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2016/2017
Tra
jazz
e
nuove
musiche
rsi.ch/jazz
[email protected]
facebook.com/retedue
6 ottobre
10 dicembre
2016
JAZZ
Organizzazione
RSI Rete Due, Lugano
Produzione Paolo Keller
Testi Claudio Sessa e Paolo Keller
Segretariato Alessandro Ardizzoni
Con il sostegno di
Migros Ticino Percento Culturale
In collaborazione con
Associazione Jazzy Jams, Lugano
Cinema Teatro, Chiasso
Jazz Cat Club, Ascona
Teatro Sociale, Bellinzona
Associazione C.I.S.A. Lugano
percento-culturale-migros.ch
jazzy-jams.ch
centroculturalechiasso.ch
jazzcatclub.ch
teatrosociale.ch
cisaonline.ch
2016/2017
Tra
jazz
e
nuove
musiche
Tra jazz e nuove musiche è il marchio di una rassegna di concerti dove si intrecciano
jazz, improvvisazione e musiche di confine che la Rete Due della Radio Svizzera produce sin dalla fine degli anni ’80 e che nel corso della sua storia ha ospitato, accanto a
molti giovani musicisti emergenti, alcuni fra i più acclamati nomi della scena musicale
contemporanea.
Nata nel leggendario Studio 2 della RSI di Lugano, la rassegna si propone ormai regolarmente anche al di fuori degli spazi dell’ente radiotelevisivo, con concerti e spettacoli
nati in collaborazione con altri enti, associazioni e organizzazioni attivi sul territorio
della Svizzera italiana e sostenuti dal Percento Culturale di Migros Ticino.
La prima parte della nuova stagione 2016-17 si aprirà agli inizi di ottobre e proseguirà
fino ai primi di dicembre.
Sarà il trio statunitense dei Bad Plus, da sempre intenti a ridisegnare in chiave moderna (e a volte irriverente) la grande tradizione del piano trio, ad inaugurare la serie il 6
ottobre allo Studio 2 della RSI. Un secondo concerto nella stessa sede è previsto l’8 di
novembre con il trio di James Carter, uno dei grandi sassofonisti della generazione venuta alla ribalta negli anni ’90.
Un doppio appuntamento ravvicinato, il 22 e 23 ottobre, segnerà la collaborazione
con l’Associazione luganese Jazzy Jams. Nel club Jazz in Bess si esibiranno dapprima
i Twobones, duo storico della scena svizzera formato dai trombonisti Paul Haag e Danilo Moccia che ospita due giovani colleghe di strumento provenienti dal Giappone, le
Bonbones! Il giorno successivo sarà invece la volta del quartetto dell’ormai acclamato
batterista USA Mark Guiliana, collaboratore dapprima di Avishai Cohen, poi di Tigran
Hamasyan e Dhafer Youssef, più di recente di David Bowie e Brad Mehldau.
Al Cinema Teatro di Chiasso il 25 ottobre sarà di scena una delle star di questa prima
parte di rassegna, il chitarrista Bill Frisell, a otto anni di distanza dal suo straordinario
concerto nella stessa sede. Da tempo impegnato anche in un pregevole lavoro sulle
colonne sonore, con il suo nuovo quartetto proporrà una serie di rielaborazioni di musiche per i più svariati film, dal leggendario Pinocchio della Disney del 1940 (When you
wish upon a star) a Il buio oltre la siepe, passando per Il padrino e temi di antiche serie
TV come Bonanza…
Ad Ascona, il 14 novembre e in collaborazione con il locale Jazz Cat Club, ospite sarà
lo storico trio degli Azymuth, formazione brasiliana attiva sin degli anni ’70 che, contemporaneamente al diffondersi a livello internazionale del jazz rock, ha fortemente
contribuito a creare le sonorità di una fusion di carattere tipicamente carioca.
Il Teatro Sociale di Bellinzona è pure coinvolto nella rassegna, con un’allettante serata
il 25 novembre. Sul palco vi sarà l’anomalo duo formato dal pianista italiano Andrea
Manzoni e dal performer e sperimentatore sonoro bernese Marcel Zaes assieme al
Classicus Quartet, formazione ungherese. Fra trame degli archi che si interpolano a
sofisticati suoni elettronici, pulsanti beat e garbate melodie pianistiche, saranno presentati brani dal recente secondo album discografico del duo.
Chiusura della prima parte di rassegna di nuovo alla RSI, stavolta nei pregevoli spazi
del suo Auditorio. A margine di una retrospettiva dei film del regista russo Andrej Tarkovskij organizzata dalla CISA, il Conservatorio Internazionale di Studi Audiovisivi di
Lugano, si esibirà il 10 dicembre il Tarkovskij Quartet, formazione nata su iniziativa del
pianista francese François Couturier che basa la propria poetica su una sorta di soggettiva meditazione legata al contenuto emozionale delle immagini del grande regista
e che proprio nell’Auditorio RSI ha registrato i suoi album discografici per ECM.
Paolo Keller
I concerti di questa prima parte del cartellone 2016-17 verranno trasmessi in diretta
sulle onde di Rete Due e sul sito www.rsi.ch/rete-due, a parte quello di domenica 23
ottobre (Mark Guiliana Quartet) proposto la sera stessa in differita in Concerto Jazz
(ore 21.00/22.30)
Sul sito dedicato www.rsi.ch/jazz i dettagli dei singoli appuntamenti in calendario e le
indicazioni per la prenotazione e l’acquisto dei biglietti.
rsi.ch/jazz
[email protected]
Biglietti
T + 41 (0)91 803 91 25
Concerti del 6 ottobre e 8 novembre
allo Studio 2 RSI
Cassa serale dalle ore 20.00
Posti non numerati
CHF
25.–
AVS-AI, soci Jazzy Jams, Jazz Cat Club,
AMIT, Musibiasca,
Amici Teatro Sociale, Lugano Card
e Lugano City Card
CHF
20.–
Soci Club Rete Due
CHF
15.–
Riservazioni tel. + 41 (0)91 803 91 25
oppure: [email protected]
Concerti a Jazz in Bess, Lugano
Cassa serale dalle ore 20.00
per il concerto del 22 ottobre
e ore 16.30 per il concerto
del 23 ottobre
Posti non numerati
CHF
25.–
Soci Jazzy Jams,
Club Rete Due
CHF
15.–
Riservazioni T + 41 (0)79 337 00 59
oppure: [email protected]
Concerto del 25 ottobre,
Cinema Teatro, Chiasso
Cassa serale dalle ore 18.30
Primi posti / ridotti
CHF 30.– / 25.Secondi posti / ridotti CHF 25.– / 20.Prevendita presso tutti i punti vendita di
Ticketcorner (La Posta, Manor, stazioni
FFS) nonché alla cassa del Cinema
Teatro Chiasso (ma-sa, ore 17.00/19.30)
T + 41 (0)91 695 09 16
Online su www.ticketcorner.ch
(solo prezzo pieno)
Info Centro Culturale Chiasso:
[email protected]
www.centroculturalechiasso.ch
Concerto del 14 novembre,
Teatro del Gatto, Ascona
Cassa serale dalle ore 19.00
Posti non numerati
CHF
30.–
Club Rete Due
CHF
25.–
Studenti
CHF
15.–
Riservazioni T + 41 (0)78 733 66 12
oppure: [email protected]
Concerto del 25 novembre,
Teatro Sociale, Bellinzona
Cassa serale dalle ore 20.00
Prezzi vedi www.teatrosociale.ch
sotto “biglietteria”, ridotti
per i soci Club Rete Due.
Prevendite e riservazioni presso
l’Ufficio turistico, Bellinzona
lu-sa, ore 9.00-12.00 /
lu-ve ore 13.30-17.30
T +41 (0)91 825 48 18 (pomeriggio)
oppure presso i punti vendita
di Ticketcorner (soltanto prezzo pieno)
Concerto del 10 dicembre,
Auditorio Stelio Molo RSI,
Lugano Besso
Cassa serale dalle ore 20.00
Posti non numerati
CHF
AVS-AI
CHF
Soci C.I.S.A.
e Club Rete Due
CHF
Riservazioni T + 41 (0)91 971 51 61
oppure: [email protected]
e [email protected]
25.–
20.–
15.–
Per tutti i concerti, ove non
menzionato diversamente, biglietti
speciali per studenti, apprendisti
e under 19 (solo alla cassa serale
e secondo disponibilità)
CHF
10.–
Lugano-Besso / Studio 2 RSI
Giovedì 6 ottobre, ore 21.00
THE BAD PLUS
Lugano / Jazz in Bess
Sabato 22 ottobre, ore 21.00
BONBONES meet TWOBONES
Domenica 23 ottobre, ore 17.30
MARK GUILIANA QUARTET
Una collaborazione Ass. Jazzy Jams - RSI Rete Due
Chiasso / Cinema Teatro
Martedì 25 ottobre, ore 21.00
BILL FRISELL QUARTET
“When you wish upon a star”
Una collaborazione RSI Rete Due - Centro Culturale Chiasso
Lugano-Besso / Studio 2 RSI
Martedì 8 novembre, ore 21.00
JAMES CARTER ORGAN TRIO
Ascona / Teatro del Gatto
Lunedì 14 novembre, ore 20.30
AZYMUTH
Brazilian Groove Kings
Una collaborazione Jazz Cat Club - RSI Rete Due
Bellinzona / Teatro Sociale
Venerdì 25 novembre, ore 20.45
SJÖ & CLASSICUS QUARTET
Una collaborazione Teatro Sociale - RSI Rete Due
Lugano-Besso / Auditorio Stelio Molo RSI
Sabato 10 dicembre, ore 21.00
ECM Session 11
TARKOVSKIJ QUARTET
“Le temps scellé”
con proiezioni dal vivo
Una collaborazione C.I.S.A. Lugano - RSI Rete Due
Tutti i concerti saranno trasmessi
su RSI Rete Due
Programma con riserva di modifiche
Lugano-Besso Studio 2 RSI
Giovedì 6 ottobre ore 21.00
THE BAD PLUS
Ethan Iverson piano
Reid Anderson contrabbasso
Dave King
batteria
Diretta radiofonica su RSI Rete Due
www.badplus.com
I Bad Plus dividono. C’è chi li considera troppo sfacciati nel loro richiamarsi agli
standard di oggi, ovvero le canzoni finite in classifica negli ultimi vent’anni (e anche
prima, quanto a questo). C’è chi li rimprovera di disarticolare in modo un po’ kitsch
i parametri sui quali si fonda la tradizione del trio pianistico jazz. Naturalmente, secondo i loro difensori questi sono proprio i punti di forza del gruppo formato da
Ethan Iverson, Reid Anderson e Dave King all’aprirsi del nuovo millennio. Come al
solito, per cogliere il senso della loro proposta (e del loro innegabile impatto sulle vicende del jazz contemporaneo) bisogna partire dagli elementi fondamentali:
in primo luogo la sonorità di gruppo, che ignora le astratte logiche della «purezza» per decantarsi attraversando le mille macchine della tecnologia contemporanea, assumendo così una corporeità nuova. Grazie ad essa i Bad Plus possono sì
rileggere in modo convincente le melodie di gente come Prince, Cyndi Lauper, Peter
Gabriel, Crowded House (tutti presenti nel loro nuovissimo album It’s Hard, interamente composto di cover, che viene presentato in questo ennesimo tour europeo),
ma anche affiancarli, con originalità timbrica che diventa coerenza estetica, a grandi
classici del jazz di tutti i tempi (ha fatto scalpore la loro rilettura dal vivo dell’intero
album Science Fiction di Ornette Coleman) e addirittura agli autori dell’accademia
novecentesca (ancora un mezzo scandalo: la «trascrizione» per trio della stravinskiana Sagra della Primavera). Dunque bisogna riconoscere che, come in tutta la lunga
storia del jazz, non è il «che cosa» ma il «come» che conta. E il come è fatto di un’intenzionale ambiguità ritmica e armonica che costringe l’ascoltatore a un’attenzione
continua, unita a un gioco sulle dinamiche a tutto campo, insolito nella storia del trio
jazzistico. Tutto questo, se vogliamo, è lo sfondo (importantissimo): al centro ci sono
le «storie», la formidabile narratività collettiva del gruppo, che dimostra un’intelligenza espressiva di prim’ordine. Si tratti di brani nati dal cervello di uno dei tre membri
o invece «soltanto» di un repertorio già conosciuto, ma sempre rivisitato con estrema sapienza. (CS)
Lugano Jazz in Bess
Sabato 22 ottobre ore 21.00
BONBONES meet TWOBONES
Yuu Uesugi
Itsumi Komano
Paul Haag
Danilo Moccia
Peter Madsen
Lorenz Beyeler
Daniel “Booxi” Aebi
trombone
trombone
trombone
trombone
piano
contrabbasso
batteria
Diretta radiofonica su RSI Rete Due
www.paulhaag.ch
Dal 1986 Twobones è una delle esperienze jazzistiche più riuscite e coinvolgenti nate sul territorio elvetico. L’idea di creare un gruppo basato sul suono di due
tromboni è antica (basti pensare al classico gruppo Jay & Kai, creato negli anni Cinquanta dai due fuoriclasse J.J. Johnson e Kai Winding), e la ragione sta nella natura timbricamente ricchissima dello strumento. L’estensione, che privilegia i suoni
gravi ma non si nega le evoluzioni a livelli poco meno che stratosferici; la peculiare
espressività del glissando dovuta alla coulisse, uno degli elementi che creano il fascino del trombone; la molteplicità di suoni permessa dalle tante sordine adattabili alla
campana dell’attrezzo: ecco altrettanti elementi che fanno di uno strumento a volte
sottovalutato uno dei maggiori mezzi di seduzione del jazz. Sì, perché nonostante
lo strumento sia antico (e anzi i suoi antenati affondino nella magica e inquietante
oscurità della preistoria) è questo il genere che ha saputo sintetizzare in modo nuovo e creativo le sue tante sfaccettature psicologiche, dalla solennità liturgica delle
sue note tenute alla buffoneria clownesca degli scivolamenti microtonali, dall’esplosiva potenza delle note singole al virtuosistico ondeggiare delle melodie più rapide.
Insomma, il trombone è un universo sonoro in miniatura, e ne sono ben consapevoli i
due virtuosi di Twobones: Paul Haag, settantaquattrenne di Basilea, e Danilo Moccia
da Locarno, di quattordici anni più giovane, attorno ai quali si sono alternati nel corso degli anni i maggiori accompagnatori non solo svizzeri ma dell’intera area centroeuropea. Per celebrare i trent’anni della formazione, però, i due trombonisti non
si sono certo limitati geograficamente. Le «due ossa» (tutti i jazzisti che si rispettino
giocano sull’assonanza della parola trombone con quella di bone, appunto «osso» in
inglese) vengono infatti gustosamente affiancate da un paio di zuccherosi confetti provenienti dall’altro emisfero, le giovani Bonbones Yuu Uesugi e Itsumi Komano,
apprezzate soliste giapponesi che dimostrano una volta di più la mondializzazione
del jazz. E l’apprezzamento del gruppo svizzero ai quattro angoli del pianeta. (CS)
Lugano Jazz in Bess
Domenica 23 ottobre ore 17.30
MARK GUILIANA QUARTET
Mark Guiliana
Fabian Almazan
Jason Rigby
Chris Morrissey
batteria
pianoforte
sassofoni
contrabbasso
Una collaborazione
Ass. Jazzy Jams – RSI Rete Due
Differita radiofonica su RSI Rete Due
domenica 23 ottobre 2016 ore 21.00 in “Concerto Jazz”
www.markguiliana.com
Si scrive, in modo parecchio improbabile, «Guiliana», ma lui il suo cognome lo pronuncia schiettamente «Giuliana», confermando non solo le chiare origini italiane ma
anche l’ennesimo refuso dell’ufficio anagrafe statunitense, evidentemente avvenuto
all’epoca delle immigrazioni di massa. Poco male. L’importante è che Mark Guiliana, nato nel New Jersey nel 1980, è uno dei batteristi più originali fra quelli (e di
bravi sono in tanti) emersi nel nuovo millennio. Figlio del suo tempo, Guiliana non
nasconde nelle inclinazioni musicali le scansioni, le emozioni e le sonorità del pop
odierno; ma è anche insolitamente attento alla più profonda tradizione della batteria
jazz, a cominciare dal suono. L’intonazione e la sonorità piena dei suoi tamburi e dei
suoi piatti, minuziosamente curata sul piano dell’orchestrazione timbrica d’insieme,
rivela il grande amore per figure passate alla storia come Tony Williams, Philly Joe
Jones, Art Blakey: i creatori del suono contemporaneo, attorno al quale si può costruire un’estetica rigorosa e complessa. Ed è proprio quello che Guiliana sta facendo, senza negarsi i meritati successi in altre aree musicali (come l’importante partecipazione all’ultimo disco di David Bowie). In effetti il giovane batterista ha sempre
frequentato il mondo del jazz, fin dalla lunga collaborazione con il contrabbassista
Avishai Cohen fra il 2003 e il 2008; è vero che nel frattempo dava vita a quello che
chiamava il suo «garage jazz trio sperimentale», Heernt (nel quale si affiatava con il
sassofonista Jason Rigby che lo affianca in questo quartetto «jazz-jazz»), il cui disco d’esordio veniva esaltato nientemeno che da Bill Bruford. Con il nuovo decennio
si concretizzava lo stimolante duo Mehliana, ovvero l’associazione con Brad Mehldau in una «terra di mezzo» stilistica fra echi progressive, jazz sperimentale, sonorità
elettroniche, riferimenti hip hop… insomma, l’intero campo degli interessi di Guiliana.
Il quale con il suo quartetto jazz, composto con musicisti della sua stessa generazione, tenta la difficile quadratura del cerchio: un gruppo che conservi tutto il profumo
del jazz «storico» aggiungendovi l’emozionalità della miglior musica giovanile del
nuovo millennio. (CS)
Chiasso Cinema Teatro
Martedì 25 ottobre ore 21.00
BILL FRISELL QUARTET “When you wish upon a star”
Bill Frisell
Petra Haden
Thomas Morgan
Rudy Royston
chitarra
voce
contrabbasso
batteria
Una collaborazione
RSI Rete Due - Centro Culturale Chiasso
Diretta radiofonica su RSI Rete Due
www.billfrisell.com
«Chi non ha mai fischiettato il tema de Il buono, il brutto e il cattivo o canticchiato
una ninnananna disneyana?», chiede Bill Frisell. E in effetti il suo ultimo progetto,
When You Wish Upon A Star, prende il titolo dalla celeberrima canzone-desiderio
del film Pinocchio. Il bello è che quella canzone era già stata interpretata dal visionario chitarrista parecchi anni fa, in una versione appunto «canticchiata» con impagabile aplomb nientemeno che da Ringo Starr nell’omaggio alle musiche dei film di
Walt Disney organizzato dal produttore Hal Willner. La canzone concludeva l’album
(si chiamava «Stay Awake»), così che il contrasto fra l’understatement dell’ex Beatle e i sottili, onirici commenti friselliani permaneva nella memoria dell’ascoltatore,
e non si può escludere che proprio a quell’«onda lunga» del ricordo Frisell abbia
voluto richiamarsi riesumando il titolo per chiamare When You Wish Upon A Star il
suo album più recente, dedicato alle musiche cinematografiche. In fondo tutta la fulgida carriera di Frisell, classe 1951, si è costruita sui cortocircuiti della memoria: il suo
amore per la melodia e per le evocazioni timbriche, l’affascinante processo di deformazione di questi elementi da lui tante volte affrontato con mirabili risultati estetici,
non sono altro (facile a dirsi…) che la ricostruzione sonora di ciò che avviene nel
nostro cervello quando le carte del passato vengono rimescolate e rimesse in gioco,
nei sogni, nei déjà vu, nell’imprecisione dei ricordi lontani. E allora largo alle reinvenzioni basate su quella grande industria della memoria che è il cinema, in compagnia
di musicisti provenienti da mondi musicali diversi, come spesso ama fare Frisell, ma
già da tempo al suo fianco. Petra Haden (che oltre a cantare suona anche il violino)
ha un nome importante, è una delle tre gemelle figlie di Charlie Haden, contrabbassista preclaro di tutto il jazz contemporaneo, anche se poi si è fatta una fama (con
le sorelle) in ambito pop; Thomas Morgan è un contrabbassista eclettico, a suo agio
con le molte avanguardie contemporanee, da Steve Coleman a Tomasz Stanko a Jim
Black; il batterista Rudy Royston è (anche) più vicino a certe forme di mainstream,
come quelle di J.D. Allen, e affianca il chitarrista fin dagli ultimi anni Novanta. (CS)
Lugano-Besso Studio 2 RSI
Martedì 8 novembre ore 21.00
JAMES CARTER ORGAN TRIO
James Carter sassofoni
Gerard Gibbs organo Hammond
Alex White
batteria
Diretta radiofonica su RSI Rete Due
www.jamescarterlive.com
Qualche anno fa il critico Will Friedwald notava che James Carter «spesso fonde il
profondo “out” e il profondo “in” nello stesso assolo», ovvero sa muovere le sue improvvisazioni al di fuori delle strutture armoniche e poco dopo recuperare la tradizione nel modo più trascinante. Anzi, proseguiva Friedwald, «di recente sembra fare le
due cose nello stesso momento». In effetti la storia del jazz contemporaneo potrebbe essere descritta come un tentativo di tenere insieme questi due elementi apparentemente incompatibili. Già nel 1964 Joe Henderson intitolava un acclamato album
In ’n Out, e all’epoca molti jazzisti «riformisti» cercavano nell’uso della modalità la
quadratura del cerchio fra il rigore delle strutture armoniche bebop e la libertà apparentemente sfrenata del free jazz. Carter vede la luce (in una Detroit dalla ricchissima
tradizione musicale afroamericana) proprio in quel periodo, nel 1969, e certamente
cresce, giovane prodigio del sax, assorbendo quell’esigenza. Nei primi anni Novanta l’esuberante polistrumentista si guadagna un posto di spicco nella scena contemporanea proprio declinando in varie forme l’idea di fondere gli opposti in modo
spiazzante. Tanto per cominciare maneggia tutti i sassofoni, dal pigolante sopranino
al borbottante contrabbasso, riesumando anche qualche confratello della «famiglia
parallela» caduta col tempo in disgrazia, quella formata dai sax tagliati in do e fa
anziché in si bemolle e mi bemolle (senza negarsi altri strumenti cugini, clarinetti e
flauti). E poi divide le collaborazioni fra esponenti d’avanguardia (Julius Hemphill)
e capiscuola neotradizionalisti (Wynton Marsalis), ignorando bellamente il conflitto
estetico in corso… in fondo seguendo l’esempio del suo scopritore Lester Bowie, beffardamente «pop» dall’alto della sua indiscussa esperienza sperimentale. Ma soprattutto rievoca il musicista cui più somiglia, Rahsaan Roland Kirk, sempre diverso da
come la critica tentava di definirlo. E sulla scorta di questo riferimento ben si capisce
l’amore di James Carter per il trio organistico, formazione che condivide con altri jazzisti della sua città: lo specialista dell’organo Gerald Gibbs e il giovanissimo batterista
Alexander White, subentrato al veterano concittadino Leonard King. (CS)
Ascona Teatro del Gatto
Lunedì 14 novembre ore 20.30
AZYMUTH Brazilian Groove Kings
Ivan Conti
batteria, percussioni, voce
Alex Malheiros
basso elettrico, voce
Kiko Continentino tastiere, voce
Una collaborazione
Jazz Cat Club - RSI Rete Due
Diretta radiofonica su RSI Rete Due
www.azymuth.net
È difficile, dalla nostra prospettiva europea, rendersi conto di quanto rappresenti il
trio Azymuth per l’immaginario musicale brasiliano. Il gruppo è nato nel lontano 1971
e ha esplorato pionieristicamente l’intreccio fra le ricchissime tradizioni locali e la «fusion» statunitense nascente (la categoria in effetti doveva ancora essere inventata);
per far questo ha utilizzato i nuovi strumenti elettrici ed elettronici, fatto piuttosto
sconcertante in una tradizione «naturalistica» qual è quella del subcontinente americano. Non è un caso che il tastierista José Roberto Bertrami, scomparso nel 2012,
avesse collaborato con Flora Purim; c’è un nesso che lega strettamente Azymuth alla
fortuna statunitense della cantante e di suo marito, il celebre percussionista Airto
Moreira, e questo nesso si chiama in primo luogo Return To Forever, il gruppo «protofusion» di Chick Corea che quando nacque comprendeva appunto i coniugi brasiliani, oltre a Stanley Clarke al basso e Joe Farrell ai fiati. Significativamente il secondo
album dei Return To Forever e il primo (e più famoso) stampato in Nordamerica dal
trio hanno lo stesso titolo, Light As A Feather, con un rimando comune a una leggerezza associata alla naturalità delle piume degli uccelli… Notevole è anche il fatto
che il primo album nel quale i tre suonano assieme, firmato nel 1973 del cantautore
Marcos Valle, fosse la colonna sonora di O Fabuloso Fittipaldi, il leggendario pilota
brasiliano: tecnologia, ebbrezza della velocità, eccitazione collettiva entrano da subito nel Dna del gruppo, che grazie al grande successo al Festival di Montreux del 1977
ottiene accesso al mercato statunitense, con tutto ciò che ne consegue in termini di
ulteriore internazionalizzazione della sua musica. Oggi i due fondatori Conti e Malheiros hanno trovato un nuovo tastierista in Kiko Continentino, di ventiquattr’anni più
giovane (i tre Azimuth originari, curiosamente, sono tutti del 1946): l’occasione per
celebrare la loro lunghissima storia, che ha dato vita anche a un documentario, con
un album tutto costituito di inediti e con un tour mondiale. (CS)
Bellinzona Teatro Sociale
Venerdì 25 novembre ore 20.45
SJÖ & CLASSICUS QUARTET
Andrea Manzoni
Marcel Zaes
József Rácz
Réka Baksai
Péter Tornyai
Tamás Zétényi
piano e sintetizzatori
elettronica, programmazione
violino
violino
viola
violoncello
Una collaborazione
Teatro Sociale - RSI Rete Due
Diretta radiofonica su RSI Rete Due
www.sjo-music.com ; www.classicus.hu
A distanza di due anni dalla prima pubblicazione è uscito nell’aprile 2016 il secondo
album del duo Sjö, progetto che vede la collaborazione del performer bernese Marcel Zaes e del pianista biellese Andrea Manzoni. Il disco ha per titolo Två ed è stato
edito dall’etichetta elvetica Tonus Music Records, specializzata sin dagli anni ’90 nella
promozione delle più innovative tendenze legate alla scena musicale svizzera. Il lavoro mette in bella mostra l‘aspetto minimalista e introspettivo del duo, il dialogo – in
perfetto equilibrio tra suono acustico ed elettronico – tra il lirismo di Manzoni e le trame sonore di Zaes: un percorso attraverso la sensibilità dei due compositori/improvvisatori in grado di rivelare la permeabilità tra culture musicali diverse e la possibilità
di abbattere i confini tra i generi.
Manzoni e Zaes provengono da poli artistici opposti. Il primo è un pianista con alle
spalle un background classico e jazz dotato di raffinata tecnica strumentale e brillante inventiva nell’improvvisazione, il secondo è un compositore-performer di musica
contemporanea ed elettronica, architetto di beat elettronici e raffinati spazi sonori.
Collaborano dal 2013 e si sono esibiti nei più diversi contesti, dai locali jazz ai club di
musica elettronica, sino a teatri ed auditorium in Europa e in Asia.
Da quest’anno hanno esteso il loro duo collaborando con il Classicus Quartet, formazione cameristica costituita da giovani strumentisti ungheresi di grande talento,
specializzati nella musica di Bartok ed in quella contemporanea. Per questo singolare
programma, Zaes e Manzoni hanno rielaborato molti dei brani del loro recente album
in una versione per quartetto d’archi, pianoforte ed elettronica. Ne risultano paesaggi sonori di grande delicatezza dove le trame degli archi si interpolano con sofisticati
suoni elettronici, con pulsanti beat e garbate melodie pianistiche. Il concerto sarà accompagnato dal visual design del duo di artisti tedeschi Anna Schölß e Kristijan Kolak, un viaggio attraverso le immagini astratte da loro create e i soundscapes sonori
creati sul palco. (PK)
Lugano-Besso Auditorio Stelio Molo RSI
Sabato 10 dicembre ore 21.00
ECM Session 11
TARKOVSKIJ QUARTET
“Le temps scellé”
Con proiezioni di documenti ed estratti dai film di Andrej Tarkovskij
François Couturier
Anja Lechner
Jean-Louis Matinier
Jean-Marc Larché
piano
violoncello
fisarmonica
sax soprano
Una collaborazione
C.I.S.A. Lugano - RSI Rete Due
Concerto nell’ambito della “Retrospettiva Tarkovskij (1931-1986)” promossa da C.I.S.A.
al Cinema Lux di Massagno, in occasione del trentennale della morte del regista russo.
Diretta radiofonica su RSI Rete Due
www.francois-couturier.fr ; www.ecmrecords.com ; www.cisaonline.ch
Lo specchio è uno dei film più enigmatici e innovativi di Andrej Tarkovskij e proprio
un imponderabile, misterioso gioco di specchi sta alla base di ciò che realizza il Tarkovskij Quartet (perfino questo stesso gioco è parte di una serie di rimandi speculari che sembrano pronti a procedere senza fine). François Couturier ha intrapreso la
sua serie di omaggi al grande regista nel 2005, lasciandosi invadere dal contenuto
emozionale delle sue immagini, «lunghi poemi di lentezza ipnotica, intrisi di spiritualità», per realizzare brani che ne fossero una sorta di soggettiva meditazione; certo,
«in nessun caso musica illustrativa» (stiamo citando le parole dello stesso Couturier,
pubblicate assieme all’album Nostalghia – Song For Tarkovsky). Il figlio del cineasta,
Andrej A. Tarkovskij, fu profondamente colpito da queste invenzioni e propose al
pianista di affiancarle a un montaggio delle scene girate dal padre: anche qui, non
un commento ma un dialogo basato su una fratellanza di sentimenti. Nasce così Le
temps scellé, spettacolo multiplo nel quale i diversi linguaggi artistici si rispondono
a vicenda in un racconto di rara intensità. Speciale è poi assistere a questa esperienza nella sede della Radio Svizzera di Lugano, perché proprio nel suo Auditorio sono
stati realizzati, con infinita cura, i dischi del quartetto (il citato Nostalghia – Song
For Tarkovsky del 2005, Tarkovsky Quartet del 2009 e un lavoro ancora inedito che
vedrà la luce sempre per ECM l’anno prossimo) oltre al parallelo omaggio per piano
solo, Un jour si blanc del 2008. Il gioco di riflessi va però allargato ai membri del
gruppo: Anja Lechner, Jean-Louis Matinier e Jean-Marc Larché realizzano con violoncello, fisarmonica e sassofono soprano una sorta di esperienza corale, quattro
voci dal timbro diverso che cantano le «ragioni del cuore» di Tarkovskij (e di Couturier) come se nascessero da un’unica mente; a volte ci si stupisce di sentir emergere
il timbro del mantice o del sassofono, tanto il quartetto riesce a convincerci che è
uno strumento nuovo, unico e intimo a produrre la musica. (CS)
Grafica RSI: Manuela Catti – Impaginazione: Prestampa Taiana SA
Informazioni
rsi.ch/jazz
T + 41 (0)91 803 91 25
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Produzione RSI Rete Due
Paolo Keller
Con il sostegno di:
In collaborazione con:
Associazione Jazzy Jams, Lugano
Cinema Teatro, Chiasso
Jazz Cat Club, Ascona
Teatro Sociale, Bellinzona
Associazione C.I.S.A. Lugano