Nuovo Cammino - Diocesi di Ales Terralba
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Nuovo Cammino - Diocesi di Ales Terralba
Euro 1,00 Quindicinale d’informazione della Diocesi Ales-Terralba Tassa Pagata - Autorizzazione Tribunale di Oristano n.3/95 del 3.10.1995 - Poste Italiane Spa. Sped. in a.p. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - Direzione – Redazione: Piazza Cattedrale, 2 – 09091 Ales (OR) - Tel. e Fax 0783.91402 - 0783.91603 - 334.1056570 Internet: www.nuovocammino.it - e-mail: [email protected] - [email protected] - [email protected] Solenne Concelebrazione nella Cattedrale di Ales per il saluto della diocesi. L’attesa per l’ordinazione episcopale del nuovo vescovo mons. Carboni Il ringraziamento al Vescovo Dettori, redattore-editore uovo Cammino si unisce al coro di ringraziamenti presentati a mons. Giovanni Dettori nella Concelebrazione del 10 aprile nella Cattedrale di Ales da esponenti del clero, delle religiose, delle istituzioni civili e dei movimenti laicali. Lo “Speciale” delle pagine interne sono l’ultimo e significativo contributo del nostro quindicinale diocesano all’opera pastorale del Vescovo e alla “comunione e missione” rilanciate dal recente Sinodo diocesano. Nel momento del congedo, “Nuovo Cammino” si sente di esprimere un grazie sincero a mons. Dettori per il sostegno, la fiducia nel confronto, con lo stimolo a migliorare la missione di informare e formare la comunità diocesana, manifestati nei dodici anni del suo episcopato. Il nostro giornale si è fatto “portavoce” ascoltato della sua opera evangelizzatrice: lettere pastorali, discorsi importanti in occasione di feste religiose e avvenimenti civili, prese di posizione su alcune situazioni di crisi del lavoro e di emergenze sociali. In qualche modo mons. Dettori è stato “redattore” del quindicinale diocesano, oltre che l’editore a tutti gli effetti. E come editore era pronto ad assecondare l’auspicio, contenuto nei preliminari del Sinodo, di trasformare il giornale in settimanale. Un progetto ambizioso, da non scartare a priori, ma difficile da tradurre in pratica, per vari motivi, almeno finché il direttore è anche il parroco della Cattedrale, come è stato negli ultimi quattro anni. Proprio sul Sinodo non sono mancate valutazioni diverse sul come presentare in itinere i grandi temi in discussione. Noi pensiamo di avere fatto la nostra parte per coinvolgere la comunità diocesana nel rinnovamento sinodale. Grazie ancora, mons. Giovanni, dell’opportunità straordinaria, anche se faticosa, offerta a “Nuovo Cammino” di rendersi utile alla nostra gente, di creare opinione e solidarietà tra i diversi centri e ambienti della diocesi, di essere voce della Chiesa nella realtà sociale e politica. Le auguriamo che la nuova esperienza pastorale nella sua Ozieri sia ricca di frutti spirituali e di serenità. E continui a leggere, caro mons. Giovanni, il nostro periodico, arricchendolo, quando lo riterrà opportuno, con le sue riflessioni e proposte di Vescovo emerito perché resti intatto il filo di amicizia e di comunione con la nostra diocesi, sua unica sposa. La Redazione N Grazie, mons. Dettori Solenne Concelebrazione in Cattedrale per il saluto e ringraziamento della diocesi a mons. Dettori C’ erano proprio tutti, domenica 10 aprile nella Cattedrale in Ales per il saluto a mons. Giovanni Dettori che dopo 12 anni lascia la guida pastorale della diocesi: il clero diocesano, i sindaci, autorità civili e militari, religiosi e religiose, diaconi, seminaristi e fedeli provenienti da tutte le parrocchie. È stato il modo di esprimere vicinanza e gratitudine al Vescovo Giovanni che per i canonici limiti di età torna nella diocesi di Ozieri, oggi guidata da un “suo” prete, diventato Vescovo. La Concelebrazione eucaristica è solenne, animata dal coro parrocchiale di Sardara e presieduta dallo stesso mons. Dettori, alla quale hanno partecipato i vescovi Mauro Morfino,. Giovanni Paolo Zedda e Corrado Melis. Il sindaco di Ales Simonetta Zedda ha ricordato la disponibilità del Vescovo all’ascolto dei bisogni della gente con “le porte sempre aperte a tutti”, soprattutto in Nostra intervista esclusiva al nuovo Vescovo di Ales-Terralba nell’imminenza dell’ordinazione episcopale Mons. Carboni: ascolto delle persone e annuncio del Vangelo I giorni che precedono l’ordinazione episcopale e l’ingresso in diocesi, padre Roberto Carboni ha voluto trascorrerli nel convento di San Francesco, a Oristano. Per una full immersion nei luoghi della sua formazione, vicino al Crocifisso di Nicodemo, insieme con confratelli “conventuali” che l’hanno visto percorrere tutte le tappe del cammino francescano. Dal 17 aprile la svolta: inizia un percorso pastorale radicalmente diverso da quello immaginato e voluto con l’ingresso nella famiglia del poverello di Assisi. “In questi giorni – dice padre Roberto - ho avuto tra le mani un libro che ripropone brani tratti da «Il giornale dell’anima», il diario personale di Papa Giovanni XXIII. Sfogliandolo, mi è capitata sotto gli occhi proprio la pagina Ordinazione Numero 7 (451) Anno 21 (68) Domenica 17 Aprile 2016 2 che Papa Roncalli aveva scritto appena nominato vescovo e designato poi al servizio in Bulgaria. Mi ha sorpreso constatare come i timori, le preoccupazioni circa le proprie capacità ma anche il desiderio di impegnarsi per il bene, sono pensieri vicini a quelli che mi hanno accompagnato in questi mesi. Mi ha incoraggiato leggere del suo abbandono alla Provvidenza di Dio che accompagna il nostro cammino. Tra la scelta di ieri e con il cammino pastorale che si apre oggi io percepisco solo continuità: entrando nell’Ordine francescano mi sono messo allora nelle mani della Chiesa ed è la stessa Chiesa che mi chiede oggi questo servizio”. (Continua a pagg. 10-11) Mario Girau Terrorismo 12 Comuni La prima Messa di don Emmanuele Il vivo ricordo di Jennifer Scintu Risorse disponibili dal Fondo Unico opo l’Ordinazione D presbiterale ad Ales, per le mani di mons. ordoglio nella C comunità di Ales, per la concittadina, nata in er iniziativa di P Governo e Regione sarda superato il “patto di Giovanni Dettori, festa grande per la prima Messa a Villacidro nella parrocchia di S. Antonio Germania, perita tragicamente nell’attentato di Bruxelles del 22 marzo scorso stabilità”: le risorse saranno gestite dai Comuni, sulla base dei bisogni, senza vincoli 16 questo periodo di forte crisi economica e insieme l’alto ministero episcopale di mons. Dettori. “Ringraziamo il Vescovo per i doni che ci ha elargito a piene mani”, ha detto Tarcisio Agus, in rappresentanza dei laici, sottolineando il costante impegno del Vescovo, “schierato sempre in difesa dei lavoratori” che hanno dovuto subire la crisi dell’ industria locale. (Speciale alle pagg. 5-8) Antonio Corona Nelle parrocchie numero speciale di AVVENIRE con una pagina sulla Diocesi 2 | Domenica, 17 Aprile 2016 ORDINAZIONE SACERDOTALE Ales. Nella Cattedrale gremita l’ordinazione presbiterale di don Emmanuele Deidda Don Emmanuele, ministero sacro e servizio al popolo di Dio N ella cornice della Cattedrale santi Pietro e Paolo sabato 2 aprile mons. Dettori ha compiuto l’atto conclusivo del suo ministero episcopale imponendo le mani e ordinando presbitero il diacono Emmanuele Deidda della parrocchia di sant’Antonio da Padova di Villacidro, da alcuni mesi chiamato a svolgere il servizio da diacono nelle parrocchie della cattedrale di Ales e nella parrocchia di Masullas.È stato un tempo di Chiesa diocesana, che si è unita al suo Pastore e al Pastore della Chiesa universale per vivere uno dei momenti più importanti di servizio al territorio e al mondo: l’ordinazione di un presbitero inviato “Per annunziare e attuare l’opera della salvezza. Ora, o Signore, vieni in aiuto alla nostra debolezza e donaci questi collaboratori di cui abbiamo bisogno per l’esercizio del sacerdozio apostolico”. Così recita la preghiera di ordinazione. La celebrazione liturgica oltre ad aver visto la Cattedrale completa in ogni suo ordine di posti, non è stata sufficiente a contenere tutti i partecipanti, che si sono dovuti accontentare di seguire il rito dal monitor sulla piazza. A far corona ad Emmanuele grande parte del presbiterio diocesano che ha voluto accogliere l’ultimo “cucciolo”: hanno anche concelebrato il vescovo di Ozieri mons. Corrado Melis, il rettore del Seminario di Padova don Gian Paolo Dinan con i suoi collaboratori don Stefano e don Daniele, poi tanti presbiteri e amici sia del Seminario di Cagliari sia del Seminario di Padova (dove don Emmanuele ha vissuto due anni di preparazione al diaconato e al presbiterato). I diaconi e i seminaristi dei due seminari hanno svolto il servizio liturgico, i diaconi permanenti della nostra diocesi hanno accompagnato e concelebrato, i ministranti della parrocchia di origine di Villacidro hanno svolto anch’essi servizio liturgico; invece i piccoli ministranti della parrocchia della cattedrale hanno circondato don Emmanuele con grande emozione e tanti pianti. I sindaci di Ales signora Simonetta Zedda, di Villacidro signora Teresa Pani e di Masullas signor Mansueto Siuni in fascia hanno reso presenti le comunità civili in cui il neo presbitero è chiama- to a svolgere il suo servizio. A dare poi il senso arcano e sempre nuovo della liturgia romana il coro della cattedrale guidato magistralmente dal diacono permanente maestro Luigi Cau. La celebrazione accompagnate e precisata dalle monizioni esplicative del diacono si è svolta con la sua lentezza liturgica, dove i segni hanno parlato più delle parole dal momento della presentazione e dell’elezione del candidato, l’omelia che mons. Giovanni, molto familiare e affettuosa rivolta ad Emmanuele, ha richiamato gli impegni del presbitero, chiamato ad essere Sacerdos in aeternum secundum ordinen Melchisedech. Dopo gli impegni dell’eletto, il canto delle Litanie dei Santi, hanno accompagnato la preghiera del quasi presbitero prostrato, chi ha vissuto questo momento lo ricorda e lo ha rivissuto come reviviscenza del sacramento ricevuto. L’imposizione delle mani del vescovo e di tutti i presbiteri concelebranti sono stati il momento apice completato dalla preghiera di ordinazione cantata dal vescovo ordinante:” Dona, Padre Onnipotente, a questo tuo figlio la dignità del presbiterato. Rinnova in lui l’effusione del tuo Spirito di santità; adempia fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto e con il suo esempio guidi tutti ad un’integra condotta di vita.”È il centro della preghiera di ordinazione in cui è conferito il presbiterato. I riti esplicativi: vestizione degli abiti presbiterali, l’unzione crismale, la consegna del pane e del vino, l’abbraccio di pace del Vescovo e del collegio dei presbiteri presenti segnano l’accoglienza del nuovo presbitero nel presbiterio diocesano. Auguri don Emmanuele che il Signore ti accompagni. Don Peppangelo Perria Ales. L’Omelia del Vescovo consacrante mons. Dettori esalta il dono del sacerdozio ministeriale N el Signore Gesù, il solo Sommo Sacerdote del Nuovo Testamento, anche tutto il Popolo di Dio è stato costituito Popolo Sacerdotale. In questo clima sacerdotale, con particolare predilezione il Signore ha voluto scegliere alcuni, tra i quali ha scelto te, Emmanuele, che fin da ragazzo hai capito quanto Dio voleva entrare nella tua storia. Ti ha chiamato all’ordine del Presbiterato e, nel Ministero, sarai partecipe della Missione di Cristo, unico Maestro, Sacerdote e Pastore. Con l’esempio e la Parola edificherai la Chiesa di Dio. Scelto fra gli uomini (non per tuo merito, ma soltanto per grazia) costituito in loro favore, eserciterai in letizia, carità e piena umiltà l’opera sacerdotale di Cristo unicamente intento a piacere a Dio e non a te stesso. Vivi in comunione filiale col tuo Vescovo: senza questa comunione la tua vita rischierebbe di essere una commedia. Dalla comunione col Vescovo i fedeli capiranno la tua comunione con Dio e con tutto il Presbiterio diocesano: solo così potrai unire i fedeli in un’unica famiglia, la Diocesi, per condurli a Dio Padre per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo. Abbi sempre davanti agli occhi l’esempio del Buon Pastore che conosce e ama le sue pecore e non è venuto per essere servito ma per servire, per cercare e salvare ciò che era perduto. La Liturgia di oggi, Ottava di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia, segni profondamente la tua vita sacerdotale. Sii misericordioso come il Padre portando a tutti la gioia del Risorto, che è gioia Sacerdote, al servizio di Dio e dei fratelli di pace e di salvezza: possano ringraziare il Signore per avere incontrato in te Colui che viene nel nome del Signore. Nella celebrazione Eucaristica, in forza dell’Ordinazione Sacerdotale, con la potenza dello Spirito Santo il pane e il vino diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo che desidera sfamare ogni uomo, sopratutto i più deboli, e vuole renderti capace di spezzare questo nutrimento con quanti sono nel bisogno.È per te la Parola del Vangelo: “Ricevi lo Spirito Santo, a coloro a cui perdonerai i peccati saranno perdonati” perché tu sia ministro della Riconciliazione. Ti prego, non banalizzare mai qualunque celebrazione perché é Cristo che agisce. In esse non sopportare le chiacchiere e ogni altra distrazione, ma favorisci l’incontro con Cristo sopratutto per coloro che hanno difficoltà a credere e che sono alla ricerca del Risorto nelle nostre comunità. La tua vita sia caratterizzata dall’accoglienza affettuosa e dal perdono amorevole e misericordioso di Dio che si china verso tutti. Sii vicino ai poveri, a quanti hanno bisogno di accoglienza e di aiuto: hanno bisogno di quel Dio che in essi potrai scoprire e amare. La tua preghiera, la tua obbedienza, tutta la tua vita faccia risplendere nel mondo la luce di Cristo. Carissimo Emmanuele, diventi Presbitero per il mondo intero, nella piena comunione con tutta la Chiesa. Non sceglierai come sposa una parrocchia ma la Chiesa e sarai sempre disponibile alla volontà di Dio che ti verrà manifestata non da un angelo ma da una persona fragile come te. Nell’umile e fedele servizio non ti sentirai solo. Anche fossero pochi i fedeli che parteciperanno alle celebrazioni saranno per te la Chiesa Universale che segue Cristo. Con umiltà e dolcezza, orienterai a Lui la tua vita e quella dei fedeli. Diventando Presbitero, ricordati che “molti sono i chiamati ma pochi gli eletti”. Per di più il vero e impareggiabile trionfo di Cristo Risorto sarà sempre preceduto dalla salita al Calvario, l’aiuto di Dio non ti mancherà. In ogni Eucaristia rinnoverai l’offerta di Cristo al Padre facendo in modo che anche l’offerta della tua vita sia simile alla Sua. Vivi con gratitudine i doni che il Signore Gesù mette nelle tue mani celebrando con fede e devozione i santi misteri, implorando la Divina Misericordia per te e per il popolo a te affidato. Se ti farai “grande” non ci sarà posto per il Signore e neppure per le anime. Se invece seguirai Gesù, come Maria umile serva del Signore, sarà Lui a fare cose grandi attraverso il tuo Ministero e le anime vedranno nella tua vita la strada per trovare e amare il Signore. Amen + Giovanni Dettori ORDINAZIONE SACERDOTALE Domenica, 17 Aprile 2016 |3 Parrocchia S.Antonio. La comunità si è stretta attorno ad un altro suo figlio sacerdote. La prima Messa gioiosa e commossa del novello sacerdote tra i suoi e gli amici di Padova Villacidro e la diocesi in festa l contesto dell’anno giubilare straordinario rende ancor più solenne la domenica in albis o della “divina Misericordia” nella quale il testo evangelico della Messa ci presenta l’apparizione di Gesù risorto nell’ottavo giorno dopo la Pasqua. Per Villacidro la gioia è ulteriore perché vede un altro suo figlio ordinato sacerdote e reso dispensatore della Misericordia del Padre. Domenica 3 aprile don Emmanuele Deidda, consacrato presbitero il sabato nella Cattedrale di Ales, ritorna a Villacidro, suo paese natio, per celebrare lì, per la prima volta la Santa Messa solenne. Don Angelo Pittau, anch’egli villacidrese, gli rivolge parole augurali con il salmo che anticamente era recitato all’inizio della Messa “introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam”, salirò all’altare di Dio che rallegra la mia giovinezza. “A te don Emmanuele – gli ha detto don Angelo – sono indirizzate oggi queste parole di benedizione, perché, mentre accedi all’altare di Dio per offrire il divino sacrificio possa renderti conto di ciò che celebri e rendere grazie al Signore che rallegra e benedice la tua giovinezza”. Le parole di don Angelo suscitano un’evidente commozione nel I sacerdote novello e in tutti i presenti. I preparativi di questa importante giornata iniziano diversi giorni prima nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova alla quale don Emmanuele appartiene: è lì che è stato battezzato ventiquattro anni fa, ed è lì che ha ricevuto i sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia. Il rione di Sant’Antonio è in festa: tra quelle strade don Emmanuele è cresciuto, nel servizio all’altare come chierichetto ha maturato la vocazione al sacerdozio. Ora il vicinato lo vede nuovamente uscire dalla sua abitazione da sacerdote, accompagnato dal papà Angelo, dalla mamma Maria Francesca, dal fratello e dalla sorella, dai parenti e dai numerosi amici arrivati da più parti. In questa serata di festa, tuttavia, non solo “su biscinau de basciu”, come è comunemente chiamato, ma tutta Villacidro si stringe attorno ad Emmanuele, mentre don Angelo Pittau, che provvisoriamente amministra la parrocchia di Sant’Antonio, gli impone la stola sopra la cotta e gli fa baciare il crocifisso poi, visibilmente emozionato, bacia le mani del novello sacerdote, che ancora profumano del Crisma, e avvia la processione verso la Chiesa. Ad accogliere il sacerdote novello all’ingresso della chiesa c’è mons. Giovanni Dettori, che lo ha cresimato, lo ha seguito durante il cammino vocazionale, lo ha consacrato sacerdote e ora lo accompagna ai piedi dell’altare dove entrambi si mettono in ginocchio per un momento di preghiera. Numerosissimi sono coloro che riempiono anche la piazza, intitolata al Santo di Padova, nella quale viene trasmessa la celebrazione che si svolge all’interno. Don Emmanuele indossa il bel camice e la casula confezionati dai suoi concittadini ed è pronto per la Santa Messa. Terminato il canto d’introito, Maria Teresa Pani, sindaco della città, rivolge il suo saluto al vescovo, ai sacerdoti, ai fedeli villacidresi e non, al sindaco di Ales, che partecipa al rito, ed infine rivolge il suo augurio e quello dell’intera amministrazione comunale al sacerdote novello. mai deve portare se stesso o le proprie idee; tanto più egli è unito al Signore per mezzo della preghiera, tanto più vivrà di Lui e lo saprà donare agli uomini e alle donne del nostro tempo. La vita di don Emmanuele – ha proseguito don Carlo – non deve essere più la stessa perché Dio vi ha preso dimora per farla propria ed è in questa maniera che le parole e i gesti del presbitero diventano un forte richiamo al soprannaturale. Vengono portati all’altare il pane e il vino per l’Eucaristia che, attraverso le parole di Gesù, ripetute da don Emmanuele per la prima volta, e dagli altri sacerdoti, diventano realmente il corpo e il sangue del Signore. L’Eucaristia, che letteralmente significa rendimento di grazie, è la gratitudine più alta resa a Dio perché in essa viene offerta l’unica vittima pasquale che è Cristo. Non mancano, tuttavia, altri ringraziamenti a coloro che sono stati strumenti nelle mani di Dio anche per questa nuova vocazione. Don Emmanuele ha espresso, al termine della celebrazione, un grazie anzitutto al Signore che gli ha dato la vita attraverso i suoi genitori. Il grazie è stato indirizzato anche ai fratelli, ai parenti, ai vescovi Giovanni e Corrado, ai superiori dei seminari di Cagliari e Padova, ai suoi compagni di formazione, ai suoi insegnanti e catechisti e ai sacerdoti che lo hanno sostenuto lungo il cammino e a tanti altri che in diversi modi gli sono stati vicini. La liturgia, celebrata con decoro e solennità, si conclude con la benedizione apostolica del Santo Padre Francesco sul novello sacerdote e su tutti i presenti. Fanno giungere il loro saluto e la loro vicinanza anche mons. Roberto Carboni, vescovo eletto di Ales, e don Marco Statzu, parroco di Sant’Antonio, assente per problemi di salute. Il Vescovo è stato il primo ad inginocchiarsi dinanzi a don Emmanuele per baciare le sue mani e ricevere la sua benedizione e, dopo di lui, i sacerdoti, i parenti e tutti i presenti. Questo gesto così antico ci fa andare oltre la persona che sta davanti a noi e ci richiama al mistero che Dio opera attraverso le mani e il ministero dei sacerdoti, uomini e peccatori come gli altri, ma dei quali il Signore si serve e ai quali continua a ripetere: “non voi avete scelto me ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”. Don Emmanuele Deidda è l’ultimo anello di una lunga catena di sacerdoti, religiosi e missionari che la cittadina di Villacidro ha donato alla Chiesa anche in questi ultimi decenni; ora l’augurio va al giovane seminarista Mattia Porcu, anche lui villacidrese, che si prepara a ricevere l’ordinazione diaconale e presbiterale. La gioia per la vocazione di questi giovani deve suscitare anche in ciascuno di noi, sacerdoti o laici, il desiderio di obbedire a Gesù che ci ha chiesto di innalzare la preghiera al Padre, unico padrone della messe, perché continui a benedire Villacidro e la nostra Chiesa diocesana, inviando numerosi ma principalmente santi e zelanti operai per la sua messe, cioè sacerdoti tutti dediti al servizio di Dio e dei fratelli. Chiediamo inoltre la grazia di famiglie autenticamente cristiane che, inserite nel terreno fertile delle nostre comunità parrocchiali, aiutino i giovani a rispondere generosamente al Signore che chiama. La diocesi si prepara a vivere anche l’ordinazione presbiterale di don Daniele Porcu, della parrocchia di Terralba, che ha vissuto il suo itinerario formativo insieme a don Emmanuele e che, nel prossimo mese di giugno, sarà anch’egli inserito nella nostra famiglia presbiterale: anche a lui giunga fin da ora il sostegno della nostra preghiera. Auguri, don Emmanuele: che la tua vita possa far trasparire ciò che il tuo nome significa, ovvero la presenza di Dio in mezzo a noi. Don Roberto Lai Emozione per la benedizione apostolica di Papa Francesco I seminaristi del Seminario Regionale svolgono il servizio liturgico mentre il canto del Vangelo è affidato a don Francesco, diacono della diocesi di Padova dove don Emmanuele ha completato la formazione teologica. Nell’omelia mons. Carlo Cani, della diocesi di Iglesias, evidenzia il ruolo del sacerdote chiamato ad essere servo di tutti, deponendo le vesti, come ha fatto Gesù, per lavare i piedi del popolo assettato di Dio. Il sacerdote deve nutrirsi di Gesù che è l’unico Maestro e Servizio fotografico di Toto Casu 4 | Domenica, 17 Aprile 2016 VITA DIOCESANA Arbus. Nella casa di reclusione all’aperto, per iniziativa del Vescovo e del Cappellano M ercoledì 2 marzo il vescovo mons. Giovanni Dettori, ha fatto visita alla Casa di Reclusione de “Is Arenas”, nella costa di Arbus, per celebrare il Giubileo della Misericordia, per i detenuti e il personale della struttura carceraria all’aperto. Il Vescovo ha aperto la Porta della Misericordia nella Cappella del penitenziario. Un momento di forte emozione che ha visto la partecipazione di tantissimi detenuti, delle autorità, e del personale dell’amministrazione penitenziaria. Mons. Dettori è giunto all’istituto penitenziario, accolto dal cappellano don Gian Luca Carrogu, dal comandante di Reparto F.F. Giorgio Serri, dal picchetto d’onore del reparto a cavallo della Polizia Penitenziaria e dal personale. È stato un incontro semplice e fraterno, nell’anno Santo della Misericordia, per annunciare che il perdono di Dio è per tutti. È importantissimo negli Istituti Penitenziari cogliere l’occasione che il Santo Padre ci ha dato. L’uomo può cambiare e noi dobbiamo mettere in atto tutto quello che è possibile per poter aprire il cuore anche dei nostri fratelli detenuti e far si che possano guardare gli altri così come Dio guarda loro, con lo sguardo misericordioso rispetto a quello che hanno fatto. Dio ci rende liberi, liberi nel cuore, li- Il Giubileo a “Is Arenas” beri di amare e liberi di poter essere risorsa per la società. La processione penitenziale è partita dal piazzale della diramazione della Centrale, lungo la strada percorsa dal corteo, seguendo la croce, con in testa il Vescovo, il cappellano don Gian Luca, il ministrante, il sindaco Antonello Ecca, il vice sindaco Michele Schirru, il comandate Serri e gli agenti di Polizia Penitenziaria, il personale amministrativo, i rappresentanti del reparto a cavallo presente nel- l’istituto insieme a tutti gli ospiti del penitenziario. Giunti nel luogo della celebrazione si è attraversata la Porta Santa allestita dai detenuti e si è celebrata la Messa animata dal coro parrocchiale della “Beata Vergine Maria Regina” di Arbus. “È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti”. Con queste parole mons. Dettori ha aperto la porta principale della cappella divenuta per l’occasione Porta Santa; ma anche la porta della propria cella è Porta Santa, per volere del Papa Francesco. Tutti hanno partecipato con raccoglimento e attenzione. Il vescovo ha ricordato la necessità di ricevere la Misericordia di Dio anche attraversando la porta della propria cella, desiderosi di vivere bene: “Signore ho bisogno del Tuo aiuto, sono peccatore, Tu perdonami e dammi il Tuo aiuto, e se tutti noi conoscessimo il dono di Dio, pregheremo di più e ameremo di più Dio e saremo più fratelli fra noi”. A questo evento di grazia hanno voluto partecipare anche fratelli di religione islamica, oltre i cristiani, ortodossi e protestanti. In particolare abbiamo condiviso anche la preghiera del musulmano. Questa giornata è una porta aperta sul mondo, in questo luogo di reclusione e vuole essere anche una porta aperta del mondo verso questo luogo. È questo il senso della celebrazione nel penitenziario- modello di integrazione: spalancare le porte di Dio al suo ingresso nel nostro mondo. E le porte di Dio sono sempre spalancate nei confronti degli uomini: la Misericordia è per tutti. L’appuntamento si è concluso con un momento di convivialità con tutti i presenti, offerto dal cappellano don Luca. In dono un piccolo semplice rosario, che è stato donato dal Vescovo a tutti i detenuti quale segno giubilare. Milena Sardu Mons. Carboni aprirà la Porta della Misericordia a “Santa Mariaquas” Sardara. Domenica 24 aprile nel santuario diocesano il nuovo Vescovo accoglierà i pellegrini delle diverse parrocchie, e in particolare i malati, per il Giubileo della Misericordia. Referente unico il parroco di Sardara l 13 marzo 2015, giorno dell’ingresso nel terzo anno del suo Pontificato, Papa Francesco ha indetto l’Anno Santo della Misericordia attraverso la Bolla “Misericordiae Vultus”. Un anno Santo straordinario per vivere nella vita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi. Al numero 3 della Bolla si legge “In ogni Chiesa particolare… si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Mi- I sericordia affinché chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza”. Così, dopo l’apertura nella Cattedrale ad Ales lo scorso Avvento, il 24 aprile il nuovo Vescovo diocesano mons. Roberto Carboni compirà uno dei primi atti del suo servizio episcopale aprendo la Porta della Misericordia del santuario diocesano di Santa Mariaquas, nostra patrona, nelle Terme di Sardara. Come ricorda il Vangelo, per entrare nella misericordia occorre farsi piccoli e alleggerire il bagaglio di troppi ingombri. La porta, che sarà aperta presso il santuario, è un invito non solo a ricevere l’indulgenza della divina misericordia, ma pure a convertirci al Vangelo che è Parola di misericordia. Per tutti è un invito a farsi piccoli e mettersi in cammino per un pellegrinaggio di conversione interiore ed esteriore. Perché l’anima si muova e la vita cambi. Pur senza la fatica e il rischio che contraddistingueva gli antichi pellegrinaggi, la proposta di questo passaggio e della celebrazione comunitaria richiede di uscire da se stessi, dalle proprie comodità, per unirsi ad altri fratelli e sorelle, contro il rischio di una fede troppo individuale. Al passaggio della porta è collegata la possibilità di attingere al dono speciale di grazia che è l’indulgenza. Essa si può lucrare avvicinandosi con cuore sincero all’Eucaristia e al sacramento della Riconciliazione entro gli otto giorni. La confessione va quindi vissuta come possibilità di sperimentare in modo personale e straordinario il dono della misericordia del Padre che si stende sulle ferite e sulle debolezze della propria vita. Il passaggio va accompagnato dalla preghiera personale da concludersi col Padre nostro, l’Ave Maria e la professione di fede, recitate secondo le intenzioni del Papa, a testimonianza di comunione con tutta la Chiesa. Il cammino di conversione che ne scaturisce porta alla ricerca di una delle opere di misericordia corporale e spirituale, così da proseguire il pellegrinaggio interiore della fede sulle vie di un amore più grande e di una speranza più forte. Il tempo primaverile potrà favorire parrocchie e gruppi per vivere il Giubileo della Misericordia divina presso il santuario diocesano, immerso nel verde degli eucaliptus e in prossimità dei due stabilimenti termali di cui Sardara è giustamente orgogliosa. Sarà un’emozione forte anche per il nuovo Pastore celebrare l’Eucaristia ai piedi della Patrona della diocesi Santa Mariaquas. Luisa Cuccu TTORI IL SALUTO A MONS. DE Domenica, 17 Aprile 2016 |5 Il grazie della diocesi a mons. Dettori Solenne Concelebrazione domenica 10 aprile in Cattedrale per il saluto al Vescovo emerito Segue da pagina 1 uor Maria Ester ha rivolto il saluto di gratitudine a nome di tutte le religiose della diocesi “Ringraziamo Dio, ha detto, per il dono dei 12 anni di guida pastorale, per la fedeltà al ministero affidato, per la disponibilità e il legame profondo alla vita consacrata”. Tutti hanno messo in evidenza l’impegno pastorale del Vescovo per una Chiesa locale proiettata nel futuro, con le nuove sfide che la società odierna pone. Il vero ringraziamento per i 12 anni di episcopato, ha detto mons. Dettori nell’omelia, è l’Eucaristia da mettere al centro della vita. “Se sono stato Vescovo è per fare la volontà di Dio e a Lui solo va ogni onore e gloria”. Da questa Chiesa ho ricevuto tanto, mi sono sentito accolto ed amato, ha sottolineato, ringraziando indistintamente tutti: collaboratori e fedeli. E i frutti? Spesso sono rimasto a mani vuote ed è per questo che è sempre tempo di semina. Anche la nostra è terra di missione che esige piena collaborazione tra sacerdoti e laici a fianco del nuovo Vescovo Padre Roberto Carboni, che S tramite il Vicario Generale mons. Piero Angelo Zedda ha fatto pervenire il suo saluto affettuoso. Mons. Piero Angelo nell’intervento finale al termine della celebrazione ha ricordato la fedeltà del Vescovo Giovanni al suo motto episcopale coniugando comunione e missione. Una scelta coraggiosa operata col Sinodo, una strada, un cammino tracciato per una Chiesa chiamata ad essere esperta nella fede con slancio missionario. “Grazie per la sua disponibilità e per aver voluto dedicare con generosità e umiltà gran parte del suo tempo per la gente, soprattutto per i giovani ai quali sono stati sempre indicati alti ideali. Grazie per averci indicato che non è più tempo di operare in solitudine”. Mons. Dettori porterà con sé l’amore e l’affetto che la diocesi gli ha tributato in tutti questi anni e un segno di questa terra che lo ha visto servitore fedele per 12 anni: è la riproduzione della facciata della Cattedrale di Ales, in argento, opera dell’artista di Tuili Ignazio Scema. Rimane l’abbraccio commosso della gente col suo Vescovo nel sagrato della Cattedrale e un sentimento di commozione, di nostalgia, di affetto e di gratitudine. Il ringraziamento del presidente e il saluto dell’A.C. diocesana Ho avuto modo di conoscere in innumerevoli circostanze il Vescovo Giovanni, che ha guidato dal 2004 la diocesi di Ales-Terralba e che ora sarà Vescovo emerito: un Pastore stimato e amato per la sua semplicità, la sua bonarietà, lo spirito di amicizia che lo ha sempre contraddistinto e soprattutto per la sua illuminata azione pastorale che può essere riassunta nel suo motto episcopale “Diligamus nos invicem”. Diocesi piccola la nostra, per territorio e per numero di abitanti, povera sotto il profilo economico, madre però di donne e uomini dal cuore grande; un popolo che ha nutrito stima e affetto per il suo Pastore arrivato nel 2004 dalla diocesi di Ozieri, nominato da un Papa Santo, San Giovanni Paolo II. La diocesi di Ales – Terralba ha contraccambiato, inviando ad Ozieri il nuovo Vescovo, mons. Corrado Melis, un prete del clero locale. Voglio esprimere attraverso il giornale diocesano “Nuovo Cammino” la mia gratitudine personale e la gratitudine di tutta l’Azione Cattolica, Associazione che mons. Dettori ha sempre seguito e sempre incoraggiato in ogni circostanza, sempre presente alle giornate unitarie svolte a turno nelle diverse parrocchie, ai campi scuola, alle celebrazioni, ai convegni dell’Associazione. Ho avuto modo di seguire mons Vescovo a partire dall’ingresso in diocesi che da Santa Mariaquas, attraverso i vari paesi lo portava ad Ales il giorno del suo ingresso. L’ho seguito nelle Visite Pastorali, nelle celebrazioni diocesane, nei lavori del Sinodo, nell’inaugurazione di opere, alla Marcia annuale della pace, in molte festività ed avvenimenti nelle parrocchie. Il nostro sentimento di gratitudine lo esprimiamo così come è stato espresso nella celebrazione del 10 aprile in Cattedrale. Gratitudine per quanto ha fatto mons. Dettori per la diocesi, per come si è speso per il popolo della Marmilla, del Medio Campidano e del Terralbese e per tutto ciò che con lui abbiamo condiviso. Tanti sono i ricordi, ma in modo particolare del Vescovo Giovanni voglio ricordare la sua tenacia costante nell’invito alla comunione che ha caratterizzato tutti i documenti pastorali episcopali. Anche nell’ultimo messaggio pasquale mons Dettori invita all’impegno nella famiglia e nella società, per intraprendere una vita cristiana più coerente mettendo da parte malumori, orgoglio, risentimento, maldicenza e “guerra fredda”. È l’invito all’umiltà, alla condivisione, alla comunione, alla corresponsabilità di tutti. Grazie, mons. Dettori. Antonio Corona Saluto delle Religiose. Grazie per la fedeltà al ministero affidatole e nel quale ha profuso ogni energia di mente e di cuore, di sapienza e di zelo apostolico Un Sì ripetuto ogni giorno I n questo clima di fede e di preghiera in cui ciascuno di noi è chiamato a vivere questo momento particolare nella vita della nostra Chiesa Diocesana, mi sia consentito, Eccellenza Reverendissima, esprimerle il saluto e la gratitudine di tutte le religiose presenti in questa Diocesi. Gratitudine innanzi tutto a Dio, datore di ogni bene e di ogni grazia, per il dono dei 12 anni del ministero episcopale del nostro amato Vescovo Giovanni, per mezzo del quale Dio medesimo ha guidato, illuminato e santificato la nostra Chiesa di Ales-Terralba. E gratitudine a Lei, Eccellenza Reverendissima, per la fedeltà al ministero affidatoLe e nel quale ha profuso ogni energia, di mente e di cuore, di sapienza e di zelo apostolico, affinchè il popo- lo di Dio a Lei affidato, fosse curato, nutrito e custodito. Noi Religiose tutte abbiamo beneficiato di tutto questo, come pure della sua paterna disponibilità nei confronti della vita consacrata. C’è e sempre ci sarà come un legame profondo che ha unito la Sua Persona alla vita consacrata: è la data del 2 febbraio, giorno in cui i Religiosi e le Religiose del mondo intero rinnovano il Sì della loro consacrazione. Anche Lei, Eccellenza Reverendissima, è stata chiamata ad esprimere il suo Sì alla nomina episcopale che La designava nostro Pastore e nostra guida nella fede e nella conoscenza del Signore Gesù. Un Sì ripetuto ogni giorno fra le fatiche e le gioie, nella sollecitudine per questa Chiesa servita con amore e con gioia. Grazie Eccellenza, per questo esempio, bello anche per noi, chiamate a servire nell’amore i fratelli e le sorelle. Nell’Eucaristia che ci accingiamo a celebrare, i sentimenti, le parole, le speranze diventano preghiera, affinché sia lo stesso Signore Risorto la ricompensa delle Sue fatiche apostoliche, la luce confortatrice e consolante per il Suo cuore che non cessa di essere di Padre e Pastore. La nostra Santa Maria Acquas sia la Madre che La ricolmi di grazia e di tenerezza nella vita che le auguriamo lunga e feconda di tanto bene. Grazie, Eccellenza. Suor Ester Murgia TTORI IL SALUTO A MONS. DE 6 | Domenica, 17 Aprile 2016 Il Vicario generale. Dal motto episcopale alla celebrazione del Sinodo diocesano E ccellenza Carissima, era vivo desiderio di noi tutti poter celebrare questa Eucaristia: ci sembrava il modo più autentico per dire “grazie” al Signore per il dono che ci ha fatto attraverso la sua persona ed il suo ministero, ed anche quello più significativo per dire “grazie” a Lei, soprattutto per le modalità, gli atteggiamenti e lo stile con cui l’ha esercitato in questi dodici anni trascorsi in mezzo a noi. Sempre fedele al suo motto episcopale, si può ben dire che tutto il suo ministero sia stato finalizzato ad un costante e pressante invito rivolto al presbiterio e all’intera comunità diocesana a saper coniugare insieme le dimensioni della “comunione” e della “missione”. Questo suo progetto – che in fondo intendeva riproporre a tutti noi lo spirito del Concilio – è sfociato in questi ultimi anni nella celebrazione del Sinodo diocesano “Chiesa, comunione per la missione”. Per questa sua scelta coraggiosa, che sembra in qualche modo riassumere la molteplicità dei suoi progetti, delle sue scelte e delle linee programmatiche del suo ministero, noi vogliamo stasera dirle “grazie”! Certo, un lungo cammino attende ancora questa Chiesa nell’attuazione dei pronunciamenti del Sinodo e, soprattutto, nella costante conversione ad un autentico “spirito sinodale”, ma non si può dire che la strada non sia stata già tracciata. Siamo chiamati a maturare sempre più la consapevolezza che la comunione è la prima condizione essenziale della missione e, fondamentalmente, ne è anche il fine. Sono andato a rileggere in questi giorni alcune sue righe contenute nella prefazione al Libro del Sinodo. Ci invita ad invocare “con insistenza il Signore della storia perché possiamo diventare una Chiesa pronta ad ascoltare, sollecita nel chiedere e nel dare perdono, capace di custodire e attivare le sane e belle tradizioni del passato, ma anche capace di Ministero instancabile interpretare i segni dei tempi e di incamminarsi con coraggio verso nuovi traguardi di vita evangelica”. Poi aggiunge: “Sentiamoci chiamati ad essere una Chiesa esperta nelle fede e nell’arte di amare, una Chiesa che è lievito di unità, di pace, di progresso per tutto il nostro territorio. Lo slancio missionario sarà efficace se saremo uniti nell’esortarci reciprocamente con le parole dell’Apostolo Paolo: «Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi» (2Cor 13,11)”. Grazie, Eccellenza, per queste sue esortazioni: in esse ci manifesta quel senso di paternità che ha voluto costantemente esprimere attraverso le sue parole ed i suoi gesti, già incontrando le comunità parrocchiali nel corso della sua Visita Pastorale, e poi in altre innumerevoli occasioni precedenti e successive, immergendosi fra la gente in atteggiamento di ascolto, quasi a volerne cogliere “gioie e speranze, tristezze e angosce” (GS, 1). Grazie per la sollecitudine pastorale con cui si è prodigato a servizio dei più deboli, per la sua attenzione verso tutti coloro che in questo territorio vivono il dramma della disoccupazione, nei confronti delle famiglie ferite da momenti di sofferenza e di crisi, verso gli anziani e i malati spesso oppressi dalla solitudine, verso tutti coloro che, imboccato il tunnel dell’emarginazione, ricercano con ansia segni tangibili di speranza per rivedere la luce… Grazie soprattutto per la sua disponibilità a saper… “perdere” un po’ del suo tempo prezioso tra i giovani e con i giovani. Siamo certi che essi non dimenticheranno facilmente la sua disponibilità all’ascolto, la sua condivisione dei loro momenti di ricerca nei “campi-scuola” e in altre significative esperienze di preghiera e di festa. Resterà certamente impresso nel loro animo il suo invito costante a non appiattirsi nella mediocrità ma a puntare sempre verso alti ideali, “facendo della loro vita un capolavoro”, Il saluto del Sindaco di Ales a nome degli Amministratori locali Una partecipazione discreta ma attiva nella vita dei nostri paesi ccellenza rev.ma mons. Dettori, ho l’onore di porgerle il saluto mio personale, dell’amministrazione che rappresento e soprattutto quello della comunità civile della diocesi, saluto che estendo alle autorità religiose, civili e militari oggi presenti. Spero di riuscire a esprimere il nostro riconoscimento e la profonda gratitudine per l’opera feconda profusa nella diocesi, da lei vissuta con gioia e partecipazione nei 12 anni di vita ad Ales. Fin dal suo solenne ingresso nel maggio del 2004, dalle sue prime dichiarazioni e dal suo “amiamoci a vicenda” è stato chiaro che il mandato avrebbe avuto il senso sì di guida, ma anche di una paterna protezione e che Lei sarebbe stato il Buon Pastore venuto non per essere servito ma per servire. Infatti il suo è stato un cammino pastorale caratterizzato dal servizio verso i fedeli e la Chiesa tutta, pur accompagnato dalla sua determinatezza nell’affrontare consapevolmente le difficoltà che l’attività apostolica incontra anche in comunità dalle solide tradizioni religiose come la nostra, in una diocesi impreparata ad affrontare i cambiamenti che stanno interessando il nostro paese travolto dalla peggiore crisi economica politica e sociale dal secondo dopoguerra. Così ha scelto il costante contatto diretto con la gente, offrendo la sua disponibilità, ponendosi in ascolto di tutti i bisogni non solo spirituali ma anche materiali. Tenendo aperta quotidianamente la sua porta per le numerose emergenze familiari, acco- E gliendo personalmente tutti, gestendo i singoli casi in perfetta coerenza con la sua straordinaria azione sociale a livello strategico, sempre tesa a spingere la Chiesa ad offrirsi in soccorso per i più deboli. Le azioni delle nostre amministrazioni comunali in campo sociale non avrebbero avuto, nè avrebbero oggi, la medesima efficacia, senza l’azione della sua missione per la Chiesa, della rete ecclesiale o d’ispirazione cristiana, da lei sostenuta. La ringraziamo per la sua assidua partecipazione discreta ma attiva nei luoghi quotidiani dei nostri paesi, lo ha fatto senza mai imporre la sua presenza, e anche questi sono stati segni distintivi del suo servizio. Un servizio umile e concreto, come il suo stile di vita, semplice e sobrio. Grazie per la sua simpatia verso l’uomo, per tutto quanto ha trovato posto nella sua comprensione, Grazie per le sue parole, sempre dirette a mettere insieme gli sforzi di tutti, grazie per il suo sguardo, spesso volto in particolare alle famiglie, che ci ha esortato a guardare non solo come fondamenta per una rinnovata evangelizzazione, ma anche come base della comunità civile e prime alleate dei nostri giovani e quindi del nostro futuro. Grazie per l’alto ministero episcopale e per l’indizione del Sinodo, il cui Libro, disposto per l’attuazione, ha voluto contenesse non norme e decreti, ma orientamenti volti a stimolare volontà e rinnovamento che come lei auspica tenendo sempre fisso lo sguardo sul Signore Gesù! Grazie, infine, Eccellenza, per la sua attenzione nei confronti del Presbiterio, in modo particolare verso i sacerdoti bisognosi di ascolto, verso quanti sono anziani o malati… Grazie, soprattutto, per la fiducia riposta in noi e per quel suo costante ed insistente invito a lasciarci educare, noi per primi, alla sinodalità. Grazie per averci ricordato che non è più tempo (se mai lo è stato!) per una conduzione solitaria della pastorale e che è urgente che, innanzitutto all’interno del presbiterio, si tenda verso la realizzazione della preghiera del Signore: “tutti siano una sola cosa… perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). Al nostro “grazie” si unisce stasera quello del Vescovo eletto, P. Roberto Carboni, che mi ha affidato “il compito di portare anche il suo ringraziamento pubblico” a Lei, Eccellenza, “per l’instancabile ministero di questi anni e la passione con la quale ha animato la nostra chiesa di Ales - Terralba”. Il Vescovo eletto ci invita a “stringerci a lei in questo nuovo cammino che si apre nell’opera di evangelizzazione e testimonianza che il Signore ora le indica per la sua vita” e assicura la sua preghiera carica di affetto. Eccellenza carissima, siamo certi - anche perché ce lo ha confermato nell’intervista concessa di recente al giornale diocesano - che facendo ritorno nella sua terra d’origine, non dimenticherà questa Chiesa di Ales – Terralba, di cui è stato umile servitore nell’annuncio del Vangelo. Ci ricordi sempre davanti al Signore nella sua preghiera, ci porti nel suo cuore di padre! Da parte nostra, tenendo sempre presente l’insegnamento e la testimonianza che ha voluto offrirci in questi anni, facendo nostri gli stessi sentimenti del Vescovo eletto, Le assicuriamo un ricordo affettuoso nella nostra preghiera! Don Pierangelo Zedda “dalla coscienza raggiunga altri”. Attualissimo il coraggioso e ardito progetto delle Unità pastorali, novità per le realtà parrocchiali che Lei chiama a “servire una Chiesa sempre più comunitaria e unitaria, capace di ascoltare, di custodire e attivare le tradizioni del passato ma anche di interpretare i segni del tempo e incamminarsi con coraggio verso nuovi traguardi della vita evangelica”. Siamo certi che per il Vescovo Padre Roberto Carboni sarà un prezioso strumento per l’avvenire da lei tracciato nelle pagine del libro del Sinodo. Il nostro ringraziamento certo anche per l’attenzione che ha saputo rivolgere alle nostre comunità, sostenendone assiduamente la crescita e lo sviluppo. Penso, per esempio, al Museo Diocesano D’Arte Sacra, solida premessa gettata da mons. Antonino Orrù, ma dall’iter sofferto e travagliato, da Lei proseguito e condotto a buon fine con l’eccellente risultato della sua inaugurazione e della sua gestione iniziata nel 2009 e che oggi prosegue a testimoniare la storia e la cultura di un intero territorio di cui noi tutti siamo spettatori e ancora attori. Non da meno il suo costante impegno per la tutela dell’enorme patrimonio storico-artistico costituito dalle nostre chiese, per il quale si è attivato con il recupero di oltre 20 edifici di culto diffusi in tutta la diocesi, attirando con grande capacità i fondi specifici della CEI. La ringraziamo per tutto questo e per tutto quanto non ha potuto trovare spazio in questo breve saluto. Grazie davvero di cuore Eccellenza, grazie per la sua presenza tra noi. L’auspicio è che nel modo suggeritole dall’affetto per la nostra diocesi continui a garantirci la sua vicinanza: da parte nostra oggi gli auguri per molta gioia a Lei che senza riserve ha offerto il suo contributo per il bene comune. Auguri di ogni bene, mons. Dettori, auguri per una serena e feconda prosecuzione del suo cammino nella sua Ozieri che l’accoglierà per una nuova straordinaria collaborazione. Grazie Vescovo Giovanni. Simonetta Zedda Sindaco di Ales TTORI IL SALUTO A MONS. DE Domenica, 17 Aprile 2016 |7 Il grazie del mondo laicale per l’opera a favore dei lavoratori dei giovani e dei poveri Un Vescovo attento ai bisogni delle nostre comunità e di stimolo agli Amministratori on è facile, in questo momento di distacco, “Giovanni”, esprimerti tutta la gratitudine ed il profondo riconoscimento per l’opera che in questi 12 anni hai costruito fra le nostre comunità. Sorretto da un costante impegno di evangelizzazione, hai guardato alle nostre comunità con rispetto e dedizione, nel tentativo di risollevarle, anche, da una china distruttiva, dovuta in buona parte alle pesanti situazioni socio economiche che si sono man mano accumulate, dopo la perdita di centinaia di posti di lavoro e aggravata da una povertà crescente, aspetti che minano anche lo sforzo della tua costante esortazione: “Nessuno si accontenti di quello che stiamo vivendo”. Arrivasti in un momento difficile, ormai al definitivo tramonto della nostra era industriale, e nel territorio si accentuavano sempre più disoccupazione, cassa integrazione, fuga dei giovani, famiglie in difficoltà e indigenza, con gli strascichi di una lunga vertenza industriale, quella della Scaini, penultimo baluardo della grande industria. Ricordo il tuo schierarti con decisione in difesa dei lavoratori senza speranza, tanto che non tentennasti neanche un attimo, quando ti comunicai il disimpegno dei Sindaci e di parti sociali, nel far parte di una sparuta delegazione a Roma, il 3 dicembre 2004, per cercare di incontrare i vertici dell’Eni. Era il preludio al tuo Piano Pastorale Diocesano “Testimoni di Gesù Risorto, dalla parrocchia ai luoghi del vivere”, per il quinquennio 2005 - 2010, ove in un passo si legge: “La società ha oggi bisogno di una rinnovata dedizione cristiana alla politica, che sappia porsi in ascolto della dottrina sociale della Chiesa, levando la sua voce – in modo realmente libero e profetico – in difesa N della partecipazione e delle istituzioni democratiche, e progettando nuove forme di incontro fra etica ed economia, per sconfiggere la grande tentazione dell’individualismo”. Hai voluto sempre capire, con un rapporto diretto con gli attori, le ragioni di un evento sociale, e in questo tuo periodo ne hai vissuto diversi come la rivendicazione del nuovo Ospedale di San Gavino, le false ripartenze della Keller meccanica o la difesa di quell’opera, a me cara e che ancora mi tormenta, del Centro di Riabilitazione “Santa Maria Assunta” di Guspini. Struttura bistrattata dai media e dalla politica, nonostante abbia reso un importante servizio al territorio, nonché a tanti malati terminali, ai sofferenti da Alzheimer, da ictus, da Sla e a molti bambini celebrolesi. Hai sostenuto le nostre lotte e le nostre difficoltà con la tua costante presenza e con il sostegno morale e spirituale, dandone piena testimonianza, anche attraverso la stampa diocesana, con “Nuovo Cammino”, che hai mantenuto con forte convinzione, quale strumento di corretta informazione, nonché di partecipazione e di evangelizzazione che, in un momento di disorientamento istituzionale, contribuisce a tenere coeso un territorio dalle forti connotazioni socio culturali. Altrettanto impegno ed ascolto, altra tua caratteristica, hai sempre posto per sostenere l’opera della Chiesa, con una particolare attenzione e stimolo verso i giovani, perché concorrano con convinzione ad elevare l’impegno evangelico con la loro presenza negli Oratori, nelle colonie, nelle associazioni di volontariato, nelle mense per i poveri, nelle attività sportive e teatrali, perché portatrici di grande valore socio-educativo. Con le tue visite pastorali hai incontrato le co- munità, anche per stimolare i cristiani ad essere socialmente più combattivi, per superare questa cortina di rassegnazione che pare essersi impadronita di noi tutti e del nostro territorio, tanto che abbiamo raggiunto l’apice della classifica fra le provincie più povere d’Italia. Questo tuo sprone lo hai posto anche negli incontri con gli amministratori locali, ai quali hai offerto “comunione”, l’altra tua importante chiave d’azione, perché la situazione è complessa e bisogna operare uniti per affrontare le difficili questioni sociali, pena l’incapacità di favorire le spinte per il lavoro e la lotta alla povertà. Ma spesso questa tua offerta non è stata compresa, e l’ultima spina della Keller la dice lunga sulla amarezza che ti porti dentro, perché, come hai detto, si sarebbe potuto fare di più, ma le forze politiche e sociali erano distanti. Nella parte finale del tuo episcopato, come non ringraziarti per la convinta chiamata di noi laici nello straordinario evento sinodale che hai indetto con tutto il clero diocesano, la domenica di Pentecoste dell’8 giugno 2014, per “superare la soglia” e per affrontare insieme la “traversata del lago”. Il Sinodo diocesano ha coinvolto tutta la comunità diocesana, e, dopo ben 241 anni, sta già dando i suoi frutti, con le prime Unità Pastorali che si aprono al dialogo ed alla consapevolezza dei mutati bisogni, nella pratica costante dell’ascolto e della comunione. Ma sta anche promuovendo il lavoro, con il timido avvio delle cooperative sociali, da te incoraggiate e sostenute, che grazie alla disponibilità del patrimonio ecclesiale, una volta fonte di importanti rendite parrocchiali, oggi linfa vitale per i giovani che vogliono scommettere sul proprio futuro. Ecco, ci lasciamo ringraziandoti ancora, a nome di tutti i laici che ti sono stati vicino e non, per i doni che ci hai elargito a piene mani e che noi porteremo indelebile nel nostro cuore, con preghiera, però, di perdonarci, per tutte quelle spine che ti abbiamo procurato. Grazie, Eccellenza! Grazie di Cuore!! Tarcisio Agus Comunità terapeutiche. L’abbraccio a mons. Dettori, Padre dei ragazzi e di noi tutti N el suo studio, studio che conosco bene sin dal tempo di mons. Antonino Orrù che lo fece progettare e realizzare dalla Comunità “Alle Sorgenti”, c’è qualche scatola di cartone dove mons. Dettori raccoglie scritti, opuscoli, appunti: mons. Giovanni Dettori si preparava a lasciare la diocesi di Ales Terralba e con la diocesi l’Episcopio. C’è un senso di vuoto anche se mons. Dettori sta ritirando ben poca cosa, gli uffici sono aperti. Davanti alla casa una squadra di giardinieri sta rinnovando il giardino, ancora c’è una grossa sacca con i materiali edili, anche l’episcopio è stato rinnovato. Sono salito allo studio suonando: ha aperto mons. Dettori che attende come al solito alla porta dello studio. È dalla terza media che salgo queste scale sapendo di incontrare il Vescovo: mons. Antonio Tedde, mons. Paolo Gibertini, mons. Orrù, mons. Dettori. I Vescovi della mia vita, diversi e allo stesso tempo uguali, pastori e padri. Un tempo si veniva meno a incontrare il Vescovo, si veniva quasi con un certo tremore. Dicevamo “ad audiendum episcopum”. Con mons. Tedde se stavamo alla larga per un certo tempo venivamo chiamati, con mons. Gibertini si era un po’ distanti. Con mons. Orrù e mons. Dettori il salire le scale era nella normalità, quasi un salire di leggerezza: ci scaricavamo un po’. Questa mattina ancora una volta ho suonato, mons. Dettori mi ha aperto, è venuto alla porta a ricevermi. Ancora firme da chiedere, progetti da portare avanti. Mi viene un senso di smarrimento, di vuoto. Trattengo l’emozione, le lacrime. Si scherza. Lo ricordo Padre e maestro chierico della camerata “Asiatica” nel Seminario regionale di Cuglieri: preciso, un po’ distaccato. È cambiato, ti mette a tuo agio, non ha pose. Negli anni di sacerdozio ci siamo incontrati ogni anno per gli incontri di camerata, certi anni più di una volta: il suo impegno in Seminario minore, ad Ardara, in Cattedrale ad Ozieri, vicario generale. Non mi meravigliai quando lo nominarono Vescovo. Ammiravo il suo impegno, il suo affermarsi nel lavoro pastorale e soprattutto la sua normalità. Gli scrissi una lunga lettera che ancora conservo: gli parlai di me, del mio impegno sacerdotale, delle cose cha avevo da seguire. Mi ascoltò ad Ozieri. Prima dell’ingresso, senza preavvisarmi, andò a visitare la Comunità terapeutica “Alle Sorgenti” di Morgongiori. Quel gesto cambiò il mio atteggiamento verso di lui. Credo che fece di me un suo fedele collaboratore anche se non sempre ho condiviso tutte le sue scelte. Ma lui lo sa. Mons. Dettori divenne il Padre delle comunità di ricupero, dei ragazzi e delle loro famiglie. I ragazzi lo sentivano “padre”: li abbracciava, conversava con loro, scherzava. Nel 2005 per una serie di avvenimenti mi nominò direttore della Caritas diocesana. L’ho sempre sentito vicino, partecipe della mole di lavoro che il direttivo portava avanti: tutto lo si deve a lui, sia in diocesi che in Africa, sia con le associazioni come il “Centro d’Ascolto Madonna del Rosario” sia con “Piccoli Progetti Possibili” onlus. Si scherniva per questo riconoscimento doveroso, ricordava il “Caesar pontem fecit”, ma io ho sempre sentito che il ponte non si sarebbe fatto senza di lui. I suoi anni di Pastore della diocesi di Ales- Terralba sono stati segnati dai piani pastorali diocesani accompagnati dalle lettere pastorali: lettere in comunione con il pensiero dei Papi e della CEI. In tanti aspetti sono lettere profetiche, anche se hanno lo stile proprio pastorale e non di “trattati”. Da quelle lettere è nato il Sinodo diocesano, il futuro della diocesi di Ales, la direzione del timone di questa barca che affronta il mare. La diocesi si qualificava per una Chiesa di “comunione e missione, in uscita”, in cammino verso le periferie, capace di prendere il largo, testimone della Misericordia di Dio. Guardo il Vescovo Dettori in questi giorni con un sorriso di amico con tutta la valenza evangelica del termine. Fra poco sarà ad Ozieri, vuole fare il vice parroco. Cerco di dire qualcosa e mi dice: “e tuo fratello cosa ha fatto a Tokyo?”. Ci penso e mi dico: giusto il vice parroco. Nella Chiesa si aiuta sempre, non si va in pensione. Grazie, mons. Dettori. Don Angelo Pittau 8 | Domenica, 17 Aprile 2016 TTORI IL SALUTO A MONS. DE Ales. Saluto del vescovo mons. Giovanni Dettori alla diocesi che ha servito con dedizione per dodici anni, alla presenza di autorità, sacerdoti, religiose e laici “Vi porterò sempre nel mio cuore” ccellenze reverendissime, mons. Mauro Maria Morfino, mons. Giampaolo Zedda, mons. Corrado Melis, vi ringrazio perché la vostra presenza mi onora e mi fa sentire amato e stimato da fratelli che vivono lo stesso ministero episcopale. Carissimi Sacerdoti diocesani e religiosi, Diaconi, Religiose e Laici attivi nella pastorale parrocchiale e diocesana. Saluto le autorità civili e militari e tutti voi, fratelli e sorelle, che volete unirvi in questa Eucaristia al mio ringraziamento a Dio per i dodici anni di ministero in mezzo a voi. Sono stato Vescovo in questa amata Diocesi è per fare la Volontà di Dio ed è l’unica cosa che vale e che supera qualunque E Nonostante la mia fragilità e indegnità mi ha permesso di servire questa Chiesa dalla quale ho ricevuto molto aver preso niente! Forse è ancora tempo di semina. Il Signore ci chiede una grande fede, che non è fondata sulle opere ma sull’amore: “Simone di Giovanni, mi ami? “Sei pronto ad amarmi e servirmi anche da vescovo emerito? Seguimi! Infatti i frutti li porta soltanto Lui. A questo punto è inevitabile che vi chieda: “pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”. Dio vuole operai che lavorino con Lui. In ogni nostra azione siamo chiamati tutti, non solo i preti, tutti a riconoscere la Sua presenza nelle nostre azioni per poter lavorare con amore e per amore, se vogliamo portare frutto. Grazie di cuore a tutti voi che mi avete aiutato: tanti hanno lavorato e faticato più di me. Il mio grazie sincero a coloro Maddalena quasi suora. Con loro voglio ringraziare tutti coloro che nel silenzio hanno offerto preghiere, sofferenze e sacrifici per la Diocesi. Dio continuerà con grazie straordinarie attraverso il nuovo Vescovo Padre Roberto Carboni ha guidare questa diocesi Grazie a tutti. So che vi lascio in buone mani perché Dio continuerà con grazie straordinarie attraverso il nuovo Vescovo Padre Roberto Carboni. La sua esperienza missionaria e di religioso saprà tracciare itinerari formativi e di pastorale che richiedono sempre la piena collaborazione dei calcolo umano. Vorrei continuare a testimoniare la gioia di essere stato chiamato al sacerdozio e, in questi anni, all’Episcopato. Non voglio parlare delle mie negligenze perché fanno parte del passato. Preferisco chiedervi di ringraziare Dio con inni di lode e di adorazione perché a Lui solo va ogni onore e gloria. Nonostante la mia fragilità e indegnità mi ha permesso di servire questa Chiesa dalla quale ho ricevuto molto: mi sono sentito accolto e amato. Ma, i frutti, dove sono? Non ho esagerato nella fatica e non posso dire di aver faticato tutta la notte... Spesso mi trovo a mani vuote, a non Presbiteri e dei Laici. Ha già manifestato stima e apprezzamento per quanto la Diocesi sta facendo per realizzare il Sinodo perché la Diocesi sia una “Chiesa, Comunione e Missione”. Il Signore Risorto doni a tutti noi l’abbondanza dello Spirito Santo perché tutti ci sentiamo mandati a lavorare in questa Chiesa di Dio. SantaMariaquas, esperta dei doni dello Spirito ci aiuterà a fare di questa Chiesa una vera famiglia di Figli di Dio. Concludo con la riflessione di un laico consacrato: “Più di una volta ho sentito in cuore il desiderio prepotente di avere un secondo nome per esprimere un ulteriore significato della mia vita: Grazie! Avverto il bisogno di fare, dei giorni che mi restano, un attimo continuo di ringraziamento. Grazie. + Giovanni Dettori che hanno collaborato nei vari settori della pastorale; grazie a coloro che mi hanno fatto lavorare e mi hanno stimolato indicandomi azioni necessarie che mi stavano sfuggendo; grazie a coloro che mi hanno messo alla prova...; grazie a coloro che mi hanno interrogato chiedendomi: “Mi ami?”. Se c’era un dubbio era necessaria la domanda perché venisse in evidenza la condizione più importante per il ministero, l’amore e la presenza di Dio. Non posso dimenticare chi ha lavorato giorno e notte nel silenzio, nella preghiera, per creare un episcopio bello e accogliente. Grazie alle tre Marie, a Sr Maria Gabriella, Sr Maria Alfonsina e a Maria PERIODICO DIOCESANO DI INFORMAZIONE - Direzione – Redazione: Piazza Cattedrale, 2 – 09091 Ales (OR) tel. e fax 0783.91402 - cell. 334.1056570 - P. Iva 00681930954 DIRETTORE RESPONSABILE: Petronio Floris REDATTORE: Peppangelo Perria SEGRETARIA DI REDAZIONE: Anna Mureddu PROPRIETARIO - Diocesi di Ales-Terralba - Reg. Tribunale di Oristano n.3/95 del 3.10.1995 Internet: www.nuovocammino.it e-mail: [email protected] - [email protected] HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: +Giovanni Dettori, +Sebastiano Sanguinetti, don Peppangelo Perria, don Roberto Lai, Milena Sardu, Luisa Cuccu, Antonio Corona, don Angelo Pittau, don Pierangelo Zedda, Simonetta Zedda, Tarcisio Agus, suor Ester Murgia, Sergio Concas, Mario Girau, Ivana Scintu, Bruno Pia, Marilena Colombu, Arcangelo Cau, Mauro Serra, Maria Pina Scanu, Marco Piras, Massimo Pistis, Matteo Argiolas. 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Organizza un evento per promuovere l’8xmille alla Chiesa cattolica 0€ un progetto di solidarietà .0 0 e scrivi IO 15 per la tua comunità, potrai vincere PR O IM www.ifeelcud.it PR Scopri come su EM i fondi* per realizzarlo. * Il concorso è organizzato dal Servizio C.E.I. per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. 10 | Domenica, 17 Aprile 2016 INTERVISTA AL NUOVO VESCOVO Nostra intervista al nuovo Vescovo mons. Roberto Carboni, a cura di Mario Girau Segue da pagina 1 U na continuità collaudata in trent’anni di sacerdozio nei ruoli più diversi: viceparroco, formatore di giovani, psicologo, professore universitario, missionario e parroco a Cuba. Per i religiosi l’episcopato è un incidente di percorso. Quando capita, il prescelto si porta appresso la sua storia individuale, il carisma del suo ordine, lo stile personale, l’impronta della sua famiglia religiosa e, col passare degli anni, anche la nostalgia della vita comunitaria. “Leggo il mio cammino di francescano e di sacerdote come un continuum. Le varie esperienze che il Signore mi ha dato di vivere – dice il nuovo vescovo - non sono elementi a sé stanti o chiusi in un cassetto una volta per tutte, ma piuttosto un invito a fare nuove sintesi. Per spiegarmi meglio: la mia esperienza come missionario, educatore e parroco a Cuba ha attinto alla mia consuetudine di vita con i giovani in ricerca vocazionale, a certa pratica psicologica che ha familiarità con l’ascolto dei problemi delle persone insieme al desiderio di annuncio del Vangelo e di Cristo che avevo già vissuto in Sardegna. L’incontro con le persone e con le loro inquietudini e domande, e spesso anche con profonde sofferenze a livello spirituale e psicologico, mi ha segnato e predisposto all’accoglienza e all’ascolto. Tutto questo lo vedo in sintonia con la vocazione presbiterale ed episcopale”. Una sola priorità programmatica pastorale Inutile chiedere a un Vescovo di prima nomina programmi e piani d’azione, priorità e valutazioni. Però un’opzione Vengo con questi pensieri L’incontro con le persone e le loro inquietudini e domande mi ha segnato e predisposto all’accoglienza e all’ascolto di tutti preferenziale la indica con tranquillità e sicurezza. Anzi è la precondizione di tutto il suo lavoro di pastore: “Sento come priorità - che è poi ciò che viene suggerito da Papa Francesco, – quella del ritorno a una relazione personale, vera, profonda con Gesù Cristo. La nostra fede – aggiunge il presule si è annacquata e coperta di incrostazioni strutturali che talvolta coprono il nucleo luminoso: vivere la vita cristiana nel contesto della vita quotidiana, in ambiente di lavoro, di scuola, di fabbrica, di famiglia. È troppo semplice? Non direi, vista la fatica che facciamo ad avere un cristianesimo “ordinario”. Lo scopo finale del ministero di un vescovo e di un prete è aiutare i cristiani ad avere una relazione personale con Dio, con Gesù Cristo e se proprio vuole indicarlo come una priorità direi che va nella direzione della formazione del laicato a vivere in pienezza la sua vocazione. Da essa poi nascono le «ricadute» concrete, sociali, caritative, comportamentali. Ma se iniziassi con programmi filantropici prima di aver reso solida la mia fede, sarei forse una organizzazione benemerita e certo non inutile, ma non una comunità di cristiani”. Vescovi liberi, “sciolti da pesi che intralciano la sana celerità apostolica”. Una libertà che in tempi non sospetti padre Roberto ha cercato per essere discepolo più autentico di San Francesco. “In tanti anni di viaggi che mi hanno portato in giro per il mondo, dall’Indonesia all’Africa, dall’Argentina agli Stati Uniti, da Cuba alla Polonia, mi sono abituato a viaggiare con una piccola valigia a mano dove mettevo il necessario. Ma ad ogni viaggio riflettevo sempre cosa togliere, nel tentativo - spiega il vescovo eletto - di renderla essenziale, maneggevole e che non rappresentasse un intralcio nei veloci spostamenti negli aeroporti. È anche una metafora della vita spirituale e ministeriale che richiede una continua «revisione del bagaglio» che ci si porta dietro. Bisognerebbe togliere prima di tutto quello che impedisce le relazioni con la gente, che fa da schermo ad un contatto più vero e non formale con il popolo di Dio. Le strutture (gruppi, commissioni etc.) devono essere agili e finalizzate ad aiutare un cammino di fede e di impegno e non a ingessarci...”. Seconda parte. “Un Pastore capace di far pascolare sacerdoti e fedeli nei grandi prati della spiritualità, ma anche un uomo d’azione” Il cammino sinodale e il ruolo dei laici O gni vescovo è contemplativo e attivo. Un pastore capace di far pascolare sacerdoti e fedeli nei grandi prati della spiritualità, ma anche un uomo d’azione. Una felice sintesi di “manager” dell’anima e del corpo. Forse è il modello di vescovo inconsapevolmente delineato dal sinodo appena concluso dalla Chiesa di Ales. “Il Sinodo, di cui ho letto con attenzione il libro finale, è la sintesi di un coinvolgimento della chiesa di Ales- Terralba nelle sue diverse componenti: laici, clero, religiosi tutti in dialogo con il loro vescovo. Significa - dice monsignor Roberto Carboni - uno sforzo notevole di riflessione, preghiera, incontri e discussioni. Le unità pastorali sono quindi state pensate e considerate con l’apporto dei protagonisti della vita cristiani in Diocesi e con l’adesione dei presbiteri. Mi pare pertanto saggio dare del tempo a questa esperienza perché cammini, si assesti, ne emergano con maggior chiarezza le luci e le ombre. In seguito, ascoltando i cristiani e i presbiteri della diocesi, faremo insieme una nuova sintesi di quanto si è vissuto e vedremo cosa ci dirà la vita”. L’esperienza ha detto che i laici vogliono e devono tornare a essere soggetti di pastorale. Conviene anche alla Chiesa gerarchia, quella solo dei preti. Forse è la volta buona per i laici, se sono convinti e non hanno dimenticato la lezione conciliare, di diventare corresponsabili in parrocchia e in diocesi. Padre Roberto viene da una prima linea speciale, dalla frontiera della missione dove i problemi si vivono in modo diverso. Oggi anche Europa, Italia e Sardegna sono terra di missione. “L’esperienza a Cuba, dove il numero del clero locale è scarso e vi è un’alta percentuale di clero straniero (soprattutto colombiani, messicani e un gruppo di italiani) mi ha mostrato con chiarezza - dice il vescovo quello che potrebbe succedere da noi in futuro, se ci sarà ancora diminuzione di clero senza l’ingresso di nuove vocazioni. Infatti a Cuba ha un posto determinante l’apporto e la presenza del laicato e della vita religiosa, specialmente femminile. In tante parrocchie, dove il sacerdote può recarsi a celebrare l’Eucaristia solo ogni 15 giorni, sono i laici, uomini e donne, che mantengono viva la vita cristiana della comunità, animando la preghiera, dando formazione, visitando ammalati, preparando le liturgie e creando l’ambiente favorevole per il ministero del sacerdote quando può essere presente. Dunque, credo nella presenza del laicato - non per una sostituzione del prete (clericalizzazione) che riprenda il suo ruolo di battezzato e corresponsabile nella crescita della vita della comunità cristiana. Certo, la parola d’ordine è: favorire la formazione dei laici, perché siano consapevoli della loro vocazione, l’approfondiscano, trovino sempre più chiaramente gli spazi di loro competenze, non come “sostituti”, ma come protagonisti. Nella nostra diocesi, a San Gavino, opera un Istituto per la formazione Teologica che potrà essere maggiormente valorizzato in questa prospettiva”. Laici più protagonisti e dinamiche diocesane e parrocchiali diverse. Sessantasette preti, con un’elevata età media, sono pochi per 57 parrocchie. “Ho accennato alla scarsità di clero a Cuba e come questo aiuta a una maggiore partecipazione e coinvolgimento di tutti i protagonisti della vita ecclesiale. Forse – aggiunge padre Roberto - dobbiamo pensare che pure da noi, a causa della diminuzione del clero, non tutte le parrocchie avranno sempre un parroco a totale disposizione e tutte le strutture formative di cui godono oggi. Bisogna ipotizzare anche un cristianesimo con dinamiche e strutture diverse, più agili, che rivedano il concetto di parrocchia e forse anche di diocesi, quindi di ruolo e presenza del prete, in relazione alla nuova situazione”. INTERVISTA AL NUOVO VESCOVO Domenica, 17 Aprile 2016 | 11 Terza parte. “Genera tristezza vedere il progressivo impoverimento e spopolamento del territorio, la povertà che sfiora o entra con forza in tante famiglie” Chiesa e problemi del territorio uando si assume un nuovo incarico, a tutti è data la possibilità di ambientarsi, una sorta di “luna di miele” per il necessario apprendistato. Deve sapere tutto e di tutti. Monsignor Giovanni Canestri, appena nominato arcivescovo di Ca- Q gliari, si fece mandare l’annuario diocesano per imparare a conoscere i preti: telefono e curriculum. Voleva farsi trovare preparato per il primo incontro col clero. Padre Roberto dal 10 febbraio, giorno della nomina, non perde neppure una notizia riguardante la sua diocesi. “Ho letto in questi ultimi tempi con maggior attenzione le informazioni riguardanti la situazione sociale ed economica della Marmilla. Genera tristezza vedere – dice il presule - il progressivo impoverimento e spopolamento del territo- rio, l’allontanamento dei posti di lavoro, la povertà che sfiora o entra con forza in tante famiglie. Cosa possiamo fare? Evidentemente non si tratta solo dell’azione del vescovo o della Chiesa diocesana, quanto di una sinergia fra i vari protagonisti, iniziando per la gente che vive nel territorio, per gli amministratori locali, i politici regionali e nazionali. Ciascuno deve prendere sul serio la propria vocazione e missione, e viverla non per se stesso o il proprio tornaconto, ma in riferimento al bene comune per il quale è stato chiamato ad assumere il suo servizio”. Sul fronte sociale il Papa vuole vescovi non solo preparati, ma soprattutto sensibili. “Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale”, ha scritto papa Bergoglio. “Su questo aspetto vorrei che fossero i laici ad aiutarmi nel cammino. O meglio, dobbiamo insieme chiederci, clero e laici, come rendere queste parole del Papa attuali e vere per la nostra diocesi. So che durante il ministero di monsignor Dettori - chiarisce il nuovo presule - la Chiesa come istituzione non si è tirata indietro, quando è stato necessario camminare a fianco dei lavoratori o alzare la voce per evidenziare ritardi, storture, indifferenza da parte della politica. So che la Caritas diocesana è attenta e attiva in tante situazioni di povertà. Si tratta di continuare ad intensificare l’azione”. Quarta parte.Il motto episcopale:“Per caritatem servite invicem” Un cuore aperto, un orecchio che ascolta e una voce disponibile les è in festa, viene il 36.mo vescovo della storia unificata delle chiese di Ales e Terralba. Padre Roberto arriva senza niente: qualche valigia, i libri messi insieme durante gli studi di Teologia e Psicologia, alcune edizioni documentate e commentate della Vita di san Francesco. “È un’immagine che mi piace” – commenta padre Roberto – “in fondo il vescovo che entra in una diocesi non deve portare cose nuove, ma riproporre in modo nuovo lo stesso Vangelo di sempre. È lo stesso Gesù che deve essere annunciato, anche se diverso per ciascuno quando lo incontra nella sua vita, quando si lascia toccare ed interrogare dalla sua parola, quando si lascia trasformare dal suo fuoco. Forse non posso offrire molto, ma cercherò di avere la porta aperta, quella del cuore e della casa; un orecchio che A ascolta con attenzione e una voce disponibile per quelli che non ne hanno”. Le giornate oristanesi, quasi un ritiro prima dell’ingresso di domenica, sono dedicate anche a conoscere la vita della sua diocesi. La realtà giovanile richiama molto l’attenzione di padre Roberto. Si informa sulle attività che nella Chiesa di Ales-Terralba coinvolgono i giovani, sia negli oratori sia in altri appuntamenti di formazione e incontro. “Mi ha colpito – aggiunge la vivacità della risposta e il bel lavoro che i nostri preti, giovani e meno giovani, portano avanti. Più che dare indicazioni, almeno al principio, mi piacerebbe ascoltare i nostri giovani: chi sono, cosa sperano, cosa sognano, che cosa li preoccupa, che cosa temono? Vorrei chiedere loro di lasciarmi entrare nella loro “casa”, prima di tutto per conoscerci e poi per apprezzare quello che c’è in loro di bene e di buono. Insieme poi cercheremo di capire verso dove andare e come”. Un vescovo in ascolto, che vuole scendere tra la gente, per imparare. Sembra una parola grossa per attribuirla a una persona che, quasi per definizione, sicuramente perché successore degli apostoli, è maestro nella fede. “Il vescovo – dice padre Carboni - ha tanto da imparare da tutti coloro che con dedizione perseveranza vivono la loro fedeltà cristiana. Conoscere, per fare un esempio, il ritmo di vita di una madre e di un padre di famiglia, di un giovane o una giovane che studia e lavora, mi ha sempre fatto riflettere sulla “santità” quotidiana e ordinaria che spesso non viene riconosciuta. Credo che ho tanto da imparare da quel “martirio quotidiano” di cui parlava Madalaine Delbrel, che è la fedeltà alla routine giornaliera di tanti uomini e donne che fanno il loro dovere con fedeltà, con amore, con attenzione, con passione. Sono cristiani autentici perché si sforzano di essere pazienti, giusti, onesti, misericordiosi, nella vita di tutti i giorni, senza applausi, per la “gloria di Dio” e non per la loro gloria”. Resto francescano nel cuore Subito al lavoro, padre Roberto. Dalla Cattedrale di Ales al santuario di santa Maria Aquas, patrona della diocesi, dove domenica prossima aprirà la seconda porta giubilare. “Sarà ancora un momento importante per ricordarci - precisa il vescovo - che il Giubileo della Misericordia può avere profondità solo se ciascuno di noi assume uno stile di misericordia nella propria vita, dopo aver ricevuto la misericordia di Dio. In questo senso, non sono necessari grandi programmi ma piuttosto un cammino personale di conversione e l’attuazione di uno “stile misericordioso” nella vita di tutti i giorni”. Dalla cella del convento di san Francesco porterà ad Ales un corredo essenziale. Al saio francescano ha aggiunto la divisa d’ordinanza del vescovo e il clergyman. “Vorrei che l’abito che utilizzerò, talare, clergyman e credo spesso anche il saio francescano, non siano elementi di esclusione per nessuno ma piuttosto di inclusione. Voglio dire che quando userò il saio francescano, nessuno lo veda come nostalgia della vita passata e resistenza a questo nuovo cammino diocesano ma piuttosto una memoria, per me e per tutti, che devono mantenermi francescano nel cuore. Ma anche quando userò la talare, lo farò per abbracciare nel mio servizio tutti i miei sacerdoti che amano utilizzarla, e che vi riconoscono il loro segno vocazionale specifico, insieme a tutte le persone che sono incoraggiate e aiutate da questo segno visibile di consacrazione”. Mario Girau 12 | Domenica, 17 Aprile 2016 DAI PAESI Terrorismo. La comunità alerese ricorda una delle vittime del 22 marzo a Bruxelles I n questo mondo in guerra unilaterale da parte del vigliacco terrorismo e dei trafficanti d’armi contro la civiltà e i cittadini inermi; degli indifferenti padroni della guerra e dei dissoluti e immorali kamikaze contro i pacifici e gli onesti, la mattina del 22 marzo il “buongiorno” è stata la notizia dell’ennesima folle strage, questa volta nell’aeroporto internazionale e nella metropolitana di Bruxelles, con il pensiero alla disperazione e al dolore dei parenti a conoscenza della presenza di propri familiari in quei luoghi. Drammi che da troppo tempo si ripetono troppo spesso in tutto il mondo e che chi dovrebbe non fa abbastanza per contrastare e talvolta il cittadino si trova poco protetto da superficialità e valutazioni leggere e imprudenti rispetto a demoni senza scrupoli. Non vorremmo fosse così, ma siamo coinvolti tutti, al di là di ogni umana solidarietà. Come mostruosamente accade in questi casi, le notizie filtrano a distanza di giorni e solo nella tarda sera del 24 marzo, la comunità di Ales ha cominciato ad apprendere che tra i dispersi vi era una propria concittadina, Jennifer Scintu (nella foto), e il giorno dopo la notizia ha raggiunto il massimo della sua drammaticità. Jennifer, residente ad Ales, iscritta nell’anagrafe degli emigrati all’estero, figlia di Miriana, nipote di Dante e Porvina Pistis, nativi entrambi di Ales, è stata così sottratta ai suoi cari, compresi i tanti parenti di Ales, dall’odio integralista nell’aeroporto Zaventem - Bruxelles, odio che non trova altro modo di manifestarsi se non attaccando codardamente persone inermi e indifese, in ogni parte del mondo, compresi i propri paesi d’origine. Jennifer, ragazza pacifica, lavoratrice, molto attiva, cittadina del mondo anche di fatto, aveva Il vivo ricordo di Jennifer Scintu care le sue origini aleresi, che si radicano nelle persone sensibili al di là della frequenza delle presenze materiali. Ciò è più che sufficiente per ricordarla e onorarla, vittima innocente della ferocia più disumana. Lo vogliamo fare con questa breve biografia scritta dalla zia Ivana (m.p.) Non ha mai rinunciato al suo amore per l’Isola Bellezza solare e delicata, carattere amabile ed estroverso: con queste caratteristiche Jennifer Scintu si è fatta amare da tutti co- loro che l’hanno conosciuta. È nata il 9 gennaio 1987 ad Aachen (Germania) da Miriana Scintu e Francisco Garcia Nieto. Ha studiato ad Aachen presso l’Einhard Gymnasium e nel collegio professionale Paul-Julius-Reuter, specializzandosi come corrispondente commerciale in lingue estere. Dal luglio 2008 al luglio 2010 ha lavorato, con la qualifica di Marketing Sales Assistant, presso la società Garrison Dental Solution, una società americana leader nel settore odontotecnico. Questa attività le ha consentito di viaggiare a livello intercontinentale, approfondendo ancor di più il suo bagaglio linguistico: conoscenza fluente di cinque lingue. Dal luglio 2010 al dicembre 2011 è stata occupata in qualità di Management Assistant presso la società Cadocare GmbH, leader nella produzione di alimenti per animali domestici. Dal gennaio 2012 lavorava presso la società Stedman GmbH, leader nel settore dell’abbigliamento sportivo di moda, con il ruolo di coordinatrice, svolto ottimamente, mettendo a frutto le esperienze precedenti, continuando a collaborare a livello internazionale, ma stabilendo il suo ambiente di lavoro ad Aachen. Fin da bambina ha sviluppato l’hobby per lo sport e in particolare per la pallamano, senza mai lasciarla. Ha sempre frequentato assiduamente gli allenamenti e partecipato a livello agonistico ai campionati di categoria e a diverse competizioni regionali, con la ASV Schwarz-Rot Aachen Damen II, raggiungendo importanti traguardi e vincendo diversi trofei custoditi nella sua casa. Da qualche tempo era allenatrice della squadra juniores. Il 9 maggio 2015, ad Aachen, ha sposato Lars Waetzmann, nella chiesa di St. Jakob, lo stesso giorno del compleanno della nonna Porvina Pistis, cui era molto legata, così come lo era alle famiglie Scintu e Pistis, nella loro interezza. Sebbene abbia vissuto stabilmente ad Aachen, non ha mai rinunciato al suo amore per l’Italia, recandosi frequentemente a Roma e in Sardegna, residenza dei parenti più cari. Il 22 marzo 2016 nell’aeroporto di Bruxelles un atto terroristico ha posto fine alla sua giovane vita. Ivana Scintu Mogoro. Contributo alle aziende per la tromba d’aria “calamità naturale”2015: le domande entro il 4 maggio Solidarietà a “Morimenta” li agricoltori di Mogoro, Uras e San Nicolò d’Arcidano hanno ottenuto finalmente il riconoscimento dello stato di “calamità naturale” per gli effetti della tromba d’aria del 4 settembre 2015. Così viene riconosciuto con il Decreto Ministeriale del 10 marzo 2016, pubblicato nella G.U. della Repubblica Italiana il 21 marzo 2016. Secondo la procedura, si accede al fondo di solidarietà nazionale, con la domanda da presentare entro 45 giorni dalla pubblicazione del decreto nella G.U., cioè entro le ore 12 del 4 maggio prossimo, tramite PEC al competente Servizio Territoriale di Argea Sardegna. È ammesso anche l’inoltro tramite raccomandata A/R. Sul sito della Regione Sardegna (www.sardegnaagricoltura.it o www.regione.sardegna.it è presente la Determina n. 1240 del 30 marzo 2016 con gli allegati necessari per scaricare il modello di domanda G e l’avviso agli imprenditori agricoli. Tale determina regionale stabilisce che: Possono beneficiare dell’aiuto per i danni alle strutture non assicurabili e le scorte, gli imprenditori agricoli di cui all’articolo 2135 del codice civile iscritti nel registro delle imprese agricole della Camera di Commercio le cui aziende risultino ubicate nelle aree danneggiate delimitate con delibera di Giunta Regionale n. 57/26 del 25 novembre 2015. Per la Provincia di Oristano risultano solo le aziende agricole situate nella frazione di Morimenta del Comune di Mogoro, nelle aziende dei Comuni di Uras e di San Nicolò d’Arcidano. Sono escluse dall’aiuto le strutture assicurabili quali impianti di produzione arboree e arbustive, serre e tunnel con rivestimento in film plastico, serre fisse con rive- S Gonnosfanadiga. Coro Polifonico abato 19 marzo per la prima volta a Gonnosfanadiga il Coro Polifonico del Sacro Cuore ha raccontato la Passione di Cristo attraverso un oratorio, una composizione drammatico musicale nella quale gli attori raccontano, attraverso l’alternanza di letture di alcuni testi e del canto, la storia di un passo liturgico. “Abbiamo voluto presentare un Oratorio per proporre un’esperienza con la quale le diverse componenti di una comunità si incontrano, si accol- gono e insieme fanno comunione e meditazione”. Spiega Nunzia Mazzeo direttrice del Coro: “Il canto liturgico, che utilizza un linguaggio in grado di favorire l’incontro e la riflessione, è stato il mosaico nel quale inserire le tessere del racconto della Passione arricchite da alcune poesie e da riflessioni. L’occasione ha consentito ai coristi e ai presenti di vivere un momento di riflessione nel silenzio dell’ascolto che è diventato preghiera”. Nell’Oratorio della Passione le GRAZIE PER IL RESTAURO DELL’ANTICA S. BARBARA Gonnosfanadiga. Lettera aperta di ringraziamento a don Raimondo Virdis per la tenacia nell’opera di ripristino N o, non pare possibile, la nostra bella chiesa “sa Cresia Manna”, la Domenica delle Palme è stata riaperta al culto. Ci speravamo questo sì… ma sembrava solo una speranza illusoria. Invece nonostante le difficoltà, grazie all’insistenza e all’ostinazione del par- stimento in vetro o plastica, serre fisse rivestite in vetro, reti antigrandine e impianti antibrina e gli ombrai. Bruno Pia Comuni diocesani che usufruiranno dei contributi: Arbus, Collinas, Guspini, Las Plassas, Lunamatrona, Mogoro, Pabillonis, Pauli Arbarei, San Nicolò D`Arcidano, Sardara, Tuili, Uras, Ussaramanna, Villanovaforru. voci narranti dei tre attori Gino Chiesa, Michele Spiga, Pino Porcu accompagnate dal Coro Sacro Cuore hanno raccontato la figura di Gesù Cristo dalla nascita alla sua morte e resurrezione, concentrandosi in modo particolare sugli ultimi giorni della sua vita. Gesù, il Messia, insegnava la comprensione e l’amore tra persone e popoli. Fin dalla gioventù iniziò la sua missione tra i pescatori e i pastori, predicando una dottrina inconcepibile per le persone della sua epoca. roco don Raimondo Virdis, il sogno di noi gonnesi si è realizzato. Il giorno della commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme abbiamo varcato dopo cinque anni, col volto segnato dall’emozione, la porta della chiesa che pareva non dovesse riaprirsi più. Ecco perché ci sembra opportuno e doveroso da parte di noi fedeli parrocchiani e gonnesi tutti, rivolgere a don Raimondo un grazie per l’impegno profuso e la pazienza avuta La controversia del suo personaggio stava soprattutto nel suo comandamento “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, un concetto di uguaglianza visto con sospetto dai governatori e dai potenti, che presto lo condussero alla persecuzione. Il numeroso pubblico presente ha ascoltato entusiasta l’intera rappresentazione con massima attenzione, concludendo con un caloroso applauso. Marilena Colombu nel sopportare i disagi dovuti alle lungaggini burocratiche. Grazie anche ai volontari, che hanno contribuito con la propria opera al quasi completamento dei lavori: certo c’è tanto ancora da fare, ma molto è stato fatto. Un grazie speciale a don Virdis che ha creduto e voluto con caparbietà la messa in sicurezza dell’edificio per la fruibilità al culto nella nostra e sua Parrocchia. Fedeli gonnesi DAI PAESI Siddi. Tra gli anziani della casa di riposo. Uomini e donne, tante storie e un desiderio Patrimonio di saggezza inestimabile P er parlare di come si svolgono e si intrecciano gli avvenimenti intorno a noi, cercando di capire le dinamiche per interpretarne i cambiamenti e le innovazioni, la visita ad una struttura di riposo per anziani non sembra, a prima vista, offrire molti spunti di interesse sufficienti ad attirare attenzione e sollecitare una qualche curiosità. Ci si avvicina all’ingresso pensando che all’interno il lento scorrere dei giorni avvolga persone e ambienti sotto uno spesso manto di noia e di ripetitività, convinti come siamo che quanti vi si trovano come ospiti o per lavoro respirino il chiuso di pesanti estraneazioni. Le impressioni ricavate da luoghi comuni e da preconcetti, in tempi di ripetuti abusi sugli anziani, che continuano a coinvolgere troppe case di riposo, svaniscono dietro i sorrisi e i modi gentili delle operatrici che ci ricevono nella hall della Casa degli ulivi secolari di Siddi. Lorella e Roberta ci intro- ducono nella hall dove arrivano i profumi della cucina di Andrea. Oggi, domenica, sono sole, ma portano avanti un lavoro di équipe con le colleghe Anna, Piera, Caterina, Lamya e Annarella. Gli spazi puliti, arredati con gusto e sobrietà, fanno da cornice ad una piacevole conversazione, cui prendono parte anche gli ospiti. Il loro, ci dicono le due giovani assistenti, non è solo un semplice lavoro ma qualcosa che va oltre, quasi una missione, da svolgere ogni giorno con rinnovata intensità. Si sentono soprattutto animatrici che devono diffondere tra i ricoverati un clima di empatia e di convivialità per creare un ambiente familiare e favorire l’inserimento e la partecipazione di tutti. Gli anziani annuiscono e dopo lunghi momenti di silenzio lasciano trasparire timidi sorrisi, come raggi di sole in un tramonto invernale. Le loro storie si intrecciano tra ricordi e racconti, interrotti da prolungati sospiri e da pause frequenti. Sono storie di straordinaria normalità, o forse di ordinaria straordinarietà, perché vissute sempre lontano dai riflettori, faticando e lottando per rimanere aggrappati al grande cerchio della vita. Un presente velato da un soffio di tristezza, un passato segnato da sacrifici e rinunce, da desideri spesso rimasti tali, da sogni sempre accarezzati e mai raggiunti. Maria, originaria di Gesturi, ha cercato di realizzarli a Torino, come cuoca presso una ricca contessa. Il marito restauratore e un figlio di pochi anni riempivano i suoi giorni. Poi una malattia improvvisa si prese il bambino e spense la sua voglia di esistere. Peppina, di Masullas, otto figli, di cui quattro a Milano e due a Londra, oggi è in festa perché il più giovane è venuto a trovarla. Maria Abis, rimasta vedova a soli 29 anni, di figli ne ha avuto sei ma vengono a farle visita ogni giorno, perché lei è di Siddi. Qui ha ritrovato anche la sua vicina di casa Epifania, che dopo vent’anni trascorsi a Roma nel quartiere di Trastevere, si è ristabilita nel paese. Adelina i figli li ha ad Arborea, dove è nata da genitori che venivano da Alessandria. Tito, invece, non si è mai sposato e ora si ritrova beato fra le donne. Lina faceva l’insegnante e appena arrivata rimaneva in disparte, Domenica, 17 Aprile 2016 | 13 chiusa fra i suoi ricordi. È mamma di due splendide ragazze che definisce l’unica gioia della sua vita. Ora è serena, scambia battute e dice di aver trovato qui una nuova famiglia. Cesarina lavorava fin da bambina, aveva sempre fame e siccome i padroni non le davano abbastanza cibo aveva escogitato di mangiare di nascosto, prima di loro. La rimandarono a casa “perché mangiava troppo”. Cesira sembra sempre assorta nei suoi pensieri, ma se le chiedi della sua famiglia ti parla con lucidità dei figli e dei genitori. L’unica che non parla è Francesca, caduta in un silenzio quasi totale. La struttura che accoglie questi anziani non sembra un punto di arrivo ma una stazione da cui ripartire ogni giorno per non lasciarsi travolgere dall’oblio e dalla solitudine interiore. Il loro è un patto individuale di sopravvivenza, di autodifesa e di attaccamento alla vita. In tutti i racconti affiora prepotente il desiderio di riconoscimento per il ruolo sociale svolto nella comunità. Si alternano stati d’animo dominati dall’incertezza e lievi tratti di speranza che ora ridisegnano un futuro dai contorni meno uggiosi. Ma il lungo inverno, per loro, sembra appena iniziato. Tra le storie che rimandano ad un patrimonio di saggezza inestimabile, le narrazioni personali contribuiscono a riscrivere nel libro della memoria i sentimenti nobili che ne hanno animato azioni e atteggiamenti. Manifestano un sapere antico che attinge a conoscenze lontane e rimanda ad una visione della vita incentrata sugli affetti e piegata sui doveri. Il passato riemerge in forme nuove e il tempo ora ha pietrificato ogni lacrima. Ogni storia testimonia una vita speciale, ogni vita racconta una storia diversa e tutto rimane sospeso nel tempo. Mi chiedono se è vero che ci sarà un nuovo Vescovo e se possono sperare che venga a visitarli. Rispondo che si chiama P. Roberto Carboni, che l’ordinazione episcopale avverrà domenica prossima e che è molto probabile che il loro desiderio si realizzi. Uno spiraglio di luce traspare nei loro occhi e si confonde nell’azzurro del cielo primaverile mentre cala la sera a custodire i loro ricordi. Arcangelo Cau 14 | Domenica, 17 Aprile 2016 DAI PAESI Guspini. Per rimboschire Monte S. Margherita e Monte Maiore dopo gli incendi estivi G li atti vandalici del mese di luglio e agosto 2015, con cui ben quattro volte i piromani avevano innescato le fiamme nel Monte S.Margherita, polmone verde di Guspini, sono restati impressi nella memoria. Un’estate tragica per i residenti. I piromani erano entrati in azione in punti diversi. Le fiamme erano partite dalla località “Is Castangias” e nelle vicinanze di “Luziferu”, verso Arbus, quasi sempre di pomeriggio. Il pronto intervento della Forestale aveva limitato i danni. Infatti due elicotteri erano riusciti a bloccare sul nascere gli incendi che avrebbero potuto distruggere settecento ettari di sugherete, e venti ettari di rimboschimenti privati. Anche il Centro di servizio sanitario “Betania”, fra Guspini e Gonnosfanadiga, fu interessato da un incendio, le fiamme lambirono la struttura creando forte emozione fra i malati. Anche in questo caso le fiamme bruciarono gli orti e i giardini utilizzati come terapia per i malati. Gli incendi ridussero in cenere anche il secolare colle dei sugheri della parrocchia di San Nicolò posto accanto a “S’Otu de is poburusu”: le fiamme entrarono anche nel nuraghe “Arrosu”, annerendo gli enormi blocchi della millenaria costruzione, che attende di essere ancora completamente riportata alla luce. Nella località de “Is Perdas longas” alcuni incendi di- eventi di ripiantumazione. Questa collaborazione è la base sulla quale costruire veri e propri progetti per l’adozione permanente di aree verdi da parte dei cittadini”. Un’idea che potrebbe diventare una vera e propria proposta grazie al “Progetto Monte S. Margherita”, - organizzato dalla consigliera comunale Sanna “I volontari stanno offrendo, gratuitamente il loro lavoro per rimboschi- re il Monte S.Margherita e Monte Maiore. Certamente questo lavoro, per quanto importante, non basta per dare un’adeguata riposta civica ai fatti ancora freschi nella memoria dei residenti” - dice Marta Sanna - facendo una prima sintesi del lavoro fatto. È importante ricordare che nel gruppo dei volontari ci sonno anche ragazzi, e cittadini di culture diverse che attraverso la cura del territorio hanno trovato un momento di collaborazione per la salvaguardia dell’ambiente”. La collaborazione fra i cittadini è nata dopo che hanno preso atto che i roghi erano stati pianificati, innescandoli in una stessa zona in più punti. Atti criminali che incendiano, impauriscono, bloccano lo sviluppo economico. Questi non sono semplici piromani, psicopatici, ma liberi professionisti che hanno una posizione e appiccano incendi per altri interessi occulti. Da millenni, la Sardegna è stata chiamata dai suoi stessi abitanti “terra abbruxiada”. Segno evidente che la piaga affonda le radici nella preistoria. Ma l’epiteto, in quei tempi lontani, non faceva paura. Erano soprattutto pastori e contadini ad appiccare il fuoco, generalmente a fine estate: per avere pulita l’erba che insaporiva il latte e i suoi prodotti o per liberare dalle erbacce e dalle radici cespugliose la terra destinata alle semine. Mauro Serra lei ad avere la brillante idea di realizzare un progetto sulla tutela del patrimonio ambientale, e nello specifico del patrimonio boschivo del Monte Santa Margherita contro la piaga degli incendi estivi. Le attività proposte agli alunni vertono su lezioni frontali realizzate in classe (25-26 febbraio), nonché due giornate: la prima di piantumazione indirizzate alle Associazioni presso il monte suindicato, mentre le altre in zona “Sa Tella” ai piedi del monte, il 5 marzo e il 2 aprile, già concretizzate. È importante evidenziare che l’Ente Foreste ha fornito gratuitamente 300 piante tra lecci, sughere e oleandri. Verrà presto fissata una data per gli alunni della scuola primaria per un’escursione che dia modo ai piccoli di vedere il lavoro realizzato dalle Associazioni relativo alla piantumazione. Un ringraziamento meritato va naturalmente alla dott. Marta, laureata in Scienze Naturali e Biologia per la sua grande passione, che le ha permesso di acquisire ottime conoscenze in materia ambientale. Con soddisfazione afferma infatti lei stessa in un’intervista che la passione per l’ambiente è presente in lei fin da bambina e che vorrebbe trasmetterla alle giovani generazioni facendo capire loro che anche in un semplice gesto da parte di ciascuno di noi è importante per “salvare” l’ambiente. Un augurio di buon proseguo e di profusione con queste belle idee da concretizzare va alla giovane Marta, ambiziosa quanto impegnata. Maria Pina Scanu Dopo i piromani ecco i volontari strussero importanti aziende agrarie e di allevamento. “La nuova piantumazione è un gesto concreto - commenta la responsabile dell’ambiente Marta Sanna dell’Amministrazione di Guspini in una nota - per far tornare a splendere l’area che i cittadini considerano il giardino del paese. Lo spirito ambientalista del gruppo di cittadini si è concretizzato nella partecipazione agli Guspini. L’iniziativa mobilita Scuola e Associazioni Anche i bambini per rimboschire i due colli I l progetto Monte Santa Margherita è rivolto anche agli alunni delle scuole primarie cittadine di Guspini, vuole sensibilizzare le giovani generazioni sul tema del rispetto e della salvaguardia delle aree verdi che circondano il nostro paese. Oltre alle scuole il progetto si avvale della collaborazione del Corpo forestale e di Vigilanza Ambientale (CFVA) – l’Ente Foreste e numerose Associazioni di Guspini. Il tutto grazie alla delega al verde pubblico, arredo urbano ed educazione ambientale, data dal sindaco di Guspini Giuseppe De Fanti alla dott.ssa Marta Sanna, consigliere comunale. Ed à stata proprio OSSERVATORIO REGIONALE Domenica, 17 Aprile 2016 | 15 Montevecchio. Resistenze al progetto di recupero turistico della ex-colonia marina stre risorse naturali signifincora una volta, il ca ripetere gli errori fatti comprensorio marinel recente passato, quanno di “Funtanazza” do l’ENI, prima che chiutorna all’attenzione desse le miniere, aveva della cronaca, non per descriproposto la realizzazione, vere l’avvio del progetto di vaproprio a “Funtanazza”, di lorizzazione turistica della un villaggio turistico di lus“Casa al mare Francesco Sarso e gli amministratori di tori”, ma, come avviene da allora, ispirati da posizioni tempo, a scopo demagogico, ideologiche intransigenti, con il solo scopo di creare ulsi erano opposti. Il risultateriori intralci all’avvio dei lato è stato che “Funtanazza” vori. La notte di Pasquetta è è riuscita a tutelare il suo scattato un blitz dei Carabi“bene identitario”, e l’ENI il nieri di Arbus, per recintare la Villaggio turistico lo ha zona sovrastante la spiaggia, realizzato a Stintino, con il in prossimità degli spogliatoi, Centro Vacanze Rocca a causa di un cedimento del Ruja, ed a Chia, con Chia costone sottostante. Laguna Resort. Il nostro Una decisione rispettabile e territorio ha invece manteopportuna, che ha consentito nuto la Colonia marina, di mettere in sicurezza una cioè l’attuale rudere che, al parte della spiaggia, frequenmomento rappresenta un tatissima nella giornata del luvero pericolo per i villegnedì dell’Angelo. Decisione gianti indisciplinati che, questa, sostenuta peraltro da incuranti dei rischi, vanno un’opportuna ordinanza del a curiosare dentro gli edifiSindaco di Arbus, emessa per ci. Superato l’impedimenimporre le misure di sicurezza to ambientale, occorre nell’area interessata dal franaLa messa in sicurezza non basta è urgente procedere al progetto esperire tutte le adempienmento di roccia. ze previste, per poter avQuesta nuova situazione, definitivo e ai lavori per realizzare un grande complesso turistico viare la realizzazione del sommata alla fatiscenza in cui progetto. Il 28 ottobre scorsi trova da troppo tempo tutto so è stato trasmesso al Coil complesso di Funtanazza, mune di Arbus il parere positivo del Cordell’area mineraria dismessa di Monteversa? Purtroppo, seguendo questo meavrebbe dovuto suggerire all’amminivecchio, di cui “Funtanazza” rappresenta po di Vigilanza ambientale della Regione strazione comunale di Arbus, congiunta- todo, e sostenendo posizioni pseudo Sardegna, sulle osservazioni fatte al proun pezzo importantissimo. mente ai rappresentanti politici di oppo- ambientalistiche, sul progetto “Funtagetto di recupero del compendio, preTutti hanno evidentemente preferito nazza”, dopo venticinque anni, siamo sizione, alla Giunta Regionale Sarda ed sentato una decina di anni fa. fare altre scelte. ancora fermi, senza alcun segnale di un alla proprietà, iniziative atte ad agevolaSuperato positivamente questo contenAllo stesso modo, non si riesce a capire possibile avanzamento. re il superamento degli ulteriori intralci zioso, bisogna ricuperare il tempo perso, l’avversione nei confronti del progetto Sarebbe molto più corretto ed utile che i amministrativi e politici per l’avvio dei con l’attivazione del “tavolo istruttorio” da parte dei rappresentanti politici delrappresentanti eletti, invece di strumenlavori, per la realizzazione del progetto tra Comune di Arbus, Regione Sardegna l’opposizione. La valorizzazione delle ritalizzare il Medio Campidano, si attivasdi riqualificazione. Invece è stata scelta e proprietà, in modo da consentire di sorse del territorio è un problema che la strada della demagogia e dello scontro sero, come si fa per il Sulcis, per cercare andare avanti con la realizzazione del deve unire tutti i partiti, tutte le organizsoluzioni ai problemi, lasciando ad altre personale, che complica ulteriormente progetto e il superamento dei rischi atzazioni sociali dello stesso territorio. assise le opportunità di scontro tra avla situazione, con ricadute negative che tuali, per garantire l’incolumità dei vilContrastare un simile progetto significa versari politici. pagherà tutto il territorio. leggianti, che si riverseranno numerosi, intralciare il rilancio economico e sociaAnche perché, negli ultimi venti anni Come si può strumentalizzare un fatto come avviene da tempo, durante tutta le, e con esso quello occupazionale per tutti hanno avuto l’opportunità di interche riguarda il futuro di un intero terril’estate. tanti giovani. venire per contribuire alla realizzazione torio, al solo scopo di scagliarsi contro il Sergio Concas Contrastare la valorizzazione delle nodei progetti di riconversione produttiva rappresentante politico della fazione av- A Funtanazza chiama i fratelli Soru Anche in Sardegna crescono gli imprenditori extra UE S Settemila imprese individuali di extracomunitari“sardi” ono 7.199 le imprese individuali costituite da cittadini provenienti da Paesi extracomunitari e operanti in Sardegna al 31 dicembre 2015. La quota di imprese individuali extra UE si è assestata al 7,1% delle imprese individuali totali: un dato nettamente inferiore a regioni come la Toscana, la Liguria, la Lombardia e il Lazio dove la percentuale di imprese gestite da cittadini extracomunitari arriva addirittura al 15/16%. Lo rileva la Cna Sardegna che ha analizzato una ricerca pubblicata da Unioncamere-InfoCamere sulla base dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio italiane dai quali risulta che la maggior parte dei piccoli imprenditori extracomunitari che tentano l’intrapresa in Sardegna proviene dal Senegal. La percentuale di aziende gestite da cittadini extracomunitari arriva all’8% nelle province di Cagliari e Sassari, mentre si dimezza a Nuoro e Oristano. Nel 2015 sono cresciute soltanto le piccole imprese straniere e soprattutto che gli immigrati extracomunitari stanno dimostrando una capacità di fronteggiare la crisi e le difficoltà estremamente maggiore rispetto agli imprenditori italiani. “Il fatto che anche in Sardegna i cittadini extracomunitari riescano ad integrarsi nel nostro sistema economico e sociale aprendo un’impresa è sicuramente un segnale positivo”, evidenziano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna. “I dati provenienti dall’Unioncamere ci indicano che l’integrazione e la coesione sociale avvengono anche favorendo queste iniziative imprenditoriali. Ma perché l’integrazione sia effettiva sono necessarie politiche di accoglienza mirate. Il nostro tessuto imprenditoriale è sempre più sollecitato dall’arrivo di persone provenienti da paesi stranieri che hanno voglia di integrarsi e di contribuire allo sviluppo della nostra regione e a volte hanno una maggiore reattività alla crisi e alle difficoltà. Occorre investire in politiche dell’immigrazione che incentivino l’arrivo di persone preparate, ne valorizzino le capacità e le integrino nel tessuto sociale. Le istituzioni sarde sono chiamate ad una sfida epocale studiando strumenti e politiche di integrazione a basso costo quali quelle di supporto all’avvio dell’attività imprenditoriale. In questa sfida il settore artigiano giocherà sicuramente un ruolo importantissimo”. Novità 2016 16 | Domenica, 17 Aprile 2016 CAGLIARI . OSSERVATORIO REGIONALE Per iniziativa di Governo e Regione superato il“patto di stabilità” Fondo Unico 2016 ai Comuni, risorse da spendere subito l 2016 per gli Enti Locali si apre con meno apprensione, nonostante permangano le carenze dei trasferimenti di risorse che limitano l’erogazione dei servizi nelle comunità. Ma sicuramente vanno salutati positivamente due importanti provvedimenti sul fronte statale e su quello regionale. Nell’ultima seduta del Consiglio dei Ministri è stato approvato un disegno di legge, recante disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio che riguardano anche gli Enti Locali e che sostituiscono la disciplina del patto di stabilità. In modo molto semplice possiamo dire che i Comuni possono spendere, purché, tra le entrate e le spese finali, si consegua un saldo non negativo. D’altro canto anche la Regione Sardegna, dopo l’accordo con lo Stato, a partire dal 1 gennaio 2015, non è più soggetta al vincolo del patto di stabilità, ma può spendere le proprie entrate, impegnandosi a garantire il pareggio di bilancio. Il primo effetto nel 2016 per i comuni è il mantenimento integrale dei trasferimenti regionali con il Fondo Unico, dopo aver sventato il tentativo in finanziaria di vincolare 8 milioni del Fondo a favore dei capitoli di spesa per lavoro, cultura ed istruzione. Le risorse saranno gestite dai comuni sulla base dei bisogni senza rigidità dei vincoli, compresi i 41 milioni recuperati per le politiche sociali. La ripartizione del fondo è prevista dalla legge regionale n.2 del 29/5/2007, art.10: ogni Comune riceve il proprio fondo costituito da una quota fissa (uguale per tutti i Comuni, 514.275,9894) e da una seconda quota in proporzione alla popolazione residente in ciascun Ente, al 1 gennaio dell’anno precedente a quello di ripartizione, sulla I base dei dati dell’Istat. Dalla determina n.432 del 17 marzo 2016, possiamo estrapolare alcuni dati: ai 38 Comuni della Diocesi di Ales Terralba, con una popolazione, al 1 gennaio 2015, di 90.964 abitanti, verranno corrisposte nell’annualità 2016, 34.933.131,13 di Euro. Attualmente i Comuni ricadenti nella diocesi dovrebbero già disporre dei primi 2/12 pari a 5.822.188,57 Euro. Dalla tabella in allegato possiamo estrapolare che il Comune più piccolo, Baradili, con i suoi 87 abitanti, riceverà 529.487,81 Euro, mentre, quello più popoloso, Villacidro, avrà 3.004.992,96 Euro. Nel Fondo Unico sono confluite le risorse per la realizzazione dei seguenti servizi: iniziative locali per lo sviluppo e l’occupazione; incentivazione della produttività, qualificazione e formazione del personale degli enti locali; interventi comunali per l’occupazione; trasferi- RIPARTO FONDO UNICO AI COMUNI - ANNO 2016 Abitanti Ripart. 2016 Acc. 2/12 Comune Albagiara 270 561485,09 93580,85 Ales 1471 771478,14 128579,69 Arbus 6465 1644671,58 274111,93 Baradili 87 529487,81 88247,97 Baressa 679 632998,12 105499,69 Collinas 864 665345,10 110890,85 307 567954,48 94659,08 Curcuris Genuri 342 574074,18 95679,03 Gonnoscodina 493 600476,30 100079,38 Gonnosfanadiga 6693 1684537,04 280756,17 776 649958,43 108326,41 Gonnosno Gonnostramatza 938 678283,89 113047,32 Guspini 12100 2629942,91 438323,82 Las Plassas 247 557463,57 92910,60 Lunamatrona 1729 816589,06 136098,18 Mogoro 4264 1259830,02 209971,67 Morgongiori 745 644538,13 107423,02 Pabillonis 2846 1011894,84 168649,14 Pau 314 569178,42 94863,07 Pauli Arbarei 645 627053,28 104508,88 Pompu 262 560086,30 93347,72 San Gavino M.le 8798 2052593,14 342098,86 S. N. d’Arcidano 2741 993535,74 165589,29 Sardara 4112 1233253,05 205542,18 Setzu 141 538929,63 89821,61 664 630375,40 105062,57 Siddi Simala 334 572675,39 95445,90 Sini 496 601000,85 100166,81 Siris 222 553092,36 92182,06 Terralba 10295 2314341,36 385723,56 Tuili 1040 696118,44 116019,74 Turri 438 590859,64 98476,61 Uras 2902 1021686,35 170281,06 Usellus 805 655029,04 109171,51 Ussaramanna 561 612366,00 102061,00 Villacidro 14245 3004992,96 500832,16 Villanovaforru 633 624955,09 104159,18 90964 34933131,13 5822188,57 menti per il funzionamento degli enti locali e per le spese di investimento, per i servizi socioassistenziali, diritto allo studio, sviluppo e sport; esercizio delle funzioni e compiti conferiti; piani e progetti degli enti pubblici per razionalizzare e ridurre i consumi, energetici, tutelare e migliorare l’ambiente, conservare gli equilibri ecologici naturali; trasferimenti ai Comuni, singoli o associati, e alle province che attuano processi di mobilità volontaria e di riorganizzazione per l’inserimento nelle proprie dotazioni organiche del personale delle comunità montane cessate. La legge stabilisce che: “Gli enti possono gestire le risorse assegnate senza vincoli di destinazione, avuto riguardo al raggiun- gimento degli obiettivi delle leggi regionali citate, degli interventi occupazionali, delle politiche attive del lavoro e delle funzioni di propria competenza”. Ciò significa, come detto, che ogni Comune potrà impegnare le proprie risorse secondo i bisogni delle proprie comunità, stabilendo anche l’ammontare delle stesse da metter a disposizione per ciascuna delle necessità individuate. Tarcisio Agus Medio Campidano. I servizi del Sindacato pensionati della Cisl I n un territorio come il Medio Campidano, dove oltre un quinto della popolazione residente 23.054 persone su 100.141 abitanti, è over 65 anni, il lavoro non manca al Sindacato dei pensionati. Sono mille gli impegni grandi e piccoli di chi, come la Fnp Cisl, ha deciso di camminare costantemente a fianco delle penne bianche, sia di quelle ancora in piena forma fisica sia di quelle costrette a fare i conti con la salute sempre più incerta e precaria. Anzi la Federazione Nazionale Pensionati del Medio Campidano si è data una vera e propria strategia con una parola d’ordine secca, precisa, diventata programma di lavoro: presidiare il territorio. Dei 28 comuni che formavano la exprovincia del Medio Campidano 8 hanno una sede Fnp: Arbus, Guspini, Villacidro, Gonnosfanadiga, San Gavino Lunamatrona, Serramanna e Sanluri dove è ubicata anche la sede territoriale. Oltre 65mila abitanti complessivamente, più della metà dei residenti. “La nostra federazione – dice il segretario generale di categoria, Paolo Melis - opera nel territorio in particolar modo a sostegno e a tutela degli anziani e pensionati, in maniera diretta e indiretta. In forma immediata con l’accoglienza di tutti coloro che richiedono servizi e informazioni su pensione, casa, salute, imposte fiscali, ma anche dando indicazioni e consigli su dove e a chi rivolgersi per affrontare e risolvere problemi quotidiani, che, an- “Come difendiamo i nostri pensionati” corché lievi, una persona anziana trova difficoltà a risolverli”. Da qualche anno se ne è aggiunto un altro inatteso, molto simile a una scalata di sesto grado: l’informatizzazione dei servizi burocratici. La Fnp svolge un’azione permanente di tutela nei confronti dei propri associati, anche in maniera indiretta attraverso la vertenzialità con le istituzioni anche locali - ASL e Inps – e in particolar modo con i Comuni. “Oggi le imposte comunali (IMU, Tasi, tassa sui rifiuti), balzello più oneroso per buona parte dei cittadini, soprattutto per i pensionati al minimo, dipendono – dice Paolo Melis - dalle scelte delle amministrazioni locali. L’interlocuzione diretta con il sindaco, la vertenzialità locale, appunto, consente di chiedere fasce di esonero, o agevolate, laddove vi siano famiglie o situazioni in particolari condizioni di reddito e/o in presenza di disabili”. I numeri documentano in modo inconfutabile la necessità di un occhio di riguardo per molta gente del Medio Cam- pidano, l’anno scorso dichiarata la provincia più povera d’Italia. Alla fine del 2014 la provincia aveva un reddito medio di 8.536 euro contro la media regionale di 9.553 euro. I comuni del Medio Campidano con il reddito più basso erano: Las Plassas, Gesturi, Villanovafranca, Siddi, Pauli Arbarei, Segariu, Genuri, Turri, Ussaramanna e Setzu. La pensione media dei 33.231 pensionati INPS del 2014 era pari a 645,32 euro. Nelle sedi sindacali – le “leghe” dei pensionati - vengono erogate con continuità prestazioni di patronato e fiscali. Proprio in questi giorni decolla la campagna fiscale per il 2016 e le strutture Fnp danno tutte le informazioni e l’assistenza necessarie per coloro che intendono presentare la propria dichiarazione dei redditi con il mod. 730/16 e non solo. Nel mese di giugno la Fnp garantirà, come negli anni scorsi, la preparazione della modulistica necessaria per pagare la prima rata delle imposte comunali. I costi? “Qualunque tipo di servizio informazioni, documentazione fiscale o pratiche di patronato - è erogato gratuitamente per tutti, fatta eccezione per la dichiarazione dei redditi. Tuttavia – dice Melis - per i nostri iscritti, anche su questo tipo di servizio a pagamento (730/16), vi è grande attenzione: viene applicata una tariffa ridotta, rispetto ai non iscritti, con un abbattimento del costo pari a circa il 70 per cento, sempre con debita quietanza”. Mario Girau CHIESA 50ma Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali. La Sardegna prepara un inserto speciale del quotidiano AVVENIRE M | 17 dallo Speciale del 2015 I giornali cattolici sardi anca un mese alla 50ma Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali e anche le diocesi della Sardegna si stanno preparando a vivere questa importante data, inserita, quest’anno, nel percorso giubilare. L’Anno Santo della Misericordia ci invita a riflettere sul rapporto tra la comunicazione e la misericordia. I direttori dei giornali diocesani e degli uffici diocesani per le comunicazioni sociali della Sardegna, nel corso di una partecipata riunione che si è svolta venerdì 1° aprile a Oristano, hanno condiviso la necessità di partire dai conte- Domenica, 17 Aprile 2016 nuti del Messaggio che Papa Francesco ha scritto per prepararci al meglio alla Giornata che verrà celebrata il prossimo 8 maggio. “Siamo chiamati - scrive il Santo Padre a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione. In particolare, è proprio del linguaggio e delle azioni della Chiesa trasmettere misericordia, così da toccare i cuori delle persone e sostenerle nel cammino verso la pienezza della vita, che Gesù Cristo, inviato dal Padre, è venuto a portare a tutti. Si tratta di accogliere in noi e di diffondere intorno a noi il calore della Chiesa Madre, affinché Gesù sia conosciuto e amato; quel calore che dà sostanza alle parole della fede e che accende nella predicazione e nella testimonianza la “scintilla” che le rende vive”. Le diocesi sarde, accogliendo l’invito del Papa, porteranno la loro testimonianza e racconteranno le modalità con cui stanno attraversando l’Anno della Misericordia attraverso la pubblicazione di un inserto speciale che domenica 8 maggio verrà distribuito insieme al quotidiano Avvenire in tutta la nostra isola. Per il terzo anno consecutivo, l’Ufficio regionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Sarda coordinerà il lavoro delle singole diocesi. L’inserto rappresenta ormai una significativa tradizione che, attraverso la proficua collaborazione tra le diverse diocesi, vuole offrire all’azione della Chiesa in Sardegna un volto sempre più unitario e aperto. Nei prossimi giorni le parrocchie verranno contattate dagli uffici di Avvenire per prenotare le copie ad un prezzo super-scontato rispetto a quello di copertina. Per ulteriori infor- mazioni su questa iniziativa editoriale è possibile scrivere all’indirizzo [email protected] Nel corso della riunione, i rappresentanti diocesani hanno inoltre condiviso l’esigenza di individuare forme di collaborazione anche attraverso nuovi strumenti informatici e la necessità di organizzare nel corso dell’anno iniziative formative dedicate al tema della privacy e dell’utilizzo dei social media da parte degli operatori ecclesiali. Intanto, il lavoro di sinergia avviato nei mesi scorsi inizia a portare i primi frutti grazie alla realizzazione di una pagina pubblicitaria che presenta e promuove tutte le testate diocesane della Sardegna. Una presenza editoriale, certamente significativa nel panorama dell’informazione locale della nostra isola, che deve essere sempre più sostenuta e valorizzata. Marco Piras 18 | Domenica, 17 Aprile 2016 CHIESA Sacramento dell’Ordine. Le linee conciliari su Episcopato, presbiterato e diaconato L’ esperienza che la nostra Chiesa diocesana sta vivendo in questo periodo è certamente tempo di grazia e di ricchezza spirituale, questo tempo di Pasqua ci ha fatto vivere l’ordinazione presbiterale di don Emmanuele Deidda e ora ci prepariamo a giorni ha celebrare l’ordinazione episcopale di padre Roberto Carboni a vescovo residenziale della nostra diocesi di Ales-Terralba, non può lasciarci indifferenti e non è sufficiente la preghiera, necessaria e basilare, ma anche comprendere e entrare nel mistero del Sacramento dell’Ordine. Provo quindi ad aiutare con un poco di catechesi per vivere più intensamente questo tempo di grazia e di arricchimento dello Spirito Santo. Il Concilio Vaticano II, oltre aver voluto rivedere la liturgia dei sacramenti e dei sacramentali, ci ha anche offerto una riflessione dogmatica sulla Chiesa rovesciando la piramide medioevale e restituendo alla Chiesa una visione comunionale, che ancora fatica nella sua realizzazione, ma è chiara nella sua dottrina. Il capitolo terzo della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, la Lumen Gentium, costituzione gerarchica della Chiesa e in particolare dell’episcopato offre la dottrina della Chiesa Cattolica, secondo me poco conosciuta, come è poco conosciuto l’impegno e il ruolo del sacramento dell’Ordine. “Cristo Signore, per pascere e sempre più accrescere il popolo di Dio, ha stabilito nella sua Chiesa vari ministeri, che tendono al bene di tutto il corpo. I ministri infatti che sono rivestiti di sacra potestà, servono i loro fratelli, perché tutti coloro che appartengono al popolo di Dio, e perciò hanno una vera dignità cristiana, tendano liberamente e ordinariamente allo stes- Il “servizio” per dare salvezza I singoli vescovi, sono il visibile principio e fondamento di unità nelle Chiese particolari, formate ad immagine della Chiesa universale VESCOVI SARDI . so fine e arrivino alla salvezza”(LG n° 18). Da questo attacco del capitolo mi pare che sia fatta giustizia e sia eliminato tutto il discorso di potere, di gloria e di ricchezza che quasi sempre sottende il sacramento dell’Ordine. Certo le incrostazioni e tutte le verniciature aggiunte nei duemila anni di cristianesimo, possono aver prodotto confusione e tante realtà che appartengono alla storia e alle cosiddette tradizioni spesso locali. Gesù ha voluto il sacramento dell’ordine per il servizio perché il popolo di Dio arrivi alla salvezza. Poi il documento Su FacoltàTeologica e Seminario Regionale conferme e novità Patrimonio culturale ecclesiatico e referendum sulle trivelle acoltà Teologica, Seminario Regionale, Consulta Regionale per il patrimonio culturale ecclesiastico della Sardegna, Referendum pro o contro le trivellazioni a mare sono alcuni degli argomenti trattati dalla Conferenza Episcopale Sarda nella seduta ordinaria di mercoledì 6 aprile. Circa la Facoltà Teologica, i Vescovi hanno preso atto della disponibilità dei superiori della provincia italiana della Compagnia di Gesù di continuare ad assicurare il loro servizio presso l’importante istituzione accademica, nella quale sono presenti da circa 90 anni, prima a Cuglieri e poi a Cagliari. Presenza che ne comprende anche la guida, attraverso la figura del Preside. Si esclude, quindi, la paventata ipotesi di un imminente loro progressivo abbandono e la possibilità di assicurare con maggiore tranquillità un più sereno passaggio alle forze del clero sardo. Anche sul Seminario Regionale si sta lavorando per affiancare all’attuale nuovo Rettore, don Antonio Mura, una nuova equipe educativa, che con l’inizio del prossimo anno assicuri stabilità progettuale e formativa ai futuri sacerdoti della Sardegna. In questa linea si colloca anche l’approvazione definitiva del Regolamento interno che entrerà in vigore con il prossimo anno seminaristico. Ampio spazio è stato riservato anche all’approvazione del nuovo Statuto della Consulta Regionale dei Beni Culturali Ecclesiastici e dell’Edilizia di Culto, or- conciliare si ferma sull’istituzione dei dodici e parla dei vescovi come successori degli apostoli, specificando che c’è successione da collegio a collegio, dal Collegio degli apostoli al Collegio episcopale, con la particolarità del vescovo di Roma che è personalmente successore di Pietro (cfr. LG nn° 19-22). “I vescovi, quali successori degli apostoli, ricevono dal Signore, cui è data ogni potestà in cielo e in terra, la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinché tutti gli uomini, per mezzo della fede, del battesimo e dell’osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza [ … ] I singoli vescovi, sono il visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese particolari; queste sono formate ad immagine della Chiesa universale, ed è in esse e partire da esse che esiste la Chiesa cattolica una e unica.” (cfr. nn° 23 e 24). Da quanto ci presenta il documento conciliare, possiamo mettere in evidenza da subito quanto sia importante nella teologia conciliare il ruolo collegiale nella guida della Chiesa e come tutto sia impostato sul servizio da svolgere dal collegio apostolico in unione con il Romano pontefice, nella Chiesa universale e dai singoli vescovi o da aggregazione di vescovi nelle Chiese particolari (diocesane) e nelle Chiese locali (regionali o nazionali). Il documento conciliare poi presenta la dottrina dei tria munera, i tre compiti del ministero episcopale, quello di insegnare, di santificare e della funzione di governare (cfr nn° 25-27). A questo punto il documento conciliare allarga la riflessione agli altri due gradi del sacramento dell’Ordine i presbiteri e i diaconi (del quale viene reintrodotto i suo servizio permanente uxorato e celibatario) (LG nn° 28-29). Don Peppangelo Perria F ganismo operativo della Conferenza in questo particolare e importante settore. È volontà dei Vescovi proseguire e incrementare ogni sforzo nella conservazione e valorizzazione del ricchissimo patrimonio artistico e monumentale, retaggio di una storia e cultura millenaria, rendendolo memoria viva di un nobile passato, ma anche veicolo di ulteriore crescita culturale, economica e sociale della nostra Isola, in tutti i suoi angoli, anche quelli più reconditi. Al riguardo è stata aperta una promettente interlocuzione con la Giunta Regionale della Sardegna, presieduta dall’On. Francesco Pigliaru, nelle persone degli Assessori interessati, per trovare strade e modalità concrete di interazione e collaborazione. Di particolare interesse sono tre filoni d’intervento compartecipato tra Regione Sardegna, Conferenza Episcopale Sarda e Conferenza Episcopale Italiana attraverso i fondi dell’Otto per Mille: “Sardegna in cento chiese” (recupero e restauro di un centinaio di chiese e complessi di valenza storico-culturale); “Mille feste in un’isola di Santi” (valorizzazione della miriade di feste campestri dedicate al culto dei Santi, che attraggono notevoli folle di fedeli e di turisti), “Casa di Dio, casa dell’uomo” (creare accanto a nuove chiese dei centri per l’inclusione sociale e per il recupero urbano di aree degradate con fenomeni di marginalità e disagio). Sono percorsi in gran parte innovativi, visti con molto favore anche dalla Conferenza Episcopale Italiana, che intende promuoverli su scala nazionale. Per rendere efficace questo percorso si è proceduto all’approvazione del nuovo statuto della Consulta, che prende il nome di Consulta Regionale per il Patrimonio Ecclesiastico della Sardegna. Inoltre, la Conferenza ha nominato il Reverendo don Fabio Marras della diocesi di Oristano, consulente ecclesiastico regionale della Coldiretti Sardegna. Un ultimo argomento trattato è stato il prossimo referendum nazionale pro o contro le trivellazioni a mare per la ricerca ed estrazione di petrolio e gas. I Vescovi ritengono che si tratti di una questione particolarmente importante e delicata rispetto alla quale i cittadini tutti e i cattolici in particolare sono chiamati a prendere una posizione ragionata e documentata. In linea con il Consiglio Permanente della CEI, perciò, concordano che l’argomento sia dibattuto e approfondito nelle comunità ecclesiali “per favorirne una soluzione appropriata alla luce dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco”. La salvaguardia del Creato, che comprende sempre anche la dimensione dell’ecologia umana e la promozione del lavoro per l’uomo, posto dal Creatore a custodire e coltivare la terra, è un impegno e una responsabilità di tutti, cittadini e Istituzioni. Al tempo stesso, la ricerca tecnologica di energie rinnovabili e sempre meno inquinanti è una priorità non più procrastinabile. Tempio Pausania, 11 aprile 2016 + Sebastiano Sanguinetti Cumbidu a sa ligidura CULTURA Domenica, 17 Aprile 2016 | 19 Gli indifferenti di Alberto Moravia, il suo primo romanzo, un capolavoro che fotografa nitidamente lo squallore di una famiglia borghese durante il fascismo indifferenza è un argomento letterario che ha avuto la sua fortuna dal Settecento in poi. Lo hanno affrontato ad alto livello Dostoevskij e Cechov; in epoca più recente, Svevo, Camus e tanti altri. La trattazione è composita, spazia dall’indifferenza della società rispetto a situazioni particolari, fino a dimensioni esistenziali o politiche. Il tema invade certamente la sfera delle libertà: il disinteresse toglie spazio alla volontà di scelta. L’attuazione pratica del concetto la abbiamo avuta nel fascismo, ove l’indifferenza era per tanti aspetti un obbligo, un’ideologia, come attesta uno degli slogan fascisti più noti: “Me ne frego!”. Non è casuale che tra chi ha affrontato in modo diretto il tema vi siano Antonio Gramsci, Odio gli indifferenti e Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, ove oppose il suo “I care!” (mi interessa). Tra le opere che affrontano la questione vi è, appunto, Gli indifferenti (1929) di Alberto Moravia, suo pri- L’ mo romanzo e, per molti, il suo capolavoro. Esso fotografa nitidamente lo squallore di una famiglia borghese durante il periodo fascista, benché Moravia stesso spiegasse che quando scrisse il libro - a 22 anni - non avesse coscienza che esso fosse antiborghese, e se con il tempo lo è diventato, è solo “grazie” alla borghesia, che lui ha semplicemente descritto per come in realtà era. Forse la sua fu solo speculazione esistenzialista e il libro appare oggi così incisivo perché una verità così schietta è difficile da pianificare. Lui che peraltro pagò la sua condizione di borghese venendo respinto dai giovani del Sessantotto, epoca in cui il termine borghesia - in costante spostamento semantico -, assunse un significato culturale preciso e in parte retroattivo, i borghesi erano i nemici della classe lavoratrice, operaia e proletaria, i fascisti. Il libro narra lo squallido intreccio tra i suoi cinque personaggi, alta borghesia alle prese con problemi economici, incapace di rinunciare a un certo status. Carla, Michele e la loro madre da una parte, in di- sgrazia, l’amica Carla e l’ambiguo Leo, che speculano su quanto rimane alla famiglia. È la rappresentazione dell’inutilità di quella classe sociale, indolente nelle decisioni e nelle azioni, che tira avanti nella noia, in odi abbozzati, ambiguità, meschinità. Un racconto non importante - lo è più il senso -, conseguenza dello stato di cose e della pochezza dei personaggi. La forza dell’opera è nel suo incedere realistico. “Non si può mica sempre dire la verità in faccia alla gente... le convenzioni sociali obbligano spesso a fare tutto l’opposto di quel che si vorrebbe... se no chi sa dove si andrebbe a finire.” Alberto Pincherle Moravia (Roma 1907-1990) oltre che scrittore è stato giornalista, drammaturgo, parlamentare europeo per il P.C.I.. Di famiglia alto borghese romana, il padre di origine ebraica, la madre dalmata. Lo zio paterno era senatore, la zia paterna, madre dei fratelli Rosselli, e si potrebbe continuare fino alla parentela con Enrico Fermi. Da ragazzo fu a lungo malato, acquisì solamente la licenza ginnasiale, si formò una cultura letteraria e linguistica da autodidatta. Sposò Elsa Morante ed è stato il compagno di Dacia Maraini. Tra le varie opere La mascherata (1941), Il conformista (1951), La ciociara (1957), L’attenzione (1965), L’uomo che guarda (1985). (Edizioni Bompiani, Milano 1994) Massimo Pistis Rubrica “… Tra Chiesa, storia e architettura” a cura di Matteo Argiolas Sardara. San Gregorio, autentica opera d’arte a chiesa di San Gregorio a Sardara, sorge su un sito ad elevata caratterizzazione storica, precedentemente configurato a santuario nuragico e con documentata presenza commerciale fenicia. L’intero territorio comunale è ricco di testimonianze archeologiche, quali il sito di S. Anastasia che sorge su un tempio a pozzo di origine nuragica databile intorno al IX-VIII sec a.C.: nelle sue strutture sono stati ritrovati inoltre elementi architettonici tipici romani. Nell’agro di Sardara sono presenti le antiche “Aquae Neapolitanae” (oggi “S. Maria de is Acquas”) lungo la strada che da Othoca (Santa Giusta) conduceva a Caralis (Cagliari), l’odierna SS 131, denominata dai romani Karalibus Turrem. Il territorio ricadeva nel Giudicato d’Arborea e in particolare nella curatoria di Bonorzuli. La chiesa di S. Gregorio è un esempio della commistione tra romanico e gotico, databile intorno al primo quarto del XIV sec, il toponimo è attestato a partire dal 1341. L’impianto è del tipo mononavato di forma rettangolare con abside L a sud-est e copertura lignea; l’alzato è stretto e sfilato: alleggerendo la massa muraria si ottiene un assetto generale romanico ma con una certa sensibilità alla leggerezza gotica. Ampi tratti murati risultano intonacati dopo interventi di restauro, restano con pietra faccia a vista in buona parte la testata absidale e la facciata in conci trachitici e calcarei di media pezzatura. La facciata presenta un maggiore ritmo verticale, dallo zoccolo di base le due paraste laterali insieme alle due lesene polistili inquadrano tre specchi conclusi con delle arcate poggianti al centro su mensole pensili. Al centro un portale architravato e lunettato con stipiti e arco di scarico goticamente modanati coronati da un rosone gotico. Lo specchio centrale termina con cinque arcate a cornice curva sagomata che si ricollegano al motivo della falsa loggia di derivazione pisana. Il frontone è decorato da undici arcatelle a sesto spezzato, che seguono le pendenze del tetto che termina con un campanile a vela a bifora, rifatto. La facciata è caratterizzata da elementi in rilievo che permettono un gioco di luci e ombre che ne enfatizzano il disegno. L’abside prende la luce da una bifora gotica sopraccigliata con centina archiacuta e un coronamento trilobato. La particolarità della chiesa sta nella soluzione trovata per l’abside semicircolare all’interno con volta a semicatino sferico e squadrato all’esterno: ciò simboleggia due diverse volontà che si incontrano in una soluzione di compromesso, tra le tradizioni costruttive delle maestranze nel mantenimento della volumetria romanica absidale e il tentativo di rendere gotico l’esterno. Il maestro di tale fabbrica tenta di riproporre quelle suggestioni gotiche che pure aveva visto nel S. Francesco o nel Duomo di Cagliari, ma le probabili carenze di tecniche e sensibilità non gli permettono di voltare crociere su ambienti quadrati e allora si giunge a questa soluzione. Allo stesso modo spunti presi dai cantieri francescani di Cagliari, rivisti in chiave romanica, si notano nella partizione della facciata attraverso le lesene a fascio di colonnine e l’unione del rosone e della bifora archiacuta con il portale a lunetta ogivale. L’abside così come l’interno e la facciata non rientrano direttamente nè nel gotico nè nel romanico, ma questo maestro riuscendo a trovare una giusta proporzione tra le parti restituisce un’immagine architettonicamente compiuta. La sensibilità di tale maestro colloca l’opera nel piano proprio della storia dell’arte e fa della chiesetta un monumento interessante da visitare insieme al suo centro storico ben curato. La chiesa appartiene alla parrocchia Beata Vergine Assunta, è amministrata da don Stefano Mallocci succeduto di recente a don Vincenzo Salis, andato in pensione ad Arbus, suo paese di origine. CamPagna abbonamenTi 2016 Se non hai ancora provveduto, ricòrdati di rinnovare l’abbonamento 2016. 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