il radiodramma ei nuovi formati dell`arte radiofonica oggi

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il radiodramma ei nuovi formati dell`arte radiofonica oggi
CONSERVATORIO DI MUSICA G.VERDI - COMO
Corso accademico triennale di Musica elettronica e tecnologie del suono
IL RADIODRAMMA E I NUOVI FORMATI
DELL'ARTE RADIOFONICA OGGI
Relatore: M° Sylviane Sapir
Studente: Stefano Biscardi
Matricola: 02748
Anno accademico: 2013/14
Indice generale
Introduzione...............................................................................................................3
PARTE PRIMA: IL RADIODRAMMA E IL LINGUAGGIO RADIOFONICO...............5
1 IL GENERE RADIODRAMMATICO....................................................................... 6
2 GLI ELEMENTI DEL RADIODRAMMA.................................................................. 9
2.1 Il ruolo della musica........................................................................................ 9
2.2 Il ruolo dei piani sonori.................................................................................. 11
2.3 La funzione dei rumori.................................................................................. 12
2.4 La funzione del silenzio................................................................................ 13
2.5 Tecniche realizzative.....................................................................................13
3 RADIODRAMMA O TEATRO ALLA RADIO?.......................................................16
3.1 Gli esordi....................................................................................................... 16
3.2 L'arte dell'ascolto.......................................................................................... 17
4 IL REALISMO RADIOFONICO............................................................................ 20
4.1 Dalla radiocronaca al documentario............................................................. 20
4.2 Gli elementi che compongono un radiodocumentario.................................. 22
4.2.1 Registrazione e montaggio....................................................................23
4.2.2 Le testimonianze................................................................................... 24
4.2.3 La musica.............................................................................................. 24
5 IL PRIX ITALIA..................................................................................................... 25
5.1 L'istituzione di un premio.............................................................................. 25
5.2 Il concorso.....................................................................................................26
5.3 Due edizioni a confronto............................................................................... 28
PARTE SECONDA: L'ARTE RADIOFONICA OGGI............................................... 33
1 IL CAMBIAMENTO DELLA RADIO......................................................................34
1.1 La radio di flusso e la nascita della Tv..........................................................34
1.2 Un'esperienza privata................................................................................... 35
1.3 La rete internet..............................................................................................37
1.4 Dall'analogico al digitale............................................................................... 38
2 IL RADIODRAMMA OGGI....................................................................................41
2.1 Il ruolo della radio pubblica .......................................................................... 41
2.2 Cosa è cambiato........................................................................................... 43
2.3 Il radiodramma negli istituti........................................................................... 46
2.4 Il radiodramma nel web................................................................................ 48
3 IL DOCUMENTARIO NEL SISTEMA ODIERNO.................................................50
3.1 Un'arte quasi dimenticata............................................................................. 50
3.2 Le emittenti del radiodocumentario..............................................................51
3.3 Lo scenario Europeo.....................................................................................53
4 IL PALINSESTO DELL'ARTE RADIOFONICA....................................................56
4.1 Accendiamo la radio......................................................................................56
4.1.1 La fascia del mattino..............................................................................58
4.1.2 La fascia pomeridiana........................................................................... 59
4.1.3 La fascia serale e notturna.................................................................... 60
4.2 L'arte in onda................................................................................................ 60
Conclusioni finali..................................................................................................... 65
Ringraziamenti........................................................................................................ 67
Bibliografia (in ordine alfabetico).............................................................................68
Discografia.............................................................................................................. 69
Sitografia (in ordine di apparizione)........................................................................ 70
Appendice 1: Glossario termini utilizzati al paragrafo 4.2.1....................................72
Appendice 2: Intervista ad Antonio Audino............................................................. 73
Introduzione
Quando parliamo di “radiodramma” rischiamo di avventurarci in un territorio oggi
ancora tutto da sondare. Nel corso della sua storia, nata con le prime
sperimentazioni in Inghilterra agli albori degli anni '20, ma in Italia se ne cominciò
a parlare dopo la fondazione dell'Unione Radiofonica Italiana (1927), sono stati
molteplici i tentativi da parte degli esperti di darne una definizione completa, un
significato, una collocazione storica, essere presa in considerazione come materia
di studio. Per citarne solo alcuni: Enrico Rocca, Filippo T. Marinetti (Il manifesto
della radia, 19331)
Carlo Emilio Gadda (Norme per la redazione di un testo
radiofonico del 19532), Luciano Berio, Bruno Maderna e le esperienze allo Studio
di Fonologia della RAI di Milano3, Giorgio Pressburger, Massimo Bontempelli,
Enzo Ferrieri (uno dei primi pionieri del radiodramma italiano) passando per quelli
più attuali come Angela Ida De Benedictis (Autrice del libro “Radiodramma e arte
radiodonica4”) Rodolfo Sacchettini (La radiofonica arte invisibile5) e moltissimi altri
ancora che, in maniera continuativa, hanno contribuito a rendere autonomo il
genere radiodrammatico.
Oggi si intende spesso con questo termine l'adattamento radiofonico di un testo
teatrale, sarebbe filologicamente più corretto definirlo come una creazione
drammatica (basata sull'uso di materiali sonori, strumentali, concreti, vocali) che
viene ideata e sviluppata in funzione dell'ascolto via radio. Proprio in virtù della
propria natura “affabulatoria” la radio non solo documenta ma racconta la storia
attraverso i monologhi, le conversazioni, i radiodrammi, le ricostruzioni storiche, le
commemorazioni, e tutte le altre forme che ne hanno caratterizzato la produzione
più mediata, cioè quello che oggi definiamo “arte radiofonica”.
Questa mia tesi prenderà in considerazione due generi di arte radiofonica che,
dalle origini ad oggi, hanno maturato una propria autonomia; l'appena citato
radiodramma (derivato dal teatro) e il radiodocumentario (derivato dalla
radiocronaca in epoca fascita). La prima parte riguarderà gli aspetti caratteristici,
componenziali e, in parte, storici di questi due generi dedicando un capitolo anche
a uno dei concorsi radiofonici (e non solo) più famosi a livello internazionale; Il Prix
1 http://www.radiospeaker.it/blog/manifesto-della-radia-futurismo-radio.html
2 http://www.carloemiliogadda.it/schede-opere/norme-per-la-redazione/
3 http://www.musica.san.beniculturali.it/web/musica/
4 http://www.edt.it/libri/radiodramma-e-arte-radiofonica/
5 http://www.titivillus.it/schedalibro.php?id=270
Italia, mentre nella seconda parte è racchiuso il cuore di questo mio elaborato, e
cioè capire come il grande cambiamento subito dalla radio in tutti i suoi aspetti
(legislativi, organizzativi, tecnologici, mediatici e di fruizione) soprattutto dopo la
nascita della televisione, ha mutato lo scenario di produzione e sperimentazione
del radiodramma e del radiodocumentario oggi (e nell'ultimo decennio) e chiedersi
se abbia senso fare ancora dell'arte radiofonica.
Non è facile rispondere a questa domanda ma è facile prevedere due risposte:
1. una risposta positiva che mi ha portato ad indagare successivamente sui
seguenti punti: quali sono le emittenti, o istituzioni, che dedicano spazi a
questi generi radiofonici?, quali format vengono trasmessi? chi vi collabora?
In una domanda sola: che cosa abbiamo oggi?
2. Una risposta negativa che mi ha spinto a domandarmi quali ne fossero i
motivi.
Preziose a questo scopo sono state le fonti da cui ho attinto; elencati in bibliografia
gli esperti Italiani prima citati Angela Ida De Benedictis, Rodolfo Sacchettini, Enrico
Menduni, Peppino Ortoleva, Guido Michelone, Barbara Scaramucci (direttrice di
RAI Teche) e molti altri ancora, che grazie ai numerosi saggi e letture pubblicate,
sono state di grande aiuto e di assoluto riferimento per la stesura della tesi, e
infine non dimenticando la rete internet, utile per le ricerche personali effettuate.
Altrettanto preziosa e Indispensabile è l'appendice finale a questa tesi e cioè
l'intervista rilasciatami da Antonio Audino, curatore insieme a Laura Palmieri, del
Teatro di Radio3 che, grazie alle sua enorme disponibilità e alle preziose
informazioni, è riuscito a darmi una panoramica dettagliata di come è organizzata
l'unica emittente radiofonica che, a mio parere, oggi investe sul radiodramma e sui
vari generi di arte radiofonica, oltre a un suo punto di vista personale.
Infine la terza ed ultima parte si concentrerà sul mio lavoro di produzione allegato
a questa mia tesi dal titolo “Il naufragio del Lecco”. Ho tentato, con umiltà ma
sopratutto con passione e ammirazione verso il genere, di ricostruire un racconto
utilizzando e mettendo in pratica tutto ciò che ho potuto acquisire ed imparare in
questo triennio di Musica elettronica, essenziale per rappresentare lo straordinario
mondo dell'arte invisibile.
PARTE PRIMA: IL RADIODRAMMA E IL LINGUAGGIO
RADIOFONICO
1
IL GENERE RADIODRAMMATICO
Il Radiodramma, termine formato dalle parole “Radio” il mezzo che noi tutti
conosciamo e “Dramma” cioè azione e cose che accadono, si intende come una
forma di espressione acustica composta da parole, musica, canto, speciali effetti
sonori, suoni naturali, rumori e silenzio, creata appositamente per un ascolto
radiofonico; senza elementi visivi, dipende totalmente da ciò che si ascolta
(musiche, suoni, rumori, recitazioni). Mediante il genere radiodrammatico
possiamo ricreare un episodio della nostra storia, esporre e mostrare, attraverso
delle scene drammatizzate, un conflitto sociale, un racconto.
Il contenuto del radiodramma può pertanto essere comunicato:
• Tramite le parole attraverso la voce (dialogo-narrazione).
• Tramite la musica e/o i suoni con l'uso di strumenti acustici (voce e strumenti),
elettronici,
elettroacustici (effetti sonori, atmosfere naturali, rumori, suoni concreti, suoni di
sintesi).
• Tramite l'uso del silenzio (spazio per l’immaginario dell’ascoltatore).
Al suo interno possono riconoscersi altrettanti generi di forme di espressione
narrativa, descrittiva o rappresentativa (dramma, commedia, tragedia, reportage,
documentario, favola).
Il radiodramma è un genere che oggi non riscuote molto successo tra gli
ascoltatori, la diretta proporzionalità che esiste tra il numero di utenti interessati e i
programmi dedicati da parte delle emittenti è molto significativa, 1diciamo che ha
conosciuto probabilmente il suo maggiore successo nell’epoca d’oro della radio,
infatti per le sue caratteristiche di ripresa microfonica , diffusione e di creazione del
suono, la radio fu, ai suoi esordi, coniata in diverse nazioni come un vero e proprio
strumento che sottendeva un nuovo modo di pensare la musica e il teatro.
Dopo la Fondazione dell'URI (Unione Radiofonica Italiana) nel 1924, trasformata
nel 1927 in EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) e successivamente in RAI 2
(Radiotelevisione Italiana) La radio è diventata luogo di cultura, arte e politica nel
1 Maggiori specifcazioni in merito verrano date nella seconda parte di questa tesi al capitolo 2 “ Il
radiodramma oggi”
2 http://www.rai.it/
corso del XX secolo fino ai giorni nostri.
“Alle sue origini e per lungo tempo il radiodramma fu denominato con
sfumata supponenza e celata commiserazione il “teatro per ciechi” in
attesa di riacquistare la vista. Ha contribuito in maniera significativa a
sollevare quesiti artistici e comunicativi fondamentali, rispondendo a
una funzione pubblica di massa, di intrattenimento, cultura e
sperimentazione”.3
Fino al 1930 in Italia la percentuale dei possessori di un apparecchio radiofonico
non arrivava allo 0.50%, in ultima posizione per quanto riguarda la radiofonia
occidentale. Solo l'Inghilterra superava 4.300.000 utenze contro le esigue 200.000
della nostra penisola. Da questo dato si capisce che l’Italia esordì con molta
lentezza
sulla
scena
radiofonica:
la
diffusione
del
mezzo,
soprattutto
artisticamente, la vide in forte ritardo e percorso verso il riconoscimento di un
linguaggio autonomo fu molto lungo e faticoso. Solo dopo la fondazione dello
Studio di Fonologia della RAI di Milano nel 1955 ad opera di Luciano Berio e
Bruno Maderna in Italia si ha una svolta e la nascita di una vera e propria arte
dando vita a una nuova generazione radiofonica. Verso la fine degli anni '50
cominciò a ridursi lo scarto qualitativo tra la produzione Italiana e quella degli altri
paesi Europei come Inghilterra, Germania e Francia sopra tutti. Per l'apertura dello
studio fu ultimata la rappresentazione radiofonica “Ritratto di città” di Bruno
Maderna e Luciano Berio, il primo radiodramma ad essere composto nello studio
Milanese, punto di partenza per le future creazioni elettroniche.4
Ai suoi esordi il radiodramma era evento trasmesso essenzialmente in diretta,
raramente era registrato su supporti d'incisione, senza pubblico e tra una scena e
l'altra vi erano intermezzi musicali dal vivo o prelevati da un grammofono.
Successivamente con l'avvento del magnetofono e del nastro magnetico divenne
più semplice eseguire operazioni di montaggio,regia del suono,creazione di rumori
di scena e di ambiente.5
3 Rodolfo Sacchettini, La radiofonica arte invisibile. Il radiodramma italiano prima della televisione,
cit...Titivillus, 2011.
4 Un compendio delle produzioni dello studio dal 1954 al 1975 lo si può trovare in appendice V in A.I. De
Benedictis, Radiodramma e arte radiofonica, storia e funzioni della musica per radio in Italia, 2004. Oppure
sempre in De Benedictis e Veniero Rizzardi , Nuova musica alla radio. Esperienze allo studio di Fonologia
della Rai di Milano ( 1954 – 1959), 2000 Rai Eri.
5 l'avvento della radio secondo Karlheinz Stockhausen in “Elektronische und instrumentale musik” 1959,
definendolo inatteso e prolifico allo stesso tempo per la produzione di musica elettronica.
Purtroppo, nonostante la qualità e la quantità di produzioni, tra gli anni '50 e '60
riviste come “il sipario” e “il dramma”6 assottigliarono sempre di più gli spazi
riservati alla produzione teatrale radiofonica fino ad esaurirsi quasi del tutto intorno
alla prima metà degli anni '60. L'avvento della televisione portò senza dubbio tagli
e restrizioni economici che condizionarono lo sviluppo della produzione
radiodrammatica che fu addirittura dimezzata. Per una definizione più completa è
indispensabile tentare di approfondire le implicazioni, l'estetica e i limiti
dell'aggettivo “radiofonico”. A seconda che si pensi agli strumenti di produzione
oppure alla forma e al contenuto, l'aggettivo può riguardare:
•
Il livello tecnico degli strumenti di registrazione e/o diffusione.
•
Scelte timbriche.
•
Il linguaggio utilizzato sia verbale che musicale.
•
Le particolarità drammaturgiche ( strutture narrative, caratteri drammatici
ecc..).
•
Le tematiche e forme ( surreali, documentaristiche, oratoriali e di
narrazione).
•
Il pubblico a cui è rivolto e tipo di fruizione.
Oltrepassando la sfera delle vari generi, il radiodramma, per dare una
considerazione finale, è inteso come una forma di espressione acustica composta
da parole (voci, narrazione), suoni (sintetici, naturali, concreti) rumori e anche dal
silenzio, il tutto eterogeneo e creato per un ascolto via etere.
6 www.sipario.it, mentre Il Dramma cessò di esistere nel 1968.
2
GLI ELEMENTI DEL RADIODRAMMA
2.1 Il ruolo della musica
Nella maggior parte delle opere radiodrammatiche la musica ha sempre
mantenuto caratteristiche di brevità e modularità, utili alla costruzione del fondo
sonoro dell'opera. La breve durata di un brano musicale può rendere più
scorrevole il montaggio sonoro di un radiodramma, accostandolo ad azioni e
sensazioni, senza privarlo del suo originale significato. Ogni radiodramma dunque
può contenere molteplici frammenti sonori, che alternati, modulati e sovrapposti, si
combinano a seconda del ritmo narrativo da seguire.
“Il compito della Radio è quello di rappresentare il mondo per l'orecchio
e che per elaborare le qualità formali pure del suo materiale creativo,
del suono cioè, la musica le offre un mezzo ausiliario meraviglioso”1.
In relazione alla sua presenza nelle produzioni radiofoniche la musica può essere:
•
Parte integrante del copione, quando essa è prescritta in forma specifica o
generica. Nel caso di una prescrizione specifica la volontà dell'autore
coinvolge anche la qualità della musica, , nel caso di prescrizione generica
l'autore si limita a indicare i luoghi in cui la sua presenza è necessaria,
delegando la scelta musicale, da effettuarsi tra musiche preesistenti, al
regista.
•
Parte integrata al testo verbale, non prescritta dall'autore (o dall'adattatore)
ma conseguente a scelte strutturali e linguistiche rispettivamente del regista
e del musicista.
In base alla priorità assunta dalla musica/sonoro sia che si parli di radiodramma
oppure commedie, documentari, trasmissioni ecc.. bisognerebbe valutare la
funzione della musica (compresa dei suoi innumerevoli valori e sfaccettature) in
rapporto alla produzione radiofonica e stabilire man mano se essa è considerata
come fatto artistico autonomo o come ampliamento dell'evento rappresentato,
musica d'arte o musica funzionale?
1 Rudolf Arnheim, La radio, l'arte dell'ascolto, cit., p. 36.
A questa distinzione relativa alla presenza della musica nelle produzioni
radiofoniche, ne segue un'altra che riguarda i metodi di realizzazione; a
cominciare dalla partitura che a volte assume le caratteristiche di una vera e
propria guida sull'esecuzione e sulla registrazione. Seguendo questi metodi la
musica può essere:
•
prescritta, quando è fissata su una partitura cartacea, anche se suscettibile
di modifiche in sede di montaggio.
•
pre-registrata, quando viene fissata su nastro magnetico, che può essere
utilizzato come prova prima della versione finale. La cosiddetta “colonna
musicale” viene montata, manipolata e sincronizzata con le altre colonne,
ad esempio quelle del testo o dei dialoghi,
•
estemporanea, cioè improvvisata o eseguita durante la registrazione del
radiodramma stesso.
La musica scandisce il tempo drammatico, l'ambiente, i cambi di luogo, la cadenza
dell'azione ed il dialogo e questo può farlo attraverso alcune modalità con le quali
si manifesta all'interno dell'opera, come descritto da A.I. De Benedictis nel suo
libro “Radiodramma e arte radiofonica”2 può essere:
•
Di apertura o chiusura, un tema musicale che fa da cornice al
radiodramma, delimitandone con chiarezza l'inizio e la fine.
•
Di sipario, cesura o stacco, in modo da seguire le esigenze dello schema
narrativo, per suddividerlo in più sezioni e stabilirne i tempi, separando le
diverse parti di un radiodramma.
•
Di sottofondo, presente per tutta la durata del dramma, riprodotta a volume
limitato, per non interferire con la parte più importante che può essere un
dialogo o una narrazione. Deve avere delle caratteristiche di neutralità, utili
a fare da sfondo influente ma non invadente all'azione.
2 A.I. De Benedictis., “Radiodramma e arte radiofonica. Storia e funzioni della musica per radio In Italia”,
funzioni del suono.
•
Di commento contestuale, amplificazione descrittiva, contrappunto emotivo;
in questo caso la musica è composta da suoni in grado di “commentare” il
contenuto del dramma amplificando gli stati d'animo dei protagonisti e
rimarcando le caratteristiche ambientali.
•
Di Presenza all'interno dell'azione, cantata dai personaggi oppure
proveniente dall'ambiente.
•
Identificativa per personaggi, sentimenti, idee, può ripetersi ciclicamente
ogni volta che serve a determinare l'identificazione di un personaggio e di
alcune sue intenzioni celate, ricorrendo ad un tema che guidi l'ascoltatore
alla comprensione.
•
Identificativa per il riconoscimento dei piani dell'azione o della narrazione.
•
Di Stilizzazione per il riconoscimento di luoghi o epoche, che possa subito
suscitare un'idea
2.2 Il ruolo dei piani sonori
Per piano sonoro si intende la collocazione spaziale di voci, musiche, rumori, e
suoni. Il nostro orecchio deve essere in grado di percepire le numerose sfumature
prodotte dalla dinamica per esempio di un pianoforte o di una voce, deve poter
riconoscere i diversi livelli sonori (come quelli presenti in una composizione
polifonica, per esempio) L'utilizzo dei piani sonori trova nel campo acustico
un'applicazione essenziale.
Di buona norma nei radiodrammi possono essere addirittura tre i piani sonori che
permettono di dare minore o maggiore funzionalità ai personaggi presenti sulla
scena. Il vincolo stretto che lega l'esistenza alla funzionalità fa si che i personaggi
principali siano ben caratterizzati e riconoscibili, in modo tale che alla loro
comparsa, l'ascoltatore abbia immediatamente l'intuizione del personaggio, ad
esempio mediante il timbro della voce e il tono è possibile delineare i prospetti
essenziali dei personaggi. Molto importante è quindi l'aspetto dei piani sonori
come ad esempio primo piano, secondo piano e sottofondo, assolvenze e
dissolvenze alternate rendono possibile il riconoscersi di diversi eventi presentati
simultaneamente sia legati al verbale che legati al suono/rumore con tecniche di
missaggi differenti in modo da creare una “scenografia acustica”3.
Senza dubbio anche la riproduzione stereofonica ha un ruolo fondamentale nella
riuscita di un radiodramma. Sperimentata agli inizi degli anni '50, il suo ruolo è
quello di ordinare e distinguere gli eventi messi in scena, rendendone percepibili la
distribuzione e la sua collocazione spaziale. In Italia l'opera più conosciuta come
una vera e propria drammaturgia stereofonica è “Don Perlimplin” di Bruno
Maderna. La disposizione dei canali Dx, Centro e Sx segue l'evolversi del
dramma, ogni personaggio o addirittura evento ha una propria collocazione
spaziale.
2.3 La funzione dei rumori
Per determinare le caratteristiche di un personaggio i rumori offrono molte opzioni;
il rumore può caratterizzare l'ingresso di un personaggio, funzionare retoricamente
e svelarsi parte di tutto. Nel radiodramma il rumore oltre ad agire da metafora
sonora e ad innescare un meccanismo analogo che esalta le possibilità
immaginative dell'ascoltatore, rappresenta una sorta di alfabeto per la costruzione
spaziale delle scene.
Utilizzando un rumore in modo periodico si può ricavare l'ambientazione di una
scena, senza bisogno di comporre la ricostruzione sonora nei minimi dettagli col
rischio di creare una sostanziale confusione. Ad esempio i lamenti di un malato
evoca un ospedale, il nitrito di un cavallo una stalla, un campanello un
appartamento. I rumori possono contribuire alla costruzione di una sorta di
scenografia sonora capace di accogliere i dialoghi e i monologhi dei personaggi,
funzionando da indice localizzatore. il rumore ha il potere di evocare
immediatamente le cose, le macchine, le situazioni che lo producono, occorre
saper padroneggiarlo completamente tramite variazioni di tono, di intensità e di
ritmo.4 L'uso dei rumori nei suoi primi tentativi è il centro di riflessione sullo
3 Esempi si possono ritrovare in “Luce nella notte di Solferino” di Gherardo Guerrieri del 1959, musiche di
Luciano Berio, dove le voci dei caduti in battaglia sono in primo piano mentre la voce di Henri Dunant è in
secondo piano con eco.
4 Nel 1928 Il Teorico Francese Paul Deharme affermò che i tutti i rumori non abbiano un carattere reale, ma
solo evocativo facendo attenzione ai ritmi, tempi e usi delle pause. La radio deve guardare al mondo della
fantasia, porsi come una voce madre che racconta fiabe al piccolo ascoltatore.
specifico radiofonico, in Inghilterra i responsabili della BBC 5 sottolineano la
necessità di scrivere appositamente per la radio, tenendo conto dell impiego dei
rumori che svolgono un'azione riflessiva e suggestiva nell'ascoltatore.
2.4 La funzione del silenzio
Altrettanto importante è l'impiego drammatico e sonoro del silenzio, ormai
diventato una presenza acustica anziché assenza di suoni.
Inizialmente coniato come il nemico della radio, causato dai rumori di fondo
durante la ripresa microfonica, il silenzio è diventato un ulteriore vocabolo delle
produzioni radiofoniche, come evento isolato o associato. Dopo i rumori, è il
silenzio ad essere caratteristico dello stile radiofonico; L'assenza di parole, suoni e
rumore suscitano nell'ascoltatore un immenso sfondo e ampia immaginazione.
Partendo dal silenzio il radiodramma si sviluppa successivamente in musica.
In una citazione di John Cage, che elevò al massimo l'utilizzo del silenzio nel
1952, attraverso la sua rivoluzionaria opera 4'33” per pianoforte:
”il silenzio è una condizione del suono, è materia sonora: sottolinea e
amplifica i suoni, li rende più vibranti, ne preannuncia l'entrata, crea
suggestivi effetti di attesa e sospensione. Il silenzio è un mezzo
espressivo, è pieno di potenziale significato”.
Nel radiodramma l'utilizzo del silenzio si è rivelato sempre funzionale alla
narrazione privandosi del suo ruolo di pausa tra diversi momenti del racconto
drammatico. Il silenzio non è più riconducibile all'idea di vuoto, ma conserva in sé
delle proprietà spiazzanti ai fini del montaggio sonoro.
2.5 Tecniche realizzative
In un radiodramma il rapporto tra ciò che esiste e la funzione artistica si fa molto
stretto, soprattutto per i personaggi che devono essere definiti con sintesi e
precisione. L'apparato della struttura radiofonica, in termini di mezzi fisici, influisce
senza dubbio sulle caratteristiche drammaturgiche delle creazioni artistiche dei
5 http://www.bbc.co.uk/radio/
registi e dei musicisti. Ad esempio la catena elettroacustica che porta alla
realizzazione del pezzo (ripresa, missaggio, effettistica, tecniche di montaggio,
diffusione ecc..) incidono sul caratteristico mondo espressivo delle opere create
appositamente per la diffusione via radio sia per rappresentare il mondo
immaginario che quello reale. Oppure le voci riverberate, filtrate, trasformazioni
timbriche della voce, diventano spesso elementi distintivi per il riconoscimento di
un personaggio chiave nell'azione drammatica, siano essi uomini, animali, cose
oppure ricordi lontani che evocano una storia.
Con l'avvento della musica elettronica e della rielaborazione elettroacustica ci fu
una bipartizione estetica a confronto con la produzione radiofonica e
radiodrammatica con strumenti acustici (prima generazione radiofonica e
compositori della seconda generazione) che avvenne per molti anni presso lo
studio di Fonologia della RAI di Milano. In Gemania, in Francia e negli Stati Uniti,
queste esperienze sonore avevano trovato già sostegno e promozione negli
ambienti radiofonici e televisivi. In Italia purtroppo si era ancora attaccati a un
contesto strumentale. Luciano Berio, prima che lo studio Milanese fosse
inaugurato e aperto, già inquadrava la musica concreta ed elettronica in un
contesto di naturale progresso dell''arte musicale. Successivamente, l'introduzione
della registrazione su nastro magnetico, segnò la mutazione più evidente nel
radiodramma Italiano, ancora legato a proporre opere più vicine al teatro.
Realizzare direttamente un'opera radiofonica su supporto magnetico e non in
diretta significa poter realizzare un radiodramma secondo un metodo molto
distante dal teatro e molto più accostato al cinema: affidarsi al montaggio per la
produzione finale dell'opera.6In questo modo, con Impiego della registrazione del
suono nella composizione di un opera radiofonica, la rappresentazione di un
copione in diretta da parte di attori davanti ai microfoni fù messo in secondo piano.
Altro punto importante fù la diffusione del mezzo televisivo, che spinse la radio a
ricercare una maggiore specificità per paura di essere soppiantata da un mezzo
più moderno e nuovo. dopo gli anni '70 la produzione radiofonica raggiunse
comunque alti livelli qualitativi e le opere migliori arrivarono da alcuni registi che si
dedicarono con continuità alla radio.7
6 Uno dei primi esperimenti radiofonici basati su montaggio di pellicola sonora fù “Weekend” di Walter
Ruttmann nel 1930
7 Tra i registi più importanti si ricorda Giorgio Bandini, Carlo Quartucci, Roberto Lerici e Giorgio Pressburger.
La musica, i rumori, il silenzio e le tecniche radiofoniche contribuiscono a
localizzare la scenografia del radiodramma, a delimitarne le atmosfere e a guidare
l'ascoltatore nell'esperienza narrativa. Questa sorta di “teatro mutilato”8, è il teatro
che viene incorporato dalla radio, costringendolo a perdere un suo elemento
fondamentale, quello visivo, e ad assumere quelle caratteristiche di invisibilità e
cecità tipiche del mezzo radiofonico creando un linguaggio comunicativo del tutto
unico, quello del radiodramma, un’opera scritta e pensata esclusivamente per la
radio, priva della scenografia e del volto degli attori.
Illustrazione 1: Studio di fonologia del 1955 della sede RAI di Milano custodito presso il
Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco - Milano
8 Espressione usata da R.Sacchettini in “La radiofonica arte invisibile, il radiodramma Italiano prima della Tv”
2011
3
RADIODRAMMA O TEATRO ALLA RADIO?
3.1 Gli esordi
Radiodramma, radioteatro, radiodrammaturgia, sono termini che, agli esordi,
indicavano opere letterarie e teatrali per la radio di qualsiasi tipo, senza distinzione
di genere.
In Germania la nascita del mezzo e la teoria della sua espressione sono state
pressoché contemporanee (primi anni '20). Si arrivò subito a una chiarezza
lessicale, nel 1924 si coniarono i neologismi Schauspiel (guardare uno spettacolo
teatrale), Sendespiel (teatro radiotrasmesso), Horspiel (ascolto di radiocommedia
originale, che dopo gli anni '60 si trasformò in Neues Horspiel, basato sull'ascolto
di musiche, suoni e rumori), Funkoper (opera radiofonica). Furono termini che
distinsero in partenza sottogeneri radiofonici differenti. In Italia, anche ai giorni
nostri, si tende a non distinguere tra dramma radiotrasmesso (riduzione e
adattamenti
di
opere
teatrali
convenzionali)
e
radiodramma
quale
rappresentazione radiofonica originale.1
Inizialmente gli autori teatrali furono spesso timidi a cimentarsi nella scrittura di
opere racchiuse in questi nuovi generi, per non parlare degli attori, che rifiutarono
categoricamente di prestare la propria voce al microfono. Il passaggio dal teatro
alla radio, normale per il dopoguerra, fu vissuto come una sorta di tradimento. Altri
invece approfittarono delle nuove possibilità espressive fornite dalla radio per
trovare la perfezione della resa sonora e del testo teatrale narrato, senza le
difficoltà tecniche derivanti dalla registrazione teatrale tradizionale. Fu l'inizio del
teatro radiofonico, fatto di testi teatrali ridotti e adattati secondo le specificità del
medium, e di testi concepiti originariamente per la radio, che col tempo vennero
definiti appunto radiodrammi. In questo modo si è assistito anche alla nascita di
una nuova figura nel mondo dell'intrattenimento, ovvero quella del regista
radiofonico, che si è trovato, in veste di “direttore d'orchestra”, a comporre la
sequenza sonora di voci, rumori e musica, in modo accurato e funzionale al
racconto, utilizzando i principi del “montaggio”, senza la rischiosa incombenza
della “diretta”.
1
A.I. De Benedictis, Radiodramma e Arte radiofonica, “radiodramma vs opera radiofonica” Edt, De Sono,
2011
Nel periodo compreso tra gli anni '30 e '60 la radio ha svolto la funzione di
ampliare il pubblico teatrale; nata in un epoca nella quale il teatro drammatico era
ancora, almeno in Europa, fondamentalmente rivolto alla borghesia urbana, ha
diffuso i suoi testi e le voci dei suoi interpreti anche in ambienti popolari e rurali,
favorendo il superamento delle barriere tra teatro in senso proprio e forme di
teatralità popolari ancora molto forti in Italia e in gran parte d'Europa 2.
L'adattamento e la diffusione delle opere teatrali da parte della radio ha permesso
di trovare rimedio in molti paesi, tra cui l'Italia, ai limiti quantitativi di produzione e
distribuzione dei teatri nazionali e di creare un pubblico anche per opere
considerate rischiose dagli impresari per la loro innovatività o anche solo perché
estranee al repertorio più consolidato. Il teatro radiofonico ha offerto agli autori
nuove modalità espressive, liberandoli dai limiti della rappresentazione scenica:
possibilità che sono state coniugate in direzioni diverse, dalla sintesi di teatro e
poesia lirica, alla sperimentazione più estrema delle possibilità offerte dai suoni,
silenzi e rumori.3
3.2 L'arte dell'ascolto
Il passaggio dalla radiofonia alla radiodrammaturgia è stato un momento chiave
per gli sviluppi dell'arte radiofonica.
Gli elementi fondanti del teatro sono stati portati alla radio, dove la caratteristica
dell'invisibilità ha fatto in modo che il testo prendesse forme mai sperimentate fino
ad allora. È chiaro a questo punto che il testo letterario ha assunto nuove forme
che gli hanno consentito di adattarsi ad una narrazione senza gesto, ad una
caratterizzazione dei personaggi ed una messinscena esclusivamente uditive.
Quello che in pochi intuirono, all'inizio della radiodrammaturgia, erano le distanze
che il nuovo linguaggio avrebbe preso da tutti gli altri generi artistici. L'errore
comune fu quello di considerare il radiodramma come un genere subordinato al
teatro, alla letteratura e alla musica. In realtà verranno poi ampiamente constatate
la singolarità e l'unicità del “teatro alla radio”, il suo continuo dialogo con gli altri
generi artistici, senza per questo cadere in posizioni di subordinazione.
2
3
Ortoleva P., Scaramucci B., L'enciclopedia della radio, Garzanti Libri, 2003
Dopo una fase caratterizzata dal dilettantismo ,il primo vero e proprio esperimento di teatro radiofonico fu il
18 gennaio 1927 con la messa in onda di “Venerdi 13” di Gigi Mighelotti, tratto da un racconto di Mario
Vugliano.
Ciò che nel teatro si manifesta è la dimensione visiva del racconto; ogni cosa che
lo spettatore ascolta ha una fonte fisica visibile che non può lasciare dubbi sul
senso della trama. Tuttavia la storia della drammaturgia ci suggerisce diverse
eccezioni di trame che vivono fuori da contesti temporali, trame perfino più
facilmente riproducibili solo attraverso il suono.
“Il radiodramma porta con sé la forza e la potenza delle parole: scrivere
un testo teatrale pensato per la lettura alla radio è ancora più
complesso che pensarlo per la scena. Alla radio il significato è
preponderante come all’interno di una poesia, dove la parola e il suono
sono allineati. Mentre il teatro è un luogo che si sceglie di varcare, il
radiodramma non ha un pubblico pagante”. 4
Nel radiodramma è possibile rappresentare mondi privi di un tempo e di uno
spazio, ancor più che nel teatro, stimolando un unico senso, quello uditivo.
Attraverso Esso si possono dare a un testo letterario qualità di cui, prima della sua
riproduzione orale, era privo. L'intimità della narrazione è capace di suscitare
nell'ascoltatore emozioni che sono ben differenti da quello fino ad allora provate
dal lettore e dallo spettatore teatrale. É proprio qui che si possono intuire le
potenzialità creative del mezzo: possibilità espressive che derivano da una
narrazione caratterizzata da rumori di fondo, da stacchi musicali e da tutti quelli
elementi narrativi percebibili esclusivamente grazie all'ascolto. Sono essi a
segnalare al fruitore che è posto davanti ad una scena e a creare
contemporaneamente una dimensione spaziotemporale per quanto concerne la
funzione scenica, narrativa, drammaturgica e alla collocazione a sé della vicenda.
In Italia, a partire dagli anni '30, il radiodramma si sarebbe sviluppato come genere
autonomo, il più programmaticamente teso a sfruttare tutte le potenzialità del
mezzo. Per arrivarvi occorreva coinvolgere realmente gli autori, spingerli a credere
nel mezzo e nelle sue possibilità al di là del divertimento occasionale tramite un
processo che prese le mosse dai centri del dibattito culturale per crescere
attraverso numerose iniziative, anche locali. Un processo che avrebbe trovato un
valido sostegno nel dopoguerra nell'istituzione del prestigioso Premio Italia, vero
punto di riferimento internazionale per la qualità del teatro radiofonico.
4
Chiara Guidi, Socìetas Raffaello Sanzio, cit. in scene radiofoniche, 2011
Tra le espressioni autonome derivanti dalla cultura radiofonica, invece rientrano
tanto la riduzione di un'opera narrativa o teatrale, da cui storicamente prende
forma lo sceneggiato radiofonico, quanto il dramma scritto e concepito
appositamente per il medium radiofonico che origina appunto il radiodramma: in
realtà è arduo operare una netta distinzione tra il primo (sceneggiato) e il secondo
(radiodramma), giacché pure il radiodramma può derivare dall'adattamento di un
testo narrativo. Mentre nello sceneggiato radiofonico era solitamente prevista la
suddivisione in puntate, nel radiodramma si praticava l'adattamento di un testo
proveniente dal teatro o dalla narrativa letteraria e lo si trasformava in una storia
sonora di breve durata, circa quindici minuti, senza interruzioni e sdoppiamenti in
più puntate.5
Ulteriore espressione autonoma derivante dalla radiofonia nacque dopo le
devastazioni causate dal primo conflitto mondiale e il successivo periodo di crisi
dopo quello della ricostruzione nel dopoguerra quando il popolo Italiano aveva una
gran voglia di raccontarsi e lo faceva con il cinema, con la letteratura ma anche
con la radio dove alcuni giovani giornalisti inventarono un nuovo genere di
racconto, qualcuno la chiamava, ma ancora oggi, fonografia cioè di quei racconti
che montavano suoni e voci molto spesso presi dal vivo, dalla strada, ma oggi è
più conosciuto con il nome di Radiodocumentario.
5
G. Michelone, Dalla radiofonia alla radiodrammaturgia “Comunicazioni sociali”n.3 Luglio 1997
4
IL REALISMO RADIOFONICO
4.1 Dalla radiocronaca al documentario
Alcuni storici della radio convergono nell' attribuire la nascita del documentario
radiofonico in Italia al giovane gruppo giornalistico dell’EIAR (Ente Italiano
Audizioni Radiofoniche) e alle loro radiocronache agli inizi del 19301.
In epoca fascista il problema più urgente, sotto il profilo espressivo e dei contenuti,
era quello di creare una nuova classe di radiocronisti che fossero capaci di attirare
l’attenzione degli ascoltatori, muovere i loro animi durante l’ascolto delle cronache
degli eventi del regime, che sapessero narrare le imprese del popolo sia in guerra
che nella vita quotidiana, e che fossero in grado di celebrare la società fascista. In
poche parole, raccontare la storia nel momento stesso del suo compiersi
attraverso la radiocronaca, un modello di giornalismo caratterizzato dalla
ristrettezza
dei
tempi
a
disposizione
imponendo
l'improvvisazione
mediazione e dalla necessità di “mostrare” le situazioni al pubblico
sulla
in modo
efficace, comportando una drammatizzazione del racconto; Mentre il giornalista
radiofonico
racconta
l'avvenimento
in
presa
diretta,
l'ascoltatore
ne
fa
un'esperienza immediata, da cui può nascere una reazione rapida e improvvisa.2 A
questo proposito venne creato a Roma nel 1937 il Centro di preparazione
radiofonica che, sotto il controllo del Ministero dell’Educazione e del CNR, era
destinato a formare le nuove leve del personale con compiti autoriali e
comunicativi dell’emittente radiofonica nazionale; Radiocronisti, annunciatori,
fonomontatori, registi ed attori. Il centro, diretto dal giornalista Franco Cremascoli,
una delle voci più celebri della radio durante il periodo fascista, fu istituito sulla
scorta del Centro sperimentale di cinematografia di Cinecittà (Roma), in un
progetto congiunto volto all’individuazione di nuovi talenti che andassero ad
arricchire le fila di quegli autori che sarebbero stati artefici della nascita della
cultura di massa. La scuola ebbe in realtà vita breve, chiuse i battenti nel 1943 per
poi riaprirli alla conclusione della guerra, ma l’unico corso tenuto in quel lasso di
tempo diplomò personaggi destinati ad avere ruoli di grande rilievo nell’etere
1 l'Eiar fù titolare in esclusiva delle trasmissioni radiofoniche sul territorio nazionale. Svolgeva la propria
attività di editore e operatore radiofonico in regime di monopolio.
2 Alla fine degli anni '50 prese piede la radiocronaca a catena, formata da varie postazioni e continui
passaggi da un conduttore all'altro, il primo programma che utilizzò questo tipo di sperimentazione fu “Tutto il
calcio minuto per minuto” nel 1959, in diretta dagli stadi di calcio.
italiano degli anni seguenti. Essi vennero presto assunti dai microfoni dell’EIAR e
andarono a costituire il nocciolo duro del gruppo di redattori di un programma che
è possibile considerare come il vero antenato delle prime forme del maturo
documentario italiano: “Voci dal mondo”, una rubrica di attualità in onda dal 1931.
La trasmissione, interrotta nel periodo di guerra, fu riproposta dal 1949 sotto la
direzione di Vittorio Veltroni, allora a capo della redazione radiocronache, e con
l’importante presenza di Pia Moretti, la prima voce giornalistica femminile della
radio Italiana e Europea, e Luca Di Schiena, altro giornalista che sarà, negli anni
'50, tra le fila dei grandi documentaristi italiani.3
Illustrazione 2: Da sinistra: Vittorio Veltroni, Lidia Pasqualini e il radiocronista
sportivo Niccolò Carosio, immagine tratta da "Radiocorriere" Dicembre 1967.
Successivamente vennero condotti altri esperimenti nel genere del documentario,
spesso in stretto parallelismo con i prodotti cinematografici. Fu solo con
l'affermarsi della registrazione audiomagnetica che il documentario radiofonico si
diffuse e ottenne un proprio spazio nei palinsesti delle maggiori reti radiofoniche
occidentali, dando poi luogo a specifici sottogeneri come le trasmissioni di
approfondimento nel campo dell'informazione, le trasmissioni di inchiesta costruite
3
P. Ortoleva, Il documentario radiofonico: linguaggi e forme tra passato e futuro.
attraverso la registrazione di interviste e la cattura di suoni d'ambiente, i
documentari educativi e il “docudrama” (genere che venne sviluppato in
particolare dalla BBC in Inghilterra) ovvero il documentario drammatizzato dove un
contenuto informativo basato su ricerche storiche o su fonti giornalistiche viene
ricostruito con l'ausilio di attori e di scenografie. Caratteristico del docudrama non
è solo l'uso di attori ma anche di dialoghi scritti appositamente , che si sforzano di
evocare e rendere più vividi gli eventi reali attraverso la ricostruzione immaginaria
di ciò che avveniva “dietro le quinte” e spesso anche attraverso la
rappresentazione di conflitti personali ed emotivi.
Il genere del radiodocumentario ebbe la sua massima espressione in Italia
all'interno del movimento neorealista tra l'inizio degli anni '40 e la metà degli anni
'50. Uno dei primi artefici di questa nuova forma d'arte fu Aldo Salvo, considerato il
primo documentarista in ordine di tempo, che diresse per molti anni il settore
documentaristico della RAI. In questo periodo si delinea, da parte dei giornalisti, la
volontà di proporre e di documentare la realtà delle vicende storiche e sociali delle
classi più disagiate attraverso una sorta di immersione fatta di suoni, voci,
sensazioni. E' proprio questa la caratteristica principale del documentario
radiofonico, ovvero la capacità di attrarre l'attenzione su aspetti poco noti o
trascurati della realtà sociale sfruttando le potenzialità della riproduzione del reale,
propria delle tecnologie audiovisive. Nei periodi di nascita e crescita del
radiodocumentario possiamo individuare, se non una scuola o una corrente,
almeno la presenza di gruppi di documentaristi con intenti e gusti comuni, che
spingevano il genere verso determinate forme e poetiche. Il documentario
sembrava, in quei periodi, un genere vivo, importante per la radiofonia italiana,
fonte di conoscenza per gli ascoltatori.
4.2 Gli elementi che compongono un radiodocumentario
Un documentario ha molti elementi caratterizzanti: l'autore (o gli autori), le
testimonianze (diretti interessati, esperti), il sonoro ambientale, voci e suoni
d'archivio, la lettura di brevi estratti letterari per sostenere un'idea o aprire spazi
all'immaginazione. Sempre più frequente è l'inserimento in un documentario
radiofonico di brani audio estratti da un film o da un altro programma radiofonico.
Al suo interno si utilizzano alcuni strumenti di narrazione radiofonica:
•
un testo narrante fuori campo;
•
interviste a protagonisti, esperti,testimoni;
•
sceneggiato degli avvenimenti di cui si parla;
•
lettura di testi poetici e documenti storici
•
dibattito in studio
•
coloritura di ambienti ed effetti speciali.
La qualità di un radiodocumentario è proporzionale non solo alla qualità delle
informazioni che diffonde, bensì alla cultura e forza immaginativa che scatena,
senza limiti di spazio e di tempo, cioè che il rapporto tra qualità dei contenuti, dei
messaggi, della scrittura e dinamica della narrazione, fattori estetici, linguaggi
sonori e innovazione tecnica e il punto di vista dell'autore funziona. Inoltre il
documentario radiofonico necessita di una prospettiva che metta lo storico/utente
nella posizione di chi sa, insieme, ascoltare e interrogare, al fine di ricostruire una
testimonianza che sia fonte di conoscenza. Il suono aggiunge significati alle parole
e le arricchisce di vitali informazioni, in una dimensione in cui il contesto diviene
parte integrante del testo, non solo per messo della voce, ma anche attraverso
musica e rumori.4
4.2.1 Registrazione e montaggio
Oggi la tecnologia digitale offre registratori e microfoni in miniatura senza nastri, si
facilita di molto il lavoro rispetto alla generazione dei veterani caratterizzato dalle
grandi attrezzature nelle borse e microfoni ingombranti.Dopo la registrazione,
muro portante del documentario è il montaggio, il lavoro invisibile di taglio e cucito
creativo. La qualità del singolo documentario è data non solo da questi due lavori
ma anche da accorgimenti tecnici che ne conseguono: stacchi e attacchi a secco,
musica o parlato che vengono sfumati, dissolvenze e assolvenze, sottofondi,
trasparenze, sovrapposizione di più tracce o livelli sonori, isolamento e messa in
risalto o associazione di singoli elementi, ripetizioni, distorsioni, echi5 ecc..
4
5
Morawsky P., Vincenti R., Cento voci dall'Italia. I documentari e le inchieste di Radio Rai ( 1944 – 2001)
Rai Teche.
Elementi tecnici che verrano spiegati in un glossario in appendice 1 a questa tesi.
4.2.2 Le testimonianze
Il numero di testimonianze è molto importante, più numerose sono le voci,
maggiormente ricco è il racconto, ad esempio capita che a intervistarsi
vicendevolmente siano due o più voci con effetti di giochi di specchi, ma non va
sottovalutato il fascino della voce sola quando è capace di trascinare chi l'ascolta.
Non sempre le voci vengono identificate, specie quando si vuol dare all'ascoltatore
la sensazione di trovarsi sul posto, esaltando le sonorità ambientali. Invece un
esperto, per definizione, quale che sia, ha perlomeno un nome o una qualifica. Per
l'immediata comprensione di ciò che viene detto non è secondario se chi
interviene parla in dialetto, ha forti inflessioni locali, usa espressioni gergali.
4.2.3 La musica
La musica può essere dosata a piacimento, limitata solo alla sigla oppure inserita
nel documentario. Può avere una funzione decorativa,di accompagnamento, di
alleggerimento, ad esempio dopo un parlato lungo si delega alla musica un ruolo
distensivo, che il brano scelto abbia attinenza o meno con l'argomento trattato.
Talvolta si usa la musica come sottofondo al parlato, in altri casi essa ha una
funzione didascalica, illustrativa, al fine di identificare la situazione. Alcuni
documentaristi non fanno molto uso della musica, si limitano solo a stacchi
musicali/sonori, anche brevissimi, di pochi secondi, allo scopo di imprimere un
ritmo o di cambiare rapidamente pagina. Altri invece si servono della musica per
continuare il racconto in altre forme, per esempio commentando le parole di una
canzone o facendo diventare il brano musicale parte del racconto 6.Si ha un
documentario quando dalla vita vera si riesce a ricavare una forma d'arte, quando
riesce a organizzare una materia sonora complessa, almeno parzialmente raccolta
"sul posto", in un'opera semplice, unica e autentica, dove per semplice s'intende la
capacità di tener vivo l'interesse dell'ascoltatore e di suscitare nella sua mente
emozioni, pensieri, efficaci e vive immagini.
Nel 1952, per impulso della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, venne
istituito un premio ai documentari, primo fra tutti il Prix Italia dove l'anno seguente
divenne categoria ufficiale.
6
Morawsky P., Vincenti R., Cento voci dall'Italia. I documentari e le inchieste di Radio Rai ( 1944 – 2001)
Rai Teche.
5
IL PRIX ITALIA
Il Prix Italia1, promosso dalla Rai, è il più antico e prestigioso concorso
internazionale per programmi radio, tv e web (fiction, documentari, musica e
rappresentazioni artistiche). Concorrono oltre novanta organismi radiotelevisivi,
pubblici e privati, da tutto il mondo.
5.1 L'istituzione di un premio
Il premio fu inizialmente un metodo per stimolare una nuova produzione artistica,
come ad esempio negli anni '30 la prima ondata di radiodrammi nacque in risposta
a un concorso indetto dall EIAR.
Nato poco più di tre anni dal secondo conflitto mondiale (1948) a Capri, in
conseguenza del rinato interesse nel dopoguerra per le ricerche artistiche della
radio, da un idea di Salvino Sernesi, Giulio Razzi e Sergio Pugliese, tre alte
cariche della Radio Italiana. Alla base del Prix Italia vi era il desiderio di
coinvolgere le maggiori radio europee, trovare un modo, tramite la collaborazione
radiofonica, di lanciare un segnale di pace. A questo proposito La Rai ricercò
senza complessi e timori il confronto internazionale, anche e forse soprattutto
perché in un continente uscito logorato e ancora diviso dopo la guerra, erano in
molti a sperare in un Europa politicamente ed economicamente unita. Lo scopo
era di dare anche nuovo impulso alle messinscene radiofoniche e ai radiodrammi
e di far conoscere oltre i limiti nazionali le opere meritevoli. Il Prix Italia, come gli
altri istituiti in quel periodo2, garantiva una certa promozione a una radio sempre
più alla ricerca di pubblico.
Le prime edizioni furono seguite da un “festival radiofonico”, una rubbrica della
RAI che nel corso dell'anno riproponeva le opere presentate in concorso. L'italia
vinse per la prima volta nel 1950 con l'opera musicale “Ifigenia” di Ildebrando
Pizzetti e Alberto Perrini guadagnandosi, soprattutto nei primi anni, il primato della
produzione documentaria, grazie alle sperimentazioni di Sergio Zavoli, che
ottenne il premio della Federazione della stampa con “Notturno a Cnosso” del
1
2
http://www.prixitalia.rai.it
Ad esempio il Premios Ondas di Radio Barcellona, il Grand Prix Radio dell'Urti, il Prix Marulit-Old exts
revisited, a Hvar in Croazia
1953 insieme a Giovanni Battista Angioletti. Nel 1960 si ebbe la prima vittoria di un
radiodramma Italiano, “La fidanzata del Bersagliere” di Edoardo Anton. Solo alla
fine del decennio l'Italia si impose internazionalmente per la sua produzione in
questo settore, in particolare per le innovative regie di Giorgio Pressburger,
trionfatore al Prix Italia del 1970 nella categoria dei programmi radiostereofonici
con “Giochi di Fanciulli” con Sergio Liberovici, ispirato dal capolavoro pittorico di
Peter Bruegel il Vecchio.
5.2 Il concorso
Prix Italia mira, ancora oggi, allo scopo di promuovere un convegno per l'
assegnazione di un premio per:
•
La migliore qualità, l'innovazione e la creatività nella produzione dei
programmi radiofonici, successivamente si aggunsero quelli televisivi e dei
contenuti per il web.
•
Sollecitare gli organismi aderenti a diffondere i programmi presentati.
•
Favorire gli incontri e la collaborazione fra tutti coloro che compiono un
lavoro creativo nel campo della radio, della televisione e del web.
•
Stimolare lo studio, la discussione e la conoscenza dei problemi culturali e
creativi propri a questi mezzi d’espressione.
La manifestazione, storicamente itinerante, si è svolta nelle principali città d’arte.
Unica eccezione dal 2009 al 2012, anche in omaggio al 150° dell’Unità d’Italia,
Torino è stata prescelta come sede del convegno e si svolge nella seconda metà
di Settembre. Si decise di assegnare, dalle origini, negli anni pari il premio alle
opere letterarie con o senza musica e negli anni dispari alle opere musicali con o
senza testo. Il premio fu assegnato inizialmente soltanto a tre opere radiofoniche,
poi dal 1953 ne venne invece premiata una per categoria (musicale o drammatica,
e in più la categoria dei documentari) e dal 1962 venne aggiunta la sezione
autonoma dedicata alla stereofonia.
Oggi il concorso ufficialmente si divide in:
Sezione Radio
Musica
- Composizione Musicale
- Programma sulla musica
Drama
- Opera originale
- Adattamento radiofonico
Documentari
- Migliore qualità globale
- Originalità e innovazione nel linguaggio
documentaristico
Sezione TV
Performing Arts
- Rappresentazioni artistiche
- Documentari di musica e arte
fiction
- Film Tv e mini serie
- Serie ad episodi e serial a puntate
documentari
- Documentari culturali di interesse generale
- Documentari di attualità
Sezione Web
- Sito interattivo legato ad un programma radiofonico o televisivo
- Nuovi contenuti e tecnologie per la televisione multischermo
Tabella 1: Categorie in concorso oggi a Prix Italia
Il consiglio di amministrazione Prix Italia decide e pubblica, di anno in anno, premi
speciali come ad esempio nel 2012 il Premio Speciale “Expo 2015 - Nutrire il
Pianeta, Energia perla vita” promosso dalla società Expo 2015 Spa 3. Il premio è
dedicato ai programmi televisivi che hanno per oggetto l’alimentazione come
energia vitale del Pianeta necessaria per uno sviluppo sostenibile basato su un
corretto e costante nutrimento del corpo, sul rispetto delle pratiche fondamentali di
vita di ogni essere umano, sulla salute. Oppure il “Premio speciale del Presidente
della Repubblica” al miglior programma radiofonico che tratti argomenti o
protagonisti dell'attualità.
Le giurie internazionali4 sono composte da professionisti della comunicazione
nominati dagli enti radiotelevisivi membri del Prix Italia. La formazione delle stesse
segue il criterio della rotazione e la selezione dei programmi è discussa in un
3
4
http://www.expo2015.org/
Con l'ampliamento delle categorie in concorso, la giuria unica fu sostituita da tre commissioni
internazionali destinate rispettivamente alle opere drammatiche, a quelle musicali e ai documentari.
dibattito pubblico prima della proclamazione dei vincitori. Le sette giurie sono
composte da persone qualificate, designate dagli organismi e scelte tra gli esperti
dei rispettivi generi.
I programmi presentati al concorso devono riunire qualità notevoli e presentare
elementi di innovazione che perfezionino e arricchiscano l’esperienza radiofonica,
televisiva e multimediale, possono essere interamente originali o tratti da opere
già esistenti, in quanto l’aspetto che le giurie prendono in considerazione è
soprattutto il carattere specificamente radiofonico, televisivo o multimediale che i
programmi presentano. Per la radio e la televisione, le opere non devono avere
alcun carattere pubblicitario, devono essere stati trasmessi non anteriormente a
due anni rispetto alla data della sessione, oppure già programmati per la messa in
onda dall’organismo proponente prima della successiva sessione del concorso e
nella stessa forma in cui sono stati presentati.5
5.3 Due edizioni a confronto
Nella tabella riportata a pag. 29 è illustrata la prima edizione di Prix Italia tenuta a
Venezia nel 1949. Custodita presso l'archivio del Prix Italia della Rai di Roma.6 Per
la compilazione della tabella si è adottato il seguente ordine: Titolo, genere
dichiarato, autore del testo, autore delle musiche, ente radiofonico di
rappresentanza e nazionalità, l'assenza del genere indica opere appartenenti a un
genere letterario o drammatico con musica.
5
6
Fonte: Regolamento principale Prix Italia
Tratto da A.I De Benedictis, Radiodramma e arte radiofonica, storia e funzioni della musica per radio in
Italia, Edt, De Sono 2004, autori e opere in concorso dal 1949 al 1970, p...161
1 premio
Frèdèric Gènèral
Genere
Autore
Musiche
Radio
radiofarsa
Jacques Costant
Claude Arrieu
RTF Francia
Francis Dillon
Francis Collinson
BBC Uk
Pierre Rocher
Kurt Lewinek
Radio Monaco
Walter Goldschmidt
Ravag Austria
2 Premio
The old and true story of
Rumpelstilskin
3 Premio
Chanson Perdue
film radiofonico
Opere segnalate
Sèrènade in F dur
Saint Francois D'assise
opera radiofonica
William Auguet
Arthur
De boer die sterft
gioco radiofonico
Herman Teirlinck
Victor Legley
INBR Belgio
G. F. Malipiero
RAI Italia
V. K. Klicpera
Bohuslav Martinu
CR Czech
Henri Sauguet
Henri Sauguet
RTF Francia
( da T.S. Eliot)
Kees van Baaren
NRU Olanda
Mario Bugamelli
ERT Trieste
Antonio Illersberger
ERT Trieste
Z dudàckèho kraje
Isa Krejci
CR Czech
Sinfonia del mare
Gosta Nistroem
RT Svezia
Felice Filippini
Otmar Russio
SSR Svizzera
David Jones (adatt.
Douglas Cleverdon)
Elizabeth Poston
BBC Uk
Hilding Rosemberg
RT Svezia
Heinz Sandauer
Ravag Austria
Leo Apo
Ahti Sonninen
YLE Finlandia
Cita e Suzanne
Malard
Henri Tomasi
Radio Monaco
G.B. Angioletti
Guido Turchi
RAI Italia
Mondi celesti e infernali
Veselohra na moste
opera radiofonica
Symphonie allègorique
Altre opere partecipanti
The hoolow men
cantata
Sinfonia
Le ciaramelle
I sette peccati capitali
poema
gioco radiofonico
In parenthesis
( da Pascoli)
Johannes Uppenbarelse.
La revèlation de St. Jean
Klavierkonzert in B
Merenkuninkaan tytàr
opera radiofonica
La Muraille de Larmes
La sera del grande
silenzio
radiodramma
Tabella 2: Opere in concorso durante La prima edizione di Prix Italia, 1949, Venezia
Nella prima edizione, i lavori presentati erano generalmente drammatico/letterari
con accompagnamenti musicali; il radiodocumentario, e il neonato realismo
radiofonico, non era ancora un genere da candidare ad un concorso a premi. La
musica e la drammaturgia rimanevano ovviamente i protagonisti principali, solo
dopo gli anni '50 la manifestazione si arricchi' di due ulteriori premi aggiuntivi offerti
dalla RAI e di una terza classe di concorso dedicata ai documentari radiofonici7.
7
Per un'analisi delle opere nelle passate edizioni, si legga A.I. De Benedictis, M. M. Novati, Il Prix Italia e la
Passiamo all'ultima edizione di Prix Italia rappresentata nel 2013 a Torino 8,
schematizzato in una piccola tabella prendendo in considerazione solo il settore
radiofonico:
Settore radio
musica
- Composizione musicale: Festa per le orecchie, Un approccio
sonoro alla gastronomia (SRF, Fra)
- Programma sulla musica: La serie armatura di chiave (CBC,
Can)
drama
- Opera Originale: Bermuda Square (RTR, Rus)
- Adattamento radiofonico: 1984 (BBC, Uk)
documentari
- Miglior qualità globale: Ricordiamoci del Joola, l’ultimo viaggio
della nave (SRF, Fra)
- Straordinaria origlnalità e/o innovazione nella forma del
linguaggio documentaristico: Tim Key e il cappotto di Gogol
(BBC, Uk)
Tabella 3: Vincitori del concorso radiofonico durante Prix Italia 2013, Torino
Purtroppo il sito internet di Prix Italia, nella categoria dei vincitori del concorso, non
consente l'ascolto per intero delle opere, ma solo per trenta secondi circa o, in
alcuni casi, non consente la riproduzione delle stesse. Dopo uno scambio di mail
intercorso con la responsabile del settore radiofonico di Prix Italia, Carla Teofani,
alla quale chiesi il perchè di questo ascolto ridotto, mi rispose che per ovvi motivi
di diritti, il regolamento di Prix Italia consente nel web l'ascolto minimo oassente di
alcune opere. Nel caso in cui si avesse bisogno di ascoltare qualche produzione
per intero, si dovrebbe chiedere prima l'autorizzazione al broadcaster di
appartenenza, i tempi per avere l'autorizzazione e le possibili modalità di rilascio
possono variare. Da questa problematica è risultato molto difficile fare un'analisi
tecnica e acustica delle opere radiofoniche.
Dalla prima edizione del 1949 a oggi le differenze riguardano, oltre che dalla
nascita di sempre più nuove categorie di concorso, anche dal mezzo di diffusione.
Fino alla nascita della televisione e di internet, Prix Italia era un concorso pensato
solo ed esclusivamente per la radio, le nuove tecnologie hanno portato il premio
ad aprirsi ad esse come nuove forme di sperimentazione e diffusione. Altro dato
importante è la continua affermazione, se non supremazia, dei lavori di stampo
Francese, Tedesco Inglese e dei paesi Scandinavi. Questi ultimi, specialmente
8
sperimentazione radiofonica, 2012, Rai Trade, Die Schachtel.
Fonte della lista dei vincitori: www.prixitalia.rai.it/2013/Pdf/Prix_Italia_Vincitori_2013.pdf
negli ultimi anni, sono riusciti a ritagliarsi un ruolo di grande prestigio per quanto
riguarda le produzioni radiofoniche.
La manifestazione indubbiamente ha raggiunto gli intenti che si preponeva
vantando sin dalla prima edizione una folta partecipazione favorendo la diffusione
internazionale delle opere, che poterono contare anche su numerose repliche
internazionali. Il premio ha in genere contribuito a tenere alto il valore e il
riconoscimento della radio anche nel momento di più agguerrita concorrenza della
TV. Ulteriore compito fondamentale di Prix Italia, non solo nel radiodramma ma
anche nelle altre categorie radiofoniche, è la ricerca di nuovi talenti, scoprire nuovi
volti della radiofonia e di un utilizzo efficace delle nuove tecnologie, che possano
in un futuro diventare nuove categorie di concorso?
Illustrazione 3: Locandina 65° Prix Italia. 2013, Torino
Conclusione parte prima
Con questa prima parte del mio lavoro ho provato ad esporre e a raccontare i due
generi di arte radiofonica più autonomi ; il radiodramma e il radiodocumentario,
focalizzando la mia attenzione sugli apetti componenziali, storici e in parte attuali.
La seconda parte introdurrà quello che è stato il primo cambiamento (e anche il
più significativo) nella storia della radio. Il punto di partenza dal quale nasce la
domanda: ha ancora senso oggi comporre radiodrammi e documentari? Si
potrebbe parlare di arte radiofonica oggi?
PARTE SECONDA: L'ARTE RADIOFONICA OGGI
1
IL CAMBIAMENTO DELLA RADIO
1.1 La radio di flusso e la nascita della Tv
Il regime di monopolio, che fin dagli anni '20 aveva governato le radiodiffusioni
italiane (e dagli anni 50 la TV) è stato dichiarato illegittimo costituzionalmente in
seguito a due sentenze della corte costituzionale nel 1974 e nel 1976; la radio
pubblica quindi passava da un diritto esclusivo a uno di concorrenza. Con
l’immissione di soggetti privati sulla scena, la concessionaria pubblica si è
lentamente trasformata, andando di conseguenza a snaturare alcune delle
caratteristiche proprie di una radio di servizio pubblico. Si sviluppò un modello di
programmazione rivoluzionario, non più legato ai dettami stilistici consolidati dalla
radiofonia pubblica, ma al contrario, volta a distanziarsene per linguaggio, scelte
musicali, e rapporto con gli ascoltatori.
In realtà il modello di radio che emerse fu quello delle odierne radio commerciali,
la cui programmazione è organizzata “a flusso” 1: una radio nella quale i metodi di
produzione seguono le regole della serialità, nella quale non si trova più uno
spazio per i singoli programmi d’autore. Inoltre, se sul finire degli anni '80 la
radiofonia italiana si presentava piuttosto frammentata, e se si poteva immaginare
che maturando avrebbe accentuato le differenze che vivevano all’interno della
propria realtà proponendo una diversificazione dell’offerta, negli anni successivi si
sono fatti pochi passi in questa direzione. Anzi, all’opposto, l’evoluzione dell’offerta
si è di fatto bloccata: le radio sembrano essersi fermate su forme che le rendono
molto simili le une alle altre. In particolare l’evoluzione dell’offerta si è bloccata per
quanto riguarda lo sviluppo dei formati basati sulla parola. 2 In risposta a queste
tendenze, poi, la radio pubblica, così come ha fatto in ambito televisivo, non ha
rifiutato la sfida lanciatagli dalle emittenti commerciali e, impossibilitata a
combattere sul proprio territorio, è scesa sul campo di battaglia delle radio private.
La conseguente moltiplicazione dei canali comunicativi accessibili a uno stesso
individuo, portò una nuova divisione del lavoro tra i mass media che sono chiamati
a ridefinire i propri ruoli, la propria offerta e i loro modelli di business. Il ruolo delle
trasmissioni educative nella radiofonia italiana ad esempio è oggi marginale, si è
1
2
Concetto elaborato da Raymond Williams nel 1974.
B. Fenati, Fare la radio negli anni '90, Rai-Eri ,1993
verificata in particolare una diversificazione progressiva dell'intrattenimento
attraverso l'introduzione di nuovi sottogeneri, dal quiz, al contatto con il pubblico.
Non esiste più un modello di emittenza basato sui programmi e su una precisa
segmentazione del palinsesto, ma un flusso costante di musica su cui si
inseriscono le voci dei disc jockey e dei conduttori.
Anche in precedenza l'avvento della televisione, figlia troppo sviluppata, mise in
difficoltà la radio facendole perdere gran parte della propria consolidata funzione
sociale, quella di riunire la famiglia di fronte all'apparecchio domestico, a vantaggio
della TV che le stesse istituzioni radiofoniche avevano creato e conviveva nelle
stesse aziende.3Uno dei molti effetti della televisione sulla radio è stato di
trasformarla da medium di svago in una specie di sistema nervoso d'informazione.
Dopo essere stata negli anni '20 fino agli anni '50 mezzo privilegiato di
comunicazione e a volte di indottrinamento, verso l'infanzia, la radiofonia sembra
da allora avere delegato integralmente alla TV il compito di divertire e intrattenere
le persone prima dell'adolescenza, cosa che conferma tra l'altro le preoccupazioni
sociali per il peso eccessivo della televisione nella vita infantile. Prima della TV la
radio è stato il solo mezzo a penetrare nelle ore della vita domestica e nei suoi
spazi e dopo la nascita del mezzo televisivo ha comunque continuato a svolgere
un ruolo essenziale in molte fasce orarie, ma si è spostato con il suo pubblico in
altri spazi forse ancora più intimi, a cominciare dall'automobile.
“Quando chiedete alle persone se ascoltano la radio è facile che
rispondano no. Quando poi chiedete loro se, quando sono in macchina,
tengono la radio accesa, rispondono si”.4
1.2 Un'esperienza privata
La radio, italiana e non solo, oggi si trova ad affrontare sfide di grande portata,
destinate inevitabilmente a modificarne la fisionomia, e forse la stessa identità
mediatica. La sfida non nasce solo, come si tende spesso a pensare, dalla
tecnologia, ma anche dal mutare complessivo del sistema della comunicazione in
termini organizzativi e culturali. L'evoluzione della radio è stata sottilmente
3
4
E. Menduni, Il mondo della radio; dal transistor ai social network, L'Italia in onda
Tony Swarz, 1973, cit.
condizionata da quello che possiamo chiamare “il sistema dei media sonori”, e
insieme ha avuto un ruolo di grande rilievo nei suoi mutamenti, che ha di volta in
volta anticipato, promosso o subito. Il cambiamento più sorprendente è
rappresentato dalla pura e semplice moltiplicazione dei media che si rivolgono
all'orecchio: senza considerare i mezzi audiovisivi, che pure si sono diversificati, e
la cui componente audio è venuta assumendo un peso crescente.
Se la radio di oggi è caratterizzata da una sempre più crescente diffusione
circolare e programmata di sola musica e visto che la tecnologia, le forme di
comunicazione e le tipologie di apparecchi, sono in continua evoluzione, che cosa
intendiamo oggi veramente per “radio”?
Credo che indipendentemente dai canali usati, oggi la radio sia qualsiasi
programmazione sonora rivolta a un pubblico indefinito, un mix di parole, musica e
suoni, che viene elaborato e programmato da un emittente per fluire lungo il tempo
e raggiungere le orecchie di persone che potranno ascoltarlo in modo concentrato,
dedicargli un attenzione intermittente, sentirlo come puro sottofondo delle proprie
attività o addirittura non notarlo, quasi fosse semplicemente parte dell'ambiente. E'
proprio questa in fondo, la caratteristica della radio: l'invisibilità della sua presenza.
Dal punto di vista della produzione, lo sviluppo delle nuove tecnologie ha portato
oggi alla diffusione di standard nuovi rispetto al passato. Rispetto alla fruizione
stanno emergendo soluzioni in grado di aumentare considerevolmente lo spettro
dei canali a disposizione per l'ascolto radiofonico come ad esempio i nuovi telefoni
cellulari, gli smartphone e i tablet, visti dapprima come una forma di minaccia per
la radio musicale, si stanno rivelando invece come l'ennesima opportunità offerta
al medium radiofonico in grado di veicolare gratuitamente con il podcasting la
programmazione radiofonica delle varie emittenti subentrando nella sfera privata e
intima dell'ascoltatore.5
Per esempio, Negli anni '50 gli apparecchi radiofonici avevano diffusione limitata e
costavano ancora molto; per questo ci si recava nei pochi luoghi in cui essi erano
presenti; in un circolo culturale, in un bar, da un vicino di casa più facoltoso.
Tuttavia appena il costo degli apparecchi scese a un livello tale da poter
permettersi l'acquisto, si preferì nettamente ascoltare la radio a casa propria,
realizzando un ascolto famigliare e poi individualizzato. Per la prima volta si ha
una comunicazione di massa non nello spazio pubblico ma nel privato.
5
G.Cordoni, P.Ortoleva, N.Verna, Le onde del futuro, presente e tendenze della radio in Italia.
Con il broadcasting la radio penetra nello spazio domestico, la comunicazione di
massa invade così la dimensione privata; gli ascoltatori della radio si chiamano
ancora “pubblico” come gli spettatori di un teatro ma in un senso diverso. Ognuno
nelle proprie abitazioni o nelle proprie stanze.
Secondo un pensiero dello studioso Marshall Mc Luhan quindi la radio diventa il
primo medium elettronico personale, non più rivolto alla famiglia ma a una
persona, tocca intimamente, personalmente, quasi tutti in quanto presenta un
mondo di comunicazioni sottintese tra l'insieme scrittore/speaker e l'ascoltatore. E'
questo oggi il suo aspetto immediato: un'esperienza privata.6
1.3 La rete internet
L'uso di internet per veicolare programmi radio è cominciato in tempi relativamente
precoci, alla fine degli anni '80. La più nota e cosidetta web radio ha un palinsesto
giornaliero simile a quello delle radio tradizionali. Si tratta di un fenomeno che si
sta sviluppando in modo esponenziale in tutto il mondo grazie alla sempre
maggiore diffusione della banda larga per la trasmissione di informazioni. Una web
radio propone contenuti sonori grazie allo streaming audio: una tecnica che
permette la trasmissione di file multimediali che l’utente, grazie ad un programma
detto reader o player, può ascoltare anche senza aver completato il download,
rendendo possibile dunque la trasmissione di programmi in diretta. Può
raggiungere un universo di ascoltatori insieme più ampio e più mirato, è
l'ascoltatore stesso a rendere possibile la ricezione. 7 Il maggior vantaggio della
web radio è il costo notevolmente ridotto rispetto a quello di una radio via etere: la
trasmissione via internet non richiede impianti trasmittenti né frequenze ed è
quindi accessibile a soggetti quali associazioni, enti locali, piccole aziende. La
diffusione di questo modello di emittenza, che si finanzia attraverso la pubblicità è
stata rapidissima, nell'arco di pochi anni ne sono nate molte migliaia. In Italia ne
esistono alcune centinaia a carattere informativo, associativo o legate a hobby e
pratiche. La web radio non appare tanto un'alternativa alla radio via etere quanto
un medium complementare, dotato di un'identità contigua ma in parte distinta, la
radio che incontra Internet ha portato con sé un ulteriore potenzialità. Va notata la
tendenza dei network radiofonici a duplicarsi nel web, a creare delle webradio che
6
7
M. McLuhan, Capire i media e gli strumenti del comunicare; Radio, il tamburo tribale.
B. Scaramucci, P. Ortoleva, l'enciclopedia della radio, Garzanti libri, WebRadio
ne replicano la programmazione, a costi abbastanza irrisori o senza particolari
adeguamenti tecnologici, in tal modo si riesce a raggiungere nuove fasce di
pubblico, escluse dalle aree di trasmissione delle emittenti affiliate o interessare
nuovi ascoltatori. La nascita di un numero sempre maggiore di web radio apre
nuove e interessanti prospettive per quanto riguarda la natura dei contenuti dei
canali di distribuzione radiofonica, le caratteristiche del parlato, le tipologie di
ascoltatori, le fonti di finanziamento e di controllo. La sopravvivenza delle web
radio si baserà molto sulla tematizzazione, sulla scelta di target di ascoltatori
appassionati di determinati generi, musiche e prodotti sonori.
Il fenomeno delle web radio sta promuovendo, inoltre, un nuovo modo asincrono
di concepire l’ascolto di prodotti sonori, detto audio on demand, che potrebbe
essere estremamente funzionale alla distribuzione di radiodrammi o documentari
radiofonici: la radio ubica sul proprio sito un archivio di file che l’utente può
ascoltare quando desidera. Inoltre, grazie alla neonata pratica del podcasting, è
possibile scaricare in modo automatico i file sonori ascoltabili sul proprio computer
o trasferibili sui lettori mp3.
1.4 Dall'analogico al digitale
Esiste una memoria sonora della radio in grado di fornire informazioni, dati, fonti,
documenti, di suscitare ancora oggi emozioni, ricordi, sentimenti e, ovviamente, di
produrre dei profitti.
Quasi un secolo di storia della radio ha portato di conseguenza alla produzione di
un numero massiccio di documenti sonori archiviati su supporti, inizialmente su
cilindri, dischi, poi su nastri magnetici e infine su Hard-disk, CD, DVD con la
riconversione digitale. La nascita della digitalizzazione ha portato un profondo
cambiamento non soltanto nella tecnologia, ma ha rinnovato totalmente l'assetto
organizzativo, economico, di classificazione e documentazione dei prodotti
radiofonici. Le attività svolte nell'ultimo decennio da parte di tutti i broadcaster
dimostrano in modo evidente come l'unica risposta concreta all'archiviazione
sonora sia venuta dal passaggio dalla tecnologia analogica a quella digitale, che
tuttavia pone diversi problemi di scelte in merito agli standard e di conseguenza al
volume di investimenti da dedicare al problema dell'archiviazione. Oltre a ridurre in
generale i costi di conservazione di archivi sonori, la digitalizzazione ha reso
possibile l'immissione nel web di una scelta di documenti storici della radiofonia e
dare la possibilità agli ascoltatori di accedere alla programmazione e all'archivio.
E' difficile fare un censimento oggi di quanti documenti audio, e video, siano stati
fino ad oggi catalogati e documentati nel mondo, ma alcuni dati esistono e sono
sufficienti a darci la dimensione quantitativa di questa memoria sonora in corso di
recupero e di riconversione digitale. L'analisi di mercato più significativa è stata
fatta nell'ambito del progetto internazionale P.R.E.S.T.O 8., finanziato dalla
Commissione Europea, che vede come responsabili le strutture archiviste della
BBC, di RAI teche9 e dell'Istituto Nazionale dell'Audiovisivo Francese (INA) 10.Il
progetto ha lo scopo di definire gli standard di riversamento (digitalizzazione) degli
archivi audio, video, e film a costi minimi consentiti dalla tecnologia odierna, inoltre
prevede la proporzione tra i dati censiti e la quantità di broadcaster, anche non
coinvolti nel progetto stesso. Le cifre elaborate dal progetto P.R.E.S.T.O. portarono
anche a stimare il patrimonio archivistico globale in 50 milioni di ore di materiale
video su pellicola, 100 milioni di ore di materiale video su nastro magnetico e 100
milioni di ore di materiale audio11. Per quanto riguarda invece i riconoscimenti, il
più rilevante è venuto, nell'ultimo decennio, dall'UNESCO 12 che ha istituito a livello
mondiale un grande registro della memoria, suddiviso per paesi, nell'ambito
dell'ambizioso progetto di tutela dei beni immateriali dell'umanità. Nel registro della
memoria Italiana sono state inserite le Teche Rai e l'istituto Luce13, che possiedono
la memoria sonora radiofonica, televisiva e cinematografica della storia italiana del
900.
Grazie alle nuove tecnlogie digitali, i contenuti della radio ormai sono rivolti a
categorie ristrette di utenza e alla generalità del pubblico, gratuitamente o a
pagamento, in una pluralità di formati e linguaggi in continua evoluzione. La radio
è ormai multipiattaforma, si fa ascoltare con l'autoradio, con il telefonino, con il
computer, e si è attrezzata per inviare, a richiesta, contenuti sulla programmazione
agli utenti che possono trasferirli su altri dispositivi portatili come gli smartphone o
postarli sui propri social network preferiti.
8
9
10
11
https://www.prestocentre.org/
http://www.teche.rai.it/
http://www.ina.fr/
M. Pistacchi, P. Ortoleva, Un secolo di suoni, i suoni di un secolo, intervento di B.Scaramucci, La memoria
sonora della radio e della televisione.
12 http://whc.unesco.org/
13 http://www.archivioluce.com/archivio/
In un periodo di seria crisi economica l'intera offerta di programmazione
radiofonica è gratuita e quindi la radio soffre meno la contrazione dei consumi, è
più sostenibile, si fa trovare ovunque e su qualsiasi piattaforma dal suo ascoltatore
(8 italiani su 10 nel 2011).
Dopo questa evoluzione tecnologica, e non solo, che ha portato enormi
cambiamenti nello scenario radiofonico, come si è adattato il radiodramma a tutto
questo? Quali forme di arte radiofonica hanno resistito questa mutazione?
Illustrazione 4: Immagine di uno studio radiofonico attuale.
2
IL RADIODRAMMA OGGI
2.1 Il ruolo della radio pubblica
A un osservatore attento, e amante del genere, non sfuggirà qual è la situazione in
cui versa l'arte del radiodramma oggi in Italia: se si escludono alcuni festival e altre
rare esperienze, anch’esse circoscritte nel tempo, l’unica realtà che con continuità
investe e ha investito sul radiodramma è la radio pubblica. È sempre stata essa a
dare spazio a queste esperienze: le radio private che hanno lavorato in modo
creativo sul radiodramma sono molto poche. Quello della radio pubblica non è
assolutamente un ruolo facile, se si considera il luogo comune che ritiene il
radiodramma oggi come un’arte fuori moda, se si tiene presente il modello di
ascolto frammentato, se si guarda all’assenza di un contesto che favorisca una
ricezione anche a volte curiosa e in un sistema come quello dei finanziamenti alla
cultura oggi, in cui non si capisce più cosa debba essere finanziato e cosa no,
cosa necessiti di sostegno e cosa debba essere invitato a farcela con le proprie
gambe, non c’è certo posto per il radiodramma che andrebbe invece sostenuto
con maggiori sforzi produttivi per favorire idee e potenziare sperimentazioni per
innescare incontri e intersezioni necessarie con altre arti.
In Italia, l’attenzione al radiodramma della radio pubblica (in particolare di Radio3 1)
è un percorso di lunga durata, e legato oggi ai nomi di Antonio Audino, Laura
Palmieri, Lorenzo Pavolini e Marino Sinibaldi, che insieme ad altri importanti
collaboratori sono tra quanti hanno curato e proposto radiodrammi in questi anni.
Spesso questa attenzione si è sposata con l’interesse per il teatro e per quello che
può generare l’incontro tra un’arte drammatica visibile e un’arte drammatica
invisibile. Per un excursus storico dagli anni '90 ad oggi si potrebbe fare il nome
dell'importante progetto “Radiofilm” del 19932 curato dalla direttrice di Radio3 a
quel tempo, Roberta Carlotto, oppure “Teatri alla radio”, curato da Luca Ronconi
nel 1997, per dare alcuni numeri, 35 opere, 250 attori e 20 registi e un
investimento di 30 milioni di Lire in media ad allestimento, oggi sicuramente
improponibile, successivamente quello di “Teatri alla radio, Europa oggi” sui
contemporanei Europei del teatro, curata da Franco Quadri nel 1999, e ancora
1
2
http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/Page
Progetto che diede vita a “La ballata del rovescio del mondo” di L.Francesconi e R. Fiori, opera vincitrice
al Prix Italia del 1994.
quello de “Il Terzo Orecchio”, a cura di Mario Martone, del 2002; un viaggio sonoro
nel teatro attraverso nuove produzioni in cui testo, voce, suoni, musica sono
montati
come
un’unica
scrittura
radiofonica 3.
Attualmente
spazi
per
il
radiodramma, più correttamente per il radioteatro, lo si può trovare in programmi
come “Ad Alta voce”, Con Lorenzo Pavolini e Chiara Valerio, “Piazza Verdi” a cura
di Elio Sabella, oppure “Zazà” curato da Anna Antonelli e Lorenzo Pavolini e infine
“Il teatro di Radio3” di cui parlerò più avanti nel corso del capitolo 2.
Inoltre nel 2010 Radio3 ha festeggiato con “Una festa lunga un mese” i suoi
sessant'anni, proponendo i radiodrammi di Giosuè Calaciura, Carlo D’Amicis,
Nicola Lagioia, Chiara Valerio e molti altri, messe in onda dal vivo, come fossero
spettacoli teatrali che avvenivano in luoghi e momenti stabiliti 4. Un percorso,
dunque, che nella produzione ha sempre avuto il suo cardine, pur essendo mutato
negli anni l’orizzonte teatrale a cui riferirsi per generare un incontro con la radio.
Infine i festival sempre seguiti da radio3 come Il Festival di Spoleto 5, il Festival di
Santarcangelo6e Il Festival Helicotrema da cui nasce l'appuntamento in diretta con
“L'arte invisibile” andato in onda il 20 Aprile 20137.
Illustrazione 5: Locandina "Festa lunga un mese" per i 50 anni di Radio3, fonte:
Radio Rai
3
4
5
6
7
Informazioni tratte da S. Caputo e A. Cava, “Occhio alla radio, Scene radiofoniche” 2011, Nero su Bianco
Edizioni
http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/ContentItem-80b8e99c-312a-4791-916c-ef67ec8507c8.html
http://www.festivaldispoleto.com/
http://santarcangelofestival.com/sa2013/
http://helicotrema.blauerhase.com/
Un ruolo importante è stato assunto dalla radio situata nel canton Ticino della
Svizzera Italiana (RSI), che fino a marzo del 2009 assumeva la denominazione di
RTSI, in particolar modo da rete28. Nel 2009 andava in onda il “Saturday Night
drama”, il teatro radiofonico in prima serata poi trasformato in “Dramaradio”9. Alla
fine del 2012 sono stati mandati in onda radiodrammi di Samuel Beckett per il
cartellone “Novecento e presente” in collaborazione tra fiction radiofonica e il
Conservatorio della Svizzera Italiana10. Alla domenica è attualmente in onda
“Domenica in scena” curato da Fernando Grignola, in fascia pomeridiana, dove
vengono trasmessi adattamenti radiofonici, radiogialli, radiocommedie, radioteatro
e radiodrammi11, mentre dal lunedi al venerdi pomeriggio è in onda “ Colpo di
scena” un breve format su adattamenti radiofonici della letteraratura italiana e
internazionale
L'unica radio privata in Italia che investe sul radiodramma è Radio24, l'emittente
del gruppo Il sole 24 ore12. L'attenzione per il genere all'interno dei suoi palinsesti
è stato portato alla luce dai programmi “Destini incrociati” un racconto in cui si
intrecciano le storie realmente accadute di due personaggi, oppure “Voi siete qui”
più concentrato sullo “Storytelling” cioè l'atto del narrare, disciplina che usa i
principi della retorica e della narratologia, e “Chiedo asilo” programma a cura di
Gaetano Cappa e Marco Drago, che ha dato vita a “Pollycino” un radiodramma
fiabesco strutturato sulla notissima storia di Charles Perrault, vincitore al Prix Italia
2011 come radiodramma originale.
2.2 Cosa è cambiato
Se tutti più o meno sanno che cos’è un radiodramma, ci si potrebbe chiedere se le
modalità di ascolto dei radiodrammi, dalle prime esperienze fino ad arrivare alle
generazioni attuali, è cambiata.
Oggi la fruizione del radiodramma è senza dubbio cambiata, mentre fino a molti
anni fa lo si ascoltava unicamente alla radio, quindi a volte quasi casualmente o
con modalità e tempi dettati dall’esterno, dal palinsesto oppure ci si doveva
8 http://retedue.rsi.ch
9 Comunicazione rilasciatami durante un colloquio personale con Mario Pagliarani, compositore, collaboratore
di RSI e curatore della trasmissione radiofonica “Gli incontri di AdA ,” http://www.teatrodeltempo.ch/AdA/
10 http://www.conservatorio.ch/
11 http://retedue.rsi.ch/home/networks/retedue/domenicainscena
12 http://www.radio24.ilsole24ore.com/
adattare a un'occasione, un luogo, una data o un programma, oggi il radiodramma
è sempre più fruito attraverso computer e mezzi simili, quindi è spesso scaricato
da internet in podcast come un oggetto di scambio. L’incontro con l’opera quindi
cambia: la possiamo cercare, le odierne tecnologie permettono di creare una
visione più complessa e scegliere esattamente dove e quando ascoltarla.Il
Radiodramma è ormai tutto sotto il nostro controllo, lo evochiamo quando e dove
ci fa piacere. Anche il pubblico del radiodramma è cambiato, diventato ormai
occasionale, episodico, più abituato ad ascoltare un flusso costante di musica
proposta dalle radio private e nulla più.
Facendo un salto indietro nel tempo, Il radiodramma degli anni '30 spesso
ambientava l’azione in luoghi “parlanti”, cioè in ambientazioni che hanno delle
qualità sonore come ad esempio una nave, un treno, il mare, la montagna: luoghi
che hanno dei rumori ben riconoscibili. Nel corso del dopoguerra un ulteriore
grande cambiamento è stato l’immersione nel mondo interiore, che ben si adatta
alla specificità acusmatica del mezzo radiofonico. Ovviamente le possibilità sono
tante: l’interiorità può essere inteso come il luogo della coscienza o uno stato
d'animo ecc.. per fare alcuni esempi: “Agenzia Fix” di Alberto Savinio, “Diario
Immaginario” del 1975 di Luciano Berio e Vittorio Sermonti, ispirato al “Malato
immaginario” di Molière oppure l'opera radiofonica “In un luogo imprecisato” Di
Giorgio Managanelli e regia di Carmelo Bene (1974)13.
“Il radiodramma può essere un dialogo interiore che ci fuoriesce a mo’
di voci, suoni, rumori, giochi di fantasia, spiritualità, godimento. Un
dialogo composto di due strati: uno acustico/naturale, l’altro, invece,
indaga
la
spiritualità
interiore
rivolgendosi
all’ascoltatore
considerandolo simile al lettore di un libro, pronto a esprimersi con
fantasia”.14
13 http://www.teatroi.org/?page_id=1180
14 G. Di Ciriaco, Flebili sussurri; radiodrammi, cit. Booksprint Edizioni, 2012
dopo
questi
numerosi
cambiamenti,
come
accingersi
oggi
quindi
alla
composizione di un un radiodramma?
Nella pubblicazione “Occhio alla Radio” del 2011 a cura di Simone Caputo e
Alessandra Cava e in collaborazione con Rodolfo Sacchettini e altri artisti
emergenti, Chiara Lagani di “Fanny & Alexander” e Chiara Guidi di “Societas
Raffaello Sanzio” tentano di rispondere a questa domanda. Prendendo spunto
dalle loro risposte si potrebbe dire che oggi Il radiodramma è oggi un arte di cui
abbiamo quasi dimenticato il significato, il modo di usarlo, la sua forte storia. Chi
oggi compone radiodrammi deve avere un'etica nei confronti del pubblico
radiofonico, i quali ovviamente non conoscono e non possono guardare in faccia
chi sta parlando, trattandosi di radio, quindi bisognerebbe maturare una chiarezza
relazionale, lessicale ma anche musicale. E' vero che l'artista produce prima di
tutto per se stesso, è lui il primo spettatore non conoscendo la reazione del
pubblico. Si ha a che fare con dei suoni che non sappiamo nello specifico dove
vadano a finire. Chi oggi percorre la strada del radiodramma deve essere ben
consapevole del fatto che le parole sono prima di tutto suoni che producono delle
immagini nella mente e quindi bisogna relazionare e calibrare tutto in funzione di
ciò che si vuol fare vedere e non al significato delle parole, la cui drammaturgia è
prima di tutto musicale. E' questo il centro della ricerca sonora, cogliere la visione
che si ha di quel testo attraverso la voce, strumento che suona, perché la radio
non è per i non vedenti, ma per chi predilige di vedere attraverso l’ascolto15.
Un ulteriore risposta a questa domanda la possiamo trovare oggi in Italia in alcune
Istituzioni che dedicano spazi al radiodramma sia in termini di seminari e dibattiti
che come laboratori di scrittura musicale radiofonica. Nel prossimo capitolo si
cercherà di dare una panoramica generale sui vari istituti, Università e
Conservatori, che offrono questa opportunità.
15 http://www.altrevelocita.it/files/incursioni_edizione_pdf/file_pdf/quadernetto_radio_03.pdf
2.3 Il radiodramma negli istituti
”Per me il radiodramma è come essere ciechi e andare a teatro”
Questa la risposta di un bambino (dopo aver ascoltato probabilmente per la prima
volta un radiodramma) di una scuola elementare della rete territoriale dei “ragazzi
del fiume”16, un'associazione di istituti comprensivi e scuole secondarie di primo
grado situate nel nord/est Italia, sotto la direzione di Antonella Brugnoli e Giuliana
Fedele, durante il progetto “Radiodramma a Scuola” un progetto che avvicina gli
alunni alla stesura di un radiodramma.
“Abbiamo iniziato tra i primi in Italia, secondo le parole delle curatrici, a proporre la
realizzazione di radiodramma nella scuola quando abbiamo “scoperto” la
potenzialità del podcast. Abbiamo intuito che il radiodramma rappresenta una
forma di espressione che porta aria nuova alla programmazione utilizzando
tuttavia gli strumenti tradizionali della radiofonia.”
Restando nel nord-est Italia, un laboratorio di radioteatro è stato organizzato dal
Conservatorio Pollini di Padova 17 in occasione del “Progetto giovani” e da
Metaarte per la stesura di una serie di radiodrammi riguardanti l'immigrazione dal
titolo “Storie sull'onda18”, creati purtroppo solamente nel 2006.
Altro progetto interessante riguarda L'istituto Paolo Grassi di Milano, l'unico in
Italia ad avere un corso di drammaturgia con un apprendistato sui radiodrammi.
Ogni anno, la scuola propone: “Oggi e domani”, l'ascolto collettivo dei
radiodrammi prodotti dagli allievi e registrati negli studi Rai di corso Sempione.19
Tra gli Istituti e Università presenti nella realtà Italiana che da alcuni anni ad oggi
dedicano spazi al radiodramma, da citare anche il Conservatorio di Como 20 e in
particolare i corsi di Musica Elettronica e tecnologie del suono 21, ramo da dove
proviene la mia esperienza e che mi ha avvicinato alla scelta di questa tesi di
laurea.
Numerosi
seminari
organizzati,
ultimo
16 http://www.ragazzidelfiume.it/
17 http://www.conservatoriopollini.it/
18 http://www.progettogiovani.pd.it/progettogiovani/index.php?
option=com_content&view=article&id=117&Itemid=496
19 http://www.fondazionemilano.eu/teatro
20 http://www.conservatoriocomo.it/
21 http://www.comolab.org/
in
ordine
cronologico
la
partecipazione/collaborazione di Angela Ida de Benedictis dell'Università di
Cremona, Veniero Rizzardi e anni addietro con Maria Maddalena Novati,
consulente musicale della Rai. Numerosi lavori da parte degli studenti sono stati il
leitmotiv degli incontri “Elettrosensi” in ambito radiodrammatico22. Questi ultimi
inoltre sono stati selezionati accuratamente per far parte del progetto “Je me
souviens..de la Méditerranée” in occasione del Festival International du Film
d'Aubagne (Fra)23.
Spostandoci a Genova, molto interessante è stata la realizzazione di tre Hoerspiel
dal titolo “ La lanterna, Genova speculativa”24un viaggio attraverso il paesaggio
sonoro di tre città di mare dell'immaginario Tedesco (Genova, Lisbona e
Barcellona) realizzato dagli studenti di musica elettronica del Conservatorio
Niccolò Paganini25di Genova, in collaborazione con il Goethe institut 26 e sotto la
direzione artistica del M°Roberto Doati.
Dal 2004 è attivo sulla scena Milanese e Italiana l'Istituto Barlumen, che da anni
produce programmi per tutte e tre le reti di Radiorai, frequentando i generi più
disparati: varietà quotidiano, radiodramma, radiofumetto, fiction sperimentale,
magazine di attualità, musica originale studiata per il mezzo. L’estetica sonora
dell’Istituto Barlumen è il risultato di un lavoro di ricerca sul suono e sulla voce,
sulla drammaturgia radiofonica, sulla sperimentazione del linguaggio sonoro, sulle
contaminazioni tra i generi e i media27.
Nel febbraio del 2011, all’interno degli spazi dell'ex Fonderia Napoleonica a
Milano, produttrice di campane, viene fondata da Sergio Ferrentino la “Fonderia
Mercury28”, un luogo nel quale si fondono i linguaggi, sperimentazioni, fusioni e
ricerca del suono. Attorno a Fonderia Mercury navigano diverse professionalità:
dalla scrittura al segno grafico, dal giornalismo al web, dalla testata giornalistica al
design, dalla moda ai videomaker. Queste collaborazioni diventano il carburante
per creare radiodrammi, distribuire spettacoli teatrali originali, costruire nuove
campagne di comunicazione e iniziative editoriali. Ad essa il merito di aver creato
“Autorevole, audiodrammi in teatro”, un'applicazione per Smartphone e Tablet in
cui per la prima volta in Italia l'arte radiofonica e quella teatrale si fondono in
22
23
24
25
26
27
28
http://www.conservatoriocomo.it/archiv/13aa12-13/elettrosensi-2013-01.pdf
Aubagne-filmfest.fr/en/
http://www.conservatoriopaganini.org/archives/uploads/file/NewsLetter/Nora%20_Gomringer.pdf
http://www.conservatoriopaganini.org/
http://www.goethe.de/ins/it/gen/itindex.htm
http://www.barlumen.com
http://www.fonderiamercury.it
tecnologie di ultima generazione29. Con questa nuovissima e innovativa
applicazione l'utente è sempre in filo diretto con le nuove produzioni, può
ascoltare, leggere il copione originale, guardare le foto, le scene più belle dello
spettacolo, scoprire i contenuti extra, le interviste, le biografie di tutti i protagonisti
dei radiodrammi in uscita. Inoltre Fonderia Mercury prende in cura anche il
progetto “Audiodays” cinque giorni dedicati ai radiodrammi della fonderia con
serate in diretta dal Teatro Elfo Puccini di Milano.30
2.4 Il radiodramma nel web
Lo scenario che offre il web per i radiodrammi lo si può ascoltare non solo
all'interno delle emittenti radiofoniche pubbliche che, come detto nella prima parte,
hanno duplicato la loro diffusione grazie alla rete, ma anche nelle già citate
webradio private e locali. Ad esempio Radio Gwendalyn31, una web radio della
Svizzera Italiana creata da alcuni studenti di Chiasso nel 2005. Promuove la
cultura di nicchia, i radiodrammi e i documentari. Nel mese di Aprile di ogni anno è
l'organizzatrice di Gwenfestival32, festival internazionale di musica e radiofonia.
Dal 2005 è attivo Radiopassioni33, webradio e blog dedicata alla radiofonia in tutti i
suoi aspetti mentre spostandoci nel Sud Italia, e più precisamente a Bari si può
ascoltare RadioKreattiva34, nata nel 2013 come radio d'informazione, ma da pochi
mesi collabora con varie scuole medie e superiori. Molto interessante è stato il
concorso indetto da Radiokreattiva per la stesura di un radiodramma che abbia
come soggetto l'antimafia e la denuncia dell'illegalità. Sempre in tema studentesco
è il format dal titolo “Afternoon a story” in onda dal 13 Dicembre 2013 su
radioEco35, la radio degli studenti dell'Università di Pisa, un format dove si fonde
radiodramma e narrazione.
Restando nel web troviamo Radiodrammi.it 36; non è una webradio ma una sorta di
blog e comunità nata nel 2009 con lo scopo di diffondere la storia del
radiodramma, le produzioni, le biografie degli artisti e la possibilità di consultare il
29
30
31
32
33
34
35
36
http://www.fonderiamercury.it/autorevole/autorevole-progetto/
http://www.fonderiamercury.it/audiodays/
http://www.radiogwen.ch
http://www.gwenstival.com/
http://radiolawendel.blogspot.it/
http://www.radiokreattiva.net/
http://radioeco.it/afternoon-a-story-1/
http://www.radiodrammi.it/
“dizionario dei radiodrammi” la prima opera enciclopedica che raccoglie più di 500
schede con circa 1800 titoli di prosa radiofonica (dato in continuo aggiornamento),
trame, immagini di autori, personaggi e interpreti dei radiodrammi trasmessi da
emittenti di lingua italiana dal 1920 a oggi.
L’attenzione al radiodramma della radio pubblica Italiana, come detto in
precedenza, è affidata a Rai Radio3 che è l' emittente dedicato all'attualità
culturale e alla musica seria o colta, quella parte della produzione musicale cui
viene generalmente riconosciuto l'elevato valore culturale ma da cui la
maggioranza del pubblico si sente generalmente esclusa. La fisionomia di Radio3
ha conosciuto numerose sostanziali modifiche, legate da un lato alle generali
trasformazioni della radiofona Italiana, dall'altro ai mutamenti che lo stesso
concetto di cultura ha vissuto negli anni e al suo mutato rapporto con la società.37
Il “Teatro di radio338” di cui il curatore Antonio Audino farà una dettagliata
panoramica nell'intervista in appendice a questa tesi, attraverso gli spettacoli in
diretta dalla Sala A di Via Asiago a Roma, gli incontri monografici, i debutti più
importanti della stagione, il racconto delle prove, del dietro le quinte e la riscoperta
del loro grande prezioso archivio, gli approfondimenti e le promozioni della scena
Italiana e straniera, ne fanno il formato dell'arte radiofonica più importante e
conosciuto a livello nazionale. Attraverso il web il teatro di Radio3 mette a
disposizione un grande archivio dove poter riascoltare le puntate in streaming
oppure, per una fruizione più comoda, scaricarle tramite download. Inoltre si ha la
possibilità di vedere e conoscere cosa è andato in onda negli ultimi tre anni di
programmazione. Purtroppo Il teatro di radio3 non si avvale di rilavamenti auditel
in modo da poter conoscere le percentuali d'ascolto relativi ai vari appuntamenti.
Un dato comunque molto sorprendente, dalle parole dei curatori, è stato il
numeroso e massiccio riascolto in podcast e download delle puntate da parte degli
utenti.
Questi sostanziali cambiamenti della radiofonia pubblica hanno senza dubbio
mutato la panoramica del radiodramma in Italia, è successo lo stesso per il
documentario?
37 N.Verna, G.Cordoni, P.Ortoleva, Le onde del futuro, Presente e tendenze della radio in Italia.
38 http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-d53520d6-b8da-48f7-9fa26e4dd2258db3.html
3
IL DOCUMENTARIO NEL SISTEMA ODIERNO
3.1 Un'arte quasi dimenticata
Quando la Rai investì nel documentario, un prodotto formalmente e culturalmente
esigente, trasversale rispetto ai generi radiofonici tradizionali, il dibattito sul ruolo
del servizio pubblico in tutta Europa era molto vivo e in Italia si insisteva molto sul
ruolo formativo del radiodocumentario che doveva essere valido strumento nella
lotta contro l'ignoranza, mezzo per offrire agli italiani saldi principi e valori nazionali
comuni, una serena e sicura comprensione dei fatti umani. Infatti Il documentario è
stato un genere che alla radio ha dimostrato grandi potenzialità descrittive e
drammatiche delle tecniche sonore e che ha prodotto materiale di valore
inestimabile, da un lato per lo studio di eventi storici, dall'altro per lo studio di
aspetti poco noti o trascurati dalla realtà sociale. Dalla seconda metà degli anni '30
a tutto il periodo della seconda guerra mondiale e oltre, grazie alle neonate
tecniche di registrazione che propose prodotti sempre più elaborati (radiocronaca,
reportage ecc..) le forme documentarie vissero il loro periodo di massima efficacia
mai avuto fino ad allora. L'epoca dei precursori nel periodo della radio fascista, la
ricerca della descrizione delle facce di un paese che usciva logorato dalla seconda
guerra mondiale negli anni ‘50, la sperimentazione verso nuove sonorità e la
proposta di una nuova chiave di lettura della realtà negli anni ’60 e ’70, le scuole e
gruppi di documentaristi, facevano del radiodocumentario un genere molto
prolifico e promettente.
Il panorama radiofonico Italiano dei nostri giorni purtroppo non potrebbe in nessun
modo indurre a considerazioni analoghe. Basterebbe domandare agli ascoltatori
non specializzati se conoscono il genere del radiodocumentario, se ne ascoltano
saltuariamente degli esempi o se ricordano almeno un documentario che li ha
colpiti, per capire quanto sia scarso oggi
l’interesse per questo genere
radiofonico. Andando ad analizzare i palinsesti delle radio italiane, infatti, è
rarissimo imbattersi in documentari, o almeno programmi che si fondano su
tecniche e stili affini a quelli del documentario. Inoltre, per la prima volta dagli anni
’30 in poi, oggi non si scorge la presenza di una classe di documentaristi, o
almeno di cronisti, o comunque autori, che possano fornire nuova energia ad un
genere che sembra essere quasi estromesso dalle frequenze nazionali per venire
relegato ad alcuni concorsi specialistici come ad esempio, e per fortuna, il Prix
Italia come categoria di concorso, o su siti web fortemente incentivati.1
Le cause della crisi del documentario sulle frequenze radiofoniche credo siano per
lo più economiche; gli indici di ascolto di programmi di approfondimento, tra i quali
a buon diritto si colloca il documentario in tutte le sue forme, sono bassi, e
comunque non proporzionati alle spese che necessita la produzione di opere
elaborate. La realizzazione di prodotti come i documentari, in questo momento, è
soggetta ad un esame che non valuta tanto la qualità dell’opera, quanto piuttosto il
costo del processo di produzione in rapporto alla visibilità che l’opera otterrà. Se
questa valutazione può essere in parte accettabile, è normale che un’azienda si
curi del rapporto tra prodotto e costi di produzione, viene però da chiedersi,
proprio in relazione al ruolo istituzionale della radio pubblica, se il destinatario dei
programmi è visto unicamente come consumatore o invece anche come cittadino,
soggetto sociale?
3.2 Le emittenti del radiodocumentario
Gli spazi in cui si può ascoltare la messa in onda di un radiodocumentario oggi lo
si può individuare in emittenti come Radio3 che dalla fine dell’esperienza di
“Centolire” tra il 1998 e il 2002, e “Permesso di soggiorno”, che raccontava la vita
e i percorsi dei migranti attraverso i suoni, i rumori e voci, sono stati minimi gli
spazi lasciati a prodotti di questo genere. Si sono potuti ascoltare unicamente
alcuni programmi composti da servizi che possono ricordare le prime forme di
documentario.
Su Rai Radio1 dal 1999 andava in onda "Con parole mie”, programma al quale si
aggiunge nel 2001 "Radioscrigno" e dal 2006 al 2009 “Sviluppo e stampa del
ricordo". Nel 2008 Italo Moscati realizzò la colorita riflessione su "Ma com'era il
'68, Un anno che non si dimentica" e nel 2009 propose il racconto documentato in
otto puntate "1989, il crollo del Muro”2. E' come se si fosse tornati indietro al
tempo di “Voci dal mondo”, rubrica che infatti, forse non a caso, è tornata
all’interno del palinsesto del terzo canale Rai con il nome di “Radio3Doc”
1
2
F. Monteleone, La radio che non c'è p.XIII, in AAVV alla ricerca
Fonte: “Cento voci dall'Italia, I documentari e le inchieste di Radio Rai”, a cura di P. Morawsky e R.
Vincenti. pdf
programma che segue la serata in diretta con il Bellaria Film Festival3.
Nuovo spazio trovò negli ultimi anni il documentario nel programma “Il terzo
anello” mentre attualmente al radiodocumentario è dedicato in particolare da
Ottobre del 2011 il ciclo “Tre soldi”, lo spazio documentario della sera di Radio3
oppure i racconti monografici e popolari di “Passioni” non definibile come un vero
e proprio documentario, e l'ormai scomparso “Chiodo fisso”.
Per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, sempre la Rai ha pubblicato una
raccolta, attualmente non in commercio, dal titolo “Cento voci dall'Italia, i
documentari e le inchieste di RadioRai (1944 – 2011)” curato da Raffaele Vincenti
e Paolo Morawsky4, composto da un libro e 100 file audio estratti e selezionati
dall'archivio di Rai Teche, in termini quantitativi, il secondo archivio più grande
d'Europa, secondo solo alla BBC. Dai primi documentari di Pia Moretti a quelli più
recenti, passando per le inchieste d'autore (in primis quelli di Sergio Zavoli) di
quello che fu definito “neorealismo radiofonico”, cioè quando la radio scoprì
l'impegno sociale, ricercando parallelamente al cinema, le voci nascoste della
società generando un processo di fascinazione per le potenzialità del racconto e
della riproduzione del reale.
Come per il radiodramma, la Radio della svizzera Italiana (RSI) dedica spazi
anche al documentario. Tra i suoi palinsesti troviamo “ Per fortuna c'è il
documentario” andato in onda nel 2010 e attualmente “Un documentario è per
sempre” in onda su Rete1 ogni ultimo martedi' del mese sotto la cura di Mirella De
Paris, un viaggio che attraversa tutta la gamma della produzione documentaristica
della radio Italo - Elvetica. Lo scopo, nel presente come nel passato, è quello di
raccontare e di ripercorrere storie e vicende individuali o collettive, accadute
accanto a noi o poco più in là. Infine “Blu come un'arancia” attualmente in onda su
Rsi rete2 e “Oggi, la storia” in onda alle 07:00 del mattino dove si mescolano storie
del passato e documentari di attualità, ma di durata molto breve; circa cinque
minuti.
3
4
http://www.bellariafilmfestival.org/
http://www.portup.net/content/view/15480/19/
“Un documentario radiofonico ha in sé l'ambizione di scavalcare tutto il
resto, perché le storie, quelle vere, come solo chi le ha vissute le sa
raccontare, nessun ascoltatore riuscirà mai a dimenticarle. Mentre altre
informazioni, seppure importanti, il giorno seguente sono già quasi sulla
via dell'oblio, il documentario radiofonico no, ha il potere di attivare un
ascolto più profondo, e così rimane impresso quasi indelebilmente”.5
Discorso analogo per Radio24, anche tra le sue frequenze possiamo individuare
gli unici spazi per il documentario, tra cui “La storia e la memoria” dedicato ai
grandi temi della storia, in particolare a quelli del '900 in collaborazione con
History Channel6. Un programma in cui si fondono dibattiti e documenti sonori
originali, e “Reportage” un mondo intero da raccontare attraverso le parole, i suoni
e le emozioni raccolte e diffuse attraverso la radio.
Dal 21 Novembre 2013 in diretta su radio Popolare per due giovedi' al mese e
ascoltabile anche in podcast ha preso piede il programma “Real Doc” 7, un format
di radiodocumentari condotto da Elisabetta Ranieri e a cura di “Audiodoc”
un'associazione no profit di audiodocumentaristi da tutta Italia e non solo, di cui
parlerò nel sottocapitolo seguente.
3.3 Lo scenario Europeo
nel 2006 un gruppo di autrici e autori indipendenti ha deciso di creare “Audiodoc”,
un’associazione per la promozione dell’audiodocumentario con sede a Roma 8.
Dopo sei anni di attività (produzione, formazione, festival, seminari, ascolti
pubblici, ecc.) tutte svolte al di fuori della radio pubblica italiana, Audiodoc ha
deciso di elaborare e inviare un questionario ai responsabili del settore
documentario di quasi tutte le radio pubbliche europee, e più precisamente a 63
redattori di 32 di paesi diversi. Molte erano le domande cui Audiodoc cercava una
risposta: la situazione italiana è simile o diversa da quella degli altri paesi? Quali
sono i modelli produttivi adottati dalle radio? Chi sono gli autori dei documentari?
5
6
7
8
Mirella de Paris, cit. tratta da RSI.ch
http://www.historychannel.it/
http://www.radiopopolare.it/ascoltaci/trasmissioni-on-demand/intro/real-doc/
http://www.audiodoc.it/
Quanto guadagnano per il loro lavoro? Che formazione professionale hanno?
Il questionario è composto da 27 domande, alcune a risposta aperta, altre a
risposta chiusa e affrontano tre tematiche principali:
•
Quanti documentari vengano prodotti (durata, lunghezza, orario della
messa in onda, tematiche, ecc.).
•
Come vengano prodotti (organizzazione della produzione, figure
professionali coinvolte, tipologia degli autori, costi di produzione, ecc.).
•
Quale formazione ricevano o abbiano ricevuto i loro autori (corsi e stage
per
autori
e
tecnici,
corsi
universitari,
ricerca
di
nuovi
autori,
associazionismo, ecc.).
Dal questionario emergono tre sostanziali differenze: il sistema produttivo, da cui
dipende ovviamente il tipo di rapporto contrattuale dell'autore (dipendente o
freelance); le entità delle risorse investite nella produzione, da cui consegue anche
la generosità della retribuzione all'autore; e, infine, l'attenzione per la formazione,
che è indice insieme della qualità cercata e dell'attenzione per questa specifica
professionalità.
La Germania e Gran Bretagna producono da sole il 41% di tutti i feature9
trasmessi in Europa in un anno. Altri paesi producono un numero di documentari
al di sotto della media Europea (294 documentari all’anno per paese) ma con un
forte investimento finanziario (Finlandia, Norvegia e Paesi Bassi; non a caso
vincitori negli ultimi anni nella categoria dei documentari al Prix Italia), mentre altri
ancora producono e investono pochissimo (purtroppo l'Italia). D'altra parte, la Gran
Bretagna utilizza esclusivamente autori dipendenti dalla radio mentre la Germania
ricorre nella quasi totalità dei casi ad autori esterni. Sotto questo aspetto, non si
può neppure dire che esista un modello scandinavo. In Danimarca quasi tutti gli
autori sono interni, in Finlandia quasi tutti freelance, mentre in Norvegia e Svezia
le due figure sono numericamente più o meno equivalenti. Nei paesi dell’area
mediterranea prevale il modello della produzione interna, ma fa eccezione l’Italia.
Anche nei paesi dell’est Europa gli autori sono prevalentemente dipendenti, ma
9
Il termine “feature” viene utilizzato in alcuni paesi come sinonimo di documentario.
non in Bulgaria (modello freelance) e non in Repubblica Ceca e Slovenia
(dipendenti e freelance sono più o meno di numero uguale).
Quanto ai costi di produzione, conta senz'altro la ricchezza del paese, ma a
quanto pare non solo questo. Si va dalla Finlandia, Francia, Germania, Gran
Bretagna, Norvegia, Paesi Bassi e Svizzera, i cui costi sono compresi tra i 100,00
e gli oltre 300,00 euro al minuto, ai paesi in cui un documentario costa tra i 12,00 e
i 67,00 euro a minuto: Austria, Bulgaria, Danimarca, Irlanda, Kosovo, Romania,
Spagna. Seguono lo stesso andamento le retribuzioni degli autori, gli estremi sono
rappresentati da un lato da Gran Bretagna, Germania, Norvegia e Paesi Bassi
dove il compenso previsto è superiore a 90,00 euro al minuto, e dall’altro da Italia,
Polonia e Ungheria, dove gli autori guadagnano in media 10,00 euro al minuto se
non meno.
Da questi dati emergono le sostanziali considerazioni fatte a inizio capitolo, La
presenza del documentario tra le varie emittenti non significa che il servizio
pubblico radiofonico italiano dimostri una grande attenzione nei confronti di questo
genere. Infatti, anche tenuto conto della diminuzione complessiva delle risorse
economiche a disposizione della radiofonia nazionale, si ha comunque
l'impressione che il documentario sia stato uno dei generi più penalizzati. Pochi
investimenti, per un tipo di linguaggio che invece ne richiederebbe di consistenti,
significa inevitabilmente l’abbassamento della qualità (e anche della quantità),
l’assenza di sperimentazione e ricerca (per un genere che dovrebbe invece
favorirle) e la mancanza di qualsiasi tipo di formazione e incoraggiamento ai
giovani autori.
Il documentario è un prodotto che stimola la comprensione, l’approfondimento di
problemi e tematiche, la conoscenza di sprazzi di realtà, la sperimentazione in
ambito sonoro, e non può venire escluso dalla programmazione e dal palinsesto di
una radio pubblica.
4
IL PALINSESTO DELL'ARTE RADIOFONICA
Oltre che attraverso i documenti sonori, la radio offre all'utente una risorsa tanto
poco considerata, quanto ricca di preziose informazioni per svariati ambiti di
ricerca: il palinsesto, cioè l'insieme delle trasmissioni programmate da una
emittente per un certo periodo ( un giorno, una settimana, un mese, un trimestre
ecc..).
E' bene ricordare che la radio ha strutturato fin dalle origini il suo intero messaggio
sulla base del tempo, organizzando le trasmissioni sui ritmi di un orologio che
coincide con lo standard nazionale di intrattenimento, conversazione e
informazione, permettendo all'utente di fissare liberamente gli orari della propria
fruizione. L'analisi del palinsesto offre un'opportunità unica per sondare i modi in
cui si è progressivamente trasformata la vita domestica degli Italiani. Il palinsesto
della radio, forse ancor di più di quello della televisione, è un sensore
sensibilissimo dei cambiamenti nelle abitudini: dapprima del pubblico in generale,
poi ( con la progressiva specializzazione del mezzo) anche di specifiche fasce
sociali. Nel tempo la radio si è rivolta alle necessità personali dell'individuo nelle
diverse ore del giorno, di conseguenza si forniscono format diversi per persone
impegnate in diverse attività.1
La nascita del format costituisce un passo ineluttabile per la conquista di uno
spazio nell'etere e nelle preferenze degli ascoltatori, il format è un termine nato
negli anni '50 (In Italia il concetto ha iniziato a prendere piede negli anni '90) che
ha in generale nella radio un significato diverso da quello della televisione, in tv
indica gli schemi di base di singoli programmi, in radio indica prevalentemente le
caratterizzazioni assunte dalle emittenti, per rendersi riconoscibili e gradite al
proprio pubblico come ad esempio i format news & talk, i format sulla discografia
musicale, i format d'informazione (politica, sportiva,artistica ecc..)
4.1 Accendiamo la radio
Per capire con più attenzione in quale stato versi l'arte radiofonica oggi, il gesto
più normale a cui si potrebbe pensare è esaminare il mezzo radiofonico stesso.
1
N.Verna, G.Cordoni, P. Ortoleva, Le onde del Futuro, Presente e tendenze della radio in Italia.
Un ”esperimento” interessante in cui mi sono cimentato è stato quello di
accendere la radio e di sintonizzarmi su tre emittenti radiofoniche diverse durante
alcuni momenti della giornata, dividendo tutto in fasce orarie; fascia del mattino,
fascia pomeridiana, serale e notturna, da lunedi a Domenica. La differenziazione
tra le quattro fasce viene basata sulla considerazione che nei diversi momenti
della giornata la tipologia di ascoltatori può variare considerevolmente. Le
emittenti radiofoniche scelte sono quelle valutate finora e cioè Radio3, RSI rete2,
e Radio24.2
Scopo di questo esperimento è constatare quali format dell'arte radiofonica
vengono presi più in considerazione oggi rispetto ad altri, che contenuti trattano,
se sono simili tra loro, verso quale fascia oraria sono trasmessi, che durata hanno.
I dati sono stati poi riassunti nella tabella a pag. 58
2
Per la stesura della tabella mi sono basato anche sul palinsesto mostrato dalle emittenti nei propri siti web.
Durante la pausa estiva dei programmi, è possibile che i palinsesti possano cambiare per favorire il
riascolto delle repliche.
Fasce orarie
Radio3
Radio24
RSI Rete2
Tutta la città ne parla*
Melog, la realtà
condivisa
Laser
Sab
Passioni
Reportage
Moby Dick
Dom
Passioni
Reportage
Riguardiamoli
Lun - Ven
Ad alta voce
Chiedo Asilo**
Colpo di scena
Sab
Piazza Verdi
La rosa purpurea
Il granaio della
memoria
Dom
La grande radio
La rosa purpurea
Domenica in scena
Tre soldi***
Repliche programmi
Prima fila
Sab
Radio3 Suite
La storia e la memoria
Musica in scena
Dom
Radio3 Suite
Musica Maestro!
Musica in scena
Lun - Ven
Battiti
Repliche programmi
Birdland
Sab
Battiti
Repliche programmi
Birdland
Dom
2 sulla strada
Repliche programmi
Ada: l'arte dell'ascolto
Fascia mattino
Lun - Ven
Fascia pomeridiana
Fascia serale
Lun - Ven
Fascia notturna
Tabella 4: Format in onda durante le quattro fascie orarie su Radio3, RSI Rete2 e Radio24
*Fino a Luglio 2012 era in onda l'appuntamento con i racconti di “Chiodo fisso”.
**La fascia pomeridiana di “Chiedo Asilo” è la stessa compresa da “Destini Incrociati” e “Voi siete qui”.
***Ogni lunedi e giovedi dopo “Tre soldi” è in onda l'appuntamento con “Il teatro di radio3”
4.1.1 La fascia del mattino
La fascia del mattino dal lunedì al venerdi è composta prevalentemente da
programmi in cui si preferisce dare spazio alle notizie di attualità con interviste e
interventi sia telefonici in diretta che tramite i Social Network. “Tutta la città ne
parla”, “Melog” e “Laser” sono formati molto simili; uno zoom sui fenomeni sociali
e culturali che si confrontano alla radio. Anche la durata delle trasmissioni è simile
(dai 30 ai 45 min). Il sabato e la domenica Radio3 e Radio24 propongono
programmi come “Passioni” (30 min.) e “Reportage” (10 min.), dei racconti
monografici e un mondo intero da raccontare attraverso le parole, i suoni e le
emozioni raccolte e diffuse attraverso la radio. RSI rete2 invece propone “Moby
Dick” (30 min) anch'esso un format monografico fatto di racconti e musiche ma
proposto solamente al sabato, mentre alla domenica è in onda “Riguardiamoli” (30
min) programma composto da dibattiti, conversazioni e racconti sui grandi maestri
dell'arte pittorica. Alla mattina largo spazio all'attualità e all'informazione
radiofonica.
4.1.2 La fascia pomeridiana
La fascia pomeridiana è altrettanto ricca di analogie: Dal lunedi al venerdi Radio3
propone “Ad alta voce” con Lorenzo Pavolini e Chiara Valerio; La rievocazione dei
grandi classici della letteratura Italiana ed estera. RSI rete2 propone invece “Colpo
di scena” adattamenti radiofonici dei grandi classici, ma anche quelli meno
conosciuti.3 La durata media va dai 15 ai 25 minuti. Su Radio24 è in onda “Chiedo
asilo” della durata di 10 minuti. Il sabato pomeriggio Radio3 trasmette “Piazza
Verdi”, gli incontri, i racconti, i collegamenti in diretta con musicisti, cantanti, attori,
registi; alla radio si alza il sipario su musica, teatro, danza, cinema, arte ed altro
ancora ( 3 ore di durata.). Su RSI rete2 è di scena “ Il granaio della memoria”
condotto da Claudio Biffi (30 min), racconti popolari, memorie paesane, cultura e
tradizione si mescolano radiofonicamente. Su Radio24 il discorso non è simile, il
sabato è in diretta “La rosa Purpurea” format di 40 minuti dedicato al cinema, ai
nuovi film in sala, il racconto delle trame attraverso spezzoni di dialoghi e musiche,
riproposto anche alla domenica pomeriggio, quando su radio3 il protagonista è “la
Grande Radio” dall'archivio storico della radio, vanno in scena i programmi che
hanno rivoluzionato il linguaggio radiofonico. I classici, le voci famose di ieri e di
oggi, i grandi personaggi dello spettacolo e i protagonisti della cultura (45 min). su
Rsi l'appuntamento è con “Domenica in scena” (50 min).
3 Su Rsi Rete1 ogni ultimo martedi' del mese alle 16:30, appuntamento con “un documentario è per sempre”
la documentaristica di Rete1
4.1.3 La fascia serale e notturna
La fascia serale, per quasi tutta la settimana, è caratterizzata dalla musica e dai
documentari. Si parte con il ciclo “ Tre soldi” dal lunedi al venerdi su Radio3 con
Lorenzo Pavolini e Daria Corrias (15 min). Su Radio24 il Il sabato sera è in onda
“La storia e la memoria” (25 min). Dopo di che è solo la musica ad entrare
all'interno delle abitazioni. Lo fa attraverso programmi sulla grande musica
classica e lirica come “Musica Maestro!” su radio 24, “Musica in scena” e “Prima
fila” su Rsi rete2 e “Radio3 suite” su Radio3 (durata da 1 a 4 ore).
Infine la fascia notturna: l'offerta è sempre musicale ma è il genere ad essere
diverso. Dal lunedi alla domenica Radio3 manda in onda “Battiti” (1 ora e 30 min)
mentre su Rsi rete2 si può ascoltare “Birdland” (30 min), magazine musicali
dedicati al Jazz, alla Black music e alle altre musiche che si affacciano con
sempre maggiore pertinenza nel panorama musicale e discografico. Radio24
propone semplicemente le repliche dei programmi andati in onda durante il giorno.
La domenica notte l'orecchio è puntato su “2 sulla strada” su Radio3 (30 min ) e
“Ada, l'arte dell'ascolto” su RSI Rete2 a cura di Mario Pagliarani (15 min);
Programmi che focalizzano la loro attenzione sull ascolto musicale, narrativo e
vocale.
4.2 L'arte in onda
Quindi, sintetizzando i dati raccolti, la programmmazione delle tre emittenti
sembrerebbe così strutturata:
•
Fascia mattino: informazione e attualità.
•
Fascia pomeridiana: programmi d'autore, radiodrammi, arte, letteratura,
racconti, narrativa ecc..
•
Fascia serale: documentari e musica.
•
fascia notturna: musica e programmi sull' ascolto.
Ora, prendiamo in considerazione le singole emittenti radiofoniche e cerchiamo di
riassumere e capire quali sono i format che le direzioni preferiscono mandare in
onda in termini quantitativi e di appuntamenti settimanali e raggruppando le varie
fasce orarie, nei grafici seguenti4. Sull'asse delle x è riportato il numero di
appuntamenti settimanali, mentre su quello delle y sono riportati i vari generi di
arte radiofonica considerati fin'ora.
Radio3
Programmi sull'ascolto
Musica
Documentari
APPUNTAMENTI
SETTIMANALI
Radiodrammi, arte, letteratura
Racconti monografici e popolari
Informazione e attualità
0
2
4
6
8
10 12 14
Radio24
Programmi sull'ascolto
Musica
Documentari
APPUNTAMENTI
SETTIMANALI
Radiodrammi, arte, letteratura
Racconti monografici e popolari
Informazione e attualità
0
1
2
3
4
5
6
7
4 Si è presa in considerazione una semplice media aritmetica tra i vari formati e la loro programmazione
settimanale, di grande aiuto è stato il riascolto in podcast che le emittenti nei propri siti web hanno fornito e
concesso.
Rsi Rete2
Programmi sull'ascolto
Musica
Documentari
APPUNTAMENTI
SETTIMANALI
Radiodrammi, arte, letteratura
Racconti monografici e popolari
Informazione e attualità
0
2
4
6
8
10 12 14
Dai grafici riportati si possono fare le seguenti considerazioni: i programmi
musicali e sulla discografia sono quelli che più oggi si preferiscono trasmettere. Le
emittenti sono fermamente ancorate ad una programmazione musicale che, come
abbiamo visto, spazia da un genere all'altro ( Lirica, classica, Jazz, Black music
ecc..) e non può venire esclusa dai loro palinsesti per soddisfare i diversi gusti dei
propri utenti. Solo Radio24, essendo una radio a carattere più informativo, dedica
un solo spazio settimanale alla musica.
I radiodrammi e i programmi di teatro radiofonico si ritagliano un buono spazio
all'interno delle tre emittenti, come anche i programmi di informazione e di
attualità, altro formato che si tende a non escludere. Mentre i programmi culturali,
popolari e monografici occupano una frequenza di due volte in media a
settiamana, specialmente nel week end, quando l'utente è più libero di ascoltare e
dedicare maggiore attenzione
Per quanto riguarda i radiodocumentari solo Radio3 ha la frequenza più
significativa mentre Radio24 (un solo radiodocumentario alla settimana) e Rsi
Rete2 (nessuno) salvo alcuni appuntamenti a intervalli mensili, o delegati a un
canale della stessa rete come ad esempio Rsi Rete1 ogni ultimo martedi del
mese, non sembrano considerarare la documentaristica radiofonica importante
come formato.
Quelli dedicati all'ascolto narrativo e musicale si collocano in ultima posizione con
una
frequenza
settimanale.
Solo
Radio24
rinuncia
a
questo
tipo
di
programmazione che trasmesso in fascia notturna sia da Radio3 che da Rsi rete2,
potrebbe generalmente avere ascolti minori, o venire escluso dalla maggioranza
del pubblico.
Come ultimo grafico, riportiamo la durata media dei vari formati, accorpando
insieme la programmazione settimanale delle tre emittenti radiofoniche partendo
dalla durata più breve fino ad arrivare a quella di durata maggiore; sull'asse delle x
sono riportati i minuti per appuntamento, mentre sull'asse y i soliti generi di arte
radiofonica.
Durata media dei formati
Documentari
Programmi sull'ascolto
Racconti monografici e popolari
Minuti
Informazione e attualità
Radiodrammi, arte, letteratura
Musica
0
20
40
60
80
100
120
Dal grafico notiamo alcuni dati in analogia con quanto detto in precedenza e alcuni
dati davvero sorprendenti. I format musicali hanno la durata maggiore, essendo
quelli più trasmessi, con circa 110 minuti per appuntamento. I programmi di
attualità (40 min. circa) e quelli riguardante radiodrammi e letteratura (90 min.
circa) con la stessa frequenza settimanale hanno invece durata molto diversa,
circa il doppio una rispetto all'altra.
I programmi popolari, culturali e monografici (25 min) hanno una frequenza doppia
rispetto ai programmi sull'ascolto (22 min), ma le durate si equivalgono.
Fanalino di coda i radiodocumentari, la durata media di un documentario
trasmesso durante la settimana è di 20 minuti, nonostante una buona media di
messa in onda.
Concludendo, ho deciso di riassumere il tutto in 6 punti fondamentali:
•
Le emittenti che oggi in Italia dedicano spazi all'arte radiofonica sono: Rai
Radio3, Radio24, e appena fuori dal nostro paese, la Radio della Svizzera
Italiana Rsi Rete2.
•
Tra queste, Radio3 è l'unica emittente che trasmette tutti i più importanti
formati dell'arte radiofonica.
•
La programmazione è all'incirca strutturata secondo la disposizione
seguente Mattino: informazione e attualità, Pomeriggio: radiodrammi e
letteratura, Sera: documentari e musica, Notte: musica e programmi
sull'ascolto.
•
I format musicali, discografici e quelli di informazione sono quelli più
trasmessi dalle tre emittenti.
•
I radiodrammi teatrali e i programmi sulla letteratura occupano un buono
spazio nella radiofonia “colta” con in media 90 minuti per puntata e una
programmazione quotidiana.
•
Con la media di solo 20 minuti a puntata, il radiodocumentario ha la durata
minore tra tutti i formati dell'arte radiofonica.
Conclusioni finali
Con questa tesi ho cercato, e provato, a dare un mio contributo raccogliendo e
sintetizzando ciò che è esistito negli ultimi dieci anni e che cosa esiste oggi in
termini di radiodramma, documentari e altri formati dell'arte radiofonica e più nello
specifico le emittenti che ne hanno mandato in onda i programmi, le istituzioni che
ne hanno dedicato degli spazi e i siti web fortemente interessati e incentivati alla
messa in onda.
Alla domanda “Cos'è il radiodramma oggi?” riassumendo quanto già detto nei
capitoli della seconda parte, potrei rispondere in questa maniera:
Penso che con il termine radiodramma oggi si intenda il semplice riadattamento, o
la lettura davanti a un microfono, di un testo teatrale o letterario creato per una
diffusione via etere. La sperimentazione e l'interesse per incentivare radiodrammi,
come avvenne negli anni '50 oggi è molto scarsa, salvo alcune rare esperienze
promosse dalla radio pubblica (come ad esempio avviene annualmente con il Prix
Italia e i vari programmi e festival di Radio3) e dalle varie istituzioni, scuole,
Conservatori. La causa di questo mancato stimolo / sostegno credo fermamente
che sia per due motivi fondamentali:
1. Motivi economici: Non esistono abbastanza risorse monetarie per poter
garantire una sperimentazione continua, finanziare un gruppo di artisti o un
gruppo documentaristico ecc.., si preferisce oggi dare sostegno ad altri
contesti, se le risorse lo permettono.
2. Motivi di concorrenza: Dopo la nascita, e la continua evoluzione, delle radio
private, il flusso di sola musica e il continuo bombardamento di immagini da
parte della televisione, l'intrattenimento sembra non essere più delegato
alla radio pubblica, come lo era un tempo, ma alle radio private o ad altri
mass media. In questo scenario molti giovani autori, ma anche quelli più
affermati, oggi forse non hanno più lo stimolo di produrre radiodrammi o
radiodocumentari; generi che sembrano quasi aver perso il loro fascino.
Inoltre la domanda e le commissioni della radio pubblica nei confronti di
questi autori è calata drasticamente rispetto al passato.
“Nel corso di ampi periodi storici, insieme alla forma complessiva
d'esistenza delle collettività umane, cambiano anche il modo e la
maniera della loro percezione sensoriale”.1
Da questa riflessione di Walter Benjamin potrebbe derivarne un'altra importante
motivazione in aggiunta alle due precenti: Se ci facciamo caso oggi lo scorrimento
dei canali radiofonici è spesso veloce e impaziente, l'utente percepisce fin da
subito quello che gradisce o ciò che non gradisce, ad esempio la tendenza ad
escludere a priori i programmi colti, i monologhi o i programmi di musica lirica,
classica, ritenendoli noiosi, questo avviene anche per i radiodrammi e i
radiodocumentari.
Credo sia lecito e giusto pensare che la percezione di un immaginario radiofonico
possa cambiare e rinnovarsi andando avanti nel tempo, ma per poterlo fare, la
radio dovrà prima trovare una propria funzione all'interno della collettività, cosa
che oggi non stà accadendo. Inoltre la riflessione di Benjamin ruota attorno al
concetto di popolarità; La radio può superare l'idea di divulgazione a vantaggio di
una produzione più efficace di arte radiofonica, ma deve prima trasformarsi da
mezzo di distribuzione a mezzo di comunicazione popolare, non dovrà prendere
solo una funzione estetica ma una radicale funzione comunicativa. Questa
trasformazione potrà avvenire solo con il profondo cambiamento sociale.
Nonostante ciò in questo panorama complessivo, almeno l’attenzione e la
curiosità credo stiano crescendo, sia per quanto riguarda l’ascolto specifico del
radiodramma, sia per quanto riguarda le forme sperimentali che all’interno del
teatro gli si avvicinano. Grazie alle nuove tecnologie qualcosa si stà muovendo; ad
esempio le grandi potenzialità delle web radio e la riscoperta dei grandi archivi
(grazie alla riconversione digitale, citando il progetto P.R.E.S.T.O.) sono enormi e
solamente rimettendo in circolo il materiale esistente composto da esperienze
antiche, ma anche relativamente recenti, si potrebbe abbattere qualche stereotipo
e creare un'ottica dentro il quale sia possibile per l'arte radiofonica riprodursi in
forme nuove e originali, perché solo se esiste un contesto, un’arte può vivere, e
solo se esiste una memoria può essere alimentato il proprio immaginario.
1
Benjamin W., L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, SE, 2012, cit.
Ringraziamenti
Desidero ricordare tutti coloro che mi hanno aiutato nella stesura del mio
elaborato, con suggerimenti, critiche ed osservazioni: a loro va la mia gratitudine,
anche se a me spetta la responsabilità per ogni errore contenuto in questa tesi.
Ringrazio anzitutto il M° Sylviane Sapir, Relatore, e tutti i numerosi Professori e
Maestri che hanno preso parte al mio percorso di studi, senza i loro insegnamenti
e la loro guida sapiente questa tesi non esisterebbe.
Proseguo con la Biblioteca del Conservatorio di Como, il personale degli archivi e
delle altre biblioteche consultate, che hanno saputo ascoltare ed interpretare le
mie esigenze, facilitando di molto le mie ricerche.
Per “Il Naufragio del Lecco” un ringraziamento particolare a Carla Giovannone di
“Teatrame1”per il tempo dedicatomi e aver speso parte del proprio tempo a
discutere con me le bozze del lavoro, all'associazione “Amici del Plinio” e a “Navi
Lariane” per le innumerevoli informazioni e il supporto ricevuto.
Vorrei infine ringraziare le persone a me più care: la mia famiglia, a cui questo
lavoro è dedicato.
1
http://www.teatrame.it/
Bibliografia (in ordine alfabetico)
•
Adorno T., “impiego musicale della radio” ne Il fido maestro sostituto. Studi
sulla comunicazione della musica, 1982, Torino, Giulio Einaudi editore.
•
Arnheim R., la Radio. L'arte dell'ascolto, riedizione 2012, Roma, Editori
Riuniti.
•
Benjamin W., L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica,
Traduzione di Giulio Schiavoni, Milano, 2012, SE.
•
Caputo S., Cava A., Occhio alla radio. Scene radiofoniche, Cuneo, 2011,
Nero su Bianco edizioni.
•
De Benedictis A.I., Radiodramma e arte radiofonica. Storia e funzioni della
musica per radio in Italia, Torino, 2004, EDT- De Sono.
•
Di Ciriaco G., Flebili sussuri. Radiodrammi, 2012, Buccino, Brooksprint
Edizioni.
•
Fenati B., Fare la radio negli anni '90, 1993, Torino, Rai-Eri.
•
McLuhan M., Capire i Media. Gli strumenti del comunicare, Milano, 2011, Il
Saggiatore.
•
Menduni E., Il mondo della radio. Dal transistor ai social network, Bologna,
2011, Il Mulino.
•
Michelone G., Dalla radiofonia alla radiodrammaturgia. Ricognizione
storico-critica su estetiche e teorie del teatro radiofonico, 1997, Emeroteca
italiana.
•
Novati M.M., De Benedictis A.I., Il Prix Italia e la sperimentazione
radiofonica, Roma, Milano, 2012, Rai Trade / Die Schachtel.
•
Ortoleva P., Il secolo dei media. Riti, abitudini, metodologie, Milano, 2008, Il
saggiatore.
•
Ortoleva P., Il documentario radiofonico. Linguaggi e forme tra passato e
futuro”, in AAVV, Alla ricerca della qualità radiofonica: il documentario,
1996, Roma ,Rai.
•
Ortoleva P., Scaramucci B., L'enciclopedia della Radio, Milano, 2003,
Garzanti Libri.
•
Pistacchi M., Ortoleva P., Un secolo di suoni, i suoni di un secolo. L'istituto
centrale per i beni sonori e audiovisivi, 2012, Argelato, Mediasfera / Minerva
Edizioni.
•
Rizzardi V., De Benedictis A.I., Nuova musica alla radio. Esperienze allo
studio di fonologia Rai di Milano (1954 al 1959), Roma, 2000, Rai - Eri.
•
Sacchettini R., La radiofonica arte invisibile. Il radiodramma italiano prima
della televisione, Pisa, 2011, Titivillus.
•
Stockhausen K,, Elektronische und instrumentale musik, “Die Reihe”, 5,
1959.
•
Verna N., Ortoleva P., Cordoni G., Le onde del futuro. Presenze e tendenze
della radio in Italia, 2006, Milano, Costa & Nolan.
Discografia
•
Morawsky P., Vincenti R., Cento voci dall'Italia. I documentari e le inchieste
di radio Rai (1944 – 2001) P.158 + dvd con 100 documentari radio
selezionati dall' archivio di Rai Teche.
•
Cd audio allegato in Pistacchi M., Ortoleva P., Un secolo di suoni, i suoni di
un secolo. L'istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi, 2012, Argelato,
Mediasfera / Minerva Edizioni.
Sitografia (in ordine di apparizione)
•
[Rivista “Il sipario”] http://www.sipario.it data ultima visita 04/05/2013
•
[BBC] http://www.bbc.co.uk/radio data ultima visita 28/10/2013
•
[Prix Italia] http://www.prixitalia.rai.it data ultima visita
•
[Expo 2015, Milano] http://www.expo2015.org data ultima visita 10/09/2013
•
[Progetto
P.r.e.s.t.o.]
https://www.prestocentre.org
data
ultima
visita
07/12/2012
•
[Rai Teche] http://www.teche.rai.it data ultima visita
•
[Ina] http://www.ina.fr data ultima visita 17/10/2013
•
[Unesco] http://whc.unesco.org data ultima visita 18/10/2013
•
[Istituto Luce] http://www.archivioluce.com data ultima visita 18/10/2013
•
[Rai Radio3] http://www.radio3.rai.it data ultima visita
•
[Festival di Spoleto] http://www.festivaldispoleto.com data ultima visita
4/11/2013
•
[Festival Santarcangelo] http://santarcangelofestival.com data ult.visita
28/08/2013
•
[Festival Helicotrema] http://helicotrema.blauerhase.com data ult.visita
28/08/2013
•
[RSI Rete2] http://retedue.rsi.ch data ultima visita
•
[Conservatorio Svizzera Italiana] http://www.conservatorio.ch data u.vis.
16/09/2013
•
[Radio24] http://www.radio24.ilsole24ore.com data ultima visita
•
[Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee]
http://www.altrevelocita.it data ultima visita 26/09/2013
•
[I ragazzi del fiume] http://www.ragazzidelfiume.it data ultima visita
19/04/2013
•
[Conservatorio Pollini] http://www.conservatoriopollini.it data ultima vis.
05/06/2013
•
[Progetto giovani Padova] http://www.progettogiovani.pd.it data ultima v.
18/07/2013
•
[Istituto Grassi Milano] www.fondazionemilano.eu/teatro data ultima vis.
18/07/2013
•
[Conservatorio Como] http://www.conservatoriocomo.it data ultima vis
•
[Musica elettronica Como] http://www.comolab.org data ultima visita
•
[Film festival Aubagne] http://Aubagne-filmfest.fr/en data ultima visita
19/11/2013
•
[Conservatorio Paganini] http://www.conservatoriopaganini.org data u.v.
20/11/2012
•
[Goethe Institut] http://www.goethe.de data ultima visita 21/10/2013
•
[Istituto Barlumen] http://www.barlumen.com data ultima visita 25/09/2013
•
[Fonderia
Mercury]
http://www.fonderiamercury.it
data
ultima
visita
06/11/2013
•
[RadioGwendalin] http://www.radiogwen.ch data ultima visita 02/07/2013
•
[Gwen festival] http://www.gwenstival.com data ultima visita 02/07/2013
•
[Radiopassioni]
http://radiolawendel.blogspot.it
data
ultima
visita
03/07/2013
•
[Radiokreattiva] http://www.radiokreattiva.net data ultima visita 05/07/2013
•
[Radiodrammi.it] http://www.radiodrammi.it data ultima visita
•
[Teatro di Radio3] http://www.radio3.rai.it data ultima visita
•
[Film festival Bellaria] http://www.bellariafilmfestival.org data ult. Visita
17/09/2013
•
[Cento voci dall'Italia] http://www.portup.net/content/view/15480/19 data
utima visita 17/09/2013
•
[History Channel] http://www.historychannel.it data ultima visita 18/09/2013
•
[Audiodoc] http://www.audiodoc.it data ultima visita 17/09/2013
Appendice 1: Glossario termini utilizzati al paragrafo 4.2.1
Stacchi e attacchi: si riferiscono alle modalità di passaggio da una scena musicale
all'altra, come avviene ad esempio nella cinematografia durante i cambi delle
inquadrature. Possono essere lenti, bruschi, improvvisi, sfumati ecc..
Sottofondo: elemento musicale o vocale di accompagnamento, a livelli solitamente
bassi, riferito a una scena che si vuol rappresentare, ad esempio una scenografia
di tensione, di paura, di allegria, di relax.
Sovrapposizione: raggruppamento ragionato di più tracce o livelli sonori, facendo
percepire al nostro orecchio un nuovo e diverso elemento acustico. Ad esempio la
sovrapposizione delle tracce audio in un sequencer, oppure le sovrapposizioni dei
vari strumenti di un'orchestra sinfonica.
Assolvenze e dissolvenze: si usano di solito per “sfumare i confini” di una traccia o
clip audio. Si utilizza l'assolvenza per gradualmente aumentare il volume del
suono mentre la dissolvenza inversamente diminuisce il volume del suono in
maniera graduale. Mettendo insieme i due termini nasce la dissolvenza incrociata
cioè nel progressivo svanire dell’ultima inquadratura della scena (A) a cui si
sovrappone il progressivo emergere della prima inquadratura di una nuova scena
(B), in modo da far sembrare che una scena si trasformi in un’altra.
Distorsione: si riferisce alla deformazione della forma d'onda del suono e del
relativo arricchimento del suo contenuto spettrale comportandone un andamento
non lineare causato dalla saturazione del segnale in entrata. Solitamente nella
musica è usata intenzionalmente per degli effetti (ad
esempio sulla chitarra
elettrica, ma non solo).
Eco: fisicamente è il fenomeno prodotto dalla riflessione delle onde acustiche
contro un ostacolo che vengono a loro volta nuovamente "percepite" con un certo
ritardo rispetto al suono diretto. In musica, specialmente in quella elettronica, per
dare volutamente questo effetto si usa il “Delay” o la linea di ritardo che riproduce
un suono con un determinato ritardo temporale deciso dall'esecutore o dal regista.
Appendice 2: Intervista ad Antonio Audino
Il 23/06/13 Il curatore del Teatro di Radio3 Antonio Audino mi rilasciava questa
intervista, un colloquio intercorso in cui ho cercato di capire il ruolo della radio
pubblica rispetto al radiodramma nell'insieme “arte radiofonica”, tramite una serie
di domande elencate qui di seguito.
S.B: Grazie per avermi rilasciato questa intervista, la prima domanda che le
faccio è la seguente: Che cos'è il teatro di Radio3?
A.A: Grazie a te. il Teatro di Radio3 racchiude tutti gli spazi che il terzo canale
radiofonico nazionale dedica al teatro. Spazi che nel tempo sono stati rinnovati e
rafforzati ancor di più, a partire dalla nuova direzione affidata a Marino Sinibaldi da
ormai circa 4 anni. In questo contesto il direttore e tutti noi che lavoriamo alla
programmazione della rete siamo convinti che il teatro sia un prodotto artistico che
in questo momento riscuote molto interesse e quindi riteniamo un dovere da parte
nostra tener d'occhio quello che succede nel mondo della scena e mettere in onda
il più possibile produzioni artistiche o informazioni che lo riguardino.
S.B: Come è organizzato il vostro palinsesto?
A.A: Il nostro palinsesto è organizzato secondo diverse linee di programmazione:
Taglio informativo: ogni sera a Radio3suite alle 20:00 ci colleghiamo brevemente
con i teatri in cui è al suo debutto uno spettacolo teatrale. Intervistiamo gli artisti
coinvolti per pochi minuti.
Teatro in prova: ogni lunedì mettiamo in onda un servizio registrato della durata di
un’ora circa in cui parliamo con una compagnia che di lì a poco debutterà in teatro,
riportando così frammenti delle prove e commenti di tutti coloro che vi lavorano,
una sorta di anteprima e contemporaneamente di dietro le quinte.
Archivio teatrale: Va in onda il giovedì sera dalle 22.50 alle 24.00 ed è dedicato
alla messa in onda di frammenti di opere conservate nel nostro archivio; il
patrimonio dell’archivio radiofonico della Rai è davvero immenso ed è tutto
schedato e catalogato, tutti i grandi attori e registi dagli anni ‘50 ad oggi sono
passati negli studi di Roma o di Torino. Ci sembra importante mantenere viva la
memoria del teatro riproponendo alcune parti di questi importanti documenti.
Il teatro in diretta: nella sala A di Via Asiago a Roma, una sala da concerto con un
palcoscenico e una platea di cento posti, una volta al mese ospitiamo uno
spettacolo teatrale che è rappresentato davanti un pubblico e messo in onda in
diretta. Abbiamo dato vita a queste serate da circa tre anni, con la cadenza di circa
una al mese e sempre con un grande successo sia per i presenti che per chi
ascolta da lontano.
Tutto esaurito! Trenta giorni di teatro a Radio3: Nel mese di novembre dedichiamo
gran parte della programmazione al teatro, rafforzando la messa in onda di opere
registrate per l’occasione o riprese dai nostri archivi con più spettacoli in diretta
dalla sala A . Inoltre, realizziamo e mandiamo in onda inchieste, interviste, dibattiti
che si riferiscono ai tanti aspetti della scena contemporanea
Bisogna poi tener conto che di teatro si parla molto anche in altre trasmissioni
della rete come Piazza Verdi, che va in onda in diretta da Milano il sabato o Zazà
che viene trasmessa la domenica pomeriggio dagli studi di Napoli, e in molti
servizi di Radio3 Suite la sera dalle 20.00 alle 24.00 ricorrono spesso temi e figure
del palcoscenico
S.B: Quindi, In base a queste linee di programmazione, Come vengono
scelte le opere da trasmettere?
A.A: Siamo molto attenti e incuriositi sopratutto riguardo a ciò che accade di nuovo
nel teatro italiano e internazionale. In questi ultimi anni da Radio3 sono passate
molte forme sperimentali di teatro, molte forme di ricerca e molti nomi nuovi. A noi
non interessa il teatro denominato “di giro” o di intrattenimento, siamo molto attenti
alle nuove forme di scrittura drammaturgica e a forme innovative di
interpretazione. Per questi motivi abbiamo aperto anche dei nuovi spazi dedicati a
quello che è il vero e proprio “radiodramma”, ovvero a opere pensate e create
appositamente per la diffusione via radio, affidandone la realizzazione a giovani
artisti.
S.B: Chi collabora al Teatro di Radio3?
A.A: Il Teatro di Radio3 è curato da Laura Palmieri e dal sottoscritto. Cerchiamo di
metterci in contatto e collaborare con gli artisti che ci sembrano più interessanti.
Per quello che riguarda alcuni servizi specifici o collegamenti particolari ci
avvaliamo anche di interventi in diretta di quelli che sono i più attenti osservatori
della scena del momento, come ad esempio giornalisti, critici, studiosi, puntando
soprattutto a quelli che hanno lo sguardo più attento e approfondito riguardo al
fenomeno teatrale, ma cercando anche voci nuove del panorama della critica.
S.B. Oltre ad occuparvi di teatro, ci sono altri formati dell'arte radiofonica
che cura il teatro di Radio3?
A.A: Diciamo che tutta Radio3 è dedicata ai vari formati dell' arte radiofonica.
Esistono moltissime trasmissioni dedicate al radiodramma, al radiodocumentario e
al radiofilm, Riguardo a quest'ultimo c'è un ottima iniziativa della nostra
trasmissione dedicata al cinema, Hollywood Party, che si intitola Il cinema alla
radio e costituisce una sfida davvero formidabile ,perché pensare di mettere in
onda frammenti di una pellicola film via etere può sembrare un'utopia, invece i
colleghi di Hollywood party ci riescono magnificamente, trasmettendo degli
spezzoni di film, commentandoli, articolando un ragionamento critico e fornendo
una serie di indicazioni storiche e artistiche, e dando così vita a una formula molto
riuscita e di grande ascolto.
Per quello che è il radiodocumentario, consideriamo prodotti di questo genere tutti
quelli messi in onda negli spazi in cui raccontiamo con del materiale sonoro degli
avvenimenti storici, delle situazioni sociali o degli accadimenti particolari, e questo
avviene in trasmissioni come "Chiodo fisso" “Wikiradio" "Passioni" e "Tresoldi".
Queste sono tutte formule di racconto registrato attraverso interviste e frammenti
audio di suoni e rumori presi da documenti del passato o dalla realtà di oggi.
Per quanto riguarda il radiodramma, tutti noi di Radio3 consideriamo
particolarmente importante questo genere, ma in particolare io personalmente ho
lavorato su questo aspetto che mi incuriosisce molto. Ospitiamo spesso
radiodrammi di giovani artisti sia italiani che stranieri, e proprio ai primi di maggio
abbiamo collaborato alla realizzazione del Festival “Helicotrema" che si è tenuto a
Roma ed è dedicato alla nuova ricerca sul suono. Abbiamo messo in onda alcune
opere ospitate al festival e abbiamo realizzato una serata in diretta dalla sala A
con ascolti di opere radiofoniche di giovani artisti. Nel “mese del teatro” di
novembre cerchiamo di mettere in onda alcuni preziosi radiodrammi d'archivio
altre creazioni radiodrammi che a volte commissioniamo ad alcune giovani
compagnie.
S.B: Ora una domanda più personale: Secondo lei Come è cambiato l'ascolto
delle opere radiofoniche dal passato ad oggi?
A.A: Nel dare risposta a questa domanda è racchiuso tutto il senso del nostro
lavoro; capire come oggi si possa ascoltare un opera radiofonica. Sicuramente
sono molto cambiati i tempi di percezione, oggi la radio si ascolta spesso facendo
altre cose, quello che possiamo considerare l’ascolto più “attento” nella società e
nella vita di oggi è quello che avviene nella propria automobile, chi guida non fa
altro, e può quindi concentrarsi su quello che emette l’apparecchio che ha a bordo.
Invece spesso quando si ascolta la radio nella propria abitazione si lavora con il
computer o si è impegnati a fare altro, quindi in questo caso si tratta di un ascolto
sicuramente frammentato e, in molti momenti, di secondo piano.
S.B : Come se ormai la radio facesse parte dell'ambiente che ci circonda?
A:A: Esattamente cosi, Il problema quindi si pone oggi in particolare per il teatro;
personalmente credo che nessuno starebbe più accanto a una radio ad ascoltare
una commedia che dura tre ore, come accadeva un tempo, perché questo
richiederebbe attenzione totale, necessaria a comprendere i vari livelli
drammaturgici, a rendere possibile il riconoscimento dei personaggi in entrata , a
dipanare le trame di una scrittura canonicamente teatrale. Tutto questo oggi mi
appare impossibile. Quindi ricorriamo per forza di cose ad altre strategie, per
esempio nelle serate in sala A di Via Asiago cerchiamo di realizzare degli
spettacoli con pochissimi personaggi, spesso dei monologhi e anche le opere che
mettiamo in onda registrate hanno una struttura drammaturgia molto semplificata.
Ciò non deve essere inteso nel senso di una banalizzazione o di una
semplificazione del senso dell’opera, tutt’altro. Ad esempio tutto ciò che è stato il
cosiddetto “teatro di narrazione” degli ultimi anni, che a Radio3 abbiamo accolto
sin dai primi momenti, si sposava perfettamente con la radio ed era un teatro di
forte impegno civile e di attentissima elaborazione formale
e di scrittura.
Cerchiamo quindi di far convivere un livello alto di ricerca formale e di contenuto
legato sempre a un livello di scrittura e di interpretazione interessante con la
possibilità che tutto sia fruibile in radio nel modo migliore rispetto ai tempi della vita
di oggi.
Sarebbe davvero un grave errore non fare i conti con i nostri tempi, chiudendoci in
un nostro snobismo intellettuale e nella convinzione che i nostri sono ascoltatori
colti e “motivati”. E' evidente che i tempi della nostra attenzione si sono accorciati,
pensiamo a quanto è veloce il messaggio pubblicitario in televisione che dura
pochissimi secondi, quel tempo è ormai acquisito ed è passato dentro di noi, e
anche noi che realizziamo la radio “colta”, dobbiamo confrontarci con quello.
Mentre la radio di una volta raccoglieva un’attenzione molto concentrata proprio
perché i componenti della famiglia stavano a casa ad ascoltare la radio tutti
insieme, poiché c'era soltanto quello ed era una novità tecnologica affascinante,
oggi non è più così.
Ricordo un intervista ad Andrea Camilleri (che oltre ad essere il grande
romanziere che conosciamo, è stato anche un regista radiofonico e uno studioso
di teatro importantissimo). A una domanda che gli feci sul tempo della radio al
giorno d’oggi lui mi rispose: “Quando riascolto i lavori che ho registrato negli anni
50' e 60' li trovo noiosi e lenti”. Quindi anche lui afferma che oggi non si può
pensare alle durate, alle pause, al ritmo di una trasmissione come si faceva anni
fa. La sfida che ci poniamo a Radio3 è proprio questa, non rinunciare al teatro,
non riunnciare all’intelligenza, alla novità, all’arte nelle sue forme più complesse e
sottili, ma adattare tutto questo ai tempi di fruizione della nostra epoca.
Concludo con un dato che mi ha veramente sorpreso, così come ha sorpreso tutti i
miei colleghi e lo stesso direttore, e cioè il grandissimo numero di persone che
scarica le nostre trasmissioni in podcast, tutte ,da quel del mattino a quelle della
notte, e lo fa anche per le opere teatrali che trasmettiamo, con numeri altissimi, di
decine di migliaia di contatti. Forse ci si trova davanti a un nuovo tipo di ascolto,
molto più attento, quindi, attuato con più calma nel momento della giornata in cui
ci si può dedicare con più attenzione alla percezione di un lavoro radiofonico. E’
una nuova modalità con la quale ci stiamo confrontando.
S.B: Soffermiamoci sui vostri lavori teatrali, come mai oggi si ascoltano
sempre di più adattamenti radiofonici del passato che produzioni originali?
A:A: I problemi di fondo sono per ragioni puramente economiche. Le nostre risorse
non consentono più la possibilità di produrre molto, mentre fino a una decina di
anni fà ci sono state produzioni interessanti e cicli teatrali molto cospicui affidati a
Luca Ronconi, Franco Quadri e Mario Martone. Ora non è possibile pensare a
opere e programmazioni così vaste e articolate, le nostre scarse risorse le
concentriamo in quello che è il palinsesto teatrale di Radio3.
S.B: Viviamo ormai in un tempo dove la televisione e i Social network sono i
fenomeni mediatici più usati. Qual'è secondo lei il ruolo sociale della radio e
dell'arte radiofonica oggi?
A.A: Tutti noi che "facciamo" la radio (uso volutamente questo termine che
conserva un sapore artigianale...) siamo convinti che questo mezzo abbia una
forza particolare, soprattutto in questo momento, ovvero in un momento in cui
siamo tutti sottoposti a un bombardamento di immagini continuo e sempre più
veloce, reso sempre più confuso e affastellato dai numerosi canali televisivi e dalla
rete internet, un universo di immagini sempre più caotico e incombente. Sono
fortemente convinto che la radio abbia una forza particolare, che è la forza che ha
sempre avuto, ovvero quella di consentire una maggiore concentrazione e una
maggiore capacità di suggestione. Uno dei primi teorici della radio che fu Rudolf
Arnheim che scrisse cose sorprendenti durante gli anni '30 in Germania, anni in
cui la TV era ancora a livelli sperimentali così come il cinema sonoro. Arnheim
aveva compreso che non bisogna considerare la radio come una televisione
senza immagine o come un prodotto che è carente di qualcosa, ossia della vista.
Nel suo "Elogio della cecità" dice che chi non ha la possibilità di vedere sviluppa
gli altri sensi e acuisce la sua possibilità di percezione fantastica relativamente a
quello che sta ascoltando.
La radio forse è ancora un angolo in cui ci si può sottrarre da questo
bombardamento di immagini che anziché creare concentrazione, distrae e
confonde, mentre l'ascolto radiofonico può creare altre dinamiche interne di
fruizione sia di un prodotto comunicativo che artistico.
S.B: In questo clima di continuo cambiamento tecnologico, in che modo oggi
è possibile pensare a un uso creativo della radio? Come rinnovare l’arte del
radiodramma?
A.A: Questo è un altro obiettivo che cerchiamo di raggiungere a Radio3. Una
risposta particolare che potrei darti a questa domanda è, con un pizzico di ironia:
"io non lo so" ; nel senso che aspetto di capirlo dalle nuove generazioni. Voglio
ripeterlo, ci teniamo molto a dare spazio a giovani artisti, come abbiamo fatto per il
festival Helicotrema dove abbiamo ospitato creatori che hanno tra i 20 e i 30 anni.
Sarebbe sbagliato pensare che la generazione precedente, come la mia, capisca il
mondo in maniera talmente acuta da essere perfettamente cosciente di come
cambia il rapporto con il suono concependo una nuova linea di ideazione
radiofonica.
S.B: Cosa si aspetta quindi dalle nuove generazioni?
A.A: Io da anni sto cercando di capire cosa accade nelle nuove generazioni di
artisti, ed è da loro che voglio capire come si può rinnovare l'arte del radiodramma.
Ci sono molti giovani artisti in Italia ma anche nel mondo che si dedicano all’arte
del suono e dell’ascolto grazie soprattutto a strumenti tecnici che si possono avere
facilmente a disposizione come ad adempio un qualunque computer, con sistemi
di montaggio e di registrazione completi e raffinati. Quindi, ripeto, sono io che mi
aspetto di essere sorpreso da cose nuove e relative alla costruzione di un fatto
sonoro. Mi piacerebbe capire attraverso l‘esperienza di nuovi artisti cosa significa
lavorare oggi sul suono .Voglio sapere che uso fanno oggi della tecnologia, che
tempi hanno di percezione del suono, che modalità hanno di costruzione di un
prodotto radiofonico. Se poi il risultato non è esaltante non importa, è più
importante capire i processi, idealità, modalità costruttive. I giovani di oggi vivono
in una dimensione di multimedialità molto complessa alla quale io che appartengo
alla generazione precedente mi sono adattato malvolentieri. Per questo, insisto,
non sono io a poter capire come oggi si ascolta o si immagina un prodotto sonoro.
E faccio tutto questo pensando anche a un nuovo pubblico che ha gusti diversi e
percezioni diverse dalle mie e da chi ha la mia età. Personalmente, poi, mi piace
un elaborazione complessa del suono; un prodotto che mescoli rumori, suoni
naturali e voci, tracce acustiche rielaborate, questo è un mio immaginario
radiofonico
sia
per
quello
che
può
essere
un
radiodramma
sia
un
radiodocumentario. Mi piace la sorpresa e lo stimolo intellettuale che fornisce un
suono inatteso, un mescolamento di impressioni acustiche diverse, e mi interessa
molto come tutto questo può interagire con la parola e trasformarsi in racconto.