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REGIONE
PUGLIA
ASSESSORATO PUBBLICA ISTRUZIONE
Centro Regionale Servizi Educativi Culturali
VOCABOLARIO DIALETTALE
PANNESE
a cura di
Giovanna PROCACCINI
Palmira VOLPE
Distretto FG/33
ACCADIA
REGIONE PUGLIA
ASSESSORATO PUBBLICA ISTRUZIONE
C.R.S.E.C. FG/33
ACCADIA
PROGETTO E ORGANIZZAZIONE
:
Gruppo operativo CRSEC FG/33
COORDINAMENTO EDITORIALE
:
Rachele MARINACCIO
Giovanna PROCACCINI
Palmira VOLPE
RICERCHE, CATALOGAZIONE,
REPERIMENTI VOCABOLI
:
Giovanna PROCACCINI
COMPOSIZIONE E IMPAGINAZIONE
ELETTRONICA DI TESTO
:
Palmira VOLPE
REDAZIONE E COLLABORAZIONE
AMMINISTRATIVA
:
Giovanni
ANZIVINO
Antonio
DE VITTO
Maria Donata GIOIA
Giuseppina
PATRONE
Lucia Marta
RUSSO
CONSULENZA (revisione) DIALETTALE
:
Prof. Pasquale CARATÚ
COLLABORATORI ESTERNI AL CENTRO
COTOIA
Orazio
FRANZA Gennaro
LOCURCIO Gerardo
® REGIONE PUGLIA
1999
Presentazione
Il vocabolario potrebbe essere considerato una “enciclopedica” del parlato umano, del quale
comprende le parole, la fraseologia, i proverbi e i modi di dire, che esprimono la cultura dei
parlanti una lingua. Per la sua realizzazione occorrono molta dedizione, impegno, tempo e,
innanzitutto, amore per il proprio paese e la propria cultura.
Il Vocabolario Dialettale Pannese, nato da un‟idea di Giovanna Procaccini, viene
pubblicato dopo un laborioso cammino iniziato nel 1986, che all‟apparenza è lungo, ma
che, a ben guardare, è breve, se si considera il lavoro compiuto.
Frutto di un impegno certosino e instancabile nella trascrizione e nello studio delle parole,
esso è stato sempre animato dall‟entusiasmo e dalla curiosità di conoscere ogni aspetto
della di Panni.
La Regione Puglia promuove attività e manifestazioni volte alla conoscenza, alla tutela e
alla valorizzazione del suo vasto patrimonio culturale, che abbraccia i beni materiali e le
espressioni spirituali del suo popolo, con la realizzazione di studi, manifestazioni ed opere
che, come questo Vocabolario Dialettale, ne consentono la conoscenza.
Per lungo tempo, con la diffusione della lingua italiana e per effetto dei mass-media, il
dialetto è stato trascurato; ma recentemente sono stati compiuti numerosi studi rivolti al
recupero di un importante patrimonio che investe tutti gli aspetti della vita e della cultura
del popolo ed è un mezzo linguistico di grande valore espressivo, comunicativo e culturale.
Quale mezzo espressivo specifico della sfera familiare il dialetto rappresenta gli aspetti di
vita più dimessi, ma non certo meno importanti e trascurabili, registra la vita nel suo fluire
quotidiano e nell‟alternarsi delle stagioni, nello svolgimento delle attività e delle
manifestazioni varie, nelle espressioni culturali e spirituali ed è testimonianza dei
sentimenti, delle attese e del pensiero del popolo.
Le parole, la fraseologia, i proverbi e i modi di dire sono tratti dal parlato e dal vivere
quotidiano, ogni momento della giornata e ogni situazione sono stati utili allo studio del
dialetto; la registrazione è avvenuta fra i parlanti, colti nella loro immediatezza, a volte
partecipi inconsapevoli della ricerca.
E‟ stato scandagliato il mondo lavorativo, spirituale, culturale e sentimentale di un paese
piccolo territorialmente, ma grande spiritualmente; molte energie sono state profuse in
questo lavoro che dona il dialetto di Panni alla cultura e a tutti coloro che, Pannesi e non,
amano la cultura e la propria terra.
In questo Vocabolario molti ritroveranno parole, espressioni e modi di dire appartenenti al
proprio paese e ad altre regioni d‟Italia e sentiranno una certa familiarità con il dialetto
pannese, tanto che esso sarà sentito come un‟opera di tutti, perché ognuno vi potrà ritrovare
qualcosa del proprio mondo.
Certamente il Vocabolario non può rappresentare la gestualità del corpo, l‟intonazione e il
timbro della voce, gli atteggiamenti del volto che esprimono i vari sentimenti e che
accompagnano e integrano il linguaggio, ma consente di affidare alla memoria, al cuore e
alla cultura un patrimonio linguistico che con il tempo, se trascurato, rischia di essere
perduto irrimediabilmente.
Oltre che opera di tutela e di valorizzazione del patrimonio dialettale, questo vocabolario è
un dono fatto a quanti hanno dovuto lasciare la loro terra per necessità e che con esso hanno
la possibilità di vedere salvaguardato un bene, la propria lingua, che hanno portato sempre
nel cuore e che non hanno mai dimenticato.
Il dialetto pannese ha molti tratti in comune con i dialetti dei paesi vicini e presenta delle
peculiarità che lo caratterizzano e lo contraddistinguono da loro; ha delle espressioni, una
coloritura, un‟intonazione e una musicalità prettamente pannesi, per le quali un Pannese,
ovunque si trovi, riconosce un Pannese nel sentirlo parlare, anche senza conoscerlo.
Ci si auspica che quest‟opera susciti un interesse non solo campanilistico e sentimentale,
ma anche culturale e che sia di incentivo a proseguire lo studio del variegato mondo dei
nostri paesi che hanno un pregevole patrimonio che va salvaguardato, fatto conoscere e
valorizzato.
Un doveroso ringraziamento va al defunto Antonio Procaccini, che ha donato il materiale
primo da cui è nata l‟idea di realizzare questo Vocabolario; al signor Orazio Cotoia, che si è
rivelato un prezioso informatore; a tutti i Pannesi che, ognuno nel proprio piccolo, hanno
dato un valido contributo; al prof. Pasquale Caratù, che ha dato dei preziosi suggerimenti e
delle importanti indicazioni scientifiche; al personale del Centro Regionale Servizi
Educativi e Culturali FG/33 di Accadia, in particolar modo a Giovanna Procaccini, che ha
curato l‟opera, a Palmira Volpe e a Giovanni Anzivino, suoi preziosi collaboratori; a
Gaetano Cristino, che ha dato l‟avvio all‟opera; ad Antonio De Vitto e a Giovanni Altrui,
che, per alcuni anni Responsabili del Centro Regionale Servizi Educativi e Culturali di
Accadia, ne hanno consentito la realizzazione con il loro sostegno e le loro direttive.
La Responsabile del CRSEC
Rachele Marinaccio
…La Lingua è uno de’ più forti vincoli che stringa alla Patria
“G. Napione”
IL
VOCABOLARIO
Lungi dal pretendere che il lavoro svolto sia scevro di difetti o imperfezioni, comunque
inevitabili di questo genere, ma nel convincimento tuttavia di nulla aver trascurato per
renderlo il più possibile rispondente alle aspettative della gente, è oggi motivo di profonda
soddisfazione, licenziare alle stampe questo complesso e laborioso “Vocabolario Dialettale
Pannese”.
Un ricco apparato di voci, proverbi ed espressioni in vernacolo che, al di là dei suoi chiari
limiti, non avendo esso la presunzione di essere esaustivo, ha tuttavia il merito, a mio
avviso non trascurabile, di colmare un vuoto imperdonabile nella bibliografia locale, non
essendoci precedenti di tale natura. Un piccolo ma prezioso “scrigno della memoria” che
racchiude tutto ciò che è stato possibile raccogliere, nel corso degli anni, del vasto e
sterminato patrimonio dialettale, attraverso una lunga e paziente attività di ricerca, ma
soprattutto con amore filiale e operosa perseveranza. Un lavoro che nasce principalmente
dall’esigenza di un recupero urgente e inderogabile di una lingua che è e rimane una
preziosa eredità lasciataci da chi ci ha preceduto e abbisognevole, oggi più che mai, di
riappropriarsi di quella “identità culturale” e di quegli spazi che la moderna civiltà le ha
tolto.
“Il Vocabolario, scrive Nicola Zingarelli, altro non è se non una di quelle forme con cui
l’uomo tende sempre a volgere in proprietà comune quello che è gesto e anima e
sentimento dei singoli uomini. In questo è la necessità di un vocabolario”.
Ed è in tale ottica che va inquadrato questo lavoro, nella convinzione cioè che un siffatto
vocabolario, destinato in particolar modo alla gente comune e alle tante famiglie dei nostri
emigranti, inteso a rappresentare e rispecchiare quanto più fedelmente possibile la realtà
di una umile e laboriosa Comunità, con le sue tradizioni, la sua cultura, i suoi modi di
espressione, senza alcun intendimento di natura didattica, non debba servirsi di un
linguaggio letterario, ma piuttosto esprimere la semplicità e l’autenticità del sentimento
popolare.
Sono stati pertanto selezionati e riportati in chiave dialettale tutti quei vocaboli che non si
discostano da quelli normalmente in uso nella lingua italiana, omettendo volontariamente
quei termini, per lo più tecnici e scientifici o di origine straniera, che sono frutto ed
espressione della odierna società e non si identificano o non possono collocarsi nel nostro
passato, cercando di coniugare, al tempo stesso, l’antico dialetto con quello più
propriamente “attuale”, al fine di richiamare il passato senza rischiare, però, di
allontanarsi dal presente.
Non nascondo le molteplici e naturali difficoltà che il lavoro ha comportato, ma il sostegno
e soprattutto la valida e impagabile opera di quelle persone che hanno apportato, in
differente misura, il loro contributo, sono stati lievito e incoraggiamento a proseguire nel
delicato compito.
Un pensiero commosso va a mio padre, autore di una inedita e significativa “raccolta” di
vocaboli e detti pannesi, (che sono parte integrante di questa ricerca) il quale per primo mi
insegnò a conoscere ed amare la lingua nativa, la sua ricchezza e la sua spontaneità, e con
il costante apporto dei suoi preziosi appunti e dei suoi paterni consigli mi fu guida sicura e
chiaro punto di riferimento fino all’ultimo dei suoi giorni.
Un pensiero che estendo, unitamente al più sincero ringraziamento, al Sig. Cotoia Orazio
che, nel revisionare i vocaboli, mi ha sostenuto sempre con la saggezza della sua
esperienza, nonché ai tanti compaesani pannesi, che qui non elenco per evitare spiacevoli e
imperdonabili dimenticanze, i quali pur se con il conforto di un solo consiglio, di una sola
ma necessaria parola, hanno dato efficacia e contenuto al “nostro” lavoro.
Mi sia concesso, infine, esprimere un doveroso e obbligato sentimento di riconoscenza e di
gratitudine personale alla collega di Sant’Agata di Puglia, Palmira Volpe, per lo
straordinario e instancabile impegno, quotidianamente profuso, in fase di copiatura,
correzione bozze, realizzazione e, soprattutto elaborazione informatica del testo. Un
sostegno qualificato e determinante per la realizzazione dell’opera, alimentato e sostenuto
da quella ricchezza di entusiasmo e di grande disponibilità che esaltano un lavoro
intelligente e puntiglioso (che le ha permesso di appropriarsi con buona proprietà di
linguaggio del nostro dialetto).
Detto ciò, confido che questo vocabolario possa incontrare se non piena accoglienza,
comprensione almeno per lo sforzo che ha richiesto, alla luce solo di un preciso impegno
culturale e di una testimonianza sensibile da parte di chi lo completò, amica della sua
terra, dei suoi cieli e dei suoi monti, delle sue strade e dei suoi vicoli ma soprattutto della
sua gente.
Giovanna Procaccini
Presentazione del Vocabolario di Panni
Presentare un‟opera significa evidenziarne le caratteristiche, ma anche inquadrarla
da un punto di vista della specificità del settore interessato.
Pertanto si vuol parlare della struttura del Vocabolario, ma anche di quanto viene
aggiunto (proverbi e modi di dire, racconti), che costituisce come una fonte, anche se non è
la principale, dalla quale si attinge il patrimonio lessicale.
Inoltre, per capire un pò di più anche la natura delle voci riportate è opportuno
avere un quadro, sia pur orientativo, nel quale è collocata la parlata di Panni. Quadro che
sarà disegnato su di uno sfondo storico e geolinguistico.
La struttura
Vediamo della presente pubblicazione prima di tutto la struttura.
La parte fondamentale è costituita dalla elencazione delle voci organizzate in
lemmi. A questa poi segue la parte italiano-dialetto. Vengono aggiunte quelle che
contengono i Proverbi e Modi di dire, i Nomi e Soprannomi e, infine, i Racconti.
Il Vocabolario vero e proprio è la parte più importante. È fatta da una serie di
lemmi, che aperti dalla voce segnata in grassetto, sono disposti in ordine alfabetico.
Nel lemma voci e frasi dialettali sono riportate in trascrizione semplificata,
accessibile al gran pubblico, sostanzialmente modellata sulla grafia dell‟italiano, con pochi
ed essenziali segni diacritici, per segnare particolarità di suoni, che in italiano scritto non
vengono segnate o che sono indicate diversamente (v. le norme di trascrizione).
A quanto pare, l‟uso di questo tipo di trascrizione agevola di molto la
caratterizzazione anche “esterna” del dialetto.
Questa operazione è stata condotta con fedeltà e con sistematicità, salvo omissioni
involontarie, che ci si sforza di ridurre al minimo e che, comunque, nulla tolgono alla
efficacia della resa.
Il lemma riporta oltre la voce, la sua definizione grammaticale (sostantivo, verbo,
locuzione, congiunzione, ecc.), la frase o le frasi dialettali che ne precisano il contesto.
Particolare importante.
Si sa che la traduzione della voce che segue immediatamente la parola capolemma
rappresenta una condizione astratta che assume la sua valenza, il suo significato pregnante
solo nel contesto del discorso, del quale la frase rappresenta un elemento minimo, e di
questo ci si deve accontentare. Per necessità e per concretezza.
Certamente la condizione ideale, ma anche difficile da realizzare, sarebbe quella di
produrre una serie di testi e anche di una certa ampiezza su determinati argomenti, i diversi
aspetti della vita della comunità dai quali trarre o meglio astrarre le singole voci. E qui c‟è
solo un augurio da fare: che questi testi vengano, in seguito, prodotti.
La seconda parte, quella “italiano-dialetto”, è importante perché serve ad orientare
la ricerca, tramite la voce italiana, della corrispondente dialettale.
Mi pare interessante, in questa parte, la presenza di schedoni, nei quali vengono
riportate le voci che interessano un determinato campo semantico.
Ad es., nello schedone Alimenti sono citate tutte le voci che interessano
l‟argomento: dai nomi (acquasale, cumbòste, ścagliuózze, ecc.), ai verbi (arrahanà, mbanà,
trumbà, ecc.), ai sintagmi (a ppònde re curtjélle, nd’a l’uóglie, ecc.), così da avere voci ed
espressioni, direi comode, per mettere insieme un certo discorso, che abbia in certo qual
senso un contesto.
I Proverbi e i Modi di dire, insieme con i Racconti, costituiscono come le fonti
(direi solo in parte) dal cui contesto si ricavano le diverse parole.
È chiaro che le particolarità delle fonti si oscurano in quello che è un sentire più
generalizzato, che produce, in definitiva, come una specie di voci “cristallizzate”, che caso
mai una volta erano vive anche nella parlata comune e che poi gradualmente si sono
ecclissate o ridotte sulla bocca dei più anziani. Ma anche questo contribuisce ad un‟opera di
scavo, utile per la storia linguistica.
L‟utilizzo di questi testi dev‟essere accompagnato dalla prudenza. È sufficiente
ricordare le possibili forzature dovute ad esigenze di rime o di ritmo. È chiaro che ci si
riferisce ai proverbi soprattutto ma anche ai modi di dire, che possono, con le dovute
precauzioni, essere utilizzati a scopi più propriamente linguistici.
Infine, i Nomi e i Soprannomi. Interessano perché nascondono parole, forme,
costrutti propri del dialetto.
In definitiva, anche le appendici fanno corona, e danno il loro contributo alla
conoscenza della parlata.
Va sottolineato che l‟Autore o meglio gli Autori hanno utilizzato in maniera
intelligente le esperienze dei Dizionari dialettali precedenti, specialmente di quelli
pubblicati nell‟ultimo decennio. Dicevo in maniera intelligente perché hanno selezionato
quello che di nuovo e di positivo veniva apportato.
E, come si sa, è il metodo, nella varietà dei suoi aspetti quello che fa la differenza
rispetto alle altre opere simili.
Collocazione storico-geolinguistica di Panni
Prima di definire la posizione linguistica della parlata di Panni, è opportuno
considerare quella geografica che spiega e giustifica, fondamentalmente la prima.
Il nostro centro fa parte amministrativamente della provincia di Foggia, ma
saremmo più precisi se usassimo l‟espressione “Daunia subappenninica”, per i motivi che
citerò in seguito.
Collocato, insieme a pochi altri centri dauni (Monteleone, Anzano, Accadia e
Sant‟Agata) nella Campania o meglio nell‟Irpinia, risente, com‟è ovvio, (non è mica
un‟isola linguistica!) di questa sua posizione.
Si tratta di individuare e di leggere, con gli strumenti appropriati, le peculiarità che
si richiamano alla sua posizione geografica, ma che giustificano anche la sua storia, in
genere.
Passando dalla geografia alla storia, quella più propriamente linguistica, e
utilizzando degli schemi che sono capaci di comunicare con chiarezza le caratteristiche, si
possono individuare nella parlata di Panni, le principali correnti che fanno capo alle diverse
varietà linguistiche, che testimoniano chi più e chi meno la loro presenza.
Prima di tutto quella di tipo campano-irpino. È questa, a quanto pare, il modello
principale, che nella storia ha assunto come il ruolo-guida, accanto, però, all‟altro modello,
di tipo appenninico. Traspare, inoltre, sia pur in posizione secondaria, minoritariamente
rappresentata, anche la corrente di tipo pugliese. Sullo sfondo, infine, s‟intravedono, con
molta chiarezza e con nutrita rappresentatività, fatti di lingua antica che accomunano e che
una volta, nel Medio Evo (in particolare nei secc. X-XIII) accomunavano ancor di più le
diverse contrade di questo vasto ambiente, allora fortemente unitario, almeno da un punto
di vista linguistico.
La varietà campano-irpina.
La spiegheremo con i fatti che sono propri della Campania e dell‟Irpinia e con
quelli che sono, invece, più diffusi nell‟Irpinia, la subregione che è a diretto contatto con
Panni, anzi nella quale il centro dauno è immerso.
Certamente è un fatto comunemente campano o meglio napoletano il
dittongamento delle E o delle O brevi latine in metafonesi (tardarjédde „tarderello, che
viene tardi‟ Pr. 151, scurdarjédde „scordarello, che dimentica‟ Pr. 151, e ppjénże „e
pensaci‟ Pr. 154, cuórpë „corpo‟ Pr. 150, figlie gruósse „figli grandi‟ Pr. 161), come anche
la rotacizzazione dell‟alveodentale sonora in posizione sia iniziale (rjéce „dieci‟ Pr. 120),
sia intervocalica (accerime „uccidiamo‟ Pr. 15, la core „la coda‟ Pr. 42), la riduzione alla
laterale schiacciata e rafforzata del nesso LJ (uóglie „olio‟ Pr. 16, mugliere „moglie‟ Pr.
269) e di altri nessi che si manifestano in maniera simile (GL- → gli [l’l’] : gliótte veléne
„ingoia veleno‟ Pr. 78, né te la gliutte „né te la inghiotti‟ Pr. 269), lo schiacciamento della
sibilante davanti a velare (šcupètte „scopetta, spazzola‟, šcurdá „dimenticare‟), forme
verbali del tipo songo „sono‟ di I pers. sing. e di III pl. (songhe fatte vjécchie „sono
diventato vecchio‟ Racc. 2, r.20, quisse songhe li cunde „questi sono i conti‟ Pr. 342), l‟uso
del suffisso -ELLUS (-ille se in metafonesi) come diminutivo (Peccerille „piccoli‟ Pr. 14),
il rafforzamento della consonante iniziale dei femminili plurali e dei “neutrali” al singolare
(re ffjéste „le feste‟ Pr. 146, re nnèspele e rre canaglie „le nespole e le canaglie‟ Pr. 147; ru
ggrane „il grano‟ Pr. 171, ru mméle „il miele‟ Pr. 276, lu llarde „il lardo‟ Pr. 276), un
lessico che segna le diverse condizioni della vita (šcurnuse „timido‟, šcuórne „timidezza‟,
sfaccimme „persona dalla faccia tosta‟, spandecá „aspettare con ansia, penare‟, sciusciá
„spirare, soffiare‟, ṡburdeglióne „pipistrello‟ Modi 415, nap. spurtiglione „id.‟ in VNIIN,
šcarrafóne „scarafaggio’ strúmmele „trottola‟ nfósse, nfusse agg. „bagnata, -o‟ Pr. 306, 138,
ecc. prevalentemente di tipo irpino: scatédde „scintilla‟, irp. scatélla „id.‟ in DDSM, cautate
agg. e part. pass. „bucata‟ Pr. 291, irp. cautá „scavare‟ DDSM.
Il tipo appenninico.
Con testimonianze che si riscontrano prevalentemente sull‟Appennino abruzzesemolisano, ma anche lucano e talvolta sul Gargano.
Si ricorderanno in particolare i fatti che seguono: l‟epentesi di u semivocale in
vicinanza di suoni velari (figlie píccquele „figli piccoli‟ Pr. 161, pèquara „pecora‟), la
riduzione laterale ad u semivocale nei nessi -LD-, -LTJ- (lu caurare „il caldaio‟ Pr. 206, li
prime càure „i primi caldi‟ Pr. 215, àuzete „àlzati!‟ Pr. 400), l‟esito in semivocale j del
nesso -DJ- (óje „oggi‟ Pr. 262, appujá „appoggiare‟), del nesso FL- (face….juccá
„fa…fioccare‟ Pr. 328, jate míje „fiato mio‟ Pr. 51) e della mediopalatale sonora -ğğ- (lu
ciucce carreja la paglie „l‟asino trasporta la paglia‟ Pr. 230); la riduzione all‟aspirata h di
velare sonora G- iniziale (huste „gusto‟ Pr.31, accanto all‟esito zero: ògne addine „ogni
gallina‟ Pr. 13, tanda adde „tanti galli‟ Pr. 32), di -G- intervocalica (chi nehòzzje camba
„chi commercia vive bene‟ Pr. 83, chi paha apprime „chi paga prima…‟ Pr.90, la chiaha
„la piaga‟ Pr. 266) e di -V- (fahugne „favonio‟ Modi 356); l‟esito in -vet- di -LT- (accòvete
s.f. „accolta, adunata di persone‟); l‟esito in nasale schiacciata e rafforzata del nesso NG +
voc. palatile (njénde strénge „nulla ottiene‟ Pr. 123); le preposizioni del tipo andó, ndó „da,
presso, al‟ (mèglie a ire nd’a lu patute ca ndó lu sapute „meglio andare da chi ha patito che
dal saputo‟ Pr. 259); un lessico abbondante (la còcce „la testa‟ Pr.196; sparre „cercine‟ abr. spara in VUA, irp. sparra in DDSM -; ràghene „ramarro Modi 422 - abr. ràchene in
VUA, garg. ràteche² „id.‟ DDMM; frajá „abortire‟; supale „siepe‟ -avigl. [PZ] supala „id.‟
NB; pescóne s.m. „macigno‟ Racc.1, r.13; musére „stasera Pr. 388; na nzénghe avv. „un
poco‟ Racc.1 rr.21, 45, 49 -avigl. nzénga [sul testo nzénca] „id.‟ NB; allucá „dare, collocare
in matrimonio‟ (chi téne rjéce figlie l’allóche „chi ha dieci figli li sistema‟ - abr. [Chieti e
Pescara città] allucá „id.‟ DAM, garg. alluqué „id.‟ DDMM-).
È presente il tipo pugliese.
Con i fatti che seguono: la riduzione a sibilante schiacciata delle mediopalatali
sorda e sonora + vocale palatile (vrasce „brace‟ Modi 440, la bbuscíje „la bugia‟ Pr. 191 e
192) e talvolta anche di J- (jé sciuta fóre „è andata fuori‟ Pr. 193, di contro però a nu nge
jénne a la córte „non andare alla corte‟ Pr. 377, jéttele „gettala‟ Pr. 198, a li junge „ai
giunchi‟ Modi 139); le forme verbali del tipo stache „sto‟ (nu stache r’areje „non sto di
genio‟ Modi 292) face „fa‟ (l’àbbete nun face lu mòneche „l‟abito non fa il monaco‟ Pr.
176.
Si rilevano fatti antichi centromeridionali.
I seguenti: l‟esito nella bilabiale sonora -b- della fricativa sonora V sia in nesso
con la sibilante sonora (ṡbeletézze „sveltezza‟ Pr. 367), sia in posizione sintattica (acque e
bbjénde „acqua e vento‟ Pr. 386); le forme del pronome personale éo „io‟ (me treménde éo
„mi guardo io‟ Pr. 347, pàtreme e éo tenime la stessa facce „mio padre ed io abbiamo lo
stesso viso‟) e édde „essa, lei‟ ([la róte] ..édde velóce jarrá „[la ruota] …essa andrà veloce‟
Pr. 399, va da édde „va da lei‟); il metaplasmo di genere (dal femminile al maschile: nu
mile a lu juórne „una mela al giorno‟ Pr. 279, …pire cuóvete „…pera raccolta‟ Pr. 319 -sal
piru s.m. „pera‟, oltre che pira, in VDS); l‟uso del prefisso AD con le voci verbali (abbulá,
„volare‟, abbuóle „volo‟, accalemá „calmare, placare‟, acculematúre s.f. „colmatura‟); i
plurali in -ORA (re fíquara „i fichi‟ Pr. 158, sjérpere „serpi‟ Pr. 409, angínere „uncini‟ Pr.
409); un lessico peculiare (témbe „zolla‟ Modi 158 - abr. id in DAM, sal. id. in VDS, cal.
timpa in DDMM; allumá „accendere‟ - abr. allumä’ „vedere, accendere la luce elettrica‟
DAM, sal. allumare „accendere‟ VDS -; tremendá „guardare‟ –garg. id. in DDMM, sal.
trimèntere „id.‟ VDS-; fucagne „camino, cucina‟ Pr. 194 -abr. id. „caldana, vampa isterica‟
DAM, sal. fucagna „stufa‟ VDS, cal id. „piccolo vano per il focolare‟ NDDC-; tumbagne
„spianatoia‟ Pr. 344- manfr. id. „id.‟ VM, avigl. id. „id.‟ NB, garg. „coperchio della botte‟
DDMM, sal. tumpagnu „coperchio‟ VDS, nap. „fondo della botte‟ VNIIN; -tèste „vaso di
fiori‟, urtalizzeje „ortaggio‟ [anticamente era aggettivo]; vascijédde „botte per aceto‟ - V.
SM-; zénżele „brandello, straccio‟, zenżuluse „cencioso‟ –sal. zínzulu „straccio‟ VDS).
Infine delle particolarità sulle quali indagare.
Le seguenti: abbòcche 3° pers. sing. pres. indic. „abbaia‟ (lu cane c’abbòcche, nu
mmózzeche „il cane che abbaia non morde‟ Pr. 225), mazzàcchere „pasta fatta a mano, in
casa‟ Pr. 257, àmmele „brocca‟, schernúzzele „lucciola‟, a la pruffine „alla fine‟ Racc. 2,
r.13.
Sono queste solo delle indicazioni. Altre possono venire dalla registrazione di testi
liberamente recitati che si affida a coloro che vorranno continuare l‟opera meritoria che gli
Autori del presente Vocabolario hanno inaugurato.
Pasquale Caratù
Università degli Studi di Bari
Nota bibliografica e abbreviazioni
Sigle bibliografiche
DAM = E.Giammarco, Dizionario abruzzese e molisano, voll. 4, Roma, 1979;
DDMM = F: Granatiero, Dizionario del Dialetto di Mattinata-Monte Sant’Angelo,
Foggia, 1993;
DDSM = L.De Blasi, Dizionario dialettale di San Mango sul Calore, Atripalda
(AV), 1991;
NB = F.Galasso, Nel Belvedere, Lavello, 1989;
NDDC = G.Rohlfs, Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria, Ravenna, 1977;
SM = P.Caratù, “I Dazi e le pene” negli Statuti di Molfetta, in “Lingua e Storia in
Puglia”, 3, 1976, pp. 5-64; “I dazi ecc. Prospetto grammaticale e lessico, ib., 4, 1977,
pp.33-48;
VDS = G.Rohlfs, Vocabolario dei Dialetti salentini (Terra d’Otranto), voll.3,
Galatina, 1976;
VM = P.Caratù – G.Grasso – M.Rinaldi, Vocabolario manfredoniano, in corso di
stampa;
VNIIN = A.Salzano, Vocabolario napoletano – italiano, italiano – Napoletano,
Napoli, 1979;
VUA = G.Finamore, Vocabolario dell’uso abruzzese, Città di Castello, 1893,
rist.anast., Bologna, 1967.
Altre abbreviazioni:
abr. = abruzzese; abr. – mol. = abruzzese – molisano; avigl. = aviglianese (di
Avigliano, prov. Di Potenza); garg. = garganico (Mattinata, Monte Sant‟Angelo); irp. =
irpino (di San Mango sul Calore); manfr. = manfredoniano.
Riferimenti alle parti contenute nel Vocabolario di Panni:
Modi = Modi di dire; Pr. = Proverbi; Racc. = Racconti.
Trascrizione del dialetto
Sulla base della grafia italiana sono stati aggiunti pochi segni:
Il puntino soprascritto alle consonanti s e z per indicare le sonore (ṡbabbàcule
„persona con poco senno‟, zanżarróne „tipula‟); un apicetto per la sibillante schiacciata
(quella di tipo napoletano: šcuórne „timidezza, vergogna‟), la semivocale j nel dittongo jé
(nel tipo re ffjéste „le feste‟).
AVVERTENZE

La “é” con accento acuto è chiusa come in pera, si pronuncia come vocale quando è
accentata e quando è congiunzione.

La “è” con accento grave è aperta come in meglio.

La “e” non accentata è muta alla francese sia nel corpo che alla fine della parola.

L‟accento tonico va segnato sulle parole sdrucciole e sulle parole tronche
(azzemá=azzimare).
14
Tavola delle abbreviazioni
accr.= accrescitivo
agg. dim.= aggettivo dimostrativo
agg. f.= aggettivo femminile
agg. indef. = aggettivo indefinito
agg. m.= aggettivo maschile
agg.n.card.= aggettivo numerale cardinale
agg. n.ord.= aggettivo numerale ordinale
agg. poss.= aggettivo possessivo
avv.= avverbio
cong.= congiunzione
dim.= diminutivo
dispr.= dispregiativo
esclam.= esclamativo
estens.= estensivamente
fam.= familiare
fig.= figurato
fras.= fraseologia
interiez.= interiezione
interr.= interrogativo
lett.= letteralmente
loc. avv.= locuzione avverbiale
loc. lat.= locuzione latina
med.= medicina
N.= nomenclatura
non com.= non comune
part. pron.= particella pronominale
particol.= particolarmente
p.est.= per estensione
p.pr.= participio presente
p.p.= participio passato
pl.= plurale
prep.= preposizione
pron.= pronome
pron. dim.= pronome dimostrativo
pron. indef.= pronome indefinito
pron.indef.invar.= pronome indefinito invariabile
pron.m.pl.= pronome maschile plurale
pron.pl.= pronome plurale
sing..= singolare
s.f.= sostantino femminile
s.f.inv.= sostantivo femminile invariabile
s.f.pl.= sostantivo femminile plurale
s.m.= sostantivo maschile
s.m.cuc.= sostantivo maschile cucina
s.m. dial.= sostantivo maschile dialettale
s.m.fig.= sostantivo maschile figurato
s.m.inv.= sostantivo maschile invarialbile
s.m.pl.= sostantivo maschile plurale
s.m.sing.= sostantivo maschile singolare
t.agr.= termine agricolo
t.arch.= termine architettonico
t.mac.= termine macellaio
term.med.= termine medicina
trasl.= traslato
v.fig.= verbo figurato
v.impers.= verbo impersonale
v.intr.= verbo intransitivo
v.intr.pron. = verbo intransitivo pronominale
v.medio trans.rifl.=verbo medio transitivo riflessivo
v.rifl.= verbo riflessivo
v.tr.= verbo transitivo
v.tr.estens.= verbo transitivo estensivo
v.tr.fig.= verbo transitivo figurato
v.tr.iter.= verbo transitivo iterativo
v.tr.iter.intens.= verbo transitivo iterativo intensivo
v.tr.lett =verbo transitivo letterario
v.tr.non com.= verbo transitivo non comune
v.tr.rar.= verbo transitivo raro
v.tr.volg.= verbo transitivo volgare
vezz.= vezzeggiativo
voce onom.= voce onomatopeica
BIBLIOGRAFIA
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TRECCANI Giovanni, Vocabolario della Lingua Italiana (5 volumi), Artigrafiche Ricordi per
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VOCABOLARIO Universale Italiano, compilato a cura della Società Tipografica “Tramater
& Co.”, Napoli, 1829.
ZINGARELLI Nicola, Vocabolario della Lingua Italiana, settima Edizione, Zanichelli
Editore,. Bologna, 1957.
17
bbafáte
agg.
"afoso,
canicolare":ché àrje abbafáte,
nun me véne re fá njénde,
rumàne se ne parle r'arrecettá.
"che aria afosa non mi viene da fare niente,
domani se ne parla di rassettare".
abbagná v.tr. "bagnare, umettare".
abbalí v.tr. "avvilire, infiacchire,
sfinire"; p.p. abbalúte: l'abbalíje cu nu
refjúte e puverjédde se ne íje. "l'avvilì con
un rifiuto e poveretto se ne andò". Andò, si
abbalúte a ffá la strare pe re mmèrse re
Sàrje, ngità sì abbetuáte a lu nghiane.
"Antonio sei infiacchito a fare la strada per
la salita di Sario, in città sei abituato alla
parte pianeggiante".
abballá v.tr. "ballare": abballàrene
nżin’a le qquatte e ss'arreterárene a re
ccàsere muórte re suónne. "ballarono fino
alle quattro e si ritirarono alle loro case
morti di sonno".
abbambá v.intr. "avvampare": lu lenżùle
l'aje misse tròppe vucíne a ru ffuóche e
s'éja abbambáte. "il lenzuolo l‟hai messo
troppo vicino al fuoco e si è bruciato".
abbanduná
v.tr.
"abbandonare":
penżárene ca ère na cóse bbóna
abbanduná la pusezzjóne. "pensarono che
era una cosa buona abbandonare la
posizione".
abbannuná v.tr. "non reggersi bene in
piedi".
abbará v.intr. "badare": feglió, tu àja
sèmbe stá nd'a la case c'àja abbará a la
crjatùre. "ragazza, tu devi sempre stare in
casa che devi badare alla bambina".
abbarrucá v.tr. "dare il più senza
pagamento, vendere a vil prezzo".
abbasate agg. "serio".
abbasce avv. "abbasso, giù": nun me
facènne nghianá tutte sse ścale, scinne tu
abbàsce ca te piglie ròje ceràse nd'a lu
panare. "non mi far salire tutte codeste
scale, scendi tu giù che ti prendi due
ciliege nel paniere".
abbastá v.intr. "bastare".
abbaste interiez. "basta".
abbatte v.tr. "accasciare, bacchiare,
deprimere": lu vjénde abbattíje quatte,
A
cinghe àrbele ndr'aulíve, píre e mmíle. "il
vento abbattè quattro cinque alberi tra
ulivi, peri e meli"; abbatte na famiglie
sane cu na nutízzje fauze, nunn’éja na cóse
bbóne. "accasciare una famiglia intera con
una notizia falsa, non è una cosa buona";
craje àuzete prjéste c'avíma ìre a abbatte
re nnuce. "domani alzati presto che
dobbiamo andare a bacchiare le noci";
bbéne míje stá pròpje abbattúte ròppe tutte
quédde c’à passate. "poveretto, sta proprio
depresso dopo tutto quello che ha passato".
abbecená v.tr. "avvicinare".
abbécete loc.avv. "a vicenda".
àbbele agg. "abile": jé assaje àbbele a
ausá lu ścrujàte. "è assai abile ad usare la
frusta".
abbelená v.tr. "avvelenare".
abbeletà s.f. abilità": quiddu cristjàne
tène l'abbeletà a mbrugliá la ggènde ca jé
na maravíglie. "quella persona ha l'abilità
a imbrogliare la gente che è una
meraviglia".
abbendá v.tr.iter. "riposare": abbjéndete
na nżénghe, ma spisse no. "riposati un
poco, ma spesso no".
abbendurá v.tr. "avventurare": nu
nd’abbendurá pe ssa strare ca puó truvá
malecristjàne, pó sònghe fatte tuje. "non ti
avventurare per codesta strada che puoi
trovare persone cattive, poi sono fatti tuoi".
abbenghiárse
v.medio
tr.
rifl.
"abbuffarsi, rimpinzarsi, saziarsi": Funżì,
nu nd'abbenghiá cúm'a nu purceddúzze, se
no te faje trugne trugne. "Alfonso, non ti
abbuffare come un porcellino se no diventi
grassone". Ciccandònje s’éja abbenghiáte
re péttele ca nu nge la face manghe a
auzárse ra la sègge. "Francescoantonio si
è saziato di zeppole che non ce la fa
neanche ad alzarsi dalla sedia".
abbenghjáte s.f. "scorpacciata": m'agghi
fatte n'abbenghjáte re cerase sótte a
l'àrbele ca stache bbóne chine. "mi sono
fatto una scorpacciata di ciliege sotto
l'albero che sto ben pieno".
abbení
v.intr. "avvenire": cúm'èja
abbenúte ssu fatte, remmìlle ca se te
pòzz’ajutá nu nge pèrde njénde. "come è
avvenuto questo fatto, dimmelo che se ti
posso aiutare non ci perdo niente".
abbènje agg. "mutevole": "nu nde la
peglianne cu Ggiuuánne ca jé abbènje, jé
cúme lu truóve. "non te la prendere con
Giovanni che è mutevole, è come lo trovi".
abbeníre s.m. "avvenire": l'abbeníre jé
nd'a re mmane re lu Segnóre. "l‟avvenire è
nelle mani del Signore".
abberá v.rifl. "avverare": s'éja abberáte
quédde ca m'àje ritte re tèrze, nu nge
vuléve crére, ma jé accussì. "si è avverato
quello che mi hai detto avantieri, non ci
volevo credere, ma è così".
abbertènże s.f. "avvertenza".
abbesá v.tr. "avvisare": Angiulìne à
dditte ca pe putè menì a fatjá accàta tè
l'àja abbesá nu pare re juórne prime.
"Angelo ha detto che per poter venire a
lavorare da te lo devi avvisare un paio di
giorni prima".
abbesugná
v.intr.
"bisognare":
puórtatínne na nżénghe re cchiù re pane,
nżine a musére te póte abbesugná.
"pòrtatene un pò di più di pane, fino a
stasera ti può bisognare".
abbesugnùse agg. "bisognoso": jé
abbesugnùse re tutte, nu nżaje tu stésse ra
ndó accumenżá. "è bisognoso di tutto, non
sai tu stesso da dove cominciare".
abbesuógne s.m. "bisogno": n'agghi
abbesuógne re njénde, te ne puó ìre
spenżeràte. "non ho bisogno di niente, te
ne puoi andare spensierato".
abbetá v.intr.tr. "abitare, avvitare":
Mariùcce jé jute a abbetá a li Tuòppele.
"Maria è andata ad abitare ai Toppoli". re
bbite r'àja abbetá bbóne se no la pòrte nu
nże chiùre. "le viti le devi avvitare bene
altrimenti la porta non si chiude".
àbbete s.m. "abito"; dim. àbbetecjédde; a ggiacche: "tailleur".
abbetuá v.tr. "abituare": s'ànna abbetuá
a stá sule nd'a la case, nu mbuónne tené
sèmbe la cumbagníje. "si devono abituare
a stare soli nella casa, non possono tenere
sempre la compagnia".
abbiá v.tr. "avviare": Frangiśche abbjàje
a ffá nu reścurse e nun funéve maje.
"Francesco avviò a fare un discorso e non
finiva mai".
abbíje s.m. "avvìo": àje rate l'abbíje pe
quiddu lavóre, mó nu nde ne ngarecànne
cchiù, se la vìrene lóre. "hai dato l'avvio
per quel lavoro adesso non te ne incaricare
più, se la vedono loro".
abbjénde, a l' loc.avv. "a riposo".
abbìse s.m. "avviso".
abbrachí
v.tr.
"arrochire";
p.p.
abbracùte.
abbracutìzze agg. "rauco".
abbrazzá v.tr. "abbracciare": prime re
parte pe Bunżàgre lu jérne a salutá tutte li
parjénde, chi l'abbrazzàve ra qquà e chi ra
ddà. "prima di partire per Buenos Aires lo
andarono a salutare tutti i parenti, chi
l'abbracciava di qua e chi di là".
abbràzze s.m. "abbraccio": quanne
arruvàje ra lu Canedà, mammarànne me
rìje tanda abbràzze e vase. "quando arrivai
dal Canada, mia nonna mi diede tanti
abbracci e baci".
abbré v.tr. "vedere".
abbrile s.m. "aprile".
abbruścá v.tr. "abbrustolire": tatarànne
mettíje lu tréppete e sópe a ru ffuóche ce
appuiàje la tjèdde p'abbruścá re ffave.
"nonno mise il treppiede e sul fuoco ci
appoggiò la pentola per abbrustolire le
fave".
abbrusciá v.tr. "bruciare".
abbrustulatúre s.m.inv. "tostacaffè".
abbuccá v.intr. "abbaiare": quiddu cane
nun spèzze maje r'abbuccá tutte la nuttate.
"quel cane non smette mai di abbaiare tutta
la nottata".
abbufunáte "carbonchioso".
abbulá v.intr. "volare": chiure la
caggióle se no se n’abbóle lu canàreje.
"chiudi la gabbia altrimenti se ne vola il
canarino".
abbulí v.tr. "abolire": Runatù, pe stá
bbuóne àja abbulí lu fùme, cúme te
l'agghia rice, candànne e sunànne?.
"Donato, per stare bene devi abolire il
fumo, come te lo devo dire, cantando e
suonando?".
abbuóle s.m. "volo": se nu nde ne vaje ra
nande a l’uócchie míje te fazze pegliá
n'abbuóle c'arrìve abbasce a lu chiane. "se
non te ne vai davanti agli occhi miei, ti
faccio prendere un volo che arrivi giù al
piano".
abburracciáte p.p. e agg. "avvinazzato":
s'éja abburracciáte bbuóne bbuóne e mó
va candanne pe re strare. "è avvinazzato
bene bene e ora va cantando per le strade".
abbusá v.intr. "abusare": Custà, nunn'àja
abbusá tande re la setuazzjóne, àja pure
capí re ccóse cúme vanne. "Costanzo, non
devi abusare tanto della situazione, devi
pure capire le cose come vanno".
abbuścá v.tr. "buscare, guadagnare,
ricavare, prendere botte": che à abbuścàte
ra tand'anne re stùrje? Njénde, ca passéje
angóre pe la chiazze. "che ha guadagnato
da tanti anni di studio? Niente, che
passeggia ancora per la piazza".
abbúse s.m. "abuso": jé n'abbúse ca faje.
"è un abuso che fai".
abbussaccháte agg. "gonfio".
abbuttá v.tr. "gonfiare, mangiare troppo,
rimpinzare, saziare": abbúttece lu pallóne
a lu criature e attjénde a nu lu fá ścattá.
"gonfiaci il pallone al bambino e attento a
non farlo schiattare"; -re male paróle
v.tr."offendere".
abbuttárse v.rifl. "gonfiarsi come una
botte".
abbuvurá v.tr. "abbeverare": penżate
r'abbuvurá l'anemàlje, nuje ce abbjàme
nnanże. "pensate di abbeverare gli animali,
noi ci avviamo avanti".
abbuvuratúre 1.s.m. "abbeveratoio":
abbecínete a l'abbuvuratúre e fá abbuvurá
lu mule. "avvicinati all'abbeveratoio e fai
abbeverare il mulo"; 2 s.m. "Abbeveratoio
(contrada sulla strada per Crispignano al di
sopra di San Marco)".
accafuddá v.tr. "accostare oggetti
diversi".
accafuddáte agg. "ben coperto".
accagnacché loc.avv. "a che scopo".
accalecá v.tr.intr. "calcare, premere":
tataránne accalecáve sèmbe lu tabbacche
nd'a la pippe appríme re l'appecciá.
"nonno calcava sempre il tabacco nella
pipa prima di accenderla".
accalemá v.tr. "calmare, placare": tutte
tendàrene r'accalemárle ma nu nge
arrjascjérne. "tutti tentarono di calmarla,
ma non ci riuscirono".
accalurá
v.tr.
"accalorare":
séja
accaluráte pe la reścussjóne, nun l'àje
viste cúme jéva fatte rùsse rùsse nfacce. "si
è accalorato per la discussione, non l‟hai
visto come era fatto rosso rosso in viso".
accaluramènde s.f. "febbricola": sònghe
numunne re sére ca téne n’accaluramènde,
mó avima sule chiamá lu mjéreche. "sono
troppe sere che tiene la febbricola, adesso
dobbiamo solo chiamare il medico".
Accannelóre s.f. "Candelora": jé arruváte
ra Bbònżagre lu juórne re l'Accannelóre.
"è arrivato da Buenos Aires il giorno della
Candelora".
accape a la pòrte loc. avv. sull‟uscio".
accapezzá v.tr. "attestare, raccapezzare":
l'àja accapezzá ssa trave, statte attjénde.
"la devi attestare codesta trave, stai
attento". nunn'arrjèśche a accapezzá cchiù
nnjénde, stache tròppe ammujnáte re cape.
"non riesco a raccapezzare più niente, sto
troppo ammoinato di testa".
accapputtá
v.intr.tr.
"cappottare,
intabarrare": s’éja accapputtàte ra sótte a
lu murètte e ménu male ca s’éja fatte sule
còcche ràngeche. "si è cappottato da sotto
al muretto e meno male che si è fatto solo
qualche graffio". nu nd'accapputtá se no
sure. "non ti intabarrare altrimenti sudi".
accapuzzá v.tr. "avvicinare la bocca ad
un recipiente, bere dal recipiente".
accarè v.(fig) "calzare, far figura".
accarènde agg. "calzante": àje rate a
quédda fémmene na respòste accarènde,
m’éja piaciúte. "hai dato a quella donna
una risposta calzante, mi è piaciuta".
accarrá v.tr. "travolgere": mmjézze a lu
córse la chiéme accarráje tutte pe nnande.
"in mezzo al corso la piena travolse tutto
ciò che stava davanti". -nnande v.tr.
"spingere le persone in avanti".
accasá v.tr. "ammogliare".
accasjóne s.f. "occasione": ògne
accasjóne jé bbóne pe gghì a mmangiá mó
qquá e mmó ddá. "ogni occasione è buona
per andare a mangiare ora qui e ora là".
accáta prep. "da, presso": accáta mé ce
puó ìre a cambjá. "da me ci puoi andare a
pascolare".
accattá v.tr. "acquistare, comprare,
partorire": óje agghi accattáte na cammíse
a mmaríteme ma ròppe ce sònghe jute
penżánne, l'avragghi pahate numunne.
"oggi ho comprato una camicia a mio
marito ma dopo ci sono andata pensando,
l'avrò pagata troppo"; -a ffriśch’a ffriśche
v.tr. "comprare alimenti poco per volta".
accàttete s.m. "acquisto": àje fatte nu
bbèll'accàttete a spusárte a quiddu
speranżóne e accussì te re funísce tutte
quiste juórne!. "hai fatto un bell'acquisto a
sposarti quello che non vuole fare niente e
così te li finisci tutti questi giorni!".
accauzá v.tr. "rincalzare".
acce s.m. "sedano"; - re mundagne s.m.
"levistico"; - salvagge s.m. "ammi".
accènde s.m. "accento": Vetù, mó ca faje
lu rettate statte attiénde re métte l'accènde
andó ce vóle. "Vito, ora che fai il dettato
stai attento di mettere l'accento dove ci
vuole".
acceretòrje s.f. "strage".
accèsse s.m. "ascesso": Culurínde téne
n'accèsse a lu rènde e se sènde
ammalamènde. "Clorinda tiene un ascesso
al dente e si sente malamente".
accètta gròsse s.f. "scure": Custànże
facéve ìre ndèrre l'àrbele cu l’accètta
gròsse cúme se manghe fusse. "Costanzo
faceva andare a terra l'albero con la scure
come se niente fosse".
accètte s.f. "accetta"; dim. accettùdde .
accezzjóne s.f. "eccezione": che ssònghe
ss’accezzjóne avíma èsse tutte r'accòrde.
"che sono codeste eccezioni dobbiamo
essere tutti d‟accordo".
acchiále s.m.pl. "occhiali": Mecalíne
s’éja luvate l’acchiále e s'éja ścurdate
andó l’à mmisse. "Michelina si è tolta gli
occhiali e si è dimenticata dove li ha
messi".
acchianá v.tr. "appianare, spianare":
acchiáne la tèrre appríme re ìre a ará a lu
Cummènde. "spiana il terreno prima di
andare ad arare al Convento".
acchiáne-acchiáne
super.
ass.
"pianissimo".
acchiangáte s.f. "basolato": a lu murcate
appríme ce stéve na bbèlle acchiangáte.
"al mercato prima ci stava un bel
basolato".
acchiarí v.tr. "chiarire, risciacquare":
Austì, vjene qquá ca m’àja acchiarí li fatte
cúme stanne, n’agghia a chi crére.
"Agostino, vieni qua che mi devi chiarire i
fatti come stanno, non ho a chi credere";
àja acchiarí na cónghe re panne, àuzete ca
jé tarde. "devi risciacquare una tinozza di
metallo di panni, alzati che è tardi".
acchiètte s.f. "asola": la sarte me facíje
quatte acchiètte a lu còtte. "la sarta mi fece
quattro asole al cappotto".
acchítte s.m. "acchito": Maríje ce
mangave ra Panne ra numunne re tjémbe,
ma cúme la verjétte, la canuscjétte a
pprime acchítte. "Maria ci mancava da
Panni da molto tempo, ma come la vidi, la
conobbi a prima acchito".
acchiuccá v.tr. "capitozzare": Necóle
acchiuccàje l'àrbele re cjéuze pe lu fá
repegliá, ma nd'a la staggióne seccàje.
"Nicola capitozzò l'albero di gelso per
farlo riprendere, ma in estate seccò".
acciaccá v.tr. "masticare, pigiare,
schiacciare": la pale jé jute sótte a ddu
chiangóne e jé tutte acciaccáte. "la pala è
andata a finire sotto a quel pietrone ed è
tutta schiacciata".
acciaccáte agg. "diventare malaticcio".
acciaccatóre s.m. "pigiatore": cúm’jéva
bbèlle a veré l'acciaccatóre ca traséve
nd'a la tenédde e se mettéve a acciaccá
l'uve pe óre e óre. "come era bello a vedere
il pigiatore che entrava nel tino e si
metteva a pigiare l'uva per ore e ore".
acciaccóne s.m. "pasticcione".
acciaffá v.tr. "acciuffare, afferrare":
l'acciaffàje attjémbe attjémbe pe na
màneche re la ggiacchètte pe nu lu fá trasí
ra ddá. "l'afferrai in tempo in tempo per
una manica della giacca per non farlo
entrare di là".
acciaòme s.m. "ecce homo".
acciàppe s.f. "gancio per gonna"; dim.
acciappètte.
acciappóne s.m. "acciarpone": nu nge
jènne ra quiddu ddá ca jé n’acciappóne,
vire abbré andó puó ìre. "non ci andare da
quello là che è un acciarpone, vedi dove
puoi andare".
acciapputtá v.tr. "fare rozzamente".
accíre v.tr. "macellare, uccidere": pe
Pasque ànna accíre numunne r'àjne,
fàttele stepá une. "per Pasqua devono
macellare molti agnelli, fattelo conservare
uno"; p.p. accíse.
accíse s.f. "uccisione".
acciungá
v.tr.
"paralizzare":
jé
acciungáte ra quatt'anne e dda pòvra
mugliére nu nge la face cchiù pe l'assíste.
"è paralizzato da quattro anni e quella
povera moglie non ce la fa più per
assisterlo".
acciuppejá v.tr. "azzuffare, bisticciarsi":
s’acciuppejàrne nnande a tutte quande. "si
azzuffarono davanti a tutti quanti".
acciuppjá
v.intr.
"litigare":
nun
v'acciuppjáte ca nun vale pròpje la péne.
"non litigate che non vale proprio la pena".
acciuppjatòrje s.f. "bisticcio, zuffa":
ndra tutte quidde cristjàne c’éja state
n'acciuppjatòrje ca nu nże capéve cchiù
nnjénde. "tra tutte quelle persone c'è stata
una zuffa che non si capiva più niente".
acciuprèute s.m. "arciprete": agghia rice
a l'acciuprèute ca peścràje m'adda rice na
mésse pe la bbònáneme re maríteme.
"devo dire all'arciprete che dopodomani mi
deve dire la messa per la buonanima di
mio marito".
acciuttá
v.rifl.intr.
"ingrassare":
Rucchíne s'éja acciuttáte tande ca agguàje
agguàje camíne. "Rocco si è ingrassato
tanto che appena appena cammina".
acciuuí v.intr. "non arrivare a finire o
completare un lavoro".
acclísse s.f. "eclissi".
accòglie v.tr. "accogliere": nu l'ànne
vulute accòglie ndra lóre e àja rice ca
quidde stá sule e abbandunáte. "non
l'hanno voluto accogliere tra loro e devi
dire che quello sta solo e abbandonato";
p.p. accuóvete.
accòrde, nunn’éja r’- agg. "discorde".
accòvete s.f. "accolta": ra cumma Maríje
ce stéve n’accòvete re cristjàne, chisà che
jé succjésse. "da comare Maria ci stava
un'accolta di persone, chissà che è
successo".
accquácce s.f. "rugiada": adda ascí lu
sóle p’assucá tutta st’accquácce, nunn’àje
andó métte nu pére. "deve uscire il sole per
asciugare tutta questa rugiada, non hai
dove mettere un piede".
accquaquagliá v.tr. "combinare".
accquáte s.m. "vinello": lu vine lu
bbevíme cchiù addá, mó bevímece
l’accquáte, sparagnáme na nżénghe. "il
vino lo beviamo più in là, ora beviamoci il
vinello, risparmiamo un pò".
accrésce v.tr. "accrescere": Angiulì àja
accrésce re mmaglie, statte attjénde.
"Angela devi accrescere le maglie, stai
attenta".
accrjanżáte agg. "che ha buona
creanza": jé accussì accrjanżáte nepúteme
ca n'asseméglie pe nnjénde a ffráteme. "ha
così buona creanza mio nipote che non
assomiglia per niente a mio fratello".
accrjése agg. "accadiese"; pl. accríjse,
"abitanti di Accadia".
accucchjá v.tr. "abbinare, accoppiare,
accumulare, appaiare": lu cavadde tuje
accúcchile cu lu míje na vòta aráme ndó tè
e na vòta ndó mé. "il cavallo tuo appaialo
con il mio e una volta ariamo da te e una
volta da me".
accucciulí
v.tr.
"accucciare,
rannicchiarsi": vire vì quiddu cane cúme
s’accucciulísce a li pjére re lu padróne.
"vedi vedi quel cane come si accuccia ai
piedi del padrone".
accugliènże s.f. "accoglienza": cumbà,
nun me lu creréve, m’ànne fatte na bbóna
accugliènże, nu nżapévene lóre stésse chè
ffá e ché rrà. "compare, non lo credevo, mi
hanno fatto una buona accoglienza non
sapevano loro stessi che fare e che dare".
accujàtá v.tr. "acquietare": p'accujàtá
quissu crjature racce lu pupídde. "per
acquietare codesto bambino dacci il
ciucciotto di stoffa ripieno di zucchero".
acculemá v.tr. "colmare": lu piatte re li
maccarúne me l'àja acculemá nżine a
l'urle. "il piatto dei maccheroni me lo devi
colmare fino all'orlo".
acculematúre s.f. "colmatura": sóp’a lu
mezzètte re grane famme na bbóna
acculematúre cúme saje fà tu. "sullo staio
di grano fammi una buona colmatura come
sai fare tu".
accúleme agg. "colmo": vire ca li
bbucchjére re lèhuóre sònghe accúleme,
mó ca re ppuórte sóp’a la uandjére nu re
facènne scegliá. "vedi che i bicchieri di
liquore sono colmi, ora che li porti sul
vassoio non farli versare".
accullá v.tr. "accollare": me vuónne
accullá tutte re spése, nu nżònghe manghe
fésse! Tanda figli, tanda parte. "mi
vogliono accollare tutte le spese, non sono
mica scemo! Tanti figli, tante parti".
accullacciáte
agg.
"accollacciato":
Ggiuuà, staje tutte accullacciáte, chisà ché
ffridde àdda fá ra fóre!. "Giovanni, stai
tutto accollacciato, chissà che freddo deve
fare fuori!".
accumbagnamènde
s.m
"accompagnamento": na mùseche nu
nż'apprèzze se nu nge stá nu bbuóne
accumbagnamènde. "una musica non si
apprezza se non c‟è un buon
accompagnamento".
accumegliá v.tr. "coprire".
accumenżá
v.tr.
"cominciare,
incominciare".
accumetá v.tr. "accomodare in casa".
accundá v.tr. "raccontare, riferire":
Tresúcce m’à dditte ca t'accundáte tutte pe
ffile e pe sségne, mó t’àja recíre tu
cúm’àja fá. "Teresa mi ha detto che ti ha
raccontato tutto per filo e per segno, ora ti
devi decidere tu come devi fare":
accundarjédde s.m. "persona che non sa
mantenere un segreto"; s.f. accundarèdde.
accùnde s.m. "acconto": s’affettàrene na
casarèdde abbasce a lu pajése e avjérna rá
appríme n’accúnde. "si affittarono una
casetta giù al paese e dovettero dare prima
un acconto".
accundendá v.tr. "accontentare": o
t'accundjénde o se no nunn’àje ché ffá. "o
ti accontenti o altrimenti non hai che fare".
accunnescénne v.intr."accondiscendere".
accunżá v.tr. "accomodare, aggiustare,
conciare": se te faje veré angóre qquá
nnande t'accónże pe re ffjéste, àje capíte?.
"se ti fai vedere ancora qui davanti ti
aggiusto per le feste, hai capito?":
accunżatúre s.f. "acconciatura": a la zìte
ànne fatte na bbèlle accunżatúre, m’éja
piaciúte pròpje. "hanno fatto una bella
acconciatura alla sposa, mi è proprio
piaciuta".
accuóste avv. e agg. "accanto, accosto,
attiguo": uagliò, viéne qquá, nun stènne
sèmbe accuóste a lu mure, n'avènne paùre
ca nu nże ne care. "ragazzo, vieni qua, non
stare sempre accanto al muro, non aver
paura che non se ne cade"; la casa sója jé
accuóste a la nòste e se truóvene a li
Tuóppele. "la sua casa è attigua alla nostra
e si trovano ai Toppoli".
accupá v.tr. "occupare".
accuppá v.tr. "sopraffare": nu nde
facènne accuppá ra quidde ca nunn'éja
manghe l’ógne re lu rite tuje. "non ti far
sopraffare da quello che non è neanche
l'unghia del tuo dito".
accurdàrse v.rifl. "accordarsi": mméce re
fá cause penżàrne bbuóne re s’accurdá.
"invece di fare causa pensarono bene di
accordarsi".
accurí v.intr. "accudire": la màmme
mbaràje bbòne la figlie a accurí a tutte li
suvrízzje re la case. "la mamma insegnò
bene la figlia ad accudire tutti i servizi
della casa".
accurrènde agg. "occorrente": me
manghe l’accurrènde pe ścrive, nu nde
pòzze ścrive la cartullíne. "mi manca
l'occorrente per scrivere, non ti posso
scrivere la cartolina".
accurtá v.tr. "accorciare".
accurtatóre s.f. "scorciatoia": p’arruuá
cchiù prjéste a la massaríje, pegliàmme
l’accurtatóre sótte Sand’Ulíje. "per
arrivare più presto alla masseria,
prendemmo la scorciatoia sotto Sant'Elia".
accùrte agg. "a corto, vicino".
accusciá v.tr. "assecondare".
accussessíje avv. "così sia".
accussì avv. "così"; - e accuddì: "così e
cosà"; -accussì avv. "discretamente".
accustá v.tr. "accostare".
accustumá v.tr. "accostumare": Peppíne
avéve bbuóne accustumáte lu figlie,
avastáve na paróle e quidde capéve tutte.
"Giuseppe aveva ben accostumato il figlio,
bastava una parola e quello capiva tutto".
accustumí
v.tr.
"addomesticare":
Peppúcce tenéve nu cane furèsteche, ma
riascíje a accustumírle cúme recéve idde.
"Giuseppe teneva un cane foresto, ma
riuscì ad addomesticarlo come diceva lui".
accuzzá v.tr. "battere con il dorso
dell‟occhio dell‟accetta".
àcene s.m. "acino, chicco"; dim.
acenjédde; - re case s.m. "cantuccio di
cacio"; - re grane s.m.pl. "semini (pasta
alimentare)"; - re pépe s.m.pl. "peperini
(pasta alimentare)".
acetá v.tr.rifl. "agitare": jé nu cristjàne
ca se àcete pe nnjénde. "è una persona che
si agita per niente".
ácete agg. "acido".
ache s.m. "ago"; pl. àquare.
acíte s.m. "aceto"; acíte, a l'- loc.avv.
"sottaceto": musére m'agghia fá na nżaláte
r'aulíve nèure e re pupàjne a l'acíte.
"stasera mi devo fare un‟insalata di olive
nere e di peperoni sottaceto".
acízze agg. "acido": ajérematíne nu
mbutjétte véve ru llatte pecchè se n’ére
jute r’acízze. "ieri mattina non potei bere il
latte perché era diventato acido".
Acqua Sàuze s.f. "Acqua Salsa (contrada
sulla strada per Panni-Scalo vicino alla
fontana)".
acquajuóle s.m. "acquaiolo, fontaniere":
appríme sendíve re passá ògne mmatíne
l'acquajuóle ca alluccáve pe re strare
"acque fréśche, acque fréśche". "prima
sentivi di passare ogni mattina l'acquaiolo
che urlava per le strade "acqua fresca,
acqua fresca".
acquarágge s.f. "acquaragia".
acquarèdde
s.f.dim.
"acquerella,
pioggerellina": quédd’acquarèdde ca à
ffatte jé póche, à lluvate sule la pólve.
"quella pioggerellina che ha fatto è poca,
ha tolto solo la polvere".
acquasále s.f. "fette di pane bagnate e
condite con olio e sale".
acquasandère s.f. "acquasantiera": li
cristjàne se nfunnévene re ddéte nd’a
l’acquasandère a la trasute e a l'asciute re
la chjésje. "le persone si bagnavano le dita
nell'acquasantiera all'entrata e all'uscita
della chiesa".
acquasciòscie s.f. "brodaglia".
acque s f. "pioggia"; - a llavíne s.f.
"pioggia continua"; - furjóse s.f. "pioggia
violenta".
acre agg. "agro"; dim. agrulílle.
addà avv. "in là".
addàje s.m. "lezzo".
addáte s.m. "appuntamento".
adde s.m. "gallo": lu adde jé lu rré re lu
addenáre. "il gallo è il re del pollaio". -re
nòtte s.m. "upupa": cúme face la squríje,
lu adde re nòtte accummènże a ccandá.
"come abbuia, l‟upupa incomincia a
cantare".
addecrjá v.tr. "ricreare".
addenáre s m. "pollaio".
addettá v.tr. "dettare": m’àja addettá na
léttere pecché éo nun la sacce ścrive ra
sóle. "mi devi dettare una lettera perché io
non la so scrivere da sola".
addezziuná
v.tr.
"addizionare":
addezzjúne tutte li nnùmmere e famme
sapé lu tutale, pe me rjulá. "addiziona tutti
i numeri e fammi sapere il totale per
regolarmi".
addíne s.f. "gallina"; dim. addenèlle.
addjá v.intr. "emergere, gallare": vóle
sèmbe addjá, nunn’avasce pe nnjénde la
cape. "vuole sempre emergere, non
abbassa per niente la testa".
addòbbje s.m. "anestesia": nu lu sapíme,
mó ca òperene a mmaríteme a l’uócchie, si
ce fanne l’addòbbje pe tutte la persóne o
no. "non lo sappiamo, ora che operano a
mio marito all'occhio, se ci fanno
l'anestesia totale o no".
addòrme
v.tr.intr.
"addormentare,
indolenzire": adduórme appríme lu
criatúre e pó ce mettíme a mmangiá.
"addormenta prima il bambino e poi ci
mettiamo a mangiare". p.p. addurmúte:
m'agghie fatte na ścapezzatóre sóp’a la
sègge e s’éja addurmúte lu vrazze. "mi
sono fatto un pisolino sulla sedia e si è
indolenzito il braccio".
addréte avv. "addietro, dietro, indietro":
addréte a tutte se mettíje idde, pecchè
tenéve ścuórne re se fá veré. "dietro a tutti
si mise lui, perché aveva vergogna di farsi
vedere".
addubbjá v.tr. "anestetizzare".
addúcce s.m. "galletto": m’ànne purtate
nu addúcce, l'agghia còce cu ddòje patane
a lu furne. "mi hanno portato un galletto,
lo devo cuocere con le patate al forno".
addùce v.tr. "addurre, portare": stache
aspettánne a mmaríteme e ffìglime, ca se
addúcene ra fóre ròje jéte, re vvòglie còce
sùbbete cu re ppezzòtte. "sto aspettando
mio marito e mio figlio, che se portano
dalla campagna le bietole, le voglio
cuocere subito con i quadrucci"; p.p.
addútte.
adduluráte agg. "addolorato".
addummanná v.tr. "domandare": a
l’isáme lu prufussóre m’addummannáje
tanda cóse. "all'esame il professore mi
domandò tante cose".
addummurá v.tr. "ritardare, tardare":
crajmatíne n'addummurá a auzàrte se no
pjérde lu tréne. "domattina non tardare ad
alzarti altrimenti perdi il treno".
addunárse v.rifl. "accorgersi": s'addunáje
ca lu vulévene vatte e si ne fuíje. "si
accorse che lo volevano battere e se ne
scappò".
adduóre s.m. "odore, profumo": ché
adduóre ca se sènde ra fóre, cummà ché
staje cucènne?. "che odore che si sente da
fuori, comare che stai cucinando?".
addurá v.tr. "odorare".
addurènde agg. "odoroso": stu mazzètte
re vjóle jé assáje addurènde. "questo
mazzetto di viole è molto odoroso".
adduríne s.m. "profumo (miscela)".
aduprá v.tr. "adoperare": figlie míje,
avíte aduprá la mazze ògne tande cu li
uagliúne vuóste pe ce rá na nżénghe re
rucazzjóne. "figli miei, dovete adoperare il
bastone ogni tanto con i vostri ragazzi per
darci un pò di educazione".
adurazzjóne s.f. "adorazione".
aèreje loc.avv. "a vanvera": nu
mbarlànne aèreje, li fatte stanne re n'ata
manére e peqquésse statte citte. "non
parlare a vanvera, i fatti stanno in un'altra
maniera e perciò stai zitto".
affàbbele agg. "affabile".
affacciá v.tr. "affacciare": attjénde
angóre lu criature s’affàcce a la funèste e
care abbasce. "attenta ancora il bambino si
affaccia alla finestra e cade giù".
affacennáte p.p. e agg. "affaccendato":
jé tutte affacennáte a ammassá ru ppane,
pecché la furnáre à ddate l’óre pe lu purtá
a ccòce. "è tutta affaccendata a panificare,
perché la fornaia ha dato l'ora per portarlo
a cuocere".
affameljá v.rifl. "familiarizzare": làssule
appríme affameljá cu ffràtete e pó vire ca
cange
aspètte.
"lascialo
prima
familiarizzare con tuo fratello e poi vedi
che cambia aspetto".
affannúse agg. "affannoso": Runà, staje
affannúse, ché nu nde sjénde bbuóne?
Camíne vá nd’a lu mjéreche!. "Donato,
stai affannoso, che non ti senti bene?
Cammina vai dal medico!".
affaráte p.p. e agg. "affaccendato".
affasciá v.tr. "affastellare": specciámece
a affasciá ru ffiéne e a trasírle rinde ca mó
véne a cchióve. "sbrighiamoci ad
affastellare il fieno e ad entrarlo che ora
viene a piovere".
affauttá v.tr. "affagottare": nu lu vire
cúme stá tutte affauttáte nd’a l'àbbete
nuóve ca nu nże póte manghe mòve. "non
lo vedi come sta tutto affagottato nel
vestito nuovo che non si può neanche
muovere".
afferrá pe li ciurle v.tr. "accapigliare":
quédde e ddòje fémmene letecánne,
s’afferrárne pe li ciurle. "quelle due donne
litigando, si accapigliarono".
àffete s.f. "afta".
affettíve agg. "effettivo": mó Ndenjúcce
jé passate affettíve póte ròrme sóp’a
qquatte cuscéne. "ora Antonio è passato
effettivo può dormire su quattro cuscini".
affezzjuná v.tr. "affezionare": nu
nd’affezzjuná tròppe a qquissu criature, ca
craje la màmme se lu pòrte e tu rjéste sóle.
"non ti affezionare troppo a codesto
bambino, che domani la mamma se lo
porta e tu resti sola".
affihurá v.tr. "figurare, raffigurare": me
l'affihuráve cchiù cciuótte, ma nunn’éja
alluuére. "me lo figuravo più grasso, ma
non è vero".
affíle loc.avv. "in fila, in ordine"; -affíle
avv. "integralmente".
afflusciá v.intr. "afflosciare": me sènde
tutte afflusciáte, sarrá lu càure. "mi sento
tutto afflosciato, sarà il caldo".
affòrge loc.avv. "tirare per il naso i
buoi".
affòrze loc.avv. "per forza".
affrangá v.tr. "affrancare, risparmiare".
affrónde loc.avv. "in confronto".
affrundá v.tr. "affrontare, indovinare":
cumbà quéssa setuazzjóne o óje o craje
l’àja affrundá, fatte capace. "compare,
codesta situazione o oggi o domani la devi
affrontare, fatti capace".
affrúnde s.m. "affronto": agghi avute
n’affrúnde ra Tummasíne, ra chi manghe
te crire àje li ścarpíne. "ho avuto un
affronto da Tommaso, da chi neanche ti
credi hai gli sgambetti".
affucá v.tr.fig. "affogare, soffocare nel
togliere il respiro": affucàje lu respiacére
nd’a na buttíglie re vine. "affogò il
dispiacere in una bottiglia di vino".
affullá v.tr. "affollare".
affumá v.tr. "affumicare": s’éja affumáte
assàje la cucíne, auànne l'agghia fá
janghiá. "si è molto affumicata la cucina,
quest'anno la devo far imbiancare".
affunná v.tr. "affondare".
affurtunáte agg. "fortunato": quanne
jóche vénge sèmbe, jé pròpje affurtunáte.
"quando gioca vince sempre, è proprio
fortunato".
affussá v.tr. "affossare".
aggarbá
v.intr.
"garbare":
nun
m’aggárbene ste pparóle tóje. "non mi
garbano queste tue parole".
aggarbáte agg. "ondulato": ché bbèlle
capídde aggarbáte ca tjéne, re vvulésse
tené pure éo. "che bei capelli ondulati che
tieni, li vorrei tenere anch'io".
aggevulá v.tr. "agevolare": a l'isame
Peppenjélle jé state assàje aggevuláte ra li
prufussúre,
ngrazjarDdíje
jé
state
pròmòsse. "agli esami Giuseppe è stato
molto agevolato dai professori, grazie a
Dio è stato promosso".
agghiaurá v.tr. "bruciacchiare": Cungè,
nu mmettènne assàje caravúne nd’a lu
ścalefaljétte se no s’agghiàurene re
lenżóle. "Concetta, non mettere molti
carboni nello scaldaletto altrimenti si
bruciacchiano le lenzuola".
agghiazzá v.intr. "andare a letto, mettere
l'animale nello stabbiolo".
agghiónge v.tr. "aggiungere": àja
agghiónge l'ate uóglie a lu sùche, ce n'àje
misse póche jé pròpje sciaccquáte. "devi
aggiungere altro olio al sugo, ne hai messo
poco è proprio sciacquato". p.p.
agghiúnde; -li vuóve v.tr. "aggiogare i
buoi": agghiúnge li vuóve ca mó me métte
a ará ssa pónde re tèrre. "aggioga i buoi
che ora mi metto ad arare codesta punta di
terra".
agghiurdárse v.rifl. "ammalarsi delle
ginocchia dei cavalli".
agghiurecá v.tr. "aggiudicare": a la fèste
re San Custànże s’éja agghiurecáte lu
prime prèmje a lu pàleje. "alla festa di San
Costanzo si è aggiudicato il primo premio
alla cuccagna".
aggí v.intr. "agire", p.p. aggíte.
aggíre s.m. " comportamento".
aggradí v.tr. "gradire"; p.p. aggradíte.
aggrangá v.intr. "aggranchiare": pe lu
fridde se sònghe aggrangáte re mmane,
m’agghia métte li uande. "per il freddo si
sono aggranchiate le mani, mi devo
mettere i guanti".
aggranfá v.tr. "avvinghiare": la èrre jé
na chiande ca s'aggrànfe a l'àrbele.
"l'edera è una pianta che si avvinghia
all'albero".
aggratísse avv. "gratis": trasíte ggènde,
ca óje jé tutte aggratísse. "entrate gente,
che oggi è tutto gratis".
aggroppá v.tr. "spostare animali di lato".
agguàje-agguàje avv. "appena-appena".
agguàjtepéne avv. "appena".
agguardá v.tr. "aspettare".
agguattárse
v.rifl.
"accovacciarsi,
acquattarsi, infilarsi sotto le coperte": me
sònghe agguattáte addréte a na ròcchie e
ddá sònghe state citte citte pe nun me fá
ścòrge. "mi sono accovacciato dietro a un
cespuglio e lì sono stato zitto zitto per non
farmi scorgere"; s'agguattáje a nu zinne e
ddá rumàníje pe tutte la serate. "si
acquattò a un canto e là rimase per tutta la
serata".
aggubbá v.tr. "aggobbire": àje viste
cúme s'éja aggubbàte? Na nżénghe jé la
ità e na nżénghe ca jé state sèmbe calate
sóp’a la fatíje. "hai visto come si è
aggobbito? Un pò è l'età e un pò che è
stato sempre chinato sul lavoro".
agliaccá v.tr. "masticare pigramente".
agliàneche s.m. "aleatico".
agliàteche agg. "lugliatico".
aglicèdde s.f. "piccolo aglio".
aglistrjédde agg. "ben pasciuto".
agnúne pron.indef. "ognuno": agnúne se
facésse li fatte suje. "ognuno si facesse i
fatti suoi".
ahucáte s.m. "avvocato".
ahurá v.tr. "augurare": t’ahúrje tutte lu
bbéne ca vuó, figlia míje, cu tutte lu córe.
"ti auguro tutto il bene che vuoi, figlia mia,
con tutto il cuore".
ahúrje s.m. "augurio": ahúrje tatarà,
cjénde e ccjénde re quisti juórne. "auguri
nonno, cento e cento di questi giorni".
ajére avv. "ieri".
ajérematíne
avv.
"ieri
mattina":
ajérematíne jémme a lu Cummènde pe ffá
na vìsete a la Marònne. "ieri mattina
andammo al Convento per fare una visita
alla Madonna".
ajéressére avv. "ieri sera".
àjme agg. "azzimo": ru ppane jéve àjme
e l'avjémme jttá, jé state nu peccate ma ché
avévema fá?. "il pane era azzimo e lo
dovemmo buttare, è stato un peccato, ma
che dovevamo fare?".
ajutá v.tr. "aiutare": quanne puó ajutá la
pòvra ggènde fàlle, Ddíje te lu rrènne.
"quando puoi aiutare la povera gente fallo,
che Dio te lo rende".
àjne s.m. "agnello"; dim. ajnecjédde;
accr. àjne gruósse.
ajníce s.f. "cenerina": nd'a lu vrascjére
ce stá angóre na nżénghe r'ajníce, ma ché
te vuó nfucá, t'àja sule ìre a culecá. "nel
braciere c'è ancora un po‟ di cenerina, ma
che ti vuoi riscaldare, ti devi solo andare a
coricare".
ajstecá v.tr. "istigare": làssule ìre nu lu
ajstecá se no jé pègge. "lascialo andare
non lo istigare altrimenti è peggio".
alá v.intr. "sbadigliare": "quanne àle,
mitte la mane nnande a la vócche pe
rrucazzjóne. "quando sbadigli metti la
mano davanti alla bocca per educazione".
alabbunáte
agg.
"bonaccione,
semplicione".
alalundáne loc.avv. "alla lontana".
alamáne loc.avv. "alla mano".
alammèrse loc.avv. "all'inverso".
alandrasátte loc.avv. "improvvisamente":
sembràve na fineremúmme, alandrasátte
se luvàje la luce mèndre ra fóre juccave.
"sembrava un finimondo, improvvisamente
si tolse la luce mentre fuori nevicava".
alangarrére loc.avv. "di gran carriera":
lu verjétte arruvá alangarrére ra lu
Castjédde e me recíje c'avéve viste lu
ścazzematjédde. "lo vidi arrivare di gran
carriera dal castello e mi disse che aveva
visto il folletto".
alanúre loc.avv. "ignudo": nun stènne
alanúre se no t'abbùśche nu ciamuórje.
"non stare ignudo altrimenti ti buschi un
raffreddore".
alappjére loc.avv. "a piedi".
alaspásseloc.avv."aspasso
(disoccupato)".
alasquríje loc.avv. "all'oscuro": appícce
la luce, nun stènne alasquríje, àje vòglie a
stá alasquríje sótta tèrre. "accendi la luce,
non stare all'oscuro, hai voglia a stare
all'oscuro sotto terra".
alassacrése loc.avv. "improvvisamente".
ale s.m "sbadiglio"; ale suje, a l'loc.avv. "dalla sua parte".
àleme re vjénde loc.avv. "alito di vento".
alérte loc.avv. "in piedi".
alíce s.f. "acciuga": nu nde piàcene li
felatjélle cu l'alíce? Nu nżaje ché te
pjérde!. "non ti piacciono gli spaghetti con
le alici? Non sai che ti perdi!".
alíme s.m "fiato debole".
allaccanúteagg."desideroso,
insaziabile": nu nż'éja putute accattá re
pprime cerase ca custávene assaje e jé
rumaste allaccanúte. "non si è potuto
comprare le prime ciliegie che costavano
molto ed è rimasto desideroso"; jé
allaccanúte, cchiù tténe e cchiù vvóle. "è
insaziabile, più ha e più vuole".
allahá v.tr. "allagare".
allahamènde s.m. "allagamento": cu
tutte quédd’acque ce fóje n’allahamènde
nd’a lu juse dabbasce. "con tutta quella
pioggia ci fu un allagamento nei sottani
laggiù".
allamá v.intr. "franare": a qquiddu
punde àja fá nu canale pe ffá śculá
l'acque, se no faje allamá tutte la tèrre. "a
quel punto devi far un canale per far
scolare la pioggia altrimenti fai allagare
tutto il terreno".
allarehá v.tr. "allargare": t'àja allerehá
ssa vèste ca te vá strétte. "ti devi allargare
codesto vestito che ti va stretto".
allaścá v.tr. "allentare": jé bbèlle a tené
li nepute, ma àja pùre allaścá li curdune
re la bbórze. "è bello a tenere i nipoti, ma
devi pure allentare i cordoni della borsa".
allattànde agg. "lattante": pe Pasque
agghi urdenáte a lu chianghiére n'àjne
allattánde. "per Pasqua ho ordinato al
macellaio un agnello lattante".
allazzá v.tr."allacciare": uaglió, allázzete
re ścarpe cúme s’ànne allazzá, vòglie veré
quanne t’àja mbará. "ragazzo, allacciati le
scarpe come si devono allacciare, voglio
vedere quando devi imparare". -nu pùjne
v.tr. "tirare un pugno".
alleccá v.tr. "leccare": nu nd’alleccá
sèmbe sse ddéte ca faje śchife. "non ti
leccare sempre codeste dita che fai schifo".
alléccapjátte s.m. "leccapiatti".
allecciá v.rifl. "andarsi a fare benedire".
allecurdá v.tr. "ricordare".
alleggerí v.tr. "digerire": ròppe mangiáte
p’alleggerí, t’àja fá na passjàte. "dopo
mangiato per digerire, devi fare una
passeggiata".p.p. alleggerúte; -, nu nże
póte- loc.avv. "indigesto": nu mbòzze
mangiá assaje pìzze cu re cepódde pecché
nu nże póte alleggerí. "non posso
mangiare molta pizza con le cipolle perché
è indigesta".
allegrézze s.f. "allegria": ché allegrézze
stéve nd’a sta case! E mmó andó jé jute a
ffuní?. "che allegria stava in questa casa!"
E ora dove è andata a finire?".
allehá v.tr. "allegare": tatarà, a qquédda
léttere àja allehá lu certefecáte, nu nde ne
ścurdá. "nonno, a quella lettera devi
allegare il certificato, non te ne scordare".
allemá v.tr. "limare": pe gghí bbuóne àja
appríme allemá quissu fjérre. "per andare
bene devi prima limare codesto ferro".
allendá v.tr. "allentare"; -nu pùjne v.tr.
"tirare un pugno"; -nu ścaffe v.tr. "dare
uno schiaffo".
allenjá v.tr. "allineare".
allesciá v.tr. "accarezzare, lisciare":
sòreme nazzecáve lu criature e pe lu fá
addòrme, chiane chiane l'allesciáve la
facce. "mia sorella cullava il bambino e per
farlo addormentare, piano piano gli
accarezzava la faccia".
allesciárse li capídde v.tr. "ravviarsi i
capelli": allíscete ssi capídde c’assemíglie
na janare. "ravviati codesti capelli che
assomigli una strega".
allesciàte s.f. "lisciata";dim. allesciatèlle.
allessá v.tr. "lessare".
allésse agg. "lesso".
alletetóreje s.f. "baruffa, litigio": facjérne
n’alletetóreje, sacce pe ché ccóse e nu nże
salútene cchiù. " fecero una baruffa, non
so per che cosa e non si salutano più".
alletteráte agg. "letterato".
allíte avv. "lite": agghi fatte allíte, nu lu
vòglie cchiù veré. "ho litigato, non lo
voglio più vedere"; dim. letechètte.
allucá v.tr. "affittare, allogare": Prícete à
allucáte quédda case ca tène a qquarte re
vòrje a la màmme re Aitàne. "Brigida ha
affittato quella casa che tiene dalla parte
della borea alla mamma di Gaetano".
alluccá v.intr. "gridare, sgridare,
strillare, urlare".
allúcche s.m. "grido, strillo, urlo": agghi
sendute n'allúcche ra dammónde, sacce
chi vóle èsse. "ho sentito un urlo da là
sopra, non so chi vuole essere". Lisètte
facíje n’allúcche quanne veríje nu
surecídde, ca ce féce zumbá ra sópe a la
sègge. "Luisa fece un urlo quando vide un
topolino, che ci fece saltare dalla sedia". ce
luvámme la ciuculáte ra mmane a lu
criature e l’allúcche arruvárene a nu
miglie. "togliemmo al bambino la
cioccolata dalle mani e gli strilli arrivarono
a un miglio".
allucetá v.tr. "lucidare": quanne vuó àja
allucetá lu pavemènde ra fóre. "quando
vuoi devi lucidare il pavimento fuori".
alluggiá v.tr. "alloggiare": lu alluggiàje
pe ddùje mise, ròppe s’avía truvá na
casarèdde, pecchè arruvàje fìglime ra
l'Amèreche. "lo alloggiai per due mesi,
dopo si dovette trovare una casetta, perché
arrivò mio figlio dall'America".
allumá la segarètte v.tr. "accendere la
sigaretta".
allumacannéle s.m. "accenditoio": lu
sagrestáneappríme ausave
l'allumacannéle. "il sagrestano prima
usava l'accenditoio".
alluméne avv. "almeno".
allumínje s.m. "alluminio": Dorù,
làssele pèrde re ttjèdde r’allumínje, mó
t'àja accattá quédde r’azzáre. "Dora,
lasciale perdere le pentole d'alluminio, ora
ti devi comprare quelle d'acciaio".
allundaná v.tr. "allontanare".
alluónghe agg. " a lungo, lontano".
allupá v.tr. "avere molta fame".
allusciá v.tr. "vedere".
allustrá v.tr. "lustrare le scarpe".
allustrí v.tr. "lustrare i mobili".
alúteme agg. "in ultimo".
alluére agg. "vero": jé alluére ca
Peppíne jé state ddà andó rice tu, ma idde
nu ru vvóle ammétte e sacce pecché. "è
vero che Giuseppe è stato là dove dici tu,
ma lui non lo vuole ammettere e non so
perché".
Alvanjédde s.m. "Alvaniello (contrada
sulla strada per Accadia, prima di arrivare
al Bosco)".
amábbele agg. "amabile": jé accussì
amábbele ca te face mení la vòglie re lu
sènde sèmbe re parlá. "è così amabile che
ti fa venire la voglia di sentirlo sempre
parlare".
amaruósteche agg.m. "amarognolo"; f.
amaròsteche.
ambjèndá v.tr. "ambientare": àja avé
paciénże ce vóle tjémbe pe t'ambjèndá,
ché vuó fá jé tutta ggènde nóve. "devi
avere pazienza ci vuole tempo per
ambientarti, che vuoi fare è tutta gente
nuova".
Amèreca Bbóne "Stati Uniti".
amiche s.m. "amico"; pl. amice; -stritte
s.m "amico intimo"; f. amica strétte.
ammaccá rusàreje v.tr. "recitare un
rosaio dietro l'altro".
ammagliá v.tr "biascicare, masticare
lentamente": ché jé c’ammáglie, musére nu
ndjéne fame?. "che cos‟è che mastichi
lentamente, stasera non hai fame?.
ammahagnáv.tr."ammaccare,
magagnare".
ammaháre escl. "magari": ammaháre nu
nge fussere cchiù uèrre!. "magari non ci
fossero più guerre!".
ammajstrá v.tr. "ammaestrare": quiddu
cane l'àja prime ammajstrá e pó te lu
puórte apprjésse. "quel cane lo devi prima
ammaestrare e poi te lo porti appresso".
ammalamènde avv. "malamente": staje
pròpje ammalamènde, a chi aspjétte a
cchiamá lu mjéreche?. "stai proprio
malamente, a chi aspetti a chiamare il
medico?".
ammammá v.tr. "curare le piantine".
ammammulí v.tr. "incominciare a
crescere animali".
ammandá v.tr. "coprire": prime r'ascí
ammándete bbuóne ca face fridde "prima
di uscire copriti bene che fa freddo". p.p.
ammandáte.
ammangá v.tr. "diminuire, diminuire
maglie, scemare".
ammanżí v.tr. "ammansire": zì Angelù
puórtete sèmbe ru ppane nd’a la sacche
p'ammanżí quiddu cane ca truóve pe li
Furlàzze. "zio Angelo portati sempre il
pane nella tasca per ammansire quel cane
che trovi per i Forlazzi"; p.p. ammanżíte.
ammaretá v.tr. "maritare": Maríje mó
póte stá cchiù nżanda pace c'à
ammaretáte tutte e qquatte re ffiglie.
"Maria ora può stare più in santa pace che
ha maritato tutte e quattro le figlie".
ammarracciá v.tr. "tagliare in malo
modo".
ammarrárse v.rifl. "chiudersi di un
canale".
ammasóne, a l'- "loc.avv. "al pollaio".
ammassá v.tr. "panificare": craje àja
ammassá a li cinghe, vatte a ccóleche
prjéste. "domani devi panificare alle
cinque, vai a coricarti presto".
ammasunárse v.rifl. "appollaiarsi":
cúme cale lu sóle re ggaddíne se vanne a
ammasuná. "come tramonta il sole le
galline vanno ad appollaiarsi".
ammasuóne s.m. "posatoio".
ammatundáv.tr."ammaccare,
contundere, lasciare lividi": si mettíve re
smèrge nd’a lu panare nu nże sarríjne
ammatundáte. "se mettevi le albicocche
nel paniere non si sarebbero ammaccate".
ammaturá v.tr. "maturare": re mméle
lemungèdde re cuglíme óje ca jé
mangànże ma s’ànne ammaturá pe re
pputé mangiá. "le mele limoncelle le
cogliamo oggi che è luna calante, ma si
devono maturare per poterle mangiare".
ammàzzacavádde s.m. "graziola".
àmmele s.f. "brocca".
ammenazzá v.tr. "minacciare": nun
m'ammenazzá ca jé cchiù ppègge, vá cu
calme. "non mi minacciare che è peggio,
vai con calma".
ammendá v.tr. "inventare": se sònghe
ammendáte tutte quédde buscíje. "si sono
inventate tutte quelle bugie".
ammènne s.m. "Amen".
ammeścá v.tr. "contagiare, mescolare,
mischiare": attjénde nu mburtá fìglite a
ccasa míje pecché fìglime téne la tóssa
cònvulsíve e lu póte ammeścá. "attento non
portare tuo figlio a casa mia perché mio
figlio tiene la pertosse e lo può
contagiare".
ammétte v.tr. "ammettere": nun vuó
ammétte ca tjéne tuórte, ma jé accussì.
"non vuoi ammettere che hai torto, ma è
così". p.p. ammísse.
ammólafuórbece s.m. "arrotino".
ammónde avv. "sopra, su".
ammubbeljá v.tr. "ammobiliare".
ammuccá v.tr. "credere".
ammucciá v.tr. "nascondere": andó te sì
gghiùte a ammucciá ajéresére ca sònghe
state a ccàsete e nu nd’agghi truvate?.
"dove ti sei andato a nascondere ieri sera
che sono stato a casa tua e non ti ho
trovato?".
ammuddáv.tr."bagnare";p.p.
ammuddáte.
ammuderná v.tr. "ammodernare":
bbuóne me ścunfìre pe ffá tutte quiste
lavùre, ma agghia ammuderná la case. "mi
rincresce molto per fare tutti questi lavori,
ma devo ammodernare la casa". p.p.
ammùdernáte.
ammujná v.tr. "ammoinare": statte
calme, nu nd’ammujná, pecché cchiù
t’ammujne e cchiù nu ngumbíne njénde.
"stai calmo, non ti ammoinare, perché più
ti ammoini e più non combini niente".
ammujnatóre s.m. "chiassone".
ammujne s.f. "confusione": nun facite
ammujne ca me face male la cape. "non
fate confusione che mi fa male la testa".
ammulá v.tr. "affilare, arrotare": te puó
fá la varve, lu rasule te l'agghi ammuláte.
"ti puoi fare la barba, il rasoio te l‟ho
affilato".
ammuláres.m. "gambale(per
contadino)".
ammunduná v.tr. "ammucchiare":
stévene tutte ddá, rinde a na stanże sóle,
ammundunáte cúme a re ppèquere.
"stavano tutti là, dentro a una stanza sola,
ammucchiati come le pecore".
ammupí v.intr. "ammutolire"; p.p.
ammupúte: ròppe c’avjérne lu mbrupèrje
ra lu majéste, rumanjérne ammupúte.
"dopo che ebbero il rimprovero dal
maestro, rimasero ammutoliti".
ammurrárse v.medio intr. "addossarsi
delle pecore in torma, imbronciarsi".
ammurtá v.tr. "ammortare, spegnere":
prime r'ascí àja ammurtá ru ffuóche ca
póte ścappá còcche ścatédde e appícce lu
munne. "prima di uscire devi spegnere il
fuoco perché qualche scintilla può
incendiare tutto".
ammusciá v.intr. "ammosciare,
appassire": cu quissu càure ca face, li fjùre
se sònghe tutte ammusciáte. "con questo
caldo che fa, i fiori si sono tutti appassiti".
ammussá v.intr. "imbronciare": Ndunè,
pecché staje ammussáte? Màmmete t'à
ffatte còcche mbrupèrje?. "Antonietta,
perché stai imbronciata? Tua madre ti ha
fatto qualche rimprovero?".
amurúse agg. "amoroso": Paulúcce jé nu
uaglióne amurúse; ògne gghiuórne pòrte
sèmbe còccóse a la mammaránne sóje.
"Paolo è un ragazzo amoroso; ogni giorno
porta sempre qualcosa a sua nonna".
andánde agg. "andante": jé n'óme
andánde, nu nge véche njénde re
straurdenárje. "è un uomo andante, non ci
vedo niente di straordinario".
ande s.m. "spazio assegnato ad un
mietitore".
andechetà s.f. "antichità".
andenjére s.m. "capofila mietitori".
andepatíje s.f. "antipatia": tènghe
andepatíje pe Annucce, nun m'à ffatte
njénde ma nu la pòzze veré. "ho antipatia
per Anna, non mi ha fatto niente ma non la
posso vedere".
andequáte agg. "antiquato".
andicamènde avv. "anticamente": figlia
míje, andicamènde nd'a stu pajése nuóste,
sarrá ca jéveme puvurjédde ma jéveme
cchiù felice. "figlia mia,. anticamente in
questo nostro paese, sarà che eravamo
poveretti ma eravamo più felici".
andícepe s.m. "anticipo": sì mmenute cu
andícepe, cu ssu penżjére n’avràje
rurmute stanòtte!. "sei venuto in anticipo,
con questo pensiero non avrai dormito
stanotte".
andíche agg. "antico": lu bbèlle tjémbe
andíche nu ndòrne cchiù. "il bel tempo
antico non torna più"; pl. andíce.
andìste agg. "svelto".
andó avv. "dove": me re vuó rice andó jè
jute Ggiuuànne?. "me lo vuoi dire dove è
andato Giovanni?".
ànema ssciute s.f. "anima spirata":
quanne sòne la cambane re l'ànema
ssciute, sètte ndòcche jé mòrte na
fémmene, nóve ndòcche jé muórte n'óme.
"quando suona la campana dell'anima
spirata, sette rintocchi è morta una donna,
nove rintocchi è morto un uomo".
anemále s.m. "animale"; pl. anemálje;
dim. anemalúcce.
anètete s.m. "aneddoto": numunne
r’anètete m’à rraccundáte pràteme, ru bbí
jé ca te ne ścuórde, se no àje vòglie a
ddice. "molti aneddoti ha raccontato mio
padre, lo vedi è che me ne dimentico,
altrimenti hai voglia a dire".
anfìne prep. "fino": t'aspètte anfìne a
ccraje pe me pahá, pó te manne lu sscjére.
"ti aspetto fino a domani per pagarmi, poi
ti mando l'usciere".
angalòppe s.f. "busta": nguólle
l'angalòppe, mìttece lu franghebbólle e
mbuóstele. "incolla la busta, mettici il
francobollo e imbucala".
àngele s.m. "tinozza nel frantoio per fare
posare l'olio per poi prenderlo".
angelícchie s.m. "angioletto": lu criature
re Pèppenèlle nd'a la cùnnele me pare
n'angelícchie. "il bambino di Giuseppina
nella culla mi sembra un angelo".
anghjá v.tr. "gonfiare".
anghjàte agg. e p.p. "gonfio".
angíbbele agg. "agile": jé fatte vjécchie
ma jé angóre angíbbele. "è fatto vecchio
ma è ancora agile".
angíne s.m. "gancio, uncino"; dim.
ungenúdde; pl. angínere.
angòljére s.m. "cantonale": a ccase
tenéveme ròje anguljére, rinde ce
mettéveme piatte, bbucchjére, curtjédde,
furcìne, cucchiàre ecc.. "a casa tenevamo
due cantonali, dentro ci mettevamo piatti,
bicchieri, coltelli, forchette, cucchiai ecc.".
pl. anguljére.
angóne s.m. "ramo molto grosso"; pl.
angúne.
angóramó avv. "tuttora": angóramó,
sònghe passate cjénd'anne, se vére nu
puchicchie re ścritte sóp’a qquidd’arche
re préte. "tuttora, sono passati cento anni,
si vede un pò di scritto su quel portale".
angóre avv. "ancora": l'agghi lassate a
ccase angóre ca rùrméve sacce quanne se
vóle auzá. "l‟ho lasciato a casa ancora che
dormiva non so quando si vuole alzare".
angujénde s.m. "unguento":
"st'angujénde te l'àja strecá sóp’a lu
vrazze ttré vòte a lu juórne. "questo
unguento te lo devi strofinare sul braccio
tre volte al giorno".
àngule s.m. "angolo".
angúre s.f. "incudine".
angúsce s.f. "angoscia": tènghe
n'angúsce, cummà, chisà ché m’adda
succére. "ho un angoscia, comare, chissà
che mi deve succedere".
angusciúse agg.m. "angoscioso": stache
angusciúse penżànne a lu rumane assaje
reffícele. "sto angoscioso pensando al
domani assai difficile". f. anguscióse.
anjédde s.m. "anello"; dim. aneddúzze.
annaścónne v.tr. "nascondere"; p.p.
annaścuóste.
annaścùse avv. "nascostamente": à fatte
ògne ccóse annaścùse pe nun fá capí
njénde a nnuje. "ha fatto ogni cosa
nascostamente per non far capire niente a
noi".
annaselá v.tr. "ascoltare, origliare,
sentire".
anne s.m. "anno"; - ché véne: "anno
prossimo"; - ngape a n'ate, ra n'- loc.avv.
"da un anno all'altro"; dim. annecjédde;
auànne: "quest'anno"; autánne: "altro
anno".
annecchjá v.intr. "muggire, nitrire": lu
cavadde s'éja misse a annecchjá ca
puverjédde tenéve séte. "il cavallo si è
messo a nitrire perché poveretto aveva
sete".
annécchje s.f. "vacca di un anno".
annehá v.tr "annegare".
ànnese s.m. "anice": na véppete r'acque
fréśche cu na nżénghe r’ànnese te léve
sùbbete la séte. "una bevuta di acqua
fresca con un pò di anice ti toglie subito la
sete".
ànnete s.m. "impalcatura": Ndò, sì
ssecure re nghianá sóp’a quidd'ànnete?
L’àje fatte bbuóne?. "Antonio, sei sicuro di
salire su quell'impalcatura? L‟hai fatta
bene?".
annettá v.tr. "nettare, pulire"; -lu musse:
v.tr. "pulire il muso".
annèttapjére s.m. "stoino".
annevená v.tr. "indovinare": annevíne,
annevenáglie chi face l’uóve nd’a la
paglie?. "indovina, indovina chi fa l'uovo
nella paglia?".
annevenatríce s.f. "indovina": sì ppròpje
n’annevenatríce, cúm’àje fatte a ccapí la
setuazzjóne, èśche fóre ra li panne. "sei
proprio un'indovina come hai fatto a capire
la situazione, esco fuori dai panni".
annjénde-annjénde avv. "niente-niente".
annòrje s.m. "in odio".
annuccá v.tr. "fare il fiocco".
annùhurúte agg. "livido": tènghe nu rite
annùhurúte, sacce andó sònghe nduppáte.
"tengo un dito livido, non so dove sono
urtato".
annurecá v.tr. "annodare": nun fóje
pussíbbele sciòglie quédda zóche ca ére
tutte annurecáte. "non fu possibile
sciogliere quella corda che era tutta
annodata".
annussáte agg. "indurito".
annuùrí v.tr. "annerire": apre la funèste,
se no lu fume face annuùrí tutte la cucine.
"apri la finestra, altrimenti il fumo fa
annerire la cucina".
annuzzá v.tr. "trattenere il pianto".
anquílle s.f. "anguilla": ce vóle la
ratiglie p’arróste l'anquílle sóp’a li
caravúne. "ci vuole la gratella per arrostire
l'anguilla sui carboni".
anżecché cong. "anziché": anżecché
parlá, aggisce. "anziché parlare, agisci".
anżénghe-anżénghe loc.avv. "a poco a
poco".
ànżje s.f. "ansia": sònghe state n’ànżje
pe tté e tu nu nde lu sì manghe fatte passá
pe la cape. "sono stato in ansia per te e tu
non te lo sei fatto neanche passare per la
testa".
anżjùse agg. "ansioso"; f. anżjóse.
appagliará v.intr. "infreddolire":
l'anemalúcce se sònghe appagliaráte, vá
apre lu juse e fìcchele rinde. "gli animaletti
si sono infreddoliti, vai ad aprire il sottano
e addentrali".
appagliaráte agg. "volatile ammalato".
appaldá v.tr. "appaltare".
appaldatóre s.m. "appaltatore".
appalummàrse v.rifl. "prosciugarsi del
terreno in superficie".
appanná v.tr. "socchiudere"; p.p.
appannáte.
appannatóre s.m. "appannatoio": mitte
l'appannatóre a lu cavadde chisà si se stá
fitte. "metti l'appannatoio al cavallo chissà
se si sta fermo".
appapagnárse v.medio intr. "appisolarsi,
assopirsi": ròppe mangiáte s'appapagnáje
na nżénghe, stéve pròpje stracche. "dopo
mangiato si appisolò un pò, stava proprio
stanco"; p.p. appapagnáte.
appará v.tr. "equiparare".
apparáte s.f. "addobbo".
apparecchjá v.tr. "abburattare,
setacciare": crajmatíne t'àja auzá prjéste,
ca s'adda apparecchjá la farine, se no nu
mbutíme ammassá. "domattina ti devi
alzare presto che si deve setacciare la
farina, altrimenti non possiamo
panificare".
apparecchjàte s.f. "abburattata": Ndunè,
àja rá n’apparecchjàte a la farine e ppó fá
ruje cecatjédde ca ce re mangiáme
musére. "Antonietta, devi dare una
abburattata alla farina e poi fai dei cavatelli
che ce li mangiamo stasera".
apparécchje s.m. "aereo": uaglió, jé
passate n’apparécchje vasce vasce sóp’a
la mundàgne, me creréve ca s’avéve purtá
tutte re ccase!. "ragazzo, è passato un
aereo basso basso sulla montagna, mi
credevo che si doveva portare tutte le
case!".
apparendá v.tr. "apparentare":
s'apparendàje cu li nòbbele re lu pajése e
nu nże creréve chi jéva idde. "si apparentò
con i nobili del paese e chissà chi si
credeva".
appassjuná v.tr. "appassionare".
appasunná v.intr. "assonnare"; p.p.
appasunnáte.
appaurá v.tr. "impaurire".
appecciá v.tr. "accendere, ardere,
incendiare": seccóme érene muórte re
fridde appecciàrene nu bbèllu fuóche e se
nfùcárene. "siccome erano morti di freddo
accesero un bel fuoco e si riscaldarono"; re
llèune sécche cúm’appíccene nd'a lu
camìne. "la legna secca come arde nel
camino"; mó ca s'éja appecciáte la méte re
fjéne, cumbà, sta vernate ché àja rá a lu
ciucce?. "adesso che si è incendiato il
pignone di paglia di fieno, compare, questa
invernata che devi dare all'asino?". -l'èrva
sécche o la restócce: v.tr. "debbiare":
crajmatíne àuzete prjéste c'avìma ìre a
appecciá la restócce accàta tè. "domattina
alzati presto che dobbiamo andare a
debbiare da te".
appecciafuóche s.m. e f. "attaccabrighe".
appellecá v.tr. "applicare": s’éja
appellecáte a lu stùrje cu bbóna vulundà.
"si è applicato allo studio con buona
volontà".
appená v.tr. "affliggere".
appènne v.tr. "appendere": appjénneme
sti quatre a li chiuóve, éo n'arríve ca
sònghe vasce. "appendimi questi quadri ai
chiodi, io non arrivo che sono basso"; p.p.
appíse.
appersagliá v.tr. "inseguire": ce rjémme
tutte a appersagliá a quiddu marjuóle, ma
fóje nnútele. "ci demmo ad inseguire quel
ladro ma fu inutile".
appesandí v.tr. "appesantire"; p.p.
appesandúte: me sònghe appesandúte,
asseméglie a nu ciòcchere, m’agghia ìre
sule a jttá. "mi sono appesantito,
assomiglio a un ciocco, mi devo andare
solo a buttare".
appezzecá v.tr. "appiccicare".
appezzecatìzze agg. e s.m.
"appiccicaticcio".
appezzecúse agg. "appiccicoso"; f.
appezzecóse.
appezzendí v.tr. "impoverire, ridurre in
miseria": sònghe prónde a ddarte quédde
ca vuó, nun m’appezzendìśche pe quiddu
ppóche. "sono pronto a darti quello che
vuoi, non mi impoverisco per quel poco".
appezzuttá v.tr. "appuntire": pe métte ssu
palídde vucine a la chiandecèdde l'àja
appríme appezzuttá. "per mettere codesto
paletto per sostegno vicino alla piantina lo
devi prima appuntire".
appíse agg. "ripido"; f. appése.
appójacápe s.m. "appoggiacapo".
appójafjérre s.m. "appoggiaferro".
appòste-appòste avv. "appositamente":
sònghe menute appòste-appòste pe te
salutá. "sono venuto appositamente per
salutarti".
appremendá v.tr. "sperimentare": agghi
appremendáte tutte cu quiddu figlie míje,
adda fá cúme le rice la cape. "ho
sperimentato tutto con quel figlio mio,
deve fare come gli dice la testa".
apprénne v.tr. "apprendere": Maríje, a lu
figlie, mméce re lu manná a uardá re
ppèquere, lu mannàje a la ścóle pe lu fá
apprénne tanda cóse. "Maria, il figlio,
invece di mandarlo a guardare le pecore, lo
mandò a scuola per fargli apprendere tante
cose".
apprenżíve agg. "apprensivo".
appresendá v.tr. "presentare".
apprjésse avv. "appresso": se pòrte
sèmbe apprjésse quiddu figlie, sacce
quanne l’adda spezzecá ra re ggunnèdde.
"si porta sempre appresso quel figlio, non
so quando lo deve staccare dalle gonne".
appríme avv. "prima": avissa avùte
penżá appríme. "avresti dovuto pensare
prima".
apprufettá v.intr. "approfittare": vòglie
fá lu bbéne, ma nunn’apprufettá tròppe re
la bundà míje. "voglio fare il bene, ma non
approfittare troppo della mia bontà".
apprufundí v.tr. "approfondire".
apprùprjárse v.medio tr. "appropriarsi":
s’éja appùprjáte re tutte la rròbba míje. "si
è appropriato di tutta la mia roba".
appruvá v.tr. "approvare".
appujá v.tr. "appoggiare".
appujàte agg. e p.p. "addossato": lu
cavadde s’éja appujàte a l’àrbele pe se
grattá. "il cavallo si è appoggiato all'albero
per grattarsi".
appundá v.tr. "abbottonare, far segnare a
debito dal negoziante": uagliò, prime r'ascí
appúndete la ggiacchètte e nun me ru
facènne rice ròje vòte. "ragazzo, prima di
uscire abbottonati la giacca e non me lo far
dire due volte".
appundamènde s.m. "appuntamento":
tenéve n'appundamènde cu càjnáteme a li
quatte candune e se ne zumbàje, avjétte nu
ndùppe. "tenevo un appuntamento con mio
cognato ai quattro cantoni e se ne saltò,
ebbi un intoppo".
appuóje s.m. "appoggio".
appustjá v.tr. "appostare": fóje
appustjàte ra li marjuóle e ce arrubbàrene
tutte li sòlete ca tenève nguódde. "fu
appostato dai ladri e gli rubarono tutti i
soldi che teneva addosso".
appustízze s.m. "posticcio".
aprí v.tr. "aprire"; p.p.. apjérte; f. apèrte:
zì Fuluméne pe fá ascí lu fume ra la case
tenéve la pòrte apèrte e azzeccáte la
purtèdde. "zia Filomena per far uscire il
fumo dalla casa teneva la porta aperta e
avvicinata la portella".
ará v.tr. "arare": p'ará tutte quésse ttèrre
sule cu li mule ce vuónne nu pare re
settemáne. "per arare tutti codesti terreni
solo coi muli ci vogliono un paio di
settimane".
arágge avv. "adagio": cumbà, e mmó
arríve a li quatte candune si cammíne
accussì arágge! Pe crajassére ce vulime
truvá?. "compare, e ora arrivi ai quattro
cantoni se cammini così adagio! Per
domani sera ci vogliamo trovare?".
araggiá v.tr. "adagiare": nu nd'araggiá
sóp’'a cajnàtete pe truvá fatíje se no e
mómó mange. "non ti adagiare su tuo
cognato per trovare lavoro altrimenti
chissà quando mangi".
aramàje avv. "ormai": aramàje quédde
ca jé succjésse jé sucjésse, mìttece na
préta sópe. "ormai quello che è successo è
successo, mettici una pietra sopra".
aránde agg. "garante": ce facjétte na
cambjàle ma vulíje lu aránde. "gli feci una
cambiale ma volle il garante".
arandí v.tr. "garantire": àja arandí la
bbóna riasciùte se no nun me l'accàtte.
"devi garantire la buona riuscita altrimenti
non me lo compro".
aráte s.m. "aratro".
arattá v.tr. "adattare".
arattamjénde s.m. "adattamento".
arátte agg. "adatto": jé nu pòste póche
arátte pe pparlá re ste ccóse, jammecínne
ra fóre. "è un posto poco adatto per parlare
di queste cose, andiamocene all'esterno".
àrbele s.m. "albero"; - annarúle s.m.
"albero con produzione annuale alterna"
dim. àrbelecjédde.
arche s.m. "arco"; pl. àrquere; - re préte
s.m. "portale": e chi l'accìre ss'arche re
préte tjénatìlle care care. "e chi l'ammazza
codesto portale, tienitelo caro caro".
archetráve s.m. "arcobaleno": funísce re
chiòve e se face verè l'archetráve cu tanda
culúre. "finisce di piovere e si fa vedere
l'arcobaleno con tanti colori".
ardáre s.m. "palettino fissato ad una
verga per pulire l'aratro".
ardemjénde s.m. "ardimento": stu
uaglióne jé chine re ardemjénde re córe,
mmjàte a la màmme sóje. "questo ragazzo
è pieno di ardimento di cuore, beata la sua
mamma".
ardíca mòrte s.f. "ortica bianca".
ardíche s.f. "ortica".
arecchíne s.m. "orecchino".
aréfece s.m. "orefice".
aréghene s.f. "origano".
arénghe s.f. "aringa": re vjérne,
appríme, mangiávene spisse l'arénghe
salate arrustúte sóp’a la ratíglie.
"d'inverno, prima, mangiavano spesso
l'aringa salata arrostita sulla gratella".
arfabbéte s.m. "alfabeto": uaglió, t'àje
mbaráte re lléttere re l’arfabbéte se no
craje ca vaje a la ścóle sjénde a lu
majéste!. "ragazzo, hai imparato le lettere
dell'alfabeto altrimenti domani che vai a
scuola senti il maestro".
argendáte agg. "argentato".
argià s.m.pl. "soldi".
argjénde s.m. "argento": m'agghi
accattáte nu bbracciále r'argjénde, mèglie
quiste ca njénde, argià nun ne tenime. "mi
sono comprata un bracciale d'argento,
meglio questo che niente, soldi non ne
abbiamo".
argumènde s.m. "argomento".
àrje s.f. "aia": mmjézze a l'àrje
mazzuccàmme nu mundóne re
mazzarjédde. "in mezzo all'aia sgranammo
un mucchio di pannocchie"; -re lu
Cummúne s.f. "Aia del Comune (contrada
sulla strada per Accadia per la contrada
Bosco al di sotto)".
Arjèdde s.f. "Ariella (zona curvilinea
lungo la passeggiata del Castello)".
arjètta fréśche s.f. "brezza": tire
n'arjétta fréśche ca jé nu piacére,
assjéttete e uratílle. "tira una brezza che è
un piacere, siediti e goditela".
arjùplane s.m. "aeroplano": éo jéve la
prime vòte ca jéve nd'a l'arjùplane e
tenéve na tremarèdde. "era la prima volta
che andavo in aeroplano e tenevo una
tremarella".
arjupòrte s.m. "aeroporto".
arjùse agg. "arioso"; f. arjóse.
armacuódde s.m. "armacollo": pe tte
repusá ògne tande mìttete lu fucile a
armacuódde. "per riposarti ogni tanto
mettiti il fucile ad armacollo".
armágge s.m. "copertura (edil. con travi
e tavole)": lu muratóre jè nghianáte sóp'a
lu titte e à dditte ca s'adda fá l'armágge
nuóve. "il muratore è salito sul tetto e ha
detto che si deve fare la copertura nuova".
armajuóle s.m. "armaiolo".
armàtje s.m. "armadio".
armèteche agg.fig. "ermetico": jé pròpje
armèteche nu nże sbuttóne pe nnjénde. "è
proprio ermetico non si sbottona per
niente".
armuníje s.f. "armonia": andó ce stá la
ggevendù ce stá l'armuníje. "dove c'è la
gioventù c'è l'armonia".
armunjùse agg. "armonioso"; f.
armunjóse.
arníse s.m.pl. "arnesi": uaglió, prime re
te ne ìre a ccàsete arrecjétte tutte l'arníse.
"ragazzo, prima di andartene a casa tua
rassetta tutti gli arnesi".
arracciá v.tr. "battere il lardo".
arracciatóre s.f. "pesto di lardo".
arraccquá v.tr. "annaffiare, irrigare":
l'uórte l'àja arraccquá a la sére accussì stá
friśche tutte la nuttate. "l'orto lo devi
annaffiare di sera così sta fresco tutta la
nottata".
arraciuppá v.tr. "racimolare".
arraddúce v.tr. "ridurre"; p.p.
arraddútte.
arraffóne agg. "arruffone": nu nde ferá
re Pèppe, jé n'arraffóne. "non ti fidare di
Giuseppe, è un arruffone".
arraggiá v.intr. "arrabbiare": li
cumbagne lu sfuttjérne e Marjùcce
s'arraggiàje. "i compagni lo sfottettero e
Mario si arrabbiò".
arraggiáte agg. "rabbioso, molto salato":
statte citte na nżénghe, assemíglie nu cane
arraggiáte. "stai zitto un pò, assomigli a
un cane rabbioso".
arragliá v.intr. "ragliare": stammatíne
agghi sendute r'arragliá nu ciucce, chi lu
téne ra qquá nnande, Custànże?.
"stamattina ho sentito ragliare un asino, chi
lo tiene qui vicino, Costanzo?".
arrahaná v.tr. "gratinare": lu bbaccalà
falle arrahanáte e mangiatílle, pó me saje
addíce còccóse. "il baccalà fallo gratinato
e mangiatelo, poi mi sai dire qualcosa".
arrahazzá v.tr. "rimproverare un
ragazzo".
arramárse v.tr. "coprirsi di una patina
verde proprio del rame".
arrangiamjénde s.m. "arrangiamento".
arrangiuljá v.intr. "rimediare alla
meglio".
arrasá v.tr. "rasare": Angiulì, m'àja
arrasá l'èrve andó passe se no nun mbòzze
arruvá a la massaríje. "Angelo, mi devi
rasare l'erba dove passo altrimenti non
posso arrivare alla masseria".
arrassesíje loc.avv. "lontano sia".
arravugliá v.tr. "avvolgere": arravuóglie
ssu file janghe a lu rucchèlle nun vire ca se
ścaravòglie?. "avvolgi questo filo bianco
al rocchetto non vedi che si dipana?".
arravuóglie s.m. "avvolgimento
disordinato".
arrazzá v.rifl.tr.intr. "accompagnarsi,
frequentare (ambiente e persone), stare
con, fare lega": n'arràzze cu nesciúne, jé
nu tipe sularile. "non si accompagna con
nessuno, è un tipo solitario".
arré! inter. "arri! ": vale cchiù na
mazzjàte ca ṡgulárse a ddice arré! arré!.
"vale più una percossa con mazza che
sgolarsi a dire arri! arri!. - vòte v.tr. "fare
girare il cavallo".
arrecchí v.intr. "arricchire": idde
sparagne e li parjénde s'arrecchíscene.
"lui risparmia e i parenti si arricchiscono";
p.p. arreccúte.
arrecciá v.intr. "montare di capre, di
pecore".
arrecená v.tr. "ingemmare"; p.p.
arrecenúte.
arrecettá v.tr. "rassettare": n'agghi fatte
attjémbe a arrecettá la case, mó se ne
parle craje a sì cambàme. "non ho fatto in
tempo a rassettare la casa, ora se ne parla
domani a se viviamo".
arrecjétte s.f. "requie".
arregliá v.tr. "ammassare": ru ggrane
l'arregliámme appríme e ppó lu mettjémme
nd'a re sacchètte. "il grano l'ammassammo
prima poi lo mettemmo nei sacchi"; p.p.
arregliáte.
arregná v.tr. "allignare": pe fá arregná
tutte quèsse cchiande l'àja arraccquá nu
juórne sì e une no, se no jé state fatíje
pèrse. "per fare allignare tutte codeste
piante le devi annaffiare un giorno si e uno
no, altrimenti è stata fatica perduta".
arremerjá v.intr. "rimediare".
arremerjàbbele agg. "rimediabile": Ndò,
nu nd’appenánne, lu ranne c'àje fatte jé
arremerjàbbele, fùssere tutte quisse li uaje.
"Antonio, non ti affliggere, il danno che
hai fatto è rimediabile, fossero tutti codesti
i guai".
arremèrje s.m. "rimedio"; pl.
arremjérje; arremérje,senż’- loc.avv.
"irrimediabile": la grannenéte à rruvenáte
tutte, lu ranne éja sènż’arremérje. "la
grandinata ha rovinato tutto, il danno è
irrimediabile
arrènne v.tr "arrendere, fiaccare";
arrènne, ca s'- loc.avv. "arrendevole": jé
n'óme ca s'arrènne, avíta veré cúme s'adda
fá. "è un uomo arrendevole, dovete vedere
come si deve fare"; p.p. arrennúte.
arrenżá v.tr. "avvicinare troppo,
rasentare": nunn'arrenżá quanne
t’abbecíne a li cunfìne, me raccumanne.
"non rasentare quando ti avvicini ai
confini, mi raccomando".
arrepá v.tr. "appressare": s'éja arrepate
a lu mure e ddá jé rumaste. "si è
appressato al muro e là è rimasto".
arrepárse v.rifl. "addoparsi": terave
vjénde fóre e cu la mandarèdde nguódde
me sònghe arrepáte addréte a na supale.
"tirava vento in campagna e con la coperta
di lana addosso mi sono addopato dietro ad
una siepe".
arrepecchiá v. tr. "raggrinzire".
arrepecchiáte agg. "rugoso": téne la
pèdde arrepecchiáte, à ffatte na vita jttate
pe ffóre. "tiene la pelle rugosa, ha fatto una
vita gettata per la campagna".
arrepenżarce loc.avv. "a ripensarci".
arresenárse v.rifl. "annerirsi del grano
appena spigato".
arreserjá v.tr. "raccogliere"; p.p.
arreserjáte.
arréte loc.avv. "di nuovo": arréte me
rice re stésse cóse e éo arréte te respónne
a la stéssa manére. "di nuovo mi dici le
stesse cose ed io di nuovo ti rispondo alla
stessa maniera".
arretená v.tr. "acculare": lu ciucce falle
arretená a lu mure se no nu mbutíme
passá. "l‟asino fallo acculare al muro
altrimenti non possiamo passare".
arreterá v.tr. "infeltrire, restringere,
ritirare".
arrevendá v.intr. "diventare": crisce cri,
figlìte jé arrevendáte na bbèlle feglióle.
"cresci cresci, tua figlia è diventata una
bella ragazza".
arrjàscí v.intr. "riuscire".
arrjasciúte s.f. "riuscita": quédda rròbbe
l'agghi paháte care ma à fatte na mala
arriasciúte. "quella stoffa l'ho pagata cara
ma ha fatto una cattiva riuscita".
arrjulá v.tr. "regolare": m’agghia arrjulá
appríme pe li fatte míje pó te rache na
respòste. "mi devo regolare prima per i
fatti miei poi ti do una risposta".
arrjuní v.tr. "adunare, riunire"; p.p.
arrjunúte.
arróre s.m. "errore"; pl. arrúre: facíje
assaje arrúre a lu rettàte e fóje ṡbucciáte.
"fece molti errori al dettato e fu bocciato".
arróste v.tr. "arrostire": àja arróste pe
craje ròje fave o ruje cícere accusì vache
rusecánne strare facènne. "devi arrostire
per domani due fave o due ceci così vado
rosicchiando strada facendo"; p.p.
arrustúte.
arrubbá v.tr. "rubare": jé la tèrza vòte ca
vanne a arrubbá accàta Marjùcce re nòtte,
mó mànghene na trèndine re pèquere. "è la
terza volta che vanno a rubare da Maria di
notte, ora mancano una trentina di pecore".
arrucchiárse v.rifl. "far crocchio,
radunarsi": nun state arrucchiáte tutte ra
na parter, facíteve cchiù nnande accussì
sendíte. "non state radunati tutti da una
parte, fatevi più avanti così potete sentire".
arrucelá v.tr. "rotolare, ruzzolare": la
passjàte a lu Castjédde jéva tutte chjéna re
préte e petròccele ca facéveme arrucelá
abbasce ra sótte a lu mure. "la passeggiata
al Castello era tutta piena di pietra e
pietruzze che facevamo rotolare giù da
sotto al muro".
arruceljáte s.m. "ruzzolone": mamme e
zíjme facjérne n'arruceljàte pe tutte re
ścale ca s'accunżàrene pe re ffjéste.
"mamma e mia zia fecero un ruzzolone per
tutte le scale che si conciarono per le
feste".
arruláte p.p. "arruolato": Ceccílle jé
state arruláte nd'a li bbèrsagliére.
"Francesco è stato arruolato nei
bersaglieri".
arrungegljá v.tr. "sgualcire,
spiegazzare": Lucì, nu nd'arrungegljá ssa
unnèdde, statte alérte se no cúme t'àja
presendá a la fèste ra bballe?. "Lucia, non
ti sgualcire codesta gonna, stai in piedi
altrimenti come ti devi presentare alla festa
da ballo?".
arrunghiárse v.rifl. "contrarsi,
rattrappirsi".
arrunżá v.tr. "abborracciare,
rabberciare": se lamendàje ca ce rjérne
póche, ma nun recíje ca lu lavóre meníje
tutte arrunżáte. "si lamentò che gli diedero
poco, ma non disse che il lavoro venne
tutto abborracciato"; nunn'arrunżá cúme sì
sòlete fá, se no mìttete la víje sótte li pjére
e vattínne. "non rabberciare come sei solito
fare, altrimenti mettiti la strada sotto i
piedi e vattene".
arrussá v.tr. "dirompere il terreno per la
semina".
arrúste s.m. "arrosto": pe rruméneche
famme truvá n'arrúste re patane e
sausícchie. "per domenica fammi trovare
un arrosto di patate e salsiccia".
arruvá v.intr. "arrivare, raggiungere": se
re vulíme arruvá a quédde ffémmene
avíma allungá lu passe. "se le vogliamo
raggiungere quelle donne, dobbiamo
allungare il passo".
arruvená v.intr. "rovinare": Custà, fatíje
ra la matine a la sére nu nd'arruvenánne
la salute, chi te lu face fá?. "Costanzo,
lavori dalla mattina alla sera non ti
rovinare la salute, chi te lo fa fare?".
arruvíne s.f. "rovina": lu juóche jé state
l'arruvíne sóje, jé rumaste cu lu cule
ndèrre. "il gioco è stato la sua rovina, è
rimasto con il sedere per terra".
arruzzí v.tr.intr. "arrugginire"; p.p.
arruzzúte.
arruzzulí v.tr.intr. "aggranchire,
intirizzire, rabbrividire, tremare di freddo";
p.p. arruzzulúte.
arseculúte p.p. e agg. "arso": re ttèrre pe
la sìccete sònghe tutte arseculúte. "i terreni
per la siccità sono tutti arsi".
artalègge s.f. "lavoro leggero".
artefìzzje s.m. "artificio": la bbellézze re
quédda feglióle jé tutte n’artefìzzje, nun
vire quanda petture se métte nfacce?. "la
bellezza di quella ragazza è tutto un
artificio, non vedi quanto trucco si mette
sul viso?".
artícule s.m. "articolo": ru vvuó capí
Andò, ca nnande a qquédda paróle ce vóle
l'artícule?. "lo vuoi capire Antonio, che
davanti a quella parola ci vuole
l'articolo?".
artíste s.m. "artigiano".
arúte s.f. "galega".
aruttá v.tr. "adottare".
arzóne s.m. "garzone"; pl. arzúne.
ascédde s.f. "ascella": nun lu puó tuccá
sótte a l'ascédde pecché ścòppe sùbbete a
rrire. "non lo puoi toccare sotto le ascelle
perché scoppia subito a ridere".
Ascenżjóne s.f. "Ascensione": a la fèste
re l'Ascenżjóne se màngene li maccarúne
cu ru llatte. "alla festa dell'Ascensione si
mangiano i maccheroni con il latte".
aśche agg. "troppo asciutto".
ascí v.intr.tr. "uscire"; p.p. ssciúte,
asciúte; -a ssande v.tr. "prima uscita della
madre con il bambino dopo il parto"; -fóre
v.intr. "sbucare": ra sótte a lu cascióne
agghi viste r'ascí fóre la capuzzèdde re nu
surecídde, sònghe surate frédde. "da sotto
al silo domestico di legno per cereali ho
visto uscire fuori la testina di un topolino,
sono sudata fredda"; -fóre li panne v.tr.
"sbigottire"; -li nfuórchie v.intr.
"accestire"; -lu jate v.tr. "avere voglia di
qualcosa"; -lu sanghe v.intr. "sanguinare":
tènghe lu ciamuórje peqquésse m’éja
asciúte lu sanghe ra lu nase. "ho il
raffreddore per questo sanguino dal naso";
-pacce v.intr. "impazzire"; p.p. asciúte
pacce; -re quaglie v.intr. "riuscire male".
asciá v.tr. "scovare, trovare": t'agghi
cercate pe ngjéle e pe ndèrre e sule óje
t'agghi asciate qquá nun vulènne. "ti ho
cercato per cielo e per terra e solo oggi ti
ho scovato qua non volendo". p'asciá la
chiave àja ìre abbré a lu Castjédde, si t'éja
carute ddá andó te sì assettáte. "per
trovare la chiave devi andare a vedere al
Castello, se ti è caduta là dove ti sei
seduto".
asfaldá v.tr. "asfaltare".
asfàlde s.m. "asfalto": sta vianóve àve
bbesuógne re n'ata cammíse r'asfálde.
"questa strada carrozzabile ha bisogno di
un altro strato di asfalto".
asságge s.m. "assaggio": prime re
t'accattá, lu casecavádde fatte fá l'asságge
cu la pruvètte. "prima di comprare il
caciocavallo fatti fare l'assaggio con
l'arnese curvo per provare il formaggio".
assáleme s.m. "affanno": tènghe
l'assáleme ròppe ca fazze la nghianáte re
lu murcate. "ho l'affanno dopo che faccio
la salita del mercato".
assàme s.m. "sciame": l'assàme lassàje
lu cupe e se fermàje sóp'a quidde àrbele
vucìne a lu lémmete. "lo sciame lasciò
l'alveare e si fermò sopra a quell'albero
vicino al limite".
assapurá v.tr. "assaporare": stàteve citte
e stàteve fitte, lassáteme assapurá sta
tazzecèdde re café. "statevi zitti e statevi
fermi, lasciatemi assaporare questa tazzina
di caffè".
assauráte agg. "asciugato in superficie".
assàure agg. "incolto".
assì cong. "qualora": lu piacére te lu
facíme sèmbe, peró assì ce jame. "il
piacere te lo facciamo sempre, però
qualora ci andiamo".
asserenáte agg. "sereno": lu cjéle jé
asserenáte puó ìre fóre a raccòglie re
nnuce. "il cielo è sereno puoi andare in
campagna a raccogliere le noci".
assíste l'àneme loc.avv."far compagnia".
assettá v.intr. "sedere": famme stu
piacére, assjéttete e statte citte na vóte pe
ssèmbe. "fammi questo piacere, siediti e
stai zitto una volta per sempre";
p.p.assettáte.
assucá v.tr. "asciugare"; p.p. assútte.
assùcacapídde s.m. "asciugacapelli".
assùcapànne s.m. "tamburlano": mitte
l’assùcapànne sóp’a lu vracjére cu li
panne nfusse ca nfine a musére
s’assúchene. "metti il tamburlano sul
braciere con i panni bagnati che fino a
stasera si asciugano".
assuggettá v.rifl. "assoggettarsi": a la
case, nesciune fatjàve e édde s’avuta
assuggettá a ffá tutte, lu bbóune e lu
malamènde. "a casa nessuno lavorava e lei
si è dovuta assoggettare a fare tutto, il
buono e il cattivo".
assulacchjá v.tr. "soleggiare"; p.p.
assulacchjáte.
assùle assùle loc.avv. "a quattr‟occhi".
assumegliá v.tr. "assomigliare,
somigliare": quiddu uaglióne assuméglie
telèccquále a la màmme. "quel ragazzo
assomiglia uguale alla mamma".
assumíglie a nu cifre, ra ndó vjéne? Fatte
la cape prime r’ascí n’ata vòte. "somigli a
un lucifero da dove vieni? Pettinati prima
di uscire un‟altra volta".
assummá v.intr. "assommare, sommare".
Assúnde s.f. "Assunta": a la fèste re
l’Assúnde la precessjóne scénne appríme
abbasce a lu pajése e pó nghiane a lu
Castjédde. "alla festa dell‟Assunta la
processione scende prima giù al paese e
poi sale al Castello".
assuppá v.tr. "assorbire".
assuzzá v.tr. "assottigliare, livellare":
assuózze na nżénghe ssa zéppe accussì se
ficche nd’a lu ciòcchere. "assottiglia un pò
questo cuneo così si conficca meglio nel
ciocco".
aste s.m. "ramo"; dim. astecèdde.
astènżjóne s.f. "astensione".
astrínde agg. "folto": cúme stanne
astrínde tutte quidd’àrbele, còccherúne
s’adda tagliá. "come sono folti tutti quegli
alberi, qualcuno si deve tagliare"; f.
astrénde.
astrítte agg. "stretto".
atequá v.tr. "adeguare": zì Mmarì, t’àja
atequá a li tjémbe, fìglite falla ascí na
nżénghe re cchiù, ru vvuó capí?. "zia
Maria, ti devi adeguare ai tempi, tua figlia
falla uscire un pò di più, lo vuoi capire?".
atèrne agg. "eterno".
attaccá v.tr. "attaccare, legare": nu nde
ścurdá r’attaccá lu cavadde a lu
catenjédde se no si ne fuje. "non ti
dimenticare di legare il cavallo all‟anello
di ferro fisso al muro esterno della casa
altrimenti se ne scappa"; -addréte v.tr.
"accodare"; -re zzénne v.tr. "accoccare":
mitte tutte sta menèste nd’a la mappíne e
attácche re zzénne. "metti tutta questa
verdura nello strofinaccio e accocca".
attaccáglie s.f. "legaccio, pezzi di spago
per legare sacchi e scarpe".
attacéle, a- loc.avv. "moscacieca".
attamòrte s.f. "gattamorta": face la
attamòrte ma nu nde ferànne!. "fa la
gattamorta ma non ti fidare!”.
attamurrúte p.p. "intimorito".
attandá v.tr. "palpare, tastare": attande
na nżénghe ngape, vire ché tènghe, sònghe
nduppáte sótte a lu stipe e me face male.
"tasta un pò sul capo, vedi che ho, sono
urtato sotto allo stipo e mi fa male". pe
veré si tène la fréve, attande lu puze e te
n’accuórge sùbbete. "per vedere se ha la
febbre, palpa il polso e te ne accorgi
subito".
attandúne avv. "tastoni": ajèressére si ne
ìje la luce, rumanjétte cúm’a nu turse, me
n’avjétte ascí ra la càmmere attandúne.
"ieri sera se ne andò la luce, rimasi come
un torsolo, me ne dovetti uscire dalla
camera a tastoni".
attàrde avv. "tardi": ce veríme cchiù
attàrde a lu Castjédde aspjétteme a
l’Arjèdde. "ci vediamo più tardi al Castello
aspettami all‟Ariella".
attarúle s.m. "gattaiola": nu nghiurènne
lu attarúle, se no cúme face a trasí la
atte?. "non chiudere la gattaiola, altrimenti
come fa ad entrare il gatto? ".
attásce avv. "chissà".
attavíne s.m. "ottavino": Custanżúcce
nd'a la la bbande re Panne sunave
l'attavíne. "Costanzo nella banda di Panni
suonava l'ottavino".
atte s.f. "gatto"; pl. ggatte; dim.m.
attarjédde; f.attarèdde.
atté avv. "chissà".
attemammóne agg. e s.m.
"gattomammone, sornione".
attènde s.m.inter. "attenti": l'à mmisse
sóp'a l'attènte e nunn’à cchiù pruffetjàte.
"l‟ha messo sull'attenti e non ha più
perfidiato".
attjá v.intr. "donneare": nu ngghiénne
cchiù attjànne, mitte la cape a lu pòste ca
li tuje fanne vjécchie e tu rjéste sule. "non
andare più donneando, metti la testa a
posto che i tuoi fanno vecchi e tu resti
solo".
attjémbe attjémbe loc.avv. "in tempo".
attjénde agg. "attento".
attrajá v.tr. "assaggiare": pènże a attrajá
li maccarúne e vìre si sònghe cuótte, ca óje
vache re prèsscie. "pensa ad assaggiare i
maccheroni e vedi se sono cotti, che oggi
vado di fretta".
attrappá v.tr. "assorbire": piglia ddà
mappíne e attrappe l'acque sóp'a la
buffètte. "prendi quello strofinaccio e
assorbi l'acqua sul tavolo piccolo e
leggero".
attrassáte agg. "arretrato".
attuccá v.intr. "spettare": la recesjóne
attòcche a vvuje, pecché vuje site li
padrúne, nuje respunníme ròppe. "la
decisione tocca a voi, perché voi siete i
padroni, noi rispondiamo dopo".
attummá v.tr. "colmare".
attunná v.tr. "arrotondare": prime r'ausá
stu fjérre chiatte àja attunná re ppónde.
"prima di usare questo ferro piatto devi
arrotondare le punte".
attuóppe s.m. "mucchio".
attuórne avv. "attorno, intorno".
attuppá v.tr. "rincalzare".
atturchjá v.tr. "affasciare il fieno".
atturnjá v.tr. "attorniare, raggirare":
nepúteme atturnéje, chisà ché vá truvánne.
"mio nipote attornia, chissà che va
trovando".
attúse agg.fig. "ottuso".
atu agg.ind. "altro"; pl. m. ati; f. ata;
f.pl. ate; -pizze, a n'- loc. avv. "altrove".
atumáteche agg. "automatico".
atumúnne, a l'- loc. avv. "aldilà":
vattínne vá, ce veríme a l'atumúnne.
"vattene vai, ci vediamo all'aldilà".
aucchjàte p.p. "adocchiato".
aucjédde s.m. "uccello"; dim.
auceddúzze.
aulíva nèura s.f. "moraiolo".
aulíve s.f. "oliva"; dim. ulevèdde.
aumendá v.tr. "aumentare": mange,
mange nun vìre ca sì aumendáte re pése?
Sì ffatte nu trùfele. "mangia, mangia non
vedi che sei aumentato di peso? Sei fatto
un grassone".
Aummaríje s.f. "Ave Maria": si
crajmatíne vaje a la chiésje rí
n'Aummaríje pùre pe mmé. "se domattina
vai in chiesa dì un‟Ave Maria anche per
me".
aùmme-aùmme agg. "di nascosto".
auní v.tr. "unire": aunènne tutte li
sparagne nuóste, pòt’èsse ca riascíme a
accattárce na casarèdde. "unendo tutti i
nostri risparmi, può essere che riusciamo a
comprarci una casetta"; p.p. aunúte.
auníje s.f. "agonia".
aurécchie s.f. "orecchio"; pl.
ggurècchie: quanne la atte allísce re
ggurècchie cu la zambetèdde adda fá male
tjémbe. "quando il gatto liscia le orecchie
con la zampetta deve fare cattivo tempo".
àurle s.m. "alloro": quanne arruste lu
féchete re lu puórche, mìttece re ffòglie
r'àurle. "quando arrostisci il fegato di
maiale, mettici le foglie di alloro".
ausá v.intr. "usare": cèrte ffjéste nu
nż'aùsene cchiù, piglia quédde re re
spiche, jéva bbóna bbèlle la precessjóne cu
li màttele!. "certe feste non si usano più,
prendi quella delle spighe era molto bella
la processione con i mazzetti di spighe!".
ausànże s.f. "usanza": l'ausanże sònghe
quèdde ca sònghe ma tu nu l'abbaránne,
fá, quédde ca te sjénde re fá. "le usanze
sono quelle che sono, ma tu non le badare,
fai quello che ti senti di fare".
ausjédde s.m. "30 - 42 biche ".
aùste s.m. "agosto".
autáre s.m. "altare".
àute agg. "alto"; f. àuta.
autézze s.f. "altezza": quéssa rròbbe jé
róppje autézze, te póte ascí na vèste cu re
cchjéche. "codesta stoffa è doppia altezza,
ti può uscire un vestito con le pieghe".
autúre s.f. "altura, terreno montuoso".
auzá v.tr. "alzare, rizzare"; -ngjéle v.tr.
"esaltare": a nnepùtete nun l'auzànne
ngjéle, ca jé lu prime re lu munne,
numunne r'avandamjénde fanne male. "tuo
nipote non lo esaltare, che è il primo del
mondo, troppi vantamenti fanno male"; -re
spadde v.tr. "scrollare le spalle".
auzàrse cu lu penżjére v.rifl. "alzarsi
presto".
auzàte re spadde s.f. "spallucciata".
àuze s.f. "manecchia".
avandá v.tr. "vantare": s'avande sèmbe
ca téne amecízzje ra qquá e ra ddá, si re
tténe, re tténe pe idde e no pe mmé. "si
vanta sempre che tiene amicizie di qua e di
là, se le tiene, le tiene per lui e non per
me".
avandamjénde s.m. "vantamento".
avanżatjédde agg. "attempato".
avasciá v.tr. "abbassare": jé tròpp’àute
quédda murrécene, cercate re l’avasciá na
nżénghe. "è troppo alta quella muriccia
cercate di abbassarla un pò". Custà, avàsce
ca vinne. "Costanzo, abbassa che vendi".
avastá v.intr. "bastare": l'argià nu
nd'avaste maje, cúm’avíma fá? Andó re
vache a ppegliá a la bbanghe re lu sciùle?.
"i soldi non ti bastano mai, come
dobbiamo fare? Dove li vado a prendere
alla banca dello scivolo?".
avastánde agg. "bastante".
aváste inter. "basta": mó aváste nun ne
vòglie pròpje cchiù, cu ssi cecatjédde
m'àje fatte abbuttá cúm’a nu vicce. "ora
basta, non ne voglio proprio più, con
codesti cavatelli mi hai fatto gonfiare come
un tacchino".
avé v.tr. "avere, dovere, ricevere"; p.p.
aùte; -nu marróne v.tr. "ricevere una
cattiva azione"; -paùre v.tr. "temere": se la
cuscjénże jé a pposte, nunn’àja avé paùre
re njénde e re nesciune. "se la coscienza è
a posto, non devi aver paura di niente e di
nessuno".
ave mó…ave loc.avv. "da molto tempo";
- ra mó loc.avv. "da molto tempo"; -, ra
quand'- loc.avv. "da quanto tempo".
avéramènde avv. "veramente": te lu
riche éo ca lu fatte jé succiésse
avéramènde, nun me crire? Vá
addummánne a Jucce. "te lo dico io che il
fatto è successo veramente, non mi credi?
Vai a domandare a Maria".
avérógne v.tr. "avere tra le unghia".
avetá v.tr. "evitare": uaglió, cérche
r'avetá sèmbe la mala cumbagníje.
"ragazzo, cerca di evitare sempre la cattiva
compagnia".
avvèrtí v.tr. "capire".
avvrangá v.tr. "abbrancare": vuléve
ścapparesínne ma li carbunjére
l'avvrangárene pe re bbrazze. "voleva
scapparsene ma i carabinieri
l'abbrancarono per le braccia".
avvré v.tr. "vedere".
azzangá v.tr. "infangare, inzaccherare":
nu nd'azzangá li cauzúne, àje sendúte?
Quisse sònghe quidde re la fèste. "non
t'infangare i pantaloni, hai sentito? Codesti
sono quelli della festa".
azzáre s.m. "acciaio".
azzarí v.tr. "acciaiare": a la zappe
s'érene fatte li rjénde e pe l'ausá la
facjémme azzarí. "alla zappa si erano fatti i
denti e per usarla la facemmo acciaiare".
azzaríne s.m. "acciarino": me truvàje
sènża lumíne e p'appecciá ru ffuóche
àusáje l'azzaríne. "mi trovai senza
fiammiferi e per accendere il fuoco usai
l'acciarino".
azzeccá v.tr. "avvicinare".
azzemá v.tr.rifl. "azzimare": nu la
facènne azzemá ca nunn’ave andó ìre, jé
fatte nòtte e ce avíma ìre sule a culecá.
"non la fare azzimare che non ha dove
andare, è annottato e ci dobbiamo solo
andare a coricare".
azzenná v.intr. "accennare"; -re sì v.intr.
"annuire".
azzìcche agg. "adiacente, vicino"; azzìcche agg. "contiguo": la case re
Ggiuvanníne jé azzìcche azzìcche a la
míje. "la casa di Giovanna è contigua alla
mia".
azzínne s.m. "accenno, cenno, sentore":
ndra cumbagne avastave n'azzínne pe ce
capí. "tra compagni bastava un cenno per
capirci".; lu sendjétte pure éo n'azzínne re
quédda bbrutta stòrje. "lo sentii anch'io un
accenno di quella brutta storia".
azzjóne s.f. "azione"; pl. azzjùne.
azzjuná v.tr. "azionare": p'azzjuná ssu
mutóre àja jttá lu bbróre pecché jé fatte
vjécchie. "per azionare codesto motore
devi buttare il brodo perché è fatto
vecchio".
àzzo! inter. "caspita!": àzzo, àje fatte
tutte quésse e te stive citte. "caspita, hai
fatto tutto questo e ti stavi zitto".
azzuóppe s.m. "caduta rovinosa".
azzuppá v.intr. "arrivare all'improvviso";
-ndèrre v.tr. "stramazzare": ché ssime a stu
munne cummà, njènde! Cungettìne jé
azzuppáte ndèrre e jé mòrte. "che siamo a
questo mondo comare, niente! Concetta è
stramazzata ed è morta".
azzuppárse v.rifl. "azzopparsi": lu
cavadde cammenánne jé scialambáte ma
nunn'à ccurse lu perìquele re s’azzuppá.
"il cavallo camminando è scivolato ma non
ha corso il pericolo di azzopparsi"
42
babbà s.m "babà" .
babbéle s.f. "babele": stàteve citte
ca stá n'ammujne ca nu nże capisce
njénde, sémbre na bbabbéle.
"statevi zitti che sta una confusione che
non si capisce niente, sembra una babele".
bbabbelònje s.f. "schiamazzo": sjénde
ché bbabbelònje ca fanne vucíne case nu
mbòzze ròrme né gghiuórne né nnòtte.
"senti che schiamazzo che fanno vicino
casa, non posso dormire né giorno né
notte".
bbabbjóne s.m. "babbeo, cirro, stolto";
pl. bbabbjùne.
bbacalíte s.f. "bachelite".
bbaccagliá v.intr. "protestare".
bbaccalà arrahanáte s.m. "baccalà
gratinato; -spunżate s.m. "baccalà
bagnato".
bbagnamaríje s.m. "bagnomaria".
bbagnaróle s.f. "tinozza".
bbagnecjédde s.m. "bagnetto".
bbaháglie s.m. "bagaglio": quanne
prepáre ssi bbaháglie ca jé tarde?.
"quando prepari codesti bagagli che è
tardi?".
bbalecòne s.m. "balcone".
bbalígge s.f. "valigia": t'àja sule fá re
bbalígge e vattínne ngape a lu munne,
abbaste ca te ljéve ra nande a l’uócchie
míje. "ti devi solo fare le valige e vattene
in capo al mondo, basta che ti levi davanti
ai miei occhi".
bballaríne s.m. "ballerino": ndra tutte
quidde bballaríne Mengúcce jéve lu
mèglie. "tra tutti quei ballerini Domenico
era il migliore".
bballatúre s.m. "ballatoio": ra lu
bballatúre fónne l'acque abbasce a lu
jusídde. "dal ballatoio si infiltra l'acqua giù
al piccolo sottano".
bballe s.f. "telo per uso agricolo".
bbàlzeme s.m. "balsamo".
bbambulòtte s.m. "bambolotto": zíjme
Annúcce me purtàje nu bbambulòtte ra
Róme cu nu pagliaccètte re lana ròse. "zia
Anna mi portò un bambolotto da Roma,
con un pagliaccetto di lana rosa".
Bbammenjélle
s.m.
"Bambinello
(Gesù)": àje viste quande jé bbellílle lu
B
Bbammenjélle ca téne mbrazze la
Marònne?. "hai visto quanto è bellino il
Bambinello che tiene in braccio la
Madonna?".
bbangarèdde s.f. "bancarella".
bbangarjédde s.m. "deschetto (arnese del
calzolaio) ".
bbanghe s.m. "banco, cumulo quadrato
di biche"; -luónghe s.m. "bancale".
bbanghére
s.f.
"bighellona,
girandolona": jé na bbanghére, nu
nż'arretíre maje, l'àja ìre sèmbe
chiamánne. "è una girandolona, non si
ritira mai, la devi sempre andare
chiamando".
bbanghètte s.m. "banchetto".
bbangóne s.m "bancone".
bbanne s.m. "bando": a lu Cummúne
stéve spòste nu bbanne re cungórse. "al
Comune stava esposto un bando di
concorso"; stéve lundane e nunnn’agghi
capìte ché decéve Vecjénże nd'a lu
bbanne. "stavo lontano e non ho capito che
diceva Vincenzo nel bando".
bbannetóre
s.m
"banditore";
pl.
bbannetúre: appríme ce stévene parícchie
bbannetúre ca menàvene lu bbanne nd'a lu
pajése, éo m'allecòrde sule re Vecjénże.
"prima ci stavano parecchi banditori che
bandivano nel paese, io mi ricordo solo di
Vincenzo".
bbarahónne s.f. "baraonda": uagliù, jé
tarde, fenítele ssa bbarahónne, jatevínne a
re ccasera vòste. "ragazzi, è tardi, finitela
questa baraonda, andatevene alle vostre
case".
bbarbògge agg. e s.m. "barbogio".
bbarcajuóle s.m. "barcaiolo".
bbarche s.f. "barca"; dim. bbarchecèdde.
bbarrácche s.f. "baracca": sacce éo
cúm’agghia standáte la vite pe manná
nnande la bbarrácche. "so io come ho
stentato la vita per mandare avanti la
baracca".
bbarraccóne s.m. "baraccone".
bbarunésse s.f. "baronessa": chisà chi se
crére re èsse, asseméglie a na bbarunésse.
"chissà chi si crede di essere, assomiglia ad
una baronessa".
bbaruníje s.f. "baronia": se chiame
bbaruníje ma nu nge stanne cchiù né
bbarúne nné bbarunésse. "si chiama
baronia, ma non ci sono più né baroni né
baronesse".
bbasá v.tr. "basare": pe spènne t'àja basá
sóp'a qquédde ca tjéne, nun facènne
rjébbete. "per spendere ti devi basare su
quello che tieni, non fare debiti".
bbaścùglie s.f. "basculla": sóp'a la
bbaścúglie pesàvene re ssacchètte re
grane e ggranerínje. "sulla basculla
pesavano i sacchi di grano e di granturco".
bbastungjédde s.m. "bastoncino".
bbattaríje
s.f.
"batteria,
fuochi
d'artificio".
bbattetóre s.f. "calcinaccio".
bbattézze s.m. "battesimo":
l'ata
ruméneche ce stíje lu bbattézze re lu figlie
re Funżìne, facíje lu cumbare Ndònje.
"l'altra domenica ci stette il battesimo del
figlio di Alfonso, fece il compare
Antonio".
bbattiste s.f. "batista": fatte na cammíse
re bbattiste ca jé bbóna magnífeche!. "fatti
una camicia di batista che è magnifica!".
bbattugliá v.intr. "pattugliare": li
carbunjére se mettjérne a bbattugliá lu
pónde. "i carabinieri si misero a pattugliare
il ponte".
bbattúglie s.f. "pattuglia": mó jéscene li
carbunjére mbattúglie. "ora escono i
carabinieri in pattuglia".
bbattúte s.f. "maglia alta (uncinetto)".
bbaùglie s.m. "baule": fá lu bbaùglie e
pparte, nu mberdènne tjémbe. "fai il baule
e parti, non perdere tempo".
bbècche s.m. "pizzetto (foggia di
barba)".
Bbefaníje s.f. "Epifania": a la Bbefaníje
se face la precessjóne cu lu Bbammenjèlle
pe la chiazze e pe la chiazze re sópe.
"all'Epifania si fa la processione con il
Bambinello per la piazza e per la piazza di
sopra".
bbèlla fémmene s.f. "donna bella".
bbèlle agg. "bello"; dim. bbellìlle.
bbeléne s.m. "veleno".
bbèlleveré s.m. "belvedere": Luiggí, se tu
ggíre lu munne, nu ndruóve nu bbèlleveré
cúm’a la passjàte nòste a lu castjédde.
"Luigi, se tu giri il mondo, non trovi un
belvedere come la passeggiata nostra al
Castello".
bbellízze agg. "carino".
bbèllu agg. "bello".
bbèllufátte agg. "grazioso": quiddu
criatùre jé pròpje bbèllufátte, sacce re chi
à ppegliàte. "quel bambino è proprio
grazioso, non so di chi ha preso".
bbéne míje loc.avv."poveretto".
bbenerezzjóne
s.f.
"benedizione":
avjémme la benerezzjóne re lu Pape
quanne ce spusámme. "avemmo la
benedizione del Papa quando ci
sposammo".
bbeneríce
v.tr.
"benedire";
p.p.
bbenerítte; f. bbenerétte.
bbeneríche loc.avv. "che sia benedetto".
bbénżérvite s.m. "benservito": a
Angiulíne ce rjérne lu bbénżérvite e se
n'ascíje cu na mane nnande e n'ata
addréte. "ad Angelo gli dettero il
benservito e se ne uscì con una mano
davanti e un‟altra dietro".
bbénżì cong. "bensì": ru vvuó capí?
Nunn’àja cchiù aspettá, benżì àja agí. "lo
vuoi capire? Non devi più aspettare, bensì
devi agire".
bberétte s.f. "vedetta".
bbersagliá v.tr. "perseguitare".
bbesetá v.tr. "visitare": óje te vènghe a
bbesetá e te raccónde ròje sciòscele pe
passá nu póche re tjémbe. "oggi ti vengo a
visitare e ti racconto due chiacchiere per
passare un pò di tempo".
bbesúnde agg. "bisunto": tataránne téne
nu cappjédde unde e bbesúnde e nunn'éja
cristjàne re lu jttá pe re mmèrse re Sàrje.
"nonno ha un cappello unto e bisunto e non
è persona di buttarlo per le discese di
Sario"; f. bbesónde.
bbéve v.tr. "bere"; - ca se póte loc.avv.
"bevibile"; -angóre ru llatte s.m. e f.
"poppante".
bbezzjéffe, a- loc.avv. "a bizzeffe": nun
me mannánne menèste, accàta mé ne
tènghe a bbezzjéffe. "non ne mandare
verdura, da me ne tengo a bizzeffe".
bbí, ru - loc.avv. "lo vedi".
bbiangaríje s.f. "biancheria".
bbianghètte s.f. "grano tenero o
calvello".
bbibbèrò s.m. "biberon": racce lu
bbibbèrò a lu criature nu lu fá chiange.
"dacci il biberon al bambino non lo far
piangere".
bbidònjére s.f. "betoniera".
bbinde agg.num.card. "venti".
bbióle s.f.pl. "viole".
bbirbandóne s.m. "birbaccione": Ndunè,
àje viste a figlite ché bbirbandóne? Cu la
pumbètte m'à nfùsse tutte li capídde.
"Antonietta, hai visto tuo figlio che
birbaccione? Con lo schizzetto mi ha
bagnato tutti i capelli".
bbísete s.f.pl. "visite": uéje mà, quanne
vulíve turná ra ndó si gghiute? Che àje
fatte re bbísete a Sanda Lisabbètte?. "ehi
mamma, quando volevi tornare da dove sei
andata? Che hai fatto le visite a Santa
Elisabetta?".
bbite s.f.pl. "viti".
bbjàme s.f. "biada".
bbluccá v.tr. "bloccare": jé tutte
bbluccáte pe lu sciòpere. "è tutto bloccato
per lo sciopero".
bbòcchele s.m. "buccolo": quanda
bbòcchele téne dda criature, asseméglie a
na pupe. "quanti buccoli ha quella
bambina, assomiglia a una bambola".
bbóje s.m. "boia": la fòrze ca tène
Angelúcce, n'agghi ché te rice, asseméglie
nu bbóje. "la forza che tiene Angelo, non
ho che dirti, assomiglia a un boia".
bbómbíse, a - loc.avv. "a buon peso".
bbòmmenúte agg. "benvenuto": si lu
bbòmmenúte a ccase nòste!. "sei il
benvenuto a casa nostra!".
bbòmmèspre s.m. "buon vespro":
bòmmèspre uagliù! Me n'agghia ìre re
córse, ce veríme ròppe mangiate mmjézze
a la chiazze. "buon vespro ragazzi! Me ne
devo andare di corsa, ci vediamo dopo
mangiato in mezzo alla piazza".
bbónafére s.f. "buonafede": apprufettàje
re la bbónafére re Rachjúcce e facíje
quèdde ca vulíje cu la rròbbe re quidde.
"approfittò della buonafede di Eraclio e
fece quello che volle con la sua roba".
bbónàneme
s.f.
"buonanima":
m'allecòrde re li cunżìglie re la
bbónàneme re mammaránne. "mi ricordo
dei consigli della buonanima di nonna".
bbónanòtte
s.f.
"buonanotte":
bbónanòtte figlie míje risse la màmme
vasanne lu criature. "buonanotte figlio
mio, disse la mamma baciando il
bambino".
bbónasére s.f. "buonasera": bbónasére a
tutte quande, recíje Necóle, quanne trasíje
nd'a la case re lu cumbare. "buonasera a
tuti quanti, disse Nicola, quando entrò
nella casa del compare".
bbóndjémbe s.m. "buon tempo": jé
bbóndjémbe óje, putime fá na passjàte pe
la vianóve. "è buon tempo oggi, possiamo
fare una passeggiata per la strada
carrozzabile".
bbóna carnascióne s.f. "persona le cui
ferite si rimarginano presto"; -ndunáte
loc.avv. "buona intenzione"; -nnumenáta
loc.avv. "buona nomea".
bbòngiòrne s.m. "buongiorno": feglió,
mó ca jésce e ngundre li cristjàne rí
bbòngiòrne nu facènne lu mundóne.
"ragazza, ora che esci e incontri le persone
dì buongiorno non fare la musona".
bbónóme s.m. "buonuomo": jé nu
bbónóme ce puó luvá li cauzune. "è un
buon uomo ci puoi togliere i pantaloni".
Bbònżagre "Buenos Aires".
bbònżènże s.m. "buon senso": àja tené
nu póche re bbònżènże e vìre ca tutte
s'accónże. "devi tenere un pò di buon
senso e vedi che tutto si aggiusta".
bbórse s.f. "borsa".
bbòte, a- loc.avv. "a volte".
bbòtte s.f.fig. "botta"; -bbòtte loc.avv.
"subito subito"; bbòtte a bbòtte, a- loc.avv.
"di tanto in tanto"; bbòtte, re- loc.avv. "a
un
tratto,
inaspettatamente,
improvvisamente": re bbòtte me lu verjétte
r'azzuppà a re spadde e, a ddice la veretà,
me mettjétte paùre. "a un tratto me lo vidi
arrivare all'improvviso alle spalle e, a dire
la verità, mi misi paura"; -re vjénde, na loc.avv. "colpo di vento".
bbrachessíne s.f. "mutandine".
bbrasciòle s.f. "involtino".
bbràsseche s.f.pl. "piantine per l'orto".
bbrecciatjélle s.m.pl. "bucatini (pasta
alimentare)".
bbrecciulíne s.f. "pietrisco, ghiaia": pe
ffá la strare ca pòrte a la massaríje ce
sònghe vulute ruje càmmje re bbrecciulíne.
"per fare la strada che porta alla masseria
ci sono voluti due camion di pietrisco".
bbrehánde s.m. "brigante": nd'a lu valle
re Bbuvíne, appríme ce stévene li
bbrehánde. "nel vallo di Bovino, prima ci
stavano i briganti".
bbrehatjére s.m. "brigadiere".
bbrehògne s.f. "vergogna".
bbrellandíne s.f. "brillantina": ché
ssònghe tutte ssi capídde unde, quanda
bbrellandíne t'àje misse figlie míje. "che
sono tutti codesti capelli unti, quanta
brillantina ti sei messo figlio mio".
bbrellòcche s.m. "ciondolo": Melúcce
tenéve appíse a la cullana nu bbèlle
bbrellòcche. "Carmela teneva appeso alla
collana un bel ciondolo".
bbresságlie s.m. "bersaglio": nunn'à
nguóvete lu bbresságlie. "non ha colpito il
bersaglio".
bbrésseche s.f.pl. "favi": píglite ru
mméle e gghiétte re bbrésseche. "prenditi
il miele e butta i favi".
bbrìnnese s.m. "brindisi": cumbà, àje
sendute ché bbrìnnese à fatte zì Vetúcce?
Nunn’à accucchjáte quatte parole.
"compare, hai sentito che brindisi ha fatto
zio Vito? Non ha accoppiato quattro
parole".
bbròre s.m. "brodo": zì Marì, accàtte
ruje pecciungjédde falle a bbròre e
raccílle a ffìglite mó ca téne la fréve. "zia
Maria, compra due piccioncini falli in
brodo e dacceli a tuo figlio ora che ha la
febbre".
bbrudètte s.m. "polsino": li bbrudètte re
la cammíse se sònghe strazzate e nu
mbòzze truvá quidde re recàmbje. "i
polsini della camicia si sono strappati e
non posso trovare quelli di ricambio".
bbruràglie s.f. "brodaglia": mangiatílle
tu quéssa bbruràglie, éo nun ne vòglie ché
m'agghia lavá re ggurèdde?. "mangiatela
tu codesta brodaglia, io non ne voglio che
mi devo lavare le budella?".
bbrurúse agg. "brodoso"; f. bbruróse.
Bbruścafàve s.m. "Bruscafava (contrada
sulla strada per Accadia, prima del Bosco
al di sotto) ".
bbruśche s.f. "bossola, brusca": mó,
ramme ssa bruśche, c'agghia pulezzá re
cciambe re lu cavadde ca sònghe chjéne re
lóte. "ora, dammi codesta brusca che devo
pulire le zampe del cavallo che sono piene
di fango".
bbruttabbèstje s.f. "demonio".
bbruttulílle agg. "bruttino".
bbu…bbu voce onom. "bau bau":
Celestí, se nun staje citte, lu sjénde a lu
cane ca face bbu..bbu, véne e te mange.
"Celestino, se non stai zitto, lo senti al
cane che fa bau..bau, viene e ti mangia".
bbuàtte s.m. "barattolo di stagno".
bbubbóne s.m. "bernoccolo": caríje e se
facíje nu bbubbóne gruósse nfrónde.
"cadde e si fece un grande bernoccolo in
fronte".
bbuccàcce s.m. "barattolo di vetro".
bbuccatúre agg. "abboccato": auànne lu
vine téne na bbuccatúre rólece.
"quest'anno il vino tiene un abboccato
dolce".
bbucchíne s.m. "bocchino": uaglió,
m'éja carùte lu bbucchíne sótte a lu
cassciabbánghe, vire re me lu asciá
c'agghia fumá. "ragazzo, mi è caduto il
bocchino sotto alla cassapanca, vedi di
trovarmelo che devo fumare".
bbucchjére s.m. "bicchiere"; dim.
bbuccherúzze: Marì, sì pròpje ndiste,
vamme a ppegliá stu bbuccherúzze
r'ànnese. "Maria, sei proprio svelta, vammi
a prendere questo bicchierino di anice".
bbùfele s.m. "bufalo": asseméglie a nu
bbùfele, bbeneríche ché ffòrze ca téne!.
"assomiglia a un bufalo, benedica che
forza che tiene!".
bbuffètte s.f. "tavolo piccolo e leggero".
bbuffettóne s.m. "colpo violento".
bbufóne s.m. "carbonchio (del grano)":
quanda bbufóne stá nd'a ru ggrane,
auànne jé malannáta pe nnuje. "quanto
carbonchio sta nel grano, quest'anno è una
cattiva annata per noi".
bbuggiàrde s.f. "bocciarda": li ndaglie re
case l'agghi fatte fá ra Luiggíne cu la
bbuggiàrde, te vulésse fá veré la préte
pulíte cúm’éja bbèlle. "gli spigoli di casa li
ho fatti fare da Luigi con la bocciarda, ti
vorrei far vedere la pietra pulita com‟è
bella".
bbujàcche sf. "cemento liquido".
bbullá v.tr. "bollare": àja bbullá tutte sse
líttere, sebbréjte ca se no la pustale parte,
n'aspètte a tté ca faje lu chiuóte. "devi
bollare tutte codeste lettere, sbrigati
altrimenti il pullman parte, non aspetta te
che fai il lento".
bbulugnése agg. "bolognese": Ggeseppì,
ra quanda tjémbe nu nge veríme! Sì
revendáte bbulugnése e te ne sì ścurdàte
re nuje panníse. "Giuseppina, da quanto
tempo non ci vediamo! Sei diventata
bolognese e te ne sei dimenticata di noi
pannesi".
bbùlże agg. "bolso": jéve nu bbèllu
cavadde ma mó nesciùne lu vóle accattá
pecché jé bbùlże. "era un bel cavallo, ma
ora nessuno lo vuole comprare perché è
bolso".
bbumbardá v.tr. "bombardare": cu
l'apparécchie bbumbardàrene la stanżjóne
re Fògge. "con gli aerei bombardarono la
stazione di Foggia".
bbumbardíne s.m. "bombardino".
bbumbètte s.f. "fuochi d'artificio
piccoli".
bbumbunjére s.f. "bomboniera": quanne
Mecalíne se féce la prime cumunióne me
rehalàje la cchiù bbèlle bbumbunjére.
"quando Michelina si fece la prima
comunione mi regalò la più bella
bomboniera".
bbunàcchie agg. "parecchio".
bbunarèdde avv. "benino".
bbunareddúzze avv. "discretamente".
bbunarjamènde avv. "bonariamente": ce
sìme misse r'accòrde bbunarjamènde, nu
nżime jute asciànne ahucate. "ci siamo
messi d‟accordo bonariamente, non siamo
andati trovando avvocati".
bbunarjédde avv. "benino".
bbundà s.f. "bontà": nunn'apprufettá re
la bbundà re quiddu cristjàne, jé nu
peccate!. "non approfittare della bontà di
quella persona, è un peccato!".
bbunézze s.f. "bontà".
bbuóne avv. e agg. "bene, buono"; f.
bbóne; -,cu ru - loc.avv. "con le buone
maniere".
bburbuttá v.intr. "borbottare": stá sèmbe
ca bburbòtte, ma parlàsse chiare na vòte
pe ssèmbe. "sta sempre che borbotta, ma
parlasse chiaro una volta per sempre".
bburdèlle s.m. "bordello": nu facìte
cchjiù bburdèlle, ca me face male la cape.
"non fate più bordello, che mi fa male la
testa".
bburracce s.f. "borraccia": a re mmarce
nu nge avèveme ścurdá la bburracce, nu
nżjamaje!. "alle marce non ci dovevamo
dimenticare la borraccia, non sia mai!".
bburrattíne s.m. "burattino": nun
facènne lu bburrattíne, fá na vòte la
persóne sèrje. "non fare il burattino, fai
una volta la persona seria".
bbursètte s.f. "borsetta".
bburzellìne s.m. "borsellino": li sòlete
spicce re tènghe nd'a lu bburzellìne a
purtàte re mane. "i soldi spiccioli li tengo
nel borsellino a portata di mano".
bbuscíarde agg. "bugiardo"; dim.m.
bbusciardjèlle; f. bbusciardèlle; accr.m.
bbusciardóne; dispreg. f. bbusciardàzze.
bbuscíje s.f. "bugia": nu la stènne a
ccrére a Peppenèlle ca rice sule bbuscíje.
"non la stare a credere a Giuseppina che
dice solo bugie".
bbuścuttjédde dim. "biscottino".
bbùssele s.f. "bosso, uscio ad un solo
battente".
bbutteglióne s.m. "bottiglione"; pl.
bbuttegliùne.
bbuttegliózze s.f. "boccetta": sjénde sjé,
ché adduóre ce stá, dda feglióle se sarrá
misse tutte la bbuttegliózze r'adduríne.
"senti senti, che odore c‟è, quella ragazza
si sarà messa tutta la boccetta di profumo".
bbuttíglie
s.f.
"bottiglia";
dim.
bbutteglièdde.
bbuttíne s.m. "bottino": li marjuóle
facjérne nu bbèllu bbuttíne ndó Luciètte,
ṡvacandárene tutte la case. "i ladri fecero
un bel bottino da Lucia, svuotarono tutta la
casa".
bbuvenèse
agg.
"bovinese";
pl.
bbuveníse "abitanti di Bovino".
bbuvuróne s.m. "pastone": prepare lu
bbuvuróne e mittacílle nnande a lu
puórche nd’a lu jazze. "prepara il pastone e
metticelo davanti al maiale nello
stabbiolo".
buzzarrá v.tr. "buggerare, buscherare,
fregare"; p.p. buzzaráte.
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a cong. "che": accummuógliete mó
ca jésce, tire na feleppíne!. "copriti
ora che esci, tira un vento gelido!".
cabbulárje s.m. "vocabolario":
Pjé, nu strazzánne lu cabbulárje ca còste
nu puzze re sòlete. "Pietro non stracciare il
vocabolario che costa un pozzo di soldi".
cacàcce s.f. "tremarella": mó te véne la
cacácce! Ru vuó capí ca nu mbuó fá
njénde cchiù, avíva penżà appríme. "ora ti
viene la tremarella!. Lo vuoi capire che
non puoi fare niente più, dovevi pensare
prima".
cacacciúse agg. "pauroso";f. cacaccióse.
cacafuóche s.m. "schioppo".
cacagliá v.intr. "balbettare, tartagliare":
puvurjédde, quanne parle cacagliéje.
"poveretto, quando parla balbetta".
cacàglie agg. "balbuziente".
cacaglióne agg. "pauroso".
cacarèlle s.f. "diarrea".
cacarjá v.intr."ridere sgangheratamente".
cacasótte agg. "pavido": nunn'èsse
cacasótte, fatte nnande e dì quédde ca te
sjénde re rice. "non essere pavido, fatti
avanti e dì quello che ti senti di dire".
cacatèdde s.f. "cacatura": feglió, lave
bbuóne ssi vitre ca sònghe tutte chine re
cacatèdde re mòśche. "ragazza, lava bene
codesti vetri che sono tutti pieni di
cacatura di mosche"; -re mòśche:s.f.
"caratteri di scrittura minutissimi"
caccavèlle s.f. "pentola profonda di
terracotta".
caccavóne accr. "pentolone".
caccelénghe s.f. "persona che fa le
boccacce".
cacchiarjédde s..m. "salsiccina".
cacchióle s.f. "cappietto".
cacchiuóle s.m. "pollone".
cacciá v.tr. "cacciare"; -fóre ra la tane
v.tr. "stanare": pàtreme e ffràteme tande
ànne fatte e tande ànne ritte c'ànne
cacciate fóre ra la tane lu rizze. "mio
padre e mio fratello tanto hanno fatto e
tanto hanno detto che hanno stanato il
riccio"; -l'aste v.intr. "ramificare": la
chiandecèdde re cerase à cacciate l'aste
ròppe póche tjémbe. "la piantina di ciliegio
C
ha ramificato dopo poco tempo"; - lu
nghiuse a vvíje re rinde v.tr. "allargare un
indumento all'interno"; - lu ssàure v.tr.
"dissodare"; - ra fóre v.tr. "espellere,
scacciare": lu majéste l'à cacciate ra fóre a
la ścóle, mó ca vá a la case àja sènde a lu
patre!. "il maestro l'ha espulso da scuola,
ora che va a casa devi sentire il padre!".
cacciacárne s.f. "forchettone": li
maccarúne alluónghe ra rinde a la
zuppjére re puó cacciá cu la cacciacárne.
"i maccheroni da dentro alla zuppiera li
puoi cacciare col forchettone".
cacciamáne s.m. "corpetto per neonati
senza maniche".
cacciungjédde dim. "cagnolino"; dim.
cacciúne; accr. canaglióne.
cachísse s.m. "cachi (frutto-albero)".
cacóne s.m. "collo della bottiglia".
cadde s.m. "callo": tènghe nu cadde a lu
pére ca quanne cammíne me face veré re
stédde. "ho un callo al piede che quando
cammino mi fa vedere le stelle".
café s.m. "bar, caffè": stá sèmbe jttate
nd'a lu café ra la matine a la sére sacce
cúme face a cambá. "sta sempre buttato nel
bar dalla mattina alla sera non so come fa a
vivere".
caffettjére s.m. "barista": fatte rá ra lu
caffettjére nu mazze re carte e mettímece a
jucá ra fóre a ttavulíne. "fatti dare dal
barista un mazzo di carte e mettiamoci a
giocare all'esterno a tavolino"; f.
caffettére.
cafóne s.m. "villano": sì nu cafóne nate,
cresciute e ppasciute, lu stùrje nu nd'à
cevelezzáte pe nnjénde. "sei un villano
nato, cresciuto e nutrito, lo studio non ti ha
civilizzato per niente"; dim. cafungjédde;
dispr. cafunázze.
cafunaríje s.f. "villania": la cafunaríje re
quidd'óme jé nżuppurtábbele, nesciune ce
rombe lu musse. "la villania di quell'uomo
è insopportabile, nessuno gli rompe il
muso".
cafunáte s.f. "villanata".
cafunéśche agg. "cafonesco": téne
manére cafunéśche, chisà rinde a qquala
grótte jé nate!. "tiene maniere cafonesche,
chissà dentro a quale grotta è nato!.
cafuórchie s.m. "topaia": cu li tjémbe ca
cùrrene tu staje angóre nd'a quissu
cafuórchie, la fatìa la vuó nganne. "con i
tempi che corrono tu stai ancora in codesta
topaia, del lavoro non ne vuoi sapere".
cagge s.m. "acacia, fidanzato".
caggióle s.f. "gabbia".
caggióne s.f. "cagione": pe caggióne tója
me tróve mmjézze a li mbruóglie. "per
cagione tua mi trovo in mezzo agli
imbrogli".
cagliuózze s.m. "fantolino".
cajcce s.f. "marciume del legno".
cajnàte s.m. e f. "cognato"; cajnàteme:
"mio cognato"; cajnàtete: "tuo cognato".
calá v.tr.intr. "chinare, curvare, ingoiare,
reclinare, tramontare": Rumíneche quanne
passàje nnande a lu Sìnneche calàje la
cape pe lu ścuórne. "Domenico quando
passò davanti al Sindaco chinò la testa per
la vergogna"; àve mó àve ca jé calate lu
sóle e tu mó t'arretíre, ché te vuó fá la case
fóre?. "da molto tempo che è tramontato il
sole e tu ora ti ritiri, che ti vuoi fare la casa
in
campagna?";
abbàsce
v.tr.
"trangugiare"; - la cumbjéta v.tr.
"imbrunire": mó ce n'avíma turná a lu
pajése, ca stá calanne la cumbjéta. "ora ce
ne dobbiamo tornare al paese che sta
imbrunendo".
calamàre s.m. "calamaio".
calamarére s.f. "calamaio da scrivania".
calamarjédde s.m. "calamaretto".
calascíne s.m. "saliscendi".
calàte re lu sóle s.f. "tramonto".
calculá v.tr. "calcolare": a la fine re lu
mése àja calculá tutte quédde c’àje spise e
quédde c'àje uaragnáte. "alla fine del mese
devi calcolare tutto quello che hai speso e
quello che hai guadagnato".
càlcule s.m. "calcolo".
caldarèlle s.f. "secchio da calce (arnese
del muratore)".
càlebbre s.m. "calibro (arnese del
fabbro)".
calecágne s.m. "calcagno": re ccàuze se
stràzzene spisse a lu calecágne. "le calze si
strappano spesso al calcagno".
calecáre s.f. "forno di pietra calcarea".
calecàsse s.f.pl. "fuochi d'artificio
grossi".
calennárje
s.m.
"calendario":
lu
calennárje r'auànne m'éja piaciùte pecché
téne li nùmmere gruósse. "il calendario di
quest'anno mi è piaciuto perché tiene i
numeri grandi".
calìnje s.f. "caligine": se n'arrjésce
abbré Fògge jé pecché jé sèmbe
ammandáte re calìnje. "se non riesci a
vedere Foggia è perché è sempre coperta di
caligine".
calinjúse agg. "caliginoso".
calìpse s.m. "eucalipto".
calmande p.pr. "calmante": tjéne tutte ssi
njérve, pe te re ffá passá piglite nu
calmande. "hai tutti questi nervi, per farteli
passare prenditi un calmante".
calurúse agg. "caloroso": Andò, sì
calurúse musére, sì sciute sènża còtte e
sènża còppele. "Antonio, sei caloroso
stasera, sei uscito senza cappotto e senza
berretto".
cambá v.tr. "campare, vivere": te l'àja
pegliá mbacjénże, tire a cambá. "te la devi
prendere con pazienza, tira a campare".
cambagnuóle agg. "campagnolo": è nu
cambagnuóle unéste, nu nde sficche
njénde. "è un campagnolo onesto, non ti
estorce niente".
cambanáre s.m. "campanile": tand'anne
fá nghianàje sóp’a lu cambanáre,
m'allecòrde cúm’a nu suónne. "tanti anni
fa, salii sul campanile, mi ricordo come un
sogno".
cambane s.f. "campana, campanaccio":
dindon, dindò la cambane re Mundeljóne,
chi la sóne? Ggiuvannèlle. Tutte re
nnòcche re zaharèdde e la atte re zì
acciuprèute à ffatte quatte muscílle janghe
russe e peccerílle; une a tté, une a mmé e
n'ate a lu figlie re lu rré. "dindon ,dindon
la campana di Monteleone, chi la suona?
Giovanna. Tutti i fiocchi di zagarelle e il
gatto di zio Arciprete ha fatto quattro
gattini bianchi, rossi e piccini; uno a te ,
uno a me e un altro al figlio del re";
mìttece la cambane a lu cuódde re lu
mundóne accussì re ppèquere ce vanne
apprjésse. "mettici il campanaccio al collo
del montone così le pecore gli vanno
appresso". dim. cambanèdde.
cambanjédde
s.m.
"campanello,
sonaglio": uagliù, curríte jé sunate lu
cambanjédde
re
la
Mésse,
mó
accummènże, trasíte!. "ragazzi, correte è
suonato il campanello della Messa, ora
inizia, entrate!".
cambanóne, a lu - loc.avv. "gioco della
campana".
cambecá v.tr. "brucare".
càmbeche s.f. "bruco": la cappucce ca
m’àje purtate jéva chjéna re càmbeche,
n’agghia avute ché ne fá. "il cavolo
cappuccio che mi hai portato era pieno di
bruchi, non ho avuto che farne".
cambesandáre s.m. "custode del
cimitero".
cambesànde s.m. "cimitero".
cambjá v.tr. "aderbare, pascolare":
Mecalíne jé jute a cambjá re vvacche a la
mundagne, sacce quanne vóle turná.
"Michelina è andata a pascolare le mucche
in montagna, non so quando vuole
tornare".
cambjére s.m. "agricoltore": face lu
cambjére pe mmó, se lu verísse cúme ce
sape fá, restasse fóre li panne. "fa
l'agricoltore per ora, se lo vedessi come ci
sa fare, resteresti fuori dai panni".
càmbje s.m "cambio"; - re case s.m.
"trasloco".
cambíje s.m. "pascolo".
cambiunàrje s.m. "campionario": Funżì,
scíglite la rròbbe pe lu cappòtte sóp’a lu
cambiunàrje ca tènghe a ccase. "Alfonso,
scegliti la stoffa per il cappotto sul
campionario che tengo a casa".
cambomillóne s.m. "camomilla romana,
partenio".
cambumílle s.f. "camomilla": pegliá na
tazze re cambumílle re sére, te cungeljéje
lu suónne. "prendere una tazza di
camomilla di sera, ti concilia il sonno".
caméle agg."stupido, persona ignorante".
camèlle s.f. "gamella"; dim. camellíne.
camellíne s.m. "portavivande": Runà, òje
ché àje purtate nd'a lu camellíne cóse
bbóne o ammalamènde?. "Donato, oggi
che hai portato nel portavivande cose
buone o non buone?".
camíne re la ciummenére s.m. "canna
fumaria".
camiuníste s.m. "camionista".
cammacámmere s.f. "contenitore di
paglia intrecciata per grano".
cammarjére s.m. "cameriere"; f.
cammarére.
cammenatúre s.f."andatura,portamento":
téne na cammenatúre lènde, se la piglie
còmmede, putésse caré lu mùnne nu nże
mbrèscie. "tiene un‟andatura lenta, se la
prende comoda, potrebbe cadere il mondo
non si affretta".
càmmere
s.f.
"camera";
dim.
cammarèdde; accr. cammaróne; - r'àrje
s.f. "intercapedine".
càmmese s.m. "camice".
cammesèlle s.f. "camicino": ljévete la
cammesèlle! Gnornò, gnornò. "togliti il
camicino! Signor no, signor no".
cammesóle s.f. "camiciola, sottovita":
Maríje Ruméneche tenéve nguódde na
bbèlle cammesóle urlate re merlètte.
"Maria Domenica teneva addosso una
bella camiciola orlata di merletto"; Custà,
t'àje misse na bbèlle cammesóle, l'àje
recamáte tu o màmmete?. "Costanza, ti sei
messa un bel sottovita, l‟hai ricamato tu o
tua madre?".
cammesullíne s.m. "panciotto": vire
quanda macchie tjéne sóp'a ssu
cammesullíne, ché nu nde lu faje lavá?.
"vedi quante macchie hai sopra a codesto
panciotto, perché non te lo fai lavare?".
càmmje s.m. "camion".
cammíse s.f. "camicia, strato".
canale
cupjérte
s.m.
"vespaio
canalizzato".
canaljédde s.m. dim. "canaletto".
canalóne s.m. "grondone".
canàreje s.m. "canarino".
candá v.intr. "cantare": nu ngandá
vettòrje accussì prjéste, quanda cóse ce
stanne angóre r'appurá. "non cantare
vittoria così presto, quante cose ci stanno
ancora da appurare".
cande s.m. "canto": me réscete ògne
mmatine a lu cande re lu adde. "mi sveglio
ogni mattina al canto del gallo".
candeléne s.f. "cantilena": uaglió,
quanne ljégge la puisíje nu facènne la
candeléne. "ragazzo, quando leggi la
poesia non fare la cantilena".
candíne s.f. "cantina": nd'a la candíne re
tataránne ce stévene: vutte, tenèdde,
sécchie, secchiúne, varréle. "nella cantina
di nonno ci stavano: botti, tino, bigonce,
tinozze per il mosto e barili".
candóne s.m. "cantone, accr. pietrone";
pl. candùne: ché bbèlli tjémbe quanne
jucàveme a li quatte candune mmjézze a lu
murcate. "che bei tempi quando
giocavamo ai quattro cantoni in mezzo al
mercato".
candunjére s.m. "cantoniere": ajére ànne
festejàte a lu cafè pecché à avùte lu pòste
ra candunjére. "ieri hanno festeggiato al
bar perché ha avuto il posto da cantoniere".
caneglióle s.f. "forfora": ścupjéttete lu
cullètte re la ggiacchètte ca jé chine re
caneglióle. "spazzolati il colletto della
giacca che è pieno di forfora".
canepùzze s.m. "puzzola".
canèrce agg. "goloso, avaro".
cangànne s.m. "cancan":c'éja bbesuógne
re fá tutte ssu cangànne? Me recíve cúme
stévene re ccóse e bbaste. "c'è bisogno di
fare tutto codesto cancan? Mi dicevi come
stavano le cose e basta".
cangèlle s.m. "quadretto": crajmatíne
agghia accattá ruje quatèrne a cangèlle.
"domattina devo comprare due quaderni a
quadretti".
cangiá v.tr. "cambiare, mutare": li
tjémbe sònghe cangiate e sònghe cangiàte
pure li cristjàne. "i tempi sono cambiati e
sono cambiate anche le persone"; -case
v.tr. "traslocare": ndra nu mesarjédde adda
cangiá case e sule ca ru ppènże le véne la
tremarèdde. "tra un mesetto deve
traslocare e solo che lo pensa le viene la
tremarella".
cangjédde
s.m.
"cancello";
dim.
cangeddúzze.
caníglie s.f. "crusca".
canístre
s.m.
"canestro";
dim.
canestrjédde: cummà, t'agghi purtate nu
canestrjédde
re
méle,
sacce
si
l'aggradísce!. "comare, ti ho portato un
canestrino di mele, non so le gradisci!".
cannàle s.m. "collare per tirare o legare
capre e pecore".
cannaríne
s.m.pl.
"faringe":
n'alluccánne se no te faje ascí li cannaríne
ra fóre. "non urlare altrimenti ti fai uscire
la faringe da fuori".
cannaróne s.m. "esofago": a stu
cannaróne míje nu le piàcene cchiù li
paste e fasule ma re ccóse rólece. "a
questo mio esofago non gli piacciono più
pasta e fagioli ma le cose dolci".
cannaruózze s.m. "gargarozzo": s'éja
annuúrute lu cannaruózze, sònghe
nduppáte a la spaddére re la sègge. "si è
annerito il gargarozzo, sono intoppato alla
spalliera della sedia".
cannarúte
agg.
"goloso";
accr.
cannarutázze.
cannarutízzje s.f. "golosità": Marcù, cu
ssa cannaritízzje sì sfurmate, la vuó funí o
no?. "Marco, con codesta golosità sei
sformato, la vuoi finire o no?".
cannédde s.f. "cannella, salvadita di
cannucce per medio, anulare e mignolo
mano sinistra del mietitore".
cannéle s.f. "candela": na recíne re
cannéle llumenávene l'àutare. "una decina
di candele illuminavano l'altare".
canneljére s.m. "candeliere".
cannellíne s.m.pl. "confetti piccoli e
oblunghi".
cannelòtte s.m. "coda cavallina".
cannetjédde s.m.pl. "gola".
cànneve s.f. "canapa".
cannezzáte s.f. "cannicciata": attuórne a
la mandre Felúcce ce chiàndaje na bbèlla
cannezzáte. "intorno all'ovile Raffaele ci
piantò una bella cannicciata".
canníte s.m. "canneto": lu canníte stéve
abbasce abbasce a la tèrre, arruváje nu
bbèllu tjémbe e lu tagliamme. "il canneto
stava giù giù al terreno, arrivò un bel
tempo e lo tagliammo".
cannízze s.f. "canniccio": la cannízze
nun face passá nd'a ru mmuste r'àcene
r’uve. "il canniccio non fa passare nel
mosto gli acini d'uva".
cannunáte s.f. "cannonata": àje vòglie a
chiamá a Ferelúcce nu lu réscetene
manghe re cannunnáte. "hai voglia a
chiamare a Fedele non lo svegliano
neanche le cannonate".
cannuóle s.m. "cannolo, tibia": nu
menanne càuce nnande a lu cannuóle, se
no te piglie pe nu pére e te jètte ndèrre.
"non scagliare calci davanti alla tibia,
altrimenti ti prendo per un piede e ti butto
a terra".
cannuttjére s.f. "canottiera": ssa
cannuttjére, mà, jé tutte vuccheljáte ché la
repjézze cchiù a ffá?. "codesta canottiera,
mamma, è tutta bucata che la rammendi
più a fare?".
cannúzze s.f. "cannuccia, Cannucce
(contrada) "; -re jumare s.f. "eupatorio".
canósce v.tr. "conoscere".
canuscènże s.f. "conoscenza": piacére
r'avé fatte la canuscènże vòste. "piacere di
aver fatto la vostra conoscenza".
canżùne
s.f.pl.
"canzoni";
dim.
canżungèdde.
canżunjére s.m. "canzoniere".
capá v.tr. "scegliere": sciglie e nu ngapá.
"scegli e non scegli".
capa r'aglie s.f. "spicchio d‟aglio"; sciaccque s.f. "testa vuota"; -vacande s.f.
"persona dalla testa vuota".
capabbásce loc.avv. "in giù".
capacchióne s.m. "capoccione": ssu
capacchióne ché vá truvanne? Se facésse li
fatte suje. "codesto capoccione che va
trovando? Si facesse i fatti suoi".
capaddòzzje s.m. "capoccia": Meché, che
t'à dditte òje lu capaddòzzje? Vaje
bbuóne pe ssu lavóre o no?. "Michele, che
ti ha detto oggi il capoccia? Vai bene per
codesto lavoro o no?".
capammónde loc.avv. "su in alto".
capandéndele s.f. "ragazza di facili
costumi".
capascigliáte s.f. "persona spettinata".
capate s.f. "testata": cu na capate nfacce
ce facíje caré tré rrjénde. "con una testata
in faccia ci fece cadere tre denti".
capé v.tr. "andarci, entrarci".
cape s.f. e m. "capo, testa, capo (chi
governa)";
-re
famiglie
s.m.
"capofamiglia": ròppe ca muríje lu patre,
lu prime figlie avía fá ra cape re famiglie
pe terá nnande. "dopo che morì il padre, il
primo figlio dovette fare da capofamiglia
per tirare avanti"; -re la matasse s.m.
"bandolo": sta lane jé tutta ngatenáte e ce
vóle numunne re tjémbe pe truvá lu cape
re la matasse. "questa lana è tutta
aggrovigliata e ci vuole troppo tempo per
trovare il bandolo"; -re muórte s.m.
"teschio"; -re sausìcchje s.m. "rocchio di
salsiccia"; -uàje s.m. "peggiore guaio".
capebbánde s.m. "capo banda".
capecanále s.m. "festino conviviale dopo
il compimento dell'opera".
capecjérre s.m. "ferita sulla schiena del
cavallo per strofinamento del basto".
capecuódde
s.m.
"capocollo":
Ruméneche a ssére ce facjémme na fellate
re capecuódde e cúme ce addecrjámme!.
"Domenica sera ci facemmo un affettato di
capocollo e come ci ricreammo".
capédde s.m. "capello"; pl. capídde.
capeddére s.f. "capigliatura": Annuzzèlle
tenéve na bbèlla capeddére, te venéve
vòglie re la uardá. "Anna teneva una bella
capigliatura, ti veniva voglia di guardarla".
capejànghe s.f. "achillea".
capelláre s.m. e f. "persona che compra
capelli".
capellére s.f. "pettinatura": Chilómbe
pòrte sèmbe na bbèlla capellére tande ca
me la vulésse fá pùre éo. "Colomba porta
sempre una bella pettinatura tanto che me
la vorrei fare pure io".
capellíne s.m.pl. "fedelini (pasta
alimentare)".
capemáste s.m. "capomastro": lu
capemáste jéve Arcuméje e tutte l'ate
stévene tuórne tuórne. "il capomastro era
Archimede e tutti gli altri stavano torno
torno".
capendèste
s.m.
"capintesta":
lu
capendèste re Frangucce jé fratecucíne re
lu marite re Nenuccèlle. "il capintesta di
Franco è cugino del marito di Anna".
caperánne s.m. "capodanno".
capére s.f. "parrucchiera" pettinatrice":
nun me pòzze cchiù mòve, agghia fá mení
la capére a ccase. "non mi posso più
muovere, devo far venire la parrucchiera a
casa".
caperepèzze s.f. "monaca".
caperevjérne s.m. "inizio inverno".
caperezevecjénże "cosa da niente".
caperícce agg. "ricciuto": jé nu
caperícce, a la matine pe ce fá la cape me
véne la fréve. "è un ricciuto, alla mattina,
per pettinarlo mi viene la febbre".
capescióle s.f. "fettuccia".
capesótte agg. "rovesciato, a testa in
giù": mitte a ppòste tutte quédde sègge ca
stanne capesótte, l’ànne jttate quidde
c'ànne fatte allite. "metti a posto tutte
quelle sedie che stanno rovesciate, le
hanno buttate quelli che hanno litigato".
capestráde s.f. "strada principale del
paese".
capetá v.intr. "accadere, capitare":
quédda resgràzzje l'éja capetáte ndra cape
e cuódde. "quella disgrazia l'è capitata tra
capo e collo".
capetávele
s.m.
"capotavola":
a
capetávele se mettéve sèmbe tataránne e
tutte nuje a nu quarte e n'ate. "a
capotavola si metteva sempre nonno e tutti
noi a un lato e l'altro".
capetjédde s.m. "capezzolo".
capetuóste s.m. "caparbio, testardo": jé
accussì capetuóste ca nun lu puó
cummínge re nesciuna mmanére. "è così
caparbio che non lo puoi convincere di
nessuna maniera"; f. capatòste.
capeuàrdje s.m. "capoguardia": Feréle
facéve lu capeuàrdje e cúme se facéve
ubberí. "Fedele faceva il capoguardia e
come si faceva ubbidire".
capézze s.f. "cavezza".
capezzére s.f. "spalliera del letto".
capezzóne s.m. e f. "persona autoritaria".
capí v.tr. "capire": nun me vóle capí, ché
ce pòzze fá?. "non mi vuole capire, che ci
posso fare?"; -na cóse pe n'ate v.tr.
"fraintendere": mó nu ngapí na cóse pe
n'ate statte attjénde e apre re ggurécchie.
"ora non fraintendere stai attento e apri le
orecchie".
capídde ngrefeljáte s.m. "capelli irti"; r'àngele s.m.pl. "alsidio, capellini (pasta
alimentare)".
capjénde agg. "capace".
capóne s.m. "cappone, testone": auànne
a Nnatale ce mangiame lu capóne, l’à
cresciúte a la massaríje a Jazzane, cumba
Runate. "quest'anno a Natale ci mangiamo
il cappone, l‟ha cresciuto alla masseria a
Iazzano, compare Donato"; jé nu capóne e
mó lu cummínge!. "è un testone e ora lo
convinci!".
cappjédde s.m. "cappello": se la fessjáve
cu lu cappjédde nuóve pe mmjézze a la
chiazze. "si dava le arie con il cappello
nuovo in mezzo alla piazza"; dim.
cappeddúzze.
cappucce 1.s.m. "cappuccio"; 2.s.f.
"cavolo cappuccio": uaglió, mó ca vaje a
la ścóle fìcchete lu cappucce accussì nu
nd'ammuódde la cape. "ragazzo, ora che
vai a scuola, conficcati il cappuccio così
non ti bagni la testa".
cappúdde s.m. "salvadita di cuoio indice
mano sinistra del mietitore".
capputtíne s.m. "soprabito": mà, óje te
puó métte lu capputtíne, l'àrje jé cchiù
nfucáte affrónde ajére. "mamma, oggi ti
puoi mettere il soprabito, l'aria è più
riscaldata in confronto a ieri".
capuóteche agg. "testardo"; f.capòteche.
capurále s.m. "caporale".
capurjóne
s.m.
"caporione":
lu
capurjóne re tutte quiddi uagliune mmjézze
a lu murcate jé fìglite. "il caporione di tutti
quei ragazzi in mezzo al mercato è tuo
figlio".
capuvutá v.tr. "capovolgere"; p.p.
capevutáte.
capuzzédde s.f. "capocchia, testina di
agnello": sti lumíne se sònghe ngummurúte
e si ne càrene tutte re capuzzédde. "questi
fiammiferi si sono inumiditi e se ne cadono
tutte le capocchie".
capuzzjá v.tr. "disapprovare con un
cenno del capo".
capuzzjédde 1.agg. "arrogante"; 2.s.m.
"persona che vuole comandare": vóle fá lu
capuzzjédde ma cu nnuje nu la spunde né
óje né mmaje. "vuole fare l'arrogante ma
con noi non la spunta né oggi né mai".
carafóne s.m. "caraffone".
caramèlle s.f. "monocolo".
caràppele s.m.dim. "ragazzino".
carasce s.f. "traccia nella parete per fili e
tubi".
carastíje s.f. "carestia": uèrre, pèste e
carastíje sònghe uaje gruósse, figlia míje.
"guerra, peste e carestia sono grossi guai,
figlia mia".
carastúse agg. e s.m. "carestoso, esoso,
esigente nel prezzo": làssele pèrde, jé
bbuóne carastúse, la rròbbe se la
mangiàsse idde. "lascialo perdere, è molto
esigente nel prezzo, la roba se la
mangiasse lui".
caraváne s.f. "carovana": nd’a la
staggióne passate veníje a bbesetá lu
pajése na caraváne re furastjére. "nella
stagione passata venne a visitare il paese
una carovana di forestieri".
caravóne s.m. "carbone"; pl. caravúne.
caravùgnele
s.m.
"carbuncolo,
foruncolo"; pl. caravógnele.
caravunèlle
s.f.
"carbonella":
la
caravunèlle s'appecciáve nd'a lu vrascjére
ra fóre a lu vjénde e la vrasce mandenéve
alluónghe. "la carbonella si accendeva nel
braciere da fuori al vento e la brace
manteneva a lungo".
caravungjédde s.m. "carboncello": va
piglie ruje caravungjédde cu la palètta ra
cumma Fuluméne, c’appecciáme ru
ffuóche nd’a la fucagna. "vai a prendere
due carboncelli con la paletta dalla comare
Filomena, che accendiamo il fuoco nel
focolare della cucina a mattoni".
caravunjére s.m. "carbonaio": cúme lu
mulenáre se ténge re janghe, accussì lu
caravunjére se ténge re nìure. "come il
mugnaio si tinge di bianco, così il
carbonaio si tinge di nero".
carbunàte s.f. "bicarbonato": si nunn'àje
reggerúte pìglite la carbunáte. "se non hai
digerito prenditi il bicarbonato".
carbunjére s.m. "carabiniere".
carde acquarúle s.m. "eringio"; -re San
Ggiuuànne s.m. "cardo mariano".
cardìdde s.m. "carboncello, senecione".
cardílle s.m. "cardellino": ddu criature
asseméglie a nu cardìlle, zòmbe ra qquá,
zòmbe ra ddá, àja stá cu tande r'uócchie
apjérte. "quel bambino assomiglia a un
cardellino, salta di qua, salta di là, devi
stare con tanto di occhi aperti".
cardògne s.m. "cardo dei lanaioli".
cardóne s.m. "enula campana".
caré v.intr. "cadere, cascare": jé carute
ra re nnùvele, puvurjédde, nu nżapéve
njénde re njénde, nesciune l'avéve
abbesáte. "è caduto dalle nuvole, poveretto
non sapeva niente di niente, nessuno
l'aveva avvisato"; -capesótte v.intr.
"tombolare".
carízze s.m. "carezza": s'abbecenàje a lu
criature re Grazjèlle e ce facíje tanda
carízze, ché méravéglie!. "si avvicinò al
bambino di Grazia e gli fece tante carezze,
che meraviglia!".
carlendíne s.m. "granatino": quidd'óme
uaragne bbónarjédde, stá facènne lu
carlendíne. "quell'uomo guadagna benino,
sta facendo il granatino".
carnaggióne s.f. "carnagione": l'anne re
ttjéne, ma cu ssa carnaggióne ca te truóve,
assemíglie a na fegliulèdde. "gli anni li
tieni, ma con codesta carnagione che ti
trovi, assomigli ad una ragazzina".
carne s.f. "carne"; -ngandaráte s.f.
"carne di maiale in salamoia"; -tagliate a
ppónde re curtjédde s.f. "carne suina
tagliata a mano".
carnecchiá "formiche che rodono
l‟albero".
carnètte s.m. e f. "persona crudele".
carnuvále s.m. "carnevale"; dim.
carnuvalícchie: a carnuvalícchie, appríme
rumbíme la pegnate e rròppe suname e
abballáme.
"a
carnevaletto,
prima
rompiamo la pignatta e dopo suoniamo e
balliamo".
caròcchie s.f. "colpo con le nocche delle
dita sulla testa".
caròfene s.f. "cariofillata, garofano"; pl.
caruófene.
carpendjére s.m. "carpentiere": quanne
facjérne la case dammónde lu carpendjére
fóje Rucchíne. "quando fecero la casa là
sopra il carpentiere fu Rocco".
carrá v.tr. "trasportare le biche dalla
campagna all‟aia comunale "lu chiane".
carrajuóle s.m. "venditore di granaglie".
carràre s.f. "capruggine, carraia":
Ggiuuà, lasse lìbbere la carràre pecché
agghia trasí lu traíne cu ru ggrane.
"Giovanni lascia libero la carraia perché
devo entrare il traino con il grano".
carràve s.f. "caraffa": attjénde angóre
rumbe la carràve mó ca vaje a la fundane.
"attenta ancora rompi la caraffa ora che vai
alla fontana".
carrecá v.tr. "caricare".
carrecatúre s.f. "caricatura": quiddu
spusalízzje jé state na carrecatúre, ché
l'ànne spise a ffá tutte quidde argià?:
"quello sposalizio è stato una caricatura,
che li hanno spesi a fare tutti quei soldi?".
càrreche s.m. "carico": nu mburtànne
tutte ssu càrreche sóp'a re spadde, ca pó
me raje na vóce. "non portare tutto codesto
carico sulle spalle che poi mi dai una
voce".
carrucchjá v.tr. "rubacchiare": jéva nu
mariungjédde ca carrucchjáve pe terá
nnande juórne juórne. "era un ladruncolo
che rubacchiava per tirare avanti giorno
per giorno".
carrucchjáne agg. e s.m. "spilorcio".
carrucchjóne
s.m.
"usuraio":
puverjédde, bbòtte bbòtte le servévene
parícchie argià, jé jute ra nu carrucchjóne
e mmó ce lasse pure re ppénne. "poveretto,
subito subito gli servivano parecchi soldi, è
andato da un usuraio e ora ci lascia anche
le penne".
carruzzèdde s.f. "carrozzella": la
carruzzèdde me l'à rjalàte sògreme pe
bbuóne ahúrje. "la carrozzella l'ha regalata
mia suocera per buon augurio".
carte s.f. "carta";- argendáte s.f.
"stagnola": Andò, quanne vache a lu
cenematòcrefe e còccherúne ścaravòglie
la carte argendáte attuórne a re ciuculáte
me tuócchene li njérve. "Antonio, quando
vado al cinematografo e qualcuno toglie la
stagnola intorno alla cioccolata mi
innervosisco".
cartacupiatíve s.f. "cartacarbone": pe
nun ścrive ròje vòte lu cundratte s'adda ìre
a accattá la cartacupiatíve. "per non
scrivere due volte il contratto si deve
andare a comprare la cartacarbone".
cartare s.m. "cartaio": quanne nd'a lu
café jucame a ccarte, lu cartare lu facíme
na vòte perune. "quando nel bar giochiamo
a carte, il cartaio lo facciamo una volta per
ciascuno".
cartassucánde s.f. "cartasuga": a li
tjémbe re prime li śculare pe ścrive
ausávene ru nghiòstre e pe l'assucá ce
vuléve la cartassucánde. "ai tempi di
prima gli scolari per scrivere usavano
l'inchiostro e per asciugarlo ci voleva la
cartasuga".
cartastrázze s.f. "cartastraccia".
cartjédde s.m. "cartello".
cartullíne s.f. "cartolina".
cartune s.m.pl. "cartoni": faciétte na
sardute re ścatele re cartune e me re
lluvaje tutte ra nande. "feci una bruciata di
scatole di cartoni e me le tolsi tutte
davanti".
cartungíne s.m. "cartoncino".
carugnáte s.f. "vigliaccheria": jé na
carugnáte ca m'àje fatte, te perdóne, ma
nun me ne ścòrde nżine a cché cambe. "è
una vigliaccheria che mi hai fatto, ti
perdono, ma non me ne dimentico fino a
che vivo".
caruófene re grane s.m.pl. "fiordaliso".
carusá v.tr. "rapare, tosare": Crescè, mó
ca véne la staggióne, t'àja carusá accussì
staje cchiù friśche. "Crescenzio, ora che
viene l'estate, ti devi rapare così stai più
fresco"; Vetucce purtàje restèrze re
ppèquere a Ceruváre pe re fá lavá e óje l'à
fatte carusá. "Vito portò l'altro ieri ancora
le pecore a Cervaro per farle lavare e oggi
le ha fatte tosare"; p.p. carusáte.
carusèdde s.m. "grano tenero o calvello".
carusjédde s.m. "salvadanaio": tutte
l'argià ca faje cu re sfèrte mìttere nd'a lu
carusjédde "tutti i soldi che fai con le
strenne mettili nel salvadanaio".
carute s.f. "caduta".
casarjá v.intr. "andare di casa in casa,
spettegolare di casa in casa".
casarjédde s.m. "stamberga": quiddu
casarjédde nu lu vòglie manghe rialate, nu
nde puó né ggerá né vutá. "quella
stamberga non la voglio neanche regalata,
non ti puoi né girare né voltare".
casaróve s.m. "pizza con uova e
formaggio".
casatjédde s.m. "crostata di ricotta".
caścavéglie s.f. "susina più piccola".
cascètte s.f. "cassetta".
cascettóne s.m. "cassettone".
cascie s.f. "cassa": la bbiangaríje re la
figlie la tenéve stepate nd'a na cascie a li
pjére re lu ljétte. "la biancheria della figlia
la teneva conservata in una cassa ai piedi
del letto"; dim. cascetèdde.
cascióne s.m. "silo domestico di legno
per cereali".
case s.f. "casa"; pl. càsere; dim.
casarèdde, casùcce; càsete: "casa tua"; case v.intr. "andare di casa in casa"; case,
nde - loc.avv. "in casa"; - re quaglia s.m.
"formaggio
inverminito".
Casa contadina:
Le case tipiche dei contadini sono di pietra, senza alcuna presunzione architettonica, anguste e
anche prive di comfort.Sono casette ad uno o due piani al massimo e a stento i raggi di sole
riescono a filtrare attraverso le finestrelle asfittiche e sbilenche.
Sono per lo più costituite da due locali soltanto, il primo che funge da ingresso, cucina e
soggiorno, l'altro è la camera da letto.
Il classico arredamento di queste abitazioni, almeno dove vi vivono ancora i più anziani, è
costituito da mobili di legno grezzo, intagliati molto sommariamente, (còcche ścànnele, còcche
ssègge, nu tavulíne e la bbuffètte).
In un angolo la "cammacàmmere" un grosso cilindro fatto con listelli di canna intrecciati, che
serve per conservarvi il grano e nel ventre di questi recipienti si mettono a maturare "pèzze re
case e casecavádde".
Nella stanza da letto "la cascie", in cui è custodita la "bbiangaríje, l'óre, re ccarte e li sòlete",
ben avvolti "rinde a nu maccatúre attaccáte cu re zzénne".
I servizi igienici sono molto elementari.
Da molti anni per fortuna sono scomparsi "li zepèppe e re ccónghe" che prima sostituivano "li
cèsse" e che venivano svuotati di notte o quando pioveva.
"Lu zepèppe, però, veniva usato con molta parsimonia perché, il più delle volte, si preferiva
appartarsi all'aria aperta, sotto il castello o al campo.
"Nd'a lu juse" accanto a cataste di "ciuócchere e ffasce re lèuna suttile, convivono "lu ciucce,
lu puórche, re ggaddíne, la crape e li cucce", mentre le provviste di frutta per l‟inverno sono
"sóp'a la suppígne" metri e metri quadrati "re méle, castagne, nuce e ssòrve".
Il posto d'onore "nd'a la cucíne" è riservato alla "matrèlle": nella parte superiore "fazzatóre"
viene impastato il pane e di sotto sono ben custodite le enormi forme di pane "re ścanàte".
I decori della cucina sono "re pèrteche" sempre cariche "re nżèrte r'aglie, re pupàjne sicche e
cepódde, sausícchie, sausecchjùne, cacchiarjédde, presótte, cóteche, pjézze re larde, nnògglie
e la ussiche chjéna re nżógne".
Accanto al focolare, "la atte" che si difende dai riverberi della fiamma acciambellandosi dietro
la "pegnate" sempre piena di "cìcere o fasule" brontolanti per il lento bollore.
Nell'altra stanza vi troneggia "lu ljétte" ampio e altissimo, che, per salirvi ci vuole la "sègge o
lu ścànnele".
A capo, l'effigie della "Marònne re lu Vòśche" e altri Santi e ai lati, "la palme bbenerétte, lu
ceròggene re la cannelóre e l'acquasandére".
Nell'ampio spazio sotto al letto riparato "ra lu vandeljétte" dove sono custodite "re ppatane" e
qualche volta, anche "lu tahúte" per il vecchio di casa.
La vita comincia "mbónde re juórne" e si scandisce sempre uguale; alla vigna fino "a la calate
re lu sóle " e poi il rientro; mentre gli uomini riordinano gli attrezzi e "gguvèrnene re bbèstje,
re ffémmene" lestamente stendono "sóp'a lu tumbagne li panne re maccarúne" che poi mettono
ad asciugare sul letto. Quando il pranzo è pronto, solitamente "pezzòtte e menèste o lahanèdde
e fasule" viene ammannito in un'unica "spase a lu céndre re la bbuffètte", e ognuno mangiando
bada a tenere la testa alta per non urtare quella degli altri.
Ogni tanto un sorso di buon vino, "ra lu vucale" , che viene fatto girare ciascuno badando che
il sorso sia corto: quello lungo tocca soltanto al capo di casa.
Subito dopo "re ffémmene" provvedono a rimettere in ordine le povere stoviglie mentre
"mmócche a la pòrte" il capo di famiglia, con "la pippe" caricata di trinciato forte si concede
una lunga fumatina.
Nella tarda estate, dopo cioè i lavori "re la metènne e re la pesature" le donne restano tutta la
giornata in casa per preparare la "cunżèrve re pumberóre", che mettono ad asciugare al sole
"nd'a re spasètte".
"Ndramènde ru ggrane, ru ggranerínje, li fasule, li cícere, re nnuce" si asciugano, sparsi sugli
spiazzi vicino, "re ffìquara" seccano sulle spine di rovi.
L'intera descrizione della casa contadina è stata integralmente tratta dalla rubrica di
toponomastica cittadina: "Una strada alla volta" a cura di COLANGELO Gioacchino.
Nel brano sono stati necessariamente modificati solo i nomi di alcuni oggetti che logicamente
assumono denominazioni diverse da paese a paese.
casecavádde s.m. "caciocavallo": lu
cangiánnele cu na mesure re grane. "il
casecavádde n'adda maje mangá sóp'a la
castagnaio andava girando per le strade e
tàhule. "il caciocavallo non deve mai
avevamo le castagne cambiandole con una
mancare sulla tavola".
misura di grano".
caserecòtte s.f. "cacioricotta".
castagne arrustúte s.f. "caldarrosta": re
casjédde s.m. "caciotta": na fèdde re
castagne arrustúte vanne accumbagnáte
casjédde e nu bbèllu bbucchjére re vine,
cu nu bbucchjére re vine. "le caldarroste
àje ché mangiá!. "una fetta di caciotta e un
vanno accompagnate con un bicchiere di
bel bicchiere di vino, hai che mangiare!".
vino"; - salvagge s.f. "ippocastano".
cassaróle s.f. "casseruola": óje a ttàvele
castagnóle s.f. "nacchera".
sime assàje, lu suche n'àja fá bbunàcchie e
Castjédde s.m. "Castello, Castello
ppiglie la cassaróle gròsse. "oggi a tavola
(contrada al di sotto della passeggiata)":
siamo molti, il sugo ne devi fare parecchio
tenìme na bbèlle passjàte attuórne
e prendi la casseruola grande".
attuórne a lu castjédde. "teniamo una bella
cassatúre s.f. "gomma per cancellare".
passeggiata intorno intorno al Castello".
cassciabbànghe s.m. "cassapanca":
casuóppele s.m. "casupola": rinde a
vucíne a la fucagne teníme nu
quiddu casuóppele ce vìvene ruje cristjàne
cassciabbànghe ca ce repare ra lu vjénde
e sacce cúme fanne!. "dentro a quella
re la pòrte. "vicino al focolare della cucina
casupola ci vivono due persone e non so
a mattoni teniamo una cassapanca che ci
come fanno!".
ripara dal vento della porta".
catàfrje s.m. "cadavere": jéve ggià
casscjére s.m. "cassiere".
catàfrje quanne arruvàje l'ajute. "era già
cassíne s.m. "cancellino": sóp'a la
cadavere quando arrivo l'aiuto".
cataglìsme s.m. "cataclisma": Marònne
lavagne jéva mèglie a ścassá cu lu cassíne
míje
quand'acque
à
fatte
fóre,
fatte re ciambe re cucce. "sulla lavagna era
assemegliáve
a
nu
cataglìsme.
"Madonna
meglio a cancellare con il cancellino fatto
mia quanta pioggia ha fatto in campagna,
con la zampa di coniglio".
assomigliava a un cataclisma".
castagnáre s.m. "castagnaio, venditore di
cataláne s.f. "spaghettata": na serate
castagne": lu castagnáre jéve ggeranne pe
ndra cumbagne funisce sèmbe cu na
re strare e avéveme re castagne
cataláne. "una serata tra compagni finisce
sempre con una spaghettata".
cataplásme s.m.(fig.) "persona pesante".
cataràttele s.f. "botola": scennévene a lu
juse pe la cataràttele. "scendevano al
sottano per la botola".
catarre s.f. "chitarra": ma ché jé
ścurdate ssa catarre o sì tu ca nu nżaje
sunarle?. "ma che è scordata codesta
chitarra o sei tu che non sai suonarla?".
cate s.m. "secchio"; dim. catecjédde.
catenjédde s.m. "anello di ferro fisso al
muro esterno della casa".
catrammá v.tr. "catramare".
catramme s.f. "catrame": Lubèrte s'éja
ndrecáte lu cauzóne cu la catramme.
"Alberto si è sporcato i pantaloni con il
catrame".
cattevjélle agg. e s.m. "cattivello":
fìgliete jé cattevjélle, ma ché vuó fá jé
carne ca crésce. "tuo figlio è cattivello, ma
che vuoi fare è carne che cresce"; f.
cattevèlle.
cattuóleche agg. "cattolico".
catuórce "catorcio": andó l'àje truvate
ssu catuórce, vá lu jétte, camíne. "dove
l'hai trovato codesto catorcio, vallo a
buttare, cammina".
catuózze agg. e s.m. "tozzo, carbonaia";
f. catòzze.
càuce s.m. e f. "calcio, spintarella": l’àje
vulute tu ssu càuce, nu nge passave pe
ddréte a lu mule e nu nde l'abbuścàve.
"l'hai voluto tu codesto calcio non ci
passavi per dietro al mulo, e non te lo
buscavi"; àje viste lu pòste c'accúpe
Ndònje? Ché fanne fá li càuce, nd'a la vite
àja èsse affurtunáte. "hai visto il posto che
occupa Antonio? Che fanno fare le
spintarelle, nella vita devi essere
fortunato"; -e acque pe addulecí r'aulìve
s.f. ranno di mezzo (24 ore).
caucenáre s.m. "malta".
caucèstrúzze s.m. "calcestruzzo".
caucìá v.intr. "calciare, scalciare".
càucia s.f. "calce": pe re ffá janghe li
mure re la stadde, avjétte rá quatte mane
re càucia. "per farli bianchi i muri della
stalla, dovette dare quattro mani di calce".
caucíàte s.f. "scalciata".
caucíatóre s.m. "persona che tira calci".
caurare
s.m.
"caldaio";
dim.
caurarcjédde.
càure agg. "caldo".
cautá v.tr. "cariare": vire ca a ffìglite se
sònghe cautate ruje rjénde a ffòrze re
mangiá rólece, puórtele nd'a lu mjéreche.
"vedi che a tuo figlio si sono cariati due
denti a forza di mangiare dolci, portalo dal
medico".
cauzá v.tr. "calzare".
cauzatúre s.m. "calzatoio".
càuze s.f. "calza"; dim. cauzètte.
cauzettóne s.m. "calzettone"; pl.
cauzettúne.
cauzóne s.m.pl. "calzoni, pantaloni"; pl.
cauzùne; dim. cauzungjédde.
cauzungjédde s.m. (term.cul.) "calzone".
cavadde
s.m.
"cavallo";
dim.
cavaddúzze: nżine a quanne arruvámme
fóre lu cavaddúzze quanda zumbe féce
attuórne a la mamme. "fino a quando
arrivammo in campagna il cavallino quanti
salti fece intorno alla mamma"; cavadde,
re - loc.avv. "equino": jé carne re cavadde,
ru sacce ca nu nde piace, ma pe te métte
nfòrze, te l'àja sule mangiá. "è carne di
cavallo, lo so che non ti piace, ma per
metterti in forza, te la devi mangiare".
cavallaríje s.f. "cavalleria".
cavallóne s.m. "colmo dell'inverno".
cavètte s.f. "gavetta": vire cúme la puó
lavá ssa cavètte ca craje àja métte l'atu
mangiá. "vedi come la puoi lavare codesta
gavetta, che domani devi mettere l'altro
mangiare".
cavulaffióre s.m. "cavolfiore".
càvule s.m. "cavolo".
cazzjàte s.f. "lavata di testa, rimbrotto".
cazzjatóne s.m. "grosso rimbrotto".
cazzíttele agg. "stentino".
cazzóne s.m. e f. "persona alta".
cazzuttjàte s.f. "cazzottata".
capuócchie, a- loc.avv. "a casaccio".
ccase s.m. "cacio, formaggio": éo ce
métte sèmbe ru ccase sóp'a li maccarune.
"io ci metto sempre il cacio sui
maccheroni".
ccàuze, a - loc.avv. "punto di maglia a
rovescio".
ccéglie s.f.pl. "ciglia".
ccerchjétte, a- loc.avv. "a cerchietto".
cchiqquá v.tr. "scacciare il maiale".
cchiù avv. e agg. "più"; - addá avv.
"oltre, più in là": àbbete cchiù addá re
cumma Fuluméne, sacce se ròje o tré pòrte
ròppe. "abita più in là della comare
Filomena, non so se due o tre porte dopo";
- ggruósse agg. "maggiore"; f. ggròsse; matte agg. "poco ripido"; -mmèglie agg.
"migliore"; - o méne avv. "pressappoco":
sònghe cchiù o méne quatte chilòmetre
p'arruvá fóre accàta mé.
"sono
pressappoco quattro chilometri per arrivare
in campagna da me"; -pìccquele agg.
"minore": lu figlie cchiù pìccquele jé
quidde c'à avute cchiù furtune. "il figlio
minore è quello che ha avuto più fortuna".
ccòrne s.f.pl. "corna".
ccundalagge, a - loc.avv. "a quintale".
curtjédde tagliàte, a- loc.avv. "ai ferri
corti".
ce pron. pers. "ci".
cecá l'uócchie a la tèrre v.tr. "piantare il
granturco".
cecalíje s.f. "cecaggine": ché cecalíje ca
tènghe, m'agghia ìre sule a gghittá nd'a lu
ljétte. "che cecaggine ho, mi devo solo
andare a buttare nel letto".
cecate agg. "cieco".
cecatjédde s.m.pl. "cavatelli (pasta
alimentare)".
cecceljàte agg. "butterato, ticchiolato":
téne na facce tutte cecceljàte, bbrutte
nunn'éja, ma idde se respére. "tiene un
viso tutto butterato, brutto non è, ma lui sì
dispera"; auànne l'aulíve sònghe tutte
cecceljàte, jé state la ggrannenéte ca féce
rinde settèmbre. "quest'anno le olive sono
tutte ticchiolate, è stata la grandinata che
fece in settembre".
cécche s.f. "chèque": Peppíne, pecché jé
penżjunàte merecane, ògne mmése ave la
cécche. "Giuseppe , perché e pensionato
americano, ogni mese ha lo chèque".
cecchetjá
v.tr.
"scarabocchiare,
sgorbiare": la vuó funí re cecchetjá tutte li
quatèrne? Sì fatte ggruósse ma assemíglie
angóre a nu criature. "la vuoi finire di
scarabocchiare tutti i quaderni? Sei fatto
grande ma assomigli ancora a un
bambino".
cecciuvéttele agg. "civettuola".
cécere s.m. "cece"; pl. cìcere.
cecerjédde s.m. "gemma".
céche s.f. "cicatrice".
cechetjá v.intr. "giocare con l'acqua".
cechíje s.f. "cecità, oscurità": lu male
cchiù gguósse ca te póte caré nguódde jé
la cechíje. "il male più grande che ti può
capitare addosso è la cecità".
cecònne s.m. "moccio".
cecòrje s.f. "cicoria".
ceculáte s.f. "cioccolata": si putésse,
mangiarríje ceculáte ra la matine a la
sére. "se potessi, mangerei cioccolata dalla
mattina alla sera".
ceculatére s.f. "caffettiera".
cecune, a la - loc. avv. "alla cieca".
cecunnáre agg. "moccioso".
cecurjèdde s.f. "cicoria selvatica".
cegliá v.intr. "prudere": me ciglie
mmjézze a la mane o agghia avé argià o
mazzate. "mi prude in mezzo alla mano o
devo avere soldi o percosse con mazza".
ceglí v.intr. "germogliare"; p.p. cegliute:
re ppatane sònghe tutte cegliute, va re
gghjétte sjénde a mmè. "le patate sono tutte
germogliate, valle a buttare senti a me".
ceglióre s.m. "prurito": tènghe nu
ceglióre a stu vrazze, fóre m'à muzzecáte
nu muśchidde. "tengo un prurito a questo
braccio, in campagna mi ha morso un
moscerino".
cegná v.tr. "cinghiare, legare": àje
cegnate bbuóne lu criature ngròppe a lu
ciucce?. "hai cinghiato bene il bambino in
groppa all'asino".
cegnate s.f. "cinghiata": t'avésse vulute
fá veré quanda cegnate ríje a lu figlie, ca
lu rumaníje stise ndèrre. "ti avrei voluto
far vedere quante cinghiate diede al figlio,
che lo rimase steso per terra".
cégne s.f. "fascia per legare il basto al
cavallo".
celá v.tr. "chiudere gli occhi e contare
nel gioco del nascondino".
celebbrá v.tr. "celebrare".
celèbbre s.f.pl. (fig.) "testa".
cèlebbre agg. "celebre".
celebbríne agg. "nevrotico".
cèleme s.m. "trave maestra".
celí voce onom. "cip": lu sjénde nu celí?
Adda èsse còcche canàreje sóp'a la
funèste. "lo senti un cip? Deve essere
qualche canarino sulla finestra".
cèllere agg. "celere": tu ca sì tande
cèllere, vamme a mbustá la léttre a la
bbuche vucíne a la pòste accussì parte
prime. "tu che sei tanto celere, vammi ad
imbucare la lettera alla buca vicino alla
posta così parte prima".
cemaruóle s.m. "cimaiolo": a nuvèmbre
sóp'a re cchiande re pupàjne rjéstene sule
li cemaruóle. "a novembre sulle piante dei
peperoni restano solo i cimaioli".
cemènde s.m. "cemento".
cémmece s.m. "cimice".
cendenáre s.m. "centinaio": apprìme
p'accattá re ccóse ce vulévene re
cendenàre, mó ce vuónne re mmegliàre.
"prima per compare le cose ci volevano le
centinaia, ora ci vogliono le migliaia".
cendenàrje s.m. "centenario": auànne se
festéja lu cendenàrje re la ngurunazzjóne
re la Marònna re lu Vośche. "quest'anno si
festeggia il centenario dell'incoronazione
della Madonna del Bosco".
cendèseme agg. "centesimo".
cendímele s.m. "mulino piccolo a
trazione animale".
cendrá tr. "centrare": uaglió, te l'avésse
vulute fá veré a Luiggíne, a lu prime cólpe
à ccendrate lu bbressaglie. "ragazzo, te
l'avrei voluto far vedere a Luigi, al primo
colpe ha centrato il bersaglio".
cendrále agg. "centrale".
céndre 1.s.m. "centro": stá sèmbe a lu
céndre re l'attenżjóne, se no lu pjérde. "sta
sempre al centro dell'attenzione, altrimenti
lo perdi"; 2.s.f. "cresta"; -re adde s.f.
"argentina".
cendrecjédde s.m. "centrino": zìjme m'à
rjalate tré cendrecjédde, re vvòglie tené
bbóne care care!. "mia zia mi ha regalato
tre centrini, li voglio tenere caramente!".
cendrédde s.f. "bullettone (arnese del
calzolaio)".
cendróne s.m. "chiodo forgiato a mano";
pl. cendrùne.
cendulíne s.m. "cinturino".
cenduplecá v.tr. "centuplicare": lu
Segnóre t'adda cenduplecá, tutte ru bbéne
ca m'àje fatte. "il Signore ti deve
centuplicare tutto il bene che mi hai fatto".
cenematòcrefe s.m. "cinematografo":
appríme a Ppanne ce stéve nu
cenematòcrefe vucíne a la chiésje re la
Nunżjàte. "prima a Panni ci stava un
cinematografo
vicino
alla
chiesa
dell'Annunziata".
cenjére agg. "molle, morbido, soffice,
tenero"; f. cenére.
cénnere s.f. "cenere": statte attjénde ca
sótte a la cénnere c'éja la vrasce. "stai
attento che sotto la cenere c'è la brace".
cenżemènde s.m. "censimento": auànne
ànne fatte lu cenżemènde, chisà cummà a
Ppanne quande sime!. "quest'anno hanno
fatto il censimento chissà comare, a Panni
quanti siamo!".
cepjénde
s.m.
"recipiente"; dim.
cemenjédde.
cepódde s.f. "cipolla, valgismo al piede";
-carrare s.f. "giunchiglia".
ceppóne s.m. "ceppaia, mazzeranga"; pl.
ceppùne.
cepuddíne s.m. "cipollaccio".
cepuddóne s.m. "mughetto".
cepullètte s.f. "porro (ortaggio)".
cerase s.f. "ciliegia, ciliegio"; majàteche s.f. "ciliegia acidula"; -tòste s.f.
"ciliegia duracina".
cerasuóle s.m. "girasole".
cercá v.tr. "cercare, chiedere": mó
ppròpje àja ìre ra Pèppe a ccercá cúme
sònghe jute li fatte. "proprio adesso devi
andare da Giuseppe a chiedere come sono
andati i fatti".
cercande agg. "cercatore": e mmó te lu
ljéve ratuórne a Raffijlúcce, jé cercande ca
nu mbuó crére. "e ora te lo levi dattorno a
Raffaele, è cercatore che non puoi
credere".
cerculazzjóne s.f. "circolazione": chisà chi
à mmisse ngerculazzjóne tutte quédde
chiacchjére sóp'a Funżenèlle. "chissà chi
ha messo in circolazione tutte quelle
chiacchiere su Alfonsina".
cére v.intr. "cedere"; cére, re - loc.avv.
"cereo": tjéne na facce re cére, ché t'éja
succjésse?. "tieni una faccia cerea, che ti è
successo?".
cerévele agg. "cedevole": statte attjénde,
cumbà, ca andó staje cu li pjére la tèrre jé
cerévele. "stai attento, compare, che dove
stai con i piedi il terreno è cedevole".
cerevóne s.m. "grosso serpente".
cèrne v.tr. "stacciare, vagliare": zì
Salvató, prime re vénne ru ggrane l'àja
cèrne accussì lu faje cchiù care. "zio
Salvatore, prima di vendere il grano lo
devi stacciare così lo fai più caro".
cernecchjá v.intr. "gironzolare": nu la
truóve maje a la case vá sèmbe
cernecchjànne. "non la trovi mai a casa va
sempre gironzolando".
cernecchjáre s.f. "girandolona".
cernetúre s.f. "stacciatura".
cernícchie s.m. "setaccio con fili
metallici".
cernecchjóne s.m. "setaccio con fili
metallici più larghi".
ceròggene s.m. "cero".
certefecáte penale s.m. "fedina": me
cercárene pure lu certefecáte penale. "mi
chiesero anche la fedina".
Ceruváre s.m. "Cervaro, Cervaro
(contrada vicino al fiume, al di sotto della
strada per Bovino)".
cervjédde s.m. "cervello"; pl. cervèdde.
cèrze s.f. "ghianda, quercia".
cerzòttele s.f. dim. "querciolo".
cèsse s.m. "gabinetto": nu nde chiure
nd'a lu cèsse pe ddòje óre cúme saje fá tu.
"non ti chiudere nel gabinetto per due ore
come sai fare tu".
céste pe li panne s.f. "canestra".
cestefèleche s.f. "cistifellea".
cetá v.tr. "citare": Peppúcce fóje cetate
pe destemònje a cumbarí nnande a lu
Pretóre. "Giuseppe fu citato per testimone
a comparire davanti al Pretore".
cétele s.f. "cedola".
cetrule s.m. e agg. "cetriolo, citrullo"; sì
nu pòvre cetrule, nu nde uarde nd'a lu
spècchie?. "sei un povero citrullo non ti
guardi nello specchio?"; f.pl. cetróle.
cevá v.tr. "cibare, imbeccare": vire, àuze
la cape, cúme quidde passarjédde vá a
cevá l'auceddúzze nd'a lu nire. "vedi, alza
la testa, come quel passerotto va a cibare
gli uccellini nel nido".
cevate s.f. "cibaria per uccellini".
cevelézze s.f. "civiltà": m'à ttrattate cu
cevelézze, te l'avésse vulùte fá veré. "mi ha
trattato con civiltà, te l'avrei voluto far
vedere".
ché pron.rel. "che": a ché ppjénże? "a
che pensi?"; -bbuó? loc.avv. "che vuoi?"; zziune! loc.avv. "che azioni! "; -ciazzécche
loc.avv. "che centra".
checózze s.f. "zucca".
chelònne s.f. "colonna": nd'a la chiésje
nòste parícchie chelònne mandjénene re
ttré navate. "nella nostra chiesa parecchie
colonne mantengono le tre navate".
chelòstre s.f. "colostro".
chi rá s.m. "datore": chi rá la fatíje a
Angelúcce a Ffògge, jé nu cristjàne assàje
ricche. "chi dà il lavoro a Angelo a Foggia,
è una persona molto ricca".
chiacchiarésse s.f. "chiacchierina, donna
loquace": sì na chiacchiarésse, parle parle
e nu ngumbíne njénde!. "sei una donna
loquace parli parli e non combini niente".
chiacchiaróne s.m "chiacchierone":
Ndònje jé chiacchiaróne, quanne attacche
a pparlá nu la funisce maje. "Antonio è un
chiacchierone, quando attacca a parlare
non la finisce mai".
chiacchirjá v.intr. "chiacchierare": ddà
re sendíve re chiacchierjá tutte quédde
ffémmene, chi l'accundáve còtte e chi
crure. "là le sentivi di chiacchierare tutte
quelle donne, chi la raccontava cotta e chi
cruda".
chiachjélle s.m. "uomo di poco conto".
chiàha s.f. "piaga": nu pìccquele
caravúgnele, jé arrevendáte na chiàha
gròsse. "un piccolo foruncolo è diventato
una grande piaga".
chiahá v.tr. "piagare".
chiandá v.tr. "piantare": nunn'agghia
cchiù chiandá njénde, l'àrbele ca ce stanne
avàstene e avànżene. "non devo più
piantare niente, gli alberi che ci stanno
bastano e avanzano".
chianda ggióvene s.f. "arboscello": jé na
chianda ggióvene, mitte ròje spine tuórne
tuórne accussì nu nże la màngene
l'anemàlje. "è un arboscello metti due
spine torno torno così non se lo mangiano
gli animali".
chiandaggióne s.f. "piantagione": cinghe
anne fá agghi fatte na chiandaggióne re
cinguanda àrbele re frùttere. "cinque anni
fa ho fatto una piantagione di cinquanta
alberi di frutta".
chiandatúre s.m. "cavicchio": Bbiasúcce
pe chiandá li fasule e li cìcere ausave nu
chiandatúre cchiù àute. "Biagio per
piantare i fagioli e i ceci usava un
cavicchio più alto".
chiande 1.s.f. "pianta"; 2.s.m. "pianto";
dim. chiandecèdde; dim. chiandílle; - re
róse s.f. "rosaio".
chiandèlle s.f. "soletta di cuoio".
chiandíme s.f. "piantime": óje agghi
chiandate òtte mane re chiandíme re
pupàjne, quatte r'acce e rjéce re
pumberóre. "oggi ho piantato otto mani di
piantime di peperoni, quattro di sedani e
dieci di pomodori".
chiandóne s.m. "piantone": Necuréme
fóje misse re chiandóne e nu mbutíje ascí.
"Nicodemo fu messo di piantone e non
potette uscire".
chiane agg. "piano".
chianèlle s.f. "pianella": figlió, vjéneme
piglie re cchianèlle sótte a lu ljétte ca nun
re ttróve. "ragazza, vienimi a prendere le
pianelle sotto al letto che non le trovo".
chianètte s.f. "pianura, spiazzo":
attuórne a lu pajése se vìrene sule
mundagne e nesciuna chianètte. "attorno al
paese si vedono solo montagne e nessuna
pianura".
chiange v.intr. "piangere": ché chiange a
ffá pe quidde, sònghe làgreme perdúte.
"che piangi a fare per quello, sono lacrime
perdute".
chianghe s.f. "macelleria, basolo": vá a
la chianghe e accàtte na còssa r'àjne ca la
facíme cu ddòje patane nd'a lu furne. "vai
alla macelleria e compra una coscia di
agnello che la facciamo con due patate nel
forno"; appríme mméce r'ausá li matune
ausàvene re cchianghe. "prima invece di
usare i mattoni usavano i basoli".
chianghèdde s.f. "sgabello con tre
piedi".
chianghjédde s.m. "sgabello con quattro
piedi per ammazzare i maiali".
chianghjére s.m. "macellaio"; f.
chianghére.
chiangiulènde s.m. e f. "piagnone": lu
criature
re
Ndunètte jé
bbuóne
chiangiulènde, sacce cúme lu suppòrte. "il
bambino di Antonietta è molto piagnone,
non so come lo sopporta".
chiangóne
accr.
"pietrone";
pl.
chiangùne.
chianòzze s.f. "pialla".
chianuózze s.m.dim. "pialla (arnese del
falegname)".
chiapparjédde
s.m.
"bambino
piccolissimo".
chiapparóne
1.s.m.
"bambino
paffutello"; 2.accr. "grappolone".
chiapparúle s.m. "uomo molto piccolo".
chiappe s.m. "cappio".
chiàppere s.m. "cappero".
chiappíne s.m. "persona astuta".
chiare-chiare agg. "limpido": jésce ra
fóre e vire ché ccjéle chiare-chiare ce stá.
"esci fuori e vedi che cielo limpido c'è".
chiarfe s.m. "moccio".
chiarfúse agg. "moccioso"; f. chiarfóse;
dim.m.chiarfusjédde; dim.f. chiarfusèdde.
chiatte agg. "grasso"; accr. chiattóne;
dim.m. chiattulílle; dim.f. chiattulélle.
Chiattunáte s.f. "Chiattunata (contrada
sulla sinistra della fontana Armata, dopo i
Salaconi)".
chiava s.f. "chiave": la chiava
attaccatílle a la curréje accussì nu la
pjérde. "la chiave legatela alla cinghia,
così non la perdi"; dim. chiavine.
chiavá v.tr. "assestare": à cchiavate nu
ścaffóne a Melúcce, l'à ffatte ggerá cúm'a
nu spundóne. "ha assestato uno schiaffone
a Carmela, l‟ha fatta girare come a una
trottola".
chiave ésagonále s.f. "grimaldello
(arnese del fabbro)".
chiavètte s.f. "interruttore": jé fatte la
squríje, ggire la chiavètte re la luce, a chi
aspjétte?. "è abbuiato gira l'interruttore
della luce, a chi aspetti?".
chiazze s.f. "piazza": quase ògne
gghiuórne ce ngundráveme mmjézze a la
chiazze parjénde e amìce pe ce fá na
passjàte.
"quasi
ogni
giorno
ci
incontravamo in mezzo alla piazza parenti
e amici per farci una passeggiata".
chiazzjére agg. "piazzaiolo": nuje
nunn'arrazzáme cu quidde ca sònghe
chiazzjére. "noi non stiamo con quelli che
sono piazzaioli"; f. chiazzére.
chicca s.f. "chicchera".
chichirinèlle s.f. "ragazza svelta".
chichjèrchie s.f. "cicerchia".
Chicuózze s.m. "Chicuozzo (contrada
sulla strada per Santa Maria del Bosco)".
chigglióne
s.m.
"testicolo";
pl.
chiggliùne.
chiggnúnghe pron.ind. "chiunque": mó
jucame!. Chiggnúnghe re vuje póte fá
sóp’a la carte la pundate ca vóle. "ora
giochiamo!. Chiunque di voi può fare sulla
carta la puntata che vuole".
chignundúre s.f. "congiuntura".
chilògne s.f. "ramo usato come asse per
appendere la salsiccia".
chimjénde s.m. "fessura tra mattoni".
china s.f. "asperula".
chire s.m. "ghiro": lu chire jé
n’anemalúcce pìccquele e bbellílle. "il
ghiro è un animaletto piccolo e bellino".
chìreche s.f. "chierica": appríme tutte li
prjéute purtávene la chìreche. "prima tutti
i preti portavano la chierica".
chisà avv. "chissà".
chisjóle s.f. "chiesuola": teníme pùre tré
chisjóle. "teniamo anche noi tre chiesuole".
chitre agg. "ghiacciato".
chjcá v.tr. "piegare": stu fjérre si l’àja
chjcá puórtele ra lu ferrare. "questo ferro
se lo devi piegare portalo dal fabbro".
chjcatúre s.f. "piegatura": attjénde cúme
t’assjétte nu nge fá numunne re chjcatúre a
la unnèdde. "attenta come ti siedi non ci
fare molte piegature alla gonna".
chjchirchjóne s.m. "meliloto".
chjéche s.f. "piega"; dim. chjculèdde.
chjéchjere s.f. "scatto del dito medio
sulla fronte".
chjéme s.f. "piena": cummà, te vulésse fá
veré che chjéme se face mmjézze a lu córse
quanne chjóve!. "comare, ti vorrei far
vedere che piena si fa in mezzo al corso
quando piove"!.
chjésje s.f. "chiesa": craje a mmatutíne
avima ìre a la chjésje pe ssènde la nuvéne
re Natale. "domani a mattutino dobbiamo
andare in chiesa per sentire la novena di
Natale".
chjésjóle s.f. "altarino costituito da
immaginette sacre".
chjmódde s.f. "rigagnolo".
chjne agg. "pieno": quistu sacche l’àja
fá chjne chjne re grane. "questo sacco lo
devi fare pieno pieno di grano”; f. chjéne;
- re ciamuórje agg. "raffreddato"; - re lóte
agg. "fangoso"; f. chjéne re lóte : nu
mbutíme passá pe qquédda strare ca jé
chjéne re lóte. "non possiamo passare per
quella strada che è fangosa".
chjòcche s.f. "ciocca": se tagliàje na
chjòcche re capìdde pecché le caréve
nnande a l’uócchie. "si tagliò una ciocca di
capelli perché le cadeva davanti agli
occhi"; -r’èrve s.f. "ciuffo d‟erba".
chjòchiere s.m. e f. "persona molto
grossa".
chjóve
v.intr.
"piovere";
-a
pisciajummènde v.intr. "piovere a
catinelle"; -a rellúvje v.intr. "piovere a
dirotto"; -a rraje v.intr. "piovere a tratti"; a zeffunne v.intr. "piovere a dirotto"; -sóre
sóre v.intr. "piovere adagio adagio"; p.p.
chjuóppete.
chjrchie s.m. "cerchio, cerchio (parte
della botte)"; f.pl. chjérchie; dim.
chjrchitjédde; chjrchie, a lu - loc.avv.
"cerchio".
chjumme s.m. "piombo": jé pesande
cúm’a lu chiumme. "è pesante come il
piombo".
chjuóte agg. "flemmatico, lento": jé
nnùtele ca ce raje prèsscie, quidde jé
sèmbe accussì chjuóte. "è inutile che ci dai
fretta, quello è sempre così lento". jé
bbuóne chjuóte, te face caré re bbrazze. "è
flemmatico, ti fa cadere le braccia".
chjuóve s.m. "chiodo"; chjuóve, cu li loc.avv. "chiodato": pe ffóre vanne bbóne
re ścarpe cu li chjuóve, ma pe lu córse
cèrte sciulate ca piglie!. "per la campagna
vanno bene le scarpe con i chiodi, ma per
il corso certe scivolate che prendo".
chjure v.tr. "chiudere".
chjuse a cchiave loc.avv. "sottochiave":
se tràsene cristjàne strànje nd’a càsete àja
tené tutte chiuse a cchiave. "se entrano
persone estranee in casa tua devi tenere
tutto chiuso a chiave".
chjusùra lambe s.f. "cerniera lampo".
chjuvaríle agg. "piovoso": abbríle jé
chiuvaríle. "aprile è piovoso".
chjuveddechjá v.intr. "piovigginare": jé
seccande stu tjémbe, quase ògne
gghiuórne chjuveddechéja. "è seccante
questo tempo, quasi ogni giorno
pioviggina".
chjuvizze s.m. "chiodo della trottola".
chrille quaqquá v.tr. "chiamare il
maiale".
ciacce s.f. "carne, polpa".
ciaccélle s.f. "ciccia": mé, a mmàmme
màngete nu póche re ciaccélle accussì
crisce gruósse gruósse. "su, a mamma
mangiati un pò di ciccia così cresci grande
grande".
ciàcchete voce onom. "ciacche": e
ciàcchete acciaccàje lu ścarrafóne ra fóre
a la pòrte. "e ciacche schiacciai lo
scarafaggio fuori la porta".
ciacciùse agg. "polposo"; f. ciaccióse.
ciaciuótte s.m. "ciccione": Currare jé
accussì ciaciuótte ca ngàleme quanne face
la nghianáte re lu córse. "Corrado è così
ciccione che si affanna quando fa la salita
del corso"; f. ciaciòtte.
ciambate s.f. "pedata, zampata": rjétte na
ciambate a la pòrte e s’apríje re bbòtte.
"diedi una pedata alla porta e si aprì ad un
tratto".
ciambe s.f. "zampa": andó métte sta
ciambe nu ngrésce cchiù l'èrve. "dove
metto questa zampa non cresce più l'erba";
-re atte s.f. "piede di gatto"; -re ciucce s.f.
"curva della strada Panni-Scalo"; -re
cavadde s.f. "curva della strada PanniScalo"; dim. ciambetèdde.
ciambjá v.tr. "calpestare": piglie ssu
salvjétte ca jé carute ndèrre nu lu ciambjá.
"prendi codesto tovagliolo che è caduto a
terra non lo calpestare".
ciambóne s.f. "piede grosso"; pl.
ciambùne.
ciambòtte s.f. "minestrone di verdura".
ciambróne
s.m.
"scarpone";
pl.
ciambrúne.
ciambuótte s.m. "fanghiglia": nu
mettènne li pjére nd'a ssu ciambuótte ca te
ndrjéche re ścarpe. "non mettere i piedi in
quella fanghiglia, che ti sporchi le scarpe".
ciambuttjá v.intr. "sguazzare": quanne
funéve re chjòve cúme ce addecrjàveme a
ciambuttjá nd’a li pandane. "quando finiva
di piovere come ci ricreavamo a sguazzare
nelle pozzanghere".
ciammarúche s.f. "lumaca"; dim.
ciammaruchèdde;.pl.ciammaruchjédde.
ciamuórje s.m. "raffreddore": ajére
pegliàje fridde e óje tènghe lu ciamuórje.
"ieri presi freddo e oggi ho il raffreddore".
ciange s.f. "ciancia, moina, vezzo":
quanne fanne re cciange a lu criature
ndanne s'accujéte se no jé bbuóne
chiangiulènde. "quando fanno i vezzi al
bambino allora si acquieta altrimenti è
molto piagnone".
ciangjá v.tr. "vezzeggiare": lu ciangéjne
tròppe a qquiddu uaglióne, se vóle truvá
bbuóne
ammalamènde
ròppe.
"lo
vezzeggiano troppo a quel ragazzo, dopo si
troverà molto male".
ciangianjédde
s.m.
"fronzolo,
maggiociondolo, ninnolo": cu quédda
vèste tutta chjéna re ciangianjédde me
pare na pacchjàne. "con quel vestito tutto
pieno di fronzoli mi sembra una donna del
volgo".
ciangiúse agg. "vezzoso": me faje tuccá
li njérve quanne faje lu ciangiúse, sì ffatte
ciucce vjécchie e vaje truvánne mòsse. "mi
fai innervosire quando fai il vezzoso, sei
fatto asino vecchio e vai trovando mosse";
f. ciangióse.
ciappètte s.f. "gancetto".
ciaràule s.m. "serpaio": facéve lu
ciaràule l’ùteme re sètte figli o tutte
maścule o tutte fémmene e se recéve ca nu
menéve muzzecáte ra re sjérpere. "faceva
il serpaio l'ultimo di sette figli o tutti
maschi o tutte femmine e si diceva che non
veniva morso dalle serpi".
ciàula s.f. "cornacchia": la pecciunére
jéva chiéne re pecciune, ma re cciàule re
ścattujérne. "la piccionaia era piena di
colombi,
ma
le
cornacchie
le
disabituarono".
ciaulavóccapèrte s.f. "ciarliero": sì
ppròpje na ciaulavóccapèrte, tjénete ssa
cóse pe tté. "sei proprio un ciarliero, tieniti
queste cose per te".
ciauljá v.intr. "ciarlare": fegliò, trase
rinde funisce re ciauljá e vjéne a còce sti
maccarúne ca se sònghe ndustáte sópe’a
lu tumbagne. "figliola, entra finisci di
ciarlare e vieni a cuocere questi
maccheroni che si sono rassodati sulla
spianatoia".
ciavarre s.m. "giovenco".
ciavatte s.f. "ciabatta": tenéve nu pare re
ciavatte tutte ścuffuláte. "teneva un paio di
ciabatte tutte sfondate".
ciavattóne s.m. "ciabattone": jé nu
ciavattóne, ścarpe ścuffuláte, cauzùne
strazzate, sèmbe ścammesáte. "è un
ciabattone, scarpe sfondate, pantaloni
strappati, sempre scamiciato".
cibbùsse s.m. "gibus, cappello".
ciccecuótte s.m.pl. "ceci, fagioli,
granturco lessi".
cìccele s.m.pl. "pezzi di embrici,
pezzettini di mattoni".
cicche pe la cape s.m. pl. "idee (strane
per la testa)": nu nde facènne mení li
cicche pe la cape, ca éo nun ne pòzze
cchiù. "non ti far venire idee strane per la
testa, che io non ne posso più".
cicchetònne
s.m.
"ghirigoro,
scarabocchio, sgorbio"; pl. cicchetuónne.
cìcene s.m. "orcio": l'acque se mandéne
fréśche nd'a lu cìcene. "l'acqua si mantiene
fresca nell'orcio".
cicerevóve s.m. "scudiscio".
ciciarjédde s.m.pl. "strufoli".
cìcule s.f. "cicciolo": quand'éja saprite
la pizze cu re cìcule, ate ché fèdde re
carne!. "quanto è saporita la pizza con i
ciccioli, altro che fetta di carne!":
Cifre s.m. "Lucifero": ròppe c'agghi
funute re ce raccundá lu fatte, Runate jé
arrevendáte nu Cifre, nu lu putéveme
mandené. "dopo che ho finito di
raccontarci il fatto, Donato è diventato un
Lucifero, non lo potevamo mantenere".
ciglie s.m. "fitta, germoglio": agghi
sendute nu ciglie sótte a lu córe, ché sarrá
uéje mà?. "ho sentito una fitta sotto al
cuore, che sarà ehi mamma?".
cime s.f. "vivagno".
cinde s.f. "cintura": sònghe tjémbe c'àja
strénge la cinde, ce vóle pacjénże. "sono
tempi che devi stringere la cintura, ci vuole
pazienza".
cinge s.m.dim. "vestitino".
cinghe agg.num.card. "cinque" .
cinghecjénde
agg.
num.
card.
"cinquecento".
cinguande agg.num.card. "cinquanta".
cìngule s.m. "bastoncino di pasta fresca".
ciòcchere s.m. "ciocco"; pl. ciuócchere;
dim. ciuccarjédde.
ciòffe s.f. "fiocco".
ciónne s.f. "vulva".
ciste s.m. "cesta"; dim. cestjédde.
cità s.f. "città".
citadenánże s.f. "cittadinanza": Vetucce
ròppe tand'anne s’'éja pegliate la
citadenánże canatése. "Vito dopo tanti
anni si è preso la cittadinanza canadese".
citatíne s.m. "cittadino": Luveggíne ra
quanne stá a Bbulògne jé arrevendáte
pròpje nu citatíne. "Luigi da quando sta a
Bologna è diventato proprio un cittadino".
citte agg. "zitto": si v'agghia rice lu
cunde v’avíta stá tutte citte, n’adda fiatá
nesciune. "se vi devo dire il racconto vi
dovete stare tutti zitti, non deve fiatare
nessuno"; -citte avv. "furtivamente,
sottovoce": citte-citte trasjétte nd'a la case
re nepùteme e citte-citte me n’ascjétte,
"furtivamente entrai nella casa di mio
nipote e furtivamente me ne uscii". Adù, li
fatte tuje re ssjéndene abbasce a lu chiane,
vuó parlá citte-citte?. "Ada, i fatti tuoi li
sentono giù al piano, vuoi parlare
sottovoce?".
ciucce s.m. "asino, cavalletto per
poggiare i tronchi da segare, somaro"; dim.
ciucciarjédde;
accr:
ciuccióne;
presunduóse s.m. "persona presuntuosa".
ciuccebbanghe s.m. "ultimo banco della
classe".
ciuccégne manére, a la- loc.avv. "alla
maniera dell'asino".
ciucciaríje s.f. "asineria": pe li
sprupuósete ca rice te ne puó accòrge re la
ciucciaríje sója. "per gli spropositi che
dice te ne puoi accorgere della sua
asineria".
ciucciòtte s.m. "ciuccio, succhietto":
mìttece lu ciucciòtte mmócche a Ferelúcce,
nun me lu facènne cchiù ssènde re
chiange. "mettici il ciuccio in bocca a
Fedele,. non me lo far sentire più di
piangere".
ciuche s.f. "moccio".
ciuculatíne s.f. "cioccolatino".
ciuféche s.f. "roba puzzolente".
ciumbe agg. "paralitico"; f. ciómbe.
ciummenére s.f. "comignolo, fumaiolo":
lu vjénde c'à tterate stanòtte m’à fatte
ścarrupá la ciummenére. "il vento che ha
tirato questa notte mi ha fatto crollare il
comignolo"; se vére ca jé arruváte vjérne,
vire quanda ciummenére càccene fume. "si
vede che è arrivato l'inverno, vedi quanti
comignoli cacciano fumo".
ciunghe agg. "cionco, paralitico": ché sì
ciunghe, àuzete e vá a abbuvurá la vacche
ca téne séte. "che sei cionco, alzati e vai ad
abbeverare la mucca che ha sete"; f.
ciónghe.
ciuótte agg. "grasso, spesso"; f. ciòtte;
dim.m. ciuttulílle; dim. f. ciuttulélle; li
mure re re ccase re prime jévene accussì
ciuótte, ca ce facévene li stipe a mmure. "i
muri delle case di prima erano così spessi,
che ci facevano gli stipi a muro".
ciurle s.m.pl. "capelli scarsi".
ciuvé avv. "cioè".
cjéle s.m. "cielo"; -a pecurèlle s.m.
"cirrocumulo": quanne vire lu cjéle a
ppecurèlle preparate l’umbrèlle. "quando
vedi il cirrocumulo preparati l‟ombrello; asppagliaráte s.m. "cielo nuvoloso"; -
sfenestráte s.m. "cielo liberatosi dalle
nuvole".
cjénde agg.num.card. "cento".
cjérre s.m. "cerro".
cjérve s.m. "cervo".
cjéuze s.m. "gelso (frutto albero)": fóre
tenime ruje àrbele re cjéuze, une russe e
n’ate janghe. "in campagna teniamo due
alberi di gelso, uno rosso e un altro
bianco".
còcce s.f. "cranio, testa".
còcche 1.agg.ind. "qualche"; 2.s.f.pl.
"senno": chè me staje a ddice, se vére ca
nu ndjéne cchiù re còcche ngape. "che mi
stai a dire, si vede che non hai più il senno
in testa".
còccatu loc.avv.: "qualche altro"; f.
coccata; còccatrunáte loc.avv. : "qualche
altra persona"; còccheccóse agg.ind.
"qualche cosa"; còccherúne pron.ind.
"qualcuno".
cócchie s.f. "coppia".
còcchiele
s.f.
"baccello,
valva":
passámme nu bbèllu póche re tjémbe pe
lluvá re ccòcchjele a li pesjélle.
"passammo un bel po‟ di tempo per
togliere i baccelli ai piselli".
còccò s.m. "uovo per il bambino".
còccóse pron.ind. "qualcosa"; dim.
còccusarèdde.
còce v.tr. "cuocere, scottare"; p.p. cuótte;
f. còtte; - lu córe v.tr. "seccare"; p.p.
cuótte lu córe.
còchele s.f. "galla, ghianda sferica"; - re
l'uócchie s.f. "globo oculare".
codé s.m. "godè": a ffòrze s'èja vulute fá
la unnèdde a codè. "per forza si è voluta
fare la gonna a godè".
còfene s.m. "tinozza per fare il bucato".
còglie v.tr. "cogliere": ruméneche ca
véne avíma ìre a ccòglie re ppére ca se
sònghe ammaturáte. "domenica che viene
dobbiamo andare a cogliere le pere che si
sono maturate"; p.p. cuóvete; f. còvete.
còlabbròre s.m. "colabrodo".
còlamaccaróne s.m. "colapasta".
còmmete agg. "comodo": assjéttete e
statte còmmete ca nu nge ljéve ru mmangiá
ra nande. "siediti e stai comodo che non ci
togli il mangiare davanti".
cònde s.m. "conte".
cóndralúce s.f. "controluce": staje
cóndralúce nu nde véche bbuóne, trase ca
vóglie veré chi sì. "stai controluce non ti
vedo bene, entra che voglio vedere chi
sei".
cóndrapíle s.m. "contropelo".
cóndratjémbe s.m. "fuori stagione".
cóndravjénde loc.avv. "sottovento":
arrípete a ssa supale accussì staje
cóndravjénde. "addopati a codesta siepe
così stai sottovento".
cóndravòglie avv. "controvoglia": vá a
ffatjá, ma re cóndravòglie, le piacéve la
zuppa prónde!. "va a lavorare ma di
controvoglia, le piaceva la zuppa pronta".
cóndre prep. "contro".
còneche s.f. "colica".
cónghe s.f. "tinozza di metallo".
cónghie v.tr. "compiere, finire": p.p.
chinghiúte.
cónżacauráre s.m. "calderaio": appríme
chiamávene spisse lu cónżacauráre.
"prima chiamavamo spesso il calderaio".
còppa-còppe avv. "superficialmente": pe
mmó la case pulízzele còppa-còppe, pó se
ne parle a ruvutárle ra sóp'a ssótte. "per
ora la casa puliscila superficialmente, poi
se ne parla a rivoltarla da sopra a sotto".
còppe s.f. "sèssola": cu la còppe piglie la
farine nd'a lu sacche e mittammílle nd'a lu
sacchettúcce. "con la sèssola prendi la
farina nel sacco e mettimela nel sacchetto".
còppele s.f. "berretto"; dim. cuppulíne.
còrchje s.f. "arvicola": re ccòrchje
rannéggene tutte re ttèrre a ggrane. "le
arvicole danneggiano tutti i terreni a
grano".
córe 1.s.f. "coda"; 2.s.m. "cuore"; -re
bbéne, - loc.avv. "indulgente"; -re cane
agg. "duro di cuore"; -re sóreche s.m.
"piantaggine intermedia"; dim. curecjélle.
córecundènde
s.m.
"corcontento":
córecundènde Ddíje l'ajùte. "corcontento
Dio l'aiuta".
córele s.f. "schiena".
córre v.intr. "correre, perdere di
recipiente"; p.p. curse; f. córse; - apprjésse
v.tr. "rincorrere".
Corréa s.f. "Correa (contrada sulla strada
per Santa Maria del Bosco, al di sotto) ".
còrve s.m. "legno a cui è cucito il basto".
cóse 1.s.f. "cosa"; dim. cusarèdde; 2.v.tr.
"cucire"; p.p. cusute.
còsse s.f. "gamba"; dim. cussulédde.
cóteche s.f. "cotenna".
còtte s.m. "cappotto"; dim. cuttecjédde.
cózzeche s.f. "crosta di una ferita,
lattime": figlió, pulízzele bbuóne la cape a
lu criature, se no se fanne re cózzeche.
"ragazza, puliscila bene la testa al
bambino, altrimenti si fa il lattime".
craje avv. "domani"; -a lu juórne avv.
"domani pomeriggio".
crajaròtte avv. "domani a otto";
crajassére avv. "domani sera"; crajmatíne
avv. "domattina": crajmatíne, vire ché àja
fá appríme, ca pó s'adda ìre a mmète, ru
ggrane jé fatte. "domattina, vedi che devi
fare prima, che poi si deve andare a
mietere, il grano è fatto".
crapare s.m. "guardiano di capre".
crape s.f. "capra"; dim.m. crapettjédde;
dim.f. crapettèdde.
crapecciuse agg. "capriccioso"; f.
crapeccióse.
crapicce s.m. "capriccio": Annúcce
finalmènde s'éja luvate lu crapicce re fá nu
viagge a l'Amèreca Bbóna. "Anna
finalmente si è tolto il capriccio di fare un
viaggio negli Stati Uniti".
crástele s.m. "ergastolo": culpévele re
mecírje jé state cundannáte a lu crástele.
"colpevole di omicidio è stato condannato
all'ergastolo".
crenére s.f. "criniera": pe te mandené
bbuóne sóp'a lu cavadde affèrrete a la
crenére. "per mantenerti bene sopra al
cavallo afferrati alla criniera".
crepá v.tr. "screpolare".
crepacóre s.m. "crepacuore": a la
màmme l'adda fá murí re crepacóre, ca la
respónne sèmbe ammalamènde. "alla
mamma la deve far morire di crepacuore
che la risponde sempre malamente".
crepamjénde
nguórpe
s.m.
fig.
"rodimento; - re córe s.m. "crepacuore".
crepazze s.f. " cretto, ragade": n'ascènne
cu re mmane nfósse ra fóre a lu bbalecóne,
se no se fanne re crepàzze. "non uscire con
le mani bagnate fuori al balcone altrimenti
si fanno le ragadi".
crére 1.v.tr. "credere"; 2.s.m. "credo";
p.p. crerute.
crerènże s.f. "credito": jé tròppe chine re
rjébbete e nu ndróve cchiù crerènże. "è
troppo pieno di debiti e non trova più
credito".
crésce v.intr. "crescere, lievitare".
crescènże s.f. "luna crescente": luna,
luna nóve mineme quatte óve, minammílle
nżine ca te fazze li tagliulíne, une a mmé,
une a tté e n'ate a lu figlie re lu rré. "luna
luna nuova, buttami quattro uova,
buttamele in grembo che ti faccio i
tagliolini, uno a me, uno a te, e un altro al
figlio del re"; figlió, nu ngòglie li pupàjne
pe mètte a l'acite a la crescènże. "ragazza,
non raccogliere i peperoni da mettere
sottaceto di luna crescente".
crescetóre s.f. "lievito": vá ra cumma
Marjùcce e fatte rá la crescetóre, ca
rumàne avima ammassá. "vai dalla comare
Maria e fatti dare il lievito che domani
dobbiamo panificare".
cresemá v.tr. "cresimare": a Ppanne
appríme menéve a ccresemá li cristjàne lu
Veśchéve re Bbuvíne e l'ascéveme nnande
mbrecessjóne a lu Castjédde. "a Panni
prima veniva a cresimare le persone il
Vescovo di Bovino e gli andavamo
incontro in processione al Castello".
Crespegnàne s.f. "Crispignano (contrada
nelle vicinanze di Santa Maria del Bosco,
al di sopra)".
crespèlle s.f.pl. "dolce natalizio".
Créta janghe s.f. "Creta bianca (contrada
sulla strada per santa Maria del Bosco)".
cretògne s.f. "terreno cretaceo".
criature 1.s.m. "bambino"; 2.s.f.
"creatura";
criature,
reloc.avv.
"bambinesco"; dim.m. criaturjédde; f.
criaturèdde.
cricche s.f. "combriccola".
crìchele s.m. "gheriglio": rumbe la nóce
e ramme li crìchele. "rompi la noce e
dammi i gherigli".
crijóle s.f. "correggiola, stringa": re
ccrijóle jévene cchiù ffòrte e cchiù
resestènde re li lacce. "le correggiole
erano più forti e più resistenti dei lacci".
crìsce cri loc.avv. "augurare una buona
crescita".
cristjàne s.m. e f. "persona".
crjá v.tr. "creare".
crjànże s.f. "creanza": Chilómbe téne
bbóna crijànże me salute sèmbe quanne
me vére. "Colomba tiene buona creanza mi
saluta sempre quando mi vede".
crjùse agg. "curioso".
cròcche s.m.fig. "gnocco, rebbio della
forca, uomo curvato".
cròcchie s.f. "capannello, crocchio":
nnande a la Nnunżjàte stá na cròcchie re
cristjàne, jame a veré ché jé succjésse.
"davanti all'Annunziata sta un capannello
di persone, andiamo a vedere che è
successo".
cróce s.f. "croce, gruccia per vestiti":
appjénne l'àbbete a la cróce. "appendi
l'abito alla gruccia per vestiti"; pl. cruce;
dim. crucètte.
cróne s.f. "corona": verjétte a zì
Mecalíne nd'a la chjésje cu la cróne
mmane c'ammaccáve rusàrje. "vidi zia
Michelina nella chiesa con la corona in
mano che recitava rosari".
cròneche agg. "cronico": aramáje la
malatíje jé revendáte cròneche, m’agghia
sule abbetuá a lu rulóre. "ormai la malattia
è diventata cronica, mi devo solo abituare
al dolore".
cròśchele s.f.pl. "chicchi di granturco
arrostiti".
cru-cru v.tr. "chiamare il piccione".
crucchè s.f. "crocchetta": a tatà le
piacévene li crucchè re rise, a mmé quidde
re patane. "a papà gli piacevano le
crocchette di riso, a me quelle di patate".
Crucefìsse s.m. "Crocifisso": la sére re
lu Ggiuverì Sande se pòrte mbrecessjóne
lu Crucefìsse. "la sera del Giovedì Santo si
porta in processione il Crocifisso".
crugnale s.m. "alchechengi".
crunżale s.m. "goccia dalla grondaia".
crure agg. "crudo": vire ca ru ppane
c'àje accattáte jé crure e se nghiómme.
"vedi che il pane che hai comprato è crudo
e appesantisce lo stomaco".
cruréle agg. "crudele".
crurìgne agg. "crudigno".
crurìvele loc.avv. "di non facile cottura".
cruscè s.m. "uncinetto".
crùśchele s.m. "fetta di pane tostato
condita con olio e sale.
crustate s.f. "crostata".
cruste s.f. "gruma": accummjénże a
lluvá la cruste a la vótte, jé na fatía
seccande. "comincia a togliere la gruma
alla botte, è un lavoro seccante".
cuccavàje s.f. "civetta": la cuccavàje jé
n'aucjédde re malahúrje e quanne cande jé
cósa bbóna tuccá fjérre. "la civetta è un
uccello di malaugurio e quando canta è
cosa buona toccare ferro".
cucce s.m. "coniglio, cuccia": vá piglie
nu cucce nd'a la stadde, accírele ca ce lu
mangiame musére cu ddòje patane. "vai a
prendere un coniglio nella stalla,
ammazzalo che ce lo mangiamo stasera
con due patate"; Ndò, àje vòglie a ddice "a
ccucce" a lu cane, quidde nu nże mígliche
pe nnjénde. "Antonio, hai voglia a dire "a
cuccia" al cane, quello non si muove per
niente"; -cucce agg. "mogio-mogio": ròppe
ca me respunníje ammalamènde nu nge
salutàmme cchiù, pó me lu verjétte re mení
cucce-cucce. "dopo che mi rispose
malamente non ci salutammo più, poi me
lo vidi venire mogio-mogio".
cùccheme s.f. "cuccuma".
cucchiaráte s.f. "cucchiaiata": míttece
n'ate quatte o cinghe cucchiaráte re paste
a ttubbètte, mèglie ca la rròbbe rèste, no
ca ce vóle. "mettici altre quattro o cinque
cucchiaiate di ditalini, meglio che la roba
resta, non che ci vuole".
cucchiàra s.f. "cazzuola, mestola"; dim.
cucchiarèdde:
"piccola
cazzuola,
cucchiaio di legno, mestolo, cucchiaia".
cucchiàre s.m. "cucchiaio"; dim.
cucchiarjédde.
cucciute agg. "cocciuto": Fònże jé cchiù
cucciute re nu mule. "Alfonso è più
cocciuto di un mulo".
cucènde agg. "cocente, rovente": nu
mbegliá la palètte mmane ca jé cucènde,
mó l'agghi luvate ra sóp'a la vambe. "non
prendere la paletta in mano che è rovente,
ora l‟ho tolta da sopra alla fiamma".
cucenjédde s.m. "picnic": cu re
cumbagne facéveme lu cucenjédde a lu
chiane, lu juórne re Sandu Vite. "con le
compagne facevamo il picnic al piano, il
giorno di San Vito".
cucìvele loc.avv. "di facile cottura".
cucuzzáre, a lu- loc.avv. "gioco delle
cucuzze".
cucuzzjédde s.m. "zucchina".
cuddare s.m. "collare (per arare), giogo
per muli, collare (finimento del cavallo da
tiro)".
cuffjá v.tr. "gabbare".
cufunatúre s.m. "culo grosso".
cuglie s.f. "scroto".
cugne s.m. "cuneo".
cugnètte s.m. e f. "persona vivace e
intraprendente".
cujéte s.f. "quiete": sulamènde lundane
ra la cità se póte truvá la cujéte.
"solamente lontano dalla città si può
trovare la quiete".
culá v.tr. "colare": ru llatte c'à ppurtate
la lattare, appríme re lu vódde l'àja culá.
"il latte che ha portato la lattaia prima di
bollirlo lo devi colare".
culazzjóne s.f. "colazione": facime
culazzjóne e ppó chiane chiane ce ne jame
fóre a zzappá la vigne. "facciamo
colazione e poi piano piano ce ne andiamo
in campagna a zappare la vigna".
cule s.m. "culo"; -a pòppe s.m. "culo
sporgente".
culecá v.tr. "coricare": me cóleche nd'a
stu ljétte cu la Marònne mbjétte, éo vache
pe durmí stache a pperícule re murí, éo
sacce la culecáte nu nżacce l'auzate,
quest'àneme míje te sì raccumannáte. "mi
corico in questo letto con la Madonna in
petto, io vado per dormire sto a pericolo di
morire, io so la coricata non so l'alzata,
quest'anima mia ti sia raccomandata".
Culèdde s.f. "Colella (contrada al di
sotto della Chiesa della Madonna del
Bosco)".
culère s.f. "colera": cu lu culère
murjérne tanda cristjàne. "con il colera
morirono tante persone".
culèreche agg. "mesto": stá culèreche a
mmórte, chisà ché l'éja succjésse e nu ru
vvóle rice. "sta mesto a morte, chissà che
gli è successo e non lo vuole dire".
culíbbrie s.m. "equilibrio": à pperdute lu
culíbbrie e jé azzuppáte ndèrre. "ha
perduto l'equilibrio ed è stramazzato".
culídde s.m. "pannolino per bambino
piegato in quattro".
culíne s.m. "colino".
cullabburá v.intr. "collaborare": pe ffuní
cchiù prjéste stu lavóre, avíma cullabburá
tutte quande nżjéme. "per finire più presto
questo lavoro, dobbiamo collaborare tutti
quanti insieme".
cullane s.f. "collana".
cullarètte s.m. "colletto inamidato della
camicia".
cullasse s.m. "collasso": Peppenjélle
avíje nu cullasse e pe ppóche nu nge
lassàje la pèdde. "Giuseppe ebbe un
collasso e per poco non ci lasciò la pelle".
cullègge s.m. "collegio".
cullehá v.tr. "collegare": culléhete cu
ffràtete cu lu telafóne e ssjénde ché ddice.
"collegati con tuo fratello con il telefono e
senti che dice".
culléhe s.m. e f. "collega".
cullètte s.m. "colletto": Arcuméje
nunn'ascéve maje ra la case sènże lu
cullètte janghe e mbusumáte. "Archimede
non usciva mai dalla casa senza il colletto
bianco e inamidato".
cullucá v.tr. "collocare": l'ànne cullucáte
a repuóse, mó si ca se póte uré la vite si lu
Segnóre l'ajùte. "l'hanno collocato a
riposo, ora si che si può godere la vita se il
Signore l'aiuta".
culme s.m. "stoppia per capanna".
culóre 1.s.m. "colore"; 2. agg. "colorito":
Marònna míje ché culóre janghe ca tjéne!
Ché te face male lu stòmmeche?.
"Madonna mia che colore bianco che tieni!
Che ti fa male lo stomaco?"; pl. culure.
culpevéle agg. "colpevole".
cultevá v.tr. "coltivare": sta nżénghe re
tèrre l'àja cultevá a uórte, tande l'acque la
tjéne. "questo pò di terreno lo devi
coltivare a orto, tanto l'acqua la tieni".
culture s.f. "coltura".
culunnèlle s.m. "colonnello".
culunnètte s.f. "comodino": nd'a la
culunnètte vucíne a tté stanne li pínnele pe
lu male re cape, pigliammílle. "nel
comodino vicino a te stanno le pillole per
il mal di testa, prendimele".
cumanná v.tr. "comandare".
cumannamènde s.m. "comandamento":
tu ca vaje a la urtíne, saje quande sònghe
li cumannamènde?. "tu che vai alla
dottrina,sai quanti sono i comandamenti?".
cumbagne s.m. "compagno"; dim.m.
cumbagnjédde; f. cumbagnèdde.
cumbagníje s.f. "compagnia".
cumbanágge s.m. "companatico".
cumbanjá
v.tr.fig.
"amministrare
equamente il companatico".
cumbare s.m. "compare, padrino": m'à
ffatte ra cumbare re matremònje e ra
ndanne ce sime sèmbe respettáte. "mi ha
fatto da compare di matrimonio e da allora
ci siamo sempre rispettati".
cumbarènże s.f. "comparsa": te l'avésse
vulùte fá veré ché bbèlla cumbarènże à
ffatte mmjézze a nnuje. "te l'avrei voluto
far vedere che bella comparsa ha fatto in
mezzo a noi".
cumbarí v.intr. "comparire, far bella
figura": mó c'accummènże a cumbarí lu
sóle ce ne jame a assulacchjárce a lu
Castjédde. "ora che incomincia a
comparire il sole ce ne andiamo a
soleggiarci al Castello"; p.p. cumbarse.
cumbarjédde s.m. "figlioccio".
cumbarízzje s.m. "comparatico": cúme
nu ru ssapive ca ndra nuje ce stá lu
cumbarízzje? E nno ra mó ma ra mmane a
tataránne!. "come non lo sapevi che tra noi
ci sta il comparatico? E non da ora ma dai
tempi di nonno!".
cumbassatóre s.m. "agrimensore".
cumbassjóne s.f. "compassione": me
facéve cumbassjóne, e l'agghi rate ruje
sòlete pe se ìre a accattá ru ppane. "mi
faceva compassione, e gli ho dato due
soldi per andarsi a comprare il pane".
cumbatte v.intr. "combattere": li suldate
nuóstre jérne a cumbatte pùre a l'Afreche.
"i nostri soldati andarono a combattere
pure in Africa".
cumbattènde
agg.
"combattente":
Vetucce fóje cumbattènde nd'a l’ùtema
uèrre mundjàle. "Vito fu combattente
nell'ultima guerra mondiale".
cumbená v.tr. "combinare": óje lu
tjémbe jé state sèmbe chiuvaríle e nu
nż'éja putute cumbená njénde. "oggi il
tempo è stato sempre piovoso non si è
potuto combinare niente".
cumbenazzjóne s.f. "combinazione": jé
state na bbèlla cumbenazzjóne ca t'agghi
ngundráte pe te rice stu fatte. "è stata una
bella combinazione che ti ho incontrato per
dirti questo fatto".
cumbenetrá v.tr. "compenetrare".
cumbenżáte s.m. "compensato".
cumbènże s.m. "compenso".
cumbète v.intr. "competere": nesciune
póte cumbète cu idde, tutte lu làssene ìre.
"nessuno può competere con lui, tutti lo
lasciano andare".
cumbiatí v.tr. "compatire".
cumbjéte s.f. "compieta (ultima ora
canonica)".
cumbjétte s.m. "confetto".
cumblecá
v.tr.
"complicare":
nu
ngumplecánne cchiù re cóse re cúme
sònghe cumblecáte ggià. "non complicare
più le cose di come sono già complicate".
cumblemènde s.m. "complimento": nu
nfacíte cumblemènde, mangiate quédde ca
vulite. "non fate complimenti, mangiate
quello che volete".
cumblemjénde s.m.pl. "dolci offerti dagli
sposi".
cumbletá v.tr. "completare".
cumbliànne s.m. "compleanno": craje
festéjne lu cumbliànne re Rumíneche,
jàtece se no s’uffènne. "domani
festeggiano il compleanno di Domenico,
andateci altrimenti si offende".
cumbluttá v.tr.intr. "complottare": ànne
cumbluttáte cóndre re mé, ma éo l'agghi
perdunáte
tutte
quande.
"hanno
complottato contro di me, ma io li ho
perdonati tutti quanti".
cumbòste s.f. "peperoni sottaceto".
cumbratóre
s.m.
"compratore,
acquirente"; pl. cumbratúre.
cumbrènżìbbele agg. "comprensibile":
quédde ca rice jé cumbrènżìbbele, ma nu
nge pòzze fá njénde. "quello che dici è
comprensibile, ma non ci posso fare
niente".
cumbrenżjóne s.f. "comprensione": se
nu nge stá cumbrenżjóne, jé nnùtele a
pparlá. "se non ci sta comprensione, è
inutile parlare".
cumbriquele s.f. "combriccola": quiddi
uagliúne avévene furmate na cumbriquele
e ne facévene re tutte li culure. "quei
ragazzi avevano formato una combriccola
e ne facevano di tutti i colori".
cumbrumésse s.m. "compromesso":
cambe re cumbrumésse sacce cúme face.
"vive di compromessi non so come fa".
cumbrumétte v.tr. "compromettere": nun
me cumbrumétte ca tènghe quatte figli ra
rá a ccambá. "non mi compromettere che
tengo quattro figli da dare a campare".
cumburtamènde s.m. "comportamento".
cúme avv. "come": mange cúme a nu
lupe, statte attjénde ca t'affuóche. "mangi
come un lupo, stai attento che ti affochi"; se métte s.m. "cognome": me l'ànne
presendáte ajére mmjézze a la strare, ma
n'agghi capite cúme se métte. "me l‟hanno
presentato ieri in mezzo alla strada, ma
non ho capito il cognome".
cumetive s.f. "comitiva": sta staggióne
agghi viste a lu Castjédde na cumetive re
furastjére, attasce ra ndó sònghe menute!.
"quest'estate ho visto al Castello una
comitiva di forestieri, chissà da dove sono
venuti!".
cumízzje s.m. "comizio": l'ata sére vénne
nu reputáte a tené nu cumízzje abbasce a
la tavèrne. "l'altra sera venne un deputato a
tenere un comizio giù alla taverna".
cummare s.f. "comare, madrina": vuó
sapé chi m'à ffatte la cummare re
créseme? Zíjme, la sóre re mamme. "vuoi
sapere chi mi ha fatto la comare di
cresima? Mia zia, la sorella di mamma".
cummarèdde s.f. "figlioccia".
cummatte v.tr. "avere a che fare con
qualcuno o qualcosa".
cummeletà s.f. "comodità": nu nd'àja
spacenżjá pe nnjénde cu tutte ste
cummeletà ca tjéne. "non ti devi
spazientire per niente con tutte queste
comodità che tieni".
cummènde s.m. "convento": tanda
tjémbe fá ce stéve lu cummènde cu li
muónece vucine a la chjésje re la Marònne
re lu Vòśche, mó jé abbandunáte. "tanto
tempo fa ci stava il convento con i monaci
vicino alla chiesa della Madonna del
Bosco, ora è abbandonato".
cummení v.intr. "convenire".
cummenjénże s.f. "convenienza": stache
citte pe cummenjénże, se no chi me
mandenésse a ddice quédde ca sacce. "sto
zitto per convenienza, altrimenti chi mi
manterrebbe a dire quello che so".
cummersá v.intr. "conversare".
cummersazzjóne s.f. "conversazione".
cummétte v.tr. "commettere": ché me
vuó fá cummétte n’umecírje. Agghi
pacjénże, vattinne ljévete ra nande a
l’uócchie míje. "che mi vuoi far
commettere un omicidio? Abbi pazienza,
vattene, levati davanti ai miei occhi".
cummíche pron.pers. "meco".
cummínge v.tr. "convincere": cu re
pparóle nu me cummínge, ce vuónne li
fatte. "con le parole non mi convinci, ci
vogliono i fatti"; p.p. cummínde.
Cummùne s.m. "Comune, Municipio":
appríme lu Cummùne stéve nd'a lu viche
ca parte ra li quatte candune e arrive a la
chiazze re sópe. "prima il Comune stava
nel vicolo che parte dai quattro cantoni e
arriva alla piazza di sopra".
cummunecá v.tr. "comunicare".
cummuóve v.tr. "commuovere": mó ca te
riche stu fatte nu nd'àja cummuóve. "ora
che ti dico questo fatto non ti devi
commuovere"; p.p. cummòsse.
cummuvènde agg. "commovente".
cumò s.m. "comò": stipe sse ccarte nd'a
lu prime terratúre re lu cumò, ca ndó l'ate
stanne re lenżóle. "conserva queste carte
nel primo cassetto del comò, che nell'altro
ci stanno le lenzuola".
cundá v.tr. "contare": re vvòte ca me sì
menute a truvá, se puónne cundá sóp'a re
ddéte. "le volte che mi sei venuto a trovare,
si possono contare sulle dita".
cundabbeletà s.f. "contabilità": pe ttené
bbuóne
quéssa
cundabbeletà
t'àja
scervellá numunne. "per tenere codesta
contabilità ti devi scervellare molto".
cundagge s.m. "contagio".
cundale s.m. "quintale, misura di peso da
Kg. 100".
cundande agg. e s.m. "contante":
ngraziarDdíje m'ànne pahate ngundande,
st’argià me servévene pròpje. "grazie a
Dio mi hanno pagato in contanti, questi
soldi mi servivano proprio".
cundandézze s.f. "contentezza".
cundanná v.tr. "condannare".
cundànne s.f. "condanna".
cundatíne s.m. "contadino".
cundatóre s.m. "contatore".
cunde s.m. "conto, fatto, racconto": mó
véne Natale facime re ppéttele e cartellate,
ce re mmangiáme cu lu musse unde, ròppe
Natale facime li cunde. "ora viene Natale
facciamo le frittelle e cartellate, ce le
mangiamo con il muso unto, dopo Natale
facciamo i conti"; dim. cundecjédde.
cundegnúse agg. "contegnoso": nun
facènne lu cundegnúse ca qquá stame ndra
nuje. "non fare il contegnoso che qui
stiamo fra noi".
cundemblá v.tr. "contemplare".
cundènde agg. "contento": cundènde
idde, cundènde tutte. "contento lui,
contenti tutti".
cundenuá v.tr. "continuare".
cundésse s.f. "contessa".
cundezzjóne s.f. "condizione": nunn'éja
ngundezzjóne re fá ssu lavóre, nunn'éja
capace. "non è in condizioni di fare questo
lavoro, non è capace".
cundíneve agg. "continuo": la fatía
cundíneve, stracche. "il lavoro continuo,
stanca";
cundíneve,
reloc.avv.
"continuamente".
cundrabbánde s.m. "contrabbando": à
vennute quédda rròbbe re cundrabbánde.
"ha venduto quella roba di contrabbando".
cundracambjá v.tr. "contraccambiare": a
lu mumènde nu nżacce cúme agghia
cundracambjá nu favóre gruósse ca m'à
ffatte. "al momento non so come devo
contraccambiare un grosso favore che mi
ha fatto".
cundraddíce v.tr. "contraddire": l'àdda
sèmbe cundraddíce, maje na vóte ca lu rá
raggióne. "lo deve sempre contraddire,
mai una volta che gli dà ragione".
cundraffá
v.tr.
"contraffare":
à
cundraffátte la firme re lu patre e mó
quiddu puverjédde se tróve cu re spadde a
lu mure. "ha contraffatto la firma del padre
e ora quel poveretto si trova con le spalle
al muro".
cundrare s.f. "contrada".
cundrarjá v.tr. "contrariare".
cundràrje agg. "contrario": pó féce ru
ccundràrje re quande avéve ritte. "poi fece
il contrario di quanto aveva detto".
cundrattá v.tr.intr. "contrattare".
cundrattjémbe s.m. "contrattempo".
cundravenżjóne s.f. "contravvenzione":
jttàje na nżénghe re munnézze ra fóre,
passàje lu uàrdje e me féce la
cundravenżjóne.
"buttai
un
pò
d‟immondizia all'esterno, passò la guardia
e mi fece la contravvenzione".
cundrebbuí v.intr. "contribuire": avima
cundrebbuí tutte quande, se no la féste
nunn'arrjésce
bbóne.
"dobbiamo
contribuire tutti quanti, altrimenti la festa
non riesce bene".
cundróre
s.f.
"meriggio,
primo
pomeriggio": a la cundróre nunn'àja fatjá,
ma t'àja repusá. "al primo pomeriggio non
devi lavorare, ma ti devi riposare".
cundrullá v.tr. "controllare".
cunduórne s.m. "contorno".
cunésse
s.f.
"nespola
(colpo),
scorreggia".
cunfàrse v.rifl. "confarsi": quisse mòde
ca tjéne nu nże cunfànne a nnuje. "codesti
modi che tieni non si confanno a noi".
cunfenánde p.pr. e agg. "confinante".
cunferá v.tr. "confidare": statte attjénde,
nu nde cunferá cu Marjùcce ca jé
vóccapèrte. "stai attento non ti confidare
con Maria che è una persona che ridice
tutto ciò che ha visto e sentito".
cunferènże s.f. "confidenza": nu ndènne
cunferènże a Mengúcce se no se piglie la
mane cu tutte lu vrazze. "non dare
confidenza a Domenico altrimenti si
prende la mano con tutto il braccio".
cunfermá v.tr. "confermare": pe
cunfermá ca vjéne fàmmele sapé ndjémbe.
"per confermare che vieni fammelo sapere
in tempo".
cunfessiuníle s.m. "confessionale":
appríme nd'a la chiésje re Panne ce
stévene quatte cunfessiuníle". "prima nella
chiesa di Panni ci stavano quattro
confessionali".
cunfessóre s.m. "confessore".
cunfjétte
s.m.
"confetto";
dim.
cunfettjélle.
cunfìne s.m. "confine": pe vveré bbuóne
lu cunfìne avima métte re termenére. "per
vedere bene il confine dobbiamo mettere i
cippi terminali".
cunfìtte s.m. "convitto": l'ànne misse
nd'a lu cunfìtte, sòlete spjénnene, ma sule
accussì stanne spenżeráte. "l‟hanno messo
nel convitto, soldi spendono, ma solo così
stanno spensierati".
cunfónne v.tr. "confondere": statte citte
e nun me cunfónne cu qquésse chiacchjére.
"stai zitto e non mi confondere con queste
chiacchere".
cunfrónde s.m. "confronto".
cunfrundá
v.tr.
"confrontare,
incocciare": àja cunfrundá sti rucumènde e
vire ca sònghe tutteèdduje taléccquále.
"devi confrontare questi documenti e vedi
che sono ambedue identici".
cunfurtá v.tr. "confortare".
cunfuse agg. "confuso".
cungegná v.tr. "congegnare": l’ànne
sapute cungegná ssa pazzíje quase quase
me
l’ammuccáve.
"l‟hanno
saputo
congegnare bene questo scherzo, quasi
quasi me lo credevo".
cungeljá v.tr. "conciliare": quanne
m’assètte vucine a lu fucuríle la vambe me
cùngílje lu suónne. "quando mi siedo
vicino al focolare la fiamma mi concilia il
sonno".
cungendrá v.tr. "concentrare": stàteve
citte ca pe ffá stu lavóre m’agghia
cungendrá. "statevi zitti che per fare
questo lavoro mi devo concentrare".
cungepí v.tr. "concepire".
cungerá v.tr. "congedare": ròppe
receròtte mise re suldate mó l’ànne
cungeráte. "dopo diciotto mesi di soldato
l‟hanno congedato".
cungére s.m. "congedo".
cungertá v.tr. "concertare".
cungertíne s.m. "concertino": a lu
spusalízzje re Mariianníne chiamárene
tutteèdduje li cungertíne. "allo sposalizio
di Marianna chiamarono ambedue i
concertini".
cungèsse p.p. "concesso": ammésse e nu
ngungèsse ca rice la veretà e chi te vóle
crére?. "ammesso e non concesso che dici
la verità e chi ti vuole credere?".
cungètte s.m. "concetto": re l’amecízzje
tója n’agghia avute sèmbe nu bbuóne
cungètte. "della tua amicizia non ho avuto
sempre un buon concetto".
cunghe s.m.pl. "pasta fatta in casa
(linguaggio dei bambini)".
cunghiùre v.tr. "concludere": parlame e
pparlame ra tanda tjémbe sènża cunghiùre
njénde. "parliamo e parliamo da tanto
tempo senza concludere niente"; p.p.
cunghiute.
cungiliatóre s.m. "conciliatore": pàtreme
avíje la nnòmene re cungiliatóre pe
òtt’anne. "mio padre ebbe la nomina di
conciliatore per otto anni".
cungìme s.f. "concime".
cungiùre s.f. "congiura": jé na cungiùre
cóndre re nuje, ma ché ve site ammattúte?.
"è una congiura contro di noi, ma che vi
siete ammattiti?".
cungjérte s.m. "concerto, corredo da
letto": a re ffiéste patrunále la bbande re
Panne face cungiérte mmjézze a la chiazze.
"alle feste patronali la banda di Panni fa il
concerto in mezzo alla piazza".
cunglusjóne s.f. "conclusione": mó
meníme a la cunglusjóne, vjéne o nun
vjéne a mangiá cu nnuje?. "ora veniamo
alla conclusione. vieni o non vieni a
mangiare con noi?".
cungòrdje s.f. "concordia": stéve na
cungòrdje nd’a quédda famíglie ca
t’ascève lu jate!. "stava una concordia in
quella famiglia che ti veniva la voglia!".
cungórse s.m. "concorso".
cungréha s.f. "congrega": a Ppanne ce
stá la cungréha re lu Sacramènde. "a
Panni ci sta la congrega del Sacramento".
cunguíste s.f. "conquista": Ndenjùcce jé
nu bbèllu uaglióne cu l’uócchie a la
frecagnóle e nu nge mànghene re
cunguíste. "Antonio è un bel ragazzo con
gli occhi maliziosi e non ci mancano le
conquiste"
cungurdá v.tr. "concordare".
cùnnele s.f. "culla": lu criature l’àja
abbetuá a stá nd’a la cùnnele no mbrazze
se no li suvrízzje chi te re face?. "il
bambino lo devi abituare a stare nella culla
non in braccio altrimenti i servizi chi te li
fa?"; cùnnele, a la- loc.avv. "ripiglino".
cunnescénne v.intr. "condiscendere": nu
ngunnescénne a quédde ca te rice nepútete
ca te truóve mmjézze a li mbruóglie. "non
condiscendere a quello che ti dice tuo
nipote che ti trovi in mezzo agli imbrogli".
cunnètte v.tr. "connettere": quann’é ca
parle n’arrjésce a cunnètte pròpje pe
nnjénde. "quand‟è che parli non riesci a
connettere proprio per niente".
cunnumíje s.f. "economia": se vulime ìre
nnanże avima fá sule cunnumíje. "se
vogliamo andare avanti dobbiamo fare
solo economia".
cunvessá v.tr. "confessare".
cunvjétte s.m. "confetto".
cunżá v.tr. "condire"; p.p. cunżate.
cunżacrá v.tr. "consacrare".
cunżapévele agg. "consapevole": jé
cunżapévele re l’arróre suje ma nu re
vvóle rá a ccapí a l’atu frate. "è
consapevole del suo errore ma non lo
vuole dare a capire all‟altro fratello".
cùnże s.m. "pila di fiscoli sotto la
pressa".
cunżederá v.tr. "considerare": prime re
te métte rinde a quéssa setuazzjóne àja
cunżederá ru bbuóne e ru triste. "prima di
metterti dentro a questa situazione devi
considerare il buono e il triste".
cunżegliá v.tr. "consigliare".
cunżégne s.f. "consegna".
cunżendí v.intr. "consentire".
cunżènże s.m. "consenso": Marjètte
ròppe c’avíje lu cunżènże ra li ggenitúre,
se spusàje cu Marcúcce. "Maria dopo che
ebbe il consenso dai genitori, si sposò con
Marco".
cunżèrve s.f. "conserva, salsa (al
pomodoro)": cummà, la cunżèrve re
pumberóre, la fazze assucá nd’a re
spasètte a lu sóle, lu mbicce jé ca spisse
s’adda ruvutá. "comare, la conserva di
pomodoro la faccio asciugare nei piatti
grandi al sole, il fastidio è che spesso si
deve girare".
cunżiglie s.m. "consiglio": mó vatte
cùleche, craje me raje na respòste ca la
nòtte pòrte cunżiglie. "ora vai a coricarti,
domani mi dai una risposta che la notte
porta consiglio".
cunżime s.m. "condimento": sóp’a li
maccarúne mìttece assàje cunżime ca me
vòglie alleccá li bbaffe "sui maccheroni
mettici assai condimento che mi voglio
leccare i baffi".
cunżiste v.intr. "consistere": allecuórdete
ca lu lavóre nuóste cunżiste c’avima zappá
ra la matine a la nèura sére. "ricordati che
il nostro lavoro consiste che dobbiamo
zappare dalla mattina alla notte fonda";
p.p. cunżestùte.
cunżóle s.f. "consolle".
cunżòrte s.m. "consorte".
cunżòrzje s.m. "consorzio": nd’a lu
perjéte re la uèrre funżiunáve lu cunżòrzje
pe la raccòvete re ggrane, ggranerínje e
uóglie. "nel periodo della guerra
funzionava il consorzio per la raccolta del
grano, granturco, e olio".
cunżuhuènże s.f. "conseguenza".
cunżulá v.tr. "consolare".
cunżultá v.tr. "consultare": nun facènne
a ccapuócchie t’àja appríme cunżultá cu
màmmete e ffràtete. "non fare a casaccio ti
devi prima consultare con tua madre e tuo
fratello".
cunżumá v.tr. "consumare"; p.p.
cunżumáte.
cunżume s.m. "consumo": si nu nże
mandène lu cunżùme, s’appezzendísce
prjéste. "se non si mantiene il consumo,
s'impoverisce presto".
cunżuóle s.m. "consolo": nu me creréve
ca sòremacucíne me purtave lu cunżuóle,
s’éja pegliate tanda fastirje. "non mi
credevo che mia cugina mi portava il
consolo, si è presa tanto fastidio".
cuócce s.m. "coccio"; -melóne s.m.
"testa calva"; -re la munnézze s.m.
"pattumiera"; -vjécchie s.m.pl. "anticaglia";
dim. cuccetjédde.
cuócchile 1.s.m. "guscio"; 2.s.m.pl.
"soldi"; s.f.pl. còcchile.
cuóciammílle loc.avv."cucinameli".
cuódde s.m. "collo"; -re lu pére s.m.
"caviglia": Chilómbe s’éja surrutáte lu
cuódde re lu pére mangíne, carènne pe re
ścale. "Colomba si è slogata la caviglia
sinistra cadendo per le scale".
cuónże s.m. "misurino d‟olio nel
frantoio".
cuóppe s.m. "calta, cartoccio": me
rialàrene nu cuóppe re cerase, jévene re
pprime, re pegliàje aggradíte. "mi
regalarono un cartoccio di ciliegie, erano le
prime, le gradii"; -re gelate s.m. "cono
gelato"; dim. cuppetjédde; dim. cuppetjédde
re gelate.
cuórje s.m. "cuoio, pelle coriacea": téne
lu cuórje tuóste, mmjate a idde. "tiene la
pelle coriacea, beato lui".
cuórne s.m. "corno"; sf.pl. ccòrne; dim.
curnidde, curnecjédde.
cuórpe s.m. "corpo, pancia, tronco".
Cuórpesdòmene s.m. "Corpus Domini".
cuórve s.m. corvo.
cuózze s.m. "dorso occhio dell‟accetta,
costola di un coltello, gobba".
cupaggiá v.tr. "equipaggiare": staje
cupaggiáte bbuóne andó àja ìre a spalá la
néve?. "stai molto equipaggiato dove devi
andare a spalare la neve?".
cupe 1.s.m. "alveare"; pl. cùpere: lu
mméle l’accattáje ra Petrúcce ca tène fóre
numunne re cùpere. "il miele lo comprai
da Pietro che tiene in campagna molti
alveari"; 2.s.f. "Valle Cupa (contrada sulla
strada per i Salaconi)".
cupèrte s.f. "coperta"; -re péle re
cunìglie s.f. "coperta di lana": dim.
cupertèdde.
cupetáre s.m. "venditore di torrone".
cupéte s.f. "torrone".
cupjá v.tr. "copiare".
cupjérchie s.m. "cocchiume ,coperchio";
dim. cuperchjédde.
cuppetjélle s.m. "farfara".
cuppine
s.m.
"ramaiolo";
dim.
cuppenjédde.
cuppulécchie s.f.dim. "cuffietta".
cuppulóne s.m. "peperone grosso".
curadde s.m. "corallo".
curagge s.m. "coraggio": avima avé
curagge p’affrundá ògne ccóse bbèlle o
bbrutte. "dobbiamo avere coraggio per
affrontare ogni cosa bella o brutta".
curaggiúse agg. "coraggioso": n’agghi
viste a nnesciune accussì curaggiúse
cúm’a tté. "non ho visto nessuno così
coraggioso come te".
curàtele s.m. "massaio".
curdèlle s.f. "cordicina".
curdóne s.m. "cordiglio, cordone"; dim.
curdungíne.
curjàndele s.m. "coriandolo".
curine s.m. "groppiera".
curiusá v.intr. "curiosare": fatte li fatte
tuje, nu menènne a curiusá nd’a la case
nòste. "fatti i fatti tuoi, non venire a
curiosare nella nostra casa".
curnate s.f. "cornata".
curnecióne s.m. "cornicione": lu
curnecióne jé sfrabbecáte, nun vire ca se
ne care a ppjézze?. "il cornicione è
disfatto, non vedi che se ne cade a pezzi?".
curnice s.f. "cornice".
curnute agg. "cornuto".
curpètte s.m. "corpetto".
curre curre loc.avv."corri corri".
currègge v.tr. "correggere": lu majéste
m’adda currègge lu téme, puó èsse c’agghi
nu vóte bbuóne. "il maestro mi deve
correggere il tema, può essere che ho un
buon voto"; -, nu nże póte- loc.avv.
"incorreggibile".
curréje s.f. "cinghia".
currènda lètteche s.f."corrente elettrica".
currènde s.m. e agg. "corrente": míttele
a ccurrènde re tutte, sule accussì se póte
recide. "mettilo a corrente di tutto, solo
così si può decidere".
currespónne v.intr. "corrispondere": stu
rulóre a lu pjétte currespónne addréte a re
spadde. "questo dolore al petto corrisponde
dietro alle spalle".
curréte s.m. "corredo".
currettézze s.f. "correttezza": à ttenute la
currettézze re me nvetá, ma nu nge pòzze
ìre a la fèste. "ha tenuto la correttezza di
invitarmi, ma non ci posso andare alla
festa".
curretúre s.m. "corridoio".
currjére s.f. "corriera": stammatíne
stévene póche persune abbasce a la
tavèrne a aspettá la currjére, l’ate jévene
nghianate a lu Castjédde. "stamattina
stavano poche persone giù alla taverna ad
aspettare la corriera, gli altri erano saliti al
Castello".
currígge v.tr. "correggere una persona".
curríve p.p. e agg. "deluso": jé rumaste
curríve pecché nunn’éja arruváte pe
pprime a la córse. "è rimasto deluso
perché non è arrivato per prima alla corsa".
currómbe v.tr. "corrompere".
curte agg. "corto".
curteddáte s.f. "coltellata".
curtèdde s.f. "coltella".
curteddjá v.tr. "accoltellare".
curteggiá v.tr. "corteggiare".
curtéhe s.m. "corteo": quanne spusárene
Ggenuvèffe e Ddiaróre, lu curtéhe jéva
luónghe ra vucine a l’arche a li quatte
candune. "quando si sposarono Genoveffa
e Teodoro il corteo era lungo da vicino
all‟arco ai quattro cantoni".
curtellácce s.m. "squartatoio".
curtesíje s.f. "cortesia": pe curtesíje,
famme parlá appríme a mmé e pó me rice
quédde ca vuó. "per cortesia, fai parlare
prima me e poi mi dici quello che vuoi".
curtjédde s.m. "coltello, trincetto (arnese
del calzolaio)"; -a ścatte s.m. "coltello a
serramanico"; -tagliate, a- loc.avv. "ai ferri
corti"; dim. curteddúzze.
curunáre s.f. "donna sfaccendata e
perditempo".
curunjá v.intr. "andare in giro".
curvache s.f. "cloaca".
cuscenáte s.f. "guancialata": frate míje
se nu nde stàje fitte, te ścaffe na cuscenáte
ngape. "fratello mio se non ti stai fermo, ti
schiaffo una guancialata in testa".
cuscenètte s.m. "guancialino, spallina,
tampone": vire ca sóp’a lu cuscenètte
stanne numunne r’àquere, ciuótte e suttile,
scigli tu. "vedi che sopra al guancialino
stanno molti aghi grossi e sottili, scegli tu";
vire ca sóp’a lu cuscenètte àja métte l’atu
nghiòstre. "vedi che sopra al tampone devi
mettere l‟altro inchiostro".
cuscenżjùse agg. "coscienzioso".
cuscjénże s.f. "coscienza": míttete la
mane sóp’a la cuscjénże e ppó parle.
"mettiti la mano sopra alla coscienza e poi
parla".
cuscíne s.f.pl. "guanciale"; pl. cuscéne;
dim. cuscenjédde.
cusecché cong. "cosicché": nu nżacce
njénde, cusecché nun me sènde re me
ndrumétte. "non so niente, cosicché non mi
sento di intromettermi".
cusetóre s.m. "sarto"; f. cusetríce.
cusetùre s.f. "cucitura".
cussóne s.m. "coscia".
custá v.intr. "costare": quédda rròbbe
véne a custá parícchie. "quella roba viene
a costare parecchio".
custatá v.tr. "constatare".
custetuzzjóne s.f. "costituzione": Sèppe
téne na custetuzzjóne rébbele, s’adda stá
attjénde a lu fridde. "Giuseppina tiene una
costituzione debole, si deve stare attenta al
freddo".
custjóne s.f. "questione": luvame ra
mjézze la custjóne e rrestame amice
cúm’appríme. "togliamo di mezzo la
questione e restiamo amici come prima".
custòre s.m. (fig.) custode".
custringe v.tr. "costringere": nu lu pòzze
custringe, se vóle mení àdda mení ra sule.
"non lo posso costringere, se vuole venire
deve venire da solo".
custruí v.tr. "costruire": s’ànna custruí
paricchie case e ché se vère la víje?. "si
devono costruire parecchie case e che si
vede la via?".
custurí v.tr. "custodire": s’adda custurí
la case quanne manghe lu padróne. "si
deve custodire la casa quando manca il
padrone".
cute cutà v.tr. "chiamare la gallina".
cutedjàne agg. "quotidiano".
Cutìzze s.m. "Cotizzi (contrada sulla
strada per Accadia vicino al Bosco),
terreno di 8 are".
cuttíche pron.pers. "teco": crajmatíne, ce
ne meníme cuttíche a Bbuvíne. "domattina,
ce ne veniamo teco a Bovino".
cuttóne s.m. "cotone": s’accummènże a
ssènde lu fridde, léva re lenżóle re cuttóne
e mitte quédde re fustàggene. "si
incomincia a sentire il freddo, togli le
lenzuola di cotone e metti quelle di
flanella".
cutture s.f. "cottura".
cutugne s.m. "cotogno".
cutulá v.intr. "dondolare, guazzare,
traballare": feglió fatte rá l’óva fréśche,
vire appríme se còtelene. "figliola fatti
dare le uova fresche, vedi prima se
guazzano"; a sta sègge pe nu la fá cutulá
l’àja accunżá li pjére. "a questa sedia per
non farla traballare devi aggiustare i
piedi"; -la cape v.tr. "scrollare la testa".
cutuljénde agg. "traballante".
cuvá v.tr.intr. "covare": la vòcchele adda
cuvá r’óve venderùje juórne. "la chioccia
deve covare le uova ventidue giorni".
cuzjénde s.m. "quoziente": mó fá la
pròve e accussì vire se lu cuzjénde jé satte.
"ora fai la prova e così vedi se il quoziente
è esatto".
cuzzàmmere s.m. "gobbo".
cuzzarjédde s.m. "gobbo".
cuzzechélle s.f. "crosticina di una ferita".
cuzzecóne s.m. "taccagno".
cuzzètte s.m. "nuca": s’abbuścàje nu
pùjne addréte a lu cuzzètte. "si buscò un
pugno dietro alla nuca".
cuzzulédde s.f.pl. "lumache (pasta
alimentare)".
dà avv. "là".
dabbasce avv. "dabbasso,
laggiù": cu ste ccòsse ca me
fanne male, p'arruvá ddabbasce
ce vóle paricchie tjémbe. "con queste
gambe che mi fanno male, per arrivare
laggiù ci vuole parecchio tempo".
ddabbecíne avv. "là vicino".
ddaddínde avv. "là dentro".
ddaddréte avv. "là dietro".
ddaffóre avv. "là fuori".
ddammónde avv. "là sopra".
ddassópe avv. "là sopra, lassù".
ddattuórne avv. "là intorno".
ddecchiù, ru- loc.avv. "supero".
dderrupe, a- loc. avv. "a precipizio".
ddice v.tr. "dire"; ddirecille: "dircelo";
ddice, a- loc.avv. "a dire".
Ddíje s.m. "Dio": ajùtete ca Ddíje
t'ajute. "aiutati che Dio ti aiuta".
Ddíjnelibbere loc.avv "Dio ne liberi".
ddó avv. "lì".
ddóche avv. "costà e costì".
ddóddinde avv. "lì dentro"
ddóse s.f. "dose": nd'a la menèste àja
métte na ddóse juste re sale. "nella verdura
devi mettere una dose giusta di sale".
ddréte avv. "dietro": -pe ddréte s.m.
"percorso periferico": sònghe menute pe
ddréte pe ddréte, nun m'à viste nesciune.
"sono venuto per il percorso periferico,
non mi ha visto nessuno".
ddu agg.dim. "quello": pl.ddi; f.sing.
dda; pl. dde
dduje agg.num.card. "due"; f. ddòje.
deciaríje s.f. "diceria": quédda feglióle
téne na bbrutta deciaríje, peró nu nże face
nné janghe e nné rrósse. "quella ragazza
tiene una brutta diceria, però non si fa né
bianca e né rossa".
delecitése s.m. "delicetese"; pl. delecitíse
"abitanti di Deliceto".
derrùpe s.m. "dirupo": vire andó mitte li
pjére ca cchiù addà stá nu derrùpe. "vedi
dove metti i piedi che più in là sta un
dirupo".
derrùtte s.m. "rutto".
D
destemònje s.m. "testimone": statte
attjénde mó ca vaje a ffá lu destemònje, rí
tutte la veretà. "stai attento ora che vai a
fare il testimone, dì tutta la verità".
destemunjá v.tr. "testimoniare".
desulazzjóne s.f. "desolazione": appríme
pe ffóre se ngundrávene tanda cristjàne,
ma mó nu nże vére nesciune, jé pròpje na
desulazzjóne. "prima per la campagna si
incontravano tante persone, ma ora non si
vede nessuno, è proprio una desolazione".
Diasille s.m. "Dies irae": lu Diasille jé
candate ra l'acciuprèute lu juórne re re
ssèquje. "il Dies irae è cantato
dall'arciprete il giorno delle esequie".
dindin voce onom. "tintin": curre Mariù,
va apre la pòrte, nu nżjénde lu dindin re lu
cambanjédde re lu mule, sarrá pràtete ca
s'arretíre. "corri Maria, vai ad aprire la
porta non senti il tintin del campanello del
mulo, sarà tuo padre che si ritira".
dindò s.m. "dindon": lu dindò re quédda
cambane m'à nżurdute re ggurécchie. "il
dindon di quella campana mi ha assordato
le orecchie".
dòndò s.m. "altalena".
drummetàrje s.m. "dromedario": lu
drummetàrje, uaglió, téne une o ruje
cuózze?. "il dromedario, ragazzo, tiene uno
o due gobbe?".
dunżélle s.f.pl. "tonsille".
duttóre s.m. "dottore": mufalànne
Mecalúcce jé revendáte duttóre. "l'anno
scorso Michele è diventato dottore".
80
È
bbeche s.f. "epoca": stame
attraversánne n'èbbeche reffícele.
"stiamo attraversando un'epoca
difficile".
ébbete agg. "ebete": sí pròpje n'ébbete.
"sei proprio un ebete".
èbbíve inter. "evviva": sendjétte ra case
l'èbbíve ca arruvávene ngjéle, facjérne
fèste pe lu figlie. "sentii da casa gli evviva
che arrivavano in cielo, fecero festa per il
figlio".
èccquece avv. "eccoci".
édde pron.pers. "essa, lei": vá ra édde e
ricce tutte cóse. "vai da lei e dicci tutte le
cose".
ègrègge agg. "egregio": feglió, mó
c'accummjénże a ścrive sse lìttere mìttece
appríme ègrègge e ppó lu nnóme.
"ragazza, ora che inizi a scrivere codeste
lettere mettici prima egregio e poi il
nome".
Èlece s.f. "Elice (contrada sulla strada
per Bovino, sulla sinistra, in curva al
muraglione)".
èmbè cong. "ebbene": èmbè, ché ce
pòzze fá?. "ebbene, che ci posso fare?".
èndráte s.f. "ingresso".
énghie v.tr. "empire".
énnece s.m. "endice": tenime sèmbe
l'énnece nd'a lu nire pe fá fá r'óve a re
ggaddíne. "teniamo sempre l'endice nel
nido per far fare le uova alle galline".
éo pron.pers. "io": pàtreme e éo tenime
la stessa facce, ce assemegliáme numunne.
"mio padre e io teniamo lo stesso viso, ci
assomigliamo molto".
èrére s.m. "erede": Custánże jé state lu
sule èrére re tutta quédda pruprjétà.
"Costanzo è stato il solo erede di tutta
quella proprietà".
érmece s.m. "coppo, embrice"; pl.
ìrmece: cu lu terramóte re vjénde c'à
tterate ajére se sònghe rutte numunne re
ìrmece. "con il terremoto di vento che ha
tirato ieri si sono rotti molti embrici".
érpice s.m. "strascino".
èrre s.f. "edera"; pl. ghèrre.
érva mèdeche s.f. "fieno greco".
èrve s.f. "erba"; -allambáte s.f. "erba
bruciata"; -cimecégne s.f. "stachys"; -re
l'anghjàte s.f. "camedrio"; -re la tósse s.f.
"acetosa"; -re li cadde s.f. "ombelico di
Venere"; -re lu latte s.f. "gallio"; -re lu
talepíne s.f. "piantaggine maggiore"; -re
mure s.f. "parietaria"; -re sannecóla s.f.
"sanicola".; -resenáte s.f. "erba che si va
perdendo"; -ścumate s.f. "erba bruciata".
éśche s.f. "esca (materia vegetale)"; -re
córte s.m. e f. "persona incline a far
causa".
èsèmbje s.m. "esempio".
èsse v.intr. "essere"; p.p. state.
81
á v.tr. "fare"; -a ppjézze v.tr.
"dilaniare"; -abbré v.tr.intr. "far
finta, simulare": quanne me
ngóndre cu Fònże face abbré ca
nun me vére pe nun me salutá. "quando mi
incontro con Alfonso fa finta che non mi
vede per non salutarmi"; -allite v.tr.
"litigare"; -allungá lu cuódde v.tr. "far
aspettare lungamente"; -bbèlle v.tr.
"abbellire"; p.p. fatte bbèlle; -cale e àuze
v.tr. fam. "sbollentare": quissi pumberóre
falle cale e àuze, pó spjéddele e mittele
nd'a li bbuccacce. "codesti pomodori falli
sbollentare, poi spellali e mettili nei
barattoli di vetro"; -cchiù ggruósse v.tr.
"ingrandire": míttete l'acchjàle e vvire ca
lu ścritte face cchiù ggruósse. "mettiti gli
occhiali e vedi che lo scritto è ingrandito";
-celí celí v.tr. "cinguettare": vulésse ròrme
na nżénghe re cchiù a la matine ma
l'aucjédde fanne celí celí e me réscetene.
"vorrei dormire un po‟ di più alla mattina
ma gli uccelli cinguettano e mi svegliano";
-cenjére v.tr. intens. "rammollire"; -chine
fine a l'urle v.tr. non com. "rabboccare"; ciuótte v.tr. "ingrassare"; f. - ciòtte; -e sfá
v.tr. "fare e disfare"; -fòrte v.tr.
"spalleggiare": nu ndéne cchiù l'amíce ca
lu fanne fòrte, peqquésse s'éja ammusciàte.
"non ha più gli amici che lo spalleggiano,
perciò si è ammosciato"; -janghe v.tr.intr.
"sbiancare"; -l'amóre v.tr. "amoreggiare":
jé nu mesarjédde ca Felúcce face l'amóre
cu Tresúcce ma ce crére póche ca dure
alluónghe. "è un mesetto che Raffaele
amoreggia con Teresa ma ci credo poco
che dura a lungo"; -l'ausjédde v.tr.
"abbicare": mó ca funísce r'ammunduná re
ggrègne, míttene trènde o quarandaròje pe
ffá l'ausjédde. "ora che finisci di
ammucchiare le biche, mettine trenta o
quarantadue per abbicare"; -la cape v.tr.
"pettinare"; -la fatture v.tr. "affatturare":
Mecalíne à dditte ca lu figlie nu stá pe
nnjénde bbuóne, l'ànne fatte la fatture.
"Michelina ha detto che il figlio non sta
per niente bene, lo hanno affatturato"; -la
làja v.tr. "beffeggiare"; -la micce v.tr.
F
"appostarsi": Runà, àje vòglie a stá a li
quatte candune a ffá la micce, musére
Maríje nu mbasse. "Donato, hai voglia a
stare ai quattro cantoni ad appostarti,
stasera Maria non passa"; -la pèdde re
ggaddine v.tr. "accapponarsi"; -la pòste
v.tr. "appostarsi, posteggiare"; -la ścume
v.tr. "spumeggiare": míttele chiane chiane
la bbirre nd'a lu bbucchjére nun facènne fá
la ścume. "mettila piano piano la birra nel
bicchiere non farla spumeggiare"; -la
squríje v.tr. "abbuiare": prime ca face la
squríje, arretírete ra fóre cu l'anemàlje.
"prima che abbuia, ritirati dalla campagna
con gli animali"; -la tósse v.tr.
"tossicchiare": jé nnùtele ca faje la tósse
Runà, me sònghe accòrte ca sí tu, me ne
sònghe jute a la puzze quanne sí menute.
"è inutile che tossicchi Donato, mi sono
accorto che sei tu, me ne sono andato per
intuito quando sei venuto"; -la tracce v.tr.
"tracciare"; -la varve v.tr. "sbarbare"; -li
prenuótte v.tr. "temporeggiare": qua faje li
prenuótte, t'àja pure recire na bbóna vòte:
"qui temporeggi, ti devi pure decidere una
buona volta"; -li turnjélle v.intr.
"girellare"; -lòtene v.tr. "attaccare briga":
nun fá lòtene, si puó accundjèndete e
llasse pèrde ògne ccóse. "non attaccare
briga, se puoi accontentati e lascia perdere
ogni cosa"; -lu mbuóste v.tr. "fare la
posta"; -lu nnèste v.tr. "vaccinare":
ggiuverì che véne avíma ìre a ffá fá lu
nnèste a lu criature: "giovedì che viene
dobbiamo andare a far vaccinare il
bambino"; -lu brìnnese v.tr. "brindare":
me raccumánne quanne funíme re mangiá
fá lu brìnnese p'ahurá bbóna furtune a chi
parte; "mi raccomando quando finiamo di
mangiare fai il brindisi per augurare buona
fortuna a chi parte"; -lu ścasse v.tr.
"scassare il terreno"; -lu smèrle v.tr.
"smerlare": zíjme, m'à ffatte lu smèrle a lu
mesale celestíne, jé menute bbuóne bbèlle.
"mia zia, mi ha smerlato la tovaglia
celestina, è venuta molto bella"; -lu
sòsònne v.tr. "dormire (per i bambini)"; lu stracche v.tr. "seminare nel solco"; -lu
sunde v.tr. "sunteggiare": pe re vacanże la
maéste m'à ddate ra fá lu sunde re quatte
libbre; "per le vacanze la maestra mi ha
dato da sunteggiare quattro libri"; -manemane v.tr. "fare presto"; -métte paùre v.tr.
"terrorizzare": a chi vuó fá métte paure?
Nno cèrte a mmé ca n'agghi viste re tutte li
culure. "a chi vuoi terrorizzare? Non certo
a me che ne ho visto di tutti i colori"; mòsse v.tr. "fare storie"; -na vambe re
fuóche v.tr. "arrossire"; -ndindóló v.tr.
"spenzolare": Giuljè, ljévete ra ddó ra la
funèste, cu quésse ccòsse ca fanne
ndindolò, puó caré abbasce. "Giulia,
togliti da lì dalla finestra, con codeste
gambe che spenzolano, puoi cadere giù"; níure cúm'a nu cataruózze v.tr.
"abbronzare"; -nòtte v.tr. "annottare"; pace v.tr. "rappacificare"; -parte v.tr.
"appartenere": sta case facéve parte re la
pruprjétà re tataránne ca pó se venníje.
"questa casa faceva parte della proprietà di
nonno che poi si vendette"; -re castagnóle
v.tr. "schioccare le dita"; -re ggrègne v.tr.
"accovonare"; -re ppòste v.tr.
"agonizzare": vire ddu cane ddà ndèrre
cúme face re ppòste, vattelásce ché s'éja
mangiate!. "vedi quel cane là per terra
come agonizza vattelappesca che si è
mangiato!"; -re ttórne v.tr. "girare in
tondo"; -rétecule v.tr. "rinculare"; -sciarre
v.tr. "litigare"; -stá citte v.tr. "azzittire": lu
féce stá citte sule cu n'ucchjàte, recènne ca
accussì facéve lu patre cu idde. "lo azzittì
solo con una occhiata, dicendo che così
faceva il padre con lui"; -vérde v.tr.
"verdeggiare": pe ffóre ru ggrane
accummènże a ffá vérde. "per la campagna
il grano incomincia a verdeggiare"; -veré
v.tr. "mostrare"; -zizì v.tr. "far capolino":
vire vì cúme face zìzì addréte a la funèste,
se crére ca nun l'agghi viste. "vedi vedi
come fa capolino dietro la finestra, si crede
che non l'ho visto".
fàbbele s.f. "favola": quiddi fatte ca
m'àje raccundáte sònghe tutte fàbbele.
"quei fatti che mi hai raccontato sono tutte
favole".
facce s.f. "faccia, guancia, viso, volto";
dim. facciódde; -abbussacchjàte s.f. "viso
gonfio"; -re mòstre s.f. "mascalzone": ché
vá truvanne stu facce re mòstre, nu ru
sacce. "che va trovando questo mascalzone
non lo so"; -sénghe sénghe s.f. faccia
grinzosa.
faccefrónde loc. avv. "di fronte, vis-àvis": éo nghianáve pe lu córse, édde
scennéve ra li quatte candune, ce
truvamme faccefrónde. "io salivo per il
corso, lei scendeva dai quattro cantoni, ci
trovammo di fronte".
facceníure s.m. "bruno di carnagione".
faccerembíse s.m. "furfante": ra Felúcce
te puó aspettá tutte, jé nu faccerembíse,
làssule pèrde. "da Raffaele ti puoi
aspettare tutto è un furfante, lascialo
perdere".
faccerússe s.m. "persona con gote
colorite"; f. faccerósse.
faccetuóste agg. "sfrontato"; f.
facciatòste.
faccia vérde s.m. e f. "persona dal
colorito verdastro".
facciàffrúnde s.m. "confronto".
facciavíste s.f. "pietra a vista".
face ascí re ścatédde s.m. e f. "persona
ingegnosa"; -bbéne agg. "efficace": uaglió,
vívete sta merecíne ca te face bbéne.
"ragazzo, beviti questa medicina che è
efficace".
facènne s.f. "faccenda": pe resòlve
quédda facènne ce vulíje numunne re
tjémbe. "per risolvere quella faccenda ci
volle molto tempo".
facultà s.f. "facoltà": mó jé facultà tója
se vuó ìre a ccercá cunżiglie o faje ra sule.
"ora è tua facoltà se vuoi andare a cercare
consigli o fai da solo".
facultúse agg. "facoltoso".
fahúgne s.m. "favonio, vento da Ariano
Irpino": quanne tire fahúgne a lu
Castjédde nu nge puó ìre ra la parte re la
habbine. "quando tira favonio al Castello
non ci puoi andare dalla parte della
gabina".
Faíte s.f. "Faito (contrada sulla strada
per Santa Maria del Bosco e oltre
confinante con il territorio di Accadia)".
falgunètte s.m. "falcone"; pl.
falgunjétte: li falgunjétte nun fanne cchiù
abbecená li pecciùne a la pecciunére. "i
falconi non fanno più avvicinare i colombi
alla colombaia".
fallemjénde s.m. "fallimento".
fallí v.intr. "fallire": jé fallute, à llassate
tutte e se n'éja jute a l'Amèreca. "è fallito,
ha lasciato tutto e se n'è andato in
America"; p.p. fallute.
falòppe s.f. "erbaccia verde e secca".
famuse agg. "famoso": si nunn'ascéve ra
Panne, maje revendáve famuse. "se non
usciva da Panni, mai diventava famoso"; f.
famóse.
fanatecaríje s.f. "millanteria": quanda
fanatecaríje, se crére ca idde jé tutte, ma
n'éja musse suje, jé ca téne a re spadde nu
pjézze gruósse. "quanta millanteria si crede
che lui è tutto, ma non è capacità sua, è che
tiene alle spalle un pezzo grosso".
fanáteche agg. f. e m. "fanatico,
millantatore" me face tuccá li njérve
quanne parle accussì, jé pròpje nu
fanáteche. "mi fa innervosire quando parla
così, è proprio un fanatico".
fandaríje s.f. "fanteria".
fandasíje s.f. "fantasia": tjéne assàje
fandasíje scinne cu li pjére pe ndèrre.
"tieni molta fantasia, scendi con i piedi per
terra".
fandònje s.f. "fandonia".
fanfarróne s.m. "fanfarone".
fangòtte s.m. "fagotto": a Cataríne
l'agghi viste pe Sande Ulíje cu nu fangòtte
sótte a lu vrazze, sacce ché ppurtave. "a
Caterina l'ho vista verso Sant'Elia con un
fagotto sotto il braccio, non so che
portava".
farabbútte s.m. "farabutto": jé nu
farabbútte, quiste jé…… nun me facènne
parlá. "è un farabutto, questo è ….. non mi
far parlare".
farangíte s.f. "faringite": tènghe la
farangite e ògne ttande me véne la tósse.
"ho la faringite e ogni tanto mi viene la
tosse".
farfaglióne agg. "farabolone".
farfarjédde s.m. "farfarello": fá lu
bbuóne figlie se no fazze mení lu
farfarjédde. "fai il buon figlio altrimenti
faccio venire il farfarello".
farfugliá v.tr. "barbugliare, farfugliare":
mammaránne parlàje nd'a lu pùjne,
farfugliàje còccóse ma nu ngapjétte
njénde. "nonna parlò nel pugno, farfugliò
qualcosa ma non capii niente".
farre agg. "denso".
farreceddáte s.f. "grandinata mista a
pioggia".
farrecjédde s.m.pl. "grandine mista a
pioggia".
farse nu nnóme v.rifl. "affermarsi":
Rucchíne s'éja fatte nu nnóme, andó lu
mitte sape fá tutte cóse. "Rocco si è
affermato, dove lo metti sa fare tutto"; veré v.intr. "apparire": nżuónne se face
veré spisse pràteme ca me rice tanda cóse.
"in sogno si fa vedere spesso mio padre
che mi dice tante cose".
fasce re lèune s.m. "fastello"; dim.
fascetjédde re lèune; -re lèuna suttile s.m.
"fascina": pe la vernate me sjérvene na
cinguandína re fasce re lèuna suttile. "per
l'invernata mi servono una cinquantina di
fascine".
fascjédde s.m. "fiscella": feglió, mó a
ppóche a ppóche mitte la recòtte rinde a
quiddu fascjédde. "ragazza, ora a poco a
poco metti la ricotta dentro a quella
fiscella".
fascíme s.f. "fasciname".
fasóle s.m. "fagiolo"; pl. fasùle.
fassá v.tr. "bendare": nun fassá tu la
còsse, ma falle veré a mmàmmete. "non
bendare tu la gamba, ma falla vedere a tua
madre".
fassatúre 1.s.m. "pannolino"; 2.s.f.
"fasciatura": s'éja misse na fassature
attuórne a l'uósse pezzille, ché à ppegliate
na stòrte?. "si è messo una fasciatura
intorno al malleolo, che ha preso una
storta?".
fasse s.f. "benda, fascia".
fasterjùse agg. "fastidioso": jé fasterjùse
a mmení fóre alappjére, ma pe te veré
fazze quésse e ate. "è fastidioso venire in
campagna a piedi, ma per vederti faccio
questo e altro".
fastírje s.m. "fastidio": jé na vrehògne ca
raje sèmbe fastírje a quiddu cristjàne. "è
una vergogna che dai sempre fastidio a
quella persona".
fasulíne s.m. "fagiolino".
fatìa s.f. "lavoro".
fatíje s.f. "fatica": jé n'óme re fatíje. "è
un uomo di fatica".
fatijá v.tr. "faticare, lavorare": jé ggià
tarde, mìttete sùbbete a fatijá, se no pe
mmusére nun funisce la fatìa. " è già tardi,
mettiti subito a lavorare, altrimenti per
stasera non finisci il lavoro"; -a mmaglie
v.tr. "lavorare a maglia"; -la cauzétte v.tr.
"sferruzzare".
fatjatóre s.m. "faticatore, lavoratore": lu
chiàmene tutte a Ppèppe pecché jé nu
fatjatóre cu li fiócche. "lo chiamano tutti a
Giuseppe perché è un lavoratore con i
fiocchi".
fatte s.m. "fatto"; dim. fattarjédde; fatte
lóre, a- loc.avv. "a modo loro"; fatte míje,
a- loc.avv. "a modo mio"; fatte suje,aloc.avv. "a modo suo"; fatte tuje, aloc.avv. "a modo tuo"; -fuóche p.p. e agg.
"arroventato": quiddu fjérre ddà ndèrre jé
fatte fuóche nu lu tuccá se no te sarde
"quel ferro là a terra è arroventato non lo
toccare altrimenti ti bruci"; -ngase agg.
"casereccio": ssu ppane mangiatílle
spenżerate ca jé fatte ngase, andó vaje chi
te lu vóle rá?. "codesto pane mangiatelo
spensierato che è casereccio, dove vai chi
te lo vuole dare?"; -re salute agg. "fatto di
buona misura".
fattèèbbuóne p.p. "confezionato"; f.
fattèèbbóne: n'agghi avute tjémbe re ìre
nd'a la sarte e la vèste me l'agghi accattáte
fattèèbbóne. "non ho avuto tempo di
andare dalla sarta e il vestito l'ho comprato
confezionato".
fattizze agg. "robusto": Angícche jé
n'óme fattizze, Sandumartíne téne na fòrze
re bbóje. "Francesco è un uomo robusto,
San Martino tiene una forza di boia".
fàuce s.f. "falce".
fauciá v.tr. "falciare": specciàmece a
fauciá quèst'èrve ca mó véne a cchióve.
"spicciamoci a falciare quest'erba che ora
viene a piovere".
fauciàte s.f. "falciata".
fauciatóre s.m. "falciatore"; pl.
fauciatúre: li fauciatúre se mettévene
vucine a lu munumènde, chi re vvuléve re
gghiéve a chiamá ddà. "i falciatori si
mettevano vicino al monumento, chi li
voleva li andava a chiamare là".
faucióne s.m. "falce da fieno".
fàuze agg. "falso": quistu bbrellòcche
nunn'éja r'óre ma jé fàuze. "questo
ciondolo non è d'oro ma è falso".
fave arrappáte s.f.pl. "fave secche
lessate".
favucce s.f. "fava nana".
favulúse agg. "favoloso".
favurí v.tr. "favorire": vuó favurí ca te
faje nu bbucchjére re vine?. "vuoi favorire
che ti fai un bicchiere di vino?".
fazzatóre s.f. "parte superiore della
madia per fare il pane".
fazzulètte, a lu- loc. avv. "gioco della
bandiera".
fecatjélle s.m. "coratella": pe mmusére
apprepáre ruje o tré fecatjélle cu r'óve ca
menime a mmangiá ra vuje. "per stasera
prepara duo o tre coratelle con le uova che
veniamo a mangiare da voi".
feccá v.tr. "conficcare": stu chiuóve nu
nże ficca nd'a lu mure, ce starrá secure na
préte. "questo chiodo non si conficca nel
muro, ci sarà sicuro una pietra"; -rinde
v.tr. "addentrare": Ndònje s'éja feccate
rinde a la tèrre míje nu bbèllu póche; ché
bbèlla faccia tòste ca téne!. "Antonio si è
addentrato nel mio terreno un bel po‟; che
bella faccia tosta che tiene!".
feccárse mmjézze v.rifl. "intrufolarsi":
nun nge pènże ròje vòte a feccárse
mmjézze a la cummersazzjóne. "non ci
pensa due volte a intrufolarsi in mezzo alla
conversazione".
féchete s.m. "fegato"; -re puórche s.m.
"fegatello": ajére la vucine re case m'à
ppurtate lu féchete re puórche e l'agghie
arrustúte nd'a la ratiglie sóp'a li caravúne.
"ieri la vicina di casa mi ha portato il
fegatello e l'ho arrostito nella gratella sui
carboni".
fecile s.m. "fucile": Angícche vá fóre
sèmbe cu lu fecile a tracòlle. "Francesco
va in campagna sempre con il fucile a
tracolla".
fecòzze s.f. "pugno dato di punta".
fèdde s.f. "fetta"; dim. feddúzze; accr.
feddóne.
feddjá v.tr. "affettare".
fefùse s.m. "fifone": jé fefùse, sacce re
chi à ppegliate. "è fifone, non so di chi ha
preso".
feglióle s.f. "fanciulla, ragazza"; dim.
fegliulèdde.
fegliuóle s.m. "figliolo".
Féhe s.f. "Feo (contrada sulla strada per
Santa Maria del Bosco)"; -Felìtte s.f. "Feo
Felitti (contrada sulla strada per Santa
Maria del Bosco, al di sopra)".
fehúre s.f. "immagine": nun me pòzze
luvá ra nnande a l'uócchie la fehúre re
pràteme. "non mi posso togliere dagli
occhi la figura di mio padre".
felá v.tr. "filare".
felabbustjére agg. "furbo".
felagne s.f. "fessura".
felaránde s.f. "fila": sóp'a la funèste stá
na felaránde re furmiche, statte attjénde ca
tràsene rinde. "sulla finestra sta una fila di
formiche, stai attento che entrano dentro".
felàre s.m. "guance di maiale essiccate".
felatjédde s.m. pl. "spaghetti (pasta
alimentare)".
felazze s.m. "filo ai fagiolini".
féle s.m. "frenulo": àuze, àuze la lénghe,
vire cúme se vére lu féle. "alza, alza la
lingua, vedi come si vede il frenulo".
feleppíne s.f. "vento gelido".
felerjéche s.m. "ginestrino".
felètte s.m. "morsa in bocca al cavallo"; re lu puórche s.m. "costate di maiale".
felínje s.f. "fuliggine".
Felìtte s.f. "Felitti (contrada vicino Feo,
sulla strada per santa Maria del Bosco)".
fellá v.tr. "affettare il salame".
fellate s.f. "affettato": uéje zì, prepare la
fellate re presutte ca a mèzzejuórne me la
vènghe a mmangiá. "ehi zia, prepara
l'affettato di prosciutto che a mezzogiorno
me lo vengo a mangiare".
felòseme agg. "petulante": Cristòfene jé
bbuóne felòseme, mó te lu funisce une re
quidde. "Cristoforo è molto petulante, ora
te lo finisci uno di quelli".
felusufíje s.f. "filosofia".
femmenázze s.f. "ragazza tuttofare".
fémmene s.f. "donna, femmina"; dim.
femmenèlle, femmenùcce; accr.
femmenóne; -felettate s.f. "filiera o trafila
(arnese del fabbro)"; -re case s.f.
"casalinga": Dorúcce, jé fémmene re case e
la case la téne cúm'a nu spècchie, te la
vulésse fá veré. "Dora, è donna di casa e la
casa la tiene come a uno specchio, te la
vorrei far vedere".
fendarèlle s.f. "pistagnina": jé strutte la
fendarèlle la saje métte quédda nóve?. "è
consumata la pistagnina la sai mettere
quella nuova?".
fenemjénde s.m.pl. "occorrente per
cucire un abito".
fenócchie salvagge s.m. "carota
selvatica".
fènże s.f. "palizzata, staccionata,
steccato": zì Menù, avìssa veré ché fènże
agghie fatte attuórne attuórne a la tèrre pe
nun fá trasí re ggùlepe. "zia Filomena,
dovresti vedere che palizzata ho fatto
intorno intorno al terreno per non far
entrare le volpi".
féquele s.f. "fecola".
ferá v.tr. "fidare": nu nd'àja ferá re
nesciune. "non ti devi fidare di nessuno".
fèrbe s.f. "stoffa di velluto pesante".
fére s.f. "fede".
feréle agg. "fedele": Runate jé nu marite
feréle, mmjate a la mmugliére ca l'à aùte.
"Donato è un marito fedele, beata alla
moglie che l'ha avuto".
fermá v.tr. "arrestare": stéve pe ce rice
na malaparóle ma se fermàje attjémbe
attjémbe. "stava per dirci una parolaccia
ma si arrestò in tempo"; -na nżénghe v.tr.
"soffermare": nun la facènne tutte na vòta
la nghianate, férmete na nżénghe nnande
a la chianghe. "non la fare tutta una volta
la salita soffermati un po‟ davanti alla
macelleria".
ferrá v.tr. "congelare, ferrare,
ghiacciare": t'aspétte a li quatte candune,
vjéne sùbbete se no me faje ferrá pe lu
fridde. "ti aspetto ai quattro cantoni, vieni
subito se no mi fai congelare per il
freddo"; pe nu lu fá ferrá l'uóglie nd'a re
rameggiáne, l’àja tené a na parte càure.
"per non farlo ghiacciare l'olio nelle
damigiane, lo devi tenere ad una parte
calda"; p.p. ferrate: pe ssópe a re ścarpe
mìttete re ccàuze re lane pecché pe ndérre
jé ferrate e puó sciulá. "sopra alle scarpe
mettiti le calze di lana perché per terra è
ghiacciato e puoi scivolare".
ferrare s.m. "fabbro".
ferraríje s.f. "bottega del fabbro".
ferrazzóne s.m. "ghiacciolo": vire quiddu
ferrazzóne cúm’jé luónghe, arríve sóp’a la
pòrte. "vedi quel ghiacciolo come è lungo,
arriva sulla porta; pl. ferrazzúne.
ferrètte s.m. "forcina"; pl. ferrjétte: pe
fermá lu tuppe ce vuónne parícchie
ferrjétte. "per fermare la crocchia ci
vogliono parecchie forcine".
ferrettíne s.m. "molletta per capelli".
ferrjàte s.f. "ringhiera": sònghe fatte
vecchiarèdde, agghia métte na ferrjàte a
qquédde cinghe ścale pe me puté appujá.
"sono fatta vecchietta, devo mettere una
ringhiera a quelle cinque scale per potermi
appoggiare".
ferruvíje s.f. "ferrovia": Lucì, puó sperí
lu pacche pe ferruvíje. "Lucia puoi spedire
il pacco per ferrovia".
ferùcje s.f. "fiducia": p'avé ferùcje àja rá
ferùcje. "per avere fiducia devi dare
fiducia".
fèrze s.f. "telo".
féscene s.f.pl. "arnesi di legno ricurvi ai
lati del basto per trasportare le biche dalla
campagna all'aia comunale "lu chiane".
fesenèdde s.f. "utello": nd'a la fesenèdde
mìttece quédda nżénghe r'uóglie ca jé
rumaste ra la fesine. "nell'utello mettici
quel po‟ di olio che è rimasto dalla giara".
fesíne s.f. "giara": a ccase teníme angóre
quatte fesíne andó mammaránne ce
mettéve l'uóglie. "a casa teniamo ancora
quattro giare dove nonna ci metteva l'olio".
fessaríje s.f. "fesseria": nun vire ca staje
recènne sule fessaríje? Statte citte. "non
vedi che stai dicendo solo fesserie? Stai
zitto".
fessiá v.tr. "darsi le arie".
fessille s.m. "fessacchiotto": se vóle
rènne, ma jé nu fessille. "si vuole rendere,
ma è un fessacchiotto".
festajuóle agg. "festaiolo": Ndònje jé
festajuóle, stésse sèmbe a bballá e suná.
"Antonio è festaiolo, starebbe sempre a
ballare e suonare".
festeggiamènde s.m. "festeggiamento";
pl. festeggiamjénde.
festjá v.tr. "festeggiare".
festine s.m. "convito": m'ànne mmetate a
lu festine ca fanne peścràje a la case re
Seppúcce, sacce si ce vache. "mi hanno
invitato al convito che fanno dopodomani
a casa di Giuseppina, non so se ci vado".
fetécchie s.f.pl. "cose non riuscite".
fetendaríje s.f. "fetidume": ché jé tutte
ssa fetendaríje ca tjéne nnande a la pòrte,
piglie la ścópe e pulìzze. "che è tutto
codesto fetidume che tieni davanti alla
porta, prendi la scopa e pulisci".
fètendóne s.m. "sudicione".
fetí v.intr. "puzzare": aspjétteme cumbà
p’ascí, mó sònghe menute ra fóre e féte re
suróre, m'agghia ìre a lavá. "aspettami
compare per uscire, ora sono venuto dalla
campagna e puzzo di sudore, mi devo
andare a lavare".
fetuse agg. "esigente": Ndònje face lu
capemáste, jé bbuóne fetuse e pe lu
suppurtá sacce se me spjéghe!. "Antonio
fa il capomastro, è ben esigente e per
sopportarlo non so se mi spiego!"; f.
fetòse.
fèzze s.f. "feccia": nd'a la vótte re lu vine
truvàje tanda fèzze e pe la lavá n'agghie
ché te rice. "nella botte del vino trovai
tanta feccia e per lavarla non ho che dirti";
-re l'uóglie s.f. "morchia".
fféle s.m. "fiele": stu pupàjne jé amare
cchiù re lu fféle. "questo peperone è amaro
più del fiele".
fì s.m. e f. "effe": fìglime jé arruváte a
llègge e a ścrive la fì. "mio figlio è
arrivato a leggere e a scrivere la effe".
ffjéste s.f.pl. "feste".
ffine, ru- loc. avv. "intonachino".
ffóre, ra fóre a- loc.avv. "da parte a
parte".
ffriśche, a ffriśche a- loc.avv. "or ora,
poco alla volta".
ffurmèdde, a- loc.avv. "gioco con
bottoni di camicia".
fianghe s.m. "fianco": spisse me face
male lu fianghe ché ssarrá? Sacce. Nd'a lu
mjéreche nu nge vòglie ìre. "spesso mi fa
male il fianco che sarà? Non so. Dal
medico non ci voglio andare".
fiaśche s.m. "bariletto 2-3 litri".
fiaśchjédde s.m. "bariletto ½ litro".
fiche s.f. "fico (albero e frutto)"; f.pl.
fíquara.
ficherínnele s.f. sing. e pl. "ficodindia
(frutto, pianta)": feglió, re ficherínnele te
l'agghia pulezzá éo se no tu te punge.
"ragazza, i fichidindia te li devo pulire io
altrimenti tu ti pungi".
fiffe s.f. "fifa": téne na fiffe ca nu mbuó
crére. "ha una fifa che non puoi credere".
figliá v.tr.intr. "partorire delle bestie".
figliàstre s.m. e f. "figliastro".
figlie s.m. e f. "figlio"; fìglime s.f. e m.
"mia figlia, mio figlio"; fìglite s.f. e m.
"tua figlia, tuo figlio"; -re lu nepóte s m. e
f. "pronipote"; figlie, nu mbóte avéloc.avv. "sterile": lu frate re nòreme nu
mbóte avé figlie e s'ànne aruttáte nu
criature. "il fratello di mia nuora è sterile e
si sono adottati un bambino".
figlisdéje agg. e s.m.pl. "filistei".
fíje v.intr. "resistere".
file file prep. "rasente".
file sfelate s.m. "filaccia": prìme re te fá
ssa maglie abbagne lu file sfelate accussì
nun véne ricce. "prima di farti codesta
maglia bagna la filaccia, così non viene
riccia".
fílece s.m. "felce florida, polipodio"; màścule s.m. "felce maschio".
finammó avv. "finora": finammó
n'agghie respuóste a la léttera tója pecché
penżàve ca meníve a Ppanne nd'a sti
juórne. "finora non ho risposto alla tua
lettera perché pensavo che venissi a Panni
in questi giorni".
fine agg. "astuto"; fine, a la- loc.avv.
"infine": aspettàje numunne vucíne a la
pòrte, a la fine me venjérne a aprí.
"aspettai molto vicino alla porta, infine mi
vennero ad aprire"; -fine agg. "molto
furbo"; fine re li cunde, a la- loc.avv.
"concludendo".
fineremúnne s.m. "finimondo".
fiòcche s.m. "bioccolo".
fióre s.m. "friscello"; -a aste s.m.
"ancusa"; -a cambanjédde s.m.
"campanula, convolvolo": fióre a
cambanjédde ruje sòlete lu piattjédde.
"campanula due soldi il piattino"; -re la
papagne s.m. "papavero"; -re San Luìgge
s.m. "globularia".
fíquara verdéśche s.f.pl. "fichi con polpa
rossa.
fìseme s.f. "fissazione, pensiero fisso": e
chi ce la léve ra ngape quédda fìseme. "e
chi ce la toglie dalla testa quella
fissazione".
fitte agg. "fermo"; -fitte agg. "immobile":
me vénne nu rulóre addréte a lu cuzzétte
ca rumanjétte fitte fitte, sènża ggerarme
nné a mmanghe nné a ddritte. "mi venne
un dolore dietro alla nuca che rimasi
immobile, senza girarmi né a sinistra né a
destra".
fiume surde 1.agg. "insocievole"; 2.s.m.
e f. "persona che non vuole parlare pur
sentendo e vedendo".
fiùre s.m.pl. "fiori"; -re sjérpere, s.m.pl.
"pratoline, margheritine, piloselle".
fiurendíne agg. "fiorentino": Angelúcce
ra quand'ave stá a Ffirenże jé arrevendáte
fiurendíne, uaje a chi lu tòcche!. "Angelo
da quanto tempo sta a Firenze è diventato
fiorentino, guai a chi lo tocca!".
fiurètte s.m. "fioretto": figlia míje,
musére nunn'ascí fá nu fiurètte, stá cu
mamma tója. "figlia mia, stasera non uscire
fai un fioretto, stai con mamma tua".
fiurí v.intr. "fiorire"; p.p. fiurùte.
fiurìlle s.m.pl. "fiori di zucchina".
fiùte s.f. "fuga di fidanzati".
fjéne s.m. "fieno"; -pe re vvèstje s.m.
"strame".
fjéramósce s.f. "festino mondano senza
brio".
fjérre s.m. "ferro"; -felate s.m. "filo di
ferro"; -pe stuzzenjá s.m. "attizzatoio"; vjécchie s.m.pl. "ferraglia".
fjéte s.m. "puzzo".
flaccóne s.m. "flacone"; pl. flaccune;
dim. flaccungíne.
flàute re canne s.m. "zufolo".
fòglie s.f.pl. "verdura"; -amméśche,
s.f.pl. "verdura mista".
fónge 1.s.m. "fungo"; pl. fùnge; dim.
fungetjédde; 2.v.tr. "fregare"; p.p.
fungiute.
fónghe s.m. "fondiglio".
fónne v.rifl. "infiltrare".
fòrbece s.f.pl. "cesoie (arnese del
fabbro)"; -pe putá s.f.pl. "cesoie".
fórche s.f. "tridente": arresírje tutte stu
ffjéne cu la fórche e míttele nd'a la bballe.
"raccogli tutto questo fieno con il tridente
e mettilo nel telo per uso agricolo".
fóre s.m. "campagna"; -ca cong.
"fuorchè"; -,ra- loc.avv. "all'esterno"; -a
ffóre, ra- loc.avv. "da parte a parte; -,reloc.avv. "esteriore"; -tèrre agg. "fuori
paese".
fòrge s.f. "forgia, narici dei buoi".
fórme s.f. "forma (arnese del calzolaio)";
-re fjérre s.f. "piede di ferro (arnese del
calzolaio)".
fòrte re la ścarpe s.m. "parte posteriore
della scarpa".
fòtere s.f. "fodera": la fòtere re sta
ggiacchètte jé tutta strazzate, àja fá métte
la nóve. "la fodera di questa giacca è tutta
strappata, devi far mettere la nuova".
frabbecá v.tr. "fabbricare": pe la funí re
frabbecá ssa case ce ne vuónne anne e
ssòlete!. "per finirla di fabbricare codesta
casa ce ne vogliono anni e soldi!".
frabbecatóre s.m. "muratore".
frábbeche s.f. "fabbrica".
fracciòmme s.m. "mostro, strige"; pl.
fracciuómme.
fraccòmede s.m. "comodone, poltrone":
cúme sì ffraccòmede àuzete ra la sègge e
ajùte a mmàmmete a ffá li suvrízzje".
"come sei poltrona alzati dalla sedia e aiuta
tua madre a fare i servizi".
fràcete agg. "marcio": vá a abbré si ce
stanne mile frácete, ca re gghjétte. "vai a
vedere se ci stanno mele marce, che le
butti".
fracetúme s.m. "fradiciume": sta
menèste jé nu fracetúme, ra quanda juórne
la tjéne qquá?. "questa verdura è un
fradiciume, da quanti giorni la tieni qua?".
fraffòglie s.m. "pasticcione nel parlare".
fragasse s.m. "frettazzo": uaglió, píglime
ssu fragasse c'agghia allesciá la tòneche.
"ragazzo, prendimi codesto frettazzo che
devo lisciare l'intonaco".
frággele agg. "fragile": ścrive sóp'a lu
pacche frággele accussì se stanne attjénde.
"scrivi sul pacco fragile così si stanno
attenti".
frahamáglie s.f. "fragaglia": quanne jéve
ra zíjme me facéve fá cèrte mangiate re
frahamáglie!. "quando andavo da mia zia
mi faceva fare certe mangiate di
fragaglia!".
frahásse s.m. "fracasso".
fráhule s.f.pl. "fragola": nu nge vache
tande apprjésse a re ffráhule. "non ci vado
tanto appresso alle fragole".
frajá v.intr. "abortire".
franfellícchie s.m. "ragazzino"; f.
franfellécchie.
frangése agg. "francese": accummjénżete
a mbará ru ffrangése e te truóve bbuóne.
"incominciati ad imparare il francese e ti
trovi bene"; pl. frangíse.
franghe agg. "gratuito": la case jé
franghe, ru mmangiá jé franghe, ché vaje
ttruvanne cchiù?. "la casa è gratuita, il
mangiare è gratuito, che vai trovando
più?".
franghebbólle s.m. "francobollo": zì, ché
franghebbólle ce vóle pe l'Amèreche?.
"zia, che francobollo ci vuole per
l'America?"; pl. franghebbúlle.
fràscene s.m. "frassino".
Fraścàle s.f. "Frascali (contrada per
Crispignano o per il Bosco)".
fraśche s.f. "foglia"; dim. fraśchetèdde;
-re lu fióre s.f. "petalo".
fraśchètte s.f. "donna leggera".
fraśchjàte loc.avv. "a fantasia".
frate s.m. "fratello"; fráteme: "mio
fratello"; frátete: "tuo fratello"; -,reloc.avv. "fraterno": jé n'amóre re frate chi
si lu vóle ścurdá. "è un amore fraterno chi
se lo vuole dimenticare".
fràtecucíne s.m. "cugino": tènghe tré
fratecucíne e na sórecucíne, ma nu stanne
qquá a Ppanne. "tengo tre cugini e una
cugina, ma non stanno qua a Panni"; carnale s.m. "cugino di 1° grado";
fràtemecucíne: "mio cugino"; la mugliére
re fratemecucíne Angícche nunn'éja re
Panne, jé frustére. "la moglie di mio
cugino Francesco non è di Panni è
forestiera".; fràtetecucíne: "tuo cugino":
frattande loc.avv. "nel frattempo":
frattande ca tu vaje a la chiésje éo vache a
truvá a zzíjme. "intanto che tu vai alla
chiesa io vado a trovare mia zia".
fráula salvagge s.f. "cinquefoglio".
fràule s.m. "flauto": sunave lu fràule
nd'a la bbande. "suonava il flauto nella
banda"; -a mazzètte s.f. "frangola".
fraulóne s.m. "persona alta e sciocca".
frecá v.tr. "fregare"; p.p. frecate.
fréca re, na- loc.avv. "un sacco di".
frecaríje s.f. "fesseria".
frecatúre s.f. "fregatura": jé mèglie ca nu
nde riche la frecatúre c'agghi avute, se no
te mitte re mmane nd'a li capidde. "è
meglio che non ti dico la fregatura che ho
avuto, altrimenti ti metti le mani nei
capelli".
frechíttele agg. "frugolino".
frécule s.f. "frammenti di pasta".
freddagliázze s.m. "brivido di freddo".
freddelúse agg. "freddoloso": li vjécchie
e re ccriature sònghe freddelúse. "i vecchi
e i bambini sono freddolosi".
frègge s.m. "fregio"; pl. frise.
frégne agg. "scimunito".
frennesíje s.f. "frenesia": jé pròpje
frennesíje ca téne pe quédda feglióle. "è
proprio una frenesia che tiene per quella
ragazza".
freśchetúdene s.f. "frescura": ròppe na
jurnate re càure la freśchetúdene re la
sére te cunżóle. "dopo una giornata di
caldo la frescura della sera ti consola".
freśchjá,v.tr. "prendere il fresco".
fresílle s.m. "fettuccina".
fressóre s.f. "padella"; dim. fressurèdde.
fréve s.f. "febbre"; dim. frevódde; accr.
frevóne; pegg. frevacce.
frícule s.m. "bricia": feglió, mbàrete a
mmangiá nu frícule re case e na fèdde
tande re pane. "ragazza, impara a
mangiare una bricia di cacio e una grande
fetta di pane"; dim. friculícchie.
fridde s.m. "freddo"; -sicche s.m.
"freddo gelido".
fríje v.tr. "friggere": vatte a ffá fríje
ljévete ra nande a l'uócchie míje. "vai a
farti friggere levati davanti agli occhi
miei".
friśche 1.s.m. "fischio"; 2.agg. "fresco";
dim. friśchètte; dim. freścùlìdde; -friśche
loc.avv. "da poco"; -a ffriśche, a- loc.avv.
"poco alla volta".
friśchetjédde s.m.pl. "pasta fresca
grattata".
friśchjá v.intr. "fischiare": s'arreteráve a
la case sèmbe friśchjànne e accussì te
n'accurgive ca jéve idde. "si ritirava a casa
sempre fischiando e così te ne accorgevi
che era lui".
friścule s.m. "fiscolo".
fritta s.f. "frittura".
frólece s.m. "ramoscello ramificato"; pl.
frùlece.
frónde s.f. "fronte": pe ppurtá re pparte
re lu frate, s'abbuścàje nu pùjne nfrónde.
"per portare le parti del fratello, si buscò
un pugno in fronte".
frósce s.m. "cartoccio term.agr."; pl.
frusce.
frubbale s.m. "verbale".
frubbare s.m. "febbraio".
frùle pacce s.m. "mulinello".
frundjére s.f. "frontiera": numunne re
cumbattemjénde ce stjérne a la frundjéra
nòste. "molti combattimenti stettero alla
nostra frontiera".
frusce s.m. "sciupio".
frùśchele agg.m. e f. "furbo, persona con
brutto carattere, ragazza molto leggera".
frusciá v.intr.tr. "gloriare, sciupar
denaro, sperperare, stormire": nu nde
frusciá ca sì ffiglie a chi sì ffiglie, sònghe
l'azziùne ca vàlene. "non ti gloriare che sei
figlio a chi sei figlio, sono le azioni che
valgono"; p.p. frusciàte.
fruscióne s.m. "persona spendacciona,
sciupone, sperperatore": Pèppe jé nu
fruscióne, stá sèmbe jttate nd'a nu café ca
spènne sòlete cu la pale. "Giuseppe è uno
sciupone, sta sempre buttato nel bar che
spende soldi con la pala".
frustallá v.tr. "scacciare il gatto".
frustjére agg. e s.m. "forestiero"; f.
frustére.
frutte, ca nu mbòrte- loc.avv.
"infruttifero": jé nnútele a ttené
quidd'àrbele ca nu mbòrte frutte, cumbá,
jéttele ndèrre. "è inutile a tenere
quell‟albero infruttifero, compare, buttalo
a terra".
frúttere s.f.pl. "frutta".
fruttívele agg. "fruttifero".
fùa s.f. "slancio".
fucagne s.f. "focolare della cucina a
mattoni".
fucáteche s.f. "focatico": n'avíme maje
pahate tanda fucáteche cúm'a quist'anne.
"non abbiamo mai pagato tanto focatico
come quest'anno".
fuchiste s.m. "fochista": a San Custànże
cúme córre nnande e addréte lu fuchiste pe
lu chiane p'appecciá la bbattaríje. "a San
Costanzo come corre avanti e indietro il
fochista per il piano per accendere la
batteria".
fucse s.m. "fucsia (pianta)".
fucuríle s.m. "focolare".
fucuse agg. "focoso": stu uaglióne nu lu
puó tuccá pe nnjénde tande ca jé fucuse.
"questo ragazzo non lo puoi toccare per
niente tanto che è focoso".
fuggiane agg. "foggiano".
fuha s.f. "fuga".
fuhúre s.f. "figura".
fuje v.intr. "fuggire"; p.p. fìúte;
fujresìnne: "fuggirsene"; -fuje s.m. "fuggi
fuggi": rinde a qquiddu fuje fuje perdjétte
lu pòrtazecchíne. "dentro a quel fuggi
fuggi persi il borsellino".
fujne s.f. "faina": vaje sèmbe re córse
cúm'a na fujne. "vai sempre di corsa come
a una faina".
fumá v.intr. "fumare".
fumatélle s.f. "fumatina".
fumére s.f. "molto fumo".
fumjére s.m. "fimo": vá pulízze la stadde
e lu fumjére míttele nd'a ddòje sacchètte e
ppòrtele a gghittá fóre sótte a l'àrbele. "vai
a pulire la stalla e il fimo mettilo in due
sacchi e portalo a buttare in campagna
sotto gli alberi".
fundá v.tr. "fondare".
fundamendále agg. "fondamentale": la
bbóna crjanże jé na rèula fundamendále
pe ttutte. "la buona creanza è una regola
fondamentale per tutti".
Fundana Nòve s.f. "Fontana Nuova"; Vècchie s.f. "Fontana Vecchia".
fundane s.f. "fontana"; dim. fundaníne;
-Acqua Sàuse s.f. "Fontana Acqua Salsa";
-Remate s.f. "Fontana Armata, Fontana
Armata (contrada sulla strada per Bovino,
prima della Malannata sulla destra)"; Vècchie s.f. "Fontana Vecchia (contrada,
uscendo dal paese verso sinistra, sulla
strada che va a Lavella)"; -re Cape s.f.
"Fontana di Capo (contrada che porta il
nome della Fontana, sulla strada per la
Madonna del Carmine verso
Crispignano)"; "Fontana di Capo"; -re
Fajte s.f. "Fontana di Faeto"; -re
Liccetjédde s.f. "Fontana di Luccitiello"; re Sand'Ulíje s.f. "Fontana di Sant'Elia"; re Sandu Marche s.f. "Fontana di San
Marco"; -re Sande Necóle s.f. "Fontana di
San Nicola"; -re Sàrje s.f. "Fontana di
Sario"; -re la Peścàre s.f. "Fontana della
Pescara"; -re li Puórce s.f. "Fontana dei
Porci"; -re li Salacúne s.f. "Fontana dei
Salaconi"; -re li Trimmelízze s.f. "Fontana
dei Tremolizzi"; -re li Vadde s.f. "Fontana
dei Valli"; -re lu Lammícche s.f. "Fontana
del Lammicco"; -re lu Lisce s.f. "Fontana
del Liscio"; -re lu Vòśche s.f. "Fontana del
Bosco".
fundanjére s.m. "fontaniere": li
fundanjére ca m'allecòrde jévene Rucchíne
e Ndònje. "i fontanieri che mi ricordo
erano Rocco e Antonio".
funde s.f. "fonte": si te vuó fá na véppete
r'acque fréśche l'àja ìre a ppegliá a la
funde. "se ti vuoi fare una bevuta di acqua
fresca la devi andare a prendere alla fonte".
fundicce s.f. "cerniera a incastro".
funèste s.f. "finestra"; dim. funestrèdde;
accr.m. funustróne.
funestrjédde s.m. "finestrino": tà, chiure
ssu funestrjédde se no me faje mení la
pendure. "papà, chiudi codesto finestrino
altrimenti mi fai venire la bronchite".
funí v.tr. "finire, smettere, terminare":
Custànże mó ca funisce li stùrje, s'arretíre
a Ppanne, chisà si póte avé nu
pustecjédde. "Costanzo ora che finisce gli
studi, si ritira a Panni, chissà se può avere
un posticino"; p.p. funute.
funnamjénde s.m. "ano".
funne s.m. "fondo del recipiente".
fùnneche s.m. "fondaco": nd'a quiddu
fùnneche ché nun vulíve nu ndruváve. "in
quel fondaco che non volevi non trovavi".
funnjélle s.m. "fondello": vire ca a
qquissu cauzóne ce vóle lu funnjélle. "vedi
che a codesto pantalone ci vuole il
fondello".
funócchie s.m. "finocchio"; pl.
fenúcchie.
funucchjédde s.m. "finocchio selvatico,
aneto, cumino dei prati".
funżjuná v.intr. "funzionare": sònghe
tròppe re ccóse ca nun funżjùnene, s'adda
avé pacjénże. "sono troppe le cose che non
funzionano, si deve avere pazienza".
fuóche s.m. "fuoco"; dim. fucarjélle; -a
bbattaglióne s.m. "fuoco in abbondanza".
fuóglie s.m. "foglio"; dim. fugliètte.
fuórfece s.f. "forbici".
fuósse s.m. "fosso"; dim. fussetjédde; p'abbagná la càucia s.m. "calcinaio".
furastjére agg. e s.m. "forestiero": a la
staggióne vjénene tanda e tanda furastjére.
"all'estate vengono tanti e tanti forestieri";
f. furastére.
furbecètte s.f. "forbicina".
furcédde s.f. "forchetto": p'appènne li
sausícchie a la pèrtecehe ce vóle na
furcédde assàje lònghe. "per appendere la
salsiccia all'asse ci vuole un forchetto
molto lungo".
furcélle s.f.pl. "chele": nu mmettènne li
pjére nd'a lu canale pecché li range te
puónne muzzecá cu re furcélle. "non
mettere i piedi nel canale perché i granchi
ti possono mordere con le chele".
furcenáte s.f. "forchettata": se funíje lu
piatte re maccarúne sule cu nu pare re
furcenáte. "si finì il piatto di maccheroni
solo con un paio di forchettate".
furchètte s.f. "raglan".
furcidde s.m. "forcella (2 rebbi)": mitte
tré o quatte furcidde sótte a l'aste re mile
ca jé menute càrreche. "metti tre o quattro
forcelle sotto i rami di melo che è venuto
carico".
furcine s.f. "forchetta": te sì ścurdate re
me métte la furcine, cu cché agghia
mangiá cu re mmane?. "ti sei dimenticata
di mettermi la forchetta, con che devo
mangiare con le mani?".
furcóne s.m. "forcone (4 rebbi)":
abbecínete cu lu trajne a qquiddu
mundóne re stabbele ca l'avíma carrecá cu
lu furcóne. "avvicinati col traino a quel
mucchio di letame che lo dobbiamo
caricare col forcone".
furèste s.f. "foresta".
furèsteche agg. "foresto": jé state sèmbe
fóre e jé revendáte furèsteche. "è stato
sempre in campagna ed è diventato
foresto".
furfechjá v.tr. "iniziare a bollire".
furfeciáte s.f. "forbiciata": ndramènde lu
figlie rurméve la mamme cu nu pare re
furfeciáte ce tagliàje li capídde luónghe.
"mentre il figlio dormiva la mamma con
un paio di forbiciate gli tagliò i capelli
lunghi".
furíse s.m. "abitanti in periferia".
furjùse agg. "furioso": Ndònje jé
revendáte furjùse sule a ssènde quiddu
fatte. "Antonio è diventato furioso solo a
sentire quel fatto"; f. furjóse.
Furlazze s.f. "Furlazze (contrada sulla
strada per Bovino, al di sotto)".
furmá v.tr. "formare"; -na parìglie v.tr.
"apparigliare".
furmagge s.m. "formaggio"; -sguízzere
s.m. "Emmenthal": mó ca vaje a la putéha
accàtteme na quartecèdde re furmagge
sguízzere. "ora che vai alla bottega
comprami una porzione di 250 gr. di
Emmenthal".
furmale s.m. "vasca mulino ad acqua".
furmèdde s.f. "bottoncino": se n'attàcche
bbuóne re furmèdde a la cammíse vire ca
se pjérdene. "se non attacchi bene i
bottoncini alla camicia vedi che si
perdono".
furmiche s.f.pl. "formica".
furnacèlle s f. "fornellino quadrato a
carbone".
furnacètte s.f. "fornello a legna con
cerchi concentrici".
furnare s.m. "fornaio": lu furnare nd'a lu
furne stá bbuóne rinde vjérne e nno rinde
state. "il fornaio nel forno sta bene
d'inverno e non d'estate".
furne s.m. "forno".
furnídde s.m. "buca dove cade la cenere
del fornellino a carbone".
furtune s.f. "fortuna".
furzá v.tr. "forzare": nun l'àja furzá e
vvire ca véne sule sule. "non lo devi
forzare e vedi che viene solo solo".
furzive, re- loc.avv. "d'obbligo".
furzuse agg. "forzoso": jé furzuse,
mangiarrá bbuóne. "è forzoso, mangerà
bene".
fusídde s.m.pl. "fusilli (pasta
alimentare)".
fussetèlle s.f. "fossetta": vire quanne rire
ché bbèlle fussetèlle face. "vedi quando
ride che belle fossette fa".
fustággene s.f. "flanella": vá a la putéha,
accàtte la fustággene ca m'agghia cóse
ruje suttaníne. "vai alla bottega compra la
flanella che mi devo cucire due sottane".
futará v.tr. "foderare": nu nżaje futará
manghe na unnèdde e ché vvaje a ffá ra la
majéste?. "non sai foderare neanche una
gonna e che vai a fare dalla sarta?".
futògrefe s.m. "fotografo".
93
alére
s.f.
"prigione":
se
cundíneve cu qquéssa cape, se
nunn’éja óje jé craje, vaje a funí
ngalére. "se continui con
codesta testa, se non è oggi è domani vai a
finire in prigione".
galjòtte s.m. "galeotto".
galljá v.intr. "primeggiare": l’adda funí
re galljá, nunn’éja manghe la lóte re re
ścarpe méje. "la deve finire di
primeggiare, non è neanche il fango delle
mie scarpe".
galuppá v.intr. "galoppare".
gargiùbbele s.m. "gattabuia": jé funute
ngargiùbbele, la mugljére cúm’adda fá nu
ru sacce. "è finito in gattabuia, la moglie
come deve fare non lo so".
gastíghe s.m. "castigo": la maéste
mettéve ngastíghe li śculare addréte a la
lavagne cu lu ggranerínje sótte a re
ddenócchie. "la maestra metteva in castigo
gli scolari dietro la lavagna con il
granturco sotto le ginocchia".
ggabbine s.f. "cabina".
ggaglie s.m. "incavo".
ggaluóppe s.m. "galoppo": si tuócche lu
cavadde a ggaluóppe mandjénete bbuóne a
la sèlle. "se tocchi il cavallo a galoppo
mantieniti bene alla sella”.
ggaramédde s.f.pl. "polsi".
ggaròfene a mmazzètte s.m. "saponaria".
ggastegá v.tr. "castigare": lu patre a
Nżèlme l’à ggastegáte bbuóne, nu l’à
ffatte ascí a la sére pe ddòje settemane. "il
padre ad Anselmo l‟ha castigato bene, non
l‟ha fatto uscire la sera per due settimane".
ggàute agg. "alto".
ggelatare s.m. "gelataio": quanne se
pesave mmjézze a lu chiane, passave spisse
lu ggelatare. "quando si trebbiava in
mezzo al piano, passava spesso il
gelataio”.
ggelate s.m. "gelato (dolce)".
ggéle s.m. "brina, gelata": pe ffóre
stammatíne ce stéve nu ggéle ca
assumegliáve a na néve. "per la campagna
G
stamattina ci stava una brina che
somigliava alla neve".
ggeluse agg. "geloso": Marcúcce jé
tande ggeluse re la zìte, ca lu truóve a
ògne pizze. “Marco è tanto geloso della
sposa, che lo trovi a ogni angolo”.
ggelusíje s.f. "gelosia".
ggènde s.f. "gente": si vuó sènde a la
ggènde nu nde face maje iuórne e mmaje
nòtte. "se vuoi sentire la gente non ti fa
mai giorno e mai notte".
ggendile agg. "gentile": si faje lu
cristjàne ggendile nu nge pjérde maje
njénde. "se fai la persona gentile non perdi
mai niente".
ggendòrje s.f. "assembramento": famme
ìre a avvré ché jé tutte dda ggendòrje.
"fammi andare a vedere che è tutto
quell‟assembramento".
ggeneruse agg. "generoso": lu puó
spugliá, tande ca jè ggeneruse. "lo puoi
spogliare, tanto che è generoso".
ggenetóre s.m. "genitore"; pl. ggeneture
avíma sèmbe amá e respettá li ggeneture.
“dobbiamo sempre amare e rispettare i
genitori”.
ggènje s.m. "genio": l’agghi capite ca nu
nde vache a ggènje ma ché ce pòzze fá,
accussì sònghe fatte. "l‟ho capito che non
ti vado a genio, ma che ci posso fare, sono
fatto così".
ggenjùse agg. "geniale".
ggenuìne agg. "genuino": stu vine jé
ggenuìne e te ne puó véve nu bucchjére re
cchiù. "questo vino è genuino e te ne puoi
bere un bicchiere di più".
ggenżjùne avv. "girandoloni".
ggerá v.tr. "girare".
ggeramjénde s.m. "giramento"; -re cape
s.m. "capogiro, vertigine": Melúcce cu la
pressjóne vasce suffréve re ggeramjénde re
cape. "Carmela con la pressione bassa
soffriva di capogiri".
Ggèse Criste s.m. "Gesù Cristo".
ggésse s.m. "gesso, steatite".
ggèstre s.m. "gesto".
ggevendù s.f. "gioventù".
gghénghie v.tr. "empire": vá a la
candine a gghénghie nu vucale re vine.
"vai in cantina ad empire un boccale di
vino".
gghí v.intr. "andare"; p.p. gghiùte.
gghisse s.m. "polvere di gesso".
gghittá v.tr. "gettare".
gghiucá v.intr. "giocare": nu gghiucá ca
re ccóse sònghe triste. “non giocare che le
cose sono tristi”.
gghiuccá v.intr. "fioccare".
gghiuórne, a- loc.avv. "a giorni".
gghjàseme s.m. e f. "persona che agisce
con molta lentezza".
gghjòrde s.f.pl. "giuntura ossa animali,
sangue aggrumato nelle ginocchia degli
animali".
gghjùrecá v.tr. "giudicare".
ggiacchètte
s.f.
"giacca";
dim.
ggiacchettèdde; accr. ggiacchettóne.
ggiahánde s.m. "gigante".
ggialluógnele agg. "giallognolo"; f.
ggiallògnele: sta cammíse jéve ggialle, ma
a lu sóle jé revendáte ggiallògnele. "questa
camicia era gialla, ma al sole è diventata
giallognola".
ggiandarme s.m. "gendarme".
Ggiardelúpe s.f. "Giardilupi (contrada
sulla strada per Bovino sotto la
Malannata)".
ggiardenjére s.m. "grillotalpa".
ggiargianése
s.m.
"parlata
incomprensibile".
ggiarne s.f. "brocca"; dim. ggiarnetèdde.
ggiglie s.m. "acoro falso"; -salvagge s.m.
"centaurea minore".
ggiògrafíje s.f. "geografia": tènghe ra
mbará quatte pàggene re ggiògrafíje, nu
mbòzze ascí musére. "ho da imparare
quattro pagine di geografia, non posso
uscire stasera".
ggiòje s.f. "gioia".
ggiòmetre s.m. "geometra": vá cu lu
ggiòmetre fatte fá lu pròggètte e ppó ne
parlame. "vai con il geometra fatti fare il
progetto e poi ne parliamo".
ggióvene agg. e s.m. "giovane"; dim.
ggiuvanuttjélle; accr. ggiuvanuttóne.
ggiratónde s.m. "girotondo".
ggiravite s.m. "cacciavite": pe ccacciá
tutte ste bbite pegliame lu ggiravíte. "per
cacciare tutte queste viti prendiamo il
cacciavite".
ggiravòte s.f. "giravolta": re strare nòste
sònghe tutte na ggiravòte. "le strade nostre
sono tutte una giravolta".
ggiugne s.m. "giugno".
ggiujèlle s.m. "gioiello".
ggiuréje s.m. "giudeo".
ggiurízzje s.m. "giudizio": nu nge stènne
apprjésse jé n’óme sènża ggiurízzje. "non
ci stare appresso è un uomo senza
giudizio”.
ggiurnale s.m. "giornale".
ggiustrá v.intr.fig. "giostrare": t’àja
ggiustrá cúme mèglie puó pe gghí nnande.
"ti devi giostrare come meglio puoi per
andare avanti".
ggiuverí s.m. "giovedì".
ggliacche! inter. "puah": tu faje
ggliacche e ddamme ne nżénghe. "tu fai
puah e dammi un pò".
ggljògliere s.f. "impasto di genere
alimentare".
ggljuómmere
s.m.
"batuffolo,
gomitolino": pe funí ssa ścòlle re lane,
uéje mà, ce vólarrá n’atu ggljuómmere, no
re cchiù. "per finire questo scialletto a
ruota di lana, ehi mamma, ci vorrà un altro
gomitolino, non di più".
ggliuttí v.tr. "inghiottire".
gglòbbe s.m. "piccamarra".
ggnó…ggnó loc.avv. "che vuoi".
ggnòcche s.m. fig. "gnocco, gnocchi
(pasta alimentare)".
ggnóre abbr. "signore"; -zíje: "signor
zio".
ggnornò s.m."signor no": uéje tatarà me
vuó rá ruje sòlete? Respunníje ggnornò.
"ehi nonno mi vuoi dare due soldi? Ha
risposto signor no".
ggnorsì s.m."signor sì".
ggnòstre s.m. "inchiostro": nu nż’aùse
cchiù tande lu ggnòstre. "non si usa più
tanto l‟inchiostro".
ggnurá v.tr. "ingiuriare, rimproverare":
jé sèmbe prónde a ggnurá la ggènde, ma
se uardasse appríme idde. "è sempre
pronto a ingiuriare la gente, ma si
guardasse prima lui".
ggnuramjénde s.m. "ingiuria": ròppe ca
si recjérne tande ggnuramjénde re verjétte
sótt’abbracce a lu Castjédde. "dopo che si
dissero tante ingiurie li vidi sottobraccio al
Castello".
ggnurànde agg. "ignorante": l’avíma
cumbiatí pecché jé nu pòvre ggnurande.
"lo dobbiamo compatire perché è un
povero ignorante".
ggnurandetà s.f. "ignoranza".
ggnurandóne agg. e s.m. "ignorantone".
ggramégne s.f. "gramigna": dda tèrre jé
chjéna re ggramégne, l’àja ará nd’a lu
mése r’aùste, pe la fá seccá. "quel terreno
è pieno di gramigna, lo devi arare nel mese
di agosto per farla seccare".
ggranate s.m. e f. "melograno".
ggranavòttele s.f. "rana".
ggrane s.m. "grano".
ggranerínje s.m. "granturco".
ggranfate s.f. "brancata, granfiata": zì
Annù, ramme na ggranfate re fòglie,
musére fazze ròje pezzòtte e ce l’ammiśche
rinde. "zia Anna, dammi una brancata di
verdura stasera faccio due quadrucci e ce
la mischio dentro"; fíglime à ppegliate na
ggranfate re sòlete spicce nd’a lu terètte e
sì n’éja fjùte ra fóre. "mio figlio ha preso
una granfiata di soldi spiccioli nel cassetto
e se n‟è scappato all‟esterno".
ggrànnele s.m.pl. "grandine".
ggrannenéte s.f. "grandinata": jé menute
na ggrannenéte c’à restrutte lu munne. "è
venuta una grandinata che ha distrutto il
mondo".
ggrascióne agg. "largitore".
ggrasciuse agg. "abbondante": quissu
còtte jé ggrasciuse, a chi ce l’àja
arrubbate, a ffràtete?. "codesto cappotto è
abbondante, a chi ce l‟hai rubato a tuo
fratello?"; f. ggrascióse.
ggrassce s.f. "abbondanza".
ggrassume re la tèrre s.m. "humus del
terreno".
ggraste s.f.pl. "pezzi di mattone,
frammenti di vaso di terracotta".
ggraziarDdíje s.f. "grazia di Dio".
ggrazzje s.f. "grazia".
ggrègne s.f. "bica (6-7 covoni)".
ggrellande s.f. "ghirlanda": purtàje na
gròsse ggrellande re fiùre a lu
cambesande. "portai una grande ghirlanda
di fiori al cimitero".
ggridde s.m. "grillo": vire dda nu
ggridde, mó te zómba nguódde. "vedi là un
grillo, ora ti salta addosso".
ggrussézze s.f. "grossezza".
ggrussiste s.m. "grossista": pe sparagná
àja ìre nd’a nu ggrussiste a spènne. “per
risparmiare devi andare a spendere da un
grossista”.
ggurre s.f.pl. "canaletti portanti acqua al
mulino".
gguttapèrghe s.f. "guttaperca": píglime
ssa gguttapèrghe, stá appése addréte a la
pòrte, ca vòglie travasá lu vine. "prendimi
codesta guttaperca, sta appesa dietro la
porta, che voglio travasare il vino".
gladiòle salvagge s.m. "orchidea".
glurjùse agg. "glorioso".
gòrre s.f. "salcerella"; pl. ggurre.
gradde s.m. "vinacciolo".
grale s.f. "vaglio per costruzioni".
grálete s.f. "avena selvaggia".
granate s.m. "melagrana, melograno".
granfe s.f. "artiglio, branca": sònghe
assàje pereculóse re ggranfe re lu
falgunètte. "sono molto pericolose gli
artigli del falcone".
granidde s.m. "granello": m’è gghiute nu
granidde re pére nd’a li rjénde e cúme me
face male. "mi è andato un granello di pera
nei denti e come mi fa male".
grare s.m. "gradino": rinde state cúme
me piace re m’assettá sóp’a lu grare re la
pòrte a ru ffriśche. "d‟estate come mi
piace sedermi sul gradino della porta al
fresco".
grattá v.tr.intr. "grattugiare, razzolare":
sònghe ròje óre ca gratte furmagge uéje
mà, mó funiśche ca me sònghe straccate.
"sono due ore che grattugio formaggio, ehi
mamma, ora finisco che mi sono stancato".
gravande agg. "corpulento": a pprátete
nu lu facènne nghianá alappjére a la
chiazze, jé assaje gravande e le véne lu
sopraffjàte. "a tuo padre non lo far salire a
piedi alla piazza, è molto corpulento e gli
viene il fiato grosso".
gròlje s.f. "gloria": pe chi face lu bbéne a
lu pròsseme ave gròlje. "per chi fa bene al
prossimo ha gloria".
gruósse 1.s.m. "adulto"; 2.agg "grande,
grosso": aramáje Peppúcce jé fatte
gruósse, me sémbre ajére ca stéve appíse a
re ggunnèdde tóje. "ormai Giuseppe è
diventato adulto, mi sembra ieri che stava
appresso alle tue gonne"; f. gròsse; dim.
grussecjédde, grussulìdde; f. grussecèdde,
grussulédde.
gruppe nganne s.m "difterite".
gubbia s.f. "sgorbia (arnese del
falegname)".
guverná v.tr.iter. "rigovernare": Nucè,
prime re te ìre a ccóleche àja guverná tutte
l’anemàlje nd’a la stadde. "Innocenzo,
prima di andarti a coricare devi
rigovernare tutti gli animali nella stalla".
97
alandaríje s.f. "galanteria":
s’adda
mustrá
sèmbe
halandaríje cu re ffémmene. "si
deve
mostrare
sempre
galanteria con le donne".
halande agg. "galante".
halandóme
s.m.
"galantuomo":
Frangiśche jé nu halandóme r’ate tjémbe.
"Francesco è un galantuomo di altri
tempi".
halitte s.f. "garitta": figlie míje, quanne
vaje a ffá la sendenèlle nd’a la halitte,
mìttete ra sótte n'ata maglie. "figlio mio,
quando vai a fare la sentinella nella garitta,
mettiti sotto un'altra maglia di lana".
hallaríje s.f. "galleria": bbèlle e famóse
sònghe re hallaríje re Melane e Nnàpule.
"belle e famose sono le gallerie di Milano
e Napoli".
harbe s.m. "garbo": àja tené hàrbe pe ffá
cèrte cóse se no nu nde mettènne pe
nnjénde mmjézze. "devi tenere garbo per
fare certe cose altrimenti non ti mettere per
niente in mezzo".
hare s.f. "gara".
harze s.f. "garza": vire ché ràngeche
m’agghi fatte sóp’a la mane, mó la
resenfètte e ppó ce métte la hàrze. "vedi
che graffio mi sono fatta sulla mano, ora la
disinfetto e poi ci metto la garza".
hilá v.intr. "gelare": m’àje fatte hilá,
t’agghi aspettate ròje óre abbasce a la
tavèrne. "mi hai fatto gelare, ti ho aspettato
due ore giù alla taverna".
hilame s.f. "gelo".
hilatíme s.f. "gelata": stammatíne ce
stéve na hilatíme cúme s’avésse juccate pe
ffóre. "stamattina ci stava una gelata come
se avesse nevicato per la campagna".
hómme s.f. "gomma".
hurrazze s.f. "acquazzone, piovasco":
quanne me ne menéve ra fóre m’aghhi
abbuścáte na hurrazze e me sònghe nfusse
tutte quande. "quando me ne venivo dalla
campagna mi sono buscato un acquazzone
e mi sono bagnato tutto quanto".
hustá v.tr. "gustare": pe hustá stu vine
russe, te l’àja véve anżénghe anżénghe.
H
"per gustare questo vino rosso, te lo devi
bere a poco a poco".
huste s.m. "gusto": sacce cúme me
sènde, nu nge próve huste cchiù a nnjénde.
"non so come mi sento, non ci provo più
gusto a niente".
hute s.m. "gomito": sònghe carute
luónghe luónghe ndèrre e m’agghi
ścurciate lu hute. "sono caduto lungo
lungo per terra e mi sono scorticato il
gomito".
98
….arré! v.tr. "scacciare il cavallo".
ardine s.f. "Giardino (contrada sulla
strada per Accadia, sulla destra,
vicino al Bosco)".
Iazzane s.f. "Iazzano (contrada sulla
strada per Bovino a destra e a sinistra)".
idde pron.pers. "egli, esso, lui": jé state
idde a crjá stu mbruóglie. "è stato lui a
creare quest‟imbroglio".
inèstre s.f. "ginestra dei carbonai".
innáre s.m. "gennaio".
ìre v.intr. "andare"; p.p. jùte; já,
jàmmecínne:
"su,
andiamocene";
jàmmecínne: "andiamocene"; -addréte
v.intr. "indebolire"; -e mení v.intr. "andare
e venire"; p.p. jùte e menute; v.rifl.
ìresìnne: "andarsene"; -fóre tèrre v.intr.
"partire"; -ngire, v.intr. "vagare": jé jùte
sèmbe ngire pe stu munne ngèrche re
furtune. "ha sempre vagato per questo
mondo in cerca di fortuna"; -nnande v.intr.
"procedere": Giòvà, àja ìre nnande sènża
paure pecchè refjénne li diritte tuje.
"Giovanna, devi andare avanti senza paura
perché difendi i tuoi diritti"; -rétecule
v.intr. "indietreggiare"; -spjértete v.intr.
"andare in cerca": sònghe jute bbuóne
spjértete re Runate e ppó andó l'agghi
truvate? Abbasce a lu Cupóne. "sono
andato in cerca di Donato e poi dove l'ho
trovato? Laggiù al Cupone".
Irmeciale s.f. "Embricciala (contrada
sulla strada per Fontana Vecchia)".
iróne s.m. "regalo".
ìrsene a mmale. v.rifl. "putrefarsi"; p.p.
jute
a
mmale;
-lundane
v.rifl.
"allontanarsi".
isàme s.m. "esame": lu figlie re Rusíne
ajére à ffatte l’isàme, jé state prumòsse e
mmó adda fá r’ate ścule. "il figlio di Rosa
ieri ha fatto l‟esame, è stato promosso e
ora deve frequentare le scuole superiori".
isce v.tr. "fermare il cavallo".
ispèrse agg. "espresso": ajére ca
m’arruvàje l’ispèrse, ndramènde l’apréve
me vénne nu vattecóre ca nu nde riche.
"ieri che mi arrivò l‟espresso, mentre
I
l‟aprivo mi venne un batticuore che non ti
dico".
ità s.f. "età": ché ità tjéne cummà?
Cinguand’anne nu nżònghe assàje, àje
vòglie a cambá!. "che età tieni comare?
Cinquant‟anni non sono molti, hai voglia a
vivere!".
99
à! escl. "su"!.
àccule s.m. "fune per basto".
anare s.f. "strega"; pl. gghianare.
anghe agg. "bianco"; -cúm’a la cére
agg. "pallido": tjéne la facce janghe cúm’a
la cére, cum’è Fó nu nde sjénde?. "tieni la
faccia pallida, com‟è Alfonso non ti
senti?"; -re l’uóve s.m. "albume": pe ffá la
créme ce vuónne li russe r’uóve, li janghe
r’uóve míttele ra parte ca l’agghiùnge a
l’ate óve pe la frettate. "per fare la crema
ci vogliono i tuorli, gli albumi mettili da
parte che li aggiungi alle altre uova per la
frittata".
janghjá v.tr. "imbiancare": anne sì anne
no facíme janghjá la case ra rinde e ra
fóre. "un anno si e un anno no facciamo
imbiancare la casa dentro e fuori".
janghiatóre s.m. "imbianchino".
janguójne agg. "biancastro"; f. jangòjne
quédda vèste jé jangòjne, l’àje fatte
ścambjá a lu sóle. "quel vestito è
biancastro, l‟hai fatto stingere al sole".
jastemá v.tr. "bestemmiare": nun face
ché jastemá pe tutte la iurnate e ca ce ru
ddice, nu ngumbíne njénde. "non fa che
bestemmiare per tutta la giornata e che
glielo dici, non combini niente".
jastéme s.f. "bestemmia"; pl. gghiastéme.
jate s.m. "alito, fiato"; -ca puzze s.m.
"alitosi": ścuóstete ra mé ca tjéne lu jate
ca puzze, se sènde ra nu miglie. "scostati
da me che tieni l'alitosi, si sente da un
miglio".
jàure s.m. "tepore, vapore": cumbà, jésce
sóp’a lu bbalecóne, nu nżjénde lu jàure re
la primmavére?. "compare, esci sul
balcone, non senti il tepore della
primavera?"; mà, nun vire ché jaure ca ce
stá qquá, quanne la apre la funèste?
Aspjétte ca se ngummerísce tutte cóse?.
"mamma, non vedi che vapore che ci sta
qui, quando apri la finestra? Aspetti che si
inumidiscono tutte le cose?".
jazze s.m. "stabbiolo".
jé fésse! inter. "accipicchia": jé fésse
cúm’jé cresciute fìglite, nu lu canóśche
cchiù. "accipicchia come è cresciuto tuo
J
figlio, non lo conosco più"; -nżiste
loc.avv. "persona che vuole sempre
vincere"; -tand’óre quande pése loc.avv.
"persona che vale".
jéffele s.f. "inizio di gomitolo".
jènghe s.f. "giovenca".
jénnere s.m. "genero"; jénnereme: "mio
genero; jénnerete: tuo genero".
jérmete s.m. "covone".
jéte s.f. "bietola"; pl. gghjéte: me piàcene
assàje pezzòtte e gghjéte. "mi piacciono
molto quadrucci e bietole".
jónde s.f. "fionda, giunta": quanne
jéveme uagliune n’avime fatte n’accíse re
pecciune a lu Castjédde cu la jónde.
"quando eravamo ragazzi ne abbiamo fatto
un‟uccisione di colombi al Castello con la
fionda"; pl. gghjónde.
jónge s.m. "giunco"; pl. jùnge: me
facjétte fá ra lu parzunale li cestjédde cu li
jùnge. "mi feci fare dal mezzadro i cestini
con i giunchi".
jóre re cungime s.m. "pugno di
concime".
jóśche s.f. "pula": quanne si trébbje ru
ggrane cacce assàje jóśche. "quando si
trebbia, il grano caccia molta pula";
jóśche, na- loc.avv. "un po‟ di".
jòtte s.f. "acqua in cui ha bollito pasta o
verdura".
jrmetá v.tr. "legare covoni di spighe".
jrmetànde s.m. "persona che lega covoni
di spighe".
jttá v.tr.lett. "gettare, prostrare"; -ndèrre
v.tr. "demolire": s’ànne jttá ndèrre angóre
numunne re càsere vècchie. "si devono
demolire ancora molte case vecchie". sse
nutízzje l’ànne pròpje jttáte ndèrre a
Rumíniche, ce vóle tjémbe pe se repegliá.
"codeste notizie l‟hanno proprio prostrato
a Domenico, ci vuole tempo per
riprendersi”; -sòlete cu la pale v.tr.
"scialacquare": jé ggènde ca jètta sòlete cu
la pale. "è gente che scialacqua".
jttárse ndèrre v.rifl. "sminuirsi": nu nde
jttá ndèrre tande tande ca ce stanne l’ate
cchiù ppègge re tè. "non ti sminuire tanto
tanto, che ci stanno gli altri peggio di te".
jttatúre 1.s.f. "iattura"; 2.s.m. "pertugio
sul pavimento dietro la porta d‟ingresso
che funge da gabinetto": avítete ra quédda
fémmene angóre te méne na jttatúre. "evita
quella donna ancora ti lancia una iattura".
jucá v.intr. "giocare".
jucatóre s.m. "giocatore": jé nu jucatóre
ngaddute pèrde spisse ma nu la funísce re
jucá. "è un giocatore incallito, perde
spesso ma non la finisce di giocare".
juccá v.intr. "fioccare, nevicare": ajére à
juccate tutte la jurnate mó pe si squagliá
àje vòglie a aspettá. "ieri è nevicato tutta
la giornata ora per sciogliersi hai voglia ad
aspettare".
juccanízze s.m. "nevischio": cammíne
curre a ccàsete ca stá arruvanne lu
juccanízze. "cammina corri a casa tua che
sta arrivando il nevischio".
jucculjá v.intr. "nevicare in modo lieve".
jumare s.f. "fiumana": na jumare
r’acque ìnghjéve tutte la strare. "una
fiumana d‟acqua riempiva tutta la strada".
jummèdde s.f. "giumella": cummà,
ramme na jummèdde re cìcere ca re
vvòglie métte a spunże, craje re fazze cu
ddòje lahanèdde. "comare, dammi una
giumella di ceci che li voglio mettere in
ammollo, domani li faccio con le
tagliatelle".
jummènde s.f. "giumenta": tenéveme na
jummènde janghe cu la córe mózze.
"tenevamo una giumenta bianca con la
coda mozzata".
jungéte s.m. "giuncheto".
jungetúre s.f. "giuntura".
juóche s.m. "gioco".
juórne s.m. "giorno"; -accussì agg.
"giorno feriale": sti lavure nun l’àja fá
nd’a li juórne accussì. "questi lavori non li
devi fare nei giorni feriali"; -ca nu nże
mange carne s.m. "giorno di magro"; juórne s.m. "giorno per giorno"; -re fèste
s.m. "giorno festivo": angóre nu nd’àja
mbará ca lu juórne re fèste jé na iurnate re
repuóse; "ancora non hai imparato che il
giorno festivo è una giornata di riposo";
juórne, re- loc.avv. "diurno": a bbòte face
lu turne re juórne e a bbòte lu face re
nòtte. "a volte fa il turno diurno e a volte lo
fa notturno".
jure s.m.pl. "fiori del vino".
jurecá v.tr. "giudicare": nu gghiurecá
l’ate cristjàne si nun vuó èsse jurecáte.
"non giudicare le altre persone se non vuoi
essere giudicato".
jurnate s.f. "giornata": ce vulíje tutte na
jurnate pe ffá quédda fatìja. "ci volle tutta
una giornata per fare quel lavoro"; pl.
gghiurnate.
jusce s.m. "alito di vento, soffio": cu nu
jusce féce caré tutte lu castjédde re carte
c’avéve fatte cu tanda pacjénże. "con un
soffio fece cadere tutto il castello di carte
che aveva fatto con tanta pazienza".
jusciá v. intr. "soffiare": jósce, jósce
sóp’a ru ffuóche, ca a ffòrze re jusciá
s’adda appecciá. "soffia, soffia sul fuoco
che a forza di soffiare si deve accendere".
jusciatúre s.m. "soffione di canna".
juse s.m. "sottano"; dim. jusídde.
jùsse s.m. "diritto": jé nu jùsse ca tènghe
ra mmane a tataránne e peqquésse
nunn’àje ché ffá. "è un diritto che tengo
dai tempi di nonno e per questo non hai
che fare".
juste agg. "giusto": l’óme juste jé amate
ra tutte. "l‟uomo giusto è amato da tutti”; juste: "appena in tempo".
jute s.f. "andata": tande fóje la jute
quande la menute. "tanto fu l‟andata
quanto la venuta".
juvá v.intr. "giovare": a nnesciune jé
juvate lu cunżiglie tuje. "a nessuno è
giovato il tuo consiglio".
jùve s.m. "giogo".
101
a Sèrre s.f. "La Serra (contrada
sulla strada per Bovino., a
sinistra)".
abburjùse agg. "laborioso".
labbratòrje s.m. "laboratorio": nd’a
quiddu labbratòrje ce fatjàvene na vendíne
re uperàje. "in quel laboratorio ci
lavoravano una ventina di operai".
laccettíne s.m. "catenina".
ladrucínje s.m. "latrocinio".
laghe s.m. "alone (luna)": musére la luna
téne attuórne attuórne lu laghe vóle
segnefecá c’adda mení a cchióve. "stasera
la luna tiene intorno intorno l‟alone vuole
significare che deve venire a piovere".
làgreme s.f. "lacrima": figlie míje, nun
vòglie rengraziamènde ma avíta sapé ca
tutte quésse ca teníte m’éja custáte suróre
e llàgreme. "figli miei, non voglio
ringraziamenti ma dovete sapere che tutto
ciò che tenete mi è costato sudore e
lacrime".
lahanèdde s.f.pl. "tagliatelle (pasta
alimentare)": musére, mammaránne à
mmisse mmjézze a la bbuffètte na spasètte
chjéna re lahanèdde e ffasule. "stasera,
nonna ha messo in mezzo al tavolo piccolo
e leggero un piatto grande pieno di
tagliatelle e fagioli".
Lahe s.m. "lago, Lago (contrada sulla
strada per Bovino, al di sopra di Fontana
Armata)"; -Vaddóne s.m. "Lago Vallone
(contrada sulla strada per Bovino vicino al
Lago)": Tòtònne ròppe tutte quédda fatíje
s’avía abbendá pecché stéve rinde a nu
lahe re suróre. "Antonio dopo tutta quella
fatica si dovette riposare perché stava in un
lago di sudore".
lahenatúre s.m. "matterello".
làhene
s.f.pl.
tagliatelle
(pasta
alimentare)".
làja s.f. "beffa": nun facènne la làja a
ttutte quande pecché còccherúne te póte
ròmbe lu musse. "non beffeggiare tutti
quanti perché qualcuno ti può rompere il
muso".
lambande agg. "lampante".
lambarúle s.m.dim. "lumicino".
lambascióne s.m. "cipollaccio"; pl.
lambasciùne: fegliò, fá na fritta r’óve e
L
lambasciùne. "ragazza, fai una frittura di
uova e cipollacci".
lambe 1.s.m. "fulmine": Marònne ché
llambe agghi viste, chiure li ścure a la
funèste, sebbréjte. "Madonna che fulmine
ho visto, chiudi le imposte alla finestra,
sbrigati"; 2.s.f. "lampada": agghi fatte
métte na lambe vucíne a la tómbe re
pàtreme. "ho fatto mettere una lampada
vicino alla tomba di mio padre".
lambine s.m. "lumino".
lambjóne s.m. "lampione"; pl. lambjùne:
na vòte ce stévene li lambjùne a ppetròlje.
"una volta ci stavano i lampioni a
petrolio".
lame s.f. "frana": la lame rinde Iazzane
fóje assaje spavendóse. "la frana in
Iazzano fu molto spaventosa"; -re Ciòce
s.f. "Lama Di Cioce (contrada sulla strada
per Accadia vicino contrada del Bosco)"; re San Custànże s.f. "Lama di San
Costanzo (contrada sulla strada per
Accadia, contrada Bosco)".
lamendá v.tr. "lamentare".
lamendúse agg. "lamentoso": sì ppròpje
nu lamendúse njénde te vá bbuóne. "sei
proprio un lamentoso niente ti va bene".
lamjénde s.m. "lamento": ròppe la
carute tanda rulóre e tanda lamjénde.
"dopo la caduta tanti dolori e tanti
lamenti".
lammeccá v.tr. "lambiccare": a na trave
appenníme lu cappucce re téla re sacche
chine re muste, ścóle a stizze a stizze nd’a
la rameggiàne, accussì avíme lu vine
lammeccáte. "a una trave appendiamo il
cappuccio di tela di sacco pieno di mosto,
scola a goccia a goccia nella damigiana,
così abbiamo il vino lambiccato".
Làmmeje s.f. "Lammia (contrada oltre i
Tremolizzi)".
Lammícche s.m. "alambicco, Lammicco
(contrada sulla strada Panni-Scalo, al di
sotto)".
làmmje s.f. "soffitto, volta (term.arch.)";
-a crucére s.f. "soffitto a botte".
lanacce s.f. "laniccio".
landèrne s.f. "lanterna": appríme, re
sére, si jéva ggeranne cu la landèrne
mmane. "prima, di sera, si andava girando
con la lanterna in mano".
lanettíne s.f. "lanetta": m’agghi fatte na
vèste re lanettíne pe sparagná, ma
nummale pe nnjénde. "mi sono fatta un
vestito di lanetta per risparmiare, ma non è
buono per niente".
lappazzíje, a- loc.avv. "per scherzo".
làppese s.m. "matita".
làrehe agg. "largo".
larghe s.m. "spiazzo".
lasàgne ricce s.f. "ricciarelle (pasta
alimentare)".
laśche agg. "rado".
lassá v.tr. "lasciare": àja lassá pèrde
ògne ccóse e te n’àja ìre mbenżjóne se vuó
stá bbuóne quiss’ate quatte juórne. "devi
lasciar perdere ogni cosa e te ne devi
andare in pensione se vuoi star bene
codesti altri quattro giorni".
lasse e ppiglie loc.avv. "lavoro
intermittente".
làssene s.m. "erisimo".
làsteche agg. "elastico".
lattare s.m. "lattaio": zì Angelécchie jéve
na bbóna lattare, ògne mmatine ce la
veréveme r’arruvá cu ru llatte appéna
munde. "zia Angela era una buona lattaia,
ogni mattina ce la vedevamo di arrivare
con il latte appena munto".
lattóse agg. "lattifero".
lattuchèlle s.f. "lattuga velenosa".
latuórne s.m. "lagna, piagnisteo": Ndò,
la vuó funí cu quissu latuórne o t’agghia
ścaffá ruje ścaffùne?. "Antonio, la vuoi
finire con codesto piagnisteo o ti devo dare
due schiaffoni?".
laurjá v.tr. "laureare": Mechelíne s’éja
laurjàte cu vvóte bbuóne, chi manghe te
crire!. "Michele si è laureato con buoni
voti, chi neanche credi!".
làurje s.f. "laurea".
lavá v.tr. "lavare".
lavandíne s.m. "acquaio".
lavannáre s.f. "lavandaia": appríme re
lavannáre facévene re mappate e re
gghjévene a lavá a Sand’Ulíje. "prima le
lavandaie facevano gli involti di panni da
lavare con i panni sporchi e li andavano a
lavare a Sant‟Elia".
Lavèdde s.f. "Lavella (contrada al di
sotto della Fontana Vecchia)"; -sóp’a lu
Pónde s.f. "Lavella sopra il, Ponte
(contrada sulla strada Panni-Scalo)".
laví loc.avv. "eccola ".
lazze s.m. "laccio".
lazzerjá v.tr. "conciare male, lacerare":
feglió, te sì accórte ca la unnèdde jé tutte
lazzerjàte? Andó si gghiùte a funí nd’a li
ruve?. "ragazza, ti sei accorta che la gonna
è tutta lacerata? Dove sei andata a finire
nei rovi?".
leàndre s.m. "oleandro".
lebberá v.tr. "liberare": t’àja lebberá na
vòta pe ssèmbe ra quiddu ścucciatóre. "ti
devi liberare una volta per sempre da
quello scocciatore".
lebbràcchie s.m. "leprotto".
lebbraríje s.f. "libreria".
lèbbre s.m. "lepre": vire vì cúme fuje ddu
lèbbre capammónde, ah s’avéssa avute na
ścuppètte!. "vedi vedi come fugge quella
lepre su in alto, ah se avessi avuto uno
schioppo!"; pl. ljébbre.
lebbrètte 1.s.f. "libretto della pensione":
nu mbòzze truvá la lebbrètte, mó agghia
ścavá nd’a tuttte li terètte. "non posso
trovare il libretto della pensione, ora devo
scavare in tutti i cassetti"; 2.s.m. "libretto".
leccardízzje s.f. "leccornia".
Leccetjélle s.m. "Luccitiello (contrada
sulla strada per Bovino vicino a
Giardilupi)".
lecenżjá v.tr. "licenziare": avía lecenżjá
l’uperáje pecché nu ndenéve cchiù sòlete
pe ppahá. "dovette licenziare gli operai
perché non teneva più soldi per pagare".
lecenżjàrse v.rifl. "accomiatarsi": la sére
nnande, li parjénde se lecenżjàrene ra
Marcúcce ca partéve pe l’Amèreca Bbóna.
"la sera avanti, i parenti si accomiatarono
da Marco che partiva per gli Stati Uniti".
lecuórde s.m. "ricordo": nu nde lu pòzze
rá quistu llòrge ca lu tènghe pe lecuórde
re tataránne. "non te lo posso dare questo
orologio che lo tengo per ricordo di
nonno".
lègge v.tr. "leggere": chi sape lègge,
lègge a la reritte e a la stòrte. "chi sa
leggere sa leggere a diritto e a rovescio";
p.p. leggiute; -n’ata vòte v.tr.iter.
"rileggere".
leggènde s.f. "leggenda": numunne re
cristjàne canùscene la leggènde re lu
Castjédde re Panne e re l’allòrge re
Mundahúte. "molte persone conoscono la
leggenda del Castello di Panni e
dell‟orologio di Montaguto".
leggestrá v.tr. "registrare": àja leggestrá
la spése sóp’a nu quatèrne juórne pe
gghiuórne. "devi registrare la spesa su un
quaderno giorno per giorno".
leggistre s.m. "registro".
leggìtteme s.f. "legittima": nu l’à mmaje
curate a li ggenetúre e mmó ca sònghe
muórte à avute sule la leggìtteme. "non li
ha mai curati i genitori e ora che sono
morti ha avuto solo la legittima".
leghime s.m. "legame per grano".
légne s.m. "nave".
lehánde agg. "elegante".
lehatúre s.f. "vinciglio".
léhe s.f. "lega".
lèhuóre s.m. "liquore": me piace re cchiù
lu lehuóre fatte ngase ca quidde c’accatte
a la putéha. "mi piace di più il liquore fatto
in casa che quello che compri alla
bottega".
lemená v.tr. "eliminare".
lemendáre agg. "elementare": stá angóre
a re ścóle lemendáre. "sta ancora alle
scuole elementari".
lemetá v.tr. "limitare": t’àja lemetá nd’a
re spése se no nu mbutime ìre nnande. "ti
devi limitare nelle spese altrimenti non
possiamo andare avanti".
lémmete s.m. "limite": mó c’arríve sótte
a lu lémmete nu sgruttá cu la zappe, ca la
tèrra míje si ne véne nd’a la tója. "ora che
arrivi sotto al limite non sgrottare con la
zappa, che il mio terreno se ne viene nel
tuo".
lemòsene s.f. "elemosina": jé tande
puvurjédde ca se cambe cu re llemòsene.
"è tanto poveretto che si campa con le
elemosine".
lendézze s.f. "lentezza".
lenghetjédde s.m. "piccola striscia di
terra".
lénghe s.f. "lingua"; dim. lenguzze; -re
cane s.f. "cinoglossa, scolopendrio".
lengute agg. "linguacciuto".
lenjamènde s.m. "lineamento".
lenjètte s.f. "trattino".
lénnele s.m. "lendine"; pl. lìnnele: nu
nd’azzeccá a quédde ca téne li lìnnele
ngape. "non ti avvicinare a quella che tiene
i lendini in testa".
lenżjá v.tr. "fare a strisce".
lenżule s.m. "lenzuolo"; f.pl. lenżóle;
dim. lenżulícchie.
leppuse agg. "melmoso, patinoso"; f.
leppóse: agghie tenute la fréve e sta lénghe
jé bbóne leppóse. "ho tenuto la febbre e
questa lingua è molto patinosa".
lequetá v.tr. "liquidare".
lessíje s.f. "liscivia": míttele nd’a la
lessíje quisse panne ca stanne paricchie
macchie. "mettili nella liscivia codesta
biancheria che stanno parecchie macchie".
lessjèlle s.f. "varechina": ssa macchie re
suche sóp’a lu musale l’àja luvá cu la
lessjèlle. "codesta macchia di sugo sulla
tovaglia la devi togliere con la varechina".
letratte s.m. "fotografia, ritratto": uéje tà,
pe te fá la carte re ndennetà àja purtà a lu
Cummune tré letratte. "ehi papà, per farti
la carta d‟identità devi portare al Comune
tre fotografie"; pare ca nu lu vuó canósce
a Fferéle, jé lu letratte re lu tataránne.
"puoi non conoscerlo a Fedele, è il ritratto
del nonno".
lètteche agg. "elettrico".
lettecíste
s.m.
"elettricista":
ssa
ccurrènda lètteche face appícce e sstute,
vá ra lu lettecíste e addummánne pecché.
"codesta corrente elettrica fa accendi e
spegni, vai dall‟elettricista e chiedi
perché".
lettére s.f. "lettiera, letto del guardiano di
animali (fatto da lui stesso con quattro
pezzi di tronco d‟albero ed il piano di rami
con sopra sacchi di paglia), strame".
letterízzje s.f. "itterizia": puvurèdde, téne
la letterízzje e mmó s’adda fá ruje iuórne
nd’a lu ljétte. "poveretta, tiene l‟itterizia e
ora deve farsi due giorni nel letto".
lèuna s.f. "legna"; pl. lèune; -fèrme s.f.
"legna spaccata"; -suttile s.f. "stipa":
p’appecciá ru ffuóche nd’a lu fucuríle
appuóje sóp’a lu ciòcchere re lèuna suttile
e cchiù sópe re llèuna tunnizze. "per
accendere il fuoco nel focolare appoggia
sul ciocco la stipa e al di sopra la legna
grossa"; -tunnizze s.f. "legna grossa".
levjélle s.m. "livella a bolla d‟aria
(arnese del muratore)".
lezzióne s.f. "lezione": Nnucènże nu
nżapíje la lezzióne e lu maéste lu mettíje
ngenòcchie. "Innocenzo non seppe la
lezione e il maestro lo mise in ginocchio";
pl. lezziùne.
lìbbere agg. "libero": quédda feglióle
téne n’aggíre tròppe libbere. "quella
ragazza tiene un comportamento troppo
libero".
libbre s.m. "libro"; dim. lebbrecjédde.
ljégge agg. "leggero"; f. lègge: ssa
cupèrte jé tròppa lègge, mitte pure la
mmuttìte. "codesta coperta è troppo
leggera, metti anche la trapunta".
ljénde agg. "sentore di umido".
ljétte s.m. "letto"; dim. lettecjédde.
lime s.f. "lima (arnese del falegname)"; piatte, tondine, mezzatónde s.f.pl. "lime
(arnesi del fabbro)".
linguètte s.f. "cursore": nu ścórre la
linguètte nd’a la chiusura lambe vuó veré
ca jé ngappáte la fòtere re la unnèdde?.
"non scorre il cursore nella cerniera lampo
vuoi vedere che è capitata la fodera della
gonna?".
línja s.f. "linea"; dim. lenjètte.
linjamènde s.m. "lineamento": téne
bbèlle linjamènde n’asseméglie pe nnjénde
a la mamme e lu patre. "tiene bei
lineamenti non assomiglia per niente alla
mamma e al padre".
linże s.m. "striscia, strisce di stoffa".
ljóne s.m. "leone": tenéve na fòrze re
ljóne, mó andó jé jùte a ffuní?. "teneva una
forza da leone, ora dove è andata a
finire?"; pl. ljùne.
ljònne s.m. "neon": nu leggènne tròppe a
la luce re lu ljònne ca te fanne male
l’uócchie. "non leggere troppo alla luce del
neon che ti fanno male gli occhi".
lippe s.m. "melma, patina": quédda tórre
jé chjéna chjéna re lippe. "quella vasca in
cemento per irrigazione è piena piena di
melma".
lisce agg. "liscio": jé jùte tutte lisce,
n’avíme truvate manghe nu nduppe. "è
andato tutto liscio, non abbiamo trovato
neanche un intoppo".
liscièbbússe s.m. "solenne rimprovero".
lìttere s.f.pl. "lettere": lu pustjére tenéve
numunne re lìttere mmane, se vére ca
vjénene re ffjèste re Natale. "il portalettere
teneva molte lettere in mano, si vede che
vengono le feste di Natale".
liunarúle s.m. "taglialegna".
liunésse s.f. "leonessa".
llòrge s.m. "orologio": tataránne tenéve
nu bbèllu llòrge nd’a lu taśchìne re la
ggiacchètte.
"nonno
teneva
un
bell‟orologio nel taschino della giacca".
llude v. tr. "illudere".
llumená
v.tr.
"illuminare":
n’allumenánne tutte la case, stute sse
lambadíne ca jé angóre juórne. "non
illuminare tutta la casa, spegni codeste
lampadine che è ancora giorno".
llumenazzjóne s.f. "illuminazione": a
San Custànże auànne ànne misse ma
bbèlle llumenazzjóne. "a San Costanzo
quest‟anno hanno messo una bella
illuminazione".
llurgiare s.m. "orologiaio".
lluse agg. "illuso": Ndònje jé nu pòvre
lluse, se crére ca lu munne vá cúm’jéve na
vòte!. "Antonio è un povero illuso, si crede
che il mondo va come andava una volta!".
lòcche lòcche loc.avv. "lèmme lèmme".
lòffere s.m. e f. "persona che non vuole
fare niente".
lòggeche agg. "logico": ché te vaje
lamendánne, jé lòggeche ca l’avíva salutá
tu, idde jé cchiù ggruósse re te. "che ti vai
lamentando, è logico che lo dovevi salutare
tu, lui è più grande di te".
lòndre s.m. "stesso posto dove orinano
asini, cavalli ecc.".
lópaje s.m. "giogaia".
lòpeche s.f. "fame insaziabile, arnese di
ferro con ganci per recuperare il secchio
nel pozzo".
lórde s.m. "peso lordo".
lóre pron.pers. "esse, essi, loro": lu
tjénene care care a lu figlie lóre. "lo
tengono caro caro al loro figlio".
lóte s.f. "fango": si ne vénne ra fóre cu li
cauzune spuórche re lóte, n’avíve andó
métte re mmane. "se ne venne dalla
campagna coi pantaloni sporchi di fango,
non avevi dove mettere le mani".
lòtene s.f. "battibecco": bbèlle fé, ché
ssònghe
tutte
quésse
llòtene,
sparagnàtavílle pe n’ata vòte. "belle
donne, che sono tutti codesti battibecchi
risparmiateveli per un‟altra volta".
lucale s.m. "locale": li lucale re la ścóle
sònghe numunne e criature sònghe póche.
"i locali della scuola sono molti e i
bambini sono pochi".
lucére s.f. "sostegno fissato al muro per
luce ad olio o candela".
lucése s.m. "chiarore": a la massaríje
dabbasce se vére lu lucése, adda stá
còccherúne re li figli re Custànże. "alla
masseria laggiù si vede il chiarore, deve
stare qualcuno dei figli di Costanzo".
lùcete agg. "lucido".
lucia s.f. "luce"; -a uóglie s.f. "lucerna":
tenéve na lucia a uóglie píccquele e n’ata
cchiù àute. "teneva una lucerna piccola e
un‟altra più alta"; -rébbele s.f. "barlume":
lu tezzóne me réve na lucia rébbele. "il
tizzo mi dava un barlume".
lucigne s.m. "lucignolo": vire ca a
qquéssa lucia a uóglie àja métte lu lucigne
nuóve se no nun veríme pe nnjénde. "vedi
che a codesta lucerna devi mettere il
lucignolo nuovo altrimenti non vediamo
per niente".
lucumetíve s.f. "locomotiva": appríme
quanne passávene re lucumetíve te n’avíva
fuje pe lu fume ca cacciávene. "prima
quando passavano le locomotive te ne
dovevi fuggire per il fumo che
cacciavano".
ludá v.tr. "lodare".
luffjàne agg. "ruffiano": nu nde ferá re
quidde ca jé nu luffjàne, te ru ddiche pe
bbéne tuje. "non ti fidare di quello che è un
ruffiano, te lo dico per il tuo bene".
luglie s.m. "luglio".
luhuá v.tr. "togliere".
luhuánde s.m. "levante".
lume s.m. "lume"; -a cambane s.m.
"lume a petrolio appeso"; -a ttubbe s.m.
"lume a petrolio sul tavolo".
lumine s.m. "fiammifero".
luna chjéne s.f. "plenilunio": quanne ce
stá la luna chjéne re mundagne attuórne
attuórne si virene bbóne. "quando ci sta il
plenilunio le montagne torno torno si
vedono bene".
lunáteche agg. e s.m. "lunatico": a
qquiddu cristjàne nu nge puó ìre
apprjésse, jé lunáteche. "a quella persona
non ci puoi andare appresso, è lunatica".
lundanànże s.f. "lontananza": cúm’jé
bbrutte la lundanànże nu nże póte pe
nnjénde suppurtá. "com‟è brutta la
lontananza non si può per niente
sopportare”.
lundane agg. "lontano".
lunnerì s.m "lunedì".
luóche s.m. "luogo"; pl. luóchere.
luónghe agg. "lungo"; f. lònghe.
lupacchjédde s.m. "lupacchiotto".
lupe re nòtte s.m. "persona che si ritira
tardi dal lavoro".
lupenáre s.m. "lupinaio, venditore di
lupini": lu lupenáre ca passave pe re
strare re lu pajése facéve a ccange, na
mesure re lupine cu na mesure re
ggranerínje. "il lupinaio che passava per le
strade del paese faceva a cambio, una
misura di lupini con una misura di
granturco".
lupenèlla suttile s.f. "fumaria".
lurddízzje s.f. "lordura": téne na case
chjéne re lurddízzje, nunn’àje ra ndó
accumenżá. "tiene una casa piena di
lordura, non hai da dove cominciare".
lurde agg. "lordo".
lusse, re- loc.avv. "elegante".
luttá v.intr. "lottare": pe te fá na
pusezzjóne nd’a la vite àja sèmbe luttá.
"per farti una posizione nella vita devi
sempre lottare".
luvá v.tr. "levare"; -la cruste v.tr.
"sgrumare"; -la fréve v.tr. "sfebbrare":
sònghe ruje juórne ca a Ndenjúcce s'éja
luvate la fréve, crajmatíne adda ìre a la
ścóle. "sono due giorni che Antonietta si è
sfebbrata, domattina deve andare a
scuola"; -la jóśche v.tr. "spulare"; -la
macchie v.tr. "smacchiare"; -la pólve v.tr.
"spolverare": figlia míje ròppe c’àje
ścupate pe ndèrre, e sèmbe cu la funèste
apèrte, ljéve la pólve sóp’a tutte li cuócce.
"figlia mia, dopo che hai spazzato per
terra, e sempre con la finestra aperta,
spolvera su tutti i cocci"; -la ścòrce v.tr.
"sbucciare, smallare": me ścunfìre a luvá
la ścòrce a re mméle, falle tu feglió, te
uaragne l’àneme. "mi rincresce a sbucciare
le mele, fallo tu ragazza, ti guadagni
l‟anima"; pe luvá la ścòrce a re nnuce mó
te faje tutte re mmane nèure. "per smallare
le noci ti fai tutte le mani nere"; -la séte
v.tr. "dissetare": quéss’arangiàte nu mm’à
pe nnjénde luvate la séte. "codesta
aranciata non mi ha per niente dissetato"; la tàvele v.tr. "sparecchiare": Paścalí,
sebbréjte a lluvá la tàvele c’ascíme a
ffarce na passiate a lu Castjédde.
"Pasqualina, sbrigati a sparecchiare che
usciamo a farci una passeggiata al
Castello"; -la vézze v.tr. "svecciare": agghi
sfrattate lu cascióne re grane pe ce luvá la
vézze prime re lu vénne. "ho svuotato il
silo di legno di grano per svecciarlo prima
di
venderlo";
-li
nùzzele
v.tr.
"snocciolare"; -lu panne v.tr. "scremare":
mà, àja luvá lu panne ra sóp’a ru llatte, se
no nu me lu bbéve. "mamma, devi
scremare il latte, altrimenti non me lo
bevo"; -l’ùppele v.tr.rifl. "stappare":
cúm’agghi luvate l’ùppele m’agghi
accapuzzáte a la bbuttiglie e me sònghe
fatte nuóve nuóve. "come ho stappato ho
avvicinato la bocca alla bottiglia e mi sono
fatto nuovo nuovo"; -ra nanże v.tr.
"sopprimere": mó fàmmene ìre ra qquá se
no a qquidde lu léve ra nanże, cu qquédde
pparóle me face abbuttá la trippe. "ora
fammene andare di qua altrimenti a quello
lo sopprimo, con quelle parole mi fa
gonfiare la pancia"; -re ffòrze v.tr.
"snervare"; -re ppréte v.tr. "spietrare"; -re
spine v.tr. "spinare": mà, ljéve bbuóne re
spine a lu pésce se no me faje affucá.
"mamma, spina bene il pesce altrimenti mi
fai affogare"; -ru ggrasse v.tr. "sgrassare":
uéje mà, lu prusutte nun me lu mange si nu
nge ljéve appríme ru ggrasse. "ehi
mamma, il prosciutto non lo mangio se
prima non lo sgrassi"; -ru llatte v.tr.
"svezzare": mó c’àje luvàte ru llatte a lu
criature, puó stá cchiù spenżeráte. "ora
che hai svezzato il bambino, puoi stare più
spensierata"; -r’òssere v.tr. "disossare".
luvarse la vite v.rifl. "suicidarsi": stéve
sule e abbandunáte e pe la resperazzjóne
s'éja luvate la vite. "stava solo e
abbandonato e per la disperazione si è
suicidato”.
luví loc.avv. "eccolo".
107
a cammíne! loc.avv. "va
via!".
accáneche s.m. "meccanico"
qquá ce vóle lu maccáneche,
nunn'éja cósa tója, nu mettènne mane. "qui
ci vuole il meccanico, non è cosa tua, non
mettere mano".
maccarèdde s.f. "dolce di San Vito a
spirale".
maccaróne s.m. "maccherone, pasta"; pl.
maccarúne.
maccarunáre s.m. "persona che mangia
molta pasta".
maccarúne a mmane calate e mangiate
s.m.pl. "pasta fatta in casa"; -accattáte
s.m.pl. "paste alimentari"; -alluónghe
s.m.pl. "tagliatelle più larghe (paste
alimentare)"; -cu lu suche s.m.pl.
"pastasciutta".
maccatúre s.m. "fazzoletto"; dim.
maccaturjédde; -pe ngape s.m. "foulard":
agghi rialate a mmàmme nu maccatúre pe
ngape tutte fraśchjàte. "ho regalato a
mamma un foulard tutto a fantasia".
Macchiuni s.f. "Macchioni (contrada al
di sotto di Sant'Elia, a sinistra su una
strada mulattiera)".
macenjédde s.m. "macinino".
macerdòme s.m. "maggiordomo".
màchene s.f. "macchina, automobile";
dim. machenètte.
machenètte s.f. "accendino": ramme la
machenètte ca m'agghia allumá la
segarètte. "dammi l'accendino che mi devo
accendere la sigaretta"; -pe carusá s.f.
"tosatrice".
machenjá v.tr. "macchinare": lu vire
cúme face? Chisà ché machenéje. "lo vedi
come fa? Chissà che macchina".
macheníste
s.m.
"macchinista":
Andòniucce face lu macheníste re lu tréne
e se tróve cundènde. "Antonio fa il
macchinista del treno e si trova contento".
machenóne s.m. "automobile di lusso".
macóme avv. "eccome": l'agghi viste,
macóme l'agghi viste, jé turnate l'atu
juórne. "l'ho visto, eccome l'ho visto, è
tornato l'altro giorno".
madamusèlle s.f. "madamigella": ché
bbèlla madamusèlle ca stá passanne, a chi
M
jé figlie ze Runà?. "che bella madamigella
che sta passando, a chi è figlia zio
Donato?".
madduóppele re néva s.m. "palla di
neve"; s.f.pl. maddòppele re néva.
maéste s.f. "maestra".
maffjá v.rifl. "atteggiarsi".
maffiuse s.m. e agg. "mafioso": jé nu
maffiuse nu lu puó rice manghe fatte cchiù
a ddà. "è un mafioso non gli puoi dire
neanche fatti più in là".
magge s.m. "maggio".
maggiuranże s.f. "maggioranza".
maggiurènne agg. "maggiorenne": ché
la vuó stá sèmbe apprjésse, aramàje jé
maggiurènne. "che le vuoi stare sempre
dietro, ormai è maggiorenne".
maglia sfelate s.f. "smagliatura".
magliecèdde s.f. "magliettina".
maglióne s.m. "magliolo"; pl. magliúne.
mahagná v.tr. "magagnare".
mahazzéne s.m. "magazzino".
màhe s.f. "maga".
majése agg. "maggese".
majéste 1.s.m. "maestro"; m'allecòrde
sèmbe re lu majéste míje re la ścóle
lemendare. "mi ricordo sempre del mio
maestro delle scuole elementari". 2.s.f.
"sarta".
mala ndunate s.f. "cattiva intenzione"; nnumenáte s.f. "cattiva nomea.".
malacriànże s.f. "malacreanza".
malacristjàne s.f. "persona cattiva".
malafémmene s.f. "donnaccia".
malahúrje s.m. "malaugurio": Pèppe
face sèmbe l'aucjédde re malahúrje.
"Giuseppe fa sempre l'uccello di
malaugurio".
malalénghe s.f. "malalingua": tutte la
cànuscene a qquédda malalénghe, avítale
si puó. "tutti la conoscono a quella
malalingua, evitala se puoi".
malamenducchíle s.m. "pezzettino di
qualcosa, pizzico": àja métte n'atu
malamenducchíle re sale, no re cchiù e lu
suche póte ìre. "devi mettere un altro
pizzico di sale non di più e il sugo può
andare".
Malandríne s.m. "Malandrino (contrada
sulla strada per Santa Maria del Bosco)".
Malannáte
s.f.
"annata
cattiva,
Malannata (contrada sulla strada per
Bovino, al di sopra)"; auànne sarrá na
malannate pe tutte li raccòvete, cu ssu
ggéle ca c'éja state!. "quest'anno sarà
un'annata cattiva per tutto il raccolto, con
codesto gelo che c'è stato!".
malaparáte s.f. "situazione sfavorevole".
malaparóle s.f.pl. "parolaccia": te
vulésse fá sènde ddu uagliungjédde
quanda malaparóle rice! "ti vorrei far
sentire quel ragazzino quante parolacce
dice!"; pl. maleparóle.
malapárte s.f. "rimprovero".
malaràzze s.f. "razza malvagia".
malarucazzjóne s.f. "maleducazione": jé
malarucazzjóne si nu nżalute chi jé cchiù
vjécchie re tè. "è maleducazione se non
saluti chi è più vecchio di te".
malatjédde agg. e s m. "malatino".
malatíje s.f. "malattia": téne la malatíje
re córe e nu mbóte nghianá re ścale. "tiene
la malattia di cuore e non può salire le
scale".
malatízze agg. "malaticcio".
malazzjóne s.f. "cattiva azione".
male re cape s.m. "cefalea, emicrania":
stàteve citte ca tènghe nu male re cape e
nu mbòzze sènde rumure. "statevi zitti che
tengo un'emicrania e non posso sentire
rumori"; -sanghe s.m. "sangue cattivo"; nganne s.m. "mal di gola".
malecapetá v.intr. "capitare male".
malecaváte agg. "malnato".
malecóre s.m. "cattiveria": nu ru fface pe
malecóre ma pecché jé restratte. "non lo fa
per cattiveria ma perché è distratto".
malecrjáte agg. "malcreato": nu nge puó
rice na paróle ca jé bbóne malecrjáte.
"non ci puoi dire una parola che è molto
malcreato".
malecristjàne s.m. "persona cattiva".
malefàtte agg. "malfatto": jé na fatía
malefàtte, craje te tòcche re la fá ra cape.
"è un lavoro malfatto, domani ti tocca di
farlo daccapo".
malemúnne s.m. "mondo cattivo".
malenguníje s.f. "malinconia": quanda
malenguníje sènde quanne pènże ca
pàtreme e mmàmmeme nu nge stanne
cchiù. "quanta malinconia sento quando
penso a mio padre e a mia madre che non
ci sono più".
malepahatóre s.m. "cattivo pagatore".
malepatúte agg. "malandato": jé
malepatúte, ché vvuó fá, stá sule sule e se
lasse ìre ògne gghiuórne re cchiù. "è
malandato che vuoi fare, sta solo solo e si
lascia andare ogni giorno di più".
malepenżánde agg. "malpensante": cu
na sére ca m'àje viste r'ascí cu Mariúcce
ggià pjénże ca jé la zita míje, sì nu
malepenżánde. "con una sera che mi hai
visto uscire con Maria già pensi che è la
mia fidanzata, sei un malpensante".
malerezzjóne s.f. "maledizione".
maleríce v.tr. "maledire": malerecéve lu
juórne ca l'avéve ngundrate. "maledicevo
il giorno che l'avevo incontrato"; p.p.
malerítte.
malèrve s.f. "malerba, persona poco di
buono".
maletenúte agg. "maltenuto".
maletjémbe s.m. "maltempo".
malevestúte agg. "malvestito" stá
malevestúte, se vére ca jé n'óme patùte.
"sta malvestito, si vede che è un uomo
patito".
maluócchie s.m. "malocchio".
malve s.f." malva".
malvagge agg. "malvagio".
malvóne s.m. "altea".
mambasse s.f. "mansalva": à ffatte
mambasse re tutte quédde c'à truvate pe
nnande. "ha fatto mansalva di tutto quello
che ha trovato davanti".
mammà s.f. "mamma".
mammalúcche agg. "scemo": Fò, sì
ppròpje nu mammalúcche. Ru vvuó capí ca
quésse ccóse se fanne cúme s'ànna fá o nu
nże fanne pe nnjénde?. "Alfonso sei
proprio uno scemo. Lo vuoi capire che
codeste cose si fanno come si devono fare
o non si fanno per niente?".
mammanònne
s.f.
"nonna";
mammetanònne: "tua nonna".
mammaránne s.f. "nonna"; dim.
mammélle;
-míje:
"mia
nonna";
mammetaránne: "tua nonna".
mammarínnele agg. "mammaiolo": àje
vòglie aspettá ca Cungètte véne cu tté!
Quédda jé bbóna mammarínnele. "hai
voglia ad aspettare che Concetta viene con
te! Quella è molto mammaiola".
mammatúre s.f. "letame marcito per il
vivaio".
màmme s.f. "madre, mamma": figlia
míje, l'uócchie re Ddíje e lu córe re la
màmme nu nd'abbandónene maje. "figlia
mia, l'occhio di Dio e il cuore della
mamma non ti abbandonano mai";
màmmeme: "mia madre"; màmmete: "tua
madre".
mammòrje s.f. "memoria": si la mbaràje
sùbbete a mammòrje la pujsíje. "se la
imparò subito a memoria la poesia".
mamuócce s.m. "bamboccio": ché jé ddu
mamuócce c’àje misse ddà, ljévele re
prèsscie ca me face mbressjóne. "che è
quel bamboccio che hai messo là, toglilo di
fretta che mi fa impressione".
mana s.f. "mano"; dim. manuzzèlle; reritte s.f. "mano destra"; -stòrte s.f.
"mano sinistra".
mande s.f. "coperta di lana rozza"; dim.
mandarèdde.
mandecètte s.m. "fisarmonica, soffietto";
appríme sendéveme spisse re sserenáte cu
catarre e mandecètte. "prima sentivamo
spesso le serenate con chitarra e
fisarmonica".
mandégne s.f. "barile (40-50 l.)".
mandèlle s.m. "mantella, mantello": li
tataranne nuóste ausavene li mandèlle a lu
pòste re li cappuótte. "i nostri nonni
usavano i mantelli al posto dei cappotti".
mandellíne
pe
li
capidde
s.f.
"pettinatoio".
mandené v.tr.intr. "durare, mantenere,
reggere, sorreggere": nu nże putíje
mandené cchiù e ścuppàje a cchiange.
"non si potette mantenere più e scoppiò a
piangere"; quanne se spusàje zíjme Aducce
éo cu sòremacucíne mandenéveme lu véle
janghe. "quando si sposò mia zia Ada, io
con mia cugina reggevamo il velo bianco";
uéje mà, mandjéne stu criature ca
frattande lave li piatte e arrecètte na
nżénghe la case. "ehi mamma, reggi
questo bambino che intanto lavo i piatti e
rassetto un po‟ la casa".
mandenúte s.m. "amante": Ndònje facíje
ruvutá la chiazze quanne sapíje ca la sòre
tenéve lu mandenúte. "Antonio fece
rivoltare la piazza quando seppe che la
sorella teneva l'amante".
mandre s.f. "ovile": l'àjne re teníme nd'a
la mandre, aspettáme n'ata nżénghe pe re
vénne. "gli agnelli li teniamo nell'ovile,
aspettiamo un altro po‟ per venderli".
Mandróne s.m. "Sierro Mandrone
(contrada oltre l'Ariella sulla cresta della
Montagna, scendendo giù)".
mandulíne s.m. "mandolino".
mane mane loc.avv. "a mano a mano, in
fretta"; -reritte s.f. "destra"; -stòrte s.f.
"sinistra".
màneche s.f. "manico"; màneche,
sènża- loc.avv. "sbracciato": Cungètte
stammatine s'éja misse l'àbbete sènża
màneche si vére ca jé arruváte la
staggióne. "Concetta stamattina si è messa
l'abito sbracciato si vede che è arrivata
l'estate".
manefrécce, a- loc.avv. "fionda".
maneglióne s.m. "chiavaccio": me
sbattíje nfacce la pòrte e la chiuríje cu
ttande re maneglióne. "mi sbattette in
faccia la porta e la chiuse con tanto di
chiavaccio"; paletto.
manére, re n'ata- loc.avv. "diverso".
mangá v.intr. "mancare": "nu nde
facènne mangá njénde, mó piglie la
penżjóne, mange, bbive e ruórme. "non ti
far mancare niente, ora prendi la pensione,
mangia bevi e dormi".
mangamjénde s.m. "mancamento":
agghi avute nu mangamjénde r'àrje, n'atu
ppóche azzuppáve ndérre. "ho avuto un
mancamento d'aria, un altro poco
stramazzavo".
manganjédde s.m. "correggiato": vire ca
lu manganjédde stá appujàte addréte a la
méte re grane. "vedi che il correggiato sta
appoggiato dietro il pagliaio".
mangànże s.f. "luna calante".
mangenòtte s.m. "mancino".
manghe 1.avv. "neanche": quanne mm'à
viste stammatíne nun mm'à dditte manghe
bbòngiòrne, sacce ché vá truvànne ra mé.
"quando mi ha visto stamattina non mi ha
detto neanche buongiorno, non so che va
trovando da me"; 2.s.f. "sinistra": uardave
a mmanghe e a ddritte. "guardava a
sinistra e a destra"; -pe la cape avv.
"neanche per idea".
mangiá v.tr.rifl. "mangiare"; mangiá,
ru- s.m. "cibo": me sònghe abbenghjáte e
mmó tènghe ru mmangiá sóp'a lu
stòmmeche. "mi sono abbuffato e ora tengo
il cibo sullo stomaco"; -a ścruócchie
v.tr.rifl. "mangiare a sbafo".
mangiaeddòrme
s.m.
"neonato
tranquillo".
mangiamánge s.m. "mangione".
mangiapáne a traremjénde s.m.
"parassita": allundànele ra càsete, ca
t'arruvíne, jé sule nu mangiapáne a
traremjénde. "allontanalo da casa tua che ti
rovina, è solo un parassita".
mangiatóre s.f. "mangiatoia": Marcù vá
a mmétte l'atu ffjéne nd'a la mangiatóre.
"Marco vai a mettere l'altro fieno nella
mangiatoia".
mangiatòrje s.m. "cibaria in grande
quantità".
mangíne s.f. "mancino"
manjá v.tr. "maneggiare".
manjàte s.f. "masnada": site na manjàte
re cretine, ve facite feccá nd’a lu sacche
sènża rice njénde. "siete una masnada di
cretini, vi fate ficcare nel sacco senza dire
niente"; -re ścaffe s.f. "quantità
considerevole di schiaffi".
manná v.tr. "inviare, mandare"; l’agghi
mannate a qquiddu pajése m’avéve pròpje
ścucciate. "l‟ho mandato a quel paese mi
aveva proprio scocciato"; -ndréte v.tr.
"respingere".
mannagge escl. "malannaggio".
manuhuále s.m. "manovale": pe rrefá
tutte lu titte ce vuljérne tré manuhuále
cchiù lu maste. "per rifare tutto il tetto ci
vollero tre manovali più il mastro".
manulèste s.m. "borsaiolo".
manuvrá v.tr. "manovrare": statte
attjénde, nu nde fá manuvrá ra quédda
fémmene. "stai attento, non ti far
manovrare da quella donna".
manże agg. "mansueto": quidd’àjne
tenéve l’uócchie manże e ce facéve péne re
l’accíre. "quell‟agnello teneva l‟occhio
mansueto e ci faceva pena ammazzarlo".
mappate s.f. "involto di panni da lavare".
mappatèlle s.f. "piccolo involto di panni
da lavare".
mappíne s.f. "canovaccio, strofinaccio,
sberla": pe li suvrízzje nd’a la cucíne ce
vuónne assàje mappíne. "per i servizi nella
cucina ci vogliono molti strofinacci"; statte
citte, nu rrespunnènne ammalamènde, se
no te rache na mappíne ca t’appízzeche
nnande a lu mure. "stai zitto, non
rispondere malamente, altrimenti ti do una
sberla che ti appiccico al muro".
maràme s.f. "madama": quanne passe
asseméglie a na maràme, uaje a chi la
tòcche. “quando passa assomiglia a una
madama, guai a chi la tocca”.
maramé agg. "povero me".
maràngule s.m. "pollice e indice
distesi".
marascióne s.m. "borsa del pastore"; pl.
marasciúne.
maratté agg. "povero te".
maraviglie s.f. "meraviglia": jé na
gròssa maravìglia ca s’éja auzàte prjéste,
óje véne a cchióve!. "è una grossa
meraviglia che si è alzato presto, oggi
viene a piovere".
marcandònje s.m. "persona alta e
robusta".
marcangégne
s.m.
"congegno,
marchingegno".
Marchètte s.f. "Marchette (contrada sulla
strada per Accadia vicino contrada del
Bosco)".
marchie s.m. "romano (peso)".
marenáre s.m. "trave legata con due
corde dietro al cavallo per trascinare la
paglia lontana dalla trebbiatrice".
margaríta ggialle s.f. "santolina".
margaríte s.f. "arnica, margherita".
marite s.m. "marito"; maríteme: "mio
marito"; marítete: "tuo marito".
mariulícje s.m. "latrocinio, ruberia".
marjuóle
s.m.
"ladro";
dim.
mariungjédde.
màrmere s.m. "marmo".
marmíttele s.f. "paiolo": nu nż’aùsene
cchiù né ppulènde e né mmarmíttele pe la
còce. "non si usano più né polenta né
paiolo per cuocerla".
maròjne s.f. "tarassaco".
Marònne
s.f.
"Madonna";
dim.
Marunnèlle;
-citte
citte,
s.f.
"presentazione di Maria Vergine al tempio
(21 novembre)".
marpióne s.m. "furbone".
marrácce s.f. "marrancio": feglió, se
nunn’arrjésce cu qquissu curtjédde a
ttagliá la carne, aùse la marrácce.
"ragazza, se non riesci con codesto coltello
a tagliare la carne, usa il marrancio".
marróne s.m. "fregatura grossolana".
marrúgge s.f. "ballota, marrubio".
marteddá v.tr. "martellare".
marteddáte s.f. "martellata": si nu nde ne
vaje ra nande t’agghia rá na marteddáte
ngape! Camíne vattínne!. "se non ti
allontani ti devo dare una martellata in
testa! Cammina vattene!".
marterí s.m. "martedì".
martjédde s.m. "martello (arnese del
calzolaio, del falegname e del muratore)";
dim. marteddúzze; -tirachiuóve s.m.
"martello (arnese del fabbro)".
marucchíne agg. "marocchino".
marze s.m. "marzo".
marzellíne s.f. "grano marzuolo".
Marzílje s.m. "Marsiglio (contrada,
viottolo sotto il Castello)".
maścaráte s.f. "mascherata": jé sule na
maścaráte, ma si ne jéssere a re ccàsere
lóre, ca facéssere mèglie. "è solo una
mascherata, ma se ne andassero alle loro
case, che farebbero meglio".
maścaróne s.m. "mascherone".
maścatúre s.f. "serratura".
maśche s.m. "lucchetto, mortaretto";
dim. maśchètte; quanne jéva fèste se
sparávene recine re maśche. "quando era
festa si sparavano decine di mortaretti".
mascíne s.f. "grammofono".
màścule
s.m.
"maschio";
dim.
maśculìdde; -felettáte s.m. "madrevite
(arnese del fabbro)".
maśculóne s.m. "maschiaccio": feglió, sì
pròpje nu maśculóne mméce re jucá cu re
ppùpere juóche cu li tàmmere. "ragazza,
sei proprio un maschiaccio, invece di
giocare con le bambole giochi con la
lippa".
massáre s.f. "massaia".
massarjànde s.m. "massaio".
massaríje s.f. "masseria".
massízze agg. "massiccio": lu cèleme
adda èsse massízze. "la trave maestra deve
essere massiccia".
maste s.m. "mastro".
masterásce s.m. "falegname".
mastrattíve s.f. "espediente, furbizia,
raggiro": ché ssònghe tutte sse mastrattíve
rimme nfacce quédde ca m’àja rice e
vattínne. "che sono tutti codesti espedienti
dimmi in faccia quello che mi devi dire e
vattene".
mastrídde s.m. "trappola per topi".
matafóne s.m. "persona disformata".
matenáte s.f. "mattinata": sì state tutte
na matenáte a pparlá cu quédda ddà, ché
avite ritte?. "sei stato tutta una mattinata a
parlare con quella là, che avete detto?".
materjàle s.m. "feci".
matine s.f. "mattina": a la matine re
vernerí ce verime abbasce a la tavèrne,
aspjétteme nu nde ne jénne. "alla mattina
di venerdì ci vediamo giù alla taverna,
aspettami non te ne andare".
matóne s.m. "mattone"; pl. matune; facciavíste
s.m.
"mattoncino
di
rivestimento".
matre s.f. "madre".
matréja s.f. "matrigna"; matréjme: "mia
matrigna"; matréjte: "tua matrigna".
matrèlle s.f. "madia".
matríquele
s.f.
"matricola":
la
matríquele re la ścuppètte ére state
allemáte. "la matricola dello schioppo era
stata limata".
matte agg. "opaco".
màttele s.m. "mazzetto di spighe".
mattuógne agg. "mattoide": ròppe c’à
ppassate tutte quiddi uaje jé revendáte
mattuógne. "dopo che ha passato tutti quei
guai è diventato mattoide"; f. mattògne.
matunácce s.m. "mattone ripieno".
matunáte s.f. "ammattonato, mattonato":
nd’a la cucine tenéveme na matunáte rósse
ca pe la lavá ce vuléve la mane re Ddíje.
"nella cucina tenevamo un ammattonato
rosso che per lavarlo ci voleva la mano di
Dio".
matunèlle s.f. "mattonella".
matutíne s.m. "mattutino": a matutíne,
fatte truvá nnande a la chjésje ca jame a
ssènde la nuvéne re Natale. "a mattutino,
fatti trovare davanti alla chiesa che
andiamo a sentire la novena di Natale".
mazza lònghe s.f. "pertica".
mazzácchere s.m. "cavatelli più grandi
(pasta alimentare)".
mazzafèrre s.m. "nido": attjénde angóre
vaje pe ppegliá lu mazzafèrre e sciule ra
l’àrbele. "attento ancora vai per prendere il
nido e scivoli dall‟albero".
mazzarèdde s.f. "bastoncello": andó vaje
cu ssa mazzarèdde mmane a ssucchetá re
mmóśche?. "dove vai con codesto
bastoncello in mano a scacciare le
mosche?".
mazzarjédde s.m. "pannocchia".
mazze s.f. "bastone, botte"; -re fjérre s.f.
"maglio": a spaccá re llèune ajùte assàje
la mazze re fjérre. "a spaccare la legna
aiuta molto il maglio".
mazzètte re lumine s.m. "scatola di
fiammiferi".
mazzjàte s.f. "percosse con mazza"; accr.
mazzjatóne.
mazzóle s.f. "mazza (arnese del fabbro),
mazzuolo (arnese del falegname)".
mazzuccá v.tr. "sgranare (il granturco)":
ce vulíje na jurnate pe mazzuccá tutte ddu
ggranerínje. "ci volle una giornata per
sgranare tutto quel granturco".
mbaccemjénde s.m. "impazzimento".
mbacche s.m. "impacco".
mbacciá v.tr. "interessare".
mbaccí
v.intr.
"impazzire";
p.p.
mbacciute.
mbaccuttá
v.tr.
"impacchettare":
mbaccòttele ssa vèste e mannaccílle
accussì si la métte a la fèste.
"impacchettalo
codesto
vestito
e
mandacelo così se lo mette alla festa".
mbace loc.avv. "in pace".
mbacjénże loc.avv. "con pazienza".
mbagliá v.tr. "impagliare": vá ra zì
Ndeniúcce e fatte mbagliá la sègge
spagliate. "vai da zia Antonietta e fatti
impagliare la sedia spagliata".
mbagliasègge s.m. "impagliatore di
sedie".
mbagliatèlle s.f. "fiasco": se stá
spaglianne la mbagliatèlle attjénde quanne
ce mitte lu vine. "si sta spagliando il fiasco
attento quando ci metti il vino".
mbalá v.tr. "impalare": nu stènne ddà
mbalate ma ajùteme a ffá còccóse. "non
stare là impalato ma aiutami a fare
qualcosa".
mballá v.tr. "imballare".
mbalzamá v.tr. "imbalsamare": “vá vire
nd’a quédda stanże quanda aucjédde
mbalzamàte stanne affile. "vai a vedere in
quella stanza quanti uccelli imbalsamati
stanno in fila".
mbambulá
v.intr.
"imbambolare":
quanne agghi ritte lu fatte, Felúcce jé
rumaste mbambuláte. "quando ho detto il
fatto. Raffaele è rimasto imbambolato".
mbaná v.tr. "impanare": quésse ffèdde re
carne mbànele e ppó fríjle e mangiatílle,
n’aspettanne a mmé. "codeste fette di
carne impanale e poi friggile e mangiatele,
non aspettarmi”.
mbanate s.f. "panata": cummà, nu
nżacce che cóce musére vá a ffuní ca
fazze na mbanate. "comare, non so che
cuocere stasera va a finire che faccio una
panata".
mbanatúre s.f. "filettatura": míttece na
nżénghe r'uóglie attuórne a la mbanatúre
e ppó pulízzele cu na pèzze. "mettici un po‟
d'olio intorno alla filettatura e poi puliscila
con una pezza".
mbanná v.tr. "appannare": li vitre se
sònghe tutte mbannáte, chisà ché ffridde
adda fá ra fóre. "i vetri si sono tutti
appannati, chissà che freddo deve fare
all‟esterno".
mbappenárse v.rifl. "impappinare": a
ccase fíglime sapéve bbóne la pujsíje, a la
ścóle s’éja mbappenáte, cu chi te la
piglie?. "a casa mio figlio sapeva bene la
poesia, a scuola si è impappinato, con chi
te la prendi?".
mbapucchjá
v.tr.
"imbrogliare,
infinocchiare".
mbará v.tr. "imparare".
mbarazze s.m. "imbarazzo": tènghe nu
mbarazze re stòmmeche, làsseme pèrde.
"ho un imbarazzo di stomaco, lasciami
perdere".
mbarcá v.tr. "imbarcare".
mbare s.f. "rimprovero".
mbarendá v.tr. "imparentare": pe lu
spusalízzje re Annúcce ce sime mbarendáte
cu maste Pèppe. "per lo sposalizio di Anna
ci siamo imparentati con mastro
Giuseppe".
mbastá v.tr. "impastare": appríme pe ffá
ru ppane, la farine si mbastave nd’a la
fazzatóre. "prima per fare il pane la farina
si impastava sulla parte superiore della
madia"; -la càuce v. tr. "ammaltare":
uaglió, frattande ca fazze stu lavóre tu
mbaste la càuce. "ragazzo, nel frattempo
che faccio questo lavoro, tu ammalta".
mbastóravácche s.m. "grosso serpente
che impastoia le mucche per succhiarne il
latte".
mbasturá
v.tr.
"accaprettare,
impastoiare": mbasturàveme li cavadde pe
nu re ffá allundaná. "impastoiavamo i
cavalli per non farli allontanare".
mbattá v.tr. "arrangiare": veríme cúme
putíme mbattá na vèste a Ndunètte, la
mamme nu ndéne manghe l’uócchie pe
cchiange. "vediamo come possiamo
arrangiare un vestito ad Antonietta, la
mamma non ha neanche gli occhi per
piangere".
mbattamjénde s.m. "arrangianmento": pe
mmó jé tutte nu mbattamjénde, cchiù addà
veríme cúme putíme fá. "per ora è tutto un
arrangiamento, più in là vediamo come
possiamo fare".
mbè? inter. "allora?, beh?": mbè, ché
vvaje truvanne?. "allora, che vai
trovando?"; mbè, c’avíma fá? Ce vóle
pacjénże. "beh, che dobbiamo fare? Ci
vuole pazienza".
mbeccá v.tr. "impiccare"; p.p. mbeccáte.
mbecciá v.tr. "impicciare": nu nde
mbeccianne re li fatte re l’ate, pjénże a li
fatte tuje. "non t‟impicciare dei fatti degli
altri, pensa ai fatti tuoi".
mbéche s.f. "bega": làsseme ìre, nun
vvòglie mbéche. "lasciami andare, non
voglio beghe".
mbeciate s.f. "incerata".
mbecille agg. "discolo": a Gennaríne nu
lu puó frená, jé pròpje mbecille. "a
Gennaro no lo puoi frenare, è proprio
discolo".
mbegná v.tr. "impegnare": àja mbegná
tutte quédde ca tjéne pe ppahá li rjébbete.
"devi impegnare tutto quello che tieni per
pagare i debiti".
mbégne s.m. "impegno".
mbellecciatúre s.f. "impiallacciatura": se
stá spezzecánne la mbellecciatúre re la
pòrte. "si sta spiccicando l'impiallacciatura
della porta".
mbenná v.tr. "mettere le penne".
mbènne v.tr. "impiccare"; p.p. mbíse.
mbenżábbele agg. "impensabile".
mbenżerí v.tr. "impensierire"; p.p.
mbenżerúte.
mberemènde s.m. "impedimento": tutte
íje lisce pecché nu nge stíje nesciune
mberemènde. "tutto andò liscio perché non
ci
fu
nessun
impedimento";
pl.
mberemjénde.
mberí v.tr. "impedire": lu mberíje lu
passagge nd’a la térra sója. "gli impedì il
passaggio nel suo terreno"; p.p. mberúte.
mberleccá v.tr. "acconciare": s’éja
mberleccáte sùbbete e si né gghiute a la
mésse "si è acconciata subito e se n'è
andata a messa".
mbestá v.tr. "appestare": tatarà, àje
mbestate la case cu lu fume re la pippe.
"nonno, hai appestato la casa con il fumo
della pipa".
mbezzá v.tr. "conficcare, ficcare,
introdurre": te mbizze sèmbe mmjézze, fatte
li fatte tuje. "ti ficchi sempre in mezzo,
fatti i fatti tuoi"; s’éja mbezzate nd’a la
case míje chi lu vóle cchiù cacciá!. "si è
introdotto in casa mia e chi lo vuole più
cacciare!".
mbiandá v.tr. "impiantare": ròppe ca jé
jute ra qquá e ra ddà, à mbiandáte
n’uffecíne a Ffògge. "dopo che è andato di
qua e di là, ha impiantato un‟officina a
Foggia".
mbianghe loc.avv. "in bianco".
mbiastrá v.tr. "insudiciare": nu nde
mbiastrá re mmane cu lu ggnóstre quanne
ścrive. "non t'insudiciare le mani con
l'inchiostro quando scrivi".
mbicce s.m. "miccia, fastidio": mitte
bbuóne lu mbicce se no la méne nu spare.
"metti bene la miccia altrimenti la mina
non spara".
mbiccèmbruóglie
s.m.
"vicende
complicate".
mbizze s.m. "in pizzo"; -mbizze loc.avv.
"sull'orlo".
mbjéháte s.m. "impiegato": Andònje jé
mbjéháte a re ppòste re Panne. "Antonio è
impiegato alle poste di Panni".
mbjéhe s.m. "impiego".
mbó….mbó voce onom. "don don": re
cambane fanne mbó.. mbó cu lu vjénde. "le
campane fanno don don con il vento".
mbódde s.f. "bolla (term.med.)"; dim.
mbudduzze.
mbónde s.f. "in cima"; -re juórne s.f.
"alba".
mbónne v.tr. "aiutare a mettere un peso
addosso".
mbòppe loc.avv. "in alto".
mbòseme s.f. "amido": a qquiddu céndre
àja métte la mbòseme accussì face cchiù
na bbèlla fuhúre. "a quel centro devi
mettere l‟amido così fa più una bella
figura".
mbracatúre s.f. "inguine".
mbraculènde agg. "lamentevole".
mbraculúse agg. "querulo": jé nu
cristjàne mbraculúse, ché ce faje faje jé
sèmbe ścundènde. "è una persona querula,
che ci fai fai è sempre scontento".
mbranate agg. "imbranato": sì ppròpje
mbranate, nun vire ca lu suvrìzzje jéve
fatte re n’ate manére. "sei proprio
imbranato, non vedi che il servizio andava
fatto in un‟altra maniera".
mbrazze loc.avv. "in braccio".
mbrellare s.m. "ombrellaio".
mbrèlle s.m. "ombrello": puórte cuttíche
lu mbrèlle ca mó véne a cchióve. "porta
con te l‟ombrello che ora viene a piovere".
mbresciá v.tr. "affrettare".
mbrèssa mbrèsse loc.avv. "di fretta".
mbressiuná v.tr. "impressionare": jé na
criature ca se mbressjóne cu faceletà. "è
una bambina che si impressiona con
facilità".
mbrestá v.tr. "prestare": m'àja fá nu
piacére re me mbrestá na nżénghe la
zappe, te l'addúche craje. "mi devi fare un
piacere di prestarmi un po‟ la zappa, te la
riporto domani".
mbrettenènde agg. "impertinente": ddu
uaglióne nu nże póte jé tròppe
mbrettenènde. "quel ragazzo non si può è
troppo impertinente".
mbriacá v.tr. "ubriacare": cúm’èsce ra la
case se ne vá nd’a la candine a
mbriacárse. "come esce dalla casa se ne va
nella cantina a ubriacarsi".
mbriàche agg. "ubriaco": nu lu vire maje
nżènże quidd’óme, stá sèmbe mbriàche.
"non lo vedi mai normale quell‟uomo, sta
sempre ubriaco”; mbriàche, nu pócheloc.avv. "brillo".
mbriachíje s.f. "ubriachezza".
mbriacóne s.m. "ubriacone".
mbrjéstete loc.avv. "in prestito": quanne
raje mbrjéstete na cóse a còccherúne nu
retòrne maje cúm’jéva appríme. "quando
dai in prestito una cosa a qualcuno non
ritorna mai come era prima".
mbrògliatutele s.m. "garbuglione": nu lu
stènne a ssènde ca jé mbrògliatùtele e nu
nde truóve cchiù a li cunde. "non lo stare a
sentire che è garbuglione e non ti trovi più
ai conti".
mbróje s.f. "ombra": fermámece na
nżénghe a la mbróje re quidd’àrbele.
"fermiamoci un poco all‟ombra di
quell‟albero".
mbruglióne s.m. "baro": nun vòglie
cchiù jucá cuttíche a ccarte, sì mbruglióne.
"non voglio più giocare a carte con te, sei
un baro".
mbruóglie s.m. "imbroglio": mbruóglie,
ajutece. "imbroglio, aiutaci".
mbrupèrje s.m. "improperio": ścrivíje a
la zita na léttere chjéne re mbrupèrje.
"scrisse alla fidanzata una lettera piena di
improperi".
mbrusatúre s.f. "fregatura".
mbruscenjàrse,v. rifl. "rotolarsi".
mbruvvesá v.tr. "improvvisare": nu nde
mettènne a mbruvvesá, fá re ccóse cu la
cape e no cu li pjére. "non ti mettere a
improvvisare, fai le cose con la testa e non
coi piedi".
mbundá v.tr. "fermare": mó c’arríve
mbónde a qquiddu sjérre àja mbundá tutte
la mórre re re ppèquere. "ora che arrivi in
cima a quella collina devi fermare tutto il
gregge delle pecore".
mbundárse v.rifl. "impuntarsi": quiddu
ciucce se mbundàje e nun vuléve ìre né
nnande né ddréte. "quell‟asino s‟impuntò e
non voleva andare né avanti né indietro".
mbupazzá
v.tr.
"agghindare,
rinfronzolire":
Tresíne
s'éja
tutta
mbupazzáte e sóttabbrácce a lu zìte, stá
passjànne pe lu Castjédde. "Teresa si è
tutta agghindata e sottobraccio allo sposo,
sta passeggiando per il Castello".
mbupulá v.tr. "divulgare, propalare".
mburucchí v.tr.rifl. "impidocchire"; p.p.
mburucchiúte: la nżalàte nd’a l’uórte jé
tutte mburucchiúte. "l‟insalata nell‟orto è
tutta impidocchita".
mbusemá v.tr. "inamidare".
mbustá v.tr.intr. "imbucare, staggiare,
stazionare": nu nde ścurdá re mbustà la
cartullíne, accussì parte óje. "non ti
dimenticare di spedire la cartolina, così
parte oggi"; Necó, àja mbustá quist'àrbele
re méle ca pènne tutte a pparte re vòrje.
"Nicola, devi staggiare quest'albero di
melo che pende tutto alla parte di borea".
mbuttanúte agg. "degradato": cu
quéss’azzióne jé pròpje mbuttanúte, ché ne
vuó fá cchiù. "con codesta azione è proprio
degradato, che ne vuoi fare più".
mbuttí v.tr. "farcire, imbottire": mó ca
faje la pizze rùsteche mbuttíscele bbóna
bbóna r’óve, sausícchie e ścamózze. "ora
che fai la pizza rustica farciscila ben bene
di uova, salsiccia e scamorza".
mbuzzulendí
v.tr.
"appuzzare";
p.p.mbuzzulendúte.
mbuzzulí
v.tr.
"impuzzire";
p.p.
mbuzzulúte.
me saje addice loc.avv. "mi sai dire".
mecciarjédde s.m. "fiammifero".
meccióne s.m. "cerniera"; pl. mecciune;
mecciùne, a- loc.avv. "nascostamente".
mecírje s.m. "omicidio": làssulu stá a
Frangíśche ca quanne stá cu li cicche
ngape póte fá nu mecírje. "lascialo stare a
Francesco che quando sta con le idee
strane per la testa può fare un omicidio".
Mechelásse s.m. "Michelaccio": lu frate
re maríteme face la vite re Mechelásse,
mange bbéve e stá a la spasse. "il fratello
di mio marito fa la vita di Michelaccio,
mangia beve e sta a spasso".
meddíquele s.m. "ombelico": sta maglie
jé córte, m’arríve sóp’a lu meddíquele.
"questa maglia è corta, mi arriva
sull‟ombelico".
megliare s.m. "migliaio": ramme nu
megliare re lire ca musére me vòglie
revertí. "dammi un migliaio di lire che
stasera mi voglio divertire".
megliaríne agg. "stolto".
meglicá v.tr. "rinvenire lentamente,
muovere".
megliurá
v.tr.
"migliorare":
pe
mmegliurá la setuazzjóne, te n’àja sule ìre
ra Panne. "per migliorare la situazione, te
ne devi solo andare da Panni".
megliuríje s.f. "miglioria": se vére ca à
avute nu póche re megliuríje, lu Segnóre
l’adda fá la gràzzje. "si vede che ha avuto
un po‟ di miglioria, il Signore gli deve fare
la grazia".
megrá v.intr. "emigrare": ròppe la prima
uérre mundiale numunne re panníse
penżàrene re megrá nn’Amèreche. "dopo
la prima guerra mondiale molti pannesi
pensarono di emigrare in America".
megrande s.m. "emigrante".
melàjne s.m. "melo selvatico".
melazze s.m. "acqua e miele".
melédde s.f. "frutto del piccolo melo".
melídde 1. avv. "dopodomani l'altro
ancora"; 2.s.m. "zigomo, piccolo melo
(albero)".
meliunàrje s.m. "milionario": jé
revendáte meliunàrje, nu nże ru ccrére, e
cambe
cúm'appríme.
"è
diventato
milionario, non se lo crede, e vive come
prima".
melògne s.f. tasso.
melóne s.m. "anguria, cocomero, sesto
giorno": re state lu melóne te refréśche e
te léve la séte. "d'estate l'anguria ti
rinfresca e ti disseta"; pl. melune: jémme,
menjémme melune cugljémme. "andammo,
venimmo cocomeri raccogliemmo"; -re
pane s.m. "mellone".
mèmèlle s.f. "caramella": ché agghia rá
a stu criature? Vjéne qquá, ramme nu
vasílle e éo te rache re mèmèlle. "che devo
dare a questo bambino? Vieni qua, dammi
un bacio e io ti do le caramelle".
mená v.tr. "buttare, lanciare, scagliare":
à mmenate nu vricce bbóne lundane e ppó
rice ca stá fiacche. "ha lanciato un sasso
molto lontano e poi dice che sta fiacco"; -li
maccarúne v.tr. "calare la pasta"; -lu
bbanne v.tr. "bandire"; -lu vandaglie
v.tr.rifl. "sventagliare": ché te crire éo fatíe
o pjénże ca me stache a mená lu vandaglie
tutte la iurnate. "che ti credi io lavoro o
pensi che mi sto a sventagliare tutta la
giornata"; -lu tuócche v.tr. "fare la conta";
-mazzate v.intr. "picchiare": nu menanne
cchiù mazzate a qquiddu pòvre criature ca
nu nge cumbíne njénde. "non picchiare più
quel povero bambino che non combini
niente"; -re bbòtte v.intr. "alludere":
parlanne accussì tu mine re bbòtte ma éo
te riche o parle chiare o nu mbarlá pe
nnjénde. "parlando così tu alludi ma io ti
dico parla chiaro o non parlare per niente".
menate re vricce s.f. "sassaiola".
menazze s.f. "minaccia": cu la menazze
nunn'àje njénde, l'àja pegliá cu ru bbuóne.
"con la minaccia non hai niente, lo devi
prendere con il buono".
mènda salvagge s.f. "bocca di lupo".
mendaletà s.f. "mentalità": tjéne angóre
la mendaletà andíche, te vuó ammuderná o
no?. "tieni ancora l'antica mentalità, ti vuoi
ammodernare o no?".
mendastre s.f. "nepitella".
mènde s.f. "menta": ché vuó na nżénghe
re mènde? Te la pòrte musére ra fóre, ne
tènghe numunne. "che vuoi un poco di
menta? Te la porto stasera dalla campagna,
ne tengo molta".
mendecá v.tr. "dimenticare".
méne 1.s.f. "mina"; 2. escl "su!"; méne,
lu- s.m. "sottrazione".
menecá
v.intr.tr.
"mendicare":
nunn'avéve re ché cambá e avía ìre a
menecá. "non aveva di che vivere e dovette
andare a mendicare".
menéle s.m. "veleno": ssa merecíne
asseméglie a nu menéle, pigliatílle tu!.
"codesta medicina assomiglia a un veleno,
prenditela tu!".
menèste s.f. "verdura"; -scèute s.f.
"verdura pulita".
mení v.intr. "venire"; p.p. menute;
menitavínne "venitevene"; -lu ràngule
v.tr. "avere voglia di qualcosa"; -lu ulíje
v.intr. "ustolare": nu nde re mangiá ra sule
re
mèmèlle,
raccílle
a
qquiddu
uagliungjédde ca le stá menènne lu ulíje.
"non te le mangiare da solo le caramelle,
daccele a quel ragazzino che lo stai
ustolando".
meníccule s.m. "lenticchia".
ménne s.f. "mammella";.pl. mménne.
mènnele s.f.pl. "mandorla, mandorlo,
semi di zucca": la mènnele vucíne a la
tórre jé seccate, n'à ppurtate re mènnele a
l'anne!. "il mandorlo vicino alla vasca in
cemento per irrigazione è seccato, ne ha
portato di mandorle all'anno"; -atterráte
s.f.pl. "mandorle pralinate".
mennelícchie s.m. "mignolino".
menuórchie s.m. "persona mostruosa".
menute s.f. "venuta": cúm’jé state la jute
jé state la menute, cu tutte quésse si ne
jéve ggià asciute. "come è stata l'andata è
stata la venuta, con tutto ciò se ne era già
uscito".
menuzzá v.tr. "tagliuzzare": feglió ché
àje fatte? Te sì mmisse a menuzzá lu
ggiurnale ma nu lu facènne caré pe
ndérre. "ragazza che hai fatto? Ti sei
messa a tagliuzzare il giornale ma non lo
far cadere per terra".
menuzzíglie s.m.pl. "minutaglia".
mènże s.f. "mensa".
mènżele s.f. "mensola".
menżíle agg. "mensile".
merácquele s.m. "miracolo": agghi avute
nu merácquele nu nge pòzze crére. "ho
avuto un miracolo e non ci posso credere".
meraglie
s.f.
"medaglia";
dim.
meraglíne.
mèrce s.f. "pus": la ferite nu nż'éja
angóre chiuse, èsce numunne re mèrce. "la
ferita non si è ancora chiusa, esce molto
pus".
mèrche s.m. "segno della cicatrice,
marchio (del bestiame)": lu mèrche si vére
sóp'a la gròppe re lu cavadde nu nde puó
sbagliá. "il marchio si vede sulla groppa
del cavallo non ti puoi sbagliare".
merciajuóle s.m. "merciaiolo".
mercióne s.m. "brocca sbreccata".
merculerí s.m. "mercoledì".
mercùrje ggialle s.m. "cerume".
merecá v.tr. "medicare": appríme r'ascí
m'àja merecá lu vrazze ca éo nu mbòzze fá
njénde cu la mana stòrte. "prima di uscire
mi devi medicare il braccio che io non
posso far niente con la mano sinistra".
merecáne agg. "americano".
merecíne s.f. "medicina".
merediunále agg. "meridionale": sime
cundènde re èsse merediunále e ce ne
vandame, àje ché ddice?. "siamo contenti
di essere meridionali e ce ne vantiamo, hai
che dire?".
meríquele s.f. "mora".
merudde s.m. "midollo": Stanżelláne à
avute l'acque pe la strare e s'éja arreteráte
nfusse fine a lu merudde. "Stanislao ha
avuto la pioggia per strada e si è ritirato
bagnato fino al midollo".
mesatèdde s.f. "mensile misero".
mescíśche s.f. "carne di pecora
essiccata".
mesculànże
s.f.
"mescolanza":
apprepare la mesculànże pe li mule.
"prepara la mescolanza per i muli".
mése s.m. "mese, mestruazione"; dim.
mesarjédde; pl. mise; -ca trase loc.avv.
"mese
prossimo";
-mése
avv.
"mensilmente"; mése, nu pjézze re lu- s.m.
"decade".
mesícule agg. "minuscolo".
mesùre s.f. "misura"; dim. m.
mesurjédde "misura di cereali e di peso da
2 Kg."; -re tèrre s.f. "terreno 2 are".
méte s.f. "pignone di paglia"; -re paglie
s.f. "pagliaio".
metènne s.f. "mietitura": auànne avíme
fatte na bbóna metènne a lu quarte re
Bbuvíne. "quest'anno abbiamo fatto una
buona mietitura alla parte di Bovino".
metetóre s.m. "mietitore"; pl. metetúre.
métte v.tr. "mettere"; p.p. miste, misse; a mmesure v.tr. "mettere in prova un
vestito"; -a ppizze v.tr. "accantonare"; -a
ppòste v.tr. "riordinare": Mecalì, a
mmàmme, appríme r'ascí mitte a ppòste la
càmmere tója. "Michelina, a mamma,
prima di uscire riordina la tua camera"; -a
spunże v.tr. "ammollare": ru ppane jé fatte
seretízze pe te lu mangiá l'àja métte a
spunże. "il pane è raffermo per
mangiartelo lo devi ammollare"; -ca v.tr.
"supporre": mettíme ca tutte quédde ca
m'àje ritte jé alluvére, mó ché vvuó
cumbená,
vuó
métte
ssciglie?.
"supponiamo che tutto quello che mi hai
detto è vero, ora che vuoi combinare, vuoi
mettere dissidio?"; -capesótte v.tr.
"capovolgere"; p.p. misse capesótte; èspòste v.tr. "esporre": craje Nanníne
métte èspòste la bbiangaríje re la figlie,
jàmece cummà ca avíma ché veré.
"domani Anna espone la biancheria della
figlia, andiamoci comare che abbiamo che
vedere". -la fóche v.tr. "strangolare"; -la
mèzzesóle v.tr.iter. "risuolare": dde ścarpe
l'avéva jttá, m'agghi fatte métte la
mèzzesóle e pòzze terá nnande. "quelle
scarpe le dovevo buttare, le ho fatte
risuolare e posso tirare avanti"; -la pèzze
v.tr. "rammendare"; -la tàvele v.tr.
"apparecchiare": feglió, mitte la tàvele ca
mó véne pràtete e s'adda mangiá.
"ragazza, apparecchia che ora viene tuo
padre e si deve mangiare"; -li vricce v.tr.
"acciottolare": l'andìce mettjérene li vricce
a ttutte re strare re Panne. "gli antichi
misero i ciottoli a tutte le strade di Panni";
-lu lècche v.tr. "persona che deve dire
sempre la sua"; -mane v.tr. "principiare"; mbjétte v.tr. "intestare": àja métte mbjétte
a tté e mmugljérete tutte re ppruprjètà.
"devi intestare a te e a tua moglie tutte le
proprietà"; -mmjézze v.tr. "frapporre":
s'éja misse mmjézze p'avetá na lite, ma
nunn'à cumbenate njénde. "si è frapposto
per evitare una lite, ma non ha combinato
niente"; -nd'a la sacche v.tr. "intascare"; nghiane v.tr. "sperperare": rinde a dduje
anne à mmisse nghiane tutte quédde
c'avévene lassate la màmme e lu patre,
accucchjáte cu ssanghe e suróre. "in due
anni ha sperperato tutto quello che
avevano lasciato la mamma e il padre,
accumulati con sangue e sudore"; nguódde v.tr. "indossare": óje pe gghí a la
mésse t'àja métte nguódde lu còtte nuóve.
"oggi per andare a Messa devi indossare il
cappotto nuovo"; -nżjéme v.tr. "unificare":
vire ca la maéste adda métte nżjéme li
uagliune re la tèrze cu quidde re la quarte,
sule pe óje. "vedi che la maestra deve
unificare i ragazzi della terza con quelli
della quarta, solo per oggi"; -ra parte v.tr.
"appartare": stá sèmbe penżerúse, se métte
ra parte e nu mbarle cu nnesciune. "sta
sempre pensieroso, si apparta e non parla
con nessuno"; -re rràreche v.intr.
"abbarbicare"; p.p. misse re rràreche: la
chiande re mìle à mmisse re rràreche. "la
pianta di melo è abbarbicata"; Nanníne à
mmisse re rràreche nd'a quédda case e nu
la spuóste cchiù. "Anna è abbarbicata in
quella casa e non la sposti più"; -ścuórne
v.rifl. "vergognare"; -sóp'a l'uócchie v.tr.
"non sopportare una persona"; -tuórne
tuórne v.tr. "recingere".
métterse luónghe luónghe ndèrre
v.tr.rifl. "sdraiarsi": cúm'arruvàje fóre
stéve bbuóne stracche e me mmettjétte
luónghe luónghe ndèrre. "come arrivai in
campagna stavo molto stanco e mi
sdraiai".
mèuze s.f. "milza".
mèzzabbòtte s.m. "persona piccola di
statura".
mèzzacauzètte s.f. "donna di bassa
statura".
mèzzahúste s.f. "ferragosto": ce veríme a
la mèzzahúste vuó o nun vuó. "ci vediamo
a ferragosto vuoi o non vuoi".
Mezzane s.f. "Mezzana (contrada sulla
strada per San Marco)".
mèzzaníne s.m. "tramezzo": facjémme lu
mèzzaníne rinde a qquédda càmmere,
addréte ce vanne re llèune e nnande stá
bbèlle pulite. "facemmo il tramezzo dentro
a quella camera, dietro ci va la legna e
davanti sta ben pulito".
mèzzemaglie
s.f.
"maglia
bassa
(uncinetto)".
mèzze mèzze agg. "incompleta".
mezzètte s.m. "staio, misura di peso 24
kg.": ajère vennjétte quatte mezzètte re
grane a cumma Fuluméne e uaragnàje
bbunàcchie. "ieri vendetti quattro stai di
grano a comare Filomena e guadagnai
parecchio"; -re tèrre s.m. "terreno are
16½".
migliatjédde s.m.pl. "lampredotti".
miglie salvagge s.m. "erica".
míje agg.poss.m. e f. sing. e pl. "mio"; f.
pl. méje.
mìle s.m. "mela, melo"; -cutugne s.m.
"melacotogna"; s.f.pl. méle cutógne: re
ffacìme a ffèdde re mméle cutógne e re
mettíme sóttacíte. "le facciamo a fette le
mele cotogne e le mettiamo sottaceto"; lappióne s.m. "mela appiola"; lemungjédde s.m. "mela limoncella"; pl.
méle lemungèdde.
millepjére s.m.invar. "millepiedi".
mittafuóche s.m. "mettimale": làssule
pèrde ca jè nu mittafuóche, te face truvá
mmjézze a li mbruóglie. "lascialo perdere
che è un mettimale, ti fa trovare in mezzo
agli imbrogli".
mjéreche
s.m.
"medico";
dim.
merechícchie; pl. mjérece.
mjérle s.m. "merlo".
mjézze agg. "mezzo"; -addurmúte agg.
"sonnacchioso": Runate stéve mjézze
addurmúte peqquésse t'à dditte na cóse pe
n'ate. "Donato stava sonnacchioso perciò ti
ha detto una cosa per un'altra"; -apjérte
agg. "semiaperto"; f. mèzze apèrte; mjézze agg. "incompleto"; -mbriache agg.
"ebbro": mó jé ggià mjézze mbriache e
putarríje funí re véve. "ora e già ebbro e
potrebbe finire di bere"; -zite m.pl. "ziti più
sottili (pasta alimentare)"; mjézze, re loc.avv. "medio": l'anjédde ca m'àje
rialate jé làrehe l'agghia métte a lu rite re
mjézze. "l'anello che mi hai regalato è largo
lo devo mettere al dito medio".
mjézzecrure agg. "semicrudo".
mjézzecuótte agg. "semicotto".
mjézzejuórne s.m. "mezzogiorno, ora
sesta (12 ora canonica)".
mjézzequarte s.m. "misura di peso da 6
kg.".
mmaggená v.tr. "immaginare": àja
mmaggená quédde ca t'aspètte, te l'ànne
ritte tutte quande. "devi immaginare quello
che ti aspetta, te l'hanno detto tutti quanti".
mmaletepéne, a- loc.avv. "a malapena":
a mmaletepéne cammíne, però re ccóse
sòje si re face ra sule, nun vóle nesciune
attuórne. "a malapena cammina, però le
cose sue se le fa da solo, non vuole
nessuno intorno".
mmalezzjá v.tr. "ammaliziare": jé nu
uaglióne ggià mmalezziáte, nu nge sémbre.
"è un ragazzo già ammaliziato, non ci
sembra".
mmane loc.avv. "in mano, nelle mani"; a vavóne loc.avv. "una volta"; -mmjérse
s.f. "manrovescio".
mmanére s.f. "maniera": ché mmanére
sònghe quéste re me trattá e ché staje
mmjézze a li vuóśche?. "che maniere sono
queste di trattarmi e che stai in mezzo ai
boschi?".
mmaràme, a- loc.avv. "ombroso".
mmarène s.f. "amarena".
mmasciate
s.f.
"imbasciata":
à
mmannate la mmasciate a Nnanníne pe lu
frate re Addjéche. "ha mandato
l'imbasciata ad Anna tramite il fratello di
Diego".
mmattí
v.intr.
"ammattire";
p.p.
mmattúte: jé rumaste mmattute pe rresòlve
quiddu prubbléme. "è rimasto ammattito
per risolvere quel problema".
mmécce s.f.pl. "gambe".
mméce avv. "invece": mméce re
chiacchirjá cèrche re fá li fatte. "invece di
chiacchierare cerca di fare i fatti".
mméle s.m. "miele": sònghe jute ra
cumba Vite, stéve la mugljére ca pesave
zùcchere e mméle, recjétte ramme nu
póche, me ne ríje nu bbèllu póche, recjétte
ramme nu picche, me ścaffàje nu càuce
ndrippe. "sono andato dal compare Vito,
stava la moglie che pesava zucchero e
miele, dissi dammi un pò, me ne diede un
bel pò, dissi dammi un pochino, mi diede
un calcio nella pancia"; mméle, cu ruloc.avv. "melato".
mmerjatamènde avv. "immediatamente".
mmerjàte agg. "immediato": la chiamate
jé state mmerjàte, n'à avute manghe tjémbe
re salutá li parjénde. "la chiamata è stata
immediata, non ha avuto neanche il tempo
di salutare i parenti".
mmèrne s.f. "merenda": racce la
mmèrne a lu criature spùnżece nu stuózze
re pane e míttece ru zzùcchere pe ssópe.
"dacci la merenda al bambino inzuppaci un
tozzo di pane e mettici lo zucchero sopra".
mmèrse s.f. "salita"; -re Sàrje s.f.pl.
"discese o salite di Sario": te face assàje
paùre affacciánnete sóp'a re mmèrse re
Sàrje. "ti fa molta paura affacciarti sulle
discese di Sario".
mméścá v.tr. "immischiare": nu me
mmeścate nd'a quéssa facènne, sònghe
fatte vuóste. "non mi immischiate in
codesta faccenda, sono fatti vostri".
mméśche s.f. "miscuglio".
mmeserí
v.tr.
"immiserire";
p.p.
mmeserúte: ra quanne la mugljére l'à
llassate Vetucce jé pròpje mmeserúte. "da
quando la moglie lo ha lasciato Vito è
proprio immiserito".
mmetá v.tr. "invitare": rinde state agghi
mmetate tutte li parjénde ca stanne fóre
tèrre a mmangiá nu múzzeche a ccasa
míje. "d'estate ho invitato tutti i parenti che
stanno fuori paese a mangiare un boccone
a casa mia".
mmète v.tr. "mietere": peścràje avíme
ìre a mmète ru ggrane ca jé fatte a li
Furlazze. "dopodomani dobbiamo andare a
mietere il grano che è maturo ai Furlazzi".
mmìrje s.f."invidia".
mmite s.m. "invito".
mmjàte agg. "beato": mmjàte tra re
ffémmene. "beato tra le donne".
mmjérse agg. "inverso".
mmjézze loc.avv. "in mezzo": figlie míje
nu nde mettènne maje mmjézze a dduje ca
fanne allíte. "figlio mio, non ti mettere mai
in mezzo a due che litigano".
mmó, pe- loc.avv. "per ora".
mmócche loc.avv. "in bocca"; -a la pòrte
loc.avv. "sull'uscio".
mmòre s.m. "modo": àja fá a mmòre
míje se no vattínne. "devi fare a modo mio
altrimenti vattene".
mmùcate s.m. "grano seccato alla
radice".
mmuccá v.intr. "cadere di lato, cedere da
un lato, imboccare": a ppràtete, l'àja sule
mmuccá quanne mange, ché vuó fá jé fatte
vjécchie. "a tuo padre lo devi solo
imboccare quando mangia, che vuoi fare è
fatto vecchio".
mmucedí v.intr. "immucidire, marcire":
si rjéste re ffìquara nd'a lu stipe si
mmucedíscene, puórtele a ru ffriśche nd'a
la candine. "se lasci i fichi nello stipo si
immucidiscono, portali al fresco nella
cantina"; p.p. mmucedúte.
mmuste s.m. "mosto": si vuó fá lu vine
cuótte apprufítte mó ca stá lu mmuste. "se
vuoi fare il vin cotto approfitta ora che c'è
il mosto".
mmutá v.tr. "cambiare lenzuola o
vestiti".
mmutate s.f. "cambio di indumenti".
mmuttá v.tr. "imbottare": ròppe na
recine re juórne ca lu vine à vuddute,
s'adda mmuttá. "dopo una decina di giorni
che il vino ha bollito, si deve imbottare.
mmuttíte s.f. "trapunta": quanne la mitte
la muttíte a lu ljétte? Nu nżjénde
c'accummènże a ffá fridde?. "quando metti
la trapunta al letto? Non senti che
incomincia a fare freddo?".
mó avv. "adesso, ora": abbíjte ca mó me
ne vènghe chiane chiane, apprjésse a tté.
"avviati che ora me ne vengo piano piano,
appresso a te"; -quand'ave avv. "poco
tempo fa"; mó, ra- loc.avv. "da molto
tempo"; mó, re- loc.avv. "da poco tempo".
mòbbele s.m. "mobile".
móle a acque s.f. "mola a smeriglio
(arnese del falegname)".
mòlle s.f. "elastico".
mòmbrèste loc.avv. "ben presto".
mómó avv. "chissà quando".
mòneche 1.s.f. "monaca, suora": jésce na
nżénghe ra fóre, ché àja revendá mòneche
re clausure?. "esci un pò fuori, che devi
diventare monaca di clausura?"; 2.s.m.
"monaco, un soldo, trabiccolo": vènghe a
lu munne quanne léve lu mòneche ra rinde
a lu ljétte e me cóleche, tróve dde lenżóle
càure càure. "vengo al mondo quando
tolgo il trabiccolo da dentro al letto e mi
corico, trovo quelle lenzuola calde calde";
pl. muónece.
mónge v.tr. "mungere": quanne t'abbíje
a mmónge re vvacche, ca pó facíme
attarde pe vvénne ru llatte nd'a lu pajése.
"quando ti avvii a mungere le mucche, che
poi facciamo tardi per vendere il latte nel
paese".
mópe agg. "sordomuta".
móre re Ddíje s.m. "mendicante": cu
tutte quidde sòlete ca téne asseméglie nu
móre re Ddíje cúme vá vestute. "con tutti
quei soldi che tiene assomiglia ad un
mendicante come va vestito".
mòrge s.f. "barbazzale": nu nderá tròppe
la capézze se no lu cavadde si face male cu
la mòrge. "non tirare troppo la cavezza
altrimenti il cavallo si fa male con il
barbazzale".
mórre s.f. "gregge, gruppo disordinato di
persone": ddu uaglióne nu ndéne manghe
na recine r'anne e vvire ché mmórre re
ppèquere vá a cambjá. "quel ragazzo non
tiene neanche una decina d'anni e vedi che
gregge di pecore va a pascolare"; -re figlie
s.f. "figliolanza".
mórse s.f. "morsa (arnese del fabbro),
barletto (arnese del falegname)": ssa tàvule
mìttele nd'a la mórse ca mó te l'allísce cu
la chianòzze. "codesta tavola mettila nel
barletto che ora te la liscio con la pialla"; re lu bbanghe s.f. "morsa a banco (arnese
del falegname)".
mòrule s.m. "modulo".
móśca gròsse s.f. "lucilia".
móśche re lu mméle s.f. "ape": avíme
preparate fóre nu mjézze varrile vjécchie,
accussì re mmóśche re lu mméle ce vanne
a ffá lu cupe. "abbiamo preparato in
campagna un mezzo barile vecchio, così le
api ci vanno a fare l'alveare".
móśchjére s.m. "moscaiola".
mòtòpiche s.m. "martello pneumatico".
mòve v.tr. "muovere": nu nde mòve ra
qquá, lu sjénde a ffràtete cúme chiange
nd'a la cùnnele, vá lu nàzzeche. "non ti
muovere di qua, lo senti a tuo fratello
come piange nella culla, vallo a cullare";
p.p.
muósse;
-la
córe
v.intr.
"scodinzolare": quiddu cane sule ca me
vére ra nu miglie lundane accummènże a
mmòve la córe. "quel cane solo che mi
vede da lontano un miglio incomincia a
scodinzolare".
mózze p.p. "mozzato".
mozzióne s.f. "emozione": ché mozzióne
c'avjétte quanne verjétte r'arruvá a
ffìglime alandrasátte. "che emozione che
ebbi
quando
vidi
di
arrivare
improvvisamente mio figlio".
mubbìlje s.f. "mobilia": Ndunètte à spise
numunne, ma à accattáte na bbèlla
mubbìlje a la figlie ca se spóse.
"Antonietta ha speso molto, ma ha
comprato una bella mobilia alla figlia che
si sposa".
muccùse agg. "moccioso"; f. muccóse;
dim.m. muccusjédde; dim.f. muccusèdde.
muddechèdde s.f. "briciola": arresìrje
sse muddechèdde e puórtacílle abbasce a
li pulecíne. "raccogli codeste briciole e
portacele giù ai pulcini".
muddíche s.f. "mollica": cúme facévene
l'andíche, mangiávene la ścòrce e
rumanévene la muddíche. "come facevano
gli antichi, mangiavano la corteccia e
lasciavano la mollica".
mufalànne avv. "anno scorso".
mugljére s.f. "moglie": nu juórne jétte a
cardídde e ne truvàje cjénde e mmille,
recjétte a mmugljèreme "cuóciammílle" e
me risse "cuóciatílle" l'acchiappàje pe lu
tuppílle e recjétte "vjéne, mange ca sònghe
cardidde". "un giorno andai a cardoncelli e
ne trovai cento e mille, dissi a mia moglie
"cuocimeli" e mi disse "cuociteli"
l'acchiappai per la crocchia e dissi "vieni,
mangia
che
sono
cardoncelli";
mugljèreme: "mia moglie"; mugljèrete:
"tua moglie".
mulegnáme s.f. "melanzana".
mulenáre s.m. "mugnaio": óje lu
mulenáre stéve accussì ammujnáte
mmjézze a ttutte ddi sacche re farine, ca nu
m'à manghe salutáte. "oggi il mugnaio
stava così ammoinato in mezzo a tutti quei
sacchi di farina, che non mi ha neanche
salutato".
mulìdde s.m. "brocca a due manici".
Mulìne s.m. "Mulino (contrada sulla
strada per Accadia, vicino Marchette)".
mullá v.tr. "mollare": ce mullàje ruje
ścaffùne a Tresíne, sule accussì si stíje
citte. "ci mollai due schiaffoni a Teresa,
solo così si stette zitta".
mullètte s.f. "molletta per i panni".
mumènde s.m. "momento".
munastére s.m. "monastero".
mundá v.intr. "montare, montare di
cavalli".
mundagnáre s.m. "montanaro": nuje re
Panne sime cundènde re èsse mundagnáre.
"noi di Panni siamo contenti di essere
montanari".
mundagne s.f. "montagna, Montagna
(contrada su monte Crispignano)": Panne,
lu pajése nuóste stá sóp'a na mundagne.
"Panni, il nostro paese sta sopra ad una
montagna".
mundagnóle s.f. "collinetta".
mundahutése agg. "montagutese"; pl.
mundahutíse "abitanti di Montaguto".
mundeljunése agg. "monteleonese"; pl.
mundeljuníse "abitanti di Monteleone".
mundóne s.m. "montone, mucchio,
musone";
dim
mundungjédde:
"mucchietto".
munduuá v.tr. "mentovare, nominare":
nun me lu munduuá ca me tòcche li njérve.
"non me lo nominare che mi innervosisco".
munezzáre
s.m.
"immondezzaio,
mondezzaio": sta case si nu la pulizze
revènde nu munezzáre. "questa casa se non
la pulisci diventa un mondezzaio".
muniglie s.f. "polvere di carbone".
munná v.tr "diserbare (erba bassa),
mondare, scerbare con la zappetta":
crajmatíne àuzete mòmbrèste c'àja ìre a
mmunná ru ggrane. "domattina alzati
presto che devi andare a diserbare il
grano".
munne s.m. "mondo": uaglió, munne jé
state, munne jé e munne sarrá. "ragazzo,
mondo è stato, mondo è, mondo sarà".
mùnnele s.m. "spazzaforno (strumento
del forno)".
munnézze s.f. "immondizia, spazzatura":
ljéve ssa munnézze ra qquá nnande, nun
vire quanda muśchìdde ca ce stanne?.
"togli codesta spazzatura qui davanti, non
vedi quanti moscerini che ci stanno?".
munnulatúre
s.m.
"spazzaforno
(strumento del forno)".
munumènde s.m. "monumento": musére
ascínne abbasce a lu munumènde ca éo
stache ddà vucine ca t'aspètte. "stasera
scendi giù al monumento che io sto là
vicino che ti aspetto".
munuzzá v.tr. "triturare": appríme ca
tenéve li rjénde riascéve a mmunuzzá pure
re ppréte, mó cale sana sane ògne ccóse.
"prima che tenevo i denti riuscivo a
triturare anche le pietre, ora ingoio ogni
cosa intera".
munżegnóre s.m. "monsignore"; pl.
munżegnúre.
muódde agg. "bagnato"; f. mòdde.
muórele s.m. "modello": a li pjére téne
nu bbèllu muórele re ścarpe. "ai piedi
tiene un bel modello di scarpe".
muórse s.m. "morso (boccone)"; dim.
mursecjédde.
muórte agg. "deceduto".
mùpe agg. "sordomuto".
mupégne, a la-l oc.avv. "di soppiatto, a
gesti": à ffatte tutte a la mupégne nunn'à
ddate a capí njénde a nesciune. "ha fatto
tutto di soppiatto non ha fatto capire niente
a nessuno".
muraggíje s.f. "emorragia": la sóre re
cajnàteme avíje na muraggíje accussì
ffòrte ca l'avjérna purtá re prèsscie a
Ffògge. "la sorella di mio cognato ebbe
un‟emorragia così forte che la dovettero
portare di fretta a Foggia".
muralètte s.m. "listelli dell'intelaiatura".
murcate s.m. "mercato": lu larghe
Ndependènże a Ppanne se chiame lu
murcate, ca andícamènde facévene lu
murcate pecché jévene l'ùteme case. "il
largo Indipendenza a Panni si chiama il
mercato, che anticamente facevano il
mercato perché erano le ultime case".
murèlla s.f. "brunella": murèlla, mia
murèlla si me vuó bbéne me faje la rusélle,
si me vuó male me faje la cuzzechélle.
"brunella, mia brunella se mi vuoi bene mi
fai la rosellina, se mi vuoi male mi fai la
crosticina".
mùrere s.f.pl. "muri".
murge s.f. "roccia".
murí v.intr. "morire"; -ru ffuóche v.intr.
"spegnersi del fuoco"; p.p. muórte; -accíse
v.tr. "ammazzare": puózze murí accíse,
quanne te sebbríje a ffatjá, sàbbete
sande?. "che tu possa essere ammazzato,
quando ti sbrighi a lavorare, sabato
santo?"; -re fame p.p. "affamato": a la
matine pe la prèsscie si ścurdàrene ru
mmangiá, a la sére s'arreteràrene muórte
re fame. "al mattino per la fretta si
dimenticarono il cibo, alla sera si ritirarono
affamati; -re séte p.p. "assetato": jéve
tande muórte re séte ca s’accapuzzàje a la
bbuttíglie r'acque e si la śculàje. "era tanto
assetato che avvicinò la bocca alla bottiglia
di acqua e se la scolò".
muríteche agg. "ombroso".
murmurá v.intr. "mormorare": staje
sèmbe a mmurmurá, statte na nżénghe
citte. "stai sempre a mormorare, stai un
poco zitto".
muróse agg. "umorosa".
murrécene s.f. "muriccia"; pl. murricene.
murròjde s.f.pl. "emorroidi": statte citte,
nu nde lamendanne cchiù cu sse murròjde,
mó te rache na créme. "stai zitto, non ti
lamentare più con codeste emorroidi, ora ti
do una crema".
mursjá v.tr. "storcere la bocca".
murtacigne agg. "mortigno, smorto": ddu
culóre re la vèste jé tròppe murtacigne, nu
nde la mettènne ca nu nde stá bbóne. "quel
colore del vestito è troppo smorto, non te
lo mettere che non ti sta bene".
murtale s.m. "mortaio".
murtatèlle s.f. "mortadella": me piace
mangiá la murtatèlle mmjézze a ddòje
fèdde re pane. "mi piace mangiare la
mortadella in mezzo a due fette di pane".
murtecjédde s.m. "morticino".
murtefecá v.tr. "mortificare": nu nde
murtefecá cu quésse paróle ra njénde.
"non ti mortificare con codeste parole da
niente".
murtóre s.m. "successione": cu tutte
quédde pruprjétà ca tène chisà quande
adda pahà re murtóre. "con tutte quelle
proprietà che tiene chissà quanto deve
pagare di successione".
murtòrje
s.m.
"ambiente
triste,
mortorio": quéssa féste asseméglie a nu
murtòrje, ce vóle cchiù allegrézze.
"codesta festa assomiglia ad un mortorio,
ci vuole più allegria".
muruse s.m. "pane morbido".
murveddíne s.f. "centocchio".
murvidde s.m. "morbillo": statte attjénde
nu lu facènne ìre a la ścóle, quisse
vruscelícchie ca téne nfacce adda èsse lu
murvìdde. "stai attento non lo fare andare a
scuola, codesti piccoli brufoli che tiene in
faccia deve essere il morbillo".
musale s.m. "tovaglia".
Muścarjédde s.f. "Boscarelli (contrada
sulla strada per Panni-Scalo al di sotto del
Lammicco)".
musce 1.agg. "floscio, moscio": tenéve
nu cappjédde musce. "teneva un cappello
floscio"; sì ppròpje musce, àuze na
nżénghe sti pjére se no quanne avìma
arruvá dammónde?. "sei proprio moscio,
alza un poco questi piedi altrimenti quando
dobbiamo arrivare là sopra?". 2.s.m
"gatto"; dim. muscille; -musce v.tr.
"chiamare il gatto".
musciaríje s.f. "lentezza esagerata".
muścatjédde agg. e s.m. "moscatello":
avíve che vvéve quanne a ttàvele
cacciáveme lu vine muścatjédde. "avevi
che bere quando a tavola cacciavamo il
vino moscatello".
muśche s.m. "spalla": sònghe carute e
m’agghi fatte male lu muśche. "sono
caduto e mi sono fatto male la spalla"; pl.f.
mmóśche.
muśchélle s.f. "ragazza gracile, persona
che si sente subito offesa".
muśchídde s.m. "moscerino".
muścóne s.m. "corteggiatore (fig.),
moscone, vespa": cummà, fìglite téne
parícchie muścune attuórne, statte
attjénde ca te l’arruóbbene. "comare, tua
figlia tiene parecchi corteggiatori intorno,
stai attenta che te la rubano".
musechjá v.intr. "brontolare".
musecóne s.m. "brontolone": mugljéra
míje, sì nu mesecóne, nu nde pòzze cchiù
suppurtá, la vuó funí na vòte pe ssèmbe?.
"moglie mia, sei una brontolona, non ti
posso più sopportare, la vuoi finire una
volta per sempre?".
musére avv. "stasera": musére ce verìme
abbasce vucíne a la Cróce. "stasera ci
vediamo giù vicino alla Croce".
mussaróle s.f. "museruola": mìttece la
mmussaróle a lu cane e vattínne fóre
spenżeráte. "mettici la museruola al cane e
vattene in campagna spensierato".
musse s.m. "labbra, muso"; dim.
mussícchie, mussecjédde, mussídde; -a
musse loc.avv. "da vicino"; -cúm’a nu
lèbbre s.m. "labbro leporino"; -luónghe
s.m. "broncio": cúme riche na cóse ca nu
le vá a ggènje, face lu musse luónghe.
"come dico una cosa che non le va a genio,
fa il broncio"; -suje o tuje loc.avv.
"capacità sua o tua".
mussjá v.tr. "disapprovare": màmmete
musséje ma nu nde parle, l’àja capí a
vvóle. "tua madre disapprova ma non ti
parla, la devi capire a volo".
mustazze s.m.pl. "mustacchi, baffo";
dim. mustazzjédde; accr. mustazzóne; -re
crape s.m.pl. "barba di becco".
mustazzóne s.m. "mostacciata": si nu
nde faje li fatte tuje te rache nu
mustazzóne e te ṡbalànże daffóre. "se non ti
fai i fatti tuoi ti do una mostacciata e ti
sbalzo là fuori".
musullíne s.f. "mussolina".
mutandèdde
s.f.
"mutandina dei
bambini".
mute s.m. "imbuto"; dim. mutidde; -cu
la rézze s.m. "imbuto con la rete".
muterá v.tr. "moderare": feglió, mòtere
sse pparóle, chi te crire re èsse?. "ragazza,
modera codeste parole, chi ti credi di
essere?".
mutèrne agg. "moderno": la ggevendù
mutèrne nu ndéne respètte pe nesciune,
salve cezzjóne. "la gioventù moderna non
tiene rispetto per nessuno, salvo
eccezione".
mutive s.m. "motivo": nu nge salutáme
cchiù, ru ssaje lu mutive? Éo nu ru sacce.
"non ci salutiamo più, lo sai il motivo? Io
non lo so".
muvemènde s.m. "movimento".
muzzecá v.tr. "addentare, mordere": nu
mbassanne pe qquédda strare ca ce stá nu
canaglióne ca te póte muzzecá. "non
passare per quella strada che ci sta un
cagnone che ti può mordere".
mùzzeche s.m. "morso, boccone trasl.";
dim. muzzechícchie.
muzzecúne loc.avv. "a spizzico": si me
l’àja rice lu fatte remmílle tutte, no
muzzecúne. "se me lo devi dire il fatto
dimmelo tutto, no a spizzico".
muzzètte s.f. "mozzetta".
muzzóne s.m. "cicca, mozzicone,
persona piccola di statura"; pl. muzzune:
nu gghjénne raccugliènne li muzzune re
segarètte ca t’arruvíne la salute. "non
andare raccogliendo mozziconi di sigarette
che ti rovini la salute"; dim. muzzungjédde
"persona piccolissima di statura"; f.
muzzungèdde.
125
N
acezzí v.intr. "inacidire"; p.p.
acezzúte:
avjémma
jttá
na
rameggiáne re vine ca jéve
nacezzúte. "dovemmo buttare una
damigiana di vino che era inacidita".
nàlese s.f. "analisi": me sònghe fatte la
nàlese, jé ssciuta bbóne. "mi sono fatta le
analisi, sono uscite buone".
nande, re- loc.avv."anteriore": ce
mbasturáje re cciambe re nande a lu
cavadde pe nu lu fá allundaná. "ci
impastoiai le zampe anteriori al cavallo per
non farlo allontanare".
napuletáne agg. "napoletano": tènghe na
sórecucíne ca jé napuletáne. "ho una
cugina che è napoletana".
Nardèlle s.m. "Nardella (contrada sulla
strada per Bovino a sinistra per Cervaro e
Mulino)".
Nardùdde s.m. "Nardulli (contrada sulla
strada per la Fontana Vecchia e oltre sulla
strada mulattiera)".
naśche s.f. "narice".
naśchètte s.f. "nasiera".
naśchiá v.tr. "annusare, odorare":
naśchiàve ra qquá e ra ddá ma nun
riascéve a capí ra ndó menéve quédda
puzze re cepódde. "annusava di qua e di là
ma non riusciva a capire da dove veniva
quel cattivo odore di cipolla".
naśchílle agg. e s.m. "schizzinoso"; f.
naśchélle.
nase s.m. "naso"; dim. nasille; -cricche
s.m. "altezzoso"; -felènde, s.m. "naso
affilato, schizzinoso"; -ngrespáte s.m.
"naso arricciato".
nasidde s.m. "nasello".
nassce v.intr. "nascere": se sape andó se
nassce e nu nże sape andó se móre. "si sa
dove si nasce e non si sa dove si muore".
natícchiele s.f. "nottola": azzécche la
pòrte e ggire la natícchiele. "avvicina la
porta e gira la nottola".
natrèdde s.f. "anatra".
nazzacùnnele s.f. fusaggine.
nazze-nazze agg. "satollo".
nazzecá v.tr. "cullare": Ndunè, ndanne
funisce re nazzecá a ffràtete quanne s'éja
addurmúte, me ne pòzze ìre spenżeráte?.
"Antonietta, allora finisci di cullare tuo
fratello quando si è addormentato, me ne
posso andare spensierata?".
nd'a l'uóglie loc.avv. "sottolio": auànne
agghi misse nd'a l'uóglie re ścarciòffele, re
mulegnáme, li cepuddíne e li pupàjne.
"quest'anno ho messo sottolio i carciofi, le
melanzane, i cipollacci e i peperoni".
ndaccarí
v.tr.fig.
stecchire;
p.p.
ndaccarùte.
ndacche s.f. "tacca": sóp'a la stile re lu
pulerènde àja fá na ndacche a na
quarandìne re cendìmetre. "sul manico del
bidente devi fare una tacca a una
quarantina di centimetri".
ndagliá v.tr. "intagliare": mó mìttete a
ndagliá lu smèrle a quiddu céndre. "ora
mettiti ad intagliare lo smerlo a quel
centro".
ndaglie s.m. "spigolo": strattalmènde
sònghe jùte a ttuzzá nnande a lu ndaglie re
la pòrte e menumále ca m'agghi fatte sule
nu bbubbóne. "distrattamente sono andato
a urtare davanti allo spigolo della porta e
meno male che mi sono fatto solo un
bernoccolo".
ndamá v.tr. "dare inizio".
ndanne avv. "allora": ndanne ére nu
cunde e mmó jé n'ate. "allora era un conto
e ora è un altro".
ndarsjá v.tr. "intarsiare".
ndatte agg. "intatto": feglió, lu libbre nun
l'àje lètte pe nnjénde, jé ndatte. "ragazza, il
libro non l'hai letto per niente, è intatto".
ndebbiatúre s.f. "mansarda".
ndebbulí
v.tr.
"indebolire";
p.p.
ndebbulúte.
ndecepá v.tr. "anticipare": avjétte
ndecepá la partènże pecché me facjérne
sapé ca fìglime stéve cu la fréve àuta.
"dovetti anticipare la partenza perché
fecero sapere che mio figlio stava con la
febbre alta".
ndecíse, èsse- v.tr. "esitare": Raffjulúcce
quanne adda fá còccóse re gruósse jé
sèmbe ndecíse. "Raffaele quando deve fare
qualcosa di grosso esita".
ndefètte loc.avv. "in difetto".
ndelleggènde agg. "intelligente".
ndellètte s. "m. intelletto".
ndenaglie s.f. "arzinga (arnese del
fabbro), tenaglia (arnese del falegname)".
ndènde s.m. "intento": stá tutte ndènde a
uardá chi passe, àje vòglie a chiamarle nu
nde sènde. "sta tutto intento a guardare chi
passa, hai voglia a chiamarlo non ti sente".
ndènne v.tr. "ascoltare, intendere": sti
figlie nun me vuónne ndènne pe nnjénde nu
nżacce cúm'agghia fá. "questi figli non mi
vogliono ascoltare per niente non so come
devo fare".
ndenżjóne s.f. "intenzione".
ndepáteche
agg.
"antipatico":
fratetecucíne jé ndepáteche, pòrta nu
vjénde, quanne passe chisà chi se crére re
èsse. "tuo cugino è antipatico, borioso,
quando passa chissà chi si crede di essere".
nderetínghete e nderetánghete s.m.
"persona inaffidabile".
nderizze s.m. "indirizzo": ścrive bbuóne
lu nderizze sóp'a l'angalòppe. "scrivi bene
l'indirizzo sulla busta".
nderline s.m. "abbaino": si nu nge
facévene lu nderline, quédda stanże
rumanéve ndunne a la squríje. "se non ci
facevano l'abbaino, quella stanza rimaneva
proprio al buio".
nderòclisme s.m. "enteroclisma": si nu
mbuó ìre re cuórpe t'àja fá lu nderòclisme.
"se non puoi andare di corpo ti devi fare
l'enteroclisma".
nderpretá v.tr. "interpretare": nu
nderpretá quédde ca t'agghi ritte a ffatte
tuje. "non interpretare quello che ti ho
detto a modo tuo".
nderrá v.tr. "interrare".
ndèrre loc.avv. "a terra, in terra"; ndèrre,
ra- loc.avv. "da terra"; ndèrre, pe- loc.avv.
"per terra".
nderessá v.tr. interessare.
nderrèsse s.m. "interesse": ànne fatte
allite pe custjóne re nderrèsse. "hanno
litigato per questioni di interesse".
ndesechí v.intr. "intisichire"; p.p.
ndesecúte.
ndesí v.intr. "irrigidire"; p.p. ndesute
sònghe ròje óre ca t'aspètte mmjézze a la
strare sònghe ndesute pe lu fridde. "sono
due ore che ti aspetto in mezzo alla strada,
sono irrigidito per il freddo".
ndespunènde agg. "indisponente": nu lu
pòzze veré pe nnjénde a Ppèppe ca jé
ndespunènde. "non lo posso vedere per
niente a Giuseppe che è indisponente".
ndetulá v.tr. "intitolare": ànne ndetuláte
la strare nóve a nu carute nguèrre. "hanno
intitolato la strada nuova a un caduto in
guerra".
ndevíreve s.m. "individuo": ògne
ndevíreve téne lu carattere suje. "ogni
individuo tiene il suo carattere".
ndile s.f. "intelaiatura della porta,
stipite".
ndindí a lu nase s.m. "gocciolone".
ndindolò, a- loc.avv. "a stacciaburatta".
ndiste agg. "svelto".
ndlindí s.m. "tintinnio": quanne sjénde
nu ndlindí, statte secure ca jé Custanżúcce
ca s'arretíre cu re crape ra fóre. "quando
senti un tintinnio, stai sicuro che è
Costanzo che si ritira con le capre dalla
campagna".
ndó avv. "dove": mà, ndó stanne re
ccàuze, nu re pòzze truvá. "mamma, dove
stanno le calze, non le posso trovare"; ndó
vá Nannenèlle accussì re córse?. "dove va
Anna così di corsa?".
ndòcche s.m. "rintocco".
ndòmmene agg. "indomato".
ndra prep.sempl. "tra": ndra mé e tté nu
ng'éja parahóne, quanne maje avime
mangiate nd’a lu stésse piatte?. "tra me e
te non c'è paragone, quando mai abbiamo
mangiato nello stesso piatto?"; -lume e
lustre loc.avv. "alba": me sònghe misse
ngammíne ndra lume e lustre p'arruvá fóre
cu ru ffrìśche. "mi sono messo in cammino
all'alba per arrivare in campagna con il
fresco".
ndrambí
v.tr.
"incurvare";
p.p.
ndrambúte.
ndramènde avv. "intanto, mentre":
ndramènde tu te vjéste éo me vache a ffá
na peppjàte. "mentre tu ti vesti io mi vado
a fare una pipata".
ndramezzá v.tr. "tramezzare".
ndranżechí v.tr. "impratichire": s'adda
appríme ndranżechí nd’a lu lavóre, pó
vèche quande se mmèrete. "si deve prima
impratichire nel lavoro, poi vedo quanto si
merita".
ndraprí v.tr. "dischiudere, socchiudere";
p.p.m. ndrapjérte; f. ndrapèrte.
ndrattabbele agg. "intrattabile": Felúcce
ra quanne à ffatte allite cu la zìte jé
arrevendáte ndrattábbele. "Raffaele da
quando ha litigato con la fidanzata è
diventato intrattabile".
ndrattjéne s.m. "intrattenimento".
ndravatúre s.f. "travatura": fá na bbóna
ndravatúre, Andò, se no me care lu titte
ngape. "fai una buona travatura, Antonio,
altrimenti mi cade il tetto in testa".
ndrecá v.tr. "intrigare, sporcare": nu nde
ndrecá re li fatte re l'ate e accussì staje
cchiù tranguille. "non ti intrigare dei fatti
degli altri e così stai più tranquillo".
ndrecande agg. "curioso".
ndrecandaríje s.m. "pettegolezzo": ché
ssònghe tutte quésse ndrecandaríje li fatte
stanne accussì e accussì. "che sono tutti
questi pettegolezzi, i fatti stanno così e
così".
ndrécce s.m. "intreccio": Marònna míje
ché ndrécce tenéve ddu cunde a
mmaletepéne l'agghi capite. "Madonna
mia che intreccio teneva quel racconto a
malapena l'ho capito".
ndrécchie agg. "pettegola": nu nde pòzze
veré ca sì tròppe ndrécchie, ma fatte li
fatte tuje, lassa pèrde. "non ti posso vedere
che sei troppo pettegola, ma fatti i fatti
tuoi, lascia perdere".
ndrecchjére s.m. e f. "impiccione".
ndrecchilúse agg. "bleso": àja avé
pacjénże cu Rucchíne, ca jé ndrecchilúse,
peró jé nu bbuóne uaglióne. "devi aver
pazienza con Rocco che è bleso, però è un
buon ragazzo".
ndrecchísse agg. "inframmettente"; f.
ndrecchjésse.
ndrecciá v.tr. "intrecciare": e mmó lu
funisce quiddu ciste, àja angóre ndrecciá
tutte quidde vìnghje. "e ora lo finisci quel
cesto, devi ancora intrecciare tutti quei
vinchi".
ndrenżecá v.tr. "cominciare a imparare".
ndrestí v.intr. "entrare in coma, intristire,
rattristare"; p.p. ndrestùte.
ndridde s.m. "spruzzo".
ndriglie s.m. "peritoneo del maiale".
ndrippe loc.avv. "in pancia".
ndríscele s.m. "getto d'acqua sottile";
dim. ndrescelícchie.
ndrite s.f. "nocciole infornate e infilate".
ndruglie s.m. "intruglio".
ndrujtá v.tr. "introitare": rinde state àje
ndrujtáte parícchie, ce sònghe state
numunne re furastjére. "d'estate hai
introitato parecchio, ci sono stati assai
forestieri".
ndrumétte v.tr.rar. "intromettere": nu
nd'agghi chiamate ché te ndrumítte a ffá?.
"non ti ho chiamato che ti intrometti a
fare?".
ndruná v.tr. "intronare": a San Custànże
ànne fatte nu bbèllu fuóche, ma ròppe
tenéve re ggurécchie ndrunate. "a San
Costanzo hanno fatto un bel fuoco, ma
dopo tenevo le orecchie intronate".
ndrundulamjénde s.m. "dondolamenti":
famme ascénne ra la màchene, cu tutte ssi
ndrundulamjénde me ggire la cape.
"fammi scendere dalla macchina, con tutti
codesti dondolamenti mi gira la testa".
ndrunduljá v.intr. "dondolare".
ndrunghe loc.avv. (fig.) "in tronco".
ndruppecá v.intr. "incespicare": statte
attjénde ca ndruppechíje nnande a ddà
préte. "stai attento che incespichi davanti a
quella pietra".
ndruvelà
v.tr.intr.
"annebbiare,
intorbidare": se sònghe ndruvuláte
l'uócchie sarrá rebbúlezze o còccata
cóse?. "si sono annebbiati gli occhi sarà
debolezza o qualche altra cosa?".
ndufá v.tr. "intontire".
ndulecí v.tr. "addolcire, indolcire"; p.p.
nduleciúte.
ndummacá v.tr. "pestare di botte, colpire
allo stomaco".
nduná v.tr. "intonare": Neculíne téne na
vócia ndunate, t'addecríje quanne lu
sjénde re candá nd'a la chjésje. "Nicola
tiene una voce intonata, ti ricrei quando lo
senti di cantare nella chiesa".
ndunacá v.tr. "intonacare".
ndundí v.tr. "intontire".
ndunne agg. e avv. "proprio": ssi panne
sònghe
ndunne
assutte.
"codesta
biancheria è proprio asciutta".
nduócche s.m. "a metraggio".
nduónde agg. e s.m. "tonto": sacce
cúm'è c'asseméglie nu nduónde. "non so
com'è che assomiglia ad un tonto".
nduppá v.tr. "intoppare": sònghe
nduppáte nnande a nu ciòcchere, e
m'agghi ścurciate lu retòne re lu pére.
"sono intoppato davanti ad un ciocco, e mi
sono scorticato l'alluce".
nduppe s.m. "intoppo".
ndurá v.tr. "indorare": li fiùre re
cucuzzjédde falle nduráte e ffritte. "i fiori
di zucchine falli indorati e fritti".
ndurcemegliárse v.rifl. "attorcigliarsi":
nd'a la staggióne passate verjétte fóre na
sèrpe ca se ndurcemegliáve attuórne a
n'àrbele. "nella scorsa estate vidi in
campagna un serpente che si attorcigliava
intorno ad un albero".
ndurlóne agg. "lanternuto".
ndurtùte agg. "storto".
ndurzárse nganne v.rifl. "strozzarsi".
ndusiàsme s.m. "entusiasmo": calme,
calme ché jé tutte ssu ndusiasme, avíma
appríme sturjá la setuazzjóne e ppó se
vére. "calma, calma che è tutto codesto
entusiasmo, dobbiamo prima studiare la
situazione e poi si vede".
ndussecá v.tr. "intossicare".
ndussecúse s.m. "persona che dà
fastidio"; f. ndussecóse.
ndustá v.tr. "indurire, rassodare".
nduvenjédde s.m. "indovinello".
nechèlle s.m. e f. "nichelino, quattro
soldi": agghi perdute nu nechèlle, mó ca
vache a ccase chi la vóle sènde a
mmàmme. "ho perso un nichelino, ora che
vado a casa chi la vuole sentire a mamma".
negliare s.f. "nebbia"; dim. negliarèdde;
accr. -tèrra tèrre.
nehá v.tr. "negare": si saje lu fatte
nunn'àja nehá, ca nu ngumbine njénde. "se
sai il fatto non devi negare, che non
combini niente".
néha re fave s.f. "farfaraccio"; -re grane
s.f. "favagello".
nehòzzje s.m. "negozio": nd'a ddu
nehòzzje truóve re tutte e tutte a ppóche
prèzze. "in quel negozio trovi di tutto e
tutto a poco prezzo".
nehuziánde s.m. "negoziante".
nélluvére loc. "nevvero": jé state na fatìa
refficele, nélluvére? Córe re màmma sója
vjénete a rrepusá. "è stato un lavoro
difficile, nevvero? Cuore di mamma sua
vieniti a riposare".
nennille s.m. "bimbo, ragazzino": ché
bbèllu nennille. A chi jé figlie?. "che bel
bimbo, a chi è figlio?"; f. nennélle.
nepóte s.m. e f. "nipote"; pl. nepute;
nepúteme: "mio nipote"; nepútete: "tuo
nipote"; f. nepóteme: "mia nipote";
nepótete: "tua nipote".
nervuse agg. "nervoso": lassáteme stá,
stache nervuse pe li fatte míje. "lasciatemi
stare, sto nervoso per i fatti miei".
nesciune agg. "nessuno".
nèspele s.f. "nespola, nespolo".
nettatúre s.m. "arnese di legno o canna
appuntito per pulire gli arnesi da lavoro".
nèura sére s.f. "notte fonda".
néva s.f. "neve"; -a pile re cane s.f.
"neve fitta"; -frácete s.f. "bioscia"; -tónne
s.f. "neve crostosa"; néva, re- loc.avv.
"nevoso": jé tjémbe re néva, mó vire
crajmatíne quanda ne truvame. "è tempo
nevoso, ora vedi domattina quanta ne
troviamo".
nevére s.f. "nevaio": appríme ce stéve la
nevére a lu Castjédde e rinde ce mettévene
nu stratte re néva e nu stratte re paglie e la
stepávene pe la staggióne. "prima ci stava
il nevaio al Castello e dentro mettevano
uno strato di neve e uno strato di paglia e
la conservavano per l'estate".
nfacce prep. "verso".
nfame agg. "infame": jé sule na calúnnje
nfame, quiddu puverjédde nunn'à ffatte
njénde. "è solo una calunnia infame, quel
poveretto non ha fatto niente".
nfanfalúte agg. "confuso": me sònghe
nfanfalúte e agghia accattáte na cóse pe
n'ate. "mi sono confuso e ho comprato una
cosa per un'altra".
nfanfarre s.f. "fanfara".
nfarená v.tr. "infarinare": mó ca faje li
cecatjédde nu nde nfarená la unnèdde,
mìttete lu sunale nnande. "ora che fai i
cavatelli non ti infarinare la gonna, mettiti
il grembiule davanti".
nfassá v.tr. "fasciare": appríme re
criature re nfassávene pe parícchie tjémbe,
cèrte vòte mane e tutte. "prima i bambini li
fasciavano per parecchio tempo, certe
volte anche le mani.
nfassánne s.f. "fasce del neonato".
nfaunúte s.m. "idiota".
nfelá v.tr. "infilare".
nfelíce agg. "infelice".
nfetendúte agg. "fetido".
nfètte agg. "molesto": recive ca fìglite jé
nfètte, tutte lu tjémbe ca jé state cummíche
jé state bbuóne bbuóne. "dicevi che tuo
figlio è molesto, tutto il tempo che è stato
con me è stato buono buono".
nfjérne s.m. "inferno": ljévete ra nande,
vá a lu nfjérne!. "togliti davanti, vai
all'inferno!".
nfónne v.tr. "bagnare, intingere": nu
nfunnènne ru ppane nd'a lu piatte míje.
"non bagnare il pane nel mio piatto";
p.p.m. nfùsse; f. nfósse; -cúm'a nu
paparjédde agg. "bagnato fradicio"; r'accquacce agg. "rugiadoso"; f. nfósse
r'accquacce.
nfòrze loc.avv. "in forza".
nfra prep.sempl. "fra".
nfraccáse s.m. "confusionario".
nfracetá v.intr. "marcire".
nfranżesàte agg. "volto pieno di ferite".
nfraśchjá v.intr. "fogliare": l'àrbele
accummjénżene a nfraśchjá, jé tutte n'ata
cóse. "gli alberi iniziano a fogliare, è tutta
un'altra cosa".
nfraśchime s.m. "fogliame": ché
nfraśchíme stá nd'a ddu vòśche, nu nże
vére na nżénghe re sóle. "che fogliame sta
in quel bosco, non si vede un po' di sole".
nfrattá e sfrattá v.tr. "riempire e
svuotare".
nfratte s.m. "ciarpame": ché ssònghe ssi
nfratte, quanne te recire re re gghittá nd'a
la munnézze?. "che sono codesti ciarpami,
quando
ti
decidi
di
buttarli
nell'immondizia?".
nfreculjá v.tr. "far affrettare".
nfreculjére s.m. "persona che mette
fretta"; f. nfreculére.
nfruvènże s.f. "influenza": cummà,
n'agghi ché te rice, la nfruvènże auànne jé
state pròpje ammalamènde. "comare, non
ho che dirti, l'influenza quest'anno è stata
proprio malamente".
nfucá v.tr. "riscaldare, scaldare"; -la
zèlle v.intr. "andare di volta il cervello".
nfucate s.f. "scaldata": t’àja sebbrjá, rá
na nfucate a la carne e rammílle, nu
ndènghe manghe nu póche re tjémbe. "ti
devi sbrigare, dai una scaldata alla carne e
dammela, non ho neanche un po‟ di
tempo".
nfumarse v.rifl. "stizzirsi": te nfume pe
nnjénde, ma quéste ru puó fá cu màmmete
no cu mmé, chi te crire re èsse?. "ti
stizzisci per niente, ma questo lo puoi fare
con tua madre non con me, chi ti credi di
essere?".
nfunucchjá
v.tr.
"abbindolare,
infinocchiare": nu nde facènne nfunucchjá
ra quidde, ca nunn’éja mèglie re tè. "non ti
fare infinocchiare da quello, che non è
migliore di te".
nfuórchie s.m. "succhione, pollone".
nfurcá v.tr. "inforcare": nfurcaje ru
ffjéne anżénghe anżénghe ca nu nże la
ferave. "inforcò il fieno a poco a poco che
non se la sentiva".
nfurchjá v.intr. "infoltire".
nfurjá
v.intr.
"infuriare":
l'ànne
cundrarjàte e s'éja nfurjàte ca nun lu
putive mandené. "l'hanno contrariato e si è
infuriato che non lo potevi mantenere".
nfurmá v.tr. "informare": l'àja nfurmá re
tutte, pó si la vére idde ché bbóle fá. "lo
devi informare di tutto, poi se la vede lui
che vuole fare".
nfurná v.tr. "infornare": crajmatíne t’àja
auzá prjéste ca la furnare adda nfurná ru
ppane a li cinghe. "domattina ti devi alzare
presto che la fornaia deve infornare il pane
alle cinque".
nfussá v.tr. "infossare": rinde a ttutte
quédda lóte jé nfussate e pe se n'ascí c’éja
vulute la mane re Ddíje. "dentro a tutta
quel fango è infossato e per uscirsene c'è
voluto la mano di Dio".
ngaddute agg. "incallito".
ngaggiá v.tr. "ingaggiare".
ngagnárse v.rifl. "rincagnarsi": cu nu
njénde si la piglie e se ngagne. "con un
niente se la prende e si rincagna".
ngagnuse
agg.
"permaloso";
f.
ngagnóse.
ngalemá v.tr. "affannare": Marònna míje
cúme sònghe ngalemáte a ffá sta
nghianáte!. "Madonna mia come sono
affannato a fare questa salita!".
ngalvaccá v.tr. "accavallare le gambe":
nu stéve assettate còmmede si nu
ngalvaccáve re ccòsse. "non stava seduto
comodo se non accavallava le gambe".
ngammá v.tr. "legare la vite a un
sostegno".
ngammará v.tr. "mangiare di grasso".
nganá v.tr.intr. "accanire, ringhiare":
quatte, cinghe cane se nganávene attuórne
a n'uósse c'avéve jttate la chianghére.
"quattro cinque cani si accanivano intorno
ad un osso che aveva buttato la macellaia".
s’éja nganate cóndre a ffràteme e quidde
puverjédde nu nżapéve njénde. "si è
accanita contro mio fratello e quello
poveretto non sapeva niente".
nganalá v.tr. "incanalare".
ngandá v.tr. "incantare, inclinare": nun
me rjésce a ngandá cu sse cchiacchiere.
"non riesci ad incantarmi con codeste
chiacchiere".
nganná v.tr. "ingannare": pe nganná lu
tjémbe s'assettárene sóp'a lu murètte e
accumenżárene a pparlá re lu passate.
"per ingannare il tempo si sedettero sul
muretto e incominciarono a parlare del
passato".
nganna nganne loc.avv. "all'ultimo
momento".
ngannaccá v.tr. "ingioiellare".
ngannarutí v.tr. "ingolosire": nu lu
facénne ngannarutí se no mó te lu ljéve ra
tuórne. "non lo fare ingolosire altrimenti
non te lo togli da torno".
nganne s.f. "gola".
ngapace agg. "incapace": jé ngapace re
rice buscíje. "è incapace di dire bugie".
ngaparrá v.tr. "accaparrare": numunne
re cristjàne se révene ra fá pe se ngaparrá
ru ggrane re Flice. "molte persone si
davano da fare per accaparrarsi il grano di
Felice".
ngape loc.avv. "sul capo, in testa"; -a
l'anne loc.avv. "all'inizio dell'anno".
ngapezzá v.tr. "incavezzare, rimboccare
le coperte": lu cavadde l'àja ngapezzá e
ppó attácchele a lu catenjédde. "il cavallo
lo devi incavezzare e poi lo leghi all'anello
di ferro fisso al muro esterno della casa".
ngappá v.tr. "acchiappare, capitare": si
ne vuléve fuje ma lu ngappàje pe la
ggiacchétte. "se ne voleva scappare ma lo
acchiappai per la giacca"; ngappá, aloc.avv. "acchiapperella": quanne ce
revertéveme a jucá a ngappá mmjézze a lu
murcate éo, Linucce, Nannenèlle e
Ndunètte. "quanto ci divertivamo a giocare
ad acchiapperella in mezzo al mercato io ,
Lina, Anna ed Antonietta".
ngappamóśche s.m. "acchiappamosche":
pe ngappamóśche sótte a lu lambadàrje
mettjétte quédda carte appezzecóse. "per
acchiappamosche sotto il lampadario misi
quella carta appiccicosa".
ngappètte s.m. "molletta per i panni".
ngapputtárse v.rifl. "incappottarsi":
ngappuóttete bbuóne mó ca jésce, face nu
fridde ca nu nże póte. "incappottati bene
ora che esci, fa un freddo che non si può".
ngapuní v.rifl. "incaponire, intestardire";
p.p. ngapunúte: s'éja ngapunúte r'ascí e
nu l'avíme putute mandené. "si è
intestardito di uscire e non l'abbiamo
potuto mantenere".
ngará v.tr. "rincarare": lu ggnuraje e
ngaraje la ddóse recènnece ca lu
renunzjàve. "lo rimproverai e rincarai la
dose dicendogli che lo denunziavo"; -la
mane v.tr. "caricare la mano"; p.p.
ngarute.
ngaracòsse s.m. "a cavalluccio": quanne
jéva fóre lu patre purtave lu criature
ngaracòsse. "quando andava in campagna
il padre portava il bambino a cavalluccio";
ngaracòsse, a- loc.avv. "scaricalasino".
ngaravugliá
v.tr.
"aggomitolare,
ravvolgere": si me vuó fá nu piacére,
ngaravuóglieme tutta ssa lane. "se mi vuoi
fare un piacere, aggomitolami tutta codesta
lana". ze Seppúcce se ngaravugliàje nd'a
lu sscialle vérde e se ne íje a la mésse. "zia
Giuseppina si ravvolse nello scialle verde e
se ne andò a messa".
ngarecá v.tr. "incaricare": nu nde
ngarecá re njénde statte tranguille, ca me
la véche tutte éo. "non te ne incaricare di
niente stai tranquillo, che me la vedo tutto
io".
ngarná v.tr. "prendere il vizio".
ngarnate agg. "incarnito": zòppeche ca
tènghe n'ógne ngarnate, sacce cúm'agghia
fá!. "zoppico che tengo un unghia
incarnita, non so come devo fare".
ngarpenárse
v.rifl.
"arrampicarsi":
vuléve pegliá lu nìre sóp'a l'àrbele ma nu
nge arriascíje a ngarpenárse. "voleva
prendere il nido sull'albero ma non ci
riuscì ad arrampicarsi".
ngarpetjá v.tr. "cercare di raggiungere
migliori obiettivi".
ngarrá v.tr. "azzeccare, indovinare":
uaglió, re tutte quéste dumande ca t'agghi
fatte nunn'àje ngarrate na respòste, sì nu
ciucce!. "ragazzo, di tutte queste domande
che ti ho fatto non hai indovinato una
risposta, sei un asino!".
ngartamènde s.m. "incartamento"; pl.
ngartamjénde.
ngarzárse v.tr. "mettersi alle costole".
ngasciá v.tr. "incassare": li cljénde óje
sònghe state póche e avime ngasciáte
póche sòlete. "i clienti oggi sono stati
pochi e abbiamo incassato pochi soldi".
ngatastá v.tr. "accatastare": ngatástele
bbóne re llèune, accussì ce ne vanne re
cchiù. "accatastala bene la legna, così ce
ne va di più".
ngatená v.tr. "aggrovigliare, incatenare,
incatricchiare": ngatíne lu cane ca se no
mózzeche a li cristjàne. "incatena il cane
che altrimenti morde le persone". te
l'agghia specciá chiane chiane ssi capidde
ngatenáte, nu nghiange. "te li devo
pettinare piano piano codesti capelli
incatricchiati, non piangere".
ngauciá v.tr. "calcinare".
ngavá v.tr. "incavare": se sciupave
juórne pe gghiuórne e la facce se ngaváve
sèmbe re cchiù. "si sciupava giorno per
giorno e la faccia si incavava sempre di
più".
ngazzá v.tr. "irritare": m'agghi ngazzate e
me ne sònghe jute, se no l'abbuttáve re
ścaffe. "mi sono irritato e me ne sono
andato, altrimenti lo gonfiavo di schiaffi".
ngazzuse agg. "collerico, irascibile,
rabbioso": Martuméje jé nu tipe ngazzuse
vóle avé sèmbe raggióne. "Bartolomeo è
un tipo collerico vuole avere sempre
ragione"; Vetúcce téne nu temberamènde
ngazzuse ca nun lu puó rice manghe fatte
cchiù addá. "Vito tiene un temperamento
irascibile che non gli puoi dire neanche
fatti più in là".
nge loc.avv. "non ci".
ngecalí v.tr. "abbagliare, accecare": me
pundaje la lambadíne nfacce e me
ngecalíje. "mi puntò la lampadina in faccia
e mi abbagliò"; p.p. ngecalúte.
ngegná v.tr. "incignare": pròpje ajére à
ngegnate la vótte re vine. "proprio ieri ha
incignato la botte di vino".
ngegnárse v.rifl. "ingegnarsi": pe puté
terá nnande la vite s'éja ngegnáte ndutte re
mmanére. "per poter tirare avanti la vita si
è ingegnato in tutte le maniere".
ngégne s.m. "ingegno".
ngegnjére s.m. "ingegnere": ajére pahàje
lu pruggètte a lu ngegnjére, annevíne
quanne s’éja pegliate?. "ieri pagai il
progetto all'ingegnere, indovina quando si
è preso?".
ngegnúse agg. "ingegnoso": andó se
métte métte arrjèsce, quiddu ggióvene jé
ngegnúse. "dove si mette mette riesce, quel
giovane è ingegnoso".
ngelusí v.tr. "ingelosire": nu nge recènne
njénde a lu zite, se no lu faje ngelusí. "non
ci dire niente al fidanzato, altrimenti lo fai
ingelosire".
ngemendá v.tr. "insultare, molestare,
provocare, stuzzicare": fatte li fatte tuje e
nu lu ngemendá se no quidde te zómbe
nguódde e t'affóche. "fatti i fatti tuoi e non
lo provocare altrimenti quello ti salta
addosso e ti affoca"; ògne vòte ca lu vére
lu ngemènde, chisà quale juórne Vetúcce
l'adda accíre. "ogni volta che lo vede lo
stuzzica, chissà quale giorno Vito lo deve
ammazzare".
ngemènde s.m. "provocazione".
ngenáglie s.f.pl. "gambe".
ngendíve s.m. "incentivo": sule lu
ngendíve ce vuléve, mó chi lu mandéne
cchiù. "solo l'incentivo ci voleva, ora chi lo
mantiene più".
ngenerí v.tr. "ammorbidire"; p.p.
ngenerúte.
ngenetá v.tr. "concepire".
ngènete s.m. "embrione": nd'a l'uóve
quiddu śchive niure ca vire jé lu ngènete.
"nell‟uovo quel bruscolo che vedi è
l'embrione".
ngèneve agg. "ingenuo": cúme sì
ngèneve, te crire tutte quédde ca te rinne,
apre l'uócchie ca mó jé malemúnne. "come
sei ingenuo, credi tutto quello che ti
dicono, apri gli occhi che ora il mondo è
cattivo".
ngengjére s.m. "incensiere".
ngennerí v.tr. "incenerire".
ngenżá v.tr. "incensare": nun me ngenżá
cu sse pparóle ca nun me cummínge. "non
mi incensare con codeste parole che non
mi convinci".
ngepjá v.tr. "cominciare, iniziare,
principiare".
ngeprjá v.tr. "incipriare": Annandònje se
ngepriàje la facce appríme r'ascí.
"Annantonia si incipriò la faccia prima di
uscire".
ngeratíne s.f. "incerata": attjénde a lu
muzzóne re segarètte ca m'appicce la
ngeratíne. "attento alla cicca di sigarette
che mi bruci l'incerata".
ngerènde s.m. "incidente": à avute nu
ngerènde a cciambe re cavadde, idde nu
nż'éja fatte njénde ma la máchene jé tutte
ścasciate. "ha avuto un incidente alla
curva della strada Panni-Scalo, lui non si è
fatto niente ma la macchina è tutta rotta".
ngèrte agg. "incerto": stá ngèrte si si
n'adda ìre o adda rumaní. "sta incerto se
se ne deve andare o deve restare".
ngevelí v.tr. "incivilire"; p.p. ngevelúte.
ngevile agg. "incivile".
nghiaccá v.tr. "imbrattare, sporcare
lievemente": nu nżapéve fá ate ca
nghiaccá lu quatèrne re cecchetuónne.
"non sapeva fare altro che imbrattare il
quaderno di scarabocchi".
nghiacche s.m. "imbratto"; dim.
nghiacchetjélle.
nghianá v.tr. "salire": p'appènne quiddu
quatre àja nghianá sóp'a la ścalédde. "per
appendere quel quadro devi salire sulla
scaletta".
nghianáte s.f. "salita": la nghianáte jé
mala a ffá, e pe ffá quédda sótte a lu
murcate te jésce la lénghe ra fóre. "la
salita è male a fare, e per fare quella sotto
al mercato ti esce la lingua di fuori".
nghiane
agg.
"orizzontale,
pianeggiante": re ttèrre ca tènghe nd'a la
Puglie sònghe tutte nghiane. "i terreni che
tengo in Puglia sono tutti pianeggianti".
nghiasidde s.m.pl. "cose piccolissime".
nghiastre s.m. "impiastro".
nghiavecá v.rifl. "andarsi a perdere".
nghjéme s.m. "imbastitura".
nghimá v.tr. "imbastire": feglió, prime
r'ascí m'àja nghimá la chjéche a lu
cauzóne, accussì pe craje sarrá pprónde.
"ragazza, prima di uscire mi devi imbastire
la piega al pantalone, così per domani sarà
pronto".
nghiummá
v.tr.
"appesantire
lo
stomaco".
nghiummáte agg. "piomboso".
nghiurdárse v.rifl. "ammalarsi delle
ginocchia".
nghiure v.tr. "rinchiudere".
nghiuvá v.tr. "inchiodare": àja nghiuvá
quédda funèste ca jé rótte. "devi
inchiodare quella finestra che è rotta".
ngiambecá
v.intr.
"inciampare":
Mariúcce ngiambecáje nnande a la pòrte e
se féce male lu renucchie. "Maria
inciampò davanti alla porta e si fece male
il ginocchio".
ngianghe agg. "grullo, svanito": ché ne
vuó ra quidde, jé ngianghe. "che ne vuoi
da quello, è grullo".
ngiarmá v.rifl. "arrangiare".
ngjénże s.m. "incenso": nd'a la chjésje
cúme trasjémme, sendjémme l'adduóre re
ngjénże. "nella chiesa come entrammo,
sentimmo l'odore di incenso; -salvagge
s.m. "assenzio".
ngità loc.avv. "in città".
ngiuccarúte p.p. e agg. "acciocchito":
Fuluméne jé rumaste ngiuccarúte pe li
rèume. "Filomena è rimasta acciocchita per
i reumi".
ngiuciá v.tr. "cioncare, inciuccarsi,
sbevucchiare, trincare".
ngiuttá v.tr. "ingrassare".
nglude v.tr. "includere".
ngòglie v.tr. "colpire"; p.p. nguóvete;
ngòglie, a chi ngòglie- loc.avv. "a chi
capita".
ngòscie s.m. "vuoto ai quattro angoli
della volta a botte".
ngóse e ścóse loc.avv. "cuce e scuce".
ngrasce loc.avv. "in abbondanza".
ngraziarDdíje loc.avv. "in grazia di
Dio".
ngreccá v.tr. "drizzare": nu ngreccá re
ggurécchie ca nuje nun stame recènne
njénde re male. "non drizzare le orecchie
che noi non stiamo dicendo niente di
male".
ngrefelá li capidde v.tr. "rizzare i
capelli".
ngrére, ra nu- loc.avv. "incredibile".
ngrespá v.tr. "aggrottare".
ngrille
agg.
"mal coperto
per
negligenza"; f. ngrélle.
ngróce loc.avv. "in croce".
ngròppe loc.avv. "in groppa": mó ce
mettime a ccavadde, éo mmjézze a la varde
e tu ngròppe. "ora ci mettiamo a cavallo, io
in mezzo al basto e tu in groppa".
ngruccunúte agg. "curvo": ze Vetúcce jé
ngruccunúte
ma
jé
arruváte
a
cjéndeétréanne. "zio Vito è curvo ma è
arrivato a centotreanni".
ngruciá v.tr. "incrociare": ngruciàje re
bbrazze e nun vulíje fá cchiù nnjénde.
"incrociò le braccia e non volle fare più
niente".
ngrugná v.intr. "ingrugnare".
ngruścá v.tr. "crostare".
ngrussá v.tr. "ingrossare".
ngruvattáte agg. "incravattato": maste
Angícche se appresendáje a la fèste tutte
lesciate e ngruvattáte. "Mastro Francesco
si presentò alla festa tutto lisciato e
incravattato".
nguacchiá v.tr. "macchiare": nu
nguacchiá pe ndèrre ca mó agghi lavate.
"non macchiare per terra che ora ho
lavato".
nguacchie s.m. "macchia"; dim.
nguacchicjédde.
nguagliá v.intr. "muracchiare".
nguaraggiá v.tr. "incoraggiare": nu nde
fá nguaraggiá, trase ca mange cu nnuje.
"non ti far incoraggiare, entra che mangi
con noi".
nguartá v.tr. "inquietare": statte citte
nun me facènne nguartá. "stai zitto non mi
fare inquietare".
ngucciá v.intr.rifl. "incocciare": mó, mó
l'agghi ngucciate a la chiazze re sópe. "or
ora l'ho incocciato alla piazza di sopra".
ngucculáte p.p. e agg. "accoccolato":
Ndònje s'éja ngucculáte pe capá li cìcere e
mmó pe s'auzá lu vòglie!. "Antonio si è
accoccolato per scegliere i ceci e ora per
alzarsi lo voglio!".
ngué voce onom. "ué": ra mó ca lu
criature face ngué ngué, vire feglió ca
vularrá bbéve ru llatte. "da molto tempo il
bambino fa ué ué, vedi ragazza che vorrà
bere il latte".
nguèsete s.f. "questua": parícchie
ggiuvene sònghe asciute pe la nguèsete pe
re ffjéste re San Custànże. "parecchi
giovani sono usciti per la questua per le
feste di San Costanzo".
nguiatatòrje s.f. "arrabbiatura".
nguline s.m. "inquilino".
ngullá v.tr. "incollare".
ngulpá v.tr. "incolpare": pe qquédde ca
jéve succjésse se ngulpávene l'une cu l'ate.
"per quello che era successo si incolpavano
l'uno con l'altro".
ngulunná v.tr. "incolonnare": uaglió,
angóre t'àja mbará a ngulunná re ccifre,
quanne te muóve?. "ragazzo, ancora ti devi
imparare a incolonnare le cifre, quando ti
muovi?".
ngumbatíbbele agg. "incompatibile".
ngumbenżá v.tr. "rimunerare": l'àja
ngumbenżá si t'à ffatte lu piacére. "lo devi
rimunerare se ti ha fatto il piacere".
ngumbetènde agg. "incompetente": te
mitte a pparlá andó jésce e ndó trase ma sì
ngumbetènde nfatte re museche. "ti metti a
parlare dove esci dove entri ma sei
incompetente in fatto di musica".
ngummárse v.rifl. "saldarsi di un osso
fratturato".
ngummerá v.tr. "incomodare": nu nde
ngummerá, ce vache éo a ppegliarle a la
stanżjóne, bbaste rengraziàrte. "non ti
incomodare, ci vado io a prenderlo alla
stazione, basta ringraziarti".
ngummerí v.tr. "inumidire": trase quissi
panne ca tjéne spase, se no se
ngummeríscene cu la negliare. "entra
codesti panni che tieni stesi, altrimenti si
inumidiscono con la nebbia".
ngummuse agg. "stucchevole".
ngundendábbele agg. "incontentabile":
Custà, nu nde puónne pegliá nné a la
sàzzje nné a la riune, sì ngundeddábbele.
"Costanzo, non ti possono prendere né
sazio né digiuno, sei incontentabile".
ngundenuazzióne
loc.avv.
"in
continuazione".
ngundrá v.tr. "incontrare": pe nu nde
ngundrá cu Melúcce àja fá n'ata strare.
"per non incontrarti con Carmela devi fare
un'altra strada".
ngunnulí, v.tr. arcuare; p.p. ngunnulùte.
nguódde avv. "addosso, in collo,
indosso": Feréle purtave nguódde nu
pacche bbuóne pesande, chisà lu frate ché
à mannate ra Bbulògne!. "Fedele portava
addosso un pacco molto pesante, chissà il
fratello che ha mandato da Bologna!"; vire
ca rafóre face fridde e sule cu quéssa
magliètte nguódde piglie lu ciamuórje.
"vedi che fuori fa freddo e solo con
codesta maglietta indosso prendi il
raffreddore": -,ra- avv. "di dosso".
nguórpe loc.avv. "in corpo".
ngurduná v.tr. "incordare": me la sènde
ngurdunáte sta còsse, sarranne li rèume.
"me la sento incordata questa gamba,
saranno i reumi".
ngurná v.tr. "incornare": statte attjénde,
uaglió, mó ca vaje a cambjá re vvacche nu
nde fá ngurná. "stai attento, ragazzo, ora
che vai a pascolare le mucche non ti far
incornare".
ngurpurá v.tr.fig. "ingoiare".
ngùse e ścuse loc.avv. "cuci e scuci".
nguzzá v.tr. "avere voglia (volontà)".
nguzzechí v.tr. "incrostare": nun facènne
nguzzechí la cunżèrve nnande a lu
caurare, strjéchele sùbbete. "non fare
incrostare la conserva davanti al caldaio,
strofinalo subito"; p.p. nguzzecúte.
nicchie s.m. "loculo".
nire s.m. "nido"; pl. nírere.
níure agg. "bruno, negro, nero": nu nge
stá níure cchiù nìure re la felínje. "non ci
sta nero più nero della fuliggine"; f. nèure;
-sótte a l'uócchie s.m. "occhiaia": nun me
pòzze uardá a lu spècchie pecché nu
mbòzze veré lu nìure sótte a l'uócchie.
"non mi posso guardare allo specchio
perché non posso vedere le occhiaia".
nìurefúme s.m. "nerofumo".
njéhe s.m. "neo".
njénde pron.indef.inv. "niente"; njénde,
nun face- loc.avv. "sebbene"; njénde, nu
ndéne- loc.avv. "nullatenente".
njéndereméne avv. "nientedimeno":
njéndereméne tu staje qquá e mmàmmete
te vá truvanne pe ccjéle e pe ndèrre.
"nientedimeno tu stai qui e tua madre ti va
trovando per cielo e per terra".
njérve s.m. "nervo".
njérvengalvaccáte
s.m.
"nervo
accavallato": ròje sóre sime ra l'Italia
venime quistu njérvengalvaccáte ścavalcá
lu vulime. "due sorelle siamo dall'Italia
veniamo questo nervo accavallato lo
vogliamo scavalcare".
nnábbele agg. "inabile".
nnacedírse v.tr. "guastarsi il sangue".
nnaccquá v.tr. "annacquare": stu vine jé
nnaccquate, bbevatílle tu, éo bbéve póche,
ma nu bbucchjére lu vòglie bbuóne.
"questo vino è annacquato, bevilo tu, io
bevo poco, ma un bicchiere lo voglio
buono".
nnahurá v.tr. "inaugurare".
nnàlbbse loc.lat. "in Albis".
nnalfabbéte agg. e s.m. "analfabeta": jé
pròpje nu nnalfabbéte, né ssape ścrive né
ssape lègge e nu nge puó manghe passá pe
vucine. "è proprio un analfabeta, né sa
scrivere né sa leggere e non ci puoi
neanche passare per vicino".
nnammarí v.tr. "amarire": Marì, ru
ssacce ca te piace l'amare, peqquésse pe
nnammarí li cecatjédde àja fá sfríje
l'uóglie cu li pupàjne sicche e ppò re
ccunże. "Maria, lo so che ti piace l'amaro,
perciò per amarire i cavatelli devi far
friggere l'olio con i peperoncini e poi li
condisci".
nnammurá v.tr. "innamorare": se
nnammuràje re quédda feglióle cúme la
veríje e ppó se l'à spusate. "si innamorò di
quella ragazza come la vide e poi se l'è
sposata".
nnande avv. "avanti, davanti": stéve
nnande a tutte quande quanne jétte a la
pòste a pahá la bbullétte re la lucia. "stavo
davanti a tutti quanti quando andai a
pagare alla posta la bolletta della luce"; -e
ddréte avv. "avanti e dietro".
nnaścónne, a- loc.avv. "nascondino";
nnase a nnase, a- loc.avv. "ad uscio ad
uscio".
nnaspre s.m. "glassa": n'agghi avute
tjémbe re te prepará lu nnaspre sóp'a la
pizza rólece sarrá pe n'ata vòte. "non ho
avuto tempo di prepararti la glassa sulla
torta sarà per un'altra volta".
nnatèrne loc.avv. "in eterno".
nnemmecá v.tr. "inimicare".
nnevenatríce s.f. "chiromante".
nnezzióne s.f. "iniezione"; pl. nnezziúne.
nnòglie s.f.pl. "stomaco essiccato del
maiale".
nnògne luóche avv. "dovunque,
ovunque": nnògne luóche se stá bbuóne
quanne ce stá la pace. "dovunque si sta
bene quando c'è la pace".
nnóme s.m. "nome": ché nnóme ànne
rate a qquiddu criature? Sacce se l'ànne
chiamate cúm'a lu tataránne, agghia
addummanná a ssòreme. "che nome hanno
dato a quel bambino? Non so se l'hanno
chiamato come il nonno, devo chiedere a
mia sorella".
nnòque agg. "innocuo".
nnóreche re re ddéte s.f.pl. "nocche": me
fanne male re nnóreche re re ddéte, sacce
cúm'agghia fá!. "mi fanno male le nocche,
non so come devo fare".
nnuje a nnuje, a-loc.avv. "tra di noi".
nnumená v.tr. "nominare": pure ca staje
lundane te nnumenáme spisse. "benché stai
lontano ti nominiamo spesso".
nnumenáte s.f. "nomea".
nnuśche s.m. "muschio": quanne a
Nnatale avévema fá lu presèpje, jéveme a
ffá lu nnuśche sóp'a re mmurge. "quando a
Natale dovevamo fare il presepe,
andavamo a fare il muschio sulle murge".
nnùtele agg. "inutile".
nnuzènde agg. "innocente": jé nnuzènde
e nnesciune lu vóle crére. "è innocente e
nessuno lo vuole credere".
nòbbele agg. "nobile": jé njénde lu
nòbbele! Nu lu stènne a ssènde né ce rènne
cunferènże. "è niente il nobile! Non lo
stare a sentire né ci dare confidenza".
nòcche s.f. "fiocco"; dim. nucchetèlle.
nocchètte s.f.pl. "fiocchetti (pasta
alimentare)".
nocchiù avv. "non più".
nóce s.f. "noce (frutto, albero)"; pl.
nnuce; -re lu cuódde s.f. "osso del collo".
nócia maśche s.f. "malescio".
nóne avv. "no".
nònònne s.m. "nonno".
nóre s.f. "nuora"; nòreme: "mia nuora";
nòrete: "tua nuora".
nòtte, re-loc.avv. "notturno".
nóve 1.agg.n.card. "nove, nuova": ànne
fatte la strare nóve pe gghí a lu cummènde.
"hanno fatto la strada nuova per andare al
convento"; 2.s.f. "ora terza (9 ora
canonica)".
nózzele s.m. "nocciolo"; pl. nùzzele:
attjénde a nu nde calá li nùzzele re cerase
se no t'affuóche. "attento a non ingoiarti i
noccioli di ciliegie altrimenti ti affochi".
nucchicá v.tr. "piegare".
nucédde s.f. "nocciolo (frutto, albero)"; salvagge s.f. "betulla".
nucellíne merecáne s.f. "arachide".
nuje pron.pers. "noi".
nummale agg. "non buono, inservibile":
nummálene agg.sing. e pl. "non buoni,
inservibili".
nùmmere s.m. "numero".
numunne avv. "assai, troppo": sta carne
jé numunne pe mmé, raccílle a l'ate, na
fèdde m'abbàste. "questa carne è troppa
per me, dagliela agli altri, una fetta mi
basta".
nun avv. "non": statte citte nun me fá
nghianá li cicche ngape. "stai zitto non mi
far salire idee strane per la testa".
nunjénde s.m.inv. "nonnulla": cu
nunjénde se nfùrje, nu nżaje maje cúme
l'àja pegliá. "con nonnulla si infuria, non
sai mai come lo devi prendere.
nunżiamàje loc.avv. "mai sia".
nuóste agg.poss. "nostro"; f. nòste.
nure agg. "nudo": la nutizzje la sapjétte
nure e ccrure, sacce cúme nu nge
rumanjétte sicche. "la notizia la seppi nuda
e cruda, non so come non ci rimasi secco".
nùreche s.m. "groppo, nocchio, nodo":
tènghe nu nùreche nganne, nu mbòzze
manghe parlá. "tengo un groppo in gola,
non posso neanche parlare"; f.pl.
nnóreche; dim.m. nurechícchie; -a lu
stòmmeche s.m. "peso sullo stomaco"; ścurretúre s.m. "nodo scorsoio".
nurecúse agg. "nodoso": ssu ciòcchere jé
nurecúse si nun lu puó spaccá, làssulu
pèrde ce pènże ru ffuóche. "questo ciocco
è nodoso se non lo puoi spaccare, lascialo
perdere ci pensa il fuoco".
nurmale agg. "normale": pe tté tutte jé
nurmale, póte caré lu munne, nu nde
ścummuóve. "per te tutto è normale, può
cadere il mondo non ti scomponi".
nustrane agg. "nostrano".
nutá v.tr. "notare, nuotare": Grazjélle se
face sèmbe nutá, mó cu na cóse, mó cu
n'ate. "Grazia si fa sempre notare, ora con
una cosa, ora con un'altra"; si tu nu nżaje
nutá ché ce vaje a ffá a lu mare? Pe te lavá
li pjére?. "se tu non sai nuotare, che ci vai
a fare al mare? Per lavarti i piedi?".
nutare s.m. "notaio".
nutizzje s.f. "notizia": finalmènde ròppe
tanda male nutizzje jé arruvate una bbóne,
ca nepùteme à avute lu pòste. "finalmente
dopo tante brutte notizie è arrivata una
buona, che mio nipote ha avuto il posto".
nutrizze s.f. "nutrice".
nuttate s.f. "nottata": agghi passate na
mala nuttate, sèmbe a penżá a qquédde ca
m'àje ritte. "ho trascorso una brutta nottata,
sempre a pensare a quello che mi hai
detto".
nuvande agg.n.card. "novanta".
nuvecjénde agg.n.card. "novecento".
nuvéle s.f. "novena": apprime pe gghí a
ssènde la nuvéle re Natale ce auzàveme a
li cinghe re la matine. "prima per andare a
sentire la novena di Natale ci alzavamo
alle cinque del mattino".
nuvèmbre s.m. "novembre".
nuvetà s.f. "novità": accummjénże a
rraccundá re nnuvetà re lu pajése ca jé
numunne ca ce manghe. "incomincia a
raccontare le novità del paese che è molto
che ci manco".
nuvjélle agg. "novello": jé angóre
nuvjélle s'adda mbará, racce tjémbe. "è
ancora novello si deve imparare, dagli
tempo"; f. nuvèlle.
nuvulécchie s.f. "nuvoletta": ròppe na
jurnate cu nu cjéle accussì celèste mó
accummènże a ascí na nuvulécchie. "dopo
una giornata con un cielo così celeste ora
incomincia a uscire una nuvoletta".
nuvulúse agg. "nuvoloso": andó t'abbíje
nun vire ca lu cjéle jé nuvulúse? Mó véne a
cchióve. "dove ti avvii non vedi che il cielo
è nuvoloso? Ora viene a piovere".
nùzzele, cu li -loc.avv. "gioco con i
noccioli"; nùzzele re vajnèdde, cu liloc.avv. "gioco con semi di carruba".
nvanvalí
v.tr.
"frastornare"; p.p.
nvanvalúte.
nvecchiá v.tr. "invecchiare".
nvugliá v.tr. "invogliare": àja nvugliá lu
criature a lu stùrje cu la prumèsse re nu
rjàle. "devi invogliare il bambino allo
studio con la promessa di un regalo".
nżaccá v.tr. "insaccare": nu nde sacce
rice quanda cuócce e cuccetjédde stanne
nżaccàte nd'a ddu jusidde. "non ti so dire
quanti cocci e piccoli cocci stanno
insaccati in quel sottano".
nżagagliá v.tr. "bastonare"; p.p.
nżagagliáte.
nżagná v.tr. "salassare".
nżalaní v.intr. "insanire, rincretinire";
p.p. nżalanúte: n'àje ché ne fá cchiù, jé
pròpje nżalanúte. "non hai che farne più, è
proprio rincretinito".
nżalate s.f. "insalata, lattuga": puórte ra
fóre ruje pjére re nżalate ca re vache a
vvénne pe lu pajése. "porta dalla campagna
due cespi d'insalata che li vado a vendere
per il paese".
nżangulendá v.tr. "insanguinare".
nżangulendáte agg. "sanguinolento":
ajére sére verjétte lu zíje re mmugljéreme
cu la facce tutte nżangulendáte, jéva
carute ra lu mule. "ieri sera vidi lo zio di
mia moglie con la faccia tutta
sanguinolenta, era caduto dal mulo".
nżapuná v.tr. "insaponare": nżapunele
bbuóne ssu cullétte, nun vire cúm'jé
nìure?. "insaponalo bene codesto colletto,
non vedi com'è nero?".
nżapurí v.tr. "insaporire": pe nżapurí la
menèste àja métte la cóteche, l'aurécchie,
la córe e lu pére re puórche. "per
insaporire la verdura devi mettere la
cotenna, l'orecchio, la coda e il piede di
maiale".
nżapúte s.f. "insaputa": si ne íje a la
nżapúte re tutte quande. "se ne andò
all'insaputa di tutti quanti".
nżé loc.avv. "in se".
nżecchí v.tr. "insecchire".
nżegná v.tr. "insegnare".
nżegnalá v.tr. "segnalare": pe ssa fatía
m'ànne nżegnaláte nu ggióvene c'àbbete
dabbasce a lu Cupóne, tu lu canusce?.
"per codesto lavoro mi hanno segnalato un
giovane che abita laggiù al Cupone, tu lo
conosci?".
nżegnale s.m. "segnale": agghi misse nu
nżegnale nd'a lu libbre, mó nu lu tróve
cchiù, l'àje luvate tu?. "ho messo un
segnale nel libro, ora non lo trovo più, l'hai
tolto tu?".
nżellá v.tr. "adirare": nu nde nżellá, ca
re nguiatatòrje fanne male a lu córe. "non
ti adirare, che le arrabbiature fanno male al
cuore".
nżelvaggí v.tr. "inselvatichire"; p.p.
nżelvaggiúte.
nżénghe avv. "poco"; nżénghe, n'ataloc.avv. "un altro poco"; nżénghe, naloc.avv. "un poco"; nżénghe, ra qquá e
n'ata- loc.avv. "fra poco".
nżenná v.intr. "entrare appena appena".
nżenuá v.tr. "insinuare": ché vvulisse
nżenuá, ca sònghe state éo a derecílle tutte
quédde ccóse a Lesètte?. "che vorresti
insinuare che sono stata io a dircele tutte
quelle cose a Luisa?".
nżènże loc.avv. "in sensi".
nżenżżíbbele agg. "insensibile": téne nu
córe re prétre ròppe quédde ca l'éja
succjésse jé revendate nżenżżíbbele.
"tiene un cuore di pietra dopo quello che
gli è successo è diventato insensibile".
nżeparábbele
agg.
"inseparabile":
quédde e ddòje cummare mó nu nże
pàrlene
cchiù,
apprìme
jévene
nżeparábbele. "quelle due comari ora non
si parlano più, prima erano inseparabili".
nżeppá v.tr. "inzeppare": nżeppàje quédda
bbaligge ca nun ne putève cchiù. "inzeppò
quella valigia che non ne poteva più"; l'ùppele v.tr. "tappare la bottiglia".
nżerrá v.tr. "rinserrare".
nżertá v.tr. "fare la resta".
nżèrte s.f. "resta".
nżetá v.tr. "innestare": ajére agghi fatte
nżetá tré melàjne. "ieri ho fatto innestare
tre meli selvatici".
nżevá v.tr. "insegare".
nżevuse agg. "segoso"; f. nżevóse:
quanne te lave ssa vèste, vire cúm'jé
nżevóse, nu nde mitte ścuórne?. "quando ti
lavi codesto vestito vedi come è segoso,
non hai vergogna?".
nżìcche loc.avv. "in secco".
nżìcchete nżácchete loc.avv. "in modo
fulmineo".
nżjéme avv. "insieme".
nżìne 1.prep. "fino": nżìne a quanne?.
"fino a quando?"; 2.s.m. "in grembo":
cúme se veréve ca stéve cundènde ca se
truvave nżìne a la famìglia sója. "come si
vedeva che stava contento che si trovava in
grembo alla sua famiglia".
nżìpete agg. "insipido": mugljéra míje,
sta nżalate jé nżìpete, mìttece ru ssale se
no te la mange tu. "moglie mia, questa
insalata è insipida, mettici il sale altrimenti
te la mangi tu".
nżìste 1.v.intr "insistere"; 2.agg. "furbo".
nżìte s.m. "innesto": li nżite ca facjétte
mufalánne sònghe tutte pegliate. "gli
innesti che feci l'anno scorso sono tutti
attecchiti".
nżógne s.f. "sugna, strutto": li sausícchie
pe re mmandené cenjére rinde vjérne
l'agghia métte nd'a nu vasètte cu la
nżógne. "la salsiccia per mantenerla tenera
d'inverno la devo mettere in un doglio con
la sugna"; Tresù, nunn'àje maje mangiate
la pizze cu la nżógne? Nu nżaje ché t'àje
pèrse!. "Teresa, non hai mai mangiato la
pizza con la sugna? Non sai che ti sei
perduta!".
nżómme avv. "insomma": nżómme,
musére vjéne a ccase sì o no?. "insomma,
stasera vieni a casa si o no?".
nżuccá v.intr. "andare di traverso".
nżuccará v.tr. "inzuccherare".
nżùche loc.avv. "in succhio": l'àrbele nu
l’àja putá quanne jé nżùche. "l'albero non
lo devi potare quando è in succhio".
nżuccúse s.m. "boccone difficile da
inghiottire".
nżuddesfátte
agg.
"insoddisfatto":
appríme ce accundendáveme re póche, óje
li ggiùvene tjénene tutte ma sònghe
nżuddesfátte. "prima ci accontentavamo di
poco, oggi i giovani tengono tutto ma sono
insoddisfatti".
nżuffecjénde agg. "insufficiente".
nżulazzióne s.f. "insolazione".
nżulecá v.tr. "assolcare".
nżulefá v.tr. "inzolfare": craje agghia
ìre a li Salacúne pe nżulefá la vigne, se no
care malate. "domani devo andare ai
Salaconi per inzolfare la vigna, altrimenti
si ammala".
nżulufatúre s.m. "inzolfatoio".
nżulènde agg. "insolente".
nżultá v.tr. "insultare": nu lu nżultá, ché
vvuó ra quidde, nu ndéne cólpe. "non lo
insultare, che vuoi da quello, non tiene
colpa".
nżulucá v.tr. "insolcare, solcare": tu vaje
óje a nżulucá la tèrre, éo vache craje pe
chiandá li fasule. "tu vai oggi a insolcare il
terreno, io vado domani per piantare i
fagioli".
nżunnulúte agg. "insonnolito".
nżuócchele nżuócchele agg. "piano
piano".
nżuónne loc.avv. "in sogno".
nżuperbí v.tr. "insuperbire": pe tutte li
cumblemènde ca t'à fatte lu majéste, nu
nde nżuperbí. "per tutti i complimenti che
ti ha fatto il maestro, non ti insuperbire".
nżuppurttábbele agg. "insopportabile":
nu nge la fazze cchiù, jé revendáte
nżuppurttábbele. "non ce la faccio più, è
diventato insopportabile".
nżurá v.tr. "ammogliare": penżàve re
nżurá lu figlie cu na feglióle ricche, ma
idde pe respòste si ne ścappaje cu
qquédda ca vuléve ra tanda tjémbe.
"pensava di ammogliare il figlio con una
ragazza ricca, ma lui per risposta se ne
scappò con quella che voleva da tanto
tempo"; p.p. nżuràte.
nżurdí v.tr.intr. "assordare": allùcche a
qquiddi uagliune ca la funíscene re ce
nżurdí cu re trumbètte. "sgrida quei
ragazzi che la finiscono di assordarci con
le trombette".
nżurdíne loc.avv. "in sordina".
nżuspettí v.tr. "insospettire".
140
ó interiez. "ahó": ó, n’auzànne
tande la vóce, cu chi te crire re
parlá?. "ahó, non alzare tanto
la voce, con chi ti credi di
O
parlare?".
ócce s.f. "paura".
òfete s.m. "sudiciume": pe tutte
quiss’òfete ca stá nd’a la case sarranne
mise ca nu pulízze. "per tutto codesto
sudiciume che sta nella casa saranno mesi
che non pulisce".
ógne s.f. "unghia".
óje avv. "oggi": sacce pecché óje me
sènde stracche e n’agghie fatte njénde.
"non so perché oggi mi sento stanco e non
ho fatto niente".
ólepe s.f. "volpe"; pl. ggùlepe; dim.
ulpacchjédde; accr. ólepa vècchje.
oljàte agg. "oleato": la putéháre m’à
mmisse la murtatèlle nd’a la carte oljàte.
"la bottegaia mi ha messo la mortadella
nella carta oleata".
ólme téglie s.m. "tremolo".
óme s.m. "uomo"; pl. uómene; dim.
umecjédde; accr. umóne; óme, r' agg.
"virile": fìglite a ggià fatte na vóce r'óme,
sònghe vulate tutte quist'anne!. "tuo figlio
ha già fatto una voce virile, sono volati
tutti questi anni!".
ónge v.tr. "ungere"; p.p. unde, f. ónde:
feglió, tjéne la unnèdde ónde, ché l’uóglie
mméce re lu métte nd’a la nżalate te l’àje
jttate pe nguódde?. "ragazza, tieni la gonna
unta, che l‟olio invece di metterlo
nell‟insalata te lo sei buttato addosso?".
ónne s.f. "onda".
ónże s.f. "oncia": jé ljégge nu mbése
manghe n’ónże. "è leggero non pesa
neanche un‟oncia".
órdene s.m. "filare di una vigna"; pl.
ùrdene.
óre, punde e mumènde avv. "ogni
momento".
orgènde agg. "urgente": quidde e dduje
sausícchie c’agghi assutte a la pèrteche re
mmétte nd’a na ścàtele e ce fazze lu
pacche orgènde a ffíglime. "quelle due
salsicce che ho asciutto all‟asse le metto in
una scatola e faccio un pacco urgente a
mia figlia".
òrje s.m. "odio".
òstje re vjénde s.m. "alito di vento": jé
nu meráquele ca mmjézze a lu chiane nu
ndire manghe n’òstje re vjénde. "è un
miracolo che in mezzo al piano non tira
neanche un alito di vento".
òtte agg.n.card. "otto".
òttecjénde agg.n.card. "ottocento".
óve s.f.pl. "uova"; -a sciuscjélle s.f.pl.
"uova strapazzate"; -àpele s.f.pl. "uova con
guscio molle"; -sciaccquate s.f.pl. "uova
sterili"; -ścaurate s.f.pl. "uova sode".
141
accarjá v.tr. "fare la fame,
schiaffeggiare sonoramente".
acce agg. "pazzo": ché sì ppacce
ca te vuó fá tutte ssa víje
alappjére, mìttete ngròppe a lu cavadde e
vjénatínne a lu pajése. "che sei pazzo che
ti vuoi fare tutta codesta strada a piedi,
mettiti in groppa al cavallo e vienitene al
paese"; dim.m. pacciarjédde; dim.f.
pacciarèdde.
pacche s.f. "anta, mezzena, spicchio":
chiure ssa pacche re la pòrte ca véne nu
vjénde tira tire. "chiudi codesta anta della
porta che viene un vento difilato"; na
pacche re puórche l'avíme spartute, l'ate la
facíme craje ca mó stame stracche. "una
mezzena di maiale l'abbiamo divisa l'altra
la facciamo domani che ora siamo
stanchi"; -re cule s.f. "natica": ajére
carjétte e me sònghe annuùrute tutte na
pacche re cule. "ieri caddi e mi sono
annerita tutta una natica"; -re lèuna s.f.
"pezzo di legno".
pàcchere s.f. "schiaffo sonoro".
pacchiàne s.f. "donna del volgo"; dim.
pacchianèlle.
paccìá v.intr. "pazzeggiare": la vuó funí
re paccìá o t'agghia purtá a lu
manecòmje?. "la vuoi finire di pazzeggiare
o ti devo portare al manicomio?".
pacciaglióne s.m. "pazzerellone".
paccíje s.f. "pazzia": jé pròpje na paccíje
ascí sènża njénde nguódde, mìttete ssa
mandarèdde. "è proprio una pazzia uscire
senza niente addosso, mettiti questa
coperta di lana più piccola".
pacciuógne agg. "pazzoide": nu lu
stènne a ssènde jé nu pacciuógne, aggísce
tutte a ffatte suje. "non lo stare a sentire è
un pazzoide, agisce tutto a modo suo"; f.
pacciògne.
paccòttine s.m. "pacchetto di tabacco".
pacenżiúse agg. "paziente".
pacjénże s.f. "pazienza".
padda priggiònjére, a- loc.avv. "gioco
della palla prigioniera".
paddate s.f. "pallata": agghi avute na
paddate addréte a re śchéne ca m'agghi
P
cunżuláte!. "ho avuto una pallata dietro
alla schiena che mi sono consolato!".
padde s.f. "palla"; dim. paddùccele.
padrenquanquère
s.m.
e
f.
"protoquamquam":
faje
sèmbe
lu
padrenquànquère, vattinne ljévete ra
nande a l'uócchie míje. "fai sempre il
protoquamquam, vattene togliti davanti
agli occhi miei".
padróne, sènża - loc.avv. "randagio".
padrunále agg. "patronale": a re ffjéste
padrunále re San Custánże e re la
Marònne re lu Vòśche, ca sònghe lu
vendeséje e lu vendesètte r'aùste, ce veríme
tutte li panníse, quiddi vucíne e quiddi
lundane. "alle feste patronali di San
Costanzo e della Madonna del Bosco, che
sono il ventisei ed il ventisette di agosto, ci
vediamo tutti i pannesi, quelli vicini e
quelli lontani".
paggèlle s.f. "pagella": Carmelíne à
avute tutte bbèlle vóte sóp'a la paggèlle e
lu patre e la mamme stanne bbuóne
cundènde. "Carmela ha avuto tutti bei voti
sulla pagella e il padre e la madre stanno
molto contenti".
pàggene s.f. "pagina": t'àja stá attjénde a
nu strazzá re pàggene re lu quatèrne. "ti
devi stare attento a non strappare le pagine
del quaderno".
paglia óglie s.f. "calamo aromatico".
pagliare 1.s.m. "capanna"; 2.s.f.
"Pagliara (contrada sulla strada per Santa
Maria del Bosco)"; dim. pagliarjédde.
pagliére s.f. "fienile": Neculí nun
fumanne, ca puó appecciá la pagljére.
"Nicola non fumare, che puoi bruciare il
fienile".
pagline agg. "paglierino".
pagliuśche s.f. "pagliuzza".
pagnòtte
agg.
"paffuto";
dim.m.
pagnuttjélle; dim.f. pagnuttèlle.
pagnuótte s.m. "pane di granturco".
pahá v.tr. "pagare"; -prónda casse v.tr.
"pagare in contanti"; -ra cape v.tr.
"ripagare".
pahamènde s.m. "pagamento".
pahatóre s.m. "pagatore".
pàhe s.f. "paga": quanne jé juórne re
pàhe, a la pòste la file re li penżjunáte
arrive nżìne a la pòrte. "quando è giorno
di paga, alla posta la fila dei pensionati
arriva fino alla porta".
pahunázze agg. e s.m. "paonazzo": s'éja
accussì arraggiate ca jé fatte pahunázze.
"si è così arrabbiato che è fatto paonazzo".
pahunjàrse v.rifl. "pavoneggiarsi": jé
nnùtele ca te pahunígge, sì sèmbe tu, nu
nżì cangiate pe nnjénde. "è inutile che ti
pavoneggi, sei sempre tu, non sei cambiato
per niente".
pajése s.m. "paese"; dim. pajsjédde,
pajsòtte.
pajòneche s.f. "aquilegia".
pajsane 1.s.m. "concittadino"; 2.agg.
"paesano": andó vaje vaje, quanne manghe
tu re ccrire truóve nu pajsane pe nnande.
"dove vai vai, quando manco te lo credi
trovi un paesano davanti".
palate s.f.pl. "bastonate": quanda palate
ce rjérne, lu lassarne mjézze muórte pe
ndèrre. "quante bastonate gli diedero, lo
lasciarono mezzo morto per terra".
pale s.f. "scapola, badile": cu na sciulate
fenjétte ndèrre cu li rine e me fanne male
re ppale. "con una scivolata finii a terra
con i reni e mi fanno male le scapole";
piglie ssa pale e mìttete a svacandá li
fuósse re tèrre. "prendi codesto badile e
mettiti a svuotare i fossi di terra"; -re lèune
s.f. "ventilabro"; - re méte s.m. "stollo".
pàleje s.m. "bandierone processionale,
cuccagna": a San Custànże, abbasce a lu
chiane fanne parícchie juóche, a mmé me
piace lu pàleje. "a San Costanzo, giù al
piano fanno parecchi giochi, a me piace la
cuccagna".
paljá v.tr. "bastonare"; p.p. paljáte.
paljáte s.f. "bastonatura".
paljatóne s.m. "bastonatura eccessiva":
nu juórne fràteme avíje nu paljatóne ra
màmme, ca se l'allecòrde angóre mó. "un
giorno mio fratello ebbe una bastonatura
eccessiva da mamma, che se la ricorda
ancora adesso".
palidde s.m. "paletto per sostegno".
palise agg. "palese": lu fatte jé tande
palise ca nunn'àje cchiù ché ddice. "il fatto
è tanto palese che non hai più che dire".
pallammáne s.f. "pallamano".
palline s.m. "boccino": Custà, piglia lu
mètre e ammesúre, accussì te faje capace
ca la pàdda míje stá cchiù vucíne a lu
palline, saje o nu nżaje jucá a bbòcce?.
"Costanzo, prendi il metro e misura, così ti
fai capace che la mia palla sta più vicino al
boccino, sai o non sai giocare a bocce?".
pallòngine s.m. "bolla di sapone"; pl.
pallúngine.
pallóne s.m. "bubbola, pallone"; pl.
pallúne: na recine re uagliune se mettjérne
a jucá a pallóne a la Nunżiàte, nu nże
putève manghe passá. "una decina di
ragazzi si misero a giocare a pallone
all'Annunziata, non si poteva neanche
passare".
pallunáte s.f. "pallonata": mó ca sònghe
passate pe la chiazze pe ppóche nu
m'agghi abbuścáte na pallunáte. "ora che
sono passato per la piazza per poco non mi
sono buscato una pallonata".
pallunjére agg. "ballista": nu lu stènne a
ccrére a Ggiuuànne ca jé pallunjére. "non
lo stare a credere a Giovanni che è
ballista".
palme s.m. "spanna".
palómme s.f. "colomba".
palumbe s.m. "colombo": ra la
pecciunére ca tenime a lu casine sònghe
sparute cendenáre re palumbe. "dalla
colombaia che teniamo al casino sono
spariti centinaia di colombi".
palummèlle s.f. "colombella": quiddu
cacciatóre se purtàje a ccase na recine re
palummèlle. "quel cacciatore si portò a
casa una decina di colombelle".
palummésse sf. pala (strumento del
forno).
pambanèdde s.f.pl. "gocce d'olio
sull'acqua".
pambanízze s.m. "infreddatura": n'ascí
cu ssu tjémbe ca te piglie lu pambanízze.
"non uscire con questo tempo che ti prendi
l'infreddatura".
pambascióne
s.m.
"babbaccione,
imbelle": jé nu pambascióne andó lu mitte
ddà rèste. "è un babbaccione dove lo metti
là resta".
pambuglie s.f.pl. "resti di erba e foglie
secche".
panare s.m. "paniere"; dim. panarjédde.
panarízze s.m. "patereccio": nu mbuó
mmagená cum'éja fasterjùse lu panarízze.
"non puoi immaginare com'è fastidioso il
patereccio".
pandane s.m. "pozzanghera".
pandumíje s.f. "depressione".
panduóteche agg. "anormale".
pane s.m. "pane"; -speseláte s.m. "pane
che comincia a lievitare"; -squacianáte
s.m. "pane sformato".
panecuótte s.m. "pancotto": màngete lu
panecuótte cu dduje pupàjne sicche e
passe pure musére. "mangiati il pancotto
con due peperoncini e passa anche
stasera".
panèdde
s.f.
"pagnotta";
dim.
paneddúzze.
panine mbuttíte s.m. "sandwich": pe la
matine va bbuóne nu panine mbuttíte, ma
la sére vache truvanne nu piatte càure.
"per la mattina va bene un sandwich, ma la
sera vado trovando un piatto caldo".
paniste s.m. "persona che mangia molto
pane".
pannacciáre s.m. "pannaiolo".
pannáte s.f. "fregatura".
panne s.m.pl. "biancheria, pellicola nel
nodo della canna"; -nguzzecute s.m.pl.
"biancheria mal lavata"; -ra lavá s.m.pl.
"bucato": tènghe na cónghe re panne ra
lavá e l'agghia fá tutte sópe a lu
struculatúre. "tengo una tinozza di metallo
di bucato e lo devo fare tutto sull'asse per
lavare la biancheria"; -re maccarúne s.m.
"sfoglia di pasta": feglió, musére a ttàvele
sime rjéce, prepare quatte panne re
maccarúne, pènże c'abbástene. "ragazza,
stasera a tavola siamo dieci, prepara
quattro sfoglie di pasta, penso che
bastino".
pannése agg. "pannese"; pl. panníse:
"abitanti di Panni".
pannètte s.m. "federa del guanciale,
tenda (che serve da schermo in una
stanza)": tire lu pannètte ca pràtete s'adda
vèste e tu jésciatínne. "tira la tenda che tuo
padre si deve vestire e tu escitene".
pannettére s.f. "zaino": uaglió, mó ca
vaje a ccambjá re ppèquere puórte nd'a la
pannettére nu stuózze re pane e n'àcene re
case. "ragazzo, ora che vai a pascolare le
pecore porta nello zaino un tozzo di pane e
un cantuccio di cacio".
pannucce s.m. "pannicello".
panuráme s.m. "panorama": ché
panuráme se vére ra l'Arjèdde, jé
mundjàle. "che panorama si vede
dall'Ariella, è mondiale".
panżaròtte s.m. "dolce natalizio".
panżate s.f. "panciata": ljévete ra nande
se no te rache na panżate. "togliti davanti
altrimenti ti do una panciata".
pànże s.f. "pancia"; dim. panżarèdde;
accr. panżóne.
panżé s.f. "viola del pensiero".
panżònje s.f. "bugia, stupidaggine,
menzogna".
papagne s.f. "rosolaccio"; -salvagge s.f.
"celidonia".
papagnèdde s.f. "pisolino".
papanònne s.m. "nonno"; papétanònne:
"tuo nonno".
paparasciánne s.m. "barbagianni".
paparjédde s.m. "piccolo papero".
paperjá v.tr. "diguazzare": quanne vuó
ascí ra quéss'acque? Àje funute re
paperjá?. "quando vuoi uscire da codesta
acqua? Hai finito di diguazzare?".
papétele s.f. "palpebra": apre e chiure la
papétele tré vòte ca accussì se léve lu
śchive ra rinde a l'uócchie. "apri e chiudi
la palpebra tre volte che così si toglie il
bruscolo da dentro all'occhio".
papòcchie s.f. "frottola, pastocchia".
pappahálle s.m. "pappagallo": sì ppròpje
nu
pappahálle.
"sei
proprio
un
pappagallo".
pappalóne 1.agg. "credulone, melenso":
jé nu pòvre pappalóne ca s'ammòcche tutte
quédde ca le rinne. "è un povero credulone
che si crede tutto quello che gli dicono";
2.s.m. "persona buona a nulla".
pappamòlle s.m. "persona senza
energia".
pappeciònne s.m. "ragnatela"; pl.
pappeciuónne.
pàppele s.m. "parassita vegetale"; addurmúte s.m. "persona pigra".
pappòtte s.f. "poltiglia": li maccarúne
sònghe ścuótte e sònghe fatte tutte na
pappòtte, mangiatílle tu si re vuó. "i
maccheroni sono scotti e sono diventati
tutta una poltiglia, mangiateli tu se li
vuoi".
pappuljá v.tr. "mangiare, pappare": ché
t'àje pappuljàte musére?. "che ti sei
mangiato stasera?".
papuócchie s.m. "cosa fatta alla meglio".
papusce s.f. "pantofola".
papuse agg. "cisposo"; f. papóse.
pará v.tr. "parare": me ścanżaje e
riascjétte a ppará la facce ra nu ścaffe ca
me stéve ranne màmme. "mi scansai e
riuscii a parare il viso da uno schiaffo che
mi stava dando mamma".
paraggíreche s.m. "panegirico": óje lu
paraggíreche jé luónghe, mà, fá a
mmangiá cchiù attarde. "oggi il panegirico
è lungo, mamma, fai a mangiare più tardi".
parahóne s.m. "paragone".
parahuná v.tr. "paragonare": nun me
puó parahuná a nnesciune, éo sònghe éo.
"non mi puoi paragonare a nessuno, io
sono io".
parahunábbele agg. "paragonabile".
parángule s.m. "paranco".
paranże s.f. "gomitolo, insieme di
cinque mietitori".
paratúre s.f.pl. "interiora": accàtteme
ròje paratúre ca vòglie fá li turcenjédde.
"comprami delle interiora che voglio
preparare i lampredotti".
parauócchie s.m. "paraocchi (finimento
del cavallo da tiro)".
paraurécchie
s.m.
"paraorecchie":
mìttete la còppele cu li paraurécchie, ca ra
fóre ce stá nu ggéle!. "mettiti il berretto
con i paraorecchie, che fuori c'è un gelo!".
paravíse s.m. "paradiso": chisà, vaje
mbaravíse cu tutte li pise. "chissà, vai in
paradiso con tutti i pesi".
pare s.m. e agg. "paio, pari": cu Nanníne
ce sìme viste ròppe nu pare re mise ce sime
misse a pparlá e nu la funéveme cchiù.
"con Anna ci siamo viste dopo un paio di
mesi ci siamo messe a parlare e non la
finivamo più"; -e spare loc.avv." pari e
dispari".
paré v.intr. "sembrare".
parégge s.m. "pareggio".
parèndallárghe s.m. "parente lontano";
pl. parjéndallárghe.
parènde s.m. "parente"; pl. parjénde.
parendéle s.f. "parentela".
parícchie 1.agg. "parecchio": sònghe
paricchie juórne ca nu nde véche, ché nu
nge si state a Ppanne?. "sono parecchi
giorni che non ti vedo, che non sei stata a
Panni?"; 2.s.m. "coppia di animali al
giogo".
parlá v.intr. "parlare": nu mbarlá cchiù,
mó àja fá sule li fatte. "non parlare più, ora
devi fare solo i fatti"; parlá, ru- s.m.
"linguaggio";
-citte
citte
v.intr.
"bisbigliare": nun me parlá citte citte nd'a
l'aurécchie ca jé mala rucazzjóne. "non
bisbigliarmi nell'orecchio che è cattiva
educazione"; -chiane chiane v.intr.
"parlare a bassa voce".
parlannánde agg. "sincero".
parlatúre s.f. "parlata".
parliste s.m. "parolaio": statte cundènde
ca cu Ndunètte nu nd'adduórme, jé bbóna
parliste. "stai contenta che con Antonietta
non ti addormenti, è una buona parolaia".
paròcchele s.f. "bastone nodoso"; -a re
ddète s.f.pl. "edema delle estremità degli
arti superiori".
paróle s.f. "parola"; dim. parulélle,
parulécchie; paróle, re póche- loc.avv.
"taciturno".
parrucchjàne s.m. "parrocchiano".
parruózze s.m. "pane con farina e
crusca".
partafòglie s.m. "portafoglio": uaglió,
mó ca vaje ngità statte attjénde a lu
partafòglie. "ragazzo, ora che vai in città
stai attento al portafoglio".
parte v.intr. "partire"; p.p. partute; -re
fóre loc.avv. "esterno".
partemjénde s.m.pl. "scomparti".
partícule s.f. "particola".
parúle s.m. "prato verde"; -re la Córte
s.m. "Padula della Corte (contrada al di
sopra della fontana di Sant'Elia)".
parzióne s.f. "porzione"; pl. parziune.
parzunále s.m. "mezzadro".
Pasqua rusate s.f. "Pentecoste".
Pasquarèdde s.m. "Pasquetta": ògne
anne a Ppasquarèdde ce facime na
ścambagnáte a la Marònne re lu Vòśche.
"ogni anno a Pasquetta facciamo una gita
alla Madonna del Bosco".
passá v.intr.tr. "passare, trascorrere": mó
c'à cchiuóppete nu mbuó passá pe
l'accurtatóre, t'àja mená pe la tèrre re
Frangìśche. "ora che è piovuto non puoi
passare per la scorciatoia, ti devi buttare
per il terreno di Francesco"; ddóche passe
lu tjémbe, sèmbe jttate mmjézze a na
strare, cumbà la vite va pe tté!. "costi passi
il tempo, sempre buttato in mezzo alla
strada, compare la vita va per te!"; bbuóne v.intr.tr. "guarire, ristabilirsi"; p.p.
passate
bbuóne;
-nnande
v.tr.
"sorpassare": tutte lu passàrene nnande e
idde rumaníje addréte. "tutti lo
sorpassarono e lui rimase indietro"; -sópe
v.tr. "sorvolare": a lu ttuórte c'àje avute
pàssece sópe, chiure l'uócchie e vvá
nnande. "sorvola sul torto che hai avuto,
chiudi gli occhi e vai avanti".
passábbele agg. "passabile".
passacére s.m. "liscia (arnese del
calzolaio)".
passallá v.tr. "scacciare il cane".
passamáne s.m. "corrimano".
passamundágne s.m. "passamontagna":
Marònne míje cúme sì bbrutte cu quissu
passamundágne!. "Madonna mia quanto
sei brutto con codesto passamontagna!".
passapuórte s.m. "passaporto".
passarjédde s.m. "passerotto": quanne li
passarjédde vanne pe ndèrre adda fá
maletjémbe. "quando i passerotti vanno per
terra deve fare cattivo tempo".
passate s.f. "mandata": lu purtóne l'àja
chiure cu ddòje passate. "il portone lo devi
chiudere con due mandate".
passatjémbe s.m. "passatempo": ògne
ssére, a lu café, jucame a ccarte pe
passatjémbe. "ogni sera, al bar, giochiamo
a carte per passatempo".
passe s.m. "valico": stá nu passe nd'a re
rròcchie, azzicche a la strare, l'agghi
asciate ajére quanne passàje ra ddà. "sta
un valico nei cespugli, vicino alla strada,
l'ho trovato ieri quando passai di là"; Pasquine s.m. "Passo Pasquino (contrada
sulla strada Panni-Scalo vicino a "Ciambe
re cavàdde").
passecjédde s.m. "passetto": mó ca
t'ànne luvate lu ggésse a lu pére, fá nu
passecjédde a la vòte. "ora che ti hanno
tolto il gesso al piede, fa un passetto alla
volta".
passeggjére agg. e s.m. "passeggero":
nunn'avènne paure ca nun vvéne a
cchióve, sònghe nuvele passeggjére. "non
aver paura che non viene a piovere, sono
nuvole passeggere".
passjá v.intr. "passeggiare": tatà se
mettíje a ppassjá pe la stanże pecché stéve
nervuse. "papà si mise a passeggiare per la
stanza perché stava nervoso".
passjàte s.f. "passeggiata": facìmece na
passjàte pe pegliá na nżénghe r'àrje.
"facciamoci una passeggiata per prendere
un po‟ d'aria".
pastambròre s.f. "pastina": stammatíne
jame ljégge, mangiame pastambròre, ce
lavame re ggurèdde. "stamattina andiamo
leggeri, mangiamo pastina, ci laviamo le
budella".
pastarèlle s.f.pl. "biscotti friabili".
paste s.f. "pasta alimentare"; -a ttubbètte
s.f.
"cannolicchio,
ditalini
(pasta
alimentare);
-re
la
reggine
s.f.
"maccheroncini (pasta alimenatre).
pastenáche s.f. "carota".
pastètte s.f. "pastella".
pastóra s.f. "pastoia": uaglió, si li mule
ànna cambjá, mìttece la pastóra. "ragazzo,
se i muli devono pascolare, mettici la
pastoia".
pastruócchie s.m. "pastrocchio".
pastuse agg. "pastoso": jé nu vine
pastuse, t'addecríje a bbéve. "è un vino
pastoso, ti ricrei a bere".
pasuónne s.m. "persona assonnata"; f.
pasònne.
patanáre s.m. "venditore di patate".
patane s.f. "bulbo, patata": puórte
còcche patane re dàlje ra fóre ca la vòglie
chiandá nd'a nu vase sóp'a lu bbalecóne.
"porta qualche bulbo di dalia dalla
campagna che lo voglio piantare in un vaso
sul balcone"; dim. patanèdde; -ścaurate
s.f. "patata lessa".
patemjénde s.m. "patimento": à ffatte na
vite re patemjénde mó li figlie lu fanne stá
mmjézze a re rróse. "ha fatto una vita di
patimenti ora i figli lo fanno stare in mezzo
alle rose".
patènde s.f. "diploma, patente": vatte a
ppegliá la patènde e ppó t'accatte la
màchene. "vai a prenderti la patente e poi
ti compri l'automobile"; lu figlie re
Bbiasúcce s'éja pegliate la patènde re
majéste re ścóle. "il figlio di Biagio si è
preso il diploma di maestro di scuola".
patí v.intr. "patire"; p.p. patute.
Patratèrne s.m. "Padreterno": Patratèrne
míje famme la gràzzje, famme uarí a
mmaríteme. "Padreterno mio fammi la
grazia, fai guarire mio marito".
pàtre s.m. "padre"; pàtreme: "mio
padre"; pàtrete: "tuo padre".
patrennòste s.m. "paternostro": la prime
prehjére ca riche a la matine jé lu
patrennòste. "la prima preghiera che dico
alla mattina è il paternostro".
patresuónne s.m. "sonno profondo".
patríje s.m. "patrigno"; patríjme: "mio
patrigno"; patríjte: "tuo patrigno".
patrunále agg. "padronale".
pauruse agg. "pauroso".
pazzjá v.intr. "scherzare".
pazzjarjédde s.m. "persona incline allo
scherzo, zuzzurellone": Ndònje jé nu tipe
sèmbe allégre, jé lu pazzjarjédde re la
cumbagníje. "Antonio è un tipo sempre
allegro,
è
lo
zuzzurellone
della
compagnia"; f. pazzjarèdde.
pazzíje s.f. "scherzo"; dim. pazzjèlle.
pe prep. "per, verso": s'adda fatjá pe
vvive. "si deve lavorare per vivere"; jé
tròppe bbèlle pe èsse alluuére. "è troppo
bello per essere vero"; Dorúcce nu nge
pare ma s'abbíje pe li settand'anne, si re
ppòrte pròpje bbuóne. "Dora non sembra
ma s'avvia verso i settant'anni, se li porta
proprio bene".
peccase loc.avv. "putacaso": si peccase
ngundre a Rusíne, salutammìlle. "se per
caso incontri Rosa, salutamela".
peccelatjédde s.m.pl. "dolci pasquali per
maschietti".
pecché avv. "perché": vurrja sapé
pecché nu nge vjéne cchiù a ccase. "vorrei
sapere perché non vieni più a casa".
pecciungjédde s.m. "piccioncino".
pecciunére s.f. "colombaia, piccionaia":
appríme facévene cchiù spisse re ccase cu
la pecciunére. "prima facevano più spesso
le case con la colombaia".
pecculézze s.f. "piccolezza": ma famme
lu piacére, nu nde preoccupá pe ògne
pecculézze. "ma fammi il piacere, non ti
preoccupare per ogni piccolezza".
péce s.f. "orichicco": appríme tataránne
facéve la còlle cu la péce re re cerase.
"prima nonno faceva la colla con
l'orichicco delle ciliegie".
pecunáte s.f "picconata": pe ppóche
ścanżàje na pecunate ngape, nu ru sacce
manghe éo cúme facjétte. "per poco evitai
una picconata in testa, non lo so nemmeno
io come feci".
pecundríje s.f. "ipocondria": statte na
nżénghe rescetáte nu nde facènne pegliá
ra la pecundríje. "stai un po‟ sveglio non ti
far prendere dall'ipocondria".
pecuózze s.m. "frate laico, persona molto
curva": la pulezzíje re la chjésje jé curate
ra nu pecuózze. "la pulizia della chiesa è
curata da un frate laico".
pecurále s.m. "pastore, pecoraio": ògne
gghiuórne lu pecurále adda purtá re
ppèquere a cambjá. "ogni giorno il pastore
deve portare le pecore a pascolare".
pecuraljédde s.m. "pastorello"; f.
pecuralèdde.
pecuse agg. "asmatico": jé nu vjécchie
pecuse, ma su lu verísse cúm’jé allégre ca
jé nu piacére!. "è un vecchio asmatico, ma
se lo vedessi come è allegro che è un
piacere"; f. pecóse.
pèdde s.f. "pelle".
peddécchie s.f. "pelletica".
peffíne avv. "perfino": ché ne vuó ra
Lesándre, à uffése peffíne lu pàtre!. "che
ne vuoi da Alessandro, ha offeso perfino il
padre".
pègge agg. "peggio, peggiore".
pegliá v.tr.intr. "attecchire, prendere"; -a
lu chiappe v.tr. "accappiare": t'avésse
vulute fá veré cúm'Angícche pegliàje a lu
chiappe quiddu cavadde. "ti avrei voluto
far vedere come Francesco accappiò quel
cavallo"; -a mmale v.intr. "impermalire":
Runate se l'éja pegliate a mmale ca nu
l'ànne mmetate, ma idde nunn'éja parènde.
"Donato si è impermalito che non l'hanno
invitato, ma lui non è parente"; - àneme
v.tr. "rianimarsi": pegliàje àneme cúme
veríje lu mjéreche. "si rianimò come vide il
medico"; -n'ata víje v.intr. "deviare": nd'a
lu vaddóne l'acque à ppegliate n'ata víje.
"nel burrone l'acqua ha deviato"; -na stòrte
v.tr.rifl. "lussare": agghi pegliate na stòrte
a lu pére e nu mbòzze manghe appujárle
ndèrre. "mi sono lussato il piede e non
posso neanche appoggiarlo a terra"; -nu
muórse v.tr. "fare uno spuntino": musére
sònghe affamáte, pecché a mèzzjuórne
agghi pegliate sule nu muórse. "stasera
sono affamato, perché a mezzogiorno ho
fatto solo uno spuntino"; -nnòrje v.tr.
"odiare": jé nu tipe ca se face pegliá
nnòrje ra tutte. "è un tipo che si fa odiare
da tutti"; -ra cape v.tr. "ripigliare,
riprendere": àje pegliate ra cape lu
traścurse re ajéresére, nu nde sì fatte
angóre capace. "hai ripreso il dialogo di
iere sera, non ti sei ancora fatto capace"; ra fésse v.tr. "turlupinare": vòle sèmbe
pegliá ra fésse a li cristjàne, chisà qualu
iuórne tróve a còccherúne ca ce rómbe la
cape. "vuole sempre turlupinare le
persone, chissà quale giorno trova
qualcuno che gli rompe la testa"; -statíje
v.tr. "aver caldo"; -tjémbe v.intr.
"soprassedere".
pegliárse còrele v.tr. "offendersi".
pegnate
s.f.
"pignatta";
dim.m.
pegnatjédde.
pegnóne s.m. "cumulo conico di biche".
pegnuóle s.m. "pignolo, pinolo":
Luiggíne, jé tande pegnuóle ca vá truvanne
lu pile nd'a l'uóve. "Luigi è tanto pignolo
che va trovando il pelo nell'uovo"; li
pegnuóle me piacene arrustute. "i pinoli
mi piacciono arrostiti".
pegnurá v.tr. "pignorare": mó a
Lesándre ànna pegnurá la case ca nunn’jé
riasciute a ppahá li rjébbete. "ora ad
Alessandro devono pignorare la casa che
non è riuscito a pagare i debiti".
pelacre s.f. "podagra".
pelajuóle agg. "cavilloso": Angícche
quanne adda jucá a ccarte face sèmbe lu
pelajuóle. "Francesco quando deve giocare
a carte fa sempre il cavilloso"; f. pelajòle.
peleccá v.tr.intr. "mangiucchiare".
peljá v.intr. "cavillare": nun peljá sèmbe
sóp'a tutte re ccóse, aráttete còcche vòte,
famme stu piacére. "non cavillare sempre
su tutte le cose, adattati qualche volta,
fammi questo piacere".
peluméne avv. "perlomeno": si tu nu
mbuó mení a truvarme peluméne fá mení a
mmàmmete. "se tu non puoi venire a
trovarmi perlomeno fai venire tua madre".
peluse agg. "peloso"; f. pelóse.
pembenèlle s.f. "donna linda e pulita".
pená v.intr. "penare": la malatíje l'à
ffatte pená ma mó ngraziarDdíje stá
bbunarjédde. "la malattia l'ha fatto penare
ma ora grazie a Dio sta benino".
pendemènde s.m. "pentimento"; pl.
pendemjénde.
pendí v.rifl. "pentire"; p.p. pendute.
pendure s.f. "bronchite": ché t'avéve ritte
re nunn'ascí càure càure ra fóre a la
pòrte? Nunn'àje vulute sènde e mmó tjéne
la pendure. "che ti avevo detto di non
uscire caldo caldo fuori alla porta? Non hai
voluto sentire ed ora tieni la bronchite".
penjóne s.f. "opinione": téne na mala
penjóne re mé, sacce ché l'agghi fatte. "ha
una cattiva opinione di me, non so che gli
ho fatto".
pènne v.intr. "pendere".
pénne s.f. "plettro"; pénne, nu ndéneloc.avv. "implume".
pennechjá
v.intr.
"dormicchiare,
sonnecchiare": ròppe ca s'arreteràje ra
fóre tutte freddelúse, se mettíje a
pennechjá vucine a lu fucuríle. "dopo che
si ritirò dalla campagna tutto freddoloso, si
mise a sonnecchiare vicino al focolare".
pennechjàte s.f. "siesta": ròppe sta
pennechjàte me sènde bbuóne, mó pòzze
repegliá a ffatjá. "dopo questa siesta mi
sento bene, ora posso riprendere a
lavorare".
pènnece s.m. "frutta legata e appesa,
regalo".
pennjélle s.m. "pennello, pennello
(arnese del barbiere)"; -pe luvá li capidde
s.m. "pennellessa (arnese del barbiere)".
pennine
s.f.pl.
"penne
(pasta
alimentare)".
penòzze s.f. "arachide".
penuse agg. "penoso": Bbiasúcce, à
avute nu lavóre penuse, ma n'ave ché ffá,
s'adda accundendá. "Biagio ha avuto un
lavoro penoso, ma non ha che fare, si deve
accontentare".
penżá v.intr. "pensare": làsseme penżá
nu mumènde e ppó te rache la respòste.
"lasciami pensare un momento e poi ti do
la risposta"; -e repenżá v.tr. "rimuginare":
Vetù, la vuó funí re penżá e repenżá?
Aramàje nu nge stá cchiù njénde ra fá.
"Vito la vuoi finire di rimuginare? Ormai
non c'è più niente da fare".
pènża mó e pènża pó loc.avv. "pensa e
ripensa".
penżábbele agg. "pensabile": nunn'éja
penżábbele c'à pputute fá quédde ca me
rice, jé nu bbrave uaglióne. "non è
pensabile che ha potuto fare quello che mi
dici, è un bravo ragazzo".
penżamènde s.m. "pensamento"; pl.
penżamjénde.
pènże 1.s.m. "tuta"; 2.s.f. "ripresa
(sartoria)".
penżerúse
agg.
"pensieroso";
f.
penżeróse.
penżjére s.m. "pensiero".
penżjóne s.f. "pensione"; pl. penżjúne;
dim. penżjungèdde.
penżjunáte s.m. "pensionato": tata míje
quanne se penżjunàje nu nżapéve cúme
passá la jurnate, pó s'abbetuàje a la vite re
penżjunáte. "mio padre quando si
pensionò non sapeva come passare la
giornata, poi si abituò alla vita del
pensionato".
penżuse agg. "pensoso": Curráre stéve
assettáte tutte penżuse a nu zìnne chisà
ché jéva succjésse. "Corrado stava seduto
tutto pensoso ad un canto chissà che era
successo".
peònje s.f. "begonia".
pepetjá v.intr. "farfugliare": nu mbepetjá,
fatte capí se no ché ce riche a ffràteme?.
"non farfugliare, fatti capire altrimenti che
dico a mio fratello?".
peppjá v.intr. "pipare": tatarà nu
mbeppjá cchiù, àje mbuzzulúte na case e la
saluta tója si ne vá. "nonno non pipare più,
hai impuzzolito una casa e la tua salute se
ne va".
peppjàte s.f. "pipata": na véppeta re vine
ra lu vucale e na bbèlla peppjàte, ce vóle a
la sére ròppe c'àje mangiate. "una bevuta
di vino dal boccale e una bella pipata, ci
vuole la sera dopo che hai mangiato".
peqquésse
1.cong.
"perciò":
àje
mangiate numunne re cerase peqquésse
mó te face male la panże. "hai mangiato
troppe ciliegie perciò ti fa male la pancia";
2.agg. e pron.dim. "per questo".
pèquara s.f. "pecora"; pl. ppèquere; dim.
pecurèlle.
pèr, lu- loc.avv. "moltiplicazione".
perále s.m. "pianta"; dim. peraljédde.
perazze s.m. "perastro": quiddu ca vire
sótte a lu lémmete jé nu perazze, l'àja
nnestá. "quello che vedi sotto al limite è un
perastro, lo devi innestare".
pèrce v.intr. "penetrare"; p.p. perciute.
pèrde v.tr. "perdere, smarrire": ddu facce
re mòstre re fràteme m'à ppèrse re cchiave
re la pòrte, musére avima trasí pe la
funèste. "quel mascalzone di mio fratello
mi ha perduto le chiavi della porta, stasera
dobbiamo entrare dalla finestra".
perdènże s.f. "perdita": la raccòvete re
ru ggrane jé mberdènże. "la raccolta del
grano è in perdita".
pèrdejuórne s.m. "perdigiorno".
pèrdetjémbe s.m. "perditempo".
perduná v.tr. "perdonare": si còccherúne
t'uffènne, pjénże a perdunárle. "se
qualcuno ti offende, pensa a perdonarlo".
perdunábbele agg. "perdonabile": si sì
state malate jé perdunábbele ca nu nżì
menute a lu spusalìzzje re fíglime. "se sei
stato ammalato è perdonabile che non sei
venuto allo sposalizio di mio figlio".
pére s.m. "cespo, piede": musére puórte
ra fóre nu pére re nżalate e ròje cepódde e
ce re mangiame cu nu stuózze re pane.
"stasera porta dalla campagna un cespo
d'insalata e due cipolle ce li mangiamo con
un tozzo di pane"; pl. pjére; dim. peruzze;
-mmacande s.m. piede a vuoto; -re ciucce
s.m. "alliaria"; -re puórche s.m.
"grimaldello,
bisegolo
(arnese
del
calzolaio)"; -re vacile s.m. "lavamano".
pereculúse
agg.
"pericoloso";
f.
pereculóse.
perepì s.m. "basco": uaglió, quanne trase
nd'a na case ljévete sùbbete lu perepì pe
rrucazzióne. "ragazzo, quando entri in una
casa togliti subito il basco per educazione".
perètte s.m. "bottiglione a forma di pera
(4-6 l.)"; pl. perjétte.
perettjédde s.m. "bottiglione (2 l.)".
perfezziuná v.tr. "perfezionare": t'àja
perfezziuná, pó puó parlá cúme vuó. "ti
devi perfezionare, poi puoi parlare come
vuoi".
pèrgheme s.m. "pergamo".
pergiuníje s.f. "prigionia": zì Pasquále, à
ffatte numunne r'anne re pergiuníje a
l'Àfreche. "zio Pasquale ha fatto molti anni
di prigionia in Africa".
perí v.intr. "ammuffire"; p.p. perute.
peridde s.m. "piccolo pero".
pèrjéte s.m. "periodo": Ndò, nd'a stu
pèrjéte nun me recènne njénde ca la cape
nun stá ngape. "Antonio, in questo periodo
non mi dire niente che la testa non sta in
testa".
períquele s.m. "pericolo": fá sùbbete, se
no curre lu períquele r'arruvá tarde. "fai
subito, altrimenti corri il pericolo di
arrivare tardi".
perlecchìsse agg. "ordinato, scrupoloso";
f. perlecchésse.
permétte v.tr. "permettere": nu nd'àja
permétte re me respónne se no te rache
quatte ścaffe e t'appízzeche nnande a lu
mure. "non ti permettere di rispondermi
altrimenti ti do quattro schiaffi e ti
appiccico al muro"; p.p. permisse.
pernacchie s.m. "pernacchia": chi à
ffatte lu pernacchie, uagliù, auzasse la
mane se no uaje a vvuje. "chi ha fatto la
pernacchia, ragazzi, alzasse la mano
altrimenti guai a voi".
perócchie
s.m.
"pidocchio";
pl.
perucchie; -puddine s.m. "pidocchio
pollino".
peróne s.m. "prugna, prugno"; pl.
perúne: me piàcene re cchiù li perúne
ggialle ca quiddi zuccaríne. "mi piacciono
di più le prugne gialle che quelle
zuccherine".
persóne s.f. "persona"; pl. persúne.
persunágge s.m. "personaggio": sì
ppròpje nu bbèllu persunágge vuó èsse
paháte sènża fatijá. "sei proprio un bel
personaggio vuoi essere pagato senza
lavorare".
persunále agg. "personale": statte
attjénde angóre pjérde lu rucumènde
persunále. "stai attento ancora perdi il
documento personale".
pèrtecalònghe s.f. "perticone": nu
nżapéve ca quiddu uaglióne jéve figlie a
tté, Marònna míje ché pèrtecalònghe!.
"non sapevo che quel ragazzo era tuo
figlio, Madonna mia che perticone!".
pertecáre s.f. "aratro di legno".
pèrteche s.f. "asse per appendere la
salsiccia o altro sotto il soffitto".
pertuse s.m. "foro, pertugio, stambugio":
à ffatte nu pertuse nd'a lu mure ca ce cape
la atte cu tutte lu sóreche. "ha fatto un foro
nel muro che ci va il gatto con tutto il
topo"; ànne abbetáte numunne r'anne nd'a
nu pertuse, mó va vire ché ccase ca
tjénene!. "hanno abitato troppi anni in uno
stambugio, ora vai a vedere che casa che
tengono!"; pl.f. pertóse.
perúle s.m. "cappelletto della calza".
perúne agg. "per ciascuno": ce rjérne nu
lìbbre perúne e ce mannárene a ccase. "ci
diedero un libro per ciascuno e ci
mandarono a casa".
perúte s.m. "muffa".
pesá v.intr.tr. "trebbiare": crajmatíne
avima ìre a ppesá ru ggrane mmjézze a lu
chiane, tenime ruje pegnune. "domattina
dobbiamo andare a trebbiare il grano in
mezzo al piano, teniamo due cumuli conici
di biche".
pesandézze s.f. "pesantezza": tènghe na
pesandèzze re cape ca nun ne pòzze cchiù,
m'agghia ìre sule a culecá. "tengo una
pesantezza di testa che non ne posso più,
mi devo solo andare a coricare".
pesanne s.f. "trebbiatura".
pesatúre 1.s.f. "aiata": mó ca funime ssa
pesatúre, jame a mmangiá. "ora che
finiamo questa aiata, andiamo a mangiare";
2.s.m. "pestello".
Peścare s.f. "Pescara (contrada all'uscita
del paese, sulla strada per Accadia, al di
sotto)".
pésce s.m. "pene".
pescelécchie s.f. "vulva della bambina".
pescelícchie s.m. "pene del bambino".
pesciá v.intr. "orinare".
péscia s.f. "vulva".
pesciacchiáre s.m. "piscione".
pesciajuóle s.m. "pescivendolo".
pesciarèlle s.f. "diuresi abbondante": ché
óje tjéne la pesciarèlle ca vaje sèmbe a la
víje re lu cèsse?. "che oggi tieni la diuresi
abbondante che
vai
sempre
nel
gabinetto?".
pesciárse sótte ra re resate v.fig.
"sbellicarsi dalle risate".
pesciatúre s.m. "vaso da notte,
pozzanghera di piscio di animali".
pescíne s.f."orina".
peścóne s.m. "Cantone (contrada sulla
strada per Bovino, al di sopra), macigno";
pl. peścùne.
peścràje avv. "dopodomani".
peścridde avv. "dopodomani l'altro".
pésele agg. "lieve di peso".
pesjélle s.m.pl. "piselli": Marì, n'ascènne
ca tjéne ra ścucchiljá li pesjélle. "Maria,
non uscire che tieni da sbaccellare i
piselli".
petatúre s.m. "potatoio, pennato":
l'uperàje ànne putate l'àrbele r'aulíve chi
cu l'accètte e chi cu lu petatúre. "gli operai
hanno potato gli alberi di ulivo chi con
l'accetta e chi con il potatoio".
petazze s.m. "pezzettini".
pétene s.f. "lamina, carattere somatico".
petíggene s.f. "lentiggine": téne numunne
re petíggene ma jé bbèlle assàje. "tiene
troppe lentiggini ma è molto bello".
petíne s.f. "pedina".
petínje s.f. "lentiggine".
petrate s.f. "pietrata": fìglime óje s'éja
abbuścáte na petrate ngape, l'agghia
avuta purtá a mmerecá ra lu mjéreche.
"mio figlio oggi si è buscato una pietrata in
testa, l'ho dovuto portare a medicare dal
medico".
petrine s.f. "pietrina".
pettá v.tr. "dipingere, pitturare".
péttelangúle s.m. "persona sciatta".
péttele s.f. "frittella, lembo della camicia,
zeppole": si te mange re ppéttele appéna
asciute ra la fressóre, mbósse nd'a ru
mméle, t'allícche li bbaffe. "se ti mangi le
zeppole appena uscite dalla padella,
bagnate nel miele, ti lecchi i baffi".
petteljá v.intr. "lavoricchiare".
petteljére agg. "attaccato a una persona
cara".
pettenésse
s.f.
"pettine";
dim.
pettenessíne.
pettuóje s.m. "bambino minuto".
pettura s.f. "trucco".
petturále s.m. "pettorale (finimento del
cavallo da tiro)".
pezzajuóle s.m. "pizzaiolo".
pèzze s.f. "toppa": ssu cauzóne jé tutte
pèzze pèzze quanne te faje capace re lu
jttá, jé tròppe tarde. "codesto pantalone è
tutto toppe toppe quando ti fai capace di
buttarlo, è troppo tardi"; -re case s.f.
"forma di formaggio fresco"; dim. pezzòtta
re case.
pezzecatèlle s.f. "pizzichino".
pezzecèdde s.f. "pezzuola".
pezzecuórve s.m. "orzaiolo".
pezzédde s.f.pl. "quadrucci (pasta
alimentare)".
pezzelá v.tr. "pizzicare": m'à pezzeláte lu
vrazze tande fòrte ca jè rumaste lu ségne
nìure. "mi ha pizzicato il braccio tanto
forte che è rimasto il segno nero".
pezzeljá v.tr. "beccare": re ggaddíne
stanne pezzeljànne tutte re muddíche
c'agghi ścuteláte ra lu mesale. "le galline
stanno beccando tutte le molliche che ho
fatto cadere dalla tovaglia".
pezzendaríje s.f. "pezzenteria": ché jé
tutta quéssa pezzendaríje, tutte na vòte vuó
sparagná?. "che è tutta questa pezzenteria,
tutto una volta vuoi risparmiare?".
pezzènde s.m. "pezzente, salsiccione
(con carne insanguinata, cotenna, rognone,
milza, lingua)": nun fá sèmbe lu pezzènde,
cacce quisse sòlete ca tjéne è ùrete la vite.
"non fare sempre il pezzente, caccia
codesti soldi che tieni e goditi la vita".
pezzendjélle agg. "piccolo pezzente".
pezzètte s.m. "barbetta": ce accaréve re
cchiù cu quiddu pezzètte. "stava meglio
con quella barbetta".
pezzòtte s.f.pl. "quadrucci (pasta
alimentare)".
pezzuótte s.m. "indumento."
piacé v.intr. "piacere": t'agghi purtate na
nżénghe re ceculáte, crére ca t'adda piacé.
"ti ho portato un po‟ di cioccolata, credo
che ti deve piacere".
pianda grasse s.f. "erba di San
Giovanni".
pianéte s.f. "fortuna".
piatanże s.f. "pietanza": m'éja piaciute
la piatanże ca m'àje preparáte, l'agghi
mangiate a vuccune chine. "mi è piaciuta
la pietanza che mi hai preparato, l'ho
mangiata a bocconi pieni".
piattare s.m. "venditore di piatti,
piattaia": Nanní, mìtte mane mane ssi
piatte nd'a lu piattare e ascimacínne.
"Anna metti in fretta questi piatti nella
piattaia e usciamocene".
piattenfúnne s.m. "piatto fondo".
piattenghjàne s.m. "piatto piano".
piattjédde s.m. "piattino".
piatuse agg. "pietoso": jé n'óme
sucjévele e piatuse cu tutte li cristjàne. "è
un uomo socievole e pietoso con tutte le
persone".
piazzapulíte s.f. "razzìa": li marjuóle
nd'a la massaríje re Ggiuuanníne ànne
fatte piazzapulíte re tutte re ggaddíne. "i
ladri nella masseria di Giovanna hanno
fatto razzìa di tutte le galline".
picche picche agg. "poco poco".
picchíjá v.intr. "piagnucolare": Funżíne
nun face ché picchíjá ra la matine a la
sére. "Alfonso non fa che piagnucolare
dalla mattina alla sera".
picchie s.m. "piagnucolìo": Ggiuuánne
quanne piglie nu picchie, nu lu puó
accujatá re nesciuna manére. "Giovanni
quando prende un piagnucolìo, non lo puoi
acquietare di nessuna maniera".
picchiúse agg. "piagnucoloso".
píccquele
agg.
"piccolo";
dim.
pecculíne.
piche 1.s.f. e "asma, gazza": téne la
piche zì Jucce nu mbóte ascí manghe
nnande a la pòrte. "tiene l'asma zia Maria
non può uscire neanche davanti alla porta";
quanne jéve criature me rialàrene na piche
e la mettjétte nd'a la caggióle. "quando ero
bambina mi regalarono una gazza e la misi
nella gabbia"; 2.s.m. "piccone (arnese del
contadino e del muratore)".
pjére, cu li- loc.avv. "pedestre": à ffatte
nu traścurse cu li pjére, si me mettève a
pparlá éo l'accucchjàve mèglie ròje
paróle. "ha fatto un discorso con i piedi, se
mi mettevo a parlare io le accoppiavo
meglio due parole".
pjérestalle s.m. "piedi del letto,
piedistallo".
pjérne s.m. "perno".
pjétte s.m. "camicetta, petto, seno": re
ffémmene re prime ausávene pjétte e
ggunnèdde. "le donne di prima usavano
camicette e gonne". à ppegliate re pjétte la
custjóne, sule accussì pòte stá mbace. "ha
preso di petto la questione, solo così può
stare in pace"; la mamme se strengíje a lu
pjétte lu figlie e se mettíje a cchiange. "la
mamma si strinse al seno il figlio e si mise
a piangere".
pjézze s.m. "pezzo"; dim. pezzecjédde; re fémmene s.f. "donna formosa e alta"; re tèrre s.m. "fondo (terreno)".
piglie loc.avv. "per esempio".
pigne s.f. "pino".
pile 1.s.m. "cavillo, pelo": pe mmétte la
firme a stu cundratte nu ndruvá tanda pile.
"per mettere la firma a questo contratto
non trovare tanti cavilli"; 2.s.f. "vasca di
pietra"; -re lèune s.f. "catasta di legno": pe
qquésta vernate sièddenò avaste la pile re
lèuna c'avime fatte rinde state. "per questa
invernata si o no basta la catasta di legno
che abbiamo fatto d'estate".
pínnele
s.m.
"pillola";
dim.
pennelícchie.
piómbe s.m. "filo a piombo (arnese del
muratore)".
pípele s.m. "pene".
pippe s.f. "pipa"; dim. pepparèdde.
píre s.m. "pero, pera"; pl. ppére; dim.
perédde.
pírete s.m. "peto".
pisce s.m.pl. "pesci"; dim. pescetjédde.
Pìscele s.m. "Pisciolo (contrada sulla
strada sotto la Fontana Nuova al di sotto di
Sario)".
pisciaunnèdde s.f.pl. "girandola a terra
(fuochi d'artificio)": cúme se revjértene
quiddi uagliune a spará re pisciaunnèdde.
"come si divertono quei ragazzi a sparare
le girandole a terra".
pise s.m.pl. "pesi".
piste s.f. "orma": ce stévene re ppiste re
puórcespíne e ssònghe state quidde ca
s'ànne mangiate re nnuce, statte secure.
"ci stavano le orme di cinghiale e sono
stati quelli che si sono mangiati le noci,
stai sicuro".
pístele s.f. "epistola": sìme jute a la
mésse e ce sime truvate ndramènde se
leggéve la pístele. "siamo andati a messa e
ci siamo trovati mentre si leggeva
l'epistola".
piumbá v.intr. "piombare".
pizza rólece s.f. "torta".
pizze s.m. "angolino"; -re pane s.f. "pane
a ciambella".
pízzele
s.m.
"pizzicotto";
dim.
pezzelicchie.
plácete agg. "placido".
plutóne s.m. "plotone"; pl. plutúne.
pó avv. "poi": pe mmó mangiame, pó si
ne parle. "per ora mangiamo, poi se ne
parla".
póche agg. "poco"; dim. picche,
pucarjédde, puchícchie.
pòddele
s.f.
"farfalla";
dim.
puddelécchie; accr. puddulóne; -re néva
s.f. "falde di neve".
pólece s.m. "pulce"; pl. pùlece.
pólepe s.m. "polpo".
póleve s.f. "polvere"; dim. pulvécchie.
pòleze s.f. "polizza".
pómbe s.f. "enteroclisma, irroratrice".
pónde 1.s.m. "ponte"; s.f. "punta, sponda
del letto"; -re lu rite s.f. "polpastrello":
nun vòglie cchiù còglie róse ca me sònghe
punde la pónde re lu rite. "non voglio più
raccogliere rose che mi sono punto il
polpastrello"; dim. pundecjèdde.
pónge v.tr. "pungere": tatà pe nu nże fá
pónge ra la lane re la maglie, se mettéve
n'ata re cuttóne sótte. "papà per non farsi
pungere dalla lana della maglia, si metteva
sotto un'altra di cotone".
pòpònne s.m. "babàu": Funżì, si nun la
funisce re chiange chiame a lu pòpònne e
te véne a ppegliá. "Alfonso, se non la
finisci di piangere chiamo il babàu e ti
viene a prendere".
pòppò s.f. "automobile per bambini".
pòrche s.f. "pòlka": cumbà jàmece a ffá
quatte zumbe re pòrche. "compare
andiamoci a fare quattro salti di pòlka"; -re
tèrre s.f. "striscia di terreno arato di circa 3
m.":
pòrta nu vjénde loc.avv. "borioso": nu
nd'affleggènne, Angiulíne jé accussì, pòrta
nu vjénde. "non ti affliggere, Angelo è
così, borioso".
pòrtaddúce s.m. "intermediario fra
fidanzati".
pòrtanfànne s.m. "sacchetto per
neonato".
pòrtazecchíne
s.m.
"borsellino,
portamonete".
póse s.f. "fondo di caffè".
pòste s.f. "una decina del rosario"; pòste,
a lu- loc.avv. "in vece".
pòvre agg. "povero"; dim.m. puverjédde;
dim.f. puverèdde.
pòvróme s.m. "poveruomo".
ppane s.m. "pane".
pperúte s.m. "muffa": sti fasulíne l'àja
sule jttá, nun vire ca pe ssópe s'éja fatte lu
pperúte?. "questi fagiolini li devi solo
buttare, non vedi che sopra si è fatta la
muffa?".
ppile mmjérse, a- loc.avv. "persona
senza scrupoli".
ppiù, lu- loc.avv. "addizione": fatte ssa
pàggene re ppiù, ca craje te la currègghe.
"fatti codesta pagina di addizione, che
domani te la correggo".
ppízzeche e petazze, a- loc.avv. "poco per
volta".
ppóte, se ru- loc.avv. "se può".
pranèlle s.f. "piega sul bordo inferiore
della gonna".
pràteme s.m. "mio padre"; pràtete s.m.
"tuo padre".
prattecá v.tr. "praticare": li cristjàne l'àja
prattecá numunne re juórne pe re
ccanósce. "le persone le devi praticare
molti giorni per conoscerle".
pràtteche s.f. "pratica": àja métte
mbràtteche quédde ca te stache recènne.
"devi mettere in pratica quello che ti sto
dicendo".
preccètte s.m. "pinze per occhielli (arnesi
del calzolaio)".
precepízzje s.m. "precipizio".
precessjóne s.f. "processione"; pl.
precessjúne.
prechiácche s.f. "porcacchia".
precíse
s.f.
"solco
protettivo
perimetrale".
precóche s.f. "pesca, pesco".
precúre s.f. "procura": pe ppegliá ddi
sòlete a la pòste ce vóle la precúre. "per
prendere quei soldi alla posta ci vuole la
procura".
prègge s.m. "pregio": Nanníne téne lu
prègge ca jé sengére a lu cjénde pe
ccjénde. "Anna tiene il pregio che è sincera
al cento per cento".
prehá v.tr. "pregare": si vuó lu piacére
àja prehá a ron Vecjénże, ca puó èsse ca
te ru fface. "se vuoi il piacere devi pregare
a don Vincenzo e può essere che te lo fa".
préhe inter. "prego": tu m'àje
rengrazziàte e éo t'agghi respuóste préhe e
la cóse funisce qquá. "tu mi hai ringraziato
ed io ti ho risposto prego e la cosa finisce
qui".
prèhula s.f. "pergola": jàmece a uré na
nżénghe re frìśche sótte a la prèhula.
"andiamoci a godere un po‟ di fresco sotto
alla pergola".
prejére s.f. "preghiera".
prelebbáte
agg.
"prelibato":
li
turcenjédde sònghe reffícele a ppreparárle
ma prelebbáte a mmangiarle. "i
lampredotti sono difficili a prepararli ma
prelibati a mangiarli".
premére s.f. "primiera".
premmésse s.m. "permesso": prime re
trasí nd'a na case cirche sèmbe
premmésse. "prima di entrare in una casa
chiedi sempre permesso".
préne agg. "gravida, incinta": Annúcce jé
préne re quatte mise e nu nge pare. "Anna
è incinta di quattro mesi e non ci sembra".
prenòspre s.f. "peronospora": auànne la
prenòspre à ffatte ranne a quase tutte re
vígnere. "quest'anno la peronospora ha
fatto danno a quasi tutte le vigne".
prenutá v.tr. "prenotare": m'àja prenutá
nu pòste a lu tiatre mbrima file. "mi devi
prenotare un posto al teatro in prima fila".
preputènde agg. "prepotente": nu mbòzze
veré pe nnjénde a Rachiucce ca face sèmbe
lu preputènde. "non posso vedere per
niente ad Eraclio che fa sempre il
prepotente".
prerecá v.intr. "predicare": nu mbrerecá
a lu vjénde, sònghe paróle perdute, quidde
nu nde stá a ssènde. "non predicare al
vento, sono parole perdute, quello non ti
sta a sentire".
prerecatóre s.m. "predicatore".
prèreche s.f. "predica": sjénde sjé ra ché
ppùlpete véne la prèreche. "senti senti da
che pulpito viene la predica".
prerelètte agg. "prediletto": jé lu
prerelètte re lu tataránne, uaje a chi lu
tòcche. "è il prediletto del nonno, guai a
chi lo tocca".
prerelígge v.tr. "prediligere": nun
prerelígge nu figlie a ścàpete re n'ate, li
figli sònghe tutte talèccquále. "non
prediligere un figlio a scapito di un altro, i
figli sono tutti uguali".
presagge s.m. "presagio".
presciá v.intr. "compiacere"; p.p.
presciate.
presendá v.tr. "presentare".
presendazzióne s.f."presentazione".
presendemènde s.m. "presentimento":
craje nu me vòglie mòve ra case, tènghe nu
presendemènde ammalamènde. "domani
non mi voglio muovere da casa, ho un
cattivo presentimento".
preserènde s.m. "presidente".
pressciajuóle agg. "frettoloso".
prèsscie s.f. "fretta".
prèsse s.f. "torchio oleario".
prèsseche s.f. "persica, pesca, pesco".
prestìgge s.m. "prestigio".
presutte s.m. "prosciutto"; pl. presótte
appríme cúm’jéve bbélle a vveré rinde a
ògne ccase re ppèrteche chjéne re presótte.
"prima come era bello a vedere in ogni
casa gli assi appesi sotto il soffitto pieni di
prosciutti".
préta pòmmece s.f. "pomice"; -turchine
s.f. "verderame".
prétamòrte s.f. "pietra refrattaria".
préte s.f. "pietra": Nenúcce jé fauze, tire
la préte e s'arretíre la mane. "Antonio è
falso, tira la pietra e si ritira la mano"; dim.
petròccele; -re ndaglie s.f. "pietra
angolare".
prétènne v.tr. "pretendere": n'àje cchiù
ché prétènne, t'agghi pahate nżìne a
l'ùteme cendèseme. "non hai più che
pretendere, ti ho pagato fino all'ultimo
centesimo".
prèute s.m. "prete"; pl. prjéute; dim.
priutácchie.
prevelègge s.m. "privilegio": seccóme
téne lu prevelègge re lu pòste ca accúpe,
se crére ca jè revendáte patratèrne.
"siccome tiene il privilegio del posto che
occupa, si crede che è diventato
padreterno".
preveleggiá v.tr. "privilegiare".
preveré v.tr. "prevedere".
prezziuse agg. "prezioso": quist'anjédde
re pàtreme pe mmé jé assàje prezziuse.
"quest'anello di mio padre per me è molto
prezioso".
prezzóne s.m. "cappotto rozzo e
pesante"; pl. prezzune.
prjàrse v.rifl. "rallegrarsi": nu nże
prjàsse tande, se prime nu nżape cúme
stanne re ccóse. "non si rallegrasse tanto,
se prima non sa come stanno le cose".
priatòrje s.m. "purgatorio": se tróve
sèmbe n'àneme re lu priatòrje ca t'ajùte.
"si trova sempre un 'anima del purgatorio
che ti aiuta".
prjémete s.m. "stimolo di diarrea,
premito".
prjéste agg. e avv. "presto"; dim.
prestulídde.
prjézze s.f. "allegrezza": próve na prjézze
sule ca te véche, uardánne a tté jé cúme se
verésse a ppràtete. "provo un'allegrezza
solo che ti vedo, guardandoti è come se
vedessi tuo padre".
primamatíne avv. "prime ore del
giorno".
primatíve agg. "primaticcio": feglió, nun
gghjénne a accattá re ppatane ca nd'a ssi
juórne jéscene quédde primatíve. "ragazza,
non andare a comprare le patate che in
questi giorni escono quelle primaticce".
prime avv. "prima": prime re parlá,
pjénżece. "prima di parlare, pensaci"; figlie agg. e s.m. "primogenito": lu prime
figlie re Tresúcce jé partute pe lu Canetà e
ppó une a la vòte chiame tutte li frate. "il
primogenito di Teresa è partito per il
Canada e poi uno alla volta chiama tutti i
fratelli"; -re tutte avv. "anzitutto": pe ffá
ssu viagge prime re tutte àja prepará re
bbaligge. "per fare questo viaggio anzitutto
devi preparare le valige"; -re lu tjémbe
avv. "anzitempo": auànne la vernégne jé
menute prime re lu tjémbe. "quest'anno la
vendemmia è venuta anzitempo".
primmavére s.f. "primavera": óje jé lu
prime juórne re primmavére, stá nu bbèllu
sóle, m'agghia fá na passjàte a lu
Castjédde; "oggi è il primo giorno di
primavera, sta un bel sole, mi devo fare
una passeggiata al Castello".
pròje v.tr. "porgere"; p.p. prujúte.
prónde agg. "pronto": mà, tjéne prónde li
sòlete ca cúme funisce Necóle re fatjá,
l'àja pahá. "mamma, tieni pronti i soldi
che come finisce Nicola di lavorare, lo
devi pagare".
pròpete avv. "propriamente".
pròpje agg. e avv. "proprio": jé state
pròpje na ścustumatézze, ca m'àje
respuóste accussì. "è stata proprio una
scostumatezza, che mi hai risposto così".
pròve s.f. "prova"; pl. pruóve.
prre scióte loc.avv. "chiamare il cavallo".
prrritté loc.avv. " chiamare le pecore".
prubbabbeletà s.f. "probabilità": cu
prubbabbeletà peścràje me ne vènghe fóre
ra la matìne pe stá na nżénghe a l'àrje
apèrte. "con probabilità dopodomani me
ne vengo in campagna dalla mattina per
stare un po‟ all'aria aperta".
prubbléme s.m. "problema": la maéste
m'à ddate nu prubbléme numunne reffícele
ca n'agghi ndó ṡbatte la cape. "la maestra
mi ha dato un problema troppo difficile
che non ho dove sbattere la testa".
prucache s.f. "ononide".
prucessá v.tr. "processare".
prucjésse s.m. "processo": re ccóse ca
m'àje ritte nunn'ànne nesciune valóre e tu
nun me facènne nu prucjésse. "le cose che
mi hai detto non hanno nessun valore e tu
non mi fare un processo".
prudicce s.m. "purino".
prudigge s.m. "prodigio".
prudótte s.m. "prodotto".
prufessjóne s.f. "professione": Vetturíne
face la prufessjóne líbbere. "Vittorio fa la
professione libera".
prufessjuníste s m. e f. "professionista":
puó avé ferúcje re Resàrje jé nu bbuóne
prufessjuníste. "puoi avere fiducia di
Rosario è un buon professionista".
prufferí v.tr. "proferire".
pruffetjá v.intr. "perfidiare".
pruffetjùse agg. "perfidioso, persona
persistente".
pruffíne, a la- loc.avv. "alla fine".
prufile s.m. "profilo": lu prufile tuje jé
talèccquále a ppàtrete. "il tuo profilo è
uguale a tuo padre".
prufìtte s.m. "profitto": Custà. li spjénne
li sòlete, ma sònghe sòlete sande, pecché
Mechelíne stùrje cu prufitte. "Costanzo, li
spendi i soldi, ma sono soldi santi, perché
Michele studia con profitto".
prufumá v.tr. "profumare": Mmaculà,
àje prufumáte na case, ché t'àje misse tutte
la bbuttiglie r'adduríne?. "Immacolata, hai
profumato una casa che ti sei messa tutta la
bottiglia di profumo?".
prufunne agg. "profondo".
prufussóre s.m. "professore".
pruggettá v.tr. "progettare": vire appríme
re ccóse cúme se míttene e ppó
accummjénże a ppruggettá. "vedi prima le
cose come si mettono e poi incomincia a
progettare".
pruggètte s.m. "progetto": Feleríche
parle, parle téne sèmbe la cape chjéne re
pruggètte. "Federico parla, parla tiene
sempre la testa piena di progetti".
prujbbí v.tr. "proibire": nun me puó
prujbbí re trasí nd'a sta case, pecché
tènghe pure éo la parzióne. "non mi puoi
proibire di entrare in questa casa perché
tengo anch'io la porzione".
prumésse s.f. "promessa".
prumétte
v.tr.
"promettere":
nu
mbrumétte si nu mbuó mandené. "non
promettere se non puoi mantenere".
prundézze s.f. "prontezza".
prununżjá v.tr. "pronunciare".
prupènże agg. "propenso".
prupjétà s.f. "proprietà": la prupjétà jé la
míje e ne fazze quédde ca vòglie. "la
proprietà è la mia e ne faccio quello che
voglio".
prupízzje agg. "propizio": àja aspettá lu
mumènde prupízzje pe ce parlá, se no
ścuórdatílle. "devi aspettare il momento
propizio
per
parlarci,
altrimenti
dimenticatelo".
prupòste
s.f.
"proposta":
nunn'à
accettáte la prupòste ca l'agghi fatte e
mmó si ne pènde. "non ha accettato la
proposta che gli ho fatto e ora se ne pente".
prusunduóse agg. "presuntuoso": Ndònje
jé nu ciucce prusunduóse. "Antonio è un
asino presuntuoso".
prutahuníste s.m. e f. "protagonista":
Bbennárde vóle fá sèmbe lu prutahuníste,
nu nżape ca quidde ca stanne tuórne
tuórne nu nżònghe fésse. "Bernardo vuole
fare sempre il protagonista non sa che
quelli che stanno torno torno non sono
fessi".
prutègge v.tr. "proteggere": Cristòfene
face carrjére pecché còccherúne lu
prutègge. "Cristoforo fa carriera perché
qualcuno lo protegge".
prutestá v.intr. "protestare": Cicce à
pprutestáte cóndre tutte quédde ccóse ca
nun vanne cúm'ànna ìre. "Francesco ha
protestato contro tutte quelle cose che non
vanno come devono andare".
pruvá v.tr. "provare"; -ra cape v.tr.
"riprovare".
pruvèrbje s.m. "proverbio": quanne
sjénde ra l'anżjàne cèrte pruvèrbje,
t'accuórge quanda sapjénże tenévene li
vavune. "quando senti dagli anziani certi
proverbi, ti accorgi quanta sapienza
tenevano gli avi".
pruverènże s.f. "provvidenza": re quiste
tjémbe l'acque fusse pròpje na pruverènże
pe la cambagne. "di questi tempi la
pioggia sarebbe proprio una provvidenza
per la campagna".
pruvètte s.f. "arnese cavo per provare il
formaggio".
pruvulóne s.m. "provolone": vire vì a
Custanżúcce cúme mózzeche bbèlle
quédde e ddòje fèdde re pane cu lu
pruvulóne mmjézze. "vedi vedi a Costanzo
come morde bene quelle due fette di pane
con il provolone in mezzo".
pruvveré v.tr. "provvedere"; p.p.
pruvverúte.
pruvviste s.f. "provvista": zìjme à ffatte
re ppruvviste pe la vernate, ca s'azzòppe la
néva nu mbòte ascí. "mia zia ha fatto la
provvista per l'invernata che se arriva
all'improvviso la neve non può uscire".
puche s.f. "arista, marza": mó ca jate
apprjésse a la prucessjóne re re spiche,
stàteve attjénde, spècje vuje criature, a
nun ve fá ìre re ppuche nd'a l'uócchie. "ora
che andate appresso alla processione delle
spighe state attenti, specie voi bambini, a
non farvi andare le ariste nell'occhio";
famme na puche accata te re quédda
cerase tòste e puórtammílle ca la vòglie
annestá sópe a l'àrbele míje. "fammi una
marza da te di quella ciliegia duracina e
portamela che la voglio innestare sul mio
albero".
puddare s.f. "Stella Polare".
puddastre s.f. "pollastra"; dim.m.
puddastrjédde; dim.f. puddastrèdde.
puddítre s.m. "puledro".
puéte s.m."poeta": nu nżaje manghe
lègge e vuó fá lu puéte, vatte cùleche, vá!.
"non sai neanche leggere e vuoi fare il
poeta, vatti a coricare, vai!".
pùggele s.m. "pugile".
puglie s.f. "campagna nel foggiano".
Pugliglie s.m. "Pugliglio (contrada sulla
strada per Bovino, al bivio per andare a
Cervaro)".
puisíje s.f. "poesia": quanda puisíje ce
facéve mbará la maéste quanne jéveme a
la ścóle. "quante poesie ci faceva imparare
la maestra quando andavamo a scuola".
pùjne s.m. "cazzotto, pugno"; pl. pójne;
dim. pujnícchie.
pujnjàte
s.f.
"cazzottata":
si
l'ammeretáve quédda pujnjàte accussì se
mbare a pparlá. "se la meritava quella
cazzottata così impara a parlare".
pulecenáre s.m. "pulcinaio": si càmbene
tutte ddi pulecíne nd'a lu pulecenáre,
vòglie stá bbuóne ngrasce re tutte cóse. "se
vivono tutti quei pulcini nel pulcinaio,
starò in abbondanza di tutte le cose".
Pulecenèlle
s.m.
"Pulcinella":
Pulecenèlle jé la maśchera napuletáne
c'ave sèmbe fame e sséte. "Pulcinella è la
maschera napoletana che ha sempre fame e
sete".
pulecíne s.m. "pulcino, picciolo": re
ccerase l'àje spezzecá ra l'àrbele cu lu
pulecíne. "le ciliegie le devi staccare
dall'albero con il picciolo".
pulèmeche s.f. "polemica": me sònghe
ścucciate re te sènde, mó te mitte a ffá
pure pulèmeche, ché vvaje truvanne?. "mi
sono scocciato a sentirti, ora ti metti a fare
anche polemica, che vai trovando?".
pulènde s.f. "polenta".
pulerènde s.m. "bidente": quanne la
tèrre jé tòste pe la zappá ce vóle lu
pulerènde. "quando il terreno è duro per
zapparlo ci vuole il bidente".
pulezzá v.tr. "pulire"; -affile v.tr.
"razziare": a Mmartuméje ànne pulezzáte
affile tutte l’anemàlje ca tenéve a li
Furlázze. "a Bartolomeo hanno razziato
tutti gli animali che teneva ai Forlazzi"; -ra
cape v.tr. "ripulire".
pulezzáte s.f. "pulita"; dim. pulezzatèlle.
pulezzíje .sf. "polizia, pulizia": la
pulezzíje nunn’éja bbóne sule nd’a la
sacche. "la pulizia non è buona solo nella
tasca".
pulezziòtte s.m. "poliziotto".
pulíteche s.f. "politica": s’éja reterate ra
la pulíteche nun ne vóle cchiù sapé. "si è
ritirato dalla politica non ne vuole più
sapere".
pullmande s.m. "pullman".
pulmóne s.m. "polmone"; pl. pulmune:
allúcche allú, ca tjéne bbuóne pulmune.
"grida grida, che tieni buoni polmoni".
pulmuníte s.f. "polmonite".
Pulóne s.m. "Epulone, abbeveratoio":
nun facènne lu ricche Pulóne stipatílle ssi
sòlete pe ddòppe. "non fare il ricco
Epulone conservateli questi soldi per
dopo".
pùlpete s.m. "pulpito": uardánne la
chjésje nòste, a mmane reritte, vucine a
l’ùtema culònne ce stéve nu pùlpete.
"guardando la nostra chiesa, a destra,
vicino all‟ultima colonna ci stava un
pulpito".
pulpètte s.f. "polpetta".
pulùjne s.f. "pruina": làvele quisse
perùne ca accussì se léve la pulùjne e ppó
mangiatidde. "lavale codeste prugne che
così si toglie la pruina e poi mangiatele".
pulutróne s.f. "poltrona": assjéttete
sóp’a ssa pulutróne ca staje cúm’a nu
pascià. "siediti su codesta poltrona che stai
come ad un pascià".
pulvécchie re re ttàrule s.f. "tarmolo":
n’agghi manghe funute re pulezzá e vvá
vire mó truóve n’ata vòte la pulvécchie re
re ttàrule. "non ho neanche finito di pulire
e vai a vedere ora trovi un‟altra volta il
tarmolo".
pulvine s.m. "sinibbio": a vvòrje nu
mbuó spundá, lu pulvine te jétte ndèrre,
vire re rràfene c’à ffatte. "a borea non puoi
spuntare, il sinibbio ti butta a terra, vedi i
cumuli di neve ammassati dal vento che ha
fatto".
pumate s.f. "pomata".
pumbá v.tr. "pompare".
pumberóre s.m. "pomodoro": ajére
accattámme nu cundale re pumberóre pe
ffá la cunżèrve. "ieri comprammo un
quintale di pomodori per fare la salsa".
pumbètte s.f. "schizzetto": Ddulurà,
n’ascènne musére mmjézze a la chiazze cu
la vèsta nóve, ca ce stanne li uagliune cu
re pumbètte. "Addolorata, non uscire
stasera in mezzo alla piazza con il vestito
nuovo, che ci sono i ragazzi con gli
schizzetti".
pumbjá v.tr. "irrorare": ce vuljérne
parícchie uperàje pe pumbjá la vigne a
Lavèdde. "ci vollero parecchi operai per
irrorare la vigna a Lavella"; -cu la préta
turchine v.tr. "ramare".
pumbjére s.m. "pompiere".
pumbunáre s.m. "lupo mannaro": cúme
sendévene re numená lu pumbunáre re
ccriature s’accujatavene. "come sentivano
di nominare il lupo mannaro i bambini si
acquietavano”.
pumètte s.m. "cane volpino".
pùmmete voce onom. "pum, tacchete":
pùmmete, jé carute Seppúcce. Citte a
mmàmme ca te rache la cìcule re
mammaránne. "pum, è caduta Giuseppina.
Zitta a mamma che ti do il cicciolo di
nonna"; auzaje la pénne e pùmmete na
bbèlla macchie sóp’a lu quatèrne. "alzai la
penna e tacchete una bella macchia sul
quaderno".
pundá v.intr. "puntare": mó ca vaje a lu
quarte re fahúgne àja pundá bbuóne li
pjére ndèrre se no lu vjénde te pòrte. "ora
che vai alla parte di favonio devi puntare
bene i piedi per terra altrimenti il vento ti
porta".
pundare s.f. "macigno infossato per
metà, pezzo di roccia staccata dalla
parete".
pundarjédde s.m. "pungolo".
punde s.m. "punto"; -nìure s.m.
"comedone".
pundécchie s.f. "puntina".
pundellá v.tr. "puntellare".
pundélle s.f. "puntello".
pundjá v.tr. "cucire, dar di punti".
pundíglie s.m. "puntiglio": nun vuó
accunżendí pe pundíglie. "non vuoi
acconsentire per puntiglio".
pundine
s.f.
"chiodo,
merletto":
mammarànne facéve pundine pe re
llenżóle, re ttuvaglie, li mesale e ppure pe
re métte nd’a li stipe. "nonna faceva
merletti per le lenzuola, le tovaglie ed
anche per metterli negli stipi"; -e
ścarpjédde s.f.pl. "punzone per fabbro".
pùngeche s.m. "punteruolo": piglie nu
pùngeche e jame a lu chiane a ścarfugliá
lu ggranerínje. "prendi un punteruolo ed
andiamo al piano a scartocciare il
granturco".
pungechjá v.intr.tr. "lavorare a maglia,
pungolare": pe lu fatjá l’àja pungechjá
nguórpe. "per farlo lavorare lo devi
pungolare in corpo".
pungeglióne s.m. "aculeo": andó
rumaníje lu pungeglióne re lu muścóne,
s’anghiaje tutte la facce. "dove rimase il
pungiglione della vespa si gonfiò tutto il
viso".
pungènde agg. "spinoso".
punterá v.tr. "ponderare": prime r’aggí
àja punterá bbuóne la setuazzjóne. "prima
di agire devi ponderare bene la situazione".
puógge s.m. "trespolo": nu stènne cchiù
alérte, se no te stracche, piglie ssu puógge
e assjéttete azzicche a mmé. "non stare più
in piedi, altrimenti ti stanchi, prendi
codesto trespolo e siediti vicino a me".
puóje s.m. "poggio, sedile in pietra": lu
puóje abbasce a lu chiane jàtele a pulezzá
ca craje jé San Ggiuuànne e arrive la
Marònne re lu Vòśche. "il poggio giù al
piano andatelo a pulire che domani è San
Giovanni e arriva la Madonna del Bosco".
puópele s.m. "popolo": feglió, fìcchete
rinde, nun facènne puópele, ca li fatte tuje
nu l’adda sapé nesciune. "ragazza, infilati
dentro, non fare popolo, che i fatti tuoi non
li deve sapere nessuno".
puórche s.m. "maiale, porco": mange
cúm’a nu puórche, n’ata nżénghe nun
trase manghe cchiù nd’a la pòrte. "mangia
come ad un maiale, un altro po‟ non entra
neanche più nella porta"; pl. puórce; dim.
purceddúzze, purcjédde.
puórchespíne
s.m.
"cinghiale,
porcospino"; pl. puórcespíne.
puórre s.m. "porro, verruca": la sóre re
nòreme tenéve na mane chjéne re puórre.
"la sorella di mia nuora teneva una mano
piena di verruche".
puórte s.m. "porto".
pupàjne s.m. "peperone"; - pezzute s.m.
"peperoncino"; -re la quagljètte s.m.
"peperoncino"; -sicche s.m. "peperoncino".
pupazzjédde s.m. "pupazzetto".
pupe s.f. "bambola": Ngurnatèlle
pazzjàve tutte la jurnate cu na pupe
mbrazze. "Incoronata giocava tutta la
giornata con una bambola in braccio"; pl.
púpere; dim. puparèdde.
pupécchie s.f. "pupa".
pupídde s.m. "ciucciotto di stoffa ripieno
di zucchero".
pupizze s.f. "pipita": feglió, nu nderá re
pupizze accussì, cu li rjénde, tàgliele cu re
ffuórfece se no jésce lu sanghe. "ragazza,
non tirare le pipite così con i denti, tagliale
con le forbici altrimenti esce il sangue".
puplètteche agg. "apoplettico": avíje nu
cólpe puplètteche e ce rumaníje lu cuórje.
"ebbe un colpo apoplettico e ci rimase la
pelle".
puppù s.f. "cacca, popò": quiddu
uagliungjédde à ffatte la puppù sóp’a la
ścale, attjénde nu nd’assettànne. "quel
ragazzino ha fatto la cacca sulla scala,
attento non sederti".
pupulá v.tr. "popolare": Panne jé
pupulate assàje rinde state, quanne
vjénene li pajsane ra lundane. "Panni è
popolato molto in estate, quando vengono i
paesani da lontano".
pupulazzióne s.f. "popolazione": la
pupulazzióne re Panne jé scemate
numunne cu la megrazióne. "la
popolazione di Panni è molto scemata con
l‟emigrazione".
purcare s.m. "porcaio".
purcaríje s.f. "porcheria".
purcjédde s.m. "porcello"; s.f. purcèdde:
sì na purcèdde, vire cúme te sì ndrecate lu
cinge, óje te l’agghi misse pulite. "sei una
porcella, vedi come ti sei sporcata il
vestitino, oggi te l‟ho messo pulito".
purcile s.m. "porcile": andó vaje?
Tuórne ndréte, tèccquete la ścópe e
pulizze, nun vire ca sta case stá
revendánne nu purcile. "dove vai? Torna
indietro, eccoti la scopa e pulisci, non vedi
che questa casa sta diventando un porcile".
pure cong. "anche": pure óje face càure
sònghe pròpje stuffute, resídere lu ffriśche.
"anche oggi fa caldo sono proprio stufo,
desidero il fresco"; -ca cong. "benché":
pure ca Custànże stéve stracche ròppe na
jurnate re fatíje, m’accumbagnáje a la
stanżjóne. "benché Costanzo stava stanco
dopo una giornata di lavoro, mi
accompagnò alla stazione".
purtá v.tr. "portare"; -a la fine v.tr.
"compire": ce ne vóle re tjémbe pe ppurtá
a la fine tutte ssu lavóre. "ce ne vuole di
tempo per compiere tutto codesto lavoro";
-addréte v.tr. "trainare".
purtahalláre s.m. "venditore di arance".
purtahálle s.m. "arancia, arancio": si te
mange nu purtahálle a la matine jé r’óre,
si te lu mange a mèzzjuórne jé r’argjénde,
si te lu mange a la sére jé re chiumme. "se
ti mangi un‟arancia al mattino è d‟oro, se
te la mangi a mezzogiorno e d‟argento, se
te la mangi alla sera è di piombo".
purtèdde s.f. "portella".
purtèlle s.f. "portellino del fornello".
purtellúzze s.m. "porticina".
purtenáre s.m. "portinaio".
purtjére s.m. "portiere": pàtreme,
quanne jéve ggióvene facéve lu purtjére
nd’a la squadre re pallóne re Panne. "mio
padre, quando era giovane faceva il
portiere nella squadra di pallone di Panni".
purtóne
s.m.
"portone";
dim.
purtungíne.
purucchiúse agg. "pidocchioso": jé nu
uaglióne purucchiúse, statte attjénde nu
nd’avvecená. "è un ragazzo pidocchioso,
stai attento non ti avvicinare".
pusá v.tr. "posare": àja pusá appríme lu
piatte sóp’a la bbuffètte e ppó ramme
aurènżje. "devi posare prima il piatto sul
tavolino piccolo e poi dammi retta".
pusetivamènde avv. "espressamente": jé
menute pusetivamènde pe me rice lu fatte e
nun farme cumbená uaje. "è venuto
espressamente per dirmi il fatto e non
farmi combinare guai".
pusetive, re- loc.avv. "di proposito,
apposta": l’à ffatte re pusetive pe me
ranneggiá. "l‟ha fatto apposta per
danneggiarmi".
pusezzjóne s.f. "posizione": te truóve
nd’a na bbrutte pusezzjóne, andó te ggire
ggire te cuóce. "ti trovi in una brutta
posizione, dove ti giri giri ti scotti".
pussebbeletà s.f. "possibilità".
pusseré v.tr. "possedere": te n’àja frecá
re tutte quande, pussjére case e ttèrre e
puó fá lu segnóre cu na còsse sóp’a n’ate.
"te ne devi fregare di tutti, possiedi case e
terreni e puoi fare il ,signore con una
gamba sull‟altra".
pussèsse s.m. "possesso".
pussíbbele agg. "possibile": sèmbe ca jé
pussíbbele, stu lavóre l’àja fá tu. "sempre
che è possibile, questo lavoro lo devi fare
tu".
pustale s.f. e agg. "postale, pullman".
pustjá v.tr. "posteggiare".
pustjére s.m. "portalettere".
putá v.tr. "potare".
putatóre s.m. "potatore"; pl. putatúre:
piglie ssu putatúre ca vòglie tagliá st’aste
ca ndóppe cu la cape. "prendi codesto
pennato che voglio tagliare questo ramo
che urto con la testa".
puté v.intr. "potere".
putéha s.f. "bottega": la putéha re zì
Jucce jéve linde e pinde. "la bottega di zia
Maria era linda e dipinta".
puteháre s.m. "bottegaio": lu puteháre
adda èsse ggendile cu li cljénde, sule
accussì póte fá affare. "il bottegaio deve
essere gentile con i clienti, solo così può
fare affari".
putènde
agg.
"potente":
quissu
uagliungjédde téne na vóce putènde
quanne face gruósse putarríje revendá
tenóre. "codesto ragazzino tiene una voce
potente quando diventa grande potrebbe
diventare tenore".
putére s.m. "podere, potere": numunne re
pannise àbbetene nd’a li putére vucine
Fògge. "molti pannesi abitano nei poteri
vicino Foggia".
putestà s.m. "podestà": li putestà stévene
quanne stéve lu fascisme. "i podestà
stavano quando stava il fascismo".
putresíne s.m. "prezzemolo"; -salvagge
s.m. "erba Roberta".
puverjédde s.m. "accattone": quanne
menéve lu juórne re li muórte quiddu
puverjédde tuzzulánne a ttutte re ppòrte
recéve: “pe l’àneme re li muórte cicce
crure e cicce cuótte”. "quando veniva il
giorno dei morti quel poveretto bussando a
tutte le porte diceva: "per l‟anima dei morti
ceci crudi e ceci cotti"; f. puvurèdde.
puvertà s.f. "povertà": cu tanda sòlete
c’à ttenute jé muórte mbuvertà, ścurdate
ra tutte. "con tanti soldi che ha tenuto è
morto in povertà, dimenticato da tutti".
puze s.m. "polso".
puzze s.m. e f. "pozzo, puzzo"; puzze, a
la- loc.avv. "per intuito".
puzzètte s.m. "chiusino": nd’a lu pajése
ce stanne puzzètte re fjérre e puzzètte re
préte. "nel paese ci sono chiusini di ferro e
chiusini di pietra".
Puzzídde s.m. "Puzzillo (contrada sulla
strada per la Fontana Vecchia)".
puzzulènde agg. "puzzolente": quanne
pulízze quéssa càmmere? Nu nżjénde
cúm’jé puzzulénde?. "quando pulisci
codesta camera? Non senti com‟è
puzzolente?".
161
uá avv. "qui".
uabbasce avv. "quaggiù":
quabbasce nd'a la candine face
fridde, si staje surate nu mbuó
trasí. "quaggiù nella cantina fa
freddo, se stai sudato non puoi entrare".
quabbecíne avv. "qui vicino".
quaccquaraccquà s.m. "uomo da poco".
quaccquarjá v.intr. "sobbollire": feglió
l'acque accummènże a quaccquarjá, statte
attjénde ca mombrèste accummènże a
vvódde. "ragazza l'acqua incomincia a
sobbollire, stai attenta che ben presto
incomincia a bollire".
quaddínde avv. "qua dentro".
quadèrne s.f. "quaterna": craje vaje a
Ffògge m'àja jucá na quadèrne a lu lòtte.
"domani vai a Foggia mi devi giocare una
quaterna al lotto".
quagliá v.intr. "cagliare": ru llatte nu
l'àje misse aru ffriśche e s'éja quagliate.
"il latte non l'hai messo al fresco e si è
cagliato".
quagliaròzze s.f. "viscidume": quédda
quagliaròzze me face vutá lu stòmmeche.
"quel viscidume mi fa rivoltare lo
stomaco".
quaglie s.m. "caglio, cemento impastato
con sabbia e acqua": lu tjéne prónde lu
quaglie ca craje avima fá ru ccase?. "lo
tieni pronto il caglio che domani dobbiamo
fare il formaggio?".
quagliuózze s.m. "uccello di pochi
giorni".
quammónde avv. "quassù".
quande agg.int. "quanto"; pl. quanda.
quandetà s.f. "quantità".
quanne avv. "quando": quanne ru
ffuóche cóce assàje, adda fá maletjémbe.
"quando il fuoco scotta molto, deve fare
maltempo".
quaquaròglie s.f. "liquame": allundánete
ra ddà, nu nżjénde cúme puzze tutte dda
quaquaròglie?. "allontanati di là non senti
come puzza tutto quel liquame?".
quarande agg.n.card. "quaranta".
quarandóre s.f.pl. "quarantore": vòglie
ìre a la chiésje ca ce stanne re
Q
quarandóre. "voglio andare in chiesa che
ci stanno le quarantore".
quaratíne s.m. "persona che fa e vende
formaggio".
quarére s.f. "querela": m'à ffatte lu ranne
e éo l'agghi fatte quarére. "mi ha fatto il
danno e io gli ho fatto querela".
quarte s.m. "fase lunare, lato, parte,
quarto (misura di peso 12 kg)": vá ra l'atu
quarte e ajùteme a mmétte re lenżóle e re
cupèrte a lu ljétte. "vai dall'altro lato e
aiutami a mettere le lenzuola e le coperte
al letto"; -figlie agg. "quartogenito";
quarte a n'ate, ra nu- loc.avv. "da una
parte all'altra"; quarte, re- loc.avv.
"lateralmente": spuóstete re quarte e
famme passá ca vache re prèsscie.
"spostati lateralmente e fammi passare che
vado di fretta".
quartecèdde s.f. "porzione da 250 gr".
quartjá v.intr. "farneticare".
quartine
s.m.
"appartamento":
Mmaculáte s'éja accattáte nu quartine a
Nnàpele, vire quanda sòlete ca téne!.
"Immacolata
si
è
comprato
un
appartamento a Napoli, vedi quanti soldi
che tiene!".
quassópe avv. "qui sopra": ra quassópe
a re mmurge se vére nu bbèllu panuráme.
"da qui sopra alle rocce si vede un bel
panorama".
quassótte avv. "qui sotto".
quatèrne s.m. "quaderno": lu quatèrne
l'àja tené sèmbe pulite e sènża
cecchetuónne. "il quaderno lo devi tenere
sempre pulito e senza scarabocchi".
quatrá v.tr. "quadrare": fá re tutte ca li
cunde ànna quatrá. "fa di tutto che i conti
devono quadrare".
quatre s.m. "quadro": nu bbèllu quatre
abbellísce lu mure. "un bel quadro
abbellisce il muro".
quatrjédde s.m "ago da materassaio".
quatriglie s.f. "quadriglia": tataránne
Mengúcce sapéve cumanná bbuóne la
quatriglie. "nonno Domenico sapeva
comandare bene la quadriglia".
quatrine s.m. "quattrino": pe ccambá re
quiste tjémbe ce vuónne tanda quatrine.
"per campare di questi tempi ci vogliono
tanti quattrini".
quatt'anne s.m. "quadriennio".
quatte agg.n.card. "quattro"; quatte
candune, a li- loc.avv. "ai quattro
cantoni".
quattecjénde agg.n.card. "quattrocento".
quattòrdece agg.n.card. "quattordici".
quattuócchie 1.agg. "occhialuto"; 2.s.m.
"quattrocchi": facímece na passjàte,
t'agghia rice cèrte cóse a quattuócchie.
"facciamoci una passeggiata, ti devo dire
certe cose a quattrocchi".
quibbusse s.m. "conquibus, soldi": pe ffá
na bbèlla fèste ce vuónne li quibbusse se
no jé mèglie ca nu nde muóve pe nnjénde.
"per fare una bella festa ci vogliono i
conquibus altrimenti è meglio che non ti
muovi per niente".
quidd'ate pron. "l'altro, quell'altro"; f.
quédd'ata.
quidde agg. dimostr. "quello";.-ca stá
ddinde s.m. "contenuto": quidde ca stá
ddinde a la bbuttiglie jé acite e no vine,
statte attjénde nu nde lu bbevènne. "il
contenuto della bottiglia è aceto e non
vino, stai attento non te lo bere". -ca jé
rumaste loc.avv. "residuo"; f.sing. e pl.
quédde; -ca s'adda rá loc.avv. "dovuto":
ce sime misse r'accòrde sóp'a lu prèzze re
quédde ca s'adda rá. "ci siamo messi
d'accordo sul prezzo dovuto"; -ca te spètte
loc.avv. "spettanza": fatte lequetá quédde
ca te spètte e ppó verime quédde ca s'adda
fá. "fatti liquidare la spettanza e poi
vediamo quello che si deve fare".
quiddu agg.dim. "quello"; pl. quiddi.
quinde 1.s.f. "quinta"; 2.agg.n.card.
"quinto".
quìnnece agg.n.card. "quindici".
quissu agg.dim. "codesto, costui"; pl.
quisse; f.sing. quéssa; pl. quésse: tutte
quésse ccóse ca t'agghi ritte sònghe
alluuére. "tutte codeste cose che ti ho detto
sono vere"; lu fatte nun l'àja rice a mmé,
ma a qquéssa ca tjéne vucine. "il fatto non
lo devi dire a me, ma a costei che tieni
vicino"; quésse, cu tutte- loc.avv.
"contuttochè": cu tutte quésse ca sònghe
passate bbuóne, vòglie rumaní a ccase, àje
ché ddice?. "contuttochè sono guarito
voglio restare a casa, hai da dire?". -ddó
pron.dimostr. "costui"; f. quéssa ddó.
quiste agg.dim.m. "questo"; pl. quisti;
f.sing. quésta; f.pl. quéste
quistu agg.dim. "questo"; -qquá loc.avv.
"questo qui".
163
R
á v.tr. "dare"; p.p. rate; ger.
ranne; ramecílle: "diamocelo";
-aurènżje, v.tr. "dare retta": nu
lu rènne aurènżje ca mó pjérde
tjémbe, falle mení craje a ccàsete. "non
dargli retta che ora perdi tempo, fallo
venire domani a casa tua; -mazze ngule
v.tr. "sculacciare": Matalé, quanne àja rá
mazzate a lu criature, l'àja rá mazze ngule,
maje nfacce. "Maddalena, quando devi
dare bastonate al bambino, lo devi
sculacciare ma mai in faccia"; parlamjénde v.tr. "rivolgere la parola"; pícchere pàcchere v.tr. "dare botte".
racape avv. "daccapo": accummjénże a
raccundá lu fatte racape. "incomincia a
raccontare il fatto daccapo".
racche s.f. "laniccio sui vestiti, pelucco".
raccialárde s.m. "battilardo": stu pjézze
re larde l'àja arracciá sóp'a lu
raccialarde. "questo pezzo di lardo lo devi
battere sul battilardo".
raccòglie v.tr. "raccogliere"; p.p.
raccuóvete.
raccòvete s.f. "raccolta": la raccòvete re
re mméle auànne jé state bbóne, nu nżacce
andó l'agghia métte. "la raccolta delle
mele quest'anno è stata buona, non so dove
devo metterle".
raccumanná v.tr. "raccomandare": cúme
se sònghe misse re ccóse adda sule
raccumanná l'ànema a Ddíje. "come si
sono messe le cose deve solo
raccomandare l'anima a Dio".
raccumannáte s.f. "raccomandata": la
léttere l'agghi fatte raccumannáte pe stá
cchiù secure. "la lettera l'ho fatta
raccomandata per stare più sicura".
raccundá v.tr "narrare, raccontare":
s’assettàje e accumenżàje a raccundá
cúm’jévene jùte li fatte. "si sedette e
incominciò a raccontare come erano andati
i fatti".
ràchene s.m. "ramarro": lu ràchene jé
vérde e jé cchiù ggruósse re na
serpógnele. "il ramarro è verde e più
grande della lucertola".
rachenjá v.intr. "camminare a stento".
raciuóppe s.m. "grappolo"; -scinde o
allaśche s.m. "spargolo".
raddattuórne avv. "là intorno".
raddóppje s.m. "raddoppio".
raddulecí v.tr. "raddolcire".
radduppjá v.tr. "raddoppiare": a
Angícche l'àja radduppjá la pàha e vvire
cúme véne a fatjá. "a Francesco gli devi
raddoppiare la paga e vedi come viene a
lavorare".
ràdje s.f. "radio"; dim. radijcèdde.
rafanjédde s.m. "ravanello".
ràfene s.f. "cumulo di neve ammassato
dal vento".
ràffje s.f. "rafia".
raffrundá v.tr. "raffrontare": àje
raffrundáte re ddòje firme? Te ne sì
accòrte ca quésse ca tjéne nnande
nunn'éja la míje?. "hai raffrontato le due
firme? Te ne sei accorto che codesta che
tieni davanti non è la mia?".
raffrunde s.m. "raffronto".
raffurzá v.tr. "rafforzare": ssu mure l'àja
raffurzá, ca si ne stanne carènne re ppréte.
"codesto muro lo devi rafforzare, che se
stanno cadendo le pietre".
rafóre avv. "fuori".
ragge 1.s.f. "rabbia": la ragge t'arruvíne
lu féchete, statte calme. "la rabbia ti rovina
il
fegato,
stai calmo";
2.s.m.pl.
"radiografia": Culurínde éja ra parícchie
juórne ca téne lu male re stòmmeche, craje
s'adda ìre a ffá li ragge. Clorinda è da
parecchi giorni che tiene il mal di stomaco,
domani si deve andare a fare la
radiografia".
raggióne s.f. "ragione": ché ce rice rice,
nun vvóle capí raggióne. "che gli dici dici,
non vuole capire ragione".
raggiuná v.intr. "ragionare".
raggiunamènde s.m. "ragionamento": te
stache facènne stu raggiunamènde pe te fá
capí tanda cóse ca nu nżaje. "ti sto
facendo questo ragionamento per farti
capire tante cose che non sai".
raggiunévele agg. "ragionevole": puó ìre
ra quidde a pparlá ca jé nu cristjàne
raggiunévele. "puoi andare da quello a
parlare che è una persona ragionevole".
raggiunjére s.m. "ragioniere": jé
raggiunjére e mmjézze a li nnúmmere
s'adda sapé mòve. "è ragioniere e in mezzo
ai numeri si deve saper muovere".
rahanèdde s.f. "raganella, rantolo":
Felúcce, bbéne míje téne la rahanèdde, se
vére ca stá a la fine re li juórne suje.
"Raffaele, bene mio, tiene il rantolo, si
vede che sta alla fine dei suoi giorni".
rahazzáte s.f. "ragazzata": agghi
pacjénże Nannì, jé state na rahazzáte, ché
l'agghi accíre a ffìglime?. "abbi pazienza
Anna, è stata una ragazzata, che lo devo
ammazzare a mio figlio?".
rahù s.m. "ragù": mammaránne facéve
nu rahù bbuóne scicche, se sendéve
l'adduóre r'abbasce a re ścale. "nonna
faceva un ragù ben saporito, si sentiva
l'odore da giù alle scale".
rallendá v.tr. "rallentare": Austí, nun
rallendánne lu passe se no n'arruváme
fóre manghe pe crajmatíne. "Agostino,
non rallentare il passo altrimenti non
arriviamo in campagna neanche per
domattina".
rama s.f. "rame".
ramagljètte s.m. "canna tagliata a croce
con infilate le ciliegie con picciolo".
ramare s.m. "ramaio".
rame s.f. "dama": Mariúcce se móve
cúm'a na rame. "Maria si muove come a
una dama".
rameggiane s.f. "damigiana"; dim.
rameggianèdde.
ramére s.f. "lamiera": ra lu ferrare ce
facjémme fá na bbèlla ramére pe mmétte
sóp'a lu pagliare. "dal fabbro ci facemmo
fare una bella lamiera per mettere sulla
capanna"; -re lu ljétte s.f. "parti superiori e
inferiori del letto di latta stozzata".
rammagge s.m. "danno": Rucchíne jé
jùte a cambjá re ppèquere nd'a la tèrre re
lu vucine e à ffatte assàje rammagge.
"Rocco è andato a pascolare le pecore nel
terreno del vicino e ha fatto molto danno".
ramòste s.f. "racimolo".
rangasce s.f. "grancassa".
rangascjére
s.m.
"suonatore
di
grancassa".
range s.m. "granchio"; dim. rangetjédde.
rangecá v.tr. "graffiare": nu nd'azzeccá
tròppe a la atte ca te ràngeche. "non ti
avvicinare troppo al gatto che ti graffia"; nganne v.tr. "avere la gola irritata".
rangecáte s.f. "graffiata": cu quédd'ógne
m'à ffatte na rangecáte sóp'a lu vrazze, ca
me face angóre male. "con quelle unghie
mi ha fatto una graffiata sul braccio, che
mi fa ancora male".
ràngeche s.m. "graffio": tènghe nu
ràngeche a la còsse, sacce cúme me
l'agghi fatte. "ho un graffio alla gamba,
non so come me lo sono fatto".
ranghe
s.m.
"crampo":
quanne
l'affjérrene li ranghe a li pjére, nu mbóte
mòve nu passe. "quando lo afferrano i
crampi al piede non può muovere un
passo".
rangiata s.f. "aranciata".
rangóre s.m. "rancore".
ràngule s.m. "affanno, desiderio di
mangiare qualcosa, languore di stomaco,
rangola": agghi fatte tutte re córse e mmó
ca sònghe arruváte a li quatte candune
tènghe lu ràngule. "ho fatto tutto di corsa e
ora che sono arrivato ai quattro cantoni
tengo l'affanno".
rangutánghe s.m. "orango".
rannárse v.rifl. "dannarsi": si vóle
cambá alluónghe n'accórre rannárse
l'àneme pe ccèrte fessaríje. "se vuole
vivere a lungo non occorre dannarsi
l'anima per certe fesserie".
ranneggiá v.tr. "danneggiare": auànne la
sìccete ranégge lu raccòvete, pó vire.
"quest'anno la siccità danneggia il raccolto,
poi vedi".
raparte avv. "in disparte": a re ffjéste ra
bballe Menecúcce stá sèmbe raparte. "alle
feste da ballo Domenica sta sempre in
disparte".
rape salvagge s.f. "buon Enrico".
rapjére avv. "dappiè": musére nu nde ne
jénne a ccàsete, ce putime arrangiá, te
cùleche rapjére a lu ljétte. "stasera non te
ne andare a casa tua, ci possiamo
arrangiare, ti corichi dappiè al letto".
rappurtá v.tr. "rapportare": nu nde pòzze
rice njénde ca sùbbete lu vaje a rappurtá a
ccàsete. "non ti posso dire niente che
subito lo vai a rapportare a casa tua".
rappuse agg. "aspro"; f. rappóse.
raquanne cong. "dacché": raquanne
sònghe partute pe l'Àmèreche nunn'ànne
ścritte manghe na léttere. "dacché sono
partiti per l'America non hanno scritto
neanche una lettera".
rarángete s.m. "di rancido": sti
maccarúne vjénene rarángete e r'àja jttá.
"questi maccheroni vengono di rancido e li
devi buttare".
rarecá v.intr. "radicare": sònghe
abbetúdene rarecáte e nun re puó ṡdrarecá.
"sono abitudini radicate e non le puoi
sradicare"-.
ràreche s.f. "radice".
raretóre s.f. "raschiatoio (strumento del
forno)".
rarinde loc.avv. "all'interno".
rarse accanósce v.intr. "darsi a
conoscere"; -ra fá v.intr. "arrabbattarsi": se
rá ra fá pe uaragná còcche ssòlete. "si dà
da fare per guadagnare qualche soldo".
rasá
v.tr.
"radere":
a
qquissu
uagliungjédde àja rasá tutte li capidde
pecché téne li perucchie. "a codesto
ragazzino devi radere tutti i capelli perché
tiene i pidocchi".
rasatèrre agg. "rasente il terreno".
raścá v.tr. "grattare, raschiare": nu nde
raścá cu l'ógne ca te faje ascí lu sanghe
sóp'a lu vrazze. "non ti grattare con le
unghia che ti fai uscire il sangue sul
braccio".
raścaàtte s.m. "agrifoglio, Rasca Gatti
(contrada sulla strada per Santa Maria del
Bosco, salendo verso la montagna)".
raśche s.m. "scaracchio": attjénde ddà,
nu mmettènne lu pére ca pe ndèrre ce stá
nu raśche. "attento là, non mettere il piede
che per terra c'è uno scaracchio".
raśchìjá v.intr. "scaracchiare": ché
vvreògne! Andó stá stá se métte a raśchìjá,
face pròpje śchife. "che vergogna! Dove
sta sta si mette a scaracchiare, fa proprio
schifo".
ràsele s.m.pl. "vari filari di viti separati
da un viottolo".
rasópe avv. "disopra": va vire rasópe
nd'a l'ata stanże si ce stá la còppela míje.
"vai a vedere disopra nell'altra stanza se ci
sta il mio berretto".
rasótte avv. "disotto": ljévete rasótte ca
càrene re presótte. "togliti disotto che
cadono i prosciutti".
raspe s.f. "raspa (arnese del falegname)".
raspènde p.p. "allappato": cu re ssòrve jé
rumaste la lénghe raspènde. "con le sorbe
è rimasta la lingua allappata".
raspine s.m. "seghetto".
rassemegliá
v.intr.
"rassomigliare"
rasseméglie telèccquále a lu pàtre nu nde
puó ṡbagliá. "rassomiglia uguale al padre
non ti puoi sbagliare".
rasserená v.tr. "rasserenare": Ngíngile
s'adda rasserená, re ccóse cúme sònghe
jute, sònghe jute bbóne. "Cecilia si deve
rasserenare le cose come sono andate, sono
andate bene".
rasteddá v.tr. "rastrellare": àja rasteddá
tutte quiddu ffjéne, accussì se pulizze la
tèrre. "devi rastrellare tutto quel fieno, così
si pulisce il terreno".
rasteddìjá v.tr. "raspare (del cavallo)":
stu cavadde cúm’jésce ra la stadde se
métte a rasteddìjá. "questo cavallo come
esce dalla stalla si mette a raspare".
rastegljére
s.f.
"rastrelliera":
la
rastegljére l'àja métte a n'autézze ca re
bbèstje ce puónne arruvá. "la rastrelliera la
devi mettere ad un'altezza che le bestie ci
possono arrivare".
rastjédde s.m. "rastrello": craje purtáteve
li rastjédde ca ce sjérvene tutta la jurnate.
"domani portatevi i rastrelli che ci servono
tutta la giornata".
rasule s.m. "rasoio (arnese del barbiere)".
ratamòbbele s.f. "automobile".
ratavjédde s.m. "tirabrace (strumento del
forno)".
rate s.f. "data": me sèrve la rate re
nàscete re Nanníne, tu la saje? Se no
agghia fá na ścappàte a la case, pe
l'addummanná. "mi serve la data di nascita
di Anna, tu la sai? Altrimenti devo fare una
scappata a casa sua per domandargliela".
ratiglie s.f. "graticola".
ratine s.m. "aratro di legno più piccolo".
rattacápe s.m. "grattacapo": nu nde
pegliànne mbégne cu nesciune ca sònghe
sule rattacápe. "non prendere impegni con
nessuno che sono solo grattacapi".
rattacáse s.f. "grattugia": ramme la
rattacáse ca vòglie ggrattá ru furmagge.
"dammi la grattugia che voglio grattugiare
il formaggio".
rattigne s.m. "donnaiolo".
ratuórne avv. "dattorno": ljévete
ratuórne nun me scucciá. "togliti dattorno
non mi scocciare".
ravajuóle
s.m.
"raviolo
(pasta
alimentare)".
razzjére s.m. "daziere".
ràzzje s.m. "dazio".
razzime s.f. "razzaccia".
razzjuná v.tr. "razionare".
razzucínje s.m. "raziocinio": Ndònje nu
ndéne pe nnjénde razzucínje, vóle avé
sèmbe raggiòne. "Antonio non tiene per
niente raziocinio, vuole avere sempre
ragione".
re s.f. "erre"
rèaggí v.intr. "reagire": cummà, àja
rèaggí a lu rulóre, la vite jé fatte accussì,
avima tutte murí. "comare, devi reagire al
dolore, la vita è fatta così, dobbiamo
morire tutti".
rebbassá v.tr. "ribassare": nun vuónne
rebbassá li prèzze nóne e nnóne, re quistu
passe chisà andó jame a funí. "non
vogliono ribassare i prezzi no e no, di
questo passo chissà dove andiamo a
finire".
rebbassárse
v.fig.
"abbassarsi,
umiliarsi": nun la chiamanne a Ccungètte,
ca nu nge véne, se rebbasse cu nnuje. "non
la chiamare a Concetta che non ci viene, si
abbassa con noi".
rebbatte v.tr. "dibattere".
rebbattúte s.m. "sottopunto".
rébbele agg. "debole": Mengúcce à
ttenute la fréve e stá assàje rébbele.
"Domenico ha tenuto la febbre e sta molto
debole".
rebbelézze s.f. "debolezza": n'agghi
mangiate njénde e ttènghe na rebbelézze
ca nu nge véche. "non ho mangiato niente
e tengo una debolezza che non ci vedo".
rebbellá v.tr. "ribellare".
rèbbete s.m. "debito"; pl. rjébbete.
rebbetóre s.m. "debitore": me sì
rebbetóre re na vìsete. "mi sei debitore di
una visita".
rebbjélle s.m. "frastuono, ribellione":
nd'a lu viche re sótte ce stéve nu rebbjélle,
sacce
ché
jé
succjésse,
agghia
addummanná. "nel vicolo di sotto ci stava
un frastuono, non so che è successo, devo
chiedere". pe na cóse ra njénde jé
succjésse nu rebbjélle. "per una cosa da
niente è successa una ribellione".
rebbusciáte agg. "debosciato": stá sèmbe
jttàte nd'a na candine jé revendáte nu
rebbusciáte. "sta sempre buttato in una
cantina è diventato un debosciato".
recanósce v.tr. "riconoscere"; p.p.
recanusciúte.
recanuscènde agg. "riconoscente."
recápete s.m. "recapito": Reméte jé
partute e nun mm'à lassate nesciune
recápete. "Ermete è partito e non mi ha
lasciato nessun recapito".
recarúte s.f. "ricaduta": auànne sònghe
state ammalamènde agghia avute pure la
recarúte e nun me pòzze remétte.
"quest'anno sono stato male ho avuto
anche la ricaduta e non mi posso
rimettere".
recchióne agg. "omosessuale".
recefrá v.tr. "decifrare": pe recefrá ssu
ścritte ce vóle tjémbe e pacjénże. "per
decifrare codesto scritto ci vuole tempo e
pazienza".
recèmbre s.m. "dicembre".
rèceme s.f. "decima": appríme a Ppanne
se pahave la rèceme a la chjésje. "prima a
Ppanni si pagava la decima alla chiesa".
recènde agg. "decente": mìttete na vèste
recènde pe gghí a la mésse. "mettiti un
vestito decente per andare a messa".
recennóve agg.n.card. "diciannove".
receròtte agg.n.card. "diciotto".
recéśche agg. "grecese"; pl. reciśche.
"abitanti di Greci".
recesjóne s.f. "decisione": quá nu nge
puó cchiù stá, vire re pegliá na recesjóne,
ca jé arruváte pròpje lu mumènde juste.
"qua non ci puoi stare più, vedi di prendere
una decisione, che è arrivato proprio il
momento giusto".
recessètte agg.n.card. "diciassette".
recéve v.tr. "ricevere".
rechianá v.tr. "stancare".
rechiará v.tr. "dichiarare": nu nże vóle
rechiará ma véne ògne ssére a truvá a
ffìglime. "non si vuole dichiarare ma viene
ogni sera a trovare mia figlia".
rechine agg. "ripieno": óje m'agghie
cunżuláte a mmangiá ra zíjme Annúcce,
m'à preparáte pupàjne rechine. "oggi mi
sono consolato a mangiare da mia zia
Anna, mi ha preparato peperoni ripieni"; f.
rechjéne.
recjétte s.m. "asilo, ricetto": Carlù, nu
ndènne recjétte a ppersune ca nu
nganusce, ca te puó truvá mmjézze a li
uaje. "Carlo, non dare asilo a persone che
non conosci, che ti puoi trovare in mezzo
ai guai".
recíne s.f. "decina".
recíre v.tr. "decidere": na vòte e bbóne
t'àja recíre, o sì o no. "una volta e buona ti
devi decidere, o si o no"; p.p. recíse.
recíve s.m. "ricevuta": si ce raje li sòlete
fatte lassá lu recíve. "se ci dai i soldi fatti
lasciare la ricevuta".
recòre s.m. "decoro": à ssapute mandené
lu recòre re la famiglie sènża macchie
nżìne a la mòrte. "ha saputo mantenere il
decoro della famiglia senza macchia fino
alla morte".
recórre v.intr. "ricorrere": la vite jé
triste, sóra míje, quanne àje bbesuógne
nunn'àje a chi recórre, ménu male ca tjéne
còccóse ra parte. "la vita è triste, sorella
mia, quando hai bisogno non hai a chi
ricorrere, meno male che tieni qualcosa da
parte".
recòte v.tr. "coltivare granturco"; -la
vigne a mmagge v.tr. "ricoltivare la vigna
a maggio".
recòtte s.m. "decotto": pe te fá passá la
tósse prepárete nu recòtte cu ffiure re
malve, uórje e fiche sécche tagliate. "per
farti passare la tosse preparati un decotto
con le malve, orzo e fichi secchi tagliati".
recrjá v.tr. "ricreare".
recríje s.m. "ricrìo": jéva nu recríje
quanne ògne ggiuverì e ssàbbete nżjéme a
papanònne Mengúcce me ne jéve a lu
cìneme vucine a la Nunżjàte. "era un ricrìo
quando ogni giovedì e sabato insieme a
nonno Domenico me ne andavo al cinema
vicino all'Annunziata".
recultòre s.m. "agricoltore".
recultúre s.f. "agricoltura": a Ppanne, cu
la megrazzióne re li ggiúvene la recultúre
jé sscése a zzére. "a Panni, con
l'emigrazione dei giovani l'agricoltura è
scesa a zero".
recumbenżá v.tr. "ricompensare": cúme
te pòzze recumbenżá pe lu favóre ca m'àje
fatte?. "come ti posso ricompensare per il
favore che mi hai fatto?".
recuperárse,
nu
mbutév.rifl.
"districarsi": cu tutte quidde cuócce
mmane nu nże putéve recuperá. "con tutti
quei cocci in mano non si districava".
recurrènże s.f. "decorrenza".
recuttáre s.m. "ricottaio".
recuttèdde s.f. "ricottina": Paulí, cúm'è
ca stammatíne m'àje purtate sule na
recuttèdde?. "Paola, com'è che stamattina
mi hai portato solo una ricottina?".
recuverá v.tr. "ricoverare": ajérematíne
ànne recuveráte a Ppèppe a l'uspetále,
stéve pròpje ammalamènde. "ieri mattina
hanno ricoverato a Giuseppe all'ospedale,
stava proprio malamente".
refecjénde agg. "deficiente": a qquidde
nun l'àja rá aurènżje pecché jé refecjénde.
"a quello non gli devi dar retta perché è
deficiente".
refená v.tr. "non trovare pace".
refenetíve agg. "definitivo": s'adda
pegliá na recesjóne refenetíve. "si deve
prendere una decisione definitiva".
refení v.tr. "definire"; p.p. refenúte.
refènne v.tr. "difendere": te vulésse fá
veré cúme refènne la sóre, nun vóle capí
raggióne. "ti vorrei far vedere come
difende la sorella, non vuole capire
ragione".
refenżóre s.m. "difensore": l'ahucáte
refenżóre jé re Bbuvíne. "l'avvocato
difensore è di Bovino".
refése s.f. "difesa": a la case téne nu
fecíle pe rrefése persunále. "a casa tiene un
fucile per difesa personale".
refètte s.m. "difetto"; pl. refjétte.
refettúse agg. "difettoso": stu chiavíne
p'aprí la pòrte jé refettúse, l'àja fá veré a
lu ferrare. "questa chiavetta per aprire la
porta è difettosa, la devi far vedere al
fabbro"; f. refettóse.
reffecultà s.f. "difficoltà": se tróve
pròpje nd'a ggròsse reffecultà, agghia veré
cúme lu pòzze ajutá. "si trova proprio in
grosse difficoltà, devo vedere come lo
posso aiutare".
refferá v.intr. "diffidare": àja refferá re
tutte, pjénżece bbuóne prime re te mòve.
"devi diffidare di tutti, pensaci bene prima
di muoverti".
reffícele agg. "difficile".
reffónne v.tr. "diffondere"; p.p. reffuse:
la gramégne s'éja reffuse pe tutte la tèrre.
"la gramigna si è diffusa per tutto il
terreno".
refjatá v.intr. "respirare".
refícje s.m. "edificio": cummà, lu refícje
śculásteche l'ànne fatte andó stéve
appríme lu cambe spurtive e ànne
abbandunáte re ścule vècchie ca stévene
dammónde. "comare, l'edificio scolastico
l'hanno fatto dove stava prima il campo
sportivo e hanno abbandonato le scuole
vecchie che stavano là sopra".
refónne v.tr. "rifondere": mà, àja
refónne l'acite nd'a la fesine re li pupajne,
se no l'àja jttá. "mamma, devi rifondere
l'aceto nella giara dei peperoni, altrimenti
li devi buttare".
refreddá v.tr. "raffreddare"; p.p.
refreddáte: l'àrje s'éja refreddáte ròppe
ddu rellúvje r'acque. "l'aria si è raffreddata
dopo quel diluvio di pioggia".
refreggèrje s.m. "refrigerio": Vecié, óje à
ffatte càure assàje te ne vuó mení cu mmé
a l'Arjédde pe truvá na nżénghe re
refreggèrje?. "Vincenzo, oggi ha fatto
molto caldo te ne vuoi venire con me
all'Ariella per trovare un pò di refrigerio?".
refreścá v.tr. "rinfrescare": a la mbróje
re
quidd'àrbele
s'assettárene
pe
refreścárse. "all'ombra di quell'albero si
sedettero per rinfrescarsi".
refreścáta, a la- loc.avv. "al tramonto".
refreścáte s.f. "rinfrescata": ròppe tanda
sìccete ce vuléve na refreścáte. "dopo tanta
siccità ci voleva una rinfrescata".
refreścatóre s.f. "con il fresco di
temperatura".
refrónde avv. "di fronte": zíjme àbbete a
la case refrónde, valle a ttruvá, ave
piacére re te veré. "mia zia abita alla casa
di fronte, valla a trovare, ha piacere di
vederti".
refúgge s.m. "rifugio".
refuggiárse v.rifl. "rifugiarsi".
refuháte loc.avv. "di botto".
refurní
v.tr.
"rifornire":
prime
c'accummènże la vernate, t'àja refurní re
ògne ccóse, pecché se véne na néva nu
mbuó ascí. "prima di incominciare
l'invernata, ti devi rifornire di ogni cosa,
perché se arriva la neve non puoi uscire".
reggemènde s.m. "reggimento": Maríje
téne nu reggemènde re sóre una cchiù
bbèlle re n'ata. "Maria tiene un reggimento
di sorelle una più bella dell'altra".
reggestióne s.f. "digestione": nun me
facènne arraggiá se no fazze na mala
reggestióne. "non mi fare arrabbiare
altrimenti faccio una brutta digestione".
reggíne s.f. "regina": la fémmene jé la
reggíne re la case. "la donna è la regina
della casa".
reggióle s.f. "mattonella".
reggióne s.f. "regione": uaglió ru ssaje
ca la reggióne nòste jé la Puglie?.
"ragazzo lo sai che la nostra regione è la
Puglia?".
reggiunále agg. "regionale".
réglie s.f. "mandria, ammasso, cumulo":
stéve na réglie re préte e dduje passe ra la
massaríje, chiane chiane re luvaje tutte
quande. "stava un cumulo di pietre a due
passi dalla masseria, piano piano le tolsi
tutte quante".
regliuttá v.intr. "ruttare": uaglió, ave mó
ave ca staje regliuttánne la vuó funí o no?
Ce vóle pure nu póche re crianże!.
"ragazzo, da molto tempo che stai ruttando
la vuoi finire o no? Ci vuole anche un po‟
di creanza!".
regliutte s.m. "rutto".
regná v.intr. "degnare, regnare": nu
nż'éja regnate re ce mení a truvá alluméne
na vòte. "non si degnato di venirci a
trovare almeno una volta"; agnúne re nuje
adda regná a ccasa sója. "ognuno di noi
deve regnare a casa sua".
régne agg. "degno"; régne, nunn'éjaloc.avv. "indegno": né manghe régne r'avé
lu salute nuóste. "è indegno di avere il
saluto nostro".
réhule s.f. "regola".
relambá v.intr. "lampeggiare": musére,
pròpje nu la funísce re relambá. "stasera,
proprio non la finisce di lampeggiare".
relecáte agg. "delicato".
relecatézze s.f. "delicatezza".
rèleche s.f. "delega": si n'éja jute a
l'Àmèreche e m'à lassate la rèleche pe
pegliá la penżjóne. "se n'è andata in
America e mi ha lasciato la delega per
prendere la pensione".
releggènde agg. "diligente": sònghe jute
addummanná a lu majéste re fìglime e m'à
dditte ca jé assàje releggènde. "sono
andato a chiedere al maestro di mio figlio e
mi ha detto che è molto diligente".
releggióne s.f. "religione": tatà míje jé
muórte cu lu cunfòrte re la releggióne. "il
mio papà è morto con il conforto della
religione".
relenguènde agg. "delinquente": lu
ścànżene tutte pecché sanne ca jé nu
relenguènde. "lo scansano tutti quanti
perché sanno che è un delinquente".
relerá v.intr. "delirare".
relettánde s.m. "dilettante".
relètte agg. "diletto": nu lu tuccánne ca
jé l'amiche míje relètte. "non lo toccare che
è l'amico mio diletto".
relezziúse agg. "delizioso": re state
l'Arjédde jé lu pòste cchiù relezziúse ca
tenime a Ppanne. "d'estate l'Ariella è il
posto più delizioso che teniamo a Panni".
relígge v.tr. "dirigere": nu nże n'adda ìre
pecché ce stanne numunne re lavure ra
religge. "non se ne deve andare perché ci
stanno molti lavori da dirigere".
relìzzje s.f."delizia": mangiá nu bbèllu
piatte accúleme re cecatjédde, pe mmé jé
na relìzzje. "mangiare un bel piatto colmo
di cavatelli, per me è una delizia".
rellúvje s.m. "diluvio": fóre c'éja state nu
rellúvje nu nże veréve né ccjéle né ttèrre.
"in campagna c'è stato un diluvio non si
vedeva né cielo e né terra".
relusjóne s.f. "delusione".
rembuccá v.tr. "rimboccare".
rembumbá v.intr. "rimbombare": la case
rembumbáve quanne sparávene li fuóche
mmjézze a lu chiane. "la casa rimbombava
quando sparavano i fuochi in mezzo al
piano".
rembursá v.tr. "rimborsare".
remená v.tr. "dimenare": quanne vire ca
ssu cane si métte a remená la córe, àja
capí ca stá cundènde. "quando vedi che
codesto cane si mette a dimenare la coda,
devi capire che sta contento".
remétte v.tr. "dimettere"; p.p. remisse:
cumbà, cúme s'avésse sendute ca se
sònghe
remisse
ruje
cunżegliére.
"compare, come se avessi sentito che si
sono dimessi due consiglieri".
remíte s.m. "eremita": le piace a
staresínne sule, sule cúm'a nu remite. "gli
piace a starsene solo solo, come a un
eremita".
remmáteche s.f. "grammatica": àje
sturjàte la remmáteche? No. A chi
aspjétte?. "hai studiato la grammatica? No.
A chi aspetti?".
remònje s.m. "demonio": alluccáve
cúm'a nu remònje, Criste síje qquá.
"gridava come a un demonio, Cristo sia
qui".
remòve v.tr. "rimuovere"; p.p.m.
remuósse; f. remòsse.
remustrá v.tr. "dimostrare": mó vóle
remustrá l'amecìzzje, avéva penżá
appríme. "ora vuole dimostrare l'amicizia,
doveva pensare prima".
renále s.m. "orinale".
renáre s.m. "denaro".
rendatúre s.f. "dentatura": ze Vetúcce
téne numunne r'anne; ma téne la rendatúre
angóre sane. "zio Vito tiene molti anni; ma
tiene la dentatura ancora sana".
rènde s.m. "dente, rebbio"; pl. rjénde;
dim. renduzze; -pezzute s.m.pl. "denti
canini"; -re nande s.m.pl "denti incisivi".
rendére s.f. "dentiera": pe puté mangiá
cúm'appríme s'éja fatte fá la rendére. "per
poter mangiare come prima si è fatto fare
la dentiera".
rendiste s.m. "dentista": lu rendiste jé lu
mjéreche ca face cchiù paùre a li cristjàne.
"il dentista è il medico che fa più paura
alle persone".
rendracciá v.tr. "rintracciare".
renduzzá v.tr. "rintuzzare": staje sèmbe a
renduzzá, mó l'àja funí. "stai sempre a
rintuzzare, ora la devi finire".
réne s.f. "arena, sabbia": mó ca
apprepáre lu caucenáre, àja métte ròje
parte re réne e na parte re cemènde. "ora
che prepari la malta, devi mettere due parti
di sabbia e una parte di cemento"; dim.
renèlle.
rènne v.tr. "dare, rendere": nunn'àja
rènne cunde a nnesciune re quédde ca faje
abbaste ca tjéne la cusciénże a ppòste.
"non devi rendere conto a nessuno di
quello che fai, basta che tieni la coscienza
a posto".
rennehá v.tr. "rinnegare": Ggiuuánne si
n'éja jute ra lu pajése, à rrenneháte tutte,
parjénde, amice e cumbare. "Giovanni se
ne è andato dal paese, ha rinnegato tutti,
parenti, amici e compari".
rennenèlle s.f. "rondine": jé ra numunne
re staggiune ca nu nże vìrene cchiù
rennenèlle. "è da molte stagioni che non si
vedono più rondini".
rennenóne
s.m.
"rondone";
pl.
rennenúne.
rènnete s.f. "rendita": la rènnete re la
tèrre jé ścarse. "la rendita del terreno è
scarsa".
rennetóre s.f. "lattazione".
renucchjá v.tr. "inginocchiare": nd'a la
chjésje trasíje cu la lénghe pe ndèrre e ppó
se renucchjàje sóp'a l'autare. "nella chiesa
entrò con la lingua per terra e poi si
inginocchiò sull'altare".
renucchie s.m. "ginocchio"; f.pl.
ddenócchie; -re réte s.m. "grassella".
renunżjá v.tr. "denunziare": statte
attjénde a ccúme parle ca m'uffjénne, lu
tròppe jé tròppe te vache a renunżjá. "stai
attento a come parli che mi offendi, il
troppo è troppo ti vado a denunziare".
renuse agg. "arenoso, renoso, sabbioso";
f. renóse: la tèrre a la Peścàre jé renóse.
"il terreno alla Pescara è arenoso".
renvangá v.tr. "rinvangare": nun
renvangá lu passate, ścurdamacílle,
penżàme a óje. Famme sènde, màmmete
ché t'apprepáre pe mmangiá?. "non
rinvangare il passato scordiamocelo,
pensiamo a oggi. Fammi sentire, tua madre
che prepara per mangiare?".
rènże-rènże loc.avv. "orlo-orlo".
rependènde s.m. "dipendente": Nanníne
jé na rependènde re lu Cùmmune. "Anna è
una dipendente del Comune".
repènne v.intr. "dipendere": Neculíne jé
rumaste sule e nun vóle repènne ra
nesciune. "Nicola è rimasto solo e non
vuole dipendere da nessuno".
repenżá v.intr. "ripensare": pènże e
repènże e nu nżacce s'agghi chiuse a
ccase o no, agghia sule turná ndréte.
"penso e ripenso e non so se ho chiuso a
casa o no, devo solo tornare indietro".
repéte v.tr. "ripetere": nu ciucce cúm'a
quidde nun l'agghi maje viste mó jé la
tèrza vóte ca repéte la quinda. "un asino
come quello non l'ho mai visto, ora è la
terza volta che ripete la quinta".
repezzá v.tr. "rammendare, rattoppare":
quédda puverèdde nu ndéne mèzze e
ppasse re gghiurnáte sane a repezzá re
bbèste. "quella poveretta non ha mezzi e
passa le giornate intere a rattoppare i
vestiti".
repjézze s.m. "rammendo, rattoppo": ché
ssònghe ssi repjézze a la unnèdde, nu nde
mitte ścuórne r'ascí?. "che sono questi
rammendi alla gonna, non ti vergogni di
uscire?".
repílle s.m. "piegolina".
repóche loc.avv. "dappoco": jé n'óme
repóche. "è un uomo dappoco".
repuóse s.m. "riposo".
repusá v.tr. "riposare".
repusetá v.tr. "depositare": sti sòlete
r'àja repusetà óje stésse a la pòste, se no te
re funisce. "questi soldi li devi depositare
oggi stesso alla posta, altrimenti te li
finisci".
requèsete, pe- loc. avv. "per comodità".
rèquiamatèrne s.m.. "requiem aeternam".
rére s.m. "erede".
rerecá v.tr. "dedicare": s'éja rerecáte
tutte a la famiglie. "si è dedicato tutto alla
famiglia".
rerembètte avv. "dirimpetto": ce lu
ddiche éo, pecché àbbete rerembètte a
nnuje. "glielo dico io, perché abita
dirimpetto a noi".
reretá s.f. "eredità": la case l'à avute pe
reretà ra lu zíje ca jé muórte a Bbonżàgre.
"la casa l'ha avuta per eredità dallo zio che
è morto a Buenos Aires".
reréte agg. "didietro": angóre adda funí
re janghjá, jé rumaste ra fá lu reréte re la
case. “ancora deve finire di imbiancare, è
rimasto da fare il didietro della casa”.
rerínde agg. "interno".
rerítte agg. "destro, diritto": me face
male lu vrazze rerítte sarrá ca sònghe
tuzzate nnande a lu ndaglie. "mi fa male il
braccio destro sarà che sono urtato davanti
allo spigolo"; pe nun ppèrde tjémbe ce ne
jémme rerítte, reritte ra zì Annúcce. "per
non perdere tempo ce ne andammo diritto
diritto, da zia Anna"; -rerítte e a la stòrte,
a la- loc.avv. "diritto e rovescio (della
stoffa)".
resagge s.m. "disagio": me sènde a
resagge nd’a sta setuazzjóne, ma mó
stache a lu bballe e agghia sule abballá.
“mi sento a disagio in questa situazione,
ma ora sto al ballo e devo solo ballare”.
resajuóle agg. "ridanciano"; f. resajóle.
resastrúse
agg.
"disastroso";
f.
resastróse: se tróve ngundezzióne pròpje
resastróse, bbéne míje. "si trova in
condizioni proprio disastrose, poveretto".
resblènne v.intr. "risplendere": tande àja
pulezzá ddi vitre ca ànna resblènne. "tanto
devi pulire quei vetri che devono
risplendere".
rescendènde agg. e s.m. "discendente".
resceplíne s.f. "disciplina".
rescetá v.tr. "risvegliare, svegliare":
uaglió, vire ca sònghe re ddjéce quanne te
vuó rescetá?. "ragazzo, vedi che sono le
dieci quando ti vuoi svegliare?".
rescetárse v.rifl. "spigliarsi": Mecalíne,
ra quannne stá ngità s’éja rescetate bbóne,
fusse jute appríme!. "Michelina da quando
sta in città si è spigliata, se fosse andata
prima!".
rescíbbele
s.m.
"discepolo":
lu
masterásce vucine case téne nd’a la
putéha numunne re rescíbbele. "il
falegname vicino casa tiene nella bottega
molti discepoli".
rescióle s.f. "grano tenero o calvello".
reścòrdje s.f. "discordia": ndra quédde e
ddòje famiglie ce stá sèmbe reścòrdje. "tra
quelle due famiglie ci sta sempre
discordia".
reścúrse s.m. "discorso": l’ata sére ce
jémme a ssènde lu reścúrse ca teníje lu
sìnneche sóp’a li fjérre re la chjésje.
"l‟altra sera andammo a sentirci il discorso
che tenne il sindaco sui ferri della chiesa".
reścussjóne s.f. "discussione": sóp’a
qquidde e ddùje argumènde aprjémme na
reścussjóne ca mandeníje alluónghe.
"sopra a quei due argomenti aprimmo una
discussione che durò a lungo".
reścute v.tr. "discutere": se mettjérne a
reścute cu ccalme e riascjérne a capí
cúm’jérne jute li fatte. "si misero a
discutere con calma e riuscirono a capire
come erano andati i fatti".
reścréte agg. "discreto".
resedrá v.tr. "desiderare": figlie míje,
nun resedrá quédde ca nu mbuó avé.
"figlio mio, non desiderare quello che non
puoi avere”.
resegná v.tr. "disegnare": mìttete a
resegná e ndanne funisce quanne àje fatte
nu bbèlle resigne. "mettiti a disegnare e
allora finisci quando hai fatto un bel
disegno".
resembegná v.tr. "disimpegnare".
resendatíve agg. "ripreso in salute".
resenderessá v.tr. "disinteressare": se
resenderèsse re li figlie, vulésse sapé
pecché l'à mmisse a lu munne. "si
disinteressa dei figli, vorrei sapere perché
li ha messi al mondo".
resendí v.tr. "risentire"; p.p. resendúte.
resenfettá v.tr. "disinfettare": quanne
l'andice se ferévene a nu rite, pe se
resenfettá mettévene sóp'a la ferite nu
pappeciònne. "quando gli antichi si
ferivano a un dito per disinfettare
mettevano sulla ferita una ragnatela".
reserènże s.f. "residenza": fratemecucíne
Luiggìne téne la reserènże a Nnàpele.
"mio cugino Luigi tiene la residenza a
Napoli".
reserèrje s.m. "desiderio".
resèrte s.m. "deserto".
resertóre s.m. "disertore".
resfá v.tr. "disfare": fá e resfá jé tutte na
fatía. "fare e disfare è tutto un lavoro".
resgrazziáte agg. "disgraziato": óje jé nu
juórne resgrazziáte nesciuna cóse me vá
bbóna. "oggi è un giorno disgraziato
nessuna cosa mi va bene".
resgrázzje s.f. "disgrazia": a Luciétte la
resgrazzje la córre apprjésse. "a Lucia la
disgrazia le corre appresso".
resgustá v.tr. "disgustare": nu nde sacce
rice cúme me resgustàje quanne te verjétte
re mangiá re lahanèdde cu lu sanghe re
puórche. "non ti so dire come mi disgustai
quando ti vidi mangiare le tagliatelle con il
sangue di maiale".
resigne s.m. "disegno": quisse nu
nżònghe resigne ma sònghe cicchetuónne.
"questi non sono disegni ma sono
scarabocchi".
resíje s.f. "eresia": quéste ca staje
recènne jé pròpje na resíje. "questa che
stai dicendo è proprio un'eresia".
resípele s.f. "erisipela": Menuccèlle jé
state tanda tjémbe cu la resipele, mó stá
bbunarèdde. "Filomena è stata tanto tempo
con l'erisipela, ora sta benino".
resiste v.intr. "resistere": nun resestjétte
cchiù a qquédde maleparóle e ścuppàje a
cchiange. "non resistetti più a quelle
parolacce e scoppiai a piangere".
resòlve v.tr. "risolvere"; p.p. resuólte.
respènże s.f. "dispensa".
resperá v.intr. "disperare, respirare": ra
parícchie tjémbe nunn'ave nutìzzje ra lu
figlie e peqquésse jé resperáte. "da
parecchio tempo non ha notizie dal figlio e
per questo è disperato".
respèttatévele agg. "rispettoso": jé na
feglióle respèttatévele andó te vére vére te
salute. "è una ragazza rispettosa dove ti
vede vede ti saluta".
respettúse agg. "dispettoso": Ndeniúcce
jé respettúse face sèmbe lu cundràrje re
quédde ca ce rice. "Antonio è dispettoso fa
sempre il contrario di quello che gli dici".
respiacé v.intr. "dispiacere": nu nd'àja
respiacé si nun vènghe a ccàsete, ma
stache mbecciate nżìne a li capidde. "non
ti devi dispiacere se non vengo a casa tua,
ma sto impicciato fino ai capelli".
respiacére
s.m.
"dispiacere":
a
mmàmmete nunn'àja rá respiacére se no se
sènde ammalamènde. "a tua madre non
devi dare dispiacere altrimenti si sente
malamente".
respjétte s.m. "dispetto": face ògne ccóse
a respjétte re lu frate. "fa ogni cosa a
dispetto del fratello".
respónne v.intr. "rispondere": Ngurnatè,
àja respònne a qquédda léttere ca t'à
ścritte Custànże se no s'uffènne.
"Incoronata, devi rispondere a quella
lettera che ti ha scritto Costanzo altrimenti
si offende"; -a ttuóne, v.intr. "rispondere a
tono".
respòteche agg. "dispotico": jé nu
respòteche, mare a chi ce stá vucine. "è un
dispotico, povero a chi gli sta vicino".
resprezzá v.tr. "disprezzare": pecché lu
resprjézze accussì, lassa pèrde, craje
quidde póte revendá jénnerete. "perché lo
disprezzi così, lascia perdere, domani
quello può diventare tuo genero".
respuníbbele agg. "disponibile".
respunżábbele agg. "responsabile".
ressanguá v.tr. "dissanguare": me
sònghe quase ressanguate pe pahá li
rjébbete tuje. "mi sono quasi dissanguato
per pagare i tuoi debiti".
restá v.intr. "restare": ché bbrutta sòrte
c'à avute la sóre re cajnáteme; nun le
sònghe restate ca l'uócchie pe cchiange.
"che brutta sorte che ha avuto la sorella di
mio cognato, non le sono restati che gli
occhi per piangere".
restabblí v.tr. "ristabilire".
restànże s.f. "distanza": ndra Panne e
Ffògge ce stá na restànże re na
cinguandíne re chilòmetre. "tra Panni e
Foggia ci sta una distanza di una
cinquantina di chilometri".
restená v.tr. "destinare": ché vuó fá,
Ddíje à rrestenáte accussì e s'adda fá la
vulundà ssója. "che vuoi fare, Dio ha
destinato così e si deve fare la sua
volontà".
restènne v.tr. "distendere"; p.p. restise.
restenżjóne s.f. "distinzione": nun fazze
restenżjóne ndra quistu criature e
qquidde, sònghe tutte e dduje àneme re
Ddíje. "non faccio distinzione tra questo
bambino e quello, sono tutti e due anime di
Dio".
restèrze avv. "l'altro ieri ancora".
restíve agg. "restìo": Aròlfe jé nu
uaglióne restive a ubberí. "Adolfo è un
ragazzo restìo a ubbidire".
restócce s.f. "stoppia"; -appecciáte s.f.
"fanfaluca".
restocráteche agg. "aristocratico".
restráhe v.tr. "distrarre"; p.p. restratte.
restrazzióne s.f. "distrazione": te la vuó
pegliá, ma nu nd'agghi salutate sule pe
restrazzióne. "te la vuoi prendere, ma non
ti ho salutato solo per distrazione".
restrétte s.m. "distretto": àja ìre a lu
restrétte meletáre pe reterá lu fuóglie
matreculáre. "devi andare al distretto
militare per ritirare il foglio matricolare".
restrubbá v.tr. "disturbare": nu nde
restrubbá a accumbaggnárme a la pòrte,
canóśche la strare. "non ti disturbare ad
accompagnarmi alla porta, conosco la
strada".
restrugge v.tr. "distruggere"; p.p.
restrutte.
restuccá v.tr. "ripassare maggese".
resubblegá v.tr. "disobbligare": me
sònghe resubblegáte cu Ndònje rànnece
ruje litre r'uóglie e cinghe litre re vine.
"mi sono disobbligato con Antonio
dandoci due litri d'olio e cinque litri di
vino".
resuccupáte
agg.
"disoccupato":
quabbasce, ra nuje ce stanne cchiù
resuccupáte. "quaggiù da noi ci stanno più
disoccupati".
resunèste agg. "disonesto".
resurjéndáte
agg.
"disorientato":
mmjézze a tutta quédda ggènde se sendéve
resurjéndáte. "in mezzo a tutta quella
gente si sentiva disorientato".
resvéglie s.f. "sveglia".
réte avv. "dietro": àbbete a la parte re
réte, a qquarte re fahúgne. "abita alla parte
di dietro, a parte di favonio"; -pére loc.avv.
"passo indietro"; -punde loc.avv. "punto
indietro"; réte, re- loc.avv. "posteriore": la
sacche re réte re li cauzune jé squarciate,
mìttece ruje punde. "la tasca posteriore dei
pantaloni è strappata, mettici due punti".
rèteche agg. "eretico": Fònże nu nge vá
maje nd'a na chjésje pecché jé rèteche.
"Alfonso non ci va mai in chiesa perché è
eretico".
rétecòsce s.m. "girello".
rétene s.f. "redine": mandjéne fòrte re
rrétene se no lu cavadde te piglia la mane.
"mantieni forte le redini altrimenti il
cavallo ti prende la mano".
retèrze avv. "avantieri": sacce óje cúme
vóle èsse lu tjémbe ma retèrze pe ffóre
s'appecciáve,
me
la
verjétte
ammalamènde. "non so oggi come vuole
essere il tempo ma avantieri per la
campagna si bruciava, me la vidi
malamente".
retine s.f. "gratella".
retmèteche s.f. "aritmetica": Lenù, lu
prubbléme re retmèteche ca à ddate la
maéste óje jé bbuóne refficele. "Lina, il
problema di aritmetica che ha dato la
maestra oggi è molto difficile".
retóne s.m. "pollice"; -re lu pére s.m.
"àlluce".
retrángule s.f. "imbraca (finimento del
cavallo), straccale": mitte bbóne la
retrangule, aùze la córe a lu cavadde.
"metti bene l'imbraca, alza la coda del
cavallo".
rettàngule s.m. "rettangolo".
rettate s.m. "dettato": Funżenèlle à
ppegliate nu bbrutte vóte a lu rettate.
"Alfonsina ha preso un brutto voto al
dettato".
rettatóre s.m. "dittatore": cummanne
ttutte a bbacchètte cúm'a nu rettatóre.
"comanda tutti a bacchetta come un
dittatore".
retuccá v.tr. "ritoccare":.
retuórte agg. "ritorto": mammanònna
Ggiuuanníne à ffatte na cupérte janghe a
cruscé cu lu cuttóne retuórte. "nonna
Giovanna ha fatto una coperta bianca a
uncinetto con il cotone ritorto".
returnjélle s.m. "ritornello".
retuzze s.m. "mignolo".
revane s.m. "divano": stéve còmmede
assettáte sóp'a lu revane e me ścunferáve
re m'auzá. "stavo comodo seduto sopra al
divano e mi rincresceva di alzarmi".
revéce s.f. "ripetersi del cadere della
pioggia il giorno dopo".
revendá
nu
mùzzeche
v.tr.
"impiccolire": pe la paùre r'abbuścá nu
ścaffe jé revendáte nu mùzzeche. "per la
paura di buscare uno schiaffo è
impiccolito"; -russe v.tr. "arrossare": te
vuó calmá? Nun vire ca quiss'uócchie
sònghe revendáte russe a ffòrze re
chiange?. "ti vuoi calmare? Non vedi che
questi occhi sono arrossati a forza di
piangere?"; f. -rósse; -sécche v.tr.
"dimagrire": Maríje revendàje sécche
ròppe na malatíje bbóna lònghe. "Maria
dimagrì dopo una malattia molto lunga"; -
sicche v.tr. "dimagrire"; -turde v.rifl.
"rabbuiarsi": tutte re bbòtte jé revendáte
turde nfacce. "tutto ad un tratto si è
rabbuiato in faccia".
reveríbbele agg. "rivedibile".
revertemènde s.m. "divertimento": lu
revertemènde me lu piglie jénne a jucá a
ccarte a lu café. "il divertimento me lo
prendo andando a giocare a carte al bar".
revettá v.tr. "orlare".
revètte s.m. "orlatura".
revòrzje s.m. "divorzio": ròppe sètt'anne
quidde e ddùje ànne cercate lu revòrzje.
"dopo sette anni quei due hanno chiesto il
divorzio".
revóte agg. "devoto"; pl. revute: li
pannise sònghe numunne revute a la
Marònne re lu Vòśche. "i pannesi sono
assai devoti alla Madonna del Bosco".
revressecá v.tr. "agitare recipienti".
revutá re ggurèdde v.intr. "gorgogliare
dell'intestino".
revuzzióne s.f. "devozione": "lu truvave
sèmbe nd'a la chjésje pe revuzzióne o pe
passá lu tjémbe?. "lo trovavo sempre nella
chiesa, per devozione o per passare il
tempo?".
revví loc.avv. "eccole, eccoli".
rézze s.f." rete"; dim. retine, rezzecèdde.
rezzètte s.f. "ricetta": vatte fa fá la
rezzètte ra lu mjéreche, ca li pìnnele
sònghe funute. "vatti a far fare la ricetta dal
medico, che le pillole sono finite".
riabbéte s.m. "diabete": quanne tjéne lu
riabbéte nu nde puó mangiá manghe nu
rólece. "quando tieni il diabete non ti puoi
mangiare neanche un dolce".
rialá v.tr. "regalare": agghia rialá ròje
ggaddine e nu pare re pecciungjédde a
Ppaulúcce ca m'à ffatte nu piacére. "devo
regalare due galline e un paio di
piccioncini a Paolo che mi ha fatto un
piacere".
riale 1.agg. "reale"; 2.s.m. "regalo"; 3.s.f.
"vaglio".
rialètte s.m. "dialetto".
rialezzá v.tr. "realizzare": chiane chiane
àja rialezzá tutte li piane ca te sì pprefisse.
"piano piano devi realizzare tutti i piani
che ti sei prefisso".
rialíje s.f. "mancia, regalìa": te lu fazze
stu suvrìzzje ma m'àja rá la rialíje. "te lo
faccio questo servizio ma mi devi dare la
mancia".
riassunde s.m. "riassunto": pe te mbará
a ścrive, àja fá numunne re riassunde. "per
imparare a scrivere, devi fare molti
riassunti".
riàvele s.m. "diavolo": asseméglie nu
riàvele pe ffóre, abbatte lu munne.
"assomiglia un diavolo per la campagna,
abbatte il mondo"; dim. riavulìcchie.
riavvecená v.tr. "ravvicinare": ròppe
tand'anne r'alletetòrje, Mariúcce se sta
riavvecenánne a la famiglie. "dopo tanti
anni di litigio, Maria si sta ravvicinando
alla famiglia".
ricce agg. "riccio".
ricche agg. "ricco": Lubbèrte jé bbóne
ricche ca nu nżape manghe idde quanda
sòlete téne. "Alberto è molto ricco che non
sa neanche lui quanti soldi ha".
rice v.tr. "dire"; p.p. ritte; ger. recènne; bbuscíje v.intr. "mentire": nu nżì capace
re rice bbuscíje, frate míje, ma ògne ttande
ce vuónne pe gghí nnande. "non sei capace
di dire bugie, fratello mio, ma ogni tanto ci
vogliono per andare avanti"; -male v.intr.
"spettegolare".
riínghimènde s.m. "rinterro": mó c'à
ffunute re fá lu lavóre re riínghimènde si
ne véne a lu pajése. "ora che ha finito di
fare il lavoro di rinterro se ne viene al
paese".
riínghitíve agg. "riempitivo": jé nnùtele
ca nżiste, éo nu nge vache a la féste re
cumma Annúcce, n'agghia fá ra
riínghitíve. "è inutile che insisti, io non ci
vado alla festa della comare Anna, non
devo fare da riempitivo".
riítale s.m. "ditale": mammaránne tenéve
nu riítale r'argjénde. "nonna teneva un
ditale d'argento".
rinde avv. "in, dentro, entro"; -state avv.
"d'estate"; -vjérne avv. "d'inverno".
rine s.m.pl. "reni": Marònna míje, cúme
me fanne male li rine, sacce si jé lu tjémbe
o ché jé. "Madonna mia, come mi fanno
male i reni, non so se è il tempo o che è"; rine loc.avv. "lungo la schiena".
ringhiange v.tr. "rimpiangere": nun
ringhiange njénde, la vite cúme vá, vá
bbóne, uratílle pe ccjénd'anne. "non
rimpiangere niente, la vita come va, va
bene, goditela per cento anni".
rióle s.f. "portellino (parte della botte)".
rire v.intr. "ridere"; p.p. rerute.
riśche s.m. "disco": me piace re sènde
ògne tande nu riśche r'òpere. "mi piace
sentire ogni tanto un disco d'opera".
rise s.f. "risata"; dim. resatèdde, resélle.
rite s.m. "dito"; pl. ddéte.
riulàre agg. "regolare": mettíteve l'àneme
mbace ca jé tutte riulàre. "mettetevi
l'anima in pace che è tutto regolare".
riùne s.m. "digiuno": falle ìre a cculecá
riùne accussì vére ché ssegnífeche
uaragná nu stuózze re pane. "fallo andare
a coricare digiuno così vede che significa
guadagnare un tozzo di pane".
rjéce agg.n.card. "dieci".
rjécemile agg.n.card. "diecimila".
rjénghie v.tr. "riempire".
rjéste s.m. "resto": lu rjéste tjénatílle ca
te piglie nu café. "il resto tienitelo che ti
prendi un caffè".
ròcchie s.f. "cespuglio, gruppetto".
ròjne s.f. "coltello a due manici per
incavare il legno, arnese per accorciare
zoccoli agli equini".
rólece agg. "dolce": quanne mitte ru
zzùcchere nd'a ru ccafé nu nge ne
mettènne numunne, pecché nun me piace
tròppe rólece. "quando metti lo zucchero
nel caffè, non ce ne mettere molto, perché
non mi piace troppo dolce".
ròlle s.m. "rotolo".
rómbenóce s.m. "schiaccianoci".
rómbe v.tr. "rompere"; p.p. rutte; f. rótte.
rómbezzòlle s.m. "frangizolle".
ron s.m. "don": àje lètte maste ron
Ggesuálde?. "hai letto Mastro Don
Gesualdo?".
ròndèlle s.f. "rosetta": agghi misse na
rondèlle a la cernjére re la pòrte accussì
nu strusce cchiù pe ndèrre. "ho messo una
rosetta alla cerniera della porta così non
striscia più per terra".
rónghe s.f. "roncola": quanne vjéne fóre
nu nde ścurdá re purtá la rónghe pe tagliá
re spine sóp'a lu lémmete. "quando vieni in
campagna non ti dimenticare di portare la
roncola per tagliare le spine sul limite".
rònnele s.f. "donnola": na rònnele jé
trasute nd'a lu addenáre e à accíse tutte re
ggaddíne. "una donnola è entrata nel
gallinaio e ha ammazzato tutte le galline".
ròppe prep. "dopo": a la chjésje sime
arruuate ròppe re vuje. "alla chiesa siamo
arrivati dopo di voi"; ce verime ròppe a lu
Castjédde, vucine a la ggabbíne. "ci
vediamo dopo al Castello, vicino alla
cabina".
ròppemangiáte s.m. "dopopranzo".
róppje s.f. "due soldi".
ròrme v.intr. "dormire": ruórme, ruórme,
tande stá pràtete ca fatíja pe tté. "dormi,
dormi, tanto sta tuo padre che lavora per
te"; p.p. rurmùte.
rósa cacazzare s.f. "rosa canina"; squaquaracchiáte s.f. "rosa spampanata".
ròsamaríne s.f. "rosmarino".
róse s.f. "rosa"; pl. ruse; dim. rusídde.
rósecasícce agg. e s.m. "tirchio": nu nge
puó sfeccá na lire, jé nu rósecasícce, puó
murí re fame ca nu nże ggire manghe
attuórne. "non gli puoi estorcere una lira è
un tirchio puoi morire di fame che non si
gira neanche intorno".
róte s.f. "dote, ruota": Marjètte,
spusànnese, avíje ra lu patre na bbèlla
róte. "Maria, sposandosi, ebbe dal padre
una bella dote".
róve s.f. "doga (parte della botte)".
rré s.m. "re".
rréhule, a- loc.avv. "in regola".
rremóte, a lu- loc.avv. "a riparo
(luogo)".
rrice mangamjénde, pe nun- loc.avv.
"per non sottovalutare".
rrighe, a- loc.avv. "rigato".
rrise s.m. "riso".
rròbba nduócche s.f. "stoffa a
metraggio".
rròbbe s.f. "roba, stoffa"; dim.
rubbecèlle.
rròcchie, a- loc.avv. "a frotta": mmjézze
a la chiazze li cristjàne stévene a rròcchie
qquá e ddà. "in mezzo alla piazza le
persone stavano a frotta qua e là".
rrótterecuódde,
aloc.avv.
"a
rompicollo": lu verjétte re córre
capabbásce pe lu córse a rrótterecuódde.
"lo vidi di correre in giù per il corso a
rompicollo".
rrucá v.tr. "educare": pe rrucá re
ccriature ce vóle assàje pacjénże. "per
educare i bambini ci vuole molta
pazienza".
rrucazzióne s.f. "educazione": quidde
uagliune nu ndjénene pe nnjénde
rrucazzióne. "quei ragazzi non tengono per
niente educazione".
rruje pjétte, a- loc.avv. "doppiopetto": jé
cchiù còmmede nu cappòtte a rruje pjétte.
"è più comodo un cappotto a doppiopetto".
ruàgne s.f. "tutti i recipienti utili per la
vendemmia".
rubbacóre s.m. e f. "rubacuori":
Ggiuuànne se crére nu rubbacóre,
ścustáteve ca stá passanne!. "Giovanni si
crede un rubacuori, scostatevi che sta
passando!".
rubbenètte s.m. "rubinetto".
rubbetá v.intr. "dubitare": àja rubbetá re
tutte, viste re ccóse cúme vanne. "devi
dubitare di tutti, visto le cose come
vanno".
rùbbje s.m. "dubbio": sènża rùbbje t'àja
rá ra fá. "senza dubbio ti devi dar da fare".
rubbíne s.m. "rubino".
rubbrecá v.tr. "seppellire".
rucate s.m. "ducato": nun vvale nu
rucate, làssele pèrde. "non vale un ducato,
lascialo perdere".
rucchèlle s.m. "rocchetto".
rucchjá v.intr. "tubare": sjénde cúme
stanne rucchjànne tutte ddi pecciune,
tuórcece lu cuódde e mangiamacílle. "senti
come stanno tubando tutti quei colombi,
torcici il collo e mangiamoceli".
ruche s.m. "duca": lu ruche re Bbuvine
tenéve cendenáre r'èttere re tèrre. "il duca
di Bovino teneva centinaia di ettari di
terreno".
rùchele s.f. "ruchetta": musére te fazze
truvá na nżalate re rùchele e cepódde te
vuó bbuóne addecrjá. "stasera ti faccio
trovare un'insalata di ruchetta e cipolle ti
vuoi ben ricreare".
ruchésse s.f. "duchessa".
rucle s.m. "lucro": nun face maje njénde
sènża rucle. "non fa mai niente senza
lucro".
rùcula salvagge s.f. "barbarea".
rucumènde s.m. "documento": quanne
vaje fóre tèrre nu nde ścurdá lu
rucumènde re ndennetà. "quando vai fuori
paese non ti dimenticare il documento
d'identità".
ruèlle s.m. "duello".
rugne s.f. "rogna": uaglió, sì ppròpje na
rugne. "ragazzo, sei proprio una rogna".
rugnóne s.m. "rognone"; pl. regnune.
rugnunáte s.f. "rognonata".
rugnuse agg. "rognoso".
ruje agg.n.card. "due": famme fá ruje
passe ca sònghe pròpje ngiuccarúte.
"fammi fare due passi che sono proprio
acciocchito"; f. ròje: sònghe ròje vóte ca te
chiame. "sono due volte che ti chiamo".
rujbbòtte s.m. "doppietta": luvì-luvì ca
mó si ne véne cu lu rujbbòtte ché avìma
fá? Nu nge rèste ca re ìre a ccacce.
"eccolo-eccolo che ora se ne viene con la
doppietta, che dobbiamo fare? Non ci resta
che andare a caccia".
rujcjénde agg.n.card. "duecento".
rujmila agg.n.card. "duemila": cummà,
nu mazze re spàrece l'agghi paháte rujmila
lire. "comare, un mazzo di asparagi l'ho
pagato duemila lire".
rujpjézze s.m. "due pezzi".
ruleciázze agg. "dolciastro": stu vine jé
ruleciázze, jé nu vòtastòmmeche, vivatílle
tu. "questo vino è dolciastro, è un
voltastomaco, bevitelo tu".
rulline s.m. "rollino".
rulóre s.m. "dolore": nu mbòzze cchiù
suppurtá stu rulóre a lu vrazze. "non posso
più sopportare questo dolore al braccio";
pl. rulure; dim. rulurícchie.
rulucézze s.f. "dolcezza": Cataríne jé nu
tipe tìmmede e s'adda trattá cu rulecézze.
"Caterina è un tipo timido e si deve trattare
con dolcezza".
rumá v.tr. "domare, ruminare": t'àja stá
attjénde a quiddu cavadde pecché s'adda
prime rumá bbuóne. "ti devi stare attento a
quel cavallo perché si deve prima domare
bene".
rumande s.f. "domanda": pe ffá lu
cungòrse àja manná la rumande ngarta ra
bbólle. "per fare il concorso devi mandare
la domanda in carta da bollo".
rumane agg. "romano".
rumanèlle s.f. "gronda": la rumanèlle jé
spaccate àja sule chiamá lu frabbecatóre.
"la gronda è spaccata devi solo chiamare il
muratore".
rumaní v.intr. "rimanere"; p.p. rumase,
rumaste; -tassate v.intr. "ricevere una
brutta notizia, sentirsi gelare il sangue";
rumaniresínne "rimanersene".
rumànże s.m. "romanzo": mméce re
sturjá se métte a llégge rumànże. "invece
di studiare si mette a leggere romanzi".
rumanżíne s.f. "ramanzina": lu majèste
me féce na rumanżíne pe lu vitre rutte, pó
apre e ścummuóglie sapíje ca jéva state
Ggelardíne. "il maestro mi fece una
ramanzina per il vetro rotto, poi apri e
scopri seppe che era stata Gerardina".
rumaste zite loc.avv. "zitella".
rumecìlje s.m. "domicilio": cu la còsse
rótte nu nde puó mòve? Fatte purtá tutte a
rumecìlje. "con la gamba rotta non ti puoi
muovere? Fatti portare tutto a domicilio".
ruméneche s.f. "domenica": "Il giorno
delle Ceneri le donne usavano appendere
ai balconi un pupazzo con le sembianze
femminili, vestito con abiti tradizionali, la
famosa Quarantana.
Sul corpo del pupazzo, formato da una
patata, si infilavano sette penne di gallina
da togliere ogni domenica, l'ultima la
domenica di Pasqua. Con questo metodo si
misurava la durata della Quaresima".
rumèsteche agg. "domestico": se sèrvene
re lu rumèsteche vendequattóre sóp'a
vendequàtte, ché ffanne li sòlete!. "si
servono del domestico ventiquattrore sopra
a ventiquattro, che fanno i soldi!".
rumma s.f. "rum".
runá v.tr. "donare": a la cummarèdde,
zìjme à rrunate nu laccettíne r'óre. "alla
figlioccia, mia zia ha donato una catenina
d'oro".
runfechjá v.intr. "ronfare": la nòtte la
passe a runfechjá ngundinuazzióne, mó
mòrje la cape. "la notte la trascorre a
ronfare in continuazione, mi fa male la
testa".
runfòrze s.m. "rinforzo": Mariù, àje
avute paùre, musére nu nżì menute sóle ,
àje chiamate lu runfòrze. "Maria hai avuto
paura, stasera non sei venuta da sola, hai
chiamato il rinforzo".
runfurzá v.tr. "rinforzare": lu mure ca jé
rumaste alérte l'àja runfurzá cu ddòje
pundélle. "il muro che è rimasto in piedi lo
devi rinforzare con due puntelli".
rungiglie s.m. "ronchetto".
runnuvá v.tr. "rinnovare": tatà, rinde a
trènd'anne, à runnuváte tutte la case ra
sóp'a ssótte. "papà, in trent'anni ha
rinnovato la casa da sopra a sotto".
runżèlle s.f. "donzella".
ruócchie 1.s.m. "rocchio"; 2.agg.
"tarchiato".
ruócele s.m. "rocchetto senza filo".
ruóspe 1.s.m. "rospo": sule abbrérle li
ruóspe, te fanne spavjénde. "solo a vederli
i rospi, ti fanno spavento"; 2.agg. "non
dirozzato": jé nu ruóspe se no nu nde
parlave accussì. "è un non dirozzato
altrimenti non ti parlava così"; f. ròspe.
ruóte s.m. "teglia, tortiera": feglió, pe li
ùnnece mìtte la pizze cu l'aréghene nd'a lu
ruóte e puórtela a lu furne. "ragazza, per le
undici metti la pizza con l'origano nella
teglia e portala al forno"; dim. rutecjédde.
ruótele s.m. "arnese di legno per girare il
latte, 900 gr. (misura di peso)".
rùppje agg. "doppio": ròppe ca s'éja
śculate tutte quiddu vine ce vére rùppje.
"dopo che si è scolato tutto quel vino ci
vede doppio"; f. róppje.
ruppióne s.m. "doppione": re quissu
libbre tènghe nu ruppióne. "di questo libro
ha un doppione".
rùrece agg.n.card. "dodici".
rurecèseme agg.n.ord. "dodicesimo".
rurmeglióne s.m. "dormiglione": jé nu
rurmeglióne, s'àuze sèmbe tarde a la
matine. "è un dormiglione, si alza sempre
tardi al mattino".
rurmute s.f. "dormita": stanòtte, ròppe
tanda nòtte ca n'agghi putute ròrme agghi
fatte na bbèlla rurmute. "questa notte,
dopo tante notti che non ho potuto dormire
ho fatto una bella dormita".
rurrupá v.intr. "dirupare": nu nde
rurrupánne, apre l'uócchie ca qquá sònghe
tutte vricce. "non ti dirupare, apri gli occhi
che qui sono tutti sassi".
rusàrje s.m. "rosario".
rusce s.m. e f. "grugnito, scarto di
carboni".
rusciá v.intr. "grugnire": lu puórche à
accumenżàte a rrusciá, prepàrece lu
vavetóne. "il maiale ha incominciato a
grugnire, preparaci il trogolo".
ruśche re néva s.f. "spruzzata di neve";
dim. ruśchetèdde.
rusecá v.tr. "rodere, rosicchiare": agghi
truvate na ścòrce re case rusecáte, vuó
veré ca ce stanne li sùrece?. "ho trovato
una buccia di formaggio rosicchiata, vuoi
vedere che ci stanno i topi?"; -chiuóve v.tr.
"arrovellare": rusecáve chiuóve pe puté
terá nnande ma nesciune rru sapéve. "si
arrovellava per poter tirare avanti ma
nessuno lo sapeva".
rusecarèdde
s.f.
"cartilagine":
a
Lubbèrte le piace re ścruccá la
rusecarèdde. "ad Alberto gli piace
scroccare la cartilagine".
rusecarjédde agg. "croccante": lu
turróne jé rusecarjédde, ce vuónne li
rjénde bbuóne. "il torrone è croccante, ci
vogliono i denti buoni"; f. rusecarèdde.
rusecárse nguórpe v.rifl. "rodersi".
rusidde s.m. "bocciolo".
rusòlje s.m. "rosolio".
russá v.intr. "russare": a mmaríteme nu
lu pòzze cchiù ssènde re russá, vá a funí ca
m'agghia ssciórte. "a mio marito non lo
posso sentire più di russare, va a finire che
mi devo separare".
russazze agg. "rossastro".
russe agg. "rosso"; f. rósse; -malupìle
s.m. "persona con capelli rossi"; -re l'uóve
s.m. "tuorlo": mó ca faje la créme àja
pegliá sule lu russe re l'uóve. "ora che fai
la crema devi prendere solo il tuorlo"; russe s.m. "rossore eccessivo".
russètte s.m. "rossetto": nepóteme
Veròneche s'accummènże a mmétte lu
russétte a lu musse, jé fatta gròsse e nun
me ru ccrére. "mia nipote Veronica
s'incomincia a mettere il rossetto alle
labbra, è diventata grande e non me lo
credo".
russigne agg. "rossiccio".
russóre s.m. "rossore".
rusturánde s.m. "ristorante": me saje
rice Lucì, appríme chi jéve a mmangiá a lu
rusturánde, nesciune, re ffjéste si facévene
nfamíglie. "mi sai dire Lucia, prima chi
andava a mangiare al ristorante, nessuno,
le feste si facevano in famiglia".
rutábbele agg. "rotabile": cumbà
Ggiuuà, sònghe quarand'anne ca ce
manghe ra Panne, m'allecòrde la
rutábbele pe la stanżjóne chjéna re vricce.
"compare Giovanni, sono quarant'anni che
ci manco da Panni, mi ricordo la rotabile
per la stazione piena di ciottoli".
rutèdde s.f. "rotula, girandola su un palo
(fuochi d'artificio), tagliapasta".
rutèlle s.f. "fusaiolo, rotella": jé spezzate
la rutèlle re lu fuse e nun mbòzze felá. "è
spezzato il fusaiolo del fuso e non posso
filare"; Frangì, ché staje recènne, ché te
manghe còcche rutèlle? Ru vuó capí ca
nun bòzze fá njénde?. "Francesco, che stai
dicendo, che ti manca qualche rotella? Lo
vuoi capire che non posso fare niente?".
ruvàje s.m. "roveto".
ruve s.m. "rovo".
ruvére s.m. "dovere": si respjéttene li
diritte tuje, tu àja respettá li ruvére tuje.
"se rispettano i tuoi diritti, tu devi
rispettare i tuoi doveri".
ruvutá v.tr. "rivoltare, rovistare": la
nżalàte l'agghi cunżàte cu l'uóglie, l'acite
e ru ssale, mó ruvuótele e ppòrtele a
ttàvele. "l'insalata l'ho condita con l'olio,
l'aceto e il sale, ora rivoltala e portala a
tavola"; pe ttruvá lu martjédde àja ruvutá
mmjézze a quiddi fjérre nd'a la cascètte.
"per trovare il martello devi rovistare in
mezzo a quei ferri nella cassetta"; -lu titte
v.tr. scoperchiare il tetto.
ruzze 1.s.m. "ruzzo": te piace lu ruzze,
Runà, ma mó t'àja arreterá ca lu libbre
t'aspètte. "ti piace il ruzzo, Donato, ma ora
ti devi ritirare che il libro ti aspetta"; 2.s.f.
"ruggine"; 3.agg. "rozzo".
ruzzenále agg. "dozzinale": sta rròbbe jé
ruzzenále, puó fá sule ròje mappine.
"questa stoffa è dozzinale, puoi fare solo
due strofinacci".
ruzzjá v.intr. "giocare, ruzzare": mó jé lu
tjémbe c'anna ruzzjá sti uagliune, làssele
spenżerate nu l'alluccánne. "ora è il tempo
che devono giocare questi ragazzi, lasciali
spensierati, non li sgridare".
ruzzine s.f. "dozzina": accátteme na
ruzzine r'óve e ppuórtammílle, famme stu
piacére, te uaragne l'àneme. "comprami
una dozzina di uova e portamele, fammi
questo piacere, ti guadagni l'anima".
180
abbe s.m. "persona ignorante".
àbbete s.m. "sabato".
acce loc.avv. "non so".
acche 1.s.m. "sacco"; dim.
sacchettúcce; 2.s.f. "tasca"; dim.
saccucce; -r'ardíche s.m. "sacco di iuta"; re nderlíce s.m. "sacco di canapa".
sacchetjédde s.m. "sacchetto".
sacchètte
s.f.
"sacco";
dim.f.
sacchettèdde.
saccóne re frusce s.m. "saccone": a lu
ljétte téne angóre lu saccóne re frusce,
sacce quanne lu vóle luvá. "al letto tiene
ancora il saccone, non so quando lo vuole
togliere"; -re paglie s.m. "pagliericcio":
fóre, ròrme sóp'a nu saccóne re paglie. "in
campagna, dorme sul pagliericcio".
saccungjédde s.m. "sacconcello": a ddu
lettecjédde mìttece nu saccungjédde re
frusce e arrange pe còcche gghiuórne. "a
quel lettino mettici un sacconcello di
cartocci e arrangi per qualche giorno".
sacrate s.m. "sagrato".
sacrelègge s.m. "sacrilegio".
sacrestáne s.m. "sagrestano": quanne
jéveme a la chjésje e la truváveme chjéna,
li sacrestáne Ajtáne e Ggiuuanníne tande
facévene ca ce truvávene nu pòste.
"quando andavamo in chiesa e la
trovavamo piena, i sagrestani Gaetano e
Giovanna tanto facevano che ci trovavano
un posto".
sacrestíje s.f. "sagrestìa": si vaje
truvanne lu prèute vire ca stá nd'a la
sacrestíje. "se vai trovando il prete vedi
che sta nella sagrestìa".
sagge agg. "saggio": ze Vetúcce
raccundáve tanda fattarjédde re li tjémbe
passate e nu nde straccave maje re lu
sènde, jéva nu vjécchie sagge. "zio Vito
raccontava tanti fatterelli dei tempi passati
e non ti stancavi mai di ascoltarlo, era un
vecchio saggio".
saggerá v.tr. "esagerare": rí li fatte cúme
sònghe jute e nun saggerá. "dì i fatti come
sono andati e non esagerare".
sagramendá
v.tr.
"sacramentare":
ggiurave e sagramendáve ca re tutte
quédde ca jéva succjésse, idde nunn'avéve
cólpe. "giurava e sacramentava che di tutto
S
quello che era successo, lui non aveva
colpa".
sagramènde s.m. "sacramento".
sagre agg. "sacro": màmme e tate sònghe
sagre pe mmé, uaje a chi re ttòcche.
"mamma e papà sono sacri per me, guai a
chi li tocca".
sagrefecá v.tr. "sacrificare": màmme e
tate se sònghe sagrefecáte pe tutta la vite,
quanne avévene uré nunn'ànne urute.
"mamma e papà si sono sacrificati per tutta
la vita quando dovevano godere non hanno
goduto".
sagrefìcje s.m. "sacrificio": quanne faje
sagrefìcje nesciune si n'accòrge, quanne
staje bbuóne allóre tutte te mmírjene.
"quando fai sacrifici nessuno se ne
accorge, quando stai bene allora tutti ti
invidiano".
sagrusande agg. "sacrosanto": te stache
recènne la sagrusànde veretà, si me vuó
crére me crire e se no ti faje bbeneríce. "ti
sto dicendo la sacrosanta verità, se mi vuoi
credere mi credi altrimenti ti fai benedire".
sajàteche s.f. "sciatica": la sajàteche m'à
turmendáte pe tutte la vernate passate. "la
sciatica mi ha tormentato per tutta la scorsa
invernata".
sajétte s.f. "saetta".
sàjte s.m. "sidro".
sajttére s.f.pl. "feritoie circolari".
salacóne s.m. "salice inselvatichito"; pl.
salacúne.
Salacúne s.m. "Salaconi (contrada sulla
strada di Fontana Armata)".
salajuóle s.m. "addetto alla rivendita di
sale e tabacchi"; f. salajóle.
salamóre s.f. "salamoia": la salamóre
mandéne alluónghe la carne re puórche.
"la salamoia mantiene a lungo la carne di
maiale".
Sàlece s.m. "Salice (contrada sulla strada
per Cervaro)".
sàleche s.m. "salice"; pl. sàlece; -janghe
s.m. "salice bianco".
sàleme s.f. "salma, carico sul basto": a lu
juórne re l'Assúnde nd'a la matenáte ce stá
la precessjóne re re ssàleme, quande jé
bbèlle a veré li cavadde càrreche re
grègne re ggrane. "il giorno dell'Assunta
nella mattinata ci sta la processione delle
salme, quanto è bello vedere i cavalli
carichi di biche di grano".
salére s.f. "saliera": a ttàvele, quanne se
mange s'adda métte pure la salére e nu
nde ru facènne cchiù ddice. "a tavola,
quando si mangia si deve mettere anche la
saliera e non te lo fare dire più".
salíte agg. "salato"; dim. salatjélle.
salutá v.tr. "salutare": a mmàmme, l'àja
salutá a zì Vetúcce ca jé anżjàne. "a
mamma, lo devi salutare a zio Vito che è
anziano".
salute, a la- loc.avv. "prosit"; -, luloc.avv. "condoglianze": Marì, li cristjàne
sònghe arruváte ra lu cambesánde?
Agghia ìre a ddá lu salute. "Maria, le
persone sono arrivate dal cimitero? Devo
andare a dare le condoglianze".
salvagge agg. "selvaggio, selvatico".
salvaggènde s.m. "salvagente".
salvareggíne s.f. "salveregina".
salvjètte s.m. "tovagliolo": quanne
mange, ògne ttande t'àja stujá lu musse cu
lu salvjètte. "quando mangi, ogni tanto ti
devi pulire la bocca con il tovagliolo".
sàlvje salvagge s.f. "chenopodio".
sambògne s.f. "zampogna".
sambugnáre
s.m.
"zampognaro":
appríme,
a la matine re Natale, li
sambugnáre, sunanne, jévene ggeranne
case-case e ce mettévene tanda allegrézze.
"prima, alla mattina di Natale, i
zampognari, suonando, andavano girando
di casa in casa e ci mettevano tanta
allegria".
sammená v.tr. "esaminare": li prufussúre
l'ànne sammenáte e idde nunn'à respuóste
njénde, jé pròpje nu ciucce. "i professori
l'hanno esaminato e lui non ha risposto
niente, è proprio un asino".
sanapurcèlle s.m.pl. "castraporci": nu
nż'aùse cchiù a ccrésce puórce ngase e
sònghe ścumbarse pure li sanapurcèlle.
"non si usa più crescere maiali in casa e
sono scomparsi anche i castraporci".
Sanda Maríje s.f. "Santa Maria
(contrada sulla strada per la Fontana
Vecchia); -re lu Vòśche s.f. "Santa Maria
del Bosco (contrada al Convento)".
sandahatése s.m. "santagatese"; pl.
sandahatíse "abitanti di Sant'Agata".
sandanecóle s.m. "coccinella": nun
l'accerènne lu sandenecóle, falle abbulá.
"non uccidere la coccinella, falla volare".
sandarèdde s.f. "santerella": cu quédda
facce ra sandarèdde chi vóle cummínge?.
"con quella faccia da santarella chi vuole
convincere?".
sandarjédde s.m. "santino".
sanddússe s.m. "sanctus": sònghe
arruváte a la Mésse prime re lu sanddússe,
crére ca me vale o no?. "sono arrivata alla
Messa prima del sanctus, credo che mi
vale o no?".
sande agg. e s.m. "santo": mó ca te ne
vaje a ccàsete, vòglie stá na nżénghe
nżanda pace. "ora che te ne vai a casa tua,
voglio stare un pò in santa pace"; f. sanda.
sandefecá v.tr. "santificare".
sandemeseríne agg. "sparuto".
Sandu Marche s.m. "San Marco
(contrada sulla strada per Crispignano)"; Pjétre s.m. "San Pietro (contrada sulla
strada Panni-Scalo)"; -Vìte s.m. "San Vito
(contrada al di sopra della contrada Santa
Maria del Bosco)".
Sand'Ulíje s.m. "Sant‟Elia (contrada
sulla strada per Bovino sulla destra, dopo il
Cimitero)".
sanduàrje s.m. "santuario": nd'a quissi
juórne agghia ìre a lu sanduàrje re San
Ggelárde, nu nge sònghe maje jute. "in
questi giorni devo andare al santuario di
San Gerardo, non ci sono mai andata".
sanduline s.f. "santonina".
sanduócchie s.m. "santocchio": face lu
sanduócchie ma chi lu canósce bbuóne
sape re ché ppaste jé fatte. "fa il
santocchio ma chi lo conosce bene sa di
che pasta è fatto".
sane agg. "vergine"; -e ssalve agg.
"incolume": ascíje sane e ssalve ra quiddu
ngerènde e rengraziàje la Marònne re lu
Vòśche. "uscì incolume da quell‟incidente
e ringraziò la Madonna del Bosco"; -sane
agg. "intero": se mangiàje nu addúcce
sane-sane, sènża rirme manghe ne vuó nu
póche. "si mangiò un galletto intero, senza
dirmi neanche ne vuoi un pò".
sanghe s.m. "sangue".
sangiuuánne
s.m.
"rapporto
tra
compari": sime sangiuuánne pecché agghi
vattjàte lu figlie re Fulmenúcce. "abbiamo
un rapporto tra compari perché ho
battezzato il figlio di Filomena".
sangíve s.f. "gengiva": agghi pegliate
fridde e tande ca me fanne male re
sangíve. "ho preso freddo e tanto che mi
fanno male le gengive".
sanguètte s.f. "sanguisuga".
sangunácce s.m. "sanguinaccio": quanne
acceríme lu puórche, fazze prepará
appríme re lahanèdde cu lu sanghe e ppó
lu sangunácce. "quando ammazziamo il
maiale, faccio preparare prima le
tagliatelle con il sangue e poi il
sanguinaccio".
sanże s.f. "sansa": a lu trappíte stéve nu
mundóne re sanże anfìne a la làmmje. "al
frantoio stava un mucchio di sansa fino
alla volta".
Sanżóne s.m. "Sansone".
sapé v.tr. "sapere".
sape fá tutte s.m. "factotum": lu cumbare
vá cercanne une ca sape fá tutte pe ffóre
andó idde. "il compare va cercando un
factotum per la sua campagna".
sapóre, nu ndéne- agg. "insapore":
feglió, lu suche nu ndéne sapóre, l’àje
misse ru ssale o no?. "ragazza, il sugo non
ha sapore, l‟hai messo il sale o no?".
sapríte agg. "saporito"; -re sale agg.
"con troppo sale".
sapunáre s.m. "saponaio".
sapunètte s.m. "saponetta": mó ca vaje a
la putéha accatte lu sapunètte ca jé funute.
"ora che vai alla bottega compra la
saponetta che è finita".
sapute agg. "saccente"; dim. saputjélle.
saputjélle s.m. "saputello": Lunà nun
facènne lu saputjélle, éo sònghe nate prime
re tè. "Leonardo non fare il saputello, io
sono nato prima di te".
saráche s.f. "salacca"; dim. sarachèdde.
saramendá v.tr. "fare le fascine con i
sarmenti".
saramjénde s.m.pl. "sarmenti".
sarapúdde s.m. "serpillo".
sàrcene s.f. "fardello": chisà ché tténe
nd’a la sàrcene. "chissà che tiene nel
fardello; dim.f. sarcenèdde.
sarcetjá v.tr. "sarchiare"; -la vigne a
ggiugne v.tr. "sarchiare la vigna a giugno".
sarchiapóne s.m. "persona grassa".
sarde v.tr. "bruciare"; p.p. sardute.
Sàrje s.m. "Sario (contrada sulla strada
sotto la Fontana Nuova prima del
Pisciolo)".
sartulédde s.f. "sartina".
sarturíje s.f. "sartoria": a quédda víje ca
te riche éo, stá na bbóna sarturíje, va vire
e ppó me saje addíce còccóse. "a quella
strada che ti dico io, sta una buona sartoria,
vai a vedere e poi mi sai dire qualcosa".
satte agg. "esatto": re nfurmazzióne
sònghe satte, avive raggióne tu e no éo. "le
informazioni sono esatte, avevi ragione tu
e non io"; -satte avv. "esattamente": rimme
re ccóse satte-satte cúme stanne, accussì
ròppe nun vache mbaccíje. "dimmi le cose
esattamente come stanno, così dopo non
vado impazzendo".
satturíje s.f. "esattoria": peścràje agghia
ìre a la satturíje atté ché ffile
tróvarrágghie. "dopodomani devo andare
all‟esattoria chissà che fila troverò".
satuórne agg. "solingo".
sausecchiare s.m. "salsicciaio".
sausícchie s.m.sing. e pl. "salsiccia";
accr.sing. sausecchióne; pl. sausecchiúne.
savóce s.m. "ebbio, sambuco".
savujàrde s.m. "savoiardo": agghi fatte
na pìzze rólece re savujàrde, jé bbóna
piaciute a fratemecucíne Frangíśche ca
s’éja alleccáte li bbaffe. "ho fatto una torta
di savoiardi, è molto piaciuta a mio cugino
Francesco che si è leccato i baffi".
ṡbabbàcule 1.s.m. "persona con poco
senno"; 2.agg. "sbadato": nun facènne lu
ṡbabbàcule ca qquá re ccóse sònghe sèrje.
"non fare lo sbadato che qui le cose sono
serie".
ṡbacelí re cape v.rifl. "distrarsi,
scervellarsi": nu nde ṡbacelí re cape tròppe
assàje, la vite ce l’avìma pegliá cúme véne,
mó triste e mmó allégre. "non di
scervellare molto, la vita la dobbiamo
prendere come viene, ora triste e ora
allegra".
ṡbàcule s.m. "interstizio": nd’a
li
ṡbàcule ca stanne ndra na chianghe e l’ate
culátece la catràmme. "negli interstizi che
stanno tra un basolo e l‟altro colateci il
catrame".
ṡbagliá v.tr. "sbagliare": ṡbaglie lu
prèute sóp’a l’autare nu mbòzze ṡbagliá
éo?. "sbaglia il prete sull‟altare non posso
sbagliare io?".
ṡbahuttúne loc.avv. "senza meta".
ṡbalanżá v.tr. "sbalzare".
ṡbalanże s.m. "sbalzo".
ṡbaljá v.tr. "perdere il ben dell‟intelletto,
spargere, svagare in libertà".
ṡbangá v.tr. "sbancare".
ṡbarre s.f.pl. "assi del letto".
ṡbattev.tr. "sbattere, sprimacciare": àje
vòglie a ṡbatte la cape nnande a lu mure
aramàje jé succjésse e nu mbuó turná
ndréte. "hai voglia a sbattere la testa vicino
al muro, ormai è successo e non puoi
tornare indietro"; ṡbatte ssu cuscine
quanne cchiù puóje ca jé bbuóne tuóste.
"sprimaccia codesto cuscino quanto più
puoi che è molto duro".
ṡbattemáne, a - loc.avv. "scaldamani".
ṡbattepánne s.m. "battipanni".
ṡbattute re cuórpendèrre p.p. e agg.
"atterrato".
ṡbblícete
agg.
"esplicito":
lu
raggiunamènde ca faje jé ṡbbícete, ma tu
famme
penżá
na
nżénghe.
"il
ragionamento che fai è esplicito, ma tu
fammi pensare un pò".
ṡbelá v.tr. "svelare": nu nge recime
njénde a quiddu ddà, ca jé fàcele a ṡbelá li
secréte nuóste. "non gli diciamo niente a
quello là, che è facile a svelare i nostri
segreti".
ṡbélete agg. "svelto".
ṡbeletézze s.f. "sveltezza": dda feglióle,
téne na ṡbeletézze, nun faje attjémbe a
pparlá c’à ggià fatte lu suvrìzzje. "quella
ragazza tiene una sveltezza, non fai in
tempo a parlare che ha già fatto il
servizio".
ṡbeltí v.tr. "sveltire": s’adda ṡbeltí ssu
uaglióne ca jé tròppe ścurnuse. "si deve
sveltire questo ragazzo che è troppo
timido”.
ṡbendá v.tr. "sventare, far cambiare aria
in una stanza".
ṡbendure s.f. "sventura": la ṡbendure te
póte caré nguódde quanne méne te
l’aspjétte. "la sventura ti può cadere
addosso quando meno te l‟aspetti".
ṡbenemènde s.m. "svenimento".
ṡbení v.intr. "svenire": ṡbeníje ra la
paùre. "svenne dalla paura".
ṡberrjá v.rifl. "sbrigliarsi": falle stá na
nżénghe lìbbere a ffìglite si nun ṡberréje
mó quanne l’adda fá?. "falla stare un po‟
libera a tua figlia, se non si sbriglia ora
quando lo deve fare?"
sbetá v.tr. "svitare".
ṡbèteche agg. "bisbetico": jé pròpje
ṡbèteche, mó rice na cóse e mmó n’ate, chi
lu capisce jé bbrave. "è proprio bisbetico,
ora dice una cosa e ora un‟altra, chi lo
capisce è bravo".
ṡbijá v.tr. "sviare": nun ṡbijá lu traścurse
tande lu fatte lu sacce. "non sviare il
dialogo tanto il fatto lo so".
ṡblènne v.tr. "splendere".
ṡblènnete agg. e s.m. "splendido": cu
tutte li rjébbete ca téne face pure lu
ṡblènnete, ma ché nu nże vá a gghittá!.
"con tutti i debiti che tiene fa anche lo
splendido, ma ché non va a buttarsi!".
ṡbluccá v.tr. "sbloccare".
ṡblusate agg. "blusante": puó stá
cundènde, Annù la sarte t'à ffatte na bbèlla
camecètte tutta ṡblusate. "puoi stare
contenta, Anna la sarta ti ha fatto una bella
camicetta tutta blusante".
ṡbraccá v.tr. "attraversare": craje ca vaje
a Ffògge, pe ṡbraccá re strare statte
attjénde a re mmàchene. "domani che vai a
Foggia, per attraversare le strade stai
attento alle macchine".
ṡbrafandaríje
s.f.
"smargiassata,
spavalderia": vire vì, ché ṡbrafandaríje ca
téne, sémbre nu Patratèrne e nu nżape ca
sime nesciune. "vedi vedi che spavalderia
che tiene, sembra un Padreterno e non sa
che siamo nessuno".
ṡbrafande 1.s.m. "smargiasso"; 2.agg.
"spavaldo".
ṡbrasciá v.tr. "sbraciare": papanó,
ṡbrace ru ffuóche ca accussì sendime
cchiù ccàure. "nonno, sbracia il fuoco che
così sentiamo più caldo".
ṡbruffjá v.tr. "sbruffare": rerènne à
ṡbruffjàte tutte lu vine sóp'a lu mesale, jé
lu bbèlle ca óje l'avéve misse pulite.
"ridendo ha sbruffato tutto il vino sulla
tovaglia, il bello è che oggi l'avevo messa
pulita".
ṡbruffóne agg. "spavaldo".
ṡbruffunaríje s.f. "spavalderia".
ṡbrugliá v.tr. "sbrogliare".
ṡbuccá
v.intr.
"sboccare":
ssu
bbutteglióne jé chine chine, l’àja ṡbuccá
na nżénghe, e ppó lu chiure cu lu
turáccele. "codesto bottiglione è pieno
pieno, lo devi sboccare un po‟ e poi lo
chiudi col turacciolo".
ṡbucciá v.tr. "bocciare": cummà l'àje
sapute ca a lu figlie re Reccángele l'ànne
ṡbucciate? Ca lu mannásse a cambjá re
ppéquere!. "comare l'hai saputo che al
figlio di Arcangelo l'hanno bocciato? Che
lo mandasse a pascolare le pecore!"
ṡbuffe, a - loc.avv. "a sbafo": à
mmangiate a ṡṡbuffe, nunn'avéve cchiù ché
si strafucá. "ha mangiato a sbafo, non
aveva più che ingozzarsi".
ṡbulacchjá v.intr. "svolazzare": uaglió,
nun facènne ṡbulacchjá re ggaddine, se no
si ne vanne pe re mmèrse re Sàrje e chi re
vvá a ngappá?. "ragazzo, non far
svolazzare le galline altrimenti se ne vanno
per le discese di Sario e chi le va ad
acchiappare?".
ṡbulácchie
1.agg.
"errabondo,
insensato"; 2.s.m. "farfallone": jé nu
ṡbulácchie nu nge puó ìre apprjésse. "è un
farfallone non ci puoi andare appresso".
ṡburdeglióne s.m. "pipistrello".
ṡburrárse v.tr. "aprirsi con impeto del
canale".
ṡbursá v.tr. "sborsare": pe ffá arreterá la
quaréle
avía
ṡbursá
parícchie
bbegliettúne. "per far ritirare la querela
dovette sborsare parecchi bigliettoni".
ṡbusceljàmjénde s.m. "diarrea".
ṡbuttóne s.m. "spintone"; pl. ṡbuttúne.
ṡbuttunjá v.tr. "spintonare": uaglió, nun
ṡbuttunjá, aspjétte c'arrive lu turne tuje e
ppó te faje nnande. "ragazzo, non
spintonare, aspetta che arriva il tuo turno e
poi ti fai avanti".
ścacacce s.f. "diarrea".
ścacatóre s.f. "ultimogenito": se vére ca
sì la ścacatóre, sì lu cchiù vvasce re tutte li
figli. "si vede che sei l‟ultimogenito, sei il
più basso di tutti i figli".
ścacazzá v.intr. "squacquerare": sóra
míje, àja veré abbré ché àja rá a quissu
criature ca vá ścacazzánne. "sorella mia,
devi vedere che devi dare a codesto
bambino che va squacquerando".
ścacche s.m. "pomello arrossato"; dim.
ścacchetjédde.
ścacchìá v.intr. "arrossire".
ścacchjá v.intr. "stroncare un ramo".
ścacchjàte agg. "imberbe": ché vvá
truvanne stu ścacchjàte, téne angóre ru
llatte mmócche e se permétte r’auzá la
vócia. "che va trovando questo imberbe,
tiene ancora il latte in bocca e si permette
di alzare la voce".
ścacchiatjédde s.m. "infante".
ścacchiatúre s.m. "stroncatura di un
ramo".
ścaffá v.tr. "mettere, schiaffare": jà fá
sùbbete, ścaffe tutte quisse panne nd’a na
sacchètte e vvá re gghjétte nd’a lu
munezzáre. "su fai subito, metti tutta
codesta biancheria in un sacco e vai a
gettarla nel mondezzaio"; -nu ścaffóne
v.tr. "mollare un ceffone".
ścaffe s.m. "ceffone, schiaffo"; dim.
ścaffecjédde; accr. ścaffóne; pl. ścaffúne;
ścaffe, a lu- loc.avv. "schiaffo".
ścaffjá v. "schiaffeggiare".
ścaffóne s.m. "ceffone"; pl. ścaffune.
ścaggiuná v.tr. "scagionare": à ffatte re
tutte pe ścaggiuná a lu cumbagne ma nu
ng’éja riasciute. "ha fatto di tutto per
scagionare il compagno ma non ci è
riuscito”.
ścaglindá v.tr. "cuocere appena appena,
riscaldare, scaldare": cúm’ jé bbèlle a
uardá tutte quiddi vecchiarjédde assettáte
sóp’a lu murètte ca se ścagljéndene a lu
sóle. "com‟è bello guardare tutti quei
vecchietti seduti sul muretto che si
riscaldano al sole".
ścaglindáte s.f. "scaldata".
ścaglie s.f. "vigliolo": raccuógliele sse
ścaglie e jéttacìlle nnande are ggaddine ca
si re màngene. "raccogli codesti viglioli e
gettaceli davanti alle galline che se li
mangiano".
ścagliètte s.f. "scagliola".
ścagliuná v.tr. "scaglionare".
ścagliuózze s.m. "frittella di farina di
granturco".
ścalandróne s.m. "spilungone": andó vá
ddu ścalandróne? Cummà jé lu figlie
r’Arcuméje, nu nde ne sì accòrte
c’asseméglie a lu patre?. "dove va‟ quello
spilungone? Comare è il figlio di
Archimede, non te ne sei accorta che
somiglia al padre?".
ścale re la pòrte s.f. "soglia": uéje Marì,
nu nde fermá sóp’a la ścale re la pòrte,
trase ca te vòglie rice na cóse. "ehi Maria,
non ti fermare sulla soglia, entra che ti
voglio dire una cosa".
ścalédde s.f.pl. "scaletta".
ścalefá v.tr. "riscaldare".
ścalefaljétte s.m. "scaldaletto": agghi
preparáte
lu
ścalefaljétte
pecché
mómbrèste véne vjérne. "ho preparato lo
scaldaletto perché ben presto arriva
l‟inverno".
ścalìnje re sóle s.m. "spiraglio di sole".
ścamá v.intr. "belare, miagolare": sjénde
cúme ścàmene quédde ppèquere, vuónne
ìre a cambjá. "senti come belano quelle
pecore, vogliono andare a pascolare";
stanòtte se sònghe misse a ścamá numunne
re atte e nun m’ànne fatte ròrme. "stanotte
si sono messi a miagolare molti gatti e non
mi hanno fatto dormire".
ścambá ròcchie v.tr. "tagliare cespugli".
ścambanjá v.intr. "scampanare": óje
fanne la fèste a San Ggelárde, jé arruváte
la statua nóve, sjénde sjé cúme stanne
ścambanjànne. "oggi fanno la festa a San
Gerardo, è arrivata la statua nuova, senti
senti come stanno scampanando”.
ścambanjamjénde s.m. "scampanìo".
ścambanjàte s.f. "scampanata": lu prèute
à ffatte na bbèlla ścambanjàte, mó ce
avima sule abbjá a la Mésse. "il prete ha
fatto una bella scampanata, ora ci
dobbiamo solo avviare alla Messa".
ścambelacchióne
s.m.
"grossa
contrarietà".
ścàmbele s.m. "scampolo, contrarietà";
dim. ścambulícchie.
ścambjá v.intr. "sbiadire, stingere": nu
mmettènne quédda rròbbe a lu sóle, ca se
no se ścàmbje. "non mettere quella stoffa
al sole, altrimenti si sbiadisce".
ścambuljá
v.rifl.
"arrangiare,
guadagnucchiare": auànne cu la raccòvete
re
ru
ggrane
se
ścambuléje,
accundjéndete. "quest‟anno con la raccolta
del grano si guadagnucchia, accontentati".
ścame s.m. "belato, miagolio": cumbà,
sènde nu ścame ra dabbasce, vuó veré ca
sarrá quidd’àjne ca nu nż’éja arreteráte?.
"compare, sento un belato da laggiù, vuoi
vedere che sarà quell‟agnello che non si è
ritirato?".
ścammará v.tr. "mangiare di magro".
ścammesárse v.rifl. "scamiciarsi": Runà,
te sì tutte ścammesáte, ché te sure la lénga
mmócche?. "Donato, ti sei tutto
scamiciato, che ti suda la lingua in
bocca?".
ścamózze s.f. "scamorza": Tresì, ramme
quatte ścamózze, mó vache re prèsscie, te
re pàhe craje. "Teresa, dammi quattro
scamorze. ora vado di fretta, te le pago
domani".
ścamurrá v.tr. "tagliare i capelli".
ścamúzze s.m. "moccolo, ragazzo
minuto".
ścaná v.tr. "appanare": ścananne,
ścananne saje quanda panèdde jéscene.
"appanando, appanando sai quante
pagnotte escono".
ścanagliá v.tr. "indagare, scandagliare,
scrutare": tande à ffatte, tande a dditte ca
l’à ścanagliáte pe ssapé quédde ca vuléve
sapé. "tanto ha fatto, tanto ha detto che lo
ha scandagliato per sapere quello che
voleva sapere".
ścanaglie s.m. "scandaglio".
ścanate s.f. "forma di pane crudo".
ścandá
v.tr.
"spaventare";
p.p.
ścandate.
ścande s.m. "spavento".
ścandumá v.tr. "spaventare"; p.p.
ścandumáte.
ścanduná v.tr. "scantonare": Angiulíne,
cúme me vére, ścandóne, sacce ché vvá
truvanne, vóle lu rjéste. "Angela, come mi
vede, scantona, non so che va trovando,
vuole il resto".
ścange s.m. "scambio": facjémme nu
ścange cu Carlìne éo ce rjétte na péquara
e édde me rìje na crape. "facemmo uno
scambio con Carla io le diedi una pecora e
lei mi diede una capra"; ścange, peloc.avv. "per caso": éo l'agghi viste pe
ścange mmjézze a la chiazze, se no nu
nżapéve njénde ca jéve arruváte. "io l'ho
visto per caso in mezzo alla piazza,
altrimenti non sapevo niente che era
arrivato".
ścangellá v.tr. "cancellare".
ścangiá v.tr. "scambiare": cajnate míje,
stache sèmbe sóle, sònghe asciute na
nżénghe pe ścangiá quatte paróle cu la
vucine re case. "cognato mio, sto sempre
sola, sono uscita un pò per scambiare
quattro parole con la vicina di casa".
ścanná v.tr. "sgozzare": statte secure ca
l'àjne te lu ścanne vucine a tté, sì
cundènde?. "stai sicuro che l'agnello te lo
sgozzo vicino a te, sei contento?".
ścannatúre s.m. "coltellaccio": p'accíre
lu puórche mméce re quisse curtjédde
m'àja rá lu ścannatúre. "per ammazzare il
maiale invece di codesto coltello mi devi
dare il coltellaccio".
ścànnele s.m. "panca, scanno"; dim.
ścannelètte.
ścanneljá v.tr. "sgranellare": mó vènghe
ra lu chiane, sònghe jute a ajutá a ssòreme
a ścanneljá ru ggranerìnje. "ora vengo dal
piano, sono andata ad aiutare mia sorella a
sgranellare il granturco"; -re ccarne v.intr.
"raccapricciare": quiddu film nu lu putjétte
cchjiù veré, me facéve ścanneljá re ccarne.
"quel film non lo potetti più vedere, mi
faceva raccapricciare".
ścanneljènde
agg.
"friabile":
ssi
bbeścótte sònghe ścanneljènde, ścuótete
re muddíche ra nguódde. "codesti biscotti
sono friabili, scuotiti le molliche di dosso".
ścanósce
v.tr.
"disconoscere,
sconoscere"; p.p. ścanusciúte.
ścanżá v.tr. "scansare, schivare": a
qquidde l'agghi ścanżate mmjézze a la
chiazze, pe lu córse, abbasce a la tavèrne e
ndó l'agghi truvate? A lu Castjédde. "a
quello l'ho scansato in mezzo alla piazza,
per il corso, giù alla taverna e dove l'ho
trovato? Al Castello".
ścanżafatíje s.m. "scansafatiche".
ścanżíje s.f. "scansia".
ścanżunáte agg. "scanzonato".
ścapàrbje s.m. "persona irresponsabile".
ścapezzá v.tr. "togliere la cavezza".
ścapézzacuódde,
aloc.avv.
"a
scavezzacollo": éo me truvave vucine a lu
munumènde quanne verjétte re córre a
ścapézzacuódde a ssòrete. "io mi trovavo
vicino al monumento quando vidi correre a
scavezzacollo tua sorella".
ścapezzatóre s.f. "pisolino".
ścapille s.m. "persona a capo scoperto".
ścappe s.f. "schiappa": raccuóglie tutte
quésse ścappe, mìttele nd'a na sacchètte
ca musére r'appecciáme nd'a lu fucuríle.
"raccogli tutte codeste schiappe, mettile
nel sacco che stasera le bruciamo nel
focolare".
ścappune s.m.pl. "rigatoni (pasta
alimentare)".
ścapputtá v.tr. "scampare": me la
ścapputtàje pe trènde e tréndune. "me la
scampai per trenta e trentuno".
ścapputtárse v.rifl. "salvarsi".
ścapulá v.tr. "smettere di lavorare".
ścapuzzá v.tr. "scapitozzare".
ścapuzzjá
v.intr.
"dormicchiare,
tentennare il capo".
ścarajàzze
s.m.
"giaciglio,
letto
malfatto": quiddu puverjédde rurméve
sóp'a nu ścarajàzze. "quel poveretto
dormiva su di un giaciglio".
ścaravugliá v.tr. "dipanare, sdipanare":
ścaravugliáme la matasse re lane e
ngaravugliáme la parànże. "dipaniamo la
matassa di lana e ravvolgiamo il
gomitolo".
ścarazínżele s.m. "ragazzo cencioso".
ścarcerá v.tr. "scarcerare": lu suógre re
sòreme l'ànne ścarceráte l'atu juórne,
cummà si lu verisse cúm’jé fatte!. "il
suocero di mia sorella l'hanno scarcerato
l'altro giorno, comare se lo vedessi come è
fatto!".
ścarciòffele s.f. "carlina, carciofo".
ścardá v.tr. "scardassare".
ścardaláne s.m. "scardassatore": quanne
menéve lu ścardaláne andó Tresíne se
mettéve jurnate sane a fatijá. "quando
veniva lo scardassatore da Teresa si
metteva giornate intere a lavorare".
ścarde s.f. "scheggia, scardasso".
ścardjá v.tr. "sbreccare, scheggiare".
ścaré v.intr.e tr. "scadere, sedurre"; p.p.
ścarute.
ścarecasále s.m. "cavallina".
ścarecavarréle s.m. "scaricabarili".
ścàreche s.m. "sciacquone": crajmatíne
passe pe la ferraríje e reccílle a lu ferrare
si vóle mení a accunżá lu ścàreche.
"domattina passa per la bottega del fabbro
e diglielo al fabbro se vuole venire ad
aggiustare lo sciacquone".
ścarènże s.f. "scadenza".
ścarfugliá v.tr. "spannocchiare".
ścarfuóglie s.m. "involucro di cipolla".
ścarná v.tr. "disabituare, far togliere il
vizio".
ścarògne s.f. "scalogna": jé pròpje na
ścarògne, ògne vòte ca me recire r'ascí,
mó jésce nu fatte e mmó n'ate e rrèste
rinde case. "è proprio una scalogna ogni
volta che mi decido di uscire ora esce un
fatto e ora un altro e resto dentro casa".
ścaróle s.f.pl. "indivia": mó ca vjéne ra
fóre puórteme tré o quatte mazze re
ścaróle, ca re vvòglie còce cu lu pére re
puórche. "ora che vieni dalla campagna
portami tre o quattro mazzi di indivia, che
li voglio cuocere con il piede di maiale".
ścarpare s.m. "calzolaio".
ścarpe s.f.pl "scarpe"; -a bbócche re
lupe s.f.pl. "scarpa a pianta larga"; -apèrte
s.f.pl. "sandalo"; -cu la mèzza sóle s.f.pl.
"scarpa risuolata"; -cu la pèzze s.f.pl.
"scarpa rattoppata"; -cu lu tacchine, s.f.pl.
"scarpa con tacco alto"; -vasce s.f.pl.
"scarpa con tacco basso".
ścarpellá v.tr. "scalpellare": Meché, a
zzíje, àja ścarpellá cchiù bbuóne ru
mmàrmere pe ffá veré re cchiù lu nnóme re
tataránne. "Michele, a zio suo, devi
scalpellare meglio il marmo per far vedere
di più il nome di nonno".
ścarpetèlle s.f. "scarpetta".
ścarpètte s.f. "zuppetta nel sugo".
ścarpjédde s.m. "scalpello (arnese del
muratore e del falegname)".
ścarpine s.m.fig. "sgambetto": m'à ffatte
nu bbèllu ścarpine e chi si l'aspettáve ra
quidde manghe pe la cape!. "mi ha fatto un
bello sgambetto e chi se l'aspettava da
quello, neanche per idea!".
ścarpióne s.m. "scorpione".
ścarpullíne s.m. "scalpellino": quanda
bbèlle àrquere re préte ce stanne a
Ppanne, te ngande a uardarle, l'ànne
ścarpelláte li ścarpullíne re na vòte.
"quanti bei portali ci sono a Panni, ti
incanti a guardarli li hanno scalpellati gli
scalpellini di una volta".
ścarrafóne s.m. "scarafaggio":; pl.
ścarrafúne.
ścarrecá v.tr. "scaricare, sdogare":
aspjétte Runà nu nde ne jénne, ca m'àja
ajutá a ścarrecá re sacchètte ra lu ciucce.
"aspetta Donato non te ne andare, che mi
devi aiutare a scaricare i sacchi dall'asino".
ścàrreche agg. "scarico": attjénde a lu
fucile, vá bbuóne ca stá ścàrreche, ma tu
sì criature e nu nd'àja abbecená. "attento
al fucile va bene che sta scarico, ma tu sei
bambino e non ti devi avvicinare".
ścarrupá v.tr. "crollare, diroccare".
ścarrupízze s.m. "casa crollata in parte".
ścarruzzjá
v.tr.
"scarrozzare":
à
ścarruzzjàte pe tutte lu juórne ra qquá e ra
ddà, mó s'éja jttate stracche e strutte sóp'a
lu ljétte. "ha scarrozzato per tutto il giorno
di qua e di là, ora si è buttato stanco e
consumato sul letto".
ścarruzzjàte s.f. "giro in carrozzella": ra
mó ave ca nun me fazze na ścarruzzjàte pe
ddinde Fògge!. "da quanto tempo che non
mi faccio un giro in carrozzella per dentro
Foggia!".
ścartucciá v.tr. "scartocciare".
ścarugnáte agg. "scalognato": Agnàzzje
jé pròpje ścarugnáte, mó ca s'avéva uré na
nżénghe la penżjóne jé carute malate.
"Ignazio è proprio scalognato, ora che si
doveva godere un po‟ la pensione si è
ammalato".
ścaruse agg. "a capo scoperto"; f.
ścaróse.
ścasciá v.tr. "rompere, scassare"; p.p.
ścasciate.
ścascióne s.m. "rottame (macchina)".
ścascizze s.m. "mobile in cattivo stato,
rottame (macchina)": ssa màchene jé nu
ścascizze vá la jétte pe re mmèrse re Sàrje.
"questa macchina è un rottame, valla a
buttare per le discese di Sario".
ścassá v.tr. "cancellare": curríje a la
lavagna pe ścassá tutte quidde
cecchetuónne. "corse alla lavagna per
cancellare tutti quei scarabocchi".
ścataruzzá v.tr. "sminuzzare".
ścatasce s.m. "catafascio, disastro": nd'a
quédda case jé tutte nu ścatasce, nunn'àje
ra ndó accumenżá. "in quella casa è tutto
un disastro non hai da dove incominciare".
ścatédde s.f. "scintilla": nu nd'assettánne
vucine a ru ffuóche ca te puónne ìre re
ścatédde nd'a l'uócchie. "non ti sedere
vicino al fuoco che ti possono andare le
scintille nell'occhio".
ścaténe s.f. "vangatura in profondità": pe
ffá la vigna nóve àja prima fá la ścaténe,
me raccumánne. "per fare la vigna nuova
devi prima fare la vangatura in profondità,
mi raccomando".
ścattá v.intr. "schiattare": nu mbòzze
mangiá njénde cchiù, se no mó ścatte.
"non posso mangiare più, altrimenti ora
schiatto"; -ra la rise v.intr. "ridere e
crepapelle";
-ra
re
rrise
v.rifl.
"sganasciarsi dalle risate".
ścattamjénde s.m. "dispetto".
ścattamuórte s.m. "becchino".
ścattanguórpe s.m. "far crepare di
rabbia, insaziabile, menefreghista".
ścattóne agg. "indolente": tu nu la
canusce ca jé ścattóne, à dditte ca nun
véne a mangiá, àje vòglie a chiamarle. "tu
non la conosci che è indolente, ha detto
che non viene a mangiare, hai voglia a
chiamarla".
ścattuí v.tr. "disabituare, restare scottato
da esperienze negative": vire cúme puó fá
pe nu lu fá cchiù mení nde case, s'adda
ścattuí. "vedi come puoi fare per non farlo
più venire in casa, si deve disabituare";
p.p. ścattuùte.
ścattuócchie s.m. "cocomero asinino".
ścatuzzá,v.tr. "disfare la carbonaia".
ścaurá v.tr. "lessare": àja ścaurá
appríme la paste e ppó la mìtte nd'a la
tjédde re li fasule. "devi lessare prima la
pasta e poi la metti nella pentola dei
fagioli".
ścauratjédde s.m.pl. "tarallo con farina,
olio, semi di finocchio".
ścautá v.tr. "scavare".
ścauzá v.tr. "scalzare": Necó, àja ścauzá
quidd'àrbelecjédde re cerase, e lu nnèste
faccílle vasce vasce. "Nicola, devi scalzare
quell'alberello di ciliegio, e l'innesto
faccelo basso basso".
ścauzacáne s.m. "persona povera,
scalzacane".
ścàuze agg. "scalzo": uaglió, nun sténne
ścàuze ca te véne lu ciamuórje. "ragazzo,
non stare scalzo che ti viene il
raffreddore".
ścavóne s.m. "crescione"; pl. ścavune.
ścazzecá v.tr.fig. "smuovere".
ścazzematjédde s.m. "folletto": Raffaé,
nu nge jénne a la sére a lu Castjédde ca
jéscene li ścazzematjédde. "Raffaele, non
andare la sera al Castello che escono i
folletti".
ścazzematómmele s.m. "capitombolo,
capriola".
ścazzètte s.f. "zucchetto".
ścazzèttele s.f. "papalina, berretto di
lana".
ścazzíje s.f. "cispa": quiddu uaglióne
téne sèmbe l'uócchie chine re ścazzíje, ma
la màmme nu nge póte a currìggerle. "quel
ragazzo tiene sempre gli occhi pieni di
cispe, ma la mamma non ce la fa a
correggerlo".
ścazzuóppele s.m. "marmocchio".
ścazzuse agg. cisposo; f. ścazzóse: tjéne
re papétele ścazzóse, te sì lavate o no?.
"tieni le palpebre cispose, ti sei lavato o
no?".
ścazzuttjá v.tr. "scazzottare": ròppe ca se
jévene ścazzuttjàte bbuóne bbuóne,
Algebbjére e Aròlfe s'arreterárene a re
ccàsera lóre. "dopo che si erano
scazzottati ben bene, Alcibiade e Adolfo si
ritirarono alle loro case".
sceddate loc.avv. "senza ali".
scédde s.f. "ala"; dim. scedduzze.
sceddechjá v.intr. "piovigginare".
scemá v.tr. "scemare": feglió, se vére ca
stache facènne vjécchie, ca re ffòrze stanne
scemanne. "ragazza, si vede che sto
facendo vecchio, che le forze stanno
scemando".
scemjá v.intr.tr. "scioccheggiare": nun
scemjá sèmbe, fá na nżénghe la persóne
sèrje. "non scioccheggiare sempre, fai un
pò la persona seria".
scengeljá
v.tr.
"gettare
all'aria,
scompigliare": cúme sósce fahúgne!
M'avéve accunżáte accussì bbèlle li
capidde e me l'à tutte scengeljàte. "come
soffia favonio! Mi ero aggiustata così bene
i capelli e me li ha tutti scompigliati".
scénne v.tr. "scendere"; p.p. scise.
sceremenghille agg. "mingherlino".
scerpetáglie s.f. "cianfrusaglia": ché
ssònghe tutte sse scerpetáglie, accattatínne
une e bbóne. "che sono tutte codeste
cianfrusaglie, compratene una e buona".
scèrquele s.f. "donna trasandata".
sceruppá v.tr. "sciroppare".
sceruppe s.m. "sciroppo": Meché, pìglite
lu sceruppe, a chi aspjétte, tjéne na tósse
ca ścatte. "Michele, prenditi lo sciroppo, a
chi aspetti, tieni una tosse che schiatti".
sceruppúse agg. sciropposo.
scèute s.f. "cernita, scelta": ndra tanda
bbèlle vèste fóje assàje reffícele fá la
scèute. "tra tanti bei vestiti fu molto
difficile fare la scelta".
śchefelòtte agg. "schifiltoso": jé sèmbe
state śchefelòtte nd'a ru mmangiá. "è
sempre stato schifiltoso nel mangiare
śchéne s.f. "schiena".
ścherdúne,
a
laloc.avv.
"all'improvviso"
śchére s.f. "scheda".
śchernúzzele s.f. "lucciola": jé numunne
re tjémbe ca nun véche re śchernúzzele a
lu Castjédde. "è da molto tempo che non
vedo le lucciole al Castello".
śchétte agg. "schietto": t'à ffatte nu
pparlá śchétte, mó stá a tté crérerle. "ti ha
fatto un parlare schietto, ora sta a te
crederle".
śchicá v.tr. "spiegare".
śchjémá v.tr. "togliere l'imbastitura".
śchjéttetúdene s.f. "schiettezza".
śchifuse agg. "schifoso" sì śchifuse e
bbaste, se no nun facive quédde c'àje fatte,
mó te n'àja sule ìre ra qquá!. "sei schifoso
e basta, altrimenti non facevi quello che
hai fatto, ora te ne devi solo andare di
qua!".
śchine s.m. "schiena del cavallo".
śchiòve v.intr. "spiovere": aspjétte ca
śchiòve e ppó t'abbíje, se no arrive nfùsse
cúme'a nu paparjédde a ccàsete. "aspetta
che spiove e poi ti avvii altrimenti arrivi
bagnato fradicio a casa tua".; p.p.
śchiuóppete.
śchiuccá v.tr. "dischiomare, schioccare":
pe ffá li nżìte avima avute śchiuccá
parícchie àrbele fruttívele. "per fare gli
innesti abbiamo dovuto dischiomare
parecchi alberi fruttiferi".
śchiuvá v.tr. "schiodare".
śchive s.m. "bruscolo".
sciabbatte s.f. "donna di niente".
sciabbècche agg. "sciocco": nu nde
feranne re quidde ca jé nu sciabbècche,
mó rice na cóse mó n'ate. "non ti fidare di
quello che è uno sciocco, ora dice una cosa
ora un'altra".
sciàbbele s.f. "sciabola".
sciabbuláte s.f. "sciabolata".
sciaccquá v.tr. "sciacquare": li panne
l'agghi tutte nżapunáte tu l'àja sciaccquá
ròje, tré vvòte nd'a la cónghe. "i panni li
ho tutti insaponati tu li devi sciacquare
due, tre volte nella tinozza di metallo".
sciaccquaglie s.f.pl. "orecchini con
pendenti, tettola., bargiglio": tenéve cèrte
sciaccquaglie ddu àdde!. "teneva certi
bargigli quel gallo!".
sciaccquarjàrse v.tr. "farsi il bagno".
sciaccquatúre s.m. "solco acquaio".
sciaccquètte s.f. "donna da niente",
"soluzione molto diluita".
sciacculattóne s.m. "brindellone, vestito
molto largo": sì ppròpje nu sciacculattóne,
nu nde sapive métte n’at’àbbete ca óje jé
juórne re fèste?. "sei proprio un
brindellone, non ti sapevi mettere un altro
abito che oggi è giorno festivo?".
scialá v.tr. "prodigare, scialare": jé na
famiglie abbetuàte a scialá, quidde pòvre
pàtre ave vòglie a fatijá, nu nge póte
arruvá. "è una famiglia abituata a scialare,
quel povero padre ha voglia a lavorare non
ci può arrivare”.
scialambá v.intr. "scivolare, slittare".
scialanghe s.m. "passo lungo".
scialappáte agg. "poco condito".
scialóne 1.agg. e s.m. "prodigo,
sprecone": Zarafíne jé scialóne, rjàle re
ccóse a mmanghe e ddritte, stá rumanènne
sènża sòlete. "Serafina è prodiga, regala le
cose a destra e sinistra, sta rimanendo
senza soldi"; sì nu scialóne, te re vvuó
bbóne frusciá li sparàgne re papetanònne.
"sei uno sprecone, te li vuoi ben sperperare
i risparmi di tuo nonno". 2.s.m. "scialatore,
spendaccione".
sciamarre s.m. "piccamarra".
sciamisse s.m. "soprabito".
sciammèreche
s.f.
"giamberga,
palandrana": andó la sì gghiute a ppegliá
quéssa sciammèreche? Chi te l’à lassate,
tataránne?. "dove la sei andata a prendere
codesta giamberga? Chi te l‟ha lasciata,
nonno?"; zì Carlúcce nd’a la case téne
nguódde sèmbe la sciammèreche. "zio
Carlo nella casa tiene addosso sempre la
palandrana".
sciambagnóne s.m. "scialacquatore".
sciangá v.intr. "divaricare, sciancare"; la vócche v.tr. "aprire molto la bocca".
sciangúle, a la- loc.avv. "a cavalcioni":
Custànże se mettíje a la sciangúle sóp'a lu
murétte re la vianóve pe veré quanne
arruváve la currjére. "Costanzo si mise a
cavalcioni sul muretto della strada
carrozzabile per vedere quando arrivava la
corriera".
sciapite agg. "insignificante, scipito":
mà, ce lu putive métte n’ata nżénghe re
sale nd’a la menèste, nu nżape re njénde
jé sciapite. "mamma, potevi metterci un
altro pò di sale nella minestra, non sa di
niente, è scipita".
sciarabbálle s.m. "calesse": jéva bbèlle a
ìre nd’a lu sciarabbálle, quanne jéve a
truvá a li zíje míje. "era bello ad andare nel
calesse, quando andavo a trovare i miei
zii".
sciarappe loc.avv. "allontànati!".
sciarmá v.tr. "disarmare".
sciaròglie agg. "disordinato": Vetúcce jé
nu sciaròglie, nu lu vire maje accunżáte.
"Vito è un disordinato, non lo vedi mai
aggiustato".
sciarpetèdde s.m. "sciarpetta": ché àja fá
cu quéssa sciarpetèdde, musére tire nu
vjénde ca te séche re ggurécchie. "che devi
fare con codesta sciarpetta, stasera tira un
vento che ti sega le orecchie".
sciarrá v.tr. "litigare, rimproverare".
sciarre s.m. "lite".
Sciarrélle s.f. "Sciarrella (contrada sulla
strada al di sopra del Cimitero si trova al di
sotto di Santa Maria del Bosco)".
sciasciá v.tr. "stiracchiare".
sciascianárse v.tr. "distendere le
membra a letto".
sciascianáte agg. "sciatto".
sciauórte agg. "trasandato, sciattone"; f.
sciaòrte.
sciauràte agg. "sciagurato": jé nu
uaglióne sciaurate, nu nde la peglianne,
àja avé pacjénże. “è un ragazzo
sciagurato, non te la prendere, devi avere
pazienza”.
sciaúre s.f. "sciagura".
scicche agg. "saporito".
scigliá v.tr.intr. "rovesciare, spettinare,
scapigliare, traboccare, versare": si se
sciglie lu vine sóp’a la tàvele jé
buónahúrje; si se sciglie l’uóglie jé
malahúrje. "se si versa il vino sulla tavola
è buon augurio; se si versa l‟olio è cattivo
augurio"; p.p. scigliàte.
sciglie s.m. "dissidio, screzio".
scigne s.f. "donna brutta".
sciò v.tr. "scacciare la gallina"; -sciò v.tr.
"scacciare il piccione".
sciòglie
v.tr.
"diluire,
sciogliere,
stemperare, slegare": quanne jé nòtte lu
cane lu puó sciòglie nd’a la stadde, a lu
juórne l’àja tené attaccáte. "quando è
notte il cane lo puoi slegare nella stalla,
durante il giorno lo devi tenere legato";
p.p. sciuóvete; f. sciòvete; -la trézze v.tr.
"strecciare": feglió, sciuóglieme la trézze e
ffamme la cape. "ragazza, strecciami e
pettinami".
sciòrpe s.f. "negozio".
sciórte v.tr. "separare"; p.p. sciurtúte.
sciòscele
s.f.
"ciarla,
parola,
sciocchezza": quédde ca te stá recènne
sònghe tutte sciòscele, nu lu sténne a
ssènde. "quello che ti sta dicendo sono
tutte ciarle, non lo stare a sentire".
sciòssce s.f. "sorella maggiore".
sciòvete s.f. "sciolta".
sciuèrte s.f. "donna disordinata"; accr.
sciuùrtóne.
sciuffelá
v.tr.
"rompere";
p.p.
sciuffeláte.
sciuglimjénde s.m. "sciolta".
sciulá v.intr. "scivolare, slittare": la
màchene sciulàje sóp’a la strare ferrate e
pe ppóche nu nge rumbjémme la nóce re lu
cuódde. "l‟automobile scivolò sulla strada
ghiacciata e per poco non ci rompemmo
l‟osso del collo".
sciulate s.f. "donna con poco seno,
scivolata": ajérematíne truvàje ferrate pe
ndèrre e pegliàje na sciulate ca sacce sule
éo e Ddíje cúme nun m’agghi fatte njénde.
"ieri mattina trovai ghiacciato per terra e
presi una scivolata che so solo io e Dio
come non mi sono fatta niente".
sciule, a lu- loc.avv. "scivolarella":
quanne jéveme criature cúme ce piacéve a
sciulá sóp’a lu sciule ca stéve a lu
murcate. "quando eravamo bambine come
ci piaceva scivolare sulla scivolarella che
stava al mercato".
sciulènde agg. "sdrucciolevole".
sciuliatóne s.m. "scivolone".
sciuóglie s.m. "loglio": óje staje rébbele,
cúm'è? Àje mangiate pane re sciuóglie?.
"oggi stai debole, come mai? Hai mangiato
pane di loglio?".
sciuperá v.intr. "scioperare".
sciuppá v.tr. "scerpare, strappare": la
malèrve l’àja sciuppá attjémbe. "la
malerba la devi svellere in tempo”.
sciùscele s.m. "truciolo": mìtte tutte sti
sciùscele nd’a na sacchètte ca ce sèrvene
p'appecciá ru ffuóche. "metti tutti codesti
trucioli nel sacco che ci servono per
accendere il fuoco".
sciusciá v.intr. "spirare (soffiare)":
uagliù, sònghe jute a l’Arjèdde e manghe
ddà sciósce na nżénghe re vjénde.
"ragazzi, sono andato all'Ariella e neanche
lì soffia un pò di vento".
sciuvetézze s.f. "scioltezza".
ścòce v.intr. "scuocere": uéje mà, nu nde
mettènne a pparlá cu zì Ggiuuanníne a
òpera perdute ca li maccarúne se
ścuócene nd'a lu caurare. "ehi mamma,
non ti mettere a parlare con zia Giovanna
ad oltranza che i maccheroni si scuociono
nel caldaio"; p.p. ścuótte.
ścólapjàtte s.m. "portapiatti".
ścóle s.f. "scuola"; pl. ścule.
ścòlle s.f. "scialletto a ruota": jéttele ra
nguódde ssa ścòlle, nu nżjénde ché ccàure
ca face. "buttalo di dosso codesto scialletto
a ruota, non senti che caldo che fa".
ścòmmede agg. "scomodo": stanòtte
n'agghi rurmute pe nnjénde, lu ljétte jé
ścòmmede, mammanó jéttele li frusce.
"questa notte non ho dormito per niente, il
letto è scomodo, nonna buttali i cartocci".
ścónżajuóche s.m. "guastafeste, persona
che disturba il gioco": mó ce vulive pròpje
tu pe ffá lu ścónżajuóche, vattínne, ljévete
ra nande. "ora ci volevi proprio tu per fare
il guastafeste, vattene, togliti davanti".
ścòppele s.f. "batosta, scapaccione".
ścòrce s.f. "buccia, corteccia, crosta,
scorza, mallo": appríme mettévene re
ścòrce re re nnuce nd'a l'acque, la
facévene vódde e ppó ce menávene re
ccàuze re lane pe re tténge. "prima
mettevano i malli delle noci nell'acqua, la
facevano bollire e poi ci buttavano le calze
di lana per tingerle".
ścòrciacrape s.f. "tramontana da Orsara
Nord-Ovest".
ścòrge v.tr. "scorgere".
ścórre v.tr. "battere al gioco, grondare,
scorrere, vincere tutto"; p.p. ścurse.
ścóse v.tr. "scucire"; p.p. ścusute.
ścraccanáte agg. "scalcagnato".
ścravaccamundágne s.m. "giramondo":
a Angícche mó lu vire qquá e mmó ddà, jé
nu ścravaccamundágne. "a Francesco ora
lo vedi qua e ora là, è un giramondo".
ścrémóne s.m. "scrimolo".
ścrepeddjá v.intr. "crepitare".
ścrescendáte agg. "molto lievitato".
ścretture s.f. "calligrafia": uaglió, lu
majéste m'à dditte ca tjéne na bbèlla
ścretture. "ragazzo, il maestro mi ha detto
che tieni una bella calligrafia".
ścrianżáte agg. "screanzato": Mecalí,
tjéne nu nupóte ścrianżáte, quanne m'à
viste nu nż'éja manghe ggerate attuórne.
"Michelina, tieni un nipote screanzato,
quando mi ha visto non si è neanche girato
intorno".
ścrime s.f. "scriminatura": fegliulè, tjéne
tutte la ścrime stòrte, se vére ca màmmete
stammatíne jéva re prèsscie. "ragazzina,
tieni tutta la scriminatura storta, si vede
che tua madre stamattina andava di fretta".
ścrive v.tr. "scrivere"; -ròje ciappètte
v.tr. "scrivere delle sciocchezze".
ścruccá v.intr. "scricchiolare, scroccare,
scrocchiare": mmjàte tè ca faje ścròcca
ścròcche cu quissu ścurzètte re pane, se
vére ca tjéne li rjénde bbuóne. "beato te
che fai scricchiolo scricchiolo con codesto
cantuccio di pane, si vede che tieni i denti
buoni" Ruselíje, jé menute ajérematìne à
ścruccate nu pranże e si né gghiute a la
sére citte e qqujéte. "Rosalia, è venuta ieri
mattina ha scroccato un pranzo e se n'è
andata alla sera zitta e quieta"; nun
ścruccá re ddéte nnande a li cristjàne ca jé
malarucazzióne. "non scrocchiare le dita
davanti alle persone che è maleducazione".
ścruccarjédde agg. "scrocchiarello":
assàggele nu taradde vire cúm’jé
ścruccarjédde. "assaggialo un tarallo vedi
come è scrocchiarello".
ścruccóne s.m. "scroccone": Peppenjélle
jé nu ścruccóne, vanne bbuóne li fatte suje
e nu nże nderrèsse re chi parle e sparle.
"Giuseppe è uno scroccone, vanno bene i
fatti suoi e non si interessa di chi parla e
sparla".
ścrufìcje s.m. "spreco, esagerazione in
tutto".
ścrufunjá
v.tr.
"mangiare
smodatamente".
ścrujatáte s.f. "frustata".
ścrujàte s.m. "frusta": pe lu fá cammená
stu cavadde agghia ausá lu ścrujàte. "per
farlo camminare questo cavallo devo usare
la frusta".
ścruócche s.m. "scrocco": Lubbèrte
cambe a ścruócche re tutte quande, mó vá
a mangiá ra une, mó vá a ròrme ra n'ate.
"Alberto vive a scrocco di tutti quanti, ora
va a mangiare da uno, ora va a dormire da
un altro".
ścrupulúse agg. "scrupoloso": Rucchì,
nunn'èsse accussì ścrupulúse, la vite
pegliatílle cúme véne. "Rocco, non essere
così scrupoloso, la vita prenditela come
viene".
ścuccá v.tr. "scoccare": jé ścuccate
mèzzanòtte, nu nżjénde l'allòrge re la
chjésje? Jámmece a rreterá, ca jé tarde!.
"è scoccata mezzanotte, non senti
l'orologio della chiesa? Andiamoci a
ritirare che è tardi!".
ścucchjá v.tr. "disunire, spaiare".
ścucchiljá
v.tr.
"sbaccellare,
scortecciare, sgusciare, togliere il mallo":
feglió, ścucchilíje sse fave e nu nde
lamendánne ca se fanne nèure re ddéte.
"ragazza, sbaccella codeste fave e non ti
lamentare che si fanno nere le dita";
mammaránne recéve ca zì Maríje quanne
jéve criature ścucchiljàve sèmbe la
tòneche. "nonna diceva che zia Maria
quando era bambina scortecciava sempre
l'intonaco".
ścucciá v.tr. "scocciare": nun me ścucciá
cchiù, m'àje fatte na cape cúm'a na vótte.
"non mi scocciare più, mi hai fatto la testa
come ad una botte".
ścucciatóre s.m. "scocciatore".
ścùffje s.f. "cuffia".
ścuffulá v.tr. "rompere, sfondare"; p.p.
ścuffuláte.
Ścugliarúle s.m. "Scogliarulo (contrada
nei pressi del ponte di ferro)".
ścujàttele s.m. "scoiattolo".
śculá v.intr.tr. "scolare, sgocciolare":
quanne la rameggiàne jé śculate bbóna
bbóna ce mitte l'uóglie nuóve. "quando la
damigiana è sgocciolata ben bene ci metti
l'olio nuovo"; -nżine a l'ùtema stizze v.tr.
"tracannare".
śculare s.m. "scolaro": li śculare re na
vòte jévene cchiù rrucate, quidde re mó
tjénene pòche rrucazzióne. "gli scolari di
una volta erano più educati, quelli di ora
tengono poca educazione".
śculásteche s.m. "scolastico".
śculatóre s.f. "scolatura": si m'àja rá lu
vine, me l'àja rá bbuóne e no la śculatóre
re la vótte. "se mi devi dare il vino, me lo
devi dare buono e non la scolatura della
botte".
śculatúre s.f. "scolatoio".
śculèreche agg. "triste": le sarrá
capetáte còcche uaje se no nun stéve
accussì śculèreche. "le sarà capitato
qualche guaio altrimenti non stava così
triste".
ścullá v.tr. "scollare".
ścullacciate agg. "scollacciato": Maríje
stá tutte ścullacciáte se vére ca jé arruváte
la staggióne e fface càure. "Maria sta tutta
scollacciata si vede che è arrivata l'estate e
fa caldo".
ścullatúre s.f. "scollatura".
śculpá v.tr. "scolpare".
ścumá v.tr. "schiumare": piglia la
ścummarèdde nd'a lu stipe e statte vucine
a la furnacètte c'àja ścumá lu bbròre.
"prendi la schiumarola nello stipo e stai
vicino al fornello a legno con cerchi
concentrici che devi schiumare il brodo".
ścumazze s.f. "bava degli animali".
ścumbagná v.tr. "scompagnare": cu re
cumbagne,
cu
nu
njénde
ce
ścumbagnáveme, cu nu njénde facéveme
pace. "con le compagne con un niente ci
scompagnavamo, con un niente facevamo
pace".
ścumbarí v.tr. "far brutta figura,
scomparire".
ścumbená v.tr. "scombinare".
ścumbenamjénde s.m. "scombinamento".
ścumbènże
s.m.
"scompenso":
Ndeniúcce téne lu ścumbènże a lu córe.
"Antonio tiene lo scompenso al cuore".
ścumbíglie s.m. "scompiglio": à mmisse
ścumbìglie nd’a la case cúm’jé arruvàte.
"ha messo scompiglio nella casa come è
arrivato".
ścume s.f. "schiuma": lu cane abbuccáve
cu la ścume a la vócche. "il cane abbaiava
con la schiuma alla bocca".
ścummacerí v.tr. "emaciare, deperire,
macerare, sciupare (persona)"; p.p.
ścummacerúte: jé ścummacerúte numunne
ra quand'ave ca nu lu véche. "è molto
deperito da quanto tempo che non lo
vedo".
ścummarèdde s.f. "schiumarola"; dim.
ścummareddúzze;
dim.m.
ścummarjédde.
ścummegliá v.tr. "scoprire"; -lu titte v.tr.
"disembriciare": apprufìtte nd'a ssi juórne
a ścummegliá lu titte ca jé r'assutte.
"approfitta in questi giorni a disembriciare
che il tempo è asciutto".
ścummerá v.tr. "scomodare": m'àje fatte
nu bbèllu rjàle, ma ndra nuje nu nge
vuónne ceremònje, nu nde ścummerá
cchiù. "mi hai fatto un bel regalo, ma tra
noi non ci vogliono cerimonie, non ti
scomodare più".
ścummésse s.f. "scommessa": facjémme
na ścummésse éo e Neculíne a chi
arruvàve appríme abbasce a la tavèrne,
partènne ra li quatte candune. "facemmo
una scommessa io e Nicola a chi arrivava
prima giù alla taverna partendo dai quattro
cantoni".
ścummétte v.tr. "scommettere"; p.p.
ścummisse.
ścummettetóre s.m. "scommettitore".
ścummunecá v.tr. "scomunicare": sì
ppròpje rèteche, nu nde véche maje a la
chjésje, t'ànna ścummunecá. "sei proprio
eretico, non ti vedo mai in chiesa, ti
devono scomunicare".
ścummùneche s.f. "scomunica".
ścummuóverse
v.rifl.
"scomporsi":
Aitáne nu nże ścummóve pe nnjénde,
manghe cu li trìcchetrácche. "Gaetano non
si scompone per niente, neanche con i triktrak".
ścundá v.tr. "scontare": Mechelì, fá na
vite cchiù sestemáte, se no tutte quisti
vìzzje li ścunde nd'a la vecchjàje.
"Michele, fai una vita più sistemata,
altrimenti tutti questi vizi li sconti nella
vecchiaia".
ścundendá v.tr. "scontentare": nun
ścundendá lu majéste se no quidde te
métte sóp'a l'uócchie. "non scontentare il
maestro altrimenti quello non ti sopporta".
ścundènde agg. "scontento".
ścundrá v.tr. "scontrare": mó pròpje
agghi sapute ca se sònghe ścundrate ròje
màchene, ménumále ca nesciune s'éja fatte
njénde. "proprio ora ho saputo che si sono
scontrate due macchine, menomale che
nessuno si è fatto niente".
ścundruse
agg.
"scontroso";
f.
ścundróse.
ścunfená v.tr. "sconfinare": Meché, mó
ca te mitte a ará, statte attjénde a nu
ścunfená, se no te cite a la còrte.
"Michele, ora che ti metti ad arare, stai
attento a non sconfinare, altrimenti ti cito
alla corte".
ścunferá v.intr. "rincrescere".
ścunferárse v.rifl. "impigrirsi": me
ścunfìre r'arruvá dabbasce, cummà. Mó ca
passe ndó sòreme, reccìlle ca nu nge
vache. "mi impigrisco di arrivare laggiù,
comare, ora che passi da mia sorella,
diglielo che non ci vado".
ścunferézze s.f. "pigrizia".
ścunferóne agg. "pigro, rincrescioso": jé
na feglióle ścunferóne nun vóle fá njénde e
la màmme se respére. "è una ragazza pigra
non vuole fare niente e la mamma si
dispera".
ścunfìtte s f. "sconfitta": Marònna míje,
ché ścunfìtte c'à avute, nu nże póte fá
capace, ne vuónne passá re juórne!.
"Madonna mia, che sconfitta che ha avuto,
non si può far capace, ne vogliono passare
di giorni!".
ścunfòrte s.m. "sconforto": cummà, nu
nde facènne abbatte ra lu ścunfòrte, tjéne
angóre na famíglie ra manná nnande.
"comare, non ti far abbattere dallo
sconforto, tieni ancora una famiglia da
mandare avanti".
ścunfurtá v.tr. "sconfortare".
ścungá v.tr. "togliere le radici".
ścunglusjunáte agg. "sconclusionato":
parle parle, ma sì ścunglusjunáte, nu nże
capisce andó stá la cape e ndó stá la córe.
"parla parla, ma sei sconclusionato, non si
capisce dove sta la testa e dove sta la
coda".
ścungegná v.tr. "sconquassare".
ścungertá v.tr. "sconcertare".
ścungiurá
v.tr. "scongiurare": lu
ścungiuràje a rumaní pe n'atu juórne ma
nu nge putjétte pe nesciune mutive. "lo
scongiurai a rimanere per un altro giorno
ma non ci riuscii per nessun motivo".
ścungiure
s.m.
"scongiuro";
pl.
śchengiure: quanne Pèppe parlave, éo
facéve li śchengiure. "quando Giuseppe
parlava, io facevo gli scongiuri".
ścunnètte v.tr. "sconnettere".
ścunucchjá v.tr. "sconocchiare, piegarsi
sulle ginocchia": n'ate e ddòje paróle re
quéssa manére e me faje ścunucchjá. "altre
due parole di questa maniera e mi fai
sconocchiare".
ścunvenjénde
agg.
"sconveniente":
tjémbe addréte jéva ścunvenjénde ca na
feglióle stésse rafóre fine a tarde. "tempo
addietro era sconveniente che una ragazza
stesse fuori fino a tardi".
ścunvòlge v.tr. "sconvolgere".
ścunżá v.tr. "guastare": agghi ścunżate
nu lenżùle e agghi fatte li fassatúre pe lu
criature. "ho guastato un lenzuolo e ho
fatto i pannolini per il bambino".
ścunżacrá v.tr. "sconsacrare".
ścunże agg. "guasto, incomodo": v'agghi
rate ścunże, m'avita perduná. "vi ho dato
incomodo, mi dovete perdonare".
ścunżederáte agg. "sconsiderato": jé nu
uaglióne ścunżederáte nun vvóle métte la
cape a lu pòste njénde e nnjénde. "è un
ragazzo sconsiderato non vuole mettere la
testa a posto niente e niente".
ścunżegliá v.tr. "sconsigliare": l'agghia
ścunżegliá re parte óje, accussì m'ajùte.
"lo devo sconsigliare di partire oggi, così
mi aiuta".
ścunżulá v.tr. "sconsolare": sònghe
parícchie juórne ca Ggelárde stá afflitte e
ścunżuláte, sacce ché ave. "sono parecchi
giorni che Gerardo sta afflitto e sconsolato,
non so che ha".
ścuórne s.m. "scorno, timidezza,
vergogna": zì, nun recènne njénde si nu
ndrase, ce stá ggènde e me métte ścuórne
ca stache cúm'a na zénghere". "zia, non mi
dire niente se non entro, c‟è gente e mi
vergogno che sto come a una zingara".
ścupá
v.tr.
"scopare,
spazzare":
Mmaculà, àja ścupá bbóna la case,
nunn'àja rumaní zèlle se no àje nu marite
zelluse. "Immacolata devi spazzare bene la
casa, non devi lasciare chiazze altrimenti
hai un marito portatore di alopecia".
ścuparèdde s.f. "iperico".
ścupatóre s.m. "spazzino": a li tjémbe re
prime, lu ścupatóre jéve a jttá la munnézze
a re mmèrse re Sàrje. "ai tempi di prima lo
spazzino andava a buttare l'immondizia
alle discese di Sario".
ścupèrte s.f. "scoperta".
ścupettá v.tr. "spazzolare": ścupjétte ssu
cappòtte, addréte jé tutte janghe andó te sì
azzeccáte?. "spazzola codesto cappotto,
dietro è tutto bianco dove ti sei
avvicinato?".
ścupètte s.f. "spazzola".
ścupettíne s.m. "spazzolino, scopetta".
ścupine s.m. "scopino".
ścuppá v.tr. "sbocciare, scoppiare,
scucire": re rróse accummjénżene a
ścuppá sjénde sjé ché adduóre quanne ce
passe pe nnande. "le rose cominciano a
sbocciare senti senti che odore quando ci
passi davanti"; p.p. ścuppate: tutte na vòte
jé ścuppate a cchiange e ché avime putute
capí lu mutive?. "tutto una volta è
scoppiato a piangere e che abbiamo potuto
capire il motivo?".
ścuppettáte s.f. "schioppettata": cu na
ścuppettáte nguglíje nu lèbbre. "con una
schioppettata colpì una lepre".
ścuppètte s.f. "schioppo": chi crire re fá
métte paùre cu qquéssa ścuppètte?. "chi
credi di far impaurire con questo
schioppo?".
ścuppettjá v.intr. "scoppiettare": quanne
jéva bbèlle a stá assettáte tuórne tuórne a
lu fucuríle, mangiànne fave abbruścáte e
verènne ścuppettjá ru ffuóche. "quanto era
bello a star seduto torno torno al focolare,
mangiando fave abbrustolite e vedendo
scoppiettare il fuoco".
ścuppettuóle, a- loc.avv. "cerbottana con
ramo di sambuco".
ścuppuljá v.tr. "scapaccionare".
ścuppulóne s.m. "forte scapaccione".
ścuprí v.tr. "scoprire".
ścuraggí
v.tr. "scoraggiare"; p.p.
ścuraggiúte.
ścurazzá v.intr. "scorrazzare".
ścurciá v.tr. "scorticare": se me vuó rjalá
quissu cucce l'àja accire e rròppe l'àja
ścurciá. "se mi vuoi regalare codesto
coniglio lo devi ammazzare e dopo lo devi
scorticare".
ścurciande p.p. e agg. "assillante": cu
tutte quédde rumande ca face jé pròpje
ścurciande. "con tutte quelle domande che
fa è proprio assillante".
ścurciatúre s.f. "scorticatura".
ścurdá v.tr. "dimenticare, scordare,
stonare": agghi perdunáte ma nun me
pòzze ścurdá ru mmale ca m'à ffatte. "ho
perdonato ma non mi posso dimenticare il
male che mi ha fatto"; ścurdamacílle:
"dimentichiamocelo".
ścurdarjédde
s.m.
"dimenticone,
smemorato": sì ścurdarjédde bbuóne,
ajére te l'agghi ritte lu fatte ché vaje
truvanne?. "sei ben dimenticone, ieri te
l'ho detto il fatto che vai trovando?"; f.
ścurdarèdde.
ścurdate,
a
laloc.avv.
"inaspettatamente": quanne manghe te ru
ccrire, te lu vire r'arruvá a la ścurdate.
"quando neanche te lo credi, te lo vedi di
arrivare inaspettatamente".
ścure s.m. "imposta": azzìcche quiddi
ścure, nun fá trasí manghe na nżénghe re
lucia, vòglie ròrme. "avvicina quelle
imposte, non far entrare neanche un po‟ di
luce, voglio dormire".
ścurnacchiate agg. "cornuto".
ścurnuse agg. "timido": zì, nu nd'offènne
si fìglime nu nd'à salutate ma jé ścurnuse
assàje, nu ru fface pe mmalecóre. "zio, non
ti offendere se mio figlio non ti ha salutato
ma è molto timido, non lo fa per
cattiveria".
ścurrètte agg. "scorretto".
ścurretúre agg. "scorsoio".
ścurzètte s.m. "cantuccio di pane".
ścusscená v.tr. "spossare".
ścuscenate 1.agg. "sgangherato"; 2.s.f.
"donna disfatta".
ścusetúre s.f. "scucitura": mammarà,
vire ca a la vèste tjéne na ścusetúre ra la
spadde a lu ùte. "nonna, vedi che al vestito
tieni una scucitura dalla spalla al gomito";
ścuseture, a- loc.avv. "punto di maglia a
diritto".
ścussá v.tr. "scosciare".
ścustá v.tr. "scostare": Nduní ścuóste la
sègge ra vucine a lu mure, se no lu faje
ścurciá. "Antonino scosta la sedia da
vicino al muro, altrimenti lo fai scorticare".
ścustumáte agg. "scostumato": cunżiglie
ce ne ranne, ma jé nnùtele, jé sèmbe
ścustumáte cu tutte. "consigli gliene
danno, ma è inutile, è sempre scostumato
con tutti".
ścutecá v.tr. "togliere la cotenna".
ścutèdde s.f. "scodella": li cecatjédde ca
sònghe rumaste a mezzejuórne mìttele
nd'ala ścutèdde ca ce re mangiàme
musére. "i cavatelli che sono rimasti a
mezzogiorno mettili nella scodella che ce
li mangiamo stasera".
ścutulá v.tr. "scuotere".
ścutulárse v.rifl. "scrollarsi".
ścuzzá v.rifl. "schiudersi delle uova".
ścuzzate s.f. "nidiata".
ścuzzecá v.tr. "scrostare".
ṡdebbetá v.rifl. "sdebitare".
ṡdegná re ccòsse v.rifl. "stancarsi nel
camminare a lungo".
ṡderrená v.rifl. "sdirenare": Custà, nu
nde ṡderrená cu tutte sse fatìje nun vire ca
lu tjémbe passe e re la vite nu nde ne sì
viste bbéne?. "Costanzo, non ti sdirenare
con tutti questi lavori, non vedi che il
tempo passa e della vita non te ne sei visto
bene?".
ṡdétte s.f. "disdetta": la case sèrve a lu
padróne peqquésse m'à ffatte la ṡdétte a
settèmbre. "la casa serve al padrone per
questo mi ha fatto la disdetta a settembre".
ṡdice v.tr. "disdire".
ṡdrarecá v.tr. "sradicare".
ṡdràule s.f. "treggia".
ṡdréa s.f. "strega".
ṡdrèhá v.tr. "stregare".
ṡdugliá v.tr. "distogliere": cercámme
tutte re lu ṡdugliá ra lu penżjére ca tenéve,
ma nu nge arriascjémme. "cercammo tutti
di distoglierlo dal pensiero che teneva, ma
non ci riuscimmo".
ṡduppjá v.tr. "sdoppiare".
se part.pron. "si"; -no avv. "altrimenti".
sebbèrje s.f. "Siberia": cúme faje a stá
ddaddínde, jé na Sebbèrje, quanne te
recire a appecciá ru ffuóche?. "come fai a
stare là dentro, è una Siberia, quando ti
decidi ad accendere il fuoco?".
sebbrjá v.tr. "affrettare, spicciare": jé
tarde, te vuó sebbrjá, la mésse la truvame
accumenżáte. "è tardi, ti vuoi spicciare, la
messa la troviamo incominciata".
sebbrjárse v.rifl. "sbrigarsi": si nu nde
sebbríje qquá facime nòtte e cajnateme se
stuffe e si ne vá. "se non ti sbrighi qua
facciamo notte e mio cognato si stufa e se
ne va".
sebbúleche s.m. "sepolcro": tjémbe re
Pasque se fanne re bbìsete a li sebbúleche.
"in tempo di Pasqua si fanno le visite ai
Sepolcri".
secá v.tr. "segare".
secàrje s.m. "sigaro".
secatóre s.m. "segatore"; pl. secatúre.
secatúre s.f. "segatura".
séccete s.f. "siccità".
secchiáre s.m. "bottaio": a Ppanne
nunn'éja rumaste manghe nu secchiáre. "a
Panni non è rimasto neanche un bottaio".
sécchie s.f. "bigoncia": re ssécchie se
sònghe chjéne r'uve, mó mìttele sóp'a lu
mule a nu quarte e n'ate re la varde, tu
ngròppe e vattinne a lu pajése. "le bigonce
si sono piene d'uva, ora mettile sul mulo da
una parte e all'altra del basto, tu in groppa
e vattene al paese".
secchine agg. "esile".
secchióne s.m. "tinozza per il mosto".
séche s.f. "sega per metalli (arnese del
fabbro)"; dim. secòzze; - a mmane s.f.
"sega a mano (arnese del falegname)".
sechecèdde s.f. "seghetta".
sechetenòsse s.m. "persona alta e sciocca".
secònde figlie s.m. "secondogenito".
secretàrje s.m. "segretario".
secréte agg. "segreto": Giavacchíne jé
bbóne n'óme secréte ra l'ate vóle sapé, ma
li fatte suje nu re ddice a nesciune.
"Gioacchino è un uomo molto segreto
dagli altri vuole sapere, ma i fatti suoi non
li dice a nessuno".
seculáre agg. "secolare": quédda cèrze
vucine a lu casine jé seculáre. "quella
quercia vicino al casino è secolare".
sècule s.m. "secolo".
secutá v.tr. "seguire": làssulu stá nu lu
secutá, se no chi lu vóle sènde, pecché rice
sèmbe ca nunn'ave bbesuógne re njénde e
re nesciune. "lascialo stare non lo seguire,
altrimenti chi lo vuol sentire, perché dice
sempre che non ha bisogno di niente e di
nessuno".
sefíleche s.f. "sifilide".
ségafjéne s.m. "tagliafieno".
segaríje s.f. "segheria".
sègge s.f. "sedia"; dim. seggiulédde.
seggellá v.tr. "sigillare".
seggiare s.m. "seggiolaio": zi Andònje jé
state l'ùtema seggiare re Panne. "zia
Antonia è stata l'ultima seggiolaia di
Panni".
seggiate s.f. "seggiolata": íje pe ssciórte
e s'abbuścàje na seggiate ngape, mó la
téne tutte ammatundáte. "andò per dividere
e si buscò una seggiolata in testa, ora la
tiene tutta ammaccata".
seggille s.m. "sigillo".
seggióle s.f. "seggiola": ajére nu gghjétte
a nesciuna parte, m'assettàje sóp'a la ścale
re case e vucine a mmé sóp'a na seggióle
stéve Nanníne. "ieri non andai a nessuna
parte, mi sedetti sulla scala di casa e vicino
a me su una seggiola stava Anna";
seggióle, a la- loc.avv. "gioco della
seggiola".
seggliuzzá v.intr. "singhiozzare": retèrze
t'avésse vulute fá sènde cúme seggliuzzáve
Rucchíne, te facéve pjétà. "avantieri ti
avrei voluto far sentire come singhiozzava
Rocco, ti faceva pietà".
seggliuzze s.m. "singhiozzo".
seglitúre s.f. "mondiglia".
segnò s.f. "signora": segnò, mó vènghe,
aspjétteme.
"signora,
ora
vengo,
aspettami".
segnure s.m.pl. "signori".
segnuríje s.f. "signorìa": bbòngiòrne a
segnuríje, facíte chiane chiane a cammená
angóre ndruppecáte e carite. "buongiorno
a signorìa, fate piano piano a camminare
ancora incespicate e cadete".
segnuríne s.f. "signorina".
séje agg.n.card. "sei".
séjcjénde agg.n.card. "seicento".
sélice s.f. "selciato": attuórne a la
massaríje stéve na sélice re tutte quidde
vricce tunne, gruósse e pìccquele. "intorno
alla masseria stava un selciato di tutti quei
sassi tondi, grandi e piccoli".
sellabbàrje s.m. "sillabario": Mecalúcce
à ffatte quiddu sellabbàrje ca nu nże
canósce, tutte chine re cecchetuónne.
"Michele ha fatto quel sillabario che non si
conosce, tutto pieno di scarabocchi".
sèmbe avv. "sempre": la vuó funí re rice
sèmbe la stéssa cóse nun vire ca te ne vaje
re cape?. "la vuoi finire di dire sempre la
stessa cosa non vedi che te ne vai di
testa?".
semblare s.m. "esemplare".
sembrevíve salvagge s.f. "semprevivo".
semènde s.f. "semente, seme"; pl.
semjénde: mó ca vaje fóre puórte cuttíche
re semjénde re cetróle. "ora che vai in
campagna porta con te i semi di cetriolo".
semenżèlle s.f. "bulletta (arnese del
calzolaio)".
sémmele s.f. "polenta, semola".
semmená v.tr. "seminare".
semmenatóre s.m. "seminatore"; pl.
semmenatúre.
semmenatúre s.m. "sacchetto portato a
tracolla dal seminatore".
sémmene s.f. "semina": cumbà, làsseme
stá ca jé tjémbe re sémmene, ténghe tande
ra fá, pó ce verìme pe cumbená l'affare.
"compare, lasciami stare che è tempo di
semina, tengo tanto da fare, poi ci vediamo
per combinare l'affare".
semmeráglie s.f. "medaglina sacra".
sendanèlle s.f. "sentinella".
sènde v.tr. "sentire, udire"; p.p. sendute:
agghi sendute ca Menúcce s'adda spusá a
lu cchiù prjéste nfra quatte, cinghe mise si
tutte vá bbuóne, jé alluuére?. "ho sentito
che Filomena si deve sposare al più presto
tra quattro, cinque mesi se tutto va bene, è
vero?".
sendemènde s.m. "sentimento": quiddu
ggiòvene téne bbuóne sendemènde jé lu
cundòrne ca nummale. "quel giovane tiene
buoni sentimenti è il contorno che è
inservibile".
sendènże s.f. "maledizione, sentenza".
senduníje s.f. "sintonia".
sengatúre s.m. "graffietto (arnese del
falegname)".
sengére agg. "sincero": nepùteme póte
tené tutte li refjétte re quisse munne, ma
quanne parle jé sengére. "mio nipote può
tenere tutti i difetti di questo mondo, ma
quando parla è sincero".
senghjá v.tr. "rigare"; p.p. senghjàte.
senguláre agg. "singolare": la maéste ce
ríje quatte pàggene re nnóme ra métte a lu
sengulare. "la maestra ci diede quattro
pagine di nomi da mettere al singolare".
senò cong. "sennò".
sènże s.m. "senso"; pl. sjénże.
senżíbbele agg. "sensibile": nepùteme jé
nu criature assàje senżíbbele, na nżénghe
ca lu sciarre, se ngagne. "mio nipote è un
bambino molto sensibile, un po‟ che lo
rimproveri, si rincagna".
sèrchia s.f. "screpolatura centrale al
labbro inferiore".
sercìzzje s.m. "esercizio": póche ànne
ngarráte lu sercìzzje c'à ddate lu majéste.
"pochi hanno indovinato l'esercizio che ha
dato il maestro".
sére avv. "ieri sera".
serénghe s.f. "siringa".
seretízze agg. "raffermo, stantìo": vá ru
ddice a la furnare ca craje avima
ammassá, pecché ru ppane ca tenime jé
fatte seretízze. "vai a dirglielo alla fornaia
che dobbiamo panificare, perché il pane
che teniamo è fatto stantìo".
serile s.m. "sedile".
sèrpa r'acque s.f. "biscia": n'avé paùre
re la sèrpa r'acque pecché jé nnòque. "non
aver paura della biscia perché è innocua".
sèrpe s.f. "serpente"; pl. serpjénde,
sjérpere.
serpendíne s.f. "bistorta".
serpógnele s.f. "lucertola": cúme se
recréje quédda serpógnele a lu sóle.
"come si ricrea quella lucertola al sole".
serrá v.tr. "chiudere": uaglió, pènże a
serrá bbóne la pòrte e gghiàmece a culecá.
"ragazzo, pensa a chiudere bene la porta e
andiamoci a coricare".
serracchie s.m. "saracco (arnese del
falegname)".
serute s.f. "seduta": jé tarde, jé
mèzzanòtte passate, sciuglíme la serute e
gghiàmece a culucá ngraziarDdíje. "è
tardi, è mezzanotte passata, sciogliamo la
seduta e andiamoci a coricare in grazia di
Dio".
servezzjévele agg. "servizievole".
serví v.tr. "servire": nu mumènde, agghia
appríme serví a Peppenèlle e rròppe a tté.
"un momento devo prima servire
Giuseppina e dopo te"; p.p. servute.
sessandíne s.f. "sessantina".
setazze s.m. "setaccio metallico a fori per
pomodori".
séte s.f. "setaccio di crine o di seta"; dim.
setine.
settandíne s.f. "settantina": zíjma
Dorúcce jé arruvate a la settandíne e jé
l'ùtema sóre re màmme. "mia zia Dora è
arrivata alla settantina ed è l'ultima sorella
di mamma"
sètte agg.n.card. "sette".
settecjénde agg.n.card. "settecento".
settemáne s.f. "settimana".
settemaníne s.m. "canterano".
settèmbre s.m. "settembre".
settendrjunále agg. "settentrionale":
Angiulíne, la figlie re cajnàteme, s'éja
spusate a nu settendrjunále e ccúme se
vuónne bbéne. "Angela, la figlia di mio
cognato, si è sposata ad un settentrionale e
come si vogliono bene!".
sezzjóne s.f. "sezione": ànne fatte sapé
ra Fògge ca peścraje a ssére ciavìma riuní
tutte li ścritte nd'a la sezzjóne re lu partite.
"hanno fatto sapere da Foggia che
dopodomani sera ci dobbiamo riunire tutti
gli iscritti nella sezione del partito".
sfá v.tr. "sfare".
sfaccíme s.m. "persona dalla faccia
tosta".
sfacennáte agg. "sfaccendato": Marònna
míje, ché sfacennáte jé Sandúcce, stá
sèmbe jttate sóp'a na ścale a alá.
"Madonna mia, che sfaccendato è Santo,
sta sempre buttato su una scala a
sbadigliare".
sfacjénde
agg.
"soddisfacente,
sufficiente".
sfammecá v.tr. "stonacare".
sfarenènde agg. "farinoso": vire ca
quiddu ròlece jé sfarenènde te lu puó
mangiá pure si nu ndjéne rjénde. "vedi che
quel dolce è farinoso te lo puoi mangiare
anche se non tieni denti".
sfasciá v.tr. "sfasciare".
sfassá v.tr. "sfasciare (togliere la fascia)".
sfasterjárse v.rifl. "infastidirsi": se
sfastirje re ìre abbasce a lu Cupóne, ma jé
nu suvrìzije ca adda fá sule idde. "si
infastidisce di andare giù al Cupone, ma è
un servizio che deve fare solo lui".
sfasuláte 1.agg. "squattrinato"; 2.s.m.
"senza soldi": Marìje jé bbóna ricche, s'éja
spusate nu sfasulate, vóle passá male
juórne!. "Maria è molto ricca, si è sposata
uno senza soldi, vuole passare brutti
giorni!"; 3.p.p. "spiantato".
sfecatárse v.rifl. "sfegatarsi".
sfeccá v.tr. "estorcere".
sfehurá v.tr. "sfigurare": ljévatìlle ssa
vèste, angóre t'appresjénde accussì a la
fèste ca me faje sfehurá. "toglitelo codesto
vestito ancora ti presenti così alla festa che
mi fai sfigurare".
sfelá v.tr. "sfrondare le olive, smagliare".
sfelazzá v.tr. "sfilacciare": jé na rròbbe
ca nu mmale, se sfelazze tutta quande. "è
una stoffa che non è buona, si sfilaccia
tutta quanta".
sfelazze s.m. "sfilaccio".
sfelecá v.tr. "diserbare l'erba alta".
sfelènże s.f. "striscia di luce, scheggia,
ritagli di carne".
sfelettá v.intr. "scivolare sulla pietra".
sfeluse s.m. "persona che non sta bene in
salute"; f. sfelóse.
sfenneljá v.tr. "togliere la fuliggine dalla
canna fumaria".
sferrá v.tr. "togliere i ferri ai cavalli,
scongelare".
sfèrre s.f. "coltello inservibile".
sfèrte s.f. "strenna": tataránne m'à ffatte
la sfèrte a Natale e cu quiddi sòlete
m'agghi accattáte n'allòrge. "nonno mi ha
fatto la strenna a Natale e con quei soldi mi
sono comprato un orologio".
sfianghí v.tr. "sfiancare".
sfiurí v.intr. "sfiorire".
sfìuze s.m. "sguincio".
sfìzzje s.m. "sfizio".
sfògge s.m. "sfoggio": Bbèllaggírje face
sfògge ògne gghiuórne re na vèsta nóve,
nu nżape ca re ccóse si re tténe re tténe pe
édde e no pe l'ate. "Placidia fa sfoggio
ogni giorno di un vestito nuovo non sa che
le cose se le tiene le tiene per lei e non per
gli altri".
sfótte v.tr.volg. "sfottere"; p.p. sfuttute.
sfrabbecá v.tr. "disfare muratura".
sfraceddá v tr. "sfracellare, stritolare": se
me càpete nd'a ste mmane lu sfracèdde!
Ché ne sape idde re li fatte míje?. "se mi
capita in queste mani lo stritolo. Che ne sa
lui dei fatti miei?".
sfraffá v.tr. "pestare".
sfrangeljá v.tr.intr. "cercare di trarre,
dire o dare notizie, riuscire a capire un
discorso".
sfraśchjá v.tr. "sfrascare": dda vigne
l'àja na nżénghe sfraśchjá, fá ascí li
raciuóppe r'uve, accussì s'ammatúrene a
lu sóle. "quella vigna la devi un po‟
sfrascare fai uscire i grappoli d'uva, così si
maturano al sole".
sfrattá v.tr. "svuotare": àja sfrattá la
rameggiáne re vine e óje e craje nu nde
muóve pe fá ssu suvrìzzje. "devi svuotare la
damigiana di vino e oggi e domani non ti
muovi per fare questo servizio".
sfrecá v.tr.volg. "sfottere".
sfreculjá v.tr. "punzecchiare, sbriciolare,
sfottere": Diaró, nun sfreculjànne ru ppane
ca jé graziarDdíje, si nu ru vvuó làssele
sópe a lu tavulíne. "Teodoro, non
sbriciolare il pane che è grazia di Dio, se
non lo vuoi lascialo sul tavolo".
sfreddá v.tr. "calare di peso".
sfrègge s.m. "sfregio".
sfreggiá v.tr. "sfregiare".
sfridde s.m. "sfrido": li pupàjne jévene
tutte nfracetáte jétta qquá e jétta ddà
agghia avute numunne re sfridde. "i
peperoni erano tutti marciti butta qua e
butta là ho avuto troppo sfrido".
sfríje v.intr. tr. "sfriggere, soffriggere,
sfottere": nun facènne sfríje l'aglie nd'a la
tjédde, mitte nżjéme aglie, uóglie e
pumberóre e falle còce, accussì à dditte lu
mjéreche. "non far soffriggere l'aglio nella
pentola, metti insieme aglio, olio e
pomodori e falli cuocere, così ha detto il
medico"; p.p. sfrìjùte.
sfrucchenjá v.tr. "frugare, sfruconare
pulire un tubo otturato": ché sfruccheníje a
ffá mmjézze a sse ccarte. "che frughi a fare
in mezzo a queste carte"; Andò, si nun
funisce re sfrucchenjá lu nase cu lu rite,
t'allènde nu ścaffe ca te fazze ggerá cúm'a
nu spundóne. "Antonio, se non finisci di
sfruconare il naso con il dito, ti do uno
schiaffo che ti faccio girare come a una
trottola".
sfrundatézze s.f. "sfrontatezza".
sfuddá v.tr. "sfoltire": l'avime sfuddate
lu vuśchètte, accussì l'àrbele pígline cchiù
ssóle. "l'abbiamo sfoltito il boschetto, così
gli alberi prendono più sole".
sfugá v.tr. "sfogare": Mecalì, sònghe
menute a truvarte pe me sfugá na nżénghe
cu tté, nun ne pòzze cchiù."Michelina,
sono venuta a trovarti per sfogarmi un po‟
con te, non ne posso più".
sfuggiá v.intr. "sfoggiare": Annúcce à
sfuggiate tutte li ggiujélle ca tenéve,
n'avéve cchiù ché se métte. "Anna ha
sfoggiato tutti i gioielli che teneva, non
aveva più che mettersi".
sfugliá v.tr. "sfogliare": pigliatílle lu
libbre, éo nu l'agghi manghe sfugliate,
allecuórdete
re
purtarle
ndréte.
"prenditelo il libro, io non l'ho neanche
sfogliato, ricordati di portarlo indietro".
sfùje v.tr. "sfuggire"; p.p. sfujùte.
sfunná v.tr. "sfondare"
sfunnulá v.tr. "sfondare".
sfuóghe s.m. "eczema, sfogo cutaneo"; a lu musse s.m. "erpete".
sfuórze s.m. "sforzo": vìre ché sfuórze
c'à ffatte, m'à rialate mille lire!. "vedi che
sforzo ha fatto, mi ha regalato mille lire!".
sfurbeciá
v.tr.
"sforbiciare":
sòremacucíne, quanne tenéve cinghe anne
pe pazzjá me sfurbeciàje la vèsta nóve, nun
me lu pòzze ścurdá. "mia cugina, quando
teneva cinque anni per scherzare mi
sforbiciò il vestito nuovo, non me lo posso
dimenticare".
sfurfeciá v.intr. "pettegolare": vire a
qquédde e ddòje cúme stanne sfurfeciánne
e chi re ścàzzeche manghe li
trìcchetrácche. "vedi a quelle due come
stanno pettegolando e chi le smuove
neanche i tric-trac".
sfurmá v.tr. "sformare".
sfurná v.tr. "sfornare": Marí, àje
sfurnate ru ppane? Si nunn'angóre jé
prónde, tórne a mení vèrse mèzzejuórne.
"Maria, hai sfornato il pane? Se non è
ancora pronto, torno a venire verso
mezzogiorno".
sfurní v.tr. "sfornire".
sfurtune s.f. "sfortuna".
sfurzá v.tr. "sforzare": Nannì, nu nde
sfurzá a pparlá, te l'à dditte lu mjéreche,
cchiù
addà
ce
facime
tanda
raggiunamèmde. "Anna, non ti sforzare a
parlare, te l'ha detto il medico, più in là ci
facciamo tanti ragionamenti".
sfussá v.tr. "disseppellire, esumare".
sfuterá v.tr. "sfoderare".
sfuttetóre s.m. "sfottitore"; pl. sfuttetúre.
ṡgalemá v.intr. "ansimare".
ṡgandalezzá v.tr. "scandalizzare": Fiurè,
nu nde ṡgandalezzá, mó accussì vá lu
munne. "Fiorenza, non ti scandalizzare, ora
così va il mondo".
ṡgàndele s.m. "scandalo": nepòta míje,
nun dènne ṡgàndele, ru ssacce ca vjéne ra
la cità, ma nd'a lu pajése s'aùse re n'ata
manére. "nipote mia, non dare scandalo lo
so che vieni dalla città, ma nel paese si usa
di un'altra maniera".
ṡgangá v.tr. "sdentare": Rumíneche jé
tutte ṡgangate e nu nże fire re se ìre a
mmétte li rjénde. "Domenico è tutto
sdentato e non si fida di andarsi a mettere i
denti".
ṡgarmettá v.tr. "prendere una storta".
ṡgavagliá v.tr. "scalfare": Melù, sta vèste
l'àja cchiù ṡgavagliá accussì me vá cchiù
còmmede. "Carmela, questo vestito lo devi
più scalfare così mi va più comodo".
ṡgavaglie s.m. "scalfo".
ṡghéletre s.m. "scheletro".
ṡgheletrí v.tr. "scheletrire": nu nde
ṡgheletrí mange na nżénghe re cchiù se no
t'arraddúce a nnjénde. "non ti scheletrire,
mangia un po‟ di più altrimenti ti riduci a
niente"; p.p.ṡgheletrúte.
ṡghérze s.m. "scherzo, burla".
ṡgherzjá v.tr. "burlare, scherzare".
ṡgrangá v.tr. "sgranchire": vuó mení cu
mmé? Éo me fazze quatte passe pe lu
Castjédde, pe me ṡgrangá re ccòsse. "vuoi
venire con me? Io mi faccio quattro passi
per il Castello, per sgranchirmi le gambe":
ṡgrave s.m. "parto": Annúcce à ssuffèrte
parícchie a lu ṡgrave, ma te vulésse fá veré
ché bbèllu criature ca téne. "Anna ha
sofferto parecchio al parto, ma ti vorrei far
vedere che bel bambino che tiene".
ṡgravetá v.tr. "partorire".
ṡgregnóne s.m. "grugnone": agghi avute
nu ṡgregnóne ra Custànże ca me vache
angóre mandenènne la facce. "ho avuto un
grugnone da Costanzo che mi vado
mantenendo ancora la faccia".
ṡgrussá v.tr. "sgrossare".
ṡgruttá v.tr. "sgrottare".
ṡguarrá v.tr. "squartare".
ṡguazze s.m. "gettata di cemento
semiliquido sui muri".
ṡgubbá v.intr. "ingobbire, sgobbare": zì
Ndònje jé ṡgubbate parícchie. Ché bbuó fá
jé l'ità. "zio Antonio è ingobbito parecchio.
Che vuoi fare è l'età"; la vite s'adda uré
nun diche assàje ma na nżénghe,
nunż'adda ṡgubbá ra la matine a la sére.
"la vita si deve godere non dico molto ma
un po‟, non si deve sgobbare dalla mattina
alla sera".
ṡguinge agg. "sbieco, sghimbescio,
sguincio": facéve veré ca nun me uardave,
ma éo m'accurgjétte ca me uardave re
ṡguinge. "faceva vedere che non mi
guardava, ma io mi accorsi che mi
guardava di sguincio".
ṡguìzzere agg. "svizzero".
ṡgulárse v.rifl. "sgolarsi": m’agghi
ṡgulate pe ce fá capí la lezzióne, ma tu te
crire ca craje me la puórtene mbarate?.
"mi sono sgolato per far capire loro la
lezione, ma tu credi che domani me la
portano imparata?".
ṡgumbrá v.tr. "sgombrare".
ṡgumendá v.tr. "sgomentare": nu nde
ṡgumendá, pe ògne ccóse c'éja remérje.
"non ti sgomentare, per ogni cosa c'è
rimedio".
ṡgumènde
s.m.
"sgomento";
pl.
ṡgumjénde.
ṡgunfjá v.tr. "sgonfiare".
ṡguómete s.m. "rutto".
si cong. "se": si Ddíje vóle craje ce
verime dabbasce nnande a re Ccruce. "se
Dio vuole domani ci vediamo laggiù
davanti alle Croci".
sicce s.f. "seppia, schiaffo".
sicche agg. "arido, magro, secco"; -a li
cane loc.avv. "magrissimo"; -sicche
loc.avv. "allampanato": te vulésse fá veré
cúm’jé sicche sicche!. "te lo vorrei far
vedere come è allampanato!"; f. sécche.
sicchie s.m. "secchio"; dim. sicchicjédde.
sièddenò loc.avv. "sì o no".
sigge v.tr. "riscuotere"; p.p. seggiute.
síghere s.m. "sigaro".
síndeme s.m. "sintomo": téne tutte li
síndeme re lu ciamuórje, fallu stá a ru
ccàure e nun lu facènne ascí. "tiene tutti i
sintomi del raffreddore, fallo stare al caldo
e non farlo uscire".
singhe s.m. "segno"; dim. senghetjédde;
f.pl. sénghe; -singhe loc.avv. "grinzoso".
sìnneche s.m. "sindaco".
sirece agg.n.card. "sedici".
siste v.intr. "esistere"; p.p. sestute.
sive s.m. "sego": ssa menèste sape re
sive vá la jétte. "codesta verdura sa di sego
valla a buttare".
sjénże, nu ndéne- loc.avv. "persona non
riflessiva"; sjénże, sènża- loc.avv.
"avventato".
sjérre s.m. "collina"; -Natulíne s.m.
"Serra Natalina (contrada sulla strada per
Accadia vicino al Bosco)"; -re la Cróce
s.m. "Sierro della Croce (contrada sulla
strada per Santa Maria del Bosco prima del
Convento)"; -re lu Spedale s.m. "Sierro
dell'Ospedale (contrada sulla strada per
Santa Maria del Bosco)"; -Varalle s.m.
"Sierro Varallo (contrada sulla strada
Panni-Scalo sulla destra vicino a "spadda
tòrte")".
sjérve s.m.pl. "servi": téne numunne re
sjérve, ma idde si re ppóte permétte. "tieni
molti servi, ma lui se li può permettere".
sljàle agg. "sleale": sì state sljàle, nu nże
face accussì, quanne se rá na paróle
quédda jé. "sei stato sleale, non si fa così,
quando si dà una parola quella è".
sluggiá v.tr. "sloggiare": uaglió, ra qquá
àja sluggiá, te n'àja ìre ru vvuó capí sì o
no? Marònne cúme sì tuóste!. "ragazzo, di
qua devi sloggiare, te ne devi andare lo
vuoi capire si o no? Madonna come sei
duro!".
smaldí v.tr. "smaltire": Mengù, pe smaldí
quéssa mbriachíje t'àja ìre sule a culecá.
"Domenico,
per
smaltire
codesta
ubriachezza ti devi solo andare a coricare".
smammá v.intr. "andare via".
smaniúse agg. "smanioso": nepúteme
musére stéve na nżénghe smaniúse, se
veréve ca tenéve la fréve. "mio nipote
stasera stava un po‟ smanioso, si vedeva
che teneva la febbre".
smecciá v.tr. "guardare di sbieco,
sbirciare, scorgere".
smerciá v.tr. "smerciare".
smerdjá v.tr. "smerdare": pe tutte quédde
ca m'à dditte l'agghia smerdjá nnande a
tutte quande. "per tutto quello che mi ha
detto lo devo smerdare davanti a tutti
quanti".
smèrge s.f. "albicocca, albicocco".
smezzá v.tr. "dimezzare": nu nge la fazze
a carecárme sóp'a re spadde quissu
sacche, l'àja appríme smezzá. "non ce la
faccio a caricarmi sulle spalle codesto
sacco, lo devo prima dimezzare".
smullá v.tr. "perdere elasticità".
smundá v.tr. "smontare": pe sfìzzje
Peppíne à smundate a ppjézze a ppjézze
l'allòrge e nu lu sape cchiù mundá. "per
sfizio Giuseppe ha smontato a pezzi a
pezzi l'orologio e non lo sa più montare".
smurfiuse agg. "smorfioso"; f. smurfióse.
smustazzóne s.m. "sergozzone".
sògre s.f. "suocera"; sògreme: "mia
suocera"; sògrete: "tua suocera".
sóle s.f. "suola": la sóle re re ścarpe jé
vucculjàte o facce métte la mézze sóle o
jéttele. "la suola delle scarpe è bucata o le
fai risuolare o buttale"; -c'accummènże a
auzá s.m. "sole che sorge".
sólelijóne s.m. "solleone".
sòlete s.m.sing. e pl. "soldo, soldi"; dim.
suldarjélle.
sópappenżjére loc.avv. "soprappensiero":
Sandìne stá sèmbe sópappenżjére, vulésse
veré ché ave quédda feglióle. "Santa sta
sempre soprappensiero, vorrei vedere che
ha quella ragazza".
sópatàcche s.m. "sopratacco".
sópe avv. "sopra, su".
sòpraffiáte s.m. "fiato grosso".
sòprammáne s.m. "sopraggitto".
sòpranne s.m. "animale con più di 2 anni
di età".
sòprappòste agg. "sovrapposto": uéje
mà, m’agghi squarciate lu cauzóne,
mìtteme na pèzze sòprappòste cúm’jéa jé.
"ehi mamma, mi sono strappato il
pantalone, mettimi una pezza sovrapposta
come è è".
sóre s.f. "sorella"; sòreme: "tua sorella";
sòrete: "tua sorella"; pl. ssóre; dim. sóre
cchiù pìccquele.
sóreche s.m. "sorcio, topo"; pl. sùrece;
dim. surecídde.
sórecucíne s.f. "cugina"; sòremacucíne:
"mia cugina"; sòretacucíne: "tua cugina".
sórge v.intr. "sorgere": quanda matine
me ngande a uardá lu sóle ca sòrge
addréte a la mundagne. "quante mattine
mi incanto a guardare il sole che sorge
dietro la montagna".
sòrve s.f. "sorba": re ssòrve spaccate e
seccate a lu sóle ce re mangiame rinde
vjérne. "le sorbe spaccate e seccate al sole
ce le mangiamo d'inverno".
sósciamóśche s.m.inv. "scacciamosche".
sóttabbrácce loc. avv. "a braccetto,
sottobraccio": re vvire mmjézze a la
chiazze sóttabbrácce, cape a ccape ché se
rinne? Vattelásce!. "le vedi in mezzo alla
piazza a braccetto, testa a testa che si
dicono? Vattelappesca!".
sóttacóre s.m. "sottocoda (finimento del
cavallo da tiro)".
sóttapánże s.m. "sottopancia (finimento
del cavallo da tiro)".
sóttatèrre loc.avv. "sottoterra".
Sótte a la ferruvíje s.m. "Sotto la
ferrovia (contrada)".
sóttòcanne s.m. "soggolo"; -cu li
cambanjédde s.m. "sonagliera".
sóttuócchje loc.avv. "sottocchio": stu
criature l'àja tené sóttuócchie se no te jètte
tutte ndèrre. "questo bambino lo devi
tenere sottocchio altrimenti ti butta tutto a
terra".
spaccá v.tr. "spaccare": quanne tatà se
mettéve a spaccá re llèune, ndanne funéve
quanne nun veréve cchiù pe nnande
manghe na lèune. "quando papà si metteva
a spaccare la legna, allora finiva quando
non vedeva più davanti neanche una
legna".
spaccamónde s.m. "spaccapietre".
spaccaòcchjèlle s.m. "punzone (arnese
del calzolaio)".
spaccapréte s.m. "spaccapietre": a nu
quarte re la vianóve li spaccapréte pe tutta
la jurnate facévene mundune re vricce. "a
una parte della strada carrozzabile gli
spaccapietre per tutta la giornata facevano
mucchi di sassi".
spaccatèlle s.f. "peperoni sottaceto
tagliati a fette".
spaccazze s.f. "fessura nelle rocce del
Castello, spacco": la spaccazze a la
unnèdde me l'àja fá re trènda cendímetre.
"lo spacco alla gonna me lo devi fare di
trenta centimetri".
spaccóne s.m. "gradasso": nun facènne
lu spaccóne ca ce stanne l'ate mèglie re tè.
"non fare il gradasso che ci stanno gli altri
meglio di te".
spacenżjá v.tr. "spazientire".
spaciénże s.f. "impazienza": t'agghi
aspettáte n'óre a li quatte candune, pó
m'éja menute la spacjénże e me ne sònghe
jute. "ti ho aspettato un'ora ai quattro
cantoni poi mi è venuta l'impazienza e me
ne sono andato".
spaddate s.f. "spallata": Custànże se
ścurdàje la chiave nd'a l'atu cauzóne e
avíje aprí la pòrte cu na spaddate.
"Costanzo si dimenticò la chiave nell'altro
pantalone e dovette aprire la porta con una
spallata".
spadde s.f. "spalla".
spaddére s.f. "spalliera".
spadruneggiá v.intr. "spadroneggiare":
nu nde permettènne re spradruneggiá ca
qquá nun staje a ccasa tója. "non ti
permettere di spadroneggiare che qui non
stai a casa tua".
spagnulètte s.f. "spagnoletta".
spagnuóle 1.s.m. "cardo santo"; 2.agg.
"spagnolo".
spajsáte agg. "spaesato": andó vache
vache, me sènde spajsáte, vòglie turná re
prèsscie a Ppanne a lu pajése míje. "dove
vado vado mi sento spaesato, voglio
tornare di fretta a Panni al mio paese".
spalangá
v.tr.
"spalancare":
nun
spalangá quéssa pòrte, nun vire ca face nu
fridde ra murí? Si tu tjéne càure vattinne a
lu Castjédde. "non spalancare codesta
porta, non vedi che fa un freddo da morire?
Se tu tieni caldo vattene al Castello".
spalemá v.tr. "spalmare": mà, prime re
ìre a la ścóle m'àja spalemá la marmelláte
sóp'a na fèdde re pane. "mamma, prima di
andare a scuola mi devi spalmare la
marmellata su una fetta di pane".
spalmate
s.f.
"fèrula":
Ndunè
t'allecuórde cúme facévene male quédde
spalmate ca réve la maéste sóp'a re
mmane?. "Antonietta ti ricordi come
facevano male quelle fèrule che dava la
maestra sulle mani?".
spamétte
v.tr.
"spaventare"; p.p.
spamisse.
spanate re cape agg. "svitato di testa":
nu lu sténne a ssènde ca jé spanate re
cape. "non lo stare a sentire che è svitato di
testa".
spandá v.tr. "preoccupare".
spandecá v.tr. "aspettare con ansia,
penare, preoccuparsi eccessivamente,
struggersi, tribolare": nu nde spandecá pe
nesciune ca nesciune te pènże. "non ti
preoccupare eccessivamente per nessuno
che nessuno ti pensa".
spangeddá v.rifl. "rompersi le costole".
spangèdde
s.f.
"costola";
dim.
spangeddúzze.
spanne v.tr. "spandere, stendere i panni".
spannetúre s.m. "stenditoio".
spanżìve agg. "espansivo": jé nu
uaglióne spanżìve t'addrecríje a pparlá cu
idde. "è un ragazzo espansivo ti ricrei a
parlare con lui".
spaparanżàrse v.tr. "sbracarsi": te sì
spaparanżàte sóp'a ssa pulutróne e chi te
móve manghe na cannunate!. "ti sei
sbracato su codesta poltrona e chi ti muove
neanche una cannonata!".
spappá v.tr. "spappolare": vire andó lu
mitte quissu panarjédde, se no re fíquara
ca stanne rinde se spàppene. "vedi dove lo
metti codesto panierino altrimenti i fichi
che stanno dentro si spappolano".
spará v.tr. "sparare": chignúnghe te vére,
zì Fò, spare ra qquá spare ra ddà a la sére
nu mbuórte manghe n'auceddúzze o nu
lèbbre pacce. "chiunque ti vede, zio
Alfonso, spara di qua e spara di là alla sera
non porti neanche un uccellino o una lepre
pazza".
sparafónne v.intr. "fare sparire"; p.p.
sparafúse.
sparagná v.tr. "risparmiare".
sparagne s.m. "risparmio": figlie míje,
appríme re fá na cóse pjénże sèmbe a lu
sparàgne. "figlio mio, prima di fare una
cosa pensa sempre al risparmio".
sparatráppe s.m. "cerotto, sparadrappo":
t'àje fatte nu bbèllu spacche a lu rite,
mìttece lu spirete e rròppe lu sparatráppe.
"ti sei fatto un bello spacco al dito, mettici
l'alcool e dopo il cerotto".
spare agg. inv. "dispari".
sparecíne s.f. "asparagina".
sparí v.intr. "sparire"; p.p. sparute.
sparluttá
v.intr.
"parlottare":
sparluttávene ndra lóre e nun riascjétte a
capí na paróle. "parlottavano tra loro e non
riuscii a capire una parola".
sparre s.f. "cercine": pe purtá stu varrile
re vine accàta Sèppe t'àja métte appríme la
sparre ngape. "per portare questo barile di
vino da Giuseppina ti devi mettere prima il
cercine in testa".
spàrreche s.m. "asparago"; pl. spàrrece:
ògne tande nu pecurále me pòrte nu mazze
re spàrrece, re ścàure ce métte r'óve e me
re mmange. "ogni tanto un pastore mi
porta un mazzo di asparagi, li lesso ci
metto le uova e me li mangio".
sparrechéte s.f. "asparageto"; -salvagge
s.f. "salsapariglia".
sparrucchjá v.tr. "sparpagliare".
sparte
v.tr.
"dividere,
spartire":
nunn'agghi njénde ra sparte cu nesciune.
"non ho niente da spartire con nessuno".
spartepúnde s.m. "marcapunti (arnese
del calzolaio)".
spase s.f. "piatto grandissimo 36 cm."; re sandenecóle s.f. "piatto smisurato 50
cm.".
spasètte s.f. "piatto grande".
spassjunatamènde
avv.
"spassionatamente":
spassjunatamènde
m'àja rá nu parére pe veré si tènghe tuórte
o raggióne. "spassionatamente mi devi
dare un parere per vedere se ho torto o
ragione".
spassuse agg. "spassoso": jé nu cristjàne
spassuse, cu na nżénghe re tjémbe ca
passe cu idde se ljévene tutte li cicche pe
la cape. "è una persona spassosa con un
po‟ di tempo che passo con lui si tolgono
tutte le idee strane per la testa".
spateddá v.intr. "scivolare fratturandosi
una spalla".
spatòrce s.f. "stampella".
spatuórchie s.m. "ramo tagliato".
spavjénde s.m. "spavento".
spàzzje s.m. "spazio": pe mangiá,
Necuré, puó mení ma pe ddòrme àja veré
andó àja ìre pecché a ccase nu ndénghe
spàzzje. "per mangiare, Nicodemo, puoi
venire ma per dormire devi vedere dove
devi andare perché a casa non ho spazio".
spazzjuse agg. "spazioso"; f. spazzióse.
specá v.intr. "spigare": li cavule sònghe
tutte specate e nu nżònghe cchiù bbuóne.
"i cavoli sono tutti spigati e non sono più
buoni".
specchiá v.rifl. "specchiare": Vróneche
stá sèmbe a specchiárse e la màmme stá
sèmbe a strecá la case, pòvre munne.
"Veronica sta sempre a specchiarsi e la
mamma sta sempre a strofinare la casa
povero mondo".
specciá li capìdde v.tr. "pettinare".
speculá v.tr. "spigolare": crajmatíne
vattinne prjéste a speculá prime ca se àuze
lu sóle, se no vuó bbuóne murí re càure.
"domattina vattene presto a spigolare
prima che si alzi il sole, altrimenti vuoi
ben morire di caldo".
speghètte s.m. "spighetta": Ggiovà, pe
uarní la cammesóle àja métte lu speghètte
re séte, me raccumànne a tté. "Giovanna,
per guarnire la camiciola devi mettere la
spighetta di seta, mi raccomando a te".
spelate agg. "calvo": jèva ggióvene, ma
cu na cape spelate ca se truvave paréve
cchiù vjécchie. "era giovane, ma con una
testa calva che si trovava sembrava più
vecchio".
spelline s.m. "spillo".
speluórce agg. e s.m. "spilorcio".
spenacce re San Lorenzo s.f.pl.
"bugula".
spengulóne s.m. "spillone".
spenná v.tr. "spiumare": si ne passàje na
jurnate sane pe spenná tutte quiddi
passarjédde. "se ne passò una giornata
intera per spiumare tutti quei passerotti".
spennárse la lénghe v.rifl. "scottarsi la
lingua".
spènne v.tr. "togliere la salsiccia o altro
dall'asse sotto il soffitto, spendere"; p.p.
spise.
spenżeráte agg. "spensierato": Pumbí,
ruórme ruórme spenżeráte, mmjàte tè! La
fatìa ddá stá e ddá rèste. "Pompilio, dormi
dormi spensierato, beato te! Il lavoro là sta
e là rimane".
sperá v.tr. "sperare": ché vvóle cchiù
sperá, a l'ità ca jé arruuàte s'adda sule ìre
a gghittá pe re mmèrse re Sàrje. "che
vuole più sperare, all'età che è arrivato si
deve solo andare a buttare per le discese di
Sario".
speranżóne s.m. "persona che non vuole
fare niente, speranzoso": face lu
speranżóne tande stanne la màmme e lu
pàdre ca lu ranne a mangiá, vòglie veré
ròppe!. "fa lo speranzoso tanto stanno la
madre e il padre che lo danno a mangiare,
voglio vedere dopo!".
spèrde v.tr. "disperdere, sperdere": vire
andó vaje, apre l'uócchie ca te puó spèrde
nd'a ddu vòśche. "vedi dove vai, apri gli
occhi che ti puoi disperdere in quel bosco";
p.p. spèrse; p.p. sperdute.
spére s.f. "raggio, ostensorio".
sperecèdde s.f. "piccolo raggio di sole".
speretúse agg. "spiritoso": ché vuó
ndènne cu quédde ca rice? Nun vire ca nu
nżì pe nnjénde speretuse. "che vuoi
intendere con quello che dici? Non vedi
che non sei per niente spiritoso".
sperí v.tr. "spedire"; p.p. sperute.
sperjénże s.f. "esperienza": vuó parlá,
ma rimme ché sperjénże tjéne, nu nde saje
manghe pulezzá lu nase ra sule. "vuoi
parlare, ma dimmi che esperienza tieni,
non ti sai neanche pulire il naso da solo".
spèrte agg. "esperto": fírete re quiss'óme,
jé spèrte mmatèrje, làssule fá ca te truóve
bbuóne. "fidati di codesto uomo, è esperto
in materia lascialo fare che ti trovi bene".
spertusjá v.tr. "forare, perforare": nun
spurtusjànne lu mure cu ssi chiuóve,
mìttene une e bbuóne. "non forare il muro
con codesti chiodi, mettine uno e buono".
sperucchjá v.tr. "spidocchiare": la
mammaránne re Luvìcia s'assettáve a lu
sóle, se mettéve la cape re la nepóte sóp'a
re ddenócchie e la sperucchjàve. "la nonna
di Luigia si sedeva al sole si metteva la
testa della nipote sulle ginocchia e la
spidocchiava".
sperùjne s.f. "aparine".
speselá v.intr.tr. "crescere in altezza,
rialzare, sollevare": spésele ssa cape
fàmmete uardá nfacce, nun facènne lu
mundóne. "solleva codesta testa fammiti
guardare in faccia, non fare il musone";
uagliù, pe speselá stu tavulóne m'avìta rá
na mane. "ragazzi, per sollevare questo
tavolone mi dovete dare una mano".
speselárse v.tr. "levarsi".
spetale s.m. "ospedale": na préta perune
tenime a lu càrcere e a lu spetale. "una
pietra per ciascuno teniamo al carcere e
all'ospedale".
spètazzá v.tr. "spezzettare".
spetjá v.tr. "finire ogni cosa".
spettàcule s.m. "spettacolo": quanne
stéve lu cìneme a Ppanne, cu papanònne
Mengucce jéveme sèmbe a lu prime
spettàcule. "quando stava il cinema a
Panni, con nonno Domenico andavamo
sempre al primo spettacolo".
spettóre s.m. "ispettore".
spezéche agg. "poverissimo".
spezzecá v.tr. "spiccicare, staccare": pe
spezzecá lu franghebbólle ra la léttere,
mitte na nżénghe r'acque sópe e ppó
aspjétte ca se ne véne. "per spiccicare il
francobollo dalla lettera, metti un po‟
d'acqua sopra e poi aspetta che se ne
viene".
spezzeljá v.tr. "mangiucchiare, piluccare,
sbocconcellare, spilluzzicare": m'assettàje
sóp'a la ścale re case e me mettjétte a
spezzeljá nu raciuóppe r'uve. "mi sedetti
sulla scala di casa e mi misi a piluccare un
grappolo d'uva"; musére spezzelíje, t'éja
piaciute a mangiá la ceculáte? E qquédde
t'à spezzate la fame. "stasera mangiucchi,
ti è piaciuto mangiare la cioccolata? E
quella ti ha spezzato la fame"; peqquésse
tu nun mmange maje nu bbèllu piatte
chine, pecché vaje spezzeljànne ra qquá e
ra ddá. "per questo tu non mangi mai un
bel piatto pieno, perché vai spilluzzicando
di qua e di là".
spezzjàle s.m. "farmacista": appríme jéve
lu spezzjàle ca preparáve la merecíne
nnande a tté. "prima era il farmacista che
preparava la medicina davanti a te".
spezzjaríje s.f. "farmacia".
spezzjuná v.tr. "ispezionare": lu spettóre
jé menute a spezzjuná la pòste. "l'ispettore
è venuto a ispezionare la posta".
spezzóne s.m. "avanzo, un pezzo di
qualcosa": vire ca jé rumaste nu spezzóne
re rròbbe, te puó fá nu sunale pe nnande.
"vedi che è rimasto un pezzo di stoffa, ti
puoi fare un grembiule".
spjandá v.tr. "spiantare"; p.p. spjandate.
spicce 1.s.m. "libero da impegno"; 2.agg.
"spiccio":
Ulèrje
nu
nże
pèrde
nghiacchiere, vá pe re spicce. "Aurelio
non si perde in chiacchiere, va per le
spicce"; 3.agg. e s.m. spicciolo": sònghe
rumaste sènża manghe nu sòlde spicce mó
ca véne nepùteme ca vóle sèmbe rjéce lire,
andó l'agghia pegliá?. "sono rimasto senza
neanche un soldo spicciolo ora che viene
mio nipote che vuole sempre dieci lire
dove le vado a prendere?".
spicchicjédde s.m. "specchietto": jé
carute la bbursètte e s’éja rutte lu
spicchicjédde, mó avima avé sétt’anne re
resgràzzje. "è caduta la borsetta e si è rotto
lo specchietto. ora dobbiamo avere sette
anni di disgrazia".
spicciafacènne s.m. "faccendiere".
spiche s.f. "spiga"; -resenate s.f. "spiga
tutta vuota"; -tórse s.f. "spiga piena".
spigaddòsse s.f. "veronica".
spigaróle s.f. "triseto".
spijá v.tr. "spiare": si t'ànne ritte ca
nunn'àja trasí, jé nnùtele ca spíje ra lu
vùcchele re la maścatúre. "se ti hanno
detto che non devi entrare, è inutile che
spii dal buco della serratura".
spilapíppe agg. "smilzo".
spinacágge s.f. "robinia".
spinapólece s.m. "biancospino"; pl.
spinapúlece.
spine s.f. "prugnolo, pruno": nu
nd’azzeccànne ddà ca te punge nnande a
la spine. "non ti avvicinare là che ti pungi
davanti al pruno"; -re lu pésce s.f. "lisca":
statte attjénde, nu nd’affucá cu la spine re
lu pésce. "stai attento, non ti affogare con
la lisca".
spìngule s.f. "spilla": feglió, nunn’àja
rialá spìngule se no faje allíte, o si nun ne
puó fá a mméne àja pónge la mane a chi
ce la raje. "ragazza, non devi regalare
spille altrimenti fai lite, o se non ne puoi
fare a meno devi pungere la mano a chi
gliela dai".
spìnnele a mmane s.f. "succhiello
(arnese del falegname)".
spìrete s.m. "alcool": feglió, vamme
accatte mjézze litre re spìrete, c’agghia fá
re cerase cu lu spìrete. "ragazza, vammi a
comprare mezzo litro di alcool, che devo
fare le ciliegie con l'alcool".
spisse avv. "spesso": m’à dditte lu
mjéreche re mangiá póche e spisse,
accussì nu nż’appesandìsce lu stòmmeche.
"mi ha detto il medico di mangiare poco e
spesso, così lo stomaco non si
appesantisce".
spìzzeche e ppetazze loc.avv. "alla
spicciolata".
spógne s.f. "finocchio di forma
allungata, spugna".
spóle s.f. "scheggia": sònghe jùte pe
pegliá ddà pacche re lèune e m’éja jùte na
spóle nd’a lu rite. "sono andato per
prendere quel pezzo di legna e mi è andata
una scheggia nel dito".
spónne v.tr. "togliere un peso di dosso".
sporcheggiá v.tr. "tentare di parlare bene
l‟italiano".
sprème v.tr. "spremere": sprjéme nu
lemóne e vìvete lu suche, musére màngete
lu rrise ścauràte e vvire ca la cacarélle se
léve. "spremi un limone e beviti il succo,
stasera mangiati il riso lessato e vedi che la
diarrea si toglie”.
spremènde s.m. "esperimento"; pl.
spremjénde.
spresá v.tr. "smuovere".
spròje v.intr. "sporgere": nu nde spròje
ra lu bbalecóne se no puó caré abbasce.
“non ti sporgere dal balcone altrimenti
puoi cadere giù".
spróne s.m. "sperone"; pl. sprune.
sprucculjá v.tr. "beccare".
sprufunná v.tr. "sprofondare": m’àja
crére, vulésse sprufunná, nu nge la fazze
cchiù a gghí nnande accussì. "mi devi
credere, vorrei sprofondare, non ce la
faccio più ad andare avanti così".
spruhatúre s.f. "caduta dei fiori
dall‟albero".
spruná v.intr.tr. "curiosare su tutto,
spronare".
spruócchele s.m. "sprocco, stuzzicadenti,
qualcosa di commestibile racimolato in
campagna".
spruprjá v.tr. "espropriare": Ndunètte jé
state tand’anne cu la zíje pó jé menute
l’atu nepóte friśche friśche e l’à sprupriáte
re la case. "Antonietta è stata tanti anni
con la zia poi è venuto l‟altro nipote fresco
fresco e l‟ha espropriata della casa".
sprupuósete
s.m.
"sproposito,
indigestione": cumbà, musére agghi fatte
nu sprupuósete, anżénghe anżénghe
m’agghi calate na spasètte re cecatjédde.
"compare, stasera ho fatto uno sproposito,
a poco a poco mi sono ingoiato un piatto
grande di cavatelli".
sprupurzjunáte agg. "sproporzionato":
bbèll’ó, lu prèzze jé sprupurzjunáte,
manghe se quissu cuccetjédde fusse r’óre.
"bell‟uomo, il prezzo è sproporzionato
neanche se questo piccolo coccio fosse
d‟oro".
spruvá v.tr. "potare l‟albero".
spruvatíve s.f. "potatura dell‟albero".
spruvverúte agg. "sprovveduto".
spruvvìste agg. "sprovvisto": sònghe
state pegliàte a la spruvvìste, me l’agghi
viste r’azzuppà nguódde, ra ndó jé menute
sacce. "sono stato preso alla sprovvista, me
la sono visto di arrivare all‟improvviso, da
dove è venuto non lo so".
spubblecá v.tr. "rendere pubblico".
spuddá v.tr. "spollonare".
spugliá v.tr. "spogliare": quanne
m’agghia ìre a culecá a la sére, sule ca
pènże ca m’agghia spugliá cu qquiddu
fridde me véne la fréva. "quando mi devo
andare a coricare alla sera, solo che penso
che mi devo spogliare con quel freddo mi
viene la febbre".
spulecá v.tr. "spolpare": mmèce re nu
pjézze re carne, me piace spulecá l’uósse.
"invece di un pezzo di carne, mi piace
spolpare l‟osso".
spulecarjélle s.m. "fagiolo fresco".
spulecchióne 1.s.m. "fannullone": feglió,
statte attjénde ca quiddu uaglióne jé nu
spulecchióne, nu nde ferá. "ragazza, stai
attenta che quel ragazzo è un fannullone,
non ti fidare". 2.agg. "sfaticato"; 3.agg. e
s.m. "vagabondo".
spulechíne
agg.
"esile,
snello":
fratemecucíne jé nu spulechíne, mange
mange jé sèmbe tande, mmjàte a idde!.
"mio cugino è snello, mangia mangia è
sempre così, beato lui!".
spuleciá v.tr. "spulciare": pùlece nu nże
ne vírene cchiù cúme appríme e nu nże
pèrde tjémbe a spuleciá. "pulci non se ne
vedono più come prima e non si perde
tempo a spulciare”.
spulètte s.f. "spoletta": Cungettì, prime
re te métte a ccóse. àja arravugliá lu file
janghe attuórne a la spulètte. "Concetta,
prima di metterti a cucire devi avvolgere il
filo bianco intorno alla spoletta".
spulmuná v.rifl. "spolmonare": jé
nnùtele ca te spulmúne, a qquisse ché ce
rice rice, ra n’aurécchie trase e ra n’ata
jèsce. "è inutile che ti spolmoni, a costui
che gli dici dici, da un orecchio entra e da
un altro esce".
spundá v.tr. "sbottonare, slacciare,
spuntare": prime re te ìre a culucá, spunde
re ścarpe a tataránne, ca éo nun me pòzze
calá. "prima di andarti a coricare, slaccia
le scarpe a nonno, che io non mi posso
chinare"; nun facènne caré la pénne ndèrre
se no se spònde lu pennine. "non far cadere
la penna a terra altrimenti si spunta il
pennino"; àje vòglie a pparlá cu mmé, nu
la spunde. "hai voglia a parlare con me,
non la spunti".
spundànje agg. "spontaneo".
spundettá v.tr. "schioccare con la frusta".
spundettáte s.f. "schiocco con la frusta".
spundóne s.m. "trottola"; spundóne, a
lu- loc.avv. "trottola di legno".
spungechjá v.tr. "punzecchiare".
spunżá v.tr. "inzuppare": nu ndénghe
rjénde e li tatune re spónże nd’a lu vine pe
me re puté mangiá. "non ho denti e i
mostaccioli li inzuppo nel vino per
potermeli mangiare".
spunżále s.m. "germoglio di cipolla".
spunże agg. "mollo": mitte a spunże re
stòzzere re pane. "metti a mollo i tozzi di
pane".
spunżjá v.tr. "distribuire": li zite
spunżjàrne numunne re cunfjétte. "gli
sposi distribuirono molti confetti".
spuórche agg. "spinto, sporco"; f.
spòrche.
spupulá v.tr. "spopolare": re ttèrre se
spuópelene, re juórne ngghiuórne e pe
ffóre jé tutte nu resèrte. "i terreni si
spopolano di giorno in giorno e per la
campagna è tutto un deserto".
spurcá v.tr. "sporcare"; -re bbròre v.tr.
"sbrodolare"; -re suche v.tr. "sbrodolare".
spurcaccióne s.m. "sudicione".
spurchìzzje s.f. "sporcizia".
spurcìzzje s.f. "sporcizia".
spurgènde agg. "sporgente".
spurtjédde s.m. "sportello"; dim.
spurteddúzze.
spurtive agg. "sportivo": a lu vjécchie
cambe spurtive, vucine a la Cróce, stanne
angóre l’allúcche nuóste pe nguraggiá la
squadre re pallóne, t’allecuórde Nannì?.
"al vecchio campo sportivo, vicino alla
Croce, stanno ancora le nostra grida per
incoraggiare la squadra di pallone, ti
ricordi Anna?".
spurucchjàrse v.rifl. "spollinarsi".
spusá v.tr. "sposare": ròppe spusate
jéscene li zite. "dopo sposata escono gli
sposi"; -n’ata vòta v.tr. "risposare".
spusalìzzje s.m. "sposalizio": uéje zì, nu
nżì menute a lu spusalìzzje re Ndònje ché
t’àje perdute! Ànne fatte tutte re ccóse
ngrande. "ehi zio, non sei venuto allo
sposalizio di Antonio, che ti sei perduto!
Hanno fatto tutte le cose in grande".
spusatjédde s.m.pl. "sposini".
spustá v.tr. "spostare": spuóstete cchiù
addà sóp’a lu ścànnele famme assettá ca
stache stracche. "spostati più in là sulla
panca fammi sedere che sto stanco".
spustate agg. e s.m. "spostato".
sputazzá v.intr. "sputacchiare": tutte la
jurnate nun face ché fumá e sputazzá.
"tutta la giornata non fa che fumare e
sputacchiare".
sputazze s.m. "sputacchio".
spute s.m. "saliva": uaglió, mitte lu spute
ndèrre, agghia veré quanne ce staje pe ffá
jùte e menute ra la tavèrne. "ragazzo, metti
la saliva per terra, devo vedere quanto ci
stai per fare l'andata e la venuta dalla
taverna".
squacciá
v.tr.
"spiaccicare":
li
pumberóre jévene tròppe mature me
sònghe carute ra re mmane e se sònghe
squacciate ndèrre. "i pomodori erano
troppo maturi mi sono caduti dalle mani e
si sono spiaccicati a terra".
squacianá v.tr. "dilatare".
squadre s.m. "squadra (arnese del
muratore)".
squaltrine s.f. "sgualdrina": uaglió,
sjénde a mmé, làssela ìre a quédda feglióle
ca jé na squaltrine. "ragazzo, sentimi,
lasciala andare a quella ragazza che è una
sgualdrina".
squaquaracchjáte agg. "fico maturo e
schiacciato".
squarce s.m. "strappo".
squarciá v.tr. "strappare"; -ra fóre a
ffóre v.tr. "strappare in lungo".
squarciavócche,
aloc.avv.
"a
squarciagola".
squìccele s.m. "marmocchio, schizzo,
scricciolo": m’è gghiute nu squìccele re
lóte vucine a lu cauzóne e mmó agghia
spettá ca s’assúche pe lu pulezzá. "mi è
andato uno schizzo di fango vicino al
pantalone e ora devo aspettare che si
asciuga per pulirlo".
squicceljá v.intr. "schizzare": m’agghi
squicceljàte la unnèdde cu ru nghiòstre,
mó ca vache a ccase chi la sènde a
màmme?. "mi sono schizzata la gonna con
l‟inchiostro, ora che vado a casa chi la
sente a mamma?".
squrìje s.f. "buio, oscurità".
squríja tèrre tèrre s.f. "oscurità
impenetrabile".
ssamá v.intr. "sciamare".
ssanghiá v.tr. "sgonfiare".
ssciére s.m. "usciere".
ssèquje s.f.pl. "esequie".
sseréne, lu- s.m. "addiaccio": nu sténne
tròppe a lu sseréne ca te piglie lu
ciamuórje. "non stare troppo all‟addiaccio
che ti prendi il raffreddore".
ssu agg. e pron.dim. "codesto, costui";
pl. ssi; f.sing. ssa; pl. sse.
stá v.intr. "stare"; - a ppadróne agg.
"salariato"; - a ccòmede v.intr. "essere
disponibile"; - citte v.intr. "muto, tacere":
ru bbí ddá andó stá, s’éja misse a nu pizze,
stá citte e nun vóle rice ché l’éja succjésse.
"lo vedi là dove sta, si è messo ad un
angolino, tace e non vuole dire che gli è
successo"; lu face stá citte sule cu
n’ucchiàta stòrte. "lo fa tacere solo con
un‟occhiata storta"; - cu re mmane
ndrippe v.intr. "oziare": nu stá cu re
mmane ndrippe, fá còccóse nun vire ca nu
mbòzze arruuá a ffá li suvrìzzje. "non
oziare, fai qualcosa non vedi che non
posso arrivare a fare i servizi"; malamènde v.intr. "ammalato grave"; malate v.intr. "ammalare"; - murènne
v.intr. "moribondo": Ndònje stá murènne e
nu nge ru crerime. "Antonio è moribondo
e non ce lo crediamo"; - ngrasce v.intr.
"abbondare"; - nżjéme v.intr. "convivere":
ànna stá nżjéme cu li ggenetúre nżine a
quanne truóvene na case. "devono
convivere con i genitori fino a quando
trovano una casa".
stàbbele
s.m.
"letame,
stabbio":
crajmatíne àuzete prjéste, pulizze la
stadde, lu stàbbele mìttele nd’a re
sacchètte e puórtele fóre sótte a l’àrbele.
"domattina alzati presto, pulisci la stalla, il
letame mettilo nei sacchi e portalo in
campagna sotto gli alberi".
stabbeljá
v.intr.
"stabbiare":
l’à
stabbeljàte bbóne la tèrre a Felítte p’avé
nu raccòvete cchiù ricche. "l‟ha stabbiato
bene il terreno a Felitti per avere un
raccolto più ricco”.
stabbelí v.tr. "stabilire".
staccá v.tr. "staccare": retèrze jétte a la
putéha, cu nnòreme ca m’adda èsse e la
màmme, a staccá la vèste, l’àbbete a
ggiacche e lu capputtíne. "avantieri andai
alla bottega, con la mia futura nuora e la
mamma, a staccare il vestito, il tailleur ed
il soprabito".
stacche s.f. "cavallo di un paio d'anni".
staccióne s.m. "spuntone di legno".
stadde s.f. "stalla": quédda fémmene téne
la case dabbasce vucine a lu pulóne
c’asseméglie a na stadde. "quella donna ha
la casa laggiù vicino all‟abbeveratoio che
somiglia ad una stalla".
staffale s.m. "staffe".
staggióne s.f. "estate, stagione".
staggiuná
v.tr.
"stagionare":
lu
masterásce m’à dditte ca la funèste nun me
la póte fá ca re ttàvele s’ànna staggiuná.
"il falegname mi ha detto che la finestra
non me la può fare che le tavole si devono
stagionare".
staggiunále agg. "stagionale".
stagnare s.m. "stagnaio".
stagnarjédde s.m. "oggetto di scarso
valore".
stagnére s.f.pl. "teglia rettangolare molto
lunga per forni pubblici".
stajuóle s.m. "grosso bastone".
stajédde s.f. "piccola bilancia".
stambá v.tr. "stampare": parle cúme a nu
libbre stambate, te ngande a sènderle.
"parla come ad un libro stampato, ti incanti
a sentirlo".
stambjélle s.m. "grano duro".
stambóne s.m. "ossa lunghe degli
animali"; pl. stambúne.
stàmece bbéne loc.avv. "arrivederci,
stiamoci bene": me n’agghia ìre ca jé
assàje tarde, stàmece bbéne. "me ne devo
andare che è molto tardi, arrivederci".
stammatíne
avv.
"stamattina":
stammatíne, chiame e cchiame a ffìglime,
nu nże vuléve auzá, l’agghia avuta jttá ra
lu ljétte. "stamattina, chiamo e chiamo mio
figlio, non si voleva alzare, l‟ho dovuto
gettare dal letto".
standá v.intr. "stentare": njénde te véne
cu lu panarjédde, ògne ccóse te l’àja
standá. "niente ti viene con il panierino,
ogni cosa te la devi stentare".
standuffe s.m. "stantuffo".
stangóne s.m. "donna formosa e alta".
stanżjóne s.f. "stazione"; pl. stanżjúne.
stanżóne s.m. "salotto".
starnutjá v.intr. "starnutire": ra quanne
jé menute à ssèmbe starnutjàte, avarrá
pegliate fridde óje. "da quando è venuto ha
sempre starnutito, avrà preso freddo oggi".
state s.f. "estate"; state, re- loc.avv.
"estivo": te l’àja luvá st’àbbete re state
c’accummènże a ffá fridde. "te lo devi
togliere questo vestito estivo che
incomincia a fare freddo".
statéle s.f. "stadera".
statelètte s.f. "piccola bilancia".
stàteve bbuóne loc.avv. "arrivederci,
statevi bene".
statte bbuóne loc.avv. "arrivederci, statti
bene".
stavòte avv. "stavolta": stavòte ché ffaje
faje, ché rice rice nu nge crére, na vòta se
mbènna Còla. "stavolta che fai fai, che dici
dici non ci credo, una volta si impicca
Nicola".
stecchine s.m. "stuzzicadenti".
stédde s.f. "stella"; dim. stedduzze.
steglióle s.f. "pancreas".
stellettáte s.f. "stilettata": quédda nutìzzje
fóje pe mmé na stellettáte a lu córe.
"quella notizia fu per me una stilettata al
cuore".
stelline
s.f.pl.
"stelline
(pasta
alimentare)".
stènde agg. "stento": stá pròpje nd’a la
mesèrje a stènde se póte accattà còccóse
juórne juórne. "sta proprio nella miseria a
stento si può comprare qualcosa giorno per
giorno".
stendine s.m. "intestino".
stenerecchjá v.tr. "stiracchiare": uaglió,
quanda vòte te l’agghia rice ca nu nd’àja
stenerecchjá nnande a li cristjàne.
"ragazzo, quante volte ti devo dire che non
ti devi stiracchiare davanti alle persone"; la vèste v.tr. "distendere il vestito nel
sedersi".
stengená v.rifl "ridursi in cattivo stato
fisico".
stengenárse v.rifl. "stancarsi molto".
stengenjá v.tr. "rompere le ossa".
stengiaríje s.f. "avarizia".
stènne v.tr. "stendere"; p.p. stise.
stenżjóne s.f. "estensione": tutte la
stenżjóne re quèste ttèrre jé re lu
Cummúne. "tutta l‟estensione di questi
terreni è del Comune".
stepá v.tr. "conservare, serbare".
stepóne s.m. "armadio senza specchio".
sterá v.tr. "stirare": prime re te métte a
sterá prepare li caravúne nd’a lu fjérre e
làssele appecciá bbuóne. "prima di
metterti a stirare prepara i carboni nel ferro
e lasciali accendere bene".
sterrafátte agg. "esterrefatto": rumaníje
assàje sterrafátte a sapé quédda nutìzzje.
"rimase molto esterrefatto a sapere quella
notizia".
stésse, lu- agg. "medesimo": jé sèmbe lu
stésse, pe idde nu mbasse maje lu tjémbe.
"è sempre lo stesso, per lui non passa mai
il tempo".
stezzechjá v.tr. "gocciolare": ru mmuste
l’àja fá stezzechjá pe nu bbèllu póche ra lu
cappucce re téle nd’a la rameggiàne, e
accussì aje lu vine lammeccáte. "il mosto
lo devi far gocciolare per un bel pò dal
cappuccio di tela nella damigiana e così
ottieni lo spumante".
stjére s.m. "letamaio, letame": addréte a
la massaríje, l’àja luvá lu stjére, ca se
sènde tròppe la puzze. "dietro alla masseria
lo devi togliere il letame, che si sente
troppo il puzzo".
stile s.f. "manico (della zappa)".
stìnge agg. "avaro": quanne staje nżjéme
a li cumbagne nun fá lu stìnge, càcce li
sòlete ca re ttjéne. "quando stai insieme ai
compagni non fare l‟avaro, caccia i soldi
che li tieni".
stizze s.f. "goccia, stilla"; dim.
stezzecèdde.
stójavócche s.m. "tovagliolo".
stòmmeche s.m. "stomaco".
stóppe s.f. "canapa".
stòrce v.tr. "storcere".
stòrte s.f. "distorsione": p’arruvá sùbbete
se mettíje a ccórre, lu pére ìje mmacande e
pegliaje na stòrte. "per arrivare subito si
mise a correre, il piede andò a vuoto e
prese una distorsione"; stòrte, a laloc.avv. "a rovescio".
straccá v.tr. "stancare".
stracche agg. "stanco": stache stracche,
strutte e cunżumáte. "sto stanco, distrutto e
consumato".
stracchézze s.f. "stanchezza": ròppe na
iurnate re fatìa, a la sére se face sènde la
stracchézze. "dopo una giornata di lavoro,
alla sera si fa sentire la stanchezza".
stracòce v.tr. "stracuocere"; p.p. m.
stracuótte; f.stracòtte.
stradóne s.m. "viale".
strafá v.intr. "strafare": vuó cercá re fá
mèglie, ma mó staje strafanne e nu nde
n’accuórge. "vuoi cercare di fare meglio,
ma ora stai strafando e non te ne accorgi".
straferí v.tr. "trasferire".
strafìne agg. "ottimo": jé nu majéste
strafìne e chi lu passe nnande?. "è un
ottimo maestro e chi lo sorpassa?".
strafjùne loc.avv. "di sfuggita, di
straforo": l’agghi viste strafjùne pe lu
còrse sacce se jéva idde, rumane
addummánne. "l‟ho visto di sfuggita per il
corso non so se era lui, domani domando".
strafótte, a- loc.avv. "in grande
quantità".
strafucá v.tr. "divorare, ingozzare,
soffocare": Custanżúcce jé mangióne, nun
face ché strafucá tutte quédde ca tróve
cúme a nu lupe. "Costanzo è mangione,
non fa che divorare tutto quello che trova
come un lupo".
strafuttènde agg. "strafottente": nu lu
puó rice manghe fatte cchiù addá, jé
bbuóne strafuttènde. "non gli puoi dire
nemmeno fatti più in là, è molto
strafottente".
stragge s.f. "strage".
stralambá v.tr. "dilatare cimosa del
tessuto".
stramáne loc.avv. "fuori mano".
strame s.f. "foraggio": musére nd’a la
mangiatóre àja métte strame supjérchie a
li mule. "stasera nella mangiatoia devi
mettere foraggio soverchio ai muli".
strambalaríje s.f. "strampaleria": ché
strambalaríje jé, stame a ggiugne e tu
uaglió tjéne angóre lu cappòtte!. "che
strampaleria è, stiamo a giugno e tu
ragazzo tieni ancora il cappotto!".
stramuórte agg. "deceduto da molto".
strangulá v.tr. "strangolare".
strànje agg. "estraneo": quistu ggióvene
ca verite cu nnuje jé strànje a la famìglie.
"questo giovane che vedete con noi è
estraneo alla famiglia".
strappá la pèdde v.intr. "stare
discretamente in salute".
strappe s.m. "coramella (arnese del
barbiere)".
strappuljá lu stòmmeche v.tr. "avvertire
stimoli di fame nello stomaco".
strapuddá v.tr. "perdere i petali,
sfogliare un fiore".
strapurtá v.tr. "trasportare": nu nde
facènne strapurtá ra la ragge, vire ca ru
ppègge jé ru ttuje. "non ti far trasportare
dalla rabbia, vedi che il peggio è il tuo".
strascená v.tr. "strascinare, trascinare":
stu trave pe lu purtá a ccase l’àja
strascená pe ndèrre. "questa trave per
portarla a casa la devi trascinare per terra".
strascenúne s.m. "strascicone".
strascine s.m. "traccia".
strattaggèmme s.m. "stratagemma".
strattalmènde avv. "distrattamente".
stratte s.m. "estratto, strato": vamme a
ffá a lu Cummúne nu stratte re nàscete, ca
l’agghia allehá a l’ate rucumènde. "vai a
farmi al Comune un estratto di nascita, che
lo devo allegare agli altri documenti".
straurdenàrje agg. "straordinario": si
vuó fá lu straurdenàrje, remmílle, re ffòrze
sònghe re ttóje. "se vuoi fare lo
straordinario, dimmelo, le forze sono le
tue".
stravahánde agg. "pingue".
stravénge v.intr. "stravincere".
straveré
v.tr.intr.
"intravedere,
stravedere": pe quiddu figlie stravére, ce
résse pure la cammíse pe lu puté veré
felice. "per quel figlio stravede, gli darebbe
anche la camicia per poterlo vedere felice";
p.p. straviste.
straverèrje 1.agg. "scempio"; 2.s.m.
"sfacelo": facíje straverèrje re tutte quédde
ca truvàje pe nnande, Andó te ru ddiche
cúm’a nu frate, te facéve male lu córe.
"fece uno sfacelo di tutto quello che trovò,
Antonio te lo dico come a un fratello, ti
faceva male il cuore".
stravesá v.tr. "sfregiare, travisare".
stravjécchje agg. "stravecchio".
strazzá v.tr. "stracciare, strappare":
stràzzele ssa léttere e gghjéttele nd’a ru
ffuóche, nu nge rènne pése sònghe tutte
bbuscíje. "strappala codesta lettera e
gettala nel fuoco, non darci peso sono tutte
bugie".
strazze s.m. "straccio": pe la vite c’à
ffatte, jé arraddútte nu strazze, te lu
vulésse fá veré. "per la vita che ha fatto, è
ridotto uno straccio, te lo vorrei far
vedere".
stràzzje s.m. "strazio".
strazzóne s.m. "straccione": Ndònje se
vèste cúm’a nu strazzóne e ccrìreme,
cumbà, ca li sòlete re tténe. "Antonio, si
veste come a uno straccione e credimi,
compare, che i soldi li tiene".
strecá
v.tr.
"sfregare,
strofinare,
stropicciare": nu nde strecá l’uócchie cu re
mmane fatte re pupàjne, se no t’arruvíne.
"non ti strofinare gli occhi con le mani
fatte di peperoni, altrimenti ti rovini".
strecate s.f. "strofinata".
strechènde agg. "stridente": statte citte
ché vvóce strechènde ca tjéne. "stai zitto
che voce stridente che tieni".
streculá v.tr. "lavare a mano il bucato".
stredá v.intr. "cigolare, stridere".
stremenżúte agg. "striminzito".
strénge v.tr. "stringere, torchiare la
vinaccia": àja sule strénge li rjénde e ìre
nnande. "devi solo stringere i denti ed
andare avanti".
strengetóre
s.f.
"ricavato
della
torchiatura della vinaccia".
strengetúre s.m. "torchio vinario".
strepetjá v.intr. "strepitare".
stréppe s.f. "sterpa".
stréttamaurízzje s.f. "liquirizia": quanne
jéve criature jéve sèmbe andó Maríje re
Siste a accattárme la stréttamaurízzje.
"quando ero bambina andavo sempre da
Maria di Sisto a comprarmi la liquirizia".
strettí v.tr. "restringere"; p.p. strettúte.
strèuse agg. "strano".
strinde agg. "stretto"; f. strénde.
strìppele-stràppele avv. "discretamente,
non c‟è male".
stròleghe s.m. "astrologo": fatte li fatte
tuje, nun facènne lu stròleghe. "fatti i fatti
tuoi, non fare l‟astrologo".
stròppele s.f. "frottola".
struculá v.tr. "massaggiare": me fanne
male li rine, m’agghia fá struculá ra
cummá Nanníne. "mi fanno male i reni, mi
devo far massaggiare dalla comare Anna".
struculáte s.f. "massaggio".
struculatúre s.m. "asse per lavare la
biancheria": lu struculatúre lu tenime
stepate pe lecòrde re mammaránne. "l‟asse
per lavare la biancheria lo teniamo
conservato per ricordo di nonna".
strujdde s.m. "zipolo (parte della botte)":
vá nd’a la candine, tire lu strujdde a la
vótte re ruje cundale, mitte lu vine nd’a lu
vucale e assàggele. "vai nella cantina, tira
lo zipolo alla botte di due quintali, metti il
vino nel boccale e assaggialo".
strumbettjá v.tr. "strombettare".
strumènde
s.m.
"atto
notarile,
strumento"; pl. strumjénde.
strùmmele s.m. "qualche cosa che non si
regge" ,"persona inutile", "trottola".
strummeljá v.intr. "barcollare, vacillare,
sobbalzare
della
trottola":
sònghe
strummeljàte, n’ata nżénghe caréve,
menumále ca stéve sóttabbrácce a
mmarìteme. "sono barcollata, un altro pò
cadevo, meno male che stavo sottobraccio
a mio marito".
strummeljùne avv. "barcolloni": andó
s’abbíje, vá tutte strummeljùne, nu mbènże
ca póte caré?. "dove si avvia, va tutto
barcolloni, non pensa che può cadere?".
struná v.tr. "scombinare un affare,
stornare": nu lu struná, làssulu fá quédde
ca vóle fá, ròppe nunn’ave cu chi se la
pegliá. "non lo stornare. lascialo fare
quello che vuole fare, dopo non ha con chi
prendersela".
strungá v.tr. "segare con segone,
stroncare".
strunże s.m. "stronzo".
strupecciá v.tr. "stropicciare".
struppjá v.tr. "storpiare": si me l’àja fá
ssu lavóre mìttece li sjénże, nu lu struppjá.
"se me lo devi fare codesto lavoro mettici i
sensi, non storpiarlo".
strùppje agg. "storpio".
struppóne s.m. "sterpone".
strure v.tr. "consumare"; p.p. strutte.
strurjàne
s.m.
"consumatore,
dissipatore": Frangeśchíne jé strurjàne
assàje, li sòlete mmane a édde nu resístene
manghe nu juórne. "Francesca è molto
consumatrice, i soldi in mano a lei non
resistono nemmeno un giorno".
strusce s.m. "passeggio": àje ritte njénde
ché strusce ca ce stéve appríme pe la
chiazze. "hai detto niente che passeggio ci
stava prima per la piazza".
struscenjùne avv. "carponi": nepùteme
jé angóre pìccquele e cammíne
struscenjùne pe ndèrre. "mio nipote è
ancora piccolo e cammina carponi per
terra".
strusciá v.tr. e intr. "strisciare".
struuí v.tr. "istruire": t’ànne struuíte
bbuóne pe nu nde fá mení cchiù qquá ra
nuje. "ti hanno istruito bene per non farti
venire più qui da noi".
struzzá v.tr. "strozzare".
struzzuljá v.tr. "squassare": lu pegliàje
pe re spadde e lu struzzuliàje. "lo prese per
le spalle e lo squassò".
stu agg. dim. m. "questo"; pl. sti; f.sing.
sta; pl. ste.
stucchíjá v.tr. "stuccare": prime re te
métte a janghjá, s’adda stucchíjá tutta
quanda la stanże. "prima di metterti a
biancheggiare, si deve stuccare tutta la
stanza".
stùcchie s.m. "astuccio, scatolina
cilindrica per tabacco da pipa": nu
mberdènne lu stùcchie, se no l’acchiàle nu
l’agghi andó métte. "non perdere
l‟astuccio, altrimenti gli occhiali non ho
dove metterli".
stucràteche agg. "aristocratico".
stuffá v.tr. "stufare".
stuffe agg. "stufo": sònghe stuffe re
mangiá sèmbe menèste, famme ruje
maccarúne cu lu suche. "sono stufo di
mangiare sempre verdura, fammi due
maccheroni col sugo".
stujàrse lu musse v.rifl. "pulirsi la
bocca".
stumbagná
v.tr.
"mangiare
cibo
disgustoso e pesante".
stumbagnúse agg. "molto condito,
stucchevole".
stumbenjá v.intr. "sgambettare": vire
cúme Ferelúcce stumbenéje nd’a la
cùnnele asseméglie nu mulètte. "vedi come
Fedele sgambetta nella culla assomiglia un
bardotto".
stumbóne 1.agg. "monco"; 2.s.m.
"sbrocco": tà, tàgliele ssu stumbóne
nnande a l’àrbele, sònghe ròje vòte ca
ścanże re me ścasciá la cape. "papà,
taglialo questo sbrocco davanti all‟albero,
sono due volte che scanso di rompermi la
testa".
stummacá v.intr. "stomacare".
stuná v.tr. e intr. "stonare".
stunacá v.tr. "stonacare".
stunamjénde s.m. "stonamento": tènghe
nu stunamjénde re cape, sacce se jé la
puzze re li caravúne. "tengo uno
stonamento di testa, non so se è il puzzo
dei carboni".
stuóle s.m. "stormo, tappeto di foglie".
stuórte agg. "storto".
stuóteche agg. "stolto".
stuózze re pane s.m. "tozzo di pane":
musére m’agghi mangiate nu stuózze re
pane e nu pùjne r’aulíve e stache a ppòste.
"stasera mi sono mangiato un tozzo di
pane e un pugno di olive e sto a posto";
f.pl. stòzzere re pane.
stupetággene s.f. "stupidaggine".
stùpete
agg.
"stupido";
dim.m.
stupetígne; f. stupetégne.
stupetí v.tr. "stupidire": nun me facènne
stupetí, tènghe ggià tanda penżjére pe la
cape fehúrete se vache a ppenżá a sse
fessaríje. "non mi far stupidire, tengo già
tanti pensieri per la testa figurati se vado a
pensare a codeste fesserie".
stupetjá
v.rifl.
"comportarsi
stupidamente": sì fatte ggruósse e stupetíje
angóre, quanne mitte la cape a ppòste?.
"sei fatto grande e ti comporti ancora
stupidamente, quando metti la testa a
posto?".
stuppagliúse
agg.
"noioso";
f.
stuppaglióse.
stùppele s.m. "straccio per tappare
buchi".
stuppuse agg. "stopposo"; f. stuppóse.
stupurúse agg. "troppo dolce".
sturcenjá v.tr. "strabuzzare": nun
sturcenjá quidd’uócchie ca nu nde pòzze
veré. "non strabuzzare quegli occhi che
non ti posso vedere".
sturcenjamjénde s.m. "storcimento".
sturdí v.tr. "stordire"; p.p. sturdute.
sturduí v.tr. "rosolare": óje avime ché
mangiá, quédda carne r’àjne l’àja sturduí
e la stipe pe ccraje. "oggi abbiamo che
mangiare, quella carne d‟agnello la devi
rosolare e la conservi per domani".
sturènde s.m. "studente": idde jé
zappatóre ma lu figlie jé sturènde, pecché
à ffatte tròppe na vite sacrefecáte. "lui è
zappatore ma il figlio è studente, perché ha
fatto troppo una vita sacrificata".
sturjá v.tr. "studiare".
sturjèdde s.f. "storiella": quanda bbèlle
sturjèdde ca saje, andó re vvaje a asciá?.
"quante belle storielle che sai, dove le vai a
trovare?".
stùrje s.m. "studio": face ròje óre re
cchjù re stùrje a lu juórne pe cercá re se
ngarpetjá n’ata nżénghe. "fa due ore in
più di studio al giorno per cercare di
raggiungere migliori obiettivi".
sturjùse agg. "studioso".
sturnèlle s.m. "stornello"; pl. sturnjélle.
stutá v.tr. "spegnere": vuó stutá ssa
segarètte, quanda vòte t’agghia rice ca nu
mbòzze sènde la puzze re fume?. "vuoi
spegnere codesta sigaretta, quante volte ti
devo dire che non posso sentire il puzzo di
fumo?"
stutacannéle s.m. "spegnitoio".
stuuále s.m. "stivale".
stuzzá li mazzarjédde v.tr. "staccare le
pannocchie dalla pianta": t’allecuórde
cummà, quanne jéveme mmjézze a lu
chiane a stuzzá li mazzarjédde, pó re
ścarfugliáveme?. "ti ricordi comare,
quando andavamo in mezzo al piano a
staccare le pannocchie dalla pianta, poi le
spannocchiavamo".
stuzzenjá v.tr. "attizzare": pe nun fá murí
ru ffuóche l’àja stuzzenjá re cundìneve.
"per non far spegnere il fuoco lo devi
attizzare di continuo".
suàtte
s.m.
"sogatto
parte del
correggiato".
subbellá v.tr. "sobillare".
sùbbete agg. "subito".
subbí v.tr. "subire".
sucá v.tr. "succhiare": faccìlle sucá ru
llatte a lu criature nżìne a l’ùtema stizze.
"faccelo succhiare il latte al bambino fino
all‟ultima goccia"; -la ménne v.tr.intr.
"poppare": stu criature si ne stá gghjénne
addréte ca nun vóle sucá la ménne nóne e
nnóne. "questo bambino si sta indebolendo
che non vuole poppare no e no".
sucaméle s.m. "succiamele, bettonica,
genziana maggiore".
sucaménne s.m.inv. "tiralatte".
succére
v.intr.
"succedere";
p.p.
succjésse.
succhetá v.tr. "scacciare animali".
succòrpe s.m. "sotterraneo (locale)".
succórre v.tr. "soccorrere": uagliù,
quanne verite nu pòvre pe la strare, l’avita
succórre ndutte re mmanére. "ragazzi,
quando vedete un povero per la strada, lo
dovete soccorrere in tutte le maniere".
suche s.m. "succo, sugo"; dim.
suchícchie, -finde; -scinde scinde s.m.
"sugo leggero".
sucjèvele agg. "socievole": cummà, nu
nde metténne ngeremònje ca Vastjàne jé
nu tipe sucjévele. "comare, non ti mettere
in cerimonia che Sebastiano è un tipo
socievole".
sucuse agg. "succoso": ajére accattàje
quatte, cinghe chile re purtahálle, sònghe
bbuóne sucuse!. "ieri comprai quattro,
cinque chili di arance, sono molto
succose"; f. sucóse.
sucustrá v.tr. "sequestrare".
suffrágge s.m. "suffragio": mìttete a
prehá nżuffrágge re l’àneme re li muórte.
"mettiti a pregare in suffragio dell‟anima
dei morti".
suffrí v.tr. "soffrire": p’arruuá a ssa
pusezzjóne agghi suffèrte la fame e
ccóme!. "per arrivare a questa posizione ho
sofferto la fame e come!".
suffritte s.m. "carne suina, a tocchetti,
fritta con peperoni sottaceto".
suffucá v.tr. "soffocare (nel togliere il
respiro)".
suffunná v.tr. "nascondere in luogo
profondo, sprofondare".
sufísteche agg. "sofistico".
sufrútte s.m. "usufrutto": murènne à
llassate lu sufrutte re tutte la prupjètà a la
mugljére. "morendo ha lasciato l‟usufrutto
di tutta la proprietà alla moglie".
suggestjuná v.tr. "suggestionare": famme
fá quédde ca vòglie nun me suggestjuná cu
tutte quésse pparóle. "fammi fare quello
che voglio non mi suggestionare con tutte
codeste parole".
suggezzjóne s.f. "soggezione": nu la
pegliá a mmale, ma Ndunètte téne assàje
suggezzjóne re tè. "non ti impermalire, ma
Antonietta tiene molta soggezione di te".
suggiuóve s.m. "giovamento".
suglie s.f. "lesina (arnese del calzolaio)".
suje agg. e pron.poss. "suo"; f. sója.
sulagne, a la- loc.avv. "solatio".
sulamènde avv. "solamente": sulamènde
tu me puó ajutá, re l’ate nun me fire.
"solamente tu mi puoi aiutare, degli altri
non mi fido".
sularíle agg. "solitario": a Lisándre
piace stá sèmbe sule sule e peqquésse lu
chiàmene lupe sularíle. "ad Alessandro
piace stare sempre solo solo e perciò lo
chiamano lupo solitario".
suldate s.m. "soldato".
sule 1.agg. e avv. "solo": me sjérvene
sule cjéndemilalíre, a tté nun ffanne
njénde, pe mmé fanne tutte. "mi servono
solo centomila lire, a te non fanno niente,
per me fanno tutto"; 2.avv. "soltanto".
sùleche s.m. "solco"; pl. sóleche; dim.
sulechícchie.
suletàrje agg. "solitario".
sulètte s.f. "soletta": accàttete re sulètte e
mìttele nd’a re ścarpe accussì li pjére
n’abbàllene. "comprati le solette e mettile
nelle scarpe così i piedi non ballano".
sulicchie s.m. "solicello": cu stu
sulicchie nunn’éja ca ténghe tande vòglie
r’ascí. "con questo solicello non è che
tengo tanta voglia di uscire".
suliste s.m. e agg. "solista": Ndònje jéva
la trómba suliste nd’a la bbande re Panne
e te l’avésse vulute fá sènde cúme sunave.
"Antonio era la tromba solista nella banda
di Panni e te l‟avrei voluto far sentire come
suonava".
suluzzjóne s.f. "soluzione".
sumasèste s.f. "impeto di collera".
sunale cu lu pettine s.m. "zinale": ze
Seppù, ssu sunale cu lu pettine te l’àje fatte
re salute!. "zia Giuseppina, questo zinale
te lo sei fatto di buona misura!"; -pe la
ścóle s.m. "grembiule per bambini"; -pe
nnande
s.m.
"grembiule";
dim.
sunaljédde.
sunde s.m. "sunto": uaglió, sjénde a
mmé, se te mbare a ffá bbuóne li sunde, te
mbare bbuóne a ścrive. "ragazzo, sentimi,
se impari a far bene i sunti, impari bene a
scrivere".
sunná v.tr.intr. "sognare": stanòtte me
sònghe sunnate a tatà, stéve sóp’a lu
bbalecóne ca menave fjùre a la Marònne.
"questa notte ho sognato papà, stava sul
balcone che lanciava fiori alla Madonna".
sunnulènże s.f. "sonnolenza".
suógre s.m. "suocero"; suógreme: "mio
suocero; suógrete: "tuo suocero".
suónne s.m. "sogno, sonno, tempia":
s’abbuścàje na taccaráte pròpje a lu
suónne, pe ppóche nu nge rumaníje la
pèdde. "si buscò una botta proprio alla
tempia, per poco non ci rimase la pelle";
dim. sunnarjédde.
suórve s.m. "sorbo, sughero"; -salvagge
s.m. "sorbo degli uccellatori".
suózze agg. "pari"; f. sòzze; -suózze, agg.
"pari pari".
supàle s.f. "siepe": Melù, la vire quédda
supàle dabbasce cúme ggire la strare?
Ddà funisce la tèrra míje. "Carmela, la
vedi quella siepe laggiù come giri la
strada? Là finisce il mio terreno".
superbúse agg. "superbo"; f. superbóse.
supjérchie agg. "soverchio".
supine, a la- loc.avv. "supino": ròrme
sèmbe a la supine, sacce cúme face sènża
vutarse na vòta ra na víje e na vòta ra
n'ata. "dorme sempre supino, non so come
fa senza voltarsi una volta da una parte e
una volta dall'altra".
suppelá v.tr. "disintasare, sturare": pe
suppelá ssu tubbe àja ìre a cchiamá nu
maste, nunn’éja musse tuje a ffá ssa fatìa.
"per sturare codesto tubo devi andare a
chiamare un mastro, non è capacità tua
fare codesto lavoro".
suppigne s.f. "soffitta".
suppónde s.f. "puntello".
suppundá
v.tr.
"puntellare";
-lu
stòmmeche
v.tr.
"ristorare
momentaneamente lo stomaco".
suppurtá v.tr. "sopportare": lu male re
rènde jé nu rulóre ca nu nże póte
suppurtá, nu nżaje tu stésse ché vulisse fá.
"il male di denti è un dolore che non si può
sopportare, non sai tu stesso che vorresti
fare".
suppurtábbele
agg.
"sopportabile":
Manué, nu nde lamendánne, ca lu fridde
musére jé suppurtábbele, aviva veré
ajéressére!. "Emanuele, non ti lamentare,
che il freddo stasera è sopportabile, dovevi
vedere ieri sera!".
supravvíve v.intr. "sopravvivere": tate pe
supravvíve à ffatte cjénde mestjére, mó
stame còmmede, ma nu nżanne quanda
sacrefìcje avime fatte. "papà per
sopravvivere ha fatto cento mestieri, ora
stiamo comodi, ma non sanno quanti
sacrifici abbiamo fatto".
supruósse s.m. "persona che opprime".
supursáte s.f. "soppressata": màngete li
sausicchie appríme e stipe pe l’ùteme re
supursáte, sjénde a mmé ca nu nde ne
pjénde. "mangiati prima la salsiccia e
conserva per ultimo le soppressate, senti a
me che non te ne penti".
suquèstre s.m. "sequestro".
surá v.intr. "sudare": vá, vá a pazzjá ddà
ffóre cu li cumbagne tuje, ma nunn’àja
surá. "vai, vai a scherzare là fuori con i
tuoi compagni, ma non devi sudare".
surate s.f. "sudata".
suratízze agg. "sudaticcio": pe la paùre
tenéve re mmane suratízze e ddà ca se
l’assucáve cu lu maccatúre!. "per la paura
teneva le mani sudaticce e là che se le
asciugava con il fazzoletto".
surbettére s.f. "sorbettiera": rinde state,
quanne se pesave a lu chiane, Savèrje se
ne jéva ggeranne cu la surbettére
vennènne ggelate. "d‟estate, quando si
trebbiava al piano, Saverio se ne andava
girando con la sorbettiera vendendo
gelati".
surchjá v.intr. e tr. "lappare, inspirare il
moccio": quanne vive lu vine nu nżurchjá
nd’a lu bbucchjére. "quando bevi il vino
non lappare nel bicchiere".
surde agg. "sordo": àje vòglie a pparlá,
sònghe surde ra tutte e ddòje re
ggurècchie. "hai voglia a parlare, sono
sordo da tutte e due le orecchie"; dim.
surdellíne.
surdía s.f. "sordità".
surellástre s.f. "sorellastra".
surgènde s.f. "sorgente".
surgive agg. "sorgivo": nd’a re ttèrre re
Panne r’acque ca stanne sònghe tutte
surgive e sònghe na recchézze. "nei terreni
di Panni le acque che stanno sono tutte
sorgive e sono una ricchezza".
suróre s.m. "sudore": pe me fá sta
pusezzióne nu mbuó mmaggená quanda
suróre agghi jttate. "per farmi questa
posizione non puoi immaginare quanto
sudore ho buttato".
surprése s.f. "sorpresa": ché bbèlla
surprése
c’àje
fatte
Tresì!
Nu
nd’aspettáveme cchiù, mó assjéttete e
mmange còccóse cu nnuje. "che bella
sorpresa che hai fatto Teresa. Non ti
aspettavamo più, ora siediti e mangia
qualcosa con noi".
surrise s.m. "sorriso": Jucce téne sèmbe
nu surrise sóp'a la vócche, t’addecríje a
uardárle!. "Maria tiene sempre un sorriso
sulla bocca, ti ricrei a guardarla!".
surrutá v.tr. "slogare": nu nge fusse maje
jute a Sand’Ulíje a gghjénghie l’acque,
sònghe sciulate e me sònghe surrutáte lu
puze. "non ci fossi mai andata a Sant'Elia a
riempire l‟acqua, sono scivolata e mi sono
slogata il polso".
surse s.m. "sorso"; dim. sursecjédde.
sursjá v.tr. "sorseggiare": statte attjénde
cumbá, ca lu vine re Jazzáne jé fòrte e te
ne vaje re cape, quissu bbucchjére l’àja
sursjá. "stai attento compare, che il vino di
Iazzano è forte e te ne vai di testa, questo
bicchiere lo devi sorseggiare".
survegliá v.tr. "sorvegliare".
susenjédde s.m. "ugola".
suspènne v.tr. "sospendere"; p.p. suspése.
suspenżjóne s.f. "sospensione".
susperá v.intr. "sospirare": mó ca sime
fatte vjécchie susperáme sèmbe, penżanne
a la ggevendù. "ora che siamo fatti vecchi
sospiriamo
sempre
pensando
alla
gioventù".
suspettá v.tr.intr. "sospettare": Meliù,
ròppe quédde ca t’éja succjésse nu
nżuspettá re tutte se no t’arruuìne. "Emilia
dopo quello che ti è successo non
sospettare di tutti altrimenti ti rovini".
suspètte s.m. "sospetto": tènghe nu
suspètte sóp’a Fiurènże ma nu mbòzze
parlá pecché nu ndènghe pruóve. "tengo
un sospetto su Fiorenza ma non posso
parlare perché non tengo prove".
suspettúse
agg.
"sospettoso";
f.
suspettóse.
sustanżjùse agg. "sostanzioso": nun
facènne mòsse, jé pròpje si nun vuó
mangiá e ffaje pile ma quédde ca t’à
preparàte màmmete jé sustanżjùse. "non
fare storie, è proprio se non vuoi mangiare
e fai cavilli ma quello che ti ha preparato
tua madre è sostanzioso".
suste s.f. "stizza": nun me fá mení la
suste, se no chisá ché te cumbine. "non mi
far venire la stizza, altrimenti chissà che ti
combino".
sustjéne s.m. "sostegno".
sustetuí v.tr. "sostituire".
sustuse agg. "stizzoso".
sutesfá v.tr. "soddisfare": sì rumaste
sutesfátte pe ttutte r’accugliénże ca t’à
fatte o àje angóre ra rice?. "sei rimasto
soddisfatto per tutte le accoglienze che ti
ha fatto o hai ancora da dire?".
suttaníne s.m. "sottoveste": ljévete lu
suttaníne re fustággene e mìttete quidde
cchiù suttile. "togliti la sottoveste di
flanella e mettiti quella più sottile".
suttendése
agg.
"sottinteso":
jé
suttendése ca quédde ca stache pe ddice
rèste ndra nuje, se no me facite passá nu
uaje. "è sottinteso che quello che sto per
dire resta tra noi, altrimenti mi fate passare
un guaio".
sutterfúgge s.m. "sotterfugio": Assù,
parle chiare na bbóna vòte, nun gghjènne
truvanne sèmbe sutterfúgge. "Assunta,
parla chiaro una buona volta non andare
trovando sempre sotterfugi".
suttile agg. "sottile": vire ca quissu mure
jé suttile, parle chiane chiane, se no te
sjéndene ra l’atu quarte. "vedi che codesto
muro è sottile parla a bassa voce,
altrimenti ti sentono dall'altra parte".
suttrazzjóne s.f. "sottrazione".
suttumétte v.tr. "sottomettere": sì lìbbere
re fá quédde ca te piace, nesciune te póte
suttumétte, jé funute lu tjémbe re li
schiave. "sei libero di fare quello che ti
piace, nessuno ti può sottomettere, è finito
il tempo degli schiavi".
suttustá v.intr. "sottostare": nunn’àja
suttustá a nesciune, li tuje t’ànne lassate
còmmede, sì lìbbere e ndependènde. "non
devi sottostare a nessuno, i tuoi ti hanno
lasciato
comodo,
sei
libero
e
indipendente".
suvrìzzje
s.m.
"servizio";
dim.
serveziúdde.
ṡvacandá v.tr. "svuotare".
ṡvahá v.tr. "svagare".
ṡvandagge s.m. "svantaggio".
ṡvapurá v.intr. "svaporare".
ṡvecchjá v.tr. "svecchiare".
ṡvená
v.intr.
"passare
l‟effetto
dell‟ubriachezza".
ṡvendá v.tr. fig. "sventare".
ṡvendrá v.tr. "sventrare".
ṡvengulá v.tr. "svincolare": me mettjétte
nnande a la pòrte pe nu lu fá passá, ma
riascíje a ṡvengulárse e vattelufríje si ne
ścappàje. "mi misi davanti alla porta per
non farlo passare, ma riuscì a svincolarsi e
vattelappesca se ne scappò".
ṡvénnete s.f. "svendita".
ṡverná v.intr. "svernare": zìjme jé jute a
ṡverná ra la sóre pecché nu nżuppurtáve
cchiù stu fridde re Panne. "mia zia è
andata a svernare dalla sorella perché non
sopportava più questo freddo di Panni".
ṡvòlge v.tr. "svolgere".
ṡvrasciá v.tr. "rimuovere la brace".
ṡvrehugná v.tr. "svergognare": lu
ṡvrehugnàje nfacce a tutte quande,
recènne tutte quédde c’avéve fatte. "lo
svergognai davanti a tutti quanti, dicendo
tutto quello che aveva fatto".
ṡvugliate agg. "svogliato": ché t’agghia
rice cumm’Annandò, fìglite a la ścòle
putésse fá re cchiù ma jé ṡvugliate . "che ti
devo dire comare Annantonia, tuo figlio a
scuola, potrebbe fare di più ma è
svogliato"
220
abbaccáre s.m. "tabaccaio":
Addjé, la qualetà re tabbácche ca
vaje truvanne, lu téne síje lu
tabbaccáre abbasce ca quidde
ammónde. "Diego, la qualità del tabacco
che vai trovando, lo tiene sia il tabaccaio
giù che quello sopra".
tabbácche s.m. "tabacco".
tabbacchére s.f. "tabacchiera".
tabbacchíne s.f. "rivendita di sale e
tabacchi".
tabbáne s.m. "gabbano, tabarro":
ścupjétteme stu tabbáne ca me l'agghi
ndrecáte re lóte nd'a nu pandáne.
"spazzolami questo tabarro che me lo sono
sporcato di fango in una pozzanghera".
tabbèlle s.f. "tabella".
tabbellíne s.f. "tabellina": la cchiù
reffìcele jéva la tabbellíne re lu nóve e
cúme m'alluccáve la maéste quanne nu la
sapéve. "la più difficile era la tabellina del
nove e come mi sgridava la maestra
quando non la sapevo".
tabbernàquele s.m. "tabernacolo".
taccaráte s.f. "botta, percossa".
taccarèdde s.f. "loquacità, parlantina".
tacche 1.s.f. "costata": avíme accìse lu
puórche e agghi purtate tré ttacche e lu
féghete cu la rézze a Mariùcce. "abbiamo
ammazzato il maiale e ho portato tre
costate e il fegato con la rete a Maria";
2.s.m. "tacco"; dim. f. tacchecèdde; m.
tacchecjédde.
tàcchere s.m. "piolo, stecco":
statt'attjénde mó ca nghiàne sóp'a la ścale
ca s'éja rutte lu secónde tàcchere. "stai
attento ora che sali sulla scala che si è rotto
il secondo piolo"; dim. taccarjédde;
tàcchere, a li- loc.avv. "spalle al muro".
taccherjá v.tr. "dare le botte da orbi,
percuotere, spezzettare stecchi".
taccherjàte s.f.pl. "botte da orbi".
tacchètte s.f. "etichetta".
tàccquele s.f. "battola": nd'a la
Settemána Sande, li uagliune fanne tanda
rumóre cu re ttàccquele e li trìcene. "nella
Settimana Santa, i ragazzi fanno tanto
rumore con le battole e le raganelle".
T
taccunjélle s.m.pl. "fettucce fatte a mano
senza uova".
taccunjére s.m. "girandolone"; f.
taccunére.
tagliá v.tr. "amputare, tagliare".
tagliafuórbece s.m. "forbicina": accìre
quidde e ddùje tagliafuórbece, sarránne
asciute ra lu panare re cerase. "ammazza
quelle due forbicine, saranno uscite dal
paniere di ciliegie".
tagliènde agg. "tagliente".
taglióle s.f. "trappola".
tagliulíne s.m.pl. "tagliolini".
tàhule s.f. "tavola, coltro (parte
dell'aratro)"; dim. tahulédde; accr.
tahulóne; - re ru ppane s.f. "tavola per
portare il pane al forno".
tahulíne s.m. "tavolino": Savè,
abbecínete a lu tahulíne ca ce facime na
partite a ccarte. "Saverio, avvicinati al
tavolino che ci facciamo una partita a
carte".
tahùte s.m. "bara"; dim. tahutjédde.
talèccquále agg. "identico, uguale";
talèccquále, ésse- v.tr. "uguagliare":
quiddi ddùje ggiùvene sònghe talèccquále
pe la prèsenże, assemégline a dduje frate.
"quei due giovani si uguagliano per la
presenza, assomigliano a due fratelli".
talepíne s.m. "talpa": mufalánne li
talepíne m'arruvenárne tutte l'uórte, nu
rrecavaje njénde. "l'anno scorso le talpe mi
rovinarono tutto l'orto, non ricavai niente".
taljàne agg. "italiano": sime tutte taljàne
e vulìmece bbéne. "siamo tutti italiani e
vogliamoci bene".
tamarígge s.m. "acanto".
tamarre s.m. "persona rozza".
tamburre s.m. "tamburo"; dim.
tamburrjélle.
tamburrèlle, a- loc.avv. "tamburello".
tamburrjá v.intr. "tambureggiare": nu
nde mettènne a tamburrjá a pprime matine
ca me faje mení lu male re cape. "non ti
mettere a tambureggiare a prima mattina
che mi fai venire il mal di testa".
tamburrjére s.m. "suonatore di tamburo".
tàmmere s.m.pl. "lippa": sònghe passate
pe nnande a qquiddi uagliune ca jucàvene
a ttàmmere e nu tàmmere me l'agghi
abbuścáte nfrónde. "sono passata davanti a
quei ragazzi che giocavano alla lippa e una
lippa me la sono buscata in fronte".
tande agg. "tanto": accussì vá lu munne
a chi tande e a chi njénde. "così va il
mondo a chi tanto e a chi niente"; pl.
tanda; dim. tanducchile.
tandumèrghe loc.lat. "tantum ergo".
taradde s.m. "tarallo"; dim. taraddúzze; cu l'óve s.m. "tarallo con farina, olio,
zucchero, uova"; -re paste re casecavádde
s.m. "dentaruolo".
tarándele s.f. "tarantola, ragno": tjéne na
tarándele sóp'a la còppele, vjéne qquá
fàmmetela luvá. "tieni un ragno sul
berretto, vieni qua fammelo togliere".
tarandèlle s.f. "tarantella".
tarle s.f. "tarma": dda maglie la tenéve
tande care care, sònghe jùte pe la pegliá e
l'agghi truvate tutte mangiate ra re ttarle.
"quella maglia la tenevo tanto cara cara
sono andata per prenderla e l'ho trovata
tutta mangiata dalle tarme".
taròzzele s.f. "carrucola".
tarulá v.intr. "tarlare": tutte quésse
ttàvele sònghe taruláte jéttele nd'a ru
ffuóche e ljévele ra nande. "tutte queste
tavole sono tarlate buttale nel fuoco e
toglile davanti".
tàrule s.m. "tarlo": stu cumó jé tutte
vucculjàte, se sònghe bbòne addecrjàte re
ttàrule. "questo comò è tutto bucato, si
sono ben ricreati i tarli".
taścappáne s.m. "tascapane": mitte
l'arníse e la spése pe mangiá nd'a lu
taścappáne e spìccete a gghí fóre. "metti
gli arnesi e la spesa per mangiare nel
tascapane e sbrigati ad andare in
campagna".
tassá v.tr. "annichilire, pietrificare": pe
qquédde c'à vviste nun riascéve a prufferí
paróle, jé rumaste tassate. "per quello che
ha visto non riusciva a proferire parole, è
rimasto pietrificato".
tatà s.m. "papà".
tataránne s.m. "nonno"; - míje: "mio
nonno"; - tuje: "tuo nonno".
tate s.m. "papà".
tatìlle s.m. "papà".
tatóne s.m. "papà, mostacciolo"; pl.
tatune.
tàure s.m. "toro": care jé lu prèzze pe chi
s'adda accattà quiddu tàure. "caro è il
prezzo per chi si deve comprare quel toro".
taurí v.intr. "montare di tori".
tavéglie s.f.pl. "gambe lunghe".
tavernáre s.m. "tavernaio".
tazzecá v.tr. "toccare fastidiosamente".
tazzecèdde s.f. "tazzina".
te part.pron. "ti".
tè escl. "tó": tè, vire chi se vére!. "tó, chi
si vede!".
tèccquatílle loc.avv. "eccotelo".
tèccquete loc.avv. "eccoti".
techìddeche s.m. "solletico"; pl.f.
techéddeche.
teddechjá v.tr. "solleticare": se mettíje a
teddechjàrle sótte a li pjére e quiddu
criature aramàje ścattave ra la rise. "si
mise a solleticarlo sotto ai piedi e quel
bambino rideva a crepapelle".
tefuse agg. "tifoso": Casumèrre jé tefuse
pe la squadre re pallóne se métte a alluccá
ca se face ascí li cannaríne rafóre.
"Casimiro è tifoso per la squadra di
pallone si mette a gridare che si fa uscire la
faringe da fuori".
téglie s.f. "tiglio".
telare s.m. "telaio".
telètte s.f. "tela molto leggera".
témbe s.f. "zolla": stanne numunne re
témbe fóre, lu lavóre nun véne bbuóne,
avìma aspettá ca chióve. "stanno molte
zolle in campagna, il lavoro non viene
bene, dobbiamo aspettare che piova"; tòste s.f. "tempra robusta ma come se fosse
dura come una zolla".
tenaglie a ddjénde s.f. "tenaglie (arnese
del calzolaio)".
tendá v.tr. "tentare": tendá nun face
male, tu ce la faje la rumande si te vóle
respónne te respónne e se no nu nde ne
mburtá. "tentare non fa male, tu ce la fai la
domanda se ti vuole rispondere ti risponde
altrimenti non te ne importare".
tendative s.m. "tentativo": nu nde còste
njénde re fá n'atu tendatíve cúm'arrjésce
arrjésce. "non ti costa niente fare un altro
tentativo come riesce riesce".
tendazzjóne s.f. "tentazione": tenéve la
tendazzjóne re lu respónne ammalamènde,
ma me mandenjétte, ché avéva fá rire la
ggènde?. "tenevo la tentazione di
risponderlo malamente, ma mi mantenni,
che dovevo far ridere la gente?".
tené v.tr. "tenere": feglió, tjéne na
nżénghe sta sarcenèdde ca me vòglie terá
re ccàuze ca si ne stanne carènne.
"ragazza, tieni un pò questo fardelletto che
mi voglio tirare le calze che se ne stanno
cadendo"; -a mmènde v.tr. "ricordare"; curagge v.tr. "ardire": nu ndenéve manghe
lu curagge re lu uardá. "non ardiva
neanche guardarlo"; -la facce tòste
v.tr.intr. "osare"; -na lópe v.intr.
"allupare": tènghe na lópe ca nu nge véche
cchù, quanne jame a mmangiá?. "allupo
che non ci vedo più, quando andiamo a
mangiare?".
téne cchiù re cjénd'anne loc.avv.
"ultracentenario": zi Vetúcce téne cchiù re
cjénd'anne jé nu bbèllù vecchiarjédde
arzìlle. "zio Vito tiene più di cento anni è
un bel vecchietto arzillo"; -la stessa ità
loc.avv. "coetaneo"; -lu caruse loc.avv.
"rapato"; -trènd'anne loc.avv. "trentenne":
téne trènd'anne, na bbèlla zite, nu bbèllu
pòste e nu nże recire a spusá. "è trentenne,
una bella fidanzata, un bel posto e non si
decide a sposare".
tenèdde s.f. "tino": apprìme
l'acciaccatóre, acciaccáve nd'a la tenèdde
l'uve cu li pjére ścàuze. "prima il pigiatore
pigiava nel tino l'uva con i piedi scalzi".
ténge v.tr. "tingere": re ccàuze re lane
cúme re funisce re fatijá l'àja ténge cu re
ścòrce re nuce. "le calze di lana come le
finisci di lavorare le devi tingere con i
malli delle noci".
tenjédde s.m. "recipiente cilindrico di
legno per conservare i peperoni sottaceto".
terá v.intr. "lesinare, spillare, tirare":
assjéttete cumbà, tu uaglió vá a terá nu
vucale re vine ra la vótte ca lu facime fá
na véppete. "siediti compare, tu ragazzo
vai a spillare un boccale di vino dalla botte
che gli facciamo fare una bevuta"; -addréte
v.tr. "ritrarre"; -lu jate v.tr.intr. "aspirare,
respirare": tire lu jate, sjénde ché àrje a
pprima matine!. "respira, senti che aria a
prima mattina!".
teracóre agg. "esasperatore".
terande s.m.pl. "bretelle": pàtreme aùse
li terande mméce re la cinde. "mio padre
usa le bretelle invece della cintura".
terándele s.m.pl. "tirella (finimento del
cavallo da tiro), danda, giuntoia":
còccherúne m'à fatte lu respjétte à
spezzate li terándele. "qualcuno mi ha fatto
il dispetto ha spezzato le giuntoie".
terarse re mmàneche v.rifl.
"sbracciarsi": te sì terate re mmàneche
sópe, tjéne càure o sì pprónde pe ffá a
ppòjne cu còccherúne. "ti sei sbracciato
tieni caldo o sei pronto per fare a pugni
con qualcuno".
terchiaríje s.f. "tirchieria": cajnàteme jé
re na terchiaríje nżuppurtàbbele, sacce a
chi l'adda rumaní tutte quiddi sòlete. "mio
cognato è di una tirchieria insopportabile,
non so a chi li deve lasciare tutti quei
soldi".
teretìcchete s.m. "persona di bassa
statura"; f. teretécchete.
termenére s.f.pl. "cippo terminale": mó
ca t'accatte quédda tèrre a Puglíglie vire
ca ce stanne ròje o tré termenére. "ora che
ti compri quel terreno a Pugliglio vedi che
ci stanno due o tre cippi terminali".
ternetà s.f. "eternità": nun funisce maje
sta jurnate, me pare na ternetà. "non
finisce mai questa giornata, mi sembra
un'eternità".
tèrra s.f. "terra"; -grasse s.f. "terreno
grasso"; -ngastagne s.f. "terreno friabile";
-sécche s f. "terreno arido"; -vrecciulélle
s.f. "terreno con molti sassi".
terramóte s.m.fig. "terremoto": quiddu
uagliungjédde jé nu terramóte, andó téne
l'uócchie téne re mmane. "quel ragazzino è
un terremoto, dove tiene gli occhi tiene le
mani".
terratúre s.m. "cassetto": nd'a lu secónde
terratúre a mmana reritte puó truvá re
ppénne rósse. "nel secondo cassetto a
destra puoi trovare le penne rosse"; pl.f.
terratóre.
tèrre sf. "terreno": éo stéve nd'a la tèrre
míje, me facéve li fatte míje, jé menute lu
cumbare cu lu cacafuóche ca me vuléve
cacafunjá, éo agghi auzàte lu zappudde e
agghi fatte ah ah. "io stavo nel mio terreno
mi facevo i fatti miei è venuto il compare
con lo schioppo che mi voleva dare una
schioppettata, io ho alzato lo zappino e ho
fatto ah ah"; dim. terródde; -cúm'a l'éśche
s.f. "terreno molto asciutto"; tèrre, nu
sacche re- loc.avv. "ettaro, terreno are 99".
terretòrje s.m. "agro".
terríbbele agg. "terribile": Paùle jé
bbuóne terríbbele, cu nu njénde te manne
a lu pajése re Pulecenèlle. Paolo è molto
terribile, con un niente ti manda al paese di
Pulcinella".
tèrze figlie agg. e s.m. "terzogenito": lu
tèrze figlie re Tresúcce jé partute pe
Bonżàgre e te l'avésse vulute fá veré cúme
stéve afflìtte. "il terzogènito di Teresa è
partito per Buenos Aires e te l'avrei voluto
far vedere come stava afflitto".
terzjá v.tr. "scoprire con lentezza le carte
da gioco".
tèssere s.f. "carta d'identità".
testamènde s.m. testamento": pe mmó
nun vvòglie fá testamènde pó se vére, se no
se fréche chi rèste. "per ora non voglio far
testamento poi si vede, altrimenti chi resta
si frega".
tèste s.f. "vaso da fiori".
testére s.f. "testiera": la testére a lu ljétte
trabballe e allóre s'ànna fá accunżá li
pjére. "la testiera al letto traballa e allora si
devono far aggiustare i piedi".
testùjne s.f. "testuggine".
tévele s.f.pl. "tegola": stammatíne
n'agghi putute ruvutá lu titte ca re ttévele
jévene nfósse ca ajére à cchiuóppete.
"stamattina non ho potuto scoperchiare il
tetto che le tegole erano bagnate perché
ieri è piovuto".
tezzóne s.m. "tizzo"; pl. tezzune:
"appríme, a la sére, pe ffá luce mmjézze a
la strare, ggeràveme cu li tezzune
appecciáte. "prima, alla sera, per far luce
in mezzo alla strada, giravamo con i tizzi
accesi".
ti part.pron. "te".
ti…ti s.m. "pio pio".
tiàtre s.m. "teatro": nu nżònghe maje jute
a tiàtre, me piacésse ìre, ma chi me vóle
purtá?. "non sono mai andato a teatro, mi
piacerebbe andare, ma chi mi vuole
portare?".
tinde s.f. "tinta": téne na bbèlla tinde sta
vèste, Cungettì andó l'àje accattáte?.
"tiene una bella tinta questo vestito,
Concetta dove l'hai comprato?".
tirabbisciò s.m. "cavatappi": piglie ssa
bbuttiglie re vine spumande e ssòppele cu
lu tirabbisciò. "prendi codesta bottiglia di
vino spumante e sturala con il cavatappi".
tirasóle s.m. "tirasuole (arnese del
calzolaio)".
tiratíre avv. "difilato, senza indugio": lu
verjétte re mení tiratíre ra mé,
m'addummannàje quédde ca m'avéve
addummanná e si ne ìje. "lo vidi di venire
senza indugio da me, mi chiese quello che
mi doveva chiedere e se ne andò".
tise p.p. "teso"; -tise agg. "rigido"; f. tésa
tése: Sanducce, ròppe na quarandine re
juórne s'éja luvate lu ggésse e jé rumaste
cu la còsse tésa tèse. "Santo, dopo una
quarantina di giorni si è tolto il gesso ed è
rimasto con la gamba rigida".
titte s.m. "tetto"; dim. tettarjédde.
tiuríje s.f. "teoria": ndiuríje téne
raggióne e nnesciune la póte rá tuórte, ma
mbràtteche? E dda stá lu bbèlle!. "in teoria
tiene ragione e nessuno le può dar torto,
ma in pratica? E là sta il bello!".
Tìzzije s.m. "Tizio".
tjàne s.m. "tegame"; dim. tianjédde.
tjàte agg. "molto malato".
tjèdde s.f. "pentola"; dim. tijddúzze; -ca
sbódde s.f. "pentola dalla quale fuoriesce
l'acqua bollente".
tjémbe s.m. "tempo"; -ścattate s.m. "aria
pesante".
Tòbbje s.m. "Tobbia (contrada sulla
strada al di sopra del cimitero vicino ai
Tremolizzi)".
toccafjérre, a- loc.avv. "toccaferro".
tòcche s.m. "colpo apoplettico".
tòllere s.m. "dollaro": a Nnatale fìglime
ca stá a l'Améreca Bbóna me mannàje
cjénde tòllere. "a Natale mio figlio che sta
negli Stati Uniti mi mandò cento dollari".
tòme tòme avv. "lentamente".
tòneche s.f. "intonaco, tonaca"; dim.
tunacèlle; accr.m. tunacóne.
tòrce v.tr. "strizzare, torcere": vjéne qquá
cummà, turcíme nżjéme ste lenżóle
mmjézze a la strare accussì s'assùchene
prime. "vieni qua comare strizziamo
insieme queste lenzuola in mezzo alla
strada così si asciugano prima"; p.p.
tuórte.
tòrciamússe s.m. "mordacchia".
tórre s.f. "vasca di cemento per
irrigazione".
tòrte s.f. "vitalba"; -velenóse s.f.
"alchemilla".
tòrtene s.m. "ciambella con pasta di
pane, uova e olio; ritorta".
tóssa convulsíve s.f. "pertosse": jéva
pìccquele quanne avjétte la tóssa
convulsíve e me curàje zíjme, la sóre re
màmme. "ero piccola quando ebbi la
pertosse e mi curò mia zia, la sorella di
mamma".
totí v.tr. "verso del nascondino".
trabbuccá v.intr. "fuoriuscire di fumo,
traboccare".
trabbucchètte s.m. "trabocchetto".
tracchjá v.intr. "camminare di buon passo,
trafficare": adda tracchjá tutte lu juórne pe
se uaragná nu stuózze re pane. "deve
trafficare tutto il giorno per guadagnarsi un
tozzo di pane".
trachenjá v.intr. "camminare a stento".
tradezzjunále agg. "tradizionale".
traduce v.tr. "tradurre".
trafucchíle s.m. "abitacolo, bugigattolo":
téne na putéha ca jé nu trafucchíle. "tiene
una bottega che è un bugigattolo".
trafurá v.tr. "traforare": màmme m'à
ffatte nd'a lu curréte numunne re lenżóle
cu l'urle recamáte e trafuráte. "mamma mi
ha fatto nel corredo molte lenzuola con
l'orlo ricamato e traforato".
tràggeche agg. "tragico": sì tràggeche,
ma piglie la vite cúme véne tande sèmbe
quidde sònghe li juórne. "sei tragico, ma
prendi la vita come viene tanto sempre
quelli sono i giorni".
traggèdje s.f. "tragedia": nun facènne
tutte ssa traggèdje pe na fessàrje lassa stá
lu munne cúme se tróve. "non fare tutta
codesta tragedia per una fesseria, lascia
stare il mondo come si trova".
traggitte s.m. "tragitto".
traíne s.m. "carro, traino": sònghe scise
ra lu traíne cu tutte l'òssere rótte e mómó
ce vache cchiù!. "sono sceso dal traino con
tutte le ossa rotte e chissà quando ci vado
più".
trajnjére s.m. "carrettiere": a Ppanne mó
ce stanne l'autiste, appríme peró ce
stévene li trajnjére. "a Panni ora ci stanno
gli autisti, prima però ci stavano i
carrettieri".
tràlece s.m. "tralcio".
tramója s.f. "tramoggia": la tramója
gròsse ca téne quiddu mulìne te cacce na
farine suttile suttile. "la tramoggia grande
che tiene quel mulino ti caccia una farina
sottile sottile".
trambígne agg. "ambiguo"; f.
trambégne: statte attjénde ca Jucce jé
trambégne, mó rice na cóse e mmó n'ate.
"stai attento che Maria è ambigua, ora dice
una cosa e ora un'altra".
tramundá v.intr. "tramontare".
tranguìlle agg. "tranquillo".
trangullezzá v.tr. "tranquillizzare".
tranżetòrje agg. "transitorio": jé tutte
tranżetòrje, njénde jé refenetíve. "è tutto
transitorio, niente è definitivo".
trapanáte agg. "inzuppato di pioggia,
zuppo": zíjme s'arreterárene ra re ttèrre ca
tjénene a lu Cummènde trapanáte,
ngappárene l'acque pe la víje. "le mie zie
si ritirarono dai terreni che tengono al
Convento inzuppate di pioggia, capitarono
la pioggia per strada".
trapassá ra parte a pparte v.tr.
"trafiggere".
trapazzá v.tr. "affaticare, strapazzare":
nu nde trapazzá numunne, ca staj angóre
rébbele ròppe dda frevàcce. "non ti
affaticare molto che stai ancora debole
dopo quella febbraccia".
trapàzze s.m. "strapazzo".
trapazzúse agg. "strapazzoso": à ffatte nu
viagge trapazzúse te lu vulèsse fá veré
cúm’jé ścummacerúte. "ha fatto un viaggio
strapazzoso te lo vorrei far vedere come è
deperito".
tràpene s.m. "trapano (arnese del
fabbro)"; -a mmane s.m. "menarola
(arnese del falegname)".
trapjandá v.tr. "trapiantare": o a
primmavére o a nuvèmbre àja trapjandá
sse cchiande, no pprime, no ddòppe. "o a
primavera o a novembre devi trapiantare
codeste piante, non prima, non dopo".
trappetáre s.m. "frantoista".
trappíte s.m. "frantoio; Nel frantoio, le
enormi macine di pietre rotolavano
ininterrottamente azionate da un mulo che
vi girava intorno munito di guardaocchi di
cuoio che ogni tanto sostava per una
governata".
trapuljá v.intr. "destreggiare, fig.
trappolare".
trapulóne s.m. "trafficante": jé nu
trapulóne bbuóne, andó vaje vaje truóve a
idde. "è un buon trafficante, dove vai vai
trovi lui".
traremènde s.m. "tradimento"; pl.
traremjénde.
traretóre s.m. "traditore": jé nu traretóre,
prime tutte r'accòrde ra qquá e ra ddà e
ppó nd'a l'abbesuógne m'à ggerate re
spadde. "è un traditore, prima tutto
d'accordo di qua e di là e poi nel bisogno
mi ha girato le spalle".
trarí v.tr. "tradire".
traścurse s.m. "dialogo".
trase, ca- loc.avv. "entrante": lu mése ca
trase véne sòreme ra Bbònżagre, sònghe
vind'anne ca ce manghe ra Panne. "il mese
entrante viene mia sorella da Buenos
Aires, sono vent'anni che manca da Panni".
trasfurmá v.tr. "trasformare": s'éja
accussì trasfurmáte ra cristjàne, ca
quanne l'agghi ngundráte nu lu canuscéve.
"si è così trasformato di persona, che
quando l'ho incontrato non lo conoscevo".
trasí v.intr. "entrare"; p.p. trasute; -a lu
pòste v.intr. "subentrare": Ggiuuànne jé
trasute a lu pòste re lu patre e jé jute
bbuóne. "Giovanni è subentrato al posto
del padre ed è andato bene".
trasónnele s.f. "viuzza": àbbete nd'a une
re quédde trasónnele re la chiazze. "abita
in una di quelle viuzze della piazza".
trasparènde agg. "trasparente": Chiló,
ssa unnèdde jé trasparènde, t'àja métte lu
suttaníne, se no se vìrene re ccòsse.
"Colomba, codesta gonna è trasparente, ti
devi mettere la sottoveste, altrimenti si
vedono le gambe".
trasute s.f. "entrata": la trasute jé
lìbbere, puó mení pure si nu ndjéne
manghe nu sòlete. "l'entrata è libera, puoi
venire anche se non tieni neanche un
soldo".
trattá v.tr. "trattare": tratte
ammalamènde li cliénde, nu ndure
alluónghe, pó s'adda muzzecá andó nu nge
arrive. "tratta malamente i clienti, non dura
a lungo, poi si deve mordere dove non ci
arriva".
trattábbele agg. "trattabile".
tratture s.m. "sentiero": Custà, arruváte
a la vutatóre àja pegliá quiddu tratture ca
si tróve a mmane reritte. "Costanzo,
arrivato alla curva devi prendere quel
sentiero che si trova a destra".
tratturíje s.f. "trattoria".
traveré v.intr. "travedere": quédda
màmme travére pe li figli, nu nże mange
na muddíche re pane, s'appríme
n'addummànne a llóre. "quella mamma
travede per i figli, non si mangia una
mollica di pane se prima non chiede a
loro".
travestí v.tr. "travestire"; p.p. travestúte.
travètte s.m. "chiavistello, palettino": lu
travètte pe lu fá ścórre bbuóne l'àja ugliá
spisse. "il chiavistello per farlo scorrere
bene lo devi oliare spesso".
travjérse agg. "traverso".
tré agg.n.card. "tre"; -tómmele re tèrre
s.m. "99 are (ettaro)".
trebbítte s.m. "turbine": nd'a nu
mumènde nu trebbítte re pólve nu me féce
veré cchiù la strare, aramàje jéve a sbatte
nnande a lu ndaglie. "in un momento un
turbine di polvere non mi fece vedere più
la strada, ormai andavo a sbattere davanti
allo spigolo".
trécene s.m. "raganella p.est."; pl.
trìcene.
trecícule s.m. "triciclo".
trecjénde agg.n.card. "trecento": ché te
pòzze rice quande jé la tèrre ca m'agghi
accattáte! Ra ndó stache éo, cónde nu
trecjénde passe ra qquá a quédda supale.
"che ti posso dire quanto è il terreno che
mi sono comprato! Da dove sto io, conta
un trecento passi di qua a quella siepe".
treddecá v.tr. "criticare": ché
malalènghe, stá sèmbe a treddecá li
cristjàne. "che malalingua, sta sempre a
criticare le persone".
trefuóglie s.m. "trifoglio, acetosella,
vulneraria"; -cu la fraśca larghe s.m.
"epatica".
tréglie s.f. "triglia".
tremá v.intr. "tremare"; -suózze suózze
v.intr. "rabbrividire".
tremarèdde s.f. "tremarella".
tremènde v.tr. "guardare"; p.p.
tremendúte.
tremuljá v.intr. "tremolare"; p.pr.
tremuljènde: tenéve na vóce tremuljénde
ca nun la riascive a capí. "teneva una voce
tremolante che non la riuscivo a capire".
Tremulízze s.m.pl. "Tremolizzi (contrada
sulla strada al di sopra del cimitero dopo
Tobbia)".
trènde agg.n.card. "trenta": Bbèllaggìrje
téne trènd'anne jé fatte ciuccia vècchie e
nun vére abbré re truvá nu pustecjédde.
"Placidia tiene trent'anni è diventata asina
vecchia e non cerca di vedere di trovare un
posticino".
trèndíne s.f. "trentina".
trengére s.f. "trincea": jé funute lu
tjémbe re la uèrre ndrengére. "è finito il
tempo della guerra in trincea".
Trennetà s.f. "Trinità".
tréppete s.m. "treppiede": appríme
màmme nd'a lu fucurìle mettéve lu
tréppete, sópe la marmíttele cu l'acque e
quann'ascéve a vvódde menave li
maccarúne. "prima mamma, nel focolare
metteva il treppiede, sopra il paiolo con
l'acqua e quando iniziava a bollire calava i
maccheroni".
treppute agg. "panciuto".
trerecánde s.m. "criticone".
trerecèseme agg.n.ord. "tredicesimo".
trevulá v.tr. "tribolare".
trézze s.f. "treccia"; dim. trezzódde;
dim.pl. trezzúdde.
triàngule s.m. "sostegno a tre piedi per
vaglio - triangolo".
triccòlóre s.m. e agg. "tricolore":
appríme m'allecòrde ca quanne jévene
juórne re fèste, mettéveme a lu bbalecóne
lu triccòlóre. "prima mi ricordo che
quando erano giorni di festa, mettevamo
sul balcone il tricolore".
trìddeche s.f. "critica": s’éja misse
nguódde na trìddeche e chi ce la vóle
cchiù luvá. "si è messo addosso una critica
e chi ce la vuole più togliere".
trjémete s.m. "tremito".
trigne s.f. "prugnola": re ttrigne sònghe
nu póche asprégne, me n'agghi fatte re
mangiate quanne jéva pìccquele!. "le
prugnole sono un pò aspre, me ne sono
fatte di mangiate quando ero piccola!".
trippe s.f. "busecca, pancia": nu nde
piace la trippe cu lu suche re pumberóre?
Nu ngapisce njénde. "non ti piace la
busecca con il sugo di pomodoro? Non
capisci niente"; dim. treppecèdde; accr.
treppóne; -r'acquasale loc.avv.
"panciuto".
tripperabbòzzje s.m. "trippone": chisà
quiddu tripperabbòzzje quanne mange! Nu
nże vóle stá attjénde ca le póte succére
còccóse?. "chissà quel trippone quanto
mangia! Non si vuole stare attento che gli
può succedere qualcosa?".
trìrece agg.n.card. "tredici": cónda,
cónde ca trìrece sònghe. "conta, conta che
tredici sono".
trìruve s.m. "triduo": lu mése passate si
féce lu trìruve a San Ggelárde. "il mese
trascorso si fece il triduo a San Gerardo".
trìvele s.m.fig. "tribolo"; pl. trìvule: à
avute na vita chjéne re trìvule, sacce cúme
face a ìre nnande, chi ce la rá tanda fòrze.
"ha avuto una vita piena di triboli, non so
come fa ad andare avanti, chi ce la dà tanta
forza".
tròpele s.f. "gruppo".
tròppe assàje agg. "molto".
tròzzele s.f.pl. "grumi della polenta".
trubbunále s.m. "tribunale": pe defènne
la pruprjétà sója à avute ìre a funí
ndrubbunále, ché malemúnne!. "per
difendere la sua proprietà ha dovuto andare
a finire in tribunale, che mondo cattivo!".
trucculícchie s.m. "persona rotondetta";
f. trucculécchie.
truféje s.m. "trofeo".
trùfele s.m. "grassone, persona bassa e
obesa, tombolo (fig.)": jé nu trùfele e nu
nże stá attjénde a ru mmangiá. "è una
persona bassa e obesa e non si sta attento
al mangiare"; dim. trufelícchie.
trugne s.m. "grassone".
trumbá v.tr. "panificare".
trumbètte s.f. "trombetta".
trumbettjá v.intr.tr. "trombettare":
Frangì, la vuó funí re suná ssa trumbètte,
staje trumbettjànne ra stammatíne.
"Francesco, la vuoi finire di suonare
codesta trombetta, stai trombettando da
stamattina".
trumbettjére s.m. "trombettiere".
trumbóne s.m. "trombone": te vuó stá na
nżénghe citte, assemìglie a nu trumbóne,
pòvre urécchie méje. "ti vuoi stare un po‟
zitto, assomigli a un trombone, povere
orecchie mie".
truneggiá v. intr. "troneggiare".
truócchele s.m. "ceppo, sgabello": mó ca
jame a ffá re llèune mitte ra parte nu
truócchele ca me sèrve pe spaccá. "ora che
andiamo a fare la legna metti da parte un
ceppo che mi serve per spaccare".
truóne s.m. "tuono"; f.pl. trònere: ra
lundane se sjéndene re trònere, spìccete a
trasí ru ggranerìnje ca mó véne a cchiòve.
"da lontano si sentono i tuoni, sbrigati a
entrare il granturco che ora viene a
piovere".
truppetízze s.m. "calpestio": sendjémme
nu truppetízze addréte a la pòrte e
ścandámme e chi jéve? Runatèlle.
"sentimmo un calpestio dietro alla porta e
ci spaventammo e chi era? Donata".
truttjá v.intr. "lavorare con solerzia,
trottare": tire sèmbe la capézze a lu
cavadde pe lu fá truttjá. "tira sempre la
cavezza al cavallo per farlo trottare".
truttjàte s.f. "trottata": facime na truttjàte
appríme re mangiá, accussì ròppe me
vache a jttá sóp'a lu ljétte. "facciamo una
trottata prima di mangiare, così dopo mi
vado a buttare sul letto".
truvá v.tr. "trovare".
truvate s.f. "trovata".
trùvele agg. "torbido"; f. tróvele.
ttè avv. "ecco".
ttéqquà v.tr. "chiamare il cane".
tubbe s.m. "tubo".
tuccá v.tr. "toccare"; -li njérve v.tr.
"innervosire": me faje tuccá li njérve
quanne parle accussì e ru ssaje. "mi fai
innervosire quando parli così e lo sai".
tufe s.m. "grosso peso per frangere le
spighe".
tuffe s.f. "puzzo".
tuje agg.poss. "tuo"; f. tója.
tulètte s.f. "toletta": Peppenèlle
nunn'èsce si nun face appríme tulètte ra la
cape a li pjére, jé na bbèlla cóse, ma jé
tròppe. "Giuseppina non esce se non fa
prima toletta dalla testa ai piedi, è una
bella cosa, ma è troppo".
tùmmele s.m. "misura (48 kg.), tomolo";
-re tèrre s.m. "terreno 33 are".
tumbagne s.m. "spianatoia": feglió, fá
ruje panne re maccarúne suttìle, une lu
mitte sóp'a lu ljétte e l'atu rjéstele sóp'a lu
tumbagne. "ragazza, fai due sfoglie di
pasta sottile, una la metti sul letto e l'altra
restala sulla spianatoia".
tumbèste s.f. "tempesta".
tumbestjá v.intr.rar. "tempestare": jé ra
mó ca fíglime tumbestéja ca vóle ascí, ma
marìteme ra quédda aurécchie nu nge
sènde!. "è da ora che mia figlia tempesta
che vuole uscire ma mio marito da
quell'orecchio non sente".
tunne 1.agg. "rotondo; 2.agg. e s.m.
"tondo": me sèrve nu pjézze re fjérre ma
adda èsse tunne. "mi serve un pezzo di
ferro ma deve essere tondo"; 3.s.m.
cruschello": lu tunne se rá cúme
bbuvuróne a li cavàdde, a re vvacche e a li
vutjédde. "il cruschello si dà come pastone
ai cavalli, alle mucche e ai vitelli"; f.
tónne.
tuócche s.m. "conta": jé nnùtele ca te
mitte sèmbe pe nnanże, avìma mená
appríme lu tuócche e ppó verime chi adda
celá. "è inutile che ti metti sempre davanti
dobbiamo fare prima la conta e poi
vediamo chi deve chiudere gli occhi e
contare nel gioco del nascondino".
tuórchie s.m. "fascio di fieno".
tuórne tuórne avv. "intorno intorno,
torno torno": te vuó luvá ra nande vaje
sèmbe tuórne tuórne nfìne ca me faje caré.
"ti vuoi togliere davanti vai sempre torno
torno fino a che mi fai cadere".
tuórte s.m. "torto": s'arragge sùbbete ca
nu mbóte veré ru ttuórte. "si arrabbia
subito che non può vedere il torto".
tuósseche agg. "tossico".
tuóste agg. "duro, sodo"; f. tòste; dim.
tustulìdde; f. tustulédde: tenéve na cape
tòste cúm'a na préte, avìve vòglie a
pparlá!. "teneva una testa dura come una
pietra, avevi voglia a parlare!".
tuózze 1.s.f.pl. "radici di canne tagliate";
2.agg. "tozzo".
tuózzele s.m. "busso": sendjétte nu
tuózzele nżesténde e jétte a aprí. "sentii un
busso insistente e andai ad aprire".
tupèdde agg. "tiepido": l'acque jé
tupèdde falla fá cchiù ccàure accussì me
pòzze lavá sènża tremá. "l'acqua è tiepida
falla fare più calda così mi posso lavare
senza tremare".
tuppe s.m. "crocchia": appríme re
fémmene re Panne purtàvene tutte lu
tuppe, óje sule quédde cchiù vvècchie.
"prima le donne di Panni portavano tutte la
crocchia, oggi solo quelle più vecchie".
tuppète voce onom. "toppete".
turàccele s.m. "turacciolo": feglió, vá
accàtte na quarandìne re turàccele ca
craje avìma fá la cunżèrve. "ragazza vai a
comprare una quarantina di turaccioli che
domani dobbiamo fare la salsa".
turace s.m. "torace": cumbà, nu nżaje ca
a Peppenjélle ànne truvate lu turàce stritte
e nunn'à putute fá lu suldate?. "compare,
non sai che a Giuseppe hanno trovato il
torace stretto e non ha potuto fare il
soldato?".
turcecuódde s.m. "torcicollo".
turcenjá v.tr. "torcere": le turceniàje la
mane e accussì avía lassá lu curtjédde. "gli
torse la mano e così dovette lasciare il
coltello"; p.p. turcenjàte.
turcenjamjénde s.m. "contorcimento":
che ssònghe tutte ssi turcenjamjénde ché te
face male lu cuórpe?. "che sono tutti questi
contorcimenti che ti fa male la pancia?".
turcenjàte s.f. "strizzata".
turcenjédde s.m. "lampredotto".
turde 1.s.m. "persona taciturna"; 2.agg.
"torvo": lu uardave cu cèrt'uócchie turde
ca facéve métte paùre, sacce ché vvuléve.
"lo guardava con certi occhi torvi che
faceva mettere paura, non so che voleva";
f. tórde.
turecìnje s.m. "tirocinio".
turmendá v.tr. "tormentare": la vuó funí
re me turmendá cu stu lamjénde? Me staje
purtànne la cape pe l'àrje. "la vuoi finire
di tormentarmi con questo lamento? Mi
stai portando la testa per aria".
turmjénde s.m. "tormento".
turná v.intr. "tornare"; -a ccase v.intr.
"rincasare": feglió, tuórnatìnne prjéste a
ccase ca nun me sènde tande bbuóne.
"ragazza, tornatene presto a casa che non
mi sento tanto bene"; -ndréte v.intr.
"retrocedere": Anżèlme nu ndòrne ndréte
quanne piglie na recesióne. "Anselmo non
retrocede quando prende una decisione"; nżé v.intr. "rinsavire": Luvìcje jé turnàte
nżé e jé menute a ccercàrme perdóne re ru
mmale ca m'avéve fatte. "Luigi è rinsavito
ed è venuto a chiedermi perdono del male
che mi aveva fatto"; -nżénże v.tr.
"rinvenire".
turnacónde s.m. "tornaconto": tróve lu
turnacónde suje si véne a ccàsete, se no e
mmó lu verìsse!. "trova il suo tornaconto se
viene a casa tua, altrimenti non lo
vedresti!".
turnése s.m. "tornese".
turnjélle s.m. "circuizione": face li
turnjélle attuórne a lu frate, ma quidde nu
nże face chicá. "fa circuizione intorno al
fratello ma quello non si fa piegare".
turrènde s.m. "torrente": lu turrènde re
Lavèdde rinde state pòrte póc'acque. "il
torrente di Lavella d'estate porta poca
acqua".
turrjóne s.m. "torrione".
turróne s.m. "torrone"; pl. turrúne.
turse s.m.fig. "torsolo"; f.pl. tórse.
turturá v.tr. "torturare".
turture s.f. "tortura": a ssènde cèrte
reścúrse jé pròpje na turture, ma ce staje e
te l'àja sule sceruppá. "a sentire certi
discorsi è proprio una tortura, ma ci stai e
te lo devi solo sciroppare".
tuścane agg. "toscano": córe re
mammarànna sója, Peppenjé, te vulésse
respónne ma tu parle tuścane e nu nde
capìśche, pràtete te putéve mbará còcche
pparóle re pannése!. "cuore di nonna sua,
Giuseppe, ti vorrei rispondere ma tu parli
toscano e non ti capisco, tuo padre ti
poteva imparare qualche parola pannese!".
tuścaneggiá v.intr. "toscaneggiare": sì
state a Pprate tand'anne, ma mó ca sì
menute a Ppanne nu nduścaneggiá, parle
cúme t'à fatte màmmete. "sei stato a Prato
tanti anni, ma ora che sei venuto a Panni
non toscaneggiare, parla come ti ha fatto
tua madre".
tussá v.intr. "tossire".
tussázze s.f. "tossaccia".
tussélle s.f. "tossetta".
tutale agg. "totale".
tutta la ścóle s.f. "scolaresca": óje jé
state ngastìghe tutta la ścóle, ca nesciune
à sapute la lezzióne. "oggi è stata in
castigo la scolaresca che nessuno ha saputo
la lezione".
tutte curve agg. "tortuoso": pe nghianá
ra la stanżjóne re Panne a lu pajése, la
strare jé tutte curve, peró sèmbe méglie re
quédde re Ursáre. "per salire dalla
stazione di Panni al paese, la strada è
tortuosa, però sempre migliore di quella di
Orsara"; tutte li pizze, a- loc.avv.
"dappertutto": lu truóve sèmbe a tutte li
pizze: abbasce, ammónde, a lu Castjédde,
a lu chiane. "lo trovi sempre dappertutto:
giù, su, al Castello, al piano"; -lu tjémbe
agg. "durante".
tutteèddùje agg. e pron. "ambedue,
entrambi": parlanne tutteèddùje nżjéme
nun me facite capí njénde. "parlando
entrambi insieme non mi fate capire
niente"; ssa tjèdde l'àja pegliá cu
tutteèddòje re mmane se no te cuóce.
"codesta pentola la devi prendere con
ambedue le mani se no ti scotti"; f.
tutteèddòje.
Tuttelisánde s.m. "Ognissanti".
tuvaglie s.f. "asciugamano": annjéttete re
mmane nfósse vucine a la tuvaglie cu li
zìnżele. "pulisciti le mani bagnate vicino
all'asciugamano con la frangia".
tuzzá v.tr.intr. "cozzare, urtare".
tuzzacùle s.m. "persona importuna".
tuzze s.m. "cozzo, urto": passanne
passanne, ce ríje nu tuzze cu lu ùte pe lu fá
vutá, ma quidde manghe pe la cape.
"passando passando, gli diede un urto con
il gomito per farlo girare, ma quello
neanche per la testa".
tuzzulá v.intr. "bussare".
tuzzuláte s.f. "bussata": uaglió, va vire
chi jé c'à ffatte la tuzzuláte a la pòrte.
"ragazzo, vai a vedere chi è che ha fatto la
bussata alla porta".
tuzzulatúre s.m. "picchio".
230
aglióne
s.m.
"fanciullo,
ragazzo"; pl. uagliune; dim.
agliungjédde.
agliunáme s.f. "ragazzaglia": stá
na uagliunáme nnande case ca a
la cundróre nun me face ròrme. "sta una
ragazzaglia davanti casa che al primo
pomeriggio non mi fa dormire".
uagliunástre s.m. "giovinastro".
uagliune cresciute cúme a la malèrve
s.m.pl. "fanciulli cresciuti precocemente".
uaje s.m. "guaio".
ualáne s.m. "guardiano di mucche,
mandriano": Addjéche, lu ualáne, stá
sèmbe fóre, véne a lu pajése sule a re
ffjéste. "Diego, il mandriano, sta sempre in
campagna, viene al paese solo alle feste".
uande s.m. "guanto": oh jammecìnne! Jé
une re nuje ma vóle èsse trattate cu li
uande ggialle. "oh andiamocene! È uno di
noi ma vuole essere trattato con i guanti
gialli".
uandjére s.f. "guantiera, vassoio": lasse
pèrde
la
uandjére
nun
facènne
cumblemènde,
mó
rammílle
ssu
bbucchjére. "lascia perdere la guantiera
non fare complimenti, ora dammelo questo
bicchiere".
uange s.m. "mano aperta"; -re atte s.f.
"caprifoglio".
uangiate s.f. "manata": jé na uangiate re
tèrre ca tènghe a lu Lammícche. "è una
manata di terreno che tengo al Lammicco";
dim. uangiatèdde.
uaragná v.tr. "guadagnare": óje à
uaragnáte póche e nnjénde. "oggi ha
guadagnato poco e niente".
uarágne
s.m.
"guadagno":
accundjéndete re quissu uarágne, rí
ngraziarDdíje. "accontentati di codesto
guadagno, dì grazie a Dio".
uardá v.tr. "guardare".
uardamácchie s.m. "pantaloni di pelle".
uardamáne s.m. "manale".
uardjàne s.m. "guardiano".
uàrdje s.m. "guardia": Margarí, nu
gghittá acque mmjézze a la strare se no lu
uàrdje te face la cundravenżióne.
"Margherita, non buttare acqua in mezzo
U
alla strada altrimenti la guardia ti fa la
contravvenzione".
uarí v.intr. "guarire"; p.p. uarute.
uarnemjénde s.m.pl. "finimenti".
uastá v.tr. "guastare".
uastamestjére s.m. "artigiano poco
abile".
uaste s.m. "guasto".
ubberí v.tr. "ubbidire": appríme li figli
ubberévene a li ggenetúre sule uardànnele
nd'a l'uócchie. "prima i figli ubbidivano ai
genitori solo guardandoli negli occhi".
ubberjénde agg. "ubbidiente": bbrave
Ndunè, sì state ubberjénde nun m'àje fatte
pe nnjénde spandecá, te mmjérete na cóse.
"brava Antonietta, sei stata ubbidiente non
mi hai fatto per niente penare, ti meriti una
cosa".
ubberjénże s.f. "obbedienza".
ubblegá v.tr. "obbligare": l'àja ubblegá o
cu ru bbuó o cu la fòrze. "lo devi obbligare
o con il buono o con la forza".ucchiáte s.f. "occhiata": rá n'ucchiáte a
sta criature ndramènde ca vache e
vvènghe. "dai un'occhiata a questa bambina
intanto che vado e vengo".
ucchiatúre s.f. "mezzo con cui si cerca
di togliere il malocchio".
udjá v.tr. "odiare".
ué inter. "eh, ohé".
uéje inter. "ehi".
uèrra frangése, a la- loc.avv. "gioco
della guerra".
uèrre 1.s.f. "guerra": a la uèrre, li
suldate màngene, vìvene e ruórmene
ndèrre. "alla guerra, i soldati mangiano,
bevono e dormono a terra"; 2.s.m. "verro".
uésciù v.tr. "scacciare le pecore".
ufanaríje s.f. "vanagloria": nu nże sape
chi jé idde, jé chine re ufanaríje. "non si sa
chi è lui, è pieno di vanagloria".
ufàne agg. "vanaglorioso": làssulu ìre a
Vetúcce jé ufàne, nu lu stènne a ssènde, jé
tutte fume e nnjénde arruste. "lascialo
andare a Vito è vanaglorioso, non lo stare a
sentire, è tutto fumo e niente arrosto".
uffa escl. "uff": uffa, nu nde vòglie cchiù
ssènde, staje sèmbe a lamendárte e
nund'accuórge ca te lamjénde re ru
ggrasse. "uffa, non ti voglio più sentire,
stai sempre a lamentarti e non ti accorgi
che ti lamenti del grasso".
úffele s.m. "anca"; s.f.pl. óffele.
uffènne v.tr. "offendere".
uffèrte s.f. "offerta".
uffése s.f. "offesa": nun face njénde
c'agghi avùte n'uffése ra Cunżíglie, ma éo
la salute sèmbe. "non fa niente che ho
avuto un'offesa da Consiglia, ma io la
saluto sempre".
uffrí v.tr. "offrire": allecuórdete, mó ca
jésce, re uffrí còccóse a ffràtete ca si ru
mmèrete!. "ricordati, ora che esci, di
offrire qualcosa a tuo fratello che se lo
merita!"
uggètte s.m. "oggetto".
ugliá v.tr. "oliare".
ugliarúle s.m. "orzaiolo".
uirá v.tr. "guidare": ddu uaglióne s'adda
fá r'òssere, l'ànna uirá angóre la màmme e
lu pàtre. "quel ragazzo si deve fare le ossa,
lo devono guidare ancora la mamma e il
padre".
ulécene s.f. "susina, susino".
ùleme s.m. "olmo"; pl. óleme.
ùlgere s.f. "ulcera".
ulíje s.m. "acquolina, voglia".
uljùse agg. "chi sente l'acquolina,
voglioso": jé nu uaglióne uljùse, quédde ca
vére l'adda assaggiá e nu nge vuónne
stòrje. "è un ragazzo voglioso, quello che
vede lo deve assaggiare e non ci vogliono
storie".
ultematúmme s.m. "ultimatum".
umbruse agg. "ombroso (animale)".
ùmmere agg. "umido".
ummerézze s.f. "umidità": t'àja fá luvá
sùbbete quédda macchie r'ummerézze
ngape a lu ljétte, chiame a chi àja chiamá.
"ti devi far togliere subito quella macchia
di umidità in testa al letto, chiama a chi
devi chiamare".
undúse agg. "untuoso".
une agg.n.card. "uno".
unendútte agg. "unico": cumma Maríje
Savèrje ne téne unendútte re figlie e cúme
nun ne tenésse pe nnjénde. "comare Maria
Saveria tiene un figlio unico e come non
ne tenesse per niente".
unestà s.f. "onestà": téne unestà ra
vènne, ma nesciune l'apprèzze. "tiene
onestà da vendere, ma nessuno l'apprezza".
unnate re vjénde loc.avv. "folata":
n'unnate re vjénde si purtàje tutte pe l'àrje.
"una folata si portò tutto per aria".
ùnnece agg.n.card. "undici".
unnèdde s.f. "gonna": tire cchiù
ammónde ssa unnèdde, jé bbóna lònghe.
"tira più su codesta gonna, è molto lunga";
pl. ggunnèdde; dim. unneddúzze.
unóre s.m. "onore": l'unóre vale cchiù re
tutte r'ate ccóse. "l'onore vale più di tutte
le altre cose".
unumásteche
agg.
"onomastico":
l'unumásteche míje lu festéje lu stèsse
juórne ca véne la Marònne re lu Vòśche.
"l'onomastico mio lo festeggio lo stesso
giorno che viene la Madonna del Bosco".
unurá v.tr. "onorare".
uócchie s.m. "gemma, occhio"; dim.
ucchicjédde; -a la frecagnóle s.m. "occhi
maliziosi"; -abbussacchiáte s.m. "occhi
gonfi";
-appappalúte
s.m.
"occhi
socchiusi"; -re canne s.m. "barbocchio"; re trìglie s.m. "occhio spento"; -sburrate
s.m. "occhio prominente"; -trambe s.m.
"occhi strambi"; uócchie e ccróce, aloc.avv. "all'incirca": a uócchie e ccróce
sarranne na trèndíne re lenżóle.
"all'incirca saranno una trentina di
lenzuola".
uóffele
s.m.
"involucro
della
pannocchia".
uóglie s.m. "olio".
uórche s.m.fig. "orco".
uórje s.m. "biada, farragine, orzo":
Marcúcce ríje appríme l'uórje a li cavadde
e ppó si n'ascíje. "Marco diede prima la
biada ai cavalli e poi se ne uscì"; l'acque
r'uórje s'aùse pe ffá alleggerí la tósse.
"l'acqua di orzo si usa per fare alleggerire
la tosse".
uórte s.m. "orto"; dim. urtecjédde.
uósse s.m. "osso"; pl.f. òssere; dim.m.
ussecjédde; f. osserecèdde; -pezzidde s.m.
"malleolo": s'abbuścàje na petrate pròpje
sóp'a l'uósse pezzidde. "si buscò una
pietrata proprio sul malleolo".
uóve ṡbattute s.m. "zabaione".
ùpele s.m. "luppolo".
uperàje s.m. "operaio": peścràje ànna
ìre fóre quatte uperàje pe fatijá nd'a la
vigne. "dopodomani devono andare in
campagna quattro operai per lavorare nella
vigna".
uperazzjóne s.f. "operazione".
uppelá v.tr. "intasare, otturare, tappare".
ùppele s.m. "tappo"; f.pl. óppele; -re
suórve s.m. "tappo di sughero".
uppòste agg. "opposto": lu marite jé nu
tipe chiuse, la mugljére jé tutte l'uppòste,
stá sèmbe ca chiacchiaréje. "il marito è un
tipo chiuso, la moglie è tutto l'opposto, sta
sempre che chiacchiera".
uppríme
v.tr.
"opprimere";
p.p.
upprèsse.
uràrje s.m. "orario": si vuó ìre r'accòrde
cummíche, àja respettá l'uràrje. "se vuoi
andare d'accordo con me, devi rispettare
l'orario".
urdená v.tr. "ordinare": lu mjéreche m'à
urdenate c'agghia stá a rrepòse pe
parìcchie juórne. "il medico mi ha
ordinato che devo stare a riposo per
parecchi giorni".
urdenàrje agg. "ordinario": sta rròbbe te
l'à fatte pahá assàje, pe mmé jé urdenàrje.
"questa stoffa te l'ha fatta pagare molto,
per me è ordinaria".
uré v.tr. "godere"; p.p. urute; uritavílle:
"godetevelo".
urécchie s.f. "versoio (parte dell'aratro)".
urecchiúne s.m. "parotite": agghi tenute
malate Ggiuuànne cu l'urecchiune pròpje
a re ffiéste re San Custànże. "ho tenuto
malato Giovanni con la parotite proprio
alle feste di San Costanzo".
urèdde s.f. "tubo di gomma, budello"; pl.
ggurèdde; dim. ureddùzze.
urganètte s.m. "organetto, armonica a
bocca": ra numunne re tjémbe nu nżènde
cchiù suná l'urganètte. "da molto tempo
non sento suonare più l'armonica a bocca".
urganezzá v.tr. "organizzare": t'àja
urganezzá nu mesarjédde prime e ppó
parte pe la Ggermànje. "ti devi
organizzare un mesetto prima e poi parti
per la Germania".
urgugliúse
agg.
"orgoglioso";
f.
urguglióse.
urjéndá v.tr. "orientare".
urjéndamènde s.m. "orientamento".
uriggenále agg. "originale".
uriggenàrje agg. "originario".
urizzundá v.tr. "orizzontare".
urle s.m. "orlo"; pl.f. órlere; dim.
urlecjédde.
urná v.tr. "abbigliare, ornare": la feglióle
l'ànne urnate cu tanda nastre e
ciangianjédde. "la ragazza l'hanno ornata
con tanti nastri e fronzoli".
urnamènde s.m. "ornamento"; pl.
urnamjénde.
urrìne s.f. "pancetta di maiale ripiena di
latte".
ursarése 1.s.f. "vento da Orsara"; 2.agg.
"orsarese"; pl. ursaríse: "abitanti di
Orsara".
urscíglie s.m. "ramoscello".
urscíne s.f. "pungitopo"; pl. ggruscíne.
urse s.m. "orso": jé n'urse, nu lu puó rice
manghe fatte cchiù addà. "è un orso non
gli puoi dire neanche fatti più in là".
urtamjénde s.m. "urtamento".
urte re tósse s.m. "colpo di tosse".
urtine s.f. "dottrina": quanne ce avévema
apprepará pe la Prima Cumunióne jéveme
a ffá la urtìne ra re mmòneche. "quando ci
dovevamo preparare per la Prima
Comunione andavamo a fare la dottrina
dalle suore".
urtuláne s.m. "ortolano": Rucchènèlle
s'éja misse a ffá l'urtuláne, uaragne
bbónarjédde. "Rocchina si è messa a fare
l'ortolana guadagna benino".
urtulìzzje s.m. "ortaggio".
urvegliá v.intr. "gorgogliare".
usegnuóle s.m. "usignolo":
usemá v.tr. "fiutare, odorare": à usemáte
nu bbuóne affare, mó se face li sòlete. "ha
fiutato un buon affare, ora si fa i soldi".
ùseme s.m. "fiuto, odore": lu cane si ne
vá a l'ùseme andó stá ru mmangiá. "il cane
se ne va al fiuto dove sta il cibo".
uspetá v.tr. "ospitare": craje àja uspetá a
Sandúcce, la mugljére e la cajnàte, nu
nżule, ma pure la màmme , lu pàtre e la
sóre. "domani devi ospitare Santo, la
moglie e la cognata, non solo, ma anche la
mamma, il padre e la sorella".
uspìzzje s.m. "ospizio": cu tanda
recchézze, a la vecchiàje avìa ìre a ffuní a
l'uspìzzje. "con tanta ricchezza alla
vecchiaia dovette andare a finire
all'ospizio".
ussatúre s.f. "ossatura".
ùsse ….péglie v.tr. "aizzare il cane".
ussécchie s.f. "pustoletta".
ussequjá v.tr. "ossequiare": nu vvòglie
cchiù ussequjá a qquiddu ddá, chi si crére
re èsse?. "non voglio più ossequiare quello
là, chi si crede di essere?".
usservá v.tr. "osservare": Ggrabbjéle
ussèrve tutte, pó lu sjénde ca si métte a
pparlá cúm’a na machenètte, jé nu
criature ndelleggènde. "Gabriele osserva
tutto poi lo senti che si mette a parlare
come a una macchinetta, è un bambino
intelligente".
ussèsse agg. "ossesso": Feleríche
alluccáve e se mbruscenjáve pe ndèrre
cúm’a n’ussèsse e nu nżapéveme ché
vvuléve. "Federico urlava e si rotolava per
terra come a un ossesso e non sapevamo
che voleva".
ussessjóne
s.f.
"ossessione":
sì
n’ussessjóne! T’agghi ritte ca craje vènghe
a ccàsete a truvàrte e nu nde ne ngarecá.
"sei un‟ossessione! Ti ho detto che domani
vengo a casa tua a trovarti e non te ne
incaricare".
ussìche s.f. "vescica": l’àje viste la
ussìche chjéne re nżógne appése a la
pèrteche? Pigliatìlle e puórtatìlle a
ccàsete. "l‟hai vista la vescica piena di
strutto appesa all‟asse. Prenditela e
portatela".
ussìgene s.m. "ossigeno".
ustàcule s.m. "ostacolo".
ustená v. rifl. "ostinare": s’éja ustenáte a
nun respónne e nu lu smuóve manghe cu re
cannunáte. "si è ostinato a non rispondere
e non lo smuovi neanche con le
cannonate".
ustìle agg. "ostile": ché te riche riche, sì
ssèmbe ustìle, nu nżacce pròpje
cúm’agghia fá cuttíche!. "che ti dico dico,
sei sempre ostile, non so proprio come
devo fare con te!".
ùteme agg. "ultimo".
utenżìle s.m. "utensile".
utjédde s.m. "vitello".
uttánde agg.n.card. "ottanta".
uttené v.tr. "ottenere"; p.p. uttenúte
Celestrìne à uttenúte na lecènżia re cinghe
juórne chiù lu viagge. "Celestino ha
ottenuto una licenza di cinque giorni più il
viaggio".
uttóbbre s.m. "ottobre".
uva spine s.f. "crespino"; -a mazzétte s.f.
"ribes rosso".
uvale agg. "ovale".
uvatte s.f. "ovatta".
uve a mménne re vacche s.f.
"pizzutello".
uverná v.tr. "governare": pare ca uvèrna
bbuóne lu pajése, lassa fá a Ddíje.
"sembra che governa bene il paese, lascia
fare a Dio".
uvèrne s.m. "governo": a ccape re lu
uvèrne avéssera stá sèmbe uómene rètte e
currètte. "a capo del governo dovrebbero
stare sempre uomini retti e corretti".
uzzjùse agg. "
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á fujénne agg. "latitante":
Angelúcce vá fujénne ròppe
quédde ca à ffatte. "Angelo è
latitante dopo quello che ha
fatto"; -ṡbattúne agg. "girovago".
vabbuóne loc.avv. "va bene".
vacande agg. "vacante, vuoto": lu pòste
re Martuméje jé rumaste vacande chisà a
chi ce appjàzzene. "il posto di Bartolomeo
è rimasto vuoto chissà a chi ci piazzano";
stu cascióne jé vacande, pulìzzele e mìttece
tutte ru ggrane ca vuó, àja sule prehá ca
ne faje assàje. "questo silo domestico di
legno per cereali è vuoto, puliscilo e
mettici tutto il grano che vuoi, devi solo
pregare che ne fai tanto".
vacànże s.f.pl. "ferie": s'éja pegliate na
recine re juórne re vacànże pe mení a
Ppanne a repusárse. "si è preso una decina
di giorni di ferie per venire a Panni a
riposarsi".
vaccáre s.m. "vaccaio": li vaccáre fanne
na vite re sacrefícje, sèmbe jttate pe ffóre,
ma tjénene la case chjéne re ògne bbéne re
Ddíje. "i vaccai fanno una vita di
sacrificio, sempre buttati per la campagna,
ma tengono una casa piena di ogni ben di
Dio".
vacche s.f. "mucca, vacca".
vaccine s.f. "mucca".
vacenèlle s.f. "bacinella".
vacìle s.m. "bacile": quanne stame fóre
ce lavame re mmane nd'a lu vacìle re
fjérre smaldate. "quando stiamo in
campagna ci laviamo le mani nel bacile di
ferro smaltato".
Vadde s.m. "Valli (contrada sulla strada
per Crispignano)"; -re la cérze: s.m. "Valle
della quercia (contrada sulla strada per
Lavella, a destra su una strada mulattiera)".
vaddóne s.m. "burrone": l'accettúdde jé
carute nd'a lu vaddóne, ddá lu truóve. "la
piccola accetta è caduta nel burrone, là la
trovi".
Vaddune s.m. "Vallone (contrada sulla
strada al di sopra del Cimitero prima dei
Tremolizzi)".
vàfje s.m. "ballatoio": sóp'a lu vàfje re
Fuluméne stévene tré, quatte cristjàne, ma
V
nun riascjétte a canóscerne manghe une.
"sul ballatoio di Filomena stavano tre,
quattro persone, ma non riuscii a
conoscerne neanche uno".
vagná v.tr. "bagnare le pecore prima di
tosarle".
vahabbónde agg. "vagabondo": pòvra
fémmene cu nu figlie vahabbónde sacce
cùm'adda fá. "povera donna con un figlio
vagabondo non so come deve fare".
vainètte s.f. "baionetta": l'assálde a la
vainètte nunn'éja na pazzjèlle, t'avésse
vulute fá stá cumbà!. "l'assalto alla
baionetta non è uno scherzetto, ti avrei
voluto far stare compare!".
vainíglie s.f. "vainiglia".
vajàsse s.f. "donna oziosa".
vajnèdde s.f. "carruba": a lu cavadde
piacévene assàje re vajnèdde, e pe ddice la
veretà piacévene pure a mmé quanne jéve
pìccquele. "al cavallo piacevano molto le
carrube e per dire la verità piacevano
anche a me quando ero piccola".
vajuóle s.m. "vaiolo".
vajèbbjéne s.m.inv. "viavai": a li iuórne
re fèste, ce stá sèmbe nu vajèbbjéne re
ggènde pe lu córse. "ai giorni di festa, ci
sta sempre un viavai di gente per il corso".
vale, ca ce- loc.avv. "valente": jé nu
fatjatóre ca ce vale, sape lu fatte suje. "è
un lavoratore valente, sa il fatto suo".
valé v.intr. "valere": tjénatìlle care care
a ffìglite, ca jé nu bbuóne uaglióne, vale
tand'óre quande pése. "tienitelo caro caro
a tuo figlio, che è un buon ragazzo, vale
tanto oro quanto pesa".
vàlete agg. "valido".
valurezzá v.tr. "valorizzare": pe ffá
valurezzá la tèrre abbasce Ceruváre,
chiàndece numunne r'àrbele. "per fare
valorizzare il terreno giù a Cervaro
piantaci molti alberi".
valurúse agg. "valoroso".
vàlvule s.f. "valvola": s'éja fulmenáte la
vàlvule re la ràdje pròpje mó c'avéva
sènde re nnutìzzje. "si è fulminata la
valvola della radio proprio ora che dovevo
sentire le notizie".
vambe s.f. "fiamma"; dim. vambarèdde;
pl. bbambe.
vambóre s.m. "vampa al viso".
vammàce s.f. "bambagia": stu criature
nu lu tené sèmbe nd'a la vammàce se no se
tróve ammalaménde quanne face gruósse.
"questo bambino non lo tenere sempre
nella bambagia altrimenti si trova
malamente quando fa grande".
vammàne s.f. "levatrice".
vammjére s.m. "arnese di legno
gammato per appendere il maiale per
essere squartato".
vanaríje s.f. "vanità": jé tutte vanaríje,
ma pó vá abbré nu nge stá njénde sótte. "è
tutta vanità, ma poi vai a vedere non ci sta
niente sotto".
vandagge s.m. "vantaggio": Nucè, re
quiste tjémbe jé nu vandagge ca fìglite
canósce ru ffrangése e l'inglése.
"Innocenzo, di questi tempi è un vantaggio
che tuo figlio conosce il francese e
l'inglese".
vandaggiúse agg. "vantaggioso".
vandàglie s.m. "ventaglio, ventola":
p'appecciá ru ffuóche nd'a la furnacèlle,
feglió, piglia lu vandàglie e nun facènne
auzá tanda cénnere. "per accendere il
fuoco nel fornellino quadrato a carbone,
ragazza, prendi la ventola e non fare alzare
tanta cenere".
vandajuóttele s.m. "vantatore"; f.
vandajòttele.
vande s.m. "vanto": póte tené lu vande
ca jé nu bbèll'óme, quéste sì ma sustànże
nun ne téne. "può tenere il vanto che è un
bell'uomo, questo sì, ma sostanza non ne
tiene".
vandeljétte s.m.lett. "avanti letto".
vandére s.f. "grembiule del calzolaio,
grembiule di canapa o cuoio dei mietitori".
vaneggiá v.intr. "vaneggiare": ma tu
vanìgge! Ssu fatte lu staje recènne
averamènde o a lappazzíje?. "ma tu
vaneggi! Questo fatto lo stai dicendo
veramente o per gioco?".
vangàle s.m. "dente molare".
vanghe s.f. "vanga".
vanníne s.m. "puledrino".
vanuse agg. "vanitoso": ó vattìnne! Si jé
vanuse ra mó ca jé nu chiarfuse,
arrepjénże quanne face gruósse. "ahó
vattene! Se è vanitoso da ora che è un
moccioso, ripensa quando diventa grande".
vapurúse agg. "vaporoso".
vardàre s.m. "bastaio": jame abbré cúme
fatía lu vardàre, pecché quisse jé l'ùteme
ca stá a Ppanne. "andiamo a vedere come
lavora il bastaio, perché questo è l'ultimo
che sta a Panni".
varde s.m. "basto".
vare s.m. "varco": pe fá passà l'anemàlje
l'àja allarehá re cchiù lu vare. "per far
passare gli animali devi allargare di più il
varco".
varjàbbele agg. "variabile".
varóle s.f. "ancia".
varre 1.agg. "raso": àje fatte cúme t'éja
piaciùte, nu mezzètte re ggrane l'àje fatte
accùlme e n'ate varre. "hai fatto come ti è
piaciuto, uno staio di grano l'hai fatto
colmo e un altro raso"; 2.s.f. "spranga,
stanga": mìttece la varre addréte a la pòrte
e statte spenżeráte, ca jé mèglie re na
maścatúre. "mettici la spranga dietro alla
porta e stai spensierato che è meglio di una
serratura".
varreláre s.m. "portabarile di legno".
varrjá v.tr. "sprangare, stangare": nu nde
ścurdá re varrjá pòrte e funèste prime re
te ne ìre a culecá. "non ti dimenticare di
sprangare porte e finestre prima di andarti
a coricare".
Varrjàce s.f. "Varriaccio (contrada sulla
strada al di sopra del cimitero dopo i
Tremolizzi, molto in fondo)".
varríle s.m. "barile (l.30)"; f.pl. varréle;
dim. varrecjédde.
varvaríje s.f. "barbieria": uaglió, vá
sùbbete a la varvaríje a farte lavá e tagliá
ssi capidde. "ragazzo, vai subito alla
barbieria a farti lavare e tagliare codesti
capelli".
varve s.f. "barba"; -re lu cavadde s.f.
"barbozza": allísce la varve re lu cavadde
c'accussì se stá fitte. "liscia la barbozza
che così si sta fermo".
varvjére s.m. "barbiere".
vasá v.tr. "baciare": appríme re nghianá
sóp'a la pustale avía vasá tutte li parjénde
e l'amice. "prima di salire sul pullman
dovette baciare tutti i parenti e gli amici".
vasamáne s.m. "baciamano, calcitropa":
nu nżònghe abbetuàte a lu vasamáne
ljévete ra nande. "non sono abituato al
baciamano togliti davanti".
vasanecóle s.m. "basilico"; -salvagge
s.m. "santoreggia".
vasce agg. "basso"; dim.m. vasciulìdde;
f. vasciulédde.
vaśche s.f. "vasca".
vasciànże
s.f.
"pianura,
terreno
pianeggiante".
vascijédde s.m. "botte per aceto".
vase s.m. "bacio"; dim. vasille; -a
pizzechille s.m. "bacio alla francese".
vasètte s.m. "doglio".
vastande avv. "abbastanza": sta menèste
jé vastande pe mmé, pjénże a tté. "questa
verdura è abbastanza per me, pensa a te".
vattaglie s.m. "battaglio": Marònne
cúm’jéva gruósse lu vattaglie re quédda
cambane!. "Madonna come era grande il
battaglio di quella campana!".
vattasce loc.avv. "vattelappesca".
vatte v.tr. "battere": me rescetàje quanne
lu llòrge re la chjésje vattéve li quatte. "mi
svegliai quando l'orologio della chiesa
batteva le quattro"; -re mmane v.intr.tr.
"applaudire".
vattechiuóve s.m. "bussetto (arnese del
calzolaio)".
vattecóre s.m. "batticuore": Grazjè, m'àje
fatte stá cu lu vattecóre nżìne a mmó, n'ata
sére abbíseme quanne vjéne. "Grazia, mi
hai fatto stare con il batticuore fino ad ora,
un'altra sera avvisami quando vieni".
vattelufréche loc.avv. "via di corsa".
vattelufríje loc.avv. "vattelappesca".
vattelufútte loc.avv. "vattelappesca".
vattemáne s.m. "battimano".
vatterubbíre avv. "forse": vatterubbíre,
avràgghie fatte ammalamènde a derecílle.
"forse, avrò fatto malamente a dirglielo".
vattjá v.tr. "battezzare": lu criature l'avía
vattjá curre curre pecché nun stéve tande
bbuóne. "il bambino lo dovette battezzare
corri corri perché non stava tanto bene"; lu vine v.tr. "mescolare acqua e vino".
vattute re mane s.m. "applauso": ròppe
ca lu premjàrene ce facjérne na vattute re
mane ca nun funéve maje. "dopo che lo
premiarono gli fecero un applauso che non
finiva mai".
vave s.f. "bava".
vavére s.f. "bavaglino": a lu criature
mìttece la vavére appríme re lu rá a
mmangiá accussì nu nże ndréche. "al
bambino mettici il bavaglino prima di
darlo a mangiare così non si sporca".
vavetóne s.m. "trogolo": attácche lu
puórche ra fóre a lu catenjédde e mìttece
nnande lu vavetóne cu la caniglie. "attacca
il maiale fuori all'anello di ferro fisso al
muro esterno della casa e mettici avanti il
trogolo con la crusca".
vavjá v.tr.intr. "imbrattare di bava,
sbavare".
vavóne s.m. "antenato, avo, bisnonno";
pl. vavune: li vavune ra parte re pràteme
se chiamávene Frangíśche e Ndònje, ra
parte re màmme se chiamávene Michelíne
e Uggènje. "gli avi da parte di mio padre si
chiamavano Francesco e Antonio, da parte
di mamma si chiamavano Michele ed
Eugenio"
vavònne agg. "bavoso, sbavone": sì
pròpje nu vavònne, vire cúme te sì
nghiaccáte ssa cammíse appéna misse. "sei
proprio un bavoso, vedi come ti sei
imbrattato codesta camicia appena messa".
vecchiàre s.f. "vecchiaia": la vecchiàre
jé na carògne!. "la vecchiaia è una
carogna!".
vecchjégne s.f. "pianta invecchiata".
vecchióne agg. "longevo".
vecciàre s.m. "guardiano di tacchini".
vecelá v.tr. "vigilare": uaglió, mó àja ìre
fóre cchiù spisse pe vecelá l'àrbele re
frùttere, se no si re cuógline. "ragazzo ora
devi andare in campagna più spesso per
vigilare gli alberi di frutta, altrimenti se la
raccolgono".
vecènne s.f. "vicenda".
vécete s.f. "vece"; pl. bbécete.
veculìcchie s.m. "vicoletto".
veggetá v.intr. "vegetare".
véggete agg. "vegeto": sònghe angóre
vive e véggete ché v'avìte misse ngape ca
ndra óje e craje muréve?. "sono ancora
vivo e vegeto che vi siete messi in testa
che tra oggi e domani morivo?".
veggìlje s.f. "vigilia": a la veggìlje re
Natale mangiàveme sèmbe ra tatarànne, la
tavuláte jéve re sìrece persune. "alla
vigilia di Natale mangiavamo sempre da
nonno, la tavolata era di sedici persone".
vegnarèdde s.f. "vignetta".
vegnarúle s.m. "guardiano del vigneto".
velànże s.f. "bilancia"; dim. velanżèdde.
velanżóne s.m. "bilancino".
velecjédde s.m. "velo leggerissimo".
velucetà s.f. "velocità".
venazze s.f. "vinaccia": Luciè, la venazze
appuójle nd'a re ssécchie ca pó la passame
nd'a lu strengetúre, nu nde facènne male.
"Lucia, la vinaccia appoggiala nelle
bigonce che poi la passiamo nel torchio
vinario, non ti fare male".
vendate s.f. "ventata": stammatíne cúme
sòngh'asciute agghi avute na vendate
addréte a re śchéne, sacce cúme nu
nżònghe azzuppáte ndèrre. "stamattina
come sono uscito ho avuto una ventata
dietro alla schiena, non so come non sono
stramazzato".
vendelá v.tr. "ventilare": ave ra
stammatíne ca stame mmjézze a l'àrje pe
vendelá sta nżénghe re ggrane e andó vé
ca tire n'òstje re vjénde?. "da stamattina
che stiamo in mezzo all'aia per ventilare
questo po‟ di grano e dove vedi che tira un
alito di vento?".
vendequattóre s.f.pl. "ore 18 vespro (ora
canonica)".
venderùje agg.n.card. "ventidue".
vendìne s.f. "ventina".
vendjá v.tr. "arieggiare, ventare": pe
trasí nd'a quédda stanże, l'àja appríme
vendjá bbóna bbóna e ppó m'assètte. "per
entrare in quella stanza la devi prima far
arieggiare ben bene e poi mi siedo".
vendògne s.f. "succisa".
vendóre s.f. "ore 15 ora nona (ora
canonica)".
vèndre s.m. "pelletta".
vendréśche s.f. "pancetta del maiale".
vendune agg.n.card. "ventuno".
véne s.f. "avena"; véne, ca- loc.avv.
"venturo": Luì, ce veríme ruméneche ca
véne nnande a la chjésje pe li rjéce, statte
bbuóne. "Luigi, ci vediamo domenica
venturo davanti alla chiesa per le dieci,
statti bene".
vénge v.tr. "vincere"; p.p. bbinde, vinde.
véngete s.f. "vincita": pe m'accunżá na
nżénghe ce vulésse na véngete a lu lòtte,
ma chi me la vóle rá ssa furtuna. "per
aggiustarmi un po‟ ci vorrebbe una vincita
al lotto, ma chi me la vuole dare questa
fortuna".
vengetóre s.m. "vincitore".
vengulá v.tr. "vincolare".
vení ra v.intr. "provenire": tutte ru
mmale véne ra lu cumburtamènde tuje,
cumbuórtete bbuóne e vvire ca tutte
s'accónże. "tutto il male proviene dal tuo
comportamento, comportati bene e vedi
che tutto si aggiusta".
vennetóre s.m. "venditore"; f. vennetrìce.
vénne v.tr. "vendere"; p.p. vennute; -ra
cape v.tr.iter. "rivendere".
vénnete s.f. "vendita": ché vénnete jé
state, agghi tutte pèrse e njénde uaragnáte,
la míje jé fatía re puverjédde. "che vendita
è stata, ho tutto perso e guadagnato niente,
la mia è fatica di poveretto".
véppete s.f. "bevuta": cu na sóla véppete
se calàje mjézze litre re vine. "con una sola
bevuta si ingoiò mezzo litro di vino".
vérde agg. "acerbo"; -cúm'a nu ràghene
s.m. "persona dal colorito verdastro".
vérdene s.m. "trivella a mano": pe
spaccá sti ciuócchere ce vóle lu vérdene,
pó prepare re mméne cu la pòleve. "per
spaccare questi ciocchi ci vuole la trivella
a mano, poi prepara le mine con la
polvere".
veré v.tr. "vedere"; -abbré v.tr. "cercare
di vedere"; -n'ata vòte v.tr.iter. "rivedere".
vére alluónghe agg. "lungimirante": vá ra
cumma Tresíne ca jé na fémmene re
sperjénże e ca vére alluónghe. "vai dalla
comare Teresa che è una donna di
esperienza e che è lungimirante"; -stuórte
agg. "strabico".
véreche s.f. "verga, bacchio": piglie ssa
véreche e verìme re fá caré quédde nnuce
ca stanne sóp'a l'àrbele. "prendi quel
bacchio e vediamo di far cadere quelle
noci che stanno sull'albero".
veretà s.f. "verità": Ndònje à nneháte la
veretà nnande nnande. "Antonio ha negato
la verità avanti avanti".
vergulètte s.f. "virgoletta".
vèrme luónghe s.m. "lombrico"; pl.
vjérme luónghe.
vermecjédde s.m.pl. "vermicelli (pasta
alimentare)".
vèrmutte s.m. "vermut": t'àje śculate
quatte, cinghe bbucchjére re vèrmutte, mó
vatte fá re ttórne a Sandu Vite. "ti sei
scolato quattro, cinque bicchieri di vermut,
ora vai a girare in tondo a San Vito".
vernate s.f. "invernata": auànne avima
avute na vernata lònghe. "quest'anno
abbiamo avuto un'invernata lunga".
vernerì s.m. "venerdì".
verníje agg. "invernale": ce re mangiame
quanne jé vjérne re ppére verníje. "ce le
mangiamo quando è inverno le pere
invernali".
vernégne s.f. "vendemmia".
versure s.f. "terreno mq. 12,345".
vertécchie s.f. "cerniera a incastro".
verúte s.f. "veduta": si te vuó alleggerí
na nżénghe la cape fatte na passiàte a lu
Castjédde e ùrete la verute tuórne tuórne.
"se ti vuoi alleggerire un po‟ la testa fatti
una passeggiata al Castello e goditi la
veduta torno torno".
vesazze s.f. "bisaccia": tutte lu
mangiatòrje mìttele nd'a la vesazze. "tutta
la cibaria in grande quantità mettila nella
bisaccia.
Véścheve s.m. "Vescovo": quanne
menéve lu Véścheve ra Bbuvine lu jéveme
ascí ngóndre a lu Castjédde a vvíje
Purtèlle. "quando veniva il Vescovo da
Bovino gli andavamo incontro al Castello
a via Portella".
véścuójne s.m. "vischio".
vèste 1.s.f. "placenta, vestito per donna";
2.v.tr. e rifl. "vestire": quanne te spicce a
vèsterte, lu prèute n'aspètte a tté p'ascí a
ddìce la mésse. "quando ti sbrighi a
vestirti, il prete non aspetta te per uscire a
dire la messa"; s.f.pl. bbèste; dim.
vestecèdde; p.p. vestute; -a parapàlle s.f.
"vestito a campana"; -ra lutte s.f.
"gramaglia"; -stralambáte s.f. "vestito
sformato".
vestjàme s.m. "bestiame".
vèstje s.f. "bestia"; pl. bbèstje: Runà ce sì
jute a ddá ru mmangiá a re bbèstje?.
"Donato sei andato a dare il mangiare alle
bestie?".
vestíte s.m. "vestito (per uomo)".
véttele s.f.pl. "strisce di rovi usate per
cucire ceste di paglia o legare le scope di
miglio".
véve v.tr. "bere"; p.p. vevute.
vevetóre s.m. "bevitore": Marì, làssulu
pèrde a quiddu uaglióne, jé nu vevetóre, ra
na candìne èsce e n'ata trase. "Maria,
lascialo perdere quel ragazzo è un bevitore,
da una cantina esce e in un'altra entra".
vézze s.f. "veccia".
vezzjuse agg. "vizioso".
vezzuóche agg. e s.m. "bigotto":
nunn’éja releggiuse ma vezzuóche, se no
nu nże cumburtàsse accussì. "non e
religioso ma bigotto, altrimenti non si
comporterebbe così"; f. vezzóche.
Via Cruce s.f. "Via Crucis".
vjagge s.m. "viaggio": cummà, fìglime
m’à ścritte óje, à ffatte nu bbuóne vjagge e
à truvate a lu tréne lu frate ca l’è gghiute a
ppegliá. "comare, mia figlia ha scritto
oggi, ha fatto un buon viaggio e ha trovato
al treno il fratello che è andato a
prenderla".
vjanóve s.f. "strada carrozzabile".
vicce s.m. "tacchino".
vìcele agg. "vigile".
vicesìnneche s.m. "vicesindaco".
viche s.m. "vicolo".
vjécchie agg. "vecchio"; f. vècchie: sóle,
sóle sande ścagljénde a tutte quande,
ścagljénde a quédda vècchie ca stá sótte a
la cèrze, la cèrze se ne caríje e la vècchie
si ne fuíje; si ne fuíje mundagne mundagne
e truvàje na castagne, la castagne
nunn’jéva còtte e se mangiàje la recòtte, la
recòtte nunn’jéva salate e se mangiàje la
nżalate, nd'a la nżalàte nu nge stéve
uóglie e se mangiàje lu mbiccembruóglie e
íje a la mésse cu quatte prengepésse, cu
quatte cavallúcce e Mariúcce musse re
ciucce. "sole, sole santo riscalda tutti
quanti, riscalda quella vecchia che sta sotto
la quercia, la quercia se ne cadde e la
vecchia se ne scappò; se ne scappò
montagna montagna e trovò una castagna,
la castagna non era cotta e si mangiò la
ricotta, la ricotta non era salata e si mangiò
l'insalata, nell'insalata non ci stava olio e si
mangiò le vicende complicate e andò alla
messa con quattro principesse, con quattro
cavallucci e Maria muso di asino"; s.f.pl.
bbècchie; dim.m. vecchiarjédde; f.
vecchiarèdde; -re lu mestjére agg.
"veterano".
vjénde s.m. "boria, vento": Bbenerítte
téne nu vjénde quanne passe, ca t’àja
ścustá nu miglie. "Benedetto tiene una
boria quando passa, che ti devi spostare un
miglio";
dim.
vendarjédde;
pegg.
vendeléte; -file file s.m. "spiffero": sjénde
ché vjénde file file véne ra sótte a la pòrte.
"senti che spiffero viene da sotto alla
porta".
vjérme
s.m.pl.
"vermi";
dim.
vermecjédde.
vjérne s.m. "inverno".
vìgnere s.f.pl. "vigne".
víje s.f. "parte, via".
vinde agg.n.card. "venti".
vine s.m. "vino"; -lammeccáte s.m.
"spumante"; vine, na mézza re- loc.avv.
"mezzo litro di vino"; vine, nu mbéveagg. "astemio": àje vòglie a nziste quidde
nu mbéve vine ra na vite. "hai voglia ad
insistere, quello è astemio da una vita".
víngete s.f. "vincita".
vìnghje s.m.pl. "vinchi".
vìngule s.m. "vincolo": nu ndénghe
nesciùne vìngule re parendéle, cu quidde,
sime sule bbuón’amìce. "non tengo nessun
vincolo di parentela con quello, siamo solo
buoni amici".
vjòccele s.f. "viottolo": pe gghí fóre
accàta tè, te n’àja ìre pe sta vjòccele,
c’accúrce parícchie. "per andare in
campagna da te, te ne devi andare per
questo viottolo, che accorci parecchio".
vjóla ggialle s.f. "primula"; -janghe s.f.
"primula".
viólaróppje s.f. "violaciocca".
vjóle s.f. "mammola, viola"; -a tuvaglie
s.f. "ciclamino".
vìquele s.m. "vicolo".
vìreve s.m. "vedovo"; f. véreve.
vìrguale s.f. "virgola": ròppe sta paróle
ce vuléve la vìrguale ma tu nu nge l’àje
misse. "dopo questa parola ci voleva la
virgola ma tu non ce l‟hai messa".
vitre s.m. "vetro".
vjuline s.m. "violino".
vive v.intr. "vivere"; p.pr. vevènde.
vìzzje s.m. "vizio".
vóccapjérte s.m. "persona che ridice tutto
ciò che ha visto e sentito"; f. vóccapèrte.
vócche s.f. "bocca"; dim. vucchélle; r’òpere s.f. "porte e finestre".
vòcchele s.f. "chioccia": uarde, quédda
vòcchele cúme stá attjénde a li pulecìne.
"guarda quella chioccia come sta attenta ai
pulcini".
vócia s.f. "voce": si parle cu mmé àja
avasciá la vócia, se no jé méglie ca te staje
citte. "se parli con me devi abbassare la
voce, altrimenti è meglio che stai zitto"; ràuche s.f. "raucedine": Uggènje, tjéne la
vócia ràuche, ché àje candate stanòtte?.
"Eugenio, tieni la raucedine, che hai
cantato stanotte?".
vódde v.intr. "bollire, fermentare,
grillare": vá nd’a la candìne e ssjénde si lu
vine vódde angóre nd’a la vótte. "vai in
cantina e senti se il vino fermenta ancora
nella botte”; p.pr. vuddènde; p.p. vuddute.
vóla vóle, a- loc.avv. "gioco del vola o
non vola".
vóle fá tutte isse loc.avv. "accentratore".
vòlpine s.f. "cardiaca".
vòmmere s.m. "vomere".
vónghele s.m. "fava fresca"; pl.
vùnghele.
vòrje s.f. "borea, tramontana, vento da
Foggia": quanne tire la vòrje a Ffògge nu
nge puó stá tande ca face fridde. "quando
tira la borea a Foggia non ci puoi stare
tanto che fa freddo".
Vòśche s.m. "Bosco (contrada molto
vasta sulla strada per Accadia, al di sotto),
bosco": a lu lunnerì n’Àlbese jame a ffá re
ścambagnàte a lu vóśche re la Marònne a
lu cummènde. "al lunedì in Albis andiamo
a fare le scampagnate al bosco della
Madonna al convento"; -Cutìzze s.m.
"Bosco Cotizzi (contrada sulla strada per
Accadia, al di sotto)".
votabbandjére s.m. "banderuola".
vòtafacce s.f. "voltafaccia".
vòtastòmmeche s.m. "voltastomaco".
vòte s.f. "volta".
vótte s.f. "botte"; dim. vuttucèdde; -a ffá
juórne, vótte a ffá nòtte agg. "scioperato".
vóve s.m. "bue"; pl. vuóve.
vòzze s.f. "gozzo (volatili)": ànne
mangiate assàje ssi pulecìne, nun vire ché
vvòzze ca tjénene?. "hanno mangiato molto
questi pulcini, non vedi che gozzo che
tengono?".
vracche s.m. "persona bassa e robusta,
tracagnotto".
vrachètte s.f. "brachetta": uaglió, fatte
appundá la vrachètte ra màmmete.
"ragazzo, fatti abbottonare la brachetta da
tua madre".
vracjére s.m. "braciere": lu vracjére
chine re caravunèlle, lu mettéveme nd’a lu
pére re vracjére e nnuje ce assettáveme
tuórne tuórne pe ce nfucá. "il braciere
pieno di carbonella, lo mettevamo nel
piede del braciere e noi ci sedevamo torno
torno per riscaldarci".
vranghe s.m. "branco".
vrasce s.f. "brace".
vrascialètte s.m. "collo di agnello".
vrassecále s.m. "vivaio".
vràsseche s.f.pl. "brassica (piantine di
cappucce, cime e verza)": re vràsseche
míje sònghe seccate me l’agghia fá
mbrestá ra cumba Ggiuuànne. "le mie
brassiche sono seccate me le devo far
prestare dal compare Giovanni".
vrazzate s.f. "bracciata": Neculì, puórte
nd’a la stadde a lu cavadde na vrazzate re
fjéne. "Nicola, porta nella stalla al cavallo
una bracciata di fieno".
vrazze s.m. "braccio"; pl. bbrazze.
vrazzeláre s.m. "bracciale di cuoio del
mietitore".
vrécce s.f. "breccia": la strare ca purtave
ra Panne a la stanżióne ére tutte a
vvrécce,
nd’a
la
pustale
ché
ndrunduljàmjénde!. "la strada che portava
da Panni alla stazione era tutta a breccia,
nella postale che dondolamenti"; vrécce, a
re- loc.avv. "gioco del ciottolo".
vrecciulélle agg. "sassosa": quédda tèrre
ca t’àje accattáte jé vrecciulélle, jé bbóna
ca jé fréśche. "quel terreno che hai
comprato è sassoso, è buono che è fresco".
vrecciùme s.f. "mucchio di ghiaia".
vrecciunáte s.f. "acciottolato": mó a
Ppanne póche sònghe re strare cu la
vrecciunáte. "ora a Panni poche sono le
strade con l‟acciottolato".
vrédde agg. "sporco".
vregná v.tr. "vendenmmiare": quanne
jéveme a vregná, Ndunè, avìssa avùta veré
ché allegríje ca ce stéve, re ccanżune ca
candàvene uómene e fémmene. "quando
andavamo a vendemmiare, Antonietta,
avresti dovuto vedere che allegria che ci
stava le canzoni che cantavano uomini e
donne".
vreògne s.f. "vergogna": ché vreògne,
accussì si respónne a la maéste? Nu nde
mitte ścuórne pe nnjénde. "che vergogna,
così si risponde alla maestra? Non ti
vergogni per niente".
vreugná v.rifl. "vergognare": ddu
uagliungjédde téne na faccia tòste, nu nże
vreògne re rice maleparóle e ca lu
sciarre?. "quel ragazzino tiene una faccia
tosta, non si vergogna di dire parolacce e
che lo rimproveri?".
vreugnúse agg. "vergognoso"; f.
vreugnóse: jé n’azzióne sulamènde
vreugnóse, ra tutte me l’aspettáve ma no
ra tè. "è un‟azione solamente vergognosa,
da tutti me l‟aspettavo ma non da te".
vricce s.m. "ciottolo, sasso"; dim.
vreccetjédde; accr.sing. vreccióne; pl.
vrecciune.
vriglie s.f. "briglia": tire la vriglie
accussì lu cavadde si férme e puó scénne.
"tira la briglia così il cavallo si ferma e
puoi scendere".
vrucchitèdde s.f. "orecchiette (pasta
alimentare)".
vruócchele s.m.pl. "broccolo": feglió,
sóp’a li vruócchele ścaurate mìttece
l’uóglie crure e l’aglie tagliàte a ppjézze.
"ragazza, sui broccoli lessati mettici l‟olio
crudo e l‟aglio tagliato a pezzi".
vrùscele s.m. "brufolo": statte attjénde
ca tjéne nu vrùscele sóp’a la pónde re lu
nase. "stai attento che tieni un brufolo sulla
punta del naso"; dim. vruscelícchie.
vucàle 1.s.m. "boccale": vá abbasce a la
candine, inghi lu vucàle re vine appuójle
sóp’a la bbuffètte e jésciatínne. "vai giù
alla cantina riempi il boccale di vino
appoggialo sul tavolo piccolo e leggero ed
escitene"; 2.s.f. "vocale": l’accènde care
sule sóp’a la vucàle. "l‟accento cade solo
sulla vocale".
vucazzjóne s.f. "vocazione".
vuccaglie s.f. "bocca della bottiglia".
vuccáte s.f. "boccata": famme ìre a
ppegliá na vuccáte r’àrje ca tènghe na
cape ndufàte. "fammi andare a prendere
una boccata d‟aria che tengo una testa
intontita".
vùcchele
s.m.
"buco";
dim.
vucculìcchie; -re l’ache s.m. "cruna": nu
lu véche cchiù lu vùcchele re l’ache,
m’agghia sule métte l’acchiàle. "non la
vedo più la cruna, mi devo solo mettere gli
occhiali".
vuccóne s.m. "boccone"; pl. vuccúne;
dim. vuccungjédde.
vucculjá v.tr. "bucare".
vucculóne s.m. "boccalone, persona che
parla a voce alta": sì nu vucculóne, t’agghi
raccumannàte re nun rice njénde a
màmmete e tu nun m’àje annaseláte. "sei
un boccalone, ti ho raccomandato di non
dire niente a tua madre e tu non mi hai
ascoltato".
vucenáte s.m. "vicinato": frate míje, ché
ssònghe ss’allúcche, avasce la vócia se no
faje córre tutte lu vucenáte. "fratello mio,
che sono queste urla abbassa la voce
altrimenti fai correre tutto il vicinato".
vucine agg. "vicino".
vùdde s.m. "bollore": cúme s’àuze lu
vùdde ljéve la tjédde ra sóp’a lu tréppete e
mìttela a nu zìnne re lu fucurìle. "come si
alza il bollore togli la pentola da sopra al
treppiede e mettila ad un angolo del
focolare".
vujàute pron.m.pl. "voialtri": ché jate
truvanne vujàute, facìteve li fatte vuóste ca
éo me fazze li míje. "che andate trovando
voialtri, fatevi i fatti vostri che io mi faccio
i miei".
vuje pron.pers.pl. "voi": andó jate?
Aspettàteme na nżénghe ca mó vènghe cu
vvuje. "dove andate? Aspettatemi un po‟
che ora vengo con voi".
vulé v.tr. "volere"; p.p. vulute; -nganne
v.tr. "non volerne sapere".
vulendjére avv. "volentieri": spèsse e
vulendjére se face veré, chisà ché vá
asciànne, atte ce cóve. "spesso e volentieri
si fa vedere, chissà che va trovando, gatta
ci cova".
vulgare agg. "volgare": cúme sì vulgare
quanne parle, sime carute pròpje ndèrre,
nu ng’éja ché ffá!. "come sei volgare
quando parli, siamo caduti proprio a terra,
non c‟è che fare!".
vulpine s.m. "volpino".
vulúbbele agg. "volubile": ajére me
recìste na cóse, óje n’ate sì vulúbbele, nu
mbòzze stá apprjésse a tté. "ieri mi dicesti
una cosa, oggi un‟altra sei volubile, non
posso stare appresso a te".
vulúme
s.m.
"volume":
quanne
m’accattàje la prima ràdje nd’a lu
millenuvecjéndetrènde, recéve a mmàmme
r’auzá lu vulúme e me la jéva a ssènde
sóp’a la mundagne. "quando mi comprai la
prima radio nel millenovecentotrenta,
dicevo a mamma di alzare il volume e me
l‟andavo a sentire sulla montagna”.
vulundà s.f. "volontà"; vulundà, sènżaloc.avv. "abulico".
vulundàrje agg. e s.m. "volontario".
vulunderúse agg. "volenteroso": me
chiange lu córe a nun fá cchiù sturjá a
ffìglime ca jé assàje vulunderúse, ma nu
ndènghe pussìbbeletà. "mi piange il cuore
a non fare più studiare mio figlio che è
molto volenteroso, ma non tengo
possibilità".
vummarèlle s.f. "vomere dell‟aratro più
piccolo".
vummecá v.fig. "confessare reati,
sbottonarsi, vomitare": pe vummecá
quanne te face male lu stòmmeche, ficche
ròje réte nganne e vvire cúme
t’alleggerísce. "per vomitare quando ti fa
male lo stomaco, conficca due dita in gola
e vedi come ti alleggerisci".
vuómmeche s.m. "vomito".
vuóste agg.poss. "vostro": facìteve li
fatte vuóste. "fatevi i fatti vostri"; f. vóste:
la chiave ca m’avìte rate nunn’éja la míje
ma jé la vóste. "la chiave che mi avete dato
non è la mia ma è la vostra".
vuózze
s.m.
"bitorzolo";
dim.
vuzzecjédde; -nd’a la mbracatúre s.m.
"ernia".
vurràjne s.f. "borraggine, consolida
maggiore".
vurve s.m. "gorgo, risucchio, luogo dove
si vanno a bagnare le pecore": attjénde ca
a Ceruváre ce stanne li vurve, tjénete
lundane. "attento che a Cervaro ci stanno i
gorghi".
vurvuglióne
s.m.
"bacherozzolo,
gorgoglione"; pl. vurvugliúne: cummà, te
vulésse fá veré quanda vurvugliúne agghia
asciate nd’a la farine n’agghi ché te rice!.
"comare, ti vorrei far vedere quanti
bacherozzoli ho trovato nella farina non ho
che dirti!".
vusciulóne s.m. "visciolo".
vuśchétte s.m. "boschetto".
vussignuríje
s.f.
"vossignoria":
bòmmèspre a vussignuríje, andó ve ne jate
accussì lòcche lòcche?. "buon vespro a
vossignoria, dove ve ne andate così lemme
lemme?".
vutá v.tr. "volgere, voltare, votare": nun
me vutanne re spadde, ché agghia parlá cu
lu mure?. "non mi voltare le spalle, che
devo parlare col muro?"; sacce si vache a
vutá ruméneche o lunnerì, craje me réhule
quanne me àuze. "non so se vado a votare
domenica o lunedì, domani mi regolo
quando mi alzo"; -cuózze v.intr. "tornare
indietro".
vutatóre s.f. "curva": a lu Lammícche ce
stá na vutatóre pereculóse. "al Lammicco
ci sta una curva pericolosa".
vutazzjóne s.f. "votazione".
vuttá v.tr. "spingere".
vutta vutte loc.avv. "pigia pigia": nu nge
jénne ddà ca ce stá nu vutta vutte, te fanne
a ppizze. "non ci andare là che ci sta un
pigia pigia, ti fanno a pizza".
vuttate s.f. "spinta".
vutte re sanghe s.m. "emottisi".
vùttere s.m.pl. "buttero": famuse sònghe
li vùttere re la Marémme. "famosi sono i
butteri della Maremma".
vuttóne s.m. "bottone": feglió, cúme t’àja
spusá, si nu nżaje manghe attaccá nu
vuttóne a la ggiacchètte?. "ragazza, come
ti devi sposare se non sai neanche attaccare
un bottone alla giacca?"; pl. vuttune.
vuttòrje s.f. "vittoria": nu ngandánne
vuttòrje, àje vòglie cúm’àja allungá lu
cuódde!. "non cantare vittoria, hai voglia
come devi allungare il collo".
vuttunére s.f. "bottoniera": te l’àje fatte
na vuttunére a ssa vèste! Te sarràje
accattáte tutte lu ścatulìne ra la putehàre.
"te la sei fatta una bottoniera a codesto
vestito!. Ti sarai comprata tutta la scatolina
dalla bottegaia".
vutturjúse agg. "vittorioso".
vutucèlle s.f. "aristolochia, tamaro".
vvéne s.f.pl. "vene".
vvíje re légge, pe- loc.avv. "legalmente":
nu me vuó sènde cu ru bbuóne e allóre
aggìśche pe vvíje re légge. "non mi vuoi
ascoltare con il buono e allora agisco
legalmente"
ccquare s.m.dial. "cafone".
ahàglie s.m. "spago della
trottola".
aharèdde
s.f.
"zagarella":
mìttece na zaharèdde a la chjéche re la
unnèdde. "mettici una zagarella alla
piega della gonna".
zambaglióne s.m. "zabaione".
zambàne s.m. "pozzanghera": Custà,
funisce re ciambuttjá nd'a quiddu
zambàne, trasatìnne ca t'agghia cangiá
ra la cape a li pjére. "Costanzo, finisci di
sguazzare in quella pozzanghera,
entratene che ti devo cambiare dalla testa
ai piedi".
zambìttele s.m. "scarpa di tela".
zàmmere s.m.dial. "cafone": quiddu
zàmmere peluse me ríje na mala
respòste. "quel cafone peloso mi diede
una brutta risposta".
zanganjédde s.m. "colutea".
zannjá v.tr. "intaccare la lama
dell'accetta".
zanżane s.m. "mediatore, sensale": si
vuó vénne la tèrre a Lavèdde mitte nu
zanżàne pe lu mjézze. "se vuoi vedere il
terreno a Lavella metti un mediatore per
lo mezzo".
zanżarróne s.m. "tipula".
zappá v.tr. "coltivare granturco,
scalpitare,
zampare,
zappare":
Ggiavacchí, nu nżjénde ca lu cavadde
zappe nd'a la stadde? Vá vire si vóle
còccóse. "Gioacchino, non senti che il
cavallo scalpita nella stalla? Vai a vedere
se vuole qualcosa"; mó agghi funute re
zappá, m'agghi jttate sótte a sta cèrze,
me piglie nu mùzzeche e ppó chiane
chiane me ne vènghe a lu pajése. "ora ho
finito di zappare, mi sono buttato sotto a
questa quercia, mi prendo un boccone e
poi piano piano me ne vengo al paese"; la vigne v.tr. "coltivare la vigna".
zappe s.f. "marra".
zappèdde s.f. "zappetta".
zappjédde s.m. "zappino".
Z
zappudde s.m. "zappino".
zappuljá v.tr. "zappettare": prime re
t'arreterá zappulíje na nżènghe l'uórte,
accussì crajamtíne l'arràccque. "prima di
ritirarti zappetta un po‟ l'orto, così
domattina l'annaffio".
zavarróne s.m. "persona sporca".
zavórre
s.f.
"piccola
pietra
arrotondata".
ze maste s.m. "zio mastro"; -mòneche
s.m. "fratino": lu figlie re fràteme lu
vestjérne ra ze mòneche pe nu vóte
c'avévene fatte. "il figlio di mio fratello
lo vestirono da fratino per un voto che
avevano fatto".
zecchenètte s.m. "zecchinetta".
zechetenjá v.rifl. "dondolarsi nel
camminare".
zeffunne, a- loc.avv. "a dirotto":
chjóve a zeffunne, nu nde ne jénne ca se
no te nfunne numunne. "piove a dirotto,
non te ne andare altrimenti ti bagni
molto".
zélle s.f. "alopecia circoscritta".
zelluse s.m. "portatore di alopecia".
Zembrònje s.m. "Sempronio".
zenfuníje s.f. "sinfonia".
zengarjá v.tr. "ruffianare, circuire
(fig.)": lu zengaréje vattasce ché vvá
truvanne e chi lu capìsce!. "lo circuisce,
vattelappesca che va trovando, e chi lo
capisce!".
zénghere s.m. "mediatore di cavalli,
zingaro"; pl. zìnghere.
zénne s.f. "cocca, lembo": la zénne re
lu salvjétte jé strazzate. "la cocca del
tovagliolo è strappata"; ste mméle mìttele
nd'a la mappìne stringe bbóne re zzénne.
"queste mele mettile nello strofinaccio
stringi bene le cocche"; vire ca la zénne
re la unnèdde jé tutta ścusute. "vedi che
il lembo della gonna è tutta scucita".
zennecjédde s.m. "cantuccio".
zennjá v.intr. "ammiccare": lu zenniàje
ma idde cúm'a nu nduónde nu ngapíje
njénde. "lo ammiccai ma lui come a un
tonto non capì niente".
zénżele s.f.pl. "brandello, straccio":
tenéve la vèste tutte a zzénżele né si
receréve a luvàrsele. "teneva il vestito
tutto a brandelli né si decideva a
toglierselo".
zenżelúse
agg.
"cencioso";
f.
zenżelóse: jé na feglióle zenżelóse, nu la
vire maje accunżàte. "è una ragazza
cenciosa, non la vedi mai aggiustata".
zepèppe s.m. "cantero": appríme
quanne nu nge stévene li cèsse nd'a re
ccase s'ausàvene li zepèppe. "prima
quando non stavano i gabinetti nelle case
si usavano i canteri".
zéppe s.f. "cuneo"; -re lu bbanghe s.m.
"granchio (arnese del falegname)".
zeppecèdde s.f. "calzatoia": a lu pére re
lu tahulíne mìttece na zeppecèdde, si nu
la tjéne chjéche a qquatte na pónde re
ggiurnale. "al piede del tavolino mettici
una calzatoia, se non la tieni piega a
quattro una punta di giornale".
zeré ….zeré loc.avv. "chiamare la
capra".
zerepíttele s.m. "pargoletto"; f.
zerepéttele.
zerpeljénde agg. "ruvido": tjéne lu hute
zerpeljénde, feglió mìttece na nżénghe re
créme. "tieni il gomito ruvido, ragazza,
mettici un po‟ di crema".
zetàcchere agg.fig. "segaligno".
zetarèdde s.f. "dolce pasquale per le
bambine".
zetemelóne s.m. "ruderi del Castello di
Panni": nu nżaje ché jé lu zetemelóne?
Allóre nu nżí re Panne. "non sai che
sono i ruderi del Castello di Panni?
Allora non sei di Panni".
zezzàjne s.f. "zizzania": à ppurtàte
zezzàjne nd'a la famìglie, nun fusse maje
trasute!. "ha portato zizzania nella
famiglia, non fosse mai entrata!".
ziche-ziche
avv.
"accortamente":
puórte ziche-ziche ssu piatte re bbróre,
nu lu facènne caré. "porta accortamente
questo piatto di brodo, non lo far cadere".
zíje 1.s.m. "zio"; 2.s.f. zia": ra parte re
pràteme tènghe na zíje sóle, ra parte re
màmmeme tènghe séje zíje. "da parte di
mio padre ho una zia sola, da parte di
mia madre ho sei zie; -re la màmme s m.
e f. "prozio"; -re lu pàtre s.m. e f.
"prozio".
zinne s.m. "canto, estremità": mìttete a
nu zinne e statte citte. "mettiti ad un
canto e stai zitto"; ssa chiandecèlle
mìttele a nu zinne re la tèrre, accussì nu
rá fastírje quanne àre. "codesta piantina
mettila ad un'estremità del terreno, così
non dà fastidio quando ari".
zìnżele s.m.pl. "frangia": nu nderànne
li zìnżele se no me faje caré lu scialle ra
nguódde. "non tirare la frangia altrimenti
mi fai cadere lo scialle che ho indosso".
zippe agg. "zeppo": ddu rettate stéve
zippe zippe r'arrure, uaglió si nu nde
staje attjénde, t'agghia sbucciá. "quel
dettato stava zeppo zeppo di errori,
ragazzo, se non stai attento ti devo
bocciare".
zìrpele s.m. "bardana, drosera".
zite 1.s.m. "celibe, scapolo, fidanzato,
sposo": lu cajnàte re fràtemcucine jé zite,
né si vóle spusá, rice ca stá còmmede a
la case. "il cognato di mio cugino è
scapolo, né si vuole sposare, dice che sta
comodo a casa sua". 2.s.f. "sposa,
nubile".
zizì s.m. "zio".
zjàne 1.s.m. "zio"; 2.s.f. "zia".
zòcchele s.f. "prostituta", "ratto".
zóche s.f. "corda, susta per l'asino di
circa 5 m., susta per cavallo o mulo di
circa 10 m."; fune"; dim. zuculédde;
zóche, a la- loc.avv. "gioco con la
corda".
zombafuósse s.m. "saltafossi".
zòzze s.f. "sbobba".
zucare s.m. "cordaio, funaio".
zuccarìne agg. "zuccherino".
zucculatúre s.f. "zoccolatura".
zucculóne s.m. "topone".
zùlefe s.m. "zolfo": àja accattà tré
cchile re zùlefe c'avìma nżulufá la vigne.
"devi comprare tre chili di zolfo che
dobbiamo solforare la vigna".
zulufarjélle s.m. "zolfanello": appìcce
lu zulufarjélle e mìttele nd'a la vótte
accussì la resenfjétte. "accendi lo
zolfanello e mettilo nella botte così la
disinfetti".
zumbá v.intr. "balzare, saltare": cúme
sendíje quédde pparóle zumbàje ra la
sègge, nu nże l'aspettáve ca ce l'avésse
ritte chiare e ttunne. "come sentì quelle
parole saltò dalla sedia, non se l'aspettava
che glielo avrebbe detto chiaro e tondo".
zumbafuósse s.m. "pantaloni che si
sono accorciati".
zumbanne zumbanne avv. "saltelloni".
zumbe s.m. "salto": uaglió, cu nu
zumbe arrìve dabbasce ra fìglime, fatte
rá la meneste e vjénatìnne, si vache éo
arrìve a Nnatale. "ragazzo, con un salto
arrivi laggiù da mio figlio, fatti dare la
verdura e vienitene, se vado io arriva
Natale".
zumbellìne s.f. "ragazza leggera".
zumbjá v.intr.tr. "balzellare, saltellare":
vòglie veré quanne funisce re zumbjá, me
staje facènne ggerá la cape. "voglio
vedere quando finisci di saltellare, mi
stai facendo girare la testa".
zumbille s.m. "salterello": p'avetá sta
préte abbaste ca faje nu zumbìlle. "per
evitare questa pietra basta che fai un
salterello".
zuócchele s.m. "zoccolo"; dim.
zucculètte.
zuóppe agg. "zoppo".
zupparjélle agg. "zoppicante".
zuppecá v.tr. "zoppicare": zòppeche cu
lu pére reritte, ajére s'éja punde cu na
pundina a lu calecágne. "zoppica con il
piede destro, ieri si è punto con un
chiodo al calcagno".
zuppechílle s.m. "saltello": quanne
jéveme criature quanda vòte avime fatte
a zzupechílle, mó sóp'a nu pére e mmó
sóp'a n'ate, t'allecuórde Ggiuvannì?.
"quando eravamo bambini quante volte
abbiamo fatto a saltelli, ora su un piede e
ora su un altro, ti ricordi Giovanna?".
zuppecúne avv. "zoppiconi": va
zuppecúne, chisà andó s'éja fatte male,
quidde asseméglie nu riàvele, Criste sìa
qquá. "va zoppiconi, chissà dove si è
fatto male, quello assomiglia un diavolo,
Cristo sia qua".
zupperèdde s.f. "terrina".
zuppetèlle s.f. "zuppetta".
zuppíje s.f. "zoppia": la zuppíje re li
cane passa sùbbete. "la zoppia dei cani
passa subito".
zurle s.m. "gioco": lu zurle, Nannì, pe
nnuje jéva tutte, lassáveme ògne ccóse e
ce ne jévene a jucá cu re ppupe re pèzze.
Ce revertéveme cu nnjénde. "il gioco,
Anna, per noi era tutto, lasciavamo ogni
cosa e ce ne andavamo a giocare con le
bambole di pezza. Ci divertivamo con
niente":
zurljá v. intr. tr. "giocare, sobbalzare
della trottola".
zurre s.m. "capro, persona spettinata";
f. zórre.
zuzù loc.avv. "chiamare il cagnolino".
zuzurre s.m. "sussurro": cummà, agghi
sendute nu zuzurre ca a Ppanne ce sarrá
fatía pe tutte li ggiùvene. Sarrá alluvére?
Ce vurrja crére ma……. "comare, ho
sentito un sussurro che a Panni ci sarà
lavoro per tutti i giovani. Sarà vero?
Vorrei crederci, ma….".
zuzze agg. "sozzo"; f. zózze.
zzéqquà loc.avv. "scacciare la capra".
zzére agg.n.card. "zero".
zzuóteche agg. "zotico".
246
bbagliare ngecalí.
bbagliato ngecalúte.
bbandonare abbanduná.
bbassare avasciá.
Abbassarsi rebbassárse.
Abbasso abbasce.
A
Abbastanza vastande.
Abbellire fá bbèlle.
Abbellito fatte bbèlle.
Abbeveratoio pulóne.
Abbigliare urná.
ABBIGLIAMENTO
A la stòrte, àbbete, àbbete a ggiacche, abbetecjédde, acchiàle, accun żatúre, ammuláre,
aneddúzze, anjédde, appundá, arecchíne, bbèste, bbórse, bbrachessíne, bbrellòcche, bbrudètte,
bbursètte, bburzellíne, cacciamáne, càmmese, cammesèlle, cammesóle, cammesullíne,
cammíse, cannuttjére, cappeddúzze, cappjédde, cappucce, capputtíne, cauzá, càuze, cauzètte,
cauzettóne, cauzettúne, cauzóne, cauzune, cauzungjédde, chiandèlle, chianèlle, ciambróne,
ciambrùne, ciavàtte, cibbùsse, cinde, cinge, ciòffe, còdè, còppele, còtte, crióle, cullane,
cullarètte, cullètte, culidde, cuppulécchie, cuppulíne, curnecjédde, curpètte, cuscenètte,
cuttecjédde, fassatúre, fasse, fattèèbbóne, fattèèbbuóne, ferrètte, ferrettíne, ferrjétte, funnjélle,
furchètte, furmèdde, fustággene, ggiacchètte, ggiacchettèdde, ggiacchettóne, ggunnèdde,
laccettíne, lehande, llòrge, maccatúre, maccatúre pe ngape, maccaturjédde, magliecèdde,
mandèlle, mutandèdde, nfassànne, nòcche, nucchetèlle, papusce, paraurécchie,
passamundàgne, pènże, perepì, perùle, péttele, pezzuótte, pjétte, pòrtanfánne, pòrtazecchíne,
prezzóne, prezzune, re lusse, rròbbe, rubbecèlle, sacche, saccucce, ścarpe, ścarpe a bbòcche
re lupe, ścarpe apèrte, ścarpe cu la mézza sóle, ścarpe cu la pèzze, ścarpe cu lu tacchine,
ścarpe vasce, ścarpetèlle, ścazzètte, ścazzèttele, sciaccquàglie, sciacculattóne, sciamisse,
sciammèreche, sciarpetèdde, ścòlle, ścuffje, ścullatúre, sènża maneche, ṡgavaglie, sóttòcanne,
spengulóne, stenerecchiá la vèste, stuuàle, sulètte, sunale cu lu pettìne, sunale pe nnande,
sunale pe la ścóle, sunaljédde, suttaníne, tabbáne, tacche, tacchecjédde, terande, terándele,
tòneche, tunacèlle, tunacóne, uànde, uardamàcchie, unnèdde, unneddúzze, vandàglie, vavére,
velecjédde, vèste, vèste a pparapàlle, vèste ra lutte, vèste stralambàte, vestecèdde, vestite,
vrachètte, vuttunére, zaharèdde, zambíttele, zucculètte, zumbafuósse, zuócchele.
Abbinare accucchjá.
Abitanti in periferia fùrise.
Abbindolare nfunucchjá.
Abitare abbetá.
Abboccato bbuccature.
Abituare abbetuá.
Abbondante ggrasciùse, f. ggrascióse.
Abolire abbulí.
Abbondanza ggràssce.
Abusare abbusá.
Abbondanza, in- ngrassce.
Abuso abbuse.
Abbondare stá ngrassce.
Accadere capetá
Accalorare accalurá.
Abborracciare arrunżá.
Accanire nganá.
Abbracciare abbrazzá.
Accanto accuóste.
Abbraccio abbrazze.
Accantonare métte a ppizze.
Abbrancare avvrangá.
Accaparrare ngaparrá.
Abbronzare fá nìure cúm’a nu cataruózze.
Accapigliare afferrá pe li ciurle.
Abbuiare fá la squríja.
Accapponarsi fá la pedde re addíne.
Abburattare apparecchjá.
Accarezzare allesciá.
Abburattata apparecchjate.
Accasciare abbatte.
Abile àbbele.
Accatastare ngatastá.
Abilità abbeletà.
247
Accavallare le gambe ngalvaccá.
Accecare ngecalí.
Accendere appecciá.
Accendere la sigaretta allumá la segarètte.
Accendino machenètte.
Accenditoio allumacannéle.
Accennare azzenná.
Accenno azzínne.
Accento accènde.
Accentratore vóle fá tutte ísse.
Acchiappamosche ngappamóśche.
Acchiappare ngappá.
Acchito acchìtte.
Acciaio azzàre.
Acciarino azzaríne.
Acciottolare métte li vricce.
Acciottolato vrecciunate.
Accipicchia jé fésse!.
Acciuffare acciaffá.
Accoccare attaccá re zzénne.
Accoccolato ngucculate.
Accodare attaccá addréte.
Accoglienza accugliènże.
Accogliere accòglie.
Accollacciato accullacciáte.
Accollare accullá.
Accolta accòvete.
Accoltellare curteddjá.
Accolto accuóvete.
Accomiatarsi lecenżjárse.
Accomodare accunżá.
Accomodare (in casa) accumetá.
Accompagnamento accumbagnamènde.
Accompagnarsi arrazzá.
Acconciare mberleccá.
Accondiscendere accunnescénne.
Acconsentire accusciá.
Accontentare accundendá.
Acconto accùnde.
Accoppiare accucchjá.
Accordarsi accurdárse.
Accorgersi addunárse.
Accortamente ziche-ziche.
Accostare accustá.
Accostare oggetti diversi accafuddá.
Accosto accuóste.
Accostumare accustumá.
Accovacciarsi agguattárse.
Accrescere accrésce.
Accudire accurí.
Accumulare accucchjá.
Acido acízze, àcete.
Acquaiolo acquajuóle.
Acquaragia acquarágge.
Acquasantiera acquasandére.
Acquattarsi agguattárse.
Acquietare accujatá.
Acquirente cumbratóre; pl. cumbratúre.
Acquistare accattá.
Acquisto accáttete.
Ad uscio ad uscio a nnase a nnase.
Adagiare araggiá.
Adagio aragge.
Adattamento arattamjénde.
Adattare arattá.
Adatto aràtte.
Addentare muzzecá.
Addentrare feccá rinde.
Addetto rivendita sale e tabacchi salajuóle;
f. salajòle.
Addiaccio lu sseréne.
Addietro addréte.
Addizionare addezziunà.
Addizione lu ppiù.
Addobbo apparáte.
Addolcire ndulecí.
Addolorato adduluráte.
Addoparsi arrepárse.
Addormentare addòrme.
Addossato appujàte.
Addosso nguódde.
Addotto addùtte.
Addurre addúce.
Adeguare atequá.
Adesso mó.
Adiacente azzícche.
Adirare nżellá.
Adocchiato aucchjàte.
Adoperare aduprá.
Adorazione adurazzióne.
Adottare aruttá.
Adunare arrjuní.
248
Adunato arrjunúte.
Aereo apparécchie.
Aeroplano arjuplàne.
Aeroporto arjupòrte.
Affacciare affacciá.
Affagottare affauttá.
ALIMENTI
A l'acite, abbenghiárse, abbruścá, àcene re case, acquasále, acquasciòsce, àjme, allessá,
allésse, ammassá, arracciá, arracciatóre, arrahaná, arróste, arruste, arrustúte, bbaccalà
arrahanáte, bbaccalà spunżate, bbagnamaríje, bbrasciòle, bbròre, bbruraglie, bbruróse,
bbruruse, cacchiarjédde, cape re sausícchie, capecuódde, capuzzèdde, carne, carne
ngandaráte, carne tagliàte a ppònde re curtjédde, casaróve, case, case re quaglie,
casecavàdde, caserecòtte, casjédde, castagne arrustúte, cataláne, ccase, cécere, chiàppere,
chichjèrchie, ciacce, ciaccélle, ciambòtte, ciccecuótte, cìcere, cìcule, còcchjele, còccò, còce,
cóteche, crescetóre, cròśchele, crucché, crure, crurigne, crùśchele, crurívele, cucívele,
cumbanágge, cumbanjá, cumbòste, cunżá, cunżàte, cunżèrve, cunżìme, cuótte, cutture,
fasóle, fasule, fave arrappáte, fecatjélle, féchete re puórche, fèdde, feddóne, fedduzze, felare,
fellate, felètte re lu puórche, féquele, fèzze, fèzze re l'uóglie, fióre, fòglie, fòglie amméśche,
fónge, fónghe, frahamaglie, frécule, fritta, funge, fungetjédde, furmagge, furmagge
sguízzere, ggliògliere, janghe re l'uóve, jòtte, luvá la séte, luvá la ścòrce, luvá lu panne, luvá
r'òssere, luvá ru ggrasse, maccarúne cu lu suche, mbaná, mbanate, mbuttí, mená li
maccarúne, menèste, menèste scèute, meníccule, mesciśche, migliatjédde, mjézzecrùre,
mjèzzecuótte, mméle, muddechèdde, muddìche, munná, murtatèlle, muruse, nd'a l'uóglie,
ndrite, ngiuciá, nnòglie, nnuce, nóce, nucédde, nżìpete, nżógne, óve, óve a sciuscjélle, óve
ścauràte, pacche, pagnuótte, pane, pane speseláte, pane squacianáte, panecuótte, panèdde,
paneddúzze, panìne mbuttìte, parruózze, pastètte, patane, patane ścauràte, patanèdde,
peleccá, péttele, pèzze re case, pezzènde, pezzòtta re case, pizze re pane, póse, ppane, presùtte,
presótte, pruvulóne, pulènde, pulpètte, pupàjne, pupàjne pezzute, pupàjne re la quagljètte,
pupàjne sicche, pupìdde, quaccquarjá, quaglie, rahù, raràngete, recòtte, recuttèdde,
rétecòscie, rrise, ru mangiá, rugnunàte, ruleciàzze, russe re l'uóve, salamóre, salatjélle,
salìte, saprìte, saprìte re sale, sausecchióne, sausecchiùne, sausìcchie, ścagliuózze,
ścamózze, ścaná, ścanàte, ścarpètte, ścataruzzá, ścaurá, ścauratjédde, sciapìte, scicche,
ścòce, ścòrce, ścrescendáte, ścucchiljá, ścuótte, ścurzètte, seglitùre, sémmele, seretízze,
sfelènże, sfríje, sfrjùte, spaccatèlle, spezzeljá, spruócchele, spulecá, spulecarjélle, stòzzere re
pane, stracòce, stracòtte, stracuótte, stuózze re pane, stuppóse, stuppùse, stupuruse, sùche,
sùche finde, sùche scinde scinde, suchicchie, sucóse, sucùse, suffritte, supursàte, tacche,
tacchecèdde, taràdde, taràdde re paste re casecavádde, taràdde cu l'óve, taraddúzze, tòrtene,
trippe, tròzzele, trumbá, turcenjédde, uóglie, uóve ṡbattùte urrìne, vajnìglie, vendreśche,
vrascialètte, zambaglióne, zòzze, zuccaríne, zuppetèlle.
Affannare ngalemá.
Affettare il salame fellá.
Affannoso affannúse.
Affezionare affezziuná.
Affaticare trapazzá.
Affilare ammulá.
Affatturare fá la fatture.
Affittare allucá.
Affermarsi farse nu nnóme.
Affliggere appená.
Afferrare acciaffá.
Afflosciare afflusciá.
Affettare feddjá.
Affogare affucá.
249
Affollare affullá.
Affondare affunná.
Affossare affussá.
Affrancare affrangá.
Affrettare mbresciá, sebbrjá.
Affrontare affrundá.
Affronto affrunde.
Affumicare affumá.
Agevolare aggevulá.
Agghindare mbupazzá.
Aggiudicare agghiurecá.
Aggiungere agghiónge.
Aggiunto agghiùnde.
Aggiustare accunżá.
Aggobbire aggubbá.
Aggomitolare ngaravugliá.
Aggranchiare aggrangá.
Aggranchire arruzzulí.
Aggrottare ngrespá.
Aggrovigliare ngatená.
Agire aggí.
Agito aggíte.
Agitare acetá.
Agitare recipienti revressecá.
Agretto agrulílle.
Agro acre.
Ahó! ó.
Aiutare ajutá.
Aiutare a mettere un peso addosso mbónne.
Aldilà a l’atumúnne.
Alfabeto arfabbéte.
Allacciare allazzá.
Allagamento allahamènde.
Allagare allahá.
Allappato raspènde.
Allegare allehá.
Allegrezza prjézze.
Allegria allegrézze.
Allentare allaścá, allendá.
Allineare allenjá.
Allogare allucá.
Alloggiare alluggiá.
Allontanare allundaná.
Allontanarsi írsene lundane.
Allontànati! sciarappe!
Allora ndanne.
Allora? mbè?.
Alludere mená re bbòtte.
Alluminio allumínje.
Almeno alluméne.
Altare autáre.
Altarino costituito da immaginette sacre
chjésjóle.
Altezza autézze.
Alto, in- mbòppe.
Alto, su in- capammónde.
Altrimenti se no.
Altro agg.m. atu; pl. ati; f. ata, pl. ate.
Altro, l‟- quidd’àte, f. quédd’ata.
Altrove a n’atu pizze.
Alzare auzá.
Alzarsi presto auzàrse cu lu penżjére.
Amarire nnammarí.
Amarognolo agg.m. amaruósteche, f.
amaròsteche.
Ambedue agg.m. tutteèddùje, f.tutteèddòje.
Ambientare ambjèndá.
Ambiente triste murtòrje.
Amen ammènne.
Amico amiche, pl. amice.
Amico intimo amiche stritte, f. amica
strétte.
Amido mbòseme.
Ammaccare ammahagná, ammatundá.
Ammaestrare ammajstrá.
Ammaliziare mmalezzjá.
Ammansire ammanżí.
Ammansito ammanżíte.
Ammassare arregliá.
Ammassato arregliàte.
Ammasso réglie.
Ammattire mmattí.
Ammattito mmattute.
Ammattonato matunáte.
Ammazzare murí accise.
Ammesso ammísse.
Ammettere ammétte.
Ammodernare ammuderná.
Ammodernato ammudernáte.
Ammogliare accasá, nżurá.
Ammoinare ammujná.
250
Ammollare métte a spunże.
Ammorbidire ngenerí.
Ammorbidito ngenerúte.
Ammortare ammurtá.
Ammosciare ammusciá.
Ammucchiare ammunduná.
Ammuffire perí.
Ammuffito perute.
Ammutolire ammupí.
Ammutolito ammupúte.
Amoreggiare fá l'amóre.
ANNO - MESI- GIORNI - ORE - STAGIONI
A la refreścáta, abbríle, Accannelóre, ajére, ajérematíne, ajéressére, anne, anne che véne,
annecjédde, auànne, aùste, autànne, bbòmmèspre, calá la cumbjéta, calàte re lu sóle,
caperànne, caperevjérne, cavallóne, cóndratjémbe, crajaròtte, crajassére, craje, craje a lu
juórne, crajmatíne, cumbjéte, cundróre, fá nòtte, frubbàre, gghiurnàte, ggiugne, ggiuverì,
innàre, juórne, juórne accussì, juórne juórne, juórne re féste, jurnàte, luglie, lunnerì, magge,
marterì, marze, matenáte, matine, matutíne, mbónde re juórne, melídde, melóne, men żìle,
merculerì, mesarjédde, mése, mése ca trase, mése mése, mèzzahúste, mìse, mjézzejuórne,
mufalánne, musére, ndra lume e lustre, nèura sére, ngape a l'anne, nnàlbbse, nóve, nu pjézze
re lu mése, nuttàte, nuvèmbre, óje, Pasqua rusàte, pasquarèdde, peścràje, peścrìdde,
primamatíne, primmavére, quarandóre, quatt'anne, ra n'anne ngap'a n'ate, re juórne, re state,
recèmbre, restèrze, retèrze, rinde state, rinde vjérne, ruméneche, sàbbete, sére, settemáne,
settèmbre, sólelijóne, staggióne, stammatíne, state, Tuttelisánde, uttóbre, veggílje,
vendequattóre, vendóre, vernàte, vernerì, verníje, vjérne.
Analfabeta nnalfabbéte.
Anestesia addòbbje.
Analisi nàlese.
Anestetizzare addubbjá.
Anche cong. pure.
Angioletto angelícchie.
Ancia varóle.
Angolino pizze.
Ancora angóre.
Angolo àngule.
Andante andànde.
Angoscia anguscie.
Andar di volta il cervello nfucá la zélle.
Angoscioso angusciúse, f. anguscióse.
Andarci capé.
Anima spirata ànema ssciùte.
Andare gghí, íre.
Annacquare nnacquá.
Andare a letto agghiazzá.
Annebbiare ndruvelá.
Andare di casa in casa case case, casarjá.
Annegare annehá.
Annerire annùurí.
Andare di traverso nżuccá.
Annichilire tassá.
Andare e venire íre e mení.
Annodare annurecá.
Andare in cerca íre spjértete.
Annuire azzenná re sí.
Andare in giro curunjá.
Andare via smammá.
Annusare naśchiá.
Andarsene iresínne.
Ansia ànżje.
Andarsi a far benedire allecciá.
Anteriore re nande.
Andarsi a perdere nghiavecá.
Anticaglia cuócce vjécchie.
Andata jute.
Anticamente andicamènde.
Andato gghiute, jute.
Antichità andechetá.
Andato e venuto jute e menute.
Anticipare ndecepá.
Andatura cammenatúre.
Anticipo andícepe.
Andiamocene jammecínne.
Antico andíche, pl. andíce.
Aneddoto anètete.
Antipatia andepatíje.
251
Antiquato andequáte.
Anziché anżecché.
Anzitempo prime re lu tjémbe.
Anzitutto prime re tutte.
Aperto apjérte; f. apèrte.
Apoplettico puplètteche.
Appaiare accucchjá.
Appaltare appaldá.
Appaltatore appaldatóre.
Appannare mbanná.
Apparecchiare métte la tàvele.
Apparentare apparendá.
Apparire farse veré.
Appartare métte ra parte.
Appartenere fá parte.
Appassionare appassjuná.
Appassire ammusciá.
Appena agguajtepéne.
Appena appena agguàje agguàje.
Appena in tempo juste-juste.
Appendere appènne.
Appesantire appesandí.
Appesantito appesandúte.
Appeso appíse; f. appése.
Appestare mbestá.
Appiccicare appezzecá.
Appiccicaticcio appezzecatízze.
Appiccicoso appezzecúse, f. appezzecóse.
Appisolarsi appapagnárse.
Appisolato appapagnáte.
Applaudire vatte re mmane.
Applauso vattute re mane.
Applicare appellecá.
Appoggiacapo appójacape.
Appoggiare appujá.
Appoggio appuóje.
Appositamente appòste appòste.
Apposta re pusetíve.
Appostare appustjá.
Appostarsi fá la micce, fá la pòste.
Apprendere apprénne.
Appressare arrepá.
Appresso apprjésse.
Approfittare apprufettá.
Approfondire apprufundí.
Appropriarsi appruprjárse.
Approvare appruvá.
Appuntamento addate, appundamènde.
Appuzzare mbuzzulendí.
Appuzzato mbuzzulundúte.
Aprire aprí.
Aprirsi con impeto del canale sburrárse.
Arciprete acciuprèute.
Arco arche; pl. àrquere.
Arcuare ngunnulí.
Arcuato ngunnulúte.
Ardere appecciá.
Ardimento ardemjénde.
Ardire tené curagge.
Argentato argendáte.
Argento argiénde.
Argomento argumènde.
Arido sícche, f. sécche.
Ariella (zona curvilinea lungo la
passeggiata del Castello) Arjèdde.
Arioso arjùse; f. arjóse.
Aritmetica retmèteche.
Armacollo armacuódde.
Armaiolo armajuóle.
Armonia armuníje.
Armonica a bocca urganètte.
Armonioso armunjuse;f. armunjóse.
Arnesi arníse.
Arrabattare rarse ra fá.
Arrabbiare arraggiá.
Arrabbiatura ngujatatòrje.
Arrampicarsi ngarpenárse.
Arrangiamento arrangiamjénde,
mbattamjénde.
Arrangiare mbattá, ngiarmá, ścambuljá.
Arrendere arrènne.
Arrendevole ca s’arrènne.
Arreso arrennúte.
Arrestare fermá.
Arretrato attrassáte.
Arri! arré!.
Arricchire arrecchí.
Arrivare arruvá.
Arrivare all‟improvviso azzuppá.
Arrivederci stàmece bbéne, stàteve bbuóne,
statte bbuóne.
Arrossare revendá russe o rósse.
252
Arrotare ammulá.
Arrotino ammólafuórbece.
Arrotondare attunná.
Arrovellare rusecá chiuóve.
Arroventato fatte fuóche.
Arrugginire arruzzí.
Arrugginito arruzzúte.
Arruolato arruláte.
Arso arseculúte.
Articolo artìcule.
Artificio artefìzzje.
Artigiano artíste.
Artigiano poco abile uastamestjére.
Ascensione Ascenżjóne.
Asciugare assucá.
Asciutto assutte.
Ascoltare annaselá, ndènne.
Asfaltare asfaldá.
Asfalto asfalde.
Asilo recjétte.
Asineria ciucciaríje.
Aspettare agguardá.
Aspettare con ansia spandecá.
Aspro rappuse, f. rappóse.
Assaggiare attrajá.
Assaggio assagge.
Assai numunne.
Assaporare assapurá.
Assembramento ggendòrje
Assestare chiavá.
Assoggettare assuggettá.
Assomigliare assumegliá.
Assommare assummá.
Assonnare appasunná.
Assopirsi appapagnárse.
Assorbire assuppá, attrappá.
Assordare nżurdí.
Assottigliare assuzzá.
Assunta Assunde.
Astensione astenżjóne.
Astrologo stròleghe.
Attaccare attaccá.
Attaccare briga fá lòtene.
Atteggiarsi maffjá.
Attenti attènde.
Attento attjénde.
Atterrato ṡbattùte re cuórpendèrre.
Attestare accapezzá.
Attiguo accuóste.
Attizzare stuzzenjá.
Atto notarile strumènde.
Attorcigliare ndurcemegliá.
Attorniare atturnjá.
Attorno attuórne.
Attraversare ṡbraccá.
Augurare ahurá.
Augurio ahùrje.
Augurio di buona crescita crisce....cri.
Aumentare aumèndá.
Automatico atumàteche.
Automobile màchene, ratamòbbele.
Automobile di lusso machenóne.
Automobile per bambini poppò.
Automobilina machenètte.
Avanti nnande.
Avanti e dietro nnande e ddréte.
Avanzo spezzóne.
Avarizia stengiaríje.
Ave Maria Aummaríje.
Aver caldo pegliá statíje.
Aver voglia di qualcosa ascí lu jate.
Avere avé.
Avere a che fare con qualcuno o qualcosa
cummatte.
Avere molta fame allupá.
Avere tra le unghia avérógne.
Avere voglia (volontà) nguzzá.
Avere voglia di qualcosa mení lu ràngule.
Avuto aùte.
Avvampare abbambá.
Avvelenare abbelená.
Avvenire 1.s.m. abbeníre; 2. v. abbení.
Avventurare abbendurá.
Avverare abberá.
Avvertenza abbertènże.
Avviare abbijá.
Avvicinare abbecená, azzeccá.
Avvicinare la bocca ad un recipiente
accapuzzá.
Avvicinarsi troppo arrenżá.
Avvilire abbalí.
Avvinghiare aggranfá.
253
Avvio abbíje.
Avvisare abbesá.
Avviso abbíse.
Avvitare abbetá.
Avvocato ahucate.
Avvolgere arravugliá.
Avvolgimento disordinato arravuóglie.
Azionare azziuná.
Azione azzióne; pl. azziùne.
Azzeccare ngarrá.
Azzimare azzemá.
Azzittire fá stá citte.
Azzopparsi azzuppárse.
Azzuffare acciuppejá.
254
abàu pòpònne.
abele bbabbéle.
acetto vasílle.
achelite bbacalíte.
Baciamano vasamáne.
Baciare vasá.
Bacio vase.
Bacio alla francese vase a pizzechílle.
Badare abbará.
Bagaglio bbahaglie.
Bagnare abbagná, ammuddá, nfónne.
Bagnato p.p.m. ammuddáte, muódde,
nfùsse, f. mòdde, nfósse.
Bagnetto bbagnecjédde.
Baionetta vajnètte.
Ballare abballá.
Ballerino bballaríne.
Balsamo bbàlzeme.
Balzare zumbá.
Balzellare zumbjá.
Bambagia vammace.
Bambinello Gesù Bbammenjélle.
Bambolotto bbambulòtte.
Bancale bbanghe luónghe.
Bancarella bbangarèdde.
Banchetto bbanghètte.
Banco bbanghe.
Bancone bbangóne.
Bandire mená lu bbanne.
Banditore bbannetóre, pl. bbannetúre.
Bando bbanne.
Bandolo cape re la matasse.
Bara tahùte.
Baracca bbarrácche.
Baraccone bbarraccóne.
Baraonda bbarahónne.
Barbetta pezzètte.
Barca bbarche.
Barcaiolo bbarcajuóle.
Barchetta bbarchecèdde.
Barcollare strummeljá.
Barcolloni strummeljùne.
Barista caffettjére, f. caffettére.
Barlume lucia rébbele.
Baronessa bbarunésse.
Baronia bbaruníje.
Baruffa alletetórje.
B
Basare bbasà.
Basculla bbaścùglie.
Basolato acchiangáte.
Basolo chianghe.
Basta abbaste, avaste.
Bastaio vardare.
Bastante avastánde.
Bastare abbastá, avastá.
Bastonare nżagagliá, paljá.
Bastonato nżagagliàte, paljàte.
Bastonate palate.
Bastonatura paljàte.
Bastonatura eccessiva paljatóne.
Bastoncello mazzarèdde.
Bastoncino bbastungjédde.
Bastone mazze.
Bastone nodoso paròcchele.
Batista bbattíste.
Batosta ścòppele
Battaglio vattáglie.
Battere vatte.
Battere al gioco ścórre.
Batteria (fuochi d’artificio) bbattaríje.
Battesimo bbattézze.
Battezzare vattjá.
Battibecco lòtene.
Batticuore vattecóre.
Battimano vattemáne.
Bàttola tàccquele.
Batuffolo ggliuómmere.
Beato mmjáte.
Becchino ścattamuórte.
Beffa làja.
Beffeggiare fá la làja.
Bega mbéche.
Beh! mbè.
Belvedere bbèlleveré.
Ben presto mòmbrèste.
Benchè pure ca.
Benda fasse.
Bendare fassá.
Bene bbuóne.
Benedetto bbenerítte, f. bbenerétte.
Benedire bbeneríce.
Benedizione bbenerezzjóne.
255
Benino bbunarjédde, bbunarèdde.
Benservito bbènżérvíte.
Bensì bbenżí.
Benvenuto bbòmmenute.
Bere bbéve, véve.
BEVANDE
Accquàte, acìte, ànnese, café, lehuóre, melàzze, muścatjédde, rangiàta, rumma, rusòlje,
sàjte, spìrete, vèrmutte, vine, vine lammeccáte.
Bollire vódde.
Bere dal recipiente accapuzzá.
Bollito vuddute.
Bersaglio bbressaglie.
Bollore vudde.
Bestemmia jastéme; pl. gghiastéme.
Bombardare bbumbardá.
Bestemmiare jastemá.
Bombardino bbumbardíne.
Betoniera bbidònjére.
Bomboniera bbumbunjére.
Bevibile ca se póte bbéve.
Bonariamente bbunariamènde.
Bevuta véppete.
Bontà bbundá, bbunézze
Bevuto vevute.
Borbottare bburbuttá.
Biancastro janguójne, f. jangòjne.
Bordello bburdèlle.
Biancheria bbiangaríje, panne.
Boria vjénde.
Biancheria mal lavata panne nguzzecúte.
Borsaiolo manulèste.
Bianco janghe.
Botta taccarate, fig. bbòtte.
Bianco, in- mbianghe.
Bottaio secchiàre.
Biascicare ammagliá.
Botte mazze.
Biberon bbibbèrò.
Botte da orbi taccherjàte.
Bicarbonato carbunáte.
Bottega putéha.
Bilancino velanżóne.
Bottegaio putéháre.
Bioccolo fiòcche.
Bottino bbuttíne.
Bisbigliare parlá citte citte.
Botto, di- refuháte.
Bisognare abbesugnà.
Braccetto, a- sòttabbràcce.
Bisogno abbesuógne.
Bracciata vrazzàte.
Bisognoso abbesugnúse.
Braccio, in- mbrazze.
Bisticciare acciuppejá.
Branca granfe.
Bisticcio acciuppiatòrje.
Brancata ggranfate.
Bisunto bbesùnde, f. bbesónde.
Brandello zénżele.
Bizzeffe, a- a bbezzjéffe.
Breccia vrécce.
Bloccare bbluccá.
Bricia frìcule.
Blusante sblusate.
Briciolo friculícchie.
Boccata vuccate.
Brigadiere bbrehatjére.
Boccetta bbuttegliòzze.
Brigante bbrehande.
Bocchino bbucchíne.
Brindare fá lu bbrínnese.
Bocciare sbucciá.
Brindisi bbrínnese.
Boccino pallíne.
Brivido di freddo freddegliàzze.
Bocconcino muzzechícchie, vuccungjédde.
Broncio musse luónghe.
Boccone mùzzeche, vuccóne, pl. vuccune.
Brontolare musechjá.
Boccone difficile da inghiottire nżuccuse.
Bruciacchiare agghiaurá.
Boia bbóje.
Bruciare abbrusciá, sarde.
Bollare bbullá.
Bruciato sardute.
Bollente vuddènde.
256
Bruscolo śchìve.
Bubbola pallóne, pl. pallune.
Bucare vucculjà.
Bucato panne ra lavá.
Buccolo bbòcchele.
Buchino vucculícchie.
Buco vùcchele.
Buggerare bbuzzará.
Bugia bbuscíje, panżònje.
Buio squríje.
Buona intenzione bbóna ndunáte.
Buona nomea bbóna nnumenáte.
Buonafede bbónafére.
Buonanima bbónàneme.
Buonanotte bbónanòtte.
Buonasera bbónasére.
Buongiorno bbòngiòrne.
Buonsenso bbònżènże.
Buontempo bbóndjémbe.
Burattino bburrattíne.
Burla ṡghérze.
Burlare ṡgherzjá.
Burrone vaddóne.
Buscare abbuścá.
Buscherare bbuzzará.
Bussare tuzzulá.
Bussata tuzzuláte.
Busso tuózzele.
Busta angalòppe.
Buttare mená.
Buttero vùttere.
257
C
abina ggabbíne.
acciare cacciá.
adavere catáfrje.
adere caré.
Cadere di lato mmuccá.
Caduta carute.
Caduta rovinosa azzuóppe.
Cafone zaccquáre, zàmmere.
Cafonesco cafunéśche.
Cagione caggióne.
Cagliare quagliá.
Calare di peso sfreddá.
Calcare accalecá.
Calcestruzzo caucèstrúzze.
Calciare caucìá.
Calcio càuce.
Calcolare calculá.
Calcolo càlcule.
Calderaio cónżacauráre.
Calesse sciarabbálle.
Calligrafia ścretture.
Calmante calmande.
Calmare accalemá.
Calpestare ciambjá.
Calpestìo truppetízze.
Calzante accarènde.
Calzare (fig.) accaré.
Calzatoia zeppecèdde.
Cambiare cangiá.
Cambiare lenzuola o vestiti mmutá.
Cambio cámbje.
Cambio di indumenti mmutate.
Cameriere cammarjére; f.cammarére.
Camion cámmje.
Camionista camiuníste.
Camminare a stento rachenjá, trachenjá.
Camminare di buon passo tracchjá.
Campana cambane.
Campanella cambanèdde.
Campanello cambanjédde.
Campanile cambanáre.
Campare cambá.
Campionario cambiunárje.
Canaletti portanti acqua al mulino
ggurre.
Canapa cánneve, stóppe.
Cancan canganne.
Cancellare ścangellá, ścassá.
Cancellino cassíne.
Candela cannéle.
Cannonata cannunáte.
Cannuccia cannuzze.
Cantare candá.
Cantilena candeléne.
CANTINA
Acciaccá, acciaccatóre, agliàneche, agliàteche, àmmele, bbucchjére, bbutteglióne,
bbuttegliúne, bbuttiglie, cacóne, cannédde, carràre, chjérchie, chirchie, cruste, cupjérchie,
fiaśche, fiaśchjédde, ggiarne, ggiarnetèdde, gguttapèrghe, gradde, jure, lammeccá, luvá
l'ùppele, luvá la crùste, mandégne, mbagliatèlle, mercióne, mmuste, mmuttá, mulìdde, mute cu
la rézze, nżeppá l'ùppele, óppele, perètte, perettjédde, perjétte, raciuóppe, raciuóppe scinde o
allàśche, rameggiàne, rameggianèdde, ramòste, rióle, róve, ruàgne, sécchie, secchióne,
strénge, strengetóre, strengetúre, struìdde, tenèdde, tenjédde, terá, turàccele, ùppele, ùppele re
suórve, varrecjédde, varréle, varríle, vascijédde, venàzze, vine, vótte, vuttucèdde, vucàle,
zulufarjélle.
Canto cande, zinne.
Capacità sua musse suje.
Cantone candóne, pl. candune.
Capacità tua musse tuje.
Cantoniere candunjére.
Capannello cròcchie.
Cantuccio zennecjédde.
Capigliatura capeddére.
Capintesta capendéste.
Canzoncina canżungèdde.
Capire avvèrtí, capí.
Canzoni canżùne.
Capitare capetá, ngappá.
Canzoniere canżunjére.
Capitare male malecapetá.
258
Capitombolo ścazzematómmele.
Capo cape.
Capo, sul- ngape.
Capobanda capebbànde.
Capocchia capuzzèdde.
Capoccia capaddòzzje.
Capofamiglia cape re famíglie.
Capoguardia capeuàrdje.
Capomastro capemáste.
Caporale capurále.
Caporione capurjóne.
Capotavola capetávele.
Capovolgere capuvutá, métte capesótte.
Capovolto capevutáte, misse capesótte.
Cappietto cacchióle.
Cappottare accapputtá.
Capriccio crapìcce.
Capriola ścazzematómmele.
Carabiniere carbunjére.
Carattere somatico pétene.
Caratteri di scrittura minutissimi
cacatèdde re móśche.
Carbonaio caravunjére.
Carboncello caravungjédde.
Carbone caravóne, pl. caravúne.
Carbonella caravunèlle.
Carestia carastíje.
Carezza carízze.
Caricare carrecá.
Caricare la mano ngará la mane.
Caricatura carrecatúre.
Carico càrreche.
Carnevale carnuvále.
Carnevaletto carnuvalícchie.
Carovana caraváne.
Carpentiere carpendjére.
Carponi struscenjùne.
Carraia carrare.
Carriera, di gran- alangarrére.
Carro traíne.
Carrozzella carruzzèdde.
Carrucola taròzzele.
Carte carta.
Carta d’identità tèssere.
Cartacarbone cartacupiatíve.
Cartaio cartare.
Cartastraccia cartastrázze.
Cartasuga cartassucánde.
Cartello cartjédde.
Cartoccio cuóppe.
Cartoccino cuppetjédde.
Cartolina cartullíne.
Cartoncino cartungíne.
Cartoni cartune.
IN CASA
Ammubbeljá, angìne, angínere, angòljére, anguljére, annèttapjére, appójafjérre, arche re
préte, armàgge, armàtje, assucapánne, attarúle, bbagnaróle, bbalecóne, bbalìgge, bballatúre,
bbaùglie, bbiangàríje, bbuffètte, bbùssele, calamàre, calamarére, calascìne, calennárje,
camìne re la ciummenére, cammacámmere, cammarèdde, cammaróne, càmmere, càmmere
r'àrje, canalóne, candìne, cangeddúzze, cangjédde, canneljére, capezzére, carafóne,
casarèdde, casarjédde, cascetèdde, cascettóne, cascie, cascióne, case, càsere, càsete,
cassciabbànghe, casùcce, casuóppele, cataráttele, catenjédde, caurarcjédde, cauràre,
cauzatúre, cèleme, cendrecjédde, cèsse, céste pe li panne, chianghèdde, chianghjédde, chiava,
chiavìne, chimjénde, cìccile, ciste, cistjédde, ciummenére, còfene, cónghe, cróce, crucefìsse,
culunnètte, cumò, cundatóre, cungjérte, cùnnele, cunżóle, cuócce re la mmunnézze, cupèrte,
cupèrte re péle re cunìglie, cupertèdde, curnecióne, curréte, curretúre, cuscéne, cuscenjédde,
cuscìne, érmece, fasciédde, ferrjàte, fjérre pe stuzzenjá, frabbecá, fucàgne, fucuríle, funèste,
funestrèdde, funestrjédde, funustróne, fuórfece, furbecètte, furnacèlle, furnacètte, furnìdde,
grare, ìrmece, janghjá, jttatúre, jusciatúre, juse, jusìdde, lambarúle, lambe, lambìne, làmmje,
làmmje a crucére, landèrne, lavandíne, lebbraríje, lenżòle, lenżùle, lenżulícchie, letràtte,
lettecjédde, ljétte, lucére, lùcia, lùcia a uóglie, lume, lume a cambàne, lume a ttubbe,
mandarèdde, mande, maneglióne, mappíne, maścatúre, maśche, maśchètte, mascìne, matóne,
259
matóne facciavíste, matrèlle, matunácce, matunáte, matùne, matunèlle, mbeciàte, mbrèlle,
mènżele, mèzzaníne, mmuttíte, mòbbele, mòneche, mubbìlje, mùrere, murtàle, musàle,
natìcchiele, ndebbiatúre, nderlíne, ndile, ngeratíne, ngòscie, pacche, pannètte, pannùcce,
passamáne, pére re vacìle, pèrteche, pertùse, pesciatúre, piattàre, pjérestálle, pónde,
pulutróne, purtèdde, purtèlle, purtellúzze, purtóne, purtungíne, quartìne, quatre, radijcèdde,
ràdje, ramére re lu ljétte, reggióle, renàle, resvéglie, revàne, rubbenètte, rumanèlle, ruvutá lu
titte, saccóne re frusce, saccungjédde, salvjètte, ṡbarre, ṡbattepánne, ścale re la pòrte,
ścalédde, ścalefaljétte, ścamùzze, ścànnele, ścannelètte, ścarajàzze, ścarrupá, ścarrupízze,
ścascìzze, ścure, sègge, seggióle, seggiulédde, settemaníne, spaddére, spannetúre, spógne,
stanżóne, stepóne, stójavócche, struculatúre, stucchie, succòrpe, suppìgne, ṡvrasciá,
tabbacchére, tàhule, tahulíne, terratóre, terratúre, tèste, testére, tettarjédde, tévele, titte,
tòneche, trafùcchile, travètte, tréppete, truócchele, tuvàglie, ungenùdde, vacìle, vàfje,
vammjére, vandàglie, vandeljétte, varre, varreláre, vitre, vócche r'òpere, vracjére, vrasce,
zepèppe.
Casa, in- nde case.
Cedere da un lato mmuccá.
Casaccio, a- a ccapuócchie.
Cedevole cerévele.
Cascare caré.
Cedola cétele.
Casereccio fatte ngase.
Ceffone ścaffóne; pl. ścaffune.
Caso, per- pe ścange.
Celebrare celebbrá.
Caspita! azzo!.
Celebre cèlebbre.
Cassetta cascètte.
Celere cèllere.
Cassettina cascetèdde.
Cenere cénnere.
Cassiere casscjére.
Cenerina ajníce.
Castagnaio castagnáre.
Cenno azzínne.
Castello Castjédde.
Censimento cenżèmènde.
Castigare ggastegá.
Centenario cendenárje.
Castigo gastìghe.
Centesimo cendèseme.
Cataclisma cataglísme.
Centrale cendrale.
Catafascio ścatasce.
Centrare cendrá.
Catorcio catuórce.
Centro céndre
Catramare catrammá.
Centuplicare cenduplecá.
Catrame catràmme.
Cercare cercá.
Cattiva azione malazzióne.
Cercare di raggiungere migliori obiettivi
Cattiva intenzione mala ndunate.
ngarpetjá.
Cattiva nomea mala nnumenáte.
Cercare di trarre, dire o dare notizie
Cattiveria malecóre.
sfrangeljá.
Cattolico cattuóleche.
Cercare di vedere veré abbré.
Cavalcioni, a- a la sciangúle.
Cerchietto chirchitjédde.
Cavalleria cavallaríje.
Cerchio chirchie, pl. chjérchje.
Cavalluccio, a- ngaracòsse.
Cercine sparre.
Cavillare peljá.
Cereo re cére.
Cavillo pile.
Cerniera meccióne, pl. mecciune.
Cazzottata cazzuttjàte, pujnjàte.
Cerniera a incastro fundícce, vertécchie.
Cazzotto pùjne, pl. pójne.
Cernita scèute.
Cedere cère.
Cero ceròggene.
260
Cerotto sparatràppe.
Cervaro Ceruváre.
Che 1.cong. ca; 2.pron. ché.
Che azioni! ché zziune!
Che centra? Ché ciazzécche?.
Che sia benedetto bbeneríche!
Che vuoi ggnó... ggnó.
Che vuoi? ché bbuó?
Chèque cécche.
Chiacchierare chiacchirjá.
Chiarire acchiarí.
Chiarore lucése.
Chiedere cercá.
Chierica chìreche.
Chiesa chjésje.
Chiesuola chisjóle.
Chinare calá.
Chiodato cu li chjuóve.
Chiodo della trottola chiuvìzze.
Chiromante nnevenatríce.
Chissà attàsce, atté, chisá.
Chissà quando! mómó.
Chitarra catarre.
Chiudere chjure, serrá.
Chiudere gli occhi e contare nel gioco
del nascondino celá.
Chiudersi di un canale ammarrárse.
Chiunque chiggnùnghe.
Chiusino puzzètte.
Ci ce.
Ci,non- nge.
Ciacche ciàcchete.
Ciancia ciange.
Cianfrusaglia scerpetáglie.
Ciarla sciòscele.
Ciarlare ciauljá.
Ciarpame nfratte.
Ciascuno perune.
Cibaria in grande quantità mangiatòrje.
Cicca muzzóne, pl. muzzune.
Cieca, alla- a la cecúne.
Cigolare stredá.
Cima, in- mbónde.
Cimitero cambesánde.
Cinematografo cenematòcrefe.
Cinghia curréje.
Cinghiare cegná.
Cinghiata cegnate.
Cinturino cendulíne
Ciocca chiòcche.
Cioè ciuvè.
Ciottolino vreccetjédde.
Ciottolo vricce.
Ciottolone vreccióne, pl. vrecciune.
Circolazione cerculazzióne.
Circuire zengarjá.
Circuizione turnjélle.
Cisposo papuse, ścazzùse, f. papóse,
ścazzóse
Citare cetá.
Città citá.
CITTÀ - CITTADINI
Accrjése, accríjse, Amèreca Bbóne, Bbònżàgre, bbulugnése, bbuvenése, bbuveníse, delecetése,
delecetíse, fiurendíne, frangése, frangíse, fuggiane, merecáne, mundahutése, mundahutíse,
mundeliunése, mundeliuníse, napuletáne, pannése, panníse, recéśche, reciśche, sandahatése,
sandahatíse, sguìzzere, spagnuóle, taljàne, tuścane, ursarése, ursaríse.
Città, in- ngitá.
Codesto m. quissu, ssu, pl.quisse, ssi; f.
quéssa, ssa, pl.quésse, sse.
Cìttadinanza citadenànże.
Cognome cúme se métte.
Cittadino citatìne.
Colare culá.
Ciuccio ciucciòtte.
Colazione culazzióne.
Cloaca curvache.
Collaborare cullabburá.
Cocca zénne.
Collega culléhe.
Coccio cuócce.
Collegare cullehá
Cocente cucènde.
Collegio cullègge.
Collo, in - nguódde.
261
Collocare cullucá.
Colmatura acculematúre.
Colmo accùleme.
Colonna chelònne.
Colonnello culunnèlle.
Colore culóre, pl. culure.
Colorito culóre.
Colpevole culpévele.
Colpire ngòglie.
Colpire allo stomaco ndummacá.
Colpito nguóvete.
Colpo con le nocche delle dita sulla testa
caròcchie.
Colpo violento bbuffettóne.
Coltellata curteddàte.
Comandamento cumannamènde.
Comandare cumanná.
Comare cummàre.
Combattente cumbattènde.
Combattere cumbàtte.
Combinare accquaquagliá, cumbená.
Combinazione cumbenazzióne.
Combriccola cumbrìquele, cricche.
Come cúme.
Cominciare accumenżá, ngepjá.
Cominciare a imparare ndrenżecá.
Comitiva cumetìve.
Comizio cumìzzje.
Commettere cummétte.
Commosso cummòsse.
Commovente cummuvènde.
Commuovere cummuóve.
Comodità cummeletá.
Comodità, per- pe requèsete.
Comodo còmmete.
Compagnia cumbagníje.
Comparatico cumbarízzje.
Compare cumbare.
Comparire cumbarí
Comparsa cumbarènże.
Comparso cumbarse.
Compassione cumbassióne.
Compatire cumbiatí.
Compenetrare cumbenetrá.
Compensato cumbenżáte.
Compenso cumbènże.
Competere cumbète.
Compiacere presciá.
Compiaciuto presciàte.
Compiere cónghie.
Compire purtà a la fine.
Compiuto chinghiùte.
Compleanno cumbljànne.
Completare cumbletá.
Complicare cumblecá.
Complimento cumblemènde.
Complottare cumbluttá.
Comportamento aggíre, cumburtamènde.
Comportarsi stupidamente stupetjá.
Comprare accattá.
Comprare alimenti poco per volta accattá
a ffriśche a ffriśche.
Compratore cumbratóre, pl. cumbratúre.
Comprensibile cumbrènżibbele.
Comprensione cumbrenżjóne.
Compromesso cumbrumésse.
Compromettere cumbrumétte.
Comune Cummùne.
Comunicare cummunecá.
Concentrare cungendrá.
Concepire cungepí, ngenetá.
Concertare cungertá.
Concertino cungertíne.
Concerto cungjérte.
Concesso cungèsse.
Concetto cungètte.
Conciare accunżá.
Conciare male lazzerjá.
Conciliare cungeljá.
Conciliatore cungiliatóre.
Concittadino pajsàne.
Concludendo a la fine re li cunde.
Concludere cunghiùre.
Conclusione cunglusióne.
Concluso cunghiute.
Concordare cungurdá.
Concordia cungòrdje.
Concorso cungòrse.
Condanna cundanne.
Condannare cundanná.
262
Condiscendere cunnescénne.
Condizione cundezzióne.
Condoglianze lu salute.
Confarsi cunfàrse.
Confermare cunfermá.
Confessare cunvessá.
Confessare reati vummecá.
Confessionale cunfessiuníle.
Confessore cunfessóre.
Conficcare feccá, mbezzá.
Confidare cunferá.
Confidenza cunferènże.
Confinante cunfenànde.
Confondere cunfónne.
Confortare cunfurtá.
Confrontare cunfrundá.
Confronto cunfrónde, facciaffrùnde.
Confronto, in- affrónde.
Confusione ammujne.
Congedare cungerá.
Congedo cungére.
Congegnare cungegná.
Congegno marcangégne.
Congelare ferrá.
Congelato ferrate.
Congiuntura chignundúre.
Congiura cungiúre.
Congrega cungréha.
Connettere cunnètte.
Conoscenza canuscènże.
Conoscere canósce.
Conquibus quibbusse.
Conquista cunguíste.
Consacrare cunżacrá.
Consapevole cunżapévele.
Consegna cunżégne.
Conseguenza cunżuhuènże.
Consenso cunżènże.
Consentire cunżendí.
Conservare stepá.
Considerare cunżederá.
Consigliare cunżegliá.
Consiglio cunżìglie.
CONTRADE
Abbuvuratúre, Acqua sàuze, Alvanjédde, Àrje re lu Cummúne, Bbruścafáve, Cannuzze,
Castjédde, Ceruváre, Chiattunáte, Chicuózze, Corréa, Crespegnáne, Créta janghe, Culèdde,
Cupe, Cutìzze, Èlece, Faìte, Féhe, Féhe Felítte, Felítte, Fra ścale, Fundàna Vècchie, Fundàne
re Cape, Fundàne Remàte, Furlàzze, Ggiardelúpe, Iardìne, Iazzàne, Irmeciále, La Sèrre, Lahe,
Lahe Vaddóne, Lame re Ciòce, Lame re San Custanże, Làmmeje, Lammícche, Lavèdde,
Lavèdde sóp'a lu Pónde, Leccetjélle, Macchiùne, Malandríne, Malannáte, Mandróne,
Marchètte, Marzìlje, Mezzàne, Mulìne, Mundàgne, Muścarjédde, Nardèlle, Nardùdde,
Pagliàre, Parùle re la Córte, Passe Pasquìne, Pe ścare, Peścóne, Pìscele, Puglìglie, Puzzìdde,
Raścahátte, Salacúne, Sàlece, Sanda Maríje, Sanda Maríje re lu Vòśche, Sandu Marche,
Sandu Pjétre, Sand’Uííje, Sandu Vìte, Sàrje, Sciarrélle, Ścugliarúle, Sjérre Natulíne, Sjérre re
la Cróce, Sjérre re lu Spedàle, Sjérre Varàlle, Sótte a la Ferruvíje, Tòbbje, Tremulízze, Vadde,
Vadde re la Cèrze, Vaddùne, Varrjàce, Vòśche, Vòśche Cutìzze .
Consistere cunżìste.
Consistito cunżestùte.
Consolare cunżulá.
Consolo cunżuóle.
Consorzio cunżòrzje.
Constatare custatá.
Consultare cunżultá.
Consumare cunżumá, strure.
Consumato cunżumáte, strutte.
Consumo cunżume.
Contabilità cundabbeletá.
Contagiare ammeścá.
Contagio cundagge.
Contante cundande.
263
Contare cundá.
Conte cònde.
Contemplare cundemblá.
Contentezza cundandézze.
Contenuto quidde ca stá ddinde.
Contessa cundésse.
Conticino cundecjédde.
Contiguo azzìcche azzìcche.
Continuamente re cundìneve.
Continuare cundenuá.
Continuazione, in- ngundenuazzióne.
Continuo cundíneve.
Conto cunde.
Contorcimento turcenjàmjénde.
Contorno cunduórne.
Contrabbando cundrabbànde.
Contraccambiare cundracambjá.
Contrada cundrare.
Contraddire cundraddíce.
Contraffare cundraffá.
Contrariare cundrarjá.
Contrarietà ścámbele.
Contrario cundrarje.
Contrarsi arrunghiárse.
IL CORPO UMANO
Abbrachí, abbracúte, accaluramènde, accattá, accèsse, acciungá, alá, ale, alìme, alleggerí,
alleggerúte, ammussá, anghjáte, annuhurúte, ascédde, ascí lu sanghe, assàleme, auníje,
aurécchie, auzá re spadde, auzàte re spadde, bbècche, bbóna carnascióne, bbrazze, bbubbóne,
cacagliá, cacàglie, cacarèlle, cadde, calecágne, caneglióle, cannaríne, cannaróne,
cannaruózze, cannetjédde, cannuóle, cape, cape re muórte, capédde, capellére, capetjédde,
capídde, capídde ngrefeljàte, caravógnele, caravúgnele, carnaggióne, carusá, carusáte, cautá,
ccéglie, cecalíje, cecceljàte, céche, cechíje, cecònne, ceglióre, celèbbre, cepódde, cervèdde,
cervjédde, cestefèleche, chelòstre, chiaha, chiahá, chiange, chiarfe, chigglióne, chiggliùne,
chine re ciamuórje, ciambe, ciambóne, ciambùne, ciamuórje, ciglie, ciónne, ciuche, ciurle,
còcce, còchele re l'uócchie, còneche, córe, córele, còsse, cózzeche, crepàzze, cufunatúre,
cuglie, cule, cule a ppòppe, culère, cullàsse, cunésse, cuócce melóne, cuódde, cuódde re lu
pére, cuórje, cuórpe, cuózze, curecjélle, cussóne, cussulédde, cutulá la cape, cuzzechélle,
cuzzètte, ddenócchie, ddéte, derrùtte, dunżélle, fá la tósse, fá lu sosònne, fá na vambe re
fuóche, facce, facce abbussacchjàte, faccenìure, faccia vérde, facciódde, farangíte, farfugliá,
féchete, fféle, fianghe, frajá, frevàcce, fréve, frevódde, frevóne, frónde, funnamjénde, fussetèlle,
ggaramèdde, ggeramjénde re cape, ggliuttí, ggurécchie, ggurèdde, gruppe nganne, hute, jate,
jate ca puzze, làgreme, lénghe, lengùzze, letterízzje, malatíje, male nganne, male re cape, male
re Sandu Vite, male sanghe, mana, mana rerìtte, mana stòrte, mangìne, manuzzèlle,
maràngule, materjàle, mbaccí, mbódde, mbracatúre, mbuddúzze, meddìquele, melìdde, ménne,
mennelícchie, mèrce, mèrche, mercùrje ggialle, merùdde, mése, mèuze, mmécce, mménne,
mmócche, mmóśche, mópe, muórte, mùpe, murraggíje, murí, murròjde, mursjá, murvìdde,
muśche, musse, musse cúm'a nu lèbbre, mussecjédde, mussícchie, mussídde, mustàzze,
mustazzjédde, mustazzóne, naśche, nase, nase felènde, nase ngrespáte, nasìlle, nassce, ndindì a
lu nase, ndrecchilúse, ndrippe, nfranżesáte, nfruvènże, nganne, ngenàglie, ngènete,
nghiummá, nghiurdárse, ngrefelá li capídde, ngummárse, nìure sótte a l'uócchie, njéhe, njérve,
njérvengalvaccáte, nnóreche, nnóreche re re ddéte, nóce re lu cuódde, nùreche a lu
stòmmeche, nżagná, nżangulendáte, óffele, ógne, òssere, osserecèdde, pacche re cule, pale,
panarízze, panżarèdde, panże, panżóne, papétele, paròcchele a re ddéte, patresuónne, pecóse,
pecùse, pèdde, peddécchie, pegliá àneme, pegliá na stòrte, pelàcre, pendùre, pepetjá, pére,
perùzze, pésce, pescelécchie, pescelícchie, péscia, pesciá, pesciarèlle, pescìne, petìggene,
petìnje, pezzecuórve, piche, pile, pìpele, pjére, pjétte, pìrete, pónde re lu rite, préne, prjémete,
264
pulmóne, pulmùne, pulmuníte, punde nìure, puórre, pupìzze, puppù, puze, rahanèdde, rangecá
nganne, ranghe, ràngule, raśche, rebbelézze, refjatá, reggestióne, regliuttá, regliùtte, regnùne,
relerá, rendatúre, rènde, rendùzze, rennetóre, renùcchie, rerùte, rescetá, resìpele, resperá,
ressanguá, retóne, retóne re lu pére, retúzze, revendá sicche o sécche, revutá re ggurèdde,
riabbéte, rine, rire, rite, rjénde, rjénde pezzùte, rjénde re nande, ròrme, rugne, rugnóne,
rulóre, rulùre, rulurícchie, rusecarédde, russá, rutèdde, sajàteche, sanghe, sangìve,
ṡbenemènde, ṡbení, ṡbusceljamjénde, ścacàcce, ścacazzá, ścàcche, ścacchetjédde, ścacchìá,
ścapuzzjá, ścazzíje, śchéne, sciangá la vócche, sciasciá, sciascianárse, scigliàte, sciòglie la
trézze, sciòvete, sciuglimjénde, ścummacerí, ścummacerúte, ścunucchjá, ścussá, ṡdegná re
ccòsse, ṡderrená, sefíleche, sèrchia, sfuóghe, sfuóghe a lu musse, ṡgalemá, ṡgangá, ṡghéletre,
ṡgrave, ṡgravetá, ṡguómete, sòpraffjàte, spadde, spangeddá, spangèdde, spangeddúzze,
spateddá, spelàte, spennárse la lénghe, sprupuósete, sputazzá, sputàzze, spute, stá malàte,
starnutjá, steglióle, stendìne, stenerecchjá, stengenárse, stengenjá, stòmmeche, stòrte, strappá
la pèdde, strappuljá lu stòmmeche, stumbóne, stummacá, sturcenjá, sucá la ménne,
sunnarjédde, suónne, surá, suràte, suratízze, surchjá, surde, surdìa, suróre, surrutá,
susenjédde, tagliá, tavéglie, techéddeche, techìddeche, teddechjá, terá lu jate, tòcche, tóssa
convulsíve, treppecèdde, treppóne, trippe, turàce, turcecuódde, tussá, tussàzze, tussélle,
ucchicjédde, ùffele, ugliarúle, ùlgere, ulíje, uócchie, uócchie abbussacchiáte, uócchie a la
frecagnóle, uócchie appappalúte, uócchie re triglie, uócchie sburràte, uócchie trambe, uósse,
uósse pezzìdde, urecchiùne, urèdde, ureddúzze, urte re tòsse, ussatúre, ussécchje, ussecjédde,
ussíche, vajuóle, vambóre, vangàle, vave, vavjá, vèste, vive, vócche, vócia ràuche, vrazze,
vrùscele, vruscelícchie, vucchélle, vummecá, vuómmeche, vuózze, vuózze nd'a la mbracatúre,
vutte re sanghe, vuzzecjédde, vvéne, zélle, zennjá, zuppíje.
Contrattare cundrattá.
Coppia cócchie.
Contrattempo cundrattjémbe.
Coprire accumegliá, ammandá.
Coprirsi del rame di una patina verde
Contravvenzione cundravenżjóne.
arramárse.
Contribuire cundrebbuí.
Coraggio curagge.
Contro cóndre.
Corallo curadde.
Controllare cundrullá.
Cordaio zucare.
Controluce cóndralúce.
Cordicina curdèlle, zuculédde.
Controvoglia cóndravòglie.
Cordiglio curdóne.
Contundere ammatundá.
Cordoncino curdungíne.
Contuttoché cu tutte quèsse.
Cordone curdóne.
Convenienza cummenjénże.
Coriandolo curjàndele.
Convenire cummení.
Coricare culecá.
Convento cummènde.
Cornice curnìce.
Conversare cummersá.
Corona cróne.
Conversazione cummersazzióne.
Corpo, in- nguórpe.
Convincere cummínge.
Corpus Domini Cuórpesdòmene.
Convinto cummínde.
Correggere currègge.
Convito festíne.
Correggere una persona currígge.
Convitto cunfítte.
Corrente currènde.
Convivere stá nżjéme.
Corrente elettrica currènda lètteche.
Coperto ammandáte.
Correre córre.
Copiare cupjá.
Correttezza currettézze.
265
Corri corri curre-curre.
Corriera currjére.
Corrispondere currespónne.
Corrompere currómbe.
Corso curse; f. córse.
Corteggiare curteggiá.
Corteo curtéhe.
Cortesia curtesíje
Corto curte.
Corto, a- accurte.
Cosa cóse.
Cosa da niente caperezevecjénże.
Cosa fatta alla meglio papuócchie.
Coscienza cuscjénże.
Cose non riuscite fetécchie.
Cose piccolissime nghiasídde.
Così accussì.
Così e cosà accussì e accuddì.
Così sia accussessíje.
Cosicché cusecchè.
Cosina cusarèdde.
Costà ddóche.
Costare custá.
Costei quéssa ddó, quéssa, ssa.
Costì ddóche.
Costituzione custetuzzióne.
Costringere custrínge.
Costruire custruí.
Costui quissu ddó, quisse, ssu.
Cotone cuttóne.
Cozzare tuzzá.
Cozzo tuzze.
Creanza crjànże.
Creare crjá.
Credere ammuccá, crére.
Credito crerènże.
Credo crére.
Creduto crerute.
Crepacuore crepacóre, crepamjénde re
córe.
Crepitare ścrepeddjá.
Crescere crésce.
Crescere in altezza speselá.
Cresimare cresemá.
Critica tríddeche.
Criticare treddecá.
Croccante rusecarjédde, f. rusecarèdde.
Crocchia tuppe.
Crocchio cròcchie.
Croce cróce, pl. cruce.
Croce, in- ngróce.
Crocetta crucètte.
Crollare ścarrupá.
Cronico cròneche.
Crostare ngruścá.
Cuccagna pàleje.
Cucchiaiata cucchiaráte.
Cuce e scuce ngóse e ścóse.
Cuci e scuci nguse e ścuse.
Cucinameli cuóciammílle.
Cucire pundjá.
Cullare nazzecá.
Cumulo réglie.
Cuocere appena appena ścaglindá.
Curiosare curiusá.
Curiosare su tutto spruná.
Cursore linguètte.
Curva vutatóre.
Curva della strada Panni-Scalo ciambe re
cavadde.
Curva della strada Panni-Scalo ciambe re
ciucce.
Curvare calá.
Custode custóre.
Custode del cimitero cambesandáre.
Custodire custurí.
266
D
abbasso ddabbasce.
accapo racape.
acché raquanne.
ama rame.
Dando ger. ranne.
Dannarsi rannárse.
Danneggiare ranneggiá.
Danno rammagge.
Dappertutto a tutte li pizze.
Dappiè rapjére.
Dappoco repóche.
Dar botte da orbi taccherjá.
Dar di punti pundjá.
Dar retta rá aurènżje.
Dare rá, rènne.
Dare il più senza pagamento abbarrucá.
Dare inizio ndamá.
Dare uno schiaffo allendá nu ścaffe.
Darsi a conoscere rarse accanósce.
Darsi le arie fessiá.
Data rate.
Dato rate.
Datore chi rá.
Dattorno ratuórne.
Davanti nnande.
Daziere razzjére.
Dazio ràzzje.
Debito rèbbete, pl. rjébbete.
Deceduto muórte.
Deceduto da molto stramuórte
Decente recènde.
Decidere recíre.
Decifrare recefrá.
Decima rèceme.
Decisione recesjóne.
Deciso recíse.
Decoro recòre.
Decorrenza recurrènże.
Dedicare rerecá.
Definire refení.
Definitivo refenitíve.
Definito refenúte.
Degnare regná.
Degno régne.
Delega rèleche.
Delicatezza relecatézze.
Delicato relecáte.
Delizia relízzje.
Delizioso relezziùse.
Delusione relusjóne.
Deluso curríve.
Demonio bbruttabbèstje, remònje.
Denaro renare.
Denso farre.
Dentiera rendére.
Dentista rendíste.
Dentro rinde.
Denunziare renunżjá.
Deperire ścummacerí.
Depositare repusetá.
Depressione pandumíje.
Deprimere abbatte.
Deserto resèrte.
Desiderare resedrá.
Desiderio reserèrje.
Desiderio di mangiare qualcosa ràngule.
Desolazione desulazzióne.
Destinare restená.
Destra mane rerítte.
Destreggiare trapuljá.
Destro rerítte.
Dettare addettá.
Dettato rettate.
Detto ritte.
Deviare pegliá n’ata víje.
Devoto revóte, pl. revute.
Devozione revuzzióne.
Dialetto rialètte.
Diamocelo ramecílle.
Dialogo traścurse.
Diavolino riavulícchie.
Diavolo riàvele.
Dibattere rebbatte.
Dicendo ger. recènne.
Diceria deciaríje.
Dichiarare rechiará.
Didietro reréte.
Dies irae Diasílle.
Dietro addréte, ddréte, réte.
Difendere refènne.
Difensore refenżóre.
Difesa refése.
267
Difetto refètte, pl. refjétte.
Difetto, in- ndefètte.
Difettoso refettuse, f. refettóse.
Difficile reffícele.
Difficoltà reffecultá.
Diffidare refferá.
Diffondere reffónne.
Diffuso reffuse.
Difilato tiratíre.
Digiuno riune.
Diguazzare paperjá.
Dilaniare fá a ppjézze.
Dilatare squacianá.
Dilatare la cimosa del tessuto stralambá.
Diletto relètte.
Diluire sciòglie.
Dimenare remená.
Dimenticare mendecá, ścurdá.
Dimentichiamocelo ścurdamacílle.
Dimesso remísse.
Dimettere remétte.
Dimezzare smezzá.
Diminuire ammangá.
Diminuire maglie ammangá.
Dimostrare remustrá.
Din don dindó.
Dio Ddíje.
Dio ne liberi Ddíjenelibbere.
Dipanare ścaravugliá.
Dipendente rependènde.
Dipendere repènne.
Dipingere pettá.
Diploma patènde.
Dircelo ddirecílle.
Dire ddice, rice.
Dire, a- a ddice.
Dirigere relígge.
Dirimpetto rerembètte.
Diritto jusse, rerítte.
Diritto, a- (punto di maglia)- a ścuseture.
Diritto e rovescio della stoffa, a- a la
rerìtte e a la stòrte.
Dirotto, a- a zeffunne.
Dirupare rurrupá.
Dirupo derrupe.
Disabituare ścarná, ścattuí.
Disagio resagge.
Disapprovare mussjá.
Disapprovare con un cenno del capo
capuzzjá.
Disarmare sciarmá.
Disastro ścatasce.
Disastroso resastrúse, f. resastróse.
Discendente rescendénde.
Discepolo rescíbbele.
Dischiudere ndraprí.
Dischiuso p.p.m. ndrapjérte, f. ndrapèrte.
Disciplina resceplíne.
Disco riśche.
Discolo mbecílle.
Disconoscere ścanósce.
Discorde nunn’éja r’accòrde.
Discordia reścòrdje.
Discorso reścùrse.
Discretamente accussì accussì,
bbunareddúzze, strìppele-stràppele.
Discreto reścréte.
Discussione reścussióne.
Discutere reścùte.
Disdetta ṡdétte.
Disdire ṡdìce.
Disegnare resegná.
Disegno resígne.
Disertore resertóre.
Disfare resfá.
Disfare la carbonaia ścatuzzá.
Disgrazia resgràzzje.
Disgustare resgustá.
Disimpegnare resembegná.
Disinfettare resenfettá.
Disintasare suppelá.
Disinteressare resenderessá.
Disobbligare resubblegá.
Disopra rasópe.
Disotto rasótte.
Dispari spare.
Disparte, in- raparte.
Dispensa respènże.
268
Disperare resperá.
Disperdere spèrde.
Disperso spèrse.
Dispetto respjétte, ścattamjénde.
Dispiacere 1.s.m. respiacére; 2.v. respiacé.
Disponibile respuníbbele.
Disprezzare resprezzá.
Disseppellire sfussá.
Dissidio sciglie.
Distanza restànże.
Distendere restènne.
Disteso restíse.
Distinzione restenżióne.
Distogliere ṡdugliá.
Distrarre ṡbacelí re cape.
Distrattamente strattalmènde.
Distrarre restrahe.
Distrazione restrazzióne.
Distretto restrétte.
Distribuire spunżjá.
Districarsi nu mbuté recuperárse.
Distruggere restrugge.
Distrutto restrutte.
Disturbare restrubbá.
Disunire ścucchjá.
Dittatore rettatóre.
Divaricare sciangá.
Diventare arrevendá.
Diverso re n’ata manére.
Divertimento revertemènde.
Dividere sparte.
Divorare strafucá.
Divorzio revòrzje.
Divulgare mbupulá.
Documento rucumènde.
DOLCI
Bbabbà, bbuścuttjédde, cannellíne, cannuóle, casatjédde, cauzungjédde, ceculàte, ciciarjédde,
ciuculatíne, crespèlle, crustàte, cumbjétte, cumblemjénde, cunfettjélle, cunfjétte, cunvjétte,
cuóppe re ggelàte, cupéte, cuppetjédde re ggelàte, ggelàte, maccarèdde, mèmèlle, mènnele
atterráte, nnaspre, panżaròtte, pastarèlle, peccelatjédde, péttele, pizza rólece, rólece,
sangunácce, savujàrde, stréttamaurízzje, tatóne, tatùne, turróne, turrùne, zetarèdde.
Dolcezza rulucézze.
Doppione ruppióne.
Dollaro tòllere
Doppiopetto a rruje pjétte.
Domanda rumande.
Dormicchiare pennechjá.
Domandare addummanná.
Dormita rurmute.
Domare rumá.
Dose ddóse.
Domestico rumèsteche.
Dosso, di- ra nguódde.
Domicilio rumecìlje.
Dote róte.
Don ron.
Dottore duttóre.
Don...don mbó...mbó.
Dottrina urtíne.
Donare runá.
Dove andó, ndó.
Dondolamenti ndrunduliamjénde.
Dovere 1.s.m. ruvére; 2.v. avé.
Dondolare cutulá, ndrunduljá.
Dovunque nnògne luóche.
Dondolare nel camminare zechetenjá.
Dovuto 1.p.p.aùte; 2.s.m.quédde ca s’adda
Donneare attjá.
rá.
Dozzina ruzzíne.
Donzella runżèlle.
Dozzinale ruzzenále.
Dopo ròppe.
Drizzare ngreccá.
Dopopranzo ròppemangiàte.
Dubbio rùbbje.
Doppia róppje.
Dubitare rubbetá.
Doppietta rujbbòtte.
Duca ruche.
Doppio rúppje; f. róppje.
269
Ducato rucate.
Duchessa ruchésse.
Due pezzi rujpjézze.
Due soldi róppje.
Duello ruèlle.
Durante tutte lu tjémbe.
Durare mandené.
Duretto tustulìdde, f. tustulédde.
Duro tuóste, f. tòste.
Duro di cuore córe re cane.
270
bbene embè.
bete ébbete.
cce Homo Acciaòme.
ccezione accezzjóne.
Ecco! ttè!.
Eccoci èccquece.
Eccola! laví!.
Eccole revví.
Eccoli revví.
Eccolo! luví!
Eccome macóme.
Eccotelo! tèqquatílle!
Eccoti tèccquete.
Eclissi acclísse.
Economia cunnumíje.
Edificio refícje
Educare rrucá.
Educazione rrucazzióne.
Effe fì.
Effettivo affettíve.
Efficace face bbéne.
Egli idde.
Egregio ègrègge.
Eh! ué!.
Ehi! uéje!.
Elastico lasteche, mòlle.
Elementare lemendáre.
Elemosina lemòsene.
Elettricista lettecíste.
Elettrico lètteche.
Eliminare lemená.
Emaciare ścummacerí.
Emergere (fig.) addjà.
Emigrante megrande.
Emigrare megrá.
Emozione mòzzióne.
Empire énghie, gghénghie.
Endice énnece.
Enteroclisma ndèròclisme, pómbe.
Entrambi tutteèddùje.
Entrante ca trase.
Entrarci capé.
Entrare trasí.
Entrare appena appena nżènná.
Entrare in coma ndrestí.
Entrata s.f. e p.p. trasute.
E
Entro rinde.
Entusiasmo ndusiàsme.
Epifania Bbefaníje.
Epistola pìstele.
Epoca èbbeche.
Epulone Pulóne.
Equilibrio culíbbrje.
Equipaggiare cupaggiá.
Equiparare appará.
Erede èrére, rére.
Eredità reretá.
Eremita remíte.
Eresia resíje.
Eretico rèteche.
Ergastolo crastele.
Ermetico armèteche.
Erre re.
Errore arróre, pl. arrure.
Esagerare saggerá.
Esagerazione in tutto ścrufìcje.
Esaltare auzà ngjéle.
Esame isáme.
Esaminare sammená.
Esattamente satte satte.
Esatto satte.
Esattoria satturíje.
Esca éśche.
Esempio èsèmbje.
Esempio, per- piglie.
Esemplare semblare.
Esequie ssèquje.
Esercizio sercìzzje.
Esistere siste.
Esistito sestute.
Esitare èsse ndecíse.
Espediente mastrattíve.
Espellere cacciá ra fóre.
Esperienza sperjénże.
Esperimento spremènde, pl. spremjénde.
Esplicito sbblícete.
Esporre métte espòste.
Espressamente pusetivamènde.
Espresso ispèrse.
Espropriare spruprjá.
Essa édde, pl. lóre.
Essere v. èsse.
271
Essere disponibile stá a ccòmede.
Esso idde, pl. lóre.
Estensione stenżjóne.
Esteriore re fóre.
Esterno parte re fóre.
Esterno, all’- ra fóre.
Estorcere sfeccá.
Estraneo strànje.
Estratto stratte.
Estremità zinne.
Esumare sfussá.
Età ità.
Eternità ternetá.
Eterno atèrne.
Eterno, in- nnatèrne.
Etichetta tacchètte.
Evitare avetá.
Evviva! ébbíve.
272
F
accenda facènne.
acoltà facultá.
actotum sape fá tutte.
agotto fangòtte.
Fallimento fallemjénde.
Fallire fallí.
Fallito fallùte.
Fame insaziabile lòpeche.
FAMIGLIA
Cajnàte, cajnàteme, cajnàtete, cunżòrte, figliàstre, figlie, figlie re lu/la nepóte, fìglime, fìglite,
fràte, fratecucíne, fratecucíne carnàle, fràteme, fratemecucíne, fratetecucíne, fràtete,
ggenetóre, ggenetúre, ggnóre zíje, jénnere, jénnereme, jénnerete, mammà, mammanònne,
mammaránne, mammaránna míje, màmme, mammélle, màmmeme, mammetanònne,
mammetaránne, màmmete, marìte, maríteme, marítete, matre, matrèja, matréjme, matréjte,
mórre re figlie, mugljére, mugljèreme, mugljèrete, nepóte, nepóteme, nepótete, nepúte,
nepùteme, nepùtete, nònònne, nóre, nòreme, nòrete, papanònne, papetanònne, parèndallárghe,
parènde, parendéle, parjénde, parjéndallárghe, pàtre, pàtreme, pàtrete, patríje, patríjme,
patríjte, pràteme, pràtete, prime figlie, quarte figlie, ścacatóre, sciòssce, secónde figlie, sògre,
sògreme, sògrete, sóre, sóre cchiù pìccquele, sórecucíne, sòremacucíne, sòretacucíne, sòreme,
sòrete, ssóre, suógre, suógreme, suógrete, surellàstre, tatá, tataránne, tataránne míje,
tataránne tuje, tàte, tatílle, tatóne, tèrze figlie, vavóne, vavùne, zíje, zíje re lu pàtre o re la
màmme, zjàne, zizì.
Familiarizzare affameljà.
Fardelletto sarcenèdde.
Famoso famùse, f. famóse.
Fardello sàrcene.
Fandonia fandònje.
Fare fá.
Fanfara nfanfàrre.
Fare a strisce lenżjá.
Fanghiglia ciambuótte.
Fare e disfare fá e sfá.
Fango lóte.
Fare il fiocco annuccá.
Fangoso chine re lóte, f. chjéne re lóte.
Fare la conta mená lu tuócche.
Fantasia fandasíje.
Fare la fame paccarjá.
Fantasia, a- fraśchjàte.
Fare la posta fá lu mbuóste.
Fanteria fandaríje.
Fare la resta nżertá.
Far affrettare nfreculjá.
Fare lega arrazzá.
Far aspettare lungamente fá allungá lu
Fare presto fá mane-mane.
cuódde.
Fare rozzamente acciapputtá.
Far bella figura cumbarí.
Fare sparire sparafónne.
Fare storie fá mòsse.
Far brutta figura ścumbarí.
Fare uno spuntino pegliá nu muórse.
Far cambiare aria in una stanza ṡbendá.
Farfarello farfarjédde.
Far capolino fá zizí
Farinoso sfarenènde.
Far compagnia assìste l’ànème.
Farmacia spezziaríje.
Far crepare di rabbia ścattanguórpe.
Farmacista spezzjàle.
Far crocchio arrucchiárse.
Farneticare quartjá.
Far figura accaré.
Farsi il bagno sciaccquarjárse.
Far finta fá abbré.
Fasciare nfassá.
Far segnare a debito dal negoziante
Fasciatura fassatúre.
appundá.
Fastidio fastírje, mbicce.
Far togliere il vizio ścarná.
Fastidioso fasterjùse.
273
Fatica fatíje.
Faticare fatijá.
Faticatore fatjatóre.
Fatterello fattarjédde.
Fatto 1.s.m. cunde; 2.p.p. fatte.
Fatto di buona misura fatte re salute.
Fatto sparire sparafúse.
Favola fàbbele.
Favoloso favulúse.
Favorire favurí.
Febbricitare accalurá.
Fede fére.
Fedina penale certefecáte penale.
Ferie vacanże.
Feritoie circolari sajttére.
Fermare mbundá.
Fermentare vódde.
Fermo fitte.
Ferraglia fjérre vjécchie.
Ferri corti, a- a ccurtjédde tagliate.
Ferro fjérre.
Ferrovia ferruvíje.
Ferula spalmate.
Fesseria fessaríje, frecaríje.
Fessura felagne.
Fessura nelle rocce del Castello
spaccazze.
Feste ffiéste.
Festeggiamento festeggiamènde, pl.
festeggiamjénde.
Festeggiare festjà.
Festino conviviale dopo il compimento
dell’opera capecanále.
Festino mondano senza brio fjéramósce.
Fetido nfetendute.
Fetidume fetendaríje.
Fiaccare arrènne.
Fiamma vambe, pl. bbambe.
Fiammella vambarèdde.
Fiammifero lumíne, mecciarjédde.
Ficcare mbezzá.
Fidare ferá.
Fiducia ferùcje.
Fifa fiffe.
Figlioccio cumbarjédde, f. cummarèdde.
Figliolo fegliuóle.
Figura fuhúre.
Figurare affihurá.
Fila felaránde.
Fila, in- affíle.
Filaccia file sfelate.
Filare felá.
Filistei figlisdèje.
Filo di ferro fjérre felate.
Filosofia felusufíje.
Fine, alla- a la pruffíne.
Finimondo fineremúnne.
Finire cónghie, funí.
Finire ogni cosa spetjá.
Finito funute.
Fino anfíne, nżíne.
Finora finammó.
Fionda jónde.
Fioretto fiurètte.
Fiorire fiurí.
Fiorito fiurute.
Fisarmonica mandecètte.
Fischiare friśchjá.
Fischietto friśchètte.
Fischio friśche.
Fiscolo fríścule.
Fissazione fìseme.
Fiumana jumare.
Fiutare usemá.
Fiuto ùseme.
Flaconcino flaccungíne.
Flacone flaccóne, pl. flaccùne.
Flauto fràule.
Floscio musce.
Focatico fucateche.
Focherello fucarjélle.
Fochista fuchíste.
Foglietto fugliètte.
Foglio fuóglie.
Folletto ścazzematjédde.
Folto astrìnde, f. astrénde.
Fondaco fùnneche.
Fondamentale fundamendále.
Fondare fundá.
Fondo del recipiente funne.
Fontana fundane.
274
Fontaniere acquajuóle, fundanjére.
Fontanina fundanìne.
Fonte funde.
Forare spertusjá.
Forbiciata furfeciàte.
Forchettata furcenáte.
Foresta furèste.
Formare furmá.
Forno di pietra calcarea calecáre.
Foro pertuse; pl. pertóse.
Forse vatterubbíre.
Forte scapaccione ścuppulóne.
Fortuna furtune, pianéte.
Forza, in- nfòrze.
Forza, per- affòrze.
Forzare furzá.
Fossetto fussetjédde.
Fosso fuósse.
Fotografo futògrefe.
Fra nfrá.
Fra poco ra qqua e n’ata nżénghe.
Fracasso frahásse.
Fradiciume fracetúme.
Fragile fràggele.
Fraintendere capí na cóse pe n’ate.
Frammenti di vaso di terracotta ggraste.
Frana lame.
Franare allamá.
Francobollo franghebbólle; pl.
franghebbùlle.
Frangia zìnżele.
Frantoio trappíte.
Frantoista trappetáre.
Frapporre métte mmjézze.
Frastornare nvanvalí.
Frastuono rebbjélle.
Frate laico pecuózze.
Fraterno re frate.
Fratino ze mòneche.
Frattempo, nel- frattande.
Fregare bbuzzará, frecá, fónge.
Fregato bbuzzaráte, frecate, fungiùte.
Fregatura frecatúre, mbrusatúre, pannate.
Fregatura grossolana marróne.
Fregio frègge, pl. frise.
Frenesia frennesíje.
Frequentare ambiente e persone arrazzá.
Freschetto freśculídde.
Fresco friśche.
Frescura freśchetúdene.
Fretta prèsscie.
Fretta, di- mbrèssa mbrèsse.
Fretta, in- mane mane.
Friabile ścanneljénde.
Friggere fríje.
Fronte, di- faccefrónde, refrónde.
Frontiera frundjére.
Fronzolo ciangianjédde.
Frotta, a- a rròcchie.
Frottola papócchie, stròppele.
Frugare sfrucchenjá.
FRUTTA
Àcene, acenjédde, aulíva nèure, aulíve, cachísse, caścavéglie, ceràse, ceràse majàteche,
ceràse tòste, cjéuze, crìchele, cutùgne, fiche, ficherínnele, fìquara, fìquara verdéśche, fràhule,
frùttere, granàte, luvá li nùzzele, melàjne, méle cutógne, méle lemungèdde, melédde, melóne,
melóne re pane, melùne, mènnele, merìquele, mìle, mìle cutùgne, mìle lappióne, mìle
lemungjédde, mmaréne, néspele, nnuce, nóce, nócia maśche, nózzele, nucédde, nucellìne
merecáne, nùzzele, pacche, pegnuóle, pènnece, penòzze, perédde, perìdde, peróne, perùne,
pìre, ppére, precóche, prèsseche, pulecìne, pulújne, purtahàlle, smèrge, sòrve,
squaquaracchjàte, trigne, tórse, turse, ulécene, uve a mménne re vacche, vajnèdde, vérde.
ORTAGGI
Acce, aglicèdde, capa r'aglie, cappùcce, cavulaffióre, càvule, cecòrje, cemaruóle, cepódde,
cepullètte, cetróle, cetrùle, checózze, cucuzzjédde, cuppulóne, fasulíne, felàzze, fenùcchie,
fiurìlle, funócchie, gghjéte, jéte, mènnele, mulegnáme, nżalàte, pastenáche, patàne, patanèdde,
275
pesjélle, pumberóre, pupàjne, putresíne, rafanjédde, rùchele, ścarciòffele, ścarfuóglie,
ścaróle, spógne, spulecarjélle, spunżàle, urtuláne, urtulìzzje, vasanecóle, vónghele, vràsseche,
vruócchele, vùnghele.
Frustata ścrujatáte.
Fucile fecíle.
Fuga fuha.
Fuga di fidanzati fiùte.
Fuggi fuggi fuje-fuje.
Fuggire fuje.
Fuggirsene fujresínne.
Fuggito fìùte.
Fuliggine felínje.
Fumare fumá.
Fumatina fumatèlle.
Funaio zucare.
Fune zóche.
Funicella zuculédde.
Funzionare funżiuná.
Fuochi d’artificio piccoli bbumbètte.
Fuoco fuóche.
Fuoco in abbondanza fuóche a
bbattaglióne.
Fuorchè fóre ca.
Fuori mano stramane.
Fuori paese fóre tèrre.
Fuori rafóre.
Fuoruscire di fumo trabbuccá.
Furbizia mastrattíve.
Furioso furiùse, f. furióse.
Furtivamente citte citte.
Fusaiolo rutèlle.
276
G
abbano tabbàne.
abbare cuffjá.
abbia caggióle
alanteria halandaríje.
Galeotto galjòtte.
Gallare addjá.
Galleria hallaríje.
Galoppare galuppá.
Galoppo ggaluóppe.
Gancetto ciappètte.
Gara hàre.
Garante arànde.
Garantire arandí.
Garbare aggarbá.
Garbo hàrbe.
Garitta halítte.
Garza hàrze.
Garzone arzóne, pl. arzùne.
GIOCHI
A attacéle, a ccerchjètte, a ffurmèdde, a lappazzíje, a ndindóló, a ngappá, a ngaracòsse, a
nnaścónne, a padda priggiònjére, a sbattemáne, a ścuppettuóle, a tamburrèlle, a toccafjérre, a
vóla vóle, a la cùnnele, a la seggióle, a la uèrra frangése, a la zóche, a li quatte candùne, a lu
cambanóne, a lu chirchje, a lu cucuzzáre, a lu fazzulètte, a lu ścaffe, a lu sciule, a lu spundóne,
a re vrécce, cu li nùzzele, cu li nùzzele re vajnèdde, dòndò, gghiucá, ggiratónde, jucá, juóche,
manefrécce, padde, paddùccele, pallaammáne, pallóne, pallòngíne, pallùne, pallùngíne,
puparèdde, pupazzjédde, pùpe, pupécchie, pùpere, ruzze, ruzzjá, ścarecasále, ścarecavarréle,
ścórre, spundóne, strùmmele, tàmmere, totì, tuócche, zurle, zurljá.
Gattabuia gargiùbbele.
Giallognolo ggialluógnele, f. ggiallògnele.
Gattamorta attamòrte.
Gigante ggiahànde.
Gelare hilá.
Giocare con l’acqua cechetjá.
Gelataio ggelatáre.
Giocatore jucatóre.
Gelosia ggelusíje.
Gioia ggiòje.
Gendarme ggiandarme.
Gioiello ggiujèlle.
Genio ggènje.
Giornale ggiurnàle.
Gente ggènde.
Giorni, a- a gghiuórne.
Gentilezza cevelézze.
Giorno di magro juórne ca nu nże mange
Genuino ggenuíne.
carne.
Geografia ggiògrafíje.
Giostrare ggiustrá.
Geometra ggiòmetre.
Giovamento suggiuóve.
Gesso ggésse.
Giovare juvá.
Gesti, a- a la mupégne.
Gioventù ggevendù.
Gesto ggèstre.
Giramento ggeramjénde.
Gesù Cristo Ggése Criste
Girandola a terra (fuochi d’artificio)
Gettare gghittá, jttá.
pisciaunnèdde.
Gettare all’aria scengeljá.
Girandola su un palo rutèdde.
Getto d’acqua sottile ndriscele.
Girandoloni ggenżiùne.
Getto d’acqua sottilissimo ndrescelícchie.
Girare ggerá.
Ghiacciare ferrá.
Girare in tondo fá re ttórne.
Ghiacciato chitre, ferrate.
Giravolta ggiravòte.
Ghiacciolo ferrazzóne, pl. ferrazzùne.
Girellare fá li turnjélle.
Ghiaia bbrécciulíne.
Giro in carrozzella ścarruzzjàte.
Ghirigoro cicchetònne, pl. cicchetuónne.
Gironzolare cernecchjá.
Ghirlanda ggrellande.
Girovago vá sbattune.
Giaciglio ścarajàzze.
Giù abbasce.
277
Giù, in- capabbasce.
Giudeo ggiuréje.
Giudicare gghiurecá, jurecá.
Giudizio ggiurízzje.
Giumella jummèdde.
Giunta jónde; pl. gghjónde.
Giuntura jungetúre.
Giusto juste.
Gloria gròlje.
Gloriare frusciá.
Glorioso gluriùse.
Gocce d’acqua sull’olio pambanèdde.
Goccia dalla grondaia crunżàle.
Goccia stizze.
Goccina stezzecèdde.
Gocciolare stezzechjá.
Godere urè.
Godetevelo! uritavílle!
Goduto urute.
Golosità cannarutízzje.
Gomitolino ggliuómmere.
Gomitolo parànże.
Gomma hómme.
Gomma per cancellare cassatúre.
Gonfiare abbuttá, anghjá.
Gonfiarsi come una botte abbuttárse.
Gorgo vurve.
Gorgogliare urvegliá.
Governare uverná.
Governo uvèrne.
Gradire aggradí.
Gradito aggradíte.
Graffiare rangecá.
Graffiata rangecáte.
Graffio ràngeche.
Grammatica remmàteche.
Granatino carlendíne.
Grancassa rangasce.
Granfiata ggranfàte.
Gratis aggratísse.
Grattacapo rattacápe.
Grattare raścá.
Grattugiare grattá.
Gratuito franghe.
Grazia ggràzzje.
Grazia di Dio ggraziarDdíje.
Grazia di Dio, in- ngraziarDdíje.
Grembo, in- nżìne.
Gridare alluccá.
Grido allùcche.
Grillare vódde.
Grillato vuddute.
Grinzoso singhe-singhe.
Grondare ścórre.
Groppo nùreche.
Grossa contrarietà ścambelacchióne.
Grossezza ggrussézze.
Grossi fuochi d’artificio calecásse.
Grossista ggrussíste.
Grosso bastone stajuóle.
Grosso rimbrotto cazzjatóne.
Grugnone ṡgregnóne.
Gruppetto ròcchie.
Gruppo tròpele.
Gruppo disordinato di persone mórre.
Guadagnare abbuścá, uaragná.
Guadagno uaràgne.
Guadagnucchiare ścambuljá.
Guaio uaje.
Guancialata cuscenáte.
Guancialino cuscenètte.
Guardare tremènde, uardá.
Guardare di sbieco smecciá.
Guardato tremendúte.
Guardia uàrdje.
Guarire passá bbuóne, uarí.
Guarito passate bbuóne, uarute.
Guastare ścunżá, uastá.
Guastarsi il sangue nnacedírse.
Guasto ścunże, uaste.
Guazzare cutulá.
Guerra uèrre.
Guidare uirá.
Guscio cuócchile, pl. còcchile.
Gustare hustá.
Gusto huste.
278
attura jttatúre.
dee (strane per la testa) cicche pe la
cape.
dentico talèccquàle.
Ignoranza ggnurandetá.
Illudere llude.
Illuminare llumená.
Illuminazione llumenazzióne.
Imballare mballá.
Imbambolare mbambulá.
Imbalsamare mbalzamá.
Imbarazzo mbaràzze.
Imbarcare mbarcá.
Imbasciata mmasciàte.
Imbianchino janghjatóre.
Imboccare mmuccá.
Imbottire mbuttí.
Imbrattare nghiaccá.
Imbratto nghiacche.
Imbrogliare mbapucchjá.
Imbroglio mbruóglie.
Imbronciarsi ammurrárse.
Imbucare mbustá.
Immaginare mmaggená.
Immagine fehùre.
Immediatamente mmerjatamènde.
Immediato mmerjàte.
Immischiare mmeścá.
Immiserire mmeserí.
Immobile fitte fitte.
Immondezzaio munezzáre.
Immondizia munnézze
Immucidire mmucedí.
Impacchettare mbaccuttá.
Impacco mbacche.
Impagliare mbagliá.
Impagliatore di sedie mbagliasègge.
Impalare mbalá.
Impappinare mbappená.
Imparare mbará.
Imparentare mbarendá.
Impastare mbastá.
Impaurire pegliá li móte, pegliá li pàppele.
Impazienza spaciénże.
Impazzimento mbaccemjénde.
Impazzire ascí pacce.
I
Impedimento mberemènde; pl.
mberemjénde.
Impedire mberí.
Impedito mberute.
Impegnare mbegnà.
Impegno mbégne.
Impensabile mbenżàbbele.
Impensierire mbenżerí.
Impensierito mbenżerúte.
Impermalire pegliá a mmale.
Impeto di collera sumasèste.
Impiantare mbiandá.
Impiastro nghiàstre.
Impiccare mbeccá, mbènne.
Impiccato mbeccate, mbìse.
Impicciare mbecciá.
Impiccolire revendá nu mùzzeche.
Impidocchire mburucchí.
Impidocchito mburucchiúte.
Impiegato mbjéhàte.
Impiego mbjéhe.
Impigrirsi ścunferárse.
Impoverire appezzendí.
Impratichire ndranżechí.
Impressionare mbressiuná.
Improperio mbrupèrje.
Improvvisamente alandrasátte,
alassacrése.
Improvvisare mbruvvesá.
Improvviso, all’- a la ścherdune.
Impuntarsi mbundárse.
Impuzzire mbuzzulí.
Impuzzito mbuzzulúte.
Inacidire nacezzí.
Inacidito nacezzúte.
Inamidare mbusemá.
Inaspettatamente a la ścurdate.
Inaugurare nnahurá.
Incallito ngaddute.
Incanalare nganalá.
Incantare ngandá.
Incaponire ngapuní.
Incappottarsi ngapputtárse.
Incaricare ngarecá.
Incarnito ngarnate.
279
IN CAMPAGNA
Abbàtte, abbufunáte, accauzá, accètta gròssa, accètte, accettúdde, acchianá, acchiuccá,
acculemá, accuzzá, àcene, affasciá, a l'ammasóne, ammammá, ammasunárse, ammaturá,
ammurrárse, ande, andenjére, angóne, angùne, appalummárse, appecciá l'èrva sécche o la
restócce, appezzuttá, ará, aràte, ardàre, àrbele, àrbele annarúle, àrbelecjédde, àrje,
arraciuppá, arraccquá, arrecená, arrecenúte, arregná, arresenárse, arreserjá, arreserjàte,
arrussá, ascí li nfuórchie, assauráte, assàure, aste, astecèdde, attummá, attuppá, atturchjá,
ausjédde, autùre, bballe, bbanghe, bbiame, bbianghètte, bbràsseche, bbufóne, bburràcce,
cacchiuóle, cacciá l'aste, cacciá lu ssàure, cafóne, cafunázze, cafungjédde, cambagnuóle,
cambíje, cambjá, cambjére, canàle cupjérte, canaljédde, cannédde, cannezzàte, cannìte,
cannìzze, cappúdde, carnecchiá, carrá, carusèdde, catuózze, cecá l'uócchie a la tèrre,
cecerjédde, ceglí, cegliùte, ceppóne, ceppùne, cèrne, cernecchjóne, cernetúre, cernìcchie,
chiandá, chiandaggióne, chiandatúre, chiande, chiandecèdde, chiandìme, chianètte,
chiapparóne, chilògne, chjòcche r'èrve, ciòcchere, ciuccarjédde, ciucce, ciuócchere, còglie,
còvete, crapàre, cretògne, cròcche, cuddàre, cugne, culme, cultevá, cultùre, cumbassatóre,
cundatíne, cunfìne, cungìme, cuórpe, cuóvete, cuózze, curàtele, érpice, èrve, èrve allambáte,
èrve resenáte, èrve ścumàte, fá l'ausjédde, fá lu ścasse, fá lu stracche, fá re ggrègne, fá vérde,
falòppe, fasce re lèuna suttíle, fascetjédde re lèune, fascìme, fàuce, faucìá, faucìàte, fauciatóre,
fauciatúre, faucióne, favùcce, fènże, féscene, fjéne, fjéne pe re vvèstje, fòrbece pe putá, fórche,
fóre, fraśche, fraśchetèdde, frólece, frósce, frùlece, frusce, fruttìvele, fumjére, furcédde,
furcìdde, furcóne, gglòbbe, ggramégne, ggrane, ggranerínje, ggrassùme re la tèrre, ggrègne,
gràlete, granìdde, jazze, jérmete, jóre re cungìme, jóśche, jrmetá, jrmetánde, leghìme,
lehatúre, lettére, lèuna, lèuna fèrme, lèuna suttìle, lèuna tunnìzze, lòpeche, luvá la jòśche, luvá
la ścòrce, luvá la vézze, luvá re ppréte, maglióne, magliùne, majése, malannáta, malèrve,
mammatúre, manganjédde, mangiatóre, marchie, marenáre, marzellíne, massaríje,
massarjànde, màttele, mazza lònghe, mazzarjédde, mazzuccá, mbustá, mesùre, mesùre re tèrre,
méte, méte re paglie, metènne, metetóre, metetúre, métte re rràreche, mezzètte, misse re
rràreche, mmète, mmucàte, mundagnóle, munná, murrécene, murrícene, nettatúre, nfra śchjá,
nfraśchíme, nfuórchie, nfurcá, ngammá, nnuśche, nu sacche re tèrre, nùreche, nżetá, nżèrte,
nżite, nżùche, nżulecá, nżulefá, nżulucá, nżulufatúre, órdene, pacche re lèune, pagliàre,
pagliarjédde, pagliùśche, pagljére, pale re lèune, pale re méte, palídde, pambùglie, panne,
pannettére, parànże, parùle, parzunále, pastóra, patàne, pecciunére, péce, pecurále,
pecuralèdde, pecuraljédde, pegliá, pegliá a lu chiappe, pegnóne, peràle, peraljédde, pére,
pertecáre, pesá, pesànne, pesatúre, petatúre, piche, pile re lèune, pjézze re tèrre, pómbe,
pòrche re tèrre, precìse, prèhula, prenòspre, préta turchìne, prudìcce, pùche, puglie,
pulerènde, pumbjá, pumbjá cu la préta turchíne, pundarjédde, pùngeche, purcàre, putá,
putatóre, putatúre, putére, puzze, raccòglie, raccòvete, raccuóvete, raciuóppe, ramagljètte,
ramòste, ràreche, rasatèrre, ràsele, rasteddá, rastjédde, ratìne, recòte, recòte la vigne a
mmagge, recultòre, recultùre, réglie, rènde, renóse, renùse, rescióle, restócce, restócce
appecciàte, restuccá, riàle, riínghiménde, rjénde, ròcchie, ròjne, rómbezzòlle, rónghe,
rungìglie, ruócchie, ruvaje, sacche, sacche r'ardìche, sacche re nderlíce, sacchètte,
sacchettèdde, sacchettjédde, sacchettúcce, saccóne re paglie, sàleme, saramendá, saramjénde,
sarcetjá, sarcetjá la vigne a ggiugne, ṡbangá,ścacchjá, ścacchiatúre, ścaglie, ścagliètte,
280
ścambá ròcchie, ścanneljá, ścappe, ścapuzzá, ścarajàzze, ścarde, ścarfugliá, ścaténe,
śchiuccá, sciaccquatúre, sciamàrre, sciuóglie, sciuppá, ścòrce, ścrujàte, ścucchiljá, ścunfená,
ścungá, ṡdrarecá, ṡdràule, secatóre, secatúre, séccete, séche, segafjéne, semènde, semjénde,
semmená, sémmene, semmenatóre, semmenatúre, sfelá, sfelecá, sfelènże, sfraśchiá, sjérre,
sóleche, spatuórchie, specá, speculá, spjandá, spiandáte, spiche, spiche resenáte, spiche tórse,
spóle, spruhatúre, spruócchele, spruvá, spruvatíve, spuddá, stàbbele, stabbeljá, staccióne,
stadde, stambjélle, statéle, stile, stjére, strame, strungá, struppóne, stumbóne, stuóle, stuzzá li
mazzarjédde, sùleche, sulechícchie, supàle, surgènde, surgive, taccarjédde, tàcchere,
taccherjá, tàhule, témbe, termenére, tèrra grasse, tèrra ngastàgne, tèrra sécche, tèrra
vrecciulélle, tèrre, tèrre cúm'a l'éśche, terretòrje, terródde, tórre, tòrtene, traíne, trajnjére,
tràlece, trapjandá, trattùre, tré tómmele re tèrre, triàngule, truócchele, tufe, tùmmele, tùmmele
re tèrre, tuórchie, tuózze, ualàne, uardjàne, uócchie, uócchie re canne, uòffele, uórje, uórte,
ùrdene, urécchie, urscíglie, urtecjédde, urtulàne, vaccàre, vandére, vanghe, vasciàn że,
vecchjégne, vecciáre, vegnarèdde, vegnarúle, véne, vérdene, véreche, vernégne, versùre,
véttele, vézze, vìgnere, vìnghje, vijòccele, vòmmere, vòśche, vrassecále, vràsseche, vrazzeláre,
vreccetjédde, vreccióne, vrecciulélle, vrecciùne, vregná, vricce, vummarèlle, vurve, vuśchètte,
zannjá, zappá, zappá la vigne, zappèdde, zappjédde, zappùdde, zappuljá, zéppe, zeppecèdde,
zùlefe.
Incartamento ngartamènde; pl
Incolpare ngulpá.
ngartamjénde.
Incolume sane e ssalve.
Incassare ngasciá.
Incominciare accumenżá.
Incatenare ngatená.
Incomodare ngummerá.
Incatricchiare ngatená.
Incomodo ścunże.
Incavare ngavá.
Incompatibile ngumbatíbbele.
Incavo ggaglie.
Incompleto mjézze mjézze.
Incendiare appecciá.
Incontentabile ngundendábbele.
Incenerire ngennerí.
Incontrare ngundrá.
Incensare ngenżá.
Incoraggiare nguaraggiá.
Incensiere ngengjére.
Incordare ngurduná.
Incenso ngjénże.
Incravattato ngruvattáte.
Incentivo ngendíve.
Incredibile ra nu ngrére.
Incerto ngèrte.
Incrociare ngruciá.
Incespicare ndruppecá.
Incrostare nguzzechí.
Inchiostro ggnòstre.
Incrostato nguzzecúte.
Inciampare ngiambecá.
Incurvare ndrambí.
Incidente ngerènde.
Incurvato ndrambúte.
Incignare ngegná.
Indagare ścanagliá.
Incipriare ngeprjá.
Indebolire ìre addréte, ndebbulí.
Incirca, all’- a uócchie e ccróce.
Indegno nunn’éja régne.
Incivilire ngevelí.
Indietreggiare ìre rétecule.
Inclinare ngandá.
Indietro addréte.
Includere nglude.
Indigesto nu nże póte alleggerí.
Incocciare cunfrundá, ngucciá.
Indirizzo nderízze.
Incolonnare ngulunná.
Individuo ndevìreve.
281
Indolcire ndulecí.
Indolcito nduleciúte.
Indolenzire addòrme.
Indolenzito addurmúte.
Indorare ndurá.
Indossare métte nguódde.
Indosso nguódde.
Indovina annevenatríce.
Indovinare affrundá, annevená, ngarrá.
Indovinello nduvenjédde.
Indurire ndustá.
Indurito annussáte.
Infangare azzangá.
Infarinare nfarená.
Infastidirsi sfasterjárse.
Infeltrire arreterá.
Inferno nfjérne.
Infiacchire abbalí.
Infilare nfelá.
Infilarsi sotto le coperte agguattárse.
Infiltrare fónne.
Infine a la fine.
Infinocchiare mbapucchjá, nfunucchjá.
Infoltire nfurchjá.
Informare nfurmá.
Infossare nfussá.
Infreddatura pambanízze.
Infreddolire appagliará.
Infruttifero ca nu mbòrte frutte.
Infuriare nfurjá.
Ingaggiare ngaggiá.
Ingannare nganná.
Ingegnarsi ngegnárse.
Ingegnere ngegnjére.
Ingegno ngégne.
Ingelosire ngelusí.
Inginocchiare renucchjá.
Ingioiellare ngannaccá.
Ingiuria ggnuramjénde.
Ingiuriare ggnurá.
Ingobbire ṡgubbá.
Ingoiare calá, ngurpurá.
Ingolosire ngannarutí.
Ingozzare strafucá.
Ingrandire fá cchiù ggruósse.
Ingrassare acciuttá.
Ingresso èndrate.
Ingrossare ngrussá.
Ingrugnare ngrugná.
Iniezione nnezzióne.
Iniezioni nnezziune.
Inimicare nnemecá.
Iniziare ngepjá.
Iniziare a bollire furfechjá.
Inizio di gomitolo jéffele.
Innamorare nnammurá.
Innervosire tuccá li njérve.
Inquietare nguartá.
Inquilino ngulíne.
Insaccare nżaccá.
Insanguinare nżangulendá.
Insanire nżalaní.
Insapore nu ndéne sapóre.
Insaporire nżapurí
Insaputo nżapute.
Insecchire nżecchí.
Insegare nżevá.
Insegnare nżegná.
Inseguire appersagliá.
Inselvatichire nżelvaggí.
Inselvatichito nżelvaggiúte.
Inseparabile nżeparábbele.
Inservibile nummále.
Inservibili nummálene.
Insieme nżjéme.
Insinuare nżenuá.
Insistere nżíste.
Insolazione nżulazzióne.
Insomma nżómme.
Insospettire nżuspettí.
Insudiciare mbiastrá.
Insufficiente nżuffecjénde.
Insultare ngemendá, nżultá.
Insuperbire nżuperbí.
Intabarrare accapputtá.
Intagliare ndagliá.
Intanto ndramènde.
Intarsiare ndarsjá.
282
Intasare uppelá.
Intascare métte nd'a la sacche.
Intatto ndatte.
Integralmente affíle affíle.
Intelletto ndellètte.
Intendere ndènne.
Intento ndènde.
Intenzione ndenżióne.
Interessare mbacciá, nderessá.
Interesse nderrèsse.
Interno rerínde.
Interno, all’- rarínde.
Intero sane-sane.
Interpretare nderpretá.
Interrare nderrá.
Interruttore chiavètte.
Interstizio ṡbácule.
Intestardire ngapuní.
Intestare métte mbjétte.
Intingere nfónne.
Intirizzire arruzzulí.
Intisichire ndesechí.
Intitolare ndetulá.
Intonacare ndunacá.
Intonare nduná.
Intontire ndufá, ndundí.
Intoppare nduppá.
Intoppo nduppe.
Intorbidare ndruvelá.
Intorno attuórne.
Intorno intorno tuórne tuórne.
Intossicare ndussecá.
Intrattenimento ndrattjéne.
Intravedere straveré.
Intravisto stravíste.
Intrecciare ndrecciá.
Intreccio ndrécce.
Intrigare ndrecá.
Intristire ndrestí
Introdurre mbezzá.
Introitare ndrujtá.
Intromettere ndrumétte.
Intronare ndruná.
Intrufolarsi feccárse mmjézze.
Intruglio ndruglie.
Intuito, per- a la puzze.
Inumidire ngummerí.
Inutile nnútele.
Invecchiare nvecchjá.
Invece mméce.
Inventare ammendá.
Inverso mmjérse.
Inverso, all’- alammèrse.
Inviare manná.
Invidia mmìrje.
Invitare mmetá.
Invito mmíte.
Invogliare nvugliá.
Involto di panni da lavare mappate.
Inzaccherare azzangá.
Inzeppare nżeppá.
Inzuccherare nżuccará.
Inzuppare spunżá.
Io éo.
Ipocondria pecundríje.
Irrigidire ndesí.
Irrigidito ndesute.
Irrimediabile sènż’arremérje.
Irritare ngazzá.
Ispettore spettóre.
Ispezionare spezzjuná.
Istigare ajstecá.
Istruire struuí.
283
L
à ddá.
à dentro ddaddínde.
à dietro ddaddréte.
à fuori ddàffóre.
Là, in- addá.
Là intorno ddàttuórne, raddattuórne.
Là sopra dammónde, ddàssópe.
Là vicino dabbecíne.
Laboratorio labbratòrje.
Laccio lazze.
Lacerare lazzerjá.
Ladro marjuóle.
Ladruncolo mariungjédde.
Laggiù ddabbasce.
Lagna latuórne.
Lago lahe.
Lamentare lamendá.
Lamento lamjénde.
Lamiera ramére.
Lamina pétene.
Lampante lambande.
Lampione lambjóne, pl. lambjùne.
Lanciare mená.
Lanetta lanettíne.
Laniccio lanacce.
Laniccio sui vestiti racche.
Lappare surchjá.
Largo làrehe.
Lasciare lassá.
Lasciare lividi ammatundá.
Lassù ddassópe.
Lateralmente re quarte.
Latitante vá fujènne.
Lato quarte.
Latrocinio ladrucínje, mariulícje.
Lattaio lattare.
Lattifero lattóse.
Laurea làurje
Laureare laurjá.
Lavandaia lavannáre.
Lavare lavá.
Lavare a mano il bucato streculá.
Lavata di testa cazzjàte.
Lavorare fatijá.
Lavorare a maglia fatijá a mmaglie,
pungechjá.
Lavorare con solerzia truttjá.
Lavoricchiare petteljá.
Lavoro fatìa.
Lavoro, non finire o completare unacciuuí.
Lavoro intermittente lasse e ppiglie.
Lavoro leggero artalègge.
Leccare alleccá.
Leccornia leccardízzje.
Lega léhe.
Legaccio attaccáglie.
Legalmente pe víje re légge.
Legare attaccá, cegná.
Leggenda leggènde.
Leggere lègge.
Leggero ljégge, f. lègge.
Legittima leggítteme.
Lei édde.
Lembo zénne.
Lèmme lèmme lòcche lòcche.
Lentamente tòme tòme.
Lentezza chjutaríje, lendézze.
Lentezza esagerata musciaríje.
Lesinare terá.
Lettere líttere.
Letto leggiúte.
Levante luhuánde.
Levare luvá.
Levarsi speselárse.
Levatrice vammane.
Lezione lezzióne, pl. lezziùne.
Lezzo addáje.
Lì ddó.
Lì dentro ddóddìnde.
Liberare lebberá.
Libero da impegno spicce.
Libero líbbere.
Libretto della pensione s.f. lebbrètte.
Libretto s.m. lebbrètte.
Libricino lebbrecjédde.
Libro libbre.
Licenziare lecenżjá.
Lieve (di peso) pésele.
Lievitare crésce.
Limitare lemetá.
Limite lémmete.
Limpido chiare chiare.
284
Linea línja.
Lineamento linjamènde.
Lineetta lenjètte.
Linguaggio ru parlá.
Liquame quaquaròglie.
Liquidare lequetá.
Lisciare allesciá.
Lisciata allesciáte.
Lisciatina allesciatèlle.
Liscio lisce.
Liscivia lessíje.
Lite allíte, sciarre.
Litigare acciuppjá, fá allíte, fá sciarre,
sciarrá.
Litigio alletetórje.
Livellare assuzzá.
Locale lucale.
Locomotiva lucumetíve.
Loculo nicchie.
Lodare ludá.
Logico lòggeche.
Lontana, alla- alalundáne.
Lontananza lundanánże.
Lontano alluónghe, lundane.
Lontano sia arassesíje.
Loquacità taccarèdde.
Lordo lurde.
Lordura lurddízzje.
Loro lóre.
Lottare luttá.
Lucidare allucetá.
Lucido lùcete.
Lucifero cifre.
Lucignolo lucígne.
Lucro rucle.
Lui idde.
Lunga lònghe.
Lungo la schiena rine-rine.
Lungo luónghe.
Lungo, a- alluónghe.
Luogo luóche; pl. luóchere.
Lupinaio lupenáre.
Lupo mannaro pumbunáre.
Lustrare (i mobili) allustrí.
285
acchia nguacchie.
acchiare nguacchjá.
acchina machene.
acchinare machenjá.
Macchinetta machenètte.
Macchinista macheníste.
Macchiolina nguacchicjédde.
Macellaio chianghjére, f. chianghére.
Macellare accíre.
Macelleria chianghe.
Macerare ścummacerí.
Macigno peścóne, pl. peścune.
Macigno infossato per metà pundare.
Madama maràme.
Madamigella madamusèlle.
Madonna Marònne.
Madonnina Marunnèlle.
Madrina cummare.
Maestro majéste; f. maéste.
Mafioso maffiuse.
Maga mahe.
Magagnare ammahagná.
Magari! ammaháre.
Magazzino mahazzéne.
Maggioranza maggiurànże.
Maggiordomo macerdòme.
Maggiore cchiù ggruósse; f. cchiù ggròsse.
Maglia alta (uncinetto) bbattute.
Maglia bassa (uncinetto) mèzzemàglie.
Mai sia! nunżiamáje!.
Mal coperto per negligenza ngrille; f.
ngrélle.
Malacreanza malacriànże.
Malamente ammalamènde.
Malannaggio mannagge.
Malapena, a- a mmaletepéne.
Malaugurio malahúrje.
M
Male, non c’è- stríppele stráppele.
Maledetto malerítte.
Maledire maleríce.
Maledizione malerezzióne, sendènże.
Maleducazione malarucazzióne.
Malfatto malefátte.
Malinconia malenguníje.
Malocchio maluócchie.
Maltenuto maletenúte.
Manata uangiate.
Manatella uangiatèdde.
Mancamento mangamjénde.
Mancare mangá.
Mancia rialíje.
Mandare manná.
Mandata passate.
Mandolino mandulíne.
Maneggiare manjá.
Mangiare mangiá, pappuljá.
Mangiare a sbafo mangiá a ścruócchie.
Mangiare cibo disgustoso e pesante
stumbagná.
Mangiare di grasso ngammará.
Mangiare di magro ścammará.
Mangiare smodatamente ścrufunjá.
Mangiare troppo abbuttá.
Mani, nelle- mmane.
Manico maneche.
Maniera mmanére.
Maniera dell'asino, alla- a la ciuccégna
manére.
Maniere, con le buone- cu ru bbuóne.
Mano, alla- alamáne.
Mano, a mano a- mane mane.
Mano aperta uange.
Mano, in- mmane.
Manovrare manuvrá.
BARBIERE
Ammulá, assucacapídde, bbrellandíne, capédde, capidde, carusá, cóndrapíle, fá la cape, fá la
varve, fuórfece, machenètte pe carusá, mandellíne pe li capidde, nżapuná, pennjélle,
pennjélle pe luvá li capidde, pettenésse, pettenessíne, rasùle, ścamurrá, ścrime, ścupètte,
specciá li capidde, strappe, tuvaglie, vacenèlle, varvaríje, varve, varvjére.
286
CALZOLAIO
Allustrá, bbangarjédde, cendrédde, chiuóve, crióle, cuórje, curtjédde, fórme, fórme re fjérre,
fòrte re la ścarpe, martjédde, métte la mèzzesóle, passacére, preccètte, ścarpàre, ścupètte,
semenżèlle, sóle, sópatàcche, spaccaòcchjèlle, spartepúnde, suglie, tenàglie a ddjénde,
tirasóle, uardamáne, vandére, vattechiuóve.
FABBRO
Allemá, ammulá, angùre, azzarí, càlebbre, cendróne, cendrùne, chiave èsagonale, chiuóve,
fémmene felettáte, ferrá, ferràre, ferraríje, fòrbece, fòrge, lime piatte, tondìne, mezzatónde,
martjédde tirachiuóve, màścule felettáte, mazze re fjérre, mazzóle, mbanatúre, mórse,
ndenàglie, pundíne e ścarpjédde, séche, sferrá, tràpene.
FALEGNAME
Bbite, chianòzze, chianuózze, chiuóve, ggiravíte, gubbia, làppese, lime, marteddúzze,
martjédde, maste, masteráscie, mazzóle, mbellecciatúre, móle a acque, mórse, mórse re lu
bbanghe, ndarsjá, ndenàglie, nghiuvá, ngullá, pére re puórche, pundíne, raspe, raspíne,
ròndèlle, ścarpjédde, sciùscele, secá, secatúre, séche a mmane, secòzze, sengatúre, serràcchie,
spìnnele a mmane, tàhule, tahulédde, tahulóne, tràpene a mmane, zéppe re lu bbanghe.
FORNAIO
Furnare, furne, mùnnele, munnulatúre, nfurná, palummésse, raretóre, ratavjédde, stagnére,
tàhule re ru ppane.
MURATORE
Ànnete, bbattetóre, bbuggiàrde, bbujàcche, caldarèlle, caucenáre, càucia, cèleme, cemènde,
ceppóne, cìccele, cucchiàra, cucchiarèdde, facciavíste, frabbecá, frabbecatóre, fràbbeche,
fragàsse, fuósse p'abbagná la càucia, ggésse, ggraste, grale, jttá ndèrre, levjélle, manuhuàle,
martjédde, maste, matóne, matunácce, matùne, mbastá la càuce, mòtòpiche, muralètte,
ngauciá, nguagliá, pale, piche, piómbe, pundélle, quaglie, réne, ru ffine, ścarpjédde,
ścucchiljá, ścummegliá lu titte, sfammecá, sfrabbecá, ṡguazze, squadre, stunacá, suppónde,
tahulóne, zappe, ze maste, zóche.
SARTA - SARTO
Acchiètte, acciàppe, acciappètte, accurtá, ache, allarehá, àquare, cacciá lu nghiùse a vvíje re
rinde, capescióle, chiculédde, chjéche, chjusùra lambe, cóse, cusetóre, cusetríce, cusetúre,
cusute, fendarèlle, fenemjénde, fòtere, fresìlle, fuórfece, furmèdde, futará, ggésse, majéste,
métte a mmesùre, métte la pèzze, nghimá, nghjéme, pènże, pèzze, pranèlle, quatrjédde,
rebbattúte, repezzá, repjézze, repìlle, rétepunde, revettá, revètte, riítale, rròbba nduócche,
rucchèlle, sartulédde, sarturíje, śchjemá, ścóse, ścuppá, ścuppàte, ścusetúre, ścusute,
ṡgavagliá, sóprammáne, spagnulètte, speghètte, spìngule, strénge, vùcchele re l'ache, vuttóne,
vuttune.
Manrovescio mmane mmjérse.
Mansalva mambasse.
287
Mansueto manże.
Mantenere mandené.
Marchingegno marcangégne.
Marcio fràcete.
Marcire mmucedí, nfracetá.
Marcito mmucedúte.
Marciume del legno cajcce.
Maritare ammaretá.
Marmo mármere.
Marocchino marucchíne.
Marrancio marracce.
Martellare marteddá.
Martellata marteddáte.
Mascherata maścaráte.
Mascherone maścaróne.
Masnada manjàte.
Massaggiare struculá.
Massaggio struculáte.
Massaia massare.
Massiccio massízze.
Masticare acciaccá.
Masticare lentamente ammagliá.
Masticare pigramente agliaccá.
Matricola matríquele.
Meccanico maccàneche.
Meco cummíche.
Medaglia meraglie.
Medaglina meraglíne.
Medaglina sacra semmeráglie.
Medesimo lu stésse.
Mediatore zanżáne.
Mediatore di cavalli zénghere.
Medicare merecá.
Medichino merechícchie.
Medicina merecíne.
Medico mjéreche; pl. mjérece.
Medio re mjézze.
Melato cu ru mméle.
Melma lippe.
Melmoso leppùse, f. leppóse.
Memoria mammòrje.
Mendicare menecá.
Mensa mènże.
Mensile misero mesatèdde.
Mentalità mendaletá.
Mentire rice buscíje.
Mentovare munduuá.
Mentre ndramènde.
Menzogna panżònje.
Meraviglia maravíglie.
Mercato murcate.
Merciaiolo merciajuóle.
Merenda mmèrne.
Meridionale merediunále.
Merletto pundíne.
Mescolanza meśculanże.
Mescolare acqua e vino vattjá lu vine.
Mescolare ammeścá.
Messo misse, miste.
METEREOLOGIA
A la sulàgne, abbafáte, accquàcce, acquarèdde, acque, acque a llavìne, acque furjóse, àleme
re vjénde, archetráve, arjétta fréśche, asserenáte, assulacchjá, assulacchjàte, bbabbjóne,
bbabbjùne, calá, calìnje, calinjùse, càure, chimódde, chjóve, chjóve a pisciajummènde, chjóve
a rellùvje o a zeffùnne, chjóve a rraje, chjóve sóre sóre, chjuóppete, chjuvaríle, chjuveddechjá,
cjéle a pecurèlle, cjéle appagliaráte, cjéle sfenestráte, cóndravjénde, crescèn że, fahùgne,
farreceddáte, farrecjédde, feleppíne, ferrá, ferrate, fridde, fridde sicche, ggéle, gghiuccá,
ggrànnele, ggrannenéte, hilàme, hilatíme, hurràzze, juccá, juccanízze, jucculjá, jusce, laghe,
lambe, maddòppele re néva, madduóppele re néva, maletjémbe, mangànże, na bbòtte re
vjénde, negliàre, negliàre tèrra tèrre, negliarèdde, néva, néva a ppile re cane, néva fràcete,
néva tónne, nfósse r’accquàcce, nfùsse r’accquàcce, nuvulécchie, nuvulùse, òstje re vjénde,
pòddele re néva, pulvìne, quarte, ràfene, re néva, refreścatóre, relambá, rellùvje, revéce,
ruśche re néva, ruśchetèdde, ścalìnje re sóle, sceddechjá, śchiòve, śchiuóppete, ścòrciacrápe,
sóle c'accummènże a auzá, spére, sulìcchie, tjémbe, tjémbe ścattate, tramundá, trapanáte,
288
trònere, truóne, tumbèste, unnàte re vjénde, ursarése, vendjá, vjénde, vendarjédde, vendeléte,
vòrje.
Metraggio, a- nduócche.
Misura di peso da 100 kg. cundale.
Misura mesure.
Mettere métte, ścaffá.
Misurino mesurjédde.
Mettersi alle costole ngarzárse.
Mezzo mjézze.
Misurino d’olio nel frantoio cuónże.
Mezzo, in- mmjézze.
Modello muórele.
Mezzo litro di vino na mèzza re vine.
Moderare muterá.
Moderno mutèrne.
Mezzo usato per togliere il malocchio
ucchiatúre.
Modo mmòre.
Mi sai dire me saje addíce.
Modo fulmineo, in- nżícchete nżácchete.
Miccia mbicce.
Modo loro, a- a ffatte lóre.
Michelaccio Mechelásse.
Modo mio, a- a ffatte míje.
Migliorare megliurá.
Modo suo, a- a ffatte suje.
Migliore cchiù mmèglie.
Modo tuo, a-a ffatte tuje.
Miglioria megliuríje.
Modulo mòrule.
Millanteria fanatecaríje.
Mogio mogio cucce-cucce.
Mina méne.
Moine ciange.
Minaccia menazze.
Molestare ngemendá.
Minacciare ammenazzá.
Mollare mullá.
Minore cchiù píccquele.
Mollare un ceffone ścaffá nu ścaffóne.
Minuscolo mesícule.
Molle ceniére, f. cenére.
Minutaglia menuzzíglie.
Molletta per i panni mullètte, ngappètte.
Mio míje; pl. f. méje.
Mollo spunże.
Miracolo meràcquele.
Molte percosse con mazza mazziatóne.
Mischiare ammeścá.
Moltiplicazione lu pér.
Miscuglio mméśche.
Molto tròppe assaje.
Misura di peso 900 gr. ruótele.
Molto condito stumbagnuse.
Misura di cereali e di peso da 2 kg.
Molto fumo fumére.
mesure.
Molto presto prestulídde.
Misura di peso da 6 kg. mjézzequarte.
Molto salato arraggiate.
Misura di peso da 12 kg. quarte.
Momento mumènde.
Misura di peso da 24 kg. mezzètte.
Misura di cereali e di peso 48 kg.
tùmmele.
IL MONDO ANIMALE
A l'ammasóne, abbuccá, abbuvurá, abbuvuratúre, accucciulí, accustumí, àdde, àdde re nòtte,
addenáre, addenèlle, addíne, addúcce, àffete, affòrge, agghiazzá, agghiónge li vuóve,
agghiurdárse, aggròppá, aglistrjédde, àjne, àjne gruósse, àjnecjédde, alìce, ammammulí,
ammasunárse, ammasuóne, ammurrárse, anemále, anemàlje, anemalúcce, annecchjá,
annécchje, anquìlle, appagliaráte, appannatóre, arénghe, arragliá, arré vòte, arrecciá,
arretená, assàme, attarèdde, attarjédde, atte, auceddúzze, aucjédde, àuze, bbèstje, bbrésseche,
bbruśche, bbu bbu, bbùfele, bbulze, bbuvuróne, cacatèdde, cacciá fóre ra la tane, cacciùne,
cacciungjédde, calamarjédde, cambàne, cambanjédde, cambecá, càmbeche, cambjá,
canaglióne, canàreje, canepúzze, caníglie, cannàle, capecjérre, capézze, capóne, cardílle,
289
carusá, carusate, cavadde, cavaddúzze, cchiqquà, ccòrne, chiappe, cégne, celí, cémmece,
céndre re adde, cerevóne, cevá, cevàte, chire, chrille quaqquà, ciambe, ciambetèdde,
ciammarúca, ciammaruchèdde, ciammaruchjédde, ciàula, ciavàrre, cicerevóve, ciùcce,
ciucciarjédde, ciuccióne, cjérve, còrchje, córe, córve, crape, crapettédde, crapettjédde,
crenére, cru-cru, cuccavàje, cucce, cuddàre, cuórne, cuórve, cùpe, cùpere, curine, curnate,
curnídde, cute cutá, cuvá, drummetàrje, fá celí celí, fá re ppòste, fá retecúle, falgunètte,
falgunjétte, felètte, figliá, fòrge, fracciòmme, fracciuómme, frustallá, fujne, furcèlle, furmá na
parìglie, furmíche, ggatte, gghiòrde, ggiardenjére, ggranavòttele, ggridde, ggùlepe, granfe,
grattá, guverná, i…arré, isce, jàccule, jazze, jènghe, jummènde, juve, lebbràcchie, lèbbre,
lénnele, lìnnele, liunésse, ljóne, ljùne, ljébbre, lòndre, lópàje, lupacchjédde, mandre,
mastrìdde, mazzaférre, mbastóravácche, mbasturá, mbenná, mèrche, melògne, mjérle,
millepjére, mónge, mòrge, mórre, móśca gròsse, móśche re ru mméle, móve la córe, mundá,
mundóne, musce, mùsce mùsce, muśchìdde, muscìlle, muścóne, mussaróle, naśchètte,
natrèdde, ndrìglie, nganá, ngapezzá, ngròppe, ngurná, nire, nìrere, nu ndéne pénne, ólepa
vècchie, ólepe, pacche, palómme, palumbe, palummèlle, paparasciànne, paparjédde,
pappahálle, pappeciònne, pappeciuónne, pàppele, paratúre, parauócchie, paricchie, passallá,
passarjédde, pecciungjédde, pecurèlle, pèquara, perócchie, perócchie puddìne, perucchie,
pescetjédde, petturále, pezzeljá, piche, pisce, pòddele, pólece, pólepe, ppèquere, prre scióte,
prrritté, puddastre, puddastrèdde, puddastrjédde, puddítre, puddulécchie, puddulóne, pùlece,
pulecenáre, pulecìne, pumètte, pungeglióne, puórce, puórcespíne, puòrche, puórchespíne,
purceddúzze, purcìle, purcjédde, quagliuózze, ràchene, rahanèdde, range, rangetjédde,
rangutánghe, rasteddìjá, rastegljére, re cavàdde, réglie, rennenèlle, rennenóne, rennenúne,
renucchie re réte, rétene, retràngule, ricce, ròjne, rònnele, rucchjá, rumá, ruóspe, rusce,
rusciá, sàleme, sanapurcèlle, sandanecóle, sanguètte, saràche, sarachèdde, ṡbulacchjá,
ṡburdeglóne, ścamá, ścame, ścapezzá, ścarpióne, ścarrafóne, ścarrafùne, sceddàte, scédde,
sceddùzze, śchernúzzele, śchine, sciaccquàglie, sció, sció-sció, ścujàttele, ścumàzze, ścutecá,
ścuzzá, ścuzzàte, sèrpa r'acque, sèrpe, serpjénde, serpógnele, sicce, sjérpere, soprànne,
sóreche, sóttacóre, sóttapanże, sóttòcanne cu li cambanjédde, spenná, spine re lu pésce,
sprucculjá, spurucchjárse, ssamá, stacche, staffale, stambóne, stambùne, strame, stréppe,
stuóle, suátte, succhetá, sùrece, surecídde, tagliafuórbece, taglióle, talepíne, taràndele, tarle,
tàrule, tàure, taurí, teràndele, testùjne, tì…tì, torciamússe, tréglie, ttéqquá, tunne, tuzzulatúre,
uarnemjénde, uèrre, uésciù, ulpacchjédde, umbrùse, uórje, urse, usegnuóle, ùsse péglie,
utjédde, vacche, vaccìne, vagná, vannìne, varde, varve re lu cavàdde, vavetóne, vèndre, vèrme
luónghe, vermecjédde, vesàzze, vestjàme, vèstje, vicce, vjérme, vjérme luónghe, vòcchele, vóve,
vòzze, vranghe, vrécce, vriglie, vulpìne, vuóve, vurve, vurvuglióne, vurvugliúne, zan żarróne,
zappá, zeré zeré, zòcchele, zóche, zucculóne, zurre, zuzù, zzèqquà.
Momento, all'ultimo- ngànna
Monsignore s.m.sing. munżegnóre, pl.
ngànne.
munżegnure.
Monaca caperepèzze, mòneche.
Montagna mundagne.
Monaco mòneche, pl. muónece.
Montanaro mundagnare.
Monastero munastére.
Montare mundá.
Mondezzaio munezzáre.
Monumento munumènde.
Mondo munne.
Morbido cenjére; f. cenére.
Mondo cattivo malemunne.
Mordere muzzecá.
Monocolo caramèlle.
Mormorare murmurá.
290
Morsettino muzzechícchie.
Morsetto mursecjédde.
Morso muórse, mùzzeche.
Mortaretto maśche.
Morticino murtecjédde.
Mortificare murtefecá.
Mortigno murtacígne.
Morto muórte.
Mortorio murtòrje.
Moscaiola móśchjére.
Mosso muósse.
Mostacciata mustazzóne.
Mostrare fá veré.
Motivo mutive.
Movimento muvemènde.
Mozzato mózze.
Mozzetta muzzètte.
Mozzicone muzzóne, pl. muzzùne.
Mucchietto mundungjédde.
Mucchio attuóppe, mundóne.
Mucchio di ghiaia vrecciúme.
Muffa pperúte.
Mugnaio mulenáre.
Mulinello frule pacce.
Mulino piccolo a trazione animale
cendímele.
Municipio Cummune.
Muovere mòve, meglicá.
Mussolina musullíne.
Mutare cangiá.
291
acchere castagnóle.
arrare raccundá.
ascondere annaścónne,
ammucciá.
Nascondere in un luogo profondo
suffunná.
Nascostamente a mecciune, annaścúse.
N
Nascosto annaścuóste.
Nascosto, di- aùmme aùmme.
Nasello nasídde.
Nave légne.
Neanche manghe.
Neanche per idea manghe pe la cape.
NUMERI
Bbinde, cendenáre, cinghe, cinghecjénde, cinguànde, cjénde, ddòje, dduje, megliáre, nóve,
nùmmere, nuvànde, nuvecjénde, òtte, ottecjénde, quarànde, quatte, quattecjénde, quattòrdece,
quìnnece, recennòve, receròtte, recessètte, recíne, rjéce, rjécemíle, ròje, ruje, rujcjénde,
rujmìla, rùrece, rurecèseme, séje, séjcjénde, sessandíne, settandíne, sètte, settecjénde, sìrece,
tré, trecjénde, trènde, trendíne, trerecèseme, trìrece, une, ùnnece, uttànde, venderùje, vendíne,
vendùne, vinde, zzére.
Negare nehà.
Normale nurmale.
Negoziante nehuziànde.
Nostrano nustrane.
Negozio nehòzzje, sciòrpe.
Nostro nuóste, f. nòste.
Negro níure.
Notaio nutare.
Neon liònne.
Notare nutá.
Nero nìure, f. nèure.
Notizia nutízzje.
Nerofumo nìurefùme.
Notturno re nòtte.
Nespola (colpo) cunésse.
Novello nuvjélle; f. nuvèlle.
Nessuno nesciune.
Novena nuvéle.
Nettare annettá.
Novità nuvetá.
Nevaio nevére.
Nudo nure.
Nevvero nélluvére.
Nuotare nutá.
Nichelino nechèlle.
Nuova nóve.
Niente di meno njéndereméne.
Nuovo, di- arréte.
Niente njénde.
Nutrice nutrízze.
Niente niente annjénde annjénde.
Ninnolo ciangianjédde.
No nóne.
Nobile nòbbele.
Nodino nurechícchie.
Nodo nùreche, pl. nnóreche
Nodo scorsoio nùreche ścurretúre.
Nodoso nurecúse.
Noi nuje.
Noi, tra di- a nnuje a nnuje.
Nomea nnumenáte.
Nome nnóme.
Nominare munduuá, nnumená.
Non nun.
Non più nòcchiù.
Non volerne sapere vulé nganne.
Nonnulla nunjénde.
292
bbedienza ubberjénże.
bbligare ubblegá.
bbligo,d’- re furzíve.
ccasione accasjóne.
Occhiata ucchjàte.
Occorrente accurrènde.
Occupare accupá.
Odiare pegliá nnòrje, udjá.
Odio òrje.
Odio, in- annòrje.
Odorare addurá, naśchjá, usemá.
Odore adduóre, úseme.
Odoroso addurènde.
Offendere abbuttá re male paróle, uffènne.
Offendersi pegliárse còrele.
Offerta uffèrte.
Offesa uffése.
Offrire uffrí.
Oggetto uggètte.
Oggetto di scarso valore stagnarjédde.
Ogni momento óre, punde e mumènde.
Ognuno agnùne.
Ohé! ué!.
Oleato oljàte.
Oliare ugliá.
Oltre cchiù addá.
Ombra mbróje.
Ombrellaio mbrelláre.
Ombroso a mmaráme, muríteche.
Omicidio mecírje.
Oncia ónże.
Onda ónne.
Ondulato aggarbáte.
Onestà unestá.
Onomastico unumásteche.
Onorare unurá.
Onore unòre.
Opaco matte.
Operaio uperáje.
Operazione uperazzjóne.
Opinione penjóne.
Opposto uppòste.
Oppresso upprèsse.
Opprimere uppríme.
Or ora a ffriśche a ffriśche.
Ora mó.
O
Ora, per- pe mmó.
Orario urárje.
Orco uórche.
Ordinare urdená.
Ordinario urdenárje.
Ordine, in- affíle.
Orefice aréfece.
Organetto urganètte.
Organizzare urganezzá.
Orientamento urjéndamènde.
Orientare urjéndá.
Originale uriggenale.
Originario uriggenárje.
Origliare annaselá.
Orizzontale nghiane.
Orizzontare urizzundá.
Orletto urlecjédde.
Orlo urle; f.pl. órlere.
Orlo orlo rènże rènże.
Orlo, sull’- mbizze mbizze.
Orma piste.
Ormai aramáje.
Ornamento urnamènde, pl. urnamjénde.
Ornare urná.
Orologiaio llurgiáre.
Osare tené la facce tòste.
Oscurità cechíe, squríje.
Oscurità impenetrabile squríja tèrra tèrre.
Oscuro, all'- alasquríje.
Ospedale spetale.
Ospitare uspetá.
Ospizio uspízzje.
Ossequiare ussequjá.
Osservare usservá.
Ossessione ussessióne.
Ossesso ussèsse.
Ossigeno ussíggene.
Ostacolo ustácule.
Ostensorio spére.
Ostinare ustená.
Ottavino attavíne.
Ottenere uttené.
Ottenuto uttenúte.
Ottimo strafìne.
Otturare uppelá.
Ovale uvale.
293
Ovatta uvatte.
Ovunque nnògne luóghe.
Oziare stá cu re mmane ndrippe.
294
P
acchetto di tabacco paccòttíne.
ace, in- mbace.
ace, non trovare- refená.
adreterno Patratèrne.
Padrino cumbare.
Padronanza padrunànże.
Padronale patrunale.
Paesano pajsane.
Paese pajése.
Paesello pajsjédde.
Paesotto pajsòtte.
Paga pàhe.
Pagamento pahamènde.
Pagare pahá.
Pagare in contanti pahá prónda casse.
Pagatore pahatóre.
Pagella paggèlle.
Pagina pággene.
Paglierino paglíne.
Paio pare.
Palese palíse.
Pallata paddate.
Pallonata pallunate.
Pallone pallóne, pl. pallùne.
Palpare attandá.
Panciata panżàte.
Panegirico paraggíreche.
PASTA
Àcene re grane, àcene re pépe, bbrecciatjélle, capellíne, capìdde r’àngele, cecatjédde, cìngule,
cunghe, cuzzulédde, felatjédde, friśchetjédde, fusìdde, ggnòcche, lahanèdde, làhene, lasàgne
ricce, maccaróne, maccarúne, maccarúne a mmane calàte e mangiàte, maccarúne accattáte,
maccarúne alluónghe, mazzàcchere, mjézze zite, nocchètte, panne re maccarúne, pastambròre,
paste a tubbètte, paste re la reggìne, pennìne, pezzédde, pezzòtte, ravajuóle, ścappúne,
sémmele, stellíne, taccunjélle, tagliulíne, vermecjédde, vrucchitèdde.
Pannaiolo pannacciáre.
Parrucchiera capére.
Panorama panuráme.
Parte quarte, víje.
Pappare pappuljá.
Parte all’altra, da una- ra nu quarte a
Paradiso Paravíse.
n’ate.
Paragonabile parahunábbele.
Parte, da parte a- ra fóre a ffóre.
Paragonare parahuná.
Parte, dalla sua- a l’ale suje.
Paragone parahóne.
Particola partícule.
Paranco paràngule.
Partire ìre fóre tèrre, parte.
Parare pará.
Partito partute.
Parecchio bbunacchie, parícchie.
Passabile passábbele.
Pareggio parégge.
Passaporto passapuórte.
Pari pare, suózze, f. sòzze.
Passare l’effetto dell’ubriachezza ṡvená.
Pari e dispari pare e spare.
Passare passá.
Pari pari suózze suózze.
Passatempo passatjémbe.
Parlantina taccarèdde.
Passeggero passéggjére.
Parlare parlá.
Passeggiare passjá.
Parlare a bassa voce parlá chiane chiane.
Passeggiata passjàte.
Parlata incomprensibile ggiargianése.
Passeggio strusce
Parlata parlatúre.
Passetto passecjédde.
Parlottare sparluttá.
Passo indietro réte pére.
Parola paróle, sciòscele.
Passo lungo scialànghe.
Parolaccia malaparóle; pl. maleparóle.
Pastocchia papòcchie.
Parolaio parlíste.
Pastoso pastuse.
Parolina parulécchie, parulélle.
Pastrocchio pastruócchie.
Parrocchiano parrucchjàne.
295
PERSONA: caratteristiche.
A ppile mmjérse, abbalúte, abbasáte, abbènje, abburracciáte, abbussacchiáte, accafuddáte,
acciaccáte, acciaccóne, acciappóne, accrianżáte, accundarèdde, accundarjédde, affàbbele,
affacennáte, affaráte, affurtunáte, alanúre, alabbunáte, allaccanúte, allattánde, alléccapiátte,
alletteráte, amàbbele, ammujnatóre, ammupúte, amurúse, andìste, anghjàte, angìbbele,
anżjóse, anżjùse, appasunnáte, appecciafuóche, apprènżíve, arraffóne, arraggiáte, arreccúte,
arrepecchiàte, arruzzulúte, asciùte pacce, attamurrúte, attemammóne, attùse, àuta, àute,
avanżatjédde, bbabbjóne, bbanghére, bbarbògge, bbècchie, bbèlla fémmene, bbèlle, bbellílle,
bbellìzze, bbèllu, bbèllufàtte, bbéve angóre ru llatte, bbirbandóne, bbóne, bbónóme,
bbruttulílle, bbuóne, bbusciàrde, bbusciardèlle, bbusciardjélle, bbusciardázze, bbusciardóne,
ca ce vale, cacaccióse, cacacciùse, cacaglióne, cacasótte, caccelénghe, cafóne, cafunázze,
cafungjédde, cagge, cagliuózze, calurúse, caméle, canèrce, cannarutázze, cannarúte, capa
vacànde, capacchióne, capandéndele, capatòste, capascigliàte, caperícce, capetuóste,
capezzóne, capjénde, capóne, capòteche, capuóteche, capuzzjédde, caràppele, carastúse,
carnètte, carrucchjàne, carrucchjóne, cataplásme, catòzze, catuózze, cattevèlle, cattevjélle,
caucíatóre, cazzíttele, cazzóne, cecàte, cecciuvéttele, cecunnáre, celebbríne, cercànde,
cernecchjàre, cetrùle, chiacchiaróne, chiacchiarésse, chiachjélle, chiangiulènde,
chiapparjédde, chiapparóne, chiapparúle, chiappíne, chiarfóse, chiarfùse, chiarfusèdde,
chiarfusjédde, chiatte, chiattóne, chiattulélle, chiattulílle, chichirinèlle, chjòchiere, chjuóte,
ciaciòtte, ciaciuótte, ciangióse, ciangiùse, ciàula vóccapèrte, ciavattóne, ciómbe, ciónghe,
ciòtte, ciùcce presunduóse, ciumbe, ciunghe, ciuótte, ciuttulélle, ciuttulílle, córe cundènde,
crapeccióse, crapecciúse, criatùre, criaturèdde, criaturjédde, cristjàne, crjóse, crjùse, cròcche,
cruréle, cucciùte, cugnètte, culèreche, cumbàgne, cumbagnèdde, cumbagnjédde, cundegnúse,
cundènde, cunfùse, curaggiùse, curnùte, curunáre, cuscenżjùse, cuzzàmmere, cuzzarjédde,
cuzzecóne, éśche re córte, facce re mbise, facce re mòstre, facce rósse, facce russe, facce
sénghe sénghe, faccetuóste, facciatòste, face ascí re ścatèdde, facultúse, fanàteche, fanfarróne,
farabbútte, farfaglióne, fatjatóre, fattìzze, fàuze, fefùse, feglióle, fegliulèdde, felabbustjére,
felòseme, femmenázze, fémmene, fémmene re case, femmenèlle, femmenóne, femmenúcce,
feréle, fessìlle, festajuóle, fetendóne, fetóse, fetùse, fine, fine-fine, fiume surde, fracciòmme,
fracciuómme, fraccòmede, fraffòglie, franfellécchie, franfellícchie, fra śchètte, fraulóne,
frechíttele, freddelúse, frégne, frùśchele, fruscióne, frustére, frustjére, fucùse, furastére,
furastjére, furèsteche, furzùse, ggàute, ggelùse, ggendíle, ggenerúse, ggenjùse, gghjàseme,
ggióvene, ggiuvanuttjélle, ggiuvanuttóne, ggnòcche, ggnurànde, ggnurandóne, ggrascióne,
gravànde, gròsse, gruósse, grussucèdde, grussecjédde, grussulédde, grussulídde, halànde,
halandóme, janghe cúm'a la cére, jé nżiste, jé tand’óre quande pése, labburjùse, lamendúse,
lengùte, lluse, lòffere, luffjàne, lunàteche, lupe re nòtte, maccarunáre, maggiurènne,
malacristjàne, malafémmene, malalénghe, malatjédde, malatízze, malecaváte, malecriáte,
malecristjàne, malepahatóre, malepatúte, malepenżànde, malèrve, malevestúte, malvàgge,
mammalúcche, mammarínnele, mamuócce, mandenúte, mangenòtte, mangiaèddòrme,
mangiamánge, mangiapáne a traremjénde, marcandònje, marpióne, màścule, maśculídde,
maśculóne, matafóne, mattògne, mattuógne, mbacciùte, mbraculènde, mbraculúse, mbranàte,
mbrettenènde, mbriàche, mbriacóne, mbrògliatútele, mbruglióne, mbuttanúte, megliaríne,
meliunàrje, menuórchie, métte lu lècche, mèzzabbòtte, mèzzacauzètte, mjézze addurmúte,
mjézze mbriàche, mittafuóche, mmeserúte, móre re Ddíje, muccóse, muccùse, muccusèdde,
296
muccusjédde, mundóne, muórte re fame, muórte re séte, musce, muśchélle, muścóne,
musecóne, muzzóne, muzzungèdde, muzzungjédde, naśchélle, naśchìlle, nase cricche, nase
felènde, nazze-nazze, ndaccarúte, ndebbulúte, ndelleggènde, ndepáteche, nderetìnghete e
nderetànghete, ndesecúte, ndespunènde, ndiste, ndòmmene, ndrattábbele, ndrecánde,
ndrécchie, ndricchísse, ndrecchjére, ndrecchjésse, nduónde, ndurlóne, ndussecóse, ndussecúse,
nennélle, nennìlle, nervùse, nfame, nfanfalúte, nfaunùte, nfelìce, nfètte, nfraccàse, nfreculére,
nfreculjére, nfusse cúm'a nu paparjédde, ngagnóse, ngagnùse, ngapáce, ngapunúte, ngazzúse,
ngegnùse, ngèneve, ngevelúte, ngevíle, ngianghe, ngiuccarúte, ngruccunúte, ngumbetènde,
níure, nnàbbele, nnòque, nu mbéve vine, nu mbòte avé figlie, nu ndéne njénde, nu ndéne
sjénże, nu nże póte currègge, nu póche mbriàche, nuzènde, nvanvalúte, nżalanúte,
nżenżżíbbele, nżiste, nżuddesfàtte, nżulènde, nżunnulúte, nżuppurtábbele, nżuráte, óme,
pacce, pacchiàne, pacchianèlle, pacciaglióne, pacciarèdde, pacciarjédde, pacciògne,
pacciuógne, pacenżjùse, padrenquanquére, pagnótte, pagnuttèlle, pagnuttjélle, pahunázze,
pallunjére, pambascióne, panduóteche, paníste, pappalóne, pappamòlle, pàppele addurmúte,
parlannánde, pasònne, pasuónne, paurùse, pazzjarèdde, pazzjarjédde, pecculíne, pecuózze,
pegnuóle, pelajóle, pelajuóle, pelóse, pelùse, pembenèlle, penżeróse, penżerúse, penżùse,
pèrdejuórne, perlecchìsse, perlecchèsse, persóne, persùne, pertecalònghe, pesciacchiàre,
péttelangúle, petteljére, pettuóje, pezzènde, pezzendjélle, piatùse, picchiùse, pìccquele, pjézze
re fémmene, pòrta nu vjénde, pòrtaddúce, pòvróme, preputènde, pressciajuóle, pruffetjùse,
prusunduóse, purcèdde, purucchiúse, puverèdde, puverjédde, quaccquaraccquá, quattuócchie,
rattìgne, re bbéne córe, re criatùre, re póche paróle, rébbele, rebbetóre, rebbusciàte,
recchjóne, refecjénde, releggènde, relenguènde, relettánde, resajóle, resajuóle, resgraziáte,
respettatévele, respettúse, respòteche, restòcrateche, restràtte, resuccupáte, resunèste,
resurjéndáte, rósecasícce, ròspe, rubbacóre, rumàste zite, ruócchie, ruóspe, rurmeglióne, russe
malupíle, ruzze, sabbe, salvàgge, sandarèdde, sandemeseríne, sanduócchie, sane, sapùte,
saputjélle, sarchiapóne, satuórne, ṡbabbàcule, ṡbélete, ṡbèteche, ṡbrafànde, ṡbruffóne,
ṡbulàcchie, ścacchjàte, ścacchiatjédde, ścalandróne, ścamùzze, ścandàte, ścandumáte,
ścanusciùte, ścanżafatíje, ścanżunáte, ścapàrbje, ścapìlle, ścarazínżele, ścaróse, ścarugnáte,
ścarùse, ścarùte, ścattanguórpe, ścattóne, ścattuùte, ścàuze, ścauzacáne, ścazzuóppele,
sceremenghílle, scèrquele, śchefelòtte, śchétte, śchifùse, sciabbàtte, sciabbècche, sciaccquètte,
sciacculattóne, scialóne, sciambagnóne, sciaòrte, sciapìte, sciaròglie, sciascianáte, sciauórte,
sciauráte, scigliàte, scigne, sciuèrte, sciulàte, sciurtúte, sciuurtóne, ścónżajuóche,
ścraccanáte, ścravaccamundágne, ścrianżàte, ścruccóne, ścrupulúse, ścucciatóre,
śculèreche, ścullacciáte, ścummacerúte, ścummettetóre, ścundénde, ścundróse, ścundrùse,
ścunferóne,
ścunżederáte,
ścuraggiùte,
ścurciànde,
ścurdarédde,
ścurdarjèdde,
ścurnacchiáte, ścurnùse, ścuscenáte, ścustumáte, sécche, secchìne, sechetenòsse, sengére,
sènża sjénże, sènża vulundà, senżíbbele, sfaccìme, sfacennáte, sfasuláte, sfelóse, sfelùse,
sfuttetóre, sfuttetúre, ṡgheletrúte, sicche, sicche sicche, sicche a li cane, sljàle, smaniùse,
smurfióse, smurfiùse, spaccóne, spajsàte, spamìsse, spanàte re cape, spanżíve, spassùse,
speluórce, spenżeráte, speranżóne, speretúse, spèrte, spezéche, spiandáte, spicciafacènne,
spilapíppe, spòrche, spruvverúte, spulecchióne, spulechíne, spundànje, spuórche,
spurcaccióne, spustàte, squìccele, stá citte, stá malamènde, stá murènne, stangóne, sterrafàtte,
stinge, stracche, strafuttènde, stravahánde, strazzóne, stremenżúte, strèuse, strùmmele,
297
strunże, strùppje, strurjàne, stucràteche, stuóteche, stùpete, stupetégne, stupetígne,
stuppaglióse, stuppagliùse, sturdúte, sturjùse, sucjévele, sufìsteche, sularíle, suletàrje,
superbóse, superbùse, supruósse, surdellíne, suspettóse, suspettúse, sustùse, ṡvugliàte,
taccunére, taccunjére, tamàrre, tefùse, tené cchiù re cjénd’anne, téne la stessa ità, téne lu
carùse, téne na lópe, téne trénd’anne, teracóre, teretécchete, teretìcchete, tjàte, tórde,
trambégne, trambìgne, tranguìlle, trapulóne, traretóre, travestúte, treppùte, trerecánde, trippe
r'acquasále, tripperabbòzzje, trucculécchie, trucculícchie, trùfele, trufelícchie, trugne, tuózze,
turde, turse, tuzzacúle, uagliunástre, uagliungjédde, uaglióne, uagliùne, uagliùne cresciùte
cúm'a la malèrve, ubberjénde, ufàne, uljùse, umecjédde, umóne, uómene, urguglióse,
urgugliùse, ustìle, uzzjùse, vahabbónde, vajàsse, valurúse, vandajóttele, vandajuóttele, vanùse,
vasce, vasciulédde, vasciulídde, vavònne, vècchie, vecchiarèdde, vecchiarjédde, vecchióne,
véggete, vengetóre, vérde cúm’a nu ràghene, vére alluónghe, vére stuórte, véreve, vevènde,
vevetóre, vezzjùse, vezzóche, vezzuóche, vjécchie, vjécchie re lu mestjére, vìreve, vóccapèrte,
vóccapjérte, vòtabbandjére, vòtafacce, vótte a ffá juórne, vótte a ffá nòtte, vracche, vreugnóse,
vreugnúse, vucculóne, vulgàre, vulùbbele, vulundàrje, vulunderúse, zavarróne, zellùse,
zenżelóse, zenżelúse, zerepéttele, zerepíttele, zetàcchere, zite, zórre, zózze, zumbellíne, zuóppe,
zupparjélle, zurre, zuzze, zzuóteche.
Patente patènde.
Pensa e ripensa pènża mó e pènża pó.
Paternostro patrennòste.
Pensabile penżábbele.
Patimento patemjénde.
Pensamento penżamènde, pl.penżamjénde.
Patina lippe.
Pensare penżá.
Patinoso leppùse, f. leppóse.
Patire patí.
Pensiero penżjére.
Patito patute.
Pensiero fisso fìseme.
Patronale padrunále.
Pensionato penżjunáte.
Pattuglia bbattuglie.
Pensioncina penżjungèdde.
Pattugliare bbattugliá.
Pensione penżjóne, pl. penżjùne.
Paura ócce.
Pentimento pendemènde, pl. pendemjénde.
Pavoneggiarsi pahunjárse.
Pentire pendí.
Pazienza pacjénże.
Pentito pendute.
Pazienza, con- mbacjénże.
Per pe.
Pazzeggiare paccìá.
Perché pecché.
Pazzia paccíje.
Perciò peqquésse.
Pedata ciambate.
Percorso periferico ddréte pe ddréte.
Pedestre cu li pjére.
Percossa taccaráte.
Pedina petíne.
Percosse con mazza mazzjàte.
Peggio pègge.
Percuotere taccherjá.
Peggiore pègge.
Perdere pèrde.
Peggiore guaio cape uaje.
Perdere elasticità smullá.
Pelucco racche.
Perdere di recipiente córre.
Penare pená, spandecá.
Perdere il ben dell’intelletto sbaljá.
Pendere pènne.
Perdita perdènże.
Penetrare pèrce.
Perditempo pèrdetjémbe.
Penetrato perciùte.
Perdonabile perdunábbele.
Pennello pennjélle.
Perdonare perduná.
Penoso penuse.
298
Perfezionare perfezziuná.
Perfidiare pruffetjá.
Perfino peffíne.
Perforare spertusjá.
Pergamo pèrgheme.
Pericolo perìquele.
Pericoloso pereculúse, f. pereculóse.
Periodo pèrjéte.
Perlomeno peluméne.
Permesso 1.s.m. premmésse; 2.p.p.
permísse.
Permettere permétte.
Pernacchia pernàcchie.
Perno pjérne.
Perseguitare bbersagliá.
Persona che compra capelli capelláre.
Persona che fa e compra formaggi
quaratíne.
Personaggio persunágge.
Personale persunále.
Pesantezza pesandézze.
Pescivendolo pesciajuóle.
Pesi pise.
Peso, a buon- a bbómbise.
Peso lordo lórde.
Pestare di botte ndummacá.
Pestare sfraffá.
Pettegolare sfurfeciá.
Pettegolezzo ndrecandaríje.
Pettinatrice capére.
Pezzenteria pezzendaríje.
Pezzettini petazze.
Pezzettino di qualcosa malamendúcchile.
Pezzetto pezzecjédde.
Pezzi di spago per legare sacchi e scarpe
attaccaglie.
Pezzo pjézze.
Pezzo di qualcosa spezzóne.
Pezzo di roccia staccata dalla parete
pundare.
Pezzuola pezzecèdde.
Piacere piacé.
Piagnisteo latuórne.
Piagnucolare picchìjá.
Piagnucolìo picchie.
Pianeggiante nghiane.
Pianissimo acchiàne acchiàne.
Piano chiane.
Piano piano nżuócchele nżuócchele.
PIANTE - PIANTE SPONTANEE - FIORI
Acce re mundàgne, acce salvàgge, ammazzacavádde, ànnese, ardìca mòrte, ardìche, aréghene,
arùte, àurle, aulíve, bbióle, bbùssele, cachísse, cagge, calìpse, cambomillóne, cambumílle,
cannelòtte, cannuzze re jumàre, capejànghe, capìdde r'àngele, carde acquarúle, carde re San
Ggiuuànne, cardìdde, cardògne, cardóne, caròfene, caruófene, caruófene re grane,
caścavéglie, castagne salvagge, cecurjèdde, céndre re àdde, cepódde carràre, cepuddíne,
cepuddóne, ceráse, cerasuóle, cèrze, cerzòttele, chianda ggióvene, chiande re róse,
chjchirchjóne, china, ciambe re atte, ciangianjédde, ciglie, cjérre, cjéuze, còchele, còre re
sóreche, crugnàle, crióle, cuóppe, cuppetjélle, cutugne, èrre, èrva mèdeche, èrve cimecégne,
èrve re mùre, èrve re sannecóla, èrve re lu talepíne, èrve re la tósse, èrve re l'anghjàte, èrve re
li cadde, èrve re lu llatte, felerjéche, fenócchie salvàgge, fiche, ficherínnele, filece, fílece
maścùle, fióre, fióre a aste, fióre a cambanjédde, fióre re San Luígge, fióre re la papàgne,
fiùre, fiùre re sjérpere, fràscene, fraśche re lu fióre, fràule a mazzètte, fràula salvàgge, fucse,
funucchjédde, ghèrre, ggaròfene a mmazzètte, ggiglie, ggiglie salvàgge, ggruscìne, ggurre,
ggramégne, ggranate, gladiòle salvàgge, gòrre, inèstre, jónge, junge, jungéte, lambascióne,
lambasciùne, làssene, lattuchèlle, leàndre, lénghe re cane, lupenèlla suttìle, malèrve, malve,
malvóne, marascióne, marasciùne, margaríta ggialle, margaríte, maròjne, marrùgge, melàjne,
mènda salvàgge, mendàstre, mènde, mènnele, merìquele, miglie salvagge, mile, murèlla,
murveddíne, mustàzze re crape, nazzacùnnele, néha re fáve, néha re grane, nèspele, ngjén że
salvagge, nnuce, noce, nucèdde, nucédde salvàgge, óleme, òlme téglie, paglia óglie, pajòneche,
299
panżé, papagne, papagne salvagge, peònje, peràzze, pére re ciùcce, perídde, peróne, pianda
grasse, pigne, pire, prechiàcche, precóche, prèsseche, prucàche, purtahálle, putresíne
salvagge, rape salvagge, raścaàtte, rósa cacazzáre, rósa squaquaracchiàte, ròsamaríne, róse,
rùcula salvagge, ruse, rusìdde, ruve, sàlece, sàleche, salacóne, salacùne, sàleche janghe,
sàlvje salvagge, sarapúdde, savóce, ścarciòffele, ścattuócchie, ścavóne, ścavùne, ścuparèdde,
ścuppá, sèmbrevíve salvagge, serpendíne, smèrge, spagnuóle, sparrechéte, sparrechéte
salvagge, sparecíne, spàrrece, spàrreche, spenàcce re San Loren żo, sperùjne, spigaddòsse,
spigaróle, spinacàgge, spinapólece, spinapùlece, spine, strapuddá, sucaméle, suórve, suórve
salvagge, tamarígge, téglie, tòrte, tòrte velenóse, trefuóglie, trefuóglie cu la fraśca larghe,
uange re atte, ulécene, ùleme, ulevèdde, ùpele, urscìne, uva spine, uva spine a mazzètte,
vasamáne, vasanecóle salvagge, vendògne, veścuójne, vézze, vjóla janghe o ggialle,
viólaróppje, vjóle, vjóle a tuvàglie, vòlpíne, vurràjne, vusciulóne, vutucèlle, zanganjédde,
zìrpele.
Piantino chiandílle.
Pietra préte.
Pianto chiande.
Pietra refrattaria prétamòrte.
Piantone chiandóne.
Pietrata petrate.
Piazza chiazze.
Pietrificare tassá.
Piazzaiolo chiazzjére, f. chiazzére.
Pietrina petríne.
Piazzare appjazzá.
Pietrisco bbrecciulíne.
Picchiare mená mazzate.
Pietrone candóne, chiangóne; pl. candùne,
Piccola bara tahutjédde.
chiangùne.
Piccola lite letechètte.
Pietruzza petròccele.
Piccola pietra arrotondata zavórre.
Pigia-pigia vutta-vutte.
Piccola striscia di terra lenghetjédde.
Pignorare pegnurá.
Piccolezza pecculézze.
Pigrizia ścunferézze.
Piccolino pecculíne.
Pila di fiscoli sotto la pressa cunże.
Piccolo coccio cuccetjédde.
Pillola pínnele.
Piccolo imbratto nghiacchetjélle.
Pillolina pennelìcchie.
Piccolo involto di panni da lavare
Piolo tácchere.
mappatèlle.
Piombare piumbá.
Piccolo píccquele.
Piombo chiumme.
Piccolo raggio di sole sperecèdde.
Piomboso nghiummáte.
Picconata pecunáte.
Pipa pippe.
Picnic cucenjédde.
Pipare peppjá.
Piede a vuoto pére mmacande.
Pipata peppjàte.
Piedi, a- alappjére.
Pipetta pepparèdde.
Piedi, in- alérte.
Pisolino papagnèdde, ścapezzatóre.
Piedi, non reggersi bene in- abbannuná.
Pitturare pettá.
Piedistallo pjérestálle.
Più cchiù.
Piegare chjcá, nucchicá.
Più in là cchiù addá.
Piegatura chjcatúre.
Pizzaiolo pezzajuóle.
Piena dell’acqua chjéme.
Pizzicare pezzelá.
Pieno chine; f. chjéne.
Pizzichino pezzecatèlle.
Pietanza piatanże.
Pizzico malamendùcchile.
Pietra angolare préte re ndaglie.
300
Pizzicottino pezzelìcchie.
Pizzicotto pízzele.
Pizzo, in- mbizze.
Placare accalemá.
Placido plàcete.
Plenilunio luna chjéne.
Plettro pénne.
Plotone plutóne, pl. plutune.
Pò di…., un- na jóśche…..
Pochino picche, pucarjédde puchícchie.
Poco nżénghe, póche.
Poco a poco, a- anżénghe anżénghe.
Poco alla volta a ffriśche a ffriśche.
Poco condito scialappate.
Poco, da- friśche friśche.
Poco per volta a ppízzeche e petázze.
Poco poco picche picche.
Poco ripido cchiù mmatte.
Poco tempo fa mó quand’ave.
Poco, un- na nżénghe.
Poco, un altro- n’ata nżénghe.
Podestà putestà.
Poesia puisíje.
Poeta puéte.
Poggio puóje.
Poi pó.
Polemica pulèmeche.
Politica pulíteche.
Polizia pulezzíje.
Poliziotto pulezziòtte.
Polizza pòleze.
Polka pòrche.
Polposo ciacciuse, f. ciaccióse.
Poltiglia pappòtte.
Polvere póleve.
Polvere di carbone muníglie.
Polvere di gesso gghisse.
Polverina pulvécchie.
Pomata pumate.
Pomice préta pòmmece.
Pompare pumbá.
Pompiere pumbjére.
Ponderare punterá.
Ponte pónde.
Ponticello pundecjédde.
Popolare pupulá.
Popolazione pupulazzióne.
Popolo puópele.
Porcheria purcaríje.
Porgere pròje.
Portafogli partafòglie.
Portalettere pustjére.
Portamento cammenatúre.
Portamonete portazecchíne.
Portare addùce, purtá.
Portiere purtjére.
Portinaio purtenàre.
Porto 1.p.p. prujúte; 2.s.m puórte.
Porzione parzióne, pl. parziùne.
Porzione da gr.250 quartecèdde.
Posare pusá.
Posizione pusezzióne.
Possedere pusseré.
Possesso pussèsse.
Possibile pussìbbele.
Possibilità pussebbeletá.
Postale pustale.
Posteggiare fá la poste, pustjá.
Posteriore re réte.
Posticcio appustízze.
Potente putènde.
Potere 1.s.m. putére; 2.v. puté.
Poveretto bbéne míje.
Poverino puverjédde, f. puverèdde.
Povero pòvre.
Povero me! maramé!.
Povero te! maratté!.
Povertà puvertà.
Pozzanghera di piscio di animale
pesciature.
Pozzanghera pandane, zambane.
Pratica pràtteche.
Praticare prattecá.
Precipizio precepìzzje.
Precipizio, a- a dderrupe.
Predica prèreche.
Predicare prerecá.
Predicatore prerecatóre.
Prediletto prerelètte.
Prediliggere prerelígge.
Pregare prehá.
Preghiera prejére.
301
Pregio prègge.
Prego préhe.
Prelibato prelebbáte.
Premere accalecá.
Prendere pegliá.
Prendere botte abbuścá.
Prendere il fresco freśchjá.
Prendere il vizio ngarná.
Prendere una storta sgarmettá.
Prenotare prenutá.
Preoccupare spandá.
Preoccuparsi eccessivamente spandecá.
Presagio presagge.
Presentare appresendá, presendá.
Presentazione presendazzióne.
Presentazione di Maria Vergine al
Tempio ( 21 Novembre) Marònne citte
citte.
Presentimento presendemènde.
Presidente preserènde.
Pressappoco cchiù o méne.
Prestare mbrestá.
Prestigio prestígge.
Prestito, in- mbrjéstete.
Presto prjéste.
Prete prèute; pl. prjéute.
Pretendere pretènne.
Pretino priutácchie.
Prevedere preveré.
Prezioso prezziùse.
Prigione galére.
Prigionia pergiuníje.
Prima appríme, prime.
Prima uscita della madre con il bambino
dopo il parto ascí a ssande.
Primaticcio primatíve.
Primeggiare galljá.
Primiera premére.
Principiare métte mane, ngepjá.
Privilegiare preveleggiá.
Privilegio prevelègge.
Probabilità prubbabbeletà.
Problema prubbléme.
Procedere ìre nnande.
Processare prucessá.
Processione precessjóne, pl. precessjùne.
Processo prucjésse.
Procura precure.
Prodigare scialá.
Prodigio prudigge.
Prodotto prudótte.
Proferire prufferí.
Professione prufessjóne.
Professionista prufessjuníste.
Professore prufussóre.
Profilo prufìle.
Profitto prufìtte.
Profondo prufùnne.
Profumare prufumá.
Profumo adduóre, adduríne (miscela).
Progettare pruggettá.
Progetto pruggètte.
Proibire prujbbí.
Promessa prumésse.
Promettere prumétte.
Prontezza prundézze.
Pronto prónde.
Pronunciare prununżjá.
Propalare mbupulá.
Propenso prupènże.
Propizio prupízzje.
Proposito, di- re pusetive.
Proposta prupòste.
Propriamente pròpete.
Proprietà prupjétá.
Proprio ndunne, pròpje.
Prosit a la salute.
Prostituta zòcchele.
Prostrare jttà.
Protagonista prutahuníste.
Proteggere prutègge.
Protestare bbaccagliá, prutestá.
Prova pròve; pl. pruóve.
Provare pruvá.
Provenire vení ra.
Proverbio pruvèrbje.
Provocare ngemendá.
Provocazione ngemènde.
Provvedere pruvveré.
Provveduto pruvverúte.
Provvidenza pruverènże.
Provvista pruvviste.
302
Prudere cegliá.
Puah! ggliacche!.
Puerile re criature.
Pugile púggele.
Pugnetto pujnícchie.
Pugno pùjne, pl. pójne.
Pugno dato di punta fecòzze.
Pulcinella Pulecenèlle.
Pulire annettá, pulezzá.
Pulire il muso annettá lu musse.
Pulire un tubo otturato sfrucchenjá.
Pulirsi la bocca stujárse lu musse.
Pulita pulezzáte.
Pulitina pulezzatèlle.
Pulizia pulezzíje.
Pullman pullmande.
Pulpito púlpete.
Pum! púmmete!.
Pungere pónge.
Pungolare pungechjá.
Punta pónde.
Puntare pundá.
Puntellare pundellá, suppundá.
Puntiglio pundíglie.
Puntina pundecèdde, pundécchie.
Punto punde.
Punzecchiare (fig.) sfreculjá.
Punzecchiare spungechjá.
Purgatorio priatòrje.
Putacaso peccase.
Putrefarsi ìrsene a mmale.
Putrefatto jute a mmale.
Puzzare fetí,.
Puzzo fjéte, puzze, tuffe.
Puzzolente puzzulènde.
Q
ua dentro quaddínde.
uaderno quatèrne.
uadrare quatrá.
uadretto cangèlle.
Quadriglia quatríglie.
Quaggiù quabbasce.
Qualche còcche.
Qualche altra còccata.
Qualche altra persona còccatrunáte.
Qualche altro còccatu.
Qualche cosa còcchéccóse.
Qualcosa còccóse.
Qualcosina còccusarèdde.
Qualcuno còccherúne.
Qualora assí.
Qualche cosa che non si regge strùmmele.
Quando quanne.
Quantità quandetá.
Quantità considerevole di schiaffi
manjàte re ścaffe.
Quantità, in grande- a strafótte.
Quanto quande, pl. quanda.
Quassù quammónde.
Quaterna quadèrne.
Quattr'occhi, a- assule assule.
Quattrino quatríne.
Quattro soldi nechèlle.
Quattrocchi quattuócchie.
Quell’altro quidd’àte; f. quédd'ata.
Quello quidde, quiddu, ddu; pl. quiddi,
ddi; f.sing. quédda, ddà; pl. quédde, dde.
Querela quarére.
Questione custióne.
Questo quiste, quistu, stu, pl. quisti, sti;
f.sing. quésta, sta, pl. quéste, ste.
Questo, per- peqquésse.
Questo qui quistu qquá.
Questua nguèsete.
Qui quá.
Qui sopra quassópe.
Qui sotto quassótte.
Qui vicino quabbecíne.
Quiete cujéte.
Quinta quinde.
Quintale cundale.
Quintale, a- a cundalagge.
303
Quinto quinde.
Quotidiano cutedjàne.
Quoziente cuzjénde.
304
R
abberciare arrunżá.
abbia ragge.
abboccare fá chine fine a l’urle.
abbrividire arruzzulí, tremá
suózze suózze.
Rabbuiarsi (fig.) revendá turde.
Raccapezzare accapezzá.
Raccapricciare ścanneljá re ccarne.
Raccomandare raccumanná.
Raccomandata raccumannáte.
Raccontare accundá, raccundá.
Racconto cunde.
Raddolcire raddulecí.
Raddoppiare radduppjá.
Raddoppio raddóppje.
Radere rasá.
Radicare rarecá.
Radiografia ragge.
Rado laśche.
Radunarsi arrucchjárse.
Raffazzonare accquaquagliá.
Raffigurare affihurá.
Rafforzare raffurzá.
Raffreddare refreddá.
Raffreddato refreddáte.
Raffrontare raffrundá.
Raffronto raffrunde.
Rafia ràffje.
Raganella trécene; pl. trícene.
Ragazzaglia uagliunáme
Ragazzata rahazzáte.
Raggirare atturnjá.
Raggiro mastrattíve.
Raggiungere arruvá.
Raggrinzire arrepecchjá.
Ragionamento raggiunamènde.
Ragionare raggiuná.
Ragione raggióne.
Ragionevole raggiunévele.
Ragioniere raggiunjére.
Rallegrarsi prjárse.
Rallentare rallendá.
Ramaio ramáre.
Ramanzina rumanżíne.
Rame rama.
Rammollire fá cenjére.
Rancore rangóre.
Randagio sènża padróne.
Ràngola ràngule.
Ranno di mezzo càuce e acque pe addulecí
r’aulíve.
Rappacificare fá pace.
Rapportare rappurtá.
Rapporto tra compari sangiuuánne.
Rasare arrasá.
Raschiare raścá.
Rasentare arrenżá.
Rasente file file.
Raso varre.
Rasserenare rasserená.
Rassettare arrecettá.
Rassodare ndustá.
Rassomigliare rassemegliá.
Rattrappirsi arrunghjárse.
Rattristire ndrestí.
Rattristito ndrestúte.
Rauco abbracúte, abbracutízze.
Ravviarsi i capelli allesciárse li capídde.
Ravvicinare riavvecená.
Ravvolgere ngaravugliá.
Raziocinio razzucínje.
Razionare razzjuná.
Razza malvagia malarázze.
Razzaccia razzíme.
Razzìa piazzapulíte.
Razziare pulezzá affíle.
Re rré.
Reagire reaggí.
Reale riále.
Realizzare rialezzá.
Recapito recápete.
Recingere métte tuórne tuórne.
Recipiente cepjénde.
Recipientino cemenjédde.
Recitare un rosario dietro l'altro
ammaccá rusáreje
Reclinare calá.
Refrigerio refreggèrje.
Regalare rialá.
Regalia rialíje.
Regalo iróne, pènnece, riále.
Reggere mandené.
305
Reggimento reggemènde.
Regina reggíne.
Regionale reggiunále.
Regione reggióne.
Registrare leggestrá.
Registro leggístre.
Regnare regná.
Regola réhule.
Regola, in- a rréhule.
Regolare 1-v. arrjulá; 2- agg.riuláre.
Religione releggióne.
Rendere rènne.
Rendere pubblico spubblecá.
Rendita rènnete.
Requie arrecjétte.
Requiem aeternam rèquiamatèrne.
Residenza reserènże.
Residuo quédde ca jé rumaste.
Resistere fíje, resíste.
Respingere manná ndréte.
Respirare terá lu jate.
Responsabile respunżábbele.
Restare restá.
Restare scottato da esperienze negative
ścattuí.
Restìo restíve.
Resto rjéste.
Restringere arreterá, strettí.
Rete rézze.
Reticella rezzecèdde.
Retina retíne.
Retrocedere turná ndréte.
Rettangolo rettàngule.
Rialzare speselá.
Riassunto riassunde.
Ribassare rebbassá.
Ribellare rebbellá.
Ribellione rebbjélle.
Ricaduta recarúte.
Ricavare abbuścá.
Ricco ricche.
Ricetta rezzètte.
Ricetto recjétte.
Ricevere avé, recéve.
Ricevere una brutta notizia rumaní
tassáte.
Ricevere una cattiva azione avé nu
marróne.
Ricevuta recíve.
Ricompensare recumbenżà.
Riconoscente recanuscènde.
Riconoscere recanósce.
Riconosciuto recanusciúte.
Ricordare allecurdá, tené a mmènde.
Ricordo lecuórde.
Ricorrere recórre.
Ricottaio recuttàre.
Ricoverare recuverá.
Ricreare addecrjá, recrjá.
Ricrio recríje.
Ridere a crepapelle ścattá ra la rise.
Ridere sgangheratamente cacarjá.
Ridotto arraddútte.
Ridurre arraddúce.
Ridurre in miseria appezzendí.
Ridursi in cattivo stato fisico stengená.
Riempire rjénghie.
Riempire e svuotare nfrattá e sfrattá.
Riempitivo riínghitíve.
Riferire accundá.
Rifondere refónne.
Rifornire refurní.
Rifugiarsi refuggiárse.
Rifugio refùgge.
Rigare senghjá.
Rigato a rrighe, senghiàte.
Rigido tise-tise, f. tèsa-tèse.
Rileggere lègge n’ata vòte.
Rimanere rumaní.
Rimanersene rumaniresínne.
Rimasto rumase, rumaste.
Rimboccare rembuccá.
Rimboccare le coperte ngapezzá.
Rimbombare rembumbá.
Rimborsare rembursá.
Rimbrotto cazzjàte.
Rimediabile arremerjàbbele.
Rimediare arremerjá.
Rimediare alla meglio arrangiuljá.
Rimedio arremèrje; pl. arremjérje.
Rimosso remuósse. f. remòsse.
Rimpiangere ringhiànge.
306
Rimproverare ggnurá, sciarrá.
Rimproverare un ragazzo arrahazzá.
Rimprovero malapárte, mbare.
Rimunerare ngumbenzá.
Rimuovere remòve.
Rincagnarsi ngagnárse.
Rincarare ngará.
Rincarato ngarúte.
Rincasare turná a ccase.
Rinchiudere nghiure.
Rincorrere córre apprjésse.
Rincrescere ścunferá.
Rincretinire nżalaní.
Rinforzare runfurzá.
Rinforzo runfòrze.
Rinfrescare refreścá.
Rinfrescata refreścáte.
Rinfronzolire mbupazzá.
Rinnegare rennehá.
Rinnovare runnuvá.
Rinsavire turná nżè.
Rinserrare nżerrá.
Rintocco ndòcche.
Rintracciare rendracciá.
Rintuzzare renduzzá.
Rinvangare renvangá.
Rinvenire turná nżènże.
Rinvenire lentamente meglicá.
Riordinare métte a ppòste.
Ripagare pahá ra cape.
Riparo, a- a lu rremóte.
Ripensare repenżá.
Ripensarci, a- arrepenżárce.
Ripetere repéte.
Ripido appíse, f. appése.
Ripieno rechíne, f. rechjéne.
Ripigliare pegliá ra cape.
Riposare abbendá, repusá.
Riposo repuóse.
Riposo, a- a l’abbjénde.
Riprendere pegliá ra cape.
Ripreso in salute resendatíve.
Riprovare pruvá ra cape.
Ripulire pulezzá ra cape.
Risata rise.
Risatella resatèdde, resélle.
Riscaldare nfucá, ścaglindá, (fig.) ścalefá.
Risciacquare acchiarí.
Riscosso seggiute.
Riscuotere sigge.
Risentire resendí.
Risentito resendúte.
Risolto resuólte.
Risolvere resòlve.
Risparmiare affrangá, sparagná.
Risparmio sparàgne.
Risplendere resblènne.
Rispondere respónne.
Rispondere a tono respónne a ttuóne.
Risposare spusá n’ata vòte.
Ristabilire passá bbuóne, restabblí.
Ristorante rusturánde.
Ristorare momentaneamente lo stomaco
suppundá lu stòmmeche.
Ristretto strettute.
Risucchio vurve.
Ritardare addummurá.
Ritirare arreterá.
Ritoccare retuccá.
Ritornello returnjélle.
Ritorto retuórte.
Ritrarre terá addréte.
Riunire arriuní.
Riuscire arriascí.
Riuscire a capire un discorso sfrangeljá.
Riuscire male ascí re quaglie.
Riuscita arrjasciúte.
Rivedere veré n’ata vòte.
Rivedibile reveríbbele.
Rivendere vénne ra cape.
Rivendita di sale e tabacchi tabbacchíne.
Rivolgere la parola rá parlamjénde.
Rivoltare ruvutá.
Rizzare auzá.
Roba puzzolente ciuféche.
Rocchetto senza filo ruócele.
Roccia murge.
Rodere rusecá.
Rodersi rusecárse nguórpe.
Rodimento crepamjénde nguórpe.
Rognoso rugnuse.
307
Rollino rullíne.
Romano rumane.
Romanzo rumanże.
Rompere rómbe, ścasciá, sciuffelá,
ścuffulá.
Rompicollo, a- a rrótterecuódde.
Ronfare runfechjá.
Rosario rusárje.
Rosario, una decina del- pòste.
Rosicchiare rusecá.
Rosolare sturduí.
Rossastro russazze.
Rossetto russètte.
Rossiccio russígne.
Rosso russe; f. rósse.
Rossore eccessivo russe russe.
Rossore russóre.
Rotabile rutàbbele.
Rotella rutèlle.
Rotolare arrucelá.
Rotolarsi mbruscenjárse.
Rotolo ròlle.
Rotondo tùnne, f. tónne.
Rottame (di macchina) ścascióne,
ścascízze.
Rotto rùtte, ścasciáte, sciuffeláte,
ścuffuláte; f. rótte.
Rovente cucènde.
Rovesciare scigliá.
Rovesciato capesótte, scigliáte.
Rovescio (di maglia), a- a ccàuze.
Rovina arruvíne.
Rovinare arrùvená.
Rovistare ruvutá.
Rubacchiare carrucchjá.
Rubare arrubbá.
Ruberia mariulícje.
Rubino rubbíne.
Ruderi (del Castello di Panni) zetemelóne.
Ruffianare zengarjá.
Ruggine ruzze.
Rimuginare penżá e repenżá.
Ruota róte.
Ruvido zerpeljènde.
Ruzzare ruzzjá.
Ruzzolare arrucelá.
Ruzzolone arruceljàte.
308
abbiolina renèlle.
abbioso renùse, f. renóse.
acco di …, un- na fréca re.…
acramentare sagramendá.
Sacramento sagramènde.
Sacrificare sagrefecá.
Sacrificio sagrefícje.
Sacrilegio sacrelègge.
Sacro sagre.
Sacrosanto sagrusánde.
Saetta sajétte.
Saggio sagge.
Sagrato sacrate.
Sagrestano sacrestáne.
Sagrestia sacrestíje.
Salariato stá a ppadróne.
Salire nghianá.
Salita mmèrse, nghianate.
Salite o discese di Sario mmèrse re Sàrje
Salma sàleme.
Salsicciaio sausecchjáre.
Saltafossi zómbafuósse.
Saltare zumbá.
Saltellare zumbjá.
Saltello zuppechílle.
Saltelloni zumbanne zumbanne.
Salterello zumbille.
Salto zumbe.
Salutare salutá.
Salvadanaio carusjédde.
Salvagente salvaggènde.
Salvare ścapputtárse
Salveregina salvareggíne.
Sanctus sanddússe.
Sansa sanże.
Sansone Sanżóne.
Santa sanda.
Santificare sandefecá.
Santino sandarjédde.
Santo sande.
Santonina sandulíne.
Santuario sanduàrje.
Sapere sapé.
Saponaio sapunáre.
Saponetta sapunètte.
Saporito sapríte, scicche.
S
Sassaiola menate re vricce.
Saziarsi abbenghjárse.
Saziare abbuttá.
Sbafo, a- a ṡbuffe.
Sbagliare ṡbagliá.
Sbalzare ṡbalanzá.
Sbalzo ṡbalànze.
Sbattere ṡbatte.
Sbellicarsi dalle risate pesciárse sótte ra
re resate.
Sbiadire ścambjà.
Sbiancare fá janghe.
Sbieco ṡguinge.
Sbigottire ascí fóre li panne.
Sbirciare smecciá.
Sbloccare ṡbluccá.
Sboccare ṡbuccá.
Sbollentare fá cale e àuze.
Sborsare ṡbursá.
Sbottonare spundá, vummecá
Sbracarsi spaparanżárse.
Sbracciarsi teràrse re mmàneche.
Sbraciare ṡbrasciá.
Sbreccare ścardjá.
Sbriciolare sfreculjá.
Sbrigarsi sebbrjárse.
Sbrigliarsi ṡberrjá.
Sbrodolare spurcá re bbròre o suche.
Sbrogliare ṡbrugliá.
Sbruffare ṡbruffjá.
Sbucare ascí fóre.
Scacciamosche sósciamóśche.
Scacciare cacciá ra fóre.
Scadenza ścarènże.
Scadere ścarè.
Scaduto ścarute.
Scagionare ścaggiuná.
Scagliare mená.
Scaglionare ścagliuná.
Scalciare caucìá.
Scalciata caucìáte.
Scaldare nfucá, ścaglindá.
Scaldata nfucáte, ścaglindáte.
Scalogna ścarògne.
309
Scalpellare ścarpellá.
Scalpellino ścarpullíne.
Scalzare ścauzá.
Scambiare ścangiá.
Scambio ścange.
Scamiciarsi ścammesárse.
Scampanìo ścambanjamjénde.
Scampanare ścambanjá.
Scampanate ścambanjàte.
Scampare ścapputtá.
Scampoletto ścambulícchie.
Scampolo ścámbele.
Scandagliare ścanagliá.
Scandaglio ścanaglie.
Scandalizzare ṡgandalezzá.
Scandalo ṡgàndele.
Scansare ścanżá.
Scansia ścanżíje.
Scantonare ścanduná.
Scapaccionare ścuppuljá.
Scapaccione ścòppele.
Scapigliare scigliá.
Scarabocchiare cecchetjá.
Scarabocchio cicchetònne, pl.
cicchetuónne.
Scaracchiare raśchìjá.
Scarcerare ścarcerá.
Scardassare ścardá.
Scardassatore ścardalane.
Scardasso ścarde.
Scaricare ścarrecá.
Scarico ścàrreche.
Scarrozzare ścarruzzjá.
Scarto di carboni rusce.
Scartocciare ścartucciá.
Scassare ścasciá.
Scatola di fiammiferi mazzètte re lumine.
Scatto del dito medio sulla fronte
chjéchjere.
Scavare ścautá.
Scavezzacollo, a- a ścapezzacuódde.
Scazzottare ścazzuttjá.
Scegliere capá.
Scelta scèute.
Scemare ammangá, scemá.
Scempio straverèrje.
Scendere scénne.
Scervellarsi ṡbacelí re cape.
Sceso scise.
Scheda śchére.
Scheggiare ścardjá.
Scheletrire ṡgheletrí.
Scherzare pazzjá, ṡgherzjá.
Scherzetto pazzjèlle.
Scherzo pazzíje, ṡghèrze.
Schiacciare acciaccá.
Schiaffare ścaffá.
Schiaffeggiare ścaffjá.
Schiaffeggiare sonoramente paccarjá.
Schiaffetto ścaffecjédde.
Schiaffo ścaffe, sicce.
Schiaffo sonoro pàcchere.
Schiaffone ścaffóne, pl. ścaffùne.
Schiamazzo bbabbelónje.
Schiattare ścattá.
Schiettezza śchjéttetúdene.
Schioccare śchiuccá.
Schioccare con la frusta spundettá.
Schioccare le dita fá re castagnóle.
Schiocco con la frusta spundettáte.
Schiodare śchiuvá.
Schioppettata ścuppettáte.
Schioppo cacafuóche, ścuppètte.
Schiuma ścume.
Schiumare ścumá.
Schivare ścanżá.
Schizzare squicceljá.
Schizzetto pumbètte.
Schizzo squìccele.
Sciabola sciàbbele.
Sciabolata sciabbuláte.
Sciacquare sciaccquá.
Sciacquone ścareche.
310
Sciagura sciaúre.
Scialacquare jttá sòlete cu la pale.
Scialare scialá.
Sciancare sciangá.
Scintilla ścatédde.
Scioccheggiare scemjá.
Sciocchezza sciòscele.
Sciogliere sciòglie.
Scioltezza sciuvetézze.
Sciolto sciuóvete, f. sciòvete.
Scioperare sciuperá.
Sciroppare sceruppá.
Sciroppo sceruppe.
Sciropposo sceruppúse.
Sciupare denaro frusciá.
Sciupìo frusce.
Scivolare sciulá, scialambá.
Scivolare sulla pietra sfelettá.
Scivolata sciulate.
Scivolone sciuliatóne.
Scoccare ścuccá.
Scocciare ścucciá.
Scolare śculá.
Scolaresca tutta la ścóle.
Scolaro śculare.
Scolastico śculàsteche.
Scolatoio śculatúre.
Scolatura śculatóre.
Scollare ścullá.
Scolpare śculpá.
Scombinamento ścumbenamjénde.
Scombinare ścumbená.
Scombinare un affare struná.
Scommessa ścummésse.
Scommesso ścummisse.
Scommettere ścummétte.
Scomodare ścummerá.
Scomodo ścòmmede.
Scompagnare ścumbagná.
Scomparire ścumbarí.
Scomparti partemjénde.
Scompenso ścumbènże.
Scompigliare scengeljá.
Scompiglio ścumbíglie.
Scomporsi ścummuóverse.
Scomunica ścummùneche.
Scomunicare ścummunecá.
Sconcertare ścungertá.
Sconclusionato ścunglusjunáte.
Sconfitta ścunfìtte.
Sconfortare ścunfurtá.
Sconforto ścunfòrte.
Scongelare sferrá.
Scongiurare ścungiurá.
Scongiuro ścungiure; pl. śchengiure.
Sconnettere ścunnètte.
Sconoscere ścanósce.
Sconquassare ścungegná.
Sconsacrare ścunżacrá.
Sconsigliare ścunżegliá.
Sconsolare ścunżulá.
Scontare ścundá.
Scontentare ścundendá.
Scontrare ścundrá.
Sconveniente ścunvenjénde.
Sconvolgere ścunvòlge.
Scopare ścupá.
Scoperta ścupèrte.
Scopetta ścupettíne.
Scopino ścupine.
Scopo, a che- accagnacché.
Scoppiare ścuppá.
Scoppiettare ścuppettjá.
Scoprire con lentezza le carte da gioco
terzjá.
Scoprire ścummegliá, ścuprí.
Scoraggiare ścuraggí.
Scorciatoia accurtatóre.
Scordare ścurdá.
Scorgere ścòrge, smecciá.
Scorno ścuórne.
Scorpacciata abbenghjáte.
311
Scorrazzare ścurazzá.
Scorrere ścórre.
Scorretto ścurrètte.
Scorso ścurse.
Scorsoio ścurretúre.
Scorticare ścurciá.
Scorticatura ścurciatúre.
Scostare ścustá.
Scottare còce.
Scottato cuótte; f. còtte.
Scovare asciá.
Screpolare crepá.
Screzio sciglie.
Scricchiolare ścruccá.
Scrimolo ścrémóne.
Scrivere ścrive.
Scrivere delle sciocchezze ścrive ròje
ciappètte.
Scroccare ścruccá.
Scrocchiare ścruccá.
Scrocchiarello ścruccarjédde.
Scrocco ścruócche.
Scrollarsi ścutulárse.
Scrostare ścuzzecá.
Scrutare ścanagliá.
Sculacciare rá mazze ngule.
Scuola ścóle; pl. ścùle.
Scuotere ścutulá.
Sdebitare ṡdebbetá.
Sdipanare ścaravugliá.
Sdogare ścarrecá.
Sdoppiare ṡduppjá.
Sdraiarsi méttèrse luónghe luónghe ndèrre.
Sdrucciolevole sciulènde.
Se si.
Se, in- nżé.
Se puó se ru ppóte.
Sebbene nun face njénde.
Seccare còce lu córe.
Seccato cuótte lu córe.
Secco, in- nżìcche.
Secolare seculáre.
Secolo sècule.
Sedere assettá.
Sedile di pietra puóje.
Sedile serile.
Sedurre ścaré.
Seduta serute.
Seduto assettáte.
Seggiolaio seggiare.
Seggiolata seggiate.
Segheria segaríje.
Seghetta sechecèdde.
Segnalare nżegnalá.
Segnale nżegnale.
Segnetto senghetjédde.
Segno singhe; pl. sénghe.
Sego sive.
Segoso nżevùse; f. nżevóse.
Segretario secretàrje.
Segreto secréte.
Seguire secutá.
Selciato sélice.
Sembrare parè.
Semiaperto mjézze apjérte, f. mèzze apèrte.
Sempre sèmbe.
Sempronio Zembrònje.
Senno còcche.
Sennò senò.
Sensale zanżane.
Sensi, in- nżènże.
Senso sènże; pl. sjénże.
Sentenza sendènże.
Sentimento sendemènde.
Sentinella sendanèlle.
Sentire annaselá, sènde.
Sentirsi gelare il sangue rumaní tassate.
Sentito sendùte.
Sentore azzìnne.
Sentore di umido ljénde.
Senza indugio tiratíre.
Senza meta ṡbahuttúne.
Separare sciórte.
Sepolcro sebbùleche.
Seppellire rubbrecá.
Sequestrare sucustrá.
312
Sequestro suquèstre.
Serbare stepá.
Sergozzone smustazzóne.
Serpaio ciaraule.
Servi sjérve.
Servire serví.
Servito servute.
Servizietto servezjùdde.
Servizievole servezzjévele.
Servizio suvrízje.
Sessola còppe.
Setacciare apparecchjá
Settentrionale settendrjunále.
Sezione sezzjóne.
Sfacelo straverèrje.
Sfare sfá.
Sfasciare sfasciá.
Sfasciare (togliere la fascia) sfassá.
Sfebbrare luvá la fréve.
Sfegatarsi sfecatárse.
Sferruzzare fatjá la cauzètte.
Sfiancare sfianghí.
Sfigurare sfehurá.
Sfilacciare sfelazzá.
Sfilaccio sfelàzze.
Sfinire abbalí.
Sfiorire sfiurí.
Sfizio sfízzje.
Sfoderare sfuterá.
Sfogare sfugá.
Sfoggiare sfuggiá.
Sfoggio sfògge.
Sfogliare sfugliá.
Sfoltire sfuddá.
Sfondare sfunná, ścuffulá.
Sforbiciare sfurbeciá.
Sformare sfurmá.
Sfornare sfurná.
Sfornire sfurní.
Sfortuna sfurtune.
Sforzare sfurzá.
Sforzo sfuórze.
Sfottere sfótte, sfreculjá, sfrecá, sfríje.
Sfottuto sfríjute, sfuttute.
Sfracellare sfraceddá.
Sfregare strecá.
Sfregiare sfreggiá, stravesá.
Sfregio sfrègge.
Sfrido sfridde.
Sfrontatezza sfrundatézze.
Sfruconare sfrucchenjá.
Sfuggire sfuje.
Sfuggita, di- strafjùne.
Sfuggito sfujúte.
Sgambettare stumbenjá.
Sgambetto ścarpine.
Sganasciare dalle risate ścattá ra re rrise.
Sghimbescio ṡguinge.
Sgobbare ṡgubbá.
Sgocciolare śculá.
Sgolarsi ṡgulárse.
Sgombrare ṡgumbrá.
Sgomentare ṡgumendá.
Sgomento ṡgumènde, pl. ṡgumjénde.
Sgonfiare ṡgunfjá, ssanghjá.
Sgorbiare cecchetjá.
Sgorbio cicchetònne, pl. cicchetuónne.
Sgozzare ścanná.
Sgranchire ṡgrangá.
Sgridare alluccá.
Sgrossare ṡgrussá.
Sgrottare ṡgruttá.
Sgualcire arrungegljá.
Sgualtrina squaldríne.
Sguazzare ciambuttjá.
Sguincio sfìuze, ṡguinge.
Si se.
Sì o no sièddenò.
Siberia Sebbèrje.
Siesta pennecchjàte.
Sigaro secàrje, sìghere.
Sigillare seggellá.
Sigillo seggille.
Signor no ggnornò.
Signor sì ggnorsí.
Signora segnò.
Signore abbr. ggnóre.
Signori segnure.
Signoria segnuríje.
Signorina segnurine.
Sillabario sellabbàrje.
Simulare fá abbré.
313
Sindaco sínneche.
Sinfonia zenfuníje.
Singhiozzare seggliuzzá.
Singhiozzo seggliuzze.
Singolare senguláre.
Sinistra manghe.
Sintomo síndeme.
Sintonia senduníje.
Siringa serénghe.
Situazione sfavorevole malaparáte.
Slacciare spundá.
Slancio fùa.
Slegare sciòglie.
Slittare sciulá, scialambá.
Sloggiare sluggiá.
Smacchiare luvá la macchie.
Smagliare sfelá.
Smagliatura maglia sfelate.
Smaltire smaldí.
Smargiassata sbrafandaríje, sbruffunaríje.
Smarrire pèrde.
Smerciare smerciá.
Smerdare smerdjá.
Smerlare fá lu smèrle.
Smettere di lavorare ścapulá.
Smettere funí.
Sminuirsi jttárse ndèrre.
Smontare smundá.
Smorto murtacígne.
Smuovere ścazzecá, spresá.
Snervare luvá re ffòrze.
So, non- sacce.
Sobbalzare della trottola strummeljá,
zurljá.
Sobillare subbellá.
Socchiudere appanná, ndraprí.
Socchiuso appannàte, ndrapjérte, f.
ndrapèrte.
Soccorrere succórre.
Soddisfacente sfacjénde.
Soddisfare sutesfá.
Sodo tuóste; f. tòste
Soffermare fermá na nżénghe.
Soffiare jusciá.
Soffice cenjére.
Soffietto mandecètte.
Soffio jusce.
Soffocare strafucá.
Soffocare nel togliere il respiro affucá,
suffucá.
Soffrire suffrí.
Soggezione suggezzjóne.
Sognare sunná.
Sogno suónne.
Sogno, in- nżuónne.
Solamente sulamènde.
Soldarello suldarjélle.
Soldato suldate.
Soldi argià, cuócchile, sòlete.
Soldo sòlete.
Soldo, un- mòneche.
Solenne rimprovero liscièbbússe.
Solista suliste.
Sollevare speselá.
Solo sule.
Soltanto sule.
Soluzione suluzzjóne.
Soluzione moltro diluita sciaccquètte.
Somigliare assumegliá.
Sommare assummá.
Sonnecchiare pennechjá.
Sonnolenza sunnulènże.
Soppiatto, di- a la mupégne.
Sopportabile suppurtàbbele.
Sopportare suppurtá.
Sopportare una persona, non- métte
sóp' a l’uóccchie.
Sopprimere luvá ra nanże.
Sopra ammónde, sópe.
Sopraffare (fig.) accuppá.
Soprappensiero sòpappenżjére.
Soprassedere peglià tjémbe.
Sopravvivere supravvíve.
Sorbettiera surbettére.
Sordina, in- nżurdíne.
Sorgere sórge.
Sorpassare passá nnande.
Sorpresa surprése.
Sorreggere mandené.
Sorriso surríse.
Sorseggiare sursjá.
314
Sorsetto sursecjédde.
Sorso surse.
Sorvegliare survegliá.
Sorvolare passà sópe.
Sospendere suspènne.
Sospensione suspenżjóne.
Sospeso suspése.
Sospettare suspettá.
Sospetto suspètte.
Sospirare susperá.
Sostanzioso sustanżiùse.
Sostegno sustjéne.
Sostituire sustetuí.
Sotterfugio sutterfùgge.
Sottile suttile.
Sottinteso suttendése.
Sottobraccio sóttabbrácce.
Sottocchio sottuócchie.
Sottochiave chiuse a cchiave.
Sottomettere suttumétte.
Sottostare suttustá.
Sottoterra sóttatèrre.
Sottovalutare, per non- pe nun rrice
mangamjénde.
Sottovoce citte citte.
Sottrazione lu méne, suttrazzjóne.
Soverchio supjérchie.
Sovrapposto sóprappòste.
Spaccapietre spaccamónde, spaccapréte.
Spaccare spaccá.
Spacco spaccazze.
Spadroneggiare spadruneggiá.
Spago della trottola zaháglie.
Spaiare ścucchjá.
Spalancare spalangà.
Spallata spaddáte.
Spalle al muro a li tàcchere.
Spalleggiare fá fòrte.
Spalmare spalemá.
Spandere spanne.
Spanna palme.
Spappolare spappá.
Sparadrappo sparatràppe.
Sparare spará.
Sparecchiare luvá la tavele.
Spargere ṡbaljá.
Sparire sparí.
Sparito sparute.
Sparpagliare sparrucchjá.
Spartire sparte.
Spassionatamente spassjunatamènde.
Spasso, a- alaspásse.
Spavalderia ṡbrafandaríje, ṡbruffunaríje.
Spaventare spamétte, ścandá, ścandumá.
Spavento ścande, spavjénde.
Spazientire spacenżjá.
Spazio spàzzje.
Spazioso spazzjùse, f. spazzjóse.
Spazzare ścupá.
Spazzatura munnézze.
Spazzino ścupatóre.
Spazzolare ścupettá.
Spazzolino ścupettine.
Specchiare specchjá.
Specchietto spicchicjédde.
Spedire sperí.
Spedito sperute.
Spegnere ammurtá, stutá.
Spegnersi del fuoco murí ru ffuóche.
Spegnitoio stutacannéle.
Spendere spènne.
Spenzolare fá ndindóló.
Sperare sperá.
Sperdere spèrde.
Sperduto sperdute.
Sperimentare appremendá.
Sperone spróne; pl. sprùne.
Sperperare frusciá, métte nghiane.
Speso spise.
Spesso spisse.
Spettacolo spettácule.
Spettanza quédde ca te spètte.
Spettare attuccá.
Spettegolare rice male.
Spettegolare di casa in casa casarjá.
Spettinare scigliá.
Spezzettare spètazzá.
Spiaccicare squacciá.
Spiare spjá.
Spiazzo larghe.
Spicciare sebbrjá.
315
Spiccicare spezzecá.
Spiccio spicce.
Spicciolata, alla- spìzzeche e ppetazze.
Spicciolo spicce.
Spidocchiare sperucchjá.
Spiegare śchicá.
Spiegazzare arrungegljá.
Spiffero vjénde file file.
Spigliarsi rescetárse.
Spigolo ndaglie.
Spillo spelline.
Spinare luvá re spine.
Spingere le persone in avanti accarrá
nnande.
Spingere vuttá.
Spinoso pungènde.
Spinta 1.agg. sporche; 2.s.m. vuttate.
Spintarella càuce.
Spintonare ṡbuttunjá.
Spintone ṡbuttóne, pl. ṡbuttune.
Spirare (soffiare) sciusciá.
Spizzico, a- a muzzecune.
Splendere ṡblènne.
Splendido ṡblènnete.
Spogliare spugliá.
Spoletta spulètte.
Spolmonare spulmuná.
Spolverare luvá la pólve.
Spopolare spupulá.
Sporcare ndrecá, spurcá.
Sporcare lievemente nghiaccá.
Sporcizia spurcízzje, spurchízzje.
Sporco spuórche, vrédde.
Sporgente spurgènde.
Sporgere spròje.
Sportellino spurtedduzze.
Sportello spurtjédde.
Sportivo spurtive.
Sposalizio spusalízzje.
Sposare spusá.
Sposini spusatjédde.
Spossare ścusscená.
Spostare spustá.
Sprangare varrjá.
Spreco ścrufìcje.
Spremere sprème.
Sprimacciare ṡbatte.
Sprofondare sprufunná, suffunná.
Spronare spruná.
Sproporzionato sprupurzjunáte.
Sproposito sprupuósete.
Sprovvisto spruvvíste.
Spruzzo ndridde.
Spulciare spuleciá.
Spumeggiare fá la ścume.
Spuntare spundá.
Squarciagola, a- a squarciavócche.
Squartare ṡguazzá.
Squassare struzzuljá.
Stabilire stabbelí.
Staccare spezzecá, staccá.
Stagionale staggiunale.
Stagionare staggiuná.
Stagnaio stagnàre.
Stagnola carta argendáte.
Stambugio pertuse.
Stampare stambá.
Stampella spatòrce.
Stancare rechianá, straccá.
Stanchezza stracchézze.
Stangare varrjá.
Stantuffo standuffe.
Stare stá.
Stare con arrazzá.
Statevi bene! stateve bbuóne.
Stato p.p. state.
Statti bene! statte bbuóne.
Stavolta stavòte.
Stazionare mbustá.
Stazione stanżióne, pl. stanżiùne.
Stecchire ndaccarí.
Stella stédde.
Stella Polare puddare.
Stellina steddùzze.
Stemperare sciòglie.
Stendere i panni spanne.
Stendere stènne.
Stentare standá.
Stento stènde.
Steso stise.
Stiamoci bene stamece bbéne.
Stilettata stellettáte.
316
Stilla stizze.
Stingere ścambjá.
Stirare sterá.
Stizza suste.
Stizzirsi nfumárse.
Stoffa di velluto pesante férbe.
Stonamento stunamjénde.
Stonare stuná, ścurdá.
Storcere stòrce.
Storcimento sturcenjamjénde.
Stordire sturdí.
Storiella sturjèdde.
Stormire frusciá.
Stornare struná.
Stornello sturnèlle, pl. sturnjélle.
Storpiare struppjá.
Storto ndurtúte, stuórte.
Stracciare strazzá.
Straccio strazze, zénżele.
Straccio per tappare buchi stùppele.
Strada carrozzabile vjanóve.
Strada principale del paese capestráde.
Strafare strafá.
Straforo, di- strafjúne.
Strage acceretòrje, stragge.
Stramazzare azzuppá ndèrre.
Strampaleria strambalaríje.
Strangolare métte la fóche, strangulá.
Straordinario straurdenàrje.
Strapazzare trapazzá.
Strapazzo trapazze.
Strapazzoso trapazzúse.
Strappare squarciá, strazzá, (fig.) sciuppá.
Strappare in lungo squarciá ra fóre a
ffóre.
Strappo squarce.
Strascicone strascenúne.
Strascinare strascená.
Stratagemma strattaggèmme.
Strato cammíse, stratte.
Stravecchio stravjécchie.
Stravedere straverè.
Stravincere stravénge.
Strazio stràzzje.
Strega janàre, ṡdréa; pl. gghianare.
Stregare ṡdrèhá.
Strenna sfèrte.
Strepitare strepetjá.
Stretto astrìtte, strinde, f. strénde.
Stridente strechènde.
Stridere stredá.
Strillare alluccà.
Strillo allucche.
Strisce di stoffa linże.
Striscia linże.
Striscia di luce sfélènże.
Strisciare strusciá.
Stritolare sfraceddá.
Strizzare tòrce.
Strizzata turcenjàte.
Strofinare strecá.
Strofinata strecate.
Strombettare strumbettjá.
Stroncare strungá.
Stropicciare strecá, strupecciá.
Strozzare struzzá.
Strozzarsi ndurzárse nganne.
Struggersi spandecá.
Strumento strumènde, pl. strumjénde.
Stuccare stucchíá.
Stucchevole ngummuse, stumbagnúse.
Studente sturènde.
Studiare sturjá.
Studio sturje.
Stufare stuffá.
Stufo stuffe.
Stupidaggine panżònje, stupetággene.
Stupidire stupetí.
Sturare suppelá.
Stuzzicadenti stecchíne, spruócchele.
Stuzzicare ngemendá.
Su 1.avv. ammónde, sópe; 2.escl. jà, méne.
Su....andiamocene jà ....jammecínne.
Subentrare trasí a lu pòste.
Subire subbí.
Subito sùbbete.
Subito subito bbòtte bbòtte.
Succedere succére.
Successione murtóre.
Successo succjésse.
Succhiare sucá.
Succhietto ciucciòtte.
317
Sudiciume òfete.
Sufficiente sfacjénde.
Suffragio suffragge.
Suggestionare suggestjuná.
Sughero suórve.
Suicidarsi luvárse la vite.
Sunteggiare fá lu sunde.
Sunto sunde.
Suo suje, f. sója.
Suonatore di grancassa rangascjére.
Suonatore di tamburo tamburrjére.
Suora mòneche.
Superficialmente còppa-còppe.
Supero ru ddecchiù.
Supino a la supíne
Supporre métte ca...
Sussurro zuzurre.
Svagare ṡvahá.
Svagare in libertà ṡbaljá.
Svantaggio ṡvandagge.
Svaporare ṡvapurá.
Svecchiare ṡvecchjá.
Svelare ṡbelá.
Sveltezza ṡbeletézze.
Sveltire ṡbeltí.
Svendita ṡvénnete.
Sventagliare mená lu vandaglie.
Sventare ṡvendá, ṡbendá.
Sventrare ṡvendrá.
Sventura ṡbendure.
Svergognare ṡvrehugná.
Svernare ṡverná.
Svezzare luvá ru llatte.
Sviare ṡbijá.
Svincolare ṡvengulá.
Svitare ṡbetà.
Svolgere ṡvòlge.
Svuotare sfrattá, ṡvacandá.
318
abaccaio tabbaccáre.
abacco tabbacche.
abella tabbèlle.
abellina tabbellíne.
Tabernacolo tabbernáquele.
Tacca ndacche.
Tacchete pùmmete.
Tacere stá citte.
Taglialegna liunarule.
Tagliare tagliá.
Tagliare in malo modo ammarracciá.
Tagliente tagljènde.
Tagliuzzare menuzzá.
Tambureggiare tamburrjá.
Tamburello tamburrjélle.
Tamburo tamburre.
Tampone cuscenètte.
Tantino tanducchíle.
Tanto tande, pl. tanda.
Tanto in tanto, di- a bbòtte a bbòtte.
Tantum ergo Tandumèrghe.
Tappare uppelá.
Tarantella tarandèlle.
Tardare addummurá.
Tardi attarde.
Tarlare tarulá.
Tarmolo pulvécchie re re ttàrule.
Tascapane taścappáne.
Tastare attandá.
Tastoni attandúne.
Tavernaio tavernáre.
Te ti.
Teatro tiàtre.
Teco cuttíche.
Tela molto leggera telètte.
Telaio telare.
Telo fèrze.
Temere avé paùre.
Tempestare tumbestjá.
Tempo, da molto- ave mó..ave, ra mó ave,
ra mó.
Tempo, da poco- re mó.
Tempo, da quando- ra quand’ave.
Tempo, in- attjémbe attjémbe
Temporeggiare fá li prenuótte.
Tenere tené.
T
Tenero cenjére.
Tentare tendá.
Tentare di parlare bene l'italiano
sporcheggiá.
Tentativo tendatíve.
Tentazione tendazzjóne.
Teoria tiuríje.
Tepore jàure.
Terminare funí.
Terra tèrra.
Terra, a- ndèrre.
Terra, da- ra ndèrre.
Terra, in- ndèrre.
Terra, per- pe ndèrre.
Terremoto terramóte.
Terribile terrìbbele.
Terrorizzare fá métte paùre.
Teso tise.
Testa in giù, a- capesótte.
Testa, in- ngape.
Testa vuota capa ssciaccque.
Testamento testamènde.
Testata capate.
Testimone destemònje.
Testimoniare destemunjá.
Ti te.
Ticchiolato cecceljàte.
Tiepido tupèdde.
Timidezza ścuórne.
Tingere ténge.
Tinozza nel frantoio per far posare l’olio
per poi prenderlo àngele.
Tinta tinde.
Tintin dindin.
Tintinnio ndlindlì.
Tiralatte sucaménne.
Tirare terá.
Tirare un pugno allazzá nu pùjne, allendá
nu pùjne.
Tirchieria terchiaríje.
Tirocinio turecínje.
Tizio Tìzzje.
Tizzo tezzóne, pl. tezzune.
Tò tè.
Toccare tuccá.
Toccare fastidiosamente tazzecá.
319
Togliere luhuá.
Togliere la fuliggine dalla canna fumaria
sfenneljá.
Togliere la salsiccia o altro dall’asse sotto
il soffitto spènne.
Togliere un peso di dosso spónne.
Toletta tulètte.
Tombolare caré capesótte.
Tondo tùnne, f. tónne.
Topaia cafuórchie.
Topicida veléne pe li sùrece.
Toppete! túppete!.
Torbido trùvele, f. tróvele.
Torcere tòrce, turcenjá.
Torchio oleario prèsse.
Tormentare turmendá.
Tormento turmjénde.
Tornaconto turnacónde.
Tornare turná.
Tornare indietro vutá cuózze.
Tornese turnése.
Torno torno tuórne tuórne.
Torrente turrènde.
Torrione turrjóne.
Torto tuórte, turcenjàte.
Tortuoso tutte curve.
Tortura turtùre.
Torturare turturá.
Tosatrice machenètte pe carusá.
Toscaneggiare tuścaneggiá.
Tossico tuósseche.
Totale tutale.
Tra ndra.
Traballante cutuljénde.
Traballare cutulá.
Traboccare scigliá, trabbuccá.
Trabocchetto trabbucchètte.
Tracannare śculá nżine a l’ùtema stizze.
Traccia strascíne.
Traccia nella parete per fili e tubi
carasce.
Tracciare fá la tracce.
Tradimento traremènde, pl. traremjénde.
Tradire trarí.
Tradizionale tradezzjunále.
Tradurre traduce.
Trafficare tracchjá.
Trafiggere trapassá ra parte a pparte.
Traforare trafurá.
Tragedia traggèdje.
Tragico tràggeche.
Tragitto traggítte.
Trainare purtá addréte.
Tramezzare ndramezzá.
Tramoggia tramója.
Trangugiare calá abbasce.
Tranquillizzare trangullezzá.
Transitorio tranżetòrje.
Trappolare trapuljá.
Trascinare strascená.
Trascorrere passá.
Trasferire straferí.
Trasformare trasfurmá.
Traslocare cangià case.
Trasloco càmbje re case.
Trasparente trasparènde.
Trasportare strapurtá.
Trattabile trattàbbele.
Trattare trattá.
Trattenere il pianto annuzzá.
Trattino lenjétte.
Tratto, ad un- re bbòtte.
Trattoria tratturíje.
Travatura ndravatúre.
Travedere traveré.
Traverso travjérse.
Travestire travestí.
Travisare stravesá.
Travolgere accarrá.
Treccia trézze.
Trecciolina trezzódde, pl. trezzùdde.
Tremare tremá.
Tremare di freddo arruzzulí.
Tremarella cacacce, tremarèdde.
Tremito trjémete.
Tremolante tremuljènde.
Tremolare tremuljá.
Trespolo puógge.
Triangolo triàngule.
Tribolare spandecá, trevulá.
Tribolo trìvele, pl. trivùle.
Tribunale trubbunále.
320
Triciclo trecicule.
Tricolore triccolóre.
Triduo tríruve.
Trincea trengére.
Trinità Trennetà.
Triturare munuzzá.
Trofeo truféje.
Trombetta trumbètte.
Trombettare trumbettjá.
Trombettiere trumbettjére.
Trombone trumbóne.
Tronco, in- ndrunghe.
Troneggiare truneggiá.
Troppo asciutto àśche.
Troppo numunne.
Trottare truttjá.
Trottata truttjàte.
Trovare asciá, truvá.
Trovata truvate.
Trucco pettura.
Tubo tubbe.
Tubo di gomma urèdde.
Tuo tuje, f. tója.
Turbine trebbítte.
Turlupinare pegliá ra fésse.
Tuttora angóramó.
321
U
bbidire ubberí.
briacare mbriacá.
briachezza mbriachíje.
ccidere accíre.
Uccisione accíse.
Ucciso accíse.
Udire sènde.
Uè nguè.
Uff! uffa!.
Uguagliare èsse talèccquale.
Uguale talèccquale.
Ultimatum ultematúmme.
Ultimo ùteme.
Ultimo, in- alùteme.
Ultimo banco della classe ciuccebbànghe.
Umettare abbagná.
Umidità ummerézze.
Umido ùmmere.
Umiliarsi rebbassárse.
Umorosa muróse.
Uncinetto cruscè.
Ungere ónge.
UTENSILI (cucina)
Abbrustulatúre, bbuàtte, bbuccàcce, bbuccherúzze, bbucchjére, bbuttegljèdde, bbutteglióne,
bbuttegliúne, bbuttíglie, caccavèlle, caccavóne, cacciacárne, camèlle, camellíne, canestrjédde,
canìstre, carràve, cassaróle, cate, catecjédde, cavètte, ceculatére, chicca, cìcine, còlabbròre,
cólamaccaróne, cùccheme, cucchiàra, cucchiàre, cucchiarèdde, cucchiarjédde, culìne, cuózze,
cuperchjédde, cupjérchie, cuppenjédde, cuppìne, curtèdde, curteddúzze, curtellácce, curtjédde,
curtjédde a ścatte, fazzatóre, fesenèdde, fesìne, fressóre, fressurèdde, furcìne, lahenatúre,
macenjédde, marmíttele, mute, mutìdde, panàre, panarjédde, pegnàte, pegnatjédde, pesatúre,
piattenfúnne, piattenghjàne, piattjédde, pile, pruvétte, raccialárde, ratìglie, rattacáse, retìne,
rómbenóce, ruóte, ruótele, rutecjédde, rutèdde, salére, ścannatúre, ścólapjàtte, ścummarèdde,
ścummareddùzze, ścummarjédde, ścutèdde, setàzze, séte, setìne, sfèrre, sìcchie, sicchicjédde,
spase, spase re sandenecóle, spasètte, stajédde, statelètte, tazzecèdde, tianjédde, tijddùzze,
tirabbisció, tjàne, tjèdde, tjèdde ca sbódde, tumbàgne, uandjére, vasètte, velànże, velanżèdde,
vuccàglie, zupperèdde.
Unguento angujénde.
Unico unendutte.
Uscire ascí.
Uscito asciute, ssciute.
Unificare métte nżjéme.
Ustolare mení lu ulíje.
Unire auní.
Usufrutto sufrutte.
Unito aunute.
Unto unde; f. ónde.
Utensile utenżìle.
Untuoso unduse.
Uova con guscio molle óve àpele.
Uova sterili óve sciaccquate.
Urgente orgènde.
Urlare alluccá.
Urlo allucche.
Urtamento urtamjénde.
Urtare tuzzá.
Urto tuzze.
Usanza ausànże.
Usare ausá.
Usciere sscjére.
Uscio, sull’- accape a la pòrte, mmócche
a la pòrte
322
V
a bene vabbuóne.
a via ma cammíne.
acante vacande.
accinare fá lu nnèste.
Vacillare strummeljá.
Vagare ìre ngire.
Valere valé.
Valico passe.
Valido vàlete.
Valorizzare valurezzá.
Valvola vàlvule.
Vanagloria ufanaríje.
Vaneggiare vaneggiá.
Vanità vanaríje.
Vantaggio vandagge.
Vantaggioso vandaggiúse.
Vantamento avandamjénde.
Vantare avandá.
Vanto vànde.
Vanvera, a- aèreje.
Vapore jàure.
Vaporoso vapurúse.
Varco vàre.
Varechina lessjèlle.
Variabile varjàbbele.
Vasca vaśche.
Vasca mulino ad acqua furmale.
Vattelappesca vattasce, vattelufríje,
vattelufútte.
Vecchiaia vecchiàre.
Vece vécete; pl. bbécete.
Vece, in- a lu poste.
Vedere abbré, allusciá, avvré, veré.
Vedetta bberétte.
Vedi, lo- ru bbí.
Veduta verute.
Vegetare veggetá.
Veleno bbeléne, menéle.
Velocità velucetà.
Vendere vénne.
Vendere a vil prezzo abbarrucá.
Vendita vénnete.
Venditore vennetóre; f. vennetríce.
Venditore di arance purtahalláre.
Venditore di castagne castagnáre.
Venditore di granaglie carrajuóle.
Venditore di lupini lupenáre.
Venditore di patate patanáre.
Venditore di piatti piattáre.
Venditore di torrone cupetáre.
Venduto vennute.
Venire mení.
Venitevene menitavínne.
Ventare vendjá.
Ventata vendate.
Ventilare vendelá.
Venturo ca véne.
Venuta menute.
Venuto menute.
Veramente averamènde.
Verbale frubbale.
Vergogna bbrehògne, ścuórne, vreògne.
Vergognare métte ścuórne, vreugná.
Verità veretà.
Vero alluuére.
Versare scigliá.
Verso nfacce, pe.
Vescovo Véścheve.
Vestire vèste.
Vestito vestute.
Vezzeggiare ciangìá.
Vezzo ciange.
Via víje.
Via Crucis Via Cruce.
Via di corsa vattelufréche.
Via vai vajèbbjéne.
Viaggio vjagge.
Viale stradóne.
Vicenda vecènne.
Vicenda, a- abbécete.
Vicende complicate mbiccèmbruóglie.
Vicesindaco Vicesínneche.
Vicinato vucenáte.
Vicino accurte, azzicche, vucine.
Vicino, da- musse a mmusse.
Vicoletto veculicchie.
Vicolo viche, viquele.
Vigilare vecelá.
323
Vigile agg. vìcele.
Vigliaccheria carugnáte.
Villanata cafunáte.
Villania cafunaríje.
Vincere vénge.
Vincere tutto ścórre.
Vincita véngete.
Vincolare vengulá.
Vincolo vìngule.
Vinto bbinde, vinde.
Violino vjuline.
Virgola vìrguale.
Virgoletta vergulètte.
Virile r’óme.
Vis’a vis faccefrónde.
Viscidume quagliaròzze.
Visitare bbesetá.
Visite bbísete.
Vittoria vuttòrje.
Vittorioso vutturjùse.
Viuzza trasónnele.
Vivagno cime.
Vivere cambá.
Vizio vìzzje.
Vocabolario cabbulàrje.
Vocale vucale.
Vocazione vucazzjóne.
Voce vócia.
Voglia ulíje.
Voi vuje.
Voialtri vujàute.
Volare abbulá.
Volentieri vulendjére.
Volere vulé.
Volgere vutá.
Volo abbuóle.
Volontà vulundà.
Volta vòte.
Volta, una- mmane a vavóne.
Voltare vutá.
Volte, a- a bbòte.
Voltastomaco vòtastòmmeche.
Volume vulume.
Voluto vulute.
Vossignoria vussignuríje.
Vostro vuóste, f. vòste.
Votare vutá.
Votazione vutazzjóne.
Vuoto vacande.
324
Z
ampata ciambate.
ampogna sambógne.
ampognaro sambugnáre.
ecchinetta zecchenètte.
Zeppo zippe.
Zingaro zénghere, pl. zìnghere.
Zitto citte.
Zizzania zezzàjne.
Zoccolatura zucculatúre.
Zoppicare zuppecá.
Zoppiconi zuppècúne.
Zuffa acciuppiàtòrje.
Zufolo flàute re canne.
Zuppo trapanáte.
325
MODI DI DIRE
E
LOCUZIONI DIALETTALI
Un grazie particolare al collega Giovanni Anzivino per l‟elaborazione accurata e diligente
delle locuzioni e dei tanti “modi di dire”, dei quali ha saputo coglierne contenuti e
significati con sapientebcapacità di sintesi.
326
MODI DI DIRE
1 A bbòtte a bbòtte.
A gradi, a più riprese.
2 Á cacciáte la cape fóre lu sacche.
Ha cacciato la testa fuori del sacco.
Dicesi di persona che inaspettatamente muta nel carattere o nel comportamento
(e fa cose impensabili).
3 A ccangiá cchè?
A quale scopo?
4 Á cangiàte facce.
Ha cambiato faccia.
Dicesi di persona che muta nell'aspetto (per rimprovero, emozione, vergogna,
ecc.).
5
A cchi lasse e cchi piglie.
A chi lascia e (a) chi prende.
Dicesi di persona incostante nell'agire o nel comportamento.
6 A cchi ngòglie ngòglie.
A chi capita.
7 A cchi rá e a cchi prumétte.
A chi dà e a chi promette.
Dicesi di persona arrogante.
8 A Ddíje a la vendùre.
Nelle mani di Dio e della sorte.
327
9 Á ffatte l'uócchie re śchernúzzele.
Ha fatto gli occhi di lucciola.
Dicesi di chi ha occhi sonnacchiosi e dura fatica a stare sveglio.
10 A ffréca cumbàgne.
A danno del migliore amico.
11 A mmènd'a mmènde.
Locuzione che esprime dimenticanza.
12 A mmùzzech'e ppetàzze.
A morsi e a pezzettini.
A intervalli.
13 A pparlà jé artalègge.
Agire non è facile come il parlare.
14 Á ścupèrte l'Amèreche!
Ha scoperto l'America!.
Dicesi di chi presume di aver trovato una cosa nuova che invece è vecchissima.
15 Abbuścà la mazzètte.
Ricevere qualcosa (spec. un compenso) illecitamente.
16 Abbuścà la pagnòtte.
Guadagnare per vivere.
17 Abbuścárse nu pambanízze.
Prendere molto freddo.
18 Accàtt'e bbénne.
Compra e vende.
Dicesi di persona che traffica in checchessia.
328
19 Accattà lu sóle quanne èsce.
Comprare il sole quando esce (Iperbole).
Locuzione che vale per "aver carestia di ogni cosa". Lib.Son.,114 "E comperar
conviengli infino al sole".
20 Accunżá pe re ffjèste.
Conciare per le feste.
Ridurre una persona molto male con percosse e sim.
21 Addrízze re ggurécchie!
Drizza le orecchie!
Stammi bene a sentire!
22 Addulucí lu pìnnele.
Addolcire la pillola.
Mitigare una cosa spiacevole e dura da sopportare.
23 Aggísce sótte pe ssótte.
Agisce di soppiatto.
Dicesi di persona subdola.
24 Agguajtepéne se mandéne alérte.
A malapena si mantiene in piedi.
Dicesi di persona malferma.
25 A la bbanghe re lu sciùle.
Alla banca dello "scivolo".
Iperbole, velata di bonaria ironia, che denunzia indisponibilità di denaro.
26 A la sanfasòn (francesismo).
Senza maniere (franc. sans façons).
27 A la vecchiàre càuze rósse.
Alla vecchiaia calze rosse.
Dicesi a proposito di persone d'una certa età che vogliono ancora atteggiarsi da
giovani.
329
28 Alangatója!
All'anima tua! Interiezione caratteristica di rimprovero o impazienza.
29 A li cane recènne.
Ai cani dicendo.
Mai sia!
30 Allegrézze nżuónne.
Allegrezza, contentezza illusoria e non reale.
31 Alluccá nd'a re ggurécchie.
Gridare nelle orecchie.
Alzare il tono della voce con qualcuno (in senso di richiamo) per farsi ascoltare.
32 Alluccá ngape.
Gridare in testa.
Rimproverare aspramente.
33 Allungá lu bbròre.
Allungare il brodo.
Dilungarsi.
34 Andó le face juórne ddá le face nòtte.
Dove gli fa giorno là gli fa notte.
Dicesi a proposito di persona indolente.
35 Andó lu mìtte ddá lu truóve.
Dove lo metti là lo trovi.
Dicesi di persona quieta e tranquilla.
36 Ànema sì, ànema crìre.
Anima sei, anima credi.
Quelle che sono le tue esigenze e le tue necessità, possono essere anche le
esigenze e le necessità degli altri :meritano, quindi, rispetto e comprensione.
e
330
37 Angóre a ppaglie re fave.
L'espressione vuol far capire che si è ancora all'inizio di un lavoro, di un discorso
simili.
38 Appecciá ru ffuóche.
Accendere il fuoco (fig.).
Accendere gli animi, attizzare, incitare.
39 Aprí l'uócchie a li attarjédde.
Aprire gli occhi ai gattini (fig.)
Fare accorto qualcuno di qualcosa.
40 Armàmece e jjàtece.
Armiamoci e andateci.
Dicesi di chi spinge altri ad intervenire, tenendo, però, se stesso al sicuro.
41 Arrevendá janghe cúm'a nu lenżùle.
Diventare bianco come un lenzuolo.
Impallidire.
42 Arrunghiá cúm'a la cóteche sóp'a li caravùne.
Non fare progressi, anzi regredire in un'attività qualsiasi.
43 Arruvá a chi sí ttu e cchi sònghe éo.
Arrivare a "chi sei tu e chi sono io".
Arrivare a contrasto vivo e deciso. Quel "chi" più che a persona, si riferisce a
qualità, condizione, e la locuzione, assume, pertanto, il significato di "vediamo
quello che vali tu e quello che valgo io".
44 Ascí sfalle.
Cattiva riuscita di programmi, propositi, ecc.
45 Ascí trezzúdde.
Non guadagnare alcunché.
331
46 Asseméglie nu sande meseríne.
Dicesi di persona dall'aspetto emaciato o dal tono dimesso.
47 Attaccá lu ciùcce andó vóle lu padróne.
Legare l'asino dove vuole il padrone.
Obbedire, per quieto vivere, a chi comanda.
48 Attaccá lu file a lu rite.
Attaccare il filo al dito.
Serbare la memoria.
49 Attjénde a la carùta vasce.
Attento alla caduta bassa.
Le piccole cadute (intese anche in senso metaforico) talvolta possono rivelarsi
più dannose delle grandi.
50 Aucàte re re ccáuse pèrse.
Avvocato delle cause perdute.
Avvocato da strapazzo. (spreg.)
51 Avé a r'ógne.
Avere alle unghie.
Avere tra le mani, avere a tiro.
52 Ave paure re l'ómbra sója stésse.
Ha paura della sua stessa ombra.
Dicesi di persona pavida.
53 Avíma fá li cunde.
Dobbiamo fare i conti (fig.).
Chiedere ragione a qualcuno del suo agire.
54 Azzèttelesíje.
Locuzione d'altri tempi, oggi piuttosto desueta, la cui traduzione letterale può
ipotizzarsi verosimilmente come "sia accettata". Tipica del gergo popolare viene
pronunciata dalla gente sottintendendo la speranza, l'auspicio che la propria visita
presso un luogo pio, per impetrare una grazia, abbia l'effetto sperato.
332
55 Bbónanòtte a li sunatúre!.
Buona notte ai suonatori.
E abbiamo completato l'opera!.(fig.)
56 Bbónasére a tutta la cumbagníje.
Buona sera a tutta la compagnia.
Espressione di saluto confidenziale.
57 Bbrutte re facce e bbèlle re córe.
Brutto di faccia e bello di cuore.
Dicesi di persona dall'aspetto (fisico) brutto ma di animo gentile.
58 Candá la ceceregnóle. Stá cu re mane mmane. Grattárse la trippe.
Atteggiamento di persona nullafacente.
59 Cangiá l'uócchie pe la córe.
Cambiare l'occhio per la coda.
Cambiare una cosa di valore con un'altra di poco conto.
60 Caré ra lu ljétte.
Cadere dal letto.
Alzarsi presto.
61 Carè re bbrazze.
Demoralizzare.
62
Cchiù squrìje re la mèzzanòtte nu mbóte èsse.
Più oscurità della mezzanotte non può esserci.
Si dice a proposito di affari (o situazioni) che non sono poi così disperati o gravi
come sembrano.
63 Ce móre lu vèrme.
Ci muore il verme.
Si muore dal freddo.
333
64 Ce vóle la mane re Ddíje.
Ci vuole la mano di Dio.
Ce ne vuole.....!
65 Che bbèllu pìnnele ca me raje!
Che bella pillola che mi dai!
Che bella notizia che mi dai! Interiezione che sottintende, invece, il significato
opposto della frase, cioè a dire "che brutta notizia che mi dai!".
66 Che c'éja la fraśche!
Dicesi di persona altezzosa e specialmente nel comportamento e nei rapporti
sociali.
67 Che ccacchie accócchie?
Ma cosa vuol dire?.
68 Che t'agghie accíse lu figlie a la cùnnele?
Che ti ho ucciso il figlio nella culla?
Il detto è di una sconcertante crudezza morale: non c'è, infatti,azione più efferata
di quando a qualcuno viene ucciso un figlio in tenera età. E, pur se con un
paragone piuttosto forte, esso risulta alquanto efficace nel suo significato: cosa
mai ti ho fatto di tanto grave per comportarti così duramente nei miei confronti?
69 Che zzjùne!. Che ścàmbele!.
Che azioni! Che scampolo!
Che cosa curiosa!
70 Chi la vóle còtte e cchi la vóle crure.
Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda.
Chi la pensa in un modo e chi in un altro.
71 Chi pòrte la nnumenáte e cchi face li fatte.
Chi porta la nomea e chi fa i fatti.
C'è chi gode di cattiva fama e chi, invece, agisce subdolamente.
334
72 Chiange a purzjélle.
Piangere senza ragione.
73 Chiange sèmbe mesèrje.
Piange sempre miseria.
Dicesi di chi si lamenta, non sempre a ragione, delle proprie ristrettezze.
74 Chiavá na cóse ngape
Ficcare bene in testa una cosa (fig.)
75 Chióve sóp'a ru nfusse!
Piove sul bagnato!
Dicesi quando a un disgraziato capitano altre disgrazie o, viceversa, quando
capita una nuova fortuna a una persona fortunata.
76 Chitébbìve. Chitéstravìve. Chitémmuórte. Chitéstramuórte.
Imprecazioni sboccate di uso dialettale.
77 Cicce cumànne a Ccòle e Ccòle cumànne a Ccicce.
La locuzione viene pronunciata quando ci si addossa l'un l'altro il carico di
qualche faccenda (con la conseguenza che spesso non si giunge a soluzione
alcuna). Come dire "tu a me ed io a te".
78 Cìtte tu e ccìtte éo.
Zitto tu e zitto io.
Locuzione che esprime tacita intesa.
79 Cìtte-cìtte, alluccánne-alluccánne.
Zitto-zitto, gridando-gridando.
Di poca segretezza.
80 Córe re mamme!
Cuore di mamma!
Bene mio!
335
81 Crisce figlie e ccrisce puórce.
Cresci figli e cresci maiali.
È una massima piuttosto amara ma talvolta veritiera nel suo significato: allevare
figli, da cui spesso si riceve ingratitudine e non riconoscenza, è come allevare
maiali.
82 Crisce sande!
Possa crescere santamente!
83 Criste s'éja sciuóvete li cauzúne.
Cristo si è sciolto i pantaloni.
Piove a dirotto.
84 Cu na còsse sóp'a n'ate.
Con le gambe accavallate.
Oziare
85 Culóre re cane ca fuje.
Colore di cane che scappa.
Di colore indefinibile.
86 Cu lu bbéne míje e lu bbéne tùje.
Con il mio e il tuo bene.
Con compiacenza unanime.
87 Cu lu sanghe a li rjénde.
Col sangue ai denti.
Rabbiosamente con sdegno.
88 Cúme cane e ggatte.
Come cani e gatti.
Dicesi di persone in continua discordia.
89 Cúme lu vire lu ścrive.
Come lo vedi lo descrivi.
È una persona che va vista nella sua autenticità e non nella sua apparenza.
336
90 Cúme t'éja menùte 'ss'ardóre re córe?
Come ti è venuto questo ardimento di cuore?
A cosa è dovuto questo tuo inconsueto modo di fare?
91 Cundá a la femmeníle.
Contare alla femminile.
Fare i conti in maniera semplice.
92 Cunde cunde ca trìrece sònghe.
Conta, conta che tredici sono.
Comunque conti, la somma (il risultato) non cambia.
93 Cu re ggurèdde mbrazze.
Con le budella in braccio.
Controvoglia.
94 Curnùte e mmazziàte.
Cornuto e bastonato.
Oltre il danno anche la beffa.
95 Cu ru bbuóne o cu la fòrze.
Con il buono o con la forza.
Forzatamente.
96 Cùsete la vócche.
Cuciti la bocca.
Stai zitto!.
97 E n'ata vota sètte!
E un'altra volta sette!
Espressione per rimarcare che si continua a ripetere una parola o un discorso più
volte detti.
98 Èsse n'àneme e nu córe.
Essere un'anima e un cuore.
Portarsi vicendevole benevolenza.
337
99 Fá aèrje.
Agire a vanvera.
100 Fá a ścarecavarréle.
Fare a scaricabarili.
Scaricarsi addosso l'un l'altro la responsabilità.
101 Fá abbàsce e mmónde.
Andare, passeggiare su e giù.
102 Fá arme e bbahàglie e vattìnne.
Fai (prepara) armi e bagagli e vattene.
Prendi tutto quello che hai e vattene.
103 Fá còppele e ccappjédde.
Fare berretti e cappelli.
Scappellarsi.
104
Fá "crá crá" cúm'a la curnàcchie.
Gracchiare come la cornacchia.
Rimandare dall'oggi al domani.
105 Fá fèsse e ccundénde.
Fare fesso e contento.
Adulazione mescolata con beffa: gabbare e, al tempo stesso, accontentare.
106 Fá li cunde sénża lu tavernàre.
Fare i conti senza l'oste.
Agire in una determinata maniera senza tener conto della volontà o
dell'intervento altrui.
107 Fá lu fésse pe nu gghí a la uèrre.
Fare il fesso per non andare in guerra.
Fare il finto tonto.
338
108 Fá lu riàvele a qquatte.
Fare il diavolo a quattro.
Darsi molto da fare. Fare ogni sforzo per ottenere l'intento.
109 Fá na cóse re juórne.
Fare una cosa di giorno.
Sbrigarsi.
110 Fá nu liscie e bbusse. Lesciá lu pile.
Fare un "liscio e busso"(Terminologia tipica del gioco delle carte chiamato
"tressette"). Lisciare il pelo. Picchiare da orbi (fig.).
111 Fá pùngeche.
Fare una cosa di poco valore.
112 Fá re ścarpe.
Fare le scarpe (fig.).
Mostrarsi amico e nuocere di nascosto.
113 Fá re ttórne a Ssandu Vite.
Girare in tondo a San Vito (chiesa).
Locuzione che richiama un'antica tradizione (oggi scomparsa) assai comune a
Panni il 15 Giugno, festa di San Vito, consistente nel compiere tre giri (per
penitenza o supplica) intorno alla Chiesa dedicata al Santo, prima di entrare nella
stessa. La frase, col tempo, ha però assunto, nel linguaggio comune, il significato
più ampio e generico di "fare una salutare passeggiata".
114 Fá tòrce l'uócchie.
Far torcere gli occhi.
Provocare in una persona motivi di disappunto.
115 Fá trìngule tràngule.
Abbambinare. (È il tipico camminare dei bambini ai primi passi).
339
116 Fá ulme.
Fare olmo.
Mandare a secco, a bocca asciutta. Fraseologia in uso tra giocatori soprattutto nel
gioco delle carte chiamato "passatella".
117 Face carne re puórche.
Fa carne di maiale.
Dicesi di chi realizza guadagni copiosi.
118 Face lu lànghene e lu mànghene.
Espressione propria del lessico locale che probabilmente non trova riscontri
appropriati nella lingua italiana. Dicesi per indicare una persona di malfermo
proposito.
119 Face sèmbe carte.
Fa sempre carte (fig.).
Dicesi di persona che parla sempre senza mai dare ad altri occasione o tempo per
farlo.
120 Face sèmbe n'arte.
Fa sempre un'arte.
Dicesi di persona querula, brontolona, spesso ripetitiva.
121 Facìme a "ttè e mmò".
Facciamo: “eccoti (un oggetto, ecc.) e ora (dammi il corrispettivo)”.
Locuzione che esprime pagamento rapido e immediato.
122 Farse la cróce cu la mana stòrte.
Farsi la croce con la mano sinistra.
Rimanere ammirati o meravigliati.
123 Farse lu sanghe amàre.
Farsi il sangue amaro.
Arrovellarsi.
340
124 Farse métte li pjére nfacce.
Farsi mettere i piedi in faccia.(fig.)
Farsi sopraffare.
125 Farse vuttùne nguórpe.
Farsi bottoni in corpo (fig.).
Rodersi interiormente. Reprimere a stento l'impazienza, l'ira, ecc.
126 Fridde re cane.
Freddo da cani.
Freddo pungente.
127 Funí sàbbete sande!
Finire sabato santo!
Dicesi a proposito di operazioni o lavori a lungo termine.
128 Ggiá ca l'àje fatte jé pruóve.
Già che l'hai fatto è soddisfacente.
129 Íre a ffá na spassàte.
Defecare.
130 Íre attandúne.
Brancolare.
131 Íre bbellu bbellu.
Andare bello bello.
Andare piano.
132 Íre la stizze ngape.
Andare la stilla in testa.
Irritarsi, adirarsi violentemente.
133 Íre nfunne.
Approfondire.
341
134 Íre ngenżjùne.
Bighellonare.
135 Íre nżuócchele nżuócchele.
Andare di zoccolo in zoccolo.
Andare a strada fatta.
136 Íre ra qquá e ra ddá.
Errare.
137 Íre rétecúle.
Indietreggiare.
138 Íresìnne cu na mane nnande e n'ata addréte.
Andarsene con una mano avanti e una dietro.
Locuzione che sta a significare "rimanere delusi e mortificati.
139 Írsene a li jùnge!
Frase idiomatica di chiara impronta locale (nel linguaggio pannese "li jùnge"
sono "i giunchi") che vuol significare "Andarsene al Creatore!". Verosimilmente
l'espressione ha una sua precisa origine che, in passato, prese spunto dalle zone
(precis. la zona inferiore e superiore) contigue al luogo ove attualmente sorge il
Cimitero di Panni ( un tempo zone di giuncheti). La ricca e fervida fantasia dei
pannesi non certo mancante di creatività, ha, quindi, voluto servirsi del termine
per intendere "Andarsene al Cimitero!", cioè morire.
140 Írsene lundàne.
Allontanarsi.
141 Írsene ngire ngire.
Aggirarsi.
142 Írsene nżjécule.
Consumarsi lentamente.
342
143 Jam'a llallá.
Frase tipica rivolta ai bambini per significare "andiamo a passeggio".
144 Jé arruuáte cúm'a l'acque re magge.
È arrivata come la pioggia di maggio.
Dicesi di cosa o persona che capita a proposito.
145 Jé arruuàte Paulúcce.
È arrivato Paoluccio.
Dicesi quando si sta per essere vinti dal sonno.
146 Jé carne ca crésce.
É carne che cresce.
Dicesi di bambino irrequieto e vivace, "tutto pepe".
147 Jé cúm'a San Tummàse.
È come San Tommaso.
Dicesi di chi vuole assicurarsi materialmente delle cose. È un detto che richiama
evidentemente l'episodio dell'Apostolo Tommaso che ci viene narrato nel
Vangelo.
148 Jé figlie a la addína janghe.
È figlio alla gallina bianca.
Dicesi di persona privilegiata.
149 Jé n'atu pare re màneche.
É un altro paio di maniche! (fig.)
É tutta un'altra cosa, un'altra faccenda.
150 Jé na cammenànde.
Dicesi di persona che perde tempo gironzolando qua e là.
151 Jé na cape glurióse.
È una testa gloriosa.
Dicesi di persona bizzarra.
343
152 Jé na cape re checózze.
È una testa di zucca.
Dicesi di persona molto scarsa di intelligenza.
153 Jé na cape re tùmmele.
È una testa di tomolo.
Dicesi di persona dalla testa dura.
154 Jé na capa sciaccque.
Dicesi di persona dalla testa vuota.
155 Jé na malèrve.
Dicesi di persona malvagia.
156 Jé na mèzza cauzètte.
Dicesi di persona di poco conto.
157 Jé na paróla!
È tutt'altro che una cosa facile!
158 Jé na temba tòste.
È una zolla dura.
Dicesi di persona di tempra ferrea.
159 Jé nate cu la cammíse.
È nato con la camicia (fig.)
Dicesi di persona fortunata.
160 Jé nu ciucce cauzàte e vvestùte.
È un asino calzato e vestito.
È un ignorante dalla testa ai piedi.
161 Jé nu ciùcce presunduóse.
Dicesi di persona ignorante e presuntuosa.
344
162 Jé nu ciùcce re massàrje.
È un asino di masseria.
È un gran lavoratore.
163 Jé nu magna magna.
È un mangia-mangia.
Dicesi di persona ingorda.
164 Jé passàte l'àngele e à dditte ammènne.
È passato l'angelo e ha detto "Amen".
Espressione che sottolinea il verificarsi di qualcosa per la quale si nutriva il
timore che potesse realmente accadere.
165 Jé pròpje terra tèrre.
È proprio terra terra (fig.).
Dicesi di persona mediocre.
166 Jé putresìne ca nu nguaste menèste.
È prezzemolo che non guasta la minestra.
Dicesi di persona la cui presenza non disturba.
167 Jé sfunnuláte nguórpe.
È sfondato in corpo.
Dicesi di persona insaziabile.
168 Jé tenùte cúme a lu vrazze re San Custànże.
È tenuto come il braccio di San Costanzo.
Dicesi di persona soggetta a particolari premure e attenzioni.
169 Jé tròppe bbèlle pe èsse alluvére.
È troppo bello per essere vero.
Dicesi di cosa bella e reale ma che per troppa bellezza ci sembra irreale e
fantastica.
170 Jè tutte fume e nnjènd'arrùste.
È tutto fumo e niente arrosto.
345
È una persona di molte parole e di pochi fatti.
171 Jé tutte pund'e vvirgùle.
È tutto punto e virgola.
Dicesi di persona molto precisa.
172 Jittárse ndèrre.
Buttarsi a terra (fig.)
Svilirsi, sottovalutarsi.
173 L'agghie viste mmócch' a nu cane.
L'ho visto in bocca a un cane (Iperbole).
Locuzione scherzosa per significare di non aver visto alcuna cosa o persona.
174 La jurnàte jé nu mùzzeche.
La giornata è un " morso".
È un consiglio ad essere solleciti nel lavoro: occorre sbrigarsi nelle proprie
faccende perché la giornata (lavorativa) passa in fretta e molte sono le cose da
fare.
175 La malèrve nun mmóre maje.
La malerba non muore mai.
La gente malvagia, purtroppo, abbonda ed ha vita lunga.
176 La nòtte pòrte cunżíglie.
La notte porta consiglio.
Il riposo notturno spesso aiuta a superare le difficoltà che il giorno prima
sembravano insormontabili.
177 La raggióne jé re li fésse.
La ragione è dei fessi.
Dicesi a significare falsamente che la ragione è degli imbecilli (i quali spesso e
volentieri pretendono, ma a torto, di avere dalla propria parte la verità dei fatti).
178 La spése nun vale la mbrése.
La spesa non vale l'impresa.
Dicesi a proposito di affare da cui non si ricava nemmeno quello che si spende.
346
179 La tènghe sóp'a la pónde re la lénghe.
Ce l'ho sulla punta della lingua.
Dicesi di parola che non si riesce a trovare o dire sul momento.
180 La vóle nganne. Nu le ngòzze.
La vuole alla gola. Non gli va più di lavorare.
Dicesi di chi non vuol saperne di fare qualcosa.
181 Lassa stá lu munne cúme se tróve.
Lascia stare il mondo come si trova.
Lascia andare le cose per il loro verso naturale.
182 Lavá la cape a lu ciucce.
Lavare la testa all'asino.
Far cosa vana, darsi da fare senza frutto.
183 Le manghe còcche rrutèlle.
Gli manca qualche rotella.
Dicesi di persona stravagante.
184 Le puzze angóre la vócche re latte.
Gli puzza ancora la bocca di latte.
Dicesi di chi ha pochi anni e poca esperienza ma assume già atteggiamenti da
adulto.
185 Le sap'affòrte.
Gli riesce difficile.
186 Li sòlet'àprene tutte re ppòrte.
I soldi aprono tutte le porte.
Col denaro è possibile ottenere moltissime cose.
187 Lu fésse te sfésse.
Lo scemo (o presunto tale) spesso ti fa scemo (con parole, modi di agire e sim.).
347
188 Lu juórne ca nun véne maje.
Il giorno che non viene mai.
Espressione per sottolineare qualcosa di utopistico.
189 Lu muórse re la malacrjanże.
Il morso della "mala" creanza.
L'ultimo boccone del piatto.
190 M'àje cuótte lu córe.
Mi hai cotto il cuore.
Mi hai esasperato.
191 M'àje cuótte lu féchete.
Mi hai cotto il fegato.
Mi hai logorato.
192 M'àje teràte lu córe.
Mi hai tirato il cuore.
Mi hai stancato.
193 Ma ché ne vutte?.
Ma cosa stai dicendo?.
194 Ma cúm'avìte perciùte?.
"Ma come siete riusciti a venire con questo maltempo?".
195 Mange cúm'a nu puórche.
Mangia come un maiale.
Dicesi di persona che mangia sproporzionatamente.
196 Manghe a ffarle appòste.....!
Guarda caso.....!
197 Manghe li cane.
Nemmeno i cani!
Dio ne liberi!
348
198 Manghe pe ssuónne.
Neanche per sogno!
Ma nemmeno per idea!
199 Mangiapàne a traremjénde.
Mangiapane a tradimento.
Dicesi di chi vive a spese altrui senza compensare col lavoro, cioè senza
guadagnarsi da vivere con onesta fatica.
200 Mannàgge a l'ànema tóje!
Accidenti all'anima tua!
201 Mannàgge a lu patratúrche!
Eufemismo per evitare di ." nominare il nome di Dio invano".
202 Mannàgge a qquanne me nżuràje (o me mmaretàje)!
Accidenti al giorno in cui mi sposai.
203 Mar'a cchi ave la mala nnumenáte!
Povero (infelice) colui che ha una cattiva nomea!
204 Mar'a cchi care e ccérche ajùte!.
Povero chi cade e cerca aiuto!.
Infelice colui che si trova in difficoltà e ha bisogno d'aiuto.
205 Mar'a cchi móre!
Povero chi muore!
Chi muore giace e chi resta si dà pace.
206 Mar'a cchi sèrva puópele.
Povero chi serve il popolo.
Il detto popolare è quasi un monito a coloro che ricoprono incarichi pubblici.
Infatti, essendo essi sempre a contatto con la gente, finiscono spesso per essere
oggetto di critiche e malcontenti, non potendo logicamente accontentare tutti.
349
207 Me face crepà nguórpe.
Mi fa crepare in corpo.
Mi fa disperare.
208 Me fanne pèrde l'àneme.
Mi fanno perdere l'anima.
Mi fanno penare.
209 Me l'àje luhàte ra mmócche.
Me l'hai tolto di bocca.
Mi hai prevenuto nel dire qualcosa.
210 Me sònghe carùte re bbrazze.
Mi sono cadute le braccia.
Mi sono demoralizzato.
211 Me véne la fréve.
Mi viene la febbre.
Dicesi quando si paventa qualcosa di pericoloso o di penoso.
212 Mèglie nu vase ca nu ścaffe.
Meglio un bacio che uno schiaffo.
È più efficace usare le maniere dolci anziché le maniere forti.
213 Mená càuce a lu vjénde.
Tirare calci al vento.
Espressione per rilevare l'atteggiamento di persona che sta con le "mani in
mano".
214 Mená pólve nd'a l'uócchie.
Buttare polvere negli occhi.
Vendere fumo.
215 Menàrse nnande pe nu ngaré.
Buttarsi in avanti per non cadere.
Cautelarsi.
350
216 Mení la pèdde r'addíne.
Accapponare la pelle.
217 Mení sèmbe a ggalle cúm'a l'uóglie.
Venire sempre a galla come l'olio.
Si dice figuratamente del voler sempre soprastare ed essere in vantaggio.
218 Mením'a nnuje!
Veniamo a noi!
Veniamo al caso nostro!
219 Métt'uóglie a la lambe.
Mettere olio alla lampada.
Rifonderci in una spesa.
220 Métte cunde.
Mettere conto.
Intromettersi nei fatti altrui.
221 Métte li cunfjétte mmócche a la ścrófe.
Mettere i confetti in bocca alla scrofa (fig.).
Dar cose degne e preziose a chi non sa apprezzarne il valore.
222 Métte lu carre nnanże a li vuóve.
Mettere il carro davanti ai buoi.
Fare o dire qualcosa prima del tempo. Mettere sull'avviso qualcuno.
223 Métte lu lècche.
Avere da ridire.
224 Métte lu pólece nd'a l'aurécchie.
Mettere la pulce nell'orecchio.
Mettere qualcuno in apprensione o sospetto. Insinuare un dubbio.
351
225 Métte mane a la sacche.
Mettere mano alla tasca.
Cavare denari.
226 Métte nd'a re cchiòcche.
Inculcare.
227 Métte ruje pjére nd'a na ścarpe.
Mettere due piedi in una scarpa.
Mettere alle strette. (fig.)
228 Métte sóp'a nu puórche.
Mettere sopra a un maiale (fig.).
Diffamare.
229 Métte tàhule.
Mettere tavola (fig.)
Attardarsi in una visita (a parenti, amici e sim.). Trattenersi più del solito.
230 Métte ténde.
Mettere tende.
Piazzarsi in un luogo. Scherz. dicesi a proposito di persona non gradita che non
si decide ad andarsene.
231 Métte tròppe carne a ccòce.
Mettere troppa carne a cuocere.
Accingersi a troppe cose in una volta.
232 Métters'a òpera perdùte.
Accingersi a lavori interminabili.
233 Métters'a lu mbuóste.
Appostarsi.
352
234 Méttersele rind'a la sacche.
Metterselo in tasca.
Superare un altro in prontezza o intelligenza.
235 Miche jè ścurse re mbise!.
Non è mica trascorso del tutto inutile il tempo (per fare qualcosa)!
236 Mínete nganne.
Buttati alla gola.
Strozzalo.
237 Míttete nd'a l'acìte.
Mettiti nell'aceto.
Mettiti in forze.
238 Mmetá a ccarne e mmaccarúne.
Invitare a carne e maccheroni.
Invitare una persona a fare una cosa a lui gradita o agevole.
239 Mmiat'a ìdde!.
Beato lui!.
240 Mmjat'a chi téne nu sande ngiéle e n'ate ndèrre
Beato chi tiene un santo in cielo e uno in terra.
Beato colui che può contare su buoni aiuti, forti protettori per conseguire
checchessia. (Allusione chiara alle raccomandazioni).
241 Mmóre re Ddíje, zì.
Per amore di Dio, zio.
Espressione solita di chi chiede l'elemosina.
242 Mó adda vení a cchiòve!.
Adesso deve venire a piovere.
Espressione che evidenzia il comportamento anomalo di una persona rispetto al
proprio abituale modo di agire.
353
243 Mó mòrje la cape.
Ora muore la testa.
Mi fa male la testa.
244 Mó te voglie a la nghianàte!
Ora ti voglio alla salita!
Locuzione che si cita quando si vuol mettere qualcuno alla prova.
245 Murí nżicche.
Lasciarsi andare, abbandonarsi, non avere cura di sé.
246 Muzzecàrse andó nu nge arrìve.
Mordersi dove non ci si arriva.
Mordersi il gomito (fig.). Pentirsi.
247 N'ave ndó métte la facce.
Non ha dove mettere la faccia.
Vergognarsi di se stesso.
248 N'avé ndó vatte la cape.
Non avere dove battere la testa.
Lambiccarsi il cervello, sforzarsi per trovare una soluzione, una cosa e sim.
249 Na lavàte re facce.
Una lavata di faccia (fig.).
Una presa in giro.
250 Na vite ra cane.
Una vita da cani.
Una vita di stenti.
251 Na vóte se mbènne Còle.
Una volta si impicca Nicola.
Una volta sola mi puoi ingannare! Chi è, infatti, incappato una volta in un
inganno, starà bene attento a non cascarci una seconda volta.
354
252 Nate, cresciùte e ppasciùte.
Nato, cresciuto e nutrito.
Dicesi di persona che ha vissuto sempre nello stesso luogo. Usata, a volte, in
tono dispregiativo o ironico, la frase rafforza il senso della parola a cui si unisce
(es. "è un cretino nato, cresciuto e nutrito").
253 Nd'a na vutàte r'uócchie.
In un baleno.
254 Nd'a qquatte e qquatt'otte.
In quattro e quattro otto.
In modo sollecito, in breve spazio di tempo.
255 Ndó cumba "fattílle".
Da compare ....."fattelo".
Frase idiomatica, di chiara impronta locale, che identifica il "rubacchiare" nei
possedimenti altrui.
256 Ndó èsce e ndó trase.
Dove esce e dove entra.
Dicesi di persona che parla a vanvera.
257 Ndó vére e ndó céche.
Dove vede e dove va cieco.
Dicesi di persona che, per motivi di prudenza o di convenienza, osserva solo
quello che gli aggrada.
258 Ndra cape e ccuódde.
Tra capo e collo.
Inaspettatamente.
259 Ndra véglie e ssuónne.
Tra veglia e sonno.
Nel dormiveglia.
355
260 Né a la sàzzje né a la riùne.
Né sazio né digiuno.
In nessuna maniera.
261 Ne sape une cchiù re lu riàvele.
Ne sa una più del diavolo.
Dicesi di persona furba, maliziosa.
262 Nesciùne nasce mbaràte.
È solo col tempo, attraverso l'osservazione, lo studio, la pratica, che si apprende,
poiché nessuno nasce già istruito.
263 Nfónne ru ppane.
Inzuppare il pane (fig.)
Trafittura dell'animo (con malcelato cinismo).
264 Nfracetárse la cape.
Scervellarsi.
265 Nfrucchjárse nd'a lu ljétte.
Ficcarsi nel letto.
Mettersi a dormire.
266 Ngape téne la canìglie.
Nella testa tiene la crusca.
Dicesi di persona di poco intelletto, che ragiona poco.
267 Ngappá nu ścarpìne.
Buscarsi una fregatura.
268 Ngarná lu rènde.
Prenderci gusto.
356
269 Ngassá e ppurtà a ccase.
Incassare e portare a casa. (fig.)
Subire contrarietà, critiche, giudizi sfavorevoli e sim., mantenendo il controllo di
sé.
270 Ngassá la mane.
Rincarare, aumentare la dose.
271 Ngreccá lu nase.
Levare su il naso.
Insuperbirsi.
272 Nu lu penżá manghe pe fjérre vjécchie.
Non pensarlo neanche per ferro vecchio.
Non dargli peso (considerata la sua pochezza).
273 Nu lu pòzze alleggerí.
Non lo posso digerire.
Non lo sopporto.
274 Nu mbóse lu pére ndèrre.
Non posa il piede in terra.
Dicesi di persona veloce. Estensivamente si dice anche di persona molto attiva
nell'agire.
275 Nu nge face facce.
Dicesi di persona dalla faccia tosta.
276 Nu spute maje!
Non sputa mai!
Dicesi di persona che parla in continuazione!
277 Nu ndéne manghe l'uócchie pe cchiange.
Non ha nemmeno gli occhi per piangere.
Dicesi di persona nullatenente.
357
278 Nu ndené né arte né pparte.
Non tenere né arte né parte.
Non avere né una professione né un lavoro.
279 Nu ndéne né cape né ccóre.
Non ha né testa né coda.
Dicesi di argomentazioni o cose sconclusionate.
280 Nu ndéne pile sóp'a la lénghe.
Non tiene peli sulla lingua.
Dicesi di persona che parla senza mezzi termini.
281 Nu ndruvá refíje.
Non trovare sosta. Non trovare ricetto.
Non trovare pace, tranquillità.
282 Nu ndruvárse cchiù a li cunde.
Non trovarsi più ai conti.
Uscire fuori termine (rispetto a quanto preventivato).
283 Nun fá mòsse.
Non fare mosse.
Non fare storie.
284 Nun facènne puópele. Nun gghì menànne lu bbanne.
Dicesi nei riguardi di chi rende di dominio pubblico una notizia che andrebbe
tenuta segreta.
285 Nu l'agghie fatte appòste.
L'ho fatto inavvertitamente.
286 Nu mmange pe nu gghí a ccacá.
Non mangia per non andare a defecare.
Dicesi di persona tirchia.
358
287 Nu me face né ccaure né ffridde.
Non mi fa né caldo né freddo.
Non mi riguarda, mi lascia indifferente.
288 Nu mme lasse re peràte.
Mi assilla continuamente.
289 Nu mme pegliá aruócchie.
Non invidiare la mia buona sorte.
290 Nu ngemendá lu cane ca ròrme.
Non stuzzicare il cane che dorme.
È un consiglio a non molestare una persona pericolosa che sta quieta.
291 Nu sputá nd'a lu piatte ca mange.
Non sputare nel piatto in cui mangi.
Non dire male di chi (o cosa) fino ad oggi ti è stato utile e vantaggioso.
292 Nu stache r'àreje.
Non sto d'aria.
Non mi sento disponibile.
293 Nun vale quatte sòlete.
Non vale quattro soldi.
Dicesi di persona o cosa che non vale alcunchè.
294 Nu nżape tené nu cécere mmócche.
Non sa tenere un cece in bocca.
Dicesi di persona che non sa mantenere un segreto.
295 Nu nżì mmanghe la lóte sótte a re ścarpe méje.
Non sei neanche il fango sotto le mie scarpe.
Dicesi in tono dispregiativo verso una persona ritenuta abbietta.
359
296 Nunn'auzàrce la córe.
Non alzargli la coda.
Non dargli troppa importanza.
297 Nunn'àuze na pagliùśche.
Non alza una pagliuzza (fig.).
Dicesi di persona sfaticata.
298 Nunn'éja male ca ce canda prèute.
Non è male che ci canta il prete.
È un male leggero, che non desta preoccupazione.
299 Nunn'éja musse tuje.
Non è muso tuo.
Non è alla tua portata (nel senso di capacità, possibilità o di forza).
300 O rinde o fóre.
Maniera risolutiva affinché uno si risolva (o sì o no).
301 Ògne ccóse la faje trave.
Ogni cosa la fai trave.
Anche la più piccola cosa la rendi complicata.
302 Ògne mmòrte re pape.
Ogni morte di papa.
Una volta ogni tanto.
303 Ògne ppicca ggióve.
Ogni poco giova.
Anche la più piccola cosa porta giovamento.
304 Ògne vvutàte re lénghe.
Ogni volta che si parla.
360
305 Ónge la róte.
Ungere la ruota. (Metafora).
Corrompere con denaro. Dare denaro per ottenere qualcosa.
306 Pare na sanguètte.
Sembra una sanguisuga.
Dicesi di persona importuna, noiosa, seccante.
307 Pare San Ggelàrde.
Sembra San Gerardo.
Dicesi di persona emaciata.
308 Parl'e pparle lu nnammuráte jé surde.
Parla e parla l'innamorato è sordo.
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
309 Parlá a śchiòve.
Parlare a spiovere.
Parlare a sproposito.
310 Pàrla chiare se vá.
Metti in chiaro le cose.
311 Parlá nd'a lu pùjne.
Parlare in un pugno.
Parlare a voce bassa.
312 Parle cúme a nu libbre stambàte.
Parla come un libro stampato.
Dicesi di chi manifesta una fredda proprietà di linguaggio.
313 Parle cúme t'à fatte màmmete.
Parla come ti ha fatto tua madre.
Parla come sai, con la lingua materna (appresa, cioè, nell'infanzia, nella casa, e
rimasta come propria e naturale).
361
314 Passàrse la mane sóp' a la cusciénże.
Passarsi la mano sulla coscienza.
Farsi l'esame di coscienza. Ponderare coscienziosamente.
315 Pe nu rrice mangamjénde re tè.
Senza farti torto.
316 Pe trènde e ttrèndune.
Per trenta e trentuno.
Per un pelo. (fig.)
317 Pegliá "peccióne -peccióne".
Prendere alla sprovvista, in modo improvviso.
318 Pegliá la fùa.
Prendere lo slancio.
319 Pegliá la làja.
Beffeggiare.
320 Pegliá li páppele. Pegliá li móte.
Impaurirsi.
321 Pegliá na bbrutta chiéche.
Prendere una brutta piega.
Incamminarsi su una cattiva strada.
322 Pegliá pe nganne. Métte l'asta nganne.
Prendere per la gola. Mettere l'asta alla gola.
Imporre a qualcuno le proprie condizioni approfittando del suo stato di
necessità. Costringere con forza.
323 Pegliárse la mane cu tutte lu vrazze.
Pigliarsi la mano con tutto il braccio.
Abusare della benevolenza altrui.
362
324 Pegliàrse la pezzecàte.
Prendersi la pizzicata.
Pungere con sottile ironia.
325 Pènże sule a jjisse.
Pensa solo a se stesso.
Dicesi di essere egoista.
326 Pèrde l'accùnde.
Perdere il conto.
Perdere i propri clienti (dicesi soprattutto quando un commerciante, per il suo
comportamento poco cordiale, non riesce a mantenere la propria clientela).
327 Pèrde li sjénże.
Perdere i sensi.
Perdere la testa (fig.).
328 Pèrderse nd'a nu bbucchjére r'acque.
Perdersi in un bicchiere d'acqua (Iperbole).
Perdersi d'animo per una cosa da nulla.
329 Perócchie carùte nd'a la farìne.
Pidocchio caduto nella farina.
Dicesi di persona di vile origine arricchitasi rapidamente, e perciò insuperbita.
330 Pezzelárse sóp'a la trippe.
Pizzicarsi sulla pancia. (fig.)
Espressione che identifica un atteggiamento di sopportazione.
331 Pìccquel'e mmalecaváte.
Piccolo e malnato.
Dicesi di persona bassa (di statura), o anche di bambino, dal temperamento
malizioso e/o intraprendente.
363
332 Pòzz'èsse accíse!
Possa essere ucciso!
Possa morire ammazzato!
333 Pòzz'èsse sande!
Possa essere santo!
Possa vivere santamente.
334 Pòzza cambá cjénd'anne!
Possa vivere cento anni!
335 Pòzza fjurí!
Possa fiorire!
Eufemismo per mitigare spiacevoli espressioni!
336 Pòzza jitá lu bbeléne!
Possa buttare il veleno!
337 Pòzza jitá lu sanghe!
Possa buttare il sangue!
Possa morire dissanguato!
338 Pòzza ròrme a ssuónne chine!
Possa dormire a sonno pieno!
Possa vivere tranquillamente!
339 Pòzza ścattá nguórpe!
Possa scoppiare in corpo!
Possa morire scoppiando!
340 Pòzza stá bbuóne.
Possa stare bene.
Possa vivere in buona salute.
364
341 Pure li pùlece tjénene la tósse!
Pure le pulci tengono la tosse ! (Iperbole)
Dicesi a proposito di chi vuole fare cose che la sua età o le sue forze (fisiche,
intellettuali, materiali, ecc.) non consentono (es. piccoli che vogliono imitare i
grandi e sim.)
342 Purtá lu punde.
Portare rancore.
343 Purtá nghiande re mane.
Portare sul palmo della mano.
Avere una persona in grande stima e considerazione.
344 Quá care lu ciùcce!
Qui casca l'asino.
Qui sta la difficoltà, l'ostacolo.
345 Quá nu nge chióve.
Qui non ci piove.(fig.)
Dicesi a proposito di cose o argomenti dati per certi, sui quali non vi è dubbio
alcuno.
346 Quanne ce mettìme a lu bballe avìma abballà.
Quando ci mettiamo al ballo dobbiamo ballare.
Dicesi quando si è intrapreso un lavoro, un incarico e sim. e bisogna
necessariamente andare fino in fondo, senza tener conto dei disagi e delle
difficoltà che questi comportano.
347 Quanne stéve la vigne mmjézze a la chiazze.
Quando c'era la vigna in mezzo alla piazza.
Frase idiomatica, forse anche un po‟ nostalgica, che sta a significare
"anticamente....".
348 Ra cche pùlpete véne la prèreche.
Da che pulpito viene la predica.
Frase ironica rivolta a chi pretende di fare la morale ad altri su ciò che egli stesso
non pratica.
365
349 Rá li nùmmere.
Dare i numeri (fig.).
Locuzione che simboleggia stranezza o incoerenza in ciò che si dice. Parlare a
vanvera.
350 Ra padrùne sime asciùt'a ggarzùne.
Da padroni siamo usciti a garzoni.
Dicesi quando si viene ingiustamente privati di qualcosa di proprio.
351 Ramme ste quatt'òssere.
Dammi queste "quattro ossa".
Dammi la mano.
352 Rarse la zappe sóp'a li pjére.
Darsi la zappa sui piedi.
Nuocere a se stessi. Farsi del male da soli.
353 Rat'e nu ngungèsse.
Dato e non concesso.
Ammesso e non concesso (con il beneficio del dubbio), cioè con qualche"
riserva" in proposito (su ciò di cui si parla).
354 Re ddéte re la mane nu nżónghe sòzze.
Le dita della mano non sono uguali.
Non siamo tutti uguali (sia nei comportamenti che nelle idee).
355 Re pparóle se re ppòrte lu vjénde.
Le parole se le porta il vento.
Dove c'è bisogno di fatti concreti le parole non servono, in quanto destinate a
disperdersi.
356 Re vvave re fahùgne.
Le bave di favonio.
Sprazzi di pioggia.
366
357 Rice pane-pane e vvine-vine.
Dice pane al pane e vino al vino.
È una persona che dice chiaramente le cose come sono.
358 Rire a ścaccarjédde!
Ridere a gote arrossate!
Ridere di buon gusto!
359 Róme s'éia fatte appóche appóche.
Roma si è fatta a poco a poco.
Il detto vuol essere una manifesta esortazione a pazientare, a non essere
precipitosi nella vita e ad agire con saggezza e ponderatezza.
360 Ròppe chiuóppete na bbèll'acque.
Dopo piovuto una bella pioggia.
Dicesi in occasione di interventi tardivi o superflui.
361 Ròppe na vìte.
Dopo una vita.
Dopo tanto tempo.
362 Ròrme sóp'a qquatte cuscìne.
Dormire su quattro cuscini.
Dormire sonni tranquilli.
363 Ru ggrasse jé arruvàte nganne.
Il grasso è arrivato alla gola.
Espressione per significare abbondanza oltre la misura.
364 Rumàne face juórne.
Domani fa giorno.
Domani si penserà (sul da farsi).
365 Rumaní fóre li panne.
Rimanere fuori dei panni.
Essere presi dallo stupore.
367
366 Rusecá patrennuóste.
Rosicchiare paternostri.
Biascicare orazioni.
367 Sandu Martìne, cúme jé cresciùte ssu crijatùre!.
San Martino, come è cresciuto questo bambino!
Locuzione tipicamente dialettale che, oltre ad esprimere meraviglia, vuole
implicitamente augurare al bambino tutto il bene possibile.
368 Sanghe re bbisse.
Interiezione di uso prettamente locale di cui è difficile trovare un significato
letterale appropriato nella lingua italiana.
369 Sape li fatte suje.
Sa il fatto suo.
Dicesi di persona accorta, sagace.
370 Ścaffá sótt'a lu nase.
Mettere davanti agli occhi.
371 Ścass'e vvá ra cape.
Cancella e vai daccapo.
Dimentica quel che è stato e ricomincia daccapo.
372 Scénne la squrìje nnande a l'uócchie.
Scendere il buio davanti agli occhi.
Rabbuiarsi. Perdere il lume dell'intelletto.
373 Ścrive quatte scialànghe!
Frase idiomatica ("scialanghe" nel linguaggio pannese sta a significare "passo
lungo e affrettato) che esprime esortazione a chi scrive, a non badare tanto alla
forma (a come si scrive) quanto alla sostanza (cioè al contenuto).
Apparentemente il termine "scialanghe" non rivela alcuna attinenza con la frase.
È probabile, però, che il vocabolo, usato per analogia, voglia, invece, dare
proprio l'idea di una scrittura lunga e frettolosa.
368
374 Ścutulárse la sciammèreche.
Scrollarsi di dosso la giamberga.
Lavarsene le mani (fig.)
375 Se ne vá a cculecá cu re gaddìne.
Si va a coricare con le galline.
Dicesi di chi è solito andare a letto molto presto.
376 Se respétte lu cane pe lu padróne.
Si rispetta il cane per il padrone.
Si ha riguardo verso una persona rispettando gli amici o i suoi parenti.
377 Se rice lu peccàte e nnò lu péccatóre.
Si dice il peccato e non il peccatore.
Locuzione per significare che si cita la notizia ma non la fonte.
378 Segnóre " se-me-stuffe".
Dicesi di persona boriosa.
379 Sendírse re còce.
Sentirsi di cuocere (fig.).
Sentirsi ferito nell'orgoglio.
380 Sènża pazzíje.
Senza scherzo.
Seriamente.
381 Sí cúm'a mmèrculerí mmjézz'a la settemáne.
Sei come il mercoledì in mezzo alla settimana.
Sei sempre al centro dell'attenzione.
382 Sí ppròpje na pìtteme.
Sei proprio una pittima.
Sei proprio uno scocciatore.
369
383 Sí ppròpje nu bbisciù (francesismo).
Sei proprio un gioiello (franc. bijou).
Dicesi di persona aggraziata.
384 Sóna maste ca te pahe.
Suona mastro che ti pago.
Lavora, ché solo a lavoro ultimato ti pago.
385 Sònghe tazze e ccucchiàre.
Sono come tazza e cucchiaio.
Dicesi di persone amiche e in piena concordia.
386 Sóp'a lu cuótt'acqua vuddùte.
Sul cotto acqua bollita.
Espressione per significare che su una disgrazia ne capita un'altra.
387 Spacche lu cendèseme.
Spacca il centesimo.
Dicesi di persona accorta nel fare bene i conti.
388 Sparagn'e ccumbarísce.
Risparmi e, al tempo stesso, fai bella figura.
389 Stá pròpje ndèrre. Stá ndèrre cu ttutte e qquatte re rróte.
Stare proprio a terra. Stare a terra con tutte e quattro le ruote.
Essere depressi. Estens. essere in condizioni economiche non buone e sim
390 Stá quaglie quaglie.
Essere pieno fino alla gola.
391 Stame para-patt'e ppace.
Stiamo pari e patta in pace.
Siamo pari.
370
392 Stipe ca truóve.
Conserva che trovi.
Metti da parte e potrai trovartelo per il futuro. È un consiglio ad essere
lungimiranti.
393 Stòrce lu musse.
Torcere il muso.
Espressione che denota disapprovazione o disgusto.
394 Strénge la cinde.
Stringere la cinghia.
Affrontare una serie di privazioni.
395 Stuórt'e mmaluórte.
Storto e malandato.
Alla men peggio.
396 T'agghia fá nu matutìne.
Devo dartene tante (botte) di prima mattina. L'origine di questa curiosa
espressione, frutto della fervida fantasia dei nostri padri, non è del tutto nota. Con
ogni probabilità è da far risalire a quella che presumibilmente doveva essere
l'intenzione di chi la pronunciava: far sì che il povero malcapitato ricordasse la
sonora lezione (avuta, appunto, di prima mattina per tutto il resto della giornata).
397 T'agghia mbará e tt'agghia pèrde.
Devo istruirti e…ti devo perdere. Il senso è chiaro: ti perderò in quanto un giorno
non avrai più bisogno dei miei insegnamenti perché sarai diventato più bravo di
me.
398 T'aja sciaccquá la vócche prime re parlà.
Devi sciacquarti la bocca prima di parlare.
Pensa ai tuoi difetti prima di parlare sul conto altrui.
399 T'àje fatte cúm'a nu paparjédde.
Ti sei fatto come un piccolo papero.
Sei bagnato fradicio.
371
400 T'àje fatte trugne trugne.
Ti sei fatto pieno zeppo"(gen.di vino e sim.)
401 T'ànne fatte cúm'a Ssande Làzzere.
Ti hanno fatto come San Lazzaro.
Ti hanno coperto di lividi e ferite.
402 T'éja menùte la sendùte?.
Ne convieni? Te ne sei reso conto?.
403 T'eja suràte la lènghe mmócche?
Ti è sudata la lingua in bocca?
Espressione (configurante un'azione inattuabile) rivolta con tono di scetticismoe a volte anche con un certo sarcasmo verso una persona che afferma di aver
fatto qualcosa a cui si dà poco credito.
404 Tagliá accùrte.
Tagliare corto.
Essere brevi e concisi nel discorso. Venire presto alla conclusione.
405 Te face scénne ru llatte nd'a re ddenócchie.
Ti fa scendere il latte nelle ginocchia.
Dicesi di persona noiosa.
406
Te pòzza mení na sajétte!
Possa morire fulminato!
407 Te pòzza mení nu tòcche!
Ti possa venire un tocco!
Possa venirti un colpo apoplettico!
408 Te pòzzene mangià li cane!
Ti possano mangiare i cani!
Possa morire di una morte orrenda!
372
409 Te pòzzene mbènne!
Ti possano impiccare!
410 Te sacce pìr'a la vigna míje!.
Ti conosco pero della mia vigna!
Conosco vita, morte e miracoli di te!
411 Te sí ffatte cúm'a nu pumbunáre.
Ti sei fatto come un lupo mannaro.
Dicesi di persona che si riduce in cattivo stato.
412 Te vjénene li cinghe menùte.
Ti vengono i cinque minuti.
Ti prendono dei momenti improvvisi di collera.
413 Téne l'uócchie re sburdeglióne.
Tiene gli occhi di pipistrello.
Dicesi di persona con vista acuta.
414
Tené la cape a vendequatt'óre.
Essere distratto.
415 Tené l'artéteche.Tené la ciumbíje-Tené li celìzzje
Non star mai fermi. Essere irrequieti.
416 Téne la capa fréśche.
Tiene la testa fresca.
Dicesi di persona spensierata, non turbata da preoccupazioni o pensieri per le
proprie cose.
417 Tené la cape a "ttré qquarte".
Avere la testa scombussolata.
418 Téne la cape a vvjénde.
Tiene la testa a vento.
Dicesi di persona svagata.
373
419 Tené la cape nd'a re nnùvele.
Tenere la testa tra le nuvole.
Essere distratti.
420 Tené la córe re paglie.
Tenere la coda di paglia.
Avere ragione di temere. Essere in difetto.
421 Téne la facce vérde cúm'a nu ràghene.
Tiene la faccia verde come un ramarro.
Dicesi di persona biliosa o stizzosa.
422 Téne la lénga lònghe.
Tiene la lingua lunga.
Dicesi di persona linguacciuta.
423 Téne la pulìteche.
Tiene la politica.
Dicesi di persona arrivista e, più estensivamente, di persona dal parlare forbito e
convincente (tipico proprio dei politici).
424 Téne la rucazzióne re lu puórche.
Tiene l'educazione del maiale.
Dicesi di persona ineducata.
425 Tené la sèrpe nd'a lu manecóne.
Dicesi di chi cova (e spesso manifesta) risentimento, rancore, odio e sim.
426 Tené li ruóspe nguórpe.
Tenere i rospi in corpo.
Nutrire forti risentimenti.
427 Téne lu córe re cane.
Tiene il cuore di cane.
Dicesi di persona dal cuore duro, che non nutre pietà per il prossimo.
374
428 Téne lu cuórje tuóste.
Tiene la pelle dura come il cuoio.
Dicesi di persona coriacea.
429 Téne lu male re Sandu Runàte.
Tiene la malattia di San Donato.
Dicesi di persona malata di epilessia.
430 Téne lu male re Sandu Vìte.
Tiene il male di San Vito.
Dicesi di persona malata di corèa (malattia del sistema nervoso).
431 Téne lu riàvele nguórpe.
Tiene il diavolo in corpo.
Dicesi di persona invasata.(fig.)
432 Téne na facce re ścaffe.
Tiene una faccia da schiaffi.
Dicesi di persona indisponente.
433 Téne nu vrazze luónghe e nn'atu curte.
Tiene un braccio lungo e uno corto (fig.).
Dicesi di chi è più propenso a ricevere che a dare.
434 Téne re cchiérchie ngape.
Tiene i cerchi in testa.
Dicesi di persona di intelligenza acuta.
435 Téne re mmane àpele.
Dicesi di persona dalle mani labili.
436 Téne sette spírete cúm'a la atte.
Tiene sette spiriti come il gatto.
Dicesi di persona di vitalità eccezionale, spec. di chi si riprende subito da una
malattia.
375
437 Tené sóp'a la pónde re lu nase.
Tenere sulla punta del naso.
Avere una grossa avversione per una persona.
438 Tire la préte e annaścónne la mane.
Tira la pietra e nasconde la mano.
Dicesi di chi fa il male e poi si nasconde.
439 Tire la vrasce a li pjére suje.
Tira la brace ai suoi piedi.
Dicesi di persona che cerca solo il proprio tornaconto.
440 Tjéneme ca me tènghe.
Tienimi che mi tengo.
A stento mi sorreggo.
441 Tòrce l'uócchie.
Torcere gli occhi.
Espressione per indicare disappunto.
442 Truóve pure ru llatte r'aucjédde.
Trovi anche il latte d'uccello. (Iperbole!).
Espressione usata per intendere un luogo in cui si può trovare di tutto,
anche.l'introvabile.
443 Truvá la pèzze a cculóre.
Trovare la pezza dello stesso colore.
Trovare una risposta come soluzione all'occasione.
444 Truvá ścuse e maletjémbe.
Trovare scuse e maltempo.
Trovare mille pretesti pur di non fare una determinata cosa.
445 Truvárse ra sópe.
Aver ragione quando invece si è nel torto.
376
446 Tu te la cande e tu te la suóne.
Tu te la canti e tu te la suoni.
Tu fai e disfi a tuo piacimento.
447 Tuócche ca m'arrìve.
Tocca che mi arrivi.
Non ridere mai dei difetti altrui, perché un giorno verrà pure il tuo turno.
Espressione del gergo locale, pronunciata soprattutto dalla gente anziana quando,
come spesso accade, viene derisa o schernita dai ragazzi del luogo.
448 Uócchie chine e mmane vacànde.
Occhi pieni e mani vuote.
A mani vuote.
449 Vá cu lu sibbèmòlle.
Dicesi di persona lenta nell'incedere (o nell'agire).
450 Va ngappànne ròcchie.
Dicesi di chi è ritenuto un donnaiolo.
451 Vá rustucciùne.
Dicesi di persona che cammina di nascosto.
452 Vá spareciùne.
Dicesi di persona che va scappando.
453 Vá spjértete.
Dicesi di persona smarrita, che va in cerca di qualcosa.
454 Vá sturcenjùne.
Dicesi di persona che, in genere, agisce contro la norma.
455 Vá truvànne lu pile nd'a l'uóve.
Va cercando il pelo nell'uovo (fig.)
Dicesi di persona che cerca cavilli.
377
456 Vá truvànne pile.
Dicesi a proposito di persona piuttosto esigente.
457 Vá truvànne ru ppanecuótte fatte.
Va trovando il pancotto fatto.
Dicesi di persona infingarda.
458 Vatt’a ffá beneríce. Vá fá mmócche.
Vai a farti benedire.- Vai a fare in bocca.
Eufemismi che sottintendono spiacevoli espressioni.
459 Vatte fá fríje!
Vai a farti friggere!
Imprecazione piuttosto originale per mandare "a quel paese".
460 Vatte la fjanghètte. Stá pìcchere pàcchere.
Battere il fianco.
Avere fame.
461 Veré asse pe fehùre.
Vedere asso per figura.
Prendere un abbaglio.
462 Veré re stélle.
Vedere le stelle (fig.).
Sentire un forte dolore.
463 Vìre abbré.
Cerca di vedere.
464 Vìre cúme t'àja métte.
Vedi come ti devi mettere.
Il detto, citato con garbo malizioso dagli amici, vuol ricordare a chi festeggia una
ricorrenza, il proprio "dovere" di offrire qualcosa.
378
465 Vòte, ggire e mmartèdde.
Volta, gira e martella.
Gira e rigira.
466 Vulé allattà a ddòje màmme.
Volere allattare a due mamme.
Barcamenarsi calcolatamente tra due partiti.
467 Vulésse lu ciéle!.
Volesse il cielo!.
Magari!.
468 Zómbe chi póte.
Salti chi può.
379
PROVERBI
380
Proverbi
ITALIANO
1 A àcene a àcene s'énghie la màcene.
Ad acino ad acino si riempie la macina.
2 A ccarnuvàl'ògne sghérze vale.
A carnevale ogni scherzo vale.
3 A ccase re chi nu ndéne figlie, nun gghjénne nné pe ssòlete nné pe ccunżíglie.
A casa di chi non ha figli, non andare né per soldi né per chiedere consigli.
4 A ccase re puverjédde nu mànghene stòzzere.
A casa del poveretto non mancano tozzi di pane.
5 A cchiange lu muórte sònghe lágreme pèrse.
A piangere il morto sono lacrime perdute.
6 A ffurnàr'e mmule nu nge jènne pe ngule.
A fornai e muli non camminare mai dietro.
7 A la fémmene nu mànghene ścuse, a li súrece nu mànghene pertùse.
Alla donna non mancano scuse, ai topi non mancano buchi..
8 A lu squagliá re la néve se vírene li strunże.
Allo sciogliersi della neve si vedono gli escrementi.
9 A nnóme re Sanda Cécca si piglia piglia, si sécca sécca.
In nome di Santa Cecca se attecchisce attecchisce, se secca secca.
10 A Ppasque e a Nnatàle s'ażżìmene li furnàre.
A Pasqua e a Natale i fornai si vestono elegantemente.
11 .A qquarand'anne nu mal’a l'anne; a la cinguandíne nu mal'a la matine; a la
sessandíne male nżin’a fine.
A quarant'anni un male all'anno; alla cinquantina un male alla mattina; alla
sessantina male fino alla fine.
12 A Ssand'Anduóne maścher’e ssuóne.
A Sant'Antonio Abate maschere e suoni..
381
13 A Ssand'Anduòne ògne addine face l'uóve.
A Sant'Antonio Abate ogni gallina fa l'uovo
14 A Ssande nun fá vóte e a ppeccerílle nu mbrumétte.
Ai Santi non fare voti e ai piccoli non promettere.
15 A Ssandu Martine acceríme lu puórche e ppruvame lu vine.
Il giorno di San Martino ammazziamo il maiale e proviamo il vino.
16 Abbríle chiuvaríle, magge une e bbóne, ggiùgne mangh'uóglie.
Aprile piovoso, maggio una e buona (pioggia), a giugno non deve piovere
nemmeno
olio.
17 Abbríle face lu fjóre e mmagge àve l'ónóre.
Ad Aprile germoglia il fiore e maggio ha l'onore (perché sboccia).
18 Abbríle jé sèmbe chiuvaríle e nnesciùne se ne lagne pecché ne tróve suggiùóve
cambagne.
Aprile è sempre piovoso e nessuno si lamenta perché trova giovamento la
campagna.
la
19 Abbríle nu nde ścuprí, magge aràgge aràgge, ggiùgne apre lu pùjne.
Ad aprile non ti scoprire, a maggio adagio adagio, a giugno apri il pugno.
20 .A Ccànnelóre pare l'érve pe lu vóve, ca la péquara mbasse la tróve.
Alla Candelora prepara l'erba per il bue, che la pecora passando la trova
21 Accíreme e menúzzeme e jétteme nd'a li míje.
Uccidimi, fammi a pezzi e buttami in mezzo ai miei.
22 Acque e mmòrte addréte a la pòrte.
Pioggia e morte dietro la porta..
23 Acque r'abbríle ògne stizze nu varríle.
Pioggia di aprile ogni goccia un barile
24 Acque re ggiùgne arruvína munne.
Pioggia di giugno, rovina il mondo.
25 Agnune a la case e Ddíje pe tutte.
Ognuno a casa sua e Dio per tutti.
26 Allegríje re chiazz’e ttrívele re case.
Allegria di piazza e tribolo in casa.
382
27 Amiche cu tutte e fferéle cu nnesciune.
Amico con tutti e fedele con nessuno.
28 Amíc’e ccumbare se parle chiare.
Fra amici e compari si parla chiaro.
29 Amíce fàuze, nnande t'allíscene e addréte te pìscene.
Amici falsi, davanti ti accarezzano e alle spalle ti criticano.
30 Andó àje fatte la staggióne, faje pure lu vjérne.
Dove hai fatto la gioventù, trascorri anche la vecchiaia.
31 Andó c'éja huste nu ng'éja perdènże.
Dove c'è gusto non c'è perdenza.
32 Andó càndene tanda àdde nun face maje juórne.
Dove cantano tanti galli non fa mai giorno.
33 Andó care sèmbe la stizze face lu pertùse.
Dove cade sempre la goccia fa il buco.
34 Andó ce ljéve e nu nge mitte te mange la case cu ttutte lu titte.
Dove togli e non ci metti ti mangi la casa con tutto il tetto.
35 Andó nu nżí mmetàte cúm'a nu cane si trattate.
Dove non sei invitato, come un cane sei trattato.
36 Andó piglie e nu nge refunne, quanne vaje truóve lu funne.
Là dove prendi e non rifondi, quando vai trovi il fondo.
37 Andó spute puópele, face fundane.
Dove sputa il popolo, fa fontana.
38 Andó stá lu ljétte, stá l'affètte.
Dove sta il letto, sta l'affetto.
39 Andó vaje jé pajése.
Ovunque vai è paese.
40 Angóre nun vire la sèrpe e cchiàme Sandu Pàule.
Ancora non vedi il serpente che già chiami San Paolo.
41 Annate re vjénde, annate re njénde.
Annata di vento, annata di niente.
383
42 Appéne nuómene lu rjàvele, cumbàre la córe.
Appena nomini il diavolo, spunta la coda.
43 Àrbele pècche e rame sécche.
Albero pecca e ramo secca.
44 Aspjétte ciucce míje quanne èsce l'èrva nóve!
Aspetta asino mio quando nasce l'erba nuova!
45 Aùste cape re vjérne.
Agosto inizio d'inverno.
46 Autézze mèzza bbellézze.
Altezza mezza bellezza.
47 Àuzete re matine ca t'abbuśche nu carline.
Alzati di buon mattino che guadagni un carlino.
48 Carne re puórche ścagljénde e mména nguórpe.
Carne di maiale cuocila appena appena e mangiala.
49 Carte e ddònne fanne sèmbe quédde ca vuónne.
Le carte e le donne fanno sempre quello che vogliono.
50 Carte, cande.
Le parole volano, le cose scritte rimangono.
51 Casa míje, jate míje.
Casa mia, fiato mio.
52 Casa pìccquele, fèmmene ngegnóse.
Casa piccola, donna ingegnosa.
53 Casa pìccquele, fìcchete mmjézze.
Casa piccola, ficcati in mezzo.
54 Case nghiane puórce e cristjane.
Casa a pianterreno vi entrano maiali e persone.
55 Catarre, vine cu lu carre.
Raffreddore, vino in abbondanza.
56 Caurare e caurare nu nże tingene.
Caldaio e caldaio non si tingono.
384
57 Cchiù póche sime, cchiù bbèlle parime.
Meno siamo, più belli sembriamo.
58 Cerase caleme nganne, t'àgghi aspettàte n'anne, t'aspètte n'atu mése nżine ca
vaje a nu turnése.
Ciliegia scendi nella mia gola, ti ho aspettato un anno ti aspetto un altro mese
finché
vai ad un tornese (non costerai di meno).
59 Ché ne vuó ra la atte si la padróne jé matte?
Che ne vuoi dal gatto se la padrona è matta?
60 Chi abbe, ngabbe.
Chi deride, viene deriso.
61 Chi addummanne nun face arróre.
Chi domanda non fa errori.
62 Chi affitta ścòrce e chi férra nghióve.
Chi affitta scortica e chi ferra inchioda.
63 Chi àle póche vale; vóle sule mangiá, véve e nu bbellu ljétte pe repusá.
Chi sbadiglia vale poco; vuole solo mangiare, bere e un bel letto per riposare.
64 Chi arraciòppe, pure vernégne.
Anche chi racimola, vendemmia.
65 Chi bbèlle vóle paré, male e ppéne adda patí.
Chi bella vuole sembrare, dolore e pene deve patire.
66 Chi bbéne me vóle a ccase me tróve.
Chi mi vuol bene mi trova a casa.
67 Chi bbóna razze vóle fá, ra figlie fémmene àdda accumenżá.
Chi buona razza vuol creare, deve iniziare dalla figlia femmina.
68 Chi cammine lécche, chi s'assètte sécche.
Chi va in giro mangia, chi si siede va a secco.
69 Chi chiande, sciale.
Chi pianta, sperpera.
70 Chi crére tutt'óre culate, prime o ròppe rèste ngannate.
Chi crede tutto oro colato, prima o dopo resta ingannato.
385
71 Chi cumanne face légge.
Chi comanda detta legge.
72 Chi famiglie vóle aumendá ra la fémmene àdda accumenżá.
Chi vuole aumentare la famiglia deve iniziare dalla femmina.
73 Chi forza nu ndéne, opera ngégne.
Chi non ha forza, si industria nel lavoro.
74 Chi jé figlie re bbóna razze tòrne sèmbe a lu jazze.
Chi è figlio di buona razza torna sempre a casa sua.
75 Chi l'á fatta gròsse, prime o ròppe vá a Canòsse.
Chi l'ha fatta grossa, prima o poi va a Canossa.
76 Chi lasse la víje vècchie e ppiglia la nóve, sape che llasse e nu nżape ché ttróve.
Chi lascia la strada vecchia e prende quella nuova, sa che lascia ma non sa che
cosa trova.
77 Chi manégge, festégge.
Chi maneggia, festeggia.
78 Chi mange adducce e cchi gliótte veléne.
Chi mangia galletti e chi ingoia veleno.
79 Chi mange l'uve r'aùste, nunn'arrive a bbéve lu mmuste.
Chi mangia l'uva in agosto, non riuscirà a bere il mosto.
80 Chi mange sule s'affóche
Chi mangia solo si affoga.
81 Chi me vattéje, m'éja cumbare.
Chi mi battezza, mi è compare.
82 Chi nasce quatre nu mmóre tunne.
Chi nasce quadro non muore tondo.
83 Chi nehòzzje cambe, chi fatja móre.
Chi commercia vive bene, chi lavora muore.
84 Chi nu ng'éja nate nd'a na case nunn'adda trasí.
Chi non è nato in una casa, non deve entrare.
386
85 Chi nu nganósce la pròpje ścretture, jé n'àsene re nature.
Chi non conosce la propria scrittura, è un asino di natura.
86 Chi nun fràbbreche e nu mmarite nu nżape cché se rice.
Chi non fabbrica e non marita non sa quel che si dice.
87 Chi nunn'accètte nu mmèrete.
Chi non accetta non merita.
88 Chi nunn'éja bbuóne pe lu rré, nunn'éja bbuóne manghe pe mmé.
Chi non è buono per il re, non è buono neanche per me.
89 Chi nunn'éja bbuóne a ffá, nunn'éja bbuóne manghe a cumanná.
Chi non è buono a fare, non è buono neanche a comandare.
90 Chi pàha appríme jé male servute.
Chi paga prima è mal servito.
91 Chi pe la fatìa nu nż'abbènde, cu la fame nu ndéne parènde.
Chi per il lavoro non si riposa, con la fame non ha parenti.
92 Chi percóche vóle mangiá, tutte l'anne adda chiandá.
Chi pesche vuole mangiare, deve piantare tutti gli anni.
93 Chi pèrde paha e chi rómbe cunżégne.
Chi perde paga e chi rompe consegna.
94 Chi prima vénge lu cule se ténge.
Chi prima vince si sporca il sedere.
95 Chi prime s'àuze, prime se vèste.
Chi prima si alza, prima si veste.
96 Chi re speranże cambe, resperate móre.
Chi di speranza vive, disperato muore.
97 Chi rire lu vernerí, chiange la ruméneche.
Chi ride il venerdì, piange la domenica.
98 Chi rómbe adda pahá e li cuócce sònghe li suje.
Chi rompe deve pagare e i cocci sono i suoi.
99 Chi ròrme nu mbiglia pisce.
Chi dorme non prende pesci.
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100 Chi se cóleche cu re ccriature a la matine se tróve cacate.
Chi va a letto con i bambini alla mattina si trova sporcato.
101 Chi se face pèquara, lu lupe se la mange.
Chi si fa pecora, il lupo se la mangia.
102 Chi se mbicce rèste mbecciate.
Chi si intriga resta intrigato.
103 Chi se ne respiace re la carne re l'àte, la sóje si la màngene li cane.
Chi si dispiace della carne degli altri la sua se la mangiano i cani.
104 Chi se piglie, s'asseméglie.
Chi si prende, s'assomiglia.
105 Chi se uarda li puórce suje nunn'éja chiamate purcare.
Chi si guarda i propri maiali non è chiamato porcaio.
106 Chi sémmene raccòglie.
Chi semina raccoglie.
107 Chi sparagne, spréche.
Chi risparmia, spreca.
108 Chi sparte àve la mèglia parte.
Chi divide le porzioni ottiene quella migliore.
109 Chi spute ngjéle, nfacce le véne.
Chi sputa in cielo, in faccia gli viene.
110 Chi tarde arriva male allògge.
Chi tardi arriva male alloggia.
111 Chi te sape, te apre.
Chi conosce le tue abitudini, apre la tua casa.
112 Chi téne capidde vòte, chi téne renare cónde, chi téne mugljére bbèlle cande.
Chi ha molti capelli li acconcia, chi ha molto denaro conta, chi ha una bella moglie
canta.
113 Chi téne faccia tòste s'ammarite, chi nò rèsta zite.
Chi ha la faccia tosta si sposa, chi non ce l'ha resta nubile.
114 Chi téne la rógne si la gratte.
Chi ha la rogna se la gratta.
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115 Chi téne lénghe vá nŻardégne.
Chi ha lingua va in Sardegna.
116 Chi téne lu cane sótte lu ljétte a lu marjuóle face rèspjétte.
Chi ha il cane sotto il letto al ladro fa dispetto.
117 Chi téne malacápa, àdda tené bbóne còsse.
Chi ha cattiva testa, deve tenere buone gambe.
118 Chi téne nase téne crijànże.
Chi ha naso ha creanza.
119 Chi téne nu mestjére e lu sape fá, si nu mmóre, cambe.
Chi tiene un mestiere e lo sa fare se non muore, vive alla meglio.
120 Chi téne rjéce figlie l'allóche, chi ne téne une l'affóche.
Chi ha dieci figli li sistema, chi ne ha uno l'affoga.
121 Chi téne tjémbe n'aspèttásse tjèmbe.
Chi ha tempo non aspetti tempo.
122 Chi tròppe la tira la spèzze.
Chi troppo tira la corda la spezza.
123 Chi tròppe vóle, njénde strénge.
Chi troppo vuole, nulla ottiene.
124 Chi tróve n'amiche tróve nu tesóre.
Chi trova un amico trova un tesoro.
125 Chi vá a lljétte sènża mangiá, re ròrme si ne póte ścurdá.
Chi va a letto senza mangiare, di dormire se ne può scordare.
126 Chi vá a lu muline se nfarine.
Chi va al mulino s'infarina.
127 Chi vá chiane vá sane e vá lundane.
Chi va piano va sano e va lontano.
128 Chi vá cu lu zuóppe se mbare a zùppecà.
Chi va con lo zoppo impara a zoppicare.
129 Chi vá e chi véne face nòtte e si ne véne.
Chi va e chi viene diventa buio e se ne viene.
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130 Chi vá reritte cambe afflitte, chi vá stuórte pòrte tutte a ppuórte.
Chi va diritto vive afflitto, chi va storto porta tutto in porto.
131 Chi vá reritte cambe afflitte, chi vá sturtarjédde cambe bbunarjédde.
Chi va diritto vive afflitto, chi va maluccio vive benino.
132 Chi vóle fá ru ggràne sémmene majse, chi vóle fá lu vine chiande murise.
Chi vuol raccogliere grano semina maggese, chi vuole fare il vino pianta uva
(paradisa o malvasia).
133 Chi zappa véve l'acque e chi puta véve lu vine.
Chi zappa beve l'acqua e chi pota beve il vino.
134 Chiave a ccinde, marjuóle rinde.
Chiave alla cintura, ladri dentro casa.
135 Chiuóve caccia chiuóve.
Chiodo scaccia chiodo.
136 Ciàula vóccapèrte àje lassate la case apèrte, jé jùte lu malandríne e s'éja pegliate
la mèglia addíne.
Cornacchia dalla bocca aperta hai lasciato la casa aperta, è andato il malandrino e
si é preso la migliore gallina.
137 Cjéle a ppecurèlle, acque a ccatenèlle.
Cielo a pecorelle, pioggia a catinelle.
138 Cjéle russe o vjénde o nfùsse.
Cielo rosso o vento o pioggia.
139 Ciucce cu ciucce se gràttene.
Asini con asini si grattano.
140 Ciucce e padróne vuónne avé sèmbe raggióne.
Gli asini e i padroni vogliono avere sempre ragione.
141 Córe cundènde lu cjéle l'ajùte.
Cuore contento il cielo l'aiuta.
142 Cóse avute, care tenute.
Cose ricevute, caramente tenute.
143 Cóse chiarite, nu nże face cchiù allite.
Se le cose si chiariscono, non si litiga più.
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144 Cóse cunferáte nun vá pe la strare.
Cósa confidata non va raccontata.
145 Cricche, cròcche e màneche r'angíne.
Persona eretta, persona curva e manico d'uncino.
146 Cu la Bbefaníje tutte re ffjéste si ne vanne víje.
Con l'Epifania tutte le feste se ne vanno via.
147 Cu lu tjémbe e cu la paglie s'ammaturene re nnèspele e re ccanaglie.
Con il tempo e con la paglia si maturano le nespole e le canaglie.
148 Cúm'a nesciuna case manghe la pòrte, a nesciuna tèrre manghe la víje.
Come a nessuna casa manca la porta, a nessun terreno manca la strada.
149 Cúme nu nże funisce maje na vótte r'acite, accussì nu nże funisce maje nu malu
marite.
Come non si finisce mai una botte d'aceto, così non si finisce mai un cattivo
marito.
150 Cuórpe re Bbacche, nu ndènghe tabbàcche, nu ndènghe la pippe, nu mbòzze
fumá.
Corpo di Bacco, non ho tabacco, non ho la pipa non posso fumare.
151 Ddíje jé tardarjédde ma no ścurdarjédde.
Dio può arrivare tardi ad aiutare ma non si dimentica (di nessuno).
152 Ddíje te ścanże ra li nżegnalàte Ddèje.
Dio ti guardi dai segnalati di Dio (da chi ha un difetto fisico).
153 Ddíje vére e pruvvére.
Dio vede e provvede.
154 Fá bbéne e ścuórde, fá male e ppjénże.
Fai il bene e dimentichi, fai il male e pensa.
155 Face la vìte re Mechelásse, mange, bbéve e stá a la spasse.
Fa la vita di Michelaccio, mangia, beve e sta senza far niente.
156 Famme prime e ffamme fésse.
Fammi primo (figlio) e fammi fesso.
391
157 Fave e avéne s'ammàndene re śchéne.
Fave e avene si coprono appena appena con la terra.
158 Fémmena àute pe ccòglie re fìquara, fémmena vasce pe mmarite.
Donna alta per cogliere i fichi, donna bassa per il marito (sposarsi).
159 Figlia fémmene e mmala nuttate.
Le figlie femmine portano sempre problemi.
160 Figlie nfasce e ppanne ngascie.
Figlia in fasce, biancheria in cassa.
161 Figlie pìccquele, uaje pìccquele; figlie gruósse uaje gruósse; figlie spusate, vite
sacrifecáte.
Figli piccoli, guai piccoli; figli grandi, guai grandi; figli sposati, vita sacrificata.
162 Figlie re atte ngappa sùrece.
Il figlio del gatto acchiappa i topi.
163 Frattande ca lu mjéreche stùrje, lu malate móre.
Frattanto che il medico studia, il malato muore.
164 Furbare jé curte e amare.
Febbraio è corto e amaro.
165 Furbare curte e amare, si li juórne míje sarríjne tutte, facésse ferrà lu vine nd'a
re vvutte.
Febbraio corto e amaro, se i giorni miei fossero tutti, farei congelare il vino nelle
botti.
166 Furbare, furbe re tutte li mìse pòrte la primmavére a li puglìse.
Febbraio, il più furbo di tutti i mesi, porta la primavera ai pugliesi.
167 Furbare nòtte e gghiuórne pare.
Febbraio notte e giorno pari.
168 Gèse Criste re fface e lu rjàvele l'accócchie.
Gesù Cristo li crea e il diavolo li unisce.
169 Gòbbe a ppònènde lune crescènde; gòbbe a lluvande lune calande.
Gobba a ponente luna crescente; gobba a levante luna calante.
170 Ìnnare sicche, massáre ricche.
Gennaio secco, massaro ricco.
392
171 Jé assaje mèglie ca nu marjuóle t'arròbbe ru ggrane nd'a lu cascióne ca avé
bbellu tjémbe nd'a lu mése re ìnnare.
È molto meglio che un ladro ti rubi il grano nel silo di legno che avere bel tempo
nel mese di Gennaio.
172 Jé mèglie a èsse ricche re carne ca re sòlete.
È meglio essere ricco di figli che ricco di soldi.
173 Jé mèglie nu ciucce vive ca nu mjéreche muórte.
È meglio un asino vivo che un medico morto.
174 Jé muórte lu criature e nu nżime cchiù ccumbare.
È morto il bambino e non siamo più compari.
175 Jémme, menjémme, melune cugljémme.
Andammo, venimmo, cocomeri raccogliemmo.
176 L'àbbete nun face lu mòneche e la cchìreche nun face lu prèute.
L'abito non fa il monaco e la chierica non fa il prete.
177 L'acque r'aùste te pòrte méle e mmuste.
La pioggia d'agosto porta miele e mosto.
178 L'acque tróvele véne nnande e l'acque chiare véne apprjésse.
L'acqua torbida viene avanti e l'acqua chiara viene dopo.
179 L'amecízzje nunn'éja maje supèrchie.
L'amicizia non è mai soverchia.
180 L'aucjédde nd'a la caggióle nu ngande p'amóre ma pe rrulóre.
L'uccello in gabbia non canta per amore ma per dolore.
181 L'óme própóne e Ddíje respóne.
L'uomo propone e Dio dispone.
182 L'òspete jé cúm'a lu pésce, ròppe tré gghiuórne puzze.
L'ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza.
183 L'òzzje jé lu pàtre re li vìzzje.
L'ozio è il padre dei vizi.
184 L'uócchie re lu padróne ngrassa lu cavadde.
L'occhio del padrone ingrassa il cavallo.
393
185 L'uóve appèna nate vale nu rucate.
L'uovo appena nato vale un ducato.
186 L'ùteme a ścurciá jé la córe.
L'ultima a scorticare è la coda.
187 L'ùteme sarránne li prime.
Gli ultimi saranno i primi.
188 La addine face l'uóve e a lu àdde l'abbruce lu cule.
La gallina fa l'uovo e al gallo gli brucia il sedere.
189 La atte re Munżegnóre stá dinde e ffréca fóre.
Il gatto di Monsignore sta dentro e fa danno fuori.
190 La atte re Zì Maríje prime chiange e ròppe rire.
Il gatto di zia Maria prima piange e dopo ride.
191 La bbuscíje téne re ccòsse córte.
La bugia ha le gambe corte.
192 La bbuscíje vá nnande, la veretà véne appriésse.
La bugia va avanti, la verità viene dopo.
193 La cannelóre, la vernata jé sciùta fóre, respónne la vecchia arraggiàte quanne
ścòppe la prucache, pe stá cchiù ssecure anna calá li metetúre
La candelora, l'invernata è uscita fuori, risponde la vecchia arrabbiata, quando
sboccia l'ononide, per stare più sicuri devono venire i mietitori.
194 La case sènża fucàgne nu ng'éja uaragne.
Nella casa senza camino non c'è guadagno.
195 La chiacchjere jé bbèlle e ccare ma jé bbóne pe li vaccare.
La chiacchiera è bella e cara ma è buona solo per i vaccai.
196 La còcce ca nu mbènże jé chiamàte chicózze.
La testa che non pensa è chiamata zucca.
197 La córte se chiame córte ma jé lònghe.
La corte si chiama corte ma è lunga (le cause durano a lungo).
198 La fémmena a qquarand'anne jéttele a mmare cu tutte li panne.
La donna a quarant'anni buttala a mare con tutti i vestiti.
394
199 La fémmene jé lu Paravíse re lu cuórpe, lu Priatòrje re la bborse e lu Nfjérne re
l'àneme.
La donna è il Paradiso del corpo, il Purgatorio della borsa e l'Inferno dell'anima.
200 La lénghe nu ndéne uósse, ma rómbe l'uósse.
La lingua non ha osso, ma rompe l'osso.
201 La marrùgge ògne mmale restrugge.
Il marrubio distrugge ogni male.
202 La mòrte a chi accónże e chi ścónże.
La morte a chi aggiusta e a chi guasta.
203 La mòrte c'éja cchiù pe l'àjne ca pe la pèquara.
La morte c'è più per l'agnello che per la pecora.
204 La speranże jé l'ùtema a murí.
La speranza è l'ultima a morire.
205 La tèrre face la case, la case nun face la tèrre.
La terra fa la casa, la casa non fa la terra.
206 La tjèdde rice a lu caurare:"ścuóstete ca me tinge".
La pentola dice al caldaio: "spostati che mi tingi".
207 La troppa cunferènże jé la màmme re la malacriànże.
La troppa confidenza è la madre della cattiva creanza.
208 La vite accummènże a qquarand'anne.
La vita comincia a quarant'anni.
209 La vite jé n'affacciáte re funèste.
La vita è una affacciata di finestra.
210 Lasse a chi figlia e ppiglie a chi parturísce.
Lascia a chi ha partorito e aiuta a chi sta partorendo.
211 Li ciucce fanne allíte e re varréle se ścàscene.
Gli asini litigano e i barili si rompono.
212 Li funge a rròcchie, li fésse a ccócchie e la tèrre a ppalme.
I funghi a gruppetto, gli sciocchi a coppia e il terreno a palmo (di mano).
395
213 Li muórte cu li muórte e li vive cu li vive.
I morti con i morti e i vivi con i vivi.
214 Li panne spuórche se lávene nfamíglie.
I panni sporchi si lavano in casa.
215 Li prime fridde nuócene, li prime càure cuócene.
I primi freddi nuocciono, i primi caldi scottano.
216 Li sòlete appízzechene mmane a li sande.
I soldi attaccano in mano ai santi.
217 Li sòlete fanne candá lu cecàte.
I soldi fanno cantare il cieco.
218 Li sòlete re l'avàre si re ffrùsce lu sciambagnóne.
I soldi dell'avaro se li spende lo scialacquatore.
219
Li suvrìzzje re la matine vàlene nu carline, quiddu re lu juórne vàlene nu
cuórne.
I servizi della mattina valgono un carlino, quelli del giorno valgono un corno.
220 Li tré ccumbagne re la chiazze: Mimì, Cocó e Càrmine lu pacce.
I tre compagni della piazza: Mimì, Cocó e Carmine il pazzo.
221 Li uaje nun vjénene maje ra sule.
I guai non vengono mai da soli.
222 Li uaje re la pegnata re ssàpe la cucchiàre.
I guai della pignatta li conosce la cucchiaia.
223 Li vjécchie muórene cu tre "C": catarre, carute e cacarèlle.
I vecchi muoiono con tre "C": catarro, caduta e diarrea.
224 Lu bbòngiòrne se vére ra la matine.
Il buongiorno si vede dal mattino.
225 Lu cane c'abbócche, nu mózzeche.
Il cane che abbaia non morde.
226 Lu cane cuótte téne paùre re l'acque frédde.
Il cane scottato ha paura dell'acqua fredda.
227 Lu cane mózzeche a lu strazzate.
Il cane morde lo straccione.
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228 Lu cavadde ca téne cjénde padrune, assaje spisse se ne rumane rjùne.
Il cavallo che ha cento padroni, spesso resterà digiuno.
229 Lu ciucce a la parte se móre re fame.
L'asino a società si muore di fame.
230 Lu ciucce carrèje la paglie e lu ciucce si la mange.
L'asino trasporta la paglia e l'asino se la mangia.
231 Lu cundatine téne re ścarpe gròsse e lu cervjédde fine.
Il contadino ha le scarpe grandi e un'intelligenza acuta.
232 Lu ljétte se chiame róse, si nu nduórme, repuóse.
Il letto si chiama rosa, se non dormi, riposi.
233 Lu lupe cange lu pile ma nò lu vìzzje.
Il lupo cambia il pelo ma non il vizio.
234 Lu male passe jé andó lu truóve.
Il cattivo passo è dove lo trovi.
235 Lu male uvernáte, lu uvèrna Ddìje.
Il mal governato, lo governa Dio.
236 Lu maletjémbe fòrte lu sjénde subbete cúme passe lu grare re la pòrte.
Il mal tempo lo senti subito appena oltrepassi il gradino della porta.
237 Lu manne vacande e si ne véne chine.
Lo mandi vuoto (secchio) e se ne viene pieno.
238 Lu mèglie cundratte jé quidde ca nu nże face.
Il miglior contratto è quello che non si fa.
239 Lu munne jé fatte a ścale; c'éja chi re scénne e chi re nghiàne.
Il mondo è fatto a scale; c'è chi le scende e chi le sale.
240 Lu pajése jé re lu pajsane.
Il paese appartiene a chi ci è nato.
241 Lu pésce puzza ra la cape.
Il pesce puzza dalla testa.
242 Lu prim'anne spusate o malate o carceráte.
Il primo anno di matrimonio o si è malati o si è carcerati.
397
243 Lu rjàvele face re ttjèdde ma no li cupjérchie.
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
244 Lu rjàvele lu face fá e lu rjàvele lu face ścuprì.
Il diavolo lo fa fare e il diavolo lo fa scoprire.
245 Lu sàzzje nu ngrére a lu rjùne.
Il sazio non crede a chi sta digiuno.
246 Lu ścarpare ticche, ticche sèmbe pòvre e nnun'éja ricche.
Il calzolaio tic tic sempre povero e non è mai ricco.
247 Lu suónne si nu ndéne la cape téne la córe.
Il sogno se non ha la testa ha la coda.
248 Lu vine bbuóne se vénne senża fraśche.
Il vino buono si vende senza insegna.
249 Lu vóve rìce curnute a lu ciucce.
Il bue dice cornuto all'asino.
250 Lundane ra l'uócchie, lundane ra lu córe.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
251 Magge urtuláne, assaje paglie e ppóche grane.
Maggio ortolano, tanta paglia e poco grano.
252 Male nun fá e ppaure nunn'avé.
Male non fare e paura non avere.
253 Mane pénde, sòrte ténde.
Mani virtuose, sorte avversa.
254 "Maramé" risse lu presùtte quanne veríje ascì re ffìquara.
"Povero me" disse il prosciutto quando vide uscire i fichi.
255 Marze, marzìcchie, re cràpe méje ànne fatte nu pare re curnídde, si marze
ngrógne si ne càrene pile e ógne.
A Marzo le mie capre hanno messo fuori un paio di cornini, se Marzo s'ingrugna
se ne cadono peli e unghia.
256 Matremònje, remònje.
Matrimonio, demonio.
398
257 Mazzàcchere e maccarúne la casa strure.
Pasta fatta a mano e maccheroni consumano la casa.
258 Mazze e panèlle fanne li figlie bbèlle; pane e presùtte fanne li figlie bbrutte.
Botte e pagnotte fanno i figli belli (crescono), pane e prosciutto crescono i figli
brutti.
259 Mèglie a ìre nd'a lu patùte ca ndó lu sapùte.
Meglio andare dal patito che dal sapiente.
260 Mèglie ca màmmete te perdésse ca lu sóle re marze te cucésse.
Sarebbe meglio che tua madre ti perdesse che il sole di Marzo ti scottasse.
261 Mèglie ca te còglie na préte, ca avé a che ffà cu na fémmene ngazzáte.
Meglio che ti colpisce una pietra, che avere a che fare con una donna arrabbiata.
262 Mèglie l'uóve óje ca la addìne craje.
Meglio l'uovo oggi che la gallina domani.
263 Mèglie mmerjàte ca cumbiatúte.
Meglio invidiato che compatito.
264 Mèglie sule ca male accumbagnáte.
Meglio solo che male accompagnato.
265 Mitte la chiave a la cascie quanne tjéne la grasscie.
Metti la chiave alla cassa quando tieni l'abbondanza.
266 Mjéreche piatùse face la chiàha vermenóse.
Medico pietoso causa la piaga infetta.
267 Móre lu cane e mmóre la ragge.
Muore il cane e muore la rabbia.
268 Na fémmene e na pàpere facjérne ruvetà Nàpele.
Una donna e un'oca rivoluzionarono Napoli.
269 Na fémmene nfurmáte re tutte né te la mange e né te la ggliutte.
Una donna informata di tutto né te la mangi né te la ingoi.
270 Na mala mugljére e na vótte r'acìte nu nże funíscene maje.
Una cattiva moglie e una botte d'aceto non si finiscono mai.
399
271 Na mane lave l'ate e tutte e ddòje làvene la facce.
Una mano lava l'altra e tutte e due lavano la faccia.
272 Na mane sóle nu nże lave.
Una mano sola non si lava.
273 Natale cu li tuje e Pasque cu chi vuó.
Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi.
274 Natale cu lu sóle e Pasque cu lu ceppóne.
Natale con il sole e Pasqua con il ceppo.
275 Nd'a l'uórte ce vóle l'óme muórte.
Nell'orto ci vuole l'uomo morto (cioè è necessaria la continua presenza
dell'ortolano).
276 Nd'a ru mméle allícche, nd'a lu llarde unge.
Nel miele lecchi, nel lardo ungi.
277 Ndra móglie e marìte nun mmétte lu rìte.
Tra moglie e marito non mettere il dito.
278 Nesciuna carne rèste ala chianghe.
Nessuna carne resta in macelleria. A significare che nessuna donna resta in casa
(quasi sempre trova marito).
279 Nu mìle a lu juórne te léve lu mjéreche ra tuórne.
Una mela al giorno ti toglie il medico di torno.
280 Nu nd'àja ferá manghe re la cammìse ca tjéne nguódde.
Non ti fidare neanche della camicia che hai addosso.
281 Nu nde ferànne re li musce, si nun re canùsce.
Non ti fidare delle persone quiete, se non le conosci.
282 Nu nde mbecciá, nu nde ndrecá, fatte li fatte tuje e nu nde ne ngarecá.
Non t'impicciare, non ti intricare, fatti i fatti tuoi e non te ne incaricare.
283 Nu ndéne manghe l'uócchie pe cchiange.
Non tiene neanche gli occhi per piangere.
284 Nu ndènghe figlie e cchiange nepùte.
Non ho figli e piango nipoti.
400
285 Nu nge vuónne né làgreme né lamjénde pe te fá passá lu male re rjénde.
Né con le lacrime né con i lamenti riesci a togliere il male di denti.
286 Nu pàtre rá a cambá cjénde figlie e cjénde figlie nun ranne a cambá nu pàtre.
Un padre dà a campare cento figli e cento figli non danno a campare un padre.
287 Nu perócchie carute nd'a la farìne, s'éja nfarenáte e se crére mulenáre.
Un pidocchio caduto nella farina, si è infarinato e si crede mugnaio
288 Nu póche perùne nun face male a nnesciùne.
Un poco ciascuno non fa male a nessuno.
289 Nun renghiànge le ggevendù, pecchè si n'éja jùte e nun tòrne cchiù.
Non rimpiangere la gioventù, perché se n'è andata e non torna più
290 Nunn'àja maje rice a la mane mangìne quédde ca face la mane rerìtte.
Non devi mai dire alla mano sinistra quello che fa la mano destra.
291 Nunn'éja rótte ma cautàte sótte.
Non è rotta ma è bucata sotto.
292 Nżìne ca lu parènde arrìve, lu vucìne jé arruváte.
Finché il parente arriva, il vicino è già arrivato.
293 Ò te mange sta menèste ò te jétte pe la funèste.
O ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra.
294 Ògne allegrézze ra lu córe véne.
Ogni allegria viene dal cuore.
295 Ògne bbèllu juóche àdda durà póche.
Ogni bel gioco deve durare poco.
296 Ògne ccarne mange, ògne fónge fugge.
Mangia ogni tipo di carne, ma fuggi da ogni tipo di fungo.
297 Ògne llassàte jé perdùte.
Ogni lasciato è perduto.
298 Ògne llèuna pòrte ru ffuóche suje.
Ogni legna porta il suo fuoco.
299 Ògne ppréte àuza mùre.
Ogni pietra alza il muro.
401
300 Ògne prumésse jé rèbbete.
Ogni promessa è debito.
301 Ògne ricce nu caprìcce.
Ogni riccio un capriccio.
302 Ògne ścarpe revèndeścarpóne.
Ogni scarpa diventa scarpone.
303 Óme avvesáte mjézze salvàte.
Uomo avvisato mezzo salvato.
304 Pacce e peccerille Ddíje l'ajùte.
Pazzi e bambini li aiuta Dio.
305 Pajése ca vaje, usànże ca truóve.
Paese che vai, usanza che trovi.
306 Palme nfósse, grègna tórse.
Palma bagnata, bica colma.
307 Pane e cappe maje ścappe.
Pane e cappa non devono mai mancare.
308 Pane e ccepódde e córe cundènde.
Pane e cipolla e cuore contento.
309 Pane re lu uvèrne, pan' ètèrne.
Pane del governo, pane eterno.
310 Pasqua marzàteche o mòrte o famàteche.
Pasqua che cade di marzo o morte o fame.
311 Passàte lu sande, passàte la fèste.
Passato il giorno dell'onomastico, passata è la festa.
312 Patte chiare e amecìzzje alluónghe.
Patti chiari e amicizia lunga.
313 Pazzéje cu li fande e llàssa stá li sande.
Scherza con i fanti ma lascia stare i santi.
314 Pe Ssanda Catarína la néva sóp'a la spine.
Per Santa Caterina la neve è sopra il prugnolo.
402
315 Peccàte cunfessáte, mjézze perdunáte.
Peccato confessato, mezzo perdonato.
316 Pjatte ammandáte, móśche nu ngache.
Piatto coperto, la mosca non defeca.
317 Pígliete ru bbuóne quanne véne ca ru ttriste nun manghe maje.
Prenditi il buono quando viene che il triste non manca mai.
318 Pìle e uaje nun mànghene maje.
Peli e guai non mancano mai.
319 Pire cuóvete, màre a chi ce nguóvete.
Pera raccolta, povero a chi viene colto sul fatto.
320 Pòrta chiuse, visite fatte.
Porta chiusa, visita fatta.
321 Prime face ru mmàle e ròppe se vatte lu pjétte.
Prima fa il male e dopo si pente.
322 Prime li rjénde e ppó li parjénde.
Prima i denti e poi i parenti.
323 Prime re Natàle né ffridde né ffame, ròppe Natàle fridde e ffame.
Prima di Natale né freddo né fame, dopo Natale freddo e fame.
324 Prumétte cèrte e vvéne méne secure.
Promette certo e viene meno sicuro.
325 Pulènde prime t'abbotte e pó t'allènde
La polenta prima ti gonfia e poi ti sgonfia.
326 Quanne àje fame nu ndjéne pane; quanne àje séte nu ndjéne acque.
Quando hai fame non hai pane; quando hai sete non hai acqua.
327 Quanne la àtte jé ngarnàte a la recòtte se nu l'àve a lu juórne l'àve a la nòtte.
Quando il gatto vuole la ricotta se non la ottiene il giorno la prende la notte.
328 Quanne la fémmene vóle fá, face chiòve e jjuccá.
Quando la donna vuole fare (qualcosa), fa piovere e nevicare.
329 Quanne la zite jé mmaretáte, tutte li zite jéscene.
Quando la sposa si è maritata, tutti gli sposi escono.
403
330 Quanne lu panàre vá e vvéne, l'amecìzzje se mandéne.
Quando il paniere va e viene, l'amicizia si mantiene.
331 Quanne lu riàvele accarézze vá truvànne l'àneme.
Quando il diavolo accarezza va trovando l'anima.
332 Quanne manghe la atte, li sùrece abbàllene.
Quando manca il gatto, i topi ballano.
333 Quanne Panne métte la cappe si nunn'éja óje, craje nu ścappe.
Quando a Panni c'è nebbia, se non è oggi, domani pioverà.
334 Quanne ruje se vuónne, cjénde nu nge puónne.
Quando due si vogliono, cento non riusciranno a dividerli.
335 Quanne sì mmartjédde vatte, quanne sì angure statte.
Quando sei martello batti, quando sei incudine statti.
336 Quanne sjénde re vatte lu maglie sémmene fave, line e aglie.
Quando senti di battere il maglio semina fave, lino e aglio.
337 Quanne tanda àdde càndene nun face maje juórne.
Quando tanti galli cantano non fa mai giorno.
338 Quanne tróne a la vernàte, l'annata jé frajàte.
Quando tuona durante l'inverno, l'annata è abortita.
339 Quédde ca può sparagná óje, te póte servì craje.
Quello che riesci a risparmiare oggi, ti può servire domani.
340 Quidde ca jé palìse, spisse vá a funì mbise.
Quello che è sincero, spesso finisce impiccato.
341 Quidde cu lu fuóche cambàje; quidde cu lu ppane muríje.
Quello con il fuoco campò; quello con il pane morì.
342 Quisse sònghe li cùnde: pizza càure e ména unde.
Questi sono i conti. pizza calda e meno unto.
343 Ra carcerjére, carceráte.
Da carceriere, carcerato.
344 Rá na bbòtte a lu chirchie e n'ate a lu tumbàgne.
Dai un colpo al cerchio e un altro alla spianatoia.
404
345 Ra tutte te puó uardá, fóre ca ra lu marjuóle.
Da tutti ti puoi guardare, fuorché dal ladro.
346 Ra la stadde a re stédde.
Dalla stalla alle stelle.
347 Ra li nemìce me tremènde éo e ra l'amìce me tremènde Ddíje.
Dai nemici mi guardo io e dagli amici mi guarda Dio.
348 Re gghiastéme sònghe re caníglie, chi re mméne si re ppiglie.
Le bestemmie sono di crusca, chi le lancia se le prende.
349 Re mèglie paróle sònghe quédde ca nu nże rìcene.
Le migliori parole, sono quelle che non si dicono.
350 Re nòtte, carna còtte.
Di notte, carne cotta.
351 Re ppéttele ca nu nże fanne a Natàle nu nże fanne manghe a Caperànne.
Le zeppole che non si fanno a Natale non si fanno neanche a Capodanno.
352 Rimme a chi si ffiglie, e te riche a chi assemìglie.
Dimmi a chi sei figlio, che ti dico a chi somigli.
353 Rise a la vócche e rasùle a li rjénde.
Riso alla bocca e rasoio ai denti.
354 Ròppe tré ggéle o acque o néve.
Dopo tre gelate o pioggia o neve.
355 Róse adduràte, freśchézze passate.
Rosa odorata, freschezza passata.
356 Rròbba accattàte, cuórpe arraggiàte.
Roba comprata, corpo arrabbiato per il desiderio di averne di più.
357 Ru ppóche jé lu figlie re la puvertà.
Il poco è il figlio della povertà.
358 Ru rrùsse véne ra lu musse.
Il rosso viene dalle labbra.
359 Ru supjérchie rómbe lu cupjérchie.
Il soverchio rompe il coperchio.
405
360 Rumóre alluónghe, acque accùrte.
Rumore lontano, pioggia vicina.
361 Rùsse re sére bondjémbe se spére; rùsse re matìne brutte tjémbe s'avvecìne.
Rosso di sera bel tempo si spera; rosso di mattina brutto tempo si avvicina.
362 S'àja pegliá mugljére e s'àja accattà vaccìne, pígliere nd'a lu pajése tuje e maje
ra quidde vucìne.
Se devi prendere moglie e se devi comprare bovini, sceglili nel tuo paese e mai da
quello vicino.
363 Salutá jé curtesíje, respónne jé duvére.
Salutare è cortesia, rispondere è dovere.
364 San Frangiśche léve lu càure e pòrte ru ffriśche.
San Francesco toglie il caldo e porta il fresco.
365 Sandu Marche sémmene tèrre ca nasce prechiàcche.
A San Marco semina terra che nasce porcacchia.
366 Sargènde e muśchettjère agnùne a lu suje mestiére.
Sergenti e moschettieri ognuno al suo mestiere.
367 Sbeletézze re mane, sbeletézze re lénghe.
Sveltezza di mani, sveltezza di lingua.
368 Se fatíja ca nun murìsse maje, però se pènże ca murìsse craje.
Si lavora credendo che non moriresti mai, però si pensa di morire domani.
369 Se mbaccísce tré vvòte nd'a la vite: ggevendù, vecchiàre e mmjézze tjémbe.
Si impazzisce tre volte nella vita: gioventù, vecchiaia ed età di mezzo.
370 Se sape andò se nasce e nu nże sape andò se móre.
Si sa dove si nasce e non si sa dove si muore.
371 Séca séca cumbà, la séche nun vóle secá, vóle carne e maccarùne e nnu vvóle
cchiù ffasùle.
Sega sega compare, la sega non vuole segare perché vuole mangiare carne e
maccheroni e non vuole più fagioli.
372 Segnóre se nasce ma nu nże revènde.
Signore si nasce ma non si diventa.
406
373 Semènde ndèrre e sperànże ngiéle.
Sementi nel terreno e speranze nel cielo.
374 Sémmene vricce e rraccòglie cìcere.
Semina la ghiaia e raccogli ceci.
375 Senża renàre nu nże canda Mésse.
Senza soldi non si può celebrare la Messa.
376 Sghérze re mane, sghérze re vellàne.
Scherzi di mani, scherzi di villano.
377 Si àje tuórte nu nge jénne a la córte.
Se hai torto non andare alla corte.
378 Si àte nunn'àje cu mmugljèrete te cùleche.
Se non trovi altro, con tua moglie vai a letto.
379 Si chióve a Lluglie curre lu perìquele re nun fá manghe uóglie.
Se piove a Luglio corri il pericolo di non fare neanche olio.
380 Si chióve a Ssand'Anne, mitte la spése pe n'anne.
Se piove a Sant'Anna, fai provviste per un anno.
381 Si chiuvùse avìme lu quatte abbrillánde, chiuvùse avìme pe gghiuórne
quarànde.
Se piove il quattro aprilante, pioverà per quaranta giorni.
382 Si Criste ricche te vuléve, pòvre nu nde criàve.
Se Cristo ti voleva ricco, povero non ti creava.
383 Si Ddíje nun purdunàsse tande tande, mbaravíse nu ndenésse sande.
Se Dio non perdonasse tanto tanto, in Paradiso non avrebbe santi.
384 Si ferùcje vuò, ferùcje àja rá.
Se vuoi la fiducia, fiducia devi dare.
385 Si fùme cu lu cuócce re créte e la cannùzze re canne càmbe ciénd'anne.
Se fumi con il coccio di creta e la cannuccia di canna campi cento anni.
386 Si lu cadde te rá rulóre, acque e bbjénde ce sarrá rafóre.
Se il callo ti fa male, fuori ci saranno pioggia e vento.
407
387 Si lu mbjiéstete fusse bbuóne, se mbrestàsse la mugljére.
Se il prestito fosse buono, si presterebbe anche la moglie.
388 Si musére lu ciéle jé azzùrre e stellàte, craje lu tjémbe nu nżarrá malàte.
Se stasera il cielo è azzurro e stellato, domani il tempo sarà bello.
389 Si ngiéle c'éja la cappe, si nu nghióve póche ścappe.
Se in cielo c'è la nebbia, se non piove poco manca.
390 Si nun face càure a lluglie e aùste sarrá aspre ògne mmuste.
Se non fa caldo a luglio e agosto sarà aspro ogni mosto.
391 Si nu nd'accundjénde re ru ppóche rinde càsete l'assàje nu ndróve luóghe.
Se non ti accontenti del poco in casa tua il molto non trova luogo.
392 Si pe ffá nu lavóre àje tjémbe óje, nu lu straferì a ppóje.
Se per fare un lavoro hai tempo oggi, non trasferirlo a poi.
393 Si t'àja spusà o àja viaggià né vvernerì né mmarterì t'àja capá.
Se ti devi sposare o devi viaggiare non farlo né di venerdì né di martedì.
394 Si te piace re ìre re prèsscie, ca quiste pe ttè jé nu lusse, statte attjénde ca te può
ścasciá la cape e rómbe lu musse.
Se ti piace andare di fretta, questo per te è un lusso, stai attento che ti puoi rompere
la testa e il muso.
395 Si te vuò appezzendí mitte l'òpere e nnu nge ìre.
Se ti vuoi impoverire, metti gli operai e non andarci (a controllarli).
396 Si tu ggiustamènde rijalá saparràje a l'assùtte maje te truvarràje.
Se tu in giusta misura saprai donare all‟asciutto non ti troverai mai.
397 Si tu quanne parle bbèlle paróle ausarràje, n'àja avé paùre ca la lénga
ścurciarràje.
Se tu quando parli userai belle parole, non aver paura che la lingua si scorticherà.
398 Si tu vevarràje na ggevendù resurdenàte, avarràje na vecchiàre resgraziàte.
Se tu vivrai una gioventù disordinata, avrai una vecchiaia disgraziata.
399 Si tu vuò ca la róte lèste àdda ggerá, unge spisse lu pjérne e édde velóce jarrá.
Se tu vuoi che la ruota giri velocemente, ungi spesso il perno e la ruota andrà
veloce.
408
400 Si vuò cuffiá lu vucìne adduórmete priéste e àuzete prime a la matìne.
Se vuoi gabbare il vicino vai a letto presto e alzati prima la mattina.
401 Si vuò uaragná àja penżà sule a ffatíjá.
Se vuoi guadagnare devi pensare solo a lavorare.
402 Sì ffrate e ssóre fine a qquande mange tutte nd'a lu stésse pjatte.
Sei fratello e sorella fin quando mangi nello stesso piatto.
403 Sì gghiute p'arrecchì e àje fatte rjébbete.
Sei andato per arricchire e hai fatto debiti.
404 Sicce e ccarne vaccine, svrehògne chi la cucìne.
Seppia e carne di vitello fanno vergognare chi li cucina.
405 Sópe l'acce na véppete ce facce, sóp'a lu funócchie ròje a ccócchie.
Sopra il sedano bevo un bicchiere di vino, sopra il finocchio ne bevo due a coppia.
406 Sótte la néve ru ppane e ssótte l'acque la fame.
Sotto la neve il pane e sotto la pioggia la fame.
407 Sparte recchézze e rrevènde puvertà.
Dividi la ricchezza e diventa povertà.
408 Stipe e mmitte ngóre, quanne jé tjémbe cacce fóre.
Conserva e metti nel cuore, quando è il momento metti fuori.
409 Stipe sjérpere ca truóve angìnere.
Conserva i serpenti che trovi uncini.
410 Stìpete na bbèlla resàte pe qquidde ca te face na mbruvvesáte.
Conservati una bella risata per quello che ti farà una improvvisata.
411 Stòrte vá e ddritta véne.
Storta va e diritta viene.
412 Stu cannaróne jé luónghe e stritte, ce cape la case cu ttutte lu titte.
Questa gola è così lunga e stretta che ci entra la casa con tutto il tetto.
413 Tale patre, tale figlie; tale àrbele, tale urscíglie.
Tale padre, tale figlio; tale albero, tale arboscello.
414 Tanda tjèdde, tanda cupjérchie.
Tante pentole, tanti coperchi.
409
415 Tande re luce, tande n'addùce.
Tanta di luce, tanto ne porta di brutto tempo.
416 Tande vá la quartàre a l'acque nżine a cché si ne véne la màneche.
Tanto va la quartara all'acqua fino a che se ne viene il manico.
417 Tenàne e ttenàne lu rùtte pòrte lu sane.
Tenendo tenendo il rotto porta il sano.
418 Tèrra vacànde nu mbàha padróne.
Terreno non seminato non paga il padrone.
419 Tire luvànde e stu vjénde nun vvéne maje vacànde.
Soffia il levante e questo vento non viene mai vuoto.
420 Tratte cu cchi jé meglie re tè e ffacce re spése.
Frequenta chi è migliore di te e fagli le spese.
421 Tré sònghe li putjénde: lu rré, lu pàpe e cchi nu ndéne njénde.
Tre sono i potenti: il re, il Papa e chi non ha niente.
422 Trénda juórne a nnuvèmbre cu abbrìle, ggiugne e ssettèmbre re vendòtte ce ne stá
une, tutte l'àute ne tjénene tréndune.
Trenta giorni a Novembre con Aprile, Giugno e Settembre di ventotto ce n'è uno,
tutti gli altri ne tengono trentuno.
423 Trippa sazzja cérche repuóse.
Pancia sazia cerca il riposo.
424 Tutte li Sande, la néve pe li cambe.
A tutti i Santi, la neve per i campi.
425 Une ne face e ccjénde ne pènże.
Una ne fa e cento ne pensa.
426 Uócchie ca nun vére, córe ca nun resìdere.
Occhio che non vede, cuor che non desidera.
427 Uórte salve e lla crapa sàzzje.
Orto salvo e la capra sazia.
428 Urécchie rerìtte córe afflìtte, urécchie manghe córe franghe.
Orecchio destro cuore afflitto, orecchio sinistro cuore contento.
410
429 Vá p'avé e rrumàne a ddá.
Va con l'intento di ricevere, invece resta con l'obbligo di dare.
430 Vecìne míje, spècchie míje.
Vicino mio, specchio mio.
431 Vennùte, funùte.
Venduto, finito.
432 Vigne jé na tigne.
Il vigneto è come una tigna (dà fastidio nel lavorarlo).
433 Vìzzje re natùre nżine a la sepultúre dùre.
Vizio di natura dura fino alla sepoltura.
434 Vjéste ceppóne ca pare bbaróne.
Vestiti ceppo che sembri un barone.
435 Vócca vasàte nu mbèrde vendùre.
La bocca baciata non perde la sorte.
436 Vrazze a ppjétte, còsse a lljétte.
Braccia al petto, gambe a letto.
437 Vruócchele, zuócchele e prerecatúre ròppe Pasque nu mmàlene cchiù.
Broccoli, zoccoli e predicatori dopo Pasqua non servono più.
438 Vulé jé puté.
Volere è potere
411
NOMI PROPRI PERSONA
412
A
Addèzzje Decio.
Addjéche Diego.
Adúcce Ada.
Aèrche Adelchi.
Aggìrje Egidio.
Aghetèlle Agata.
Agnázje Ignazio.
Aitáne Gaetano.
Albíne Albino.
Alduràte Eldorado.
Aledúcce Alida.
Alèsje Alessio.
Alfréde Alfredo.
Algebbjére Alcibiade.
Amèlje Amelia.
Andjéche Antioco.
Andréje Andrea.
Angelécchie Angela.
Angelumarje Angelo Maria.
Angícche Francesco.
Angiulíne Angela.
Annamaríje Anna Maria.
Annandònje Anna Antonia.
Annúcce Anna.
Annuzzèlle Anna.
Anżèlme Anselmo.
Apollònje Apollonia.
Arcuméje Archimede.
Armínje Erminio.
Aròlfe Adolfo.
Arríche Enrico.
Assúnde Assunta.
Assundìne Assunta.
Auròre Aurora.
Austíne Agostino.
B
Bbèllaggírje Placidia.
Bbellònje Bellonia.
Bbenerítte Benedetto.
Bbennárde Bernardo.
Bbiasúcce Biagio.
Bbommenúte Benvenuto.
Bbunefácje Bonifacio.
C
Carlìne Carla, Carlo.
Carlúcce Carlo.
Carméle Carmela.
Carmelíne Carmela.
Carmenèlle Carminella.
Carmenjélle Carmine.
Carmenúcce Carmine.
Carusíne Carosina.
Casumérre Casimiro.
Cataríne Caterina.
Cecílje Cecilia.
Celestríne Celestino.
Cèsere Cesare.
Chiaríne Chiara.
Chilómbe Colomba.
Ciccandònje Francescoantonio.
Cicce Francesco.
Ciccellúzze Francesco.
Cicchepáule Francescopaolo.
Ciccílle Francesco.
Ciriáquele Ciriaco.
Clemènde Clemente.
Clemendíne Clementina.
Crescènżje Crescenzo.
Crestenèlle Cristina.
Cristòfene Cristoforo.
Culurínde Clorinda.
Cungètte Concetta.
Cungettíne Concetta.
Cungòrdje Concordia.
Cunżíglie Consiglia.
Curráre Corrado.
413
Custànże Costanzo.
Custanżúcce Costanzo.
D
Danżíne Abbondanza.
Dduluráte Addolorata.
Delfíne Delfina.
Diaróre Teodoro.
Dorúcce Dora.
E
Elènúcce Elena.
Elvíre Elvira.
Emílje Emilio.
Èpele Euplio.
Èrquele Ercole.
F
Faustíne Fausto.
Feleríche Federico.
Felíppe Filippo.
Felúcce Raffaele.
Feréle Fedele.
Ferelúcce Fedele.
Fiurènże Fiorenza.
Fiurínde Fiorinta.
Flaviàne Flaviana.
Flàvje Flavio.
Flíce Felice.
Fònże Alfonso.
Frangéśche Francesca.
Frangeśchíne Francesca.
Franghíne Francesca.
Frangíśche Francesco.
Freddenánde Ferdinando.
Fròlije Florio.
Fulmenúcce Filomena.
Fuluméne Filomena.
Funżenèlle Alfonsina.
Funżíne Alfonso.
Furliáne Floriano.
G
Gelárde Gerardo.
Geremíje Geremia.
Géròleme Girolamo.
Geseppíne Giuseppina.
Ggianníne Giovanna.
Ggiòvánne Giovanna.
Ggiúlije Giulia.
Ggiuljètte Giulia.
Ggiurítte Giuditta.
Ggiuvannenèlle Giovanna.
Ggiuvanníne Giovanna.
Giacínde Giacinta.
Giavacchíne Gioacchino.
Gilletrúre Geltrude.
Gine Luigia.
Giòrgge Giorgio.
Giuuánne Giovanni.
Giuvannángele Giovannangelo.
Giuvíne Giovina.
Grabjéle Gabriele.
Graziúcce Graziano.
Grazjèlle Grazia.
Gregòrje Gregorio.
Gualángele Nicola Angelo.
I
Innare Gennaro
J
Jucce Maria.
414
L
Laruètte Laura.
Laurjénże Lorenzo.
Leccárde Riccardo.
Lenùcce Lina, Nicolina.
Lesàndre Alessandro.
Letízzje Letizia.
Libbèratóre Liberatore.
Lióne Leone.
Lise Elisa.
Lisètte Luisa.
Liunòre Eleonora.
Lubbèrte Alberto.
Lucíje Lucia.
Lucjètte Lucia.
Luícia Luigia.
Luícje Luigi.
Luiggíne Luigi, Luigia.
Luisètte Luisa.
Lunárde Leonardo.
Lutuvíche Lodovico.
Luvícije Luigi
M
Manuéle Emanuele.
Marchiònne Melchiorre.
Marcúcce Marco.
Margaríte Margherita.
Mariandònje Mariantonia.
Mariánne Marianna.
Marianníne Marianna.
Màrje Mario.
Maríje Maria.
Maríje Gesèppe Maria Giuseppa.
Maríje Gràzzje Maria Grazia.
Maríje Michéle M