Il fondo antico della Biblioteca Provinciale P
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Il fondo antico della Biblioteca Provinciale P
Il Fondo antico Il fondo antico della Biblioteca Provinciale Pasquale Albino di Campobasso comprende oltre seimila pubblicazioni stampate tra il 1501 e il 1830, termine convenzionalmente adottato quale limite ultimo dei procedimenti manuali di stampa. A questi sono da aggiungere cinque incunaboli stampati a Roma e a Treviso tra 1483 e 1495, che sono stati segnalati all’ufficio competente della Biblioteca nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” di Roma e risultano ora censiti nell’Incunabula short title catalogue, curato dalla British Library http://www.bl.uk/catalogues/istc/ Al nucleo di libri antichi che la Biblioteca possedeva sin dall’apertura nel 1861, ancora oggi contraddistinti nella collocazione dalla sigla BM (dalla prima denominazione Biblioteca Molisana), si aggiunsero negli anni successivi numerose raccolte, frutto di generose donazioni e di mirate acquisizioni di biblioteche private di celebri famiglie o di personalità di spicco nella cultura e nella storia regionale. Il patrimonio librario antico che oggi lo studioso può consultare nasce quindi dall’accostamento e dalla fusione di fondi eterogenei che rappresentano gli interessi di personalità emergenti in campi diversi del sapere e delle professioni. Si tratta di un presupposto fondamentale, questo, per comprendere la significativa ricchezza disciplinare della sezione antica della Biblioteca: accanto alle opere storiche, teologiche, giuridiche e letterarie tradizionalmente presenti in un fondo antico erudito, figurano importanti pubblicazioni di carattere scientifico e geografico, testimoni del desiderio di continuo aggiornamento di parte della borghesia molisana. Più di un discorso teorico, è utile per presentare il fondo una rapida rassegna del patrimonio editoriale nella sua suddivisione cronologica, con qualche cenno ad alcune specifiche pubblicazioni. La Biblioteca possiede oltre cento edizioni del XVI secolo per la maggior parte stampate a Venezia, primo centro di produzione editoriale in Italia fino all’ultimo trentennio del Cinquecento. Significativa però è la percentuale di volumi usciti dai torchi di altre officine tipografiche italiane - in particolar modo romane e napoletane e di opere pubblicate nei maggiori centri di stampa europei. I testi sono per la maggior parte in lingua latina con qualche volume in lingua e caratteri greci; numerose però sono le cinquecentine in lingua italiana, mentre tra le lingue straniere moderne figura soltanto lo spagnolo. I volumi del fondo antico pubblicati nel corso del Seicento offrono nel loro insieme innanzitutto un’ampia panoramica dell’editoria napoletana del periodo, che ne costituisce quasi il 40%. Nel rimanente 60% ricorrono i nomi antichi e moderni di luoghi di stampa disparati, italiani e stranieri, talvolta falsificati o omessi per motivi di censura. Un posto a parte merita l’unica edizione molisana del Seicento del fondo, di cui la Biblioteca possiede due esemplari: le Memorie historiche del Sannio chiamato hoggi Principato Vltra del molisano Giovanni Vincenzo Ciarlanti (16001653) pubblicate a Isernia da Camillo Cavallo nel 1644. Via via che ci si addentra nel secolo XVIII diminuisce statisticamente la percentuale di volumi stampati in Italia, mentre sono presenti in buon numero pubblicazioni francesi, belghe e tedesche, sia in lingua originale che in italiano. Predominano ancora i prodotti dell’editoria napoletana: accanto esponenti della ai testi cultura di grandi illuministica partenopea, in particolare Pietro Giannone e Antonio argomento Genovesi, teologico figurano e opere religioso. di Sono numerose, inoltre, le opere filosofiche e scientifiche straniere che spesso tipografi e librai napoletani pubblicavano rapidamente sulla prima traduzione veneziana e dunque senza l’onere del compenso al traduttore. Ne valga da esempio il corpus delle opere del celebre medico svizzero Samuel Auguste David Tissot (1728-1797) pubblicato in lingua italiana a Napoli negli anni 1772-1778 da Gaetano Castellano. Il fondo è ricco di pubblicazioni datate tra il 1801 e il 1830, limite convenzionale della stampa ancient regime. Si tratta per la maggior parte di compilazioni di argomento storico-letterario in cui è ben rappresentata sia la letteratura classica che la produzione dei contemporanei; da segnalare, però, la forte percentuale di opere a carattere normativo legate perlopiù al contesto politico istituzionale francese. In Biblioteca, ad esempio, sono giunti da fondi diversi due esemplari dell’edizione napoletana in 28 volumi (stampata dal Castellano tra 1808 e 1812) della versione italiana delle Pandette francesi, ossia Raccolta compiuta di tutte le leggi in vigore, contenute nel codice di commercio, arricchito di una introduzione istorica sul commercio ... Opera di Giambattista Delaporte. Non si può in ogni caso tralasciare un dato importante, indipendente dalla successione cronologica dei prodotti editoriali: nel loro complesso, i libri antichi della Pasquale Albino costituiscono un ricco repertorio degli autori molisani, più o meno noti. Accanto a Ciarlanti, ricorrono nel fondo i nomi di Francesco Longano, Giuseppe Maria Galanti, Giuseppe Capozzi, del minore osservante Antonio Palumbo della provincia Riformata di S. Angelo e di molti altri che uno studio più approfondito potrà valorizzare. Solo per esempio, citiamo i due esemplari del piccolo volume di Rime dell’erudito Giovanni Belvedere, nato a Campobasso nel 1703, pubblicato a Venezia da Baglioni nel 1723 con dedica al duca Gennaro Giordano di Oratino. Nel fondo figura anche il successivo Rime divote, e profane pubblicato sei anni più tardi a Firenze e dedicato a Donna Ippolita d’Avalos, in cui l’autore (aggiungendo il cognome materno) si firma Belvedere-Ferro e corregge i tanti errori occorsi nell’edizione veneziana. Un cenno a parte merita infine una sezione di materiale speciale a stampa, di formato e carattere non propriamente librario, ma non per questo meno significativo: a questa categoria appartengono i numerosi bandi e gli editti emanati dalle autorità politiche e religiose tra Settecento e Ottocento destinati alla notificazione tramite affissione e il Fondo Allegazioni o antiche memorie forensi. Sono oltre centocinquanta i fogli legislativi dei secoli XVIII-XIX, tra i quali ricordiamo i trentaquattro editti di Carlo III degli anni tra il 1734 e il 1750, il materiale relativo all’epilogo della Rivoluzione del 1799 e i numerosi provvedimenti della restaurazione borbonica. Completa il fondo la raccolta di centocinquantadue antiche allegazioni, documenti a stampa utilizzati nelle cause civili e nei processi per dispute territoriali o in materia ereditaria discusse davanti al Tribunale civile di Napoli (in soli due casi, il foro competente è il Tribunale delle Dogane di Foggia). Il nucleo antico, già così consistente, in questo specifico caso prosegue tematicamente negli oltre duecento opuscoli dello stesso genere (e talvolta relativi alle medesime questioni) conservati nella sezione moderna in Biblioteca, la cui data di pubblicazione travalica spesso non di molto, il fatidico anno 1830. Il fondo, complessivamente in buone condizioni di conservazione, è stato recentemente oggetto di un intervento di catalogazione informatizzata secondo le specifiche normative previste dall’Istituto Centrale per il catalogo Unico e oggi è interamente consultabile via web. A sottolinearne la qualità bibliologica, basti pensare che nel corso del lavoro di catalogazione, coordinato dalla d.ssa M. Giuseppina Cerri e svolto da personale esperto nel trattamento del libro antico (Laura Chiodi, Gabriele Romani, Grazia Stolfa e - per alcuni mesi - Simona Camposarcuno) sono state immesse nell’Indice del Sistema Bibliotecario Nazionale numerose nuove descrizioni bibliografiche. Nella base dati locale, consultabile anche da remoto tramite l’Opac della Biblioteca, ogni scheda è corredata dai dati gestionali e dai dati relativi all’esemplare, fondamentali per un approccio d'insieme e non solo testuale ai molteplici aspetti della produzione libraria preindustriale. Accanto alla sintetica descrizione delle legature e delle eventuali mancanze dell’esemplare posseduto, è stata rilevata e segnalata la presenza sui volumi di eventuali note manoscritte o timbri di provenienza. Con l’indicizzazione dei nomi dei precedenti possessori dei volumi - siano essi singoli personaggi, famiglie o enti - si è venuta così a creare un’ulteriore preziosa risorsa che consente di ricostituire virtualmente collezioni perdute e di contestualizzare l’ambito in cui esse si sono formate. Un dato meramente numerico dunque non può bastare a descrivere la complessità di un patrimonio che offre molteplici motivi d’interesse sia per le sue caratteristiche bibliologiche che tematiche e che merita certamente un’analisi maggiormente approfondita. M. Giuseppina Cerri