La meditazione profonda luminosa

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La meditazione profonda luminosa
LEONARDO PICCARDI
La Meditazione
Profonda
Luminosa
Tecniche per imparare la pratica sacra
e raggiungere la serenità interiore
MANUALE E SAGGIO
Presentazione
Arriva un momento nel corso della nostra esistenza nel quale qualcosa ci spinge a fermarci, per riflettere su quello che
stiamo facendo e su come stiamo vivendo, in pratica quel qualcosa vuol fare il bilancio della nostra vita.
E soprattutto ci invita a riflettere sui i ritmi ossessivi che la
società del consumismo, ha praticamente imposto nella nostra
esistenza e se siamo d’accordo nel continuare la nostra preziosa
vita in quel modo.
E’ come se si prendesse la consapevolezza che forse esiste
qualcosa di più prezioso rispetto al mondo esclusivamente materialista e razionale che stiamo seguendo ed inseguendo come
automi.
Ci si accorge allora con entusiasmo, ma anche con sgomento,
che apparteniamo all’universo, a quell’immenso mondo meraviglioso pieno di mistero e di bellezze incredibili che la natura
ci presenta ogni giorno, ma che presi come siamo dai nostri
problemi, non riusciamo mai a gustare.
E quando prendiamo coscienza di quanto tempo abbiamo
sprecato correndo, cercando di accontentare le finte e superflue
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esigenze di noi stessi e di coloro che ci circondano, ci assale anche una sensazione di rabbia.
Ma è tutto normale. Sì, perché sembra che la maggioranza
degli esseri umani, prima di accostarsi alla spiritualità e cioè al
mondo della poesia, dell’armonia, della quiete e dell’amore,
debba prima nausearsi del mondo materiale, o meglio, aver ricevuto molte delusioni da esso.
Ed è il risveglio dell’anima e dello spirito, che non tollerano
più tutte le sciocchezze che abbiamo fatto fino a quel momento.
E quindi, finalmente, avvertiamo un grande desiderio di
cambiamento, di rinascita interiore e di scoprire le vere meraviglie racchiuse dentro e non fuori di noi.
Sentiamo la necessità di iniziare un percorso, un cammino
che ci aiuti a migliorare, per ritrovare la serenità perduta, quella gioia, offuscata da tempo da mille pensieri e preoccupazioni.
Quando giungiamo a questo punto significa che è arrivato il
tempo di iniziare a percorrere un cammino spirituale, magari
quello che sentiamo interiormente più affine alla nostra anima,
ma significa anche, e soprattutto che siamo pronti per iniziare a
praticare quella che da secoli è stata definita da tutti i movimenti religiosi di ogni tempo e cultura la preghiera più sacra;
si tratta della meditazione.
Dopo molti anni di pratica e di insegnamento, ho ritenuto
opportuno riportare in un libro, il percorso che porta a provare
le meravigliose sensazioni interiori, praticando quella che ho
chiamato “La meditazione luminosa”.
Pur mantenendo la sacralità e la ritualità della cultura orientale, la meditazione luminosa, per la sua semplicità, ben si adatta alle persone che comunque preferiscono mantenere i legami
religiosi con il mondo occidentale, che in ogni caso non è certo
privo di un grande patrimonio culturale spirituale.
Pertanto questa semplice meditazione, racchiude in se stessa
sia l’esperienza secolare orientale che quella occidentale, fon-
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dendosi in un'unica pratica che potrebbe anche definirsi universale o “dell’uno”, dato che lo scopo ultimo di questa tecnica
spirituale è quello di arrivare a sentire autenticamente nella nostra anima, che siamo parte non dissolubile dell’universo.
Per questo ho scritto questo libro.
Perché a volte non si crede come la serenità e la gioia siano
così facilmente raggiungibili, se si inizia un nuovo cammino.
Ma questo è inutile dirlo, perché solo provando certe sensazioni si può comprendere, altrimenti sono solo pure e semplici
affermazioni.
Invito però il lettore a leggere con molta concentrazione le
pagine che seguono, perché anche se scritte con molta semplicità, queste richiedono comunque una lettura attenta.
Per ultimo l’importante raccomandazione a praticare gli esercizi nell’ordine in cui vengano presentati, senza saltarne nessuno, perché tutta l’efficacia della meditazione luminosa è basata proprio sul progressivo crescendo delle difficoltà che di volta
in volta vengono illustrate e sarebbe davvero un peccato non
tenerne nella giusta considerazione.
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Illustrazione del percorso alla meditazione
come profondo atteggiamento sacro
S
e è vero che molti anni fa solo la parola “meditazione”
incuteva fascino, perplessità e mistero, perché vi si associava l’esotico oriente, oggi quasi tutti, in modo o
nell’altro, per un motivo o per l’altro, hanno avuto un approccio, anche se magari sporadico con la meditazione, o comunque, con almeno un tipo particolare di tecnica meditativa.
Indubbiamente il merito e comunque la grande divulgazione di questa importantissima tecnica lo si deve ai vari movimenti, associazioni e scuole di sicura matrice ed ispirazione orientale.
Che si tratti di Buddismo zen, piuttosto dello Yoga o del taoismo non è importante; quello che è assolutamente vero è che
se non fosse stato appunto per la divulgazione nel mondo occidentale delle meravigliose risorse culturali del mondo orientale, di sicuro, per quanto ci riguarda, la meditazione sarebbe stata in Europa una esclusiva dei religiosi dediti al monachesimo
più rigoroso, o dei terapeuti più evoluti.
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Invece oggi, grazie alla facilità di spostamento tra una nazione e l’altra, anche gli scambi sono divenuti più semplici e
questo ha permesso di far approdare anche in Occidente i misteriosi segreti orientali.
Però in questo caso, cioè nel caso della meditazione, scopriremo con stupore, che se è vero che la sua applicazione più conosciuta si ritrova nella filosofia buddista che a sua volta
l’aveva ereditata dall’induismo, è pur vero che quasi tutti gli altri movimenti religiosi, di ogni cultura e tempo, prevedono tra
le loro discipline spirituali, anche la pratica della meditazione.
E quindi anche il nostro più conosciuto e familiare cristianesimo non è esente dall’utilizzo di questa tecnica.
Solo, che essendo stata da sempre considerata una pratica
molto spirituale, la Chiesa ha preferito che la meditazione rimanesse tra le mura dei monasteri, in modo che non venisse
praticata dalla gente comune.
E questo esclusivamente per la paura, che un uso non corretto di questa pratica, magari senza la guida di un bravo maestro,
potesse provocare o causare dei danni psichici al cosiddetto
profano che decideva di intraprenderla da solo.
Questo può far comprendere quanto ancora poco si conosca
della meditazione e quanto ci sia ancora da fare perché questa
pratica possa avere la sua giusta divulgazione.
Sulla meditazione e sui vari tipi e tecniche sono stati scritti
libri, manuali e prontuari, ma forse proprio questo proliferare
di letteratura il più delle volte legata ad un pensiero religioso,
forse ha creato un po’ di confusione e di perplessità.
Innanzitutto va chiarito che se è vero che la meditazione nasce come pratica spirituale molto sacra, per raggiungere una serenità interiore paragonabile all’incontro con la divinità, è altrettanto vero che similarmente alla tradizionale meditazione
sono nate e affiancate le più svariate discipline di rilassamento,
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mirate esclusivamente a raggiungere uno stato di calma mentale e quindi di benessere psico-fisico.
Pertanto, come si potrà comprendere, un conto è dedicarsi
alla meditazione profonda definita come disciplina spirituale e
quindi praticata da colui o colei che crede nel trascendente, ed
un altro è praticare la “meditazione” esclusivamente per modificare e ricondurre alla calma uno stato psichico che si trova
momentaneamente in uno stato di agitazione.
Indubbiamente sono due cose completamente diverse.
In questo libro verrà trattata la meditazione luminosa come
pratica spirituale, assolutamente complementare ad ogni altra
disciplina religiosa di qualsiasi cultura ed estrazione.
Pertanto la persona che percepisce la propria presenza sulla
terra come il meraviglioso progetto d’amore di un’entità superiore, che possiamo chiamare in modi diversi, è la persona più
indicata all’approccio con la meditazione spirituale, perché è
già mentalmente predisposta agli “incontri” con le cose eteree e
sconosciute; incontri che possono manifestarsi proprio durante
la meditazione.
In ogni caso, anche coloro che non sono spiritualmente aperti nei confronti del mondo invisibile, potranno trarre beneficio
dalla lettura di queste pagine, perché comunque possono apprendere delle nozioni che sicuramente si innescheranno nel loro profondo come piccoli semi, pronti un giorno a germogliare
e dare i propri frutti.
Ma torniamo alle perplessità elencate prima, di praticare la
meditazione senza l’aiuto e la guida di un maestro.
E’ vero che si può incorrere in pericoli di natura psichica?
Occorre fare una precisazione assolutamente indispensabile.
E’ noto che il corpo umano possegga un apparato nervoso
assolutamente complesso. E’ pure noto che la nostra mente abbia un lato inconscio o non conscio, nel quale vengono “archi-
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viati” ricordi, emozioni, sensazioni che non sempre, sono di natura gradevole.
Come sappiamo, il nostro inconscio oltre a manifestarsi attraverso uno stato modificato della coscienza, come ad esempio
attraverso i sogni o mediante irruzioni spontanee di immagini,
può manifestarsi quando l’individuo è in un particolare stato di
calma mentale.
Per questo motivo, quando si pratica la meditazione che indipendentemente dalla particolare tecnica applicata, comunque
richiede lo stare fermi ed in silenzio, può succedere che colui
che non ha mai preso in considerazione il proprio inconscio, inteso come rielaborazione del passato e dei suoi contenuti rimossi, si possa trovare improvvisamente in condizioni di estrema fragilità per il sopraggiungere di emozioni improvvise
che credeva ormai dimenticate.
In pratica si può dire che lo stare in silenzio, con se stessi, e
soprattutto in uno stato di assoluto isolamento dal mondo esterno, non sia assolutamente una cosa né semplice e né facile.
E questo perché l’essere umano occidentale non è mai stato
abituato a dedicare dei ritagli di tempo per stare da solo, in atteggiamento di introspezione, riflessione e contemplazione.
Si capisce, allora, che la meditazione, soprattutto praticandola come disciplina spirituale e non come tecnica di rilassamento, possa indurre a dovere fare i conti con le parti più nascoste di se stessi; questo è in effetti l’unico rischio, se di rischio
si può parlare.
Infatti, in tutti i numerosissimi gruppi che ho condotto in
molti anni di attività, pochissimi sono stati i casi, nei quali la
persona è stata colta da malore, peraltro momentaneo, dovuto
allo stare appunto fermi, in silenzio e nella penombra.
In tutti quei casi, la persona si trovava già in condizioni psicologiche particolarmente fragili.
E questo lo si può comprendere abbastanza chiaramente.
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La persona che sta attraversando un momento di grande
emotività, magari per un forte e recente dispiacere, deve prima
lasciare il tempo alla propria psiche di ritrovare un minimo di
serenità, prima di avvicinarsi per la prima volta alla meditazione, mentre quest’ultima può essere consigliata addirittura come
terapia a coloro che l’hanno praticata abitualmente e già da
molto tempo.
Pertanto per evitare che l’approccio alla pratica spirituale
comporti spiacevoli disagi, è opportuno che la persona si trovi
in condizioni tali che possa gestire almeno le proprie emozioni,
in modo che se, accidentalmente, dovesse capitare qualche incursione dall’inconscio, questa possa essere assolutamente contenuta ed accolta, senza che procuri dei danni.
Fatta questa precisazione, assolutamente importante ed indispensabile, cercherò di fare un quadro abbastanza sintetico
del percorso che andremo a fare praticando la meditazione luminosa, illustrandone le particolarità più salienti.
La meditazione luminosa
Per prima cosa occorre dare una definizione al termine di
meditazione.
A secondo della scuola di provenienza e della tecnica ad essa affiancata, il termine meditare subisce alcune differenze.
Per molti la meditazione è uno stato di forte concentrazione
in modo che la mente venga governata dalla coscienza superio-
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re e quindi che quest’ultima abbia l’assoluto controllo delle
emozioni, delle immagini e dei pensieri.
Per altri, invece, la meditazione è una tecnica per consentire
alla mente di riposare in se stessa, al fine di “uscire” dai propri
pensieri e cercare di provocare una specie di vuoto interiore,
accessibile solo a pensieri più elevati, più sottili di natura spirituale. In questo caso, la coscienza cede il controllo della propria
psiche ad una entità superiore che possiamo chiamare super
coscienza o divinità.
In realtà ci sarebbero molte altre definizioni e tecniche di
meditazione, ma queste che ho citato ritengo siano le più importanti e significative e alle quali in un modo o nell’altro tutte
le diverse varianti comunque si ispirano.
Quindi poiché risulta alquanto difficile definire in modo
preciso che cosa si intende per meditazione, forse risulta più
semplice, invece, parlare degli obiettivi e dei vantaggi che si
possono ottenere praticando costantemente questa tecnica.
E su questo punto bisogna essere molto chiari ed espliciti.
L’essere umano è un frammento dell’infinito universo e possiede dentro di sé delle grandi capacità e potenzialità delle quali fa difficoltà a prenderne consapevolezza.
Questo è abbastanza normale perché l’uomo, nel corso della
propria vita, inevitabilmente fa l’incontro con la sofferenza.
Anche se come vedremo nei capitoli successivi, tale incontro
è l’inizio di una svolta, se si accetta il dolore, la sofferenza però
causa delle “chiusure” psichiche che rendono più duro l’animo
umano.
In sostanza si può dire che l’essere umano, fatte le personali
esperienze dolorose, rischia di chiudersi in un guscio a protezione degli avvenimenti esterni.
Colpito da situazioni che gli hanno causato disagi e disarmonia, l’uomo perde la fiducia in se stesso e soprattutto negli
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altri, attribuendo pertanto al mondo esterno tutte le colpe della
propria sofferenza.
In queste situazioni, molto comuni a tutti gli esseri umani, la
persona riveste la propria mente e la propria anima di “veli”che non sono altro che piccoli ma resistenti strati di emozioni
che si “incrostano” nella coscienza.
Si possono definire rabbie, invidie, gelosie, rancori, desideri
repressi, ed altro, ma in pratica sono come “contrazioni” che
non lasciano più passare le sensazioni positive di serenità e di
gioia.
In questo stato particolarmente disarmonico, l’unica soluzione che può trovare l’uomo è quella di cominciare un cammino che gli consenta di ridurre queste contrazioni per ricominciare a riaprirsi al mondo esterno.
Ovviamente prima deve rimuovere quelle incrostazioni che
tutte le varie tensioni nervose hanno incollato nella coscienza.
E qui interviene la meditazione.
Pertanto meditare è l’atteggiamento consapevole di colui e
colei che vuole ripulire il proprio stato mentale da tutte quelle
informazioni che hanno creato solo negatività.
Questo, perché una volta che la mente è stata ripulita dalle
varie negatività, è pronta per poter far affiorare uno stato di incredibile serenità, che da sempre è collocato nella parte più nascosta ed oscura del nostro profondo io.
E’ la nascita del sacro che esiste in ognuno di noi.
Per questo motivo non riesco a parlare di meditazione senza
fare correlazioni con una disciplina spirituale, perché la meta
da raggiungere è alla fine la propria anima o se si vuole, la parte divina che ci collega a Dio stesso.
Quindi per riassumere si parla di meditazione se il nostro
scopo è quello di fare pulizia dentro di noi e di far nascere la
nostra parte migliore, il nostro vero Sé.
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E definisco luminosa quella particolare tecnica meditativa,
che accelera questo processo di purificazione utilizzando regole
e consigli che provengono dagli insegnamenti dei grandi maestri delle varie religioni e spiritualità.
Allora in questo caso la meditazione non è da vedere come
una tecnica per rilassare il proprio apparato nervoso e muscolare, ma bensì una disciplina che ha a che fare col sacro, al pari
della preghiera e della contemplazione.
Questo è molto importante, perché psicologicamente il nostro cervello e la nostra anima si predispongono in un ottica diversa. Si deve avere la consapevolezza che in qualsiasi stato
emotivo noi ci troviamo in questo momento, possiamo applicarci al fine di poterci migliorare interiormente per raggiungere
un livello superiore di coscienza, un piano più sottile di evoluzione che ci avvicini alla serenità spirituale del quale si parla in
tutti i libri sacri.
Si tratta di cercare ed ottenere una serenità diversa da quella
che crediamo di conoscere. E’ la serenità profonda dell’anima
che sa di essere parte del cosmo e di avere origini divine. E’ la
serenità di chi conosce l’amore universale.
Molti diranno che è una meta irraggiungibile.
Non è così. Magari è una meta difficile da raggiungere, questo sicuramente, ma non certo irraggiungibile. Tutti i grandi
Maestri dell’amore, a cominciare da Gesù, hanno affermato che
tutti noi abbiamo la possibilità di diventare come il “Padre”, intendendo ovviamente la Divinità assoluta.
Quindi non possiamo mettere in dubbio queste parole.
Certo è che non basta la meditazione luminosa per raggiungere questo obiettivo, perché è necessario anche tutta una nuova impostazione della propria vita.
Bisogna vivere nella purezza e nell’altruismo, seguendo la
morale universale, sforzandoci ogni giorno di tenere a bada i
nostri impulsi negativi ed egoistici, che, se pur naturali perché
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parte di noi, necessitano di essere in un certo senso addomesticati e poi trasformati.
Solo così si può dire di percorrere un cammino spirituale.
Ed in questo percorso, trova la sua giusta ed indispensabile
collocazione la meditazione luminosa.
Se ho cercato di chiarire, anche se in modo alquanto breve,
cosa intendo per meditazione, specificherò anche perché l’ho
chiamata luminosa.
Questo è molto semplice.
Tutte le negatività vengono associate di solito a qualcosa di
scuro e di tenebroso, perché da sempre, il male viene raffigurato col nero e con le tenebre. La stessa rappresentazione della
morte e degli inferi rimanda alla profonda oscurità ed al buio
della notte.
Quindi, di contro, tutto quanto ha a che fare con la luce,
rappresenta la serenità, la gioia, il positivo ed il bene.
Infatti, se pensiamo ad un quadro artistico, lo stato di benessere e d’amore viene di solito rappresentato con colori vivaci e
brillanti.
Lo stesso possiamo verificarlo con un disegno di un bambino, che vuol raffigurare il suo stato d’animo.
Quindi la luce è l’altra faccia della medaglia dell’amore.
Pertanto un’attività spirituale, che miri al raggiungimento
della luce interiore non può essere definita che luminosa, proprio per rafforzare la qualità intrinseca di volere cercare a tutti i
costi l’energia benefica dell’amore.
Ed il percorso che illustrerò mira proprio a questo.
Cercare di sostituire dentro di noi, tutto quanto appartenga
al regno “inferiore”, cioè negativo, con tutto quanto invece abbia a che fare col regno “superiore” o positivo.
Siano pensieri, siano emozioni, siano sensazioni, immagini,
fantasie ed altro, tutto deve essere luminoso, perché solo con la
luce ci si avvicina all’Amore assoluto, a Dio.
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Quindi con fiducia leggiamo queste pagine perché quanto vi
è scritto può essere davvero un valido contributo per raggiungere quella serenità tanto sospirata.
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L’ambiente, l’atmosfera e la postura
nella meditazione luminosa
L
a caratteristica più significativa della meditazione luminosa è l’assoluta necessita di avere un ambiente
consono per poterla praticare.
Poiché come ho detto all’inizio, trattasi di una pratica spirituale, tutto deve essere attinente affinché si attuino le condizioni più favorevoli per facilitare e rendere più efficace tale tecnica.
Non si tratta certo di isolarsi in un monastero, anche se certamente i ritiri in ambienti religiosi sono consigliabili, ma poiché conosco i ritmi che la vita moderna impone, bisogna fare in
modo che si possa meditare anche nel proprio ambiente casalingo.
Occorre però aver cura che certe particolari condizioni vengano rispettate e soddisfatte.
Innanzitutto dobbiamo sempre tener presente, che quello
che andremo a fare, è un qualcosa che penetrerà molto in profondità, sia nella psiche che nell’anima e anche se all’inizio non
ne vedremo subito i risultati, fatto sta che stiamo comunque fa-
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cendo una pratica sacra che ci coinvolgerà in tutto il nostro essere, e come tale va considerata e attuata.
La meditazione non è certo né un passatempo e né uno svago, ma richiede molta serietà ed attenzione.
Il fine è il contatto profondo con il divino e questo deve essere il nostro principale stimolo, anche se non deve diventare un
accanimento.
Allora, poiché ci accingiamo a fare una pratica sacra, è opportuno che dovremo avere molta cura nella scelta del posto
dove andremo a praticarla.
Ovviamente non si può pensare di avere una stanza tutta
per noi, riservata solamente a questo scopo, perché anche se sarebbe molto bello ed auspicabile, cerchiamo di fare i conti con i
reali spazi che abbiamo a disposizione nelle nostre normali case.
Quindi scegliamo un angolo della nostra casa che possa essere il più tranquillo possibile e soprattutto che possa contenere
o una comoda sedia o un tappetino sui quali sedersi.
Nella scelta del posto teniamo presente che sarebbe meglio
che poi sia quello definitivo, nel senso che non si continui a
cambiare ambiente.
Ogni cosa accumula energia e se decidiamo il luogo dove faremo la pratica meditativa, questi diventerà quello predisposto
a tale scopo.
Anche la nostra mente si abitua alle azioni e pertanto si troverà subito in sintonia quando ci siederemo sul tappetino o sulla sedia. Immediatamente collegherà quel movimento alla meditazione e, in un certo senso, si predisporrà a tale compito.
L’angolo che sceglieremo, della sala o della camera, dovrà
avere lo spazio sufficiente per un a sedia o per un tappetino sul
quale posizioneremo alcuni cuscini.
Anche in questo caso bisogna fare i conti con le abitudini e le
predisposizioni degli occidentali.
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Tutti abbiamo come immagine simbolica della meditazione
un uomo o una donna seduti su di un tappeto con le gambe bene incrociate (posizione del loto dello Yoga), ma si tratta sempre di persone giovani o comunque molto allenate che ben si
prestano per fare certe posture che richiedono agilità e resistenza.
Poiché la prima cosa assolutamente indispensabile nella
meditazione luminosa è lo stare comodi con il proprio corpo,
consiglierei una posizione seduta su di una sedia con lo schienale abbastanza alto.
Ovviamente se invece qualcuno è in grado, senza però soffrirne o sottoporsi a sforzi eccessivi, di eseguire la posizione del
loto, va benissimo, magari aiutandosi con uno o due cuscini da
mettere sotto il sedere per consentire un facile appoggio delle
gambe sul pavimento.
In ogni caso l’importante è che la postura sia corretta, nel
senso che la schiena deve essere la più dritta possibile.
Questo all’inizio, richiederà un piccolo sforzo, dato che siamo un po’ abituati a stare abbastanza “rilassati” con il busto,
che col tempo tende ad incurvarsi.
Mantenendoci invece nella posizione seduta con la schiena
ben verticale, faremo anche un ottimo allenamento di rinforzo
per le vertebre e per i muscoli sia delle spalle che della schiena.
Col tempo poi questa postura diventerà comoda e ci verrà
spontaneo eseguirla.
Pertanto, la prima preparazione da dare prima di eseguire la
meditazione luminosa è quella di assumere la giusta e corretta
posizione seduta.
La posizione sdraiata su di un materassino o sul letto, non è
molto consigliata anche se non crea nessuna controindicazione;
solo che lo stare sdraiati non consente all’energia interna del
corpo di fluire verso l’alto attraverso la colonna vertebrale come invece accade nella postura seduta.
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Per questo motivo meditare distesi va bene quando la posizione seduta ci causa sofferenza o quando non possiamo sederci per vari problemi fisici, o perché vogliamo praticare la meditazione prima di addormentarci.
In questi casi è ovvio che dobbiamo optare per stare sdraiati,
ma altrimenti la posizione abituale deve essere quella seduta e
ripeto, con la schiena dritta.
A questo punto dobbiamo, una volta collocata la sedia, che
dovrà essere sempre la stessa od il tappetino, che pure quello
dovrà essere sempre il solito, occorre dedicare un po’ di attenzione all’ambiente ed all’atmosfera.
Innanzitutto dobbiamo essere sicuri che per tutto il tempo
che praticheremo la meditazione, non saremmo distratti da
nessuno e da nulla.
Poiché in fondo ci stiamo ritagliando per noi solo venti minuti o al massimo mezz’ora, per quel tempo dobbiamo fare in
modo di ottenere il maggior silenzio possibile.
Quindi sarebbe consigliabile chiudere tutte le possibili fonti
di disturbo come radio, televisione, telefono, cellulare e assolutamente, se possibile, essere da soli.
Se sappiamo bene organizzarci, volendo, questo risulterà attuabile, anche se al momento sembra impossibile.
Sappiate che difficilmente i familiari o gli amici, se non stanno facendo il vostro stesso percorso, vi comprenderanno, ma
anzi, facilmente, poiché vi state avvicinando al mondo spirituale, farete scatenare in loro, sensazioni di fastidio che vi esterneranno in tutti i modi.
Non dovete rimanerci male. E’del tutto naturale. L’essere
umano è anche egocentrico e se nota che ponete attenzione e
dedicate del tempo a voi stessi e non agli altri, quest’ultimi si
sentiranno non amati o esclusi dalla vostra vita.
Non date peso a questo. Poiché non è vero che state escludendo qualcuno, ma state solo cercando la vostra serenità, mi
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raccomando di non mollare e andate avanti. I frutti verranno
col tempo. E quando vi vedranno più sereno o più serena, gli
altri potranno solo beneficiare del vostro stato d’animo e allora
vi chiederanno come avete fatto. Ma per tutto il tempo, siate
pronti al fatto che facilmente anche se in modo inconscio, non
vi agevoleranno in questo percorso.
Se siete in casa con qualcuno e gli chiedete per cortesia di
non disturbarvi per mezz’ora perché dovete meditare nella vostra stanza, è molto probabile, salvo che abbiate qualcuno davvero comprensibile, che in un modo o nell’altro, verrete “chiamati” e “cercati” proprio in quel lasso di tempo.
Quindi, per evitare qualsiasi tipo di interferenza esterna,
cercate di organizzarvi, in modo da prendere il tempo necessario, “sicuri” che proprio nessuno vi potrà disturbare.
Ovviamente, però a vostra volta, in nessun modo dovrete
coinvolgere gli altri nella vostra nuova disciplina spirituale.
Se volete parlatene con le persone più vicine a voi, ma non
fate assolutamente nulla per convincerle a seguirvi.
L’universo sa come muoversi e come muovere le persone,
ma solo al momento giusto.
Ognuno ha il suo cammino e questo è diverso per ciascuno
di noi.
Siate sereni voi. Per tutti gli altri non siate mai preoccupati
perché ognuno, compreso quindi i vostri cari, è “sorvegliato”
ed “aiutato” dall’Alto, sempre, in ogni momento ed in ogni circostanza. Quindi non preoccupatevi per loro ma invece mostrate i vostri miglioramenti senza assolutamente farli rimarcare.
Perché se è vero che vi state impegnando in un cammino difficile e quindi ci state mettendo tutta la vostra buona volontà, è
pur vero che se raggiungete dei miglioramenti dovete ringraziare il Cielo.
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Quindi, una volta stabilito che dovete meditare da soli, senza essere disturbati per il tempo che vi prenderete, fate in modo, organizzandovi, che questo possiate farlo.
Poi, scelto il luogo e il vostro angolo, dove avrete collocato il
tappetino o la sedia, dovete pensare ad altri importanti particolari.
Innanzitutto l’abbigliamento. Fate in modo che sia comodo,
come una tuta o similare, senza che vi stringa in nessuna parte
del corpo, soprattutto in vita, o vi impedisca nei movimenti.
Quello che sceglierete, sarà poi sempre l’ abbigliamento che userete per la meditazione. Ovviamente, se lo ritenete, potrete
averne due, in modo da avere sempre un ricambio.
Però l’importante, sempre per un discorso di energie, è che
l’abbigliamento sia sempre il medesimo, così quando indosserete la vostra tenuta, subito mentalmente vi predisporrete ad
eseguire la meditazione.
Oltre all’abbigliamento, vi dovrete preoccupare di fare sì che
il vostro “angolo” sia particolare e caratteristico.
E’ sufficiente che vi sia qualche oggetto sacro a voi molto caro, un manifesto dal contenuto spirituale, dei quadri o fotografie di paesaggi o di altre immagini comunque rilassanti.
Il principio è sempre il solito. Le energie luminose attirano le
forze positive e pertanto dobbiamo circondarci di ogni cosa che
rimandi la nostra mente e quindi i nostri pensieri a contenuti di
amore e di saggezza.
I grandi Maestri spirituali sono soliti dire che le entità luminose hanno bisogno di essere attratte e richiamate da qualche
manifestazione benevola.
Pertanto tutto deve essere conforme a questo principio.
L’abbigliamento, gli oggetti, le candele accese e se piace anche una musica sacra o di suoni gioiosi e rilassanti.
Non sono grandi preparativi, perché se quanto illustrato non
è sempre pronto, possiamo prendere una scatola e mettervi
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dentro quei pochi oggetti che ho illustrato e che serviranno ogni qual volta andremo a meditare.
Ci metteremo dentro delle candele, degli incensi, alcuni
compact disc di musiche adatte e se vogliamo qualche statuetta
raffigurante qualche cosa di sacro.
Per l’angolo sarà sufficiente un posticino dove collocare una
sedia o un tappetino, tutto qui.
L’importante è che i preparativi non rappresentino una scusa per non prestarsi alla meditazione.
Nulla deve rappresentare un ostacolo o peggio un sacrificio.
Meditare deve essere una gioia perché compiamo un gesto
importante per accedere alla parte più luminosa di noi.
Pertanto dobbiamo essere allegri e ben predisposti.
In ogni caso qualsiasi sia il nostro stato d’animo, mai per
nessun motivo, dobbiamo rinunciare al momento che ci siamo
fissati per la meditazione.
E’ uno spazio per incontrare Dio e non dobbiamo rinunciarvi per un impegno qualsiasi. Solo un evento imprevisto di enorme gravità e che richiede la nostra presenza può distoglierci
dal nostro rituale, altrimenti l’appuntamento va sempre rispettato.
E l’appuntamento è consigliabile che sia almeno due volte al
giorno. Uno la mattina presto e l’altro la sera prima di addormentarsi.
Se fosse possibile, sarebbe auspicabile anche uno dopo pranzo. Ovviamente so benissimo che ci sono molte difficoltà ad attuarli.
Incominciamo da quello della mattina.
Se vivete da soli non ci sono problemi se non quello della
volontà, mentre se avete famiglia o vivete con altre persone, bisogna avere la forza e la costanza di alzarsi mezz’ora prima del
solito. Facendo così, infatti, indipendentemente dai vostri im-
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pegni abituali, non arrecate disturbo a nessuno e, né tanto meno, gli altri possono disturbarvi.
Anche se alzarsi prima può sembrare faticoso le prime volte,
col tempo e con i vantaggi che acquisirete, sarete voi per primi
a non volervi più rinunciare.
E’ sufficiente iniziare, come per tutte le cose.
Solo che praticando la meditazione, abbiamo anche l’aiuto
del Cielo e credetemi, non è poco.
La mattina, inoltre, ha un’energia particolare ed il nostro fisico pure.
Dopo otto ore circa di sonno, la nostra mente deve ritornare
ad una centratura della coscienza e la meditazione è proprio un
toccasana per questo.
Il corpo, poi, si ritempra e rigenera meditando, perché tutti i
nostri centri nervosi si riattivano.
Insomma meditare la mattina è proprio l’ideale.
Se per forza non ce la fate ad eseguire due meditazioni giornaliere, piuttosto di quella mattutina, saltate quella serale, anche se per motivi diversi, anche quella risulta benefica.
Di solito viene praticata sdraiati, prima di addormentarsi,
proprio per la difficoltà, almeno per chi ha famiglia, di rimanere da soli.
In questo caso sarebbe opportuno lasciare che tutti siano coricati ed addormentati per ritagliarsi quel lasso di tempo che ci
serve.
Alla fine dipende tutto dalla capacità di organizzarsi e di
quanta importanza daremo a questa disciplina.
Certo è che se non abbiamo il coraggio di porre alcuni piccoli cambiamenti nella nostra vita, a nulla valgono tutte queste
raccomandazioni.
Se cominciamo a dire di non avere tempo, che non ci riusciamo, che gli altri non lasciano spazi ed altre scuse che conosco bene, rimarremo sempre nella nostra situazione e non riu-
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sciremo mai a prenderci dei momenti per noi e per la spiritualità.
Ricordatevi sempre che se è vero che siamo importanti, è
pure vero che non siamo indispensabili e che a volte dedicare
del tempo per noi stessi, soprattutto quando è così limitato, è
prendersi cura dell’essenza spirituale che ci abita.
Non aspettiamo il crollo fisico e psichico per poi fermarsi,
cominciamo prima.
Si avvantaggeranno tutti, voi per primi e poi tutti coloro che
vi sono vicini.
L’importante è non cedere alle prime inevitabili difficoltà,
ma andare avanti sempre con pazienza, costanza e fede.
Se siete deboli vuol dire che è l’ora di rinforzare il carattere e
di credere che il Cielo vuole non solo aiutarvi, ma e soprattutto
vedervi sereni.
Quindi, mi raccomando, organizzatevi come volete ma fate
in modo di mantenere i vostri impegni.
Vi accorgerete col tempo che avevo ragione, perché la meditazione è una pratica che apporta solo vantaggi psichici e virtù
spirituali e mai controindicazioni ad eccezione se praticata in
situazioni psicologiche momentaneamente difficili, come già illustrato prima.
In ogni caso se avete qualche dubbio, per tranquillizzarvi,
chiedete prima al vostro medico di fiducia, vedrete che vi confermerà che la meditazione, dal punto di vista fisico, migliora
notevolmente l’apparato cardiocircolatorio e l’apparato respiratorio oltre a migliorare, dal punto di vista psichico, le capacità
mnemoniche e di concentrazione.
Pertanto, una volta risolti tutti questi problemi, siete pronti
per incominciare la meditazione luminosa.
Appurato che il vostro “angolo”possiede tutte quelle qualità
che sono richieste e accertato che nessuno potrà disturbarvi, accendete un incenso dal profumo che più gradite e che ritenete
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rilassante, accendete una candela e sedetevi o sul tappetino con
le gambe incrociate o, come avverrà per la maggior parte delle
persone, sulla sedia che avrete scelto con cura.
La postura è molto importante e non va trascurata, perché a
seconda della posizione che assumiamo, tutti i nostri apparati
muscolari e nervosi, ci trasmettono dei segnali indicanti il fluire
più o meno lineare della nostra energia interiore.
Dobbiamo stare in una posizione comoda ma non completamente rilassata.
La meditazione richiede attenzione, essere presenti, vigilanza e non certo distensione, sonnolenza e distrazione.
Ma questo lo impareremo strada facendo.
Adesso occupiamoci della schiena. Deve essere diritta, perpendicolare al pavimento e nel caso siate seduti sulla sedia, deve essere ben appoggiata allo schienale.
Per chi preferisce la posizione del fior di loto, mantenersi
dritti sarà più difficile, ma non dovete scoraggiarvi ed insistere.
Se siete seduti sul tappeto, le gambe saranno incrociate,
mentre se scegliete la sedia appoggerete i piedi per terra avendo cura di mantenere le gambe leggermente divaricate.
Le braccia saranno appoggiate sulle cosce con i palmi rivolti
verso il basso e cercando che siano rilassate.
In alternativa si può mettere le mani sul grembo, con la sinistra sotto la destra, come se si tenesse una ciotola.
Non ci devono essere tensioni, il corpo deve essere in uno
stato rilassato ma presente, per non correre il rischio di addormentarsi; rischio quasi certezza se eseguiamo la meditazione in
posizione sdraiata e di questo basta esserne consapevoli.
A questo punto proveremo a stare nella posizione descritta
per qualche minuto per prendere confidenza.
All’inizio è normale non sentirsi a proprio agio, dato che la
nostra muscolatura non è allenata a questa posizione, peraltro
molto sana, ma col tempo non solo ci abitueremo, ma ci verrà
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talmente naturale che staremo in quella postura anche in altri
momenti.
Si tratta di perseverare con costanza ma anche senza accanimento, verificando i propri limiti con saggezza.
Se notiamo infatti che proprio non riusciamo a stare nella
posizione descritta, perché abbiamo qualche problema con il
nostro corpo e sentiamo alcuni dolori non sopportabili, è ovvio
che possiamo cercare e trovare la postura più adatta affinché si
possa meditare senza sofferenza.
La meditazione deve apportare benedizione e non certo dolore, perché sarebbe proprio un paradosso.
Quindi, un conto è abituarsi ad una posizione non comodissima e che richiede un minimo di allenamento, un conto è costringere il proprio corpo già dolorante, a stare in una postura
che comporta notevoli disagi al nostro fisico.
Cerchiamo di usare il buon senso, in tutte le circostanze e
troveremo la soluzione più congeniale.
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L’essenza della meditazione luminosa:
la respirazione
U
na volta accomodati sulla sedia o sul tappetino, con
la postura che vi ho consigliato, adesso bisogna imparare la cosa che è il fulcro di ogni tipo di meditazione sia occidentale che orientale: la respirazione.
Il respiro è talmente spontaneo e naturale che di solito non
lo curiamo come dovremo.
In effetti, nonostante rappresenti la vita stessa, il respiro, osannato in tutte le religioni, come l’alito divino o la scintilla di
luce, non rappresenta per molti quell’oggetto di attenzione che
invece dovrebbe.
Basti riflettere che solo se un corpo umano respira si può dire che viva, altrimenti l’assenza di respirazione ne conferma la
morte.
Questo fa capire l’importante collegamento tra il respiro e la
vita e a sua volta tra il respiro e la nostra spiritualità.
Quindi non possiamo in alcun modo “trattare” male la respirazione, in quanto, se da essa dipende il perfetto funzionamento di molti organi importanti, è altrettanto vero che essa è
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la traccia indelebile comprovante la presenza della divinità
dentro di noi.
Anche nella parola stessa troviamo una certa analogia: respiro, spirituale.
Capirete adesso perché tutti i movimenti mistici, dedicano
molto tempo agli esercizi spirituali che insegnano a regolare,
controllare e modificare il modo di respirare.
Perfino la scienza medica ufficiale, afferma, che molte malattie sono causate dal modo errato che le persone hanno nel modo di respirare.
E veniamo a noi.
Seduti nel modo che abbiamo visto e fermi nella postura che
ormai conosciamo, cerchiamo ora di porre molta attenzione sul
nostro respiro.
Non c’è niente di difficile, come peraltro fino ad adesso.
Contattare la nostra anima e percorrere un cammino spirituale non deve essere difficoltoso, proprio perché deve essere
alla portata di tutti; necessita solo di un po’ di attenzione per
certi dettagli, costanza, pazienza ma soprattutto disponibilità.
Ponendo attenzione al nostro respiro, dobbiamo verificare se
eseguiamo i movimenti corretti con il nostro addome.
Quando inspiriamo, difatti, dobbiamo espandere la nostra
pancia e quando espiriamo dobbiamo invece comprimerla.
Non è proprio così istintivo.
Molte persone sono abituate a fare proprio l’opposto, per
un’abitudine non corretta.
Ma proviamo ponendo una mano sul nostro addome, in
modo che il palmo possa seguire l’esatto movimento.
L’importante, come continuerò a ripetere sempre, è di non
spazientirsi e soprattutto demoralizzarsi se tutto non avviene
subito.
Anche per questa apparente semplice operazione, vi accorgerete che ci vuole tempo.
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Magari per anni abbiamo fatto in modo diverso, pertanto
non pretendiamo dal nostro corpo e dalla nostra mente, variazioni immediate. Siamo comprensivi ma non per questo dobbiamo però rinunciarci.
Ritorniamo al respiro.
Inspiriamo lentamente e cerchiamo di osservare se la nostra
mano si estende all’esterno assieme all’addome.
Se questo non accade allora vediamo di “forzare”, senza esagerare questo movimento.
Di contro quando espiriamo, cioè espelliamo l’aria, la nostra
mano deve percepire lo sgonfiarsi dell’addome.
Anche in questo caso, se ci accorgiamo che non eseguiamo
correttamente questo movimento di contrazione, cercheremo di
eseguirlo forzatamente, ma senza esagerare.
Tutta la pratica della meditazione deve essere eseguita con
naturalezza e semplicità.
E’ solo la respirazione che richiede un po’ di esercizio e che è
veramente importante eseguire correttamente.
Vi accorgerete col tempo, che poi sarà molto più naturale e
benefico respirando eseguendo i movimenti descritti.
Non preoccupiamoci le prime volte di dovere eseguire perfettamente l’inspirazione e l’espirazione, ma tutti i primi approcci iniziali a meditare, saranno concentrati esclusivamente
alla respirazione.
Lo ripeto non può esserci una corretta meditazione se non
eseguiamo un corretto modo di respirare.
Quindi con costanza continueremo l’esercizio appena descritto.
Lo possiamo fare sia con gli occhi aperti che con gli occhi
chiusi, come preferiamo, poi invece quando ci applicheremo
davvero alla meditazione sceglieremo di mantenere gli occhi
chiusi, mettendo peraltro il nostro ambiente nella penombra.
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Però se anche questo all’inizio ci crea disagio, possiamo
mantenere la luce che desideriamo, cercando di diminuirne
l’intensità nel tempo.
Per chi ha già avuto qualche approccio con una particolare
tecnica di meditazione, che sia la tibetana sciné o l’indiana vipassana, noterà che c’è una certa analogia con quello che stiamo
facendo.
E questo è ovvio.
Non si inventa nulla, dato che i grandi saggi, da millenni
hanno tramandato le ormai collaudate tradizioni meditative.
Quello che ho cercato di fare, è stato quello di apportare alcune semplificazioni e correzioni, per rendere tali tecniche, applicate dai popoli orientali come rituali sacri, più accessibili ai
nostri usi ed abitudini occidentali.
Infatti, credo che impiegherete un po’ di tempo, prima che
davvero vi rendiate conto che la meditazione è un atteggiamento sacro e che fa accedere al mondo spirituale.
All’inizio, sembrerà solo una pratica di rilassamento.
Per questo sto procedendo per gradi estremamente semplici,
perché per esperienza, soprattutto con i gruppi, la gente non
riesce subito ad accedere a quella spiritualità, che invece per gli
orientali è scontata.
Ma si tratta di cultura e di tradizione religiosa e non certo di
essere migliori o peggiori.
Per questo ho deciso di insegnare una meditazione che essendo stata anch’essa praticata e sperimentata per molti anni,
pur essendo molto semplice, è assolutamente più indicata, come approccio con il sacro e lo spirituale, alle persone appartenenti al mondo occidentale.
Ma torniamo alla respirazione.
Eseguite per molte volte le inspirazioni ed espirazioni, ponendo attenzione all’espandersi ed al contrarsi dell’addome, fi-
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no a quando avremo preso familiarità, adesso ci dedicheremo
con molta pazienza all’osservazione del nostro respiro.
Osservazione. Sarà un termine che userò spesso, dato che
l’osservare senza giudicare od esprimere emozioni e sensazioni, sembra essere la cosa più difficile da fare.
Ora si comincia ad intuire che cosa stiamo imparando.
Avverrà col tempo, ma impareremo a controllare, senza reprimere, i nostri impulsi, i nostri pensieri e soprattutto i nostri
giudizi.
Ma perché dobbiamo imparare a fare una cosa simile? Che
vantaggi comporta?
E’ molto semplice, anche se un po’ difficile da applicare.
Vediamo di spiegarlo nel modo più chiaro possibile.
Dentro di noi, vi sono radicate ormai da anni, emozioni, sensazioni, ricordi, immagini, pensieri e quant’altro che occupano
non solo la nostra memoria, ma soprattutto il nostro inconscio e
la nostra coscienza.
Tutti i nostri attuali atteggiamenti sono in pratica i riflessi e
condizionamenti immagazzinati dentro di noi.
Quindi per dirla in una sola parola noi siamo un contenitore
“pieno”. E rimarremo tali fin quando non inizieremo a svuotare
questo contenitore, in modo da alleggerirlo e soprattutto prepararlo per accogliere altri messaggi.
In pratica se ci svuotiamo possiamo per prima cosa renderci
conto di come è fatto il nostro contenitore, e già questo stato ci
renderà più “leggeri” e più “liberi”, secondariamente ci prepariamo ad accogliere e riempire il nostro mondo interiore, di
nuove e più benefiche sensazioni. Insomma in una parola ci illuminiamo.
Ma tutto questo sarà possibile solo se sappiamo usare l’arte
di “osservare”.
Perché solo l’osservazione attenta ci consente di guardare
tutto il mondo esteriore ed interiore ma senza lasciarci coinvol-
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gere da quanto osserviamo, come se fossimo estranei a ciò che
vediamo. In questo modo non saremmo mai “catturati” dagli
avvenimenti e saremmo più obiettivi nell’affrontarli.
Quindi per riuscire a svuotare il nostro contenitore, dobbiamo guardare il nostro contenuto con l’occhio dell’osservatore
assolutamente distaccato, come se nulla ci appartenesse.
In questa operazione, devo dire che gli orientali sono bravissimi, perché viene insegnato loro fin da quando sono piccoli.
Noi siamo più passionali e ci lasciamo coinvolgere dalle emozioni e dagli eventi, diventando un tutt’uno con l’emozione
stessa o con l’evento.
Mantenere un atteggiamento distaccato però, non vuol dire
diventare insensibili, ma guardare la realtà così com’è.
In questo modo ci manteniamo sempre sereni, centrati e
siamo più neutrali e concentrati nell’affrontare i problemi.
Quindi non pensiamo che l’osservazione senza giudicare sia
un fatto negativo. Ricordo che lo stesso Gesù invitava proprio a
non giudicare, dato che nessuno è privo di peccato e possiede
la verità.
Questo, tra i vantaggi elencati prima, ci aiuta a renderci anche più umili e più predisposti all’indulgenza ed alla tolleranza. Ci aiuta in pratica a non sentirci sempre saccenti e narcisisti.
E’ un importante passo verso la spiritualità interiore.
Ritorniamo quindi ad osservare il respiro, perché ci serve
proprio per imparare, successivamente, ad osservare i nostri
pensieri e le nostre emozioni.
Ma vediamo come dobbiamo fare.
Seduti nella nostra postura, abbiamo trascorso per ora un
po’ di tempo per imparare a respirare correttamente.
Questo ci ha fatto fare un’amicizia più intima con il nostro
respiro, ma soprattutto, anche se sembra la cosa più banale, ci
ha ricordato che siamo vivi proprio perché respiriamo.
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E’ una sensazione particolare perché abbiamo appreso per la
prima volta la consapevolezza che in realtà noi non stiamo respirando, ma che è il nostro corpo che respira.
Ovvero ci lasciamo respirare, dato che questo avviene senza
che noi lo vogliamo. Possiamo dire allora che qualcosa dentro
di noi, indipendentemente da noi, respira. E solo questo è un
fatto miracoloso.
Con questa consapevolezza ora seguiamo il nostro respiro,
senza assolutamente fare commenti, ma esclusivamente osservando e prendendo atto.
Inspiriamo, lentamente, senza forzare nulla e poniamo
l’attenzione alla punta del nostro naso dove appunto entra
l’aria. Seguiamone il percorso e cerchiamo di capire se siamo
agitati, preoccupati, ansiosi, osservando il movimento e la velocità dell’aria che vi è entrata. Poi stiamo fermi un attimo nel
momento che stiamo per espirare.
Espiriamo, e anche in questo caso lentamente, seguendo
sempre l’aria che esce dalle narici, mantenendo l’attenzione a
come avviene il nostro respiro e continuiamo l’osservazione.
Dobbiamo seguire l’alito divino che entra nel naso che pervade tutto il nostro corpo e che poi lentamente fuoriesce da dove è entrato. Ci siamo alimentati. Abbiamo apportato le sostanze vitali senza le quali in pochi attimi saremmo defunti.
Con rispetto, devozione e gratitudine, continuiamo a respirare concentrando sempre la nostra attenzione sull’aria che entra e che esce dal naso, osservandone tutte le sfumature.
Sono proprio queste sfumature del nostro respiro che ci forniscono le informazioni sul nostro mondo interiore e ci consentono di fare conoscenza con le parti più intime di noi, anche se
come detto dobbiamo avere sempre un certo distacco.
E questo avviene se cerchiamo di mantenere la respirazione
la più naturale possibile.
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Inspiriamo, respiriamo, con serenità, accettando con amore
l’aria che ci tiene in vita, che ci regala la vita e che poi se ne va,
avendoci purificato. E tutto questo in pochi attimi per tutto il
giorno, per molti giorni, per molti anni.
Nulla per la nostra esistenza è più importante della respirazione e di conseguenza niente è più indispensabile dell’aria.
Ecco che cosa dobbiamo pensare ogni qual volta ci accostiamo alla meditazione, che non può esistere alcunché che possa
distogliere da questa considerazione che non è altro che una
lode al divino.
Facendo così ci stiamo abituando a riconsiderare le nostre
preoccupazioni, i nostri problemi ed i nostri dispiaceri.
Con calma perché la nostra mente e la nostra personalità è
radicata da anni in un certo modo di pensare e di vedere la vita.
Pertanto non si può pretendere che la meditazione ci cambi
da un momento all’altro.
Non sarebbe neanche tanto positivo.
Le trasformazioni, perché siano vere ed irreversibili, devono
avvenire senza fretta, a tempo debito, proprio quando il cammino ha dato i suoi frutti. Se avvenissero prima, potrebbero essere temporanee dovute solo alla smania di raggiungere la serenità e di allontanare alla svelta la sofferenza che magari ci abita. Dopo poco svanirebbero e si tornerebbe a come eravamo
prima.
Insisto. Pazienza, costanza e senza forzature. Tutto avverrà
da solo.
Noi dobbiamo imparare a respirare, osservare, accogliere e
ringraziare, l’universo penserà al resto. Siate fiduciosi.
Ecco, la meditazione luminosa è iniziata.
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La meditazione luminosa come strumento
per contattare la nostra parte spirituale.
A
questo punto è importante cercare di spiegare perché con la meditazione luminosa riusciamo a contattare la nostra parte spirituale.
Ovviamente non è facile.
Conosciamo quasi tutto del corpo umano, ma molto se non
addirittura quasi tutto, è ancora da scoprire per quanto riguarda la mente.
La scienza medica ha fatto dei grandi passi in avanti, questo
è vero, ma è ancora ferma ai concetti di coscienza, inconscio,
subconscio, inconscio collettivo, supercoscienza ed altro.
Non mi soffermerò certo su questi temi, per i quali demando
a testi e persone di certo più competenti di me.
Voglio solo sottolineare, dal punto di vista spirituale, che
dalla medicina sarà molto difficile sentire parlare di anima o di
spirito.
Eppure sono parole che ricorrono un’infinità di volte in tutti
i testi sacri delle varie culture religiose.
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Non si può iniziare un cammino trascendente senza cercare
di comprendere che l’anima è quella parte sottile, pura e luminosa che più si avvicina come sostanza alla fonte dalla quale discendiamo.
Che sia invisibile, eterea, non dimostra certo che non esista,
dato che anche i pensieri pur essendo invisibili, esistono eccome.
Pertanto o ci rendiamo consapevoli che stiamo facendo di
tutto per ritrovare e contattare la nostra parte veramente reale,
o altrimenti non faremo molti progressi, con la meditazione
luminosa.
L’ho detto all’inizio. Non vi sto insegnando una tecnica per
il rilassamento mentale, vi sto proponendo una pratica sacra
per essere più vicino alla sorgente divina.
E se vogliamo avere un’idea, che non sarà mai come la verità, di come potrebbe essere questa sorgente dalla quale sfocia
solo amore, possiamo solo paragonarla alla luce solare, dato
che la nostra mente conosce solo quella come massima espressione di potenza, di grandezza e di purezza.
Certo, la divinità è ancora qualcosa di più luminoso e di infinito, ma per la nostra mente, per ora, è sufficiente paragonarla
alla più grande fonte di luce, il sole appunto.
Immaginando la luce solare, ci accorgiamo di come questa
immagine, possieda un effetto benefico.
Il sole, non a caso adorato come una divinità, da molti popoli del passato, possiede in effetti, la caratteristica di riscaldare
non solo il corpo, ma anche la nostra anima.
Infatti la luce ed il calore sono le principali virtù per combattere la tristezza ed il dolore ed infondono nel profondo quella
particolare serenità e pace che ci rendono molto più affabili e
cordiali.
Questo a dimostrazione che la luce, possiede delle virtù realmente terapeutiche, che possono davvero in certi casi, infon-
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dere all’essere umano quella consapevolezza di essere qualcosa
di diverso rispetto al proprio corpo ed ai propri pensieri.
L’uomo saggio, il maestro, l’iniziato sa di essere un’essenza
luminosa che sta abitando, provvisoriamente un corpo che definisce il tempio momentaneo della divinità.
Ora è chiaro che se siamo convinti di questa affermazione, la
meditazione assume il valore di una particolare preghiera per
contattare Dio.
Non siamo il nostro corpo. E già questa considerazione nel
nostro mondo occidentale dove la bellezza estetica assume un
valore talmente importante da sfociare perfino in forme di malattie (anoressia, bulimia), sarà molto difficile da accettare.
E questo è naturale se diamo importanza al giudizio di coloro che regolano la nostra vita, solamente perché fanno parte del
potere dominante.
Le donne e gli uomini non sanno più che fare, pur di piacere
(fisicamente) alla massa, per ottenere fama e successo, giungendo perfino a rinnegare il normale processo di invecchiamento, con interventi assurdi di chirurgia plastica.
Ma tutti questi comportamenti, che altro non sono che la
dimostrazione del terrore di invecchiare e di morire, nascono
esclusivamente perché si ha l’errata concezione che l’essere
umano sia il corpo stesso.
Lo stesso accade con i pensieri e con gli impulsi.
Anche qui si fa difficoltà a scindere l’essere umano da ciò
che pensa, perché anche in questo caso chi pensa è la mente e
non l’essenza prima.
Insomma le considerazioni sopra esposte, peraltro assolutamente note nell’induismo, nel taoismo e nel buddismo, portano
a dire che l’essenza vera dell’essere umano, che noi chiamiamo
anima, non è certo né il corpo umano e né la mente.
E questo concetto non è né facile e né intuitivo.
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Per questo la meditazione non ha avuto una grande divulgazione nell’occidente, perché questa non può essere disgiunta
dalla spiritualità, per la quale il mondo orientale è più incline.
Ma se facciamo anche noi un piccolo sforzo per scrollarci di
dosso tutte le errate concezioni e convinzioni del nostro modo
di vivere, ritroveremo le nostre bellissime vere origini.
Fatti a somiglianza di Dio. E se consideriamo che la divinità
siamo anche noi, significa davvero che una briciola, un atomo,
un granello dell’energia divina è racchiusa nel nostro profondo.
Pertanto questo granello non è certo il nostro corpo, che invece ha solo il compito di racchiudere questa sostanza ed agire
secondo la Sua e non la nostra, volontà.
Quindi ricordiamoci che per quanto sia importante il corpo
umano, questi è solo il contenitore del vero tesoro, e per quanto
sia giusto e doveroso averne cura e fare di tutto per mantenerlo
in salute, dobbiamo lasciare che viva, invecchi e muoia senza
accanimento nei suoi confronti.
Ci vorrà del tempo per accettare questo, ma è meglio iniziare
fin da adesso. Gli esempi di persone che vivono angosciosamente la loro vecchiaia o le loro malattie sono infiniti e devono
farci riflettere.
Non accettare il ritmo naturale della vita e della morte è una
caratteristica appartenente più al mondo occidentale che a quello orientale. D’altra parte come ho già detto, è importante vivere credendo e considerando la spiritualità estremamente importante senza lasciare che il materialismo prenda il sopravvento e
ci renda suoi schiavi.
Noi procederemo per gradi, consapevoli di queste lacune
sulla spiritualità, che non devono certo essere considerate delle
colpe, ma solo degli ostacoli che rallentano il nostro cammino
verso il contatto divino, che vogliamo raggiungere attraverso la
meditazione luminosa.
Basta impegnarsi.
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Completati gli esercizi sulla respirazione, avremo di sicuro
fatto caso ad un particolare, che rappresenta un po’ il centro
della meditazione. E cioè. Avremo notato che quando ponevamo la nostra attenzione sull’aria che entrava ed usciva dalle nostre narici, anche se magari per brevi attimi, ci sembrava di non
avere pensieri.
Appena ci fermavamo nell’esercizio o dopo un po’ di tempo,
invece riecco il brulicare in testa di tutte le nostre opinioni e
considerazioni. Non è così? La spiegazione è molto semplice.
I pensieri, così come i nostri sentimenti ed emozioni, ci sono
sempre, ma non è la nostra anima ad alimentarli, ma bensì la
nostra mente.
E la nostra mente non siamo noi, come abbiamo scoperto per
il corpo ed agisce autonomamente.
Possiamo affermare che la mente è una parte del nostro cervello che in base alla personalità di ciascuno, si comporta in un
certo modo, invadendo o meno la nostra esistenza.
Solo quando il nostro vero io, la coscienza superiore, prende
il comando della vita e concentra seriamente la sua attenzione
su qualcosa, tutto il resto perde di valore, altrimenti, la nostra
mente si arroga sempre il diritto di assumere il comando della
nostra vita.
Quindi dobbiamo fare di tutto, oltre che attenzione, per fare
in modo di confrontarci con la nostra mente, senza imporre
nulla, perché in questo caso la mente stessa si ribellerebbe, scatenandoci tutti i possibili pensieri racchiusi dentro di essa.
Così quando impariamo a concentrarci su qualcosa che la
nostra anima riconosce importante, vitale e sacro come il respiro, lentamente, col tempo e sempre avendo pazienza, la mente
si svuota dei pensieri per vari attimi, che si possono protrarre
sempre di più con la pratica e la costanza. Mantenendo la nostra attenzione ed osservazione concentrate sempre sul movi-
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mento dell’aria, i pensieri lentamente si allontanano e si dissolvono come se si fossero accorti di non essere considerati.
Dissolvendosi i pensieri e le preoccupazioni, lentamente diveniamo un tutt’uno solo con il nostro respiro. In quel momento siamo il respiro. Tutto è rivolto ad esso, al suo ritmo, alla sua
frequenza, al suo calore, alla sua penetrazione nel nostro corpo,
alla sua forza, alla sua benevolenza, al suo amore.
In questo stato di coscienza alterata e che avviene solo con
una costante applicazione giornaliera per molto tempo, possiamo gustare il contatto con la nostra anima.
In pratica raggiungiamo l’estasi.
Ma ripeto, ci vuole pazienza, perché la sensazione descritta
sarà frutto di un lungo cammino che vi sto illustrando.
Però, se non altro, credo che ora cominciate a comprendere
l’importanza della meditazione luminosa.
E’ prestare attenzione all’essenziale che altro non è che la vita e la capacità di stare in armonia con tutto l’universo.
In un certo senso possiamo anche dire che meditare è lasciare il superfluo e anche ciò che crediamo importante, per lasciar
posto affinché quello che conta davvero si instauri dentro di
noi.
Ma riprendiamo e continuiamo gli esercizi col respiro, avendo ora maggior chiarezza su quello che stiamo facendo e che
dobbiamo fare.
Seduti nella nostra postura, avendo ormai acquisito il corretto modo di respirare, cerchiamo ora di utilizzare l’aria come
veicolo apportatore di bene.
Il pensiero quando è dominato dalla volontà, può possedere
una forza incredibile. E pure l’immaginazione.
Pertanto cerchiamo ora di dare all’aria, al soffio divino che
inaliamo, la sua caratteristica spirituale.
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E’ sufficiente pensare ed immaginare che quello che inspiriamo sia un vento sacro dai poteri di purificazione e di guarigione per compiere già un lavoro benefico.
Ma non risulterà così facile.
I pensieri, difatti, si insinueranno come le nuvole grigie nel
cielo azzurro e ci accorgeremo di come si agitano nella nostra
mente.
E sono di tutti i tipi. Quelli che ci riportano al passato, quelli
che ci fanno preoccupare per il futuro e i pensieri del momento
attuale.
Tutto ci distrae. Come stiamo concentrati sul respiro e sulla
punta nel nostro naso per osservare il fluire dell’aria, nella
mente cominciano a fluire tutti i pensieri che credevamo se ne
stessero fermi e calmi oppure che addirittura non possedevamo.
Ma come stiamo scoprendo, la mente è implacabile. Non sta
mai ferma ed il proliferare dei pensieri fa parte del gioco che
vuol fare su di noi per impedirci, come ho già detto, di prendere in mano la nostra volontà e quindi la nostra vita.
Dobbiamo avere costanza e senza innervosirci, cominciare
ad osservare i nostri pensieri.
Da dove nascono, che cosa contengono, che cosa vogliono
dirci, ma usando quel distacco che dovremo aver imparato.
L’ho già detto, ma è sempre utile ripeterlo. I pensieri ci saranno sempre, ma se li osserviamo senza emozionarci o lasciarci prendere da sentimenti, questi lentamente perderanno importanza.
Continuando la nostra meditazione luminosa per ora imperniata sull’attenzione del respiro e sulla purificazione che
l’aria esercita nel nostro corpo, dobbiamo pertanto solo stare attenti ai pensieri che fluiscono nella nostra mente senza lasciarci
coinvolgere.
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E per imparare questo, dovremo esercitarci per molto tempo, senza lasciarci prendere dallo sconforto e ne dall’impazienza.
Ovviamente ci vuole tempo ma i risultati verranno, perché
la meditazione luminosa è già in attività fin dal primo momento che ci siamo seduti ed abbiamo iniziato con serietà.
Le difficoltà dell’incontro con i propri pensieri sono normali,
ma se manteniamo fermo il ritmo della respirazione e quando
inspiriamo immaginiamo di insufflare dell’aria luminosa dai
poteri di purificazione, allora tutto diventerà più facile.
La meditazione luminosa è semplice perché mira fin da subito al risultato che si vuole ottenere; fare del nostro corpo e della
nostra mente un tempio luminoso dove la nostra anima possa
ritrovare la sua sacralità.
E così se continuiamo costantemente, iniziando con una frequenza di dieci minuti per due volte al giorno, per arrivare a
stare in meditazione per venti minuti o mezzora per tre volte al
giorno, ci avviciniamo sempre di più al momento in cui avverrà
il contatto con la nostra anima, che ho già descritto.
Meditare è purificare la nostra mente, affinché si liberi di
tutti i pensieri, le preoccupazioni e le tensioni, svuotandola
completamente dalla nostra attenzione.
Mantenendo la nostra postura, circondandoci di candele ed
incensi, manifesti od immagini sacri, facciamo di tutto perché si
richiamino le entità luminose, le quali vengono attirate solo se
avvertono una sincera devozione e spiritualità.
Ecco perché la meditazione luminosa può farci accedere a
piani superiori e mondi sottili.
Ma è importante che avalliamo di alcuni aiuti che sono semplici ed alla portata di tutti.
Lo scopo principale della meditazione luminosa è cercare di
ridurre la nostra parte più oscura ed incrementare la nostra
parte lucente, per quanto inizialmente possa essere limitata.
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Nella parte che ho chiamato volutamente oscura, per essere
più semplice, trovano posto tutti i nostri impulsi negativi, come
la rabbia, l’invidia, la gelosia, l’aggressività e tutti gli altri, che
appartengono più al regno animale che a quello umano.
La parte oscura ci rende completamente egoisti e fa di tutto
per allontanarci dall’altruismo e dall’amore.
E’ una parte che possediamo tutti e solo il superamento di
essa ci aiuta a superare il mondo materialista del vizio e del
piacere.
L’altra parte chiamiamola chiara, possiede invece tutte le
qualità positive ed anche le virtù.
E’ la parte che ci rende altruisti e che ci spinge a percorrere
un cammino spirituale per alimentare la nostra anima ed il nostro spirito.
Ovviamente la meditazione luminosa, ci aiuta a contattare la
parte chiara, ma non possiamo dimenticare che la parte oscura
è sempre presente e pronta a disturbarci nel nostro cammino.
Ecco perché ho detto che dobbiamo cercare degli aiuti.
Perché si possa fare in modo di diminuire fino ad azzerare la
nostra parte oscura, incrementando quella che ci rende luminosi e pieni d’amore.
Certo, è un percorso di miglioramento individuale, che può
essere fatto, cambiando stile di vita, frequentando ambienti più
consoni, amici più cordiali, dedicandosi ad attività di volontariato, imparando delle arti come la musica, la poesia, la pittura,
seguendo pratiche religiose, insomma facendo di tutto per alimentare la propria anima.
Ma vi accorgerete che non basta.
La meditazione, come la preghiera, richiede uno spazio di
intimità assoluta con se stessi, e quindi con il divino e non vi
potete astenere.
Anche perché come detto, apporta dei benefici pari a tutte le
attività benefiche che fate, messe assieme.
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Credetemi. Io desidero solo che siate pieni d’amore per voi
stessi e per gli altri e per questo mi permetto di essere insistente.
Quindi ora, vedremo quali possono essere gli aiuti che possiamo avere per riuscire a purificare la nostra mente dai brulichii dei nostri pensieri e il nostro cuore dal fomentare delle passioni, in modo di avvicinarci sempre di più alla parte più luminosa e sacra presente in noi.
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La potenza di luce della preghiera ripetitiva.
Il Mantra
N
on esiste tradizione religiosa che non preveda la recitazione di un mantra.
Il mantra, o mantram, come viene a volte chiamato, è una breve e potente formula spirituale che, se ripetuta
in continuazione, ha la capacità di poter modificare il nostro
momentaneo stato di coscienza e renderlo sereno. Ovviamente
non c’è nulla di magico, ma solo il fatto che la breve preghiera
che pronunciamo racchiude il più grande potere che siamo in
grado di concepire, che si chiami, “Dio”, “Realtà ultima”, o “Sé
interiore”. Qualunque nome vogliamo dare all’Assoluto, recitando il mantra stiamo richiamando ciò che c’è di meglio e di
più profondo in noi stessi e pertanto stiamo attingendo alla Luce divina.
La meditazione luminosa, con la recitazione di un mantra,
viene assolutamente rafforzata, perché le parole che pronunciamo incrementano di luce la nostra parte chiara, quella positiva.
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I mantra, sono tutti ispirati a parole d’amore nei riguardi
della divinità e la loro forza e potenza nasce proprio dai suoni
che pronunciamo nel recitare le brevi formule spirituali.
Questo, perché quasi tutte le religioni, considerano la parola,
il suono sacro, dal quale poi è nato l’intero universo.
“Al principio era la Parola, e la Parola era presso Dio, e la
Parola era Dio.”recita il passaggio dal Vangelo di San Giovanni,
quasi identico al Rig Veda, una delle più antiche Scritture indù,
che parla della natura divina non manifesta, detta Brahman:
“Al principio era Brahman, presso cui era la Parola, e la Parola
era in verità il supremo Brahman”.
Pertanto, come si vede, pronunciare una parola che ci ricordi
la divinità, assume davvero un’importanza fondamentale per
qualsiasi percorso spirituale ma soprattutto per quello che
stiamo facendo con la meditazione luminosa.
La particolarità del mantra, tra l’altro, è che questo può essere recitato, anche quando non stiamo meditando, ma magaristiamo facendo altre cose che non devono impegnare la mente.
Infatti pronunciare la breve preghiera può servire anche in
tutte quelle occasioni, nelle quali la nostra parte oscura sta per
prendere o prende il sopravvento.
Ad esempio se ci accorgiamo che stiamo per essere succubi
della rabbia o dell’ira, pronunciando subito il mantra ripetutamente, questi avrà il potere di placare i nostri impeti e di riportare la nostra coscienza in uno stato più equilibrato.
Lo stesso dobbiamo fare in tutte le occasioni, che sembrano
causarci delle negatività o, peggio nelle quali siamo noi ad essere negativi.
Per la recitazione dei mantra non esistono certo controindicazioni. Anzi. Possono essere pronunciati in qualsiasi occasione
sia con la voce alta che sottovoce o addirittura mentalmente.
Per la meditazione luminosa, personalmente consiglio la recitazione mentalmente, perché va molto più in profondità.
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Ma ora, anche per avere una conoscenza più vasta del significato del mantra vediamo quali sono quelli più usati nelle varie religioni del mondo e come possiamo impiegarli ed utilizzarli per la nostra meditazione.
Ovviamente ne elencherò solo alcuni e peraltro i più noti dato che sono davvero numerosissimi.
Per la tradizione cristiana il nome stesso di Gesù è un mantra
potente e i cattolici usano anche Maranatha, che in aramaico significa “Vieni Signore” e Ave Maria rivolto ovviamente alla
Madre divina.
Nella tradizione ortodossa orientale è stato praticato a lungo
un mantra cristiano conosciuto come Preghiera di Gesù: Signore
Gesù Cristo figlio di Dio, abbi pietà di noi. Questa frase è talvolta
abbreviata in solo Signore Gesù Cristo. La Preghiera di Gesù è
stata tramandata, da generazione in generazione dai santi uomini che vivevano nel deserto del Sinai durante il III e IV secolo, conosciuti appunto come i Padri del Deserto.
La Preghiera di Gesù viene utilizzata anche nella tradizione
greco-ortodossa. La forma completa di questa preghiera, usata
dai monaci del monte Athos, è Kyrie-emon, Iesou-Chiste,YieTheou, eleison-ymas, che significa “Nostro Signore, Gesù Cristo,
Figlio di Dio, abbi pietà di noi”.
Peraltro questo mantra può essere abbreviato nella formula
Kyrie-eleison che significa “Signore abbi pietà”.
Nella tradizione islamica e specialmente nel sufismo, Allah e
Allahu-akbar che significa “Dio è grande”, sono considerati
mantra particolarmente potenti e spirituali.
Sempre islamico è il bellissimo mantra Bismillah-ir-rahman-irrahim che significa ”Nel nome di Allah misericordioso e compassionevole”.
Anche la tradizione ebraica ha i suoi mantra e tra questi i più
usati e noti sono, Barukh-attah-Adonai “Benedetto sia tu, o Signore” e Ribono-shel-olam “Signore dell’universo.
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Nel misticismo indiano troviamo un’infinità di mantra di
tutte le tradizioni. Quello più ripetuto da Mohandas Karamchand Gandhi divenuto poi il famoso Mahatma Ghandi era
Rama-Rama-Rama cioè la ripetizione del nome santo Rama che
significa “Colui che ci colma di durevole gioia”.
Un altro mantra molto amato in India e conosciuto in Occidente, utilizza tre bei Nomi del Signore:
Hare-Rama-Hare-Rama
Rama-Rama-Hare-Hare
Hare-Krishna-Hare-Krishna
Krishna-Krishna-Hare-Hare.
Come si può notare quasi tutti i mantra contengono nella
frase il Nome della Divinità, proprio perché nelle tradizioni religiose pronunciare un nome o un appellativo di Dio, permette
di entrare in collegamento e sintonia proprio col Signore.
Tra i mantra più conosciuti non si può certo dimenticare
l’Om, o Aum, come viene talvolta pronunciata, la breve sillaba
ritenuta sacra sia per la tradizione induista che per quella
buddista.
Per queste tradizioni l’Om rappresenta l’origine di tutto, il
contatto dell’essere umano con l’essere divino, con l’universo
assoluto.
Può essere pronunciata da sola o accompagnata ad una breve frase come ad esempio Om mani padme hum come dicono i
buddisti, che significa “Gioiello che è nel loto del cuore”. Questo ‘Gioiello’ è il perenne tesoro di gioia e sicurezza nascosto
nel profondo di noi stessi in attesa di essere scoperto. questo
mantra assume per tutto il popolo indiano una sacralità molto
elevata, con il quale arricchiscono la loro preghiera e meditazione.
L’elenco potrebbe andare avanti all’infinito, ma per la nostra
meditazione luminosa è già sufficiente.
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Allora adesso che abbiamo compreso che cosa è un mantra si
tratta ora di individuare quello che ciascuno di voi riterrà più
in sintonia con le proprie abitudini religiose o solo magari che
sente più consono a se stesso.
La scelta del mantra individuale
Come abbiamo visto le principali tradizioni religiose hanno
diversi mantra, ma vi posso assicurare che anche qualsiasi altro
movimento spirituale, che non ho riportato, sicuramente possiede nella sua disciplina spirituale le proprie formule sacre.
Chi vuole, perché non si accontenta di quelli elencati, può
fare una ricerca personale.
Cosa che però sconsiglio, e vi spiego perché.
I mantra sopra elencati sono senza dubbio, quelli che sono
stati più recitati nel mondo. Hanno una storia più che millenaria e si può immaginare quante persone li abbiano pronunciati.
Non è una cosa insignificante, perché come ci insegnano i
maestri spirituali, tutto possiede energia e certe preghiere, proprio perché recitate da secoli e secoli, possiedo una forza mistica miracolosa.
Il Cielo conosce questi mantra e sa perché li recitiamo.
Questo non significa che non possiamo sceglierne uno diverso o addirittura inventarcene come vogliamo.
Per il concetto dell’Amore Universale che equivale a Libertà
Universale ovviamente tutto è fattibile, solo che in questo caso
gli antichissimi mantra posseggono una storia, una tradizione,
un vissuto particolare che li rende più carichi di sentimento e di
amore.
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Insomma è come dire che sono vecchi strumenti, ma già accordati da tempo con l’armonia del Cielo.
E credetemi non sono da sottovalutare queste considerazioni.
Detto questo, poi è giusto che ognuno si regoli come crede.
L’importante però è che si usino brevi parole e tutte ricche di
significato sacro e rivolto al Signore.
Però evitate di cadere nel personalismo o nell’esotico, perché
il mantra deve anche rispondere alla vostra tradizione religiosa
e soprattutto al vostro cuore.
Inoltre, e questa è una cosa importantissima, una volta scelto
il proprio mantra, questo non lo si dovrà più dimenticare ed
abbandonare, né tanto meno sostituire.
Individuato il mantra personale, sarà quello per tutta la vostra vita. Quindi sceglietelo con cura e attenzione.
Pronunciatene le sillabe prima a voce alta, poi più lentamente fino a dirle solo nella vostra mente.
Sentite se vi sembrano armoniose, se le avvertite come intimamente vostre.
Ripetetele in modo da comprendere a fondo il significato di
quello che state dicendo.
Sentitevi servitori del Divino, ma nello stesso tempo sentitevi anche parte di Esso.
Non siete “cosa” estranea all’Universo, ne siete parte inscindibile e non separabile e recitare il vostro mantra è come riaccendere il vostro trasmettitore, magari che avete spento da
tempo, per rimettervi in contatto con la Voce del cosmo.
Vi state di nuovo sintonizzando con la vostra Origine, con
Colui che vi ha creato e continuando a pronunciare la vostra
breve preghiera ripetutamente, prima o poi comprenderete chi
siete veramente.
Quindi ripetetelo mentre state nella vostra postura, che avete scelto come la più comoda e continuate a recitare il vostro
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mantra, seguendo se potete, il ritmo del vostro respiro. Non è
difficile. Facciamo un esempio.
Supponiamo che abbiate scelto come vostro mantra Signore
Gesù Cristo figlio di Dio, abbi pietà di noi ; allora proverete a pronunciarlo in questo modo mentalmente.
Inspirate e mentre fate entrare l’aria nel vostro corpo, molto
lentamente pronuncerete: Signore Gesù Cristo figlio di Dio, poi se
riuscite trattenete per pochi secondi il respiro, benissimo altrimenti espirate pure subito. Ma mentre espellete l’aria, sempre
lentamente pronuncerete la seconda parte del mantra e cioè:
Abbi pietà di noi.
Lo stesso farete se avete scelto un mantra molto corto come
ad esempio la sillaba Om.
In tale caso poiché la pronuncia della O è una specie di AU,
allora mentre farete l’inspirazione pronuncerete mentalmente
AUM, allungando nel suono tutte le lettere ed in particolare la
M e lo stesso farete nell’espirazione, cercando di fare uscire più
aria possibile, ma senza sforzarvi.
Se è vero che stiamo, tra l’altro, imparando a respirare correttamente ricordatevi dei vostri limiti fisici e soprattutto che
non stiamo certo facendo un corso d’apnea.
La nostra, non dimenticatelo mai, è una pratica spirituale.
Ritornando al mantra, ribadisco l’importanza di pronunciare
la breve preghiera in sintonia con il vostro modo di respirare.
Ma prima di prendere il ritmo giusto, sappiate che dovrete
provare per diverso tempo, quindi non scoraggiatevi, se le prime volte mantra e respiro non saranno in armonia.
Perché in ogni caso se anche non doveste raggiungere il ritmo perfetto, l’importante è che il mantra venga sempre recitato
per intero perché faccia il suo effetto.
Per fare un esempio potremo definire il mantra come lo
strumento più idoneo per allontanare tutti i pensieri e le preoc-
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cupazioni, che è poi lo scopo per poter fare una proficua meditazione luminosa.
E come avrete notato, per adesso non ci siamo messi ancora
in silenzio a meditare, ma stiamo facendo tutti i preparativi e
preliminari necessari.
Infatti, per la mia esperienza, so benissimo che tutte le volte
che viene proposta la pratica della meditazione alle persone che
non hanno mai praticato tale disciplina spirituale, i risultati sono sempre estremamente negativi. Questo perché le persone
non vengono prima avvisate delle varie difficoltà assolutamente normali che incontreranno.
Tutti vengono assaliti da un senso di incapacità, perché si
accorgono che la loro mente è non solo satura di pensieri, ma
che questi vanno da tutte le parti, impedendo loro di star serenamente seduti in silenzio.
Ecco perché stiamo cercando gli “aiuti” necessari per affrontare la mente con più forze, altrimenti questa avrebbe sempre il
sopravvento.
Pensate un po’ a quanti anni avete. Dove credete che siano
tutte le sensazioni, emozioni, preoccupazioni, impulsi ed altro
che avrete provato in tutto questo tempo? Nella vostra mente!
E pensate che svuotarla sia così facile? No faremmo un grosso errore. Ma questo ve l’ho detto fin dall’inizio, con tutta sincerità.
Certo, affermando ciò si può indurre le persone a mollare fin
da subito, ma non importa, perché per nessun motivo si devono raccontare menzogne, soprattutto quando si parla di spiritualità.
Ci sono cose facili ed altre meno, e si deve aver il coraggio di
dire le cose come stanno, dato che chi ci racconta le secolari esperienze in materia, sono stati i grandi saggi, le grandi animi, i
veri maestri spirituali.
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Avendo appreso da loro, non posso non raccontare la mia
esperienza.
Ma questo non è un invito a lasciar perdere, tuttaltro.
E’ invece una raccomandazione a non abbattersi se le prime
volte tutto apparirà molto difficile, perché col tempo tutto diverrà più semplice. Quindi bisogna sempre perseverare e mai
dichiararsi incapaci. Potrebbe essere una trappola della vostra
mente e del vostro ego. Non cascateci ed andate avanti.
E per quanto vi possa annoiare, ve lo ripeterò spesso, proprio come proficuamente fu detto a me.
E torniamo alla potenza e al beneficio del mantra.
Indubbiamente, e ve ne accorgerete abbastanza in fretta, la
ripetizione della preghiera breve, può apportare ulteriori benefici se, oltre ad immaginare e visualizzare le parole che pronunciamo, mentalmente le rendiamo luminose, cioè piene di lampi,
di luci, di colori.
Mi spiegherò meglio. Le sillabe del mantra sono quasi sempre rivolte alla divinità e quindi hanno un contenuto sacro, spirituale e a volte trascendentale perché si collegano all’invisibile.
E’ pertanto alquanto difficile tentare di “visualizzare” il significato delle parole che pronunciamo, in quanto la nostra
mente non riesce ad associare delle immagini “adatte” alle sillabe sacre.
Allora, considerando questo, diventa molto più facile, visualizzare nella mente tutta l’intera frase del mantra e attivare
l’immaginazione per far si che le lettere diventino luminose,
proprio come se fossero infuocate o illuminate dal sole.
In pratica, tutto quello che riusciamo ad imprimere nella nostra coscienza, deve avere un contenuto di luce.
Ma non è facile. La mente ci distrarrà sempre con i soliti
pensieri e le immagini delle lettere del mantra luminose ci appariranno non nitide o addirittura non riusciremo a visualizzarle.
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Anche in questo caso non arrendetevi, ma continuate con
costanza. Dovete pensare che la nostra mente è più abituata alle
cose scure, al buio, al nero e fa fatica a rendere la propria proiezione piena di luce.
E poi certe immagini, se non facciamo esercizio, non rimangono a lungo visualizzate nella mente, ma tendono a deformarsi e a dileguarsi; come nel caso dei volti umani.
Infatti se provate a visualizzare un volto di una persona a
voi molto nota, constaterete come sia difficile immaginarla
completamente nitida. Lo stesso vale se cercate di immaginare
il vostro stesso viso.
Questo dimostra la fluidità della mente e la difficoltà che
abbiamo ad “imprimere” volontariamente una immagine.
Pertanto cercando con tenacia e sempre con pazienza di
“imporre” le nostre immagini delle parole luminose, compiamo
un piccolo sforzo, affinché la mente cominci a comprendere di
non essere sempre lei la padrona.
Contemporaneamente, visualizzando la luce, i raggi luminosi ed altre immagini similari, facciamo arretrare di intensità la
nostra parte oscura, aumentando contemporaneamente quella
chiara e positiva.
Il processo è semplice. E’ l’applicazione che deve essere costante, perché la mente è come un cavallo selvaggio e non si lascia addomesticare tanto facilmente.
Stiamo in pratica cercando di svuotare di negatività la nostra
mente, introducendo contemporaneamente con il mantra luminoso, qualcosa che ci migliora e che ci fa diventare più sereni.
Ovviamente certi pensieri sono duri da cancellare e ritorneranno alla carica, ma a quel punto la recitazione del mantra luminoso, ergerà come una barriera infuocata che sarà molto difficile per i pensieri da oltrepassare.
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Ed ogni volta che torneranno, avranno sempre meno forza,
perché sanno che incontreranno qualcosa di luminoso e quindi
di puro ad aspettarli.
Tutto questo vi sembrerà incredibile, ma vi basterà sperimentarlo per constatarne la veridicità.
I maestri spirituali non hanno mai insegnato cose complicate, perché il contatto col divino deve essere accessibile a chiunque.
Pertanto guardatevi da chi vi propone, rituali strani, complicati e soprattutto…costosi.
Nei libri sacri di tutte le tradizioni religiose si legge che Dio
Lo si incontra dentro noi stessi nella nostra anima, facendo una
vita moralmente corretta e praticando la preghiera e la meditazione e non certo percorrendo le strade dell’egoismo.
Pertanto non demoralizzatevi mai, se ancora non vi riescono
queste cose che vi ho appena illustrato. Vedrete che presto sarete voi ad insegnarle a chi ve le chiederà, perché vi sentirete talmente sereni che non riuscirete a farne a meno.
Ma diamo tempo al tempo.
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I colori dell’arcobaleno.
La Luce
D
opo il mantra, che rappresenta senza dubbio l’aiuto
più potente per la meditazione luminosa, possiamo
utilizzare l’immaginazione forzata per visualizzare
particolari immagini che hanno sempre lo scopo di “pulire” un
po’ della nostra parte oscura.
Abbiamo visto come sia difficile visualizzare, per adesso,
immagini dai contorni ben delineati, pertanto è opportuno per
il momento, concentrarci su figure più astratte, ma che abbiano
sempre il potere di aiutarci a lasciar scorrere i pensieri e le preoccupazioni.
Nei capitoli precedenti ho spiegato come la luce sia sinonimo della divinità e di come tutto quanto sia lucente, brillante,
rappresenti sia la sacralità che la purezza.
Ho detto inoltre che la miglior raffigurazione del Creatore
per la nostra mente, che necessita di immagini riscontrabili nella realtà, sia proprio il sole.
In effetti non c’è nulla, a noi noto, di più potente, grandioso,
lucente ed irraggiungibile del meraviglioso astro.
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Sappiamo che il sole era da molte antiche civiltà, considerato
proprio come una divinità e per questo sarà per noi un modello
importante come rappresentazione mentale dell’Assoluto.
Ovviamente, sia ben chiaro il sole non è Dio, ma solo un ipotetica Sua rappresentazione che meglio descrive le Sue qualità.
Pensare al sole, quindi, per la nostra mente, sarà come pensare a Dio e questo ci aiuterà moltissimo nella nostra meditazione come vedremo nell’esercizio seguente.
Esercizio di immaginazione del sole
Seduti nel nostro angolo di meditazione, ed assunta la corretta postura, ci predisponiamo con la mente a fare il seguente
esercizio.
Respireremo per qualche minuto, osservando il nostro respiro, in modo da renderlo fluido e continuo, ma senza sforzarci.
Lasciamo, se possibile, scorrere via pensieri e preoccupazioni e poi, appena ci sentiremo pronti, cercheremo di immaginare
il sole, quando è alto nel cielo e pieno di luce e di calore.
Per aiutarci, potremo guardare per qualche attimo la fiamma
di una candela che avremo acceso per la meditazione.
Questo ci servirà moltissimo, perché la candela, oltre ad essere un segno di devozione per le entità celesti, ci offre la possibilità di osservare il brillare della sua luce che in qualche modo ci rimanda al sole.
L’immagine dovrà essere portata proprio alla fronte in mezzo agli occhi (quello che per i buddisti ed induisti rappresenta il
centro del terzo occhio), che dovranno stare chiusi, cercando di
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mantenere l’immagine in quel punto il più possibile ferma senza oscillazioni.
Poi, mentre il respiro sarà assolutamente naturale e non forzato, immagineremo di inspirare i raggi del sole che assieme
all’aria entreranno nelle nostre narici.
Faremo percorrere all’aria ed ai raggi tutto l’interno del nostro corpo, cercando di visualizzare la luce mentre purifica tutti
i nostri organi e le nostre cellule, dalla testa fino ai piedi.
Dobbiamo sentirci invasi da un leggero calore benefico, che
riscalderà tutta la nostra pelle.
Inspirata tutta l’aria luminosa, sempre mantenendo ferma al
centro della fronte l’immagine del sole, tratterremmo il fiato
per alcuni secondi (senza esagerare), pensando ai raggi benefici
che stanno purificando tutto il nostro organismo.
Successivamente espelleremo l’aria pensando che questa esca portandosi via tutte le nostre impurità.
Lentamente, ma sempre in modo naturale, svuoteremo i
polmoni, avendo cura di comprimere l’addome, come abbiamo
ormai imparato. La luce che uscirà assieme all’aria sarà meno
brillante dato che contiene alcune negatività delle quali ci siamo liberati.
Ripeteremo più volte quanto descritto, fino a quando tutto
non avverrà in modo spontaneo.
Rammento che questo esercizio è molto efficace e potente,
sempre se eseguito con convinzione e devozione.
Ogni volta che ci risulterà difficile immaginare la luce del sole, potremo aprire gli occhi e guardare la fiamma della candela,
per poi ritornare nella nostra meditazione.
Si può iniziare per cinque minuti, fino a portare il tempo
dell’esecuzione a venti, venticinque minuti.
L’importante è procedere gradualmente, senza esagerare,
perché altrimenti vengono vanificati tutti i nostri buoni propositi.
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Esercizio di immaginazione dei colori dell’arcobaleno
La luce solare, come noto, è formata da diversi colori.
Quelli visibili all’occhio umano però sono solo sette e il fenomeno naturale che ci dimostra e conferma questa affermazione è l’arcobaleno, il bellissimo semicerchio che a volte si
forma dopo un temporale.
Si può notare la scissione della luce nei sette colori, anche
quando questa attraversa un prisma, una superficie vetrata o
semi trasparente.
E per questo bellissimo fenomeno non possiamo far altro che
stupirci e meravigliarci.
Dal punto di vista fisico i sette colori, rosso arancione, giallo,
verde, azzurro-blu, indaco e violetto, si propagano come onde
elettromagnetiche la cui lunghezza è variabile. E’ proprio per
questa caratteristica che alcuni fasci colorati riescono ad attraversare più facilmente la densa atmosfera rispetto ad altri colori. La fisica ha inoltre appurato che dal rosso al violetto si ha
una lunghezza d’onda decrescente.
Infatti la colorazione rossa avendo la lunghezza d’onda
maggiore rispetto a quella delle altre colorazioni, è quella che
all’ora del tramonto riesce a superare la barriera del pulviscolo
atmosferico consentendo al cielo di colorarsi di rosso, regalandoci quel bellissimo quadro che tutti conosciamo quando il sole
diventa infuocato.
A parte, però, le considerazioni di carattere fisico, i colori
dell’arcobaleno sono stati considerati da tutte le tradizioni religiose, come elementi fondamentali per la spiritualità.
Se al sole veniva attribuita l’immagine di Dio, per la cabala
ebraica e per molte altre tradizioni spirituali, ai sette colori
dell’arcobaleno venivano e vengono associati i sette spiriti che
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si trovano sotto il trono Divino e che rappresentano le sette sacre virtù che sono:
Rosso – spirito dell’Amore della vita.
Arancione – spirito della Santità.
Giallo – spirito della Saggezza.
Verde – spirito dell’Eternità.
Azzurro-Blu – spirito della Verità
Indaco – spirito della Forza.
Violetto – spirito dell’Amore Divino del Sacrificio.
Questo ci fa comprendere l’importanza dei colori nelle tradizioni religiose, dai paramenti dei monaci a quelli degli ambienti dedicati al culto, tutto possiede un particolare simbolismo che rimanda sempre a qualcosa di sacro.
Anche per le tradizioni orientali i colori assumono notevole
importanza.
Basti pensare che per l’induismo e per il buddismo, ai sette
punti energetici chiamati chakra che si trovano nell’essere umano, oltre al nome particolare che rivela la caratteristica energetica viene associato un colore.
E guarda caso sono ancora i sette colori dell’arcobaleno.
I chakra, che in sanscrito significa “ruota”, vengono così collocati nel corpo umano:
Il rosso primo chakra è situato presso il coccige o osso sacro
L’arancione secondo chakra è ubicato sotto l’obelico.
Il giallo terzo chakra è collocato sotto lo sterno.
Il verde quarto chakra sullo sterno dove c’è il cuore.
L’azzurro-blu quinto chakra è ubicato dove c’è la gola.
L’indaco sesto chakra si trova in mezzo agli occhi.
Il violetto settimo chakra appena sopra la testa.
Per i nostri fini non ci occuperemo in dettaglio delle tematiche energetiche dei chakra, anche perché non è argomento di
questo libro, però è interessante osservare che la colorazione
abbinata ad un punto di energia importante e vitale parte dal
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rosso che è collocato più in basso e arriva fino al violetto in una
scala ascendente.
Proprio come le rispettive dimensioni della lunghezza
d’onda, che partendo da quelle maggiori fino alle più piccole, si
inizia dal rosso e si arriva al violetto nello proprio nello stesso
ordine ascendente dei chakra.
Questo a dimostrazione che alcune regole che valgono per la
scienza, sono altrettanto significative per la simbologia spirituale e noi cercheremo di utilizzare le qualità positive e benefiche
dei colori per continuare nel nostro percorso di meditazione
con le immagini ai fini di ripulire la nostra mente dalle negatività e cercare di apportare energie positive.
Potremo iniziare proprio dal rosso per giungere fino al colore violetto.
Ma vediamo come dobbiamo fare.
Innanzitutto, sarebbe opportuno procurarsi dei cartoncini
colorati, che possiamo trovare in negozi specializzati, in modo
che rappresentino i sette colori nella maniera più reale possibile. Questo perché soprattutto i colori fondamentali hanno una
rappresentazione ben precisa e non dobbiamo avere colorazioni
sbiadite o troppo marcate e cupe. Il colore deve essere correttamente rappresentato.
Successivamente, si ritaglierà il cartoncino o il foglio colorato in modo da ottenere un cerchio, che avremo tracciato con un
compasso, di almeno 15 cm di diametro.
Ovviamente se non si ha il compasso è sufficiente prendere
un piattino, capovolgerlo sul foglio o cartoncino e tracciare il
contorno.
La forma geometrica così ottenuta, possiede una valenza
simbolica molto importante, ma di questo se ne parlerà nel
prossimo capitolo, e pertanto dobbiamo tenere nella giusta considerazione i nostri sette dischi colorati che saranno i nostri oggetti sacri di meditazione.
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Inizieremo col rosso, appoggiando il relativo cerchio di fronte a noi, in modo che sia chiaramente visibile.
Poi, appena siamo pronti nella nostra consueta postura per
meditare, cominceremo.
Dobbiamo sapere come è stata elencato prima, che a ciascun
colore corrisponde una qualità sacra che cercheremo di utilizzare per i nostri fini purificativi.
Il rosso, poiché rappresenta lo spirito dell’Amore della Vita,
ovviamente possiederà le qualità annesse proprio alla vitalità,
all’entusiasmo, alla voglia di vivere, alla voglia di amare e queste sono quelle che noi dobbiamo inspirare assieme all’aria e fare in modo che penetrino in tutto il nostro corpo.
Come al solito ci fermeremo qualche istante e poi espireremo eliminando le negatività, che in questo caso saranno la pigrizia, la tristezza e l’apatia.
Continueremo questo esercizio per dieci quindici minuti.
Ovviamente utilizzando gli altri dischi colorati, faremo le
stesse operazioni cambiando le qualità e quindi le negatività di
volta in volta a secondo del colore oggetto della nostra meditazione.
Utilizzeremo l’arancione quando vogliamo cercare qualcosa
di molto elevato che ci riporta alla santità, quindi alla bontà e
all’altruismo, eliminando tutto ciò che appartiene al materiale e
all’egoismo.
Con il giallo mediteremo sulla saggezza, sull’equilibrio, sulla capacità di rimanere centrati, eliminando gli impulsi, la
troppa spontaneità e lo squilibrio.
Il verde, invece, rappresentando l’eternità, ci invita a meditare su ciò che è eterno, compreso la nostra anima e quindi a
non avere paura della vecchiaia e della morte, paure queste che
cercheremo di eliminare.
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L’azzurro-blu è un colore particolarmente importante per i
nostri esercizi. Rappresenta la verità e quindi la meditazione
sarà molto profonda dato il tema.
La verità invita all’onestà, alla sincerità, all’ammissione delle
proprie responsabilità e dei propri limiti. Invita alla riflessione
sul nostro comportamento nei confronti degli altri e a prendere
le giuste decisioni. Cercheremo di apportare al nostro essere le
straordinarie qualità che appartengono a colui che è sempre
nella verità e allontaneremo tutte le parti ostili a questo modo
di essere.
Con l’indaco mediteremo sulla forza, che non è solo quella
fisica ma soprattutto quella interiore. La forza di volere essere
se stesso e percorrere il cammino verso la divinità senza avere
paura di nulla. La forza del coraggio di chi sa di essere protetto.
Ovviamente con questo colore bisogna espellere la paura in
tutte le sue forme.
Poi c’è il violetto. Questo è il colore dell’Amore Divino del
Sacrificio che apporta la qualità suprema di colui che è illuminato. Meditare su questo colore permette di assorbire l’amore
totale verso il prossimo, senza limiti. Per questo che dovremo
allontanare le impurità dovute all’attaccamento, alla voglia di
possesso, agli impulsi di discriminazione, alle pulsioni di avversità nei confronti dei diversi ed alla nostra abituale intolleranza verso coloro che la pensano in modo differente da noi.
Come si noterà sono tutte possibilità che abbiamo di migliorare la nostra coscienza, il nostro essere.
E con i colori e le loro qualità intrinseche, riusciamo a far visualizzare la mente su qualche cosa di concreto (la colorazione)
che comunque è associato a qualcosa di invisibile (le virtù e
qualità).
Raccomando solo di meditare su di un colore per volta, in
modo da consentire alla mente di lavorare in profondità con efficacia.
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L’importanza delle immagini e geometrie sacre
O
ltre alla luce e ad i colori dell’arcobaleno, abbiamo la
possibilità di aiutare la nostra coscienza, visualizzando immagini e geometrie sacre, che da sempre
nelle varie tradizioni religiose, sono state oggetto di culto e devozione.
Anche in questo caso, dobbiamo sapere che le varie raffigurazioni tramandate da generazione in generazione e venerate
dai devoti, altro non sono che immagini che in qualche modo
associano la figura o la rappresentazione al concetto di Dio.
Essendo l’Assoluto, ovviamente difficile da rappresentare
(ricordo che per alcune religioni, come l’islamismo, non è neanche consentito), tutte le spiritualità hanno cercato in qualche
modo di simboleggiare la Divinità, raffigurando Santi, scene di
vita di grandi anime, figure geometriche particolari, mandala
ed altro.
Anche se in qualche caso, come nella religione cristiana, Dio
è stato simboleggiato in alcuni affreschi come un vecchio saggio
con la barba bianca, in genere il Creatore di tutto l’universo,
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proprio perché ineffabile, difficilmente trova riscontro in qualche rappresentazione grafica o murale.
Però in ogni caso tutte le rappresentazioni sacre in un modo
o nell’altro riportano a Lui ed alle Sue qualità.
Per questo motivo osservando tali raffigurazioni, la nostra
mente si sente “trasportare” in un mondo diverso, o meglio, in
uno stato di coscienza più elevato.
La spiritualità d’altronde fa questo effetto, perché ci porta in
un piano più sottile dove le emozioni e sensazioni diventano
più morbide o addirittura si trasformano.
Se tutto quanto ci circonda ci rimanda al sacro, ovviamente
la nostra meditazione e la nostra anima se ne avvantaggiano.
Ma non sempre possiamo frequentare per molto tempo chiese o altri luoghi sacri e pertanto è sufficiente che la nostra mente sappia creare le immagini più appropriate per poterle poi
portare alla coscienza e beneficiare della energia positiva che
queste emanano.
Lo stesso come abbiamo fatto per la luce e per i sette colori
dell’arcobaleno.
Ovviamente le immagini raffiguranti persone sono più difficili da visualizzare perché sono piene di contorni e di sfumature.
Però possiamo provarci iniziando da qualche cosa di più
semplice, come il volto di un grande Maestro o di un Santo, al
quale siamo molto legati e del quale abbiamo la possibilità di
avere un disegno, una pittura, un quadro o addirittura una fotografia.
Insomma dobbiamo cercare una o più immagini sacre che ci
diano forza, speranza, gioia ed alle quali siamo davvero devoti.
E faremo lo stesso esercizio che ormai abbiamo imparato.
Cambia solo la raffigurazione.
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Esercizio di immaginazione di figure mistiche
L’immagine sacra che rappresenta un personaggio spirituale
deve essere visualizzata sempre al centro della fronte.
Mentre inspireremo l’aria, però, dobbiamo immaginare che
colui o colei che abbiamo scelto, ci sorrida e ci benedica.
Questo perché l’atto di inspirazione lo dobbiamo sempre associare ad un atto di purificazione e a seconda dell’oggetto visualizzato, faremo fare a questi, la funzione che benevolmente
può compiere.
I raggi del sole ed i colori dell’arcobaleno, difatti ci illuminavano, pertanto i grandi personaggi spirituali ci benediranno.
E questo può accadere se lo decidiamo davvero.
In tal caso la potenza dell’immaginazione è infinita e la nostra mente se ben governata ci ubbidirà senza fiatare.
Nell’immaginare la benedizione dei nostri Santi o Maestri ci
potremo sentire un po’ indegni o non meritevoli.
E’ il senso di colpa che inevitabilmente comincia ad affiorare, proprio perché stiamo facendo questo percorso spirituale.
E’ legato all’ego ed è del tutto normale.
Tranquillizzatevi e ripetetevi che Dio vi ama così come siete,
proprio come un figlio e che vi accetta con amore infinito, assieme ai vostri errori che sono tali solo per voi.
Le vostre colpe scompaiono nel momento in cui inspirando
l’aria e prendendo nel vostro corpo la benedizione della vostra
raffigurazione sacra, vi lasciate purificare e trasformare.
Perché quello che voi immaginate che accada, accade realmente nella vostra mente, che di conseguenza attiverà la sensazione annessa di benessere e beatitudine.
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Dopo aver inspirato gonfiando l’addome, trattenete l’aria
per qualche attimo ed immaginate anche l’odore di incenso
(meglio se ne state davvero bruciando un po’) che accompagna
l’acqua santa benedetta che avrete visualizzato.
In quel momento le figure mistiche che avete voluto visualizzare vi sorrideranno serenamente.
Se questo però le prime volte non succede, non dovete
drammatizzare, perché col tempo sarete voi inconsciamente a
far agire i personaggi sacri in modo che vi diano energie benefiche.
Poi, una volta trattenuta l’aria per qualche secondo, espirate
lentamente (non ripeterò più come deve essere il movimento
dell’addome perché lo considero ormai come acquisito) ed immaginate la figura mistica da voi visualizzata che vi aiuta a far
uscire dal vostro corpo tutte le energie negative, disperdendole
nel nulla.
Così facendo, nella prima fase, cioè durante la inspirazione,
ricevete benedizioni che vi apporteranno energie di tonicità e
nella seconda fase, cioè nell’espirazione, verranno neutralizzati
tutti gli elementi che vi disturbano, come gli impulsi, i rancori,
le rabbie ed altro, in modo che avvertirete le energie che apportano rilassamento psichico.
All’inizio questo esercizio appare un po’ complicato, perché
dobbiamo stare molto concentrati sia col corpo che con la mente, ma poi, con la pratica, diventerà semplice e ne noterete tutti
i vantaggi.
Alcune varianti personali possono essere apportate alle figure mistiche, facendo fare loro, con l’immaginazione, delle azioni
che vi tranquillizzino e vi facciano sentire protetti, come un abbraccio, prendervi per mano o camminare assieme, senza che
questo faccia perdere l’efficacia.
Però non complicate troppo l’esercizio, altrimenti vi demoralizzerete e tralascerete la meditazione.
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Meglio seguire le indicazioni base.
Esercizio di immaginazione di geometrie sacre
Ogni essere sulla terra, ma direi nell’universo, sia questo
appartenente al regno animale che a quello vegetale e minerale,
possiede una particolare energia che emana verso l’esterno.
Si tratta di una particolare vibrazione, che rende tutti gli individui, animali, piante e cose, unici ed irripetibili.
Questa affermazione, confermata dalla fisica quantistica e
quindi ritenuta vera per la scienza ufficiale, era già nota agli antichi maestri e saggi anche se l’energia in questione, veniva allora considerata come luce spirituale.
Concettualmente si può dire che in questo caso, anche se per
aspetti diversi, scienza e spiritualità si trovano concordi.
Detto questo, che possiamo considerarlo come un assioma
appurato a tutti gli effetti, si comprenderà perché nelle tradizioni religiose, tutto quanto che in qualche modo, ci rimanda al
mondo divino, assume un’importanza notevole. Sia questo un
oggetto sacro, una raffigurazione come abbiamo già visto, sia
una preghiera o il mondo stessa della natura.
Tutto quanto ci riporti col pensiero e con l’anima alla purezza, alla serenità, alla bellezza, alla poesia, all’arte, alla musica,
insomma a tutto ciò che appartiene ai piani sottili luminosi ed
armoniosi dello spirito, ci porta inevitabilmente ad incontrare
le entità di luce e di amore; in una parola: ci permette di metterci in sintonia ed in contatto col Divino.
Anche se questo concetto in qualche altro modo era stato illustrato è sempre molto importante ribadirlo, perché è solo a-
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vendo ben compreso come può notevolmente influire il mondo
esterno sulla nostra coscienza, che possiamo regolare e migliorare la nostra parte interiore.
Abbiamo già visto negli esercizi precedenti, la positiva influenza della luce e delle rappresentazioni mistiche, ora vedremo come possono esserci di molto aiuto le raffigurazioni delle
geometrie così dette sacre.
Dalle antiche tradizioni religiose scopriamo che molti segni e
disegni, altro non sono che la rappresentazione di un simbolismo che vuol comunicare ed esprimere qualcosa di più complesso ed importante.
Dal cerchio che rappresenta il tutto o l’universo o il divino,
al triangolo, simbolo della trinità, esistono moltissimi disegni
che rimandano ad un profondo significato spirituale.
Basti pensare alla croce, alla stella a cinque punte, alla stella
a sei punti, all’ottagono e così via, per comprendere quanti siano i simboli utilizzati dalle civiltà religiose.
Non solo, ma pensando anche alla cabala ebraica, possiamo
annoverare, oltre ad una miriade di immagini geometriche, anche i moltissimi numeri che hanno per la trazione giudaica e
non solo, una estrema importanza per il loro contenuto intrinseco sacro.
I numeri appartengono al mondo dei principi, ed è scendendo nel piano fisico che diventano poi figure geometriche.
Per esempio il 4 è il quadrato, 5 il pentagono, 3 il triangolo, 2
l’angolo, 1 il punto o la linea, ecc.
Ovviamente ai fini della meditazione luminosa, prenderemo
in considerazione solo i simboli più noti ed utilizzati dalle tradizioni religiose, sempre per lo stesso motivo per il quale abbiamo considerato solo i mantra più antichi ed usati.
Chi fosse però interessato ad approfondire l’argomento sulle
figure e geometrie sacre, può consultare dei testi più specifici in
materia.
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A questo punto possiamo iniziare la nostra meditazione su
di una figura geometrica o su di un numero, che avremo scelto
e disegnato su un foglio, tenendo sempre conto che la fase di
inspirazione è quella di purificazione e che quella di espirazione, invece, rappresenta la trasformazione o l’allontanamento di
tutte le nostre impurità.
Il principio è sempre lo stesso, qualunque sia la figura che
vogliamo visualizzare, perché durante l’inspirazione facciamo
entrare dentro di noi, oltre all’aria, le qualità intrinseche della
figura rappresentata, che apportano benessere e luminosità,
mentre durante l’espirazione, movimento che fa uscire l’aria,
espelleremo sempre col pensiero le negatività opposte alle qualità delle quali ci siamo inondati.
Il procedimento, proprio perché semplice possiede una
grande efficacia.
L’importante è eseguirlo, sempre nel nostro ambiente riservato a tale scopo, seduti con la giusta postura, indossando la
nostra comoda tuta e avendo acceso una candela e dell’incenso.
In silenzio, con gli occhi chiusi, ripeteremo varie volte tale
esercizio, fino a quando avremo preso la giusta padronanza.
Senza andare a cercare figure molto complesse, che si possono raffigurare solo dopo molto tempo che si pratica la meditazione, vi consiglierei invece di disegnare o rappresentare su
un foglio le figure geometriche ed i numeri che vi elenco, dato
che oltre ad essere i più rappresentati e noti, risultano anche i
più semplici e facili ad essere immaginati dalla nostra mente.
Il cerchio con un punto in mezzo.
Rappresenta Dio e l’universo. Il punto dal quale ha avuto origine tutta la creazione. Le qualità da attingere solo la creatività, la bontà e l’energia vitale. Da eliminare quelle opposte, come
la pigrizia, l’accidia e la cattiveria.
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Il triangolo equilatero.
Simbolicamente raffigura la trinità, ovvero l’insieme delle
potenze divine, il tutto. E’ il simbolo che rappresenta la sacralità per eccellenza. Pertanto si devono attingere le qualità superiori, quelle spirituali che portano ad essere come la divinità,
appunto. Dalla perfezione, all’amore assoluto. Si dovranno eliminare le sensazioni di limitatezza, di inutilità e di incapacità.
La stella a cinque punte.
Nato come un simbolo spirituale e sacro è stato usato anche
da movimenti di natura rivoluzionaria.
Rappresenta le cinque virtù dell’uomo-Dio Gesù e quindi
vuol simboleggiare anche l’uomo perfetto. Nella stella a cinque
punte si può inscrivere un uomo con la braccia aperte e le gambe divaricate a dimostrazione che egli è un pentagramma vivente.
Ciò è vero nel piano fisico, ma è vero anche nel piano spirituale dato che egli possiede e manifesta le cinque virtù: amore,
saggezza, verità, giustizia e bontà.
Quindi quando immagineremo questo simbolo, dobbiamo
imprimere le qualità elencate dentro di noi attraverso l’aria che
inspiriamo ed espellere ovviamente quelle opposte, durante la
fase di espirazione.
La stella a sei punte.
Rappresenta l’equilibrio universale. Infatti è l’intersezione di
due triangoli che a sua volta rappresentano il principio maschile (il triangolo con la punta verso il basso) ed il principio femminile (triangolo con la punta verso l’alto). Poiché dalla spiritualità esoterica sappiamo che il principio maschile corrisponde
allo spirito e che quello femminile corrisponde alla materia, il
simbolo rappresenta il desiderio e l’auspicio che la materia
venga spiritualizzata, ovvero si possa fare il Regno di Dio sulla
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terra. E’ un simbolo antichissimo che da sempre ha identificato
la religione ebraica. Poiché le qualità intrinseche sono quelle di
elevarsi verso la spiritualità, ovviamente il lavoro sulle negatività sarà quello di cercare di eliminare il nostro attaccamento
alle cose materiali.
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L’aiuto potente del mondo della natura
A
questo punto del nostro percorso dovremmo essere
pronti per usufruire delle meraviglie del mondo della natura, per continuare la nostra operazione di purificazione interiore.
Dopo un po’ di tempo, trascorso applicandoci alla recitazione del mantra personale, all’immaginazione attiva sulla luce e
sui colori dell’arcobaleno e visualizzando figure e geometrie
sacre, la nostra mente è pronta ora per affrontare un mondo più
reale. Questo mondo è fatto delle cose più semplici e quindi più
stupefacenti che la natura ci regala.
E’ noto a tutti come la classica passeggiata sia portatrice di
benessere. Sia questa in campagna, al mare, in montagna, al lago o comunque in qualche altro posto, la passeggiata ci permette di stare vicino alla natura e questa incredibilmente ci ripaga
col farci sentire bene.
E non è solo perché ci stiamo svagando e distraendo, che
comunque questo di sicuro apporta rilassamento, ma è dovuto
principalmente al fatto che il mondo naturale emette un’energia
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(ne abbiamo già parlato) assolutamente forte, potente e benefica.
Se stiamo vicino ad un ruscello, ad una cascata d’acqua, ad
un lago, o in riva al mare, sentiamo proprio il nostro corpo invaso da onde elettromagnetiche apportatrici di salute sia per il
fisico, che per la mente e soprattutto per l’anima.
Lo stesso accade se siamo in un bosco, o sulla neve, o mentre
osserviamo un bel prato fiorito.
Insomma immersi nel mondo naturale, il contatto col divino
diventa più facile.
E questo ci rimanda a tutte le cose semplici. Perché quando
siamo nella semplicità siamo con gli esseri di luce.
E se stiamo facendo una passeggiata nella natura, inevitabilmente cerchiamo la semplicità, la purezza.
Ci sentiamo meglio, respiriamo meglio e tutto il nostro essere diventa parte della natura stessa.
Se ci pensiamo bene questo è davvero un miracolo sorprendente.
Ma proprio perché siamo consapevoli di questo che dobbiamo utilizzare gli elementi più efficaci del mondo naturale
per la nostra meditazione luminosa.
E lo possiamo fare in modo molto semplice, cercando di applicare il principio valido per tutta le meditazione.
Esercizio di immaginazione di una fonte d’acqua
Prendiamo come riferimento una sorgente di acqua, che può
essere una fonte, un ruscello od una cascata di montagna, che
conosciamo molto bene perché l’abbiamo visitata spesso, e co-
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me al solito, poniamo la sua visione in mezzo alla nostra fronte,
sul terzo occhio, mentre come sempre, saremo seduti nella nostra solita postura, nel posto riservatoci per la meditazione.
Avendo bene in mente l’immagine che avremo scelto ci concentriamo ora sul nostro respiro.
Nella fase d’inspirazione, mentre sentiamo entrare l’aria da
entrambi le narici, cercheremo di assorbire contemporaneamente tutte le qualità dell’acqua introducendole nel nostro organismo e cercando di farle rimanere il più a lungo possibile dentro
di noi.
Eseguiremo questo movimento lentamente, con dolcezza e
pazienza, perché stiamo “prelevando” dal liquido trasparente,
le sue virtù più rilevanti.
La leggerezza, la trasparenza, la freschezza, la capacità di
adattamento, la piacevolezza ed altre ancora, saranno le qualità
che dall’acqua faremo transitare nel nostro fisico.
Poi, mentre tratteniamo per qualche secondo il respiro, immagineremo l’acqua che, una volta penetrata dappertutto, pulisce tutti i nostri organi, portandosi via tutte le impurità.
Durante la fase di espirazione le negatività che abbiamo
immaginato asportate dall’acqua le faremo confluire in una
massa del liquido molto più grande, come un fiume, un lago o
addirittura il mare (dipende dalla sorgente che abbiamo scelto)
e lì verranno lavate, trattate e trasformate, per poi ritornare,
una volta purificate, di nuovo in circolo.
In questo modo la nostra meditazione con l’immaginazione
dell’acqua sarà molto efficace, perché ci permette di fare una
pulizia interiore molto profonda e una rigenerazione energetica.
Vale la pena, pertanto, di ripetere più volte questo esercizio,
dato che la visualizzazione della fonte d’acqua, apporta una notevole quantità di energia benefica, con degli effetti positivi che
si possono riscontrare quasi subito, dopo poche meditazioni.
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Esercizio di immaginazione con le piante, alberi e fiori
Sempre per rimanere a contatto col mondo della natura, che
nasconde delle risorse benefiche inimmaginabili soprattutto per
l’essere umano, questa volta cercheremo di utilizzare per le nostre meditazioni con immaginazione, il mondo vegetale.
Ormai abbiamo compreso che dall’oggetto della nostra visualizzazione, dobbiamo cercare di attingere con l’inspirazione
le sue qualità predominanti positive per poi lasciare andare con
l’aria espirata le negatività opposte.
Per continuare con questa purificazione interiore, dato che
stiamo cercando aiuti positivi da dove è possibile, ora cercheremo di comprendere come possiamo utilizzare il ricchissimo e
straordinario mondo delle piante e dei fiori.
E’ molto semplice.
Se pensiamo ad una pianta, un albero o ad un fiore che amiamo in particolare, ci accorgeremo che questi ci piace così
tanto perché per noi possiede qualcosa di caratteristico che ci
rimanda al mondo della bellezza, delle favole, della poesia.
Non voglio volutamente entrare nel complicato linguaggio
dei fiori, perché richiederebbe un trattato a sé e non è questa la
sede più opportuna, però, è noto a tutti che sia i fiori che le
piante e gli alberi possiedono tutti un linguaggio simbolico che
li caratterizza.
Però per i nostri fini non c’è bisogno di essere né dei botanici
e né degli esperti. E’ sufficiente conoscere alcune piante ed alcuni fiori.
Questo lo dico solo ai fini della meditazione e non certo per
distogliere qualcuno dallo studio e dall’amore verso le piante
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ed i fiori che rappresentano un mondo meraviglioso che varrebbe la pena di essere scoperto.
Ma per applicare la immaginazione del mondo vegetale alla
nostra meditazione è utile avere in mente solo qualche fiore e
qualche pianta che conosciamo molto bene e che non facciamo
fatica ad immaginare.
Il fiore, l’albero o la pianta che visualizzeremo, sarà quello
che ci apporta più gioia di tutti gli altri, anche se magari non
sappiamo esattamente perché.
Magari è la forma, il colore, il profumo, le dimensioni, non
importa, l’importante che sappiamo con precisione che ci piace
e molto.
E’ sufficiente questo per la nostra meditazione perché una
volta visualizzato il fiore, l’albero o la pianta durante la fase di
inspirazione, non dovremo fare altro che chiedere a questi di
regalarci le sue stupende qualità. Non dobbiamo elencarle, perché a parte la bellezza e la delicatezza che le hanno tutti, le altre
ci saranno donate segretamente come un autentico e spontaneo
regalo.
Gli alberi ad esempio sono generosissimi ed aspettano solo
che qualcuno chieda loro un dono per poterlo accontentare.
E prendo l’occasione per ricordare che gli esercizi di immaginazione col mondo della natura, possono essere eseguiti mentre si passeggia tranquillamente in mezzo ad essa, ricordandoci
però di ringraziare sempre per i doni che ci vengono elargiti.
Ritornando all’esercizio, dopo l’inspirazione, staremo fermi
trattenendo il respiro per alcuni secondi (come avrete notato
non dico mai di trattenere l’aria per molto tempo, perché è assolutamente controindicato) durante i quali dall’immagine continuerà a giungerci le qualità proprie del fiore, della pianta o
dell’albero e poi espireremo lentamente immaginando l’aria di
colore leggermente grigiastro, come se fosse un po’ sporca.
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Ecco così facendo, abbiamo sperimentato un altro potente
esercizio di arricchimento energetico e di successiva pulizia interiore.
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La meditazione luminosa guidata
G
li esercizi di visualizzazione illustrati fino ad adesso,
avevano come riferimento per la meditazione luminosa una sola immagine; una volta il sole, i colori
dell’arcobaleno, le figure mistiche, le geometrie sacre, il mondo
delle piante e dei fiori.
Ho cercato di illustrare come fosse importante l’immagine
visualizzata, ai fini di estrarre da essa tutte le qualità più
alineti per arricchire la nostra mente, il nostro cuore e la nostra anima.
E questo, con l’esperienza e quindi con il ripetuto allenamento, ci conduce in una nuova dimensione, dove finalmente
siamo capaci di stabilire con fermezza le nostre visualizzazioni,
senza che ci lasciamo turbare da pensieri ed emozioni.
Ho sempre detto che la meditazione è semplice, solo se si
percorre passo dopo passo tutte le tappe, senza voler correre.
La nostra mente è troppo abituata al comando e bisogna essere astuti e pazienti se si vuole fare in modo che lasci lo scettro
del potere.
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Detto questo ora è venuto il momento di provare una meditazione guidata, che prevede molte più immagini.
Il termine “guidata”significa praticamente che l’oggetto o gli
oggetti da visualizzare vengono imposti in una successione già
stabilita.
Di norma ci vorrebbe un conduttore esterno che guidasse
questa meditazione, perché così ci si può lasciare andare
all’ascolto e di conseguenza all’immaginazione attiva, però si
può fare anche imparando prima tutto ciò che avrebbe suggerito, magari con voce attenuata, la persona esterna e conduttrice.
L’esercizio che segue può essere appreso rileggendolo più
volte, in modo da percorrere tutte le fasi, prendendo nota poi di
ciò che si è visualizzato.
Se invece avete la possibilità di meditare in gruppo, allora è
opportuno che ci sia una guida che può variare di volta in volta, in modo da darsi il cambio.
Esercizio di immaginazione del”Giardino dorato”
Seduti nel nostro solito posto dedito alla meditazione e con
la postura corretta, accendiamo una o più candele ed un incenso dal profumo che riteniamo a noi gradevole.
Staremo con gli occhi chiusi qualche minuto, in modo che il
nostro respiro diventi calmo e regolare.
L’inspirazione e l’espirazione devono essere ritmiche e profonde.
Dopo che abbiamo raggiunto una certa serenità interiore iniziamo questa sequenza di visualizzazioni.
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Tutte le immagini che verranno richieste devono apparire alla mente in modo spontaneo e non forzate.
Sono proprio le visioni così naturali che possono fornire a
colui che immagina alcune informazioni sul proprio inconscio e
regolarsi di conseguenza.
Ovviamente ci vuole una certa conoscenza di se stessi, ma
comunque ripetendo più volte questo esercizio, tutto quanto
diventerà sempre più chiaro.
Ma veniamo all’esercizio.
Dobbiamo immaginare di essere da soli nella casa dei nostri
sogni e ci troviamo al primo piano in una stanza piena di mobili
e di oggetti a noi molto cari.
E’ giorno e siamo in primavera.
Ci guardiamo attorno e ripensiamo ai nostri trascorsi osservando tutto il mobilio che ci ricorda tante cose.
Poi come se ci fossimo ricordati improvvisamente di qualcosa
di molto importante, ci accingiamo a scendere la scala a chiocciola che conduce al piano terra.
Noi scendiamo le scale ed una volta arrivati al piano apriamo
la porta che da verso il grande giardino della casa.
Ecco siamo ora giunti nel giardino e gustiamo la bellezza delle piante, degli alberi e dei fiori coloratissimi.
Osserviamo con stupore gli schizzi d’acqua di una fontana e
ci rallegriamo.
Poi percorriamo con passo tranquillo il sentiero di ghiaia per
arrivare all’estremità del giardino dove c’è un grande cancello
dorato.
Camminiamo, osservando sempre le bellezze presenti nel nostro giardino e rendendoci conto che dal grande cancello esce
una fortissima luce dai bagliori dorati ed intensi.
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Ci sentiamo presi dalla curiosità perché immaginiamo che al
di là del cancello ci sia comunque qualcosa che dobbiamo conoscere.
Ora siamo arrivati davanti al cancello e tendiamo la mano
verso la maniglia mentre i raggi luminosi ci irradiano.
Apriamo il cancello e l’oltrepassiamo entrando nel bagliore
dei raggi dorati.
La luce è accecante, ma si riesce a percepire l’immagine di
qualcuno o di qualcosa che ci sta aspettando.
Ci avviciniamo a quell’ombra scura che diventa sempre più
nitida.
Ecco, la riconosciamo. Stiamo in silenzio perché dobbiamo
comprendere che cosa ci vuole comunicare.
Non abbiamo paura. Assolutamente, perché stiamo ricevendo
una informazione che ci riguarda.
Ascoltiamo e prendiamo distanza.
Poi quando l’ombra ha terminato e si allontana fino a scomparire, ritorniamo verso il cancello che riapriamo.
Stiamo ritornando in casa. Ripercorriamo il sentiero ghiaioso
e sorridiamo a tutte le piante, i fiori e gli alberi.
Guardiamo di nuovo l’acqua della fontana e ci accingiamo
verso l’abitazione dei nostri sogni.
Apriamo la porta, saliamo la scala a chiocciola e ritorniamo
nella stanza dove eravamo prima.
Ritroviamo i nostri mobili ed i nostri oggetti.
Poi, ci avviciniamo alla nostra comoda poltrona e ci sediamo,
chiudendo gli occhi, stando in quella posizione per qualche minuto a riflettere su quanto abbiamo visto ed udito.
Possiamo ora con calma, riaprire gli occhi.
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Sicuramente dopo questa particolare esperienza, vi sarete
resi conto, come la mente controlli le nostre immagini e di come
sia difficile lasciarsi andare.
Avrete poi notato, che non sempre la visualizzazione corrispondeva alle indicazioni dell’esercizio.
Ma è tutto normale.
Una parte di voi, si “opponeva” alle visioni suggerite, perché nell’inconscio c’erano altre informazioni che dovevano essere visualizzate.
E ciò che avete visto, ha significato solo per voi.
La casa, i mobili, gli oggetti, la forma della scala, il giardino,
le piante, la fontana, il cancello erano tutte parti di voi che già
dovreste conoscere.
La figura nell’ombra, invece, dovrebbe rappresentare qualcosa di ancora non noto e che vuole comunicarvi qualcosa.
Però è da sottolineare che questo esercizio, non vuole essere
certo un introspezione psicologica, ma solamente un esempio
di visualizzazione guidata per riuscire col tempo, ad associare
la giusta immagine al pensiero che facciamo.
Se vorremo visualizzare un immagine, continuando a ripetere questo esercizio, col tempo ci diventerà facile col vantaggio,
quindi, di ottenere un vero potere decisionale nei confronti della nostra mente.
E questo è il primo obiettivo della meditazione luminosa.
Quindi non mollate e ne arrendetevi, se non vedete subito
dei miglioramenti, perché questi prima o poi arriveranno.
Pensate a quanti anni ci avete messo per diventare quello
che siete adesso, allora come potete supporre che in poco tempo la vostra mente si liberi di tutte le sue negatività?
Non fate l’errore di molti, che lasciano perdere se nel giro di
pochi giorni non vedono dei risultati eclatanti, perché allora vi
dico subito, che non potrà essere così.
L’impazienza è il peggior nemico in un percorso spirituale.
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E questa dipende solo da voi e dalle vostre capacità di frenare e tenere a bada questo impulso.
E’ umano volere immediatamente la serenità interiore, soprattutto se magari è molto tempo che non siamo equilibrati.
Questo lo so bene.
Ma noi non stiamo parlando di curare il corpo con dei farmaci che fanno subito effetto, stiamo imparando a controllare la
mente e tutto il suo contenuto per decidere che cosa eliminare e
che cosa tenere.
E per fare questo abbiamo visto ed imparato diversi esercizi
di immaginazione, che cercheremo di mettere in pratica per un
po’ di tempo. Pertanto nessuna fretta, ma bensì costanza e fiducia.
Un altro esercizio molto efficace sempre per “alleggerire” la
mente da pensieri e preoccupazioni, ed abituarsi ad osservarci
dall’esterno è quello dell’immaginazione extracorporea.
Esercizio di immaginazione extracorporea
Lo scopo principale che si propone questo esercizio è quello
di imparare ad avere un certo “distacco” dagli avvenimenti che
ci accadono. Bisogna fare in modo che le emozioni e quindi gli
stati emotivi, non ci mettano in difficoltà, coinvolgendoci completamente. Lo stato di equilibrio deve essere mantenuto in ogni circostanza, ma per fare questo occorre essere capaci di governare l’emotività, nello stesso modo che dobbiamo governare
i pensieri.
E questo, considerando che ogni individuo è un caso unico e
quindi particolare, è possibile se riusciamo a metterci nell’ottica
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che l’avvenimento esterno ed il suo relativo stato emotivo che
ci coinvolge, sono solo piccole cose e piccoli problemi nella vera
realtà dell’universo.
In pratica dobbiamo renderci consapevoli che nulla è importante e che tutto è importante. Cioè tutto è sempre relativo.
Un problema che ora ci sembra insormontabile, dopo un po’
si affloscia come neve al sole. Un avvenimento che ci crea dolore, magari passa in breve tempo. Insomma la vera realtà è solo
nella nostra anima e quella sola deve restare limpida e luminosa, priva da tensioni e preoccupazioni inutili.
Staccarci dalle cose materiali, evitare di stare “incollati” agli
affetti, che non si significa non amarli, anzi, significa volere il
loro bene lasciandoli andare, liberi.
Ogni voglia che stringiamo qualcuno o qualcosa nella morsa
del possesso, questo prima o poi o scappa o soccombe.
E’ una legge universale. E ci dobbiamo attenere.
Ma poiché non è facile dato che siamo stati abituati diversamente nei confronti delle persone, degli affetti e delle emozioni, bisognerà con pazienza incominciare ad imparare appunto il “distacco”.
L’esercizio che segue ha proprio questa funzione quella di
lasciare andare i pensieri ed i problemi, allontanandosi dalla
propria mente e dal proprio corpo.
Inoltre anche questo esercizio può essere praticato con la
presenza di una persona che guidi la visualizzazione.
Seduti nella nostra ormai abituale postura e dopo aver adempiuto al solito rituale delle candele e dell’incenso, ci prendiamo
qualche momento per trovare la giusta concentrazione.
Dopo aver verificato che nulla e nessuno possano disturbarci,
cominciamo la meditazione ponendo l’attenzione sul respiro.
Lasciamo scorrere i pensieri, le immagini, le tensioni e stiamo
semplicemente ad osservare tutte le nostre emozioni.
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Cerchiamo di guardarle come se non ci appartenessero. Con
distacco. Ripetiamoci che non sono importanti e che l’universo
si sta occupando di ben altro.
Ripetiamo più volte questa frase, fino a quando decideremo di
conoscere davvero l’universo. Allora ci prepariamo alla partenza.
Iniziamo immaginando che usciamo dal nostro corpo ed osserviamo da fuori la nostra persona, che se ne sta seduta sulla
sedia con gli occhi chiusi. Possiamo guardare il nostro corpo ma
non ci sentiamo più di essere quel corpo. Come se non ci appartenesse.
Continuiamo ad ascendere uscendo dalla casa dove ci troviamo. Osserviamo dall’alto il tetto e le case limitrofe.
Ma andiamo sempre più in alto fino a vedere il paese o la città dove abitiamo, come se fossimo sopra di un aereo.
Riconosciamo gli edifici ed i luoghi più familiari, la chiesa, il
duomo, la torre, il castello, la collina, il fiume e ci sentiamo sereni e gioiosi. Stiamo salendo. Il nostro corpo è là, ancora seduto
dove lo abbiamo lasciato e noi stiamo volando sempre più in alto. Ora scorgiamo l’intera regione e ne riconosciamo i confini e
le aree e poi ancora più su fino a vedere la sagoma della nostra
nazione. Come le immagini che siamo abituati a vedere dai satelliti sul piccolo schermo, quello che vediamo è proprio la realtà.
Ma saliamo ancora fino a scorgere la sfera della nostra amata
terra. Riconosciamo le nazioni, gli oceani, le catene montuose, i
laghi, i fiumi e tutto ci pare così familiare.
Noi siamo parte dell’universo, siamo l’universo, questo immenso ed infinito mistero.
Saliamo ancora fino a raggiungere il sole.
Siamo eterei pertanto non ci scottiamo e possiamo godere della luce, del fuoco e del calore.
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Possiamo se vogliamo, non sentire il dolore ma solo gioia.
Siamo liberi, senza vincoli, senza problemi, senza preoccupazioni, siamo l’infinito amore divino. Come potremmo essere addolorati?Quali problemi potrebbero essere più importanti del
compito che ci ha assegnato l’universo?Voliamo dove vogliamo.
Nel vuoto, su di un pianeta, su di un satellite o su una stella.
Tutto è immensamente immenso.
Inspiriamo questa sensazione e riempiamo tutto il nostro essere.
E ripetiamo “Sono divino, sono unico, sono!” e mentre cominciamo la discesa per tornare in quel corpo che provvisoriamente abitiamo, ripetiamo anche “Nessun problema terreno è
importante, tutto si può risolvere, basta ascoltare Lui”.
Lentamente ritorniamo verso casa. Ci avviciniamo.
Vediamo la terra, la nazione, la regione, la nostra città o il
nostro paese, il nostro quartiere, la nostra abitazione.
Ecco, siamo tornati.
Dal soffitto rivediamo il nostro corpo, ancora seduto, fermo
con gli occhi chiusi e siamo felici perché possiamo portargli un
po’ di serenità.
Entriamo nel corpo e riprendiamo possesso.
Dopo qualche minuto possiamo riaprire gli occhi.
L’esercizio è terminato.
Sappiate che questo esercizio è potentissimo e dopo alcune
volte che viene eseguito rispettando tutte le fasi, ne avvertirete
subito i benefici.
Anche se preferibilmente questa meditazione dovrebbe essere guidata e fatta molto lentamente, anche da soli si possono ottenere buoni risultati.
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Il tema e l’insegnamento è quello di riuscire a comprendere
che noi non siamo i nostri pensieri e che non siamo nemmeno il
nostro corpo.
Noi “abitiamo” in un contenitore ed i pensieri, come le emozioni, sono solo frutto della mente. Nella realtà vera non esistono. Se riusciamo a comprendere questo, facciamo davvero un
salto di qualità, perché allora cominciamo a sgomberare il nostro cervello da inutili tensioni negative che ci procurano solo
danni psichici e fisici.
Allontanando gli elementi di disturbo, automaticamente
compaiono quelli piacevoli.
Ma quando intendo piacevoli mi riferisco non per il nostro
ego, ma bensì per la nostra anima.
Ricordiamoci che siamo alla ricerca delle virtù e delle qualità
divine e non delle soddisfazioni personali.
Non dimenticatelo mai, altrimenti si ritorna nella trappola
della mente.
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La ricerca del silenzio interiore
e ascolto del nostro profondo
I
l percorso che abbiamo fatto fino a qui, ci ha permesso di
apprendere alcune nozioni molto importanti ed utili.
Prima di tutto abbiamo visto come è potente e a volte
autonoma la nostra mente che ci spinge quasi sempre verso atteggiamenti egoistici, poi abbiamo compreso quanto sia importante, anche se molto difficile, cercare di zittire il brulichio dei
pensieri e delle emozioni che corrono dietro le nostre preoccupazioni, ed infine abbiamo imparato a conoscere gli strumenti
da utilizzare per l’immaginazione che possono esserci di grande aiuto per pulire la nostra coscienza proprio da tutte le preoccupazioni e sensazioni sgradevoli che abbiamo accumulato
nella mente.
Stiamo facendo in pratica un percorso evolutivo utilizzando
la meditazione luminosa come una tecnica spirituale.
E adesso continueremo il nostro cammino cercando di raggiungere livelli di serenità interiore sempre più intensi.
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Spingersi verso l’alto, nel senso di andare verso i piani sottili
della spiritualità o entrare in profondità di noi stessi per cercare
la luce, possiedono lo stesso significato.
Pertanto ci accingiamo ad oltrepassare tutti quegli ostacoli
che momentaneamente ci tengono “imprigionati” nel nostro
“io” piccolo e limitato, per scoprire il nostro “Sé” immenso ed
infinito.
Il Sé, per chiarirci, è lo stato superiore e luminoso della nostra coscienza e possiamo raggiungere questa condizione, solo
quando tutto dentro di noi ha raggiunto la sensazione di benessere oppure, per usare altri termini, quando siamo riusciti ad
instaurare nel nostro profondo un totale silenzio interiore.
Per questo obiettivo, dobbiamo metterci più impegno.
Non è una meta qualsiasi, è la nostra più appagante felicità,
è raggiungere la nostra scintilla luminosa, è il contatto col Divino, è sentire la nostra profonda essenza di esseri universali.
Pertanto non possiamo certo rinunciarvi.
Allora dobbiamo prepararci a stare in ascolto della nostra
parte luminosa.
Le entità e le energie di luce non fanno mai chiasso. Hanno
l’abitudine di bisbigliare, con dolcezza, con tenerezza, sottovoce, con la massima educazione per non disturbare.
Se non le percepiamo è solamente perché non siamo capaci
di fare un assoluto silenzio.
Abbiamo il vizio di parlare troppo e troppo forte. Impariamo ad ascoltare non facendo rumore.
Certamente non dobbiamo piombare nel mutismo totale e
soprattutto per molto tempo, perché non siamo né asceti e né
eremiti, però cominciare a soppesare le parole è davvero molto
importante, se vogliamo coltivare la saggezza.
Molto dello stress di oggi, tra le tante cose, è dovuto al nostro modo di comunicare, usando toni alti e sovrapponendo le
frasi l’un l’altro spesso anche con rabbia ed aggressività.
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Senza contare poi delle miriadi fonti di rumore dalle quali
siamo circondati, tanto che si sta parlando di inquinamento acustico.
Certamente il nostro udito ne risente, ma il danno principale
è al sistema nervoso e quindi al nostro cervello.
Di conseguenza la nostra anima rimane seppellita sotto il
peso delle nostre nevrosi e dei nostri isterismi, al punto che non
sappiamo nemmeno di possederla.
Ma nonostante questo pensiamo che il problema sia irrisolvibile e pertanto ci lasciamo “manipolare” e “strumentalizzare”
dal mondo esterno con la scusa che tanto non si può cambiare
nulla.
Forse è così. Magari non si può proprio cambiare nulla. Ma
davvero dovrebbero modificarsi le cose perché si possa essere
sereni?
Siamo proprio convinti che se tutto quanto noi desiderassimo si avverasse, allora saremmo le persone più gioiose del
mondo?
Questo è quanto crede la nostra mente. Questo è il motivo
per il quale siamo eternamente insoddisfatti. Perché siamo convinti che la vita non proceda secondo il nostro volere.
E quindi, di conseguenza, crediamo di non essere ascoltati.
Allora ci sentiamo dell’eterne vittime e cadiamo nella trappola dell’ aggressività che porta solo rabbia e frustrazione.
Bisogna ritornare al silenzio profondo, che significa riuscire
a far tacere quelle voci che ci istigano agli impulsi ed ai desideri.
La vita umana è una grande avventura solo se comprendiamo chi è il regista della nostra storia.
E per udire, ascoltare, comprendere occorre la più completa
tranquillità.
Quando si entra in un luogo sacro, una chiesa, un monastero
o un eremo, si avverte una pace particolare, dovuta proprio al
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silenzio. Viene spontaneo stare in raccoglimento, perché vogliamo ascoltare solo le vibrazioni degli angeli e del divino.
Ci mettiamo in ascolto con la speranza di udire delle voci, di
sentire qualche parola che provenga dal cielo.
E se questo è l’atteggiamento corretto che dobbiamo assumere quando entriamo in un luogo sacro, lo stesso dobbiamo
fare quando pratichiamo la meditazione profonda luminosa.
Senza volere niente e senza dire nulla, dobbiamo assumere
la nostra solita posizione e cercare di mettere silenzio nei nostri
pensieri e nelle nostre voci interiori.
Se con gli esercizi che abbiamo imparato, abbiamo compreso
come purificare ed allontanare i nostri veleni che ci feriscono il
cuore e l’anima, adesso dobbiamo apprendere la capacità di
stare fermi, come una montagna, non permettendo a nulla e a
nessuno di distrarci.
L’immagine che può raffigurare quello che sto dicendo può
essere quella di un uomo (o una donna) seduto per terra, impassibile, nonostante ci sia un vento impetuoso che cerca di infastidirlo.
Imperturbabile l’uomo è ben saldo nel terreno e contempla
le bellezze del cielo. Non si lascia né distrarre e né tentare da
nulla, perché niente può essere più prezioso per appagare il suo
cuore del silenzio interiore.
E tutto quanto sia presente nella coscienza o nell’inconscio,
in ogni caso si fa vivo. Pensieri, immagini, emozioni positive o
negative, sensazioni, impulsi, istinti, tutto affiora con una certa
intensità che in un modo o nell’altro tendono a distrarci.
Infatti è difficile rimanere imperturbabili di fronte alle preoccupazioni o a certi pensieri che ci disturbano, come è difficile
rimanere impassibili quando compaiono immagini ed istinti
che non avremmo mai creduto di avere.
Ma dobbiamo ricordarci che nel nostro contenitore interiore
c’è di tutto ed il nostro compito è quello di fare pulizia per ren-
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dere tutti questi pensieri meno dannosi per il nostro corpo, per
la nostra mente e per la nostra anima.
L’atto di rimanere immobili davanti allo scorrere di tutti
questi ricordi o proiezioni, non è facile, ma ci aiuta a consolidare delle qualità importanti come la fermezza, il coraggio e
l’accettazione senza giudicare. Se impariamo a fare questo con
noi stessi, col tempo riusciremo ad attuarlo anche con gli altri.
In fondo i pensieri sono solo immagini, che nella realtà non
esistono, ma che nella nostra mente e quindi sul nostro fisico,
possono agire a volte in modo deleterio.
Tutti i nostri istinti più bassi come la rabbia, l’invidia,
l’aggressività, la lussuria, esistono nella nostra natura di esseri
umani, ma se rimaniamo fermi in silenzio, in un atteggiamento
sacro e di rispetto, questi perdono forza e si sciolgono lentamente.
Però i pensieri sono scaltri e cercheranno sempre di distrarci.
In quel caso riportiamo con molta calma la nostra attenzione
sul silenzio, anche se il brulichio continua.
Non posiamo zittire la mente da un giorno con l’altro, perché per molti anni ha comandato ed imperato.
Possiamo invece iniziare con convinzione ad esercitarci perché col tempo questo avvenga.
Ecco perché dobbiamo armarci di pazienza perché non possiamo fare altro.
La meditazione profonda luminosa è l’unica soluzione efficace per permetterci di mettere un po’ d’ordine nella nostra
mente.
Ma veniamo a mettere in pratica un esercizio che ci aiuti
proprio a fare questo.
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Esercizio per la ricerca del silenzio interiore 1
Per questo esercizio è indispensabile riuscire a trovare per
una mezzora uno spazio assolutamente tranquillo dove siamo
certi che nessuno ci disturba.
Inoltre sarebbe auspicabile che non ci fosse nessuna fonte di
rumore proveniente dall’esterno, oppure, che è più facile, che
l’angolo che scegliamo sia ben protetto e riparato.
Queste indicazioni varrebbero sempre, ma poiché con il ritmo
di oggi e con le case poco isolate che abitiamo, non sempre queste
condizioni sono possibili.
Ma per la meditazione silenziosa, sono requisiti fondamentali
ed un minimo di attenzione è davvero necessaria.
Trovato l’ambiente opportuno, accendiamo sette piccoli ceri
che collocheremo per terra disponendoli in cerchio. Poi ne accenderemo altri tre, magari un po’ più grandi che metteremo
sempre per terra all’interno del cerchio formato dai sette piccoli
ceri. Così facendo abbiamo simboleggiato la divina trinità con i
sette spiriti (virtù) che stanno in adorazione.
Accendere queste candele vuol essere un segno di devozione e
di ringraziamento oltre che di richiamo per le entità luminose.
Sarebbe poi molto utile, accendere dell’incenso vero, in modo
da propagare per tutto l’ambiente quel gradevole profumo che
richiama la spiritualità e tutto quanto abbia a che fare con il sacro.
Eseguiti questi riti di devozione alla divinità, ci sediamo con
la nostra postura abituale.
Poi, lentamente, cerchiamo di calmare il nostro respiro, rallentandolo e facendolo scorrere in modo più fluido.
Osserviamo l’aria che entra ed esce e cerchiamo di concentrarci solo su di essa.
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I pensieri faranno la loro comparsa, ma cercheremo di non
prestare loro nessuna attenzione.
Lo stesso faremo per immagini, emozioni e sensazioni, nessun ascolto.
Dobbiamo avere la sensazione che stiamo per entrare in un
luogo sacro, anche se difficilmente accessibile.
Per farlo dobbiamo avere solo la gioia di proseguire fino al
traguardo.
Ci stiamo calando in profondità, o al centro del nostro essere,
dove regna l’assoluto silenzio.
Stiamo così per tutto il tempo necessario, avendo cura di
mantenere l’attenzione solo sul luogo sacro dove ci stiamo recando. E come Ulisse, non dobbiamo prestare ascolto a nessuna
sirena, perché sono i tranelli della nostra mente. Noi dobbiamo
andare a Casa e ce la faremo.
Continuiamo a respirare lentamente prolungando al massimo
l’inspirazione e l’espirazione e facendo una pausa tra una fase e
l’altra. Questa volta trattenendo il respiro, magari senza esagerare, ma molto di più rispetto alle altre meditazioni.
Stiamo basando tutto sulla capacità del respiro di aprirci la
strada. Ogni barriera ed ogni ostacolo deve essere superato senza forza ma solo con determinazione.
Ormai conosciamo i trucchi della nostra mente e sappiamo
dove di solito vorrebbe portarci. Ebbene non diamole ascolto e
stiamo in silenzio. Dobbiamo assumere la determinazione di un
guerriero che vuole a tutti i costi tornare dal suo Re.
Può darsi che nonostante tutte le meditazioni praticate, la
mente non si arrenda e voglia a tutti costi essere ascoltata.
Questo è un momento delicato perché dobbiamo fare una scelta e questa deve essere fatta in tutta coscienza.
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Se pensiamo che la mente abbia troppi argomenti che ci distraggono, allora ripartiamo da capo, ovvero faremo una meditazione col mantra.
Ma se invece pensiamo che ce la possiamo fare, allora non
demordiamo e andiamo avanti.
Questo significa avanzare nella profondità della nostra coscienza e del nostro inconscio, senza paura e senza indugi.
Lasciamoci alle spalle tutto quanto si faccia avanti: pensieri,
immagini, ricordi, tutto.
Facciamo che sia il vento immaginario che creeremo nella nostra mente a spazzare via tutto.
Ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare. Il silenzio interiore
ci sta aspettando, quindi non perdiamo la calma e non scoraggiamoci se ancora ogni tanto i pensieri fanno la loro incursione.
Aspettiamo con fiducia mentre stiamo penetrando sempre più
in profondità.
Inspirare sempre più lentamente e a lungo. Trattenere il respiro fino a che è possibile, poi espirare sempre lentamente espellendo tutta l’aria, in modo da svuotaci completamente.
Ripetiamo questo movimento almeno una decina di volte. Interrompiamo solo se avvertiamo una leggera sensazione di svenimento che può essere dovuta ad una iper ventilazione.
In questo caso dobbiamo fermarci e forse se è il caso anche
sdraiarci, in attesa che tutto passi.
Dopo però è più salutare non proseguire con la respirazione
lenta e lunga.
Se invece dopo le dieci ventilazioni, tutto va bene, allora accompagnare il respiro in modo che diventi sempre più fluido e
naturale.
A questo punto dovremmo avvisare una sensazione di beatitudine, che non avevamo mai provata prima.
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La mente sembrerà svuotata e percepiremo un sentore di leggerezza su tutto il corpo.
Rimanendo fermi e impassibili tutto il nostro corpo vibrerà
all’unisono con il silenzio della nostra anima.
Avremo così raggiunto la parte più sacra di noi.
Rimaniamo a gustare e a beneficiare di questa meravigliosa
emozione che ci viene donata come premio per i nostri sforzi, per
la nostra pazienza e per la nostra costanza.
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