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55 Erreffe La ricerca folklorica | Grafo Contributi allo studio della cultura delle classi popolari Isole nella corrente Introduzione: correnti globali, vortici locali Il Pacifico “francofono”: temi e prospettive di ricerca Les langues océaniennes des collectivités françaises du Pacifique a cura di Adriano Favole Tra associazionismo e gruppi femminili: uno spazio di azione e narrazione (Lifou, Nuova Caledonia) Adriano Favole Claire Moyse-Faurie La collecte de la mémoire orale kanak: expériences et enjeux Emmanuel Kasarhérou La letteratura francofona della Nuova Caledonia: parole di ieri, di oggi e di domani Micaela Fenoglio Rassegne La natura e la parentela viste attraverso la riproduzione medicalmente assistita Recombination of South Valeria Ribeiro Corossacz Pacific market experiences The case of Wallis Franco Alasia Paul van der Grijp Guido Bertolotti Démocratie et coutume à Futuna Adriano Favole Anna Paini L’impatto socio-culturale delle miniere di nickel nella tribù di Goro (Nuova Caledonia) Ilaria Colombo L'Accordo di Nouméa. L’applicazione, la posta in gioco per la Nuova Caledonia (1998-2018) Frédéric Angleviel L’invisibile perduto e ritrovato Percorsi di riappropriazione della memoria in Polinesia francese Matteo Aria Interventi Mangiapane, mangiauova, mangiarape: qualche dato inedito sui blasoni alimentari Ephraim Nissan Biblioteca Intervista con Franco Alasia Guido Bertolotti, Glauco Sanga Gli autori di questo numero English summaries RASSEGNE VALERIA RIBEIRO COROSSACZ 47 La natura e la parentela viste attraverso la riproduzione medicalmente assistita L’antropologia si è dedicata sin dai suoi esordi a studiare le forme in cui le diverse società umane pensano la riproduzione umana, ossia il processo riproduttivo che porta alla nascita di un nuovo componente. Come si forma un individuo? Chi sono le figure responsabili della sua riproduzione? Quali sostanze ne determinano la formazione corporea e spirituale? Cosa è necessario fare o non fare perché il processo riproduttivo si compia con successo? Queste domande, inizialmente formulate solo nelle ricerche su società non euro-occidentali, si sono imposte anche nelle ricerche sulle nostre rappresentazioni sociali sulla riproduzione, rappresentazioni maturate in un contesto di conoscenza scientifica quasi perfetta dei meccanismi riproduttivi. È in questo ambito di indagini che si colloca il volume La natura scomposta. Riproduzione assistita, genere, parentela di Alessandra Gribaldo, edito da Luca Sossella, Roma, 2005, 22 pagine. Il testo è il frutto di un lavoro sul campo compiuto tra il 200 e il 2002 presso un centro di medicina riproduttiva di Catania che offre tecni- che di riproduzione assistita alle coppie con difficoltà ad avere figli. Il lavoro è oggi particolarmente prezioso poiché testimonia di una vastità di esperienze riproduttive attualmente non ammesse dalla legge 40, approvata nel febbraio 2004, che regola, delimitandole drasticamente, le tecniche di riproduzione assistita. La protagonista principale di questo lavoro e di questa narrazione a più voci (quella delle donne, dei loro mariti e dell’antropologa) è senz’altro la natura, il campo entro il quale si pensa la riproduzione umana, ma anche la tecnica che vi s’introduce per permettere che essa si compia. La natura e le sue rappresentazioni sociali e culturali attraversano i sette capitoli, facendo da sfondo ai discorsi sul corpo e sulle sostanze riproduttivi, sulle tecniche ammesse e non ammesse, sulle configurazione familiari legittimate e non a riprodursi, sulla definizione di madre, padre e rapporti di parentela, e infine sulla costruzione del genere maschile e femminile. Ciò che emerge dalla lettura di questo lavoro è quanto, in un ambito come quello della riproduzione medicalmen- te assistita in cui la natura sembrerebbe essere lì pronta ad essere avvicinata dalla scienza, essa invece sia continuamente investita di significati culturali che rimandano alle relazioni sociali, ponendoci di fronte alla potenza nelle società a capitalismo avanzato dei discorsi (scientifici, profani, religiosi) sulla natura. La separazione tra riproduzione e atto sessuale è aspetto cruciale e necessario per comprendere la definizione stessa di tecnica riproduttiva: essa infatti esiste in quanto sostituisce l’atto sessuale. L’atto sessuale, e la relazione tra uomo e donna che in esso viene identificata dagli intervistati, è anzi estromessa dalla riproduzione medicalmente assistita, per esempio quando si richiede di non avere rapporti sessuali alcuni giorni prima della donazione degli spermatozoi. Questa separazione tra atto sessuale e riproduzione è un aspetto poco raccontato nelle interviste, a cui ci si riferisce con imbarazzo o rapidità poiché è sentito come il momento in cui si concentra la non naturalità di questa riproduzione. Dalle narrazioni appare quanto nella nostra società la riproduzione sia costrui- 48 VALERIA RIBEIRO COROSSACZ ta attorno alla relazione, all’incontro anche solo sessuale, tra un uomo e una donna. Tuttavia malgrado l’importanza della relazione, uno dei dati su cui l’antropologa richiama l’attenzione è l’asimmetria, nei discorsi delle coppie intervistate, con cui si descrivono le sostanze riproduttive maschili e femminili, il seme e gli ovuli. Il primo si presenta come materiale semplice, autoevidente, a cui si dedicano dunque poche parole. I secondi invece sono oggetto di descrizioni dettagliate, di classificazioni più o meno vicine a quelle scientifiche, e sono investiti di sforzi fisici ed emotivi tesi a produrre materiale di qualità. Gribaldo ci dimostra come ci troviamo di fronte ad un’asimmetria che non è il risultato di un dato scientifico, “in natura”, ma è prodotta dalle rappresentazioni culturali del maschile e del femminile - che penetrano i discorsi scientifici - in cui il primo è identificato con il sociale, con il polo attivo, e il secondo con il naturale e il polo passivo. Il corpo della donna è più riproduttivo di quello del- l’uomo, è più naturale di quello dell’uomo, e per questo investito di uno sguardo clinico e scientifico che lo coglie nella sua complessità. È qui evidente lo scivolamento tra capacità riproduttiva e fatto riproduttivo che segna tutte le rappresentazioni euro-occidentali sulla riproduzione, il quale, omettendo la necessità di entrambi i contributi, maschile e femminile, porta a individuare nella sola donna l’intero processo riproduttivo. L’importanza della relazione (sessuale, affettiva) nel discorso sulla riproduzione si dispiega anche nelle riflessioni degli intervistati sulla possibilità che coppie omosessuali (gay e lesbiche) e donne single accedano alle tecniche riproduttive. I dati che emergono sono alquanto sorprendenti poiché testimoniano di un’apertura di vedute che invece non ritroviamo nell’attuale dibattito politico istituzionale sulla famiglia. Essendo la relazione, e il desiderio condiviso, il fulcro della riproduzione, le coppie intervistate ammettono la possibilità che coppie omo- sessuali possano avere figli, pur riconoscendo il tipo di difficoltà (ossia di discriminazione) a cui andrebbero incontro. Ciò che invece non è ammesso è la riproduzione assistita fuori dalla relazione (sessuale ed affettiva), ossia la donna single che ha un figlio. Vi può dunque essere riproduzione laddove vi è relazione, poiché è la relazione che costruisce il legame di parentela tra genitore e figlio. “Il figlio diventa proprio nel tempo, attraverso la formazione di una relazione genitore-figlio. È la relazione stessa a fare la parentela. Non solo il dato naturale da solo non basta, ma risulta in qualche modo irrilevante alla luce di desideri, scelte, volontà che lo cancellano” (p.6). Forse uno dei maggiori pregi di questa ricerca è proprio il fatto di metterci di fronte alla stridente contraddizione che segna le nostre rappresentazioni e pratiche riproduttive: volerle a tutti i costi iscriverle nella natura, ma riconoscere che è la relazione sociale nel tempo a costruire il legame di paternità e maternità, e non la natura.