Charlotte Perkins Gilman, La terra delle donne. Herland e altri racconti

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Charlotte Perkins Gilman, La terra delle donne. Herland e altri racconti
Charlotte Perkins Gilman, La terra delle donne. Herland e altri racconti (1891-1916), (a cura
di Anna Scacchi), Donzelli 2011, 19,50 euro
L’autrice, autodidatta insofferente verso le regole sociali vittoriane, conferenziera itinerante e
scrittrice fra femminismo, riformismo darwinista e socialismo fabiano, appare di grande attualità.
Nella raccolta è riedito il racconto d
i fantascienza su un paese abitato
felicemente e pacificamente da sole donne, una contronarrazione utopica alla cultura patriarcale,
insieme con racconti e La carta da parati gialla, il diario in parte autobiografico di una madre
depressa e sull’orlo della follia perché reclusa dal marito medico senza poter scrivere e leggere, per
ritrovare il senso delle “cose domestiche” in quanto la vita intellettuale era considerata nociva alla
psiche femminile.
Nella Terra di lei non abitano sentimenti quali gelosia, rivalità, competizione, ma amicizia,
cooperazione e responsabilità collettiva nell’educazione: “la morale, basata sul pieno intuito
dell’evoluzione, additava il principio dello sviluppo e la bellezza della sapienza”.
Perkins Gilman divorzia dal marito e gli lascia la figlia, per poter assolvere i numerosi impegni
pubblici, elaborando un’idea dell’amore materno diversa dalle convenzioni, come testimonia il
racconto Una madre contro natura. Non solo rifiuta il ruolo tradizionale di angelo del focolare, ma
propone innovative teorie educative e critica il sistema economico proprio dell’organizzazione
patriarcale che porta in sé gerarchia tra i sessi. Nonostante gli ultimi anni della vita la vedano
diffidente, come altri intellettuali, verso l’affluenza di immigrati, l’autrice, che si suicida per un
cancro incurabile rivendicando il diritto di scelta, impersona il desiderio politico, radicale, di
modificare il sociopolitico (“Non inventavo storie… complottavo per cambiare il mondo”), e la
letteratura le offre la possibilità di proporre nuovi scenari a chi legge, in particolare di liberare le
donne dalle gabbie economiche e familiari per diventare protagoniste del progresso civile “è ben
povera cosa scrivere senza uno scopo”.
(Clotilde Barbarulli, estratto da “Le Monde diplomatique”, aprile 2011, 22)