Basket, ecco una squadra molto speciale
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Basket, ecco una squadra molto speciale
TARIFFA REGIME LIBERO: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 70% - DCB (BOLOGNA) Anno V - n° 4 Aprile 2008 9 Basket, ecco una squadra molto speciale Ricorrenza per l’ANT Trent’anni accanto a chi soffre Il pane di Gabriele 11 Una canzone per le mense dei poveri Asia Argento e i bambini 5 Superare il dolore è possibile 4 Ci volevano gli indiani a ricordarci che non tutto è grigio Navigando su Internet ho trovato le foto che vedrete nella pagina accanto. Una cerimonia tradizionale per festeggiare il ritorno della primavera e del colore. Così ho alzato anche io gli occhi al cielo e ho visto che gli alberi intorno a casa erano pieni di gemme, che la collina era di un verde più intenso, che l’aria era ancora frizzante ma con un avviso di bella stagione. Così, per un giorno, ho lasciato perdere gli indici della Borsa, le contese preelettorali, le baruffe pro o contro Air France. Per cullarmi, con gioia quasi infantile, nel presente, che non è poi così grigio come vogliono farci intendere. ‘Il mondo è grigio, il mondo è blu’ cantavano quelli della mia generazione. Ma quando, ditemi, ci ricordiamo che è così bello, così ricco, così poetico in versione blu? Viviamo in un paese bellissimo e non lo guardiamo più, sommersi da immondizia vera e falsa. Da un pattume fatto di politica, di cronaca nera, di personaggi riciclati in tutte le salse. Ma provate, come è capitato a me, di salire sulla ‘galleria’ del Battistero di Pisa (giorni fa, per caso) e di guardare dall’alto lo splendore della costruzione. Roba Visitate il nostro sito www.comune.bologna.it/iperbole/buonenuove Il Consiglio direttivo dell’Associazione no profit, editrice di “Le Buone Notizie”, è così formato: Giorgio Albéri - Presidente Fabio Raffaelli - Vice Presidente Ornella Elefante - Segretario/Tesoriere Maria Dagradi - Consigliere Andrea Ponzellini - Consigliere Luisella Gualandi - Revisore dei conti Giorgia Schvili - Promozione Massimo Guandalini - Promozione Paolo Santini - Promozione Donatella Bruni - Promozione da non credere. Che diamo per scontata. Un’Italia così bella che viene da domandarsi se la meritiamo davvero. Leggete questo numero con attenzione. E date un colore a chi fa del bene. Vedrete che la tavolozza è piena di colori. Buona lettura dal vostro Direttore Le Buone Notizie nasce da un’idea di Francesca Golfarelli e Fabio Raffaelli Testi e fotografie vanno inviati all’e-mail [email protected] Edito da Associazione Buone Notizie Redazione: Piazza Volta, 7 - 40134 Bologna Tel. 051.6142327 - Fax 051.436558 Direttore responsabile: Fabio Raffaelli Direttore editoriale: Giorgio Albèri Segreteria di redazione: Ornella Elefante Collaboratrice editoriale: Mercedes Ferretti e Giada Guida Stampa: Tipolito Casma - via B.Provaglia 3 - Bologna Registrazione al Tribunale di Bologna n° 7361 del 11/09/2003 BASTANO 30 EURO PER SOSTENERE da ritornare via fax al 051/436558 SCHEDA PER SOSTENERE E ABBONARSI ALLA RIVISTA “LE BUONE NOTIZIE” Io sottoscritto, per conto - proprio, dell’Associazione, dell’Ente - chiede di attivare n° ...................... abbonamenti (10 numeri a 30 euro) a partire dal mese di ............................................ dell’anno ............................... Allego fotocopia del pagamento avvenuto sul c/c postale n° 60313194, ABI 07601, CAB 02400, intestato all’Associazione Buone Notizie. La rivista è da inviare a: 1. Nominativo Via .............................................................................................................................. cap ............................................ ............................. città .......................................................................................................................... prov. ...................................... tel. ............................................................................. e-mail ............................................................................................... 2. Nominativo Via .............................................................................................................................. cap ............................................ ............................. città .......................................................................................................................... prov. ...................................... tel. ............................................................................. e-mail ............................................................................................... data ............................................ 2 Firma ............................................................................................................... Quando la primavera è piena di colori Ci volevano gli indiani. Sì, ci volevano gli indiani a ricordarci, con una splendida e coreografica cerimonia, che è arrivata la primavera. Con il suo carico di freschezza, di gioia ma soprattutto di colore. Quel colore che, a volte, sommersi dai mille problemi quotidiani (spesso inventati di sana pianta per darci un tono) non riusciamo a scorgere. Il colore della natura ma anche il colore che traspare nel nostro prossimo. Comunque sia, grazie indiani. 3 Parte da Bologna il ‘sogno’ di Gabriele L a vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio? Alla domanda che il noto giornalista Gigi Marzullo pone sempre ai suoi ospiti Gabriele Serpe risponderebbe sicuramente I sogni ti danno il pane. Gabriele Serpe è un giovane cantautore genovese che, per il suo esordio, ha scelto di dare un raro esempio di generosità, dimostrando che i sogni si possano realizzare e rappresentano il pane quotidiano, non solo in senso figurato. Ecco quindi che il suo debutto col singolo I sogni ti danno il pane, prodotto dalla casa discografica bolognese Viva Music, oltre a nutrire il desiderio di entrare nel mondo della musica in un modo del tutto originale rispetto alle tradizioni del mercato discografico, porterà un sostegno a cinque mense per i poveri, all’insegna dello slogan “Il pane a chi non ce l’ha”. Sarà proprio il pane, infatti, il regalo che Gabriele potrà fare, per un anno, alle mense dell’Antoniano di Bologna, della Caritas di Roma, dell’ Opera San Francesco per i Poveri di Milano, della Comunità di S. Egidio di Genova e alla mensa di Padre Camillo dei Padri Cappuccini di Napoli. Da Bologna è par- pasto, alla quale sarà destinato un quinto dei ricavi. In questo modo Gabriele vuole lanciare il segnale che non sempre musica e denaro vanno insieme. Ci si può arricchire diversamente, aiutando gli altri. Basta soltanto un clic sul sito www.il- tito il sogno di Gabriele, dalla mensa dell’Antoniano che ogni giorno ospita circa settanta persone bisognose di un panedigabriele.it per partecipare a questa gara di solidarietà. Da un euro in su, con offerta libera, si può scaricare il brano e contribuire ad aiutare i bisognosi. Una sfida che tutti insieme possiamo vincere, proprio come fa il giovane protagonista della canzone e del divertente video musicale, che riesce a dimostrare ai suoi diffidenti genitori come, credendo e perseguendo con tenacia i propri sogni, si può arrivare a raggiungerli. Spesso si pensa che con la musica, l’arte e la poesia non ci si possa mantenere, le famiglie vorrebbero vedere i figli sistemati, con un lavoro sicuro, quello che ormai non esiste più. Gabriele col sorriso, la tenacia e la positività porta avanti le sue idee e i suoi progetti che spaziano dalla musica, alla poesia, al giornalismo. Il prossimo a vedere la luce è il suo secondo libro di poesie dal titolo “La moda del lento” oltre al suo secondo brano musicale che si occupa di una malattia della modernità, l’anoressia. Giada Guida Per aderire all’iniziativa www.ilpanedigabriele.it 30 Come sostenere le Buone Notizie? Bastano Euro Vedi a pagina 2 4 Da trent’anni al fianco di chi soffre N ozze di perla per la Fondazione ANT che, nel 2008, celebra il trentennale dalla nascita. Trenta anni di storia, di obiettivi raggiunti, di successi, di volontariato e solidarietà. L’ANT nasce a Bologna il 15 maggio 1978 come libera associazione di cittadini, viene poi riconosciuta come Ente Morale nel 1987 e come Onlus nel 1998 trasformandosi in Fondazione nel 2002. Il 2005 vede la realizzazione di un sogno per la Fondazione: la creazione dell’Istituto delle Scienze Oncologiche della Solidarietà e del Volontariato (IST-ANT), in via Jacopo di Paolo. La mission della Fonda- zione ANT : l’assistenza oncologica domiciliare gratuita ai sofferenti di tumore e alle loro famiglie. Fino ad oggi ANT ha assistito oltre 65.000 sofferenti di tumore e relative famiglie in tutta Italia. Durante tutto l’anno si susse- guiranno varie celebrazioni del trentennale, straordinarie occasioni per diffondere il messaggio di ANT, che vedranno il culmine nella giornata del 7 giugno 2008 con la riunione di tutti i volontari d’Italia e Bologna. Tanti sono i progetti portati avanti con dedizione ed entusiasmo dalla Fondazione ANT, tra cui ricordiamo i servizi di Hospice Oncologici domiciliari, il progetto SA – MATER (Servizio Adozione Malati), il progetto cANTucci, Eubiosia , il progetto ANT peditatrico, i Boschi della Vita, il programma CASA (Centro Ascolto Solidarietà ANT) e il progetto di prevenzione al melanoma (tumore della pelle). Inoltre la Fondazione ANT, da trent’anni, svolge una qualificata formazione e un aggiornamento continuo dei suoi operatori sanitari perché l’obiettivo del Progetto Eubiosia (vita in dignità per i pazienti oncologici in fase avanzata e avanzatissima) richiede specifiche competenze, professionalità, sensibilità, formazione psicologica. In quest’anno di ricorrenza del trentennale, la Fondazione ANT si prefigge di ampliare i propri obiettivi, potenziando i servizi di assistenza domiciliare oncologica gratuita, incentivando la prevenzione oncologica e la sensibilizzazione della cittadinanza, infine migliorando la formazione degli operatori sanitari e la formazione dei Volontari. Lo scopo generale è quello di assistere sempre meglio e con professionalità i sofferenti di tumore presso le loro famiglie secondo la filosofia dell’assistenza sociosanitaria globale del Progetto Eubiosia. Molte sono le manifestazioni e gli avvenimenti organizzati dalle instancabili “formiche” in tutte le piazze di Italia. I Volontari ANT hanno da sempre allestito stand per la raccolta fondi nei periodi di festività; tra le iniziative di maggior rilievo ricordiamo le campagne di raccolta fondi con le uova di Pasqua, con i ciclamini, le stelle di Natale e le mimose. Oltre a ciò le possibilità di donazione diretta e indiretta sono aumentate: dalla destinazione del 5 per mille all’offerta per inviti, biglietti augurali, partecipazioni di nozze e bomboniere ANT. Già, perché se la Fondazione ANT ha raggiunto il prestigio e lo status attuale, che fa di essa una delle Onlus più radicate e sviluppate nel territorio nazionale, è grazie al meticoloso lavoro di tutti i Sostenitori ANT (aziende e privati). Donne e uomini che con amore e solidarietà hanno fatto crescere la Fondazione ANT. Volontari e Sostenitori instancabili che sono il cuore e il motore dell’ANT, quelle tante anonime “formiche” grazie a cui l’ANT vive. 30 candeline per ANT e un unico pensiero: “Il nostro molto sarebbe niente senza il poco di tanti”. Nelle foto: a destra il professor Franco Pannuti con il presidente Ciampi, il logo del Trentennale e la vetrina del cANTuccio ANT Italia Onlus Via J. di Paolo 36 40128 Bologna TEL.: 051.7190102 FAX: 051.7190150 5 Blindsight, non vedenti sull’Everest S i a m o o ra m a i abituati a ricevere, dal tetto del mondo, solo immagini e notizie in negativo. Un braccio che un messaggio di serenità e di fiducia. Si tratta di un emozionante documentario della regista inglese Lucy Walker, mostrano come sia possibile vincere la loro condizione di disabili, puntando in alto e godendosi una delle grandi gioie del- di ferro che dura da decenni e che, proprio oggi, alla vigilia di quei Giochi che dovrebbero vedere, in prima linea, la pacificazione dei popoli, ci mostra il suo aspetto più duro e violento. Relegando ancora la Cina tra i paesi che vogliono imporre ad ogni costo il proprio modo di vedere e di concepire i rapporti. Ma da quelle zone remote ci arriva an- che ha seguito sei teenager tibetani e uno scalatore, tutti non vedenti. Giovanissimi che, con grinta e volontà, di- la vita, quella delle scalate in alta quota. Il film, che ha già vinto numerosi prem i , ra c c o n t a u n a straordinaria spedizione avvenuta nel 2006 e guidata da Erik Weihenmayer, unico scalatore non vedente ad aver con- quistato le sette cime più alte del mondo. Il documentario arriva in questi giorni in alcune sale degli Stati Uniti. Un po’ d’Italia nel braccio bionico collegato al cervello P otrebbe arrivare già l’anno prossimo il prototipo più avanzato di arto bionico, frutto di un grande progetto mondiale. La Darpa, l’agenzia del ministero della Difesa americano che si occupa di ricerca avanzata, ha infatti autorizzato la prosecuzione del «Revolutionizing Prosthetics Program», un progetto portato avanti da 30 gruppi di ricerca per cui sono già stati spesi più di 30 milioni di dollari. Il primo prototipo di braccio sintetico molto più 6 simile a quello umano dei precedenti è già stato presentato l’anno scorso, ma l’obiettivo del progetto è di fornirne uno quasi perfetto entro il 2009. Gli sforzi principali del consorzio, di cui fa parte anche l’italiana Scuola Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa sono in questo momento tesi a riuscire a sfruttare i nervi residui per comandare in maniera sempre più precisa le protesi. In questo campo diverse sono le innovazioni allo studio: una di queste sono dei piccoli elettrodi iniettabili, della grandezza di chicchi di riso, che inseriti nei muscoli residui permettono di amplificare i segnali elettrici del cervello e farli arrivare all’arto meccanico. Per coloro che invece non hanno più terminazioni utilizzabili (ad esempio se il braccio è amputato a partire dalla spalla) si stanno studiando elettrodi impiantabili direttamente nel cervello. «Gli strumenti che stiamo sviluppando sono incredibili - ha spiegato alla rivista della Ieee, la società americana per l’avanzamento della Tecnologia, Stuart Harshbarger, ingegnere della Johns Hopkins university che guida il consorzio - e finora hanno dimostrato di non avere nessun effetto collaterale almeno sugli animali». Le verità scomode non ci fanno paura T enaci, forti, concrete, preparate, pronte a dire la verità a qualunque costo, a indagare nel profondo qualsiasi tema. Sono professioniste, ma prima di tutto donne, le vincitrici del Premio Donne per il Giornalismo 2008 intitolato a Ornella Geraldini, la pioniera delle croniste giudiziarie italiane. In questa tredicesima edizione a ricevere le due sculture ‘Regina’ e ‘La Regina’ che l’artista forlivese Glauco Fiorini realizzò appositamente per il premio dedicato all’amica Ornella, sono Maria Giovanna Maglie per il Premio alla Carriera e Laura Laurenzi per il Premio Giornalista dell’anno (nella foto in alto con il presidente della Fondazione dei Dottori Commercialisti di Bologna, Gianfranco Tomassoli). Maria Giovanna Mag l i e , d a ve n t o t t o anni grande firma della stampa italiana, inviata di guerra, esperta di politica internazionale, corrispondente, analista politico, attualmente opinionista per Il Giornale e Dagospia, ha scritto per Mondadori “Oriana. Biografia non autorizzata della Fallaci” (2002) e ha appena consegnato a Cairo Editore “Nazione in svendita”, un libro sulla penetrazione musulmana in Italia. Laura Laurenzi dal 1982 lavora a La Repubblica dove è inviato speciale e si occupa di costume e società: a maggio 2008 uscirà per gli Oscar Mondadori il suo ultimo libro “Facce di bronzo”, scritto a più mani. Affollatissima la sede dell’Ordine e della dei riconoscimenti. Il premio Geraldini, oltre a vantare l’autorevole suggello dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e la medaglia d’argento assegnata da Carlo Fondazione dei Dottori Commercialisti, in via Farini, dove è avvenuta la cerimonia di consegna Azeglio Ciampi all’edizione del 2004, porta ogni anno a Bologna firme eccellenti del giornalismo. In pas- sato hanno ricevuto il premio Geraldini, tra le altre, Barbara Palombelli, Lucia Annunziata, Lina Sotis, Miriam Mafai, Fernanda Pivano e Milena Gabanelli. Modestia e determinazione sono le due qualità che Ornella Geraldini si è portata dietro fin dal suo esordio, giovanissima, quando raccontava ai lettori di Momento sera, del Corriere d’informazione e dell’Ansa le vicende di Graziosi e Loverso, di Salvatore Giuliano ucciso da Gaspare Pisciotta. La foto alla madre del bandito, scattata dalla giovane giornalista, fece il giro del mondo. I significativi percorsi professionali di Maria Giovanna Maglie e Laura Laurenzi hanno in comune con Ornella Geraldini, a cui Inedita ha voluto dedicare l’iniziativa, coraggio e determinazione oltre a una passione per il mestiere che rifugge dal protagonismo e si identifica con l’impegno civile, il senso di responsabilità e del dovere, insomma quegli elementi fondamentali che rendono così speciale e ambita la professione giornalistica e che vogliono essere un messaggio oltre che un esempio per le giovani leve. Giada Guida Le Buone Notizie sbarcano in Provincia E’ con immenso piacere che rendiamo partecipi i Lettori di un momento molto importante per la nostra testata. Il 12 marzo il Direttore editoriale, unitamente a due collaboratrici, è stato invitato ad una riunione della sesta Commissione Consiliare della Provincia di Bologna. Ordine del giorno: “Presentazione del progetto editoriale “Le Buone Notizie” per la divulgazione delle attività culturali e volontaristiche”. Giorgio Albéri, ringraziato il Presidente della Commissione ed i Consiglieri per l’opportunità, ha spiegato come è nata l’idea di fondare il nostro mensile, quali sono gli obiettivi perseguiti, la distribuzione attuale ed i progetti futuri. La presentazione è stata seguita con interesse ed, al termine, alcuni presenti hanno rivolto domande allo staff della Redazione, proponendo anche eventuali sinergie tra la testata “I Portici”, organo della Provincia ed il nostro periodico. E’stata molto apprezzata la volontà di dare spazio alle diverse associazioni per favorirne la conoscenza ed il loro operato sul territorio e la scelta di dare “buone notizie”in un contesto sociale in cui, spesso, sono solo le “cattive notizie” a fare audience. Una calorosa stretta di mano ha concluso la riunione. Ci sarà un futuro contatto? Lo speriamo vivamente, ma siamo comunque felici che, per la prima volta, un Ente pubblico abbia richiesto la nostra presenza e in un consesso così prestigioso. Donatella Bruni 7 Quando la pallavolo si apre al sociale G iocare a pallavolo è uno sport sano e divertente, ma come si fa quando mancano anche le più banali attrezzature, cioè una palla, un campo e le divise? Una buona notizia di solidarietà sportiva arriva da una prestigiosa e plurititolata squadra di volley bolognese, la Zinella, e nasce da un’iniziativa di Massimo Guandalini, farmacista bolognese che da sette anni, insieme ad altri volontari, si sta impegnando per la costruzione di un ospedale, un asilo, un dormitorio e un refettorio nel sud dell’Uganda. A mettere in contatto queste nasce nel solco del modo di pensare della Zinella, che presiedo da 15 anni. Siamo una società aperta al sociale – afferma pallavolo, in particolare alla Zinella. Le divise sono un po’ abbondanti per questi ragazzini che, sorridenti, già le indos- giallo-nero. Ma ancora mancava il terreno di gioco. Ed ecco allora arrivare il contributo della Federazione Italia- do affinchè, oltre alla consegna di questo materiale, si possano aggiungere altre cose – spiega Gianfranco Mazza - ci piacerebbe che la pallavolo si potesse diffondere anche in questi paesi dove le problematiche sono ben diverse”. La FIPAV non è nuova a questo tipo di iniziative: “Mi ricordo ancora quando ci arrivarono le foto dalla Nuova Guinea – racconta il Presidente Mazza – dove, con un’altra associazione, era stato creato un campo di pallavolo tra le abitazioni, ricordo la felicità e il sorriso dei ragazzi. Abbiamo portato lo sport dove non sarebbe mai ar- due realtà ci ha pensato Carlo Gobbi, giornalista e storica firma del volley per la Gazzetta dello Sport. Così a novembre dello scorso anno è partito un primo container con divise e palloni regalate dal Presidente della Zinella, Paolo Penazzi, grazie alle quali oltre centottanta giovani ora possono giocare a pallavolo. “L’idea Paolo Penazzi – la pallavolo non è un sport elitario. Grazie a questa mentalità siamo sempre stati disponibili a fare tante iniziative di beneficenza in Italia, Africa e India, tra le altre con Fa.ce, Ant, Amref”. Questo simbolico ponte con l’Africa sicuramente avvicinerà tanti nuovi piccoli tifosi e giocatori alla sano. “Quando il mio collega farmacista Guandalini mi venne a chiedere aiuto, subito mi sono adoperato per fargli avere le magliette –sono ancora un po’ grandi per loro – racconta presidente - ma mi hanno detto che è un villaggio di Watussi quindi è anche un buon investimento per il futuro”. Così l’Africa si è vestita di na Pallavolo tramite Gianfranco Mazza, Presidente della FIPAV Emilia Romagna, con la donazione di due campi da pallavolo oltre che di numerose maglie e palloni. Tutto questo materiale è già stato organizzato in un secondo container, che partirà a breve, sempre con destinazione Uganda. “Ci stiamo adoperan- rivato”. Senza celare un po’ di sano spirito patriottico: “I palloni Molten che abbiamo mandato sono bianco, rosso e verde, portano quindi i colori dell’Italia nel mondo. Tutto quello che possiamo fare per incentivare all’attività sportiva lo facciamo – conclude Mazza - è uno stimolo per dare sempre di più”. (g.g.) 8 Quei giovani con lo sguardo verso l’alto L asciare la serie A e non pentirsene. Strano? No, per qualcuno questo è un vanto. Marco Calamai è un allenatore speciale che allena una squadra speciale, la Fortitudo Overlimits Emil Banca. Da oltre dodici anni ha chiuso la sua carriera nella massima serie per lanciarsi in un nuovo progetto di basket insieme ai ragazzi diversamente abili. Tutto è nato da un incontro con la dottoressa Emma Lamacchia, neuropsichiatra infantile, fondatrice dell’associazione La Lucciola a Ravarino, nel modenese. Lei sapeva poco di basket e aveva tanta esperienza in neuropsichiatria, lui sa- libro grazie all’aiuto e alla collaborazione di mia moglie Angela – spiega Calamai- che ha insistito affinchè potessi far conoscere a tutti le qualità e le possibilità che offre il mondo della disabilità e la metodologia con la quale entrare in contatto con questi ragazzi”. I riscontri positivi sono davvero numerosi, a partire dalle istituzioni, per arrivare naturalmente agli addetti ai lavori e alla gente che ha partecipato numerosa alle due presentazioni del libro fatte a Bologna. Alla libreria Feltrinelli , ad inizio febbraio, c’era il coach della nazionale italiana di basket, Carlo Recalcati, mentre il 29 alle Librerie.Coop delle peva tanto di basket e poco di neuropsichiatria. L’unione delle loro conoscenze ha fatto la forza e ora tutti questi anni di lavoro sono diventati un libro. ‘Uno sguardo verso l’alto. Un progetto di pallacanestro sperimentale con ragazzi disabili’ scritto da Marco Calamai ed edito da Franco Angeli, raccoglie anche testimonianze di giocatori e dei loro genitori, oltre che di psicologi ed educatori. “Ho deciso di scrivere questo Officine Minganti ha partecipato il campione di basket conosciuto in tutto il mondo Dino Meneghin. “Sono testimonianze che mi toccano e mi emozionano – continua Calamai- e che dimostrano cosa significa essere grandi allenatori e campioni ma anche fuoriclasse, come lo sono entrambi questi personaggi. Essere accompagnati da figure come loro che danno luce e sicurezza ad un progetto, vuol dire che ci si è mossi bene e che la Federazione con le sue massime istituzioni testimonia la sua vicinanza. Siamo sulla strada giusta per trasportare la diversità dentro la normalità”. Gli Over Limits sono regolarmente iscritti al torneo ANSPI, Associazione Nazionale San Paolo Italia, un campionato che coinvolge le parrocchie di tutta Italia e che ormai da anni li vede protagonisti. “E’ stata un’idea di un volontario che mi aiuta, Andrea Aliano, idea che mi ha eccitato ma anche spaventato. Temevo che le sconfitte potessero bloccare il progetto invece grazie ai miei volontari siamo riusciti a vincere tante gare. Siamo arrivati secondi alle finali nazionali a Bellaria, quest’anno siamo ancora imbattuti nelle fasi bolognesi - racconta orgoglioso Calamai- questo vuol dire che i disabili sono giocatori straordinari così come lo sono i volontari e anche gli avversari che hanno l’umiltà di volersi scontrare e perdere con noi. Fino a poco tempo fa le squadre miste erano sconosciute. Noi abbiamo una squadra mista che gioca contro normodotati, è la prima volta e siamo stati ripagati”. Due giocatori disabili infatti sono sempre presenti in quintetto, insieme a tre normodotati. Ci sono ragazzi con diverse disabilità, autismo, epilessia, sindrome di Down, problemi di comportamento. Eppure si allenano e giocano insieme, in campo sono tutti uguali, il coach li incita e li rimprovera come se fossero i professionisti, i loro idoli della serie A. “In questa mia esperienza rimango un allenatore come sono sempre stato –spiega Calamai- il che significa incoraggiare e rimproverare. Io non sono cattivo ma faccio rispettare le regole che valgono per tutti e tutti le possono capire, chi prima, chi dopo, senza distinzioni”. Perché lo sport è uguale per tutti, è uno ed è anche questo: integrazione, comunicazione, solidarietà, desiderio di superare i propri limiti. Giada Guida (foto Gianni Schicchi) 9 Un milione di ragazzi per ‘Uganda Calling’ D a febbraio 2008 gli studenti di tutte le scuole secondarie superiori del nord Italia, quasi 1 milione di ragazzi, sono chiamati a partecipare ad “Uganda Calling”, il primo progetto di educazione allo sviluppo di AIUEF - Associazione Italia Uganda Onlus, organizzazione di volontariato che si occupa di progetti di scolarizzazione destinati ai ragazzi ugandesi. Il progetto si basa sull’omonimo film documentario, realizzato per AIUEF da Mestiere Cinema per la regia di Valentina Monti, nel quale sei studenti ugandesi raccontano il loro passato, mostrano il loro presente e sognano il loro futuro. Obiettivo dell’inizia- tiva è far riflettere gli studenti italiani sulla reale importanza dell’istruzione, diritto negato nei paesi in via di sviluppo come l’Uganda, troppo spesso vissuto solo come un dovere nel didattico-educativo legato alle tematiche trattate nel film e dovranno cimentarsi nella scrittura di veri e propri articoli giornalistici, che parteciperanno ad un concorso a premi. sarà premiato con un viaggio in Uganda per 2 persone e con la pubblicazione dell’articolo su giornali locali e nazionali. Tutte le fasi del concorso giornalistico a premi, che si concluderà lunedì 19 maggio 2008 con la proclamazione del vincitore, verranno gestite attraverso il sito www.ugandacalling.it Riferimenti Responsabile del progetto AIUEF - Associazione Italia Uganda Onlus Fabio Salvatore (Presidente AIUEF) Via Bona di Savoia, 1/A - 27100 Pavia Cell. 348 3161993 - Tel./Fax 0382 467742 E-mail [email protected] Sito www.ugandacalling.it Approfondimenti Il film documentario “Uganda Calling” è prodotto da Mestiere Cinema (www.mestierecinema. it), casa di produzione/service che ha curato la produzione di film come “Guerre Stellari”, “Il Gladiatore”, “Tutti dicono I love you” e di alcuni dei film documentari di Giobbe Covatta. mondo occidentale, dove la scuola ormai fa notizia solo per gli atti di bullismo e le statistiche negative. Gli studenti italiani saranno coinvolti insieme ai loro insegnanti in un percorso Gli articoli saranno valutati da una giuria composta da giornalisti, insegnanti ed esponenti del settore no profit. Ci sono in palio molti premi ed in particolare l’autore dell’opera migliore All’ONU i disegni degli ex bambini-soldato recuperati da Avsi I n occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, Pubblicità Progresso e Avsi (ONG italiana fondata nel 1972) presentano al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra la Mostra “War, Hope and Peace”, una raccolta di disegni realizzata dagli ex bambini - soldato del Nord Uganda durante i corsi di recupero psico-sociale coordinati da AVSI. La Mostra si articola su tre tappe che seguono il percorso di riabilitazione dei bambini che hanno vissuto la guerra, ovvero: una situazio- 10 ne letta attraverso il tratto del disegno di questi stessi ex combattenti che, lasciate le armi, imbracciano finalmente la matita. L’area dedicata al passato, testimonia l’orrore della guerra, le atrocità vissute dai bambini rapiti e costretti ad utilizzare le armi, il presente mostra la vita degli sfollati di guerra attualmente nei centri educativi di AVSI e infine il futuro, che raccoglie i desideri e le aspirazioni dei piccoli ex - soldato. Sullo sfondo della sequenza dei disegni, tracce innocenti della memoria del popolo ugandese, scorrono fotografie repor- tage, che attestano in maniera inequivocabile la realtà dei fatti, testimonianze spietate della drammatica guerra, terminata solo nel 2006, in seguito agli accordi di pace tra Governo e ribelli del Nord Resistance Army. L’allestimento, curato nel suo aspetto grafico e architettonico, dall’agenzia bolognese Moruzzi Communications Group vede elementi visivi e verbali che interagiscono per sostenere la narrazione, coinvolgendo il visitatore in un’esperienza dal forte impatto emotivo. www.moruzzis.it Asia e la terapia della rinascita di Sara Ficocelli stati curati con questa procedura. Come loro, i piccoli superstiti della strage di Stroppiana, nel vercellese, che vide precipitare in una scarpata un pullman con a bordo una scolaresca. Isabel Fernandez, presidentessa di Emdr Italia, paragona il libro a un percorso di terapia. “E’ una guida che tiene conto di tutte le fasi da seguire nel processo di elaborazione del lutto - spiega - In passato N on c’è niente di più doloroso dell’affrontare la perdita di una persona che si ama. Più difficile ancora è aiutare un bambino a capire quel dolore, riuscire a stargli vicino senza far pesare la propria disperazione. E’ in quei momenti che bisogna compiere il miracolo, andare oltre la debolezza ed essere forti e vivi due volte. Un’esperienza che solo con un libro si poteva raccontare, ma non con un romanzo qualunque. “Tu non ci sei più e io mi sento giù”, questo il titolo, è un progetto dedicato ai bambini che subiscono un trauma grave come la perdita di un genitore, pensato per aiutare loro e chi accanto a loro resta. Non è una novella da leggere in spiaggia, ma molto di più: le pagine di questo libro commuovono, fanno riflettere, si sfogliano con curiosità e coinvolgimento. Finita la lettura, a pagina 77, tutto sembra di nuovo possibile, persino che un bambino che ha perso il papà o la mamma torni a sorridere. Scritto con il linguaggio delicato ed esperto di due psicologhe, le dottoresse Anna Rita Verardo e Rita Russo, il libro è arricchito dai disegni in pastello di Paolo Samarelli. A metà strada fra il gioco e la prova di coraggio (una pagina bianca invita a scarabocchiare la propria rabbia, un’altra ad incollare le foto della persona che non c’è più), questo è un libro che insegna soprattutto a sentire le emozioni e dargli un nome, a non aver paura e a non vergognarsi del dolore, a capire che quando qualcuno muore non è colpa di nessuno. Oltre alla sezione dedicata ai bambini, c’è n’è una per i genitori e una per gli insegnanti. Quali sono i comportamenti più adatti, quali quelli da evitare, accompagnando le fasi di elaborazione del lutto in modo propositivo. “Tu non ci sei più e io mi sento giù” non si compra in libreria, ma viene spedito su richiesta compilando un modulo scaricabile dal sito www. emdritalia.it, con una donazione minima di 20 euro. Il ricavato va all’as- sociazione Emdr (Eye Movement Desensitization and Reprocessing, in italiano “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari”), specializzata in una terapia per i disturbi post-traumatici che utilizza i movimenti oculari e altre forme di stimolazione per rielaborare le esperienze a livello cogni- tivo ed emotivo. La Emdr, sperimentata per la prima volta negli Usa venti anni fa e da dieci anche in Italia, si basa sull’ipotesi che ci sia una componente fisiologica in ogni disturbo o disagio psicologico. Anche i bambini sopravvissuti al terremoto che seppellì un’intera classe elementare a San Giuliano di Puglia sono situazioni di questo tipo venivano affrontate camuffando la realtà, mentre invece è molto importante dire subito la verità, perché il bambino la percepisce comunque”. Il libro è stato presentato allo Starhotels Metropole di Roma con una serata di beneficenza presieduta dall’attrice Asia Argento. 11 Così, col pennello, racconto la mia terra “E’ una bella tela, una tela ben riuscita, che dà soddisfazione; rievocazione del passato con molta forza, con molta intelligenza, un senso di vitalità”. Questa una delle tante “critiche” rivolta ad un quadro di Tina Cantisano da parte del prof. Pietro Bonfiglioli. Una pittrice nata a Grizzana Morandi, ma bolognese di adozione che ho voluto intervistare. Com’è nata la sua decisione di avvicinarsi all’arte pittorica? Esattamente non lo so; da sempre in me, vi è stata una particolare attrazione verso l’arte, verso tutto ciò che viene rappresentato su tela: vero o fantastico che sia. Sono sempre stata legata alla mia terra da un vincolo viscerale che mi permette di cogliere la metamorfosi del tempo attraverso la natura. Quali sono state le sue scuole, il suo apprendistato per poter diventare una pittrice a tutti gli effetti ? Ho iniziato l’attività artistica alla fine degli anni 80 dopo numerosi corsi di disegno, di incisioni e di pittura (olio, pastello, acrilico). Nel mio percorso artistico ha frequentato per cinque anni la “Scuola Libera del Nudo” presso l’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Fra i miei “maestri” ho avuto anche il gran- 12 de pittore bolognese Wolfango dal quale ho percepito le “sue” nature morte dove i frutti smisurati e ortaggi giganteschi invadono lo spazio e quasi straripano fuori dalle cornici. Ho imparato a trasferire nelle immagini e nei colori l’originalità di ciò che ho nella mente. Oggi è soddisfatta del suo mestiere di pittrice? Sì, sono più che soddisfatta. Ma non è un mestiere. E’, in qualche modo, amo- re, passione, una “narrazione col pennello” che, dicono, non faccia di me una “pittrice di genere”, ma vengo collocata tra i tradizionalisti della pittura, tra coloro che vedono l’arte come lo strumento di rappresentazione per immagini tendenti al bello. Lei è famosa, oltre che per le sue nature morte, an- che per tele che rappresentano animali. Riesce a calibrare tutti gli elementi compositivi con una tavolozza sempre gradevole, conferendo alle cose una poetica bellezza. Come riesce in questo? Specialmente per un artista vi sono momenti della vita che restano stampigliati nella memoria alcune figure di esseri viventi (animali) e che ritornano alla mente anche in modo ossessionante. Desidero riportare quanto, in un saggio critico, ha indirizzato alla mia persona Giovanna Pascoli Piccinini a proposito dei miei animali: “…sono bestie vibranti di accordi coloristici in cui l’artista si serve di un’esecuzione franca e realistica, dando alla luce, con immediatezza e comunicativa, la funzione di vera esploratrice delle sorgenti cromatiche. In questo momento sta lavorando a qualcosa di interessante ? Il futuro? Mi sto dedicando ad approfondire l’arte del ritratto e del nudo. Ma non dimentico uno dei miei “primi amori”: la natura morta. Devo ammettere che le soddisfazioni sono tante e sono determinata a continuare; questo “lavoro” mi ha fatto capire che, se amato, pur faticoso, per me è sempre portatore di gioia e serenità. Tina Cantisano si è sempre mossa bene nel suo mondo fantastico, anche se, spesso, presenta soggetti e oggetti del quotidiano trasferiti sulla tela con grande gusto, estro e ricchezza di colori. Auguri. Giorgio Albéri Aspettando il ritorno di Ulisse... di Mercedes Ferretti dolorose: ci si interroga se i ragazzi/e siano finiti nelle mani di giri di pedofilia, traffici d’organi o sette sataniche. Spesso però è l’incuria e la superficialità degli adulti che non si occupano abbastanza dei piccoli preservandoli dai pericoli: il recente fatto di Gravina di Puglia inchioda alle proprie pesanti responsabilità coloro che non hanno fatto abbastanza per prevenire quel terribile incidente e chi dopo do- Q u a l ’ è l o s t ra zio quotidiano di una famiglia che vive il dramma di un proprio congiunto scomparso nel nulla? Un’angoscia devastante che non può dissolversi nel pianto liberatorio di una fine temuta ma poi accettata o nella gioia di un ritorno agognato. Ogni anno in Italia sono 9000 le persone che scompaiono senza lasciare traccia: con lo scopo di offrire aiuti e sostegni alle famiglie è nata “Penelope” (associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse) che ha diversi comitati in varie regioni d’Italia. Nel 2007 era in discussione al Parlamento un disegno di legge molto importante che prevedeva una serie di inter- venti mirati: per esempio la realizzazione di una banca dati dove ci fossero dna e profili genetici degli scomparsi. Negli obitori italiani infatti giacciono molti cadaveri senza nome ed incrociare tutti i dati a disposizione sarebbe utile per dare loro una degna sepoltura e una risposta definitiva alle loro famiglie. L’Associazione poi vorrebbe la realizzazione di una formazione specifica per le forze dell’ordine che si avvicinano a casi di scomparsi affinchè non si sprechi tempo utile indagando su piste sbagliate. Spesso si tratta di minori e questo dato rende le vicende ancora più dove i ragazzini spesso giocavano. L’associazione si batte quindi – “perché accada - come si legge sul sito - che, come Penelope, qualcuno all’improvviso, quando meno se lo aspetterà, quando anche l’ultima goccia di speranza lo avrà abbandonato, si troverà a godere il ritorno di Ulisse o almeno di qualcuno che finalmente ci dica dov’è finita la sua storia e per mano di chi”. Nella foto: Il Presidente Giorgio Napolitano ad una convocazione ufficiale dell’Associazione con la Presidente Elisa Pozza Tasca veva intervenire perlustrando accuratamente quel luogo fatiscente Per chi volesse saperne di più può visitare il sito: www. penelopeitalia.org Sede dell’Emilia Romagna Tel. 0547.36.36.19 13 Alberani, oltre un secolo di travestimenti Continua la rubrica “Alla scoperta delle nostre ditte storiche”, imprese che danno lustro a Bologna e che non vorremmo perdere. S i può essere “centurioni romani” per un giorno e il giorno dopo diventare uno dei “cavalieri della tavola rotonda”, una sera “Cleopatra” e trasformarsi per la successiva in “Violetta Valery” dell’opera “La Traviata”. Tutto questo è possibile con l’aiuto della “Sartoria Teatrale Alberani”. Entrando, non si ha che l’imbarazzo della scelta. Ovunque si intravvedono particolari affascinanti e non mancano l’oggettistica e gli accessori: dai copricapo a forma di tricorno, agli elmi romani, dalle lampade di Aladino, alle valigette contenenti le pistole dei gangster. Questa impresa artigiana prende il via, nel 1888, a Fusignano e continua oggi la sua tradizionale attività a Bologna, sotto la direzione degli eredi e della responsabile Mirella Tura. Il costume, come ogni altra opera d’arte, per divenire tale, deve nascere dal cuore di un artista: tale era Lo- renzo Alberani che, fin da piccolo, mostrò una grande sensibilità artistica, con particolare predilezione per la musica. Diplomatosi al Conservatorio “G.B.Martini” di Bologna, ben presto Lorenzo divenne famoso per il suo talento e cominciò a girare il mondo in tournèe assieme a Lea Stagni, corista lirica, divenuta nel frattempo sua moglie, che gli fu fedele compagna e preziosa collaboratrice. di bellezza poteva diventare una fiorente attività commerciale e cominciò a noleggiare gli abiti. A quel tempo, infatti, se gli attori importanti potevano contare su un prezioso guardaroba personale, esordienti e attori minori erano spesso costretti a improvvisare costumi di fortuna. Man mano la collezione si arricchì e la sartoria cominciò la produzione su richiesta. Oggi l’attività, arrivata I viaggi furono grandi opportunità di studio e, una volta tornato in Italia, l’Alberani desiderò una maggiore armonia negli allestimenti operistici, soprattutto nei costumi. Furono realizzati abiti di scena accurati ed armoniosi e, col genio da imprenditore, il maestro capì che la sua esigenza alla quarta generazione, prosegue – come detto - a Bologna nello stabilimento di via Genova, dove la Sartoria Alberani conta quasi quattromila costumi (tra cui una collezione privata di 50 vestiti autentici di valore inestimabile), di ogni epoca storica e per ogni tipo di cliente, (dalle com- pagnie teatrali ai privati che vogliono travestirsi per carnevale). Verso gli anni ottanta l’attività della sartoria segnò una svolta rivolgendosi al settore delle rievocazioni storiche e delle sfilate in costume e questo nuovo indirizzo divenne in poco tempo preponderante. “Uno degli ultimi filoni produttivi - spiega Mirella Tura - è proprio il genere fantasy”. “Il nostro è un lavoro in cui ci vuole fantasia, ma anche tanta ricerca, nel fantasy come nella ricostruzione fedele e filologica dei modelli d’epoca - spiega la responsabile, stilista e modellista - a volte può costare molto, ma solo gli appassionati possono davvero capire il lavoro che sta dietro a un costume”. Forte di un’esperienza secolare, la “Sartoria Alberani” ha vestito personaggi illustri, ma anche uomini in cerca di tight, frac o smoking, bambini a cui le mamme vogliono regalare un carnevale speciale e papà che, ogni anno immancabilmente, hanno il “dovere” di impersonare Babbo Natale. “Qui chiunque è benvenuto – conclude Mirella Tura - trattiamo tutti i clienti allo stesso modo, così come ogni abito per noi è unico e curato con la stessa attenzione, dai bozzetti alle rifiniture”. Quest’anno ricorre un anniversario importante: la sartoria Alberani compie 120 anni, un lungo tempo speso a creare quello che si può definire un vero “patrimonio” artistico che è e deve continuare ad essere motivo di vanto e orgoglio per la nostra Bologna. Donatella Bruni Ladies in gara per aiutare l’Unicef I l Ladies’Circle, come i nostri lettori ben sanno, è un’associazione internazionale fondata in Gran Bretagna nel 1930; attualmente è presente in 30 paesi nel mondo. É formata da giovani donne ed animata dai seguenti nobili scopi: agire in conformità del motto “Amicizia ed Impegno sociale”,ampliare i valori culturali attraverso conferenze e dibattiti,essere non politico e non settario. Annualmente il Ladies Circle promuove progetti benefici a livello internazionale. Da tre anni si svolge in italia un circuito nazionale di tornei di golf, organizzato dalle Ladies Circle Italiane, i cui proventi vanno a finanziare progetti di charity 14 molto ambiziosi ed importanti.Anche il gruppo Ladies’ circle di Bologna si è attivato grazie all’impegno di Federica Marzi e ha raggiunto il nobilo scopo, attraverso un bellissimo torneo, di consegnare all’Unicef una consistente somma di denaro. Il 17 febbraio scorso all’Hotel Uno, di fronte alla stazione di Bologna, è avvenuta la consegna del service destinato all’Unicef per il progetto “Uiniti per i bambini, uniti contro l’Aids”. Nella foto: Federica Marzi resp.golf Ladies’ Circle, Gigi Filippini imprenditore Molino del Pero, Raffaella Pedrazzi e Gabriella Vitri, responsabili golf del comitato nazionale Ladies’Circle, promotore dell’iniziativa pro Unicef. Basoli, il viaggiatore che resta in casa F igura di grande rilievo della vita culturale e artistica bolognese del periodo a cavallo tra Sette e Ottocento, Antonio Basoli (1774-1848) fu decoratore d’interni, scenografo e vedutista stimato in tutta Europa. Nell’autobiografia redatta intorno al 1822 Basoli annotò con puntualità e dovizia di particolari tutte le opere eseguite, i relativi guadagni, i nomi dei committenti, le date in cui tali lavori vennero realizzati, i viaggi intrapresi e persino i nomi degli allievi che parteciparono ai suoi corsi accademici e alle attività laboratoriali. Tali annotazioni ci permettono di entrare nella realtà produttiva ed artigianale di una bottega artistica ottocentesca. Nei giorni scorsi la Pinacoteca di Bologna ha riportato alla ribalta l’artista inaugurando un’interessante mostra, allestita con il contribuito dell’Accademia di Belle Arti, della Soprintendenza e del Comune di Bologna. Il nucleo centrale dell’esposizione è costituito da acquerelli, disegni ed incisioni, in gran parte inediti, cui si aggiungono alcuni dipinti provenienti da collezioni pubbliche e private. Durante gli anni di studio nell’Accademia Clementina Basoli ha frequentato casa Aldrovandi e qui ha avuto modo di incontrare artisti e intellettuali europei che hanno influen- zato la sua formazione artistica. Ha ritratto la città di Bologna sotto aspetti diversi e ha dato vita ad immagini affettuose e vivaci, destinate a durare a lungo come modello. Molto belli anche i suoi acquerelli relativi a testi storici e le carte acquerellate in cui sono raffigurati luoghi esotici e fantastici, frutto del desiderio di ridisegnare il mondo in un itinerario immaginario del viaggiatore che resta a casa. Infatti Basoli viaggiò pochissimo, ma con la fantasia ha spaziato ovunque. Non perdiamo la possibilità di vedere queste innumerevoli opere che fino al 31 maggio aspettano il visitatore per accompagnarlo in un “viaggio fantastico”. Ornella Elefante 15 L a famiglia, dopo gli anni ‘60 e ‘70, periodo in cui ne era stato predetto il tramonto, ha vissuto, nell’ultimo ventennio, una rivalutazione socio-politico-economica. La crisi ha imposto un recupero istituzionale e operativo della compagine domestica, soprattutto per sanare gli scompensi sociali causati dalla debolezza dello stato assistenziale. Nella popolazione si è così riacquisita consapevolezza del ruolo svolto dalla famiglia e dalla società: creazione di forza lavoro, capacità di cura e assistenza, produttività. Spesso si pensa che l’attenzione socio-politica per la famiglia si possa tradurre in una semplice delega di impegni e incombenze che lo Stato non riesce ad assolvere. Va invece sottolineato che è la dimensione educativa esercitata dalla famiglia che può rendere funzionale a questa tutte le iniziative pubbliche programmate o intraprese a favore del nucleo domestico. In altri termini ciò di cui oggigiorno la famiglia ha bisogno è di essere esaltata proprio per la sua funzione educativa. Se la famiglia venisse meno a tale ineguagliabile compito, ne risentirebbe tutta la società. Ma non possiamo dimenticare un binomio costruito sull’importanza della persona lungo tutto il percorso formativo: l’istruzione scolastica e la formazione aziendale. Esse, per essere veramente formative, dovrebbero porsi tre obiettivi che si integrano tra loro: • trasmettere un patrimonio conoscitivo e una metodologia funzionale per raggiungere il fine di acquisire conoscenze; • trasmettere un patrimonio tecnico, funzio- 16 Sfida e volontà nale per raggiungere l’obiettivo del saper fare; • trasmettere ed esprimere un patrimonio di valori ed educativo per avviare al saper vivere. In questa logica l’educazione deve essere intesa sia come trasmissione di idee, valori, teorie, im- 2) la faccia “culturale e comportamentale” riporta al centro l’uomo come persona: in questa logica il rispetto e la tutela della sua integrità fisica, morale e culturale rappresentano valori imprenscindibili, non solo nella direzione del rifiuto della violenza sull’uo- magini, informazioni, sia come espressione di sentimenti, ma soprattutto come produzione di idee e di progetti. Perciò mi piace pensare all’uomo come a un soggetto sfaccettato al quale fornire risposte precise. Separando le varie facce del prisma-uomo possiamo identificare: 1) quella “biologica”, nella quale l’unità base è rappresentata dall’organismo: su questo terreno la salvaguardia della vita e la ricerca genetica debbono essere considerati aspetti che non possono essere limitati agli “esperti”, ma diventare patrimonio collettivo; mo e della tolleranza, ma soprattutto della valorizzazione culturale come ricchezza dell’umanità intera; 3) la faccia “sociale e relazionale” riporta al principio che unifica l’uomo come cittadino e come partecipe di una vita sociale; in questa logica il concetto di bene comune, di beni collettivi, superiori a qualsiasi interesse privato o particolaristico, debbono diventare i principi ispiratori di un’etica della responsabilità sociale; 4) la faccia “simbolica” generale, dell’uomo come specie, dell’umanità come parte integrante di un ambiente, di un percorso storico ci riconduce all’essere, quindi al futuro, alle relazioni con la tecnologia, con la sperimentazione. I nuovi processi formativi ed educativi dovrebbero perciò sia affrontare questa pluralità di aspetti che definiscono l’uomo contemporaneo, sia rispondere ai bisogni ed alle aspettative specifiche dei destinatari. La forza dell’insegnamento dipende non tanto da quanto si impara, ma da come si impara; la motivazione allo studio è l’ossigeno dell’apprendimento; dobbiamo conoscere i ragazzi, uno per uno, per comprendere il loro universo, percorso da mille stimoli, anche esterni alla scuola. Fantasia, entusiasmo e sano realismo sono, per altro, tre importanti modalità di un percorso educativo che dovrebbero sostenere gli studenti. E’ necessario insegnare loro a ricercare la verità con metodo, pazienza e fatica. Essi devono imparare a essere gelosi custodi della propria libertà, intesa come tenace disciplina alla responsabilità, con l’obiettivo di essere autenticamente felici. Per ottenere ciò è necessario stare bene con se stessi e con gli altri: coerente con questi obiettivi è quindi anche l’attività sportiva, che ha un’alta valenza educativa. Non si possono negare la complessità di questo nuovo quadro e la difficoltà di ridefinire progetti, nei quali la vita delle persone, la loro sensibilità, il loro cuore si integrano con il loro cervello: l’importante è avere la consapevolezza della “portata” della sfida e la volontà di accettarla. Giorgio Albéri