Confessioni di una mente criminale

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Confessioni di una mente criminale
(Non facendo parte delle classi che hanno partecipato alla visione mattutina dello spettacolo, ho
scelto di assistere alla replica serale del 25.02.12)
Confessioni di una mente criminale
Recensione
Con la sua competenza decennale Marcello Cotugno dirige un entusiasmante Alfredo Angelici,
nell’ormai affermato spettacolo teatrale Confessioni di una mente criminale, tratto dall’omonimo
romanzo di Danilo Pennone. Nella Roma degli anni ’70 un giovane criminale, Natalino detto “il
sorcio”, sconta sei anni di carcere per rapina a mano armata mentre, con inaudita ironia e
imprevedibile audacia, ripercorre gli episodi della sua deplorabile vita. Una rappresentazione
realistica della realtà storica che fu dominata dall’oppressione degli anni di piombo e dal terrore
delle stragi, nell’epoca in cui la nuova criminalità autoctona e indipendente rivendicava il controllo
delle periferie urbane, mentre il mito della Banda della Magliana istigava i più giovani alla violenza.
Alle spalle dello sventurato protagonista vi è lo spettro di un’infanzia negata, combattuta fra il
disinteresse di una madre assente, fuggita con un altro, e la follia di un padre dissennato, in
carcere per averla uccisa. Una volta cresciuto, quel bambino disagiato diventa un criminale
piuttosto infausto, a capo di una banda di periferia che, tra rapine poco riuscite e rapimenti male
organizzati, non sembra riscuotere grande successo sulla scena criminale.
Appare evidente l’attenzione al dato psicologico nel ricostruire il preciso profilo psichico dei
personaggi, in grado di conferire, tra carte da gioco e vino, attendibilità e realismo alla narrazione,
incredibilmente verosimile. A compensare la presenza di una scenografia scarna, ma
perfettamente in linea con lo spirito introspettivo della rappresentazione, vi è la capacità degli
attori di spaziare in tempi e luoghi distinti, trascinando lo spettatore in travolgenti e incessanti
spostamenti. Notevole punto di forza dello spettacolo è la componente musicale, a cura di Marco
Turriziani, voce e chitarra e Danilo Pennone, chitarra e mandolino, accompagnato da Salvatore
Zambataro, clarinetto e fisarmonica, che tramite la trascinante musica dal vivo enfatizza o attenua
i ritmi talvolta frenetici talvolta melodici dell’interpretazione, che attraverso diretti rivolgimenti al
pubblico e curiose gag tra gli attori sembra quasi ispirarsi alle tecniche del metateatro.
Lo spettatore, seppur consapevole di assistere alla confessione di un criminale, si muove insicuro
fra la condanna ad un dichiarato colpevole e la compassione per un uomo che nonostante le scelte
compiute conserva il miraggio di una vita diversa. Vita che avrebbe trascorso con l’amata Cecilia,
lontano da crimini e processi, invecchiando con l’unica ragazza che gli fece mai desiderare di
essere migliore. Ma il destino non concede spesso secondo opportunità, così nell’incredulità e
commozione del pubblico, ha termine la narrazione di un dichiarato colpevole che, con ironia e
ostinazione, ha osato svelare l’intima confessione di una sventurata mente criminale.
Aurora Pompei
4G
1°classificata categoria Triennio