "salutare": a mmàmme, l'àja salutá a zì Vetúcce ca jé anżjàne. "a mamma, lo devi salutare a zio Vito che è anziano". salute, a la- loc.avv. "prosit"; -, luloc.avv. "condoglianze": Marì, li cristjàne sònghe arruváte ra lu cambesánde? Agghia ìre a ddá lu salute. "Maria, le persone sono arrivate dal cimitero? Devo andare a dare le condoglianze". salvagge agg. "selvaggio, selvatico". salvaggènde s.m. "salvagente". salvareggíne s.f. "salveregina". salvjètte s.m. "tovagliolo": quanne mange, ògne ttande t'àja stujá lu musse cu lu salvjètte. "quando mangi, ogni tanto ti devi pulire la bocca con il tovagliolo". sàlvje salvagge s.f. "chenopodio". sambògne s.f. "zampogna". sambugnáre s.m. "zampognaro": appríme, a la matine re Natale, li sambugnáre, sunanne, jévene ggeranne case-case e ce mettévene tanda allegrézze. "prima, alla mattina di Natale, i zampognari, suonando, andavano girando di casa in casa e ci mettevano tanta allegria". sammená v.tr. "esaminare": li prufussúre l'ànne sammenáte e idde nunn'à respuóste njénde, jé pròpje nu ciucce. "i professori l'hanno esaminato e lui non ha risposto niente, è proprio un asino". sanapurcèlle s.m.pl. "castraporci": nu nż'aùse cchiù a ccrésce puórce ngase e sònghe ścumbarse pure li sanapurcèlle. "non si usa più crescere maiali in casa e sono scomparsi anche i castraporci". Sanda Maríje s.f. "Santa Maria (contrada sulla strada per la Fontana Vecchia); -re lu Vòśche s.f. "Santa Maria del Bosco (contrada al Convento)". sandahatése s.m. "santagatese"; pl. sandahatíse "abitanti di Sant'Agata". sandanecóle s.m. "coccinella": nun l'accerènne lu sandenecóle, falle abbulá. "non uccidere la coccinella, falla volare". sandarèdde s.f. "santerella": cu quédda facce ra sandarèdde chi vóle cummínge?. "con quella faccia da santarella chi vuole convincere?". sandarjédde s.m. "santino". sanddússe s.m. "sanctus": sònghe arruváte a la Mésse prime re lu sanddússe, crére ca me vale o no?. "sono arrivata alla Messa prima del sanctus, credo che mi vale o no?". sande agg. e s.m. "santo": mó ca te ne vaje a ccàsete, vòglie stá na nżénghe nżanda pace. "ora che te ne vai a casa tua, voglio stare un pò in santa pace"; f. sanda. sandefecá v.tr. "santificare". sandemeseríne agg. "sparuto". Sandu Marche s.m. "San Marco (contrada sulla strada per Crispignano)"; Pjétre s.m. "San Pietro (contrada sulla strada Panni-Scalo)"; -Vìte s.m. "San Vito (contrada al di sopra della contrada Santa Maria del Bosco)". Sand'Ulíje s.m. "Sant‟Elia (contrada sulla strada per Bovino sulla destra, dopo il Cimitero)". sanduàrje s.m. "santuario": nd'a quissi juórne agghia ìre a lu sanduàrje re San Ggelárde, nu nge sònghe maje jute. "in questi giorni devo andare al santuario di San Gerardo, non ci sono mai andata". sanduline s.f. "santonina". sanduócchie s.m. "santocchio": face lu sanduócchie ma chi lu canósce bbuóne sape re ché ppaste jé fatte. "fa il santocchio ma chi lo conosce bene sa di che pasta è fatto". sane agg. "vergine"; -e ssalve agg. "incolume": ascíje sane e ssalve ra quiddu ngerènde e rengraziàje la Marònne re lu Vòśche. "uscì incolume da quell‟incidente e ringraziò la Madonna del Bosco"; -sane agg. "intero": se mangiàje nu addúcce sane-sane, sènża rirme manghe ne vuó nu póche. "si mangiò un galletto intero, senza dirmi neanche ne vuoi un pò". sanghe s.m. "sangue". sangiuuánne s.m. "rapporto tra compari": sime sangiuuánne pecché agghi vattjàte lu figlie re Fulmenúcce. "abbiamo un rapporto tra compari perché ho battezzato il figlio di Filomena". sangíve s.f. "gengiva": agghi pegliate fridde e tande ca me fanne male re sangíve. "ho preso freddo e tanto che mi fanno male le gengive". sanguètte s.f. "sanguisuga". sangunácce s.m. "sanguinaccio": quanne acceríme lu puórche, fazze prepará appríme re lahanèdde cu lu sanghe e ppó lu sangunácce. "quando ammazziamo il maiale, faccio preparare prima le tagliatelle con il sangue e poi il sanguinaccio". sanże s.f. "sansa": a lu trappíte stéve nu mundóne re sanże anfìne a la làmmje. "al frantoio stava un mucchio di sansa fino alla volta". Sanżóne s.m. "Sansone". sapé v.tr. "sapere". sape fá tutte s.m. "factotum": lu cumbare vá cercanne une ca sape fá tutte pe ffóre andó idde. "il compare va cercando un factotum per la sua campagna". sapóre, nu ndéne- agg. "insapore": feglió, lu suche nu ndéne sapóre, l’àje misse ru ssale o no?. "ragazza, il sugo non ha sapore, l‟hai messo il sale o no?". sapríte agg. "saporito"; -re sale agg. "con troppo sale". sapunáre s.m. "saponaio". sapunètte s.m. "saponetta": mó ca vaje a la putéha accatte lu sapunètte ca jé funute. "ora che vai alla bottega compra la saponetta che è finita". sapute agg. "saccente"; dim. saputjélle. saputjélle s.m. "saputello": Lunà nun facènne lu saputjélle, éo sònghe nate prime re tè. "Leonardo non fare il saputello, io sono nato prima di te". saráche s.f. "salacca"; dim. sarachèdde. saramendá v.tr. "fare le fascine con i sarmenti". saramjénde s.m.pl. "sarmenti". sarapúdde s.m. "serpillo". sàrcene s.f. "fardello": chisà ché tténe nd’a la sàrcene. "chissà che tiene nel fardello; dim.f. sarcenèdde. sarcetjá v.tr. "sarchiare"; -la vigne a ggiugne v.tr. "sarchiare la vigna a giugno". sarchiapóne s.m. "persona grassa". sarde v.tr. "bruciare"; p.p. sardute. Sàrje s.m. "Sario (contrada sulla strada sotto la Fontana Nuova prima del Pisciolo)". sartulédde s.f. "sartina". sarturíje s.f. "sartoria": a quédda víje ca te riche éo, stá na bbóna sarturíje, va vire e ppó me saje addíce còccóse. "a quella strada che ti dico io, sta una buona sartoria, vai a vedere e poi mi sai dire qualcosa". satte agg. "esatto": re nfurmazzióne sònghe satte, avive raggióne tu e no éo. "le informazioni sono esatte, avevi ragione tu e non io"; -satte avv. "esattamente": rimme re ccóse satte-satte cúme stanne, accussì ròppe nun vache mbaccíje. "dimmi le cose esattamente come stanno, così dopo non vado impazzendo". satturíje s.f. "esattoria": peścràje agghia ìre a la satturíje atté ché ffile tróvarrágghie. "dopodomani devo andare all‟esattoria chissà che fila troverò". satuórne agg. "solingo". sausecchiare s.m. "salsicciaio". sausícchie s.m.sing. e pl. "salsiccia"; accr.sing. sausecchióne; pl. sausecchiúne. savóce s.m. "ebbio, sambuco". savujàrde s.m. "savoiardo": agghi fatte na pìzze rólece re savujàrde, jé bbóna piaciute a fratemecucíne Frangíśche ca s’éja alleccáte li bbaffe. "ho fatto una torta di savoiardi, è molto piaciuta a mio cugino Francesco che si è leccato i baffi". ṡbabbàcule 1.s.m. "persona con poco senno"; 2.agg. "sbadato": nun facènne lu ṡbabbàcule ca qquá re ccóse sònghe sèrje. "non fare lo sbadato che qui le cose sono serie". ṡbacelí re cape v.rifl. "distrarsi, scervellarsi": nu nde ṡbacelí re cape tròppe assàje, la vite ce l’avìma pegliá cúme véne, mó triste e mmó allégre. "non di scervellare molto, la vita la dobbiamo prendere come viene, ora triste e ora allegra". ṡbàcule s.m. "interstizio": nd’a li ṡbàcule ca stanne ndra na chianghe e l’ate culátece la catràmme. "negli interstizi che stanno tra un basolo e l‟altro colateci il catrame". ṡbagliá v.tr. "sbagliare": ṡbaglie lu prèute sóp’a l’autare nu mbòzze ṡbagliá éo?. "sbaglia il prete sull‟altare non posso sbagliare io?". ṡbahuttúne loc.avv. "senza meta". ṡbalanżá v.tr. "sbalzare". ṡbalanże s.m. "sbalzo". ṡbaljá v.tr. "perdere il ben dell‟intelletto, spargere, svagare in libertà". ṡbangá v.tr. "sbancare". ṡbarre s.f.pl. "assi del letto". ṡbattev.tr. "sbattere, sprimacciare": àje vòglie a ṡbatte la cape nnande a lu mure aramàje jé succjésse e nu mbuó turná ndréte. "hai voglia a sbattere la testa vicino al muro, ormai è successo e non puoi tornare indietro"; ṡbatte ssu cuscine quanne cchiù puóje ca jé bbuóne tuóste. "sprimaccia codesto cuscino quanto più puoi che è molto duro". ṡbattemáne, a - loc.avv. "scaldamani". ṡbattepánne s.m. "battipanni". ṡbattute re cuórpendèrre p.p. e agg. "atterrato". ṡbblícete agg. "esplicito": lu raggiunamènde ca faje jé ṡbbícete, ma tu famme penżá na nżénghe. "il ragionamento che fai è esplicito, ma tu fammi pensare un pò". ṡbelá v.tr. "svelare": nu nge recime njénde a quiddu ddà, ca jé fàcele a ṡbelá li secréte nuóste. "non gli diciamo niente a quello là, che è facile a svelare i nostri segreti". ṡbélete agg. "svelto". ṡbeletézze s.f. "sveltezza": dda feglióle, téne na ṡbeletézze, nun faje attjémbe a pparlá c’à ggià fatte lu suvrìzzje. "quella ragazza tiene una sveltezza, non fai in tempo a parlare che ha già fatto il servizio". ṡbeltí v.tr. "sveltire": s’adda ṡbeltí ssu uaglióne ca jé tròppe ścurnuse. "si deve sveltire questo ragazzo che è troppo timido”. ṡbendá v.tr. "sventare, far cambiare aria in una stanza". ṡbendure s.f. "sventura": la ṡbendure te póte caré nguódde quanne méne te l’aspjétte. "la sventura ti può cadere addosso quando meno te l‟aspetti". ṡbenemènde s.m. "svenimento". ṡbení v.intr. "svenire": ṡbeníje ra la paùre. "svenne dalla paura". ṡberrjá v.rifl. "sbrigliarsi": falle stá na nżénghe lìbbere a ffìglite si nun ṡberréje mó quanne l’adda fá?. "falla stare un po‟ libera a tua figlia, se non si sbriglia ora quando lo deve fare?" sbetá v.tr. "svitare". ṡbèteche agg. "bisbetico": jé pròpje ṡbèteche, mó rice na cóse e mmó n’ate, chi lu capisce jé bbrave. "è proprio bisbetico, ora dice una cosa e ora un‟altra, chi lo capisce è bravo". ṡbijá v.tr. "sviare": nun ṡbijá lu traścurse tande lu fatte lu sacce. "non sviare il dialogo tanto il fatto lo so". ṡblènne v.tr. "splendere". ṡblènnete agg. e s.m. "splendido": cu tutte li rjébbete ca téne face pure lu ṡblènnete, ma ché nu nże vá a gghittá!. "con tutti i debiti che tiene fa anche lo splendido, ma ché non va a buttarsi!". ṡbluccá v.tr. "sbloccare". ṡblusate agg. "blusante": puó stá cundènde, Annù la sarte t'à ffatte na bbèlla camecètte tutta ṡblusate. "puoi stare contenta, Anna la sarta ti ha fatto una bella camicetta tutta blusante". ṡbraccá v.tr. "attraversare": craje ca vaje a Ffògge, pe ṡbraccá re strare statte attjénde a re mmàchene. "domani che vai a Foggia, per attraversare le strade stai attento alle macchine". ṡbrafandaríje s.f. "smargiassata, spavalderia": vire vì, ché ṡbrafandaríje ca téne, sémbre nu Patratèrne e nu nżape ca sime nesciune. "vedi vedi che spavalderia che tiene, sembra un Padreterno e non sa che siamo nessuno". ṡbrafande 1.s.m. "smargiasso"; 2.agg. "spavaldo". ṡbrasciá v.tr. "sbraciare": papanó, ṡbrace ru ffuóche ca accussì sendime cchiù ccàure. "nonno, sbracia il fuoco che così sentiamo più caldo". ṡbruffjá v.tr. "sbruffare": rerènne à ṡbruffjàte tutte lu vine sóp'a lu mesale, jé lu bbèlle ca óje l'avéve misse pulite. "ridendo ha sbruffato tutto il vino sulla tovaglia, il bello è che oggi l'avevo messa pulita". ṡbruffóne agg. "spavaldo". ṡbruffunaríje s.f. "spavalderia". ṡbrugliá v.tr. "sbrogliare". ṡbuccá v.intr. "sboccare": ssu bbutteglióne jé chine chine, l’àja ṡbuccá na nżénghe, e ppó lu chiure cu lu turáccele. "codesto bottiglione è pieno pieno, lo devi sboccare un po‟ e poi lo chiudi col turacciolo". ṡbucciá v.tr. "bocciare": cummà l'àje sapute ca a lu figlie re Reccángele l'ànne ṡbucciate? Ca lu mannásse a cambjá re ppéquere!. "comare l'hai saputo che al figlio di Arcangelo l'hanno bocciato? Che lo mandasse a pascolare le pecore!" ṡbuffe, a - loc.avv. "a sbafo": à mmangiate a ṡṡbuffe, nunn'avéve cchiù ché si strafucá. "ha mangiato a sbafo, non aveva più che ingozzarsi". ṡbulacchjá v.intr. "svolazzare": uaglió, nun facènne ṡbulacchjá re ggaddine, se no si ne vanne pe re mmèrse re Sàrje e chi re vvá a ngappá?. "ragazzo, non far svolazzare le galline altrimenti se ne vanno per le discese di Sario e chi le va ad acchiappare?". ṡbulácchie 1.agg. "errabondo, insensato"; 2.s.m. "farfallone": jé nu ṡbulácchie nu nge puó ìre apprjésse. "è un farfallone non ci puoi andare appresso". ṡburdeglióne s.m. "pipistrello". ṡburrárse v.tr. "aprirsi con impeto del canale". ṡbursá v.tr. "sborsare": pe ffá arreterá la quaréle avía ṡbursá parícchie bbegliettúne. "per far ritirare la querela dovette sborsare parecchi bigliettoni". ṡbusceljàmjénde s.m. "diarrea". ṡbuttóne s.m. "spintone"; pl. ṡbuttúne. ṡbuttunjá v.tr. "spintonare": uaglió, nun ṡbuttunjá, aspjétte c'arrive lu turne tuje e ppó te faje nnande. "ragazzo, non spintonare, aspetta che arriva il tuo turno e poi ti fai avanti". ścacacce s.f. "diarrea". ścacatóre s.f. "ultimogenito": se vére ca sì la ścacatóre, sì lu cchiù vvasce re tutte li figli. "si vede che sei l‟ultimogenito, sei il più basso di tutti i figli". ścacazzá v.intr. "squacquerare": sóra míje, àja veré abbré ché àja rá a quissu criature ca vá ścacazzánne. "sorella mia, devi vedere che devi dare a codesto bambino che va squacquerando". ścacche s.m. "pomello arrossato"; dim. ścacchetjédde. ścacchìá v.intr. "arrossire". ścacchjá v.intr. "stroncare un ramo". ścacchjàte agg. "imberbe": ché vvá truvanne stu ścacchjàte, téne angóre ru llatte mmócche e se permétte r’auzá la vócia. "che va trovando questo imberbe, tiene ancora il latte in bocca e si permette di alzare la voce". ścacchiatjédde s.m. "infante". ścacchiatúre s.m. "stroncatura di un ramo". ścaffá v.tr. "mettere, schiaffare": jà fá sùbbete, ścaffe tutte quisse panne nd’a na sacchètte e vvá re gghjétte nd’a lu munezzáre. "su fai subito, metti tutta codesta biancheria in un sacco e vai a gettarla nel mondezzaio"; -nu ścaffóne v.tr. "mollare un ceffone". ścaffe s.m. "ceffone, schiaffo"; dim. ścaffecjédde; accr. ścaffóne; pl. ścaffúne; ścaffe, a lu- loc.avv. "schiaffo". ścaffjá v. "schiaffeggiare". ścaffóne s.m. "ceffone"; pl. ścaffune. ścaggiuná v.tr. "scagionare": à ffatte re tutte pe ścaggiuná a lu cumbagne ma nu ng’éja riasciute. "ha fatto di tutto per scagionare il compagno ma non ci è riuscito”. ścaglindá v.tr. "cuocere appena appena, riscaldare, scaldare": cúm’ jé bbèlle a uardá tutte quiddi vecchiarjédde assettáte sóp’a lu murètte ca se ścagljéndene a lu sóle. "com‟è bello guardare tutti quei vecchietti seduti sul muretto che si riscaldano al sole". ścaglindáte s.f. "scaldata". ścaglie s.f. "vigliolo": raccuógliele sse ścaglie e jéttacìlle nnande are ggaddine ca si re màngene. "raccogli codesti viglioli e gettaceli davanti alle galline che se li mangiano". ścagliètte s.f. "scagliola". ścagliuná v.tr. "scaglionare". ścagliuózze s.m. "frittella di farina di granturco". ścalandróne s.m. "spilungone": andó vá ddu ścalandróne? Cummà jé lu figlie r’Arcuméje, nu nde ne sì accòrte c’asseméglie a lu patre?. "dove va‟ quello spilungone? Comare è il figlio di Archimede, non te ne sei accorta che somiglia al padre?". ścale re la pòrte s.f. "soglia": uéje Marì, nu nde fermá sóp’a la ścale re la pòrte, trase ca te vòglie rice na cóse. "ehi Maria, non ti fermare sulla soglia, entra che ti voglio dire una cosa". ścalédde s.f.pl. "scaletta". ścalefá v.tr. "riscaldare". ścalefaljétte s.m. "scaldaletto": agghi preparáte lu ścalefaljétte pecché mómbrèste véne vjérne. "ho preparato lo scaldaletto perché ben presto arriva l‟inverno". ścalìnje re sóle s.m. "spiraglio di sole". ścamá v.intr. "belare, miagolare": sjénde cúme ścàmene quédde ppèquere, vuónne ìre a cambjá. "senti come belano quelle pecore, vogliono andare a pascolare"; stanòtte se sònghe misse a ścamá numunne re atte e nun m’ànne fatte ròrme. "stanotte si sono messi a miagolare molti gatti e non mi hanno fatto dormire". ścambá ròcchie v.tr. "tagliare cespugli". ścambanjá v.intr. "scampanare": óje fanne la fèste a San Ggelárde, jé arruváte la statua nóve, sjénde sjé cúme stanne ścambanjànne. "oggi fanno la festa a San Gerardo, è arrivata la statua nuova, senti senti come stanno scampanando”. ścambanjamjénde s.m. "scampanìo". ścambanjàte s.f. "scampanata": lu prèute à ffatte na bbèlla ścambanjàte, mó ce avima sule abbjá a la Mésse. "il prete ha fatto una bella scampanata, ora ci dobbiamo solo avviare alla Messa". ścambelacchióne s.m. "grossa contrarietà". ścàmbele s.m. "scampolo, contrarietà"; dim. ścambulícchie. ścambjá v.intr. "sbiadire, stingere": nu mmettènne quédda rròbbe a lu sóle, ca se no se ścàmbje. "non mettere quella stoffa al sole, altrimenti si sbiadisce". ścambuljá v.rifl. "arrangiare, guadagnucchiare": auànne cu la raccòvete re ru ggrane se ścambuléje, accundjéndete. "quest‟anno con la raccolta del grano si guadagnucchia, accontentati". ścame s.m. "belato, miagolio": cumbà, sènde nu ścame ra dabbasce, vuó veré ca sarrá quidd’àjne ca nu nż’éja arreteráte?. "compare, sento un belato da laggiù, vuoi vedere che sarà quell‟agnello che non si è ritirato?". ścammará v.tr. "mangiare di magro". ścammesárse v.rifl. "scamiciarsi": Runà, te sì tutte ścammesáte, ché te sure la lénga mmócche?. "Donato, ti sei tutto scamiciato, che ti suda la lingua in bocca?". ścamózze s.f. "scamorza": Tresì, ramme quatte ścamózze, mó vache re prèsscie, te re pàhe craje. "Teresa, dammi quattro scamorze. ora vado di fretta, te le pago domani". ścamurrá v.tr. "tagliare i capelli". ścamúzze s.m. "moccolo, ragazzo minuto". ścaná v.tr. "appanare": ścananne, ścananne saje quanda panèdde jéscene. "appanando, appanando sai quante pagnotte escono". ścanagliá v.tr. "indagare, scandagliare, scrutare": tande à ffatte, tande a dditte ca l’à ścanagliáte pe ssapé quédde ca vuléve sapé. "tanto ha fatto, tanto ha detto che lo ha scandagliato per sapere quello che voleva sapere". ścanaglie s.m. "scandaglio". ścanate s.f. "forma di pane crudo". ścandá v.tr. "spaventare"; p.p. ścandate. ścande s.m. "spavento". ścandumá v.tr. "spaventare"; p.p. ścandumáte. ścanduná v.tr. "scantonare": Angiulíne, cúme me vére, ścandóne, sacce ché vvá truvanne, vóle lu rjéste. "Angela, come mi vede, scantona, non so che va trovando, vuole il resto". ścange s.m. "scambio": facjémme nu ścange cu Carlìne éo ce rjétte na péquara e édde me rìje na crape. "facemmo uno scambio con Carla io le diedi una pecora e lei mi diede una capra"; ścange, peloc.avv. "per caso": éo l'agghi viste pe ścange mmjézze a la chiazze, se no nu nżapéve njénde ca jéve arruváte. "io l'ho visto per caso in mezzo alla piazza, altrimenti non sapevo niente che era arrivato". ścangellá v.tr. "cancellare". ścangiá v.tr. "scambiare": cajnate míje, stache sèmbe sóle, sònghe asciute na nżénghe pe ścangiá quatte paróle cu la vucine re case. "cognato mio, sto sempre sola, sono uscita un pò per scambiare quattro parole con la vicina di casa". ścanná v.tr. "sgozzare": statte secure ca l'àjne te lu ścanne vucine a tté, sì cundènde?. "stai sicuro che l'agnello te lo sgozzo vicino a te, sei contento?". ścannatúre s.m. "coltellaccio": p'accíre lu puórche mméce re quisse curtjédde m'àja rá lu ścannatúre. "per ammazzare il maiale invece di codesto coltello mi devi dare il coltellaccio". ścànnele s.m. "panca, scanno"; dim. ścannelètte. ścanneljá v.tr. "sgranellare": mó vènghe ra lu chiane, sònghe jute a ajutá a ssòreme a ścanneljá ru ggranerìnje. "ora vengo dal piano, sono andata ad aiutare mia sorella a sgranellare il granturco"; -re ccarne v.intr. "raccapricciare": quiddu film nu lu putjétte cchjiù veré, me facéve ścanneljá re ccarne. "quel film non lo potetti più vedere, mi faceva raccapricciare". ścanneljènde agg. "friabile": ssi bbeścótte sònghe ścanneljènde, ścuótete re muddíche ra nguódde. "codesti biscotti sono friabili, scuotiti le molliche di dosso". ścanósce v.tr. "disconoscere, sconoscere"; p.p. ścanusciúte. ścanżá v.tr. "scansare, schivare": a qquidde l'agghi ścanżate mmjézze a la chiazze, pe lu córse, abbasce a la tavèrne e ndó l'agghi truvate? A lu Castjédde. "a quello l'ho scansato in mezzo alla piazza, per il corso, giù alla taverna e dove l'ho trovato? Al Castello". ścanżafatíje s.m. "scansafatiche". ścanżíje s.f. "scansia". ścanżunáte agg. "scanzonato". ścapàrbje s.m. "persona irresponsabile". ścapezzá v.tr. "togliere la cavezza". ścapézzacuódde, aloc.avv. "a scavezzacollo": éo me truvave vucine a lu munumènde quanne verjétte re córre a ścapézzacuódde a ssòrete. "io mi trovavo vicino al monumento quando vidi correre a scavezzacollo tua sorella". ścapezzatóre s.f. "pisolino". ścapille s.m. "persona a capo scoperto". ścappe s.f. "schiappa": raccuóglie tutte quésse ścappe, mìttele nd'a na sacchètte ca musére r'appecciáme nd'a lu fucuríle. "raccogli tutte codeste schiappe, mettile nel sacco che stasera le bruciamo nel focolare". ścappune s.m.pl. "rigatoni (pasta alimentare)". ścapputtá v.tr. "scampare": me la ścapputtàje pe trènde e tréndune. "me la scampai per trenta e trentuno". ścapputtárse v.rifl. "salvarsi". ścapulá v.tr. "smettere di lavorare". ścapuzzá v.tr. "scapitozzare". ścapuzzjá v.intr. "dormicchiare, tentennare il capo". ścarajàzze s.m. "giaciglio, letto malfatto": quiddu puverjédde rurméve sóp'a nu ścarajàzze. "quel poveretto dormiva su di un giaciglio". ścaravugliá v.tr. "dipanare, sdipanare": ścaravugliáme la matasse re lane e ngaravugliáme la parànże. "dipaniamo la matassa di lana e ravvolgiamo il gomitolo". ścarazínżele s.m. "ragazzo cencioso". ścarcerá v.tr. "scarcerare": lu suógre re sòreme l'ànne ścarceráte l'atu juórne, cummà si lu verisse cúm’jé fatte!. "il suocero di mia sorella l'hanno scarcerato l'altro giorno, comare se lo vedessi come è fatto!". ścarciòffele s.f. "carlina, carciofo". ścardá v.tr. "scardassare". ścardaláne s.m. "scardassatore": quanne menéve lu ścardaláne andó Tresíne se mettéve jurnate sane a fatijá. "quando veniva lo scardassatore da Teresa si metteva giornate intere a lavorare". ścarde s.f. "scheggia, scardasso". ścardjá v.tr. "sbreccare, scheggiare". ścaré v.intr.e tr. "scadere, sedurre"; p.p. ścarute. ścarecasále s.m. "cavallina". ścarecavarréle s.m. "scaricabarili". ścàreche s.m. "sciacquone": crajmatíne passe pe la ferraríje e reccílle a lu ferrare si vóle mení a accunżá lu ścàreche. "domattina passa per la bottega del fabbro e diglielo al fabbro se vuole venire ad aggiustare lo sciacquone". ścarènże s.f. "scadenza". ścarfugliá v.tr. "spannocchiare". ścarfuóglie s.m. "involucro di cipolla". ścarná v.tr. "disabituare, far togliere il vizio". ścarògne s.f. "scalogna": jé pròpje na ścarògne, ògne vòte ca me recire r'ascí, mó jésce nu fatte e mmó n'ate e rrèste rinde case. "è proprio una scalogna ogni volta che mi decido di uscire ora esce un fatto e ora un altro e resto dentro casa". ścaróle s.f.pl. "indivia": mó ca vjéne ra fóre puórteme tré o quatte mazze re ścaróle, ca re vvòglie còce cu lu pére re puórche. "ora che vieni dalla campagna portami tre o quattro mazzi di indivia, che li voglio cuocere con il piede di maiale". ścarpare s.m. "calzolaio". ścarpe s.f.pl "scarpe"; -a bbócche re lupe s.f.pl. "scarpa a pianta larga"; -apèrte s.f.pl. "sandalo"; -cu la mèzza sóle s.f.pl. "scarpa risuolata"; -cu la pèzze s.f.pl. "scarpa rattoppata"; -cu lu tacchine, s.f.pl. "scarpa con tacco alto"; -vasce s.f.pl. "scarpa con tacco basso". ścarpellá v.tr. "scalpellare": Meché, a zzíje, àja ścarpellá cchiù bbuóne ru mmàrmere pe ffá veré re cchiù lu nnóme re tataránne. "Michele, a zio suo, devi scalpellare meglio il marmo per far vedere di più il nome di nonno". ścarpetèlle s.f. "scarpetta". ścarpètte s.f. "zuppetta nel sugo". ścarpjédde s.m. "scalpello (arnese del muratore e del falegname)". ścarpine s.m.fig. "sgambetto": m'à ffatte nu bbèllu ścarpine e chi si l'aspettáve ra quidde manghe pe la cape!. "mi ha fatto un bello sgambetto e chi se l'aspettava da quello, neanche per idea!". ścarpióne s.m. "scorpione". ścarpullíne s.m. "scalpellino": quanda bbèlle àrquere re préte ce stanne a Ppanne, te ngande a uardarle, l'ànne ścarpelláte li ścarpullíne re na vòte. "quanti bei portali ci sono a Panni, ti incanti a guardarli li hanno scalpellati gli scalpellini di una volta". ścarrafóne s.m. "scarafaggio":; pl. ścarrafúne. ścarrecá v.tr. "scaricare, sdogare": aspjétte Runà nu nde ne jénne, ca m'àja ajutá a ścarrecá re sacchètte ra lu ciucce. "aspetta Donato non te ne andare, che mi devi aiutare a scaricare i sacchi dall'asino". ścàrreche agg. "scarico": attjénde a lu fucile, vá bbuóne ca stá ścàrreche, ma tu sì criature e nu nd'àja abbecená. "attento al fucile va bene che sta scarico, ma tu sei bambino e non ti devi avvicinare". ścarrupá v.tr. "crollare, diroccare". ścarrupízze s.m. "casa crollata in parte". ścarruzzjá v.tr. "scarrozzare": à ścarruzzjàte pe tutte lu juórne ra qquá e ra ddà, mó s'éja jttate stracche e strutte sóp'a lu ljétte. "ha scarrozzato per tutto il giorno di qua e di là, ora si è buttato stanco e consumato sul letto". ścarruzzjàte s.f. "giro in carrozzella": ra mó ave ca nun me fazze na ścarruzzjàte pe ddinde Fògge!. "da quanto tempo che non mi faccio un giro in carrozzella per dentro Foggia!". ścartucciá v.tr. "scartocciare". ścarugnáte agg. "scalognato": Agnàzzje jé pròpje ścarugnáte, mó ca s'avéva uré na nżénghe la penżjóne jé carute malate. "Ignazio è proprio scalognato, ora che si doveva godere un po‟ la pensione si è ammalato". ścaruse agg. "a capo scoperto"; f. ścaróse. ścasciá v.tr. "rompere, scassare"; p.p. ścasciate. ścascióne s.m. "rottame (macchina)". ścascizze s.m. "mobile in cattivo stato, rottame (macchina)": ssa màchene jé nu ścascizze vá la jétte pe re mmèrse re Sàrje. "questa macchina è un rottame, valla a buttare per le discese di Sario". ścassá v.tr. "cancellare": curríje a la lavagna pe ścassá tutte quidde cecchetuónne. "corse alla lavagna per cancellare tutti quei scarabocchi". ścataruzzá v.tr. "sminuzzare". ścatasce s.m. "catafascio, disastro": nd'a quédda case jé tutte nu ścatasce, nunn'àje ra ndó accumenżá. "in quella casa è tutto un disastro non hai da dove incominciare". ścatédde s.f. "scintilla": nu nd'assettánne vucine a ru ffuóche ca te puónne ìre re ścatédde nd'a l'uócchie. "non ti sedere vicino al fuoco che ti possono andare le scintille nell'occhio". ścaténe s.f. "vangatura in profondità": pe ffá la vigna nóve àja prima fá la ścaténe, me raccumánne. "per fare la vigna nuova devi prima fare la vangatura in profondità, mi raccomando". ścattá v.intr. "schiattare": nu mbòzze mangiá njénde cchiù, se no mó ścatte. "non posso mangiare più, altrimenti ora schiatto"; -ra la rise v.intr. "ridere e crepapelle"; -ra re rrise v.rifl. "sganasciarsi dalle risate". ścattamjénde s.m. "dispetto". ścattamuórte s.m. "becchino". ścattanguórpe s.m. "far crepare di rabbia, insaziabile, menefreghista". ścattóne agg. "indolente": tu nu la canusce ca jé ścattóne, à dditte ca nun véne a mangiá, àje vòglie a chiamarle. "tu non la conosci che è indolente, ha detto che non viene a mangiare, hai voglia a chiamarla". ścattuí v.tr. "disabituare, restare scottato da esperienze negative": vire cúme puó fá pe nu lu fá cchiù mení nde case, s'adda ścattuí. "vedi come puoi fare per non farlo più venire in casa, si deve disabituare"; p.p. ścattuùte. ścattuócchie s.m. "cocomero asinino". ścatuzzá,v.tr. "disfare la carbonaia". ścaurá v.tr. "lessare": àja ścaurá appríme la paste e ppó la mìtte nd'a la tjédde re li fasule. "devi lessare prima la pasta e poi la metti nella pentola dei fagioli". ścauratjédde s.m.pl. "tarallo con farina, olio, semi di finocchio". ścautá v.tr. "scavare". ścauzá v.tr. "scalzare": Necó, àja ścauzá quidd'àrbelecjédde re cerase, e lu nnèste faccílle vasce vasce. "Nicola, devi scalzare quell'alberello di ciliegio, e l'innesto faccelo basso basso". ścauzacáne s.m. "persona povera, scalzacane". ścàuze agg. "scalzo": uaglió, nun sténne ścàuze ca te véne lu ciamuórje. "ragazzo, non stare scalzo che ti viene il raffreddore". ścavóne s.m. "crescione"; pl. ścavune. ścazzecá v.tr.fig. "smuovere". ścazzematjédde s.m. "folletto": Raffaé, nu nge jénne a la sére a lu Castjédde ca jéscene li ścazzematjédde. "Raffaele, non andare la sera al Castello che escono i folletti". ścazzematómmele s.m. "capitombolo, capriola". ścazzètte s.f. "zucchetto". ścazzèttele s.f. "papalina, berretto di lana". ścazzíje s.f. "cispa": quiddu uaglióne téne sèmbe l'uócchie chine re ścazzíje, ma la màmme nu nge póte a currìggerle. "quel ragazzo tiene sempre gli occhi pieni di cispe, ma la mamma non ce la fa a correggerlo". ścazzuóppele s.m. "marmocchio". ścazzuse agg. cisposo; f. ścazzóse: tjéne re papétele ścazzóse, te sì lavate o no?. "tieni le palpebre cispose, ti sei lavato o no?". ścazzuttjá v.tr. "scazzottare": ròppe ca se jévene ścazzuttjàte bbuóne bbuóne, Algebbjére e Aròlfe s'arreterárene a re ccàsera lóre. "dopo che si erano scazzottati ben bene, Alcibiade e Adolfo si ritirarono alle loro case". sceddate loc.avv. "senza ali". scédde s.f. "ala"; dim. scedduzze. sceddechjá v.intr. "piovigginare". scemá v.tr. "scemare": feglió, se vére ca stache facènne vjécchie, ca re ffòrze stanne scemanne. "ragazza, si vede che sto facendo vecchio, che le forze stanno scemando". scemjá v.intr.tr. "scioccheggiare": nun scemjá sèmbe, fá na nżénghe la persóne sèrje. "non scioccheggiare sempre, fai un pò la persona seria". scengeljá v.tr. "gettare all'aria, scompigliare": cúme sósce fahúgne! M'avéve accunżáte accussì bbèlle li capidde e me l'à tutte scengeljàte. "come soffia favonio! Mi ero aggiustata così bene i capelli e me li ha tutti scompigliati". scénne v.tr. "scendere"; p.p. scise. sceremenghille agg. "mingherlino". scerpetáglie s.f. "cianfrusaglia": ché ssònghe tutte sse scerpetáglie, accattatínne une e bbóne. "che sono tutte codeste cianfrusaglie, compratene una e buona". scèrquele s.f. "donna trasandata". sceruppá v.tr. "sciroppare". sceruppe s.m. "sciroppo": Meché, pìglite lu sceruppe, a chi aspjétte, tjéne na tósse ca ścatte. "Michele, prenditi lo sciroppo, a chi aspetti, tieni una tosse che schiatti". sceruppúse agg. sciropposo. scèute s.f. "cernita, scelta": ndra tanda bbèlle vèste fóje assàje reffícele fá la scèute. "tra tanti bei vestiti fu molto difficile fare la scelta". śchefelòtte agg. "schifiltoso": jé sèmbe state śchefelòtte nd'a ru mmangiá. "è sempre stato schifiltoso nel mangiare śchéne s.f. "schiena". ścherdúne, a laloc.avv. "all'improvviso" śchére s.f. "scheda". śchernúzzele s.f. "lucciola": jé numunne re tjémbe ca nun véche re śchernúzzele a lu Castjédde. "è da molto tempo che non vedo le lucciole al Castello". śchétte agg. "schietto": t'à ffatte nu pparlá śchétte, mó stá a tté crérerle. "ti ha fatto un parlare schietto, ora sta a te crederle". śchicá v.tr. "spiegare". śchjémá v.tr. "togliere l'imbastitura". śchjéttetúdene s.f. "schiettezza". śchifuse agg. "schifoso" sì śchifuse e bbaste, se no nun facive quédde c'àje fatte, mó te n'àja sule ìre ra qquá!. "sei schifoso e basta, altrimenti non facevi quello che hai fatto, ora te ne devi solo andare di qua!". śchine s.m. "schiena del cavallo". śchiòve v.intr. "spiovere": aspjétte ca śchiòve e ppó t'abbíje, se no arrive nfùsse cúme'a nu paparjédde a ccàsete. "aspetta che spiove e poi ti avvii altrimenti arrivi bagnato fradicio a casa tua".; p.p. śchiuóppete. śchiuccá v.tr. "dischiomare, schioccare": pe ffá li nżìte avima avute śchiuccá parícchie àrbele fruttívele. "per fare gli innesti abbiamo dovuto dischiomare parecchi alberi fruttiferi". śchiuvá v.tr. "schiodare". śchive s.m. "bruscolo". sciabbatte s.f. "donna di niente". sciabbècche agg. "sciocco": nu nde feranne re quidde ca jé nu sciabbècche, mó rice na cóse mó n'ate. "non ti fidare di quello che è uno sciocco, ora dice una cosa ora un'altra". sciàbbele s.f. "sciabola". sciabbuláte s.f. "sciabolata". sciaccquá v.tr. "sciacquare": li panne l'agghi tutte nżapunáte tu l'àja sciaccquá ròje, tré vvòte nd'a la cónghe. "i panni li ho tutti insaponati tu li devi sciacquare due, tre volte nella tinozza di metallo". sciaccquaglie s.f.pl. "orecchini con pendenti, tettola., bargiglio": tenéve cèrte sciaccquaglie ddu àdde!. "teneva certi bargigli quel gallo!". sciaccquarjàrse v.tr. "farsi il bagno". sciaccquatúre s.m. "solco acquaio". sciaccquètte s.f. "donna da niente", "soluzione molto diluita". sciacculattóne s.m. "brindellone, vestito molto largo": sì ppròpje nu sciacculattóne, nu nde sapive métte n’at’àbbete ca óje jé juórne re fèste?. "sei proprio un brindellone, non ti sapevi mettere un altro abito che oggi è giorno festivo?". scialá v.tr. "prodigare, scialare": jé na famiglie abbetuàte a scialá, quidde pòvre pàtre ave vòglie a fatijá, nu nge póte arruvá. "è una famiglia abituata a scialare, quel povero padre ha voglia a lavorare non ci può arrivare”. scialambá v.intr. "scivolare, slittare". scialanghe s.m. "passo lungo". scialappáte agg. "poco condito". scialóne 1.agg. e s.m. "prodigo, sprecone": Zarafíne jé scialóne, rjàle re ccóse a mmanghe e ddritte, stá rumanènne sènża sòlete. "Serafina è prodiga, regala le cose a destra e sinistra, sta rimanendo senza soldi"; sì nu scialóne, te re vvuó bbóne frusciá li sparàgne re papetanònne. "sei uno sprecone, te li vuoi ben sperperare i risparmi di tuo nonno". 2.s.m. "scialatore, spendaccione". sciamarre s.m. "piccamarra". sciamisse s.m. "soprabito". sciammèreche s.f. "giamberga, palandrana": andó la sì gghiute a ppegliá quéssa sciammèreche? Chi te l’à lassate, tataránne?. "dove la sei andata a prendere codesta giamberga? Chi te l‟ha lasciata, nonno?"; zì Carlúcce nd’a la case téne nguódde sèmbe la sciammèreche. "zio Carlo nella casa tiene addosso sempre la palandrana". sciambagnóne s.m. "scialacquatore". sciangá v.intr. "divaricare, sciancare"; la vócche v.tr. "aprire molto la bocca". sciangúle, a la- loc.avv. "a cavalcioni": Custànże se mettíje a la sciangúle sóp'a lu murétte re la vianóve pe veré quanne arruváve la currjére. "Costanzo si mise a cavalcioni sul muretto della strada carrozzabile per vedere quando arrivava la corriera". sciapite agg. "insignificante, scipito": mà, ce lu putive métte n’ata nżénghe re sale nd’a la menèste, nu nżape re njénde jé sciapite. "mamma, potevi metterci un altro pò di sale nella minestra, non sa di niente, è scipita". sciarabbálle s.m. "calesse": jéva bbèlle a ìre nd’a lu sciarabbálle, quanne jéve a truvá a li zíje míje. "era bello ad andare nel calesse, quando andavo a trovare i miei zii". sciarappe loc.avv. "allontànati!". sciarmá v.tr. "disarmare". sciaròglie agg. "disordinato": Vetúcce jé nu sciaròglie, nu lu vire maje accunżáte. "Vito è un disordinato, non lo vedi mai aggiustato". sciarpetèdde s.m. "sciarpetta": ché àja fá cu quéssa sciarpetèdde, musére tire nu vjénde ca te séche re ggurécchie. "che devi fare con codesta sciarpetta, stasera tira un vento che ti sega le orecchie". sciarrá v.tr. "litigare, rimproverare". sciarre s.m. "lite". Sciarrélle s.f. "Sciarrella (contrada sulla strada al di sopra del Cimitero si trova al di sotto di Santa Maria del Bosco)". sciasciá v.tr. "stiracchiare". sciascianárse v.tr. "distendere le membra a letto". sciascianáte agg. "sciatto". sciauórte agg. "trasandato, sciattone"; f. sciaòrte. sciauràte agg. "sciagurato": jé nu uaglióne sciaurate, nu nde la peglianne, àja avé pacjénże. “è un ragazzo sciagurato, non te la prendere, devi avere pazienza”. sciaúre s.f. "sciagura". scicche agg. "saporito". scigliá v.tr.intr. "rovesciare, spettinare, scapigliare, traboccare, versare": si se sciglie lu vine sóp’a la tàvele jé buónahúrje; si se sciglie l’uóglie jé malahúrje. "se si versa il vino sulla tavola è buon augurio; se si versa l‟olio è cattivo augurio"; p.p. scigliàte. sciglie s.m. "dissidio, screzio". scigne s.f. "donna brutta". sciò v.tr. "scacciare la gallina"; -sciò v.tr. "scacciare il piccione". sciòglie v.tr. "diluire, sciogliere, stemperare, slegare": quanne jé nòtte lu cane lu puó sciòglie nd’a la stadde, a lu juórne l’àja tené attaccáte. "quando è notte il cane lo puoi slegare nella stalla, durante il giorno lo devi tenere legato"; p.p. sciuóvete; f. sciòvete; -la trézze v.tr. "strecciare": feglió, sciuóglieme la trézze e ffamme la cape. "ragazza, strecciami e pettinami". sciòrpe s.f. "negozio". sciórte v.tr. "separare"; p.p. sciurtúte. sciòscele s.f. "ciarla, parola, sciocchezza": quédde ca te stá recènne sònghe tutte sciòscele, nu lu sténne a ssènde. "quello che ti sta dicendo sono tutte ciarle, non lo stare a sentire". sciòssce s.f. "sorella maggiore". sciòvete s.f. "sciolta". sciuèrte s.f. "donna disordinata"; accr. sciuùrtóne. sciuffelá v.tr. "rompere"; p.p. sciuffeláte. sciuglimjénde s.m. "sciolta". sciulá v.intr. "scivolare, slittare": la màchene sciulàje sóp’a la strare ferrate e pe ppóche nu nge rumbjémme la nóce re lu cuódde. "l‟automobile scivolò sulla strada ghiacciata e per poco non ci rompemmo l‟osso del collo". sciulate s.f. "donna con poco seno, scivolata": ajérematíne truvàje ferrate pe ndèrre e pegliàje na sciulate ca sacce sule éo e Ddíje cúme nun m’agghi fatte njénde. "ieri mattina trovai ghiacciato per terra e presi una scivolata che so solo io e Dio come non mi sono fatta niente". sciule, a lu- loc.avv. "scivolarella": quanne jéveme criature cúme ce piacéve a sciulá sóp’a lu sciule ca stéve a lu murcate. "quando eravamo bambine come ci piaceva scivolare sulla scivolarella che stava al mercato". sciulènde agg. "sdrucciolevole". sciuliatóne s.m. "scivolone". sciuóglie s.m. "loglio": óje staje rébbele, cúm'è? Àje mangiate pane re sciuóglie?. "oggi stai debole, come mai? Hai mangiato pane di loglio?". sciuperá v.intr. "scioperare". sciuppá v.tr. "scerpare, strappare": la malèrve l’àja sciuppá attjémbe. "la malerba la devi svellere in tempo”. sciùscele s.m. "truciolo": mìtte tutte sti sciùscele nd’a na sacchètte ca ce sèrvene p'appecciá ru ffuóche. "metti tutti codesti trucioli nel sacco che ci servono per accendere il fuoco". sciusciá v.intr. "spirare (soffiare)": uagliù, sònghe jute a l’Arjèdde e manghe ddà sciósce na nżénghe re vjénde. "ragazzi, sono andato all'Ariella e neanche lì soffia un pò di vento". sciuvetézze s.f. "scioltezza". ścòce v.intr. "scuocere": uéje mà, nu nde mettènne a pparlá cu zì Ggiuuanníne a òpera perdute ca li maccarúne se ścuócene nd'a lu caurare. "ehi mamma, non ti mettere a parlare con zia Giovanna ad oltranza che i maccheroni si scuociono nel caldaio"; p.p. ścuótte. ścólapjàtte s.m. "portapiatti". ścóle s.f. "scuola"; pl. ścule. ścòlle s.f. "scialletto a ruota": jéttele ra nguódde ssa ścòlle, nu nżjénde ché ccàure ca face. "buttalo di dosso codesto scialletto a ruota, non senti che caldo che fa". ścòmmede agg. "scomodo": stanòtte n'agghi rurmute pe nnjénde, lu ljétte jé ścòmmede, mammanó jéttele li frusce. "questa notte non ho dormito per niente, il letto è scomodo, nonna buttali i cartocci". ścónżajuóche s.m. "guastafeste, persona che disturba il gioco": mó ce vulive pròpje tu pe ffá lu ścónżajuóche, vattínne, ljévete ra nande. "ora ci volevi proprio tu per fare il guastafeste, vattene, togliti davanti". ścòppele s.f. "batosta, scapaccione". ścòrce s.f. "buccia, corteccia, crosta, scorza, mallo": appríme mettévene re ścòrce re re nnuce nd'a l'acque, la facévene vódde e ppó ce menávene re ccàuze re lane pe re tténge. "prima mettevano i malli delle noci nell'acqua, la facevano bollire e poi ci buttavano le calze di lana per tingerle". ścòrciacrape s.f. "tramontana da Orsara Nord-Ovest". ścòrge v.tr. "scorgere". ścórre v.tr. "battere al gioco, grondare, scorrere, vincere tutto"; p.p. ścurse. ścóse v.tr. "scucire"; p.p. ścusute. ścraccanáte agg. "scalcagnato". ścravaccamundágne s.m. "giramondo": a Angícche mó lu vire qquá e mmó ddà, jé nu ścravaccamundágne. "a Francesco ora lo vedi qua e ora là, è un giramondo". ścrémóne s.m. "scrimolo". ścrepeddjá v.intr. "crepitare". ścrescendáte agg. "molto lievitato". ścretture s.f. "calligrafia": uaglió, lu majéste m'à dditte ca tjéne na bbèlla ścretture. "ragazzo, il maestro mi ha detto che tieni una bella calligrafia". ścrianżáte agg. "screanzato": Mecalí, tjéne nu nupóte ścrianżáte, quanne m'à viste nu nż'éja manghe ggerate attuórne. "Michelina, tieni un nipote screanzato, quando mi ha visto non si è neanche girato intorno". ścrime s.f. "scriminatura": fegliulè, tjéne tutte la ścrime stòrte, se vére ca màmmete stammatíne jéva re prèsscie. "ragazzina, tieni tutta la scriminatura storta, si vede che tua madre stamattina andava di fretta". ścrive v.tr. "scrivere"; -ròje ciappètte v.tr. "scrivere delle sciocchezze". ścruccá v.intr. "scricchiolare, scroccare, scrocchiare": mmjàte tè ca faje ścròcca ścròcche cu quissu ścurzètte re pane, se vére ca tjéne li rjénde bbuóne. "beato te che fai scricchiolo scricchiolo con codesto cantuccio di pane, si vede che tieni i denti buoni" Ruselíje, jé menute ajérematìne à ścruccate nu pranże e si né gghiute a la sére citte e qqujéte. "Rosalia, è venuta ieri mattina ha scroccato un pranzo e se n'è andata alla sera zitta e quieta"; nun ścruccá re ddéte nnande a li cristjàne ca jé malarucazzióne. "non scrocchiare le dita davanti alle persone che è maleducazione". ścruccarjédde agg. "scrocchiarello": assàggele nu taradde vire cúm’jé ścruccarjédde. "assaggialo un tarallo vedi come è scrocchiarello". ścruccóne s.m. "scroccone": Peppenjélle jé nu ścruccóne, vanne bbuóne li fatte suje e nu nże nderrèsse re chi parle e sparle. "Giuseppe è uno scroccone, vanno bene i fatti suoi e non si interessa di chi parla e sparla". ścrufìcje s.m. "spreco, esagerazione in tutto". ścrufunjá v.tr. "mangiare smodatamente". ścrujatáte s.f. "frustata". ścrujàte s.m. "frusta": pe lu fá cammená stu cavadde agghia ausá lu ścrujàte. "per farlo camminare questo cavallo devo usare la frusta". ścruócche s.m. "scrocco": Lubbèrte cambe a ścruócche re tutte quande, mó vá a mangiá ra une, mó vá a ròrme ra n'ate. "Alberto vive a scrocco di tutti quanti, ora va a mangiare da uno, ora va a dormire da un altro". ścrupulúse agg. "scrupoloso": Rucchì, nunn'èsse accussì ścrupulúse, la vite pegliatílle cúme véne. "Rocco, non essere così scrupoloso, la vita prenditela come viene". ścuccá v.tr. "scoccare": jé ścuccate mèzzanòtte, nu nżjénde l'allòrge re la chjésje? Jámmece a rreterá, ca jé tarde!. "è scoccata mezzanotte, non senti l'orologio della chiesa? Andiamoci a ritirare che è tardi!". ścucchjá v.tr. "disunire, spaiare". ścucchiljá v.tr. "sbaccellare, scortecciare, sgusciare, togliere il mallo": feglió, ścucchilíje sse fave e nu nde lamendánne ca se fanne nèure re ddéte. "ragazza, sbaccella codeste fave e non ti lamentare che si fanno nere le dita"; mammaránne recéve ca zì Maríje quanne jéve criature ścucchiljàve sèmbe la tòneche. "nonna diceva che zia Maria quando era bambina scortecciava sempre l'intonaco". ścucciá v.tr. "scocciare": nun me ścucciá cchiù, m'àje fatte na cape cúm'a na vótte. "non mi scocciare più, mi hai fatto la testa come ad una botte". ścucciatóre s.m. "scocciatore". ścùffje s.f. "cuffia". ścuffulá v.tr. "rompere, sfondare"; p.p. ścuffuláte. Ścugliarúle s.m. "Scogliarulo (contrada nei pressi del ponte di ferro)". ścujàttele s.m. "scoiattolo". śculá v.intr.tr. "scolare, sgocciolare": quanne la rameggiàne jé śculate bbóna bbóna ce mitte l'uóglie nuóve. "quando la damigiana è sgocciolata ben bene ci metti l'olio nuovo"; -nżine a l'ùtema stizze v.tr. "tracannare". śculare s.m. "scolaro": li śculare re na vòte jévene cchiù rrucate, quidde re mó tjénene pòche rrucazzióne. "gli scolari di una volta erano più educati, quelli di ora tengono poca educazione". śculásteche s.m. "scolastico". śculatóre s.f. "scolatura": si m'àja rá lu vine, me l'àja rá bbuóne e no la śculatóre re la vótte. "se mi devi dare il vino, me lo devi dare buono e non la scolatura della botte". śculatúre s.f. "scolatoio". śculèreche agg. "triste": le sarrá capetáte còcche uaje se no nun stéve accussì śculèreche. "le sarà capitato qualche guaio altrimenti non stava così triste". ścullá v.tr. "scollare". ścullacciate agg. "scollacciato": Maríje stá tutte ścullacciáte se vére ca jé arruváte la staggióne e fface càure. "Maria sta tutta scollacciata si vede che è arrivata l'estate e fa caldo". ścullatúre s.f. "scollatura". śculpá v.tr. "scolpare". ścumá v.tr. "schiumare": piglia la ścummarèdde nd'a lu stipe e statte vucine a la furnacètte c'àja ścumá lu bbròre. "prendi la schiumarola nello stipo e stai vicino al fornello a legno con cerchi concentrici che devi schiumare il brodo". ścumazze s.f. "bava degli animali". ścumbagná v.tr. "scompagnare": cu re cumbagne, cu nu njénde ce ścumbagnáveme, cu nu njénde facéveme pace. "con le compagne con un niente ci scompagnavamo, con un niente facevamo pace". ścumbarí v.tr. "far brutta figura, scomparire". ścumbená v.tr. "scombinare". ścumbenamjénde s.m. "scombinamento". ścumbènże s.m. "scompenso": Ndeniúcce téne lu ścumbènże a lu córe. "Antonio tiene lo scompenso al cuore". ścumbíglie s.m. "scompiglio": à mmisse ścumbìglie nd’a la case cúm’jé arruvàte. "ha messo scompiglio nella casa come è arrivato". ścume s.f. "schiuma": lu cane abbuccáve cu la ścume a la vócche. "il cane abbaiava con la schiuma alla bocca". ścummacerí v.tr. "emaciare, deperire, macerare, sciupare (persona)"; p.p. ścummacerúte: jé ścummacerúte numunne ra quand'ave ca nu lu véche. "è molto deperito da quanto tempo che non lo vedo". ścummarèdde s.f. "schiumarola"; dim. ścummareddúzze; dim.m. ścummarjédde. ścummegliá v.tr. "scoprire"; -lu titte v.tr. "disembriciare": apprufìtte nd'a ssi juórne a ścummegliá lu titte ca jé r'assutte. "approfitta in questi giorni a disembriciare che il tempo è asciutto". ścummerá v.tr. "scomodare": m'àje fatte nu bbèllu rjàle, ma ndra nuje nu nge vuónne ceremònje, nu nde ścummerá cchiù. "mi hai fatto un bel regalo, ma tra noi non ci vogliono cerimonie, non ti scomodare più". ścummésse s.f. "scommessa": facjémme na ścummésse éo e Neculíne a chi arruvàve appríme abbasce a la tavèrne, partènne ra li quatte candune. "facemmo una scommessa io e Nicola a chi arrivava prima giù alla taverna partendo dai quattro cantoni". ścummétte v.tr. "scommettere"; p.p. ścummisse. ścummettetóre s.m. "scommettitore". ścummunecá v.tr. "scomunicare": sì ppròpje rèteche, nu nde véche maje a la chjésje, t'ànna ścummunecá. "sei proprio eretico, non ti vedo mai in chiesa, ti devono scomunicare". ścummùneche s.f. "scomunica". ścummuóverse v.rifl. "scomporsi": Aitáne nu nże ścummóve pe nnjénde, manghe cu li trìcchetrácche. "Gaetano non si scompone per niente, neanche con i triktrak". ścundá v.tr. "scontare": Mechelì, fá na vite cchiù sestemáte, se no tutte quisti vìzzje li ścunde nd'a la vecchjàje. "Michele, fai una vita più sistemata, altrimenti tutti questi vizi li sconti nella vecchiaia". ścundendá v.tr. "scontentare": nun ścundendá lu majéste se no quidde te métte sóp'a l'uócchie. "non scontentare il maestro altrimenti quello non ti sopporta". ścundènde agg. "scontento". ścundrá v.tr. "scontrare": mó pròpje agghi sapute ca se sònghe ścundrate ròje màchene, ménumále ca nesciune s'éja fatte njénde. "proprio ora ho saputo che si sono scontrate due macchine, menomale che nessuno si è fatto niente". ścundruse agg. "scontroso"; f. ścundróse. ścunfená v.tr. "sconfinare": Meché, mó ca te mitte a ará, statte attjénde a nu ścunfená, se no te cite a la còrte. "Michele, ora che ti metti ad arare, stai attento a non sconfinare, altrimenti ti cito alla corte". ścunferá v.intr. "rincrescere". ścunferárse v.rifl. "impigrirsi": me ścunfìre r'arruvá dabbasce, cummà. Mó ca passe ndó sòreme, reccìlle ca nu nge vache. "mi impigrisco di arrivare laggiù, comare, ora che passi da mia sorella, diglielo che non ci vado". ścunferézze s.f. "pigrizia". ścunferóne agg. "pigro, rincrescioso": jé na feglióle ścunferóne nun vóle fá njénde e la màmme se respére. "è una ragazza pigra non vuole fare niente e la mamma si dispera". ścunfìtte s f. "sconfitta": Marònna míje, ché ścunfìtte c'à avute, nu nże póte fá capace, ne vuónne passá re juórne!. "Madonna mia, che sconfitta che ha avuto, non si può far capace, ne vogliono passare di giorni!". ścunfòrte s.m. "sconforto": cummà, nu nde facènne abbatte ra lu ścunfòrte, tjéne angóre na famíglie ra manná nnande. "comare, non ti far abbattere dallo sconforto, tieni ancora una famiglia da mandare avanti". ścunfurtá v.tr. "sconfortare". ścungá v.tr. "togliere le radici". ścunglusjunáte agg. "sconclusionato": parle parle, ma sì ścunglusjunáte, nu nże capisce andó stá la cape e ndó stá la córe. "parla parla, ma sei sconclusionato, non si capisce dove sta la testa e dove sta la coda". ścungegná v.tr. "sconquassare". ścungertá v.tr. "sconcertare". ścungiurá v.tr. "scongiurare": lu ścungiuràje a rumaní pe n'atu juórne ma nu nge putjétte pe nesciune mutive. "lo scongiurai a rimanere per un altro giorno ma non ci riuscii per nessun motivo". ścungiure s.m. "scongiuro"; pl. śchengiure: quanne Pèppe parlave, éo facéve li śchengiure. "quando Giuseppe parlava, io facevo gli scongiuri". ścunnètte v.tr. "sconnettere". ścunucchjá v.tr. "sconocchiare, piegarsi sulle ginocchia": n'ate e ddòje paróle re quéssa manére e me faje ścunucchjá. "altre due parole di questa maniera e mi fai sconocchiare". ścunvenjénde agg. "sconveniente": tjémbe addréte jéva ścunvenjénde ca na feglióle stésse rafóre fine a tarde. "tempo addietro era sconveniente che una ragazza stesse fuori fino a tardi". ścunvòlge v.tr. "sconvolgere". ścunżá v.tr. "guastare": agghi ścunżate nu lenżùle e agghi fatte li fassatúre pe lu criature. "ho guastato un lenzuolo e ho fatto i pannolini per il bambino". ścunżacrá v.tr. "sconsacrare". ścunże agg. "guasto, incomodo": v'agghi rate ścunże, m'avita perduná. "vi ho dato incomodo, mi dovete perdonare". ścunżederáte agg. "sconsiderato": jé nu uaglióne ścunżederáte nun vvóle métte la cape a lu pòste njénde e nnjénde. "è un ragazzo sconsiderato non vuole mettere la testa a posto niente e niente". ścunżegliá v.tr. "sconsigliare": l'agghia ścunżegliá re parte óje, accussì m'ajùte. "lo devo sconsigliare di partire oggi, così mi aiuta". ścunżulá v.tr. "sconsolare": sònghe parícchie juórne ca Ggelárde stá afflitte e ścunżuláte, sacce ché ave. "sono parecchi giorni che Gerardo sta afflitto e sconsolato, non so che ha". ścuórne s.m. "scorno, timidezza, vergogna": zì, nun recènne njénde si nu ndrase, ce stá ggènde e me métte ścuórne ca stache cúm'a na zénghere". "zia, non mi dire niente se non entro, c‟è gente e mi vergogno che sto come a una zingara". ścupá v.tr. "scopare, spazzare": Mmaculà, àja ścupá bbóna la case, nunn'àja rumaní zèlle se no àje nu marite zelluse. "Immacolata devi spazzare bene la casa, non devi lasciare chiazze altrimenti hai un marito portatore di alopecia". ścuparèdde s.f. "iperico". ścupatóre s.m. "spazzino": a li tjémbe re prime, lu ścupatóre jéve a jttá la munnézze a re mmèrse re Sàrje. "ai tempi di prima lo spazzino andava a buttare l'immondizia alle discese di Sario". ścupèrte s.f. "scoperta". ścupettá v.tr. "spazzolare": ścupjétte ssu cappòtte, addréte jé tutte janghe andó te sì azzeccáte?. "spazzola codesto cappotto, dietro è tutto bianco dove ti sei avvicinato?". ścupètte s.f. "spazzola". ścupettíne s.m. "spazzolino, scopetta". ścupine s.m. "scopino". ścuppá v.tr. "sbocciare, scoppiare, scucire": re rróse accummjénżene a ścuppá sjénde sjé ché adduóre quanne ce passe pe nnande. "le rose cominciano a sbocciare senti senti che odore quando ci passi davanti"; p.p. ścuppate: tutte na vòte jé ścuppate a cchiange e ché avime putute capí lu mutive?. "tutto una volta è scoppiato a piangere e che abbiamo potuto capire il motivo?". ścuppettáte s.f. "schioppettata": cu na ścuppettáte nguglíje nu lèbbre. "con una schioppettata colpì una lepre". ścuppètte s.f. "schioppo": chi crire re fá métte paùre cu qquéssa ścuppètte?. "chi credi di far impaurire con questo schioppo?". ścuppettjá v.intr. "scoppiettare": quanne jéva bbèlle a stá assettáte tuórne tuórne a lu fucuríle, mangiànne fave abbruścáte e verènne ścuppettjá ru ffuóche. "quanto era bello a star seduto torno torno al focolare, mangiando fave abbrustolite e vedendo scoppiettare il fuoco". ścuppettuóle, a- loc.avv. "cerbottana con ramo di sambuco". ścuppuljá v.tr. "scapaccionare". ścuppulóne s.m. "forte scapaccione". ścuprí v.tr. "scoprire". ścuraggí v.tr. "scoraggiare"; p.p. ścuraggiúte. ścurazzá v.intr. "scorrazzare". ścurciá v.tr. "scorticare": se me vuó rjalá quissu cucce l'àja accire e rròppe l'àja ścurciá. "se mi vuoi regalare codesto coniglio lo devi ammazzare e dopo lo devi scorticare". ścurciande p.p. e agg. "assillante": cu tutte quédde rumande ca face jé pròpje ścurciande. "con tutte quelle domande che fa è proprio assillante". ścurciatúre s.f. "scorticatura". ścurdá v.tr. "dimenticare, scordare, stonare": agghi perdunáte ma nun me pòzze ścurdá ru mmale ca m'à ffatte. "ho perdonato ma non mi posso dimenticare il male che mi ha fatto"; ścurdamacílle: "dimentichiamocelo". ścurdarjédde s.m. "dimenticone, smemorato": sì ścurdarjédde bbuóne, ajére te l'agghi ritte lu fatte ché vaje truvanne?. "sei ben dimenticone, ieri te l'ho detto il fatto che vai trovando?"; f. ścurdarèdde. ścurdate, a laloc.avv. "inaspettatamente": quanne manghe te ru ccrire, te lu vire r'arruvá a la ścurdate. "quando neanche te lo credi, te lo vedi di arrivare inaspettatamente". ścure s.m. "imposta": azzìcche quiddi ścure, nun fá trasí manghe na nżénghe re lucia, vòglie ròrme. "avvicina quelle imposte, non far entrare neanche un po‟ di luce, voglio dormire". ścurnacchiate agg. "cornuto". ścurnuse agg. "timido": zì, nu nd'offènne si fìglime nu nd'à salutate ma jé ścurnuse assàje, nu ru fface pe mmalecóre. "zio, non ti offendere se mio figlio non ti ha salutato ma è molto timido, non lo fa per cattiveria". ścurrètte agg. "scorretto". ścurretúre agg. "scorsoio". ścurzètte s.m. "cantuccio di pane". ścusscená v.tr. "spossare". ścuscenate 1.agg. "sgangherato"; 2.s.f. "donna disfatta". ścusetúre s.f. "scucitura": mammarà, vire ca a la vèste tjéne na ścusetúre ra la spadde a lu ùte. "nonna, vedi che al vestito tieni una scucitura dalla spalla al gomito"; ścuseture, a- loc.avv. "punto di maglia a diritto". ścussá v.tr. "scosciare". ścustá v.tr. "scostare": Nduní ścuóste la sègge ra vucine a lu mure, se no lu faje ścurciá. "Antonino scosta la sedia da vicino al muro, altrimenti lo fai scorticare". ścustumáte agg. "scostumato": cunżiglie ce ne ranne, ma jé nnùtele, jé sèmbe ścustumáte cu tutte. "consigli gliene danno, ma è inutile, è sempre scostumato con tutti". ścutecá v.tr. "togliere la cotenna". ścutèdde s.f. "scodella": li cecatjédde ca sònghe rumaste a mezzejuórne mìttele nd'ala ścutèdde ca ce re mangiàme musére. "i cavatelli che sono rimasti a mezzogiorno mettili nella scodella che ce li mangiamo stasera". ścutulá v.tr. "scuotere". ścutulárse v.rifl. "scrollarsi". ścuzzá v.rifl. "schiudersi delle uova". ścuzzate s.f. "nidiata". ścuzzecá v.tr. "scrostare". ṡdebbetá v.rifl. "sdebitare". ṡdegná re ccòsse v.rifl. "stancarsi nel camminare a lungo". ṡderrená v.rifl. "sdirenare": Custà, nu nde ṡderrená cu tutte sse fatìje nun vire ca lu tjémbe passe e re la vite nu nde ne sì viste bbéne?. "Costanzo, non ti sdirenare con tutti questi lavori, non vedi che il tempo passa e della vita non te ne sei visto bene?". ṡdétte s.f. "disdetta": la case sèrve a lu padróne peqquésse m'à ffatte la ṡdétte a settèmbre. "la casa serve al padrone per questo mi ha fatto la disdetta a settembre". ṡdice v.tr. "disdire". ṡdrarecá v.tr. "sradicare". ṡdràule s.f. "treggia". ṡdréa s.f. "strega". ṡdrèhá v.tr. "stregare". ṡdugliá v.tr. "distogliere": cercámme tutte re lu ṡdugliá ra lu penżjére ca tenéve, ma nu nge arriascjémme. "cercammo tutti di distoglierlo dal pensiero che teneva, ma non ci riuscimmo". ṡduppjá v.tr. "sdoppiare". se part.pron. "si"; -no avv. "altrimenti". sebbèrje s.f. "Siberia": cúme faje a stá ddaddínde, jé na Sebbèrje, quanne te recire a appecciá ru ffuóche?. "come fai a stare là dentro, è una Siberia, quando ti decidi ad accendere il fuoco?". sebbrjá v.tr. "affrettare, spicciare": jé tarde, te vuó sebbrjá, la mésse la truvame accumenżáte. "è tardi, ti vuoi spicciare, la messa la troviamo incominciata". sebbrjárse v.rifl. "sbrigarsi": si nu nde sebbríje qquá facime nòtte e cajnateme se stuffe e si ne vá. "se non ti sbrighi qua facciamo notte e mio cognato si stufa e se ne va". sebbúleche s.m. "sepolcro": tjémbe re Pasque se fanne re bbìsete a li sebbúleche. "in tempo di Pasqua si fanno le visite ai Sepolcri". secá v.tr. "segare". secàrje s.m. "sigaro". secatóre s.m. "segatore"; pl. secatúre. secatúre s.f. "segatura". séccete s.f. "siccità". secchiáre s.m. "bottaio": a Ppanne nunn'éja rumaste manghe nu secchiáre. "a Panni non è rimasto neanche un bottaio". sécchie s.f. "bigoncia": re ssécchie se sònghe chjéne r'uve, mó mìttele sóp'a lu mule a nu quarte e n'ate re la varde, tu ngròppe e vattinne a lu pajése. "le bigonce si sono piene d'uva, ora mettile sul mulo da una parte e all'altra del basto, tu in groppa e vattene al paese". secchine agg. "esile". secchióne s.m. "tinozza per il mosto". séche s.f. "sega per metalli (arnese del fabbro)"; dim. secòzze; - a mmane s.f. "sega a mano (arnese del falegname)". sechecèdde s.f. "seghetta". sechetenòsse s.m. "persona alta e sciocca". secònde figlie s.m. "secondogenito". secretàrje s.m. "segretario". secréte agg. "segreto": Giavacchíne jé bbóne n'óme secréte ra l'ate vóle sapé, ma li fatte suje nu re ddice a nesciune. "Gioacchino è un uomo molto segreto dagli altri vuole sapere, ma i fatti suoi non li dice a nessuno". seculáre agg. "secolare": quédda cèrze vucine a lu casine jé seculáre. "quella quercia vicino al casino è secolare". sècule s.m. "secolo". secutá v.tr. "seguire": làssulu stá nu lu secutá, se no chi lu vóle sènde, pecché rice sèmbe ca nunn'ave bbesuógne re njénde e re nesciune. "lascialo stare non lo seguire, altrimenti chi lo vuol sentire, perché dice sempre che non ha bisogno di niente e di nessuno". sefíleche s.f. "sifilide". ségafjéne s.m. "tagliafieno". segaríje s.f. "segheria". sègge s.f. "sedia"; dim. seggiulédde. seggellá v.tr. "sigillare". seggiare s.m. "seggiolaio": zi Andònje jé state l'ùtema seggiare re Panne. "zia Antonia è stata l'ultima seggiolaia di Panni". seggiate s.f. "seggiolata": íje pe ssciórte e s'abbuścàje na seggiate ngape, mó la téne tutte ammatundáte. "andò per dividere e si buscò una seggiolata in testa, ora la tiene tutta ammaccata". seggille s.m. "sigillo". seggióle s.f. "seggiola": ajére nu gghjétte a nesciuna parte, m'assettàje sóp'a la ścale re case e vucine a mmé sóp'a na seggióle stéve Nanníne. "ieri non andai a nessuna parte, mi sedetti sulla scala di casa e vicino a me su una seggiola stava Anna"; seggióle, a la- loc.avv. "gioco della seggiola". seggliuzzá v.intr. "singhiozzare": retèrze t'avésse vulute fá sènde cúme seggliuzzáve Rucchíne, te facéve pjétà. "avantieri ti avrei voluto far sentire come singhiozzava Rocco, ti faceva pietà". seggliuzze s.m. "singhiozzo". seglitúre s.f. "mondiglia". segnò s.f. "signora": segnò, mó vènghe, aspjétteme. "signora, ora vengo, aspettami". segnure s.m.pl. "signori". segnuríje s.f. "signorìa": bbòngiòrne a segnuríje, facíte chiane chiane a cammená angóre ndruppecáte e carite. "buongiorno a signorìa, fate piano piano a camminare ancora incespicate e cadete". segnuríne s.f. "signorina". séje agg.n.card. "sei". séjcjénde agg.n.card. "seicento". sélice s.f. "selciato": attuórne a la massaríje stéve na sélice re tutte quidde vricce tunne, gruósse e pìccquele. "intorno alla masseria stava un selciato di tutti quei sassi tondi, grandi e piccoli". sellabbàrje s.m. "sillabario": Mecalúcce à ffatte quiddu sellabbàrje ca nu nże canósce, tutte chine re cecchetuónne. "Michele ha fatto quel sillabario che non si conosce, tutto pieno di scarabocchi". sèmbe avv. "sempre": la vuó funí re rice sèmbe la stéssa cóse nun vire ca te ne vaje re cape?. "la vuoi finire di dire sempre la stessa cosa non vedi che te ne vai di testa?". semblare s.m. "esemplare". sembrevíve salvagge s.f. "semprevivo". semènde s.f. "semente, seme"; pl. semjénde: mó ca vaje fóre puórte cuttíche re semjénde re cetróle. "ora che vai in campagna porta con te i semi di cetriolo". semenżèlle s.f. "bulletta (arnese del calzolaio)". sémmele s.f. "polenta, semola". semmená v.tr. "seminare". semmenatóre s.m. "seminatore"; pl. semmenatúre. semmenatúre s.m. "sacchetto portato a tracolla dal seminatore". sémmene s.f. "semina": cumbà, làsseme stá ca jé tjémbe re sémmene, ténghe tande ra fá, pó ce verìme pe cumbená l'affare. "compare, lasciami stare che è tempo di semina, tengo tanto da fare, poi ci vediamo per combinare l'affare". semmeráglie s.f. "medaglina sacra". sendanèlle s.f. "sentinella". sènde v.tr. "sentire, udire"; p.p. sendute: agghi sendute ca Menúcce s'adda spusá a lu cchiù prjéste nfra quatte, cinghe mise si tutte vá bbuóne, jé alluuére?. "ho sentito che Filomena si deve sposare al più presto tra quattro, cinque mesi se tutto va bene, è vero?". sendemènde s.m. "sentimento": quiddu ggiòvene téne bbuóne sendemènde jé lu cundòrne ca nummale. "quel giovane tiene buoni sentimenti è il contorno che è inservibile". sendènże s.f. "maledizione, sentenza". senduníje s.f. "sintonia". sengatúre s.m. "graffietto (arnese del falegname)". sengére agg. "sincero": nepùteme póte tené tutte li refjétte re quisse munne, ma quanne parle jé sengére. "mio nipote può tenere tutti i difetti di questo mondo, ma quando parla è sincero". senghjá v.tr. "rigare"; p.p. senghjàte. senguláre agg. "singolare": la maéste ce ríje quatte pàggene re nnóme ra métte a lu sengulare. "la maestra ci diede quattro pagine di nomi da mettere al singolare". senò cong. "sennò". sènże s.m. "senso"; pl. sjénże. senżíbbele agg. "sensibile": nepùteme jé nu criature assàje senżíbbele, na nżénghe ca lu sciarre, se ngagne. "mio nipote è un bambino molto sensibile, un po‟ che lo rimproveri, si rincagna". sèrchia s.f. "screpolatura centrale al labbro inferiore". sercìzzje s.m. "esercizio": póche ànne ngarráte lu sercìzzje c'à ddate lu majéste. "pochi hanno indovinato l'esercizio che ha dato il maestro". sére avv. "ieri sera". serénghe s.f. "siringa". seretízze agg. "raffermo, stantìo": vá ru ddice a la furnare ca craje avima ammassá, pecché ru ppane ca tenime jé fatte seretízze. "vai a dirglielo alla fornaia che dobbiamo panificare, perché il pane che teniamo è fatto stantìo". serile s.m. "sedile". sèrpa r'acque s.f. "biscia": n'avé paùre re la sèrpa r'acque pecché jé nnòque. "non aver paura della biscia perché è innocua". sèrpe s.f. "serpente"; pl. serpjénde, sjérpere. serpendíne s.f. "bistorta". serpógnele s.f. "lucertola": cúme se recréje quédda serpógnele a lu sóle. "come si ricrea quella lucertola al sole". serrá v.tr. "chiudere": uaglió, pènże a serrá bbóne la pòrte e gghiàmece a culecá. "ragazzo, pensa a chiudere bene la porta e andiamoci a coricare". serracchie s.m. "saracco (arnese del falegname)". serute s.f. "seduta": jé tarde, jé mèzzanòtte passate, sciuglíme la serute e gghiàmece a culucá ngraziarDdíje. "è tardi, è mezzanotte passata, sciogliamo la seduta e andiamoci a coricare in grazia di Dio". servezzjévele agg. "servizievole". serví v.tr. "servire": nu mumènde, agghia appríme serví a Peppenèlle e rròppe a tté. "un momento devo prima servire Giuseppina e dopo te"; p.p. servute. sessandíne s.f. "sessantina". setazze s.m. "setaccio metallico a fori per pomodori". séte s.f. "setaccio di crine o di seta"; dim. setine. settandíne s.f. "settantina": zíjma Dorúcce jé arruvate a la settandíne e jé l'ùtema sóre re màmme. "mia zia Dora è arrivata alla settantina ed è l'ultima sorella di mamma" sètte agg.n.card. "sette". settecjénde agg.n.card. "settecento". settemáne s.f. "settimana". settemaníne s.m. "canterano". settèmbre s.m. "settembre". settendrjunále agg. "settentrionale": Angiulíne, la figlie re cajnàteme, s'éja spusate a nu settendrjunále e ccúme se vuónne bbéne. "Angela, la figlia di mio cognato, si è sposata ad un settentrionale e come si vogliono bene!". sezzjóne s.f. "sezione": ànne fatte sapé ra Fògge ca peścraje a ssére ciavìma riuní tutte li ścritte nd'a la sezzjóne re lu partite. "hanno fatto sapere da Foggia che dopodomani sera ci dobbiamo riunire tutti gli iscritti nella sezione del partito". sfá v.tr. "sfare". sfaccíme s.m. "persona dalla faccia tosta". sfacennáte agg. "sfaccendato": Marònna míje, ché sfacennáte jé Sandúcce, stá sèmbe jttate sóp'a na ścale a alá. "Madonna mia, che sfaccendato è Santo, sta sempre buttato su una scala a sbadigliare". sfacjénde agg. "soddisfacente, sufficiente". sfammecá v.tr. "stonacare". sfarenènde agg. "farinoso": vire ca quiddu ròlece jé sfarenènde te lu puó mangiá pure si nu ndjéne rjénde. "vedi che quel dolce è farinoso te lo puoi mangiare anche se non tieni denti". sfasciá v.tr. "sfasciare". sfassá v.tr. "sfasciare (togliere la fascia)". sfasterjárse v.rifl. "infastidirsi": se sfastirje re ìre abbasce a lu Cupóne, ma jé nu suvrìzije ca adda fá sule idde. "si infastidisce di andare giù al Cupone, ma è un servizio che deve fare solo lui". sfasuláte 1.agg. "squattrinato"; 2.s.m. "senza soldi": Marìje jé bbóna ricche, s'éja spusate nu sfasulate, vóle passá male juórne!. "Maria è molto ricca, si è sposata uno senza soldi, vuole passare brutti giorni!"; 3.p.p. "spiantato". sfecatárse v.rifl. "sfegatarsi". sfeccá v.tr. "estorcere". sfehurá v.tr. "sfigurare": ljévatìlle ssa vèste, angóre t'appresjénde accussì a la fèste ca me faje sfehurá. "toglitelo codesto vestito ancora ti presenti così alla festa che mi fai sfigurare". sfelá v.tr. "sfrondare le olive, smagliare". sfelazzá v.tr. "sfilacciare": jé na rròbbe ca nu mmale, se sfelazze tutta quande. "è una stoffa che non è buona, si sfilaccia tutta quanta". sfelazze s.m. "sfilaccio". sfelecá v.tr. "diserbare l'erba alta". sfelènże s.f. "striscia di luce, scheggia, ritagli di carne". sfelettá v.intr. "scivolare sulla pietra". sfeluse s.m. "persona che non sta bene in salute"; f. sfelóse. sfenneljá v.tr. "togliere la fuliggine dalla canna fumaria". sferrá v.tr. "togliere i ferri ai cavalli, scongelare". sfèrre s.f. "coltello inservibile". sfèrte s.f. "strenna": tataránne m'à ffatte la sfèrte a Natale e cu quiddi sòlete m'agghi accattáte n'allòrge. "nonno mi ha fatto la strenna a Natale e con quei soldi mi sono comprato un orologio". sfianghí v.tr. "sfiancare". sfiurí v.intr. "sfiorire". sfìuze s.m. "sguincio". sfìzzje s.m. "sfizio". sfògge s.m. "sfoggio": Bbèllaggírje face sfògge ògne gghiuórne re na vèsta nóve, nu nżape ca re ccóse si re tténe re tténe pe édde e no pe l'ate. "Placidia fa sfoggio ogni giorno di un vestito nuovo non sa che le cose se le tiene le tiene per lei e non per gli altri". sfótte v.tr.volg. "sfottere"; p.p. sfuttute. sfrabbecá v.tr. "disfare muratura". sfraceddá v tr. "sfracellare, stritolare": se me càpete nd'a ste mmane lu sfracèdde! Ché ne sape idde re li fatte míje?. "se mi capita in queste mani lo stritolo. Che ne sa lui dei fatti miei?". sfraffá v.tr. "pestare". sfrangeljá v.tr.intr. "cercare di trarre, dire o dare notizie, riuscire a capire un discorso". sfraśchjá v.tr. "sfrascare": dda vigne l'àja na nżénghe sfraśchjá, fá ascí li raciuóppe r'uve, accussì s'ammatúrene a lu sóle. "quella vigna la devi un po‟ sfrascare fai uscire i grappoli d'uva, così si maturano al sole". sfrattá v.tr. "svuotare": àja sfrattá la rameggiáne re vine e óje e craje nu nde muóve pe fá ssu suvrìzzje. "devi svuotare la damigiana di vino e oggi e domani non ti muovi per fare questo servizio". sfrecá v.tr.volg. "sfottere". sfreculjá v.tr. "punzecchiare, sbriciolare, sfottere": Diaró, nun sfreculjànne ru ppane ca jé graziarDdíje, si nu ru vvuó làssele sópe a lu tavulíne. "Teodoro, non sbriciolare il pane che è grazia di Dio, se non lo vuoi lascialo sul tavolo". sfreddá v.tr. "calare di peso". sfrègge s.m. "sfregio". sfreggiá v.tr. "sfregiare". sfridde s.m. "sfrido": li pupàjne jévene tutte nfracetáte jétta qquá e jétta ddà agghia avute numunne re sfridde. "i peperoni erano tutti marciti butta qua e butta là ho avuto troppo sfrido". sfríje v.intr. tr. "sfriggere, soffriggere, sfottere": nun facènne sfríje l'aglie nd'a la tjédde, mitte nżjéme aglie, uóglie e pumberóre e falle còce, accussì à dditte lu mjéreche. "non far soffriggere l'aglio nella pentola, metti insieme aglio, olio e pomodori e falli cuocere, così ha detto il medico"; p.p. sfrìjùte. sfrucchenjá v.tr. "frugare, sfruconare pulire un tubo otturato": ché sfruccheníje a ffá mmjézze a sse ccarte. "che frughi a fare in mezzo a queste carte"; Andò, si nun funisce re sfrucchenjá lu nase cu lu rite, t'allènde nu ścaffe ca te fazze ggerá cúm'a nu spundóne. "Antonio, se non finisci di sfruconare il naso con il dito, ti do uno schiaffo che ti faccio girare come a una trottola". sfrundatézze s.f. "sfrontatezza". sfuddá v.tr. "sfoltire": l'avime sfuddate lu vuśchètte, accussì l'àrbele pígline cchiù ssóle. "l'abbiamo sfoltito il boschetto, così gli alberi prendono più sole". sfugá v.tr. "sfogare": Mecalì, sònghe menute a truvarte pe me sfugá na nżénghe cu tté, nun ne pòzze cchiù."Michelina, sono venuta a trovarti per sfogarmi un po‟ con te, non ne posso più". sfuggiá v.intr. "sfoggiare": Annúcce à sfuggiate tutte li ggiujélle ca tenéve, n'avéve cchiù ché se métte. "Anna ha sfoggiato tutti i gioielli che teneva, non aveva più che mettersi". sfugliá v.tr. "sfogliare": pigliatílle lu libbre, éo nu l'agghi manghe sfugliate, allecuórdete re purtarle ndréte. "prenditelo il libro, io non l'ho neanche sfogliato, ricordati di portarlo indietro". sfùje v.tr. "sfuggire"; p.p. sfujùte. sfunná v.tr. "sfondare" sfunnulá v.tr. "sfondare". sfuóghe s.m. "eczema, sfogo cutaneo"; a lu musse s.m. "erpete". sfuórze s.m. "sforzo": vìre ché sfuórze c'à ffatte, m'à rialate mille lire!. "vedi che sforzo ha fatto, mi ha regalato mille lire!". sfurbeciá v.tr. "sforbiciare": sòremacucíne, quanne tenéve cinghe anne pe pazzjá me sfurbeciàje la vèsta nóve, nun me lu pòzze ścurdá. "mia cugina, quando teneva cinque anni per scherzare mi sforbiciò il vestito nuovo, non me lo posso dimenticare". sfurfeciá v.intr. "pettegolare": vire a qquédde e ddòje cúme stanne sfurfeciánne e chi re ścàzzeche manghe li trìcchetrácche. "vedi a quelle due come stanno pettegolando e chi le smuove neanche i tric-trac". sfurmá v.tr. "sformare". sfurná v.tr. "sfornare": Marí, àje sfurnate ru ppane? Si nunn'angóre jé prónde, tórne a mení vèrse mèzzejuórne. "Maria, hai sfornato il pane? Se non è ancora pronto, torno a venire verso mezzogiorno". sfurní v.tr. "sfornire". sfurtune s.f. "sfortuna". sfurzá v.tr. "sforzare": Nannì, nu nde sfurzá a pparlá, te l'à dditte lu mjéreche, cchiù addà ce facime tanda raggiunamèmde. "Anna, non ti sforzare a parlare, te l'ha detto il medico, più in là ci facciamo tanti ragionamenti". sfussá v.tr. "disseppellire, esumare". sfuterá v.tr. "sfoderare". sfuttetóre s.m. "sfottitore"; pl. sfuttetúre. ṡgalemá v.intr. "ansimare". ṡgandalezzá v.tr. "scandalizzare": Fiurè, nu nde ṡgandalezzá, mó accussì vá lu munne. "Fiorenza, non ti scandalizzare, ora così va il mondo". ṡgàndele s.m. "scandalo": nepòta míje, nun dènne ṡgàndele, ru ssacce ca vjéne ra la cità, ma nd'a lu pajése s'aùse re n'ata manére. "nipote mia, non dare scandalo lo so che vieni dalla città, ma nel paese si usa di un'altra maniera". ṡgangá v.tr. "sdentare": Rumíneche jé tutte ṡgangate e nu nże fire re se ìre a mmétte li rjénde. "Domenico è tutto sdentato e non si fida di andarsi a mettere i denti". ṡgarmettá v.tr. "prendere una storta". ṡgavagliá v.tr. "scalfare": Melù, sta vèste l'àja cchiù ṡgavagliá accussì me vá cchiù còmmede. "Carmela, questo vestito lo devi più scalfare così mi va più comodo". ṡgavaglie s.m. "scalfo". ṡghéletre s.m. "scheletro". ṡgheletrí v.tr. "scheletrire": nu nde ṡgheletrí mange na nżénghe re cchiù se no t'arraddúce a nnjénde. "non ti scheletrire, mangia un po‟ di più altrimenti ti riduci a niente"; p.p.ṡgheletrúte. ṡghérze s.m. "scherzo, burla". ṡgherzjá v.tr. "burlare, scherzare". ṡgrangá v.tr. "sgranchire": vuó mení cu mmé? Éo me fazze quatte passe pe lu Castjédde, pe me ṡgrangá re ccòsse. "vuoi venire con me? Io mi faccio quattro passi per il Castello, per sgranchirmi le gambe": ṡgrave s.m. "parto": Annúcce à ssuffèrte parícchie a lu ṡgrave, ma te vulésse fá veré ché bbèllu criature ca téne. "Anna ha sofferto parecchio al parto, ma ti vorrei far vedere che bel bambino che tiene". ṡgravetá v.tr. "partorire". ṡgregnóne s.m. "grugnone": agghi avute nu ṡgregnóne ra Custànże ca me vache angóre mandenènne la facce. "ho avuto un grugnone da Costanzo che mi vado mantenendo ancora la faccia". ṡgrussá v.tr. "sgrossare". ṡgruttá v.tr. "sgrottare". ṡguarrá v.tr. "squartare". ṡguazze s.m. "gettata di cemento semiliquido sui muri". ṡgubbá v.intr. "ingobbire, sgobbare": zì Ndònje jé ṡgubbate parícchie. Ché bbuó fá jé l'ità. "zio Antonio è ingobbito parecchio. Che vuoi fare è l'età"; la vite s'adda uré nun diche assàje ma na nżénghe, nunż'adda ṡgubbá ra la matine a la sére. "la vita si deve godere non dico molto ma un po‟, non si deve sgobbare dalla mattina alla sera". ṡguinge agg. "sbieco, sghimbescio, sguincio": facéve veré ca nun me uardave, ma éo m'accurgjétte ca me uardave re ṡguinge. "faceva vedere che non mi guardava, ma io mi accorsi che mi guardava di sguincio". ṡguìzzere agg. "svizzero". ṡgulárse v.rifl. "sgolarsi": m’agghi ṡgulate pe ce fá capí la lezzióne, ma tu te crire ca craje me la puórtene mbarate?. "mi sono sgolato per far capire loro la lezione, ma tu credi che domani me la portano imparata?". ṡgumbrá v.tr. "sgombrare". ṡgumendá v.tr. "sgomentare": nu nde ṡgumendá, pe ògne ccóse c'éja remérje. "non ti sgomentare, per ogni cosa c'è rimedio". ṡgumènde s.m. "sgomento"; pl. ṡgumjénde. ṡgunfjá v.tr. "sgonfiare". ṡguómete s.m. "rutto". si cong. "se": si Ddíje vóle craje ce verime dabbasce nnande a re Ccruce. "se Dio vuole domani ci vediamo laggiù davanti alle Croci". sicce s.f. "seppia, schiaffo". sicche agg. "arido, magro, secco"; -a li cane loc.avv. "magrissimo"; -sicche loc.avv. "allampanato": te vulésse fá veré cúm’jé sicche sicche!. "te lo vorrei far vedere come è allampanato!"; f. sécche. sicchie s.m. "secchio"; dim. sicchicjédde. sièddenò loc.avv. "sì o no". sigge v.tr. "riscuotere"; p.p. seggiute. síghere s.m. "sigaro". síndeme s.m. "sintomo": téne tutte li síndeme re lu ciamuórje, fallu stá a ru ccàure e nun lu facènne ascí. "tiene tutti i sintomi del raffreddore, fallo stare al caldo e non farlo uscire". singhe s.m. "segno"; dim. senghetjédde; f.pl. sénghe; -singhe loc.avv. "grinzoso". sìnneche s.m. "sindaco". sirece agg.n.card. "sedici". siste v.intr. "esistere"; p.p. sestute. sive s.m. "sego": ssa menèste sape re sive vá la jétte. "codesta verdura sa di sego valla a buttare". sjénże, nu ndéne- loc.avv. "persona non riflessiva"; sjénże, sènża- loc.avv. "avventato". sjérre s.m. "collina"; -Natulíne s.m. "Serra Natalina (contrada sulla strada per Accadia vicino al Bosco)"; -re la Cróce s.m. "Sierro della Croce (contrada sulla strada per Santa Maria del Bosco prima del Convento)"; -re lu Spedale s.m. "Sierro dell'Ospedale (contrada sulla strada per Santa Maria del Bosco)"; -Varalle s.m. "Sierro Varallo (contrada sulla strada Panni-Scalo sulla destra vicino a "spadda tòrte")". sjérve s.m.pl. "servi": téne numunne re sjérve, ma idde si re ppóte permétte. "tieni molti servi, ma lui se li può permettere". sljàle agg. "sleale": sì state sljàle, nu nże face accussì, quanne se rá na paróle quédda jé. "sei stato sleale, non si fa così, quando si dà una parola quella è". sluggiá v.tr. "sloggiare": uaglió, ra qquá àja sluggiá, te n'àja ìre ru vvuó capí sì o no? Marònne cúme sì tuóste!. "ragazzo, di qua devi sloggiare, te ne devi andare lo vuoi capire si o no? Madonna come sei duro!". smaldí v.tr. "smaltire": Mengù, pe smaldí quéssa mbriachíje t'àja ìre sule a culecá. "Domenico, per smaltire codesta ubriachezza ti devi solo andare a coricare". smammá v.intr. "andare via". smaniúse agg. "smanioso": nepúteme musére stéve na nżénghe smaniúse, se veréve ca tenéve la fréve. "mio nipote stasera stava un po‟ smanioso, si vedeva che teneva la febbre". smecciá v.tr. "guardare di sbieco, sbirciare, scorgere". smerciá v.tr. "smerciare". smerdjá v.tr. "smerdare": pe tutte quédde ca m'à dditte l'agghia smerdjá nnande a tutte quande. "per tutto quello che mi ha detto lo devo smerdare davanti a tutti quanti". smèrge s.f. "albicocca, albicocco". smezzá v.tr. "dimezzare": nu nge la fazze a carecárme sóp'a re spadde quissu sacche, l'àja appríme smezzá. "non ce la faccio a caricarmi sulle spalle codesto sacco, lo devo prima dimezzare". smullá v.tr. "perdere elasticità". smundá v.tr. "smontare": pe sfìzzje Peppíne à smundate a ppjézze a ppjézze l'allòrge e nu lu sape cchiù mundá. "per sfizio Giuseppe ha smontato a pezzi a pezzi l'orologio e non lo sa più montare". smurfiuse agg. "smorfioso"; f. smurfióse. smustazzóne s.m. "sergozzone". sògre s.f. "suocera"; sògreme: "mia suocera"; sògrete: "tua suocera". sóle s.f. "suola": la sóle re re ścarpe jé vucculjàte o facce métte la mézze sóle o jéttele. "la suola delle scarpe è bucata o le fai risuolare o buttale"; -c'accummènże a auzá s.m. "sole che sorge". sólelijóne s.m. "solleone". sòlete s.m.sing. e pl. "soldo, soldi"; dim. suldarjélle. sópappenżjére loc.avv. "soprappensiero": Sandìne stá sèmbe sópappenżjére, vulésse veré ché ave quédda feglióle. "Santa sta sempre soprappensiero, vorrei vedere che ha quella ragazza". sópatàcche s.m. "sopratacco". sópe avv. "sopra, su". sòpraffiáte s.m. "fiato grosso". sòprammáne s.m. "sopraggitto". sòpranne s.m. "animale con più di 2 anni di età". sòprappòste agg. "sovrapposto": uéje mà, m’agghi squarciate lu cauzóne, mìtteme na pèzze sòprappòste cúm’jéa jé. "ehi mamma, mi sono strappato il pantalone, mettimi una pezza sovrapposta come è è". sóre s.f. "sorella"; sòreme: "tua sorella"; sòrete: "tua sorella"; pl. ssóre; dim. sóre cchiù pìccquele. sóreche s.m. "sorcio, topo"; pl. sùrece; dim. surecídde. sórecucíne s.f. "cugina"; sòremacucíne: "mia cugina"; sòretacucíne: "tua cugina". sórge v.intr. "sorgere": quanda matine me ngande a uardá lu sóle ca sòrge addréte a la mundagne. "quante mattine mi incanto a guardare il sole che sorge dietro la montagna". sòrve s.f. "sorba": re ssòrve spaccate e seccate a lu sóle ce re mangiame rinde vjérne. "le sorbe spaccate e seccate al sole ce le mangiamo d'inverno". sósciamóśche s.m.inv. "scacciamosche". sóttabbrácce loc. avv. "a braccetto, sottobraccio": re vvire mmjézze a la chiazze sóttabbrácce, cape a ccape ché se rinne? Vattelásce!. "le vedi in mezzo alla piazza a braccetto, testa a testa che si dicono? Vattelappesca!". sóttacóre s.m. "sottocoda (finimento del cavallo da tiro)". sóttapánże s.m. "sottopancia (finimento del cavallo da tiro)". sóttatèrre loc.avv. "sottoterra". Sótte a la ferruvíje s.m. "Sotto la ferrovia (contrada)". sóttòcanne s.m. "soggolo"; -cu li cambanjédde s.m. "sonagliera". sóttuócchje loc.avv. "sottocchio": stu criature l'àja tené sóttuócchie se no te jètte tutte ndèrre. "questo bambino lo devi tenere sottocchio altrimenti ti butta tutto a terra". spaccá v.tr. "spaccare": quanne tatà se mettéve a spaccá re llèune, ndanne funéve quanne nun veréve cchiù pe nnande manghe na lèune. "quando papà si metteva a spaccare la legna, allora finiva quando non vedeva più davanti neanche una legna". spaccamónde s.m. "spaccapietre". spaccaòcchjèlle s.m. "punzone (arnese del calzolaio)". spaccapréte s.m. "spaccapietre": a nu quarte re la vianóve li spaccapréte pe tutta la jurnate facévene mundune re vricce. "a una parte della strada carrozzabile gli spaccapietre per tutta la giornata facevano mucchi di sassi". spaccatèlle s.f. "peperoni sottaceto tagliati a fette". spaccazze s.f. "fessura nelle rocce del Castello, spacco": la spaccazze a la unnèdde me l'àja fá re trènda cendímetre. "lo spacco alla gonna me lo devi fare di trenta centimetri". spaccóne s.m. "gradasso": nun facènne lu spaccóne ca ce stanne l'ate mèglie re tè. "non fare il gradasso che ci stanno gli altri meglio di te". spacenżjá v.tr. "spazientire". spaciénże s.f. "impazienza": t'agghi aspettáte n'óre a li quatte candune, pó m'éja menute la spacjénże e me ne sònghe jute. "ti ho aspettato un'ora ai quattro cantoni poi mi è venuta l'impazienza e me ne sono andato". spaddate s.f. "spallata": Custànże se ścurdàje la chiave nd'a l'atu cauzóne e avíje aprí la pòrte cu na spaddate. "Costanzo si dimenticò la chiave nell'altro pantalone e dovette aprire la porta con una spallata". spadde s.f. "spalla". spaddére s.f. "spalliera". spadruneggiá v.intr. "spadroneggiare": nu nde permettènne re spradruneggiá ca qquá nun staje a ccasa tója. "non ti permettere di spadroneggiare che qui non stai a casa tua". spagnulètte s.f. "spagnoletta". spagnuóle 1.s.m. "cardo santo"; 2.agg. "spagnolo". spajsáte agg. "spaesato": andó vache vache, me sènde spajsáte, vòglie turná re prèsscie a Ppanne a lu pajése míje. "dove vado vado mi sento spaesato, voglio tornare di fretta a Panni al mio paese". spalangá v.tr. "spalancare": nun spalangá quéssa pòrte, nun vire ca face nu fridde ra murí? Si tu tjéne càure vattinne a lu Castjédde. "non spalancare codesta porta, non vedi che fa un freddo da morire? Se tu tieni caldo vattene al Castello". spalemá v.tr. "spalmare": mà, prime re ìre a la ścóle m'àja spalemá la marmelláte sóp'a na fèdde re pane. "mamma, prima di andare a scuola mi devi spalmare la marmellata su una fetta di pane". spalmate s.f. "fèrula": Ndunè t'allecuórde cúme facévene male quédde spalmate ca réve la maéste sóp'a re mmane?. "Antonietta ti ricordi come facevano male quelle fèrule che dava la maestra sulle mani?". spamétte v.tr. "spaventare"; p.p. spamisse. spanate re cape agg. "svitato di testa": nu lu sténne a ssènde ca jé spanate re cape. "non lo stare a sentire che è svitato di testa". spandá v.tr. "preoccupare". spandecá v.tr. "aspettare con ansia, penare, preoccuparsi eccessivamente, struggersi, tribolare": nu nde spandecá pe nesciune ca nesciune te pènże. "non ti preoccupare eccessivamente per nessuno che nessuno ti pensa". spangeddá v.rifl. "rompersi le costole". spangèdde s.f. "costola"; dim. spangeddúzze. spanne v.tr. "spandere, stendere i panni". spannetúre s.m. "stenditoio". spanżìve agg. "espansivo": jé nu uaglióne spanżìve t'addrecríje a pparlá cu idde. "è un ragazzo espansivo ti ricrei a parlare con lui". spaparanżàrse v.tr. "sbracarsi": te sì spaparanżàte sóp'a ssa pulutróne e chi te móve manghe na cannunate!. "ti sei sbracato su codesta poltrona e chi ti muove neanche una cannonata!". spappá v.tr. "spappolare": vire andó lu mitte quissu panarjédde, se no re fíquara ca stanne rinde se spàppene. "vedi dove lo metti codesto panierino altrimenti i fichi che stanno dentro si spappolano". spará v.tr. "sparare": chignúnghe te vére, zì Fò, spare ra qquá spare ra ddà a la sére nu mbuórte manghe n'auceddúzze o nu lèbbre pacce. "chiunque ti vede, zio Alfonso, spara di qua e spara di là alla sera non porti neanche un uccellino o una lepre pazza". sparafónne v.intr. "fare sparire"; p.p. sparafúse. sparagná v.tr. "risparmiare". sparagne s.m. "risparmio": figlie míje, appríme re fá na cóse pjénże sèmbe a lu sparàgne. "figlio mio, prima di fare una cosa pensa sempre al risparmio". sparatráppe s.m. "cerotto, sparadrappo": t'àje fatte nu bbèllu spacche a lu rite, mìttece lu spirete e rròppe lu sparatráppe. "ti sei fatto un bello spacco al dito, mettici l'alcool e dopo il cerotto". spare agg. inv. "dispari". sparecíne s.f. "asparagina". sparí v.intr. "sparire"; p.p. sparute. sparluttá v.intr. "parlottare": sparluttávene ndra lóre e nun riascjétte a capí na paróle. "parlottavano tra loro e non riuscii a capire una parola". sparre s.f. "cercine": pe purtá stu varrile re vine accàta Sèppe t'àja métte appríme la sparre ngape. "per portare questo barile di vino da Giuseppina ti devi mettere prima il cercine in testa". spàrreche s.m. "asparago"; pl. spàrrece: ògne tande nu pecurále me pòrte nu mazze re spàrrece, re ścàure ce métte r'óve e me re mmange. "ogni tanto un pastore mi porta un mazzo di asparagi, li lesso ci metto le uova e me li mangio". sparrechéte s.f. "asparageto"; -salvagge s.f. "salsapariglia". sparrucchjá v.tr. "sparpagliare". sparte v.tr. "dividere, spartire": nunn'agghi njénde ra sparte cu nesciune. "non ho niente da spartire con nessuno". spartepúnde s.m. "marcapunti (arnese del calzolaio)". spase s.f. "piatto grandissimo 36 cm."; re sandenecóle s.f. "piatto smisurato 50 cm.". spasètte s.f. "piatto grande". spassjunatamènde avv. "spassionatamente": spassjunatamènde m'àja rá nu parére pe veré si tènghe tuórte o raggióne. "spassionatamente mi devi dare un parere per vedere se ho torto o ragione". spassuse agg. "spassoso": jé nu cristjàne spassuse, cu na nżénghe re tjémbe ca passe cu idde se ljévene tutte li cicche pe la cape. "è una persona spassosa con un po‟ di tempo che passo con lui si tolgono tutte le idee strane per la testa". spateddá v.intr. "scivolare fratturandosi una spalla". spatòrce s.f. "stampella". spatuórchie s.m. "ramo tagliato". spavjénde s.m. "spavento". spàzzje s.m. "spazio": pe mangiá, Necuré, puó mení ma pe ddòrme àja veré andó àja ìre pecché a ccase nu ndénghe spàzzje. "per mangiare, Nicodemo, puoi venire ma per dormire devi vedere dove devi andare perché a casa non ho spazio". spazzjuse agg. "spazioso"; f. spazzióse. specá v.intr. "spigare": li cavule sònghe tutte specate e nu nżònghe cchiù bbuóne. "i cavoli sono tutti spigati e non sono più buoni". specchiá v.rifl. "specchiare": Vróneche stá sèmbe a specchiárse e la màmme stá sèmbe a strecá la case, pòvre munne. "Veronica sta sempre a specchiarsi e la mamma sta sempre a strofinare la casa povero mondo". specciá li capìdde v.tr. "pettinare". speculá v.tr. "spigolare": crajmatíne vattinne prjéste a speculá prime ca se àuze lu sóle, se no vuó bbuóne murí re càure. "domattina vattene presto a spigolare prima che si alzi il sole, altrimenti vuoi ben morire di caldo". speghètte s.m. "spighetta": Ggiovà, pe uarní la cammesóle àja métte lu speghètte re séte, me raccumànne a tté. "Giovanna, per guarnire la camiciola devi mettere la spighetta di seta, mi raccomando a te". spelate agg. "calvo": jèva ggióvene, ma cu na cape spelate ca se truvave paréve cchiù vjécchie. "era giovane, ma con una testa calva che si trovava sembrava più vecchio". spelline s.m. "spillo". speluórce agg. e s.m. "spilorcio". spenacce re San Lorenzo s.f.pl. "bugula". spengulóne s.m. "spillone". spenná v.tr. "spiumare": si ne passàje na jurnate sane pe spenná tutte quiddi passarjédde. "se ne passò una giornata intera per spiumare tutti quei passerotti". spennárse la lénghe v.rifl. "scottarsi la lingua". spènne v.tr. "togliere la salsiccia o altro dall'asse sotto il soffitto, spendere"; p.p. spise. spenżeráte agg. "spensierato": Pumbí, ruórme ruórme spenżeráte, mmjàte tè! La fatìa ddá stá e ddá rèste. "Pompilio, dormi dormi spensierato, beato te! Il lavoro là sta e là rimane". sperá v.tr. "sperare": ché vvóle cchiù sperá, a l'ità ca jé arruuàte s'adda sule ìre a gghittá pe re mmèrse re Sàrje. "che vuole più sperare, all'età che è arrivato si deve solo andare a buttare per le discese di Sario". speranżóne s.m. "persona che non vuole fare niente, speranzoso": face lu speranżóne tande stanne la màmme e lu pàdre ca lu ranne a mangiá, vòglie veré ròppe!. "fa lo speranzoso tanto stanno la madre e il padre che lo danno a mangiare, voglio vedere dopo!". spèrde v.tr. "disperdere, sperdere": vire andó vaje, apre l'uócchie ca te puó spèrde nd'a ddu vòśche. "vedi dove vai, apri gli occhi che ti puoi disperdere in quel bosco"; p.p. spèrse; p.p. sperdute. spére s.f. "raggio, ostensorio". sperecèdde s.f. "piccolo raggio di sole". speretúse agg. "spiritoso": ché vuó ndènne cu quédde ca rice? Nun vire ca nu nżì pe nnjénde speretuse. "che vuoi intendere con quello che dici? Non vedi che non sei per niente spiritoso". sperí v.tr. "spedire"; p.p. sperute. sperjénże s.f. "esperienza": vuó parlá, ma rimme ché sperjénże tjéne, nu nde saje manghe pulezzá lu nase ra sule. "vuoi parlare, ma dimmi che esperienza tieni, non ti sai neanche pulire il naso da solo". spèrte agg. "esperto": fírete re quiss'óme, jé spèrte mmatèrje, làssule fá ca te truóve bbuóne. "fidati di codesto uomo, è esperto in materia lascialo fare che ti trovi bene". spertusjá v.tr. "forare, perforare": nun spurtusjànne lu mure cu ssi chiuóve, mìttene une e bbuóne. "non forare il muro con codesti chiodi, mettine uno e buono". sperucchjá v.tr. "spidocchiare": la mammaránne re Luvìcia s'assettáve a lu sóle, se mettéve la cape re la nepóte sóp'a re ddenócchie e la sperucchjàve. "la nonna di Luigia si sedeva al sole si metteva la testa della nipote sulle ginocchia e la spidocchiava". sperùjne s.f. "aparine". speselá v.intr.tr. "crescere in altezza, rialzare, sollevare": spésele ssa cape fàmmete uardá nfacce, nun facènne lu mundóne. "solleva codesta testa fammiti guardare in faccia, non fare il musone"; uagliù, pe speselá stu tavulóne m'avìta rá na mane. "ragazzi, per sollevare questo tavolone mi dovete dare una mano". speselárse v.tr. "levarsi". spetale s.m. "ospedale": na préta perune tenime a lu càrcere e a lu spetale. "una pietra per ciascuno teniamo al carcere e all'ospedale". spètazzá v.tr. "spezzettare". spetjá v.tr. "finire ogni cosa". spettàcule s.m. "spettacolo": quanne stéve lu cìneme a Ppanne, cu papanònne Mengucce jéveme sèmbe a lu prime spettàcule. "quando stava il cinema a Panni, con nonno Domenico andavamo sempre al primo spettacolo". spettóre s.m. "ispettore". spezéche agg. "poverissimo". spezzecá v.tr. "spiccicare, staccare": pe spezzecá lu franghebbólle ra la léttere, mitte na nżénghe r'acque sópe e ppó aspjétte ca se ne véne. "per spiccicare il francobollo dalla lettera, metti un po‟ d'acqua sopra e poi aspetta che se ne viene". spezzeljá v.tr. "mangiucchiare, piluccare, sbocconcellare, spilluzzicare": m'assettàje sóp'a la ścale re case e me mettjétte a spezzeljá nu raciuóppe r'uve. "mi sedetti sulla scala di casa e mi misi a piluccare un grappolo d'uva"; musére spezzelíje, t'éja piaciute a mangiá la ceculáte? E qquédde t'à spezzate la fame. "stasera mangiucchi, ti è piaciuto mangiare la cioccolata? E quella ti ha spezzato la fame"; peqquésse tu nun mmange maje nu bbèllu piatte chine, pecché vaje spezzeljànne ra qquá e ra ddá. "per questo tu non mangi mai un bel piatto pieno, perché vai spilluzzicando di qua e di là". spezzjàle s.m. "farmacista": appríme jéve lu spezzjàle ca preparáve la merecíne nnande a tté. "prima era il farmacista che preparava la medicina davanti a te". spezzjaríje s.f. "farmacia". spezzjuná v.tr. "ispezionare": lu spettóre jé menute a spezzjuná la pòste. "l'ispettore è venuto a ispezionare la posta". spezzóne s.m. "avanzo, un pezzo di qualcosa": vire ca jé rumaste nu spezzóne re rròbbe, te puó fá nu sunale pe nnande. "vedi che è rimasto un pezzo di stoffa, ti puoi fare un grembiule". spjandá v.tr. "spiantare"; p.p. spjandate. spicce 1.s.m. "libero da impegno"; 2.agg. "spiccio": Ulèrje nu nże pèrde nghiacchiere, vá pe re spicce. "Aurelio non si perde in chiacchiere, va per le spicce"; 3.agg. e s.m. spicciolo": sònghe rumaste sènża manghe nu sòlde spicce mó ca véne nepùteme ca vóle sèmbe rjéce lire, andó l'agghia pegliá?. "sono rimasto senza neanche un soldo spicciolo ora che viene mio nipote che vuole sempre dieci lire dove le vado a prendere?". spicchicjédde s.m. "specchietto": jé carute la bbursètte e s’éja rutte lu spicchicjédde, mó avima avé sétt’anne re resgràzzje. "è caduta la borsetta e si è rotto lo specchietto. ora dobbiamo avere sette anni di disgrazia". spicciafacènne s.m. "faccendiere". spiche s.f. "spiga"; -resenate s.f. "spiga tutta vuota"; -tórse s.f. "spiga piena". spigaddòsse s.f. "veronica". spigaróle s.f. "triseto". spijá v.tr. "spiare": si t'ànne ritte ca nunn'àja trasí, jé nnùtele ca spíje ra lu vùcchele re la maścatúre. "se ti hanno detto che non devi entrare, è inutile che spii dal buco della serratura". spilapíppe agg. "smilzo". spinacágge s.f. "robinia". spinapólece s.m. "biancospino"; pl. spinapúlece. spine s.f. "prugnolo, pruno": nu nd’azzeccànne ddà ca te punge nnande a la spine. "non ti avvicinare là che ti pungi davanti al pruno"; -re lu pésce s.f. "lisca": statte attjénde, nu nd’affucá cu la spine re lu pésce. "stai attento, non ti affogare con la lisca". spìngule s.f. "spilla": feglió, nunn’àja rialá spìngule se no faje allíte, o si nun ne puó fá a mméne àja pónge la mane a chi ce la raje. "ragazza, non devi regalare spille altrimenti fai lite, o se non ne puoi fare a meno devi pungere la mano a chi gliela dai". spìnnele a mmane s.f. "succhiello (arnese del falegname)". spìrete s.m. "alcool": feglió, vamme accatte mjézze litre re spìrete, c’agghia fá re cerase cu lu spìrete. "ragazza, vammi a comprare mezzo litro di alcool, che devo fare le ciliegie con l'alcool". spisse avv. "spesso": m’à dditte lu mjéreche re mangiá póche e spisse, accussì nu nż’appesandìsce lu stòmmeche. "mi ha detto il medico di mangiare poco e spesso, così lo stomaco non si appesantisce". spìzzeche e ppetazze loc.avv. "alla spicciolata". spógne s.f. "finocchio di forma allungata, spugna". spóle s.f. "scheggia": sònghe jùte pe pegliá ddà pacche re lèune e m’éja jùte na spóle nd’a lu rite. "sono andato per prendere quel pezzo di legna e mi è andata una scheggia nel dito". spónne v.tr. "togliere un peso di dosso". sporcheggiá v.tr. "tentare di parlare bene l‟italiano". sprème v.tr. "spremere": sprjéme nu lemóne e vìvete lu suche, musére màngete lu rrise ścauràte e vvire ca la cacarélle se léve. "spremi un limone e beviti il succo, stasera mangiati il riso lessato e vedi che la diarrea si toglie”. spremènde s.m. "esperimento"; pl. spremjénde. spresá v.tr. "smuovere". spròje v.intr. "sporgere": nu nde spròje ra lu bbalecóne se no puó caré abbasce. “non ti sporgere dal balcone altrimenti puoi cadere giù". spróne s.m. "sperone"; pl. sprune. sprucculjá v.tr. "beccare". sprufunná v.tr. "sprofondare": m’àja crére, vulésse sprufunná, nu nge la fazze cchiù a gghí nnande accussì. "mi devi credere, vorrei sprofondare, non ce la faccio più ad andare avanti così". spruhatúre s.f. "caduta dei fiori dall‟albero". spruná v.intr.tr. "curiosare su tutto, spronare". spruócchele s.m. "sprocco, stuzzicadenti, qualcosa di commestibile racimolato in campagna". spruprjá v.tr. "espropriare": Ndunètte jé state tand’anne cu la zíje pó jé menute l’atu nepóte friśche friśche e l’à sprupriáte re la case. "Antonietta è stata tanti anni con la zia poi è venuto l‟altro nipote fresco fresco e l‟ha espropriata della casa". sprupuósete s.m. "sproposito, indigestione": cumbà, musére agghi fatte nu sprupuósete, anżénghe anżénghe m’agghi calate na spasètte re cecatjédde. "compare, stasera ho fatto uno sproposito, a poco a poco mi sono ingoiato un piatto grande di cavatelli". sprupurzjunáte agg. "sproporzionato": bbèll’ó, lu prèzze jé sprupurzjunáte, manghe se quissu cuccetjédde fusse r’óre. "bell‟uomo, il prezzo è sproporzionato neanche se questo piccolo coccio fosse d‟oro". spruvá v.tr. "potare l‟albero". spruvatíve s.f. "potatura dell‟albero". spruvverúte agg. "sprovveduto". spruvvìste agg. "sprovvisto": sònghe state pegliàte a la spruvvìste, me l’agghi viste r’azzuppà nguódde, ra ndó jé menute sacce. "sono stato preso alla sprovvista, me la sono visto di arrivare all‟improvviso, da dove è venuto non lo so". spubblecá v.tr. "rendere pubblico". spuddá v.tr. "spollonare". spugliá v.tr. "spogliare": quanne m’agghia ìre a culecá a la sére, sule ca pènże ca m’agghia spugliá cu qquiddu fridde me véne la fréva. "quando mi devo andare a coricare alla sera, solo che penso che mi devo spogliare con quel freddo mi viene la febbre". spulecá v.tr. "spolpare": mmèce re nu pjézze re carne, me piace spulecá l’uósse. "invece di un pezzo di carne, mi piace spolpare l‟osso". spulecarjélle s.m. "fagiolo fresco". spulecchióne 1.s.m. "fannullone": feglió, statte attjénde ca quiddu uaglióne jé nu spulecchióne, nu nde ferá. "ragazza, stai attenta che quel ragazzo è un fannullone, non ti fidare". 2.agg. "sfaticato"; 3.agg. e s.m. "vagabondo". spulechíne agg. "esile, snello": fratemecucíne jé nu spulechíne, mange mange jé sèmbe tande, mmjàte a idde!. "mio cugino è snello, mangia mangia è sempre così, beato lui!". spuleciá v.tr. "spulciare": pùlece nu nże ne vírene cchiù cúme appríme e nu nże pèrde tjémbe a spuleciá. "pulci non se ne vedono più come prima e non si perde tempo a spulciare”. spulètte s.f. "spoletta": Cungettì, prime re te métte a ccóse. àja arravugliá lu file janghe attuórne a la spulètte. "Concetta, prima di metterti a cucire devi avvolgere il filo bianco intorno alla spoletta". spulmuná v.rifl. "spolmonare": jé nnùtele ca te spulmúne, a qquisse ché ce rice rice, ra n’aurécchie trase e ra n’ata jèsce. "è inutile che ti spolmoni, a costui che gli dici dici, da un orecchio entra e da un altro esce". spundá v.tr. "sbottonare, slacciare, spuntare": prime re te ìre a culucá, spunde re ścarpe a tataránne, ca éo nun me pòzze calá. "prima di andarti a coricare, slaccia le scarpe a nonno, che io non mi posso chinare"; nun facènne caré la pénne ndèrre se no se spònde lu pennine. "non far cadere la penna a terra altrimenti si spunta il pennino"; àje vòglie a pparlá cu mmé, nu la spunde. "hai voglia a parlare con me, non la spunti". spundànje agg. "spontaneo". spundettá v.tr. "schioccare con la frusta". spundettáte s.f. "schiocco con la frusta". spundóne s.m. "trottola"; spundóne, a lu- loc.avv. "trottola di legno". spungechjá v.tr. "punzecchiare". spunżá v.tr. "inzuppare": nu ndénghe rjénde e li tatune re spónże nd’a lu vine pe me re puté mangiá. "non ho denti e i mostaccioli li inzuppo nel vino per potermeli mangiare". spunżále s.m. "germoglio di cipolla". spunże agg. "mollo": mitte a spunże re stòzzere re pane. "metti a mollo i tozzi di pane". spunżjá v.tr. "distribuire": li zite spunżjàrne numunne re cunfjétte. "gli sposi distribuirono molti confetti". spuórche agg. "spinto, sporco"; f. spòrche. spupulá v.tr. "spopolare": re ttèrre se spuópelene, re juórne ngghiuórne e pe ffóre jé tutte nu resèrte. "i terreni si spopolano di giorno in giorno e per la campagna è tutto un deserto". spurcá v.tr. "sporcare"; -re bbròre v.tr. "sbrodolare"; -re suche v.tr. "sbrodolare". spurcaccióne s.m. "sudicione". spurchìzzje s.f. "sporcizia". spurcìzzje s.f. "sporcizia". spurgènde agg. "sporgente". spurtjédde s.m. "sportello"; dim. spurteddúzze. spurtive agg. "sportivo": a lu vjécchie cambe spurtive, vucine a la Cróce, stanne angóre l’allúcche nuóste pe nguraggiá la squadre re pallóne, t’allecuórde Nannì?. "al vecchio campo sportivo, vicino alla Croce, stanno ancora le nostra grida per incoraggiare la squadra di pallone, ti ricordi Anna?". spurucchjàrse v.rifl. "spollinarsi". spusá v.tr. "sposare": ròppe spusate jéscene li zite. "dopo sposata escono gli sposi"; -n’ata vòta v.tr. "risposare". spusalìzzje s.m. "sposalizio": uéje zì, nu nżì menute a lu spusalìzzje re Ndònje ché t’àje perdute! Ànne fatte tutte re ccóse ngrande. "ehi zio, non sei venuto allo sposalizio di Antonio, che ti sei perduto! Hanno fatto tutte le cose in grande". spusatjédde s.m.pl. "sposini". spustá v.tr. "spostare": spuóstete cchiù addà sóp’a lu ścànnele famme assettá ca stache stracche. "spostati più in là sulla panca fammi sedere che sto stanco". spustate agg. e s.m. "spostato". sputazzá v.intr. "sputacchiare": tutte la jurnate nun face ché fumá e sputazzá. "tutta la giornata non fa che fumare e sputacchiare". sputazze s.m. "sputacchio". spute s.m. "saliva": uaglió, mitte lu spute ndèrre, agghia veré quanne ce staje pe ffá jùte e menute ra la tavèrne. "ragazzo, metti la saliva per terra, devo vedere quanto ci stai per fare l'andata e la venuta dalla taverna". squacciá v.tr. "spiaccicare": li pumberóre jévene tròppe mature me sònghe carute ra re mmane e se sònghe squacciate ndèrre. "i pomodori erano troppo maturi mi sono caduti dalle mani e si sono spiaccicati a terra". squacianá v.tr. "dilatare". squadre s.m. "squadra (arnese del muratore)". squaltrine s.f. "sgualdrina": uaglió, sjénde a mmé, làssela ìre a quédda feglióle ca jé na squaltrine. "ragazzo, sentimi, lasciala andare a quella ragazza che è una sgualdrina". squaquaracchjáte agg. "fico maturo e schiacciato". squarce s.m. "strappo". squarciá v.tr. "strappare"; -ra fóre a ffóre v.tr. "strappare in lungo". squarciavócche, aloc.avv. "a squarciagola". squìccele s.m. "marmocchio, schizzo, scricciolo": m’è gghiute nu squìccele re lóte vucine a lu cauzóne e mmó agghia spettá ca s’assúche pe lu pulezzá. "mi è andato uno schizzo di fango vicino al pantalone e ora devo aspettare che si asciuga per pulirlo". squicceljá v.intr. "schizzare": m’agghi squicceljàte la unnèdde cu ru nghiòstre, mó ca vache a ccase chi la sènde a màmme?. "mi sono schizzata la gonna con l‟inchiostro, ora che vado a casa chi la sente a mamma?". squrìje s.f. "buio, oscurità". squríja tèrre tèrre s.f. "oscurità impenetrabile". ssamá v.intr. "sciamare". ssanghiá v.tr. "sgonfiare". ssciére s.m. "usciere". ssèquje s.f.pl. "esequie". sseréne, lu- s.m. "addiaccio": nu sténne tròppe a lu sseréne ca te piglie lu ciamuórje. "non stare troppo all‟addiaccio che ti prendi il raffreddore". ssu agg. e pron.dim. "codesto, costui"; pl. ssi; f.sing. ssa; pl. sse. stá v.intr. "stare"; - a ppadróne agg. "salariato"; - a ccòmede v.intr. "essere disponibile"; - citte v.intr. "muto, tacere": ru bbí ddá andó stá, s’éja misse a nu pizze, stá citte e nun vóle rice ché l’éja succjésse. "lo vedi là dove sta, si è messo ad un angolino, tace e non vuole dire che gli è successo"; lu face stá citte sule cu n’ucchiàta stòrte. "lo fa tacere solo con un‟occhiata storta"; - cu re mmane ndrippe v.intr. "oziare": nu stá cu re mmane ndrippe, fá còccóse nun vire ca nu mbòzze arruuá a ffá li suvrìzzje. "non oziare, fai qualcosa non vedi che non posso arrivare a fare i servizi"; malamènde v.intr. "ammalato grave"; malate v.intr. "ammalare"; - murènne v.intr. "moribondo": Ndònje stá murènne e nu nge ru crerime. "Antonio è moribondo e non ce lo crediamo"; - ngrasce v.intr. "abbondare"; - nżjéme v.intr. "convivere": ànna stá nżjéme cu li ggenetúre nżine a quanne truóvene na case. "devono convivere con i genitori fino a quando trovano una casa". stàbbele s.m. "letame, stabbio": crajmatíne àuzete prjéste, pulizze la stadde, lu stàbbele mìttele nd’a re sacchètte e puórtele fóre sótte a l’àrbele. "domattina alzati presto, pulisci la stalla, il letame mettilo nei sacchi e portalo in campagna sotto gli alberi". stabbeljá v.intr. "stabbiare": l’à stabbeljàte bbóne la tèrre a Felítte p’avé nu raccòvete cchiù ricche. "l‟ha stabbiato bene il terreno a Felitti per avere un raccolto più ricco”. stabbelí v.tr. "stabilire". staccá v.tr. "staccare": retèrze jétte a la putéha, cu nnòreme ca m’adda èsse e la màmme, a staccá la vèste, l’àbbete a ggiacche e lu capputtíne. "avantieri andai alla bottega, con la mia futura nuora e la mamma, a staccare il vestito, il tailleur ed il soprabito". stacche s.f. "cavallo di un paio d'anni". staccióne s.m. "spuntone di legno". stadde s.f. "stalla": quédda fémmene téne la case dabbasce vucine a lu pulóne c’asseméglie a na stadde. "quella donna ha la casa laggiù vicino all‟abbeveratoio che somiglia ad una stalla". staffale s.m. "staffe". staggióne s.f. "estate, stagione". staggiuná v.tr. "stagionare": lu masterásce m’à dditte ca la funèste nun me la póte fá ca re ttàvele s’ànna staggiuná. "il falegname mi ha detto che la finestra non me la può fare che le tavole si devono stagionare". staggiunále agg. "stagionale". stagnare s.m. "stagnaio". stagnarjédde s.m. "oggetto di scarso valore". stagnére s.f.pl. "teglia rettangolare molto lunga per forni pubblici". stajuóle s.m. "grosso bastone". stajédde s.f. "piccola bilancia". stambá v.tr. "stampare": parle cúme a nu libbre stambate, te ngande a sènderle. "parla come ad un libro stampato, ti incanti a sentirlo". stambjélle s.m. "grano duro". stambóne s.m. "ossa lunghe degli animali"; pl. stambúne. stàmece bbéne loc.avv. "arrivederci, stiamoci bene": me n’agghia ìre ca jé assàje tarde, stàmece bbéne. "me ne devo andare che è molto tardi, arrivederci". stammatíne avv. "stamattina": stammatíne, chiame e cchiame a ffìglime, nu nże vuléve auzá, l’agghia avuta jttá ra lu ljétte. "stamattina, chiamo e chiamo mio figlio, non si voleva alzare, l‟ho dovuto gettare dal letto". standá v.intr. "stentare": njénde te véne cu lu panarjédde, ògne ccóse te l’àja standá. "niente ti viene con il panierino, ogni cosa te la devi stentare". standuffe s.m. "stantuffo". stangóne s.m. "donna formosa e alta". stanżjóne s.f. "stazione"; pl. stanżjúne. stanżóne s.m. "salotto". starnutjá v.intr. "starnutire": ra quanne jé menute à ssèmbe starnutjàte, avarrá pegliate fridde óje. "da quando è venuto ha sempre starnutito, avrà preso freddo oggi". state s.f. "estate"; state, re- loc.avv. "estivo": te l’àja luvá st’àbbete re state c’accummènże a ffá fridde. "te lo devi togliere questo vestito estivo che incomincia a fare freddo". statéle s.f. "stadera". statelètte s.f. "piccola bilancia". stàteve bbuóne loc.avv. "arrivederci, statevi bene". statte bbuóne loc.avv. "arrivederci, statti bene". stavòte avv. "stavolta": stavòte ché ffaje faje, ché rice rice nu nge crére, na vòta se mbènna Còla. "stavolta che fai fai, che dici dici non ci credo, una volta si impicca Nicola". stecchine s.m. "stuzzicadenti". stédde s.f. "stella"; dim. stedduzze. steglióle s.f. "pancreas". stellettáte s.f. "stilettata": quédda nutìzzje fóje pe mmé na stellettáte a lu córe. "quella notizia fu per me una stilettata al cuore". stelline s.f.pl. "stelline (pasta alimentare)". stènde agg. "stento": stá pròpje nd’a la mesèrje a stènde se póte accattà còccóse juórne juórne. "sta proprio nella miseria a stento si può comprare qualcosa giorno per giorno". stendine s.m. "intestino". stenerecchjá v.tr. "stiracchiare": uaglió, quanda vòte te l’agghia rice ca nu nd’àja stenerecchjá nnande a li cristjàne. "ragazzo, quante volte ti devo dire che non ti devi stiracchiare davanti alle persone"; la vèste v.tr. "distendere il vestito nel sedersi". stengená v.rifl "ridursi in cattivo stato fisico". stengenárse v.rifl. "stancarsi molto". stengenjá v.tr. "rompere le ossa". stengiaríje s.f. "avarizia". stènne v.tr. "stendere"; p.p. stise. stenżjóne s.f. "estensione": tutte la stenżjóne re quèste ttèrre jé re lu Cummúne. "tutta l‟estensione di questi terreni è del Comune". stepá v.tr. "conservare, serbare". stepóne s.m. "armadio senza specchio". sterá v.tr. "stirare": prime re te métte a sterá prepare li caravúne nd’a lu fjérre e làssele appecciá bbuóne. "prima di metterti a stirare prepara i carboni nel ferro e lasciali accendere bene". sterrafátte agg. "esterrefatto": rumaníje assàje sterrafátte a sapé quédda nutìzzje. "rimase molto esterrefatto a sapere quella notizia". stésse, lu- agg. "medesimo": jé sèmbe lu stésse, pe idde nu mbasse maje lu tjémbe. "è sempre lo stesso, per lui non passa mai il tempo". stezzechjá v.tr. "gocciolare": ru mmuste l’àja fá stezzechjá pe nu bbèllu póche ra lu cappucce re téle nd’a la rameggiàne, e accussì aje lu vine lammeccáte. "il mosto lo devi far gocciolare per un bel pò dal cappuccio di tela nella damigiana e così ottieni lo spumante". stjére s.m. "letamaio, letame": addréte a la massaríje, l’àja luvá lu stjére, ca se sènde tròppe la puzze. "dietro alla masseria lo devi togliere il letame, che si sente troppo il puzzo". stile s.f. "manico (della zappa)". stìnge agg. "avaro": quanne staje nżjéme a li cumbagne nun fá lu stìnge, càcce li sòlete ca re ttjéne. "quando stai insieme ai compagni non fare l‟avaro, caccia i soldi che li tieni". stizze s.f. "goccia, stilla"; dim. stezzecèdde. stójavócche s.m. "tovagliolo". stòmmeche s.m. "stomaco". stóppe s.f. "canapa". stòrce v.tr. "storcere". stòrte s.f. "distorsione": p’arruvá sùbbete se mettíje a ccórre, lu pére ìje mmacande e pegliaje na stòrte. "per arrivare subito si mise a correre, il piede andò a vuoto e prese una distorsione"; stòrte, a laloc.avv. "a rovescio". straccá v.tr. "stancare". stracche agg. "stanco": stache stracche, strutte e cunżumáte. "sto stanco, distrutto e consumato". stracchézze s.f. "stanchezza": ròppe na iurnate re fatìa, a la sére se face sènde la stracchézze. "dopo una giornata di lavoro, alla sera si fa sentire la stanchezza". stracòce v.tr. "stracuocere"; p.p. m. stracuótte; f.stracòtte. stradóne s.m. "viale". strafá v.intr. "strafare": vuó cercá re fá mèglie, ma mó staje strafanne e nu nde n’accuórge. "vuoi cercare di fare meglio, ma ora stai strafando e non te ne accorgi". straferí v.tr. "trasferire". strafìne agg. "ottimo": jé nu majéste strafìne e chi lu passe nnande?. "è un ottimo maestro e chi lo sorpassa?". strafjùne loc.avv. "di sfuggita, di straforo": l’agghi viste strafjùne pe lu còrse sacce se jéva idde, rumane addummánne. "l‟ho visto di sfuggita per il corso non so se era lui, domani domando". strafótte, a- loc.avv. "in grande quantità". strafucá v.tr. "divorare, ingozzare, soffocare": Custanżúcce jé mangióne, nun face ché strafucá tutte quédde ca tróve cúme a nu lupe. "Costanzo è mangione, non fa che divorare tutto quello che trova come un lupo". strafuttènde agg. "strafottente": nu lu puó rice manghe fatte cchiù addá, jé bbuóne strafuttènde. "non gli puoi dire nemmeno fatti più in là, è molto strafottente". stragge s.f. "strage". stralambá v.tr. "dilatare cimosa del tessuto". stramáne loc.avv. "fuori mano". strame s.f. "foraggio": musére nd’a la mangiatóre àja métte strame supjérchie a li mule. "stasera nella mangiatoia devi mettere foraggio soverchio ai muli". strambalaríje s.f. "strampaleria": ché strambalaríje jé, stame a ggiugne e tu uaglió tjéne angóre lu cappòtte!. "che strampaleria è, stiamo a giugno e tu ragazzo tieni ancora il cappotto!". stramuórte agg. "deceduto da molto". strangulá v.tr. "strangolare". strànje agg. "estraneo": quistu ggióvene ca verite cu nnuje jé strànje a la famìglie. "questo giovane che vedete con noi è estraneo alla famiglia". strappá la pèdde v.intr. "stare discretamente in salute". strappe s.m. "coramella (arnese del barbiere)". strappuljá lu stòmmeche v.tr. "avvertire stimoli di fame nello stomaco". strapuddá v.tr. "perdere i petali, sfogliare un fiore". strapurtá v.tr. "trasportare": nu nde facènne strapurtá ra la ragge, vire ca ru ppègge jé ru ttuje. "non ti far trasportare dalla rabbia, vedi che il peggio è il tuo". strascená v.tr. "strascinare, trascinare": stu trave pe lu purtá a ccase l’àja strascená pe ndèrre. "questa trave per portarla a casa la devi trascinare per terra". strascenúne s.m. "strascicone". strascine s.m. "traccia". strattaggèmme s.m. "stratagemma". strattalmènde avv. "distrattamente". stratte s.m. "estratto, strato": vamme a ffá a lu Cummúne nu stratte re nàscete, ca l’agghia allehá a l’ate rucumènde. "vai a farmi al Comune un estratto di nascita, che lo devo allegare agli altri documenti". straurdenàrje agg. "straordinario": si vuó fá lu straurdenàrje, remmílle, re ffòrze sònghe re ttóje. "se vuoi fare lo straordinario, dimmelo, le forze sono le tue". stravahánde agg. "pingue". stravénge v.intr. "stravincere". straveré v.tr.intr. "intravedere, stravedere": pe quiddu figlie stravére, ce résse pure la cammíse pe lu puté veré felice. "per quel figlio stravede, gli darebbe anche la camicia per poterlo vedere felice"; p.p. straviste. straverèrje 1.agg. "scempio"; 2.s.m. "sfacelo": facíje straverèrje re tutte quédde ca truvàje pe nnande, Andó te ru ddiche cúm’a nu frate, te facéve male lu córe. "fece uno sfacelo di tutto quello che trovò, Antonio te lo dico come a un fratello, ti faceva male il cuore". stravesá v.tr. "sfregiare, travisare". stravjécchje agg. "stravecchio". strazzá v.tr. "stracciare, strappare": stràzzele ssa léttere e gghjéttele nd’a ru ffuóche, nu nge rènne pése sònghe tutte bbuscíje. "strappala codesta lettera e gettala nel fuoco, non darci peso sono tutte bugie". strazze s.m. "straccio": pe la vite c’à ffatte, jé arraddútte nu strazze, te lu vulésse fá veré. "per la vita che ha fatto, è ridotto uno straccio, te lo vorrei far vedere". stràzzje s.m. "strazio". strazzóne s.m. "straccione": Ndònje se vèste cúm’a nu strazzóne e ccrìreme, cumbà, ca li sòlete re tténe. "Antonio, si veste come a uno straccione e credimi, compare, che i soldi li tiene". strecá v.tr. "sfregare, strofinare, stropicciare": nu nde strecá l’uócchie cu re mmane fatte re pupàjne, se no t’arruvíne. "non ti strofinare gli occhi con le mani fatte di peperoni, altrimenti ti rovini". strecate s.f. "strofinata". strechènde agg. "stridente": statte citte ché vvóce strechènde ca tjéne. "stai zitto che voce stridente che tieni". streculá v.tr. "lavare a mano il bucato". stredá v.intr. "cigolare, stridere". stremenżúte agg. "striminzito". strénge v.tr. "stringere, torchiare la vinaccia": àja sule strénge li rjénde e ìre nnande. "devi solo stringere i denti ed andare avanti". strengetóre s.f. "ricavato della torchiatura della vinaccia". strengetúre s.m. "torchio vinario". strepetjá v.intr. "strepitare". stréppe s.f. "sterpa". stréttamaurízzje s.f. "liquirizia": quanne jéve criature jéve sèmbe andó Maríje re Siste a accattárme la stréttamaurízzje. "quando ero bambina andavo sempre da Maria di Sisto a comprarmi la liquirizia". strettí v.tr. "restringere"; p.p. strettúte. strèuse agg. "strano". strinde agg. "stretto"; f. strénde. strìppele-stràppele avv. "discretamente, non c‟è male". stròleghe s.m. "astrologo": fatte li fatte tuje, nun facènne lu stròleghe. "fatti i fatti tuoi, non fare l‟astrologo". stròppele s.f. "frottola". struculá v.tr. "massaggiare": me fanne male li rine, m’agghia fá struculá ra cummá Nanníne. "mi fanno male i reni, mi devo far massaggiare dalla comare Anna". struculáte s.f. "massaggio". struculatúre s.m. "asse per lavare la biancheria": lu struculatúre lu tenime stepate pe lecòrde re mammaránne. "l‟asse per lavare la biancheria lo teniamo conservato per ricordo di nonna". strujdde s.m. "zipolo (parte della botte)": vá nd’a la candine, tire lu strujdde a la vótte re ruje cundale, mitte lu vine nd’a lu vucale e assàggele. "vai nella cantina, tira lo zipolo alla botte di due quintali, metti il vino nel boccale e assaggialo". strumbettjá v.tr. "strombettare". strumènde s.m. "atto notarile, strumento"; pl. strumjénde. strùmmele s.m. "qualche cosa che non si regge" ,"persona inutile", "trottola". strummeljá v.intr. "barcollare, vacillare, sobbalzare della trottola": sònghe strummeljàte, n’ata nżénghe caréve, menumále ca stéve sóttabbrácce a mmarìteme. "sono barcollata, un altro pò cadevo, meno male che stavo sottobraccio a mio marito". strummeljùne avv. "barcolloni": andó s’abbíje, vá tutte strummeljùne, nu mbènże ca póte caré?. "dove si avvia, va tutto barcolloni, non pensa che può cadere?". struná v.tr. "scombinare un affare, stornare": nu lu struná, làssulu fá quédde ca vóle fá, ròppe nunn’ave cu chi se la pegliá. "non lo stornare. lascialo fare quello che vuole fare, dopo non ha con chi prendersela". strungá v.tr. "segare con segone, stroncare". strunże s.m. "stronzo". strupecciá v.tr. "stropicciare". struppjá v.tr. "storpiare": si me l’àja fá ssu lavóre mìttece li sjénże, nu lu struppjá. "se me lo devi fare codesto lavoro mettici i sensi, non storpiarlo". strùppje agg. "storpio". struppóne s.m. "sterpone". strure v.tr. "consumare"; p.p. strutte. strurjàne s.m. "consumatore, dissipatore": Frangeśchíne jé strurjàne assàje, li sòlete mmane a édde nu resístene manghe nu juórne. "Francesca è molto consumatrice, i soldi in mano a lei non resistono nemmeno un giorno". strusce s.m. "passeggio": àje ritte njénde ché strusce ca ce stéve appríme pe la chiazze. "hai detto niente che passeggio ci stava prima per la piazza". struscenjùne avv. "carponi": nepùteme jé angóre pìccquele e cammíne struscenjùne pe ndèrre. "mio nipote è ancora piccolo e cammina carponi per terra". strusciá v.tr. e intr. "strisciare". struuí v.tr. "istruire": t’ànne struuíte bbuóne pe nu nde fá mení cchiù qquá ra nuje. "ti hanno istruito bene per non farti venire più qui da noi". struzzá v.tr. "strozzare". struzzuljá v.tr. "squassare": lu pegliàje pe re spadde e lu struzzuliàje. "lo prese per le spalle e lo squassò". stu agg. dim. m. "questo"; pl. sti; f.sing. sta; pl. ste. stucchíjá v.tr. "stuccare": prime re te métte a janghjá, s’adda stucchíjá tutta quanda la stanże. "prima di metterti a biancheggiare, si deve stuccare tutta la stanza". stùcchie s.m. "astuccio, scatolina cilindrica per tabacco da pipa": nu mberdènne lu stùcchie, se no l’acchiàle nu l’agghi andó métte. "non perdere l‟astuccio, altrimenti gli occhiali non ho dove metterli". stucràteche agg. "aristocratico". stuffá v.tr. "stufare". stuffe agg. "stufo": sònghe stuffe re mangiá sèmbe menèste, famme ruje maccarúne cu lu suche. "sono stufo di mangiare sempre verdura, fammi due maccheroni col sugo". stujàrse lu musse v.rifl. "pulirsi la bocca". stumbagná v.tr. "mangiare cibo disgustoso e pesante". stumbagnúse agg. "molto condito, stucchevole". stumbenjá v.intr. "sgambettare": vire cúme Ferelúcce stumbenéje nd’a la cùnnele asseméglie nu mulètte. "vedi come Fedele sgambetta nella culla assomiglia un bardotto". stumbóne 1.agg. "monco"; 2.s.m. "sbrocco": tà, tàgliele ssu stumbóne nnande a l’àrbele, sònghe ròje vòte ca ścanże re me ścasciá la cape. "papà, taglialo questo sbrocco davanti all‟albero, sono due volte che scanso di rompermi la testa". stummacá v.intr. "stomacare". stuná v.tr. e intr. "stonare". stunacá v.tr. "stonacare". stunamjénde s.m. "stonamento": tènghe nu stunamjénde re cape, sacce se jé la puzze re li caravúne. "tengo uno stonamento di testa, non so se è il puzzo dei carboni". stuóle s.m. "stormo, tappeto di foglie". stuórte agg. "storto". stuóteche agg. "stolto". stuózze re pane s.m. "tozzo di pane": musére m’agghi mangiate nu stuózze re pane e nu pùjne r’aulíve e stache a ppòste. "stasera mi sono mangiato un tozzo di pane e un pugno di olive e sto a posto"; f.pl. stòzzere re pane. stupetággene s.f. "stupidaggine". stùpete agg. "stupido"; dim.m. stupetígne; f. stupetégne. stupetí v.tr. "stupidire": nun me facènne stupetí, tènghe ggià tanda penżjére pe la cape fehúrete se vache a ppenżá a sse fessaríje. "non mi far stupidire, tengo già tanti pensieri per la testa figurati se vado a pensare a codeste fesserie". stupetjá v.rifl. "comportarsi stupidamente": sì fatte ggruósse e stupetíje angóre, quanne mitte la cape a ppòste?. "sei fatto grande e ti comporti ancora stupidamente, quando metti la testa a posto?". stuppagliúse agg. "noioso"; f. stuppaglióse. stùppele s.m. "straccio per tappare buchi". stuppuse agg. "stopposo"; f. stuppóse. stupurúse agg. "troppo dolce". sturcenjá v.tr. "strabuzzare": nun sturcenjá quidd’uócchie ca nu nde pòzze veré. "non strabuzzare quegli occhi che non ti posso vedere". sturcenjamjénde s.m. "storcimento". sturdí v.tr. "stordire"; p.p. sturdute. sturduí v.tr. "rosolare": óje avime ché mangiá, quédda carne r’àjne l’àja sturduí e la stipe pe ccraje. "oggi abbiamo che mangiare, quella carne d‟agnello la devi rosolare e la conservi per domani". sturènde s.m. "studente": idde jé zappatóre ma lu figlie jé sturènde, pecché à ffatte tròppe na vite sacrefecáte. "lui è zappatore ma il figlio è studente, perché ha fatto troppo una vita sacrificata". sturjá v.tr. "studiare". sturjèdde s.f. "storiella": quanda bbèlle sturjèdde ca saje, andó re vvaje a asciá?. "quante belle storielle che sai, dove le vai a trovare?". stùrje s.m. "studio": face ròje óre re cchjù re stùrje a lu juórne pe cercá re se ngarpetjá n’ata nżénghe. "fa due ore in più di studio al giorno per cercare di raggiungere migliori obiettivi". sturjùse agg. "studioso". sturnèlle s.m. "stornello"; pl. sturnjélle. stutá v.tr. "spegnere": vuó stutá ssa segarètte, quanda vòte t’agghia rice ca nu mbòzze sènde la puzze re fume?. "vuoi spegnere codesta sigaretta, quante volte ti devo dire che non posso sentire il puzzo di fumo?" stutacannéle s.m. "spegnitoio". stuuále s.m. "stivale". stuzzá li mazzarjédde v.tr. "staccare le pannocchie dalla pianta": t’allecuórde cummà, quanne jéveme mmjézze a lu chiane a stuzzá li mazzarjédde, pó re ścarfugliáveme?. "ti ricordi comare, quando andavamo in mezzo al piano a staccare le pannocchie dalla pianta, poi le spannocchiavamo". stuzzenjá v.tr. "attizzare": pe nun fá murí ru ffuóche l’àja stuzzenjá re cundìneve. "per non far spegnere il fuoco lo devi attizzare di continuo". suàtte s.m. "sogatto parte del correggiato". subbellá v.tr. "sobillare". sùbbete agg. "subito". subbí v.tr. "subire". sucá v.tr. "succhiare": faccìlle sucá ru llatte a lu criature nżìne a l’ùtema stizze. "faccelo succhiare il latte al bambino fino all‟ultima goccia"; -la ménne v.tr.intr. "poppare": stu criature si ne stá gghjénne addréte ca nun vóle sucá la ménne nóne e nnóne. "questo bambino si sta indebolendo che non vuole poppare no e no". sucaméle s.m. "succiamele, bettonica, genziana maggiore". sucaménne s.m.inv. "tiralatte". succére v.intr. "succedere"; p.p. succjésse. succhetá v.tr. "scacciare animali". succòrpe s.m. "sotterraneo (locale)". succórre v.tr. "soccorrere": uagliù, quanne verite nu pòvre pe la strare, l’avita succórre ndutte re mmanére. "ragazzi, quando vedete un povero per la strada, lo dovete soccorrere in tutte le maniere". suche s.m. "succo, sugo"; dim. suchícchie, -finde; -scinde scinde s.m. "sugo leggero". sucjèvele agg. "socievole": cummà, nu nde metténne ngeremònje ca Vastjàne jé nu tipe sucjévele. "comare, non ti mettere in cerimonia che Sebastiano è un tipo socievole". sucuse agg. "succoso": ajére accattàje quatte, cinghe chile re purtahálle, sònghe bbuóne sucuse!. "ieri comprai quattro, cinque chili di arance, sono molto succose"; f. sucóse. sucustrá v.tr. "sequestrare". suffrágge s.m. "suffragio": mìttete a prehá nżuffrágge re l’àneme re li muórte. "mettiti a pregare in suffragio dell‟anima dei morti". suffrí v.tr. "soffrire": p’arruuá a ssa pusezzjóne agghi suffèrte la fame e ccóme!. "per arrivare a questa posizione ho sofferto la fame e come!". suffritte s.m. "carne suina, a tocchetti, fritta con peperoni sottaceto". suffucá v.tr. "soffocare (nel togliere il respiro)". suffunná v.tr. "nascondere in luogo profondo, sprofondare". sufísteche agg. "sofistico". sufrútte s.m. "usufrutto": murènne à llassate lu sufrutte re tutte la prupjètà a la mugljére. "morendo ha lasciato l‟usufrutto di tutta la proprietà alla moglie". suggestjuná v.tr. "suggestionare": famme fá quédde ca vòglie nun me suggestjuná cu tutte quésse pparóle. "fammi fare quello che voglio non mi suggestionare con tutte codeste parole". suggezzjóne s.f. "soggezione": nu la pegliá a mmale, ma Ndunètte téne assàje suggezzjóne re tè. "non ti impermalire, ma Antonietta tiene molta soggezione di te". suggiuóve s.m. "giovamento". suglie s.f. "lesina (arnese del calzolaio)". suje agg. e pron.poss. "suo"; f. sója. sulagne, a la- loc.avv. "solatio". sulamènde avv. "solamente": sulamènde tu me puó ajutá, re l’ate nun me fire. "solamente tu mi puoi aiutare, degli altri non mi fido". sularíle agg. "solitario": a Lisándre piace stá sèmbe sule sule e peqquésse lu chiàmene lupe sularíle. "ad Alessandro piace stare sempre solo solo e perciò lo chiamano lupo solitario". suldate s.m. "soldato". sule 1.agg. e avv. "solo": me sjérvene sule cjéndemilalíre, a tté nun ffanne njénde, pe mmé fanne tutte. "mi servono solo centomila lire, a te non fanno niente, per me fanno tutto"; 2.avv. "soltanto". sùleche s.m. "solco"; pl. sóleche; dim. sulechícchie. suletàrje agg. "solitario". sulètte s.f. "soletta": accàttete re sulètte e mìttele nd’a re ścarpe accussì li pjére n’abbàllene. "comprati le solette e mettile nelle scarpe così i piedi non ballano". sulicchie s.m. "solicello": cu stu sulicchie nunn’éja ca ténghe tande vòglie r’ascí. "con questo solicello non è che tengo tanta voglia di uscire". suliste s.m. e agg. "solista": Ndònje jéva la trómba suliste nd’a la bbande re Panne e te l’avésse vulute fá sènde cúme sunave. "Antonio era la tromba solista nella banda di Panni e te l‟avrei voluto far sentire come suonava". suluzzjóne s.f. "soluzione". sumasèste s.f. "impeto di collera". sunale cu lu pettine s.m. "zinale": ze Seppù, ssu sunale cu lu pettine te l’àje fatte re salute!. "zia Giuseppina, questo zinale te lo sei fatto di buona misura!"; -pe la ścóle s.m. "grembiule per bambini"; -pe nnande s.m. "grembiule"; dim. sunaljédde. sunde s.m. "sunto": uaglió, sjénde a mmé, se te mbare a ffá bbuóne li sunde, te mbare bbuóne a ścrive. "ragazzo, sentimi, se impari a far bene i sunti, impari bene a scrivere". sunná v.tr.intr. "sognare": stanòtte me sònghe sunnate a tatà, stéve sóp’a lu bbalecóne ca menave fjùre a la Marònne. "questa notte ho sognato papà, stava sul balcone che lanciava fiori alla Madonna". sunnulènże s.f. "sonnolenza". suógre s.m. "suocero"; suógreme: "mio suocero; suógrete: "tuo suocero". suónne s.m. "sogno, sonno, tempia": s’abbuścàje na taccaráte pròpje a lu suónne, pe ppóche nu nge rumaníje la pèdde. "si buscò una botta proprio alla tempia, per poco non ci rimase la pelle"; dim. sunnarjédde. suórve s.m. "sorbo, sughero"; -salvagge s.m. "sorbo degli uccellatori". suózze agg. "pari"; f. sòzze; -suózze, agg. "pari pari". supàle s.f. "siepe": Melù, la vire quédda supàle dabbasce cúme ggire la strare? Ddà funisce la tèrra míje. "Carmela, la vedi quella siepe laggiù come giri la strada? Là finisce il mio terreno". superbúse agg. "superbo"; f. superbóse. supjérchie agg. "soverchio". supine, a la- loc.avv. "supino": ròrme sèmbe a la supine, sacce cúme face sènża vutarse na vòta ra na víje e na vòta ra n'ata. "dorme sempre supino, non so come fa senza voltarsi una volta da una parte e una volta dall'altra". suppelá v.tr. "disintasare, sturare": pe suppelá ssu tubbe àja ìre a cchiamá nu maste, nunn’éja musse tuje a ffá ssa fatìa. "per sturare codesto tubo devi andare a chiamare un mastro, non è capacità tua fare codesto lavoro". suppigne s.f. "soffitta". suppónde s.f. "puntello". suppundá v.tr. "puntellare"; -lu stòmmeche v.tr. "ristorare momentaneamente lo stomaco". suppurtá v.tr. "sopportare": lu male re rènde jé nu rulóre ca nu nże póte suppurtá, nu nżaje tu stésse ché vulisse fá. "il male di denti è un dolore che non si può sopportare, non sai tu stesso che vorresti fare". suppurtábbele agg. "sopportabile": Manué, nu nde lamendánne, ca lu fridde musére jé suppurtábbele, aviva veré ajéressére!. "Emanuele, non ti lamentare, che il freddo stasera è sopportabile, dovevi vedere ieri sera!". supravvíve v.intr. "sopravvivere": tate pe supravvíve à ffatte cjénde mestjére, mó stame còmmede, ma nu nżanne quanda sacrefìcje avime fatte. "papà per sopravvivere ha fatto cento mestieri, ora stiamo comodi, ma non sanno quanti sacrifici abbiamo fatto". supruósse s.m. "persona che opprime". supursáte s.f. "soppressata": màngete li sausicchie appríme e stipe pe l’ùteme re supursáte, sjénde a mmé ca nu nde ne pjénde. "mangiati prima la salsiccia e conserva per ultimo le soppressate, senti a me che non te ne penti". suquèstre s.m. "sequestro". surá v.intr. "sudare": vá, vá a pazzjá ddà ffóre cu li cumbagne tuje, ma nunn’àja surá. "vai, vai a scherzare là fuori con i tuoi compagni, ma non devi sudare". surate s.f. "sudata". suratízze agg. "sudaticcio": pe la paùre tenéve re mmane suratízze e ddà ca se l’assucáve cu lu maccatúre!. "per la paura teneva le mani sudaticce e là che se le asciugava con il fazzoletto". surbettére s.f. "sorbettiera": rinde state, quanne se pesave a lu chiane, Savèrje se ne jéva ggeranne cu la surbettére vennènne ggelate. "d‟estate, quando si trebbiava al piano, Saverio se ne andava girando con la sorbettiera vendendo gelati". surchjá v.intr. e tr. "lappare, inspirare il moccio": quanne vive lu vine nu nżurchjá nd’a lu bbucchjére. "quando bevi il vino non lappare nel bicchiere". surde agg. "sordo": àje vòglie a pparlá, sònghe surde ra tutte e ddòje re ggurècchie. "hai voglia a parlare, sono sordo da tutte e due le orecchie"; dim. surdellíne. surdía s.f. "sordità". surellástre s.f. "sorellastra". surgènde s.f. "sorgente". surgive agg. "sorgivo": nd’a re ttèrre re Panne r’acque ca stanne sònghe tutte surgive e sònghe na recchézze. "nei terreni di Panni le acque che stanno sono tutte sorgive e sono una ricchezza". suróre s.m. "sudore": pe me fá sta pusezzióne nu mbuó mmaggená quanda suróre agghi jttate. "per farmi questa posizione non puoi immaginare quanto sudore ho buttato". surprése s.f. "sorpresa": ché bbèlla surprése c’àje fatte Tresì! Nu nd’aspettáveme cchiù, mó assjéttete e mmange còccóse cu nnuje. "che bella sorpresa che hai fatto Teresa. Non ti aspettavamo più, ora siediti e mangia qualcosa con noi". surrise s.m. "sorriso": Jucce téne sèmbe nu surrise sóp'a la vócche, t’addecríje a uardárle!. "Maria tiene sempre un sorriso sulla bocca, ti ricrei a guardarla!". surrutá v.tr. "slogare": nu nge fusse maje jute a Sand’Ulíje a gghjénghie l’acque, sònghe sciulate e me sònghe surrutáte lu puze. "non ci fossi mai andata a Sant'Elia a riempire l‟acqua, sono scivolata e mi sono slogata il polso". surse s.m. "sorso"; dim. sursecjédde. sursjá v.tr. "sorseggiare": statte attjénde cumbá, ca lu vine re Jazzáne jé fòrte e te ne vaje re cape, quissu bbucchjére l’àja sursjá. "stai attento compare, che il vino di Iazzano è forte e te ne vai di testa, questo bicchiere lo devi sorseggiare". survegliá v.tr. "sorvegliare". susenjédde s.m. "ugola". suspènne v.tr. "sospendere"; p.p. suspése. suspenżjóne s.f. "sospensione". susperá v.intr. "sospirare": mó ca sime fatte vjécchie susperáme sèmbe, penżanne a la ggevendù. "ora che siamo fatti vecchi sospiriamo sempre pensando alla gioventù". suspettá v.tr.intr. "sospettare": Meliù, ròppe quédde ca t’éja succjésse nu nżuspettá re tutte se no t’arruuìne. "Emilia dopo quello che ti è successo non sospettare di tutti altrimenti ti rovini". suspètte s.m. "sospetto": tènghe nu suspètte sóp’a Fiurènże ma nu mbòzze parlá pecché nu ndènghe pruóve. "tengo un sospetto su Fiorenza ma non posso parlare perché non tengo prove". suspettúse agg. "sospettoso"; f. suspettóse. sustanżjùse agg. "sostanzioso": nun facènne mòsse, jé pròpje si nun vuó mangiá e ffaje pile ma quédde ca t’à preparàte màmmete jé sustanżjùse. "non fare storie, è proprio se non vuoi mangiare e fai cavilli ma quello che ti ha preparato tua madre è sostanzioso". suste s.f. "stizza": nun me fá mení la suste, se no chisá ché te cumbine. "non mi far venire la stizza, altrimenti chissà che ti combino". sustjéne s.m. "sostegno". sustetuí v.tr. "sostituire". sustuse agg. "stizzoso". sutesfá v.tr. "soddisfare": sì rumaste sutesfátte pe ttutte r’accugliénże ca t’à fatte o àje angóre ra rice?. "sei rimasto soddisfatto per tutte le accoglienze che ti ha fatto o hai ancora da dire?". suttaníne s.m. "sottoveste": ljévete lu suttaníne re fustággene e mìttete quidde cchiù suttile. "togliti la sottoveste di flanella e mettiti quella più sottile". suttendése agg. "sottinteso": jé suttendése ca quédde ca stache pe ddice rèste ndra nuje, se no me facite passá nu uaje. "è sottinteso che quello che sto per dire resta tra noi, altrimenti mi fate passare un guaio". sutterfúgge s.m. "sotterfugio": Assù, parle chiare na bbóna vòte, nun gghjènne truvanne sèmbe sutterfúgge. "Assunta, parla chiaro una buona volta non andare trovando sempre sotterfugi". suttile agg. "sottile": vire ca quissu mure jé suttile, parle chiane chiane, se no te sjéndene ra l’atu quarte. "vedi che codesto muro è sottile parla a bassa voce, altrimenti ti sentono dall'altra parte". suttrazzjóne s.f. "sottrazione". suttumétte v.tr. "sottomettere": sì lìbbere re fá quédde ca te piace, nesciune te póte suttumétte, jé funute lu tjémbe re li schiave. "sei libero di fare quello che ti piace, nessuno ti può sottomettere, è finito il tempo degli schiavi". suttustá v.intr. "sottostare": nunn’àja suttustá a nesciune, li tuje t’ànne lassate còmmede, sì lìbbere e ndependènde. "non devi sottostare a nessuno, i tuoi ti hanno lasciato comodo, sei libero e indipendente". suvrìzzje s.m. "servizio"; dim. serveziúdde. ṡvacandá v.tr. "svuotare". ṡvahá v.tr. "svagare". ṡvandagge s.m. "svantaggio". ṡvapurá v.intr. "svaporare". ṡvecchjá v.tr. "svecchiare". ṡvená v.intr. "passare l‟effetto dell‟ubriachezza". ṡvendá v.tr. fig. "sventare". ṡvendrá v.tr. "sventrare". ṡvengulá v.tr. "svincolare": me mettjétte nnande a la pòrte pe nu lu fá passá, ma riascíje a ṡvengulárse e vattelufríje si ne ścappàje. "mi misi davanti alla porta per non farlo passare, ma riuscì a svincolarsi e vattelappesca se ne scappò". ṡvénnete s.f. "svendita". ṡverná v.intr. "svernare": zìjme jé jute a ṡverná ra la sóre pecché nu nżuppurtáve cchiù stu fridde re Panne. "mia zia è andata a svernare dalla sorella perché non sopportava più questo freddo di Panni". ṡvòlge v.tr. "svolgere". ṡvrasciá v.tr. "rimuovere la brace". ṡvrehugná v.tr. "svergognare": lu ṡvrehugnàje nfacce a tutte quande, recènne tutte quédde c’avéve fatte. "lo svergognai davanti a tutti quanti, dicendo tutto quello che aveva fatto". ṡvugliate agg. "svogliato": ché t’agghia rice cumm’Annandò, fìglite a la ścòle putésse fá re cchiù ma jé ṡvugliate . "che ti devo dire comare Annantonia, tuo figlio a scuola, potrebbe fare di più ma è svogliato" 220 abbaccáre s.m. "tabaccaio": Addjé, la qualetà re tabbácche ca vaje truvanne, lu téne síje lu tabbaccáre abbasce ca quidde ammónde. "Diego, la qualità del tabacco che vai trovando, lo tiene sia il tabaccaio giù che quello sopra". tabbácche s.m. "tabacco". tabbacchére s.f. "tabacchiera". tabbacchíne s.f. "rivendita di sale e tabacchi". tabbáne s.m. "gabbano, tabarro": ścupjétteme stu tabbáne ca me l'agghi ndrecáte re lóte nd'a nu pandáne. "spazzolami questo tabarro che me lo sono sporcato di fango in una pozzanghera". tabbèlle s.f. "tabella". tabbellíne s.f. "tabellina": la cchiù reffìcele jéva la tabbellíne re lu nóve e cúme m'alluccáve la maéste quanne nu la sapéve. "la più difficile era la tabellina del nove e come mi sgridava la maestra quando non la sapevo". tabbernàquele s.m. "tabernacolo". taccaráte s.f. "botta, percossa". taccarèdde s.f. "loquacità, parlantina". tacche 1.s.f. "costata": avíme accìse lu puórche e agghi purtate tré ttacche e lu féghete cu la rézze a Mariùcce. "abbiamo ammazzato il maiale e ho portato tre costate e il fegato con la rete a Maria"; 2.s.m. "tacco"; dim. f. tacchecèdde; m. tacchecjédde. tàcchere s.m. "piolo, stecco": statt'attjénde mó ca nghiàne sóp'a la ścale ca s'éja rutte lu secónde tàcchere. "stai attento ora che sali sulla scala che si è rotto il secondo piolo"; dim. taccarjédde; tàcchere, a li- loc.avv. "spalle al muro". taccherjá v.tr. "dare le botte da orbi, percuotere, spezzettare stecchi". taccherjàte s.f.pl. "botte da orbi". tacchètte s.f. "etichetta". tàccquele s.f. "battola": nd'a la Settemána Sande, li uagliune fanne tanda rumóre cu re ttàccquele e li trìcene. "nella Settimana Santa, i ragazzi fanno tanto rumore con le battole e le raganelle". T taccunjélle s.m.pl. "fettucce fatte a mano senza uova". taccunjére s.m. "girandolone"; f. taccunére. tagliá v.tr. "amputare, tagliare". tagliafuórbece s.m. "forbicina": accìre quidde e ddùje tagliafuórbece, sarránne asciute ra lu panare re cerase. "ammazza quelle due forbicine, saranno uscite dal paniere di ciliegie". tagliènde agg. "tagliente". taglióle s.f. "trappola". tagliulíne s.m.pl. "tagliolini". tàhule s.f. "tavola, coltro (parte dell'aratro)"; dim. tahulédde; accr. tahulóne; - re ru ppane s.f. "tavola per portare il pane al forno". tahulíne s.m. "tavolino": Savè, abbecínete a lu tahulíne ca ce facime na partite a ccarte. "Saverio, avvicinati al tavolino che ci facciamo una partita a carte". tahùte s.m. "bara"; dim. tahutjédde. talèccquále agg. "identico, uguale"; talèccquále, ésse- v.tr. "uguagliare": quiddi ddùje ggiùvene sònghe talèccquále pe la prèsenże, assemégline a dduje frate. "quei due giovani si uguagliano per la presenza, assomigliano a due fratelli". talepíne s.m. "talpa": mufalánne li talepíne m'arruvenárne tutte l'uórte, nu rrecavaje njénde. "l'anno scorso le talpe mi rovinarono tutto l'orto, non ricavai niente". taljàne agg. "italiano": sime tutte taljàne e vulìmece bbéne. "siamo tutti italiani e vogliamoci bene". tamarígge s.m. "acanto". tamarre s.m. "persona rozza". tamburre s.m. "tamburo"; dim. tamburrjélle. tamburrèlle, a- loc.avv. "tamburello". tamburrjá v.intr. "tambureggiare": nu nde mettènne a tamburrjá a pprime matine ca me faje mení lu male re cape. "non ti mettere a tambureggiare a prima mattina che mi fai venire il mal di testa". tamburrjére s.m. "suonatore di tamburo". tàmmere s.m.pl. "lippa": sònghe passate pe nnande a qquiddi uagliune ca jucàvene a ttàmmere e nu tàmmere me l'agghi abbuścáte nfrónde. "sono passata davanti a quei ragazzi che giocavano alla lippa e una lippa me la sono buscata in fronte". tande agg. "tanto": accussì vá lu munne a chi tande e a chi njénde. "così va il mondo a chi tanto e a chi niente"; pl. tanda; dim. tanducchile. tandumèrghe loc.lat. "tantum ergo". taradde s.m. "tarallo"; dim. taraddúzze; cu l'óve s.m. "tarallo con farina, olio, zucchero, uova"; -re paste re casecavádde s.m. "dentaruolo". tarándele s.f. "tarantola, ragno": tjéne na tarándele sóp'a la còppele, vjéne qquá fàmmetela luvá. "tieni un ragno sul berretto, vieni qua fammelo togliere". tarandèlle s.f. "tarantella". tarle s.f. "tarma": dda maglie la tenéve tande care care, sònghe jùte pe la pegliá e l'agghi truvate tutte mangiate ra re ttarle. "quella maglia la tenevo tanto cara cara sono andata per prenderla e l'ho trovata tutta mangiata dalle tarme". taròzzele s.f. "carrucola". tarulá v.intr. "tarlare": tutte quésse ttàvele sònghe taruláte jéttele nd'a ru ffuóche e ljévele ra nande. "tutte queste tavole sono tarlate buttale nel fuoco e toglile davanti". tàrule s.m. "tarlo": stu cumó jé tutte vucculjàte, se sònghe bbòne addecrjàte re ttàrule. "questo comò è tutto bucato, si sono ben ricreati i tarli". taścappáne s.m. "tascapane": mitte l'arníse e la spése pe mangiá nd'a lu taścappáne e spìccete a gghí fóre. "metti gli arnesi e la spesa per mangiare nel tascapane e sbrigati ad andare in campagna". tassá v.tr. "annichilire, pietrificare": pe qquédde c'à vviste nun riascéve a prufferí paróle, jé rumaste tassate. "per quello che ha visto non riusciva a proferire parole, è rimasto pietrificato". tatà s.m. "papà". tataránne s.m. "nonno"; - míje: "mio nonno"; - tuje: "tuo nonno". tate s.m. "papà". tatìlle s.m. "papà". tatóne s.m. "papà, mostacciolo"; pl. tatune. tàure s.m. "toro": care jé lu prèzze pe chi s'adda accattà quiddu tàure. "caro è il prezzo per chi si deve comprare quel toro". taurí v.intr. "montare di tori". tavéglie s.f.pl. "gambe lunghe". tavernáre s.m. "tavernaio". tazzecá v.tr. "toccare fastidiosamente". tazzecèdde s.f. "tazzina". te part.pron. "ti". tè escl. "tó": tè, vire chi se vére!. "tó, chi si vede!". tèccquatílle loc.avv. "eccotelo". tèccquete loc.avv. "eccoti". techìddeche s.m. "solletico"; pl.f. techéddeche. teddechjá v.tr. "solleticare": se mettíje a teddechjàrle sótte a li pjére e quiddu criature aramàje ścattave ra la rise. "si mise a solleticarlo sotto ai piedi e quel bambino rideva a crepapelle". tefuse agg. "tifoso": Casumèrre jé tefuse pe la squadre re pallóne se métte a alluccá ca se face ascí li cannaríne rafóre. "Casimiro è tifoso per la squadra di pallone si mette a gridare che si fa uscire la faringe da fuori". téglie s.f. "tiglio". telare s.m. "telaio". telètte s.f. "tela molto leggera". témbe s.f. "zolla": stanne numunne re témbe fóre, lu lavóre nun véne bbuóne, avìma aspettá ca chióve. "stanno molte zolle in campagna, il lavoro non viene bene, dobbiamo aspettare che piova"; tòste s.f. "tempra robusta ma come se fosse dura come una zolla". tenaglie a ddjénde s.f. "tenaglie (arnese del calzolaio)". tendá v.tr. "tentare": tendá nun face male, tu ce la faje la rumande si te vóle respónne te respónne e se no nu nde ne mburtá. "tentare non fa male, tu ce la fai la domanda se ti vuole rispondere ti risponde altrimenti non te ne importare". tendative s.m. "tentativo": nu nde còste njénde re fá n'atu tendatíve cúm'arrjésce arrjésce. "non ti costa niente fare un altro tentativo come riesce riesce". tendazzjóne s.f. "tentazione": tenéve la tendazzjóne re lu respónne ammalamènde, ma me mandenjétte, ché avéva fá rire la ggènde?. "tenevo la tentazione di risponderlo malamente, ma mi mantenni, che dovevo far ridere la gente?". tené v.tr. "tenere": feglió, tjéne na nżénghe sta sarcenèdde ca me vòglie terá re ccàuze ca si ne stanne carènne. "ragazza, tieni un pò questo fardelletto che mi voglio tirare le calze che se ne stanno cadendo"; -a mmènde v.tr. "ricordare"; curagge v.tr. "ardire": nu ndenéve manghe lu curagge re lu uardá. "non ardiva neanche guardarlo"; -la facce tòste v.tr.intr. "osare"; -na lópe v.intr. "allupare": tènghe na lópe ca nu nge véche cchù, quanne jame a mmangiá?. "allupo che non ci vedo più, quando andiamo a mangiare?". téne cchiù re cjénd'anne loc.avv. "ultracentenario": zi Vetúcce téne cchiù re cjénd'anne jé nu bbèllù vecchiarjédde arzìlle. "zio Vito tiene più di cento anni è un bel vecchietto arzillo"; -la stessa ità loc.avv. "coetaneo"; -lu caruse loc.avv. "rapato"; -trènd'anne loc.avv. "trentenne": téne trènd'anne, na bbèlla zite, nu bbèllu pòste e nu nże recire a spusá. "è trentenne, una bella fidanzata, un bel posto e non si decide a sposare". tenèdde s.f. "tino": apprìme l'acciaccatóre, acciaccáve nd'a la tenèdde l'uve cu li pjére ścàuze. "prima il pigiatore pigiava nel tino l'uva con i piedi scalzi". ténge v.tr. "tingere": re ccàuze re lane cúme re funisce re fatijá l'àja ténge cu re ścòrce re nuce. "le calze di lana come le finisci di lavorare le devi tingere con i malli delle noci". tenjédde s.m. "recipiente cilindrico di legno per conservare i peperoni sottaceto". terá v.intr. "lesinare, spillare, tirare": assjéttete cumbà, tu uaglió vá a terá nu vucale re vine ra la vótte ca lu facime fá na véppete. "siediti compare, tu ragazzo vai a spillare un boccale di vino dalla botte che gli facciamo fare una bevuta"; -addréte v.tr. "ritrarre"; -lu jate v.tr.intr. "aspirare, respirare": tire lu jate, sjénde ché àrje a pprima matine!. "respira, senti che aria a prima mattina!". teracóre agg. "esasperatore". terande s.m.pl. "bretelle": pàtreme aùse li terande mméce re la cinde. "mio padre usa le bretelle invece della cintura". terándele s.m.pl. "tirella (finimento del cavallo da tiro), danda, giuntoia": còccherúne m'à fatte lu respjétte à spezzate li terándele. "qualcuno mi ha fatto il dispetto ha spezzato le giuntoie". terarse re mmàneche v.rifl. "sbracciarsi": te sì terate re mmàneche sópe, tjéne càure o sì pprónde pe ffá a ppòjne cu còccherúne. "ti sei sbracciato tieni caldo o sei pronto per fare a pugni con qualcuno". terchiaríje s.f. "tirchieria": cajnàteme jé re na terchiaríje nżuppurtàbbele, sacce a chi l'adda rumaní tutte quiddi sòlete. "mio cognato è di una tirchieria insopportabile, non so a chi li deve lasciare tutti quei soldi". teretìcchete s.m. "persona di bassa statura"; f. teretécchete. termenére s.f.pl. "cippo terminale": mó ca t'accatte quédda tèrre a Puglíglie vire ca ce stanne ròje o tré termenére. "ora che ti compri quel terreno a Pugliglio vedi che ci stanno due o tre cippi terminali". ternetà s.f. "eternità": nun funisce maje sta jurnate, me pare na ternetà. "non finisce mai questa giornata, mi sembra un'eternità". tèrra s.f. "terra"; -grasse s.f. "terreno grasso"; -ngastagne s.f. "terreno friabile"; -sécche s f. "terreno arido"; -vrecciulélle s.f. "terreno con molti sassi". terramóte s.m.fig. "terremoto": quiddu uagliungjédde jé nu terramóte, andó téne l'uócchie téne re mmane. "quel ragazzino è un terremoto, dove tiene gli occhi tiene le mani". terratúre s.m. "cassetto": nd'a lu secónde terratúre a mmana reritte puó truvá re ppénne rósse. "nel secondo cassetto a destra puoi trovare le penne rosse"; pl.f. terratóre. tèrre sf. "terreno": éo stéve nd'a la tèrre míje, me facéve li fatte míje, jé menute lu cumbare cu lu cacafuóche ca me vuléve cacafunjá, éo agghi auzàte lu zappudde e agghi fatte ah ah. "io stavo nel mio terreno mi facevo i fatti miei è venuto il compare con lo schioppo che mi voleva dare una schioppettata, io ho alzato lo zappino e ho fatto ah ah"; dim. terródde; -cúm'a l'éśche s.f. "terreno molto asciutto"; tèrre, nu sacche re- loc.avv. "ettaro, terreno are 99". terretòrje s.m. "agro". terríbbele agg. "terribile": Paùle jé bbuóne terríbbele, cu nu njénde te manne a lu pajése re Pulecenèlle. Paolo è molto terribile, con un niente ti manda al paese di Pulcinella". tèrze figlie agg. e s.m. "terzogenito": lu tèrze figlie re Tresúcce jé partute pe Bonżàgre e te l'avésse vulute fá veré cúme stéve afflìtte. "il terzogènito di Teresa è partito per Buenos Aires e te l'avrei voluto far vedere come stava afflitto". terzjá v.tr. "scoprire con lentezza le carte da gioco". tèssere s.f. "carta d'identità". testamènde s.m. testamento": pe mmó nun vvòglie fá testamènde pó se vére, se no se fréche chi rèste. "per ora non voglio far testamento poi si vede, altrimenti chi resta si frega". tèste s.f. "vaso da fiori". testére s.f. "testiera": la testére a lu ljétte trabballe e allóre s'ànna fá accunżá li pjére. "la testiera al letto traballa e allora si devono far aggiustare i piedi". testùjne s.f. "testuggine". tévele s.f.pl. "tegola": stammatíne n'agghi putute ruvutá lu titte ca re ttévele jévene nfósse ca ajére à cchiuóppete. "stamattina non ho potuto scoperchiare il tetto che le tegole erano bagnate perché ieri è piovuto". tezzóne s.m. "tizzo"; pl. tezzune: "appríme, a la sére, pe ffá luce mmjézze a la strare, ggeràveme cu li tezzune appecciáte. "prima, alla sera, per far luce in mezzo alla strada, giravamo con i tizzi accesi". ti part.pron. "te". ti…ti s.m. "pio pio". tiàtre s.m. "teatro": nu nżònghe maje jute a tiàtre, me piacésse ìre, ma chi me vóle purtá?. "non sono mai andato a teatro, mi piacerebbe andare, ma chi mi vuole portare?". tinde s.f. "tinta": téne na bbèlla tinde sta vèste, Cungettì andó l'àje accattáte?. "tiene una bella tinta questo vestito, Concetta dove l'hai comprato?". tirabbisciò s.m. "cavatappi": piglie ssa bbuttiglie re vine spumande e ssòppele cu lu tirabbisciò. "prendi codesta bottiglia di vino spumante e sturala con il cavatappi". tirasóle s.m. "tirasuole (arnese del calzolaio)". tiratíre avv. "difilato, senza indugio": lu verjétte re mení tiratíre ra mé, m'addummannàje quédde ca m'avéve addummanná e si ne ìje. "lo vidi di venire senza indugio da me, mi chiese quello che mi doveva chiedere e se ne andò". tise p.p. "teso"; -tise agg. "rigido"; f. tésa tése: Sanducce, ròppe na quarandine re juórne s'éja luvate lu ggésse e jé rumaste cu la còsse tésa tèse. "Santo, dopo una quarantina di giorni si è tolto il gesso ed è rimasto con la gamba rigida". titte s.m. "tetto"; dim. tettarjédde. tiuríje s.f. "teoria": ndiuríje téne raggióne e nnesciune la póte rá tuórte, ma mbràtteche? E dda stá lu bbèlle!. "in teoria tiene ragione e nessuno le può dar torto, ma in pratica? E là sta il bello!". Tìzzije s.m. "Tizio". tjàne s.m. "tegame"; dim. tianjédde. tjàte agg. "molto malato". tjèdde s.f. "pentola"; dim. tijddúzze; -ca sbódde s.f. "pentola dalla quale fuoriesce l'acqua bollente". tjémbe s.m. "tempo"; -ścattate s.m. "aria pesante". Tòbbje s.m. "Tobbia (contrada sulla strada al di sopra del cimitero vicino ai Tremolizzi)". toccafjérre, a- loc.avv. "toccaferro". tòcche s.m. "colpo apoplettico". tòllere s.m. "dollaro": a Nnatale fìglime ca stá a l'Améreca Bbóna me mannàje cjénde tòllere. "a Natale mio figlio che sta negli Stati Uniti mi mandò cento dollari". tòme tòme avv. "lentamente". tòneche s.f. "intonaco, tonaca"; dim. tunacèlle; accr.m. tunacóne. tòrce v.tr. "strizzare, torcere": vjéne qquá cummà, turcíme nżjéme ste lenżóle mmjézze a la strare accussì s'assùchene prime. "vieni qua comare strizziamo insieme queste lenzuola in mezzo alla strada così si asciugano prima"; p.p. tuórte. tòrciamússe s.m. "mordacchia". tórre s.f. "vasca di cemento per irrigazione". tòrte s.f. "vitalba"; -velenóse s.f. "alchemilla". tòrtene s.m. "ciambella con pasta di pane, uova e olio; ritorta". tóssa convulsíve s.f. "pertosse": jéva pìccquele quanne avjétte la tóssa convulsíve e me curàje zíjme, la sóre re màmme. "ero piccola quando ebbi la pertosse e mi curò mia zia, la sorella di mamma". totí v.tr. "verso del nascondino". trabbuccá v.intr. "fuoriuscire di fumo, traboccare". trabbucchètte s.m. "trabocchetto". tracchjá v.intr. "camminare di buon passo, trafficare": adda tracchjá tutte lu juórne pe se uaragná nu stuózze re pane. "deve trafficare tutto il giorno per guadagnarsi un tozzo di pane". trachenjá v.intr. "camminare a stento". tradezzjunále agg. "tradizionale". traduce v.tr. "tradurre". trafucchíle s.m. "abitacolo, bugigattolo": téne na putéha ca jé nu trafucchíle. "tiene una bottega che è un bugigattolo". trafurá v.tr. "traforare": màmme m'à ffatte nd'a lu curréte numunne re lenżóle cu l'urle recamáte e trafuráte. "mamma mi ha fatto nel corredo molte lenzuola con l'orlo ricamato e traforato". tràggeche agg. "tragico": sì tràggeche, ma piglie la vite cúme véne tande sèmbe quidde sònghe li juórne. "sei tragico, ma prendi la vita come viene tanto sempre quelli sono i giorni". traggèdje s.f. "tragedia": nun facènne tutte ssa traggèdje pe na fessàrje lassa stá lu munne cúme se tróve. "non fare tutta codesta tragedia per una fesseria, lascia stare il mondo come si trova". traggitte s.m. "tragitto". traíne s.m. "carro, traino": sònghe scise ra lu traíne cu tutte l'òssere rótte e mómó ce vache cchiù!. "sono sceso dal traino con tutte le ossa rotte e chissà quando ci vado più". trajnjére s.m. "carrettiere": a Ppanne mó ce stanne l'autiste, appríme peró ce stévene li trajnjére. "a Panni ora ci stanno gli autisti, prima però ci stavano i carrettieri". tràlece s.m. "tralcio". tramója s.f. "tramoggia": la tramója gròsse ca téne quiddu mulìne te cacce na farine suttile suttile. "la tramoggia grande che tiene quel mulino ti caccia una farina sottile sottile". trambígne agg. "ambiguo"; f. trambégne: statte attjénde ca Jucce jé trambégne, mó rice na cóse e mmó n'ate. "stai attento che Maria è ambigua, ora dice una cosa e ora un'altra". tramundá v.intr. "tramontare". tranguìlle agg. "tranquillo". trangullezzá v.tr. "tranquillizzare". tranżetòrje agg. "transitorio": jé tutte tranżetòrje, njénde jé refenetíve. "è tutto transitorio, niente è definitivo". trapanáte agg. "inzuppato di pioggia, zuppo": zíjme s'arreterárene ra re ttèrre ca tjénene a lu Cummènde trapanáte, ngappárene l'acque pe la víje. "le mie zie si ritirarono dai terreni che tengono al Convento inzuppate di pioggia, capitarono la pioggia per strada". trapassá ra parte a pparte v.tr. "trafiggere". trapazzá v.tr. "affaticare, strapazzare": nu nde trapazzá numunne, ca staj angóre rébbele ròppe dda frevàcce. "non ti affaticare molto che stai ancora debole dopo quella febbraccia". trapàzze s.m. "strapazzo". trapazzúse agg. "strapazzoso": à ffatte nu viagge trapazzúse te lu vulèsse fá veré cúm’jé ścummacerúte. "ha fatto un viaggio strapazzoso te lo vorrei far vedere come è deperito". tràpene s.m. "trapano (arnese del fabbro)"; -a mmane s.m. "menarola (arnese del falegname)". trapjandá v.tr. "trapiantare": o a primmavére o a nuvèmbre àja trapjandá sse cchiande, no pprime, no ddòppe. "o a primavera o a novembre devi trapiantare codeste piante, non prima, non dopo". trappetáre s.m. "frantoista". trappíte s.m. "frantoio; Nel frantoio, le enormi macine di pietre rotolavano ininterrottamente azionate da un mulo che vi girava intorno munito di guardaocchi di cuoio che ogni tanto sostava per una governata". trapuljá v.intr. "destreggiare, fig. trappolare". trapulóne s.m. "trafficante": jé nu trapulóne bbuóne, andó vaje vaje truóve a idde. "è un buon trafficante, dove vai vai trovi lui". traremènde s.m. "tradimento"; pl. traremjénde. traretóre s.m. "traditore": jé nu traretóre, prime tutte r'accòrde ra qquá e ra ddà e ppó nd'a l'abbesuógne m'à ggerate re spadde. "è un traditore, prima tutto d'accordo di qua e di là e poi nel bisogno mi ha girato le spalle". trarí v.tr. "tradire". traścurse s.m. "dialogo". trase, ca- loc.avv. "entrante": lu mése ca trase véne sòreme ra Bbònżagre, sònghe vind'anne ca ce manghe ra Panne. "il mese entrante viene mia sorella da Buenos Aires, sono vent'anni che manca da Panni". trasfurmá v.tr. "trasformare": s'éja accussì trasfurmáte ra cristjàne, ca quanne l'agghi ngundráte nu lu canuscéve. "si è così trasformato di persona, che quando l'ho incontrato non lo conoscevo". trasí v.intr. "entrare"; p.p. trasute; -a lu pòste v.intr. "subentrare": Ggiuuànne jé trasute a lu pòste re lu patre e jé jute bbuóne. "Giovanni è subentrato al posto del padre ed è andato bene". trasónnele s.f. "viuzza": àbbete nd'a une re quédde trasónnele re la chiazze. "abita in una di quelle viuzze della piazza". trasparènde agg. "trasparente": Chiló, ssa unnèdde jé trasparènde, t'àja métte lu suttaníne, se no se vìrene re ccòsse. "Colomba, codesta gonna è trasparente, ti devi mettere la sottoveste, altrimenti si vedono le gambe". trasute s.f. "entrata": la trasute jé lìbbere, puó mení pure si nu ndjéne manghe nu sòlete. "l'entrata è libera, puoi venire anche se non tieni neanche un soldo". trattá v.tr. "trattare": tratte ammalamènde li cliénde, nu ndure alluónghe, pó s'adda muzzecá andó nu nge arrive. "tratta malamente i clienti, non dura a lungo, poi si deve mordere dove non ci arriva". trattábbele agg. "trattabile". tratture s.m. "sentiero": Custà, arruváte a la vutatóre àja pegliá quiddu tratture ca si tróve a mmane reritte. "Costanzo, arrivato alla curva devi prendere quel sentiero che si trova a destra". tratturíje s.f. "trattoria". traveré v.intr. "travedere": quédda màmme travére pe li figli, nu nże mange na muddíche re pane, s'appríme n'addummànne a llóre. "quella mamma travede per i figli, non si mangia una mollica di pane se prima non chiede a loro". travestí v.tr. "travestire"; p.p. travestúte. travètte s.m. "chiavistello, palettino": lu travètte pe lu fá ścórre bbuóne l'àja ugliá spisse. "il chiavistello per farlo scorrere bene lo devi oliare spesso". travjérse agg. "traverso". tré agg.n.card. "tre"; -tómmele re tèrre s.m. "99 are (ettaro)". trebbítte s.m. "turbine": nd'a nu mumènde nu trebbítte re pólve nu me féce veré cchiù la strare, aramàje jéve a sbatte nnande a lu ndaglie. "in un momento un turbine di polvere non mi fece vedere più la strada, ormai andavo a sbattere davanti allo spigolo". trécene s.m. "raganella p.est."; pl. trìcene. trecícule s.m. "triciclo". trecjénde agg.n.card. "trecento": ché te pòzze rice quande jé la tèrre ca m'agghi accattáte! Ra ndó stache éo, cónde nu trecjénde passe ra qquá a quédda supale. "che ti posso dire quanto è il terreno che mi sono comprato! Da dove sto io, conta un trecento passi di qua a quella siepe". treddecá v.tr. "criticare": ché malalènghe, stá sèmbe a treddecá li cristjàne. "che malalingua, sta sempre a criticare le persone". trefuóglie s.m. "trifoglio, acetosella, vulneraria"; -cu la fraśca larghe s.m. "epatica". tréglie s.f. "triglia". tremá v.intr. "tremare"; -suózze suózze v.intr. "rabbrividire". tremarèdde s.f. "tremarella". tremènde v.tr. "guardare"; p.p. tremendúte. tremuljá v.intr. "tremolare"; p.pr. tremuljènde: tenéve na vóce tremuljénde ca nun la riascive a capí. "teneva una voce tremolante che non la riuscivo a capire". Tremulízze s.m.pl. "Tremolizzi (contrada sulla strada al di sopra del cimitero dopo Tobbia)". trènde agg.n.card. "trenta": Bbèllaggìrje téne trènd'anne jé fatte ciuccia vècchie e nun vére abbré re truvá nu pustecjédde. "Placidia tiene trent'anni è diventata asina vecchia e non cerca di vedere di trovare un posticino". trèndíne s.f. "trentina". trengére s.f. "trincea": jé funute lu tjémbe re la uèrre ndrengére. "è finito il tempo della guerra in trincea". Trennetà s.f. "Trinità". tréppete s.m. "treppiede": appríme màmme nd'a lu fucurìle mettéve lu tréppete, sópe la marmíttele cu l'acque e quann'ascéve a vvódde menave li maccarúne. "prima mamma, nel focolare metteva il treppiede, sopra il paiolo con l'acqua e quando iniziava a bollire calava i maccheroni". treppute agg. "panciuto". trerecánde s.m. "criticone". trerecèseme agg.n.ord. "tredicesimo". trevulá v.tr. "tribolare". trézze s.f. "treccia"; dim. trezzódde; dim.pl. trezzúdde. triàngule s.m. "sostegno a tre piedi per vaglio - triangolo". triccòlóre s.m. e agg. "tricolore": appríme m'allecòrde ca quanne jévene juórne re fèste, mettéveme a lu bbalecóne lu triccòlóre. "prima mi ricordo che quando erano giorni di festa, mettevamo sul balcone il tricolore". trìddeche s.f. "critica": s’éja misse nguódde na trìddeche e chi ce la vóle cchiù luvá. "si è messo addosso una critica e chi ce la vuole più togliere". trjémete s.m. "tremito". trigne s.f. "prugnola": re ttrigne sònghe nu póche asprégne, me n'agghi fatte re mangiate quanne jéva pìccquele!. "le prugnole sono un pò aspre, me ne sono fatte di mangiate quando ero piccola!". trippe s.f. "busecca, pancia": nu nde piace la trippe cu lu suche re pumberóre? Nu ngapisce njénde. "non ti piace la busecca con il sugo di pomodoro? Non capisci niente"; dim. treppecèdde; accr. treppóne; -r'acquasale loc.avv. "panciuto". tripperabbòzzje s.m. "trippone": chisà quiddu tripperabbòzzje quanne mange! Nu nże vóle stá attjénde ca le póte succére còccóse?. "chissà quel trippone quanto mangia! Non si vuole stare attento che gli può succedere qualcosa?". trìrece agg.n.card. "tredici": cónda, cónde ca trìrece sònghe. "conta, conta che tredici sono". trìruve s.m. "triduo": lu mése passate si féce lu trìruve a San Ggelárde. "il mese trascorso si fece il triduo a San Gerardo". trìvele s.m.fig. "tribolo"; pl. trìvule: à avute na vita chjéne re trìvule, sacce cúme face a ìre nnande, chi ce la rá tanda fòrze. "ha avuto una vita piena di triboli, non so come fa ad andare avanti, chi ce la dà tanta forza". tròpele s.f. "gruppo". tròppe assàje agg. "molto". tròzzele s.f.pl. "grumi della polenta". trubbunále s.m. "tribunale": pe defènne la pruprjétà sója à avute ìre a funí ndrubbunále, ché malemúnne!. "per difendere la sua proprietà ha dovuto andare a finire in tribunale, che mondo cattivo!". trucculícchie s.m. "persona rotondetta"; f. trucculécchie. truféje s.m. "trofeo". trùfele s.m. "grassone, persona bassa e obesa, tombolo (fig.)": jé nu trùfele e nu nże stá attjénde a ru mmangiá. "è una persona bassa e obesa e non si sta attento al mangiare"; dim. trufelícchie. trugne s.m. "grassone". trumbá v.tr. "panificare". trumbètte s.f. "trombetta". trumbettjá v.intr.tr. "trombettare": Frangì, la vuó funí re suná ssa trumbètte, staje trumbettjànne ra stammatíne. "Francesco, la vuoi finire di suonare codesta trombetta, stai trombettando da stamattina". trumbettjére s.m. "trombettiere". trumbóne s.m. "trombone": te vuó stá na nżénghe citte, assemìglie a nu trumbóne, pòvre urécchie méje. "ti vuoi stare un po‟ zitto, assomigli a un trombone, povere orecchie mie". truneggiá v. intr. "troneggiare". truócchele s.m. "ceppo, sgabello": mó ca jame a ffá re llèune mitte ra parte nu truócchele ca me sèrve pe spaccá. "ora che andiamo a fare la legna metti da parte un ceppo che mi serve per spaccare". truóne s.m. "tuono"; f.pl. trònere: ra lundane se sjéndene re trònere, spìccete a trasí ru ggranerìnje ca mó véne a cchiòve. "da lontano si sentono i tuoni, sbrigati a entrare il granturco che ora viene a piovere". truppetízze s.m. "calpestio": sendjémme nu truppetízze addréte a la pòrte e ścandámme e chi jéve? Runatèlle. "sentimmo un calpestio dietro alla porta e ci spaventammo e chi era? Donata". truttjá v.intr. "lavorare con solerzia, trottare": tire sèmbe la capézze a lu cavadde pe lu fá truttjá. "tira sempre la cavezza al cavallo per farlo trottare". truttjàte s.f. "trottata": facime na truttjàte appríme re mangiá, accussì ròppe me vache a jttá sóp'a lu ljétte. "facciamo una trottata prima di mangiare, così dopo mi vado a buttare sul letto". truvá v.tr. "trovare". truvate s.f. "trovata". trùvele agg. "torbido"; f. tróvele. ttè avv. "ecco". ttéqquà v.tr. "chiamare il cane". tubbe s.m. "tubo". tuccá v.tr. "toccare"; -li njérve v.tr. "innervosire": me faje tuccá li njérve quanne parle accussì e ru ssaje. "mi fai innervosire quando parli così e lo sai". tufe s.m. "grosso peso per frangere le spighe". tuffe s.f. "puzzo". tuje agg.poss. "tuo"; f. tója. tulètte s.f. "toletta": Peppenèlle nunn'èsce si nun face appríme tulètte ra la cape a li pjére, jé na bbèlla cóse, ma jé tròppe. "Giuseppina non esce se non fa prima toletta dalla testa ai piedi, è una bella cosa, ma è troppo". tùmmele s.m. "misura (48 kg.), tomolo"; -re tèrre s.m. "terreno 33 are". tumbagne s.m. "spianatoia": feglió, fá ruje panne re maccarúne suttìle, une lu mitte sóp'a lu ljétte e l'atu rjéstele sóp'a lu tumbagne. "ragazza, fai due sfoglie di pasta sottile, una la metti sul letto e l'altra restala sulla spianatoia". tumbèste s.f. "tempesta". tumbestjá v.intr.rar. "tempestare": jé ra mó ca fíglime tumbestéja ca vóle ascí, ma marìteme ra quédda aurécchie nu nge sènde!. "è da ora che mia figlia tempesta che vuole uscire ma mio marito da quell'orecchio non sente". tunne 1.agg. "rotondo; 2.agg. e s.m. "tondo": me sèrve nu pjézze re fjérre ma adda èsse tunne. "mi serve un pezzo di ferro ma deve essere tondo"; 3.s.m. cruschello": lu tunne se rá cúme bbuvuróne a li cavàdde, a re vvacche e a li vutjédde. "il cruschello si dà come pastone ai cavalli, alle mucche e ai vitelli"; f. tónne. tuócche s.m. "conta": jé nnùtele ca te mitte sèmbe pe nnanże, avìma mená appríme lu tuócche e ppó verime chi adda celá. "è inutile che ti metti sempre davanti dobbiamo fare prima la conta e poi vediamo chi deve chiudere gli occhi e contare nel gioco del nascondino". tuórchie s.m. "fascio di fieno". tuórne tuórne avv. "intorno intorno, torno torno": te vuó luvá ra nande vaje sèmbe tuórne tuórne nfìne ca me faje caré. "ti vuoi togliere davanti vai sempre torno torno fino a che mi fai cadere". tuórte s.m. "torto": s'arragge sùbbete ca nu mbóte veré ru ttuórte. "si arrabbia subito che non può vedere il torto". tuósseche agg. "tossico". tuóste agg. "duro, sodo"; f. tòste; dim. tustulìdde; f. tustulédde: tenéve na cape tòste cúm'a na préte, avìve vòglie a pparlá!. "teneva una testa dura come una pietra, avevi voglia a parlare!". tuózze 1.s.f.pl. "radici di canne tagliate"; 2.agg. "tozzo". tuózzele s.m. "busso": sendjétte nu tuózzele nżesténde e jétte a aprí. "sentii un busso insistente e andai ad aprire". tupèdde agg. "tiepido": l'acque jé tupèdde falla fá cchiù ccàure accussì me pòzze lavá sènża tremá. "l'acqua è tiepida falla fare più calda così mi posso lavare senza tremare". tuppe s.m. "crocchia": appríme re fémmene re Panne purtàvene tutte lu tuppe, óje sule quédde cchiù vvècchie. "prima le donne di Panni portavano tutte la crocchia, oggi solo quelle più vecchie". tuppète voce onom. "toppete". turàccele s.m. "turacciolo": feglió, vá accàtte na quarandìne re turàccele ca craje avìma fá la cunżèrve. "ragazza vai a comprare una quarantina di turaccioli che domani dobbiamo fare la salsa". turace s.m. "torace": cumbà, nu nżaje ca a Peppenjélle ànne truvate lu turàce stritte e nunn'à putute fá lu suldate?. "compare, non sai che a Giuseppe hanno trovato il torace stretto e non ha potuto fare il soldato?". turcecuódde s.m. "torcicollo". turcenjá v.tr. "torcere": le turceniàje la mane e accussì avía lassá lu curtjédde. "gli torse la mano e così dovette lasciare il coltello"; p.p. turcenjàte. turcenjamjénde s.m. "contorcimento": che ssònghe tutte ssi turcenjamjénde ché te face male lu cuórpe?. "che sono tutti questi contorcimenti che ti fa male la pancia?". turcenjàte s.f. "strizzata". turcenjédde s.m. "lampredotto". turde 1.s.m. "persona taciturna"; 2.agg. "torvo": lu uardave cu cèrt'uócchie turde ca facéve métte paùre, sacce ché vvuléve. "lo guardava con certi occhi torvi che faceva mettere paura, non so che voleva"; f. tórde. turecìnje s.m. "tirocinio". turmendá v.tr. "tormentare": la vuó funí re me turmendá cu stu lamjénde? Me staje purtànne la cape pe l'àrje. "la vuoi finire di tormentarmi con questo lamento? Mi stai portando la testa per aria". turmjénde s.m. "tormento". turná v.intr. "tornare"; -a ccase v.intr. "rincasare": feglió, tuórnatìnne prjéste a ccase ca nun me sènde tande bbuóne. "ragazza, tornatene presto a casa che non mi sento tanto bene"; -ndréte v.intr. "retrocedere": Anżèlme nu ndòrne ndréte quanne piglie na recesióne. "Anselmo non retrocede quando prende una decisione"; nżé v.intr. "rinsavire": Luvìcje jé turnàte nżé e jé menute a ccercàrme perdóne re ru mmale ca m'avéve fatte. "Luigi è rinsavito ed è venuto a chiedermi perdono del male che mi aveva fatto"; -nżénże v.tr. "rinvenire". turnacónde s.m. "tornaconto": tróve lu turnacónde suje si véne a ccàsete, se no e mmó lu verìsse!. "trova il suo tornaconto se viene a casa tua, altrimenti non lo vedresti!". turnése s.m. "tornese". turnjélle s.m. "circuizione": face li turnjélle attuórne a lu frate, ma quidde nu nże face chicá. "fa circuizione intorno al fratello ma quello non si fa piegare". turrènde s.m. "torrente": lu turrènde re Lavèdde rinde state pòrte póc'acque. "il torrente di Lavella d'estate porta poca acqua". turrjóne s.m. "torrione". turróne s.m. "torrone"; pl. turrúne. turse s.m.fig. "torsolo"; f.pl. tórse. turturá v.tr. "torturare". turture s.f. "tortura": a ssènde cèrte reścúrse jé pròpje na turture, ma ce staje e te l'àja sule sceruppá. "a sentire certi discorsi è proprio una tortura, ma ci stai e te lo devi solo sciroppare". tuścane agg. "toscano": córe re mammarànna sója, Peppenjé, te vulésse respónne ma tu parle tuścane e nu nde capìśche, pràtete te putéve mbará còcche pparóle re pannése!. "cuore di nonna sua, Giuseppe, ti vorrei rispondere ma tu parli toscano e non ti capisco, tuo padre ti poteva imparare qualche parola pannese!". tuścaneggiá v.intr. "toscaneggiare": sì state a Pprate tand'anne, ma mó ca sì menute a Ppanne nu nduścaneggiá, parle cúme t'à fatte màmmete. "sei stato a Prato tanti anni, ma ora che sei venuto a Panni non toscaneggiare, parla come ti ha fatto tua madre". tussá v.intr. "tossire". tussázze s.f. "tossaccia". tussélle s.f. "tossetta". tutale agg. "totale". tutta la ścóle s.f. "scolaresca": óje jé state ngastìghe tutta la ścóle, ca nesciune à sapute la lezzióne. "oggi è stata in castigo la scolaresca che nessuno ha saputo la lezione". tutte curve agg. "tortuoso": pe nghianá ra la stanżjóne re Panne a lu pajése, la strare jé tutte curve, peró sèmbe méglie re quédde re Ursáre. "per salire dalla stazione di Panni al paese, la strada è tortuosa, però sempre migliore di quella di Orsara"; tutte li pizze, a- loc.avv. "dappertutto": lu truóve sèmbe a tutte li pizze: abbasce, ammónde, a lu Castjédde, a lu chiane. "lo trovi sempre dappertutto: giù, su, al Castello, al piano"; -lu tjémbe agg. "durante". tutteèddùje agg. e pron. "ambedue, entrambi": parlanne tutteèddùje nżjéme nun me facite capí njénde. "parlando entrambi insieme non mi fate capire niente"; ssa tjèdde l'àja pegliá cu tutteèddòje re mmane se no te cuóce. "codesta pentola la devi prendere con ambedue le mani se no ti scotti"; f. tutteèddòje. Tuttelisánde s.m. "Ognissanti". tuvaglie s.f. "asciugamano": annjéttete re mmane nfósse vucine a la tuvaglie cu li zìnżele. "pulisciti le mani bagnate vicino all'asciugamano con la frangia". tuzzá v.tr.intr. "cozzare, urtare". tuzzacùle s.m. "persona importuna". tuzze s.m. "cozzo, urto": passanne passanne, ce ríje nu tuzze cu lu ùte pe lu fá vutá, ma quidde manghe pe la cape. "passando passando, gli diede un urto con il gomito per farlo girare, ma quello neanche per la testa". tuzzulá v.intr. "bussare". tuzzuláte s.f. "bussata": uaglió, va vire chi jé c'à ffatte la tuzzuláte a la pòrte. "ragazzo, vai a vedere chi è che ha fatto la bussata alla porta". tuzzulatúre s.m. "picchio". 230 aglióne s.m. "fanciullo, ragazzo"; pl. uagliune; dim. agliungjédde. agliunáme s.f. "ragazzaglia": stá na uagliunáme nnande case ca a la cundróre nun me face ròrme. "sta una ragazzaglia davanti casa che al primo pomeriggio non mi fa dormire". uagliunástre s.m. "giovinastro". uagliune cresciute cúme a la malèrve s.m.pl. "fanciulli cresciuti precocemente". uaje s.m. "guaio". ualáne s.m. "guardiano di mucche, mandriano": Addjéche, lu ualáne, stá sèmbe fóre, véne a lu pajése sule a re ffjéste. "Diego, il mandriano, sta sempre in campagna, viene al paese solo alle feste". uande s.m. "guanto": oh jammecìnne! Jé une re nuje ma vóle èsse trattate cu li uande ggialle. "oh andiamocene! È uno di noi ma vuole essere trattato con i guanti gialli". uandjére s.f. "guantiera, vassoio": lasse pèrde la uandjére nun facènne cumblemènde, mó rammílle ssu bbucchjére. "lascia perdere la guantiera non fare complimenti, ora dammelo questo bicchiere". uange s.m. "mano aperta"; -re atte s.f. "caprifoglio". uangiate s.f. "manata": jé na uangiate re tèrre ca tènghe a lu Lammícche. "è una manata di terreno che tengo al Lammicco"; dim. uangiatèdde. uaragná v.tr. "guadagnare": óje à uaragnáte póche e nnjénde. "oggi ha guadagnato poco e niente". uarágne s.m. "guadagno": accundjéndete re quissu uarágne, rí ngraziarDdíje. "accontentati di codesto guadagno, dì grazie a Dio". uardá v.tr. "guardare". uardamácchie s.m. "pantaloni di pelle". uardamáne s.m. "manale". uardjàne s.m. "guardiano". uàrdje s.m. "guardia": Margarí, nu gghittá acque mmjézze a la strare se no lu uàrdje te face la cundravenżióne. "Margherita, non buttare acqua in mezzo U alla strada altrimenti la guardia ti fa la contravvenzione". uarí v.intr. "guarire"; p.p. uarute. uarnemjénde s.m.pl. "finimenti". uastá v.tr. "guastare". uastamestjére s.m. "artigiano poco abile". uaste s.m. "guasto". ubberí v.tr. "ubbidire": appríme li figli ubberévene a li ggenetúre sule uardànnele nd'a l'uócchie. "prima i figli ubbidivano ai genitori solo guardandoli negli occhi". ubberjénde agg. "ubbidiente": bbrave Ndunè, sì state ubberjénde nun m'àje fatte pe nnjénde spandecá, te mmjérete na cóse. "brava Antonietta, sei stata ubbidiente non mi hai fatto per niente penare, ti meriti una cosa". ubberjénże s.f. "obbedienza". ubblegá v.tr. "obbligare": l'àja ubblegá o cu ru bbuó o cu la fòrze. "lo devi obbligare o con il buono o con la forza".ucchiáte s.f. "occhiata": rá n'ucchiáte a sta criature ndramènde ca vache e vvènghe. "dai un'occhiata a questa bambina intanto che vado e vengo". ucchiatúre s.f. "mezzo con cui si cerca di togliere il malocchio". udjá v.tr. "odiare". ué inter. "eh, ohé". uéje inter. "ehi". uèrra frangése, a la- loc.avv. "gioco della guerra". uèrre 1.s.f. "guerra": a la uèrre, li suldate màngene, vìvene e ruórmene ndèrre. "alla guerra, i soldati mangiano, bevono e dormono a terra"; 2.s.m. "verro". uésciù v.tr. "scacciare le pecore". ufanaríje s.f. "vanagloria": nu nże sape chi jé idde, jé chine re ufanaríje. "non si sa chi è lui, è pieno di vanagloria". ufàne agg. "vanaglorioso": làssulu ìre a Vetúcce jé ufàne, nu lu stènne a ssènde, jé tutte fume e nnjénde arruste. "lascialo andare a Vito è vanaglorioso, non lo stare a sentire, è tutto fumo e niente arrosto". uffa escl. "uff": uffa, nu nde vòglie cchiù ssènde, staje sèmbe a lamendárte e nund'accuórge ca te lamjénde re ru ggrasse. "uffa, non ti voglio più sentire, stai sempre a lamentarti e non ti accorgi che ti lamenti del grasso". úffele s.m. "anca"; s.f.pl. óffele. uffènne v.tr. "offendere". uffèrte s.f. "offerta". uffése s.f. "offesa": nun face njénde c'agghi avùte n'uffése ra Cunżíglie, ma éo la salute sèmbe. "non fa niente che ho avuto un'offesa da Consiglia, ma io la saluto sempre". uffrí v.tr. "offrire": allecuórdete, mó ca jésce, re uffrí còccóse a ffràtete ca si ru mmèrete!. "ricordati, ora che esci, di offrire qualcosa a tuo fratello che se lo merita!" uggètte s.m. "oggetto". ugliá v.tr. "oliare". ugliarúle s.m. "orzaiolo". uirá v.tr. "guidare": ddu uaglióne s'adda fá r'òssere, l'ànna uirá angóre la màmme e lu pàtre. "quel ragazzo si deve fare le ossa, lo devono guidare ancora la mamma e il padre". ulécene s.f. "susina, susino". ùleme s.m. "olmo"; pl. óleme. ùlgere s.f. "ulcera". ulíje s.m. "acquolina, voglia". uljùse agg. "chi sente l'acquolina, voglioso": jé nu uaglióne uljùse, quédde ca vére l'adda assaggiá e nu nge vuónne stòrje. "è un ragazzo voglioso, quello che vede lo deve assaggiare e non ci vogliono storie". ultematúmme s.m. "ultimatum". umbruse agg. "ombroso (animale)". ùmmere agg. "umido". ummerézze s.f. "umidità": t'àja fá luvá sùbbete quédda macchie r'ummerézze ngape a lu ljétte, chiame a chi àja chiamá. "ti devi far togliere subito quella macchia di umidità in testa al letto, chiama a chi devi chiamare". undúse agg. "untuoso". une agg.n.card. "uno". unendútte agg. "unico": cumma Maríje Savèrje ne téne unendútte re figlie e cúme nun ne tenésse pe nnjénde. "comare Maria Saveria tiene un figlio unico e come non ne tenesse per niente". unestà s.f. "onestà": téne unestà ra vènne, ma nesciune l'apprèzze. "tiene onestà da vendere, ma nessuno l'apprezza". unnate re vjénde loc.avv. "folata": n'unnate re vjénde si purtàje tutte pe l'àrje. "una folata si portò tutto per aria". ùnnece agg.n.card. "undici". unnèdde s.f. "gonna": tire cchiù ammónde ssa unnèdde, jé bbóna lònghe. "tira più su codesta gonna, è molto lunga"; pl. ggunnèdde; dim. unneddúzze. unóre s.m. "onore": l'unóre vale cchiù re tutte r'ate ccóse. "l'onore vale più di tutte le altre cose". unumásteche agg. "onomastico": l'unumásteche míje lu festéje lu stèsse juórne ca véne la Marònne re lu Vòśche. "l'onomastico mio lo festeggio lo stesso giorno che viene la Madonna del Bosco". unurá v.tr. "onorare". uócchie s.m. "gemma, occhio"; dim. ucchicjédde; -a la frecagnóle s.m. "occhi maliziosi"; -abbussacchiáte s.m. "occhi gonfi"; -appappalúte s.m. "occhi socchiusi"; -re canne s.m. "barbocchio"; re trìglie s.m. "occhio spento"; -sburrate s.m. "occhio prominente"; -trambe s.m. "occhi strambi"; uócchie e ccróce, aloc.avv. "all'incirca": a uócchie e ccróce sarranne na trèndíne re lenżóle. "all'incirca saranno una trentina di lenzuola". uóffele s.m. "involucro della pannocchia". uóglie s.m. "olio". uórche s.m.fig. "orco". uórje s.m. "biada, farragine, orzo": Marcúcce ríje appríme l'uórje a li cavadde e ppó si n'ascíje. "Marco diede prima la biada ai cavalli e poi se ne uscì"; l'acque r'uórje s'aùse pe ffá alleggerí la tósse. "l'acqua di orzo si usa per fare alleggerire la tosse". uórte s.m. "orto"; dim. urtecjédde. uósse s.m. "osso"; pl.f. òssere; dim.m. ussecjédde; f. osserecèdde; -pezzidde s.m. "malleolo": s'abbuścàje na petrate pròpje sóp'a l'uósse pezzidde. "si buscò una pietrata proprio sul malleolo". uóve ṡbattute s.m. "zabaione". ùpele s.m. "luppolo". uperàje s.m. "operaio": peścràje ànna ìre fóre quatte uperàje pe fatijá nd'a la vigne. "dopodomani devono andare in campagna quattro operai per lavorare nella vigna". uperazzjóne s.f. "operazione". uppelá v.tr. "intasare, otturare, tappare". ùppele s.m. "tappo"; f.pl. óppele; -re suórve s.m. "tappo di sughero". uppòste agg. "opposto": lu marite jé nu tipe chiuse, la mugljére jé tutte l'uppòste, stá sèmbe ca chiacchiaréje. "il marito è un tipo chiuso, la moglie è tutto l'opposto, sta sempre che chiacchiera". uppríme v.tr. "opprimere"; p.p. upprèsse. uràrje s.m. "orario": si vuó ìre r'accòrde cummíche, àja respettá l'uràrje. "se vuoi andare d'accordo con me, devi rispettare l'orario". urdená v.tr. "ordinare": lu mjéreche m'à urdenate c'agghia stá a rrepòse pe parìcchie juórne. "il medico mi ha ordinato che devo stare a riposo per parecchi giorni". urdenàrje agg. "ordinario": sta rròbbe te l'à fatte pahá assàje, pe mmé jé urdenàrje. "questa stoffa te l'ha fatta pagare molto, per me è ordinaria". uré v.tr. "godere"; p.p. urute; uritavílle: "godetevelo". urécchie s.f. "versoio (parte dell'aratro)". urecchiúne s.m. "parotite": agghi tenute malate Ggiuuànne cu l'urecchiune pròpje a re ffiéste re San Custànże. "ho tenuto malato Giovanni con la parotite proprio alle feste di San Costanzo". urèdde s.f. "tubo di gomma, budello"; pl. ggurèdde; dim. ureddùzze. urganètte s.m. "organetto, armonica a bocca": ra numunne re tjémbe nu nżènde cchiù suná l'urganètte. "da molto tempo non sento suonare più l'armonica a bocca". urganezzá v.tr. "organizzare": t'àja urganezzá nu mesarjédde prime e ppó parte pe la Ggermànje. "ti devi organizzare un mesetto prima e poi parti per la Germania". urgugliúse agg. "orgoglioso"; f. urguglióse. urjéndá v.tr. "orientare". urjéndamènde s.m. "orientamento". uriggenále agg. "originale". uriggenàrje agg. "originario". urizzundá v.tr. "orizzontare". urle s.m. "orlo"; pl.f. órlere; dim. urlecjédde. urná v.tr. "abbigliare, ornare": la feglióle l'ànne urnate cu tanda nastre e ciangianjédde. "la ragazza l'hanno ornata con tanti nastri e fronzoli". urnamènde s.m. "ornamento"; pl. urnamjénde. urrìne s.f. "pancetta di maiale ripiena di latte". ursarése 1.s.f. "vento da Orsara"; 2.agg. "orsarese"; pl. ursaríse: "abitanti di Orsara". urscíglie s.m. "ramoscello". urscíne s.f. "pungitopo"; pl. ggruscíne. urse s.m. "orso": jé n'urse, nu lu puó rice manghe fatte cchiù addà. "è un orso non gli puoi dire neanche fatti più in là". urtamjénde s.m. "urtamento". urte re tósse s.m. "colpo di tosse". urtine s.f. "dottrina": quanne ce avévema apprepará pe la Prima Cumunióne jéveme a ffá la urtìne ra re mmòneche. "quando ci dovevamo preparare per la Prima Comunione andavamo a fare la dottrina dalle suore". urtuláne s.m. "ortolano": Rucchènèlle s'éja misse a ffá l'urtuláne, uaragne bbónarjédde. "Rocchina si è messa a fare l'ortolana guadagna benino". urtulìzzje s.m. "ortaggio". urvegliá v.intr. "gorgogliare". usegnuóle s.m. "usignolo": usemá v.tr. "fiutare, odorare": à usemáte nu bbuóne affare, mó se face li sòlete. "ha fiutato un buon affare, ora si fa i soldi". ùseme s.m. "fiuto, odore": lu cane si ne vá a l'ùseme andó stá ru mmangiá. "il cane se ne va al fiuto dove sta il cibo". uspetá v.tr. "ospitare": craje àja uspetá a Sandúcce, la mugljére e la cajnàte, nu nżule, ma pure la màmme , lu pàtre e la sóre. "domani devi ospitare Santo, la moglie e la cognata, non solo, ma anche la mamma, il padre e la sorella". uspìzzje s.m. "ospizio": cu tanda recchézze, a la vecchiàje avìa ìre a ffuní a l'uspìzzje. "con tanta ricchezza alla vecchiaia dovette andare a finire all'ospizio". ussatúre s.f. "ossatura". ùsse ….péglie v.tr. "aizzare il cane". ussécchie s.f. "pustoletta". ussequjá v.tr. "ossequiare": nu vvòglie cchiù ussequjá a qquiddu ddá, chi si crére re èsse?. "non voglio più ossequiare quello là, chi si crede di essere?". usservá v.tr. "osservare": Ggrabbjéle ussèrve tutte, pó lu sjénde ca si métte a pparlá cúm’a na machenètte, jé nu criature ndelleggènde. "Gabriele osserva tutto poi lo senti che si mette a parlare come a una macchinetta, è un bambino intelligente". ussèsse agg. "ossesso": Feleríche alluccáve e se mbruscenjáve pe ndèrre cúm’a n’ussèsse e nu nżapéveme ché vvuléve. "Federico urlava e si rotolava per terra come a un ossesso e non sapevamo che voleva". ussessjóne s.f. "ossessione": sì n’ussessjóne! T’agghi ritte ca craje vènghe a ccàsete a truvàrte e nu nde ne ngarecá. "sei un‟ossessione! Ti ho detto che domani vengo a casa tua a trovarti e non te ne incaricare". ussìche s.f. "vescica": l’àje viste la ussìche chjéne re nżógne appése a la pèrteche? Pigliatìlle e puórtatìlle a ccàsete. "l‟hai vista la vescica piena di strutto appesa all‟asse. Prenditela e portatela". ussìgene s.m. "ossigeno". ustàcule s.m. "ostacolo". ustená v. rifl. "ostinare": s’éja ustenáte a nun respónne e nu lu smuóve manghe cu re cannunáte. "si è ostinato a non rispondere e non lo smuovi neanche con le cannonate". ustìle agg. "ostile": ché te riche riche, sì ssèmbe ustìle, nu nżacce pròpje cúm’agghia fá cuttíche!. "che ti dico dico, sei sempre ostile, non so proprio come devo fare con te!". ùteme agg. "ultimo". utenżìle s.m. "utensile". utjédde s.m. "vitello". uttánde agg.n.card. "ottanta". uttené v.tr. "ottenere"; p.p. uttenúte Celestrìne à uttenúte na lecènżia re cinghe juórne chiù lu viagge. "Celestino ha ottenuto una licenza di cinque giorni più il viaggio". uttóbbre s.m. "ottobre". uva spine s.f. "crespino"; -a mazzétte s.f. "ribes rosso". uvale agg. "ovale". uvatte s.f. "ovatta". uve a mménne re vacche s.f. "pizzutello". uverná v.tr. "governare": pare ca uvèrna bbuóne lu pajése, lassa fá a Ddíje. "sembra che governa bene il paese, lascia fare a Dio". uvèrne s.m. "governo": a ccape re lu uvèrne avéssera stá sèmbe uómene rètte e currètte. "a capo del governo dovrebbero stare sempre uomini retti e corretti". uzzjùse agg. " 234 á fujénne agg. "latitante": Angelúcce vá fujénne ròppe quédde ca à ffatte. "Angelo è latitante dopo quello che ha fatto"; -ṡbattúne agg. "girovago". vabbuóne loc.avv. "va bene". vacande agg. "vacante, vuoto": lu pòste re Martuméje jé rumaste vacande chisà a chi ce appjàzzene. "il posto di Bartolomeo è rimasto vuoto chissà a chi ci piazzano"; stu cascióne jé vacande, pulìzzele e mìttece tutte ru ggrane ca vuó, àja sule prehá ca ne faje assàje. "questo silo domestico di legno per cereali è vuoto, puliscilo e mettici tutto il grano che vuoi, devi solo pregare che ne fai tanto". vacànże s.f.pl. "ferie": s'éja pegliate na recine re juórne re vacànże pe mení a Ppanne a repusárse. "si è preso una decina di giorni di ferie per venire a Panni a riposarsi". vaccáre s.m. "vaccaio": li vaccáre fanne na vite re sacrefícje, sèmbe jttate pe ffóre, ma tjénene la case chjéne re ògne bbéne re Ddíje. "i vaccai fanno una vita di sacrificio, sempre buttati per la campagna, ma tengono una casa piena di ogni ben di Dio". vacche s.f. "mucca, vacca". vaccine s.f. "mucca". vacenèlle s.f. "bacinella". vacìle s.m. "bacile": quanne stame fóre ce lavame re mmane nd'a lu vacìle re fjérre smaldate. "quando stiamo in campagna ci laviamo le mani nel bacile di ferro smaltato". Vadde s.m. "Valli (contrada sulla strada per Crispignano)"; -re la cérze: s.m. "Valle della quercia (contrada sulla strada per Lavella, a destra su una strada mulattiera)". vaddóne s.m. "burrone": l'accettúdde jé carute nd'a lu vaddóne, ddá lu truóve. "la piccola accetta è caduta nel burrone, là la trovi". Vaddune s.m. "Vallone (contrada sulla strada al di sopra del Cimitero prima dei Tremolizzi)". vàfje s.m. "ballatoio": sóp'a lu vàfje re Fuluméne stévene tré, quatte cristjàne, ma V nun riascjétte a canóscerne manghe une. "sul ballatoio di Filomena stavano tre, quattro persone, ma non riuscii a conoscerne neanche uno". vagná v.tr. "bagnare le pecore prima di tosarle". vahabbónde agg. "vagabondo": pòvra fémmene cu nu figlie vahabbónde sacce cùm'adda fá. "povera donna con un figlio vagabondo non so come deve fare". vainètte s.f. "baionetta": l'assálde a la vainètte nunn'éja na pazzjèlle, t'avésse vulute fá stá cumbà!. "l'assalto alla baionetta non è uno scherzetto, ti avrei voluto far stare compare!". vainíglie s.f. "vainiglia". vajàsse s.f. "donna oziosa". vajnèdde s.f. "carruba": a lu cavadde piacévene assàje re vajnèdde, e pe ddice la veretà piacévene pure a mmé quanne jéve pìccquele. "al cavallo piacevano molto le carrube e per dire la verità piacevano anche a me quando ero piccola". vajuóle s.m. "vaiolo". vajèbbjéne s.m.inv. "viavai": a li iuórne re fèste, ce stá sèmbe nu vajèbbjéne re ggènde pe lu córse. "ai giorni di festa, ci sta sempre un viavai di gente per il corso". vale, ca ce- loc.avv. "valente": jé nu fatjatóre ca ce vale, sape lu fatte suje. "è un lavoratore valente, sa il fatto suo". valé v.intr. "valere": tjénatìlle care care a ffìglite, ca jé nu bbuóne uaglióne, vale tand'óre quande pése. "tienitelo caro caro a tuo figlio, che è un buon ragazzo, vale tanto oro quanto pesa". vàlete agg. "valido". valurezzá v.tr. "valorizzare": pe ffá valurezzá la tèrre abbasce Ceruváre, chiàndece numunne r'àrbele. "per fare valorizzare il terreno giù a Cervaro piantaci molti alberi". valurúse agg. "valoroso". vàlvule s.f. "valvola": s'éja fulmenáte la vàlvule re la ràdje pròpje mó c'avéva sènde re nnutìzzje. "si è fulminata la valvola della radio proprio ora che dovevo sentire le notizie". vambe s.f. "fiamma"; dim. vambarèdde; pl. bbambe. vambóre s.m. "vampa al viso". vammàce s.f. "bambagia": stu criature nu lu tené sèmbe nd'a la vammàce se no se tróve ammalaménde quanne face gruósse. "questo bambino non lo tenere sempre nella bambagia altrimenti si trova malamente quando fa grande". vammàne s.f. "levatrice". vammjére s.m. "arnese di legno gammato per appendere il maiale per essere squartato". vanaríje s.f. "vanità": jé tutte vanaríje, ma pó vá abbré nu nge stá njénde sótte. "è tutta vanità, ma poi vai a vedere non ci sta niente sotto". vandagge s.m. "vantaggio": Nucè, re quiste tjémbe jé nu vandagge ca fìglite canósce ru ffrangése e l'inglése. "Innocenzo, di questi tempi è un vantaggio che tuo figlio conosce il francese e l'inglese". vandaggiúse agg. "vantaggioso". vandàglie s.m. "ventaglio, ventola": p'appecciá ru ffuóche nd'a la furnacèlle, feglió, piglia lu vandàglie e nun facènne auzá tanda cénnere. "per accendere il fuoco nel fornellino quadrato a carbone, ragazza, prendi la ventola e non fare alzare tanta cenere". vandajuóttele s.m. "vantatore"; f. vandajòttele. vande s.m. "vanto": póte tené lu vande ca jé nu bbèll'óme, quéste sì ma sustànże nun ne téne. "può tenere il vanto che è un bell'uomo, questo sì, ma sostanza non ne tiene". vandeljétte s.m.lett. "avanti letto". vandére s.f. "grembiule del calzolaio, grembiule di canapa o cuoio dei mietitori". vaneggiá v.intr. "vaneggiare": ma tu vanìgge! Ssu fatte lu staje recènne averamènde o a lappazzíje?. "ma tu vaneggi! Questo fatto lo stai dicendo veramente o per gioco?". vangàle s.m. "dente molare". vanghe s.f. "vanga". vanníne s.m. "puledrino". vanuse agg. "vanitoso": ó vattìnne! Si jé vanuse ra mó ca jé nu chiarfuse, arrepjénże quanne face gruósse. "ahó vattene! Se è vanitoso da ora che è un moccioso, ripensa quando diventa grande". vapurúse agg. "vaporoso". vardàre s.m. "bastaio": jame abbré cúme fatía lu vardàre, pecché quisse jé l'ùteme ca stá a Ppanne. "andiamo a vedere come lavora il bastaio, perché questo è l'ultimo che sta a Panni". varde s.m. "basto". vare s.m. "varco": pe fá passà l'anemàlje l'àja allarehá re cchiù lu vare. "per far passare gli animali devi allargare di più il varco". varjàbbele agg. "variabile". varóle s.f. "ancia". varre 1.agg. "raso": àje fatte cúme t'éja piaciùte, nu mezzètte re ggrane l'àje fatte accùlme e n'ate varre. "hai fatto come ti è piaciuto, uno staio di grano l'hai fatto colmo e un altro raso"; 2.s.f. "spranga, stanga": mìttece la varre addréte a la pòrte e statte spenżeráte, ca jé mèglie re na maścatúre. "mettici la spranga dietro alla porta e stai spensierato che è meglio di una serratura". varreláre s.m. "portabarile di legno". varrjá v.tr. "sprangare, stangare": nu nde ścurdá re varrjá pòrte e funèste prime re te ne ìre a culecá. "non ti dimenticare di sprangare porte e finestre prima di andarti a coricare". Varrjàce s.f. "Varriaccio (contrada sulla strada al di sopra del cimitero dopo i Tremolizzi, molto in fondo)". varríle s.m. "barile (l.30)"; f.pl. varréle; dim. varrecjédde. varvaríje s.f. "barbieria": uaglió, vá sùbbete a la varvaríje a farte lavá e tagliá ssi capidde. "ragazzo, vai subito alla barbieria a farti lavare e tagliare codesti capelli". varve s.f. "barba"; -re lu cavadde s.f. "barbozza": allísce la varve re lu cavadde c'accussì se stá fitte. "liscia la barbozza che così si sta fermo". varvjére s.m. "barbiere". vasá v.tr. "baciare": appríme re nghianá sóp'a la pustale avía vasá tutte li parjénde e l'amice. "prima di salire sul pullman dovette baciare tutti i parenti e gli amici". vasamáne s.m. "baciamano, calcitropa": nu nżònghe abbetuàte a lu vasamáne ljévete ra nande. "non sono abituato al baciamano togliti davanti". vasanecóle s.m. "basilico"; -salvagge s.m. "santoreggia". vasce agg. "basso"; dim.m. vasciulìdde; f. vasciulédde. vaśche s.f. "vasca". vasciànże s.f. "pianura, terreno pianeggiante". vascijédde s.m. "botte per aceto". vase s.m. "bacio"; dim. vasille; -a pizzechille s.m. "bacio alla francese". vasètte s.m. "doglio". vastande avv. "abbastanza": sta menèste jé vastande pe mmé, pjénże a tté. "questa verdura è abbastanza per me, pensa a te". vattaglie s.m. "battaglio": Marònne cúm’jéva gruósse lu vattaglie re quédda cambane!. "Madonna come era grande il battaglio di quella campana!". vattasce loc.avv. "vattelappesca". vatte v.tr. "battere": me rescetàje quanne lu llòrge re la chjésje vattéve li quatte. "mi svegliai quando l'orologio della chiesa batteva le quattro"; -re mmane v.intr.tr. "applaudire". vattechiuóve s.m. "bussetto (arnese del calzolaio)". vattecóre s.m. "batticuore": Grazjè, m'àje fatte stá cu lu vattecóre nżìne a mmó, n'ata sére abbíseme quanne vjéne. "Grazia, mi hai fatto stare con il batticuore fino ad ora, un'altra sera avvisami quando vieni". vattelufréche loc.avv. "via di corsa". vattelufríje loc.avv. "vattelappesca". vattelufútte loc.avv. "vattelappesca". vattemáne s.m. "battimano". vatterubbíre avv. "forse": vatterubbíre, avràgghie fatte ammalamènde a derecílle. "forse, avrò fatto malamente a dirglielo". vattjá v.tr. "battezzare": lu criature l'avía vattjá curre curre pecché nun stéve tande bbuóne. "il bambino lo dovette battezzare corri corri perché non stava tanto bene"; lu vine v.tr. "mescolare acqua e vino". vattute re mane s.m. "applauso": ròppe ca lu premjàrene ce facjérne na vattute re mane ca nun funéve maje. "dopo che lo premiarono gli fecero un applauso che non finiva mai". vave s.f. "bava". vavére s.f. "bavaglino": a lu criature mìttece la vavére appríme re lu rá a mmangiá accussì nu nże ndréche. "al bambino mettici il bavaglino prima di darlo a mangiare così non si sporca". vavetóne s.m. "trogolo": attácche lu puórche ra fóre a lu catenjédde e mìttece nnande lu vavetóne cu la caniglie. "attacca il maiale fuori all'anello di ferro fisso al muro esterno della casa e mettici avanti il trogolo con la crusca". vavjá v.tr.intr. "imbrattare di bava, sbavare". vavóne s.m. "antenato, avo, bisnonno"; pl. vavune: li vavune ra parte re pràteme se chiamávene Frangíśche e Ndònje, ra parte re màmme se chiamávene Michelíne e Uggènje. "gli avi da parte di mio padre si chiamavano Francesco e Antonio, da parte di mamma si chiamavano Michele ed Eugenio" vavònne agg. "bavoso, sbavone": sì pròpje nu vavònne, vire cúme te sì nghiaccáte ssa cammíse appéna misse. "sei proprio un bavoso, vedi come ti sei imbrattato codesta camicia appena messa". vecchiàre s.f. "vecchiaia": la vecchiàre jé na carògne!. "la vecchiaia è una carogna!". vecchjégne s.f. "pianta invecchiata". vecchióne agg. "longevo". vecciàre s.m. "guardiano di tacchini". vecelá v.tr. "vigilare": uaglió, mó àja ìre fóre cchiù spisse pe vecelá l'àrbele re frùttere, se no si re cuógline. "ragazzo ora devi andare in campagna più spesso per vigilare gli alberi di frutta, altrimenti se la raccolgono". vecènne s.f. "vicenda". vécete s.f. "vece"; pl. bbécete. veculìcchie s.m. "vicoletto". veggetá v.intr. "vegetare". véggete agg. "vegeto": sònghe angóre vive e véggete ché v'avìte misse ngape ca ndra óje e craje muréve?. "sono ancora vivo e vegeto che vi siete messi in testa che tra oggi e domani morivo?". veggìlje s.f. "vigilia": a la veggìlje re Natale mangiàveme sèmbe ra tatarànne, la tavuláte jéve re sìrece persune. "alla vigilia di Natale mangiavamo sempre da nonno, la tavolata era di sedici persone". vegnarèdde s.f. "vignetta". vegnarúle s.m. "guardiano del vigneto". velànże s.f. "bilancia"; dim. velanżèdde. velanżóne s.m. "bilancino". velecjédde s.m. "velo leggerissimo". velucetà s.f. "velocità". venazze s.f. "vinaccia": Luciè, la venazze appuójle nd'a re ssécchie ca pó la passame nd'a lu strengetúre, nu nde facènne male. "Lucia, la vinaccia appoggiala nelle bigonce che poi la passiamo nel torchio vinario, non ti fare male". vendate s.f. "ventata": stammatíne cúme sòngh'asciute agghi avute na vendate addréte a re śchéne, sacce cúme nu nżònghe azzuppáte ndèrre. "stamattina come sono uscito ho avuto una ventata dietro alla schiena, non so come non sono stramazzato". vendelá v.tr. "ventilare": ave ra stammatíne ca stame mmjézze a l'àrje pe vendelá sta nżénghe re ggrane e andó vé ca tire n'òstje re vjénde?. "da stamattina che stiamo in mezzo all'aia per ventilare questo po‟ di grano e dove vedi che tira un alito di vento?". vendequattóre s.f.pl. "ore 18 vespro (ora canonica)". venderùje agg.n.card. "ventidue". vendìne s.f. "ventina". vendjá v.tr. "arieggiare, ventare": pe trasí nd'a quédda stanże, l'àja appríme vendjá bbóna bbóna e ppó m'assètte. "per entrare in quella stanza la devi prima far arieggiare ben bene e poi mi siedo". vendògne s.f. "succisa". vendóre s.f. "ore 15 ora nona (ora canonica)". vèndre s.m. "pelletta". vendréśche s.f. "pancetta del maiale". vendune agg.n.card. "ventuno". véne s.f. "avena"; véne, ca- loc.avv. "venturo": Luì, ce veríme ruméneche ca véne nnande a la chjésje pe li rjéce, statte bbuóne. "Luigi, ci vediamo domenica venturo davanti alla chiesa per le dieci, statti bene". vénge v.tr. "vincere"; p.p. bbinde, vinde. véngete s.f. "vincita": pe m'accunżá na nżénghe ce vulésse na véngete a lu lòtte, ma chi me la vóle rá ssa furtuna. "per aggiustarmi un po‟ ci vorrebbe una vincita al lotto, ma chi me la vuole dare questa fortuna". vengetóre s.m. "vincitore". vengulá v.tr. "vincolare". vení ra v.intr. "provenire": tutte ru mmale véne ra lu cumburtamènde tuje, cumbuórtete bbuóne e vvire ca tutte s'accónże. "tutto il male proviene dal tuo comportamento, comportati bene e vedi che tutto si aggiusta". vennetóre s.m. "venditore"; f. vennetrìce. vénne v.tr. "vendere"; p.p. vennute; -ra cape v.tr.iter. "rivendere". vénnete s.f. "vendita": ché vénnete jé state, agghi tutte pèrse e njénde uaragnáte, la míje jé fatía re puverjédde. "che vendita è stata, ho tutto perso e guadagnato niente, la mia è fatica di poveretto". véppete s.f. "bevuta": cu na sóla véppete se calàje mjézze litre re vine. "con una sola bevuta si ingoiò mezzo litro di vino". vérde agg. "acerbo"; -cúm'a nu ràghene s.m. "persona dal colorito verdastro". vérdene s.m. "trivella a mano": pe spaccá sti ciuócchere ce vóle lu vérdene, pó prepare re mméne cu la pòleve. "per spaccare questi ciocchi ci vuole la trivella a mano, poi prepara le mine con la polvere". veré v.tr. "vedere"; -abbré v.tr. "cercare di vedere"; -n'ata vòte v.tr.iter. "rivedere". vére alluónghe agg. "lungimirante": vá ra cumma Tresíne ca jé na fémmene re sperjénże e ca vére alluónghe. "vai dalla comare Teresa che è una donna di esperienza e che è lungimirante"; -stuórte agg. "strabico". véreche s.f. "verga, bacchio": piglie ssa véreche e verìme re fá caré quédde nnuce ca stanne sóp'a l'àrbele. "prendi quel bacchio e vediamo di far cadere quelle noci che stanno sull'albero". veretà s.f. "verità": Ndònje à nneháte la veretà nnande nnande. "Antonio ha negato la verità avanti avanti". vergulètte s.f. "virgoletta". vèrme luónghe s.m. "lombrico"; pl. vjérme luónghe. vermecjédde s.m.pl. "vermicelli (pasta alimentare)". vèrmutte s.m. "vermut": t'àje śculate quatte, cinghe bbucchjére re vèrmutte, mó vatte fá re ttórne a Sandu Vite. "ti sei scolato quattro, cinque bicchieri di vermut, ora vai a girare in tondo a San Vito". vernate s.f. "invernata": auànne avima avute na vernata lònghe. "quest'anno abbiamo avuto un'invernata lunga". vernerì s.m. "venerdì". verníje agg. "invernale": ce re mangiame quanne jé vjérne re ppére verníje. "ce le mangiamo quando è inverno le pere invernali". vernégne s.f. "vendemmia". versure s.f. "terreno mq. 12,345". vertécchie s.f. "cerniera a incastro". verúte s.f. "veduta": si te vuó alleggerí na nżénghe la cape fatte na passiàte a lu Castjédde e ùrete la verute tuórne tuórne. "se ti vuoi alleggerire un po‟ la testa fatti una passeggiata al Castello e goditi la veduta torno torno". vesazze s.f. "bisaccia": tutte lu mangiatòrje mìttele nd'a la vesazze. "tutta la cibaria in grande quantità mettila nella bisaccia. Véścheve s.m. "Vescovo": quanne menéve lu Véścheve ra Bbuvine lu jéveme ascí ngóndre a lu Castjédde a vvíje Purtèlle. "quando veniva il Vescovo da Bovino gli andavamo incontro al Castello a via Portella". véścuójne s.m. "vischio". vèste 1.s.f. "placenta, vestito per donna"; 2.v.tr. e rifl. "vestire": quanne te spicce a vèsterte, lu prèute n'aspètte a tté p'ascí a ddìce la mésse. "quando ti sbrighi a vestirti, il prete non aspetta te per uscire a dire la messa"; s.f.pl. bbèste; dim. vestecèdde; p.p. vestute; -a parapàlle s.f. "vestito a campana"; -ra lutte s.f. "gramaglia"; -stralambáte s.f. "vestito sformato". vestjàme s.m. "bestiame". vèstje s.f. "bestia"; pl. bbèstje: Runà ce sì jute a ddá ru mmangiá a re bbèstje?. "Donato sei andato a dare il mangiare alle bestie?". vestíte s.m. "vestito (per uomo)". véttele s.f.pl. "strisce di rovi usate per cucire ceste di paglia o legare le scope di miglio". véve v.tr. "bere"; p.p. vevute. vevetóre s.m. "bevitore": Marì, làssulu pèrde a quiddu uaglióne, jé nu vevetóre, ra na candìne èsce e n'ata trase. "Maria, lascialo perdere quel ragazzo è un bevitore, da una cantina esce e in un'altra entra". vézze s.f. "veccia". vezzjuse agg. "vizioso". vezzuóche agg. e s.m. "bigotto": nunn’éja releggiuse ma vezzuóche, se no nu nże cumburtàsse accussì. "non e religioso ma bigotto, altrimenti non si comporterebbe così"; f. vezzóche. Via Cruce s.f. "Via Crucis". vjagge s.m. "viaggio": cummà, fìglime m’à ścritte óje, à ffatte nu bbuóne vjagge e à truvate a lu tréne lu frate ca l’è gghiute a ppegliá. "comare, mia figlia ha scritto oggi, ha fatto un buon viaggio e ha trovato al treno il fratello che è andato a prenderla". vjanóve s.f. "strada carrozzabile". vicce s.m. "tacchino". vìcele agg. "vigile". vicesìnneche s.m. "vicesindaco". viche s.m. "vicolo". vjécchie agg. "vecchio"; f. vècchie: sóle, sóle sande ścagljénde a tutte quande, ścagljénde a quédda vècchie ca stá sótte a la cèrze, la cèrze se ne caríje e la vècchie si ne fuíje; si ne fuíje mundagne mundagne e truvàje na castagne, la castagne nunn’jéva còtte e se mangiàje la recòtte, la recòtte nunn’jéva salate e se mangiàje la nżalate, nd'a la nżalàte nu nge stéve uóglie e se mangiàje lu mbiccembruóglie e íje a la mésse cu quatte prengepésse, cu quatte cavallúcce e Mariúcce musse re ciucce. "sole, sole santo riscalda tutti quanti, riscalda quella vecchia che sta sotto la quercia, la quercia se ne cadde e la vecchia se ne scappò; se ne scappò montagna montagna e trovò una castagna, la castagna non era cotta e si mangiò la ricotta, la ricotta non era salata e si mangiò l'insalata, nell'insalata non ci stava olio e si mangiò le vicende complicate e andò alla messa con quattro principesse, con quattro cavallucci e Maria muso di asino"; s.f.pl. bbècchie; dim.m. vecchiarjédde; f. vecchiarèdde; -re lu mestjére agg. "veterano". vjénde s.m. "boria, vento": Bbenerítte téne nu vjénde quanne passe, ca t’àja ścustá nu miglie. "Benedetto tiene una boria quando passa, che ti devi spostare un miglio"; dim. vendarjédde; pegg. vendeléte; -file file s.m. "spiffero": sjénde ché vjénde file file véne ra sótte a la pòrte. "senti che spiffero viene da sotto alla porta". vjérme s.m.pl. "vermi"; dim. vermecjédde. vjérne s.m. "inverno". vìgnere s.f.pl. "vigne". víje s.f. "parte, via". vinde agg.n.card. "venti". vine s.m. "vino"; -lammeccáte s.m. "spumante"; vine, na mézza re- loc.avv. "mezzo litro di vino"; vine, nu mbéveagg. "astemio": àje vòglie a nziste quidde nu mbéve vine ra na vite. "hai voglia ad insistere, quello è astemio da una vita". víngete s.f. "vincita". vìnghje s.m.pl. "vinchi". vìngule s.m. "vincolo": nu ndénghe nesciùne vìngule re parendéle, cu quidde, sime sule bbuón’amìce. "non tengo nessun vincolo di parentela con quello, siamo solo buoni amici". vjòccele s.f. "viottolo": pe gghí fóre accàta tè, te n’àja ìre pe sta vjòccele, c’accúrce parícchie. "per andare in campagna da te, te ne devi andare per questo viottolo, che accorci parecchio". vjóla ggialle s.f. "primula"; -janghe s.f. "primula". viólaróppje s.f. "violaciocca". vjóle s.f. "mammola, viola"; -a tuvaglie s.f. "ciclamino". vìquele s.m. "vicolo". vìreve s.m. "vedovo"; f. véreve. vìrguale s.f. "virgola": ròppe sta paróle ce vuléve la vìrguale ma tu nu nge l’àje misse. "dopo questa parola ci voleva la virgola ma tu non ce l‟hai messa". vitre s.m. "vetro". vjuline s.m. "violino". vive v.intr. "vivere"; p.pr. vevènde. vìzzje s.m. "vizio". vóccapjérte s.m. "persona che ridice tutto ciò che ha visto e sentito"; f. vóccapèrte. vócche s.f. "bocca"; dim. vucchélle; r’òpere s.f. "porte e finestre". vòcchele s.f. "chioccia": uarde, quédda vòcchele cúme stá attjénde a li pulecìne. "guarda quella chioccia come sta attenta ai pulcini". vócia s.f. "voce": si parle cu mmé àja avasciá la vócia, se no jé méglie ca te staje citte. "se parli con me devi abbassare la voce, altrimenti è meglio che stai zitto"; ràuche s.f. "raucedine": Uggènje, tjéne la vócia ràuche, ché àje candate stanòtte?. "Eugenio, tieni la raucedine, che hai cantato stanotte?". vódde v.intr. "bollire, fermentare, grillare": vá nd’a la candìne e ssjénde si lu vine vódde angóre nd’a la vótte. "vai in cantina e senti se il vino fermenta ancora nella botte”; p.pr. vuddènde; p.p. vuddute. vóla vóle, a- loc.avv. "gioco del vola o non vola". vóle fá tutte isse loc.avv. "accentratore". vòlpine s.f. "cardiaca". vòmmere s.m. "vomere". vónghele s.m. "fava fresca"; pl. vùnghele. vòrje s.f. "borea, tramontana, vento da Foggia": quanne tire la vòrje a Ffògge nu nge puó stá tande ca face fridde. "quando tira la borea a Foggia non ci puoi stare tanto che fa freddo". Vòśche s.m. "Bosco (contrada molto vasta sulla strada per Accadia, al di sotto), bosco": a lu lunnerì n’Àlbese jame a ffá re ścambagnàte a lu vóśche re la Marònne a lu cummènde. "al lunedì in Albis andiamo a fare le scampagnate al bosco della Madonna al convento"; -Cutìzze s.m. "Bosco Cotizzi (contrada sulla strada per Accadia, al di sotto)". votabbandjére s.m. "banderuola". vòtafacce s.f. "voltafaccia". vòtastòmmeche s.m. "voltastomaco". vòte s.f. "volta". vótte s.f. "botte"; dim. vuttucèdde; -a ffá juórne, vótte a ffá nòtte agg. "scioperato". vóve s.m. "bue"; pl. vuóve. vòzze s.f. "gozzo (volatili)": ànne mangiate assàje ssi pulecìne, nun vire ché vvòzze ca tjénene?. "hanno mangiato molto questi pulcini, non vedi che gozzo che tengono?". vracche s.m. "persona bassa e robusta, tracagnotto". vrachètte s.f. "brachetta": uaglió, fatte appundá la vrachètte ra màmmete. "ragazzo, fatti abbottonare la brachetta da tua madre". vracjére s.m. "braciere": lu vracjére chine re caravunèlle, lu mettéveme nd’a lu pére re vracjére e nnuje ce assettáveme tuórne tuórne pe ce nfucá. "il braciere pieno di carbonella, lo mettevamo nel piede del braciere e noi ci sedevamo torno torno per riscaldarci". vranghe s.m. "branco". vrasce s.f. "brace". vrascialètte s.m. "collo di agnello". vrassecále s.m. "vivaio". vràsseche s.f.pl. "brassica (piantine di cappucce, cime e verza)": re vràsseche míje sònghe seccate me l’agghia fá mbrestá ra cumba Ggiuuànne. "le mie brassiche sono seccate me le devo far prestare dal compare Giovanni". vrazzate s.f. "bracciata": Neculì, puórte nd’a la stadde a lu cavadde na vrazzate re fjéne. "Nicola, porta nella stalla al cavallo una bracciata di fieno". vrazze s.m. "braccio"; pl. bbrazze. vrazzeláre s.m. "bracciale di cuoio del mietitore". vrécce s.f. "breccia": la strare ca purtave ra Panne a la stanżióne ére tutte a vvrécce, nd’a la pustale ché ndrunduljàmjénde!. "la strada che portava da Panni alla stazione era tutta a breccia, nella postale che dondolamenti"; vrécce, a re- loc.avv. "gioco del ciottolo". vrecciulélle agg. "sassosa": quédda tèrre ca t’àje accattáte jé vrecciulélle, jé bbóna ca jé fréśche. "quel terreno che hai comprato è sassoso, è buono che è fresco". vrecciùme s.f. "mucchio di ghiaia". vrecciunáte s.f. "acciottolato": mó a Ppanne póche sònghe re strare cu la vrecciunáte. "ora a Panni poche sono le strade con l‟acciottolato". vrédde agg. "sporco". vregná v.tr. "vendenmmiare": quanne jéveme a vregná, Ndunè, avìssa avùta veré ché allegríje ca ce stéve, re ccanżune ca candàvene uómene e fémmene. "quando andavamo a vendemmiare, Antonietta, avresti dovuto vedere che allegria che ci stava le canzoni che cantavano uomini e donne". vreògne s.f. "vergogna": ché vreògne, accussì si respónne a la maéste? Nu nde mitte ścuórne pe nnjénde. "che vergogna, così si risponde alla maestra? Non ti vergogni per niente". vreugná v.rifl. "vergognare": ddu uagliungjédde téne na faccia tòste, nu nże vreògne re rice maleparóle e ca lu sciarre?. "quel ragazzino tiene una faccia tosta, non si vergogna di dire parolacce e che lo rimproveri?". vreugnúse agg. "vergognoso"; f. vreugnóse: jé n’azzióne sulamènde vreugnóse, ra tutte me l’aspettáve ma no ra tè. "è un‟azione solamente vergognosa, da tutti me l‟aspettavo ma non da te". vricce s.m. "ciottolo, sasso"; dim. vreccetjédde; accr.sing. vreccióne; pl. vrecciune. vriglie s.f. "briglia": tire la vriglie accussì lu cavadde si férme e puó scénne. "tira la briglia così il cavallo si ferma e puoi scendere". vrucchitèdde s.f. "orecchiette (pasta alimentare)". vruócchele s.m.pl. "broccolo": feglió, sóp’a li vruócchele ścaurate mìttece l’uóglie crure e l’aglie tagliàte a ppjézze. "ragazza, sui broccoli lessati mettici l‟olio crudo e l‟aglio tagliato a pezzi". vrùscele s.m. "brufolo": statte attjénde ca tjéne nu vrùscele sóp’a la pónde re lu nase. "stai attento che tieni un brufolo sulla punta del naso"; dim. vruscelícchie. vucàle 1.s.m. "boccale": vá abbasce a la candine, inghi lu vucàle re vine appuójle sóp’a la bbuffètte e jésciatínne. "vai giù alla cantina riempi il boccale di vino appoggialo sul tavolo piccolo e leggero ed escitene"; 2.s.f. "vocale": l’accènde care sule sóp’a la vucàle. "l‟accento cade solo sulla vocale". vucazzjóne s.f. "vocazione". vuccaglie s.f. "bocca della bottiglia". vuccáte s.f. "boccata": famme ìre a ppegliá na vuccáte r’àrje ca tènghe na cape ndufàte. "fammi andare a prendere una boccata d‟aria che tengo una testa intontita". vùcchele s.m. "buco"; dim. vucculìcchie; -re l’ache s.m. "cruna": nu lu véche cchiù lu vùcchele re l’ache, m’agghia sule métte l’acchiàle. "non la vedo più la cruna, mi devo solo mettere gli occhiali". vuccóne s.m. "boccone"; pl. vuccúne; dim. vuccungjédde. vucculjá v.tr. "bucare". vucculóne s.m. "boccalone, persona che parla a voce alta": sì nu vucculóne, t’agghi raccumannàte re nun rice njénde a màmmete e tu nun m’àje annaseláte. "sei un boccalone, ti ho raccomandato di non dire niente a tua madre e tu non mi hai ascoltato". vucenáte s.m. "vicinato": frate míje, ché ssònghe ss’allúcche, avasce la vócia se no faje córre tutte lu vucenáte. "fratello mio, che sono queste urla abbassa la voce altrimenti fai correre tutto il vicinato". vucine agg. "vicino". vùdde s.m. "bollore": cúme s’àuze lu vùdde ljéve la tjédde ra sóp’a lu tréppete e mìttela a nu zìnne re lu fucurìle. "come si alza il bollore togli la pentola da sopra al treppiede e mettila ad un angolo del focolare". vujàute pron.m.pl. "voialtri": ché jate truvanne vujàute, facìteve li fatte vuóste ca éo me fazze li míje. "che andate trovando voialtri, fatevi i fatti vostri che io mi faccio i miei". vuje pron.pers.pl. "voi": andó jate? Aspettàteme na nżénghe ca mó vènghe cu vvuje. "dove andate? Aspettatemi un po‟ che ora vengo con voi". vulé v.tr. "volere"; p.p. vulute; -nganne v.tr. "non volerne sapere". vulendjére avv. "volentieri": spèsse e vulendjére se face veré, chisà ché vá asciànne, atte ce cóve. "spesso e volentieri si fa vedere, chissà che va trovando, gatta ci cova". vulgare agg. "volgare": cúme sì vulgare quanne parle, sime carute pròpje ndèrre, nu ng’éja ché ffá!. "come sei volgare quando parli, siamo caduti proprio a terra, non c‟è che fare!". vulpine s.m. "volpino". vulúbbele agg. "volubile": ajére me recìste na cóse, óje n’ate sì vulúbbele, nu mbòzze stá apprjésse a tté. "ieri mi dicesti una cosa, oggi un‟altra sei volubile, non posso stare appresso a te". vulúme s.m. "volume": quanne m’accattàje la prima ràdje nd’a lu millenuvecjéndetrènde, recéve a mmàmme r’auzá lu vulúme e me la jéva a ssènde sóp’a la mundagne. "quando mi comprai la prima radio nel millenovecentotrenta, dicevo a mamma di alzare il volume e me l‟andavo a sentire sulla montagna”. vulundà s.f. "volontà"; vulundà, sènżaloc.avv. "abulico". vulundàrje agg. e s.m. "volontario". vulunderúse agg. "volenteroso": me chiange lu córe a nun fá cchiù sturjá a ffìglime ca jé assàje vulunderúse, ma nu ndènghe pussìbbeletà. "mi piange il cuore a non fare più studiare mio figlio che è molto volenteroso, ma non tengo possibilità". vummarèlle s.f. "vomere dell‟aratro più piccolo". vummecá v.fig. "confessare reati, sbottonarsi, vomitare": pe vummecá quanne te face male lu stòmmeche, ficche ròje réte nganne e vvire cúme t’alleggerísce. "per vomitare quando ti fa male lo stomaco, conficca due dita in gola e vedi come ti alleggerisci". vuómmeche s.m. "vomito". vuóste agg.poss. "vostro": facìteve li fatte vuóste. "fatevi i fatti vostri"; f. vóste: la chiave ca m’avìte rate nunn’éja la míje ma jé la vóste. "la chiave che mi avete dato non è la mia ma è la vostra". vuózze s.m. "bitorzolo"; dim. vuzzecjédde; -nd’a la mbracatúre s.m. "ernia". vurràjne s.f. "borraggine, consolida maggiore". vurve s.m. "gorgo, risucchio, luogo dove si vanno a bagnare le pecore": attjénde ca a Ceruváre ce stanne li vurve, tjénete lundane. "attento che a Cervaro ci stanno i gorghi". vurvuglióne s.m. "bacherozzolo, gorgoglione"; pl. vurvugliúne: cummà, te vulésse fá veré quanda vurvugliúne agghia asciate nd’a la farine n’agghi ché te rice!. "comare, ti vorrei far vedere quanti bacherozzoli ho trovato nella farina non ho che dirti!". vusciulóne s.m. "visciolo". vuśchétte s.m. "boschetto". vussignuríje s.f. "vossignoria": bòmmèspre a vussignuríje, andó ve ne jate accussì lòcche lòcche?. "buon vespro a vossignoria, dove ve ne andate così lemme lemme?". vutá v.tr. "volgere, voltare, votare": nun me vutanne re spadde, ché agghia parlá cu lu mure?. "non mi voltare le spalle, che devo parlare col muro?"; sacce si vache a vutá ruméneche o lunnerì, craje me réhule quanne me àuze. "non so se vado a votare domenica o lunedì, domani mi regolo quando mi alzo"; -cuózze v.intr. "tornare indietro". vutatóre s.f. "curva": a lu Lammícche ce stá na vutatóre pereculóse. "al Lammicco ci sta una curva pericolosa". vutazzjóne s.f. "votazione". vuttá v.tr. "spingere". vutta vutte loc.avv. "pigia pigia": nu nge jénne ddà ca ce stá nu vutta vutte, te fanne a ppizze. "non ci andare là che ci sta un pigia pigia, ti fanno a pizza". vuttate s.f. "spinta". vutte re sanghe s.m. "emottisi". vùttere s.m.pl. "buttero": famuse sònghe li vùttere re la Marémme. "famosi sono i butteri della Maremma". vuttóne s.m. "bottone": feglió, cúme t’àja spusá, si nu nżaje manghe attaccá nu vuttóne a la ggiacchètte?. "ragazza, come ti devi sposare se non sai neanche attaccare un bottone alla giacca?"; pl. vuttune. vuttòrje s.f. "vittoria": nu ngandánne vuttòrje, àje vòglie cúm’àja allungá lu cuódde!. "non cantare vittoria, hai voglia come devi allungare il collo". vuttunére s.f. "bottoniera": te l’àje fatte na vuttunére a ssa vèste! Te sarràje accattáte tutte lu ścatulìne ra la putehàre. "te la sei fatta una bottoniera a codesto vestito!. Ti sarai comprata tutta la scatolina dalla bottegaia". vutturjúse agg. "vittorioso". vutucèlle s.f. "aristolochia, tamaro". vvéne s.f.pl. "vene". vvíje re légge, pe- loc.avv. "legalmente": nu me vuó sènde cu ru bbuóne e allóre aggìśche pe vvíje re légge. "non mi vuoi ascoltare con il buono e allora agisco legalmente" ccquare s.m.dial. "cafone". ahàglie s.m. "spago della trottola". aharèdde s.f. "zagarella": mìttece na zaharèdde a la chjéche re la unnèdde. "mettici una zagarella alla piega della gonna". zambaglióne s.m. "zabaione". zambàne s.m. "pozzanghera": Custà, funisce re ciambuttjá nd'a quiddu zambàne, trasatìnne ca t'agghia cangiá ra la cape a li pjére. "Costanzo, finisci di sguazzare in quella pozzanghera, entratene che ti devo cambiare dalla testa ai piedi". zambìttele s.m. "scarpa di tela". zàmmere s.m.dial. "cafone": quiddu zàmmere peluse me ríje na mala respòste. "quel cafone peloso mi diede una brutta risposta". zanganjédde s.m. "colutea". zannjá v.tr. "intaccare la lama dell'accetta". zanżane s.m. "mediatore, sensale": si vuó vénne la tèrre a Lavèdde mitte nu zanżàne pe lu mjézze. "se vuoi vedere il terreno a Lavella metti un mediatore per lo mezzo". zanżarróne s.m. "tipula". zappá v.tr. "coltivare granturco, scalpitare, zampare, zappare": Ggiavacchí, nu nżjénde ca lu cavadde zappe nd'a la stadde? Vá vire si vóle còccóse. "Gioacchino, non senti che il cavallo scalpita nella stalla? Vai a vedere se vuole qualcosa"; mó agghi funute re zappá, m'agghi jttate sótte a sta cèrze, me piglie nu mùzzeche e ppó chiane chiane me ne vènghe a lu pajése. "ora ho finito di zappare, mi sono buttato sotto a questa quercia, mi prendo un boccone e poi piano piano me ne vengo al paese"; la vigne v.tr. "coltivare la vigna". zappe s.f. "marra". zappèdde s.f. "zappetta". zappjédde s.m. "zappino". Z zappudde s.m. "zappino". zappuljá v.tr. "zappettare": prime re t'arreterá zappulíje na nżènghe l'uórte, accussì crajamtíne l'arràccque. "prima di ritirarti zappetta un po‟ l'orto, così domattina l'annaffio". zavarróne s.m. "persona sporca". zavórre s.f. "piccola pietra arrotondata". ze maste s.m. "zio mastro"; -mòneche s.m. "fratino": lu figlie re fràteme lu vestjérne ra ze mòneche pe nu vóte c'avévene fatte. "il figlio di mio fratello lo vestirono da fratino per un voto che avevano fatto". zecchenètte s.m. "zecchinetta". zechetenjá v.rifl. "dondolarsi nel camminare". zeffunne, a- loc.avv. "a dirotto": chjóve a zeffunne, nu nde ne jénne ca se no te nfunne numunne. "piove a dirotto, non te ne andare altrimenti ti bagni molto". zélle s.f. "alopecia circoscritta". zelluse s.m. "portatore di alopecia". Zembrònje s.m. "Sempronio". zenfuníje s.f. "sinfonia". zengarjá v.tr. "ruffianare, circuire (fig.)": lu zengaréje vattasce ché vvá truvanne e chi lu capìsce!. "lo circuisce, vattelappesca che va trovando, e chi lo capisce!". zénghere s.m. "mediatore di cavalli, zingaro"; pl. zìnghere. zénne s.f. "cocca, lembo": la zénne re lu salvjétte jé strazzate. "la cocca del tovagliolo è strappata"; ste mméle mìttele nd'a la mappìne stringe bbóne re zzénne. "queste mele mettile nello strofinaccio stringi bene le cocche"; vire ca la zénne re la unnèdde jé tutta ścusute. "vedi che il lembo della gonna è tutta scucita". zennecjédde s.m. "cantuccio". zennjá v.intr. "ammiccare": lu zenniàje ma idde cúm'a nu nduónde nu ngapíje njénde. "lo ammiccai ma lui come a un tonto non capì niente". zénżele s.f.pl. "brandello, straccio": tenéve la vèste tutte a zzénżele né si receréve a luvàrsele. "teneva il vestito tutto a brandelli né si decideva a toglierselo". zenżelúse agg. "cencioso"; f. zenżelóse: jé na feglióle zenżelóse, nu la vire maje accunżàte. "è una ragazza cenciosa, non la vedi mai aggiustata". zepèppe s.m. "cantero": appríme quanne nu nge stévene li cèsse nd'a re ccase s'ausàvene li zepèppe. "prima quando non stavano i gabinetti nelle case si usavano i canteri". zéppe s.f. "cuneo"; -re lu bbanghe s.m. "granchio (arnese del falegname)". zeppecèdde s.f. "calzatoia": a lu pére re lu tahulíne mìttece na zeppecèdde, si nu la tjéne chjéche a qquatte na pónde re ggiurnale. "al piede del tavolino mettici una calzatoia, se non la tieni piega a quattro una punta di giornale". zeré ….zeré loc.avv. "chiamare la capra". zerepíttele s.m. "pargoletto"; f. zerepéttele. zerpeljénde agg. "ruvido": tjéne lu hute zerpeljénde, feglió mìttece na nżénghe re créme. "tieni il gomito ruvido, ragazza, mettici un po‟ di crema". zetàcchere agg.fig. "segaligno". zetarèdde s.f. "dolce pasquale per le bambine". zetemelóne s.m. "ruderi del Castello di Panni": nu nżaje ché jé lu zetemelóne? Allóre nu nżí re Panne. "non sai che sono i ruderi del Castello di Panni? Allora non sei di Panni". zezzàjne s.f. "zizzania": à ppurtàte zezzàjne nd'a la famìglie, nun fusse maje trasute!. "ha portato zizzania nella famiglia, non fosse mai entrata!". ziche-ziche avv. "accortamente": puórte ziche-ziche ssu piatte re bbróre, nu lu facènne caré. "porta accortamente questo piatto di brodo, non lo far cadere". zíje 1.s.m. "zio"; 2.s.f. zia": ra parte re pràteme tènghe na zíje sóle, ra parte re màmmeme tènghe séje zíje. "da parte di mio padre ho una zia sola, da parte di mia madre ho sei zie; -re la màmme s m. e f. "prozio"; -re lu pàtre s.m. e f. "prozio". zinne s.m. "canto, estremità": mìttete a nu zinne e statte citte. "mettiti ad un canto e stai zitto"; ssa chiandecèlle mìttele a nu zinne re la tèrre, accussì nu rá fastírje quanne àre. "codesta piantina mettila ad un'estremità del terreno, così non dà fastidio quando ari". zìnżele s.m.pl. "frangia": nu nderànne li zìnżele se no me faje caré lu scialle ra nguódde. "non tirare la frangia altrimenti mi fai cadere lo scialle che ho indosso". zippe agg. "zeppo": ddu rettate stéve zippe zippe r'arrure, uaglió si nu nde staje attjénde, t'agghia sbucciá. "quel dettato stava zeppo zeppo di errori, ragazzo, se non stai attento ti devo bocciare". zìrpele s.m. "bardana, drosera". zite 1.s.m. "celibe, scapolo, fidanzato, sposo": lu cajnàte re fràtemcucine jé zite, né si vóle spusá, rice ca stá còmmede a la case. "il cognato di mio cugino è scapolo, né si vuole sposare, dice che sta comodo a casa sua". 2.s.f. "sposa, nubile". zizì s.m. "zio". zjàne 1.s.m. "zio"; 2.s.f. "zia". zòcchele s.f. "prostituta", "ratto". zóche s.f. "corda, susta per l'asino di circa 5 m., susta per cavallo o mulo di circa 10 m."; fune"; dim. zuculédde; zóche, a la- loc.avv. "gioco con la corda". zombafuósse s.m. "saltafossi". zòzze s.f. "sbobba". zucare s.m. "cordaio, funaio". zuccarìne agg. "zuccherino". zucculatúre s.f. "zoccolatura". zucculóne s.m. "topone". zùlefe s.m. "zolfo": àja accattà tré cchile re zùlefe c'avìma nżulufá la vigne. "devi comprare tre chili di zolfo che dobbiamo solforare la vigna". zulufarjélle s.m. "zolfanello": appìcce lu zulufarjélle e mìttele nd'a la vótte accussì la resenfjétte. "accendi lo zolfanello e mettilo nella botte così la disinfetti". zumbá v.intr. "balzare, saltare": cúme sendíje quédde pparóle zumbàje ra la sègge, nu nże l'aspettáve ca ce l'avésse ritte chiare e ttunne. "come sentì quelle parole saltò dalla sedia, non se l'aspettava che glielo avrebbe detto chiaro e tondo". zumbafuósse s.m. "pantaloni che si sono accorciati". zumbanne zumbanne avv. "saltelloni". zumbe s.m. "salto": uaglió, cu nu zumbe arrìve dabbasce ra fìglime, fatte rá la meneste e vjénatìnne, si vache éo arrìve a Nnatale. "ragazzo, con un salto arrivi laggiù da mio figlio, fatti dare la verdura e vienitene, se vado io arriva Natale". zumbellìne s.f. "ragazza leggera". zumbjá v.intr.tr. "balzellare, saltellare": vòglie veré quanne funisce re zumbjá, me staje facènne ggerá la cape. "voglio vedere quando finisci di saltellare, mi stai facendo girare la testa". zumbille s.m. "salterello": p'avetá sta préte abbaste ca faje nu zumbìlle. "per evitare questa pietra basta che fai un salterello". zuócchele s.m. "zoccolo"; dim. zucculètte. zuóppe agg. "zoppo". zupparjélle agg. "zoppicante". zuppecá v.tr. "zoppicare": zòppeche cu lu pére reritte, ajére s'éja punde cu na pundina a lu calecágne. "zoppica con il piede destro, ieri si è punto con un chiodo al calcagno". zuppechílle s.m. "saltello": quanne jéveme criature quanda vòte avime fatte a zzupechílle, mó sóp'a nu pére e mmó sóp'a n'ate, t'allecuórde Ggiuvannì?. "quando eravamo bambini quante volte abbiamo fatto a saltelli, ora su un piede e ora su un altro, ti ricordi Giovanna?". zuppecúne avv. "zoppiconi": va zuppecúne, chisà andó s'éja fatte male, quidde asseméglie nu riàvele, Criste sìa qquá. "va zoppiconi, chissà dove si è fatto male, quello assomiglia un diavolo, Cristo sia qua". zupperèdde s.f. "terrina". zuppetèlle s.f. "zuppetta". zuppíje s.f. "zoppia": la zuppíje re li cane passa sùbbete. "la zoppia dei cani passa subito". zurle s.m. "gioco": lu zurle, Nannì, pe nnuje jéva tutte, lassáveme ògne ccóse e ce ne jévene a jucá cu re ppupe re pèzze. Ce revertéveme cu nnjénde. "il gioco, Anna, per noi era tutto, lasciavamo ogni cosa e ce ne andavamo a giocare con le bambole di pezza. Ci divertivamo con niente": zurljá v. intr. tr. "giocare, sobbalzare della trottola". zurre s.m. "capro, persona spettinata"; f. zórre. zuzù loc.avv. "chiamare il cagnolino". zuzurre s.m. "sussurro": cummà, agghi sendute nu zuzurre ca a Ppanne ce sarrá fatía pe tutte li ggiùvene. Sarrá alluvére? Ce vurrja crére ma……. "comare, ho sentito un sussurro che a Panni ci sarà lavoro per tutti i giovani. Sarà vero? Vorrei crederci, ma….". zuzze agg. "sozzo"; f. zózze. zzéqquà loc.avv. "scacciare la capra". zzére agg.n.card. "zero". zzuóteche agg. "zotico". 246 bbagliare ngecalí. bbagliato ngecalúte. bbandonare abbanduná. bbassare avasciá. Abbassarsi rebbassárse. Abbasso abbasce. A Abbastanza vastande. Abbellire fá bbèlle. Abbellito fatte bbèlle. Abbeveratoio pulóne. Abbigliare urná. ABBIGLIAMENTO A la stòrte, àbbete, àbbete a ggiacche, abbetecjédde, acchiàle, accun żatúre, ammuláre, aneddúzze, anjédde, appundá, arecchíne, bbèste, bbórse, bbrachessíne, bbrellòcche, bbrudètte, bbursètte, bburzellíne, cacciamáne, càmmese, cammesèlle, cammesóle, cammesullíne, cammíse, cannuttjére, cappeddúzze, cappjédde, cappucce, capputtíne, cauzá, càuze, cauzètte, cauzettóne, cauzettúne, cauzóne, cauzune, cauzungjédde, chiandèlle, chianèlle, ciambróne, ciambrùne, ciavàtte, cibbùsse, cinde, cinge, ciòffe, còdè, còppele, còtte, crióle, cullane, cullarètte, cullètte, culidde, cuppulécchie, cuppulíne, curnecjédde, curpètte, cuscenètte, cuttecjédde, fassatúre, fasse, fattèèbbóne, fattèèbbuóne, ferrètte, ferrettíne, ferrjétte, funnjélle, furchètte, furmèdde, fustággene, ggiacchètte, ggiacchettèdde, ggiacchettóne, ggunnèdde, laccettíne, lehande, llòrge, maccatúre, maccatúre pe ngape, maccaturjédde, magliecèdde, mandèlle, mutandèdde, nfassànne, nòcche, nucchetèlle, papusce, paraurécchie, passamundàgne, pènże, perepì, perùle, péttele, pezzuótte, pjétte, pòrtanfánne, pòrtazecchíne, prezzóne, prezzune, re lusse, rròbbe, rubbecèlle, sacche, saccucce, ścarpe, ścarpe a bbòcche re lupe, ścarpe apèrte, ścarpe cu la mézza sóle, ścarpe cu la pèzze, ścarpe cu lu tacchine, ścarpe vasce, ścarpetèlle, ścazzètte, ścazzèttele, sciaccquàglie, sciacculattóne, sciamisse, sciammèreche, sciarpetèdde, ścòlle, ścuffje, ścullatúre, sènża maneche, ṡgavaglie, sóttòcanne, spengulóne, stenerecchiá la vèste, stuuàle, sulètte, sunale cu lu pettìne, sunale pe nnande, sunale pe la ścóle, sunaljédde, suttaníne, tabbáne, tacche, tacchecjédde, terande, terándele, tòneche, tunacèlle, tunacóne, uànde, uardamàcchie, unnèdde, unneddúzze, vandàglie, vavére, velecjédde, vèste, vèste a pparapàlle, vèste ra lutte, vèste stralambàte, vestecèdde, vestite, vrachètte, vuttunére, zaharèdde, zambíttele, zucculètte, zumbafuósse, zuócchele. Abbinare accucchjá. Abitanti in periferia fùrise. Abbindolare nfunucchjá. Abitare abbetá. Abboccato bbuccature. Abituare abbetuá. Abbondante ggrasciùse, f. ggrascióse. Abolire abbulí. Abbondanza ggràssce. Abusare abbusá. Abbondanza, in- ngrassce. Abuso abbuse. Abbondare stá ngrassce. Accadere capetá Accalorare accalurá. Abborracciare arrunżá. Accanire nganá. Abbracciare abbrazzá. Accanto accuóste. Abbraccio abbrazze. Accantonare métte a ppizze. Abbrancare avvrangá. Accaparrare ngaparrá. Abbronzare fá nìure cúm’a nu cataruózze. Accapigliare afferrá pe li ciurle. Abbuiare fá la squríja. Accapponarsi fá la pedde re addíne. Abburattare apparecchjá. Accarezzare allesciá. Abburattata apparecchjate. Accasciare abbatte. Abile àbbele. Accatastare ngatastá. Abilità abbeletà. 247 Accavallare le gambe ngalvaccá. Accecare ngecalí. Accendere appecciá. Accendere la sigaretta allumá la segarètte. Accendino machenètte. Accenditoio allumacannéle. Accennare azzenná. Accenno azzínne. Accento accènde. Accentratore vóle fá tutte ísse. Acchiappamosche ngappamóśche. Acchiappare ngappá. Acchito acchìtte. Acciaio azzàre. Acciarino azzaríne. Acciottolare métte li vricce. Acciottolato vrecciunate. Accipicchia jé fésse!. Acciuffare acciaffá. Accoccare attaccá re zzénne. Accoccolato ngucculate. Accodare attaccá addréte. Accoglienza accugliènże. Accogliere accòglie. Accollacciato accullacciáte. Accollare accullá. Accolta accòvete. Accoltellare curteddjá. Accolto accuóvete. Accomiatarsi lecenżjárse. Accomodare accunżá. Accomodare (in casa) accumetá. Accompagnamento accumbagnamènde. Accompagnarsi arrazzá. Acconciare mberleccá. Accondiscendere accunnescénne. Acconsentire accusciá. Accontentare accundendá. Acconto accùnde. Accoppiare accucchjá. Accordarsi accurdárse. Accorgersi addunárse. Accortamente ziche-ziche. Accostare accustá. Accostare oggetti diversi accafuddá. Accosto accuóste. Accostumare accustumá. Accovacciarsi agguattárse. Accrescere accrésce. Accudire accurí. Accumulare accucchjá. Acido acízze, àcete. Acquaiolo acquajuóle. Acquaragia acquarágge. Acquasantiera acquasandére. Acquattarsi agguattárse. Acquietare accujatá. Acquirente cumbratóre; pl. cumbratúre. Acquistare accattá. Acquisto accáttete. Ad uscio ad uscio a nnase a nnase. Adagiare araggiá. Adagio aragge. Adattamento arattamjénde. Adattare arattá. Adatto aràtte. Addentare muzzecá. Addentrare feccá rinde. Addetto rivendita sale e tabacchi salajuóle; f. salajòle. Addiaccio lu sseréne. Addietro addréte. Addizionare addezziunà. Addizione lu ppiù. Addobbo apparáte. Addolcire ndulecí. Addolorato adduluráte. Addoparsi arrepárse. Addormentare addòrme. Addossato appujàte. Addosso nguódde. Addotto addùtte. Addurre addúce. Adeguare atequá. Adesso mó. Adiacente azzícche. Adirare nżellá. Adocchiato aucchjàte. Adoperare aduprá. Adorazione adurazzióne. Adottare aruttá. Adunare arrjuní. 248 Adunato arrjunúte. Aereo apparécchie. Aeroplano arjuplàne. Aeroporto arjupòrte. Affacciare affacciá. Affagottare affauttá. ALIMENTI A l'acite, abbenghiárse, abbruścá, àcene re case, acquasále, acquasciòsce, àjme, allessá, allésse, ammassá, arracciá, arracciatóre, arrahaná, arróste, arruste, arrustúte, bbaccalà arrahanáte, bbaccalà spunżate, bbagnamaríje, bbrasciòle, bbròre, bbruraglie, bbruróse, bbruruse, cacchiarjédde, cape re sausícchie, capecuódde, capuzzèdde, carne, carne ngandaráte, carne tagliàte a ppònde re curtjédde, casaróve, case, case re quaglie, casecavàdde, caserecòtte, casjédde, castagne arrustúte, cataláne, ccase, cécere, chiàppere, chichjèrchie, ciacce, ciaccélle, ciambòtte, ciccecuótte, cìcere, cìcule, còcchjele, còccò, còce, cóteche, crescetóre, cròśchele, crucché, crure, crurigne, crùśchele, crurívele, cucívele, cumbanágge, cumbanjá, cumbòste, cunżá, cunżàte, cunżèrve, cunżìme, cuótte, cutture, fasóle, fasule, fave arrappáte, fecatjélle, féchete re puórche, fèdde, feddóne, fedduzze, felare, fellate, felètte re lu puórche, féquele, fèzze, fèzze re l'uóglie, fióre, fòglie, fòglie amméśche, fónge, fónghe, frahamaglie, frécule, fritta, funge, fungetjédde, furmagge, furmagge sguízzere, ggliògliere, janghe re l'uóve, jòtte, luvá la séte, luvá la ścòrce, luvá lu panne, luvá r'òssere, luvá ru ggrasse, maccarúne cu lu suche, mbaná, mbanate, mbuttí, mená li maccarúne, menèste, menèste scèute, meníccule, mesciśche, migliatjédde, mjézzecrùre, mjèzzecuótte, mméle, muddechèdde, muddìche, munná, murtatèlle, muruse, nd'a l'uóglie, ndrite, ngiuciá, nnòglie, nnuce, nóce, nucédde, nżìpete, nżógne, óve, óve a sciuscjélle, óve ścauràte, pacche, pagnuótte, pane, pane speseláte, pane squacianáte, panecuótte, panèdde, paneddúzze, panìne mbuttìte, parruózze, pastètte, patane, patane ścauràte, patanèdde, peleccá, péttele, pèzze re case, pezzènde, pezzòtta re case, pizze re pane, póse, ppane, presùtte, presótte, pruvulóne, pulènde, pulpètte, pupàjne, pupàjne pezzute, pupàjne re la quagljètte, pupàjne sicche, pupìdde, quaccquarjá, quaglie, rahù, raràngete, recòtte, recuttèdde, rétecòscie, rrise, ru mangiá, rugnunàte, ruleciàzze, russe re l'uóve, salamóre, salatjélle, salìte, saprìte, saprìte re sale, sausecchióne, sausecchiùne, sausìcchie, ścagliuózze, ścamózze, ścaná, ścanàte, ścarpètte, ścataruzzá, ścaurá, ścauratjédde, sciapìte, scicche, ścòce, ścòrce, ścrescendáte, ścucchiljá, ścuótte, ścurzètte, seglitùre, sémmele, seretízze, sfelènże, sfríje, sfrjùte, spaccatèlle, spezzeljá, spruócchele, spulecá, spulecarjélle, stòzzere re pane, stracòce, stracòtte, stracuótte, stuózze re pane, stuppóse, stuppùse, stupuruse, sùche, sùche finde, sùche scinde scinde, suchicchie, sucóse, sucùse, suffritte, supursàte, tacche, tacchecèdde, taràdde, taràdde re paste re casecavádde, taràdde cu l'óve, taraddúzze, tòrtene, trippe, tròzzele, trumbá, turcenjédde, uóglie, uóve ṡbattùte urrìne, vajnìglie, vendreśche, vrascialètte, zambaglióne, zòzze, zuccaríne, zuppetèlle. Affannare ngalemá. Affettare il salame fellá. Affannoso affannúse. Affezionare affezziuná. Affaticare trapazzá. Affilare ammulá. Affatturare fá la fatture. Affittare allucá. Affermarsi farse nu nnóme. Affliggere appená. Afferrare acciaffá. Afflosciare afflusciá. Affettare feddjá. Affogare affucá. 249 Affollare affullá. Affondare affunná. Affossare affussá. Affrancare affrangá. Affrettare mbresciá, sebbrjá. Affrontare affrundá. Affronto affrunde. Affumicare affumá. Agevolare aggevulá. Agghindare mbupazzá. Aggiudicare agghiurecá. Aggiungere agghiónge. Aggiunto agghiùnde. Aggiustare accunżá. Aggobbire aggubbá. Aggomitolare ngaravugliá. Aggranchiare aggrangá. Aggranchire arruzzulí. Aggrottare ngrespá. Aggrovigliare ngatená. Agire aggí. Agito aggíte. Agitare acetá. Agitare recipienti revressecá. Agretto agrulílle. Agro acre. Ahó! ó. Aiutare ajutá. Aiutare a mettere un peso addosso mbónne. Aldilà a l’atumúnne. Alfabeto arfabbéte. Allacciare allazzá. Allagamento allahamènde. Allagare allahá. Allappato raspènde. Allegare allehá. Allegrezza prjézze. Allegria allegrézze. Allentare allaścá, allendá. Allineare allenjá. Allogare allucá. Alloggiare alluggiá. Allontanare allundaná. Allontanarsi írsene lundane. Allontànati! sciarappe! Allora ndanne. Allora? mbè?. Alludere mená re bbòtte. Alluminio allumínje. Almeno alluméne. Altare autáre. Altarino costituito da immaginette sacre chjésjóle. Altezza autézze. Alto, in- mbòppe. Alto, su in- capammónde. Altrimenti se no. Altro agg.m. atu; pl. ati; f. ata, pl. ate. Altro, l‟- quidd’àte, f. quédd’ata. Altrove a n’atu pizze. Alzare auzá. Alzarsi presto auzàrse cu lu penżjére. Amarire nnammarí. Amarognolo agg.m. amaruósteche, f. amaròsteche. Ambedue agg.m. tutteèddùje, f.tutteèddòje. Ambientare ambjèndá. Ambiente triste murtòrje. Amen ammènne. Amico amiche, pl. amice. Amico intimo amiche stritte, f. amica strétte. Amido mbòseme. Ammaccare ammahagná, ammatundá. Ammaestrare ammajstrá. Ammaliziare mmalezzjá. Ammansire ammanżí. Ammansito ammanżíte. Ammassare arregliá. Ammassato arregliàte. Ammasso réglie. Ammattire mmattí. Ammattito mmattute. Ammattonato matunáte. Ammazzare murí accise. Ammesso ammísse. Ammettere ammétte. Ammodernare ammuderná. Ammodernato ammudernáte. Ammogliare accasá, nżurá. Ammoinare ammujná. 250 Ammollare métte a spunże. Ammorbidire ngenerí. Ammorbidito ngenerúte. Ammortare ammurtá. Ammosciare ammusciá. Ammucchiare ammunduná. Ammuffire perí. Ammuffito perute. Ammutolire ammupí. Ammutolito ammupúte. Amoreggiare fá l'amóre. ANNO - MESI- GIORNI - ORE - STAGIONI A la refreścáta, abbríle, Accannelóre, ajére, ajérematíne, ajéressére, anne, anne che véne, annecjédde, auànne, aùste, autànne, bbòmmèspre, calá la cumbjéta, calàte re lu sóle, caperànne, caperevjérne, cavallóne, cóndratjémbe, crajaròtte, crajassére, craje, craje a lu juórne, crajmatíne, cumbjéte, cundróre, fá nòtte, frubbàre, gghiurnàte, ggiugne, ggiuverì, innàre, juórne, juórne accussì, juórne juórne, juórne re féste, jurnàte, luglie, lunnerì, magge, marterì, marze, matenáte, matine, matutíne, mbónde re juórne, melídde, melóne, men żìle, merculerì, mesarjédde, mése, mése ca trase, mése mése, mèzzahúste, mìse, mjézzejuórne, mufalánne, musére, ndra lume e lustre, nèura sére, ngape a l'anne, nnàlbbse, nóve, nu pjézze re lu mése, nuttàte, nuvèmbre, óje, Pasqua rusàte, pasquarèdde, peścràje, peścrìdde, primamatíne, primmavére, quarandóre, quatt'anne, ra n'anne ngap'a n'ate, re juórne, re state, recèmbre, restèrze, retèrze, rinde state, rinde vjérne, ruméneche, sàbbete, sére, settemáne, settèmbre, sólelijóne, staggióne, stammatíne, state, Tuttelisánde, uttóbre, veggílje, vendequattóre, vendóre, vernàte, vernerì, verníje, vjérne. Analfabeta nnalfabbéte. Anestesia addòbbje. Analisi nàlese. Anestetizzare addubbjá. Anche cong. pure. Angioletto angelícchie. Ancia varóle. Angolino pizze. Ancora angóre. Angolo àngule. Andante andànde. Angoscia anguscie. Andar di volta il cervello nfucá la zélle. Angoscioso angusciúse, f. anguscióse. Andarci capé. Anima spirata ànema ssciùte. Andare gghí, íre. Annacquare nnacquá. Andare a letto agghiazzá. Annebbiare ndruvelá. Andare di casa in casa case case, casarjá. Annegare annehá. Annerire annùurí. Andare di traverso nżuccá. Annichilire tassá. Andare e venire íre e mení. Annodare annurecá. Andare in cerca íre spjértete. Annuire azzenná re sí. Andare in giro curunjá. Andare via smammá. Annusare naśchiá. Andarsene iresínne. Ansia ànżje. Andarsi a far benedire allecciá. Anteriore re nande. Andarsi a perdere nghiavecá. Anticaglia cuócce vjécchie. Andata jute. Anticamente andicamènde. Andato gghiute, jute. Antichità andechetá. Andato e venuto jute e menute. Anticipare ndecepá. Andatura cammenatúre. Anticipo andícepe. Andiamocene jammecínne. Antico andíche, pl. andíce. Aneddoto anètete. Antipatia andepatíje. 251 Antiquato andequáte. Anziché anżecché. Anzitempo prime re lu tjémbe. Anzitutto prime re tutte. Aperto apjérte; f. apèrte. Apoplettico puplètteche. Appaiare accucchjá. Appaltare appaldá. Appaltatore appaldatóre. Appannare mbanná. Apparecchiare métte la tàvele. Apparentare apparendá. Apparire farse veré. Appartare métte ra parte. Appartenere fá parte. Appassionare appassjuná. Appassire ammusciá. Appena agguajtepéne. Appena appena agguàje agguàje. Appena in tempo juste-juste. Appendere appènne. Appesantire appesandí. Appesantito appesandúte. Appeso appíse; f. appése. Appestare mbestá. Appiccicare appezzecá. Appiccicaticcio appezzecatízze. Appiccicoso appezzecúse, f. appezzecóse. Appisolarsi appapagnárse. Appisolato appapagnáte. Applaudire vatte re mmane. Applauso vattute re mane. Applicare appellecá. Appoggiacapo appójacape. Appoggiare appujá. Appoggio appuóje. Appositamente appòste appòste. Apposta re pusetíve. Appostare appustjá. Appostarsi fá la micce, fá la pòste. Apprendere apprénne. Appressare arrepá. Appresso apprjésse. Approfittare apprufettá. Approfondire apprufundí. Appropriarsi appruprjárse. Approvare appruvá. Appuntamento addate, appundamènde. Appuzzare mbuzzulendí. Appuzzato mbuzzulundúte. Aprire aprí. Aprirsi con impeto del canale sburrárse. Arciprete acciuprèute. Arco arche; pl. àrquere. Arcuare ngunnulí. Arcuato ngunnulúte. Ardere appecciá. Ardimento ardemjénde. Ardire tené curagge. Argentato argendáte. Argento argiénde. Argomento argumènde. Arido sícche, f. sécche. Ariella (zona curvilinea lungo la passeggiata del Castello) Arjèdde. Arioso arjùse; f. arjóse. Aritmetica retmèteche. Armacollo armacuódde. Armaiolo armajuóle. Armonia armuníje. Armonica a bocca urganètte. Armonioso armunjuse;f. armunjóse. Arnesi arníse. Arrabattare rarse ra fá. Arrabbiare arraggiá. Arrabbiatura ngujatatòrje. Arrampicarsi ngarpenárse. Arrangiamento arrangiamjénde, mbattamjénde. Arrangiare mbattá, ngiarmá, ścambuljá. Arrendere arrènne. Arrendevole ca s’arrènne. Arreso arrennúte. Arrestare fermá. Arretrato attrassáte. Arri! arré!. Arricchire arrecchí. Arrivare arruvá. Arrivare all‟improvviso azzuppá. Arrivederci stàmece bbéne, stàteve bbuóne, statte bbuóne. Arrossare revendá russe o rósse. 252 Arrotare ammulá. Arrotino ammólafuórbece. Arrotondare attunná. Arrovellare rusecá chiuóve. Arroventato fatte fuóche. Arrugginire arruzzí. Arrugginito arruzzúte. Arruolato arruláte. Arso arseculúte. Articolo artìcule. Artificio artefìzzje. Artigiano artíste. Artigiano poco abile uastamestjére. Ascensione Ascenżjóne. Asciugare assucá. Asciutto assutte. Ascoltare annaselá, ndènne. Asfaltare asfaldá. Asfalto asfalde. Asilo recjétte. Asineria ciucciaríje. Aspettare agguardá. Aspettare con ansia spandecá. Aspro rappuse, f. rappóse. Assaggiare attrajá. Assaggio assagge. Assai numunne. Assaporare assapurá. Assembramento ggendòrje Assestare chiavá. Assoggettare assuggettá. Assomigliare assumegliá. Assommare assummá. Assonnare appasunná. Assopirsi appapagnárse. Assorbire assuppá, attrappá. Assordare nżurdí. Assottigliare assuzzá. Assunta Assunde. Astensione astenżjóne. Astrologo stròleghe. Attaccare attaccá. Attaccare briga fá lòtene. Atteggiarsi maffjá. Attenti attènde. Attento attjénde. Atterrato ṡbattùte re cuórpendèrre. Attestare accapezzá. Attiguo accuóste. Attizzare stuzzenjá. Atto notarile strumènde. Attorcigliare ndurcemegliá. Attorniare atturnjá. Attorno attuórne. Attraversare ṡbraccá. Augurare ahurá. Augurio ahùrje. Augurio di buona crescita crisce....cri. Aumentare aumèndá. Automatico atumàteche. Automobile màchene, ratamòbbele. Automobile di lusso machenóne. Automobile per bambini poppò. Automobilina machenètte. Avanti nnande. Avanti e dietro nnande e ddréte. Avanzo spezzóne. Avarizia stengiaríje. Ave Maria Aummaríje. Aver caldo pegliá statíje. Aver voglia di qualcosa ascí lu jate. Avere avé. Avere a che fare con qualcuno o qualcosa cummatte. Avere molta fame allupá. Avere tra le unghia avérógne. Avere voglia (volontà) nguzzá. Avere voglia di qualcosa mení lu ràngule. Avuto aùte. Avvampare abbambá. Avvelenare abbelená. Avvenire 1.s.m. abbeníre; 2. v. abbení. Avventurare abbendurá. Avverare abberá. Avvertenza abbertènże. Avviare abbijá. Avvicinare abbecená, azzeccá. Avvicinare la bocca ad un recipiente accapuzzá. Avvicinarsi troppo arrenżá. Avvilire abbalí. Avvinghiare aggranfá. 253 Avvio abbíje. Avvisare abbesá. Avviso abbíse. Avvitare abbetá. Avvocato ahucate. Avvolgere arravugliá. Avvolgimento disordinato arravuóglie. Azionare azziuná. Azione azzióne; pl. azziùne. Azzeccare ngarrá. Azzimare azzemá. Azzittire fá stá citte. Azzopparsi azzuppárse. Azzuffare acciuppejá. 254 abàu pòpònne. abele bbabbéle. acetto vasílle. achelite bbacalíte. Baciamano vasamáne. Baciare vasá. Bacio vase. Bacio alla francese vase a pizzechílle. Badare abbará. Bagaglio bbahaglie. Bagnare abbagná, ammuddá, nfónne. Bagnato p.p.m. ammuddáte, muódde, nfùsse, f. mòdde, nfósse. Bagnetto bbagnecjédde. Baionetta vajnètte. Ballare abballá. Ballerino bballaríne. Balsamo bbàlzeme. Balzare zumbá. Balzellare zumbjá. Bambagia vammace. Bambinello Gesù Bbammenjélle. Bambolotto bbambulòtte. Bancale bbanghe luónghe. Bancarella bbangarèdde. Banchetto bbanghètte. Banco bbanghe. Bancone bbangóne. Bandire mená lu bbanne. Banditore bbannetóre, pl. bbannetúre. Bando bbanne. Bandolo cape re la matasse. Bara tahùte. Baracca bbarrácche. Baraccone bbarraccóne. Baraonda bbarahónne. Barbetta pezzètte. Barca bbarche. Barcaiolo bbarcajuóle. Barchetta bbarchecèdde. Barcollare strummeljá. Barcolloni strummeljùne. Barista caffettjére, f. caffettére. Barlume lucia rébbele. Baronessa bbarunésse. Baronia bbaruníje. Baruffa alletetórje. B Basare bbasà. Basculla bbaścùglie. Basolato acchiangáte. Basolo chianghe. Basta abbaste, avaste. Bastaio vardare. Bastante avastánde. Bastare abbastá, avastá. Bastonare nżagagliá, paljá. Bastonato nżagagliàte, paljàte. Bastonate palate. Bastonatura paljàte. Bastonatura eccessiva paljatóne. Bastoncello mazzarèdde. Bastoncino bbastungjédde. Bastone mazze. Bastone nodoso paròcchele. Batista bbattíste. Batosta ścòppele Battaglio vattáglie. Battere vatte. Battere al gioco ścórre. Batteria (fuochi d’artificio) bbattaríje. Battesimo bbattézze. Battezzare vattjá. Battibecco lòtene. Batticuore vattecóre. Battimano vattemáne. Bàttola tàccquele. Batuffolo ggliuómmere. Beato mmjáte. Becchino ścattamuórte. Beffa làja. Beffeggiare fá la làja. Bega mbéche. Beh! mbè. Belvedere bbèlleveré. Ben presto mòmbrèste. Benchè pure ca. Benda fasse. Bendare fassá. Bene bbuóne. Benedetto bbenerítte, f. bbenerétte. Benedire bbeneríce. Benedizione bbenerezzjóne. 255 Benino bbunarjédde, bbunarèdde. Benservito bbènżérvíte. Bensì bbenżí. Benvenuto bbòmmenute. Bere bbéve, véve. BEVANDE Accquàte, acìte, ànnese, café, lehuóre, melàzze, muścatjédde, rangiàta, rumma, rusòlje, sàjte, spìrete, vèrmutte, vine, vine lammeccáte. Bollire vódde. Bere dal recipiente accapuzzá. Bollito vuddute. Bersaglio bbressaglie. Bollore vudde. Bestemmia jastéme; pl. gghiastéme. Bombardare bbumbardá. Bestemmiare jastemá. Bombardino bbumbardíne. Betoniera bbidònjére. Bomboniera bbumbunjére. Bevibile ca se póte bbéve. Bonariamente bbunariamènde. Bevuta véppete. Bontà bbundá, bbunézze Bevuto vevute. Borbottare bburbuttá. Biancastro janguójne, f. jangòjne. Bordello bburdèlle. Biancheria bbiangaríje, panne. Boria vjénde. Biancheria mal lavata panne nguzzecúte. Borsaiolo manulèste. Bianco janghe. Botta taccarate, fig. bbòtte. Bianco, in- mbianghe. Bottaio secchiàre. Biascicare ammagliá. Botte mazze. Biberon bbibbèrò. Botte da orbi taccherjàte. Bicarbonato carbunáte. Bottega putéha. Bilancino velanżóne. Bottegaio putéháre. Bioccolo fiòcche. Bottino bbuttíne. Bisbigliare parlá citte citte. Botto, di- refuháte. Bisognare abbesugnà. Braccetto, a- sòttabbràcce. Bisogno abbesuógne. Bracciata vrazzàte. Bisognoso abbesugnúse. Braccio, in- mbrazze. Bisticciare acciuppejá. Branca granfe. Bisticcio acciuppiatòrje. Brancata ggranfate. Bisunto bbesùnde, f. bbesónde. Brandello zénżele. Bizzeffe, a- a bbezzjéffe. Breccia vrécce. Bloccare bbluccá. Bricia frìcule. Blusante sblusate. Briciolo friculícchie. Boccata vuccate. Brigadiere bbrehatjére. Boccetta bbuttegliòzze. Brigante bbrehande. Bocchino bbucchíne. Brindare fá lu bbrínnese. Bocciare sbucciá. Brindisi bbrínnese. Boccino pallíne. Brivido di freddo freddegliàzze. Bocconcino muzzechícchie, vuccungjédde. Broncio musse luónghe. Boccone mùzzeche, vuccóne, pl. vuccune. Brontolare musechjá. Boccone difficile da inghiottire nżuccuse. Bruciacchiare agghiaurá. Boia bbóje. Bruciare abbrusciá, sarde. Bollare bbullá. Bruciato sardute. Bollente vuddènde. 256 Bruscolo śchìve. Bubbola pallóne, pl. pallune. Bucare vucculjà. Bucato panne ra lavá. Buccolo bbòcchele. Buchino vucculícchie. Buco vùcchele. Buggerare bbuzzará. Bugia bbuscíje, panżònje. Buio squríje. Buona intenzione bbóna ndunáte. Buona nomea bbóna nnumenáte. Buonafede bbónafére. Buonanima bbónàneme. Buonanotte bbónanòtte. Buonasera bbónasére. Buongiorno bbòngiòrne. Buonsenso bbònżènże. Buontempo bbóndjémbe. Burattino bburrattíne. Burla ṡghérze. Burlare ṡgherzjá. Burrone vaddóne. Buscare abbuścá. Buscherare bbuzzará. Bussare tuzzulá. Bussata tuzzuláte. Busso tuózzele. Busta angalòppe. Buttare mená. Buttero vùttere. 257 C abina ggabbíne. acciare cacciá. adavere catáfrje. adere caré. Cadere di lato mmuccá. Caduta carute. Caduta rovinosa azzuóppe. Cafone zaccquáre, zàmmere. Cafonesco cafunéśche. Cagione caggióne. Cagliare quagliá. Calare di peso sfreddá. Calcare accalecá. Calcestruzzo caucèstrúzze. Calciare caucìá. Calcio càuce. Calcolare calculá. Calcolo càlcule. Calderaio cónżacauráre. Calesse sciarabbálle. Calligrafia ścretture. Calmante calmande. Calmare accalemá. Calpestare ciambjá. Calpestìo truppetízze. Calzante accarènde. Calzare (fig.) accaré. Calzatoia zeppecèdde. Cambiare cangiá. Cambiare lenzuola o vestiti mmutá. Cambio cámbje. Cambio di indumenti mmutate. Cameriere cammarjére; f.cammarére. Camion cámmje. Camionista camiuníste. Camminare a stento rachenjá, trachenjá. Camminare di buon passo tracchjá. Campana cambane. Campanella cambanèdde. Campanello cambanjédde. Campanile cambanáre. Campare cambá. Campionario cambiunárje. Canaletti portanti acqua al mulino ggurre. Canapa cánneve, stóppe. Cancan canganne. Cancellare ścangellá, ścassá. Cancellino cassíne. Candela cannéle. Cannonata cannunáte. Cannuccia cannuzze. Cantare candá. Cantilena candeléne. CANTINA Acciaccá, acciaccatóre, agliàneche, agliàteche, àmmele, bbucchjére, bbutteglióne, bbuttegliúne, bbuttiglie, cacóne, cannédde, carràre, chjérchie, chirchie, cruste, cupjérchie, fiaśche, fiaśchjédde, ggiarne, ggiarnetèdde, gguttapèrghe, gradde, jure, lammeccá, luvá l'ùppele, luvá la crùste, mandégne, mbagliatèlle, mercióne, mmuste, mmuttá, mulìdde, mute cu la rézze, nżeppá l'ùppele, óppele, perètte, perettjédde, perjétte, raciuóppe, raciuóppe scinde o allàśche, rameggiàne, rameggianèdde, ramòste, rióle, róve, ruàgne, sécchie, secchióne, strénge, strengetóre, strengetúre, struìdde, tenèdde, tenjédde, terá, turàccele, ùppele, ùppele re suórve, varrecjédde, varréle, varríle, vascijédde, venàzze, vine, vótte, vuttucèdde, vucàle, zulufarjélle. Canto cande, zinne. Capacità sua musse suje. Cantone candóne, pl. candune. Capacità tua musse tuje. Cantoniere candunjére. Capannello cròcchie. Cantuccio zennecjédde. Capigliatura capeddére. Capintesta capendéste. Canzoncina canżungèdde. Capire avvèrtí, capí. Canzoni canżùne. Capitare capetá, ngappá. Canzoniere canżunjére. Capitare male malecapetá. 258 Capitombolo ścazzematómmele. Capo cape. Capo, sul- ngape. Capobanda capebbànde. Capocchia capuzzèdde. Capoccia capaddòzzje. Capofamiglia cape re famíglie. Capoguardia capeuàrdje. Capomastro capemáste. Caporale capurále. Caporione capurjóne. Capotavola capetávele. Capovolgere capuvutá, métte capesótte. Capovolto capevutáte, misse capesótte. Cappietto cacchióle. Cappottare accapputtá. Capriccio crapìcce. Capriola ścazzematómmele. Carabiniere carbunjére. Carattere somatico pétene. Caratteri di scrittura minutissimi cacatèdde re móśche. Carbonaio caravunjére. Carboncello caravungjédde. Carbone caravóne, pl. caravúne. Carbonella caravunèlle. Carestia carastíje. Carezza carízze. Caricare carrecá. Caricare la mano ngará la mane. Caricatura carrecatúre. Carico càrreche. Carnevale carnuvále. Carnevaletto carnuvalícchie. Carovana caraváne. Carpentiere carpendjére. Carponi struscenjùne. Carraia carrare. Carriera, di gran- alangarrére. Carro traíne. Carrozzella carruzzèdde. Carrucola taròzzele. Carte carta. Carta d’identità tèssere. Cartacarbone cartacupiatíve. Cartaio cartare. Cartastraccia cartastrázze. Cartasuga cartassucánde. Cartello cartjédde. Cartoccio cuóppe. Cartoccino cuppetjédde. Cartolina cartullíne. Cartoncino cartungíne. Cartoni cartune. IN CASA Ammubbeljá, angìne, angínere, angòljére, anguljére, annèttapjére, appójafjérre, arche re préte, armàgge, armàtje, assucapánne, attarúle, bbagnaróle, bbalecóne, bbalìgge, bballatúre, bbaùglie, bbiangàríje, bbuffètte, bbùssele, calamàre, calamarére, calascìne, calennárje, camìne re la ciummenére, cammacámmere, cammarèdde, cammaróne, càmmere, càmmere r'àrje, canalóne, candìne, cangeddúzze, cangjédde, canneljére, capezzére, carafóne, casarèdde, casarjédde, cascetèdde, cascettóne, cascie, cascióne, case, càsere, càsete, cassciabbànghe, casùcce, casuóppele, cataráttele, catenjédde, caurarcjédde, cauràre, cauzatúre, cèleme, cendrecjédde, cèsse, céste pe li panne, chianghèdde, chianghjédde, chiava, chiavìne, chimjénde, cìccile, ciste, cistjédde, ciummenére, còfene, cónghe, cróce, crucefìsse, culunnètte, cumò, cundatóre, cungjérte, cùnnele, cunżóle, cuócce re la mmunnézze, cupèrte, cupèrte re péle re cunìglie, cupertèdde, curnecióne, curréte, curretúre, cuscéne, cuscenjédde, cuscìne, érmece, fasciédde, ferrjàte, fjérre pe stuzzenjá, frabbecá, fucàgne, fucuríle, funèste, funestrèdde, funestrjédde, funustróne, fuórfece, furbecètte, furnacèlle, furnacètte, furnìdde, grare, ìrmece, janghjá, jttatúre, jusciatúre, juse, jusìdde, lambarúle, lambe, lambìne, làmmje, làmmje a crucére, landèrne, lavandíne, lebbraríje, lenżòle, lenżùle, lenżulícchie, letràtte, lettecjédde, ljétte, lucére, lùcia, lùcia a uóglie, lume, lume a cambàne, lume a ttubbe, mandarèdde, mande, maneglióne, mappíne, maścatúre, maśche, maśchètte, mascìne, matóne, 259 matóne facciavíste, matrèlle, matunácce, matunáte, matùne, matunèlle, mbeciàte, mbrèlle, mènżele, mèzzaníne, mmuttíte, mòbbele, mòneche, mubbìlje, mùrere, murtàle, musàle, natìcchiele, ndebbiatúre, nderlíne, ndile, ngeratíne, ngòscie, pacche, pannètte, pannùcce, passamáne, pére re vacìle, pèrteche, pertùse, pesciatúre, piattàre, pjérestálle, pónde, pulutróne, purtèdde, purtèlle, purtellúzze, purtóne, purtungíne, quartìne, quatre, radijcèdde, ràdje, ramére re lu ljétte, reggióle, renàle, resvéglie, revàne, rubbenètte, rumanèlle, ruvutá lu titte, saccóne re frusce, saccungjédde, salvjètte, ṡbarre, ṡbattepánne, ścale re la pòrte, ścalédde, ścalefaljétte, ścamùzze, ścànnele, ścannelètte, ścarajàzze, ścarrupá, ścarrupízze, ścascìzze, ścure, sègge, seggióle, seggiulédde, settemaníne, spaddére, spannetúre, spógne, stanżóne, stepóne, stójavócche, struculatúre, stucchie, succòrpe, suppìgne, ṡvrasciá, tabbacchére, tàhule, tahulíne, terratóre, terratúre, tèste, testére, tettarjédde, tévele, titte, tòneche, trafùcchile, travètte, tréppete, truócchele, tuvàglie, ungenùdde, vacìle, vàfje, vammjére, vandàglie, vandeljétte, varre, varreláre, vitre, vócche r'òpere, vracjére, vrasce, zepèppe. Casa, in- nde case. Cedere da un lato mmuccá. Casaccio, a- a ccapuócchie. Cedevole cerévele. Cascare caré. Cedola cétele. Casereccio fatte ngase. Ceffone ścaffóne; pl. ścaffune. Caso, per- pe ścange. Celebrare celebbrá. Caspita! azzo!. Celebre cèlebbre. Cassetta cascètte. Celere cèllere. Cassettina cascetèdde. Cenere cénnere. Cassiere casscjére. Cenerina ajníce. Castagnaio castagnáre. Cenno azzínne. Castello Castjédde. Censimento cenżèmènde. Castigare ggastegá. Centenario cendenárje. Castigo gastìghe. Centesimo cendèseme. Cataclisma cataglísme. Centrale cendrale. Catafascio ścatasce. Centrare cendrá. Catorcio catuórce. Centro céndre Catramare catrammá. Centuplicare cenduplecá. Catrame catràmme. Cercare cercá. Cattiva azione malazzióne. Cercare di raggiungere migliori obiettivi Cattiva intenzione mala ndunate. ngarpetjá. Cattiva nomea mala nnumenáte. Cercare di trarre, dire o dare notizie Cattiveria malecóre. sfrangeljá. Cattolico cattuóleche. Cercare di vedere veré abbré. Cavalcioni, a- a la sciangúle. Cerchietto chirchitjédde. Cavalleria cavallaríje. Cerchio chirchie, pl. chjérchje. Cavalluccio, a- ngaracòsse. Cercine sparre. Cavillare peljá. Cereo re cére. Cavillo pile. Cerniera meccióne, pl. mecciune. Cazzottata cazzuttjàte, pujnjàte. Cerniera a incastro fundícce, vertécchie. Cazzotto pùjne, pl. pójne. Cernita scèute. Cedere cère. Cero ceròggene. 260 Cerotto sparatràppe. Cervaro Ceruváre. Che 1.cong. ca; 2.pron. ché. Che azioni! ché zziune! Che centra? Ché ciazzécche?. Che sia benedetto bbeneríche! Che vuoi ggnó... ggnó. Che vuoi? ché bbuó? Chèque cécche. Chiacchierare chiacchirjá. Chiarire acchiarí. Chiarore lucése. Chiedere cercá. Chierica chìreche. Chiesa chjésje. Chiesuola chisjóle. Chinare calá. Chiodato cu li chjuóve. Chiodo della trottola chiuvìzze. Chiromante nnevenatríce. Chissà attàsce, atté, chisá. Chissà quando! mómó. Chitarra catarre. Chiudere chjure, serrá. Chiudere gli occhi e contare nel gioco del nascondino celá. Chiudersi di un canale ammarrárse. Chiunque chiggnùnghe. Chiusino puzzètte. Ci ce. Ci,non- nge. Ciacche ciàcchete. Ciancia ciange. Cianfrusaglia scerpetáglie. Ciarla sciòscele. Ciarlare ciauljá. Ciarpame nfratte. Ciascuno perune. Cibaria in grande quantità mangiatòrje. Cicca muzzóne, pl. muzzune. Cieca, alla- a la cecúne. Cigolare stredá. Cima, in- mbónde. Cimitero cambesánde. Cinematografo cenematòcrefe. Cinghia curréje. Cinghiare cegná. Cinghiata cegnate. Cinturino cendulíne Ciocca chiòcche. Cioè ciuvè. Ciottolino vreccetjédde. Ciottolo vricce. Ciottolone vreccióne, pl. vrecciune. Circolazione cerculazzióne. Circuire zengarjá. Circuizione turnjélle. Cisposo papuse, ścazzùse, f. papóse, ścazzóse Citare cetá. Città citá. CITTÀ - CITTADINI Accrjése, accríjse, Amèreca Bbóne, Bbònżàgre, bbulugnése, bbuvenése, bbuveníse, delecetése, delecetíse, fiurendíne, frangése, frangíse, fuggiane, merecáne, mundahutése, mundahutíse, mundeliunése, mundeliuníse, napuletáne, pannése, panníse, recéśche, reciśche, sandahatése, sandahatíse, sguìzzere, spagnuóle, taljàne, tuścane, ursarése, ursaríse. Città, in- ngitá. Codesto m. quissu, ssu, pl.quisse, ssi; f. quéssa, ssa, pl.quésse, sse. Cìttadinanza citadenànże. Cognome cúme se métte. Cittadino citatìne. Colare culá. Ciuccio ciucciòtte. Colazione culazzióne. Cloaca curvache. Collaborare cullabburá. Cocca zénne. Collega culléhe. Coccio cuócce. Collegare cullehá Cocente cucènde. Collegio cullègge. Collo, in - nguódde. 261 Collocare cullucá. Colmatura acculematúre. Colmo accùleme. Colonna chelònne. Colonnello culunnèlle. Colore culóre, pl. culure. Colorito culóre. Colpevole culpévele. Colpire ngòglie. Colpire allo stomaco ndummacá. Colpito nguóvete. Colpo con le nocche delle dita sulla testa caròcchie. Colpo violento bbuffettóne. Coltellata curteddàte. Comandamento cumannamènde. Comandare cumanná. Comare cummàre. Combattente cumbattènde. Combattere cumbàtte. Combinare accquaquagliá, cumbená. Combinazione cumbenazzióne. Combriccola cumbrìquele, cricche. Come cúme. Cominciare accumenżá, ngepjá. Cominciare a imparare ndrenżecá. Comitiva cumetìve. Comizio cumìzzje. Commettere cummétte. Commosso cummòsse. Commovente cummuvènde. Commuovere cummuóve. Comodità cummeletá. Comodità, per- pe requèsete. Comodo còmmete. Compagnia cumbagníje. Comparatico cumbarízzje. Compare cumbare. Comparire cumbarí Comparsa cumbarènże. Comparso cumbarse. Compassione cumbassióne. Compatire cumbiatí. Compenetrare cumbenetrá. Compensato cumbenżáte. Compenso cumbènże. Competere cumbète. Compiacere presciá. Compiaciuto presciàte. Compiere cónghie. Compire purtà a la fine. Compiuto chinghiùte. Compleanno cumbljànne. Completare cumbletá. Complicare cumblecá. Complimento cumblemènde. Complottare cumbluttá. Comportamento aggíre, cumburtamènde. Comportarsi stupidamente stupetjá. Comprare accattá. Comprare alimenti poco per volta accattá a ffriśche a ffriśche. Compratore cumbratóre, pl. cumbratúre. Comprensibile cumbrènżibbele. Comprensione cumbrenżjóne. Compromesso cumbrumésse. Compromettere cumbrumétte. Comune Cummùne. Comunicare cummunecá. Concentrare cungendrá. Concepire cungepí, ngenetá. Concertare cungertá. Concertino cungertíne. Concerto cungjérte. Concesso cungèsse. Concetto cungètte. Conciare accunżá. Conciare male lazzerjá. Conciliare cungeljá. Conciliatore cungiliatóre. Concittadino pajsàne. Concludendo a la fine re li cunde. Concludere cunghiùre. Conclusione cunglusióne. Concluso cunghiute. Concordare cungurdá. Concordia cungòrdje. Concorso cungòrse. Condanna cundanne. Condannare cundanná. 262 Condiscendere cunnescénne. Condizione cundezzióne. Condoglianze lu salute. Confarsi cunfàrse. Confermare cunfermá. Confessare cunvessá. Confessare reati vummecá. Confessionale cunfessiuníle. Confessore cunfessóre. Conficcare feccá, mbezzá. Confidare cunferá. Confidenza cunferènże. Confinante cunfenànde. Confondere cunfónne. Confortare cunfurtá. Confrontare cunfrundá. Confronto cunfrónde, facciaffrùnde. Confronto, in- affrónde. Confusione ammujne. Congedare cungerá. Congedo cungére. Congegnare cungegná. Congegno marcangégne. Congelare ferrá. Congelato ferrate. Congiuntura chignundúre. Congiura cungiúre. Congrega cungréha. Connettere cunnètte. Conoscenza canuscènże. Conoscere canósce. Conquibus quibbusse. Conquista cunguíste. Consacrare cunżacrá. Consapevole cunżapévele. Consegna cunżégne. Conseguenza cunżuhuènże. Consenso cunżènże. Consentire cunżendí. Conservare stepá. Considerare cunżederá. Consigliare cunżegliá. Consiglio cunżìglie. CONTRADE Abbuvuratúre, Acqua sàuze, Alvanjédde, Àrje re lu Cummúne, Bbruścafáve, Cannuzze, Castjédde, Ceruváre, Chiattunáte, Chicuózze, Corréa, Crespegnáne, Créta janghe, Culèdde, Cupe, Cutìzze, Èlece, Faìte, Féhe, Féhe Felítte, Felítte, Fra ścale, Fundàna Vècchie, Fundàne re Cape, Fundàne Remàte, Furlàzze, Ggiardelúpe, Iardìne, Iazzàne, Irmeciále, La Sèrre, Lahe, Lahe Vaddóne, Lame re Ciòce, Lame re San Custanże, Làmmeje, Lammícche, Lavèdde, Lavèdde sóp'a lu Pónde, Leccetjélle, Macchiùne, Malandríne, Malannáte, Mandróne, Marchètte, Marzìlje, Mezzàne, Mulìne, Mundàgne, Muścarjédde, Nardèlle, Nardùdde, Pagliàre, Parùle re la Córte, Passe Pasquìne, Pe ścare, Peścóne, Pìscele, Puglìglie, Puzzìdde, Raścahátte, Salacúne, Sàlece, Sanda Maríje, Sanda Maríje re lu Vòśche, Sandu Marche, Sandu Pjétre, Sand’Uííje, Sandu Vìte, Sàrje, Sciarrélle, Ścugliarúle, Sjérre Natulíne, Sjérre re la Cróce, Sjérre re lu Spedàle, Sjérre Varàlle, Sótte a la Ferruvíje, Tòbbje, Tremulízze, Vadde, Vadde re la Cèrze, Vaddùne, Varrjàce, Vòśche, Vòśche Cutìzze . Consistere cunżìste. Consistito cunżestùte. Consolare cunżulá. Consolo cunżuóle. Consorzio cunżòrzje. Constatare custatá. Consultare cunżultá. Consumare cunżumá, strure. Consumato cunżumáte, strutte. Consumo cunżume. Contabilità cundabbeletá. Contagiare ammeścá. Contagio cundagge. Contante cundande. 263 Contare cundá. Conte cònde. Contemplare cundemblá. Contentezza cundandézze. Contenuto quidde ca stá ddinde. Contessa cundésse. Conticino cundecjédde. Contiguo azzìcche azzìcche. Continuamente re cundìneve. Continuare cundenuá. Continuazione, in- ngundenuazzióne. Continuo cundíneve. Conto cunde. Contorcimento turcenjàmjénde. Contorno cunduórne. Contrabbando cundrabbànde. Contraccambiare cundracambjá. Contrada cundrare. Contraddire cundraddíce. Contraffare cundraffá. Contrariare cundrarjá. Contrarietà ścámbele. Contrario cundrarje. Contrarsi arrunghiárse. IL CORPO UMANO Abbrachí, abbracúte, accaluramènde, accattá, accèsse, acciungá, alá, ale, alìme, alleggerí, alleggerúte, ammussá, anghjáte, annuhurúte, ascédde, ascí lu sanghe, assàleme, auníje, aurécchie, auzá re spadde, auzàte re spadde, bbècche, bbóna carnascióne, bbrazze, bbubbóne, cacagliá, cacàglie, cacarèlle, cadde, calecágne, caneglióle, cannaríne, cannaróne, cannaruózze, cannetjédde, cannuóle, cape, cape re muórte, capédde, capellére, capetjédde, capídde, capídde ngrefeljàte, caravógnele, caravúgnele, carnaggióne, carusá, carusáte, cautá, ccéglie, cecalíje, cecceljàte, céche, cechíje, cecònne, ceglióre, celèbbre, cepódde, cervèdde, cervjédde, cestefèleche, chelòstre, chiaha, chiahá, chiange, chiarfe, chigglióne, chiggliùne, chine re ciamuórje, ciambe, ciambóne, ciambùne, ciamuórje, ciglie, ciónne, ciuche, ciurle, còcce, còchele re l'uócchie, còneche, córe, córele, còsse, cózzeche, crepàzze, cufunatúre, cuglie, cule, cule a ppòppe, culère, cullàsse, cunésse, cuócce melóne, cuódde, cuódde re lu pére, cuórje, cuórpe, cuózze, curecjélle, cussóne, cussulédde, cutulá la cape, cuzzechélle, cuzzètte, ddenócchie, ddéte, derrùtte, dunżélle, fá la tósse, fá lu sosònne, fá na vambe re fuóche, facce, facce abbussacchjàte, faccenìure, faccia vérde, facciódde, farangíte, farfugliá, féchete, fféle, fianghe, frajá, frevàcce, fréve, frevódde, frevóne, frónde, funnamjénde, fussetèlle, ggaramèdde, ggeramjénde re cape, ggliuttí, ggurécchie, ggurèdde, gruppe nganne, hute, jate, jate ca puzze, làgreme, lénghe, lengùzze, letterízzje, malatíje, male nganne, male re cape, male re Sandu Vite, male sanghe, mana, mana rerìtte, mana stòrte, mangìne, manuzzèlle, maràngule, materjàle, mbaccí, mbódde, mbracatúre, mbuddúzze, meddìquele, melìdde, ménne, mennelícchie, mèrce, mèrche, mercùrje ggialle, merùdde, mése, mèuze, mmécce, mménne, mmócche, mmóśche, mópe, muórte, mùpe, murraggíje, murí, murròjde, mursjá, murvìdde, muśche, musse, musse cúm'a nu lèbbre, mussecjédde, mussícchie, mussídde, mustàzze, mustazzjédde, mustazzóne, naśche, nase, nase felènde, nase ngrespáte, nasìlle, nassce, ndindì a lu nase, ndrecchilúse, ndrippe, nfranżesáte, nfruvènże, nganne, ngenàglie, ngènete, nghiummá, nghiurdárse, ngrefelá li capídde, ngummárse, nìure sótte a l'uócchie, njéhe, njérve, njérvengalvaccáte, nnóreche, nnóreche re re ddéte, nóce re lu cuódde, nùreche a lu stòmmeche, nżagná, nżangulendáte, óffele, ógne, òssere, osserecèdde, pacche re cule, pale, panarízze, panżarèdde, panże, panżóne, papétele, paròcchele a re ddéte, patresuónne, pecóse, pecùse, pèdde, peddécchie, pegliá àneme, pegliá na stòrte, pelàcre, pendùre, pepetjá, pére, perùzze, pésce, pescelécchie, pescelícchie, péscia, pesciá, pesciarèlle, pescìne, petìggene, petìnje, pezzecuórve, piche, pile, pìpele, pjére, pjétte, pìrete, pónde re lu rite, préne, prjémete, 264 pulmóne, pulmùne, pulmuníte, punde nìure, puórre, pupìzze, puppù, puze, rahanèdde, rangecá nganne, ranghe, ràngule, raśche, rebbelézze, refjatá, reggestióne, regliuttá, regliùtte, regnùne, relerá, rendatúre, rènde, rendùzze, rennetóre, renùcchie, rerùte, rescetá, resìpele, resperá, ressanguá, retóne, retóne re lu pére, retúzze, revendá sicche o sécche, revutá re ggurèdde, riabbéte, rine, rire, rite, rjénde, rjénde pezzùte, rjénde re nande, ròrme, rugne, rugnóne, rulóre, rulùre, rulurícchie, rusecarédde, russá, rutèdde, sajàteche, sanghe, sangìve, ṡbenemènde, ṡbení, ṡbusceljamjénde, ścacàcce, ścacazzá, ścàcche, ścacchetjédde, ścacchìá, ścapuzzjá, ścazzíje, śchéne, sciangá la vócche, sciasciá, sciascianárse, scigliàte, sciòglie la trézze, sciòvete, sciuglimjénde, ścummacerí, ścummacerúte, ścunucchjá, ścussá, ṡdegná re ccòsse, ṡderrená, sefíleche, sèrchia, sfuóghe, sfuóghe a lu musse, ṡgalemá, ṡgangá, ṡghéletre, ṡgrave, ṡgravetá, ṡguómete, sòpraffjàte, spadde, spangeddá, spangèdde, spangeddúzze, spateddá, spelàte, spennárse la lénghe, sprupuósete, sputazzá, sputàzze, spute, stá malàte, starnutjá, steglióle, stendìne, stenerecchjá, stengenárse, stengenjá, stòmmeche, stòrte, strappá la pèdde, strappuljá lu stòmmeche, stumbóne, stummacá, sturcenjá, sucá la ménne, sunnarjédde, suónne, surá, suràte, suratízze, surchjá, surde, surdìa, suróre, surrutá, susenjédde, tagliá, tavéglie, techéddeche, techìddeche, teddechjá, terá lu jate, tòcche, tóssa convulsíve, treppecèdde, treppóne, trippe, turàce, turcecuódde, tussá, tussàzze, tussélle, ucchicjédde, ùffele, ugliarúle, ùlgere, ulíje, uócchie, uócchie abbussacchiáte, uócchie a la frecagnóle, uócchie appappalúte, uócchie re triglie, uócchie sburràte, uócchie trambe, uósse, uósse pezzìdde, urecchiùne, urèdde, ureddúzze, urte re tòsse, ussatúre, ussécchje, ussecjédde, ussíche, vajuóle, vambóre, vangàle, vave, vavjá, vèste, vive, vócche, vócia ràuche, vrazze, vrùscele, vruscelícchie, vucchélle, vummecá, vuómmeche, vuózze, vuózze nd'a la mbracatúre, vutte re sanghe, vuzzecjédde, vvéne, zélle, zennjá, zuppíje. Contrattare cundrattá. Coppia cócchie. Contrattempo cundrattjémbe. Coprire accumegliá, ammandá. Coprirsi del rame di una patina verde Contravvenzione cundravenżjóne. arramárse. Contribuire cundrebbuí. Coraggio curagge. Contro cóndre. Corallo curadde. Controllare cundrullá. Cordaio zucare. Controluce cóndralúce. Cordicina curdèlle, zuculédde. Controvoglia cóndravòglie. Cordiglio curdóne. Contundere ammatundá. Cordoncino curdungíne. Contuttoché cu tutte quèsse. Cordone curdóne. Convenienza cummenjénże. Coriandolo curjàndele. Convenire cummení. Coricare culecá. Convento cummènde. Cornice curnìce. Conversare cummersá. Corona cróne. Conversazione cummersazzióne. Corpo, in- nguórpe. Convincere cummínge. Corpus Domini Cuórpesdòmene. Convinto cummínde. Correggere currègge. Convito festíne. Correggere una persona currígge. Convitto cunfítte. Corrente currènde. Convivere stá nżjéme. Corrente elettrica currènda lètteche. Coperto ammandáte. Correre córre. Copiare cupjá. Correttezza currettézze. 265 Corri corri curre-curre. Corriera currjére. Corrispondere currespónne. Corrompere currómbe. Corso curse; f. córse. Corteggiare curteggiá. Corteo curtéhe. Cortesia curtesíje Corto curte. Corto, a- accurte. Cosa cóse. Cosa da niente caperezevecjénże. Cosa fatta alla meglio papuócchie. Coscienza cuscjénże. Cose non riuscite fetécchie. Cose piccolissime nghiasídde. Così accussì. Così e cosà accussì e accuddì. Così sia accussessíje. Cosicché cusecchè. Cosina cusarèdde. Costà ddóche. Costare custá. Costei quéssa ddó, quéssa, ssa. Costì ddóche. Costituzione custetuzzióne. Costringere custrínge. Costruire custruí. Costui quissu ddó, quisse, ssu. Cotone cuttóne. Cozzare tuzzá. Cozzo tuzze. Creanza crjànże. Creare crjá. Credere ammuccá, crére. Credito crerènże. Credo crére. Creduto crerute. Crepacuore crepacóre, crepamjénde re córe. Crepitare ścrepeddjá. Crescere crésce. Crescere in altezza speselá. Cresimare cresemá. Critica tríddeche. Criticare treddecá. Croccante rusecarjédde, f. rusecarèdde. Crocchia tuppe. Crocchio cròcchie. Croce cróce, pl. cruce. Croce, in- ngróce. Crocetta crucètte. Crollare ścarrupá. Cronico cròneche. Crostare ngruścá. Cuccagna pàleje. Cucchiaiata cucchiaráte. Cuce e scuce ngóse e ścóse. Cuci e scuci nguse e ścuse. Cucinameli cuóciammílle. Cucire pundjá. Cullare nazzecá. Cumulo réglie. Cuocere appena appena ścaglindá. Curiosare curiusá. Curiosare su tutto spruná. Cursore linguètte. Curva vutatóre. Curva della strada Panni-Scalo ciambe re cavadde. Curva della strada Panni-Scalo ciambe re ciucce. Curvare calá. Custode custóre. Custode del cimitero cambesandáre. Custodire custurí. 266 D abbasso ddabbasce. accapo racape. acché raquanne. ama rame. Dando ger. ranne. Dannarsi rannárse. Danneggiare ranneggiá. Danno rammagge. Dappertutto a tutte li pizze. Dappiè rapjére. Dappoco repóche. Dar botte da orbi taccherjá. Dar di punti pundjá. Dar retta rá aurènżje. Dare rá, rènne. Dare il più senza pagamento abbarrucá. Dare inizio ndamá. Dare uno schiaffo allendá nu ścaffe. Darsi a conoscere rarse accanósce. Darsi le arie fessiá. Data rate. Dato rate. Datore chi rá. Dattorno ratuórne. Davanti nnande. Daziere razzjére. Dazio ràzzje. Debito rèbbete, pl. rjébbete. Deceduto muórte. Deceduto da molto stramuórte Decente recènde. Decidere recíre. Decifrare recefrá. Decima rèceme. Decisione recesjóne. Deciso recíse. Decoro recòre. Decorrenza recurrènże. Dedicare rerecá. Definire refení. Definitivo refenitíve. Definito refenúte. Degnare regná. Degno régne. Delega rèleche. Delicatezza relecatézze. Delicato relecáte. Delizia relízzje. Delizioso relezziùse. Delusione relusjóne. Deluso curríve. Demonio bbruttabbèstje, remònje. Denaro renare. Denso farre. Dentiera rendére. Dentista rendíste. Dentro rinde. Denunziare renunżjá. Deperire ścummacerí. Depositare repusetá. Depressione pandumíje. Deprimere abbatte. Deserto resèrte. Desiderare resedrá. Desiderio reserèrje. Desiderio di mangiare qualcosa ràngule. Desolazione desulazzióne. Destinare restená. Destra mane rerítte. Destreggiare trapuljá. Destro rerítte. Dettare addettá. Dettato rettate. Detto ritte. Deviare pegliá n’ata víje. Devoto revóte, pl. revute. Devozione revuzzióne. Dialetto rialètte. Diamocelo ramecílle. Dialogo traścurse. Diavolino riavulícchie. Diavolo riàvele. Dibattere rebbatte. Dicendo ger. recènne. Diceria deciaríje. Dichiarare rechiará. Didietro reréte. Dies irae Diasílle. Dietro addréte, ddréte, réte. Difendere refènne. Difensore refenżóre. Difesa refése. 267 Difetto refètte, pl. refjétte. Difetto, in- ndefètte. Difettoso refettuse, f. refettóse. Difficile reffícele. Difficoltà reffecultá. Diffidare refferá. Diffondere reffónne. Diffuso reffuse. Difilato tiratíre. Digiuno riune. Diguazzare paperjá. Dilaniare fá a ppjézze. Dilatare squacianá. Dilatare la cimosa del tessuto stralambá. Diletto relètte. Diluire sciòglie. Dimenare remená. Dimenticare mendecá, ścurdá. Dimentichiamocelo ścurdamacílle. Dimesso remísse. Dimettere remétte. Dimezzare smezzá. Diminuire ammangá. Diminuire maglie ammangá. Dimostrare remustrá. Din don dindó. Dio Ddíje. Dio ne liberi Ddíjenelibbere. Dipanare ścaravugliá. Dipendente rependènde. Dipendere repènne. Dipingere pettá. Diploma patènde. Dircelo ddirecílle. Dire ddice, rice. Dire, a- a ddice. Dirigere relígge. Dirimpetto rerembètte. Diritto jusse, rerítte. Diritto, a- (punto di maglia)- a ścuseture. Diritto e rovescio della stoffa, a- a la rerìtte e a la stòrte. Dirotto, a- a zeffunne. Dirupare rurrupá. Dirupo derrupe. Disabituare ścarná, ścattuí. Disagio resagge. Disapprovare mussjá. Disapprovare con un cenno del capo capuzzjá. Disarmare sciarmá. Disastro ścatasce. Disastroso resastrúse, f. resastróse. Discendente rescendénde. Discepolo rescíbbele. Dischiudere ndraprí. Dischiuso p.p.m. ndrapjérte, f. ndrapèrte. Disciplina resceplíne. Disco riśche. Discolo mbecílle. Disconoscere ścanósce. Discorde nunn’éja r’accòrde. Discordia reścòrdje. Discorso reścùrse. Discretamente accussì accussì, bbunareddúzze, strìppele-stràppele. Discreto reścréte. Discussione reścussióne. Discutere reścùte. Disdetta ṡdétte. Disdire ṡdìce. Disegnare resegná. Disegno resígne. Disertore resertóre. Disfare resfá. Disfare la carbonaia ścatuzzá. Disgrazia resgràzzje. Disgustare resgustá. Disimpegnare resembegná. Disinfettare resenfettá. Disintasare suppelá. Disinteressare resenderessá. Disobbligare resubblegá. Disopra rasópe. Disotto rasótte. Dispari spare. Disparte, in- raparte. Dispensa respènże. 268 Disperare resperá. Disperdere spèrde. Disperso spèrse. Dispetto respjétte, ścattamjénde. Dispiacere 1.s.m. respiacére; 2.v. respiacé. Disponibile respuníbbele. Disprezzare resprezzá. Disseppellire sfussá. Dissidio sciglie. Distanza restànże. Distendere restènne. Disteso restíse. Distinzione restenżióne. Distogliere ṡdugliá. Distrarre ṡbacelí re cape. Distrattamente strattalmènde. Distrarre restrahe. Distrazione restrazzióne. Distretto restrétte. Distribuire spunżjá. Districarsi nu mbuté recuperárse. Distruggere restrugge. Distrutto restrutte. Disturbare restrubbá. Disunire ścucchjá. Dittatore rettatóre. Divaricare sciangá. Diventare arrevendá. Diverso re n’ata manére. Divertimento revertemènde. Dividere sparte. Divorare strafucá. Divorzio revòrzje. Divulgare mbupulá. Documento rucumènde. DOLCI Bbabbà, bbuścuttjédde, cannellíne, cannuóle, casatjédde, cauzungjédde, ceculàte, ciciarjédde, ciuculatíne, crespèlle, crustàte, cumbjétte, cumblemjénde, cunfettjélle, cunfjétte, cunvjétte, cuóppe re ggelàte, cupéte, cuppetjédde re ggelàte, ggelàte, maccarèdde, mèmèlle, mènnele atterráte, nnaspre, panżaròtte, pastarèlle, peccelatjédde, péttele, pizza rólece, rólece, sangunácce, savujàrde, stréttamaurízzje, tatóne, tatùne, turróne, turrùne, zetarèdde. Dolcezza rulucézze. Doppione ruppióne. Dollaro tòllere Doppiopetto a rruje pjétte. Domanda rumande. Dormicchiare pennechjá. Domandare addummanná. Dormita rurmute. Domare rumá. Dose ddóse. Domestico rumèsteche. Dosso, di- ra nguódde. Domicilio rumecìlje. Dote róte. Don ron. Dottore duttóre. Don...don mbó...mbó. Dottrina urtíne. Donare runá. Dove andó, ndó. Dondolamenti ndrunduliamjénde. Dovere 1.s.m. ruvére; 2.v. avé. Dondolare cutulá, ndrunduljá. Dovunque nnògne luóche. Dondolare nel camminare zechetenjá. Dovuto 1.p.p.aùte; 2.s.m.quédde ca s’adda Donneare attjá. rá. Dozzina ruzzíne. Donzella runżèlle. Dozzinale ruzzenále. Dopo ròppe. Drizzare ngreccá. Dopopranzo ròppemangiàte. Dubbio rùbbje. Doppia róppje. Dubitare rubbetá. Doppietta rujbbòtte. Duca ruche. Doppio rúppje; f. róppje. 269 Ducato rucate. Duchessa ruchésse. Due pezzi rujpjézze. Due soldi róppje. Duello ruèlle. Durante tutte lu tjémbe. Durare mandené. Duretto tustulìdde, f. tustulédde. Duro tuóste, f. tòste. Duro di cuore córe re cane. 270 bbene embè. bete ébbete. cce Homo Acciaòme. ccezione accezzjóne. Ecco! ttè!. Eccoci èccquece. Eccola! laví!. Eccole revví. Eccoli revví. Eccolo! luví! Eccome macóme. Eccotelo! tèqquatílle! Eccoti tèccquete. Eclissi acclísse. Economia cunnumíje. Edificio refícje Educare rrucá. Educazione rrucazzióne. Effe fì. Effettivo affettíve. Efficace face bbéne. Egli idde. Egregio ègrègge. Eh! ué!. Ehi! uéje!. Elastico lasteche, mòlle. Elementare lemendáre. Elemosina lemòsene. Elettricista lettecíste. Elettrico lètteche. Eliminare lemená. Emaciare ścummacerí. Emergere (fig.) addjà. Emigrante megrande. Emigrare megrá. Emozione mòzzióne. Empire énghie, gghénghie. Endice énnece. Enteroclisma ndèròclisme, pómbe. Entrambi tutteèddùje. Entrante ca trase. Entrarci capé. Entrare trasí. Entrare appena appena nżènná. Entrare in coma ndrestí. Entrata s.f. e p.p. trasute. E Entro rinde. Entusiasmo ndusiàsme. Epifania Bbefaníje. Epistola pìstele. Epoca èbbeche. Epulone Pulóne. Equilibrio culíbbrje. Equipaggiare cupaggiá. Equiparare appará. Erede èrére, rére. Eredità reretá. Eremita remíte. Eresia resíje. Eretico rèteche. Ergastolo crastele. Ermetico armèteche. Erre re. Errore arróre, pl. arrure. Esagerare saggerá. Esagerazione in tutto ścrufìcje. Esaltare auzà ngjéle. Esame isáme. Esaminare sammená. Esattamente satte satte. Esatto satte. Esattoria satturíje. Esca éśche. Esempio èsèmbje. Esempio, per- piglie. Esemplare semblare. Esequie ssèquje. Esercizio sercìzzje. Esistere siste. Esistito sestute. Esitare èsse ndecíse. Espediente mastrattíve. Espellere cacciá ra fóre. Esperienza sperjénże. Esperimento spremènde, pl. spremjénde. Esplicito sbblícete. Esporre métte espòste. Espressamente pusetivamènde. Espresso ispèrse. Espropriare spruprjá. Essa édde, pl. lóre. Essere v. èsse. 271 Essere disponibile stá a ccòmede. Esso idde, pl. lóre. Estensione stenżjóne. Esteriore re fóre. Esterno parte re fóre. Esterno, all’- ra fóre. Estorcere sfeccá. Estraneo strànje. Estratto stratte. Estremità zinne. Esumare sfussá. Età ità. Eternità ternetá. Eterno atèrne. Eterno, in- nnatèrne. Etichetta tacchètte. Evitare avetá. Evviva! ébbíve. 272 F accenda facènne. acoltà facultá. actotum sape fá tutte. agotto fangòtte. Fallimento fallemjénde. Fallire fallí. Fallito fallùte. Fame insaziabile lòpeche. FAMIGLIA Cajnàte, cajnàteme, cajnàtete, cunżòrte, figliàstre, figlie, figlie re lu/la nepóte, fìglime, fìglite, fràte, fratecucíne, fratecucíne carnàle, fràteme, fratemecucíne, fratetecucíne, fràtete, ggenetóre, ggenetúre, ggnóre zíje, jénnere, jénnereme, jénnerete, mammà, mammanònne, mammaránne, mammaránna míje, màmme, mammélle, màmmeme, mammetanònne, mammetaránne, màmmete, marìte, maríteme, marítete, matre, matrèja, matréjme, matréjte, mórre re figlie, mugljére, mugljèreme, mugljèrete, nepóte, nepóteme, nepótete, nepúte, nepùteme, nepùtete, nònònne, nóre, nòreme, nòrete, papanònne, papetanònne, parèndallárghe, parènde, parendéle, parjénde, parjéndallárghe, pàtre, pàtreme, pàtrete, patríje, patríjme, patríjte, pràteme, pràtete, prime figlie, quarte figlie, ścacatóre, sciòssce, secónde figlie, sògre, sògreme, sògrete, sóre, sóre cchiù pìccquele, sórecucíne, sòremacucíne, sòretacucíne, sòreme, sòrete, ssóre, suógre, suógreme, suógrete, surellàstre, tatá, tataránne, tataránne míje, tataránne tuje, tàte, tatílle, tatóne, tèrze figlie, vavóne, vavùne, zíje, zíje re lu pàtre o re la màmme, zjàne, zizì. Familiarizzare affameljà. Fardelletto sarcenèdde. Famoso famùse, f. famóse. Fardello sàrcene. Fandonia fandònje. Fare fá. Fanfara nfanfàrre. Fare a strisce lenżjá. Fanghiglia ciambuótte. Fare e disfare fá e sfá. Fango lóte. Fare il fiocco annuccá. Fangoso chine re lóte, f. chjéne re lóte. Fare la conta mená lu tuócche. Fantasia fandasíje. Fare la fame paccarjá. Fantasia, a- fraśchjàte. Fare la posta fá lu mbuóste. Fanteria fandaríje. Fare la resta nżertá. Far affrettare nfreculjá. Fare lega arrazzá. Far aspettare lungamente fá allungá lu Fare presto fá mane-mane. cuódde. Fare rozzamente acciapputtá. Far bella figura cumbarí. Fare sparire sparafónne. Fare storie fá mòsse. Far brutta figura ścumbarí. Fare uno spuntino pegliá nu muórse. Far cambiare aria in una stanza ṡbendá. Farfarello farfarjédde. Far capolino fá zizí Farinoso sfarenènde. Far compagnia assìste l’ànème. Farmacia spezziaríje. Far crepare di rabbia ścattanguórpe. Farmacista spezzjàle. Far crocchio arrucchiárse. Farneticare quartjá. Far figura accaré. Farsi il bagno sciaccquarjárse. Far finta fá abbré. Fasciare nfassá. Far segnare a debito dal negoziante Fasciatura fassatúre. appundá. Fastidio fastírje, mbicce. Far togliere il vizio ścarná. Fastidioso fasterjùse. 273 Fatica fatíje. Faticare fatijá. Faticatore fatjatóre. Fatterello fattarjédde. Fatto 1.s.m. cunde; 2.p.p. fatte. Fatto di buona misura fatte re salute. Fatto sparire sparafúse. Favola fàbbele. Favoloso favulúse. Favorire favurí. Febbricitare accalurá. Fede fére. Fedina penale certefecáte penale. Ferie vacanże. Feritoie circolari sajttére. Fermare mbundá. Fermentare vódde. Fermo fitte. Ferraglia fjérre vjécchie. Ferri corti, a- a ccurtjédde tagliate. Ferro fjérre. Ferrovia ferruvíje. Ferula spalmate. Fesseria fessaríje, frecaríje. Fessura felagne. Fessura nelle rocce del Castello spaccazze. Feste ffiéste. Festeggiamento festeggiamènde, pl. festeggiamjénde. Festeggiare festjà. Festino conviviale dopo il compimento dell’opera capecanále. Festino mondano senza brio fjéramósce. Fetido nfetendute. Fetidume fetendaríje. Fiaccare arrènne. Fiamma vambe, pl. bbambe. Fiammella vambarèdde. Fiammifero lumíne, mecciarjédde. Ficcare mbezzá. Fidare ferá. Fiducia ferùcje. Fifa fiffe. Figlioccio cumbarjédde, f. cummarèdde. Figliolo fegliuóle. Figura fuhúre. Figurare affihurá. Fila felaránde. Fila, in- affíle. Filaccia file sfelate. Filare felá. Filistei figlisdèje. Filo di ferro fjérre felate. Filosofia felusufíje. Fine, alla- a la pruffíne. Finimondo fineremúnne. Finire cónghie, funí. Finire ogni cosa spetjá. Finito funute. Fino anfíne, nżíne. Finora finammó. Fionda jónde. Fioretto fiurètte. Fiorire fiurí. Fiorito fiurute. Fisarmonica mandecètte. Fischiare friśchjá. Fischietto friśchètte. Fischio friśche. Fiscolo fríścule. Fissazione fìseme. Fiumana jumare. Fiutare usemá. Fiuto ùseme. Flaconcino flaccungíne. Flacone flaccóne, pl. flaccùne. Flauto fràule. Floscio musce. Focatico fucateche. Focherello fucarjélle. Fochista fuchíste. Foglietto fugliètte. Foglio fuóglie. Folletto ścazzematjédde. Folto astrìnde, f. astrénde. Fondaco fùnneche. Fondamentale fundamendále. Fondare fundá. Fondo del recipiente funne. Fontana fundane. 274 Fontaniere acquajuóle, fundanjére. Fontanina fundanìne. Fonte funde. Forare spertusjá. Forbiciata furfeciàte. Forchettata furcenáte. Foresta furèste. Formare furmá. Forno di pietra calcarea calecáre. Foro pertuse; pl. pertóse. Forse vatterubbíre. Forte scapaccione ścuppulóne. Fortuna furtune, pianéte. Forza, in- nfòrze. Forza, per- affòrze. Forzare furzá. Fossetto fussetjédde. Fosso fuósse. Fotografo futògrefe. Fra nfrá. Fra poco ra qqua e n’ata nżénghe. Fracasso frahásse. Fradiciume fracetúme. Fragile fràggele. Fraintendere capí na cóse pe n’ate. Frammenti di vaso di terracotta ggraste. Frana lame. Franare allamá. Francobollo franghebbólle; pl. franghebbùlle. Frangia zìnżele. Frantoio trappíte. Frantoista trappetáre. Frapporre métte mmjézze. Frastornare nvanvalí. Frastuono rebbjélle. Frate laico pecuózze. Fraterno re frate. Fratino ze mòneche. Frattempo, nel- frattande. Fregare bbuzzará, frecá, fónge. Fregato bbuzzaráte, frecate, fungiùte. Fregatura frecatúre, mbrusatúre, pannate. Fregatura grossolana marróne. Fregio frègge, pl. frise. Frenesia frennesíje. Frequentare ambiente e persone arrazzá. Freschetto freśculídde. Fresco friśche. Frescura freśchetúdene. Fretta prèsscie. Fretta, di- mbrèssa mbrèsse. Fretta, in- mane mane. Friabile ścanneljénde. Friggere fríje. Fronte, di- faccefrónde, refrónde. Frontiera frundjére. Fronzolo ciangianjédde. Frotta, a- a rròcchie. Frottola papócchie, stròppele. Frugare sfrucchenjá. FRUTTA Àcene, acenjédde, aulíva nèure, aulíve, cachísse, caścavéglie, ceràse, ceràse majàteche, ceràse tòste, cjéuze, crìchele, cutùgne, fiche, ficherínnele, fìquara, fìquara verdéśche, fràhule, frùttere, granàte, luvá li nùzzele, melàjne, méle cutógne, méle lemungèdde, melédde, melóne, melóne re pane, melùne, mènnele, merìquele, mìle, mìle cutùgne, mìle lappióne, mìle lemungjédde, mmaréne, néspele, nnuce, nóce, nócia maśche, nózzele, nucédde, nucellìne merecáne, nùzzele, pacche, pegnuóle, pènnece, penòzze, perédde, perìdde, peróne, perùne, pìre, ppére, precóche, prèsseche, pulecìne, pulújne, purtahàlle, smèrge, sòrve, squaquaracchjàte, trigne, tórse, turse, ulécene, uve a mménne re vacche, vajnèdde, vérde. ORTAGGI Acce, aglicèdde, capa r'aglie, cappùcce, cavulaffióre, càvule, cecòrje, cemaruóle, cepódde, cepullètte, cetróle, cetrùle, checózze, cucuzzjédde, cuppulóne, fasulíne, felàzze, fenùcchie, fiurìlle, funócchie, gghjéte, jéte, mènnele, mulegnáme, nżalàte, pastenáche, patàne, patanèdde, 275 pesjélle, pumberóre, pupàjne, putresíne, rafanjédde, rùchele, ścarciòffele, ścarfuóglie, ścaróle, spógne, spulecarjélle, spunżàle, urtuláne, urtulìzzje, vasanecóle, vónghele, vràsseche, vruócchele, vùnghele. Frustata ścrujatáte. Fucile fecíle. Fuga fuha. Fuga di fidanzati fiùte. Fuggi fuggi fuje-fuje. Fuggire fuje. Fuggirsene fujresínne. Fuggito fìùte. Fuliggine felínje. Fumare fumá. Fumatina fumatèlle. Funaio zucare. Fune zóche. Funicella zuculédde. Funzionare funżiuná. Fuochi d’artificio piccoli bbumbètte. Fuoco fuóche. Fuoco in abbondanza fuóche a bbattaglióne. Fuorchè fóre ca. Fuori mano stramane. Fuori paese fóre tèrre. Fuori rafóre. Fuoruscire di fumo trabbuccá. Furbizia mastrattíve. Furioso furiùse, f. furióse. Furtivamente citte citte. Fusaiolo rutèlle. 276 G abbano tabbàne. abbare cuffjá. abbia caggióle alanteria halandaríje. Galeotto galjòtte. Gallare addjá. Galleria hallaríje. Galoppare galuppá. Galoppo ggaluóppe. Gancetto ciappètte. Gara hàre. Garante arànde. Garantire arandí. Garbare aggarbá. Garbo hàrbe. Garitta halítte. Garza hàrze. Garzone arzóne, pl. arzùne. GIOCHI A attacéle, a ccerchjètte, a ffurmèdde, a lappazzíje, a ndindóló, a ngappá, a ngaracòsse, a nnaścónne, a padda priggiònjére, a sbattemáne, a ścuppettuóle, a tamburrèlle, a toccafjérre, a vóla vóle, a la cùnnele, a la seggióle, a la uèrra frangése, a la zóche, a li quatte candùne, a lu cambanóne, a lu chirchje, a lu cucuzzáre, a lu fazzulètte, a lu ścaffe, a lu sciule, a lu spundóne, a re vrécce, cu li nùzzele, cu li nùzzele re vajnèdde, dòndò, gghiucá, ggiratónde, jucá, juóche, manefrécce, padde, paddùccele, pallaammáne, pallóne, pallòngíne, pallùne, pallùngíne, puparèdde, pupazzjédde, pùpe, pupécchie, pùpere, ruzze, ruzzjá, ścarecasále, ścarecavarréle, ścórre, spundóne, strùmmele, tàmmere, totì, tuócche, zurle, zurljá. Gattabuia gargiùbbele. Giallognolo ggialluógnele, f. ggiallògnele. Gattamorta attamòrte. Gigante ggiahànde. Gelare hilá. Giocare con l’acqua cechetjá. Gelataio ggelatáre. Giocatore jucatóre. Gelosia ggelusíje. Gioia ggiòje. Gendarme ggiandarme. Gioiello ggiujèlle. Genio ggènje. Giornale ggiurnàle. Gente ggènde. Giorni, a- a gghiuórne. Gentilezza cevelézze. Giorno di magro juórne ca nu nże mange Genuino ggenuíne. carne. Geografia ggiògrafíje. Giostrare ggiustrá. Geometra ggiòmetre. Giovamento suggiuóve. Gesso ggésse. Giovare juvá. Gesti, a- a la mupégne. Gioventù ggevendù. Gesto ggèstre. Giramento ggeramjénde. Gesù Cristo Ggése Criste Girandola a terra (fuochi d’artificio) Gettare gghittá, jttá. pisciaunnèdde. Gettare all’aria scengeljá. Girandola su un palo rutèdde. Getto d’acqua sottile ndriscele. Girandoloni ggenżiùne. Getto d’acqua sottilissimo ndrescelícchie. Girare ggerá. Ghiacciare ferrá. Girare in tondo fá re ttórne. Ghiacciato chitre, ferrate. Giravolta ggiravòte. Ghiacciolo ferrazzóne, pl. ferrazzùne. Girellare fá li turnjélle. Ghiaia bbrécciulíne. Giro in carrozzella ścarruzzjàte. Ghirigoro cicchetònne, pl. cicchetuónne. Gironzolare cernecchjá. Ghirlanda ggrellande. Girovago vá sbattune. Giaciglio ścarajàzze. Giù abbasce. 277 Giù, in- capabbasce. Giudeo ggiuréje. Giudicare gghiurecá, jurecá. Giudizio ggiurízzje. Giumella jummèdde. Giunta jónde; pl. gghjónde. Giuntura jungetúre. Giusto juste. Gloria gròlje. Gloriare frusciá. Glorioso gluriùse. Gocce d’acqua sull’olio pambanèdde. Goccia dalla grondaia crunżàle. Goccia stizze. Goccina stezzecèdde. Gocciolare stezzechjá. Godere urè. Godetevelo! uritavílle! Goduto urute. Golosità cannarutízzje. Gomitolino ggliuómmere. Gomitolo parànże. Gomma hómme. Gomma per cancellare cassatúre. Gonfiare abbuttá, anghjá. Gonfiarsi come una botte abbuttárse. Gorgo vurve. Gorgogliare urvegliá. Governare uverná. Governo uvèrne. Gradire aggradí. Gradito aggradíte. Graffiare rangecá. Graffiata rangecáte. Graffio ràngeche. Grammatica remmàteche. Granatino carlendíne. Grancassa rangasce. Granfiata ggranfàte. Gratis aggratísse. Grattacapo rattacápe. Grattare raścá. Grattugiare grattá. Gratuito franghe. Grazia ggràzzje. Grazia di Dio ggraziarDdíje. Grazia di Dio, in- ngraziarDdíje. Grembo, in- nżìne. Gridare alluccá. Grido allùcche. Grillare vódde. Grillato vuddute. Grinzoso singhe-singhe. Grondare ścórre. Groppo nùreche. Grossa contrarietà ścambelacchióne. Grossezza ggrussézze. Grossi fuochi d’artificio calecásse. Grossista ggrussíste. Grosso bastone stajuóle. Grosso rimbrotto cazzjatóne. Grugnone ṡgregnóne. Gruppetto ròcchie. Gruppo tròpele. Gruppo disordinato di persone mórre. Guadagnare abbuścá, uaragná. Guadagno uaràgne. Guadagnucchiare ścambuljá. Guaio uaje. Guancialata cuscenáte. Guancialino cuscenètte. Guardare tremènde, uardá. Guardare di sbieco smecciá. Guardato tremendúte. Guardia uàrdje. Guarire passá bbuóne, uarí. Guarito passate bbuóne, uarute. Guastare ścunżá, uastá. Guastarsi il sangue nnacedírse. Guasto ścunże, uaste. Guazzare cutulá. Guerra uèrre. Guidare uirá. Guscio cuócchile, pl. còcchile. Gustare hustá. Gusto huste. 278 attura jttatúre. dee (strane per la testa) cicche pe la cape. dentico talèccquàle. Ignoranza ggnurandetá. Illudere llude. Illuminare llumená. Illuminazione llumenazzióne. Imballare mballá. Imbambolare mbambulá. Imbalsamare mbalzamá. Imbarazzo mbaràzze. Imbarcare mbarcá. Imbasciata mmasciàte. Imbianchino janghjatóre. Imboccare mmuccá. Imbottire mbuttí. Imbrattare nghiaccá. Imbratto nghiacche. Imbrogliare mbapucchjá. Imbroglio mbruóglie. Imbronciarsi ammurrárse. Imbucare mbustá. Immaginare mmaggená. Immagine fehùre. Immediatamente mmerjatamènde. Immediato mmerjàte. Immischiare mmeścá. Immiserire mmeserí. Immobile fitte fitte. Immondezzaio munezzáre. Immondizia munnézze Immucidire mmucedí. Impacchettare mbaccuttá. Impacco mbacche. Impagliare mbagliá. Impagliatore di sedie mbagliasègge. Impalare mbalá. Impappinare mbappená. Imparare mbará. Imparentare mbarendá. Impastare mbastá. Impaurire pegliá li móte, pegliá li pàppele. Impazienza spaciénże. Impazzimento mbaccemjénde. Impazzire ascí pacce. I Impedimento mberemènde; pl. mberemjénde. Impedire mberí. Impedito mberute. Impegnare mbegnà. Impegno mbégne. Impensabile mbenżàbbele. Impensierire mbenżerí. Impensierito mbenżerúte. Impermalire pegliá a mmale. Impeto di collera sumasèste. Impiantare mbiandá. Impiastro nghiàstre. Impiccare mbeccá, mbènne. Impiccato mbeccate, mbìse. Impicciare mbecciá. Impiccolire revendá nu mùzzeche. Impidocchire mburucchí. Impidocchito mburucchiúte. Impiegato mbjéhàte. Impiego mbjéhe. Impigrirsi ścunferárse. Impoverire appezzendí. Impratichire ndranżechí. Impressionare mbressiuná. Improperio mbrupèrje. Improvvisamente alandrasátte, alassacrése. Improvvisare mbruvvesá. Improvviso, all’- a la ścherdune. Impuntarsi mbundárse. Impuzzire mbuzzulí. Impuzzito mbuzzulúte. Inacidire nacezzí. Inacidito nacezzúte. Inamidare mbusemá. Inaspettatamente a la ścurdate. Inaugurare nnahurá. Incallito ngaddute. Incanalare nganalá. Incantare ngandá. Incaponire ngapuní. Incappottarsi ngapputtárse. Incaricare ngarecá. Incarnito ngarnate. 279 IN CAMPAGNA Abbàtte, abbufunáte, accauzá, accètta gròssa, accètte, accettúdde, acchianá, acchiuccá, acculemá, accuzzá, àcene, affasciá, a l'ammasóne, ammammá, ammasunárse, ammaturá, ammurrárse, ande, andenjére, angóne, angùne, appalummárse, appecciá l'èrva sécche o la restócce, appezzuttá, ará, aràte, ardàre, àrbele, àrbele annarúle, àrbelecjédde, àrje, arraciuppá, arraccquá, arrecená, arrecenúte, arregná, arresenárse, arreserjá, arreserjàte, arrussá, ascí li nfuórchie, assauráte, assàure, aste, astecèdde, attummá, attuppá, atturchjá, ausjédde, autùre, bballe, bbanghe, bbiame, bbianghètte, bbràsseche, bbufóne, bburràcce, cacchiuóle, cacciá l'aste, cacciá lu ssàure, cafóne, cafunázze, cafungjédde, cambagnuóle, cambíje, cambjá, cambjére, canàle cupjérte, canaljédde, cannédde, cannezzàte, cannìte, cannìzze, cappúdde, carnecchiá, carrá, carusèdde, catuózze, cecá l'uócchie a la tèrre, cecerjédde, ceglí, cegliùte, ceppóne, ceppùne, cèrne, cernecchjóne, cernetúre, cernìcchie, chiandá, chiandaggióne, chiandatúre, chiande, chiandecèdde, chiandìme, chianètte, chiapparóne, chilògne, chjòcche r'èrve, ciòcchere, ciuccarjédde, ciucce, ciuócchere, còglie, còvete, crapàre, cretògne, cròcche, cuddàre, cugne, culme, cultevá, cultùre, cumbassatóre, cundatíne, cunfìne, cungìme, cuórpe, cuóvete, cuózze, curàtele, érpice, èrve, èrve allambáte, èrve resenáte, èrve ścumàte, fá l'ausjédde, fá lu ścasse, fá lu stracche, fá re ggrègne, fá vérde, falòppe, fasce re lèuna suttíle, fascetjédde re lèune, fascìme, fàuce, faucìá, faucìàte, fauciatóre, fauciatúre, faucióne, favùcce, fènże, féscene, fjéne, fjéne pe re vvèstje, fòrbece pe putá, fórche, fóre, fraśche, fraśchetèdde, frólece, frósce, frùlece, frusce, fruttìvele, fumjére, furcédde, furcìdde, furcóne, gglòbbe, ggramégne, ggrane, ggranerínje, ggrassùme re la tèrre, ggrègne, gràlete, granìdde, jazze, jérmete, jóre re cungìme, jóśche, jrmetá, jrmetánde, leghìme, lehatúre, lettére, lèuna, lèuna fèrme, lèuna suttìle, lèuna tunnìzze, lòpeche, luvá la jòśche, luvá la ścòrce, luvá la vézze, luvá re ppréte, maglióne, magliùne, majése, malannáta, malèrve, mammatúre, manganjédde, mangiatóre, marchie, marenáre, marzellíne, massaríje, massarjànde, màttele, mazza lònghe, mazzarjédde, mazzuccá, mbustá, mesùre, mesùre re tèrre, méte, méte re paglie, metènne, metetóre, metetúre, métte re rràreche, mezzètte, misse re rràreche, mmète, mmucàte, mundagnóle, munná, murrécene, murrícene, nettatúre, nfra śchjá, nfraśchíme, nfuórchie, nfurcá, ngammá, nnuśche, nu sacche re tèrre, nùreche, nżetá, nżèrte, nżite, nżùche, nżulecá, nżulefá, nżulucá, nżulufatúre, órdene, pacche re lèune, pagliàre, pagliarjédde, pagliùśche, pagljére, pale re lèune, pale re méte, palídde, pambùglie, panne, pannettére, parànże, parùle, parzunále, pastóra, patàne, pecciunére, péce, pecurále, pecuralèdde, pecuraljédde, pegliá, pegliá a lu chiappe, pegnóne, peràle, peraljédde, pére, pertecáre, pesá, pesànne, pesatúre, petatúre, piche, pile re lèune, pjézze re tèrre, pómbe, pòrche re tèrre, precìse, prèhula, prenòspre, préta turchìne, prudìcce, pùche, puglie, pulerènde, pumbjá, pumbjá cu la préta turchíne, pundarjédde, pùngeche, purcàre, putá, putatóre, putatúre, putére, puzze, raccòglie, raccòvete, raccuóvete, raciuóppe, ramagljètte, ramòste, ràreche, rasatèrre, ràsele, rasteddá, rastjédde, ratìne, recòte, recòte la vigne a mmagge, recultòre, recultùre, réglie, rènde, renóse, renùse, rescióle, restócce, restócce appecciàte, restuccá, riàle, riínghiménde, rjénde, ròcchie, ròjne, rómbezzòlle, rónghe, rungìglie, ruócchie, ruvaje, sacche, sacche r'ardìche, sacche re nderlíce, sacchètte, sacchettèdde, sacchettjédde, sacchettúcce, saccóne re paglie, sàleme, saramendá, saramjénde, sarcetjá, sarcetjá la vigne a ggiugne, ṡbangá,ścacchjá, ścacchiatúre, ścaglie, ścagliètte, 280 ścambá ròcchie, ścanneljá, ścappe, ścapuzzá, ścarajàzze, ścarde, ścarfugliá, ścaténe, śchiuccá, sciaccquatúre, sciamàrre, sciuóglie, sciuppá, ścòrce, ścrujàte, ścucchiljá, ścunfená, ścungá, ṡdrarecá, ṡdràule, secatóre, secatúre, séccete, séche, segafjéne, semènde, semjénde, semmená, sémmene, semmenatóre, semmenatúre, sfelá, sfelecá, sfelènże, sfraśchiá, sjérre, sóleche, spatuórchie, specá, speculá, spjandá, spiandáte, spiche, spiche resenáte, spiche tórse, spóle, spruhatúre, spruócchele, spruvá, spruvatíve, spuddá, stàbbele, stabbeljá, staccióne, stadde, stambjélle, statéle, stile, stjére, strame, strungá, struppóne, stumbóne, stuóle, stuzzá li mazzarjédde, sùleche, sulechícchie, supàle, surgènde, surgive, taccarjédde, tàcchere, taccherjá, tàhule, témbe, termenére, tèrra grasse, tèrra ngastàgne, tèrra sécche, tèrra vrecciulélle, tèrre, tèrre cúm'a l'éśche, terretòrje, terródde, tórre, tòrtene, traíne, trajnjére, tràlece, trapjandá, trattùre, tré tómmele re tèrre, triàngule, truócchele, tufe, tùmmele, tùmmele re tèrre, tuórchie, tuózze, ualàne, uardjàne, uócchie, uócchie re canne, uòffele, uórje, uórte, ùrdene, urécchie, urscíglie, urtecjédde, urtulàne, vaccàre, vandére, vanghe, vasciàn że, vecchjégne, vecciáre, vegnarèdde, vegnarúle, véne, vérdene, véreche, vernégne, versùre, véttele, vézze, vìgnere, vìnghje, vijòccele, vòmmere, vòśche, vrassecále, vràsseche, vrazzeláre, vreccetjédde, vreccióne, vrecciulélle, vrecciùne, vregná, vricce, vummarèlle, vurve, vuśchètte, zannjá, zappá, zappá la vigne, zappèdde, zappjédde, zappùdde, zappuljá, zéppe, zeppecèdde, zùlefe. Incartamento ngartamènde; pl Incolpare ngulpá. ngartamjénde. Incolume sane e ssalve. Incassare ngasciá. Incominciare accumenżá. Incatenare ngatená. Incomodare ngummerá. Incatricchiare ngatená. Incomodo ścunże. Incavare ngavá. Incompatibile ngumbatíbbele. Incavo ggaglie. Incompleto mjézze mjézze. Incendiare appecciá. Incontentabile ngundendábbele. Incenerire ngennerí. Incontrare ngundrá. Incensare ngenżá. Incoraggiare nguaraggiá. Incensiere ngengjére. Incordare ngurduná. Incenso ngjénże. Incravattato ngruvattáte. Incentivo ngendíve. Incredibile ra nu ngrére. Incerto ngèrte. Incrociare ngruciá. Incespicare ndruppecá. Incrostare nguzzechí. Inchiostro ggnòstre. Incrostato nguzzecúte. Inciampare ngiambecá. Incurvare ndrambí. Incidente ngerènde. Incurvato ndrambúte. Incignare ngegná. Indagare ścanagliá. Incipriare ngeprjá. Indebolire ìre addréte, ndebbulí. Incirca, all’- a uócchie e ccróce. Indegno nunn’éja régne. Incivilire ngevelí. Indietreggiare ìre rétecule. Inclinare ngandá. Indietro addréte. Includere nglude. Indigesto nu nże póte alleggerí. Incocciare cunfrundá, ngucciá. Indirizzo nderízze. Incolonnare ngulunná. Individuo ndevìreve. 281 Indolcire ndulecí. Indolcito nduleciúte. Indolenzire addòrme. Indolenzito addurmúte. Indorare ndurá. Indossare métte nguódde. Indosso nguódde. Indovina annevenatríce. Indovinare affrundá, annevená, ngarrá. Indovinello nduvenjédde. Indurire ndustá. Indurito annussáte. Infangare azzangá. Infarinare nfarená. Infastidirsi sfasterjárse. Infeltrire arreterá. Inferno nfjérne. Infiacchire abbalí. Infilare nfelá. Infilarsi sotto le coperte agguattárse. Infiltrare fónne. Infine a la fine. Infinocchiare mbapucchjá, nfunucchjá. Infoltire nfurchjá. Informare nfurmá. Infossare nfussá. Infreddatura pambanízze. Infreddolire appagliará. Infruttifero ca nu mbòrte frutte. Infuriare nfurjá. Ingaggiare ngaggiá. Ingannare nganná. Ingegnarsi ngegnárse. Ingegnere ngegnjére. Ingegno ngégne. Ingelosire ngelusí. Inginocchiare renucchjá. Ingioiellare ngannaccá. Ingiuria ggnuramjénde. Ingiuriare ggnurá. Ingobbire ṡgubbá. Ingoiare calá, ngurpurá. Ingolosire ngannarutí. Ingozzare strafucá. Ingrandire fá cchiù ggruósse. Ingrassare acciuttá. Ingresso èndrate. Ingrossare ngrussá. Ingrugnare ngrugná. Iniezione nnezzióne. Iniezioni nnezziune. Inimicare nnemecá. Iniziare ngepjá. Iniziare a bollire furfechjá. Inizio di gomitolo jéffele. Innamorare nnammurá. Innervosire tuccá li njérve. Inquietare nguartá. Inquilino ngulíne. Insaccare nżaccá. Insanguinare nżangulendá. Insanire nżalaní. Insapore nu ndéne sapóre. Insaporire nżapurí Insaputo nżapute. Insecchire nżecchí. Insegare nżevá. Insegnare nżegná. Inseguire appersagliá. Inselvatichire nżelvaggí. Inselvatichito nżelvaggiúte. Inseparabile nżeparábbele. Inservibile nummále. Inservibili nummálene. Insieme nżjéme. Insinuare nżenuá. Insistere nżíste. Insolazione nżulazzióne. Insomma nżómme. Insospettire nżuspettí. Insudiciare mbiastrá. Insufficiente nżuffecjénde. Insultare ngemendá, nżultá. Insuperbire nżuperbí. Intabarrare accapputtá. Intagliare ndagliá. Intanto ndramènde. Intarsiare ndarsjá. 282 Intasare uppelá. Intascare métte nd'a la sacche. Intatto ndatte. Integralmente affíle affíle. Intelletto ndellètte. Intendere ndènne. Intento ndènde. Intenzione ndenżióne. Interessare mbacciá, nderessá. Interesse nderrèsse. Interno rerínde. Interno, all’- rarínde. Intero sane-sane. Interpretare nderpretá. Interrare nderrá. Interruttore chiavètte. Interstizio ṡbácule. Intestardire ngapuní. Intestare métte mbjétte. Intingere nfónne. Intirizzire arruzzulí. Intisichire ndesechí. Intitolare ndetulá. Intonacare ndunacá. Intonare nduná. Intontire ndufá, ndundí. Intoppare nduppá. Intoppo nduppe. Intorbidare ndruvelá. Intorno attuórne. Intorno intorno tuórne tuórne. Intossicare ndussecá. Intrattenimento ndrattjéne. Intravedere straveré. Intravisto stravíste. Intrecciare ndrecciá. Intreccio ndrécce. Intrigare ndrecá. Intristire ndrestí Introdurre mbezzá. Introitare ndrujtá. Intromettere ndrumétte. Intronare ndruná. Intrufolarsi feccárse mmjézze. Intruglio ndruglie. Intuito, per- a la puzze. Inumidire ngummerí. Inutile nnútele. Invecchiare nvecchjá. Invece mméce. Inventare ammendá. Inverso mmjérse. Inverso, all’- alammèrse. Inviare manná. Invidia mmìrje. Invitare mmetá. Invito mmíte. Invogliare nvugliá. Involto di panni da lavare mappate. Inzaccherare azzangá. Inzeppare nżeppá. Inzuccherare nżuccará. Inzuppare spunżá. Io éo. Ipocondria pecundríje. Irrigidire ndesí. Irrigidito ndesute. Irrimediabile sènż’arremérje. Irritare ngazzá. Ispettore spettóre. Ispezionare spezzjuná. Istigare ajstecá. Istruire struuí. 283 L à ddá. à dentro ddaddínde. à dietro ddaddréte. à fuori ddàffóre. Là, in- addá. Là intorno ddàttuórne, raddattuórne. Là sopra dammónde, ddàssópe. Là vicino dabbecíne. Laboratorio labbratòrje. Laccio lazze. Lacerare lazzerjá. Ladro marjuóle. Ladruncolo mariungjédde. Laggiù ddabbasce. Lagna latuórne. Lago lahe. Lamentare lamendá. Lamento lamjénde. Lamiera ramére. Lamina pétene. Lampante lambande. Lampione lambjóne, pl. lambjùne. Lanciare mená. Lanetta lanettíne. Laniccio lanacce. Laniccio sui vestiti racche. Lappare surchjá. Largo làrehe. Lasciare lassá. Lasciare lividi ammatundá. Lassù ddassópe. Lateralmente re quarte. Latitante vá fujènne. Lato quarte. Latrocinio ladrucínje, mariulícje. Lattaio lattare. Lattifero lattóse. Laurea làurje Laureare laurjá. Lavandaia lavannáre. Lavare lavá. Lavare a mano il bucato streculá. Lavata di testa cazzjàte. Lavorare fatijá. Lavorare a maglia fatijá a mmaglie, pungechjá. Lavorare con solerzia truttjá. Lavoricchiare petteljá. Lavoro fatìa. Lavoro, non finire o completare unacciuuí. Lavoro intermittente lasse e ppiglie. Lavoro leggero artalègge. Leccare alleccá. Leccornia leccardízzje. Lega léhe. Legaccio attaccáglie. Legalmente pe víje re légge. Legare attaccá, cegná. Leggenda leggènde. Leggere lègge. Leggero ljégge, f. lègge. Legittima leggítteme. Lei édde. Lembo zénne. Lèmme lèmme lòcche lòcche. Lentamente tòme tòme. Lentezza chjutaríje, lendézze. Lentezza esagerata musciaríje. Lesinare terá. Lettere líttere. Letto leggiúte. Levante luhuánde. Levare luvá. Levarsi speselárse. Levatrice vammane. Lezione lezzióne, pl. lezziùne. Lezzo addáje. Lì ddó. Lì dentro ddóddìnde. Liberare lebberá. Libero da impegno spicce. Libero líbbere. Libretto della pensione s.f. lebbrètte. Libretto s.m. lebbrètte. Libricino lebbrecjédde. Libro libbre. Licenziare lecenżjá. Lieve (di peso) pésele. Lievitare crésce. Limitare lemetá. Limite lémmete. Limpido chiare chiare. 284 Linea línja. Lineamento linjamènde. Lineetta lenjètte. Linguaggio ru parlá. Liquame quaquaròglie. Liquidare lequetá. Lisciare allesciá. Lisciata allesciáte. Lisciatina allesciatèlle. Liscio lisce. Liscivia lessíje. Lite allíte, sciarre. Litigare acciuppjá, fá allíte, fá sciarre, sciarrá. Litigio alletetórje. Livellare assuzzá. Locale lucale. Locomotiva lucumetíve. Loculo nicchie. Lodare ludá. Logico lòggeche. Lontana, alla- alalundáne. Lontananza lundanánże. Lontano alluónghe, lundane. Lontano sia arassesíje. Loquacità taccarèdde. Lordo lurde. Lordura lurddízzje. Loro lóre. Lottare luttá. Lucidare allucetá. Lucido lùcete. Lucifero cifre. Lucignolo lucígne. Lucro rucle. Lui idde. Lunga lònghe. Lungo la schiena rine-rine. Lungo luónghe. Lungo, a- alluónghe. Luogo luóche; pl. luóchere. Lupinaio lupenáre. Lupo mannaro pumbunáre. Lustrare (i mobili) allustrí. 285 acchia nguacchie. acchiare nguacchjá. acchina machene. acchinare machenjá. Macchinetta machenètte. Macchinista macheníste. Macchiolina nguacchicjédde. Macellaio chianghjére, f. chianghére. Macellare accíre. Macelleria chianghe. Macerare ścummacerí. Macigno peścóne, pl. peścune. Macigno infossato per metà pundare. Madama maràme. Madamigella madamusèlle. Madonna Marònne. Madonnina Marunnèlle. Madrina cummare. Maestro majéste; f. maéste. Mafioso maffiuse. Maga mahe. Magagnare ammahagná. Magari! ammaháre. Magazzino mahazzéne. Maggioranza maggiurànże. Maggiordomo macerdòme. Maggiore cchiù ggruósse; f. cchiù ggròsse. Maglia alta (uncinetto) bbattute. Maglia bassa (uncinetto) mèzzemàglie. Mai sia! nunżiamáje!. Mal coperto per negligenza ngrille; f. ngrélle. Malacreanza malacriànże. Malamente ammalamènde. Malannaggio mannagge. Malapena, a- a mmaletepéne. Malaugurio malahúrje. M Male, non c’è- stríppele stráppele. Maledetto malerítte. Maledire maleríce. Maledizione malerezzióne, sendènże. Maleducazione malarucazzióne. Malfatto malefátte. Malinconia malenguníje. Malocchio maluócchie. Maltenuto maletenúte. Manata uangiate. Manatella uangiatèdde. Mancamento mangamjénde. Mancare mangá. Mancia rialíje. Mandare manná. Mandata passate. Mandolino mandulíne. Maneggiare manjá. Mangiare mangiá, pappuljá. Mangiare a sbafo mangiá a ścruócchie. Mangiare cibo disgustoso e pesante stumbagná. Mangiare di grasso ngammará. Mangiare di magro ścammará. Mangiare smodatamente ścrufunjá. Mangiare troppo abbuttá. Mani, nelle- mmane. Manico maneche. Maniera mmanére. Maniera dell'asino, alla- a la ciuccégna manére. Maniere, con le buone- cu ru bbuóne. Mano, alla- alamáne. Mano, a mano a- mane mane. Mano aperta uange. Mano, in- mmane. Manovrare manuvrá. BARBIERE Ammulá, assucacapídde, bbrellandíne, capédde, capidde, carusá, cóndrapíle, fá la cape, fá la varve, fuórfece, machenètte pe carusá, mandellíne pe li capidde, nżapuná, pennjélle, pennjélle pe luvá li capidde, pettenésse, pettenessíne, rasùle, ścamurrá, ścrime, ścupètte, specciá li capidde, strappe, tuvaglie, vacenèlle, varvaríje, varve, varvjére. 286 CALZOLAIO Allustrá, bbangarjédde, cendrédde, chiuóve, crióle, cuórje, curtjédde, fórme, fórme re fjérre, fòrte re la ścarpe, martjédde, métte la mèzzesóle, passacére, preccètte, ścarpàre, ścupètte, semenżèlle, sóle, sópatàcche, spaccaòcchjèlle, spartepúnde, suglie, tenàglie a ddjénde, tirasóle, uardamáne, vandére, vattechiuóve. FABBRO Allemá, ammulá, angùre, azzarí, càlebbre, cendróne, cendrùne, chiave èsagonale, chiuóve, fémmene felettáte, ferrá, ferràre, ferraríje, fòrbece, fòrge, lime piatte, tondìne, mezzatónde, martjédde tirachiuóve, màścule felettáte, mazze re fjérre, mazzóle, mbanatúre, mórse, ndenàglie, pundíne e ścarpjédde, séche, sferrá, tràpene. FALEGNAME Bbite, chianòzze, chianuózze, chiuóve, ggiravíte, gubbia, làppese, lime, marteddúzze, martjédde, maste, masteráscie, mazzóle, mbellecciatúre, móle a acque, mórse, mórse re lu bbanghe, ndarsjá, ndenàglie, nghiuvá, ngullá, pére re puórche, pundíne, raspe, raspíne, ròndèlle, ścarpjédde, sciùscele, secá, secatúre, séche a mmane, secòzze, sengatúre, serràcchie, spìnnele a mmane, tàhule, tahulédde, tahulóne, tràpene a mmane, zéppe re lu bbanghe. FORNAIO Furnare, furne, mùnnele, munnulatúre, nfurná, palummésse, raretóre, ratavjédde, stagnére, tàhule re ru ppane. MURATORE Ànnete, bbattetóre, bbuggiàrde, bbujàcche, caldarèlle, caucenáre, càucia, cèleme, cemènde, ceppóne, cìccele, cucchiàra, cucchiarèdde, facciavíste, frabbecá, frabbecatóre, fràbbeche, fragàsse, fuósse p'abbagná la càucia, ggésse, ggraste, grale, jttá ndèrre, levjélle, manuhuàle, martjédde, maste, matóne, matunácce, matùne, mbastá la càuce, mòtòpiche, muralètte, ngauciá, nguagliá, pale, piche, piómbe, pundélle, quaglie, réne, ru ffine, ścarpjédde, ścucchiljá, ścummegliá lu titte, sfammecá, sfrabbecá, ṡguazze, squadre, stunacá, suppónde, tahulóne, zappe, ze maste, zóche. SARTA - SARTO Acchiètte, acciàppe, acciappètte, accurtá, ache, allarehá, àquare, cacciá lu nghiùse a vvíje re rinde, capescióle, chiculédde, chjéche, chjusùra lambe, cóse, cusetóre, cusetríce, cusetúre, cusute, fendarèlle, fenemjénde, fòtere, fresìlle, fuórfece, furmèdde, futará, ggésse, majéste, métte a mmesùre, métte la pèzze, nghimá, nghjéme, pènże, pèzze, pranèlle, quatrjédde, rebbattúte, repezzá, repjézze, repìlle, rétepunde, revettá, revètte, riítale, rròbba nduócche, rucchèlle, sartulédde, sarturíje, śchjemá, ścóse, ścuppá, ścuppàte, ścusetúre, ścusute, ṡgavagliá, sóprammáne, spagnulètte, speghètte, spìngule, strénge, vùcchele re l'ache, vuttóne, vuttune. Manrovescio mmane mmjérse. Mansalva mambasse. 287 Mansueto manże. Mantenere mandené. Marchingegno marcangégne. Marcio fràcete. Marcire mmucedí, nfracetá. Marcito mmucedúte. Marciume del legno cajcce. Maritare ammaretá. Marmo mármere. Marocchino marucchíne. Marrancio marracce. Martellare marteddá. Martellata marteddáte. Mascherata maścaráte. Mascherone maścaróne. Masnada manjàte. Massaggiare struculá. Massaggio struculáte. Massaia massare. Massiccio massízze. Masticare acciaccá. Masticare lentamente ammagliá. Masticare pigramente agliaccá. Matricola matríquele. Meccanico maccàneche. Meco cummíche. Medaglia meraglie. Medaglina meraglíne. Medaglina sacra semmeráglie. Medesimo lu stésse. Mediatore zanżáne. Mediatore di cavalli zénghere. Medicare merecá. Medichino merechícchie. Medicina merecíne. Medico mjéreche; pl. mjérece. Medio re mjézze. Melato cu ru mméle. Melma lippe. Melmoso leppùse, f. leppóse. Memoria mammòrje. Mendicare menecá. Mensa mènże. Mensile misero mesatèdde. Mentalità mendaletá. Mentire rice buscíje. Mentovare munduuá. Mentre ndramènde. Menzogna panżònje. Meraviglia maravíglie. Mercato murcate. Merciaiolo merciajuóle. Merenda mmèrne. Meridionale merediunále. Merletto pundíne. Mescolanza meśculanże. Mescolare acqua e vino vattjá lu vine. Mescolare ammeścá. Messo misse, miste. METEREOLOGIA A la sulàgne, abbafáte, accquàcce, acquarèdde, acque, acque a llavìne, acque furjóse, àleme re vjénde, archetráve, arjétta fréśche, asserenáte, assulacchjá, assulacchjàte, bbabbjóne, bbabbjùne, calá, calìnje, calinjùse, càure, chimódde, chjóve, chjóve a pisciajummènde, chjóve a rellùvje o a zeffùnne, chjóve a rraje, chjóve sóre sóre, chjuóppete, chjuvaríle, chjuveddechjá, cjéle a pecurèlle, cjéle appagliaráte, cjéle sfenestráte, cóndravjénde, crescèn że, fahùgne, farreceddáte, farrecjédde, feleppíne, ferrá, ferrate, fridde, fridde sicche, ggéle, gghiuccá, ggrànnele, ggrannenéte, hilàme, hilatíme, hurràzze, juccá, juccanízze, jucculjá, jusce, laghe, lambe, maddòppele re néva, madduóppele re néva, maletjémbe, mangànże, na bbòtte re vjénde, negliàre, negliàre tèrra tèrre, negliarèdde, néva, néva a ppile re cane, néva fràcete, néva tónne, nfósse r’accquàcce, nfùsse r’accquàcce, nuvulécchie, nuvulùse, òstje re vjénde, pòddele re néva, pulvìne, quarte, ràfene, re néva, refreścatóre, relambá, rellùvje, revéce, ruśche re néva, ruśchetèdde, ścalìnje re sóle, sceddechjá, śchiòve, śchiuóppete, ścòrciacrápe, sóle c'accummènże a auzá, spére, sulìcchie, tjémbe, tjémbe ścattate, tramundá, trapanáte, 288 trònere, truóne, tumbèste, unnàte re vjénde, ursarése, vendjá, vjénde, vendarjédde, vendeléte, vòrje. Metraggio, a- nduócche. Misura di peso da 100 kg. cundale. Misura mesure. Mettere métte, ścaffá. Misurino mesurjédde. Mettersi alle costole ngarzárse. Mezzo mjézze. Misurino d’olio nel frantoio cuónże. Mezzo, in- mmjézze. Modello muórele. Mezzo litro di vino na mèzza re vine. Moderare muterá. Moderno mutèrne. Mezzo usato per togliere il malocchio ucchiatúre. Modo mmòre. Mi sai dire me saje addíce. Modo fulmineo, in- nżícchete nżácchete. Miccia mbicce. Modo loro, a- a ffatte lóre. Michelaccio Mechelásse. Modo mio, a- a ffatte míje. Migliorare megliurá. Modo suo, a- a ffatte suje. Migliore cchiù mmèglie. Modo tuo, a-a ffatte tuje. Miglioria megliuríje. Modulo mòrule. Millanteria fanatecaríje. Mogio mogio cucce-cucce. Mina méne. Moine ciange. Minaccia menazze. Molestare ngemendá. Minacciare ammenazzá. Mollare mullá. Minore cchiù píccquele. Mollare un ceffone ścaffá nu ścaffóne. Minuscolo mesícule. Molle ceniére, f. cenére. Minutaglia menuzzíglie. Molletta per i panni mullètte, ngappètte. Mio míje; pl. f. méje. Mollo spunże. Miracolo meràcquele. Molte percosse con mazza mazziatóne. Mischiare ammeścá. Moltiplicazione lu pér. Miscuglio mméśche. Molto tròppe assaje. Misura di peso 900 gr. ruótele. Molto condito stumbagnuse. Misura di cereali e di peso da 2 kg. Molto fumo fumére. mesure. Molto presto prestulídde. Misura di peso da 6 kg. mjézzequarte. Molto salato arraggiate. Misura di peso da 12 kg. quarte. Momento mumènde. Misura di peso da 24 kg. mezzètte. Misura di cereali e di peso 48 kg. tùmmele. IL MONDO ANIMALE A l'ammasóne, abbuccá, abbuvurá, abbuvuratúre, accucciulí, accustumí, àdde, àdde re nòtte, addenáre, addenèlle, addíne, addúcce, àffete, affòrge, agghiazzá, agghiónge li vuóve, agghiurdárse, aggròppá, aglistrjédde, àjne, àjne gruósse, àjnecjédde, alìce, ammammulí, ammasunárse, ammasuóne, ammurrárse, anemále, anemàlje, anemalúcce, annecchjá, annécchje, anquìlle, appagliaráte, appannatóre, arénghe, arragliá, arré vòte, arrecciá, arretená, assàme, attarèdde, attarjédde, atte, auceddúzze, aucjédde, àuze, bbèstje, bbrésseche, bbruśche, bbu bbu, bbùfele, bbulze, bbuvuróne, cacatèdde, cacciá fóre ra la tane, cacciùne, cacciungjédde, calamarjédde, cambàne, cambanjédde, cambecá, càmbeche, cambjá, canaglióne, canàreje, canepúzze, caníglie, cannàle, capecjérre, capézze, capóne, cardílle, 289 carusá, carusate, cavadde, cavaddúzze, cchiqquà, ccòrne, chiappe, cégne, celí, cémmece, céndre re adde, cerevóne, cevá, cevàte, chire, chrille quaqquà, ciambe, ciambetèdde, ciammarúca, ciammaruchèdde, ciammaruchjédde, ciàula, ciavàrre, cicerevóve, ciùcce, ciucciarjédde, ciuccióne, cjérve, còrchje, córe, córve, crape, crapettédde, crapettjédde, crenére, cru-cru, cuccavàje, cucce, cuddàre, cuórne, cuórve, cùpe, cùpere, curine, curnate, curnídde, cute cutá, cuvá, drummetàrje, fá celí celí, fá re ppòste, fá retecúle, falgunètte, falgunjétte, felètte, figliá, fòrge, fracciòmme, fracciuómme, frustallá, fujne, furcèlle, furmá na parìglie, furmíche, ggatte, gghiòrde, ggiardenjére, ggranavòttele, ggridde, ggùlepe, granfe, grattá, guverná, i…arré, isce, jàccule, jazze, jènghe, jummènde, juve, lebbràcchie, lèbbre, lénnele, lìnnele, liunésse, ljóne, ljùne, ljébbre, lòndre, lópàje, lupacchjédde, mandre, mastrìdde, mazzaférre, mbastóravácche, mbasturá, mbenná, mèrche, melògne, mjérle, millepjére, mónge, mòrge, mórre, móśca gròsse, móśche re ru mméle, móve la córe, mundá, mundóne, musce, mùsce mùsce, muśchìdde, muscìlle, muścóne, mussaróle, naśchètte, natrèdde, ndrìglie, nganá, ngapezzá, ngròppe, ngurná, nire, nìrere, nu ndéne pénne, ólepa vècchie, ólepe, pacche, palómme, palumbe, palummèlle, paparasciànne, paparjédde, pappahálle, pappeciònne, pappeciuónne, pàppele, paratúre, parauócchie, paricchie, passallá, passarjédde, pecciungjédde, pecurèlle, pèquara, perócchie, perócchie puddìne, perucchie, pescetjédde, petturále, pezzeljá, piche, pisce, pòddele, pólece, pólepe, ppèquere, prre scióte, prrritté, puddastre, puddastrèdde, puddastrjédde, puddítre, puddulécchie, puddulóne, pùlece, pulecenáre, pulecìne, pumètte, pungeglióne, puórce, puórcespíne, puòrche, puórchespíne, purceddúzze, purcìle, purcjédde, quagliuózze, ràchene, rahanèdde, range, rangetjédde, rangutánghe, rasteddìjá, rastegljére, re cavàdde, réglie, rennenèlle, rennenóne, rennenúne, renucchie re réte, rétene, retràngule, ricce, ròjne, rònnele, rucchjá, rumá, ruóspe, rusce, rusciá, sàleme, sanapurcèlle, sandanecóle, sanguètte, saràche, sarachèdde, ṡbulacchjá, ṡburdeglóne, ścamá, ścame, ścapezzá, ścarpióne, ścarrafóne, ścarrafùne, sceddàte, scédde, sceddùzze, śchernúzzele, śchine, sciaccquàglie, sció, sció-sció, ścujàttele, ścumàzze, ścutecá, ścuzzá, ścuzzàte, sèrpa r'acque, sèrpe, serpjénde, serpógnele, sicce, sjérpere, soprànne, sóreche, sóttacóre, sóttapanże, sóttòcanne cu li cambanjédde, spenná, spine re lu pésce, sprucculjá, spurucchjárse, ssamá, stacche, staffale, stambóne, stambùne, strame, stréppe, stuóle, suátte, succhetá, sùrece, surecídde, tagliafuórbece, taglióle, talepíne, taràndele, tarle, tàrule, tàure, taurí, teràndele, testùjne, tì…tì, torciamússe, tréglie, ttéqquá, tunne, tuzzulatúre, uarnemjénde, uèrre, uésciù, ulpacchjédde, umbrùse, uórje, urse, usegnuóle, ùsse péglie, utjédde, vacche, vaccìne, vagná, vannìne, varde, varve re lu cavàdde, vavetóne, vèndre, vèrme luónghe, vermecjédde, vesàzze, vestjàme, vèstje, vicce, vjérme, vjérme luónghe, vòcchele, vóve, vòzze, vranghe, vrécce, vriglie, vulpìne, vuóve, vurve, vurvuglióne, vurvugliúne, zan żarróne, zappá, zeré zeré, zòcchele, zóche, zucculóne, zurre, zuzù, zzèqquà. Momento, all'ultimo- ngànna Monsignore s.m.sing. munżegnóre, pl. ngànne. munżegnure. Monaca caperepèzze, mòneche. Montagna mundagne. Monaco mòneche, pl. muónece. Montanaro mundagnare. Monastero munastére. Montare mundá. Mondezzaio munezzáre. Monumento munumènde. Mondo munne. Morbido cenjére; f. cenére. Mondo cattivo malemunne. Mordere muzzecá. Monocolo caramèlle. Mormorare murmurá. 290 Morsettino muzzechícchie. Morsetto mursecjédde. Morso muórse, mùzzeche. Mortaretto maśche. Morticino murtecjédde. Mortificare murtefecá. Mortigno murtacígne. Morto muórte. Mortorio murtòrje. Moscaiola móśchjére. Mosso muósse. Mostacciata mustazzóne. Mostrare fá veré. Motivo mutive. Movimento muvemènde. Mozzato mózze. Mozzetta muzzètte. Mozzicone muzzóne, pl. muzzùne. Mucchietto mundungjédde. Mucchio attuóppe, mundóne. Mucchio di ghiaia vrecciúme. Muffa pperúte. Mugnaio mulenáre. Mulinello frule pacce. Mulino piccolo a trazione animale cendímele. Municipio Cummune. Muovere mòve, meglicá. Mussolina musullíne. Mutare cangiá. 291 acchere castagnóle. arrare raccundá. ascondere annaścónne, ammucciá. Nascondere in un luogo profondo suffunná. Nascostamente a mecciune, annaścúse. N Nascosto annaścuóste. Nascosto, di- aùmme aùmme. Nasello nasídde. Nave légne. Neanche manghe. Neanche per idea manghe pe la cape. NUMERI Bbinde, cendenáre, cinghe, cinghecjénde, cinguànde, cjénde, ddòje, dduje, megliáre, nóve, nùmmere, nuvànde, nuvecjénde, òtte, ottecjénde, quarànde, quatte, quattecjénde, quattòrdece, quìnnece, recennòve, receròtte, recessètte, recíne, rjéce, rjécemíle, ròje, ruje, rujcjénde, rujmìla, rùrece, rurecèseme, séje, séjcjénde, sessandíne, settandíne, sètte, settecjénde, sìrece, tré, trecjénde, trènde, trendíne, trerecèseme, trìrece, une, ùnnece, uttànde, venderùje, vendíne, vendùne, vinde, zzére. Negare nehà. Normale nurmale. Negoziante nehuziànde. Nostrano nustrane. Negozio nehòzzje, sciòrpe. Nostro nuóste, f. nòste. Negro níure. Notaio nutare. Neon liònne. Notare nutá. Nero nìure, f. nèure. Notizia nutízzje. Nerofumo nìurefùme. Notturno re nòtte. Nespola (colpo) cunésse. Novello nuvjélle; f. nuvèlle. Nessuno nesciune. Novena nuvéle. Nettare annettá. Novità nuvetá. Nevaio nevére. Nudo nure. Nevvero nélluvére. Nuotare nutá. Nichelino nechèlle. Nuova nóve. Niente di meno njéndereméne. Nuovo, di- arréte. Niente njénde. Nutrice nutrízze. Niente niente annjénde annjénde. Ninnolo ciangianjédde. No nóne. Nobile nòbbele. Nodino nurechícchie. Nodo nùreche, pl. nnóreche Nodo scorsoio nùreche ścurretúre. Nodoso nurecúse. Noi nuje. Noi, tra di- a nnuje a nnuje. Nomea nnumenáte. Nome nnóme. Nominare munduuá, nnumená. Non nun. Non più nòcchiù. Non volerne sapere vulé nganne. Nonnulla nunjénde. 292 bbedienza ubberjénże. bbligare ubblegá. bbligo,d’- re furzíve. ccasione accasjóne. Occhiata ucchjàte. Occorrente accurrènde. Occupare accupá. Odiare pegliá nnòrje, udjá. Odio òrje. Odio, in- annòrje. Odorare addurá, naśchjá, usemá. Odore adduóre, úseme. Odoroso addurènde. Offendere abbuttá re male paróle, uffènne. Offendersi pegliárse còrele. Offerta uffèrte. Offesa uffése. Offrire uffrí. Oggetto uggètte. Oggetto di scarso valore stagnarjédde. Ogni momento óre, punde e mumènde. Ognuno agnùne. Ohé! ué!. Oleato oljàte. Oliare ugliá. Oltre cchiù addá. Ombra mbróje. Ombrellaio mbrelláre. Ombroso a mmaráme, muríteche. Omicidio mecírje. Oncia ónże. Onda ónne. Ondulato aggarbáte. Onestà unestá. Onomastico unumásteche. Onorare unurá. Onore unòre. Opaco matte. Operaio uperáje. Operazione uperazzjóne. Opinione penjóne. Opposto uppòste. Oppresso upprèsse. Opprimere uppríme. Or ora a ffriśche a ffriśche. Ora mó. O Ora, per- pe mmó. Orario urárje. Orco uórche. Ordinare urdená. Ordinario urdenárje. Ordine, in- affíle. Orefice aréfece. Organetto urganètte. Organizzare urganezzá. Orientamento urjéndamènde. Orientare urjéndá. Originale uriggenale. Originario uriggenárje. Origliare annaselá. Orizzontale nghiane. Orizzontare urizzundá. Orletto urlecjédde. Orlo urle; f.pl. órlere. Orlo orlo rènże rènże. Orlo, sull’- mbizze mbizze. Orma piste. Ormai aramáje. Ornamento urnamènde, pl. urnamjénde. Ornare urná. Orologiaio llurgiáre. Osare tené la facce tòste. Oscurità cechíe, squríje. Oscurità impenetrabile squríja tèrra tèrre. Oscuro, all'- alasquríje. Ospedale spetale. Ospitare uspetá. Ospizio uspízzje. Ossequiare ussequjá. Osservare usservá. Ossessione ussessióne. Ossesso ussèsse. Ossigeno ussíggene. Ostacolo ustácule. Ostensorio spére. Ostinare ustená. Ottavino attavíne. Ottenere uttené. Ottenuto uttenúte. Ottimo strafìne. Otturare uppelá. Ovale uvale. 293 Ovatta uvatte. Ovunque nnògne luóghe. Oziare stá cu re mmane ndrippe. 294 P acchetto di tabacco paccòttíne. ace, in- mbace. ace, non trovare- refená. adreterno Patratèrne. Padrino cumbare. Padronanza padrunànże. Padronale patrunale. Paesano pajsane. Paese pajése. Paesello pajsjédde. Paesotto pajsòtte. Paga pàhe. Pagamento pahamènde. Pagare pahá. Pagare in contanti pahá prónda casse. Pagatore pahatóre. Pagella paggèlle. Pagina pággene. Paglierino paglíne. Paio pare. Palese palíse. Pallata paddate. Pallonata pallunate. Pallone pallóne, pl. pallùne. Palpare attandá. Panciata panżàte. Panegirico paraggíreche. PASTA Àcene re grane, àcene re pépe, bbrecciatjélle, capellíne, capìdde r’àngele, cecatjédde, cìngule, cunghe, cuzzulédde, felatjédde, friśchetjédde, fusìdde, ggnòcche, lahanèdde, làhene, lasàgne ricce, maccaróne, maccarúne, maccarúne a mmane calàte e mangiàte, maccarúne accattáte, maccarúne alluónghe, mazzàcchere, mjézze zite, nocchètte, panne re maccarúne, pastambròre, paste a tubbètte, paste re la reggìne, pennìne, pezzédde, pezzòtte, ravajuóle, ścappúne, sémmele, stellíne, taccunjélle, tagliulíne, vermecjédde, vrucchitèdde. Pannaiolo pannacciáre. Parrucchiera capére. Panorama panuráme. Parte quarte, víje. Pappare pappuljá. Parte all’altra, da una- ra nu quarte a Paradiso Paravíse. n’ate. Paragonabile parahunábbele. Parte, da parte a- ra fóre a ffóre. Paragonare parahuná. Parte, dalla sua- a l’ale suje. Paragone parahóne. Particola partícule. Paranco paràngule. Partire ìre fóre tèrre, parte. Parare pará. Partito partute. Parecchio bbunacchie, parícchie. Passabile passábbele. Pareggio parégge. Passaporto passapuórte. Pari pare, suózze, f. sòzze. Passare l’effetto dell’ubriachezza ṡvená. Pari e dispari pare e spare. Passare passá. Pari pari suózze suózze. Passatempo passatjémbe. Parlantina taccarèdde. Passeggero passéggjére. Parlare parlá. Passeggiare passjá. Parlare a bassa voce parlá chiane chiane. Passeggiata passjàte. Parlata incomprensibile ggiargianése. Passeggio strusce Parlata parlatúre. Passetto passecjédde. Parlottare sparluttá. Passo indietro réte pére. Parola paróle, sciòscele. Passo lungo scialànghe. Parolaccia malaparóle; pl. maleparóle. Pastocchia papòcchie. Parolaio parlíste. Pastoso pastuse. Parolina parulécchie, parulélle. Pastrocchio pastruócchie. Parrocchiano parrucchjàne. 295 PERSONA: caratteristiche. A ppile mmjérse, abbalúte, abbasáte, abbènje, abburracciáte, abbussacchiáte, accafuddáte, acciaccáte, acciaccóne, acciappóne, accrianżáte, accundarèdde, accundarjédde, affàbbele, affacennáte, affaráte, affurtunáte, alanúre, alabbunáte, allaccanúte, allattánde, alléccapiátte, alletteráte, amàbbele, ammujnatóre, ammupúte, amurúse, andìste, anghjàte, angìbbele, anżjóse, anżjùse, appasunnáte, appecciafuóche, apprènżíve, arraffóne, arraggiáte, arreccúte, arrepecchiàte, arruzzulúte, asciùte pacce, attamurrúte, attemammóne, attùse, àuta, àute, avanżatjédde, bbabbjóne, bbanghére, bbarbògge, bbècchie, bbèlla fémmene, bbèlle, bbellílle, bbellìzze, bbèllu, bbèllufàtte, bbéve angóre ru llatte, bbirbandóne, bbóne, bbónóme, bbruttulílle, bbuóne, bbusciàrde, bbusciardèlle, bbusciardjélle, bbusciardázze, bbusciardóne, ca ce vale, cacaccióse, cacacciùse, cacaglióne, cacasótte, caccelénghe, cafóne, cafunázze, cafungjédde, cagge, cagliuózze, calurúse, caméle, canèrce, cannarutázze, cannarúte, capa vacànde, capacchióne, capandéndele, capatòste, capascigliàte, caperícce, capetuóste, capezzóne, capjénde, capóne, capòteche, capuóteche, capuzzjédde, caràppele, carastúse, carnètte, carrucchjàne, carrucchjóne, cataplásme, catòzze, catuózze, cattevèlle, cattevjélle, caucíatóre, cazzíttele, cazzóne, cecàte, cecciuvéttele, cecunnáre, celebbríne, cercànde, cernecchjàre, cetrùle, chiacchiaróne, chiacchiarésse, chiachjélle, chiangiulènde, chiapparjédde, chiapparóne, chiapparúle, chiappíne, chiarfóse, chiarfùse, chiarfusèdde, chiarfusjédde, chiatte, chiattóne, chiattulélle, chiattulílle, chichirinèlle, chjòchiere, chjuóte, ciaciòtte, ciaciuótte, ciangióse, ciangiùse, ciàula vóccapèrte, ciavattóne, ciómbe, ciónghe, ciòtte, ciùcce presunduóse, ciumbe, ciunghe, ciuótte, ciuttulélle, ciuttulílle, córe cundènde, crapeccióse, crapecciúse, criatùre, criaturèdde, criaturjédde, cristjàne, crjóse, crjùse, cròcche, cruréle, cucciùte, cugnètte, culèreche, cumbàgne, cumbagnèdde, cumbagnjédde, cundegnúse, cundènde, cunfùse, curaggiùse, curnùte, curunáre, cuscenżjùse, cuzzàmmere, cuzzarjédde, cuzzecóne, éśche re córte, facce re mbise, facce re mòstre, facce rósse, facce russe, facce sénghe sénghe, faccetuóste, facciatòste, face ascí re ścatèdde, facultúse, fanàteche, fanfarróne, farabbútte, farfaglióne, fatjatóre, fattìzze, fàuze, fefùse, feglióle, fegliulèdde, felabbustjére, felòseme, femmenázze, fémmene, fémmene re case, femmenèlle, femmenóne, femmenúcce, feréle, fessìlle, festajuóle, fetendóne, fetóse, fetùse, fine, fine-fine, fiume surde, fracciòmme, fracciuómme, fraccòmede, fraffòglie, franfellécchie, franfellícchie, fra śchètte, fraulóne, frechíttele, freddelúse, frégne, frùśchele, fruscióne, frustére, frustjére, fucùse, furastére, furastjére, furèsteche, furzùse, ggàute, ggelùse, ggendíle, ggenerúse, ggenjùse, gghjàseme, ggióvene, ggiuvanuttjélle, ggiuvanuttóne, ggnòcche, ggnurànde, ggnurandóne, ggrascióne, gravànde, gròsse, gruósse, grussucèdde, grussecjédde, grussulédde, grussulídde, halànde, halandóme, janghe cúm'a la cére, jé nżiste, jé tand’óre quande pése, labburjùse, lamendúse, lengùte, lluse, lòffere, luffjàne, lunàteche, lupe re nòtte, maccarunáre, maggiurènne, malacristjàne, malafémmene, malalénghe, malatjédde, malatízze, malecaváte, malecriáte, malecristjàne, malepahatóre, malepatúte, malepenżànde, malèrve, malevestúte, malvàgge, mammalúcche, mammarínnele, mamuócce, mandenúte, mangenòtte, mangiaèddòrme, mangiamánge, mangiapáne a traremjénde, marcandònje, marpióne, màścule, maśculídde, maśculóne, matafóne, mattògne, mattuógne, mbacciùte, mbraculènde, mbraculúse, mbranàte, mbrettenènde, mbriàche, mbriacóne, mbrògliatútele, mbruglióne, mbuttanúte, megliaríne, meliunàrje, menuórchie, métte lu lècche, mèzzabbòtte, mèzzacauzètte, mjézze addurmúte, mjézze mbriàche, mittafuóche, mmeserúte, móre re Ddíje, muccóse, muccùse, muccusèdde, 296 muccusjédde, mundóne, muórte re fame, muórte re séte, musce, muśchélle, muścóne, musecóne, muzzóne, muzzungèdde, muzzungjédde, naśchélle, naśchìlle, nase cricche, nase felènde, nazze-nazze, ndaccarúte, ndebbulúte, ndelleggènde, ndepáteche, nderetìnghete e nderetànghete, ndesecúte, ndespunènde, ndiste, ndòmmene, ndrattábbele, ndrecánde, ndrécchie, ndricchísse, ndrecchjére, ndrecchjésse, nduónde, ndurlóne, ndussecóse, ndussecúse, nennélle, nennìlle, nervùse, nfame, nfanfalúte, nfaunùte, nfelìce, nfètte, nfraccàse, nfreculére, nfreculjére, nfusse cúm'a nu paparjédde, ngagnóse, ngagnùse, ngapáce, ngapunúte, ngazzúse, ngegnùse, ngèneve, ngevelúte, ngevíle, ngianghe, ngiuccarúte, ngruccunúte, ngumbetènde, níure, nnàbbele, nnòque, nu mbéve vine, nu mbòte avé figlie, nu ndéne njénde, nu ndéne sjénże, nu nże póte currègge, nu póche mbriàche, nuzènde, nvanvalúte, nżalanúte, nżenżżíbbele, nżiste, nżuddesfàtte, nżulènde, nżunnulúte, nżuppurtábbele, nżuráte, óme, pacce, pacchiàne, pacchianèlle, pacciaglióne, pacciarèdde, pacciarjédde, pacciògne, pacciuógne, pacenżjùse, padrenquanquére, pagnótte, pagnuttèlle, pagnuttjélle, pahunázze, pallunjére, pambascióne, panduóteche, paníste, pappalóne, pappamòlle, pàppele addurmúte, parlannánde, pasònne, pasuónne, paurùse, pazzjarèdde, pazzjarjédde, pecculíne, pecuózze, pegnuóle, pelajóle, pelajuóle, pelóse, pelùse, pembenèlle, penżeróse, penżerúse, penżùse, pèrdejuórne, perlecchìsse, perlecchèsse, persóne, persùne, pertecalònghe, pesciacchiàre, péttelangúle, petteljére, pettuóje, pezzènde, pezzendjélle, piatùse, picchiùse, pìccquele, pjézze re fémmene, pòrta nu vjénde, pòrtaddúce, pòvróme, preputènde, pressciajuóle, pruffetjùse, prusunduóse, purcèdde, purucchiúse, puverèdde, puverjédde, quaccquaraccquá, quattuócchie, rattìgne, re bbéne córe, re criatùre, re póche paróle, rébbele, rebbetóre, rebbusciàte, recchjóne, refecjénde, releggènde, relenguènde, relettánde, resajóle, resajuóle, resgraziáte, respettatévele, respettúse, respòteche, restòcrateche, restràtte, resuccupáte, resunèste, resurjéndáte, rósecasícce, ròspe, rubbacóre, rumàste zite, ruócchie, ruóspe, rurmeglióne, russe malupíle, ruzze, sabbe, salvàgge, sandarèdde, sandemeseríne, sanduócchie, sane, sapùte, saputjélle, sarchiapóne, satuórne, ṡbabbàcule, ṡbélete, ṡbèteche, ṡbrafànde, ṡbruffóne, ṡbulàcchie, ścacchjàte, ścacchiatjédde, ścalandróne, ścamùzze, ścandàte, ścandumáte, ścanusciùte, ścanżafatíje, ścanżunáte, ścapàrbje, ścapìlle, ścarazínżele, ścaróse, ścarugnáte, ścarùse, ścarùte, ścattanguórpe, ścattóne, ścattuùte, ścàuze, ścauzacáne, ścazzuóppele, sceremenghílle, scèrquele, śchefelòtte, śchétte, śchifùse, sciabbàtte, sciabbècche, sciaccquètte, sciacculattóne, scialóne, sciambagnóne, sciaòrte, sciapìte, sciaròglie, sciascianáte, sciauórte, sciauráte, scigliàte, scigne, sciuèrte, sciulàte, sciurtúte, sciuurtóne, ścónżajuóche, ścraccanáte, ścravaccamundágne, ścrianżàte, ścruccóne, ścrupulúse, ścucciatóre, śculèreche, ścullacciáte, ścummacerúte, ścummettetóre, ścundénde, ścundróse, ścundrùse, ścunferóne, ścunżederáte, ścuraggiùte, ścurciànde, ścurdarédde, ścurdarjèdde, ścurnacchiáte, ścurnùse, ścuscenáte, ścustumáte, sécche, secchìne, sechetenòsse, sengére, sènża sjénże, sènża vulundà, senżíbbele, sfaccìme, sfacennáte, sfasuláte, sfelóse, sfelùse, sfuttetóre, sfuttetúre, ṡgheletrúte, sicche, sicche sicche, sicche a li cane, sljàle, smaniùse, smurfióse, smurfiùse, spaccóne, spajsàte, spamìsse, spanàte re cape, spanżíve, spassùse, speluórce, spenżeráte, speranżóne, speretúse, spèrte, spezéche, spiandáte, spicciafacènne, spilapíppe, spòrche, spruvverúte, spulecchióne, spulechíne, spundànje, spuórche, spurcaccióne, spustàte, squìccele, stá citte, stá malamènde, stá murènne, stangóne, sterrafàtte, stinge, stracche, strafuttènde, stravahánde, strazzóne, stremenżúte, strèuse, strùmmele, 297 strunże, strùppje, strurjàne, stucràteche, stuóteche, stùpete, stupetégne, stupetígne, stuppaglióse, stuppagliùse, sturdúte, sturjùse, sucjévele, sufìsteche, sularíle, suletàrje, superbóse, superbùse, supruósse, surdellíne, suspettóse, suspettúse, sustùse, ṡvugliàte, taccunére, taccunjére, tamàrre, tefùse, tené cchiù re cjénd’anne, téne la stessa ità, téne lu carùse, téne na lópe, téne trénd’anne, teracóre, teretécchete, teretìcchete, tjàte, tórde, trambégne, trambìgne, tranguìlle, trapulóne, traretóre, travestúte, treppùte, trerecánde, trippe r'acquasále, tripperabbòzzje, trucculécchie, trucculícchie, trùfele, trufelícchie, trugne, tuózze, turde, turse, tuzzacúle, uagliunástre, uagliungjédde, uaglióne, uagliùne, uagliùne cresciùte cúm'a la malèrve, ubberjénde, ufàne, uljùse, umecjédde, umóne, uómene, urguglióse, urgugliùse, ustìle, uzzjùse, vahabbónde, vajàsse, valurúse, vandajóttele, vandajuóttele, vanùse, vasce, vasciulédde, vasciulídde, vavònne, vècchie, vecchiarèdde, vecchiarjédde, vecchióne, véggete, vengetóre, vérde cúm’a nu ràghene, vére alluónghe, vére stuórte, véreve, vevènde, vevetóre, vezzjùse, vezzóche, vezzuóche, vjécchie, vjécchie re lu mestjére, vìreve, vóccapèrte, vóccapjérte, vòtabbandjére, vòtafacce, vótte a ffá juórne, vótte a ffá nòtte, vracche, vreugnóse, vreugnúse, vucculóne, vulgàre, vulùbbele, vulundàrje, vulunderúse, zavarróne, zellùse, zenżelóse, zenżelúse, zerepéttele, zerepíttele, zetàcchere, zite, zórre, zózze, zumbellíne, zuóppe, zupparjélle, zurre, zuzze, zzuóteche. Patente patènde. Pensa e ripensa pènża mó e pènża pó. Paternostro patrennòste. Pensabile penżábbele. Patimento patemjénde. Pensamento penżamènde, pl.penżamjénde. Patina lippe. Pensare penżá. Patinoso leppùse, f. leppóse. Patire patí. Pensiero penżjére. Patito patute. Pensiero fisso fìseme. Patronale padrunále. Pensionato penżjunáte. Pattuglia bbattuglie. Pensioncina penżjungèdde. Pattugliare bbattugliá. Pensione penżjóne, pl. penżjùne. Paura ócce. Pentimento pendemènde, pl. pendemjénde. Pavoneggiarsi pahunjárse. Pentire pendí. Pazienza pacjénże. Pentito pendute. Pazienza, con- mbacjénże. Per pe. Pazzeggiare paccìá. Perché pecché. Pazzia paccíje. Perciò peqquésse. Pedata ciambate. Percorso periferico ddréte pe ddréte. Pedestre cu li pjére. Percossa taccaráte. Pedina petíne. Percosse con mazza mazzjàte. Peggio pègge. Percuotere taccherjá. Peggiore pègge. Perdere pèrde. Peggiore guaio cape uaje. Perdere elasticità smullá. Pelucco racche. Perdere di recipiente córre. Penare pená, spandecá. Perdere il ben dell’intelletto sbaljá. Pendere pènne. Perdita perdènże. Penetrare pèrce. Perditempo pèrdetjémbe. Penetrato perciùte. Perdonabile perdunábbele. Pennello pennjélle. Perdonare perduná. Penoso penuse. 298 Perfezionare perfezziuná. Perfidiare pruffetjá. Perfino peffíne. Perforare spertusjá. Pergamo pèrgheme. Pericolo perìquele. Pericoloso pereculúse, f. pereculóse. Periodo pèrjéte. Perlomeno peluméne. Permesso 1.s.m. premmésse; 2.p.p. permísse. Permettere permétte. Pernacchia pernàcchie. Perno pjérne. Perseguitare bbersagliá. Persona che compra capelli capelláre. Persona che fa e compra formaggi quaratíne. Personaggio persunágge. Personale persunále. Pesantezza pesandézze. Pescivendolo pesciajuóle. Pesi pise. Peso, a buon- a bbómbise. Peso lordo lórde. Pestare di botte ndummacá. Pestare sfraffá. Pettegolare sfurfeciá. Pettegolezzo ndrecandaríje. Pettinatrice capére. Pezzenteria pezzendaríje. Pezzettini petazze. Pezzettino di qualcosa malamendúcchile. Pezzetto pezzecjédde. Pezzi di spago per legare sacchi e scarpe attaccaglie. Pezzo pjézze. Pezzo di qualcosa spezzóne. Pezzo di roccia staccata dalla parete pundare. Pezzuola pezzecèdde. Piacere piacé. Piagnisteo latuórne. Piagnucolare picchìjá. Piagnucolìo picchie. Pianeggiante nghiane. Pianissimo acchiàne acchiàne. Piano chiane. Piano piano nżuócchele nżuócchele. PIANTE - PIANTE SPONTANEE - FIORI Acce re mundàgne, acce salvàgge, ammazzacavádde, ànnese, ardìca mòrte, ardìche, aréghene, arùte, àurle, aulíve, bbióle, bbùssele, cachísse, cagge, calìpse, cambomillóne, cambumílle, cannelòtte, cannuzze re jumàre, capejànghe, capìdde r'àngele, carde acquarúle, carde re San Ggiuuànne, cardìdde, cardògne, cardóne, caròfene, caruófene, caruófene re grane, caścavéglie, castagne salvagge, cecurjèdde, céndre re àdde, cepódde carràre, cepuddíne, cepuddóne, ceráse, cerasuóle, cèrze, cerzòttele, chianda ggióvene, chiande re róse, chjchirchjóne, china, ciambe re atte, ciangianjédde, ciglie, cjérre, cjéuze, còchele, còre re sóreche, crugnàle, crióle, cuóppe, cuppetjélle, cutugne, èrre, èrva mèdeche, èrve cimecégne, èrve re mùre, èrve re sannecóla, èrve re lu talepíne, èrve re la tósse, èrve re l'anghjàte, èrve re li cadde, èrve re lu llatte, felerjéche, fenócchie salvàgge, fiche, ficherínnele, filece, fílece maścùle, fióre, fióre a aste, fióre a cambanjédde, fióre re San Luígge, fióre re la papàgne, fiùre, fiùre re sjérpere, fràscene, fraśche re lu fióre, fràule a mazzètte, fràula salvàgge, fucse, funucchjédde, ghèrre, ggaròfene a mmazzètte, ggiglie, ggiglie salvàgge, ggruscìne, ggurre, ggramégne, ggranate, gladiòle salvàgge, gòrre, inèstre, jónge, junge, jungéte, lambascióne, lambasciùne, làssene, lattuchèlle, leàndre, lénghe re cane, lupenèlla suttìle, malèrve, malve, malvóne, marascióne, marasciùne, margaríta ggialle, margaríte, maròjne, marrùgge, melàjne, mènda salvàgge, mendàstre, mènde, mènnele, merìquele, miglie salvagge, mile, murèlla, murveddíne, mustàzze re crape, nazzacùnnele, néha re fáve, néha re grane, nèspele, ngjén że salvagge, nnuce, noce, nucèdde, nucédde salvàgge, óleme, òlme téglie, paglia óglie, pajòneche, 299 panżé, papagne, papagne salvagge, peònje, peràzze, pére re ciùcce, perídde, peróne, pianda grasse, pigne, pire, prechiàcche, precóche, prèsseche, prucàche, purtahálle, putresíne salvagge, rape salvagge, raścaàtte, rósa cacazzáre, rósa squaquaracchiàte, ròsamaríne, róse, rùcula salvagge, ruse, rusìdde, ruve, sàlece, sàleche, salacóne, salacùne, sàleche janghe, sàlvje salvagge, sarapúdde, savóce, ścarciòffele, ścattuócchie, ścavóne, ścavùne, ścuparèdde, ścuppá, sèmbrevíve salvagge, serpendíne, smèrge, spagnuóle, sparrechéte, sparrechéte salvagge, sparecíne, spàrrece, spàrreche, spenàcce re San Loren żo, sperùjne, spigaddòsse, spigaróle, spinacàgge, spinapólece, spinapùlece, spine, strapuddá, sucaméle, suórve, suórve salvagge, tamarígge, téglie, tòrte, tòrte velenóse, trefuóglie, trefuóglie cu la fraśca larghe, uange re atte, ulécene, ùleme, ulevèdde, ùpele, urscìne, uva spine, uva spine a mazzètte, vasamáne, vasanecóle salvagge, vendògne, veścuójne, vézze, vjóla janghe o ggialle, viólaróppje, vjóle, vjóle a tuvàglie, vòlpíne, vurràjne, vusciulóne, vutucèlle, zanganjédde, zìrpele. Piantino chiandílle. Pietra préte. Pianto chiande. Pietra refrattaria prétamòrte. Piantone chiandóne. Pietrata petrate. Piazza chiazze. Pietrificare tassá. Piazzaiolo chiazzjére, f. chiazzére. Pietrina petríne. Piazzare appjazzá. Pietrisco bbrecciulíne. Picchiare mená mazzate. Pietrone candóne, chiangóne; pl. candùne, Piccola bara tahutjédde. chiangùne. Piccola lite letechètte. Pietruzza petròccele. Piccola pietra arrotondata zavórre. Pigia-pigia vutta-vutte. Piccola striscia di terra lenghetjédde. Pignorare pegnurá. Piccolezza pecculézze. Pigrizia ścunferézze. Piccolino pecculíne. Pila di fiscoli sotto la pressa cunże. Piccolo coccio cuccetjédde. Pillola pínnele. Piccolo imbratto nghiacchetjélle. Pillolina pennelìcchie. Piccolo involto di panni da lavare Piolo tácchere. mappatèlle. Piombare piumbá. Piccolo píccquele. Piombo chiumme. Piccolo raggio di sole sperecèdde. Piomboso nghiummáte. Picconata pecunáte. Pipa pippe. Picnic cucenjédde. Pipare peppjá. Piede a vuoto pére mmacande. Pipata peppjàte. Piedi, a- alappjére. Pipetta pepparèdde. Piedi, in- alérte. Pisolino papagnèdde, ścapezzatóre. Piedi, non reggersi bene in- abbannuná. Pitturare pettá. Piedistallo pjérestálle. Più cchiù. Piegare chjcá, nucchicá. Più in là cchiù addá. Piegatura chjcatúre. Pizzaiolo pezzajuóle. Piena dell’acqua chjéme. Pizzicare pezzelá. Pieno chine; f. chjéne. Pizzichino pezzecatèlle. Pietanza piatanże. Pizzico malamendùcchile. Pietra angolare préte re ndaglie. 300 Pizzicottino pezzelìcchie. Pizzicotto pízzele. Pizzo, in- mbizze. Placare accalemá. Placido plàcete. Plenilunio luna chjéne. Plettro pénne. Plotone plutóne, pl. plutune. Pò di…., un- na jóśche….. Pochino picche, pucarjédde puchícchie. Poco nżénghe, póche. Poco a poco, a- anżénghe anżénghe. Poco alla volta a ffriśche a ffriśche. Poco condito scialappate. Poco, da- friśche friśche. Poco per volta a ppízzeche e petázze. Poco poco picche picche. Poco ripido cchiù mmatte. Poco tempo fa mó quand’ave. Poco, un- na nżénghe. Poco, un altro- n’ata nżénghe. Podestà putestà. Poesia puisíje. Poeta puéte. Poggio puóje. Poi pó. Polemica pulèmeche. Politica pulíteche. Polizia pulezzíje. Poliziotto pulezziòtte. Polizza pòleze. Polka pòrche. Polposo ciacciuse, f. ciaccióse. Poltiglia pappòtte. Polvere póleve. Polvere di carbone muníglie. Polvere di gesso gghisse. Polverina pulvécchie. Pomata pumate. Pomice préta pòmmece. Pompare pumbá. Pompiere pumbjére. Ponderare punterá. Ponte pónde. Ponticello pundecjédde. Popolare pupulá. Popolazione pupulazzióne. Popolo puópele. Porcheria purcaríje. Porgere pròje. Portafogli partafòglie. Portalettere pustjére. Portamento cammenatúre. Portamonete portazecchíne. Portare addùce, purtá. Portiere purtjére. Portinaio purtenàre. Porto 1.p.p. prujúte; 2.s.m puórte. Porzione parzióne, pl. parziùne. Porzione da gr.250 quartecèdde. Posare pusá. Posizione pusezzióne. Possedere pusseré. Possesso pussèsse. Possibile pussìbbele. Possibilità pussebbeletá. Postale pustale. Posteggiare fá la poste, pustjá. Posteriore re réte. Posticcio appustízze. Potente putènde. Potere 1.s.m. putére; 2.v. puté. Poveretto bbéne míje. Poverino puverjédde, f. puverèdde. Povero pòvre. Povero me! maramé!. Povero te! maratté!. Povertà puvertà. Pozzanghera di piscio di animale pesciature. Pozzanghera pandane, zambane. Pratica pràtteche. Praticare prattecá. Precipizio precepìzzje. Precipizio, a- a dderrupe. Predica prèreche. Predicare prerecá. Predicatore prerecatóre. Prediletto prerelètte. Prediliggere prerelígge. Pregare prehá. Preghiera prejére. 301 Pregio prègge. Prego préhe. Prelibato prelebbáte. Premere accalecá. Prendere pegliá. Prendere botte abbuścá. Prendere il fresco freśchjá. Prendere il vizio ngarná. Prendere una storta sgarmettá. Prenotare prenutá. Preoccupare spandá. Preoccuparsi eccessivamente spandecá. Presagio presagge. Presentare appresendá, presendá. Presentazione presendazzióne. Presentazione di Maria Vergine al Tempio ( 21 Novembre) Marònne citte citte. Presentimento presendemènde. Presidente preserènde. Pressappoco cchiù o méne. Prestare mbrestá. Prestigio prestígge. Prestito, in- mbrjéstete. Presto prjéste. Prete prèute; pl. prjéute. Pretendere pretènne. Pretino priutácchie. Prevedere preveré. Prezioso prezziùse. Prigione galére. Prigionia pergiuníje. Prima appríme, prime. Prima uscita della madre con il bambino dopo il parto ascí a ssande. Primaticcio primatíve. Primeggiare galljá. Primiera premére. Principiare métte mane, ngepjá. Privilegiare preveleggiá. Privilegio prevelègge. Probabilità prubbabbeletà. Problema prubbléme. Procedere ìre nnande. Processare prucessá. Processione precessjóne, pl. precessjùne. Processo prucjésse. Procura precure. Prodigare scialá. Prodigio prudigge. Prodotto prudótte. Proferire prufferí. Professione prufessjóne. Professionista prufessjuníste. Professore prufussóre. Profilo prufìle. Profitto prufìtte. Profondo prufùnne. Profumare prufumá. Profumo adduóre, adduríne (miscela). Progettare pruggettá. Progetto pruggètte. Proibire prujbbí. Promessa prumésse. Promettere prumétte. Prontezza prundézze. Pronto prónde. Pronunciare prununżjá. Propalare mbupulá. Propenso prupènże. Propizio prupízzje. Proposito, di- re pusetive. Proposta prupòste. Propriamente pròpete. Proprietà prupjétá. Proprio ndunne, pròpje. Prosit a la salute. Prostituta zòcchele. Prostrare jttà. Protagonista prutahuníste. Proteggere prutègge. Protestare bbaccagliá, prutestá. Prova pròve; pl. pruóve. Provare pruvá. Provenire vení ra. Proverbio pruvèrbje. Provocare ngemendá. Provocazione ngemènde. Provvedere pruvveré. Provveduto pruvverúte. Provvidenza pruverènże. Provvista pruvviste. 302 Prudere cegliá. Puah! ggliacche!. Puerile re criature. Pugile púggele. Pugnetto pujnícchie. Pugno pùjne, pl. pójne. Pugno dato di punta fecòzze. Pulcinella Pulecenèlle. Pulire annettá, pulezzá. Pulire il muso annettá lu musse. Pulire un tubo otturato sfrucchenjá. Pulirsi la bocca stujárse lu musse. Pulita pulezzáte. Pulitina pulezzatèlle. Pulizia pulezzíje. Pullman pullmande. Pulpito púlpete. Pum! púmmete!. Pungere pónge. Pungolare pungechjá. Punta pónde. Puntare pundá. Puntellare pundellá, suppundá. Puntiglio pundíglie. Puntina pundecèdde, pundécchie. Punto punde. Punzecchiare (fig.) sfreculjá. Punzecchiare spungechjá. Purgatorio priatòrje. Putacaso peccase. Putrefarsi ìrsene a mmale. Putrefatto jute a mmale. Puzzare fetí,. Puzzo fjéte, puzze, tuffe. Puzzolente puzzulènde. Q ua dentro quaddínde. uaderno quatèrne. uadrare quatrá. uadretto cangèlle. Quadriglia quatríglie. Quaggiù quabbasce. Qualche còcche. Qualche altra còccata. Qualche altra persona còccatrunáte. Qualche altro còccatu. Qualche cosa còcchéccóse. Qualcosa còccóse. Qualcosina còccusarèdde. Qualcuno còccherúne. Qualora assí. Qualche cosa che non si regge strùmmele. Quando quanne. Quantità quandetá. Quantità considerevole di schiaffi manjàte re ścaffe. Quantità, in grande- a strafótte. Quanto quande, pl. quanda. Quassù quammónde. Quaterna quadèrne. Quattr'occhi, a- assule assule. Quattrino quatríne. Quattro soldi nechèlle. Quattrocchi quattuócchie. Quell’altro quidd’àte; f. quédd'ata. Quello quidde, quiddu, ddu; pl. quiddi, ddi; f.sing. quédda, ddà; pl. quédde, dde. Querela quarére. Questione custióne. Questo quiste, quistu, stu, pl. quisti, sti; f.sing. quésta, sta, pl. quéste, ste. Questo, per- peqquésse. Questo qui quistu qquá. Questua nguèsete. Qui quá. Qui sopra quassópe. Qui sotto quassótte. Qui vicino quabbecíne. Quiete cujéte. Quinta quinde. Quintale cundale. Quintale, a- a cundalagge. 303 Quinto quinde. Quotidiano cutedjàne. Quoziente cuzjénde. 304 R abberciare arrunżá. abbia ragge. abboccare fá chine fine a l’urle. abbrividire arruzzulí, tremá suózze suózze. Rabbuiarsi (fig.) revendá turde. Raccapezzare accapezzá. Raccapricciare ścanneljá re ccarne. Raccomandare raccumanná. Raccomandata raccumannáte. Raccontare accundá, raccundá. Racconto cunde. Raddolcire raddulecí. Raddoppiare radduppjá. Raddoppio raddóppje. Radere rasá. Radicare rarecá. Radiografia ragge. Rado laśche. Radunarsi arrucchjárse. Raffazzonare accquaquagliá. Raffigurare affihurá. Rafforzare raffurzá. Raffreddare refreddá. Raffreddato refreddáte. Raffrontare raffrundá. Raffronto raffrunde. Rafia ràffje. Raganella trécene; pl. trícene. Ragazzaglia uagliunáme Ragazzata rahazzáte. Raggirare atturnjá. Raggiro mastrattíve. Raggiungere arruvá. Raggrinzire arrepecchjá. Ragionamento raggiunamènde. Ragionare raggiuná. Ragione raggióne. Ragionevole raggiunévele. Ragioniere raggiunjére. Rallegrarsi prjárse. Rallentare rallendá. Ramaio ramáre. Ramanzina rumanżíne. Rame rama. Rammollire fá cenjére. Rancore rangóre. Randagio sènża padróne. Ràngola ràngule. Ranno di mezzo càuce e acque pe addulecí r’aulíve. Rappacificare fá pace. Rapportare rappurtá. Rapporto tra compari sangiuuánne. Rasare arrasá. Raschiare raścá. Rasentare arrenżá. Rasente file file. Raso varre. Rasserenare rasserená. Rassettare arrecettá. Rassodare ndustá. Rassomigliare rassemegliá. Rattrappirsi arrunghjárse. Rattristire ndrestí. Rattristito ndrestúte. Rauco abbracúte, abbracutízze. Ravviarsi i capelli allesciárse li capídde. Ravvicinare riavvecená. Ravvolgere ngaravugliá. Raziocinio razzucínje. Razionare razzjuná. Razza malvagia malarázze. Razzaccia razzíme. Razzìa piazzapulíte. Razziare pulezzá affíle. Re rré. Reagire reaggí. Reale riále. Realizzare rialezzá. Recapito recápete. Recingere métte tuórne tuórne. Recipiente cepjénde. Recipientino cemenjédde. Recitare un rosario dietro l'altro ammaccá rusáreje Reclinare calá. Refrigerio refreggèrje. Regalare rialá. Regalia rialíje. Regalo iróne, pènnece, riále. Reggere mandené. 305 Reggimento reggemènde. Regina reggíne. Regionale reggiunále. Regione reggióne. Registrare leggestrá. Registro leggístre. Regnare regná. Regola réhule. Regola, in- a rréhule. Regolare 1-v. arrjulá; 2- agg.riuláre. Religione releggióne. Rendere rènne. Rendere pubblico spubblecá. Rendita rènnete. Requie arrecjétte. Requiem aeternam rèquiamatèrne. Residenza reserènże. Residuo quédde ca jé rumaste. Resistere fíje, resíste. Respingere manná ndréte. Respirare terá lu jate. Responsabile respunżábbele. Restare restá. Restare scottato da esperienze negative ścattuí. Restìo restíve. Resto rjéste. Restringere arreterá, strettí. Rete rézze. Reticella rezzecèdde. Retina retíne. Retrocedere turná ndréte. Rettangolo rettàngule. Rialzare speselá. Riassunto riassunde. Ribassare rebbassá. Ribellare rebbellá. Ribellione rebbjélle. Ricaduta recarúte. Ricavare abbuścá. Ricco ricche. Ricetta rezzètte. Ricetto recjétte. Ricevere avé, recéve. Ricevere una brutta notizia rumaní tassáte. Ricevere una cattiva azione avé nu marróne. Ricevuta recíve. Ricompensare recumbenżà. Riconoscente recanuscènde. Riconoscere recanósce. Riconosciuto recanusciúte. Ricordare allecurdá, tené a mmènde. Ricordo lecuórde. Ricorrere recórre. Ricottaio recuttàre. Ricoverare recuverá. Ricreare addecrjá, recrjá. Ricrio recríje. Ridere a crepapelle ścattá ra la rise. Ridere sgangheratamente cacarjá. Ridotto arraddútte. Ridurre arraddúce. Ridurre in miseria appezzendí. Ridursi in cattivo stato fisico stengená. Riempire rjénghie. Riempire e svuotare nfrattá e sfrattá. Riempitivo riínghitíve. Riferire accundá. Rifondere refónne. Rifornire refurní. Rifugiarsi refuggiárse. Rifugio refùgge. Rigare senghjá. Rigato a rrighe, senghiàte. Rigido tise-tise, f. tèsa-tèse. Rileggere lègge n’ata vòte. Rimanere rumaní. Rimanersene rumaniresínne. Rimasto rumase, rumaste. Rimboccare rembuccá. Rimboccare le coperte ngapezzá. Rimbombare rembumbá. Rimborsare rembursá. Rimbrotto cazzjàte. Rimediabile arremerjàbbele. Rimediare arremerjá. Rimediare alla meglio arrangiuljá. Rimedio arremèrje; pl. arremjérje. Rimosso remuósse. f. remòsse. Rimpiangere ringhiànge. 306 Rimproverare ggnurá, sciarrá. Rimproverare un ragazzo arrahazzá. Rimprovero malapárte, mbare. Rimunerare ngumbenzá. Rimuovere remòve. Rincagnarsi ngagnárse. Rincarare ngará. Rincarato ngarúte. Rincasare turná a ccase. Rinchiudere nghiure. Rincorrere córre apprjésse. Rincrescere ścunferá. Rincretinire nżalaní. Rinforzare runfurzá. Rinforzo runfòrze. Rinfrescare refreścá. Rinfrescata refreścáte. Rinfronzolire mbupazzá. Rinnegare rennehá. Rinnovare runnuvá. Rinsavire turná nżè. Rinserrare nżerrá. Rintocco ndòcche. Rintracciare rendracciá. Rintuzzare renduzzá. Rinvangare renvangá. Rinvenire turná nżènże. Rinvenire lentamente meglicá. Riordinare métte a ppòste. Ripagare pahá ra cape. Riparo, a- a lu rremóte. Ripensare repenżá. Ripensarci, a- arrepenżárce. Ripetere repéte. Ripido appíse, f. appése. Ripieno rechíne, f. rechjéne. Ripigliare pegliá ra cape. Riposare abbendá, repusá. Riposo repuóse. Riposo, a- a l’abbjénde. Riprendere pegliá ra cape. Ripreso in salute resendatíve. Riprovare pruvá ra cape. Ripulire pulezzá ra cape. Risata rise. Risatella resatèdde, resélle. Riscaldare nfucá, ścaglindá, (fig.) ścalefá. Risciacquare acchiarí. Riscosso seggiute. Riscuotere sigge. Risentire resendí. Risentito resendúte. Risolto resuólte. Risolvere resòlve. Risparmiare affrangá, sparagná. Risparmio sparàgne. Risplendere resblènne. Rispondere respónne. Rispondere a tono respónne a ttuóne. Risposare spusá n’ata vòte. Ristabilire passá bbuóne, restabblí. Ristorante rusturánde. Ristorare momentaneamente lo stomaco suppundá lu stòmmeche. Ristretto strettute. Risucchio vurve. Ritardare addummurá. Ritirare arreterá. Ritoccare retuccá. Ritornello returnjélle. Ritorto retuórte. Ritrarre terá addréte. Riunire arriuní. Riuscire arriascí. Riuscire a capire un discorso sfrangeljá. Riuscire male ascí re quaglie. Riuscita arrjasciúte. Rivedere veré n’ata vòte. Rivedibile reveríbbele. Rivendere vénne ra cape. Rivendita di sale e tabacchi tabbacchíne. Rivolgere la parola rá parlamjénde. Rivoltare ruvutá. Rizzare auzá. Roba puzzolente ciuféche. Rocchetto senza filo ruócele. Roccia murge. Rodere rusecá. Rodersi rusecárse nguórpe. Rodimento crepamjénde nguórpe. Rognoso rugnuse. 307 Rollino rullíne. Romano rumane. Romanzo rumanże. Rompere rómbe, ścasciá, sciuffelá, ścuffulá. Rompicollo, a- a rrótterecuódde. Ronfare runfechjá. Rosario rusárje. Rosario, una decina del- pòste. Rosicchiare rusecá. Rosolare sturduí. Rossastro russazze. Rossetto russètte. Rossiccio russígne. Rosso russe; f. rósse. Rossore eccessivo russe russe. Rossore russóre. Rotabile rutàbbele. Rotella rutèlle. Rotolare arrucelá. Rotolarsi mbruscenjárse. Rotolo ròlle. Rotondo tùnne, f. tónne. Rottame (di macchina) ścascióne, ścascízze. Rotto rùtte, ścasciáte, sciuffeláte, ścuffuláte; f. rótte. Rovente cucènde. Rovesciare scigliá. Rovesciato capesótte, scigliáte. Rovescio (di maglia), a- a ccàuze. Rovina arruvíne. Rovinare arrùvená. Rovistare ruvutá. Rubacchiare carrucchjá. Rubare arrubbá. Ruberia mariulícje. Rubino rubbíne. Ruderi (del Castello di Panni) zetemelóne. Ruffianare zengarjá. Ruggine ruzze. Rimuginare penżá e repenżá. Ruota róte. Ruvido zerpeljènde. Ruzzare ruzzjá. Ruzzolare arrucelá. Ruzzolone arruceljàte. 308 abbiolina renèlle. abbioso renùse, f. renóse. acco di …, un- na fréca re.… acramentare sagramendá. Sacramento sagramènde. Sacrificare sagrefecá. Sacrificio sagrefícje. Sacrilegio sacrelègge. Sacro sagre. Sacrosanto sagrusánde. Saetta sajétte. Saggio sagge. Sagrato sacrate. Sagrestano sacrestáne. Sagrestia sacrestíje. Salariato stá a ppadróne. Salire nghianá. Salita mmèrse, nghianate. Salite o discese di Sario mmèrse re Sàrje Salma sàleme. Salsicciaio sausecchjáre. Saltafossi zómbafuósse. Saltare zumbá. Saltellare zumbjá. Saltello zuppechílle. Saltelloni zumbanne zumbanne. Salterello zumbille. Salto zumbe. Salutare salutá. Salvadanaio carusjédde. Salvagente salvaggènde. Salvare ścapputtárse Salveregina salvareggíne. Sanctus sanddússe. Sansa sanże. Sansone Sanżóne. Santa sanda. Santificare sandefecá. Santino sandarjédde. Santo sande. Santonina sandulíne. Santuario sanduàrje. Sapere sapé. Saponaio sapunáre. Saponetta sapunètte. Saporito sapríte, scicche. S Sassaiola menate re vricce. Saziarsi abbenghjárse. Saziare abbuttá. Sbafo, a- a ṡbuffe. Sbagliare ṡbagliá. Sbalzare ṡbalanzá. Sbalzo ṡbalànze. Sbattere ṡbatte. Sbellicarsi dalle risate pesciárse sótte ra re resate. Sbiadire ścambjà. Sbiancare fá janghe. Sbieco ṡguinge. Sbigottire ascí fóre li panne. Sbirciare smecciá. Sbloccare ṡbluccá. Sboccare ṡbuccá. Sbollentare fá cale e àuze. Sborsare ṡbursá. Sbottonare spundá, vummecá Sbracarsi spaparanżárse. Sbracciarsi teràrse re mmàneche. Sbraciare ṡbrasciá. Sbreccare ścardjá. Sbriciolare sfreculjá. Sbrigarsi sebbrjárse. Sbrigliarsi ṡberrjá. Sbrodolare spurcá re bbròre o suche. Sbrogliare ṡbrugliá. Sbruffare ṡbruffjá. Sbucare ascí fóre. Scacciamosche sósciamóśche. Scacciare cacciá ra fóre. Scadenza ścarènże. Scadere ścarè. Scaduto ścarute. Scagionare ścaggiuná. Scagliare mená. Scaglionare ścagliuná. Scalciare caucìá. Scalciata caucìáte. Scaldare nfucá, ścaglindá. Scaldata nfucáte, ścaglindáte. Scalogna ścarògne. 309 Scalpellare ścarpellá. Scalpellino ścarpullíne. Scalzare ścauzá. Scambiare ścangiá. Scambio ścange. Scamiciarsi ścammesárse. Scampanìo ścambanjamjénde. Scampanare ścambanjá. Scampanate ścambanjàte. Scampare ścapputtá. Scampoletto ścambulícchie. Scampolo ścámbele. Scandagliare ścanagliá. Scandaglio ścanaglie. Scandalizzare ṡgandalezzá. Scandalo ṡgàndele. Scansare ścanżá. Scansia ścanżíje. Scantonare ścanduná. Scapaccionare ścuppuljá. Scapaccione ścòppele. Scapigliare scigliá. Scarabocchiare cecchetjá. Scarabocchio cicchetònne, pl. cicchetuónne. Scaracchiare raśchìjá. Scarcerare ścarcerá. Scardassare ścardá. Scardassatore ścardalane. Scardasso ścarde. Scaricare ścarrecá. Scarico ścàrreche. Scarrozzare ścarruzzjá. Scarto di carboni rusce. Scartocciare ścartucciá. Scassare ścasciá. Scatola di fiammiferi mazzètte re lumine. Scatto del dito medio sulla fronte chjéchjere. Scavare ścautá. Scavezzacollo, a- a ścapezzacuódde. Scazzottare ścazzuttjá. Scegliere capá. Scelta scèute. Scemare ammangá, scemá. Scempio straverèrje. Scendere scénne. Scervellarsi ṡbacelí re cape. Sceso scise. Scheda śchére. Scheggiare ścardjá. Scheletrire ṡgheletrí. Scherzare pazzjá, ṡgherzjá. Scherzetto pazzjèlle. Scherzo pazzíje, ṡghèrze. Schiacciare acciaccá. Schiaffare ścaffá. Schiaffeggiare ścaffjá. Schiaffeggiare sonoramente paccarjá. Schiaffetto ścaffecjédde. Schiaffo ścaffe, sicce. Schiaffo sonoro pàcchere. Schiaffone ścaffóne, pl. ścaffùne. Schiamazzo bbabbelónje. Schiattare ścattá. Schiettezza śchjéttetúdene. Schioccare śchiuccá. Schioccare con la frusta spundettá. Schioccare le dita fá re castagnóle. Schiocco con la frusta spundettáte. Schiodare śchiuvá. Schioppettata ścuppettáte. Schioppo cacafuóche, ścuppètte. Schiuma ścume. Schiumare ścumá. Schivare ścanżá. Schizzare squicceljá. Schizzetto pumbètte. Schizzo squìccele. Sciabola sciàbbele. Sciabolata sciabbuláte. Sciacquare sciaccquá. Sciacquone ścareche. 310 Sciagura sciaúre. Scialacquare jttá sòlete cu la pale. Scialare scialá. Sciancare sciangá. Scintilla ścatédde. Scioccheggiare scemjá. Sciocchezza sciòscele. Sciogliere sciòglie. Scioltezza sciuvetézze. Sciolto sciuóvete, f. sciòvete. Scioperare sciuperá. Sciroppare sceruppá. Sciroppo sceruppe. Sciropposo sceruppúse. Sciupare denaro frusciá. Sciupìo frusce. Scivolare sciulá, scialambá. Scivolare sulla pietra sfelettá. Scivolata sciulate. Scivolone sciuliatóne. Scoccare ścuccá. Scocciare ścucciá. Scolare śculá. Scolaresca tutta la ścóle. Scolaro śculare. Scolastico śculàsteche. Scolatoio śculatúre. Scolatura śculatóre. Scollare ścullá. Scolpare śculpá. Scombinamento ścumbenamjénde. Scombinare ścumbená. Scombinare un affare struná. Scommessa ścummésse. Scommesso ścummisse. Scommettere ścummétte. Scomodare ścummerá. Scomodo ścòmmede. Scompagnare ścumbagná. Scomparire ścumbarí. Scomparti partemjénde. Scompenso ścumbènże. Scompigliare scengeljá. Scompiglio ścumbíglie. Scomporsi ścummuóverse. Scomunica ścummùneche. Scomunicare ścummunecá. Sconcertare ścungertá. Sconclusionato ścunglusjunáte. Sconfitta ścunfìtte. Sconfortare ścunfurtá. Sconforto ścunfòrte. Scongelare sferrá. Scongiurare ścungiurá. Scongiuro ścungiure; pl. śchengiure. Sconnettere ścunnètte. Sconoscere ścanósce. Sconquassare ścungegná. Sconsacrare ścunżacrá. Sconsigliare ścunżegliá. Sconsolare ścunżulá. Scontare ścundá. Scontentare ścundendá. Scontrare ścundrá. Sconveniente ścunvenjénde. Sconvolgere ścunvòlge. Scopare ścupá. Scoperta ścupèrte. Scopetta ścupettíne. Scopino ścupine. Scopo, a che- accagnacché. Scoppiare ścuppá. Scoppiettare ścuppettjá. Scoprire con lentezza le carte da gioco terzjá. Scoprire ścummegliá, ścuprí. Scoraggiare ścuraggí. Scorciatoia accurtatóre. Scordare ścurdá. Scorgere ścòrge, smecciá. Scorno ścuórne. Scorpacciata abbenghjáte. 311 Scorrazzare ścurazzá. Scorrere ścórre. Scorretto ścurrètte. Scorso ścurse. Scorsoio ścurretúre. Scorticare ścurciá. Scorticatura ścurciatúre. Scostare ścustá. Scottare còce. Scottato cuótte; f. còtte. Scovare asciá. Screpolare crepá. Screzio sciglie. Scricchiolare ścruccá. Scrimolo ścrémóne. Scrivere ścrive. Scrivere delle sciocchezze ścrive ròje ciappètte. Scroccare ścruccá. Scrocchiare ścruccá. Scrocchiarello ścruccarjédde. Scrocco ścruócche. Scrollarsi ścutulárse. Scrostare ścuzzecá. Scrutare ścanagliá. Sculacciare rá mazze ngule. Scuola ścóle; pl. ścùle. Scuotere ścutulá. Sdebitare ṡdebbetá. Sdipanare ścaravugliá. Sdogare ścarrecá. Sdoppiare ṡduppjá. Sdraiarsi méttèrse luónghe luónghe ndèrre. Sdrucciolevole sciulènde. Se si. Se, in- nżé. Se puó se ru ppóte. Sebbene nun face njénde. Seccare còce lu córe. Seccato cuótte lu córe. Secco, in- nżìcche. Secolare seculáre. Secolo sècule. Sedere assettá. Sedile di pietra puóje. Sedile serile. Sedurre ścaré. Seduta serute. Seduto assettáte. Seggiolaio seggiare. Seggiolata seggiate. Segheria segaríje. Seghetta sechecèdde. Segnalare nżegnalá. Segnale nżegnale. Segnetto senghetjédde. Segno singhe; pl. sénghe. Sego sive. Segoso nżevùse; f. nżevóse. Segretario secretàrje. Segreto secréte. Seguire secutá. Selciato sélice. Sembrare parè. Semiaperto mjézze apjérte, f. mèzze apèrte. Sempre sèmbe. Sempronio Zembrònje. Senno còcche. Sennò senò. Sensale zanżane. Sensi, in- nżènże. Senso sènże; pl. sjénże. Sentenza sendènże. Sentimento sendemènde. Sentinella sendanèlle. Sentire annaselá, sènde. Sentirsi gelare il sangue rumaní tassate. Sentito sendùte. Sentore azzìnne. Sentore di umido ljénde. Senza indugio tiratíre. Senza meta ṡbahuttúne. Separare sciórte. Sepolcro sebbùleche. Seppellire rubbrecá. Sequestrare sucustrá. 312 Sequestro suquèstre. Serbare stepá. Sergozzone smustazzóne. Serpaio ciaraule. Servi sjérve. Servire serví. Servito servute. Servizietto servezjùdde. Servizievole servezzjévele. Servizio suvrízje. Sessola còppe. Setacciare apparecchjá Settentrionale settendrjunále. Sezione sezzjóne. Sfacelo straverèrje. Sfare sfá. Sfasciare sfasciá. Sfasciare (togliere la fascia) sfassá. Sfebbrare luvá la fréve. Sfegatarsi sfecatárse. Sferruzzare fatjá la cauzètte. Sfiancare sfianghí. Sfigurare sfehurá. Sfilacciare sfelazzá. Sfilaccio sfelàzze. Sfinire abbalí. Sfiorire sfiurí. Sfizio sfízzje. Sfoderare sfuterá. Sfogare sfugá. Sfoggiare sfuggiá. Sfoggio sfògge. Sfogliare sfugliá. Sfoltire sfuddá. Sfondare sfunná, ścuffulá. Sforbiciare sfurbeciá. Sformare sfurmá. Sfornare sfurná. Sfornire sfurní. Sfortuna sfurtune. Sforzare sfurzá. Sforzo sfuórze. Sfottere sfótte, sfreculjá, sfrecá, sfríje. Sfottuto sfríjute, sfuttute. Sfracellare sfraceddá. Sfregare strecá. Sfregiare sfreggiá, stravesá. Sfregio sfrègge. Sfrido sfridde. Sfrontatezza sfrundatézze. Sfruconare sfrucchenjá. Sfuggire sfuje. Sfuggita, di- strafjùne. Sfuggito sfujúte. Sgambettare stumbenjá. Sgambetto ścarpine. Sganasciare dalle risate ścattá ra re rrise. Sghimbescio ṡguinge. Sgobbare ṡgubbá. Sgocciolare śculá. Sgolarsi ṡgulárse. Sgombrare ṡgumbrá. Sgomentare ṡgumendá. Sgomento ṡgumènde, pl. ṡgumjénde. Sgonfiare ṡgunfjá, ssanghjá. Sgorbiare cecchetjá. Sgorbio cicchetònne, pl. cicchetuónne. Sgozzare ścanná. Sgranchire ṡgrangá. Sgridare alluccá. Sgrossare ṡgrussá. Sgrottare ṡgruttá. Sgualcire arrungegljá. Sgualtrina squaldríne. Sguazzare ciambuttjá. Sguincio sfìuze, ṡguinge. Si se. Sì o no sièddenò. Siberia Sebbèrje. Siesta pennecchjàte. Sigaro secàrje, sìghere. Sigillare seggellá. Sigillo seggille. Signor no ggnornò. Signor sì ggnorsí. Signora segnò. Signore abbr. ggnóre. Signori segnure. Signoria segnuríje. Signorina segnurine. Sillabario sellabbàrje. Simulare fá abbré. 313 Sindaco sínneche. Sinfonia zenfuníje. Singhiozzare seggliuzzá. Singhiozzo seggliuzze. Singolare senguláre. Sinistra manghe. Sintomo síndeme. Sintonia senduníje. Siringa serénghe. Situazione sfavorevole malaparáte. Slacciare spundá. Slancio fùa. Slegare sciòglie. Slittare sciulá, scialambá. Sloggiare sluggiá. Smacchiare luvá la macchie. Smagliare sfelá. Smagliatura maglia sfelate. Smaltire smaldí. Smargiassata sbrafandaríje, sbruffunaríje. Smarrire pèrde. Smerciare smerciá. Smerdare smerdjá. Smerlare fá lu smèrle. Smettere di lavorare ścapulá. Smettere funí. Sminuirsi jttárse ndèrre. Smontare smundá. Smorto murtacígne. Smuovere ścazzecá, spresá. Snervare luvá re ffòrze. So, non- sacce. Sobbalzare della trottola strummeljá, zurljá. Sobillare subbellá. Socchiudere appanná, ndraprí. Socchiuso appannàte, ndrapjérte, f. ndrapèrte. Soccorrere succórre. Soddisfacente sfacjénde. Soddisfare sutesfá. Sodo tuóste; f. tòste Soffermare fermá na nżénghe. Soffiare jusciá. Soffice cenjére. Soffietto mandecètte. Soffio jusce. Soffocare strafucá. Soffocare nel togliere il respiro affucá, suffucá. Soffrire suffrí. Soggezione suggezzjóne. Sognare sunná. Sogno suónne. Sogno, in- nżuónne. Solamente sulamènde. Soldarello suldarjélle. Soldato suldate. Soldi argià, cuócchile, sòlete. Soldo sòlete. Soldo, un- mòneche. Solenne rimprovero liscièbbússe. Solista suliste. Sollevare speselá. Solo sule. Soltanto sule. Soluzione suluzzjóne. Soluzione moltro diluita sciaccquètte. Somigliare assumegliá. Sommare assummá. Sonnecchiare pennechjá. Sonnolenza sunnulènże. Soppiatto, di- a la mupégne. Sopportabile suppurtàbbele. Sopportare suppurtá. Sopportare una persona, non- métte sóp' a l’uóccchie. Sopprimere luvá ra nanże. Sopra ammónde, sópe. Sopraffare (fig.) accuppá. Soprappensiero sòpappenżjére. Soprassedere peglià tjémbe. Sopravvivere supravvíve. Sorbettiera surbettére. Sordina, in- nżurdíne. Sorgere sórge. Sorpassare passá nnande. Sorpresa surprése. Sorreggere mandené. Sorriso surríse. Sorseggiare sursjá. 314 Sorsetto sursecjédde. Sorso surse. Sorvegliare survegliá. Sorvolare passà sópe. Sospendere suspènne. Sospensione suspenżjóne. Sospeso suspése. Sospettare suspettá. Sospetto suspètte. Sospirare susperá. Sostanzioso sustanżiùse. Sostegno sustjéne. Sostituire sustetuí. Sotterfugio sutterfùgge. Sottile suttile. Sottinteso suttendése. Sottobraccio sóttabbrácce. Sottocchio sottuócchie. Sottochiave chiuse a cchiave. Sottomettere suttumétte. Sottostare suttustá. Sottoterra sóttatèrre. Sottovalutare, per non- pe nun rrice mangamjénde. Sottovoce citte citte. Sottrazione lu méne, suttrazzjóne. Soverchio supjérchie. Sovrapposto sóprappòste. Spaccapietre spaccamónde, spaccapréte. Spaccare spaccá. Spacco spaccazze. Spadroneggiare spadruneggiá. Spago della trottola zaháglie. Spaiare ścucchjá. Spalancare spalangà. Spallata spaddáte. Spalle al muro a li tàcchere. Spalleggiare fá fòrte. Spalmare spalemá. Spandere spanne. Spanna palme. Spappolare spappá. Sparadrappo sparatràppe. Sparare spará. Sparecchiare luvá la tavele. Spargere ṡbaljá. Sparire sparí. Sparito sparute. Sparpagliare sparrucchjá. Spartire sparte. Spassionatamente spassjunatamènde. Spasso, a- alaspásse. Spavalderia ṡbrafandaríje, ṡbruffunaríje. Spaventare spamétte, ścandá, ścandumá. Spavento ścande, spavjénde. Spazientire spacenżjá. Spazio spàzzje. Spazioso spazzjùse, f. spazzjóse. Spazzare ścupá. Spazzatura munnézze. Spazzino ścupatóre. Spazzolare ścupettá. Spazzolino ścupettine. Specchiare specchjá. Specchietto spicchicjédde. Spedire sperí. Spedito sperute. Spegnere ammurtá, stutá. Spegnersi del fuoco murí ru ffuóche. Spegnitoio stutacannéle. Spendere spènne. Spenzolare fá ndindóló. Sperare sperá. Sperdere spèrde. Sperduto sperdute. Sperimentare appremendá. Sperone spróne; pl. sprùne. Sperperare frusciá, métte nghiane. Speso spise. Spesso spisse. Spettacolo spettácule. Spettanza quédde ca te spètte. Spettare attuccá. Spettegolare rice male. Spettegolare di casa in casa casarjá. Spettinare scigliá. Spezzettare spètazzá. Spiaccicare squacciá. Spiare spjá. Spiazzo larghe. Spicciare sebbrjá. 315 Spiccicare spezzecá. Spiccio spicce. Spicciolata, alla- spìzzeche e ppetazze. Spicciolo spicce. Spidocchiare sperucchjá. Spiegare śchicá. Spiegazzare arrungegljá. Spiffero vjénde file file. Spigliarsi rescetárse. Spigolo ndaglie. Spillo spelline. Spinare luvá re spine. Spingere le persone in avanti accarrá nnande. Spingere vuttá. Spinoso pungènde. Spinta 1.agg. sporche; 2.s.m. vuttate. Spintarella càuce. Spintonare ṡbuttunjá. Spintone ṡbuttóne, pl. ṡbuttune. Spirare (soffiare) sciusciá. Spizzico, a- a muzzecune. Splendere ṡblènne. Splendido ṡblènnete. Spogliare spugliá. Spoletta spulètte. Spolmonare spulmuná. Spolverare luvá la pólve. Spopolare spupulá. Sporcare ndrecá, spurcá. Sporcare lievemente nghiaccá. Sporcizia spurcízzje, spurchízzje. Sporco spuórche, vrédde. Sporgente spurgènde. Sporgere spròje. Sportellino spurtedduzze. Sportello spurtjédde. Sportivo spurtive. Sposalizio spusalízzje. Sposare spusá. Sposini spusatjédde. Spossare ścusscená. Spostare spustá. Sprangare varrjá. Spreco ścrufìcje. Spremere sprème. Sprimacciare ṡbatte. Sprofondare sprufunná, suffunná. Spronare spruná. Sproporzionato sprupurzjunáte. Sproposito sprupuósete. Sprovvisto spruvvíste. Spruzzo ndridde. Spulciare spuleciá. Spumeggiare fá la ścume. Spuntare spundá. Squarciagola, a- a squarciavócche. Squartare ṡguazzá. Squassare struzzuljá. Stabilire stabbelí. Staccare spezzecá, staccá. Stagionale staggiunale. Stagionare staggiuná. Stagnaio stagnàre. Stagnola carta argendáte. Stambugio pertuse. Stampare stambá. Stampella spatòrce. Stancare rechianá, straccá. Stanchezza stracchézze. Stangare varrjá. Stantuffo standuffe. Stare stá. Stare con arrazzá. Statevi bene! stateve bbuóne. Stato p.p. state. Statti bene! statte bbuóne. Stavolta stavòte. Stazionare mbustá. Stazione stanżióne, pl. stanżiùne. Stecchire ndaccarí. Stella stédde. Stella Polare puddare. Stellina steddùzze. Stemperare sciòglie. Stendere i panni spanne. Stendere stènne. Stentare standá. Stento stènde. Steso stise. Stiamoci bene stamece bbéne. Stilettata stellettáte. 316 Stilla stizze. Stingere ścambjá. Stirare sterá. Stizza suste. Stizzirsi nfumárse. Stoffa di velluto pesante férbe. Stonamento stunamjénde. Stonare stuná, ścurdá. Storcere stòrce. Storcimento sturcenjamjénde. Stordire sturdí. Storiella sturjèdde. Stormire frusciá. Stornare struná. Stornello sturnèlle, pl. sturnjélle. Storpiare struppjá. Storto ndurtúte, stuórte. Stracciare strazzá. Straccio strazze, zénżele. Straccio per tappare buchi stùppele. Strada carrozzabile vjanóve. Strada principale del paese capestráde. Strafare strafá. Straforo, di- strafjúne. Strage acceretòrje, stragge. Stramazzare azzuppá ndèrre. Strampaleria strambalaríje. Strangolare métte la fóche, strangulá. Straordinario straurdenàrje. Strapazzare trapazzá. Strapazzo trapazze. Strapazzoso trapazzúse. Strappare squarciá, strazzá, (fig.) sciuppá. Strappare in lungo squarciá ra fóre a ffóre. Strappo squarce. Strascicone strascenúne. Strascinare strascená. Stratagemma strattaggèmme. Strato cammíse, stratte. Stravecchio stravjécchie. Stravedere straverè. Stravincere stravénge. Strazio stràzzje. Strega janàre, ṡdréa; pl. gghianare. Stregare ṡdrèhá. Strenna sfèrte. Strepitare strepetjá. Stretto astrìtte, strinde, f. strénde. Stridente strechènde. Stridere stredá. Strillare alluccà. Strillo allucche. Strisce di stoffa linże. Striscia linże. Striscia di luce sfélènże. Strisciare strusciá. Stritolare sfraceddá. Strizzare tòrce. Strizzata turcenjàte. Strofinare strecá. Strofinata strecate. Strombettare strumbettjá. Stroncare strungá. Stropicciare strecá, strupecciá. Strozzare struzzá. Strozzarsi ndurzárse nganne. Struggersi spandecá. Strumento strumènde, pl. strumjénde. Stuccare stucchíá. Stucchevole ngummuse, stumbagnúse. Studente sturènde. Studiare sturjá. Studio sturje. Stufare stuffá. Stufo stuffe. Stupidaggine panżònje, stupetággene. Stupidire stupetí. Sturare suppelá. Stuzzicadenti stecchíne, spruócchele. Stuzzicare ngemendá. Su 1.avv. ammónde, sópe; 2.escl. jà, méne. Su....andiamocene jà ....jammecínne. Subentrare trasí a lu pòste. Subire subbí. Subito sùbbete. Subito subito bbòtte bbòtte. Succedere succére. Successione murtóre. Successo succjésse. Succhiare sucá. Succhietto ciucciòtte. 317 Sudiciume òfete. Sufficiente sfacjénde. Suffragio suffragge. Suggestionare suggestjuná. Sughero suórve. Suicidarsi luvárse la vite. Sunteggiare fá lu sunde. Sunto sunde. Suo suje, f. sója. Suonatore di grancassa rangascjére. Suonatore di tamburo tamburrjére. Suora mòneche. Superficialmente còppa-còppe. Supero ru ddecchiù. Supino a la supíne Supporre métte ca... Sussurro zuzurre. Svagare ṡvahá. Svagare in libertà ṡbaljá. Svantaggio ṡvandagge. Svaporare ṡvapurá. Svecchiare ṡvecchjá. Svelare ṡbelá. Sveltezza ṡbeletézze. Sveltire ṡbeltí. Svendita ṡvénnete. Sventagliare mená lu vandaglie. Sventare ṡvendá, ṡbendá. Sventrare ṡvendrá. Sventura ṡbendure. Svergognare ṡvrehugná. Svernare ṡverná. Svezzare luvá ru llatte. Sviare ṡbijá. Svincolare ṡvengulá. Svitare ṡbetà. Svolgere ṡvòlge. Svuotare sfrattá, ṡvacandá. 318 abaccaio tabbaccáre. abacco tabbacche. abella tabbèlle. abellina tabbellíne. Tabernacolo tabbernáquele. Tacca ndacche. Tacchete pùmmete. Tacere stá citte. Taglialegna liunarule. Tagliare tagliá. Tagliare in malo modo ammarracciá. Tagliente tagljènde. Tagliuzzare menuzzá. Tambureggiare tamburrjá. Tamburello tamburrjélle. Tamburo tamburre. Tampone cuscenètte. Tantino tanducchíle. Tanto tande, pl. tanda. Tanto in tanto, di- a bbòtte a bbòtte. Tantum ergo Tandumèrghe. Tappare uppelá. Tarantella tarandèlle. Tardare addummurá. Tardi attarde. Tarlare tarulá. Tarmolo pulvécchie re re ttàrule. Tascapane taścappáne. Tastare attandá. Tastoni attandúne. Tavernaio tavernáre. Te ti. Teatro tiàtre. Teco cuttíche. Tela molto leggera telètte. Telaio telare. Telo fèrze. Temere avé paùre. Tempestare tumbestjá. Tempo, da molto- ave mó..ave, ra mó ave, ra mó. Tempo, da poco- re mó. Tempo, da quando- ra quand’ave. Tempo, in- attjémbe attjémbe Temporeggiare fá li prenuótte. Tenere tené. T Tenero cenjére. Tentare tendá. Tentare di parlare bene l'italiano sporcheggiá. Tentativo tendatíve. Tentazione tendazzjóne. Teoria tiuríje. Tepore jàure. Terminare funí. Terra tèrra. Terra, a- ndèrre. Terra, da- ra ndèrre. Terra, in- ndèrre. Terra, per- pe ndèrre. Terremoto terramóte. Terribile terrìbbele. Terrorizzare fá métte paùre. Teso tise. Testa in giù, a- capesótte. Testa, in- ngape. Testa vuota capa ssciaccque. Testamento testamènde. Testata capate. Testimone destemònje. Testimoniare destemunjá. Ti te. Ticchiolato cecceljàte. Tiepido tupèdde. Timidezza ścuórne. Tingere ténge. Tinozza nel frantoio per far posare l’olio per poi prenderlo àngele. Tinta tinde. Tintin dindin. Tintinnio ndlindlì. Tiralatte sucaménne. Tirare terá. Tirare un pugno allazzá nu pùjne, allendá nu pùjne. Tirchieria terchiaríje. Tirocinio turecínje. Tizio Tìzzje. Tizzo tezzóne, pl. tezzune. Tò tè. Toccare tuccá. Toccare fastidiosamente tazzecá. 319 Togliere luhuá. Togliere la fuliggine dalla canna fumaria sfenneljá. Togliere la salsiccia o altro dall’asse sotto il soffitto spènne. Togliere un peso di dosso spónne. Toletta tulètte. Tombolare caré capesótte. Tondo tùnne, f. tónne. Topaia cafuórchie. Topicida veléne pe li sùrece. Toppete! túppete!. Torbido trùvele, f. tróvele. Torcere tòrce, turcenjá. Torchio oleario prèsse. Tormentare turmendá. Tormento turmjénde. Tornaconto turnacónde. Tornare turná. Tornare indietro vutá cuózze. Tornese turnése. Torno torno tuórne tuórne. Torrente turrènde. Torrione turrjóne. Torto tuórte, turcenjàte. Tortuoso tutte curve. Tortura turtùre. Torturare turturá. Tosatrice machenètte pe carusá. Toscaneggiare tuścaneggiá. Tossico tuósseche. Totale tutale. Tra ndra. Traballante cutuljénde. Traballare cutulá. Traboccare scigliá, trabbuccá. Trabocchetto trabbucchètte. Tracannare śculá nżine a l’ùtema stizze. Traccia strascíne. Traccia nella parete per fili e tubi carasce. Tracciare fá la tracce. Tradimento traremènde, pl. traremjénde. Tradire trarí. Tradizionale tradezzjunále. Tradurre traduce. Trafficare tracchjá. Trafiggere trapassá ra parte a pparte. Traforare trafurá. Tragedia traggèdje. Tragico tràggeche. Tragitto traggítte. Trainare purtá addréte. Tramezzare ndramezzá. Tramoggia tramója. Trangugiare calá abbasce. Tranquillizzare trangullezzá. Transitorio tranżetòrje. Trappolare trapuljá. Trascinare strascená. Trascorrere passá. Trasferire straferí. Trasformare trasfurmá. Traslocare cangià case. Trasloco càmbje re case. Trasparente trasparènde. Trasportare strapurtá. Trattabile trattàbbele. Trattare trattá. Trattenere il pianto annuzzá. Trattino lenjétte. Tratto, ad un- re bbòtte. Trattoria tratturíje. Travatura ndravatúre. Travedere traveré. Traverso travjérse. Travestire travestí. Travisare stravesá. Travolgere accarrá. Treccia trézze. Trecciolina trezzódde, pl. trezzùdde. Tremare tremá. Tremare di freddo arruzzulí. Tremarella cacacce, tremarèdde. Tremito trjémete. Tremolante tremuljènde. Tremolare tremuljá. Trespolo puógge. Triangolo triàngule. Tribolare spandecá, trevulá. Tribolo trìvele, pl. trivùle. Tribunale trubbunále. 320 Triciclo trecicule. Tricolore triccolóre. Triduo tríruve. Trincea trengére. Trinità Trennetà. Triturare munuzzá. Trofeo truféje. Trombetta trumbètte. Trombettare trumbettjá. Trombettiere trumbettjére. Trombone trumbóne. Tronco, in- ndrunghe. Troneggiare truneggiá. Troppo asciutto àśche. Troppo numunne. Trottare truttjá. Trottata truttjàte. Trovare asciá, truvá. Trovata truvate. Trucco pettura. Tubo tubbe. Tubo di gomma urèdde. Tuo tuje, f. tója. Turbine trebbítte. Turlupinare pegliá ra fésse. Tuttora angóramó. 321 U bbidire ubberí. briacare mbriacá. briachezza mbriachíje. ccidere accíre. Uccisione accíse. Ucciso accíse. Udire sènde. Uè nguè. Uff! uffa!. Uguagliare èsse talèccquale. Uguale talèccquale. Ultimatum ultematúmme. Ultimo ùteme. Ultimo, in- alùteme. Ultimo banco della classe ciuccebbànghe. Umettare abbagná. Umidità ummerézze. Umido ùmmere. Umiliarsi rebbassárse. Umorosa muróse. Uncinetto cruscè. Ungere ónge. UTENSILI (cucina) Abbrustulatúre, bbuàtte, bbuccàcce, bbuccherúzze, bbucchjére, bbuttegljèdde, bbutteglióne, bbuttegliúne, bbuttíglie, caccavèlle, caccavóne, cacciacárne, camèlle, camellíne, canestrjédde, canìstre, carràve, cassaróle, cate, catecjédde, cavètte, ceculatére, chicca, cìcine, còlabbròre, cólamaccaróne, cùccheme, cucchiàra, cucchiàre, cucchiarèdde, cucchiarjédde, culìne, cuózze, cuperchjédde, cupjérchie, cuppenjédde, cuppìne, curtèdde, curteddúzze, curtellácce, curtjédde, curtjédde a ścatte, fazzatóre, fesenèdde, fesìne, fressóre, fressurèdde, furcìne, lahenatúre, macenjédde, marmíttele, mute, mutìdde, panàre, panarjédde, pegnàte, pegnatjédde, pesatúre, piattenfúnne, piattenghjàne, piattjédde, pile, pruvétte, raccialárde, ratìglie, rattacáse, retìne, rómbenóce, ruóte, ruótele, rutecjédde, rutèdde, salére, ścannatúre, ścólapjàtte, ścummarèdde, ścummareddùzze, ścummarjédde, ścutèdde, setàzze, séte, setìne, sfèrre, sìcchie, sicchicjédde, spase, spase re sandenecóle, spasètte, stajédde, statelètte, tazzecèdde, tianjédde, tijddùzze, tirabbisció, tjàne, tjèdde, tjèdde ca sbódde, tumbàgne, uandjére, vasètte, velànże, velanżèdde, vuccàglie, zupperèdde. Unguento angujénde. Unico unendutte. Uscire ascí. Uscito asciute, ssciute. Unificare métte nżjéme. Ustolare mení lu ulíje. Unire auní. Usufrutto sufrutte. Unito aunute. Unto unde; f. ónde. Utensile utenżìle. Untuoso unduse. Uova con guscio molle óve àpele. Uova sterili óve sciaccquate. Urgente orgènde. Urlare alluccá. Urlo allucche. Urtamento urtamjénde. Urtare tuzzá. Urto tuzze. Usanza ausànże. Usare ausá. Usciere sscjére. Uscio, sull’- accape a la pòrte, mmócche a la pòrte 322 V a bene vabbuóne. a via ma cammíne. acante vacande. accinare fá lu nnèste. Vacillare strummeljá. Vagare ìre ngire. Valere valé. Valico passe. Valido vàlete. Valorizzare valurezzá. Valvola vàlvule. Vanagloria ufanaríje. Vaneggiare vaneggiá. Vanità vanaríje. Vantaggio vandagge. Vantaggioso vandaggiúse. Vantamento avandamjénde. Vantare avandá. Vanto vànde. Vanvera, a- aèreje. Vapore jàure. Vaporoso vapurúse. Varco vàre. Varechina lessjèlle. Variabile varjàbbele. Vasca vaśche. Vasca mulino ad acqua furmale. Vattelappesca vattasce, vattelufríje, vattelufútte. Vecchiaia vecchiàre. Vece vécete; pl. bbécete. Vece, in- a lu poste. Vedere abbré, allusciá, avvré, veré. Vedetta bberétte. Vedi, lo- ru bbí. Veduta verute. Vegetare veggetá. Veleno bbeléne, menéle. Velocità velucetà. Vendere vénne. Vendere a vil prezzo abbarrucá. Vendita vénnete. Venditore vennetóre; f. vennetríce. Venditore di arance purtahalláre. Venditore di castagne castagnáre. Venditore di granaglie carrajuóle. Venditore di lupini lupenáre. Venditore di patate patanáre. Venditore di piatti piattáre. Venditore di torrone cupetáre. Venduto vennute. Venire mení. Venitevene menitavínne. Ventare vendjá. Ventata vendate. Ventilare vendelá. Venturo ca véne. Venuta menute. Venuto menute. Veramente averamènde. Verbale frubbale. Vergogna bbrehògne, ścuórne, vreògne. Vergognare métte ścuórne, vreugná. Verità veretà. Vero alluuére. Versare scigliá. Verso nfacce, pe. Vescovo Véścheve. Vestire vèste. Vestito vestute. Vezzeggiare ciangìá. Vezzo ciange. Via víje. Via Crucis Via Cruce. Via di corsa vattelufréche. Via vai vajèbbjéne. Viaggio vjagge. Viale stradóne. Vicenda vecènne. Vicenda, a- abbécete. Vicende complicate mbiccèmbruóglie. Vicesindaco Vicesínneche. Vicinato vucenáte. Vicino accurte, azzicche, vucine. Vicino, da- musse a mmusse. Vicoletto veculicchie. Vicolo viche, viquele. Vigilare vecelá. 323 Vigile agg. vìcele. Vigliaccheria carugnáte. Villanata cafunáte. Villania cafunaríje. Vincere vénge. Vincere tutto ścórre. Vincita véngete. Vincolare vengulá. Vincolo vìngule. Vinto bbinde, vinde. Violino vjuline. Virgola vìrguale. Virgoletta vergulètte. Virile r’óme. Vis’a vis faccefrónde. Viscidume quagliaròzze. Visitare bbesetá. Visite bbísete. Vittoria vuttòrje. Vittorioso vutturjùse. Viuzza trasónnele. Vivagno cime. Vivere cambá. Vizio vìzzje. Vocabolario cabbulàrje. Vocale vucale. Vocazione vucazzjóne. Voce vócia. Voglia ulíje. Voi vuje. Voialtri vujàute. Volare abbulá. Volentieri vulendjére. Volere vulé. Volgere vutá. Volo abbuóle. Volontà vulundà. Volta vòte. Volta, una- mmane a vavóne. Voltare vutá. Volte, a- a bbòte. Voltastomaco vòtastòmmeche. Volume vulume. Voluto vulute. Vossignoria vussignuríje. Vostro vuóste, f. vòste. Votare vutá. Votazione vutazzjóne. Vuoto vacande. 324 Z ampata ciambate. ampogna sambógne. ampognaro sambugnáre. ecchinetta zecchenètte. Zeppo zippe. Zingaro zénghere, pl. zìnghere. Zitto citte. Zizzania zezzàjne. Zoccolatura zucculatúre. Zoppicare zuppecá. Zoppiconi zuppècúne. Zuffa acciuppiàtòrje. Zufolo flàute re canne. Zuppo trapanáte. 325 MODI DI DIRE E LOCUZIONI DIALETTALI Un grazie particolare al collega Giovanni Anzivino per l‟elaborazione accurata e diligente delle locuzioni e dei tanti “modi di dire”, dei quali ha saputo coglierne contenuti e significati con sapientebcapacità di sintesi. 326 MODI DI DIRE 1 A bbòtte a bbòtte. A gradi, a più riprese. 2 Á cacciáte la cape fóre lu sacche. Ha cacciato la testa fuori del sacco. Dicesi di persona che inaspettatamente muta nel carattere o nel comportamento (e fa cose impensabili). 3 A ccangiá cchè? A quale scopo? 4 Á cangiàte facce. Ha cambiato faccia. Dicesi di persona che muta nell'aspetto (per rimprovero, emozione, vergogna, ecc.). 5 A cchi lasse e cchi piglie. A chi lascia e (a) chi prende. Dicesi di persona incostante nell'agire o nel comportamento. 6 A cchi ngòglie ngòglie. A chi capita. 7 A cchi rá e a cchi prumétte. A chi dà e a chi promette. Dicesi di persona arrogante. 8 A Ddíje a la vendùre. Nelle mani di Dio e della sorte. 327 9 Á ffatte l'uócchie re śchernúzzele. Ha fatto gli occhi di lucciola. Dicesi di chi ha occhi sonnacchiosi e dura fatica a stare sveglio. 10 A ffréca cumbàgne. A danno del migliore amico. 11 A mmènd'a mmènde. Locuzione che esprime dimenticanza. 12 A mmùzzech'e ppetàzze. A morsi e a pezzettini. A intervalli. 13 A pparlà jé artalègge. Agire non è facile come il parlare. 14 Á ścupèrte l'Amèreche! Ha scoperto l'America!. Dicesi di chi presume di aver trovato una cosa nuova che invece è vecchissima. 15 Abbuścà la mazzètte. Ricevere qualcosa (spec. un compenso) illecitamente. 16 Abbuścà la pagnòtte. Guadagnare per vivere. 17 Abbuścárse nu pambanízze. Prendere molto freddo. 18 Accàtt'e bbénne. Compra e vende. Dicesi di persona che traffica in checchessia. 328 19 Accattà lu sóle quanne èsce. Comprare il sole quando esce (Iperbole). Locuzione che vale per "aver carestia di ogni cosa". Lib.Son.,114 "E comperar conviengli infino al sole". 20 Accunżá pe re ffjèste. Conciare per le feste. Ridurre una persona molto male con percosse e sim. 21 Addrízze re ggurécchie! Drizza le orecchie! Stammi bene a sentire! 22 Addulucí lu pìnnele. Addolcire la pillola. Mitigare una cosa spiacevole e dura da sopportare. 23 Aggísce sótte pe ssótte. Agisce di soppiatto. Dicesi di persona subdola. 24 Agguajtepéne se mandéne alérte. A malapena si mantiene in piedi. Dicesi di persona malferma. 25 A la bbanghe re lu sciùle. Alla banca dello "scivolo". Iperbole, velata di bonaria ironia, che denunzia indisponibilità di denaro. 26 A la sanfasòn (francesismo). Senza maniere (franc. sans façons). 27 A la vecchiàre càuze rósse. Alla vecchiaia calze rosse. Dicesi a proposito di persone d'una certa età che vogliono ancora atteggiarsi da giovani. 329 28 Alangatója! All'anima tua! Interiezione caratteristica di rimprovero o impazienza. 29 A li cane recènne. Ai cani dicendo. Mai sia! 30 Allegrézze nżuónne. Allegrezza, contentezza illusoria e non reale. 31 Alluccá nd'a re ggurécchie. Gridare nelle orecchie. Alzare il tono della voce con qualcuno (in senso di richiamo) per farsi ascoltare. 32 Alluccá ngape. Gridare in testa. Rimproverare aspramente. 33 Allungá lu bbròre. Allungare il brodo. Dilungarsi. 34 Andó le face juórne ddá le face nòtte. Dove gli fa giorno là gli fa notte. Dicesi a proposito di persona indolente. 35 Andó lu mìtte ddá lu truóve. Dove lo metti là lo trovi. Dicesi di persona quieta e tranquilla. 36 Ànema sì, ànema crìre. Anima sei, anima credi. Quelle che sono le tue esigenze e le tue necessità, possono essere anche le esigenze e le necessità degli altri :meritano, quindi, rispetto e comprensione. e 330 37 Angóre a ppaglie re fave. L'espressione vuol far capire che si è ancora all'inizio di un lavoro, di un discorso simili. 38 Appecciá ru ffuóche. Accendere il fuoco (fig.). Accendere gli animi, attizzare, incitare. 39 Aprí l'uócchie a li attarjédde. Aprire gli occhi ai gattini (fig.) Fare accorto qualcuno di qualcosa. 40 Armàmece e jjàtece. Armiamoci e andateci. Dicesi di chi spinge altri ad intervenire, tenendo, però, se stesso al sicuro. 41 Arrevendá janghe cúm'a nu lenżùle. Diventare bianco come un lenzuolo. Impallidire. 42 Arrunghiá cúm'a la cóteche sóp'a li caravùne. Non fare progressi, anzi regredire in un'attività qualsiasi. 43 Arruvá a chi sí ttu e cchi sònghe éo. Arrivare a "chi sei tu e chi sono io". Arrivare a contrasto vivo e deciso. Quel "chi" più che a persona, si riferisce a qualità, condizione, e la locuzione, assume, pertanto, il significato di "vediamo quello che vali tu e quello che valgo io". 44 Ascí sfalle. Cattiva riuscita di programmi, propositi, ecc. 45 Ascí trezzúdde. Non guadagnare alcunché. 331 46 Asseméglie nu sande meseríne. Dicesi di persona dall'aspetto emaciato o dal tono dimesso. 47 Attaccá lu ciùcce andó vóle lu padróne. Legare l'asino dove vuole il padrone. Obbedire, per quieto vivere, a chi comanda. 48 Attaccá lu file a lu rite. Attaccare il filo al dito. Serbare la memoria. 49 Attjénde a la carùta vasce. Attento alla caduta bassa. Le piccole cadute (intese anche in senso metaforico) talvolta possono rivelarsi più dannose delle grandi. 50 Aucàte re re ccáuse pèrse. Avvocato delle cause perdute. Avvocato da strapazzo. (spreg.) 51 Avé a r'ógne. Avere alle unghie. Avere tra le mani, avere a tiro. 52 Ave paure re l'ómbra sója stésse. Ha paura della sua stessa ombra. Dicesi di persona pavida. 53 Avíma fá li cunde. Dobbiamo fare i conti (fig.). Chiedere ragione a qualcuno del suo agire. 54 Azzèttelesíje. Locuzione d'altri tempi, oggi piuttosto desueta, la cui traduzione letterale può ipotizzarsi verosimilmente come "sia accettata". Tipica del gergo popolare viene pronunciata dalla gente sottintendendo la speranza, l'auspicio che la propria visita presso un luogo pio, per impetrare una grazia, abbia l'effetto sperato. 332 55 Bbónanòtte a li sunatúre!. Buona notte ai suonatori. E abbiamo completato l'opera!.(fig.) 56 Bbónasére a tutta la cumbagníje. Buona sera a tutta la compagnia. Espressione di saluto confidenziale. 57 Bbrutte re facce e bbèlle re córe. Brutto di faccia e bello di cuore. Dicesi di persona dall'aspetto (fisico) brutto ma di animo gentile. 58 Candá la ceceregnóle. Stá cu re mane mmane. Grattárse la trippe. Atteggiamento di persona nullafacente. 59 Cangiá l'uócchie pe la córe. Cambiare l'occhio per la coda. Cambiare una cosa di valore con un'altra di poco conto. 60 Caré ra lu ljétte. Cadere dal letto. Alzarsi presto. 61 Carè re bbrazze. Demoralizzare. 62 Cchiù squrìje re la mèzzanòtte nu mbóte èsse. Più oscurità della mezzanotte non può esserci. Si dice a proposito di affari (o situazioni) che non sono poi così disperati o gravi come sembrano. 63 Ce móre lu vèrme. Ci muore il verme. Si muore dal freddo. 333 64 Ce vóle la mane re Ddíje. Ci vuole la mano di Dio. Ce ne vuole.....! 65 Che bbèllu pìnnele ca me raje! Che bella pillola che mi dai! Che bella notizia che mi dai! Interiezione che sottintende, invece, il significato opposto della frase, cioè a dire "che brutta notizia che mi dai!". 66 Che c'éja la fraśche! Dicesi di persona altezzosa e specialmente nel comportamento e nei rapporti sociali. 67 Che ccacchie accócchie? Ma cosa vuol dire?. 68 Che t'agghie accíse lu figlie a la cùnnele? Che ti ho ucciso il figlio nella culla? Il detto è di una sconcertante crudezza morale: non c'è, infatti,azione più efferata di quando a qualcuno viene ucciso un figlio in tenera età. E, pur se con un paragone piuttosto forte, esso risulta alquanto efficace nel suo significato: cosa mai ti ho fatto di tanto grave per comportarti così duramente nei miei confronti? 69 Che zzjùne!. Che ścàmbele!. Che azioni! Che scampolo! Che cosa curiosa! 70 Chi la vóle còtte e cchi la vóle crure. Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. Chi la pensa in un modo e chi in un altro. 71 Chi pòrte la nnumenáte e cchi face li fatte. Chi porta la nomea e chi fa i fatti. C'è chi gode di cattiva fama e chi, invece, agisce subdolamente. 334 72 Chiange a purzjélle. Piangere senza ragione. 73 Chiange sèmbe mesèrje. Piange sempre miseria. Dicesi di chi si lamenta, non sempre a ragione, delle proprie ristrettezze. 74 Chiavá na cóse ngape Ficcare bene in testa una cosa (fig.) 75 Chióve sóp'a ru nfusse! Piove sul bagnato! Dicesi quando a un disgraziato capitano altre disgrazie o, viceversa, quando capita una nuova fortuna a una persona fortunata. 76 Chitébbìve. Chitéstravìve. Chitémmuórte. Chitéstramuórte. Imprecazioni sboccate di uso dialettale. 77 Cicce cumànne a Ccòle e Ccòle cumànne a Ccicce. La locuzione viene pronunciata quando ci si addossa l'un l'altro il carico di qualche faccenda (con la conseguenza che spesso non si giunge a soluzione alcuna). Come dire "tu a me ed io a te". 78 Cìtte tu e ccìtte éo. Zitto tu e zitto io. Locuzione che esprime tacita intesa. 79 Cìtte-cìtte, alluccánne-alluccánne. Zitto-zitto, gridando-gridando. Di poca segretezza. 80 Córe re mamme! Cuore di mamma! Bene mio! 335 81 Crisce figlie e ccrisce puórce. Cresci figli e cresci maiali. È una massima piuttosto amara ma talvolta veritiera nel suo significato: allevare figli, da cui spesso si riceve ingratitudine e non riconoscenza, è come allevare maiali. 82 Crisce sande! Possa crescere santamente! 83 Criste s'éja sciuóvete li cauzúne. Cristo si è sciolto i pantaloni. Piove a dirotto. 84 Cu na còsse sóp'a n'ate. Con le gambe accavallate. Oziare 85 Culóre re cane ca fuje. Colore di cane che scappa. Di colore indefinibile. 86 Cu lu bbéne míje e lu bbéne tùje. Con il mio e il tuo bene. Con compiacenza unanime. 87 Cu lu sanghe a li rjénde. Col sangue ai denti. Rabbiosamente con sdegno. 88 Cúme cane e ggatte. Come cani e gatti. Dicesi di persone in continua discordia. 89 Cúme lu vire lu ścrive. Come lo vedi lo descrivi. È una persona che va vista nella sua autenticità e non nella sua apparenza. 336 90 Cúme t'éja menùte 'ss'ardóre re córe? Come ti è venuto questo ardimento di cuore? A cosa è dovuto questo tuo inconsueto modo di fare? 91 Cundá a la femmeníle. Contare alla femminile. Fare i conti in maniera semplice. 92 Cunde cunde ca trìrece sònghe. Conta, conta che tredici sono. Comunque conti, la somma (il risultato) non cambia. 93 Cu re ggurèdde mbrazze. Con le budella in braccio. Controvoglia. 94 Curnùte e mmazziàte. Cornuto e bastonato. Oltre il danno anche la beffa. 95 Cu ru bbuóne o cu la fòrze. Con il buono o con la forza. Forzatamente. 96 Cùsete la vócche. Cuciti la bocca. Stai zitto!. 97 E n'ata vota sètte! E un'altra volta sette! Espressione per rimarcare che si continua a ripetere una parola o un discorso più volte detti. 98 Èsse n'àneme e nu córe. Essere un'anima e un cuore. Portarsi vicendevole benevolenza. 337 99 Fá aèrje. Agire a vanvera. 100 Fá a ścarecavarréle. Fare a scaricabarili. Scaricarsi addosso l'un l'altro la responsabilità. 101 Fá abbàsce e mmónde. Andare, passeggiare su e giù. 102 Fá arme e bbahàglie e vattìnne. Fai (prepara) armi e bagagli e vattene. Prendi tutto quello che hai e vattene. 103 Fá còppele e ccappjédde. Fare berretti e cappelli. Scappellarsi. 104 Fá "crá crá" cúm'a la curnàcchie. Gracchiare come la cornacchia. Rimandare dall'oggi al domani. 105 Fá fèsse e ccundénde. Fare fesso e contento. Adulazione mescolata con beffa: gabbare e, al tempo stesso, accontentare. 106 Fá li cunde sénża lu tavernàre. Fare i conti senza l'oste. Agire in una determinata maniera senza tener conto della volontà o dell'intervento altrui. 107 Fá lu fésse pe nu gghí a la uèrre. Fare il fesso per non andare in guerra. Fare il finto tonto. 338 108 Fá lu riàvele a qquatte. Fare il diavolo a quattro. Darsi molto da fare. Fare ogni sforzo per ottenere l'intento. 109 Fá na cóse re juórne. Fare una cosa di giorno. Sbrigarsi. 110 Fá nu liscie e bbusse. Lesciá lu pile. Fare un "liscio e busso"(Terminologia tipica del gioco delle carte chiamato "tressette"). Lisciare il pelo. Picchiare da orbi (fig.). 111 Fá pùngeche. Fare una cosa di poco valore. 112 Fá re ścarpe. Fare le scarpe (fig.). Mostrarsi amico e nuocere di nascosto. 113 Fá re ttórne a Ssandu Vite. Girare in tondo a San Vito (chiesa). Locuzione che richiama un'antica tradizione (oggi scomparsa) assai comune a Panni il 15 Giugno, festa di San Vito, consistente nel compiere tre giri (per penitenza o supplica) intorno alla Chiesa dedicata al Santo, prima di entrare nella stessa. La frase, col tempo, ha però assunto, nel linguaggio comune, il significato più ampio e generico di "fare una salutare passeggiata". 114 Fá tòrce l'uócchie. Far torcere gli occhi. Provocare in una persona motivi di disappunto. 115 Fá trìngule tràngule. Abbambinare. (È il tipico camminare dei bambini ai primi passi). 339 116 Fá ulme. Fare olmo. Mandare a secco, a bocca asciutta. Fraseologia in uso tra giocatori soprattutto nel gioco delle carte chiamato "passatella". 117 Face carne re puórche. Fa carne di maiale. Dicesi di chi realizza guadagni copiosi. 118 Face lu lànghene e lu mànghene. Espressione propria del lessico locale che probabilmente non trova riscontri appropriati nella lingua italiana. Dicesi per indicare una persona di malfermo proposito. 119 Face sèmbe carte. Fa sempre carte (fig.). Dicesi di persona che parla sempre senza mai dare ad altri occasione o tempo per farlo. 120 Face sèmbe n'arte. Fa sempre un'arte. Dicesi di persona querula, brontolona, spesso ripetitiva. 121 Facìme a "ttè e mmò". Facciamo: “eccoti (un oggetto, ecc.) e ora (dammi il corrispettivo)”. Locuzione che esprime pagamento rapido e immediato. 122 Farse la cróce cu la mana stòrte. Farsi la croce con la mano sinistra. Rimanere ammirati o meravigliati. 123 Farse lu sanghe amàre. Farsi il sangue amaro. Arrovellarsi. 340 124 Farse métte li pjére nfacce. Farsi mettere i piedi in faccia.(fig.) Farsi sopraffare. 125 Farse vuttùne nguórpe. Farsi bottoni in corpo (fig.). Rodersi interiormente. Reprimere a stento l'impazienza, l'ira, ecc. 126 Fridde re cane. Freddo da cani. Freddo pungente. 127 Funí sàbbete sande! Finire sabato santo! Dicesi a proposito di operazioni o lavori a lungo termine. 128 Ggiá ca l'àje fatte jé pruóve. Già che l'hai fatto è soddisfacente. 129 Íre a ffá na spassàte. Defecare. 130 Íre attandúne. Brancolare. 131 Íre bbellu bbellu. Andare bello bello. Andare piano. 132 Íre la stizze ngape. Andare la stilla in testa. Irritarsi, adirarsi violentemente. 133 Íre nfunne. Approfondire. 341 134 Íre ngenżjùne. Bighellonare. 135 Íre nżuócchele nżuócchele. Andare di zoccolo in zoccolo. Andare a strada fatta. 136 Íre ra qquá e ra ddá. Errare. 137 Íre rétecúle. Indietreggiare. 138 Íresìnne cu na mane nnande e n'ata addréte. Andarsene con una mano avanti e una dietro. Locuzione che sta a significare "rimanere delusi e mortificati. 139 Írsene a li jùnge! Frase idiomatica di chiara impronta locale (nel linguaggio pannese "li jùnge" sono "i giunchi") che vuol significare "Andarsene al Creatore!". Verosimilmente l'espressione ha una sua precisa origine che, in passato, prese spunto dalle zone (precis. la zona inferiore e superiore) contigue al luogo ove attualmente sorge il Cimitero di Panni ( un tempo zone di giuncheti). La ricca e fervida fantasia dei pannesi non certo mancante di creatività, ha, quindi, voluto servirsi del termine per intendere "Andarsene al Cimitero!", cioè morire. 140 Írsene lundàne. Allontanarsi. 141 Írsene ngire ngire. Aggirarsi. 142 Írsene nżjécule. Consumarsi lentamente. 342 143 Jam'a llallá. Frase tipica rivolta ai bambini per significare "andiamo a passeggio". 144 Jé arruuáte cúm'a l'acque re magge. È arrivata come la pioggia di maggio. Dicesi di cosa o persona che capita a proposito. 145 Jé arruuàte Paulúcce. È arrivato Paoluccio. Dicesi quando si sta per essere vinti dal sonno. 146 Jé carne ca crésce. É carne che cresce. Dicesi di bambino irrequieto e vivace, "tutto pepe". 147 Jé cúm'a San Tummàse. È come San Tommaso. Dicesi di chi vuole assicurarsi materialmente delle cose. È un detto che richiama evidentemente l'episodio dell'Apostolo Tommaso che ci viene narrato nel Vangelo. 148 Jé figlie a la addína janghe. È figlio alla gallina bianca. Dicesi di persona privilegiata. 149 Jé n'atu pare re màneche. É un altro paio di maniche! (fig.) É tutta un'altra cosa, un'altra faccenda. 150 Jé na cammenànde. Dicesi di persona che perde tempo gironzolando qua e là. 151 Jé na cape glurióse. È una testa gloriosa. Dicesi di persona bizzarra. 343 152 Jé na cape re checózze. È una testa di zucca. Dicesi di persona molto scarsa di intelligenza. 153 Jé na cape re tùmmele. È una testa di tomolo. Dicesi di persona dalla testa dura. 154 Jé na capa sciaccque. Dicesi di persona dalla testa vuota. 155 Jé na malèrve. Dicesi di persona malvagia. 156 Jé na mèzza cauzètte. Dicesi di persona di poco conto. 157 Jé na paróla! È tutt'altro che una cosa facile! 158 Jé na temba tòste. È una zolla dura. Dicesi di persona di tempra ferrea. 159 Jé nate cu la cammíse. È nato con la camicia (fig.) Dicesi di persona fortunata. 160 Jé nu ciucce cauzàte e vvestùte. È un asino calzato e vestito. È un ignorante dalla testa ai piedi. 161 Jé nu ciùcce presunduóse. Dicesi di persona ignorante e presuntuosa. 344 162 Jé nu ciùcce re massàrje. È un asino di masseria. È un gran lavoratore. 163 Jé nu magna magna. È un mangia-mangia. Dicesi di persona ingorda. 164 Jé passàte l'àngele e à dditte ammènne. È passato l'angelo e ha detto "Amen". Espressione che sottolinea il verificarsi di qualcosa per la quale si nutriva il timore che potesse realmente accadere. 165 Jé pròpje terra tèrre. È proprio terra terra (fig.). Dicesi di persona mediocre. 166 Jé putresìne ca nu nguaste menèste. È prezzemolo che non guasta la minestra. Dicesi di persona la cui presenza non disturba. 167 Jé sfunnuláte nguórpe. È sfondato in corpo. Dicesi di persona insaziabile. 168 Jé tenùte cúme a lu vrazze re San Custànże. È tenuto come il braccio di San Costanzo. Dicesi di persona soggetta a particolari premure e attenzioni. 169 Jé tròppe bbèlle pe èsse alluvére. È troppo bello per essere vero. Dicesi di cosa bella e reale ma che per troppa bellezza ci sembra irreale e fantastica. 170 Jè tutte fume e nnjènd'arrùste. È tutto fumo e niente arrosto. 345 È una persona di molte parole e di pochi fatti. 171 Jé tutte pund'e vvirgùle. È tutto punto e virgola. Dicesi di persona molto precisa. 172 Jittárse ndèrre. Buttarsi a terra (fig.) Svilirsi, sottovalutarsi. 173 L'agghie viste mmócch' a nu cane. L'ho visto in bocca a un cane (Iperbole). Locuzione scherzosa per significare di non aver visto alcuna cosa o persona. 174 La jurnàte jé nu mùzzeche. La giornata è un " morso". È un consiglio ad essere solleciti nel lavoro: occorre sbrigarsi nelle proprie faccende perché la giornata (lavorativa) passa in fretta e molte sono le cose da fare. 175 La malèrve nun mmóre maje. La malerba non muore mai. La gente malvagia, purtroppo, abbonda ed ha vita lunga. 176 La nòtte pòrte cunżíglie. La notte porta consiglio. Il riposo notturno spesso aiuta a superare le difficoltà che il giorno prima sembravano insormontabili. 177 La raggióne jé re li fésse. La ragione è dei fessi. Dicesi a significare falsamente che la ragione è degli imbecilli (i quali spesso e volentieri pretendono, ma a torto, di avere dalla propria parte la verità dei fatti). 178 La spése nun vale la mbrése. La spesa non vale l'impresa. Dicesi a proposito di affare da cui non si ricava nemmeno quello che si spende. 346 179 La tènghe sóp'a la pónde re la lénghe. Ce l'ho sulla punta della lingua. Dicesi di parola che non si riesce a trovare o dire sul momento. 180 La vóle nganne. Nu le ngòzze. La vuole alla gola. Non gli va più di lavorare. Dicesi di chi non vuol saperne di fare qualcosa. 181 Lassa stá lu munne cúme se tróve. Lascia stare il mondo come si trova. Lascia andare le cose per il loro verso naturale. 182 Lavá la cape a lu ciucce. Lavare la testa all'asino. Far cosa vana, darsi da fare senza frutto. 183 Le manghe còcche rrutèlle. Gli manca qualche rotella. Dicesi di persona stravagante. 184 Le puzze angóre la vócche re latte. Gli puzza ancora la bocca di latte. Dicesi di chi ha pochi anni e poca esperienza ma assume già atteggiamenti da adulto. 185 Le sap'affòrte. Gli riesce difficile. 186 Li sòlet'àprene tutte re ppòrte. I soldi aprono tutte le porte. Col denaro è possibile ottenere moltissime cose. 187 Lu fésse te sfésse. Lo scemo (o presunto tale) spesso ti fa scemo (con parole, modi di agire e sim.). 347 188 Lu juórne ca nun véne maje. Il giorno che non viene mai. Espressione per sottolineare qualcosa di utopistico. 189 Lu muórse re la malacrjanże. Il morso della "mala" creanza. L'ultimo boccone del piatto. 190 M'àje cuótte lu córe. Mi hai cotto il cuore. Mi hai esasperato. 191 M'àje cuótte lu féchete. Mi hai cotto il fegato. Mi hai logorato. 192 M'àje teràte lu córe. Mi hai tirato il cuore. Mi hai stancato. 193 Ma ché ne vutte?. Ma cosa stai dicendo?. 194 Ma cúm'avìte perciùte?. "Ma come siete riusciti a venire con questo maltempo?". 195 Mange cúm'a nu puórche. Mangia come un maiale. Dicesi di persona che mangia sproporzionatamente. 196 Manghe a ffarle appòste.....! Guarda caso.....! 197 Manghe li cane. Nemmeno i cani! Dio ne liberi! 348 198 Manghe pe ssuónne. Neanche per sogno! Ma nemmeno per idea! 199 Mangiapàne a traremjénde. Mangiapane a tradimento. Dicesi di chi vive a spese altrui senza compensare col lavoro, cioè senza guadagnarsi da vivere con onesta fatica. 200 Mannàgge a l'ànema tóje! Accidenti all'anima tua! 201 Mannàgge a lu patratúrche! Eufemismo per evitare di ." nominare il nome di Dio invano". 202 Mannàgge a qquanne me nżuràje (o me mmaretàje)! Accidenti al giorno in cui mi sposai. 203 Mar'a cchi ave la mala nnumenáte! Povero (infelice) colui che ha una cattiva nomea! 204 Mar'a cchi care e ccérche ajùte!. Povero chi cade e cerca aiuto!. Infelice colui che si trova in difficoltà e ha bisogno d'aiuto. 205 Mar'a cchi móre! Povero chi muore! Chi muore giace e chi resta si dà pace. 206 Mar'a cchi sèrva puópele. Povero chi serve il popolo. Il detto popolare è quasi un monito a coloro che ricoprono incarichi pubblici. Infatti, essendo essi sempre a contatto con la gente, finiscono spesso per essere oggetto di critiche e malcontenti, non potendo logicamente accontentare tutti. 349 207 Me face crepà nguórpe. Mi fa crepare in corpo. Mi fa disperare. 208 Me fanne pèrde l'àneme. Mi fanno perdere l'anima. Mi fanno penare. 209 Me l'àje luhàte ra mmócche. Me l'hai tolto di bocca. Mi hai prevenuto nel dire qualcosa. 210 Me sònghe carùte re bbrazze. Mi sono cadute le braccia. Mi sono demoralizzato. 211 Me véne la fréve. Mi viene la febbre. Dicesi quando si paventa qualcosa di pericoloso o di penoso. 212 Mèglie nu vase ca nu ścaffe. Meglio un bacio che uno schiaffo. È più efficace usare le maniere dolci anziché le maniere forti. 213 Mená càuce a lu vjénde. Tirare calci al vento. Espressione per rilevare l'atteggiamento di persona che sta con le "mani in mano". 214 Mená pólve nd'a l'uócchie. Buttare polvere negli occhi. Vendere fumo. 215 Menàrse nnande pe nu ngaré. Buttarsi in avanti per non cadere. Cautelarsi. 350 216 Mení la pèdde r'addíne. Accapponare la pelle. 217 Mení sèmbe a ggalle cúm'a l'uóglie. Venire sempre a galla come l'olio. Si dice figuratamente del voler sempre soprastare ed essere in vantaggio. 218 Mením'a nnuje! Veniamo a noi! Veniamo al caso nostro! 219 Métt'uóglie a la lambe. Mettere olio alla lampada. Rifonderci in una spesa. 220 Métte cunde. Mettere conto. Intromettersi nei fatti altrui. 221 Métte li cunfjétte mmócche a la ścrófe. Mettere i confetti in bocca alla scrofa (fig.). Dar cose degne e preziose a chi non sa apprezzarne il valore. 222 Métte lu carre nnanże a li vuóve. Mettere il carro davanti ai buoi. Fare o dire qualcosa prima del tempo. Mettere sull'avviso qualcuno. 223 Métte lu lècche. Avere da ridire. 224 Métte lu pólece nd'a l'aurécchie. Mettere la pulce nell'orecchio. Mettere qualcuno in apprensione o sospetto. Insinuare un dubbio. 351 225 Métte mane a la sacche. Mettere mano alla tasca. Cavare denari. 226 Métte nd'a re cchiòcche. Inculcare. 227 Métte ruje pjére nd'a na ścarpe. Mettere due piedi in una scarpa. Mettere alle strette. (fig.) 228 Métte sóp'a nu puórche. Mettere sopra a un maiale (fig.). Diffamare. 229 Métte tàhule. Mettere tavola (fig.) Attardarsi in una visita (a parenti, amici e sim.). Trattenersi più del solito. 230 Métte ténde. Mettere tende. Piazzarsi in un luogo. Scherz. dicesi a proposito di persona non gradita che non si decide ad andarsene. 231 Métte tròppe carne a ccòce. Mettere troppa carne a cuocere. Accingersi a troppe cose in una volta. 232 Métters'a òpera perdùte. Accingersi a lavori interminabili. 233 Métters'a lu mbuóste. Appostarsi. 352 234 Méttersele rind'a la sacche. Metterselo in tasca. Superare un altro in prontezza o intelligenza. 235 Miche jè ścurse re mbise!. Non è mica trascorso del tutto inutile il tempo (per fare qualcosa)! 236 Mínete nganne. Buttati alla gola. Strozzalo. 237 Míttete nd'a l'acìte. Mettiti nell'aceto. Mettiti in forze. 238 Mmetá a ccarne e mmaccarúne. Invitare a carne e maccheroni. Invitare una persona a fare una cosa a lui gradita o agevole. 239 Mmiat'a ìdde!. Beato lui!. 240 Mmjat'a chi téne nu sande ngiéle e n'ate ndèrre Beato chi tiene un santo in cielo e uno in terra. Beato colui che può contare su buoni aiuti, forti protettori per conseguire checchessia. (Allusione chiara alle raccomandazioni). 241 Mmóre re Ddíje, zì. Per amore di Dio, zio. Espressione solita di chi chiede l'elemosina. 242 Mó adda vení a cchiòve!. Adesso deve venire a piovere. Espressione che evidenzia il comportamento anomalo di una persona rispetto al proprio abituale modo di agire. 353 243 Mó mòrje la cape. Ora muore la testa. Mi fa male la testa. 244 Mó te voglie a la nghianàte! Ora ti voglio alla salita! Locuzione che si cita quando si vuol mettere qualcuno alla prova. 245 Murí nżicche. Lasciarsi andare, abbandonarsi, non avere cura di sé. 246 Muzzecàrse andó nu nge arrìve. Mordersi dove non ci si arriva. Mordersi il gomito (fig.). Pentirsi. 247 N'ave ndó métte la facce. Non ha dove mettere la faccia. Vergognarsi di se stesso. 248 N'avé ndó vatte la cape. Non avere dove battere la testa. Lambiccarsi il cervello, sforzarsi per trovare una soluzione, una cosa e sim. 249 Na lavàte re facce. Una lavata di faccia (fig.). Una presa in giro. 250 Na vite ra cane. Una vita da cani. Una vita di stenti. 251 Na vóte se mbènne Còle. Una volta si impicca Nicola. Una volta sola mi puoi ingannare! Chi è, infatti, incappato una volta in un inganno, starà bene attento a non cascarci una seconda volta. 354 252 Nate, cresciùte e ppasciùte. Nato, cresciuto e nutrito. Dicesi di persona che ha vissuto sempre nello stesso luogo. Usata, a volte, in tono dispregiativo o ironico, la frase rafforza il senso della parola a cui si unisce (es. "è un cretino nato, cresciuto e nutrito"). 253 Nd'a na vutàte r'uócchie. In un baleno. 254 Nd'a qquatte e qquatt'otte. In quattro e quattro otto. In modo sollecito, in breve spazio di tempo. 255 Ndó cumba "fattílle". Da compare ....."fattelo". Frase idiomatica, di chiara impronta locale, che identifica il "rubacchiare" nei possedimenti altrui. 256 Ndó èsce e ndó trase. Dove esce e dove entra. Dicesi di persona che parla a vanvera. 257 Ndó vére e ndó céche. Dove vede e dove va cieco. Dicesi di persona che, per motivi di prudenza o di convenienza, osserva solo quello che gli aggrada. 258 Ndra cape e ccuódde. Tra capo e collo. Inaspettatamente. 259 Ndra véglie e ssuónne. Tra veglia e sonno. Nel dormiveglia. 355 260 Né a la sàzzje né a la riùne. Né sazio né digiuno. In nessuna maniera. 261 Ne sape une cchiù re lu riàvele. Ne sa una più del diavolo. Dicesi di persona furba, maliziosa. 262 Nesciùne nasce mbaràte. È solo col tempo, attraverso l'osservazione, lo studio, la pratica, che si apprende, poiché nessuno nasce già istruito. 263 Nfónne ru ppane. Inzuppare il pane (fig.) Trafittura dell'animo (con malcelato cinismo). 264 Nfracetárse la cape. Scervellarsi. 265 Nfrucchjárse nd'a lu ljétte. Ficcarsi nel letto. Mettersi a dormire. 266 Ngape téne la canìglie. Nella testa tiene la crusca. Dicesi di persona di poco intelletto, che ragiona poco. 267 Ngappá nu ścarpìne. Buscarsi una fregatura. 268 Ngarná lu rènde. Prenderci gusto. 356 269 Ngassá e ppurtà a ccase. Incassare e portare a casa. (fig.) Subire contrarietà, critiche, giudizi sfavorevoli e sim., mantenendo il controllo di sé. 270 Ngassá la mane. Rincarare, aumentare la dose. 271 Ngreccá lu nase. Levare su il naso. Insuperbirsi. 272 Nu lu penżá manghe pe fjérre vjécchie. Non pensarlo neanche per ferro vecchio. Non dargli peso (considerata la sua pochezza). 273 Nu lu pòzze alleggerí. Non lo posso digerire. Non lo sopporto. 274 Nu mbóse lu pére ndèrre. Non posa il piede in terra. Dicesi di persona veloce. Estensivamente si dice anche di persona molto attiva nell'agire. 275 Nu nge face facce. Dicesi di persona dalla faccia tosta. 276 Nu spute maje! Non sputa mai! Dicesi di persona che parla in continuazione! 277 Nu ndéne manghe l'uócchie pe cchiange. Non ha nemmeno gli occhi per piangere. Dicesi di persona nullatenente. 357 278 Nu ndené né arte né pparte. Non tenere né arte né parte. Non avere né una professione né un lavoro. 279 Nu ndéne né cape né ccóre. Non ha né testa né coda. Dicesi di argomentazioni o cose sconclusionate. 280 Nu ndéne pile sóp'a la lénghe. Non tiene peli sulla lingua. Dicesi di persona che parla senza mezzi termini. 281 Nu ndruvá refíje. Non trovare sosta. Non trovare ricetto. Non trovare pace, tranquillità. 282 Nu ndruvárse cchiù a li cunde. Non trovarsi più ai conti. Uscire fuori termine (rispetto a quanto preventivato). 283 Nun fá mòsse. Non fare mosse. Non fare storie. 284 Nun facènne puópele. Nun gghì menànne lu bbanne. Dicesi nei riguardi di chi rende di dominio pubblico una notizia che andrebbe tenuta segreta. 285 Nu l'agghie fatte appòste. L'ho fatto inavvertitamente. 286 Nu mmange pe nu gghí a ccacá. Non mangia per non andare a defecare. Dicesi di persona tirchia. 358 287 Nu me face né ccaure né ffridde. Non mi fa né caldo né freddo. Non mi riguarda, mi lascia indifferente. 288 Nu mme lasse re peràte. Mi assilla continuamente. 289 Nu mme pegliá aruócchie. Non invidiare la mia buona sorte. 290 Nu ngemendá lu cane ca ròrme. Non stuzzicare il cane che dorme. È un consiglio a non molestare una persona pericolosa che sta quieta. 291 Nu sputá nd'a lu piatte ca mange. Non sputare nel piatto in cui mangi. Non dire male di chi (o cosa) fino ad oggi ti è stato utile e vantaggioso. 292 Nu stache r'àreje. Non sto d'aria. Non mi sento disponibile. 293 Nun vale quatte sòlete. Non vale quattro soldi. Dicesi di persona o cosa che non vale alcunchè. 294 Nu nżape tené nu cécere mmócche. Non sa tenere un cece in bocca. Dicesi di persona che non sa mantenere un segreto. 295 Nu nżì mmanghe la lóte sótte a re ścarpe méje. Non sei neanche il fango sotto le mie scarpe. Dicesi in tono dispregiativo verso una persona ritenuta abbietta. 359 296 Nunn'auzàrce la córe. Non alzargli la coda. Non dargli troppa importanza. 297 Nunn'àuze na pagliùśche. Non alza una pagliuzza (fig.). Dicesi di persona sfaticata. 298 Nunn'éja male ca ce canda prèute. Non è male che ci canta il prete. È un male leggero, che non desta preoccupazione. 299 Nunn'éja musse tuje. Non è muso tuo. Non è alla tua portata (nel senso di capacità, possibilità o di forza). 300 O rinde o fóre. Maniera risolutiva affinché uno si risolva (o sì o no). 301 Ògne ccóse la faje trave. Ogni cosa la fai trave. Anche la più piccola cosa la rendi complicata. 302 Ògne mmòrte re pape. Ogni morte di papa. Una volta ogni tanto. 303 Ògne ppicca ggióve. Ogni poco giova. Anche la più piccola cosa porta giovamento. 304 Ògne vvutàte re lénghe. Ogni volta che si parla. 360 305 Ónge la róte. Ungere la ruota. (Metafora). Corrompere con denaro. Dare denaro per ottenere qualcosa. 306 Pare na sanguètte. Sembra una sanguisuga. Dicesi di persona importuna, noiosa, seccante. 307 Pare San Ggelàrde. Sembra San Gerardo. Dicesi di persona emaciata. 308 Parl'e pparle lu nnammuráte jé surde. Parla e parla l'innamorato è sordo. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. 309 Parlá a śchiòve. Parlare a spiovere. Parlare a sproposito. 310 Pàrla chiare se vá. Metti in chiaro le cose. 311 Parlá nd'a lu pùjne. Parlare in un pugno. Parlare a voce bassa. 312 Parle cúme a nu libbre stambàte. Parla come un libro stampato. Dicesi di chi manifesta una fredda proprietà di linguaggio. 313 Parle cúme t'à fatte màmmete. Parla come ti ha fatto tua madre. Parla come sai, con la lingua materna (appresa, cioè, nell'infanzia, nella casa, e rimasta come propria e naturale). 361 314 Passàrse la mane sóp' a la cusciénże. Passarsi la mano sulla coscienza. Farsi l'esame di coscienza. Ponderare coscienziosamente. 315 Pe nu rrice mangamjénde re tè. Senza farti torto. 316 Pe trènde e ttrèndune. Per trenta e trentuno. Per un pelo. (fig.) 317 Pegliá "peccióne -peccióne". Prendere alla sprovvista, in modo improvviso. 318 Pegliá la fùa. Prendere lo slancio. 319 Pegliá la làja. Beffeggiare. 320 Pegliá li páppele. Pegliá li móte. Impaurirsi. 321 Pegliá na bbrutta chiéche. Prendere una brutta piega. Incamminarsi su una cattiva strada. 322 Pegliá pe nganne. Métte l'asta nganne. Prendere per la gola. Mettere l'asta alla gola. Imporre a qualcuno le proprie condizioni approfittando del suo stato di necessità. Costringere con forza. 323 Pegliárse la mane cu tutte lu vrazze. Pigliarsi la mano con tutto il braccio. Abusare della benevolenza altrui. 362 324 Pegliàrse la pezzecàte. Prendersi la pizzicata. Pungere con sottile ironia. 325 Pènże sule a jjisse. Pensa solo a se stesso. Dicesi di essere egoista. 326 Pèrde l'accùnde. Perdere il conto. Perdere i propri clienti (dicesi soprattutto quando un commerciante, per il suo comportamento poco cordiale, non riesce a mantenere la propria clientela). 327 Pèrde li sjénże. Perdere i sensi. Perdere la testa (fig.). 328 Pèrderse nd'a nu bbucchjére r'acque. Perdersi in un bicchiere d'acqua (Iperbole). Perdersi d'animo per una cosa da nulla. 329 Perócchie carùte nd'a la farìne. Pidocchio caduto nella farina. Dicesi di persona di vile origine arricchitasi rapidamente, e perciò insuperbita. 330 Pezzelárse sóp'a la trippe. Pizzicarsi sulla pancia. (fig.) Espressione che identifica un atteggiamento di sopportazione. 331 Pìccquel'e mmalecaváte. Piccolo e malnato. Dicesi di persona bassa (di statura), o anche di bambino, dal temperamento malizioso e/o intraprendente. 363 332 Pòzz'èsse accíse! Possa essere ucciso! Possa morire ammazzato! 333 Pòzz'èsse sande! Possa essere santo! Possa vivere santamente. 334 Pòzza cambá cjénd'anne! Possa vivere cento anni! 335 Pòzza fjurí! Possa fiorire! Eufemismo per mitigare spiacevoli espressioni! 336 Pòzza jitá lu bbeléne! Possa buttare il veleno! 337 Pòzza jitá lu sanghe! Possa buttare il sangue! Possa morire dissanguato! 338 Pòzza ròrme a ssuónne chine! Possa dormire a sonno pieno! Possa vivere tranquillamente! 339 Pòzza ścattá nguórpe! Possa scoppiare in corpo! Possa morire scoppiando! 340 Pòzza stá bbuóne. Possa stare bene. Possa vivere in buona salute. 364 341 Pure li pùlece tjénene la tósse! Pure le pulci tengono la tosse ! (Iperbole) Dicesi a proposito di chi vuole fare cose che la sua età o le sue forze (fisiche, intellettuali, materiali, ecc.) non consentono (es. piccoli che vogliono imitare i grandi e sim.) 342 Purtá lu punde. Portare rancore. 343 Purtá nghiande re mane. Portare sul palmo della mano. Avere una persona in grande stima e considerazione. 344 Quá care lu ciùcce! Qui casca l'asino. Qui sta la difficoltà, l'ostacolo. 345 Quá nu nge chióve. Qui non ci piove.(fig.) Dicesi a proposito di cose o argomenti dati per certi, sui quali non vi è dubbio alcuno. 346 Quanne ce mettìme a lu bballe avìma abballà. Quando ci mettiamo al ballo dobbiamo ballare. Dicesi quando si è intrapreso un lavoro, un incarico e sim. e bisogna necessariamente andare fino in fondo, senza tener conto dei disagi e delle difficoltà che questi comportano. 347 Quanne stéve la vigne mmjézze a la chiazze. Quando c'era la vigna in mezzo alla piazza. Frase idiomatica, forse anche un po‟ nostalgica, che sta a significare "anticamente....". 348 Ra cche pùlpete véne la prèreche. Da che pulpito viene la predica. Frase ironica rivolta a chi pretende di fare la morale ad altri su ciò che egli stesso non pratica. 365 349 Rá li nùmmere. Dare i numeri (fig.). Locuzione che simboleggia stranezza o incoerenza in ciò che si dice. Parlare a vanvera. 350 Ra padrùne sime asciùt'a ggarzùne. Da padroni siamo usciti a garzoni. Dicesi quando si viene ingiustamente privati di qualcosa di proprio. 351 Ramme ste quatt'òssere. Dammi queste "quattro ossa". Dammi la mano. 352 Rarse la zappe sóp'a li pjére. Darsi la zappa sui piedi. Nuocere a se stessi. Farsi del male da soli. 353 Rat'e nu ngungèsse. Dato e non concesso. Ammesso e non concesso (con il beneficio del dubbio), cioè con qualche" riserva" in proposito (su ciò di cui si parla). 354 Re ddéte re la mane nu nżónghe sòzze. Le dita della mano non sono uguali. Non siamo tutti uguali (sia nei comportamenti che nelle idee). 355 Re pparóle se re ppòrte lu vjénde. Le parole se le porta il vento. Dove c'è bisogno di fatti concreti le parole non servono, in quanto destinate a disperdersi. 356 Re vvave re fahùgne. Le bave di favonio. Sprazzi di pioggia. 366 357 Rice pane-pane e vvine-vine. Dice pane al pane e vino al vino. È una persona che dice chiaramente le cose come sono. 358 Rire a ścaccarjédde! Ridere a gote arrossate! Ridere di buon gusto! 359 Róme s'éia fatte appóche appóche. Roma si è fatta a poco a poco. Il detto vuol essere una manifesta esortazione a pazientare, a non essere precipitosi nella vita e ad agire con saggezza e ponderatezza. 360 Ròppe chiuóppete na bbèll'acque. Dopo piovuto una bella pioggia. Dicesi in occasione di interventi tardivi o superflui. 361 Ròppe na vìte. Dopo una vita. Dopo tanto tempo. 362 Ròrme sóp'a qquatte cuscìne. Dormire su quattro cuscini. Dormire sonni tranquilli. 363 Ru ggrasse jé arruvàte nganne. Il grasso è arrivato alla gola. Espressione per significare abbondanza oltre la misura. 364 Rumàne face juórne. Domani fa giorno. Domani si penserà (sul da farsi). 365 Rumaní fóre li panne. Rimanere fuori dei panni. Essere presi dallo stupore. 367 366 Rusecá patrennuóste. Rosicchiare paternostri. Biascicare orazioni. 367 Sandu Martìne, cúme jé cresciùte ssu crijatùre!. San Martino, come è cresciuto questo bambino! Locuzione tipicamente dialettale che, oltre ad esprimere meraviglia, vuole implicitamente augurare al bambino tutto il bene possibile. 368 Sanghe re bbisse. Interiezione di uso prettamente locale di cui è difficile trovare un significato letterale appropriato nella lingua italiana. 369 Sape li fatte suje. Sa il fatto suo. Dicesi di persona accorta, sagace. 370 Ścaffá sótt'a lu nase. Mettere davanti agli occhi. 371 Ścass'e vvá ra cape. Cancella e vai daccapo. Dimentica quel che è stato e ricomincia daccapo. 372 Scénne la squrìje nnande a l'uócchie. Scendere il buio davanti agli occhi. Rabbuiarsi. Perdere il lume dell'intelletto. 373 Ścrive quatte scialànghe! Frase idiomatica ("scialanghe" nel linguaggio pannese sta a significare "passo lungo e affrettato) che esprime esortazione a chi scrive, a non badare tanto alla forma (a come si scrive) quanto alla sostanza (cioè al contenuto). Apparentemente il termine "scialanghe" non rivela alcuna attinenza con la frase. È probabile, però, che il vocabolo, usato per analogia, voglia, invece, dare proprio l'idea di una scrittura lunga e frettolosa. 368 374 Ścutulárse la sciammèreche. Scrollarsi di dosso la giamberga. Lavarsene le mani (fig.) 375 Se ne vá a cculecá cu re gaddìne. Si va a coricare con le galline. Dicesi di chi è solito andare a letto molto presto. 376 Se respétte lu cane pe lu padróne. Si rispetta il cane per il padrone. Si ha riguardo verso una persona rispettando gli amici o i suoi parenti. 377 Se rice lu peccàte e nnò lu péccatóre. Si dice il peccato e non il peccatore. Locuzione per significare che si cita la notizia ma non la fonte. 378 Segnóre " se-me-stuffe". Dicesi di persona boriosa. 379 Sendírse re còce. Sentirsi di cuocere (fig.). Sentirsi ferito nell'orgoglio. 380 Sènża pazzíje. Senza scherzo. Seriamente. 381 Sí cúm'a mmèrculerí mmjézz'a la settemáne. Sei come il mercoledì in mezzo alla settimana. Sei sempre al centro dell'attenzione. 382 Sí ppròpje na pìtteme. Sei proprio una pittima. Sei proprio uno scocciatore. 369 383 Sí ppròpje nu bbisciù (francesismo). Sei proprio un gioiello (franc. bijou). Dicesi di persona aggraziata. 384 Sóna maste ca te pahe. Suona mastro che ti pago. Lavora, ché solo a lavoro ultimato ti pago. 385 Sònghe tazze e ccucchiàre. Sono come tazza e cucchiaio. Dicesi di persone amiche e in piena concordia. 386 Sóp'a lu cuótt'acqua vuddùte. Sul cotto acqua bollita. Espressione per significare che su una disgrazia ne capita un'altra. 387 Spacche lu cendèseme. Spacca il centesimo. Dicesi di persona accorta nel fare bene i conti. 388 Sparagn'e ccumbarísce. Risparmi e, al tempo stesso, fai bella figura. 389 Stá pròpje ndèrre. Stá ndèrre cu ttutte e qquatte re rróte. Stare proprio a terra. Stare a terra con tutte e quattro le ruote. Essere depressi. Estens. essere in condizioni economiche non buone e sim 390 Stá quaglie quaglie. Essere pieno fino alla gola. 391 Stame para-patt'e ppace. Stiamo pari e patta in pace. Siamo pari. 370 392 Stipe ca truóve. Conserva che trovi. Metti da parte e potrai trovartelo per il futuro. È un consiglio ad essere lungimiranti. 393 Stòrce lu musse. Torcere il muso. Espressione che denota disapprovazione o disgusto. 394 Strénge la cinde. Stringere la cinghia. Affrontare una serie di privazioni. 395 Stuórt'e mmaluórte. Storto e malandato. Alla men peggio. 396 T'agghia fá nu matutìne. Devo dartene tante (botte) di prima mattina. L'origine di questa curiosa espressione, frutto della fervida fantasia dei nostri padri, non è del tutto nota. Con ogni probabilità è da far risalire a quella che presumibilmente doveva essere l'intenzione di chi la pronunciava: far sì che il povero malcapitato ricordasse la sonora lezione (avuta, appunto, di prima mattina per tutto il resto della giornata). 397 T'agghia mbará e tt'agghia pèrde. Devo istruirti e…ti devo perdere. Il senso è chiaro: ti perderò in quanto un giorno non avrai più bisogno dei miei insegnamenti perché sarai diventato più bravo di me. 398 T'aja sciaccquá la vócche prime re parlà. Devi sciacquarti la bocca prima di parlare. Pensa ai tuoi difetti prima di parlare sul conto altrui. 399 T'àje fatte cúm'a nu paparjédde. Ti sei fatto come un piccolo papero. Sei bagnato fradicio. 371 400 T'àje fatte trugne trugne. Ti sei fatto pieno zeppo"(gen.di vino e sim.) 401 T'ànne fatte cúm'a Ssande Làzzere. Ti hanno fatto come San Lazzaro. Ti hanno coperto di lividi e ferite. 402 T'éja menùte la sendùte?. Ne convieni? Te ne sei reso conto?. 403 T'eja suràte la lènghe mmócche? Ti è sudata la lingua in bocca? Espressione (configurante un'azione inattuabile) rivolta con tono di scetticismoe a volte anche con un certo sarcasmo verso una persona che afferma di aver fatto qualcosa a cui si dà poco credito. 404 Tagliá accùrte. Tagliare corto. Essere brevi e concisi nel discorso. Venire presto alla conclusione. 405 Te face scénne ru llatte nd'a re ddenócchie. Ti fa scendere il latte nelle ginocchia. Dicesi di persona noiosa. 406 Te pòzza mení na sajétte! Possa morire fulminato! 407 Te pòzza mení nu tòcche! Ti possa venire un tocco! Possa venirti un colpo apoplettico! 408 Te pòzzene mangià li cane! Ti possano mangiare i cani! Possa morire di una morte orrenda! 372 409 Te pòzzene mbènne! Ti possano impiccare! 410 Te sacce pìr'a la vigna míje!. Ti conosco pero della mia vigna! Conosco vita, morte e miracoli di te! 411 Te sí ffatte cúm'a nu pumbunáre. Ti sei fatto come un lupo mannaro. Dicesi di persona che si riduce in cattivo stato. 412 Te vjénene li cinghe menùte. Ti vengono i cinque minuti. Ti prendono dei momenti improvvisi di collera. 413 Téne l'uócchie re sburdeglióne. Tiene gli occhi di pipistrello. Dicesi di persona con vista acuta. 414 Tené la cape a vendequatt'óre. Essere distratto. 415 Tené l'artéteche.Tené la ciumbíje-Tené li celìzzje Non star mai fermi. Essere irrequieti. 416 Téne la capa fréśche. Tiene la testa fresca. Dicesi di persona spensierata, non turbata da preoccupazioni o pensieri per le proprie cose. 417 Tené la cape a "ttré qquarte". Avere la testa scombussolata. 418 Téne la cape a vvjénde. Tiene la testa a vento. Dicesi di persona svagata. 373 419 Tené la cape nd'a re nnùvele. Tenere la testa tra le nuvole. Essere distratti. 420 Tené la córe re paglie. Tenere la coda di paglia. Avere ragione di temere. Essere in difetto. 421 Téne la facce vérde cúm'a nu ràghene. Tiene la faccia verde come un ramarro. Dicesi di persona biliosa o stizzosa. 422 Téne la lénga lònghe. Tiene la lingua lunga. Dicesi di persona linguacciuta. 423 Téne la pulìteche. Tiene la politica. Dicesi di persona arrivista e, più estensivamente, di persona dal parlare forbito e convincente (tipico proprio dei politici). 424 Téne la rucazzióne re lu puórche. Tiene l'educazione del maiale. Dicesi di persona ineducata. 425 Tené la sèrpe nd'a lu manecóne. Dicesi di chi cova (e spesso manifesta) risentimento, rancore, odio e sim. 426 Tené li ruóspe nguórpe. Tenere i rospi in corpo. Nutrire forti risentimenti. 427 Téne lu córe re cane. Tiene il cuore di cane. Dicesi di persona dal cuore duro, che non nutre pietà per il prossimo. 374 428 Téne lu cuórje tuóste. Tiene la pelle dura come il cuoio. Dicesi di persona coriacea. 429 Téne lu male re Sandu Runàte. Tiene la malattia di San Donato. Dicesi di persona malata di epilessia. 430 Téne lu male re Sandu Vìte. Tiene il male di San Vito. Dicesi di persona malata di corèa (malattia del sistema nervoso). 431 Téne lu riàvele nguórpe. Tiene il diavolo in corpo. Dicesi di persona invasata.(fig.) 432 Téne na facce re ścaffe. Tiene una faccia da schiaffi. Dicesi di persona indisponente. 433 Téne nu vrazze luónghe e nn'atu curte. Tiene un braccio lungo e uno corto (fig.). Dicesi di chi è più propenso a ricevere che a dare. 434 Téne re cchiérchie ngape. Tiene i cerchi in testa. Dicesi di persona di intelligenza acuta. 435 Téne re mmane àpele. Dicesi di persona dalle mani labili. 436 Téne sette spírete cúm'a la atte. Tiene sette spiriti come il gatto. Dicesi di persona di vitalità eccezionale, spec. di chi si riprende subito da una malattia. 375 437 Tené sóp'a la pónde re lu nase. Tenere sulla punta del naso. Avere una grossa avversione per una persona. 438 Tire la préte e annaścónne la mane. Tira la pietra e nasconde la mano. Dicesi di chi fa il male e poi si nasconde. 439 Tire la vrasce a li pjére suje. Tira la brace ai suoi piedi. Dicesi di persona che cerca solo il proprio tornaconto. 440 Tjéneme ca me tènghe. Tienimi che mi tengo. A stento mi sorreggo. 441 Tòrce l'uócchie. Torcere gli occhi. Espressione per indicare disappunto. 442 Truóve pure ru llatte r'aucjédde. Trovi anche il latte d'uccello. (Iperbole!). Espressione usata per intendere un luogo in cui si può trovare di tutto, anche.l'introvabile. 443 Truvá la pèzze a cculóre. Trovare la pezza dello stesso colore. Trovare una risposta come soluzione all'occasione. 444 Truvá ścuse e maletjémbe. Trovare scuse e maltempo. Trovare mille pretesti pur di non fare una determinata cosa. 445 Truvárse ra sópe. Aver ragione quando invece si è nel torto. 376 446 Tu te la cande e tu te la suóne. Tu te la canti e tu te la suoni. Tu fai e disfi a tuo piacimento. 447 Tuócche ca m'arrìve. Tocca che mi arrivi. Non ridere mai dei difetti altrui, perché un giorno verrà pure il tuo turno. Espressione del gergo locale, pronunciata soprattutto dalla gente anziana quando, come spesso accade, viene derisa o schernita dai ragazzi del luogo. 448 Uócchie chine e mmane vacànde. Occhi pieni e mani vuote. A mani vuote. 449 Vá cu lu sibbèmòlle. Dicesi di persona lenta nell'incedere (o nell'agire). 450 Va ngappànne ròcchie. Dicesi di chi è ritenuto un donnaiolo. 451 Vá rustucciùne. Dicesi di persona che cammina di nascosto. 452 Vá spareciùne. Dicesi di persona che va scappando. 453 Vá spjértete. Dicesi di persona smarrita, che va in cerca di qualcosa. 454 Vá sturcenjùne. Dicesi di persona che, in genere, agisce contro la norma. 455 Vá truvànne lu pile nd'a l'uóve. Va cercando il pelo nell'uovo (fig.) Dicesi di persona che cerca cavilli. 377 456 Vá truvànne pile. Dicesi a proposito di persona piuttosto esigente. 457 Vá truvànne ru ppanecuótte fatte. Va trovando il pancotto fatto. Dicesi di persona infingarda. 458 Vatt’a ffá beneríce. Vá fá mmócche. Vai a farti benedire.- Vai a fare in bocca. Eufemismi che sottintendono spiacevoli espressioni. 459 Vatte fá fríje! Vai a farti friggere! Imprecazione piuttosto originale per mandare "a quel paese". 460 Vatte la fjanghètte. Stá pìcchere pàcchere. Battere il fianco. Avere fame. 461 Veré asse pe fehùre. Vedere asso per figura. Prendere un abbaglio. 462 Veré re stélle. Vedere le stelle (fig.). Sentire un forte dolore. 463 Vìre abbré. Cerca di vedere. 464 Vìre cúme t'àja métte. Vedi come ti devi mettere. Il detto, citato con garbo malizioso dagli amici, vuol ricordare a chi festeggia una ricorrenza, il proprio "dovere" di offrire qualcosa. 378 465 Vòte, ggire e mmartèdde. Volta, gira e martella. Gira e rigira. 466 Vulé allattà a ddòje màmme. Volere allattare a due mamme. Barcamenarsi calcolatamente tra due partiti. 467 Vulésse lu ciéle!. Volesse il cielo!. Magari!. 468 Zómbe chi póte. Salti chi può. 379 PROVERBI 380 Proverbi ITALIANO 1 A àcene a àcene s'énghie la màcene. Ad acino ad acino si riempie la macina. 2 A ccarnuvàl'ògne sghérze vale. A carnevale ogni scherzo vale. 3 A ccase re chi nu ndéne figlie, nun gghjénne nné pe ssòlete nné pe ccunżíglie. A casa di chi non ha figli, non andare né per soldi né per chiedere consigli. 4 A ccase re puverjédde nu mànghene stòzzere. A casa del poveretto non mancano tozzi di pane. 5 A cchiange lu muórte sònghe lágreme pèrse. A piangere il morto sono lacrime perdute. 6 A ffurnàr'e mmule nu nge jènne pe ngule. A fornai e muli non camminare mai dietro. 7 A la fémmene nu mànghene ścuse, a li súrece nu mànghene pertùse. Alla donna non mancano scuse, ai topi non mancano buchi.. 8 A lu squagliá re la néve se vírene li strunże. Allo sciogliersi della neve si vedono gli escrementi. 9 A nnóme re Sanda Cécca si piglia piglia, si sécca sécca. In nome di Santa Cecca se attecchisce attecchisce, se secca secca. 10 A Ppasque e a Nnatàle s'ażżìmene li furnàre. A Pasqua e a Natale i fornai si vestono elegantemente. 11 .A qquarand'anne nu mal’a l'anne; a la cinguandíne nu mal'a la matine; a la sessandíne male nżin’a fine. A quarant'anni un male all'anno; alla cinquantina un male alla mattina; alla sessantina male fino alla fine. 12 A Ssand'Anduóne maścher’e ssuóne. A Sant'Antonio Abate maschere e suoni.. 381 13 A Ssand'Anduòne ògne addine face l'uóve. A Sant'Antonio Abate ogni gallina fa l'uovo 14 A Ssande nun fá vóte e a ppeccerílle nu mbrumétte. Ai Santi non fare voti e ai piccoli non promettere. 15 A Ssandu Martine acceríme lu puórche e ppruvame lu vine. Il giorno di San Martino ammazziamo il maiale e proviamo il vino. 16 Abbríle chiuvaríle, magge une e bbóne, ggiùgne mangh'uóglie. Aprile piovoso, maggio una e buona (pioggia), a giugno non deve piovere nemmeno olio. 17 Abbríle face lu fjóre e mmagge àve l'ónóre. Ad Aprile germoglia il fiore e maggio ha l'onore (perché sboccia). 18 Abbríle jé sèmbe chiuvaríle e nnesciùne se ne lagne pecché ne tróve suggiùóve cambagne. Aprile è sempre piovoso e nessuno si lamenta perché trova giovamento la campagna. la 19 Abbríle nu nde ścuprí, magge aràgge aràgge, ggiùgne apre lu pùjne. Ad aprile non ti scoprire, a maggio adagio adagio, a giugno apri il pugno. 20 .A Ccànnelóre pare l'érve pe lu vóve, ca la péquara mbasse la tróve. Alla Candelora prepara l'erba per il bue, che la pecora passando la trova 21 Accíreme e menúzzeme e jétteme nd'a li míje. Uccidimi, fammi a pezzi e buttami in mezzo ai miei. 22 Acque e mmòrte addréte a la pòrte. Pioggia e morte dietro la porta.. 23 Acque r'abbríle ògne stizze nu varríle. Pioggia di aprile ogni goccia un barile 24 Acque re ggiùgne arruvína munne. Pioggia di giugno, rovina il mondo. 25 Agnune a la case e Ddíje pe tutte. Ognuno a casa sua e Dio per tutti. 26 Allegríje re chiazz’e ttrívele re case. Allegria di piazza e tribolo in casa. 382 27 Amiche cu tutte e fferéle cu nnesciune. Amico con tutti e fedele con nessuno. 28 Amíc’e ccumbare se parle chiare. Fra amici e compari si parla chiaro. 29 Amíce fàuze, nnande t'allíscene e addréte te pìscene. Amici falsi, davanti ti accarezzano e alle spalle ti criticano. 30 Andó àje fatte la staggióne, faje pure lu vjérne. Dove hai fatto la gioventù, trascorri anche la vecchiaia. 31 Andó c'éja huste nu ng'éja perdènże. Dove c'è gusto non c'è perdenza. 32 Andó càndene tanda àdde nun face maje juórne. Dove cantano tanti galli non fa mai giorno. 33 Andó care sèmbe la stizze face lu pertùse. Dove cade sempre la goccia fa il buco. 34 Andó ce ljéve e nu nge mitte te mange la case cu ttutte lu titte. Dove togli e non ci metti ti mangi la casa con tutto il tetto. 35 Andó nu nżí mmetàte cúm'a nu cane si trattate. Dove non sei invitato, come un cane sei trattato. 36 Andó piglie e nu nge refunne, quanne vaje truóve lu funne. Là dove prendi e non rifondi, quando vai trovi il fondo. 37 Andó spute puópele, face fundane. Dove sputa il popolo, fa fontana. 38 Andó stá lu ljétte, stá l'affètte. Dove sta il letto, sta l'affetto. 39 Andó vaje jé pajése. Ovunque vai è paese. 40 Angóre nun vire la sèrpe e cchiàme Sandu Pàule. Ancora non vedi il serpente che già chiami San Paolo. 41 Annate re vjénde, annate re njénde. Annata di vento, annata di niente. 383 42 Appéne nuómene lu rjàvele, cumbàre la córe. Appena nomini il diavolo, spunta la coda. 43 Àrbele pècche e rame sécche. Albero pecca e ramo secca. 44 Aspjétte ciucce míje quanne èsce l'èrva nóve! Aspetta asino mio quando nasce l'erba nuova! 45 Aùste cape re vjérne. Agosto inizio d'inverno. 46 Autézze mèzza bbellézze. Altezza mezza bellezza. 47 Àuzete re matine ca t'abbuśche nu carline. Alzati di buon mattino che guadagni un carlino. 48 Carne re puórche ścagljénde e mména nguórpe. Carne di maiale cuocila appena appena e mangiala. 49 Carte e ddònne fanne sèmbe quédde ca vuónne. Le carte e le donne fanno sempre quello che vogliono. 50 Carte, cande. Le parole volano, le cose scritte rimangono. 51 Casa míje, jate míje. Casa mia, fiato mio. 52 Casa pìccquele, fèmmene ngegnóse. Casa piccola, donna ingegnosa. 53 Casa pìccquele, fìcchete mmjézze. Casa piccola, ficcati in mezzo. 54 Case nghiane puórce e cristjane. Casa a pianterreno vi entrano maiali e persone. 55 Catarre, vine cu lu carre. Raffreddore, vino in abbondanza. 56 Caurare e caurare nu nże tingene. Caldaio e caldaio non si tingono. 384 57 Cchiù póche sime, cchiù bbèlle parime. Meno siamo, più belli sembriamo. 58 Cerase caleme nganne, t'àgghi aspettàte n'anne, t'aspètte n'atu mése nżine ca vaje a nu turnése. Ciliegia scendi nella mia gola, ti ho aspettato un anno ti aspetto un altro mese finché vai ad un tornese (non costerai di meno). 59 Ché ne vuó ra la atte si la padróne jé matte? Che ne vuoi dal gatto se la padrona è matta? 60 Chi abbe, ngabbe. Chi deride, viene deriso. 61 Chi addummanne nun face arróre. Chi domanda non fa errori. 62 Chi affitta ścòrce e chi férra nghióve. Chi affitta scortica e chi ferra inchioda. 63 Chi àle póche vale; vóle sule mangiá, véve e nu bbellu ljétte pe repusá. Chi sbadiglia vale poco; vuole solo mangiare, bere e un bel letto per riposare. 64 Chi arraciòppe, pure vernégne. Anche chi racimola, vendemmia. 65 Chi bbèlle vóle paré, male e ppéne adda patí. Chi bella vuole sembrare, dolore e pene deve patire. 66 Chi bbéne me vóle a ccase me tróve. Chi mi vuol bene mi trova a casa. 67 Chi bbóna razze vóle fá, ra figlie fémmene àdda accumenżá. Chi buona razza vuol creare, deve iniziare dalla figlia femmina. 68 Chi cammine lécche, chi s'assètte sécche. Chi va in giro mangia, chi si siede va a secco. 69 Chi chiande, sciale. Chi pianta, sperpera. 70 Chi crére tutt'óre culate, prime o ròppe rèste ngannate. Chi crede tutto oro colato, prima o dopo resta ingannato. 385 71 Chi cumanne face légge. Chi comanda detta legge. 72 Chi famiglie vóle aumendá ra la fémmene àdda accumenżá. Chi vuole aumentare la famiglia deve iniziare dalla femmina. 73 Chi forza nu ndéne, opera ngégne. Chi non ha forza, si industria nel lavoro. 74 Chi jé figlie re bbóna razze tòrne sèmbe a lu jazze. Chi è figlio di buona razza torna sempre a casa sua. 75 Chi l'á fatta gròsse, prime o ròppe vá a Canòsse. Chi l'ha fatta grossa, prima o poi va a Canossa. 76 Chi lasse la víje vècchie e ppiglia la nóve, sape che llasse e nu nżape ché ttróve. Chi lascia la strada vecchia e prende quella nuova, sa che lascia ma non sa che cosa trova. 77 Chi manégge, festégge. Chi maneggia, festeggia. 78 Chi mange adducce e cchi gliótte veléne. Chi mangia galletti e chi ingoia veleno. 79 Chi mange l'uve r'aùste, nunn'arrive a bbéve lu mmuste. Chi mangia l'uva in agosto, non riuscirà a bere il mosto. 80 Chi mange sule s'affóche Chi mangia solo si affoga. 81 Chi me vattéje, m'éja cumbare. Chi mi battezza, mi è compare. 82 Chi nasce quatre nu mmóre tunne. Chi nasce quadro non muore tondo. 83 Chi nehòzzje cambe, chi fatja móre. Chi commercia vive bene, chi lavora muore. 84 Chi nu ng'éja nate nd'a na case nunn'adda trasí. Chi non è nato in una casa, non deve entrare. 386 85 Chi nu nganósce la pròpje ścretture, jé n'àsene re nature. Chi non conosce la propria scrittura, è un asino di natura. 86 Chi nun fràbbreche e nu mmarite nu nżape cché se rice. Chi non fabbrica e non marita non sa quel che si dice. 87 Chi nunn'accètte nu mmèrete. Chi non accetta non merita. 88 Chi nunn'éja bbuóne pe lu rré, nunn'éja bbuóne manghe pe mmé. Chi non è buono per il re, non è buono neanche per me. 89 Chi nunn'éja bbuóne a ffá, nunn'éja bbuóne manghe a cumanná. Chi non è buono a fare, non è buono neanche a comandare. 90 Chi pàha appríme jé male servute. Chi paga prima è mal servito. 91 Chi pe la fatìa nu nż'abbènde, cu la fame nu ndéne parènde. Chi per il lavoro non si riposa, con la fame non ha parenti. 92 Chi percóche vóle mangiá, tutte l'anne adda chiandá. Chi pesche vuole mangiare, deve piantare tutti gli anni. 93 Chi pèrde paha e chi rómbe cunżégne. Chi perde paga e chi rompe consegna. 94 Chi prima vénge lu cule se ténge. Chi prima vince si sporca il sedere. 95 Chi prime s'àuze, prime se vèste. Chi prima si alza, prima si veste. 96 Chi re speranże cambe, resperate móre. Chi di speranza vive, disperato muore. 97 Chi rire lu vernerí, chiange la ruméneche. Chi ride il venerdì, piange la domenica. 98 Chi rómbe adda pahá e li cuócce sònghe li suje. Chi rompe deve pagare e i cocci sono i suoi. 99 Chi ròrme nu mbiglia pisce. Chi dorme non prende pesci. 387 100 Chi se cóleche cu re ccriature a la matine se tróve cacate. Chi va a letto con i bambini alla mattina si trova sporcato. 101 Chi se face pèquara, lu lupe se la mange. Chi si fa pecora, il lupo se la mangia. 102 Chi se mbicce rèste mbecciate. Chi si intriga resta intrigato. 103 Chi se ne respiace re la carne re l'àte, la sóje si la màngene li cane. Chi si dispiace della carne degli altri la sua se la mangiano i cani. 104 Chi se piglie, s'asseméglie. Chi si prende, s'assomiglia. 105 Chi se uarda li puórce suje nunn'éja chiamate purcare. Chi si guarda i propri maiali non è chiamato porcaio. 106 Chi sémmene raccòglie. Chi semina raccoglie. 107 Chi sparagne, spréche. Chi risparmia, spreca. 108 Chi sparte àve la mèglia parte. Chi divide le porzioni ottiene quella migliore. 109 Chi spute ngjéle, nfacce le véne. Chi sputa in cielo, in faccia gli viene. 110 Chi tarde arriva male allògge. Chi tardi arriva male alloggia. 111 Chi te sape, te apre. Chi conosce le tue abitudini, apre la tua casa. 112 Chi téne capidde vòte, chi téne renare cónde, chi téne mugljére bbèlle cande. Chi ha molti capelli li acconcia, chi ha molto denaro conta, chi ha una bella moglie canta. 113 Chi téne faccia tòste s'ammarite, chi nò rèsta zite. Chi ha la faccia tosta si sposa, chi non ce l'ha resta nubile. 114 Chi téne la rógne si la gratte. Chi ha la rogna se la gratta. 388 115 Chi téne lénghe vá nŻardégne. Chi ha lingua va in Sardegna. 116 Chi téne lu cane sótte lu ljétte a lu marjuóle face rèspjétte. Chi ha il cane sotto il letto al ladro fa dispetto. 117 Chi téne malacápa, àdda tené bbóne còsse. Chi ha cattiva testa, deve tenere buone gambe. 118 Chi téne nase téne crijànże. Chi ha naso ha creanza. 119 Chi téne nu mestjére e lu sape fá, si nu mmóre, cambe. Chi tiene un mestiere e lo sa fare se non muore, vive alla meglio. 120 Chi téne rjéce figlie l'allóche, chi ne téne une l'affóche. Chi ha dieci figli li sistema, chi ne ha uno l'affoga. 121 Chi téne tjémbe n'aspèttásse tjèmbe. Chi ha tempo non aspetti tempo. 122 Chi tròppe la tira la spèzze. Chi troppo tira la corda la spezza. 123 Chi tròppe vóle, njénde strénge. Chi troppo vuole, nulla ottiene. 124 Chi tróve n'amiche tróve nu tesóre. Chi trova un amico trova un tesoro. 125 Chi vá a lljétte sènża mangiá, re ròrme si ne póte ścurdá. Chi va a letto senza mangiare, di dormire se ne può scordare. 126 Chi vá a lu muline se nfarine. Chi va al mulino s'infarina. 127 Chi vá chiane vá sane e vá lundane. Chi va piano va sano e va lontano. 128 Chi vá cu lu zuóppe se mbare a zùppecà. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare. 129 Chi vá e chi véne face nòtte e si ne véne. Chi va e chi viene diventa buio e se ne viene. 389 130 Chi vá reritte cambe afflitte, chi vá stuórte pòrte tutte a ppuórte. Chi va diritto vive afflitto, chi va storto porta tutto in porto. 131 Chi vá reritte cambe afflitte, chi vá sturtarjédde cambe bbunarjédde. Chi va diritto vive afflitto, chi va maluccio vive benino. 132 Chi vóle fá ru ggràne sémmene majse, chi vóle fá lu vine chiande murise. Chi vuol raccogliere grano semina maggese, chi vuole fare il vino pianta uva (paradisa o malvasia). 133 Chi zappa véve l'acque e chi puta véve lu vine. Chi zappa beve l'acqua e chi pota beve il vino. 134 Chiave a ccinde, marjuóle rinde. Chiave alla cintura, ladri dentro casa. 135 Chiuóve caccia chiuóve. Chiodo scaccia chiodo. 136 Ciàula vóccapèrte àje lassate la case apèrte, jé jùte lu malandríne e s'éja pegliate la mèglia addíne. Cornacchia dalla bocca aperta hai lasciato la casa aperta, è andato il malandrino e si é preso la migliore gallina. 137 Cjéle a ppecurèlle, acque a ccatenèlle. Cielo a pecorelle, pioggia a catinelle. 138 Cjéle russe o vjénde o nfùsse. Cielo rosso o vento o pioggia. 139 Ciucce cu ciucce se gràttene. Asini con asini si grattano. 140 Ciucce e padróne vuónne avé sèmbe raggióne. Gli asini e i padroni vogliono avere sempre ragione. 141 Córe cundènde lu cjéle l'ajùte. Cuore contento il cielo l'aiuta. 142 Cóse avute, care tenute. Cose ricevute, caramente tenute. 143 Cóse chiarite, nu nże face cchiù allite. Se le cose si chiariscono, non si litiga più. 390 144 Cóse cunferáte nun vá pe la strare. Cósa confidata non va raccontata. 145 Cricche, cròcche e màneche r'angíne. Persona eretta, persona curva e manico d'uncino. 146 Cu la Bbefaníje tutte re ffjéste si ne vanne víje. Con l'Epifania tutte le feste se ne vanno via. 147 Cu lu tjémbe e cu la paglie s'ammaturene re nnèspele e re ccanaglie. Con il tempo e con la paglia si maturano le nespole e le canaglie. 148 Cúm'a nesciuna case manghe la pòrte, a nesciuna tèrre manghe la víje. Come a nessuna casa manca la porta, a nessun terreno manca la strada. 149 Cúme nu nże funisce maje na vótte r'acite, accussì nu nże funisce maje nu malu marite. Come non si finisce mai una botte d'aceto, così non si finisce mai un cattivo marito. 150 Cuórpe re Bbacche, nu ndènghe tabbàcche, nu ndènghe la pippe, nu mbòzze fumá. Corpo di Bacco, non ho tabacco, non ho la pipa non posso fumare. 151 Ddíje jé tardarjédde ma no ścurdarjédde. Dio può arrivare tardi ad aiutare ma non si dimentica (di nessuno). 152 Ddíje te ścanże ra li nżegnalàte Ddèje. Dio ti guardi dai segnalati di Dio (da chi ha un difetto fisico). 153 Ddíje vére e pruvvére. Dio vede e provvede. 154 Fá bbéne e ścuórde, fá male e ppjénże. Fai il bene e dimentichi, fai il male e pensa. 155 Face la vìte re Mechelásse, mange, bbéve e stá a la spasse. Fa la vita di Michelaccio, mangia, beve e sta senza far niente. 156 Famme prime e ffamme fésse. Fammi primo (figlio) e fammi fesso. 391 157 Fave e avéne s'ammàndene re śchéne. Fave e avene si coprono appena appena con la terra. 158 Fémmena àute pe ccòglie re fìquara, fémmena vasce pe mmarite. Donna alta per cogliere i fichi, donna bassa per il marito (sposarsi). 159 Figlia fémmene e mmala nuttate. Le figlie femmine portano sempre problemi. 160 Figlie nfasce e ppanne ngascie. Figlia in fasce, biancheria in cassa. 161 Figlie pìccquele, uaje pìccquele; figlie gruósse uaje gruósse; figlie spusate, vite sacrifecáte. Figli piccoli, guai piccoli; figli grandi, guai grandi; figli sposati, vita sacrificata. 162 Figlie re atte ngappa sùrece. Il figlio del gatto acchiappa i topi. 163 Frattande ca lu mjéreche stùrje, lu malate móre. Frattanto che il medico studia, il malato muore. 164 Furbare jé curte e amare. Febbraio è corto e amaro. 165 Furbare curte e amare, si li juórne míje sarríjne tutte, facésse ferrà lu vine nd'a re vvutte. Febbraio corto e amaro, se i giorni miei fossero tutti, farei congelare il vino nelle botti. 166 Furbare, furbe re tutte li mìse pòrte la primmavére a li puglìse. Febbraio, il più furbo di tutti i mesi, porta la primavera ai pugliesi. 167 Furbare nòtte e gghiuórne pare. Febbraio notte e giorno pari. 168 Gèse Criste re fface e lu rjàvele l'accócchie. Gesù Cristo li crea e il diavolo li unisce. 169 Gòbbe a ppònènde lune crescènde; gòbbe a lluvande lune calande. Gobba a ponente luna crescente; gobba a levante luna calante. 170 Ìnnare sicche, massáre ricche. Gennaio secco, massaro ricco. 392 171 Jé assaje mèglie ca nu marjuóle t'arròbbe ru ggrane nd'a lu cascióne ca avé bbellu tjémbe nd'a lu mése re ìnnare. È molto meglio che un ladro ti rubi il grano nel silo di legno che avere bel tempo nel mese di Gennaio. 172 Jé mèglie a èsse ricche re carne ca re sòlete. È meglio essere ricco di figli che ricco di soldi. 173 Jé mèglie nu ciucce vive ca nu mjéreche muórte. È meglio un asino vivo che un medico morto. 174 Jé muórte lu criature e nu nżime cchiù ccumbare. È morto il bambino e non siamo più compari. 175 Jémme, menjémme, melune cugljémme. Andammo, venimmo, cocomeri raccogliemmo. 176 L'àbbete nun face lu mòneche e la cchìreche nun face lu prèute. L'abito non fa il monaco e la chierica non fa il prete. 177 L'acque r'aùste te pòrte méle e mmuste. La pioggia d'agosto porta miele e mosto. 178 L'acque tróvele véne nnande e l'acque chiare véne apprjésse. L'acqua torbida viene avanti e l'acqua chiara viene dopo. 179 L'amecízzje nunn'éja maje supèrchie. L'amicizia non è mai soverchia. 180 L'aucjédde nd'a la caggióle nu ngande p'amóre ma pe rrulóre. L'uccello in gabbia non canta per amore ma per dolore. 181 L'óme própóne e Ddíje respóne. L'uomo propone e Dio dispone. 182 L'òspete jé cúm'a lu pésce, ròppe tré gghiuórne puzze. L'ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza. 183 L'òzzje jé lu pàtre re li vìzzje. L'ozio è il padre dei vizi. 184 L'uócchie re lu padróne ngrassa lu cavadde. L'occhio del padrone ingrassa il cavallo. 393 185 L'uóve appèna nate vale nu rucate. L'uovo appena nato vale un ducato. 186 L'ùteme a ścurciá jé la córe. L'ultima a scorticare è la coda. 187 L'ùteme sarránne li prime. Gli ultimi saranno i primi. 188 La addine face l'uóve e a lu àdde l'abbruce lu cule. La gallina fa l'uovo e al gallo gli brucia il sedere. 189 La atte re Munżegnóre stá dinde e ffréca fóre. Il gatto di Monsignore sta dentro e fa danno fuori. 190 La atte re Zì Maríje prime chiange e ròppe rire. Il gatto di zia Maria prima piange e dopo ride. 191 La bbuscíje téne re ccòsse córte. La bugia ha le gambe corte. 192 La bbuscíje vá nnande, la veretà véne appriésse. La bugia va avanti, la verità viene dopo. 193 La cannelóre, la vernata jé sciùta fóre, respónne la vecchia arraggiàte quanne ścòppe la prucache, pe stá cchiù ssecure anna calá li metetúre La candelora, l'invernata è uscita fuori, risponde la vecchia arrabbiata, quando sboccia l'ononide, per stare più sicuri devono venire i mietitori. 194 La case sènża fucàgne nu ng'éja uaragne. Nella casa senza camino non c'è guadagno. 195 La chiacchjere jé bbèlle e ccare ma jé bbóne pe li vaccare. La chiacchiera è bella e cara ma è buona solo per i vaccai. 196 La còcce ca nu mbènże jé chiamàte chicózze. La testa che non pensa è chiamata zucca. 197 La córte se chiame córte ma jé lònghe. La corte si chiama corte ma è lunga (le cause durano a lungo). 198 La fémmena a qquarand'anne jéttele a mmare cu tutte li panne. La donna a quarant'anni buttala a mare con tutti i vestiti. 394 199 La fémmene jé lu Paravíse re lu cuórpe, lu Priatòrje re la bborse e lu Nfjérne re l'àneme. La donna è il Paradiso del corpo, il Purgatorio della borsa e l'Inferno dell'anima. 200 La lénghe nu ndéne uósse, ma rómbe l'uósse. La lingua non ha osso, ma rompe l'osso. 201 La marrùgge ògne mmale restrugge. Il marrubio distrugge ogni male. 202 La mòrte a chi accónże e chi ścónże. La morte a chi aggiusta e a chi guasta. 203 La mòrte c'éja cchiù pe l'àjne ca pe la pèquara. La morte c'è più per l'agnello che per la pecora. 204 La speranże jé l'ùtema a murí. La speranza è l'ultima a morire. 205 La tèrre face la case, la case nun face la tèrre. La terra fa la casa, la casa non fa la terra. 206 La tjèdde rice a lu caurare:"ścuóstete ca me tinge". La pentola dice al caldaio: "spostati che mi tingi". 207 La troppa cunferènże jé la màmme re la malacriànże. La troppa confidenza è la madre della cattiva creanza. 208 La vite accummènże a qquarand'anne. La vita comincia a quarant'anni. 209 La vite jé n'affacciáte re funèste. La vita è una affacciata di finestra. 210 Lasse a chi figlia e ppiglie a chi parturísce. Lascia a chi ha partorito e aiuta a chi sta partorendo. 211 Li ciucce fanne allíte e re varréle se ścàscene. Gli asini litigano e i barili si rompono. 212 Li funge a rròcchie, li fésse a ccócchie e la tèrre a ppalme. I funghi a gruppetto, gli sciocchi a coppia e il terreno a palmo (di mano). 395 213 Li muórte cu li muórte e li vive cu li vive. I morti con i morti e i vivi con i vivi. 214 Li panne spuórche se lávene nfamíglie. I panni sporchi si lavano in casa. 215 Li prime fridde nuócene, li prime càure cuócene. I primi freddi nuocciono, i primi caldi scottano. 216 Li sòlete appízzechene mmane a li sande. I soldi attaccano in mano ai santi. 217 Li sòlete fanne candá lu cecàte. I soldi fanno cantare il cieco. 218 Li sòlete re l'avàre si re ffrùsce lu sciambagnóne. I soldi dell'avaro se li spende lo scialacquatore. 219 Li suvrìzzje re la matine vàlene nu carline, quiddu re lu juórne vàlene nu cuórne. I servizi della mattina valgono un carlino, quelli del giorno valgono un corno. 220 Li tré ccumbagne re la chiazze: Mimì, Cocó e Càrmine lu pacce. I tre compagni della piazza: Mimì, Cocó e Carmine il pazzo. 221 Li uaje nun vjénene maje ra sule. I guai non vengono mai da soli. 222 Li uaje re la pegnata re ssàpe la cucchiàre. I guai della pignatta li conosce la cucchiaia. 223 Li vjécchie muórene cu tre "C": catarre, carute e cacarèlle. I vecchi muoiono con tre "C": catarro, caduta e diarrea. 224 Lu bbòngiòrne se vére ra la matine. Il buongiorno si vede dal mattino. 225 Lu cane c'abbócche, nu mózzeche. Il cane che abbaia non morde. 226 Lu cane cuótte téne paùre re l'acque frédde. Il cane scottato ha paura dell'acqua fredda. 227 Lu cane mózzeche a lu strazzate. Il cane morde lo straccione. 396 228 Lu cavadde ca téne cjénde padrune, assaje spisse se ne rumane rjùne. Il cavallo che ha cento padroni, spesso resterà digiuno. 229 Lu ciucce a la parte se móre re fame. L'asino a società si muore di fame. 230 Lu ciucce carrèje la paglie e lu ciucce si la mange. L'asino trasporta la paglia e l'asino se la mangia. 231 Lu cundatine téne re ścarpe gròsse e lu cervjédde fine. Il contadino ha le scarpe grandi e un'intelligenza acuta. 232 Lu ljétte se chiame róse, si nu nduórme, repuóse. Il letto si chiama rosa, se non dormi, riposi. 233 Lu lupe cange lu pile ma nò lu vìzzje. Il lupo cambia il pelo ma non il vizio. 234 Lu male passe jé andó lu truóve. Il cattivo passo è dove lo trovi. 235 Lu male uvernáte, lu uvèrna Ddìje. Il mal governato, lo governa Dio. 236 Lu maletjémbe fòrte lu sjénde subbete cúme passe lu grare re la pòrte. Il mal tempo lo senti subito appena oltrepassi il gradino della porta. 237 Lu manne vacande e si ne véne chine. Lo mandi vuoto (secchio) e se ne viene pieno. 238 Lu mèglie cundratte jé quidde ca nu nże face. Il miglior contratto è quello che non si fa. 239 Lu munne jé fatte a ścale; c'éja chi re scénne e chi re nghiàne. Il mondo è fatto a scale; c'è chi le scende e chi le sale. 240 Lu pajése jé re lu pajsane. Il paese appartiene a chi ci è nato. 241 Lu pésce puzza ra la cape. Il pesce puzza dalla testa. 242 Lu prim'anne spusate o malate o carceráte. Il primo anno di matrimonio o si è malati o si è carcerati. 397 243 Lu rjàvele face re ttjèdde ma no li cupjérchie. Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. 244 Lu rjàvele lu face fá e lu rjàvele lu face ścuprì. Il diavolo lo fa fare e il diavolo lo fa scoprire. 245 Lu sàzzje nu ngrére a lu rjùne. Il sazio non crede a chi sta digiuno. 246 Lu ścarpare ticche, ticche sèmbe pòvre e nnun'éja ricche. Il calzolaio tic tic sempre povero e non è mai ricco. 247 Lu suónne si nu ndéne la cape téne la córe. Il sogno se non ha la testa ha la coda. 248 Lu vine bbuóne se vénne senża fraśche. Il vino buono si vende senza insegna. 249 Lu vóve rìce curnute a lu ciucce. Il bue dice cornuto all'asino. 250 Lundane ra l'uócchie, lundane ra lu córe. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. 251 Magge urtuláne, assaje paglie e ppóche grane. Maggio ortolano, tanta paglia e poco grano. 252 Male nun fá e ppaure nunn'avé. Male non fare e paura non avere. 253 Mane pénde, sòrte ténde. Mani virtuose, sorte avversa. 254 "Maramé" risse lu presùtte quanne veríje ascì re ffìquara. "Povero me" disse il prosciutto quando vide uscire i fichi. 255 Marze, marzìcchie, re cràpe méje ànne fatte nu pare re curnídde, si marze ngrógne si ne càrene pile e ógne. A Marzo le mie capre hanno messo fuori un paio di cornini, se Marzo s'ingrugna se ne cadono peli e unghia. 256 Matremònje, remònje. Matrimonio, demonio. 398 257 Mazzàcchere e maccarúne la casa strure. Pasta fatta a mano e maccheroni consumano la casa. 258 Mazze e panèlle fanne li figlie bbèlle; pane e presùtte fanne li figlie bbrutte. Botte e pagnotte fanno i figli belli (crescono), pane e prosciutto crescono i figli brutti. 259 Mèglie a ìre nd'a lu patùte ca ndó lu sapùte. Meglio andare dal patito che dal sapiente. 260 Mèglie ca màmmete te perdésse ca lu sóle re marze te cucésse. Sarebbe meglio che tua madre ti perdesse che il sole di Marzo ti scottasse. 261 Mèglie ca te còglie na préte, ca avé a che ffà cu na fémmene ngazzáte. Meglio che ti colpisce una pietra, che avere a che fare con una donna arrabbiata. 262 Mèglie l'uóve óje ca la addìne craje. Meglio l'uovo oggi che la gallina domani. 263 Mèglie mmerjàte ca cumbiatúte. Meglio invidiato che compatito. 264 Mèglie sule ca male accumbagnáte. Meglio solo che male accompagnato. 265 Mitte la chiave a la cascie quanne tjéne la grasscie. Metti la chiave alla cassa quando tieni l'abbondanza. 266 Mjéreche piatùse face la chiàha vermenóse. Medico pietoso causa la piaga infetta. 267 Móre lu cane e mmóre la ragge. Muore il cane e muore la rabbia. 268 Na fémmene e na pàpere facjérne ruvetà Nàpele. Una donna e un'oca rivoluzionarono Napoli. 269 Na fémmene nfurmáte re tutte né te la mange e né te la ggliutte. Una donna informata di tutto né te la mangi né te la ingoi. 270 Na mala mugljére e na vótte r'acìte nu nże funíscene maje. Una cattiva moglie e una botte d'aceto non si finiscono mai. 399 271 Na mane lave l'ate e tutte e ddòje làvene la facce. Una mano lava l'altra e tutte e due lavano la faccia. 272 Na mane sóle nu nże lave. Una mano sola non si lava. 273 Natale cu li tuje e Pasque cu chi vuó. Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi. 274 Natale cu lu sóle e Pasque cu lu ceppóne. Natale con il sole e Pasqua con il ceppo. 275 Nd'a l'uórte ce vóle l'óme muórte. Nell'orto ci vuole l'uomo morto (cioè è necessaria la continua presenza dell'ortolano). 276 Nd'a ru mméle allícche, nd'a lu llarde unge. Nel miele lecchi, nel lardo ungi. 277 Ndra móglie e marìte nun mmétte lu rìte. Tra moglie e marito non mettere il dito. 278 Nesciuna carne rèste ala chianghe. Nessuna carne resta in macelleria. A significare che nessuna donna resta in casa (quasi sempre trova marito). 279 Nu mìle a lu juórne te léve lu mjéreche ra tuórne. Una mela al giorno ti toglie il medico di torno. 280 Nu nd'àja ferá manghe re la cammìse ca tjéne nguódde. Non ti fidare neanche della camicia che hai addosso. 281 Nu nde ferànne re li musce, si nun re canùsce. Non ti fidare delle persone quiete, se non le conosci. 282 Nu nde mbecciá, nu nde ndrecá, fatte li fatte tuje e nu nde ne ngarecá. Non t'impicciare, non ti intricare, fatti i fatti tuoi e non te ne incaricare. 283 Nu ndéne manghe l'uócchie pe cchiange. Non tiene neanche gli occhi per piangere. 284 Nu ndènghe figlie e cchiange nepùte. Non ho figli e piango nipoti. 400 285 Nu nge vuónne né làgreme né lamjénde pe te fá passá lu male re rjénde. Né con le lacrime né con i lamenti riesci a togliere il male di denti. 286 Nu pàtre rá a cambá cjénde figlie e cjénde figlie nun ranne a cambá nu pàtre. Un padre dà a campare cento figli e cento figli non danno a campare un padre. 287 Nu perócchie carute nd'a la farìne, s'éja nfarenáte e se crére mulenáre. Un pidocchio caduto nella farina, si è infarinato e si crede mugnaio 288 Nu póche perùne nun face male a nnesciùne. Un poco ciascuno non fa male a nessuno. 289 Nun renghiànge le ggevendù, pecchè si n'éja jùte e nun tòrne cchiù. Non rimpiangere la gioventù, perché se n'è andata e non torna più 290 Nunn'àja maje rice a la mane mangìne quédde ca face la mane rerìtte. Non devi mai dire alla mano sinistra quello che fa la mano destra. 291 Nunn'éja rótte ma cautàte sótte. Non è rotta ma è bucata sotto. 292 Nżìne ca lu parènde arrìve, lu vucìne jé arruváte. Finché il parente arriva, il vicino è già arrivato. 293 Ò te mange sta menèste ò te jétte pe la funèste. O ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra. 294 Ògne allegrézze ra lu córe véne. Ogni allegria viene dal cuore. 295 Ògne bbèllu juóche àdda durà póche. Ogni bel gioco deve durare poco. 296 Ògne ccarne mange, ògne fónge fugge. Mangia ogni tipo di carne, ma fuggi da ogni tipo di fungo. 297 Ògne llassàte jé perdùte. Ogni lasciato è perduto. 298 Ògne llèuna pòrte ru ffuóche suje. Ogni legna porta il suo fuoco. 299 Ògne ppréte àuza mùre. Ogni pietra alza il muro. 401 300 Ògne prumésse jé rèbbete. Ogni promessa è debito. 301 Ògne ricce nu caprìcce. Ogni riccio un capriccio. 302 Ògne ścarpe revèndeścarpóne. Ogni scarpa diventa scarpone. 303 Óme avvesáte mjézze salvàte. Uomo avvisato mezzo salvato. 304 Pacce e peccerille Ddíje l'ajùte. Pazzi e bambini li aiuta Dio. 305 Pajése ca vaje, usànże ca truóve. Paese che vai, usanza che trovi. 306 Palme nfósse, grègna tórse. Palma bagnata, bica colma. 307 Pane e cappe maje ścappe. Pane e cappa non devono mai mancare. 308 Pane e ccepódde e córe cundènde. Pane e cipolla e cuore contento. 309 Pane re lu uvèrne, pan' ètèrne. Pane del governo, pane eterno. 310 Pasqua marzàteche o mòrte o famàteche. Pasqua che cade di marzo o morte o fame. 311 Passàte lu sande, passàte la fèste. Passato il giorno dell'onomastico, passata è la festa. 312 Patte chiare e amecìzzje alluónghe. Patti chiari e amicizia lunga. 313 Pazzéje cu li fande e llàssa stá li sande. Scherza con i fanti ma lascia stare i santi. 314 Pe Ssanda Catarína la néva sóp'a la spine. Per Santa Caterina la neve è sopra il prugnolo. 402 315 Peccàte cunfessáte, mjézze perdunáte. Peccato confessato, mezzo perdonato. 316 Pjatte ammandáte, móśche nu ngache. Piatto coperto, la mosca non defeca. 317 Pígliete ru bbuóne quanne véne ca ru ttriste nun manghe maje. Prenditi il buono quando viene che il triste non manca mai. 318 Pìle e uaje nun mànghene maje. Peli e guai non mancano mai. 319 Pire cuóvete, màre a chi ce nguóvete. Pera raccolta, povero a chi viene colto sul fatto. 320 Pòrta chiuse, visite fatte. Porta chiusa, visita fatta. 321 Prime face ru mmàle e ròppe se vatte lu pjétte. Prima fa il male e dopo si pente. 322 Prime li rjénde e ppó li parjénde. Prima i denti e poi i parenti. 323 Prime re Natàle né ffridde né ffame, ròppe Natàle fridde e ffame. Prima di Natale né freddo né fame, dopo Natale freddo e fame. 324 Prumétte cèrte e vvéne méne secure. Promette certo e viene meno sicuro. 325 Pulènde prime t'abbotte e pó t'allènde La polenta prima ti gonfia e poi ti sgonfia. 326 Quanne àje fame nu ndjéne pane; quanne àje séte nu ndjéne acque. Quando hai fame non hai pane; quando hai sete non hai acqua. 327 Quanne la àtte jé ngarnàte a la recòtte se nu l'àve a lu juórne l'àve a la nòtte. Quando il gatto vuole la ricotta se non la ottiene il giorno la prende la notte. 328 Quanne la fémmene vóle fá, face chiòve e jjuccá. Quando la donna vuole fare (qualcosa), fa piovere e nevicare. 329 Quanne la zite jé mmaretáte, tutte li zite jéscene. Quando la sposa si è maritata, tutti gli sposi escono. 403 330 Quanne lu panàre vá e vvéne, l'amecìzzje se mandéne. Quando il paniere va e viene, l'amicizia si mantiene. 331 Quanne lu riàvele accarézze vá truvànne l'àneme. Quando il diavolo accarezza va trovando l'anima. 332 Quanne manghe la atte, li sùrece abbàllene. Quando manca il gatto, i topi ballano. 333 Quanne Panne métte la cappe si nunn'éja óje, craje nu ścappe. Quando a Panni c'è nebbia, se non è oggi, domani pioverà. 334 Quanne ruje se vuónne, cjénde nu nge puónne. Quando due si vogliono, cento non riusciranno a dividerli. 335 Quanne sì mmartjédde vatte, quanne sì angure statte. Quando sei martello batti, quando sei incudine statti. 336 Quanne sjénde re vatte lu maglie sémmene fave, line e aglie. Quando senti di battere il maglio semina fave, lino e aglio. 337 Quanne tanda àdde càndene nun face maje juórne. Quando tanti galli cantano non fa mai giorno. 338 Quanne tróne a la vernàte, l'annata jé frajàte. Quando tuona durante l'inverno, l'annata è abortita. 339 Quédde ca può sparagná óje, te póte servì craje. Quello che riesci a risparmiare oggi, ti può servire domani. 340 Quidde ca jé palìse, spisse vá a funì mbise. Quello che è sincero, spesso finisce impiccato. 341 Quidde cu lu fuóche cambàje; quidde cu lu ppane muríje. Quello con il fuoco campò; quello con il pane morì. 342 Quisse sònghe li cùnde: pizza càure e ména unde. Questi sono i conti. pizza calda e meno unto. 343 Ra carcerjére, carceráte. Da carceriere, carcerato. 344 Rá na bbòtte a lu chirchie e n'ate a lu tumbàgne. Dai un colpo al cerchio e un altro alla spianatoia. 404 345 Ra tutte te puó uardá, fóre ca ra lu marjuóle. Da tutti ti puoi guardare, fuorché dal ladro. 346 Ra la stadde a re stédde. Dalla stalla alle stelle. 347 Ra li nemìce me tremènde éo e ra l'amìce me tremènde Ddíje. Dai nemici mi guardo io e dagli amici mi guarda Dio. 348 Re gghiastéme sònghe re caníglie, chi re mméne si re ppiglie. Le bestemmie sono di crusca, chi le lancia se le prende. 349 Re mèglie paróle sònghe quédde ca nu nże rìcene. Le migliori parole, sono quelle che non si dicono. 350 Re nòtte, carna còtte. Di notte, carne cotta. 351 Re ppéttele ca nu nże fanne a Natàle nu nże fanne manghe a Caperànne. Le zeppole che non si fanno a Natale non si fanno neanche a Capodanno. 352 Rimme a chi si ffiglie, e te riche a chi assemìglie. Dimmi a chi sei figlio, che ti dico a chi somigli. 353 Rise a la vócche e rasùle a li rjénde. Riso alla bocca e rasoio ai denti. 354 Ròppe tré ggéle o acque o néve. Dopo tre gelate o pioggia o neve. 355 Róse adduràte, freśchézze passate. Rosa odorata, freschezza passata. 356 Rròbba accattàte, cuórpe arraggiàte. Roba comprata, corpo arrabbiato per il desiderio di averne di più. 357 Ru ppóche jé lu figlie re la puvertà. Il poco è il figlio della povertà. 358 Ru rrùsse véne ra lu musse. Il rosso viene dalle labbra. 359 Ru supjérchie rómbe lu cupjérchie. Il soverchio rompe il coperchio. 405 360 Rumóre alluónghe, acque accùrte. Rumore lontano, pioggia vicina. 361 Rùsse re sére bondjémbe se spére; rùsse re matìne brutte tjémbe s'avvecìne. Rosso di sera bel tempo si spera; rosso di mattina brutto tempo si avvicina. 362 S'àja pegliá mugljére e s'àja accattà vaccìne, pígliere nd'a lu pajése tuje e maje ra quidde vucìne. Se devi prendere moglie e se devi comprare bovini, sceglili nel tuo paese e mai da quello vicino. 363 Salutá jé curtesíje, respónne jé duvére. Salutare è cortesia, rispondere è dovere. 364 San Frangiśche léve lu càure e pòrte ru ffriśche. San Francesco toglie il caldo e porta il fresco. 365 Sandu Marche sémmene tèrre ca nasce prechiàcche. A San Marco semina terra che nasce porcacchia. 366 Sargènde e muśchettjère agnùne a lu suje mestiére. Sergenti e moschettieri ognuno al suo mestiere. 367 Sbeletézze re mane, sbeletézze re lénghe. Sveltezza di mani, sveltezza di lingua. 368 Se fatíja ca nun murìsse maje, però se pènże ca murìsse craje. Si lavora credendo che non moriresti mai, però si pensa di morire domani. 369 Se mbaccísce tré vvòte nd'a la vite: ggevendù, vecchiàre e mmjézze tjémbe. Si impazzisce tre volte nella vita: gioventù, vecchiaia ed età di mezzo. 370 Se sape andò se nasce e nu nże sape andò se móre. Si sa dove si nasce e non si sa dove si muore. 371 Séca séca cumbà, la séche nun vóle secá, vóle carne e maccarùne e nnu vvóle cchiù ffasùle. Sega sega compare, la sega non vuole segare perché vuole mangiare carne e maccheroni e non vuole più fagioli. 372 Segnóre se nasce ma nu nże revènde. Signore si nasce ma non si diventa. 406 373 Semènde ndèrre e sperànże ngiéle. Sementi nel terreno e speranze nel cielo. 374 Sémmene vricce e rraccòglie cìcere. Semina la ghiaia e raccogli ceci. 375 Senża renàre nu nże canda Mésse. Senza soldi non si può celebrare la Messa. 376 Sghérze re mane, sghérze re vellàne. Scherzi di mani, scherzi di villano. 377 Si àje tuórte nu nge jénne a la córte. Se hai torto non andare alla corte. 378 Si àte nunn'àje cu mmugljèrete te cùleche. Se non trovi altro, con tua moglie vai a letto. 379 Si chióve a Lluglie curre lu perìquele re nun fá manghe uóglie. Se piove a Luglio corri il pericolo di non fare neanche olio. 380 Si chióve a Ssand'Anne, mitte la spése pe n'anne. Se piove a Sant'Anna, fai provviste per un anno. 381 Si chiuvùse avìme lu quatte abbrillánde, chiuvùse avìme pe gghiuórne quarànde. Se piove il quattro aprilante, pioverà per quaranta giorni. 382 Si Criste ricche te vuléve, pòvre nu nde criàve. Se Cristo ti voleva ricco, povero non ti creava. 383 Si Ddíje nun purdunàsse tande tande, mbaravíse nu ndenésse sande. Se Dio non perdonasse tanto tanto, in Paradiso non avrebbe santi. 384 Si ferùcje vuò, ferùcje àja rá. Se vuoi la fiducia, fiducia devi dare. 385 Si fùme cu lu cuócce re créte e la cannùzze re canne càmbe ciénd'anne. Se fumi con il coccio di creta e la cannuccia di canna campi cento anni. 386 Si lu cadde te rá rulóre, acque e bbjénde ce sarrá rafóre. Se il callo ti fa male, fuori ci saranno pioggia e vento. 407 387 Si lu mbjiéstete fusse bbuóne, se mbrestàsse la mugljére. Se il prestito fosse buono, si presterebbe anche la moglie. 388 Si musére lu ciéle jé azzùrre e stellàte, craje lu tjémbe nu nżarrá malàte. Se stasera il cielo è azzurro e stellato, domani il tempo sarà bello. 389 Si ngiéle c'éja la cappe, si nu nghióve póche ścappe. Se in cielo c'è la nebbia, se non piove poco manca. 390 Si nun face càure a lluglie e aùste sarrá aspre ògne mmuste. Se non fa caldo a luglio e agosto sarà aspro ogni mosto. 391 Si nu nd'accundjénde re ru ppóche rinde càsete l'assàje nu ndróve luóghe. Se non ti accontenti del poco in casa tua il molto non trova luogo. 392 Si pe ffá nu lavóre àje tjémbe óje, nu lu straferì a ppóje. Se per fare un lavoro hai tempo oggi, non trasferirlo a poi. 393 Si t'àja spusà o àja viaggià né vvernerì né mmarterì t'àja capá. Se ti devi sposare o devi viaggiare non farlo né di venerdì né di martedì. 394 Si te piace re ìre re prèsscie, ca quiste pe ttè jé nu lusse, statte attjénde ca te può ścasciá la cape e rómbe lu musse. Se ti piace andare di fretta, questo per te è un lusso, stai attento che ti puoi rompere la testa e il muso. 395 Si te vuò appezzendí mitte l'òpere e nnu nge ìre. Se ti vuoi impoverire, metti gli operai e non andarci (a controllarli). 396 Si tu ggiustamènde rijalá saparràje a l'assùtte maje te truvarràje. Se tu in giusta misura saprai donare all‟asciutto non ti troverai mai. 397 Si tu quanne parle bbèlle paróle ausarràje, n'àja avé paùre ca la lénga ścurciarràje. Se tu quando parli userai belle parole, non aver paura che la lingua si scorticherà. 398 Si tu vevarràje na ggevendù resurdenàte, avarràje na vecchiàre resgraziàte. Se tu vivrai una gioventù disordinata, avrai una vecchiaia disgraziata. 399 Si tu vuò ca la róte lèste àdda ggerá, unge spisse lu pjérne e édde velóce jarrá. Se tu vuoi che la ruota giri velocemente, ungi spesso il perno e la ruota andrà veloce. 408 400 Si vuò cuffiá lu vucìne adduórmete priéste e àuzete prime a la matìne. Se vuoi gabbare il vicino vai a letto presto e alzati prima la mattina. 401 Si vuò uaragná àja penżà sule a ffatíjá. Se vuoi guadagnare devi pensare solo a lavorare. 402 Sì ffrate e ssóre fine a qquande mange tutte nd'a lu stésse pjatte. Sei fratello e sorella fin quando mangi nello stesso piatto. 403 Sì gghiute p'arrecchì e àje fatte rjébbete. Sei andato per arricchire e hai fatto debiti. 404 Sicce e ccarne vaccine, svrehògne chi la cucìne. Seppia e carne di vitello fanno vergognare chi li cucina. 405 Sópe l'acce na véppete ce facce, sóp'a lu funócchie ròje a ccócchie. Sopra il sedano bevo un bicchiere di vino, sopra il finocchio ne bevo due a coppia. 406 Sótte la néve ru ppane e ssótte l'acque la fame. Sotto la neve il pane e sotto la pioggia la fame. 407 Sparte recchézze e rrevènde puvertà. Dividi la ricchezza e diventa povertà. 408 Stipe e mmitte ngóre, quanne jé tjémbe cacce fóre. Conserva e metti nel cuore, quando è il momento metti fuori. 409 Stipe sjérpere ca truóve angìnere. Conserva i serpenti che trovi uncini. 410 Stìpete na bbèlla resàte pe qquidde ca te face na mbruvvesáte. Conservati una bella risata per quello che ti farà una improvvisata. 411 Stòrte vá e ddritta véne. Storta va e diritta viene. 412 Stu cannaróne jé luónghe e stritte, ce cape la case cu ttutte lu titte. Questa gola è così lunga e stretta che ci entra la casa con tutto il tetto. 413 Tale patre, tale figlie; tale àrbele, tale urscíglie. Tale padre, tale figlio; tale albero, tale arboscello. 414 Tanda tjèdde, tanda cupjérchie. Tante pentole, tanti coperchi. 409 415 Tande re luce, tande n'addùce. Tanta di luce, tanto ne porta di brutto tempo. 416 Tande vá la quartàre a l'acque nżine a cché si ne véne la màneche. Tanto va la quartara all'acqua fino a che se ne viene il manico. 417 Tenàne e ttenàne lu rùtte pòrte lu sane. Tenendo tenendo il rotto porta il sano. 418 Tèrra vacànde nu mbàha padróne. Terreno non seminato non paga il padrone. 419 Tire luvànde e stu vjénde nun vvéne maje vacànde. Soffia il levante e questo vento non viene mai vuoto. 420 Tratte cu cchi jé meglie re tè e ffacce re spése. Frequenta chi è migliore di te e fagli le spese. 421 Tré sònghe li putjénde: lu rré, lu pàpe e cchi nu ndéne njénde. Tre sono i potenti: il re, il Papa e chi non ha niente. 422 Trénda juórne a nnuvèmbre cu abbrìle, ggiugne e ssettèmbre re vendòtte ce ne stá une, tutte l'àute ne tjénene tréndune. Trenta giorni a Novembre con Aprile, Giugno e Settembre di ventotto ce n'è uno, tutti gli altri ne tengono trentuno. 423 Trippa sazzja cérche repuóse. Pancia sazia cerca il riposo. 424 Tutte li Sande, la néve pe li cambe. A tutti i Santi, la neve per i campi. 425 Une ne face e ccjénde ne pènże. Una ne fa e cento ne pensa. 426 Uócchie ca nun vére, córe ca nun resìdere. Occhio che non vede, cuor che non desidera. 427 Uórte salve e lla crapa sàzzje. Orto salvo e la capra sazia. 428 Urécchie rerìtte córe afflìtte, urécchie manghe córe franghe. Orecchio destro cuore afflitto, orecchio sinistro cuore contento. 410 429 Vá p'avé e rrumàne a ddá. Va con l'intento di ricevere, invece resta con l'obbligo di dare. 430 Vecìne míje, spècchie míje. Vicino mio, specchio mio. 431 Vennùte, funùte. Venduto, finito. 432 Vigne jé na tigne. Il vigneto è come una tigna (dà fastidio nel lavorarlo). 433 Vìzzje re natùre nżine a la sepultúre dùre. Vizio di natura dura fino alla sepoltura. 434 Vjéste ceppóne ca pare bbaróne. Vestiti ceppo che sembri un barone. 435 Vócca vasàte nu mbèrde vendùre. La bocca baciata non perde la sorte. 436 Vrazze a ppjétte, còsse a lljétte. Braccia al petto, gambe a letto. 437 Vruócchele, zuócchele e prerecatúre ròppe Pasque nu mmàlene cchiù. Broccoli, zoccoli e predicatori dopo Pasqua non servono più. 438 Vulé jé puté. Volere è potere 411 NOMI PROPRI PERSONA 412 A Addèzzje Decio. Addjéche Diego. Adúcce Ada. Aèrche Adelchi. Aggìrje Egidio. Aghetèlle Agata. Agnázje Ignazio. Aitáne Gaetano. Albíne Albino. Alduràte Eldorado. Aledúcce Alida. Alèsje Alessio. Alfréde Alfredo. Algebbjére Alcibiade. Amèlje Amelia. Andjéche Antioco. Andréje Andrea. Angelécchie Angela. Angelumarje Angelo Maria. Angícche Francesco. Angiulíne Angela. Annamaríje Anna Maria. Annandònje Anna Antonia. Annúcce Anna. Annuzzèlle Anna. Anżèlme Anselmo. Apollònje Apollonia. Arcuméje Archimede. Armínje Erminio. Aròlfe Adolfo. Arríche Enrico. Assúnde Assunta. Assundìne Assunta. Auròre Aurora. Austíne Agostino. B Bbèllaggírje Placidia. Bbellònje Bellonia. Bbenerítte Benedetto. Bbennárde Bernardo. Bbiasúcce Biagio. Bbommenúte Benvenuto. Bbunefácje Bonifacio. C Carlìne Carla, Carlo. Carlúcce Carlo. Carméle Carmela. Carmelíne Carmela. Carmenèlle Carminella. Carmenjélle Carmine. Carmenúcce Carmine. Carusíne Carosina. Casumérre Casimiro. Cataríne Caterina. Cecílje Cecilia. Celestríne Celestino. Cèsere Cesare. Chiaríne Chiara. Chilómbe Colomba. Ciccandònje Francescoantonio. Cicce Francesco. Ciccellúzze Francesco. Cicchepáule Francescopaolo. Ciccílle Francesco. Ciriáquele Ciriaco. Clemènde Clemente. Clemendíne Clementina. Crescènżje Crescenzo. Crestenèlle Cristina. Cristòfene Cristoforo. Culurínde Clorinda. Cungètte Concetta. Cungettíne Concetta. Cungòrdje Concordia. Cunżíglie Consiglia. Curráre Corrado. 413 Custànże Costanzo. Custanżúcce Costanzo. D Danżíne Abbondanza. Dduluráte Addolorata. Delfíne Delfina. Diaróre Teodoro. Dorúcce Dora. E Elènúcce Elena. Elvíre Elvira. Emílje Emilio. Èpele Euplio. Èrquele Ercole. F Faustíne Fausto. Feleríche Federico. Felíppe Filippo. Felúcce Raffaele. Feréle Fedele. Ferelúcce Fedele. Fiurènże Fiorenza. Fiurínde Fiorinta. Flaviàne Flaviana. Flàvje Flavio. Flíce Felice. Fònże Alfonso. Frangéśche Francesca. Frangeśchíne Francesca. Franghíne Francesca. Frangíśche Francesco. Freddenánde Ferdinando. Fròlije Florio. Fulmenúcce Filomena. Fuluméne Filomena. Funżenèlle Alfonsina. Funżíne Alfonso. Furliáne Floriano. G Gelárde Gerardo. Geremíje Geremia. Géròleme Girolamo. Geseppíne Giuseppina. Ggianníne Giovanna. Ggiòvánne Giovanna. Ggiúlije Giulia. Ggiuljètte Giulia. Ggiurítte Giuditta. Ggiuvannenèlle Giovanna. Ggiuvanníne Giovanna. Giacínde Giacinta. Giavacchíne Gioacchino. Gilletrúre Geltrude. Gine Luigia. Giòrgge Giorgio. Giuuánne Giovanni. Giuvannángele Giovannangelo. Giuvíne Giovina. Grabjéle Gabriele. Graziúcce Graziano. Grazjèlle Grazia. Gregòrje Gregorio. Gualángele Nicola Angelo. I Innare Gennaro J Jucce Maria. 414 L Laruètte Laura. Laurjénże Lorenzo. Leccárde Riccardo. Lenùcce Lina, Nicolina. Lesàndre Alessandro. Letízzje Letizia. Libbèratóre Liberatore. Lióne Leone. Lise Elisa. Lisètte Luisa. Liunòre Eleonora. Lubbèrte Alberto. Lucíje Lucia. Lucjètte Lucia. Luícia Luigia. Luícje Luigi. Luiggíne Luigi, Luigia. Luisètte Luisa. Lunárde Leonardo. Lutuvíche Lodovico. Luvícije Luigi M Manuéle Emanuele. Marchiònne Melchiorre. Marcúcce Marco. Margaríte Margherita. Mariandònje Mariantonia. Mariánne Marianna. Marianníne Marianna. Màrje Mario. Maríje Maria. Maríje Gesèppe Maria Giuseppa. Maríje Gràzzje Maria Grazia. Maríje Michéle M