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Wall Street:
il denaro non dorme mai di O. Stone
Usa, 2010 - drammatico --- 2h e 13’
cast Michael Douglas, Shia LaBeouf, Susan Sarandon
Oliver Stone torna a Wall Street più di vent’anni dopo e la
fotografa con medesima intelligenza.
Prologo: è il 2001 quando Gordon Gekko (Michael Douglas) esce dal carcere dopo aver scontato la sua pena
dovuta alle frodi fiscali che aveva commesso a Wall Street quando ne era il re. L’azione si sposta poi al 2008,
alle soglie dell’esplosione della crisi economica. Jake Moore (Shia LaBeouf) è un giovanissimo piazzista che
lavora in Borsa per una grossa compagnia fondata dal suo mentore Louis Zabel (Frank Langella) ed è
fidanzato proprio con la figlia di Gekko, che però ha chiuso ogni rapporto con il padre. Come ogni lavoratore
di Wall Street, Jake non può che essere attratto dalla storica figura di Gekko, che decide così di incontrare di
nascosto dalla sua ragazza. Nasce così una collaborazione che porterà inevitabilmente a fratture e scossoni.
Intanto le prime banche cominciano a fallire…
Anche i bastardi hanno un cuore. E no, non mi riferisco solo alla figura di Gordon Gekko, di cui parlerò più
avanti. Mi riferisco a quella dell’uomo che l’ha creato: Oliver Stone, un regista che non ha mai accontentato
nessuno e che ha sempre smascherato il sordido. Allora perchè, vado subito al sodo, un finale così buonista,
criticato da molti? Il primo Wall Street era figlio di un’epoca di boom economico per gli Stati Uniti, e
bisognava demonizzare quel mondo, portarne alla luce la sporcizia, le magagne. Ecco quindi Gordon Gekko,
un broker spietato(“L’avidità è giusta” gridava in tribunale) che aveva il mondo ai suoi piedi e comandava
anche su chi non sapeva neppure della sua esistenza. Oggi invece, beh la situazione è quella che è. Il mondo è
in ginocchio: aveva ancora senso portare in scena quel Gekko? Sarebbe stato impossibile, nonché stupido.
Stone dunque, con il suo finale ottimista, vuole dare speranza, vuole far uscire non disgustati ma rasserenati.
Per quando possibile. E sottolinea, ancora una volta, che il cambiamento deve venire dalle persone. Tutto
parte da lì.
C’è una scena meravigliosa in Wall Street: il denaro non dorme mai, quando Gekko partecipa ad una cena
di beneficenza per magnati borsisti e dice “se questo posto crollasse, il Mondo resterebbe senza un governo”.
Ed è proprio poco prima che ha luogo un re-incontro attesissimo che poteva trasformarsi in una buffonata ma
che Stone è stato bravissimo a trasformare in uno dei momenti più alti del film: Gekko si imbatte in Bud
Fox (Charlie Sheen), il ragazzo che nel primo film lo aveva incastrato consegnandolo alle autorità. Un
colloquio brevissimo ma malinconico. L’allievo ha superato il maestro: gli occhi di Douglas in quel momento
colpiscono al cuore, e il suo personaggio diventa finalmente umano, a 23 anni di distanza dal suo debutto su
grande schermo. La mano di Stone è ancora solida, e gli perdoniamo delle scelte discutibili come microflashback inutili o l’apparizione onirica di Frank Langella in un bagno. Bravo anche Josh Brolin, una faccia
perfetta per il suo ruolo di antipatico arrivista. Ottima infine l’idea di ambientare il film non ai giorni correnti,
ma nel nostro passato prossimo: noi sappiamo già quindi quello che è successo nel mondo dell’economia in
questo paio d’anni, e qui ne vediamo alcune delle cause. Un accorgimento all’apparenza insignificante ma in
realtà notevole che probabilmente ha salvato l’intero progetto.
Paolo Bassani
Animal Kingdom
di David Michod, con Ben Mendelsohn, Guy Pearce
Australia 2009; drammatico - durata 1h e 52’
La madre di J non apre più gli occhi. Muore
dopo una fatale overdose. Il figlio disperato chiama la nonna che lo accoglie nella sua famiglia di criminali. Fratelli di
sangue e tra il sangue, in lotta senza esclusione di colpi con la polizia a Melbourne. Tra strategie processuali
manipolate e vendette servite su piatti gelidi, J perderà la sua innocenza di adolescente.
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