Filosofie e strumenti per una didattica della Zoologia nell`esperienza
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Filosofie e strumenti per una didattica della Zoologia nell`esperienza
Quad. Mus. St. Nat. Livorno, 22: 57-77 (2009) 57 Filosofie e strumenti per una didattica della Zoologia nell’esperienza del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno MICHELANGELO BISCONTI1 RIASSUNTO: In questo articolo vengono analizzati diversi approcci per l’insegnamento della zoologia sviluppati alla luce di moderne teorie psico-pedagogiche. Viene anche descritta la tipica modalità della divulgazione della zoologia presso i musei di storia naturale. L’esperienza del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno è trattata nel dettaglio attraverso la descrizione delle attività di insegnamento della zoologia a studenti di età compresa tra i 3 e i 18 anni. Il modo in cui il contenuto scientifico degli incontri è recepito dagli studenti è inoltre descritto e discusso. Viene qui proposto che la zoologia debba essere considerata una disciplina-chiave in grado di coinvolgere studenti portatori di diverse tipologie di disabilità. Parole chiave : Approccio dello studente, Laboratorio didattico, Museo di Storia Naturale, Psicologia dell’apprendimento e della comprensione da parte degli studenti, Zoologia. ABSTRACT: In this paper, we analyze several approaches for teaching zoology under the light of modern psycho-pedagogical views. The way to teach zoology which is typical of natural history museum is also enlightened. The experience of the Natural History Museum of the Mediterranean of Livorno is detailed through descriptions of the teaching activity in the field of zoology to students from 3 to 18 years old. The way the scientific contents of the lessons is approached by the students is outlined and discussed. It is proposed that zoology is a key discipline able to involve students bearing different kinds of disabilities. Key words: Student approach, Didactical lab, Natural History Museum, Psychology of student’s learning and understanding, Zoology. Introduzione Anche se nella comune percezione dell’insegnamento delle scienze naturali la Zoologia appare marginale, le indicazioni nazionali relative alla programmazione didattica della Scuola Primaria e Secondaria di primo grado prevedono la presentazione agli studenti di molti argomenti inerenti allo studio degli animali. Gli studenti devono confrontarsi con la descrizione del corpo degli animali invertebrati e vertebrati con analisi delle singole parti, devono imparare a raggruppare gli organismi facendo uso di comparazioni dalle quali si evincano somiglianze e differenze, devono imparare a descrivere la varietà di forme e comportamenti degli animali, devono focalizzare la loro attenzione sui vertebrati e sui principali organi di senso con particolare riferimento alle strutture tipiche dell’uomo e devono, infine, imparare a padroneggiare un linguaggio appropriato che consenta loro l’elaborazione comprensibile di questi argomenti sia scritta che orale (MIUR, 2004; Appendice al D.P.R. 12/02/85 n. 104). Strategie didattiche coerenti e in grado di trasferire conoscenza zoologica a studenti di età compresa tra i 6 e i 14 anni non possono prescindere dalla presentazione di una serie di fatti e concetti non esplicitamente menzionati nelle indicazioni nazionali quali: il concetto di simmetria nel corpo degli animali, processi 1. Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, via Roma 234, 57100, Livorno. E-mail: [email protected] 58 Michelangelo Bisconti di cefalizzazione, tipologie di cavità corporea, embriologia comparata, evoluzione biologica. Tentativi di presentare lo studio scientifico degli animali senza questi concetti si sono talvolta concretizzati in libri di testo nei quali, come si vedrà più avanti, si generano conflitti concettuali di difficile o impossibile soluzione. La didattica della Zoologia rappresenta dunque una parte importante della didattica delle scienze naturali nella Scuola Primaria e Secondaria di primo grado, una didattica alla quale inevitabilmente dovrebbero essere dedicate molte ore e per la quale si scrivono interi capitoli nei libri di testo. La funzione di una istituzione museale come il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno nel contesto della didattica zoologica in queste categorie scolastiche non può che essere di ausilio alla didattica frontale svolta nelle classi. Naturalmente si tratta di un ausilio in grado di utilizzare strumenti normalmente non disponibili nelle scuole e che derivano dalla conservazione di materiale zoologico all’interno di collezioni scientifiche; detto materiale è in parte reso fruibile ad un vasto pubblico attraverso l’allestimento di settori espositivi. Parallelamente a questo aspetto che ha a che fare con la natura stessa del museo, la realizzazione di laboratori didattici all’interno di un Centro di Educazione Ambientale (CEA) e la disponibilità di personale specializzato in discipline-chiave come l’Antropologia, le Scienze della Terra, la Fisica, la Botanica e la Zoologia consente al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo una partecipazione attiva all’insegnamento delle scienze naturali in scuole di ogni ordine e grado. Nell’ambito della didattica della Zoologia la disponibilità di preparati zoologici, in parte conservati all’interno delle collezioni e in parte acquisiti allo scopo di consentire l’esecuzione di percorsi di laboratorio, permette la realizzazione di una serie di attività didattiche calibrate su studenti di diverse fasce d’età garantendo l’erogazione di un servizio di ausilio all’insegnamento della Zoologia ad una fascia di utenza molto vasta. Il CEA del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo ha attivato un Laboratorio di Zoologia come tale a partire dall’Anno Scolastico 2005-2006 differenziando tre aree di interesse: un’area entomologica, un’area malacologica ed un’area generale. Nell’ambito di queste tre aree di interesse è stata sviluppata una vasta gamma di percorsi didattici di laboratorio allo scopo di realizzare un servizio di ausilio all’insegnamento scolastico della zoologia nella Scuola Primaria, nella Scuola Secondaria di primo e secondo grado e nella Scuola Materna. Il successo di questi percorsi è stato immediato: nell’Anno Scolastico 2005-2006 l’utenza scolastica è consistita in 66 classi e 1533 studenti mentre quella del 2006-2007 è stata di 87 classi e 1956 studenti (l’incremento è stato di oltre il 27%). Lo sviluppo biennale dei laboratori zoologici del CEA di Livorno ha messo in evidenza dinamiche inaspettate inerenti alle modalità di partecipazione di studenti di diverse fasce d’età ad attività di didattica scientifica condotta fuori dalla scuola. In particolare, l’impatto della didattica zoologica museale su studenti portatori di disabilità e su persone con lievi problemi comportamentali ha rivelato che lo studio degli animali può costituire un importante momento di aggregazione sociale e può fornire una spinta in grado di condurre tutti ad una partecipazione motivata ad attività svolte in comune spesso caratterizzate da una elevata complessità. In questo articolo verranno descritti i percorsi didattici zoologici relativi all’area malacologica e all’area generale; l’impatto sull’utenza scolastica verrà analizzato sulla base delle esperienze di laboratorio e, in alcuni casi, delle verifiche successivamente svolte nelle classi. Produzioni di laboratorio come calchi, disegni e altro verranno discusse criticamente nel tentativo di comprendere quali e quanti concetti sono stati acquisiti dagli studenti al termine di ciascuna attività. Infine, in una discussione generale, si ragionerà dei meriti e dei problemi della didattica museale della zoologia proponendo l’insegnamento di questa vasta materia come elemento strategico in grado di aumentare il livello di coesione e coinvolgimento delle classi nella realizzazione di un percorso culturale condiviso relativo alle scienze naturali. Filosofie didattiche e divulgative Strategie didattiche La didattica zoologica rappresenta un elemento importante dell’insegnamento delle scienze naturali nei programmi di offerta formativa di molte istituzioni scolastiche occidentali. E’ sufficiente un esame anche solo superficiale della Filosofie e strumenti per una didattica della zoologia letteratura didattica dedicata a questa materia per rendersi conto del fatto che esiste un dibattito molto intenso circa materiali e metodi dell’insegnamento, prospettive psico-pedagogiche da seguire, mezzi di verifica etc. Diversi studi hanno messo in evidenza l’esistenza di molteplici categorie di studenti caratterizzati da profili motivazionali differenti e in cui il rendimento pare influenzato a vari livelli da meccanismi di apprendimento non formale extra-scolastico. In particolare, studi focalizzati sull’insegnamento dell’evoluzione biologica hanno dimostrato che l’apprendimento di questo argomento risente fortemente di preconcetti e interpretazioni non corrette della teoria di Darwin apprese dagli studenti in contesti estranei al mondo della scuola. La dissezione delle fonti dalle quali questo tipo di apprendimento deriva appare un compito di difficile esecuzione data la molteplicità di mezzi ai quali il giovane studente è esposto continuamente: cinematografia, documentari televisivi, discussioni in famiglia, discussioni con autorità ecclesiastiche etc. (v. ad es., Malizia, 2005). In generale, però, sono sempre di più gli studiosi di pedagogia e didattica delle scienze che suggeriscono di cominciare un percorso di apprendimento dell’evoluzione biologica o di altri concetti scientifici a partire dalla prospettiva dello studente (Tanner, Allen, 2005; Sohan et al., 2002; Schillo, 1997; Salvatore, Mossi, 2005). Lo stesso punto di partenza viene indicato nell’Appendice al D.P.R. 12/02/85 n. 104 dove, nei Programmi didattici per la scuola primaria, si indica esplicitamente (p. 174) che le attività di indagine e studio scientifico dovrebbero cominciare da problemi relativi alla vita di ogni giorno dello studente. L’ipotesi che sta alla base di questa richiesta consiste nella presa di coscienza del fatto che la mente dello studente non è approssimabile ad una tabula rasa ma è una struttura complessa nella quale si trova già un sistema di conoscenze del mondo naturale con il quale gli insegnanti devono fare i conti. Secondo alcuni studiosi, questo sistema di conoscenze è in realtà così strettamente integrato nelle procedure di funzionamento del sistema nervoso umano da avere una radice genetica. Un tale modo di vedere è oggi soprattutto condiviso da diversi studiosi nel campo della neurolinguistica (v. ad es., Pinker, 1997). In questo senso, Howard Gardner (1983) ha suggerito l’esistenza di differenti attitudini o 59 ‘intelligenze’ già in qualche modo preconfigurate nella mente degli esseri umani, attitudini che consentirebbero una più efficace modalità di comprensione e categorizzazione del mondo in grado di garantire ai nostri antenati maggiori probabilità di sopravvivenza in un ambiente selvaggio. Tra queste intelligenze ve ne sarebbe una, sostanzialmente ribadita anche da Pinker (1997), che riguarderebbe l’attitudine tipica degli esseri umani ad organizzare le loro osservazioni naturali in categorie. Si tratterebbe di una capacità in grado di supportare l’esistenza di una sorta di zoologia intuitiva (ma anche di una botanica intuitiva, di una geologia intuitiva e così via) in tutte le culture umane che si conoscono. Se da un lato il riconoscimento inequivocabile di queste attitudini appare non banale, dall’altro è vero che bambini e ragazzi manifestano comunemente un forte interesse verso gli animali. Nell’esperienza di chi scrive, l’utenza scolastica che ha fatto uso dei percorsi zoologici del CEA di Livorno mostra una serie di conoscenze in parte strutturate del mondo degli animali già a partire dalla Scuola Materna. I bambini di 4 e 5 anni spesso sanno in che modo i pesci muovono la coda e già conoscono l’animale delfino mentre praticamente tutti gli studenti di III Elementare sanno che gli animali più simili all’uomo sono le scimmie (anche se quasi mai conoscono le caratteristiche fisiche tipiche dell’ordine Primates e riescono a motivare con molta difficoltà la straordinaria somiglianza tra uomo e scimmie. Il punto è che i giovani studenti acquisiscono conoscenze attraverso i loro sensi e grazie a strumenti di informazione che talvolta introducono dei disturbi nel processo di strutturazione della conoscenza zoologica (disturbi che includono, ad esempio, quella che è stata chiamata ‘waltdisneyzzazione’ da Malizia, 2005). Una organizzazione delle conoscenze zoologiche che risenta di pregiudizi o di cattive interpretazioni condurrà ad una percezione non scientificamente giustificabile del mondo naturale che pertanto dovrebbe essere corretta in ambito scolastico. Un buon indicatore della qualità della struttura delle conoscenze scientifiche viene fornita spontaneamente dalla naturale esuberanza di molti giovani studenti che porta elementi più curiosi a formulare domande che mettono in evidenza conflitti tra ciò che gli studenti già sanno e ciò che l’insegnante sta dicendo (Tanner, Allen, 2005). Sfortunatamente, 60 Michelangelo Bisconti anche se questo rende l’insegnamento della zoologia molto più difficile, un insegnante che voglia promuovere una comprensione profonda di concetti scientifici e non una mera memorizzazione degli stessi deve fare i conti con questa percezione spesso distorta dei fenomeni zoologici. La presa di coscienza di questo stato di cose ha condotto diversi studiosi a suggerire un nuovo approccio all’insegnamento delle scienze naturali, un insegnamento non più basato sul trasferimento di concetti e di nozioni dall’insegnante allo studente ma fondato sull’idea che si possano indurre cambiamenti concettuali nella mente degli studenti grazie ad un processo di integrazione delle nuove informazioni all’interno del sistema strutturato di conoscenze già presente. Questo approccio ha condotto all’elaborazione di due diverse strategie didattiche mirate a promuovere quello che è stato chiamato ‘concept change’ nella mente degli studenti. Da una parte si è cercato di sviluppare lezioni-percorso che attraverso approfondimenti successivi hanno lo scopo di comparare le conoscenze pregresse degli studenti con i concetti che vengono accettati dalla comunità scientifica; qualora queste conoscenze pregresse rappresentino incomprensioni, cattive interpretazioni o anche concetti inaccettabili dal punto di vista della moderna ricerca scientifica, si manifesta un conflitto che la scienza moderna dovrebbe poter risolvere. E’ questa la strategia seguita da diversi gruppi di ricerca didattica negli Stati Uniti (v. ad es. il sito ‘Understanding Evolution’ dell’Università di Berkeley, http:// evolution.berkeley.edu/evosite/ pensato per gli insegnanti di scienze). Alternativamente, Schillo (1997) ha proposto una strategia didattica basata sull’esperimento e sul ragionamento inferenziale per promuovere una piena comprensione di alcuni concetti-chiave delle scienze naturali minimizzando al contempo la quantità di nozioni di base da memorizzare prima di procedere. Entrambe le strategie hanno pregi e difetti. Innanzitutto, qualunque sia la strategia scelta il lavoro dell’insegnante si fa molto più pesante rispetto al metodo di insegnamento basato sul trasferimento di conoscenza tramite letture, studio del libro di testo e lezioni frontali (Haskett 2001). Inoltre, entrambe le strategie prevedono una profonda conoscenza delle scienze naturali da parte dell’insegnante il quale dovrebbe padroneggiare gli argomenti ad un livello tale da saper riconoscere i conflitti concettuali generati per poterli dirimere nella direzione del cambiamento concettuale desiderato. In secondo luogo, l’aspetto sperimentale della didattica presuppone la disponibilità di un laboratorio o la possibilità di uscite sul campo per osservare e studiare fenomeni naturali a scapito di ore di lezione frontale che, con l’attuale carico didattico a cui sono sottoposti gli studenti, possono essere di difficile recupero. La mancata memorizzazione di concetti di base, infine, potrebbe rappresentare un elemento di disturbo alla concettualizzazione dato che ad essa potrebbe corrispondere l’impossibilità di sviluppare un linguaggio gergale adeguato alla descrizione dei fenomeni che si stanno studiando. L’applicazione completa di una di queste due strategie didattiche pone dunque problemi di ordine pratico e concettuale non facili da risolvere, problemi che potrebbero essere in parte aggirati o risolti attraverso l’utilizzo di ausili didattici come un buon libro di testo e l’impiego di strutture adeguatamente attrezzate presso centri specialistici come università, centri di educazione ambientale e musei di storia naturale. Nel testo che segue si propone una analisi delle modalità di trattazione della zoologia in libri di testo comunemente adottati nelle scuole italiane e una rassegna dei criteri divulgativi seguiti da svariate istituzioni museali nazionali e internazionali. Zoologia e libri di testo Nei libri adottati come testo scolastico per l’insegnamento delle scienze naturali presso le Scuole Primarie e Secondarie di primo e secondo grado, la Zoologia è quasi sempre trattata come disciplina autonoma all’interno di capitoli dedicati alla presentazione degli animali vertebrati e invertebrati. Altri capitoli sono di norma dedicati ad aspetti etologici, fisiologici ed evolutivi. Ci sono però eccezioni come il libro per le Scuole Superiori scritto da Tavernier e Conte (1990) dove la materia viene disintegrata all’interno di molti capitoli in cui si illustrano aspetti funzionali ed ecologici con scarsi riferimenti alla morfologia e alla sistematica. Nel testo che segue, verranno analizzati alcuni dei concetti generali della Zoologia così come sono esposti in un campione di libri di testo che consideriamo rappresentativo per numero e diffusione nell’Italia centro-settentrionale. Filosofie e strumenti per una didattica della zoologia L’approccio generale che viene seguito nei vari libri di testo per le scuole elementari e medie consiste nel raggruppare i concetti all’interno di spazi limitati: ogni concetto viene esposto all’interno di una pagina o al massimo in due pagine affiancate e tutte le illustrazioni relative devono essere integrate nello stesso spazio. E’ questo un modo per favorire la memorizzazione e la schematizzazione di concetti attraverso un massiccio uso di mnemotecniche visive ed è tipicamente adottato da testi pubblicati nell’ultimo decennio (Flaccavento, Romano, 2001; Tibone, 2004; Antonelli et al., 2002). I testi sono in generale riccamente illustrati con immagini fotografiche e disegni a colori di dimensioni varie. Uno dei testi presi in esame (Tibone, 2004) fa uso di fotografie dal formato di francobolli che vengono inserite accanto alla colonna di testo dove sono spiegati i concetti da illustrare. Il risultato è un testo molto più ricco di foto capace di fornire un forte ausilio alla memoria visiva degli studenti. I testi per le scuole superiori sono invece organizzati in maniera più tradizionale e contengono un maggior quantitativo di informazioni; questo rende di norma impossibile la compressione di tutti gli argomenti nell’angusto spazio rappresentato da due pagine affiancate (Pavone, Gallicano, 1999; Curtis, 1981; Zunica, 2003; Campbell et al., 2000; Tavernier, Conte, 1990). Uno dei concetti più complessi da affrontare in un corso di zoologia è proprio la definizione di ‘animale’. I testi scolastici presentano infatti definizioni differenti. Naturalmente, in tutti i testi si pone l’accento sul fatto che gli animali sono organismi eucarioti pluricellulari eterotrofi. Nel testo di Flaccavento e Romano (2001, p. 17) solo questi tre aggettivi caratterizzano gli animali; in questo modo la definizione di animali e quella di funghi vengono a coincidere. E’ questo un problema che in altri testi viene risolto in modi diversi. Antonelli et al. (2002) utilizzano una definizione estremamente semplice: animali sono organismi pluricellulari eterotrofi dotati in genere di movimento (p. 94). Anche Pavone e Gallicano (1999), nel definire gli animali, pongono l’attenzione sul fatto che essi in genere sono organismi attivi (p. 135). Si tratta chiaramente di una definizione insufficiente dato che anche i funghi sono eterotrofi e sono dotati di movimento almeno in alcune fasi del loro ciclo vitale. 61 Zunica (2003) definisce gli animali come pluricellulari, eterotrofi, non fotosintetici, senza pareti e con giunzioni intercellulari. La precisazione che gli animali non sono fotosintetici esclude la possibilità che possano trarre nutrimento da meccanismi chemioautotrofi (che comunque sono esclusi dal momento che gli animali vengono definiti come eterotrofi); la mancanza della parete cellulare è ritenuta elemento fondamentale per distinguere gli animali dai funghi; la presenza di giunzioni intercellulari presuppone che queste funzionino all’interno di un sistema di integrazione delle cellule in veri e propri tessuti. Campbell et al. (2000) utilizzano la stessa definizione: animali come organismi eterotrofi pluricellulari eucarioti privi di parete cellulare. In una parte addizionale di testo, questi autori affermano anche che i tessuti e le giunzioni intercellulari sono elementi tipici degli animali. In più rispetto a Zunica (2003), Campbell et al. (2000) introducono anche il concetto di embriogenesi con la descrizione di alcune fasi di sviluppo tipiche degli animali come la blastula e la gastrula. Tibone (2004) segue lo stesso schema e definisce gli animali sottolineando il fatto che è vero che essi presentano caratteri cellulari generali simili a quelli già visti nei funghi ma è anche vero che gli animali si formano attraverso un processo particolare di sviluppo embrionale diverso da quello descritto in alcune piante. La definizione di animale è dunque un problema complesso che viene affrontato in modi diversi dai vari autori. In alcuni casi, questo problema, semplicemente, non viene risolto e gli autori si accontentano di fornire definizioni inadeguate. D’altronde, per definire il concetto di animale cercando di aderire quanto più possibile a definizioni correntemente accettate dalla ricerca scientifica, occorre far riferimento a molteplici concetti di non facile presentazione come la struttura e il funzionamento delle cellule, l’istologia e lo sviluppo embrionale. Secondo Hyman (1967), animale è qualsiasi organismo pluricellulare eterotrofo ad organizzazione tissutale (o tissulare) che si sviluppa da embrioni che subiscono la gastrulazione. Altre definizioni sono state fornite negli anni sulla base di scoperte genetiche ed embriologiche molto importanti ma la vecchia definizione di Hyman è ancora incontrovertibile e potrebbe essere utilizzata agilmente nei libri di testo e dagli insegnanti perché 62 Michelangelo Bisconti appare perfettamente in grado di distinguere i membri del regno Metazoa da quelli di tutti gli altri regni. Quindi dovrebbe essere chiaro agli insegnanti che prima di procedere a definire che cos’è un animale occorre porre l’attenzione su cos’è la cellula, cosa sono i tessuti e come funziona lo sviluppo embrionale almeno a grandi linee. Inoltre occorre chiarire il fatto che alcune piante (ad es., le angiosperme) hanno tessuti e si sviluppano da embrioni ma lo sviluppo degli animali è differente. La diversità animale viene presentata in maniera molto omogenea nei libri di testo presi in esame. In generale vengono affrontati 9 phyla sui più di 30 conosciuti ma pochi sono gli autori che dichiarano il fatto che limiteranno la loro descrizione ad una porzione così limitata della biodiversità animale (Campbell et al., 2000; Antonelli et al., 2002). In questo senso alcuni autori forniscono invece un’idea distorta della realtà affermando che la biodiversità animale è rappresentata solo da quei phyla che stanno per descrivere (Flaccavento, Romano, 2001). I phyla trattati sono pressoché sempre gli stessi (poriferi, celenterati, platelminti, nematodi, molluschi, artropodi con suddivisione in insetti, crostacei e aracnidi, e infine echinodermi e vertebrati). Per i vertebrati viene proposto di solito un capitolo a sé con descrizione delle singole classi (pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi). Un aspetto negativo della trattazione consiste generalmente nel fatto che la descrizione morfologica e anatomica è quasi sempre ridotta a poche affermazioni per ciascun phylum dove vengono forniti di solito nomi vernacolari degli animali in questione e dove vengono specificate alcune caratteristiche generali. Gli organismi non vengono quasi mai descritti utilizzando del testo ma si demanda spesso la descrizione alle immagini, quasi sempre molto belle, che rappresentano gli organismi di cui si sta trattando. I testi di Campbell et al. (2000), Zunica (2003) e Tibone (2004) fanno eccezione nel senso che gli animali vengono descritti attraverso un testo scritto accompagnato da un ricco corredo iconografico. In questo testo, il corpo degli animali viene analizzato in termini di regioni e cavità corporee, la morfologia e l’anatomia vengono trattati ad un livello di dettaglio adeguato con riferimenti ad aspetti funzionali ed evolutivi utilizzando termini semplici. La rappresentazione dei rapporti filogenetici tra i vari phyla è quasi sempre demandata a diagrammi ad albero codificati sulla base di studi filogenetici (per es., Hyman, 1967; Barnes et al., 1990; Brusca, Brusca, 2002) condivisi dalla comunità scientifica fino allo sconvolgimento operato dai lavori di Eernisse e collaboratori (Eernisse et al., 1992; Peterson, Eernisse, 2002). Attualmente l’unico testo che riporta alberi filogenetici derivati dalle più recenti scoperte è quello di Tibone (2004) nel quale le tre grandi diramazioni dei Lophotrochozoa, Ecdysozoa e Deuterostomia sono chiaramente indicate sia nel diagramma che nel testo. Al contrario, la maggior parte dei testi si limita a rappresentare in maniera diagrammatica una profonda suddivisione tra vertebrati e invertebrati ponendo anche gli echinodermi (ritenuti il sister group dei vertebrati) tra gli invertebrati. In altri testi non vi è alcuna rappresentazione dei rapporti filogenetici degli animali (Pavone, Gallicano, 1999; Tavernier, Conte, 1990). E’ opinione di chi scrive che la rappresentazione grafica dei rapporti filogenetici degli animali attraverso diagrammi ad albero costituisca un importante metodo di trasmissione di informazioni. E’ infatti necessario comprendere il fatto che nei testi scientifici di livello universitario, nei musei di storia naturale, in libri divulgativi e dovunque si parli di evoluzione e di filogenesi, i diagrammi ad albero vengono comunemente adottati per fornire un’idea intuitiva di ciò di cui si sta parlando. Se detti diagrammi sono assenti dal libro di testo è chiaro che agli studenti verrà a mancare uno strumento conoscitivo importante; gli studenti, inoltre, non saranno in grado di procedere a gradi di istruzione superiore e non avranno la possibilità di interpretare autonomamente rappresentazioni filogenetiche a cui possono essere esposti ad esempio guardando un documentario, visitando un museo oppure osservando le immagini in un libro di divulgazione scientifica. Dopo questa breve rassegna, appare evidente che i capitoli dedicati alla zoologia dei libri di testo esaminati non sembrano configurati per promuovere meccanismi di ‘concept change’. Sembra piuttosto che i testi vengano strutturati in modo da divenire efficaci strumenti di ausilio alla memoria favorendo soprattutto l’uso di mnemotecniche visive da parte degli studenti. I libri di testo delle scuole elementari e medie sono molto Filosofie e strumenti per una didattica della zoologia spesso organizzati intorno alle raffigurazioni degli animali ma non spendono molte parole sulla loro descrizione. Questo tipo di approccio non promuove né l’acquisizione del linguaggio gergale comunemente utilizzato dagli studiosi né lo sviluppo di un più semplice linguaggio descrittivo. I più giovani studenti semplicemente possono acquisire immagini e nomi di animali ma, basando il loro apprendimento sulla maggior parte dei libri di testo in uso, difficilmente saranno in grado di descriverli perché non viene spiegato loro come farlo. Come vedremo, questa considerazione potrebbe rappresentare la causa della generale incapacità di descrivere animali esibita dai più giovani studenti che hanno frequentato i percorsi zoologici del CEA di Livorno. Didattica zoologica nei musei di storia naturale Il museo di storia naturale rappresenta il luogo ideale per promuovere didattica zoologica. Infatti, grazie alle sue collezioni e alle sale espositive, il personale addetto del museo può guidare un vasto pubblico lungo un percorso di conoscenza del mondo animale impossibile altrove. La didattica zoologica che viene normalmente sviluppata nei musei consiste nella presentazione frontale di preparati zoologici attraverso i quali si illustrano visivamente le caratteristiche degli animali facendo largo uso di elementi di sorpresa in grado di catturare la temporanea attenzione del pubblico. I settori espositivi sono in genere improntati ad un forte impatto visivo attraverso la ricostruzione di ambienti naturali e la preparazione spettacolare di animali di grandi e piccole dimensioni. L’animale diviene quasi oggetto d’arte e ogni suo dettaglio viene curato in modo da generare un’apparenza più che reale. L’organizzazione dei settori espositivi è abbastanza simile nei vari musei che lo scrivente ha esaminato. Le sale del mare del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno (MSNM), dell’American Museum of Natural History di New York (AMNH) e dell’IZIKO Natural History Museum di Città del Capo (NHMCT) presentano tutte la stessa architettura espositiva: un grande cetaceo (uno scheletro di misticete che è una Balaenoptera physalus in MSNM e una Eubalaena australis in NHMCT; una ricostruzione tridimensionale di una Balaenoptera musculus in AMNH) costituisce l’asse intorno al quale vengono disposti altri scheletri di dimensioni minori insieme 63 con una sequenza di diorami. Nell’AMNH viene fatto un massiccio impiego di schermi televisivi in cui si trasmettono di continuo documentari naturalistici dedicati al mare e ai suoi animali. L’allestimento di sale in cui vengono illustrate le caratteristiche dei fossili più importanti scoperti nei territori a cui fa riferimento il museo prevede l’esposizione dei più begli esemplari posseduti spesso con la ricostruzione della situazione dell’affioramento sul campo: i fossili del Karroo in NHMCT, i mammiferi del Paleogene e del Neogene della costa atlantica degli Stati Uniti al Natural History Museum, Smithsonian Institution di Washington (NHMSI), i dinosauri e i mammiferi mesozoici asiatici ed americani all’AMNH, i dinosauri triassici allo Staatliches Museum für Naturkunde di Stoccarda (SMNS) e così via. Grande attenzione è posta nell’esposizione di preparati storici di materiali zoologici realizzati nei secoli scorsi. In molti casi, soprattutto in Italia, a questo tipo di preparati vengono dedicate sale apposite con arredi in stile antico. Musei dalla tradizione storica molto lunga (per esempio il Museo Geopaleontologico ‘Giovanni Capellini’ di Bologna e il Museo di Storia Naturale e del Territorio alla Certosa di Calci, Pisa) mostrano un atteggiamento fortemente conservativo nei confronti di allestimenti di questo tipo e mantengono quanto meno una parte della superficie espositiva adibita alla conservazione e al mantenimento delle tecniche museali in uso più di un secolo fa. Una tendenza comune a tutte queste istituzioni, e a molte altre, è la riduzione dello spazio destinato ai testi. Si scrive poco e si punta molto a fornire un’idea intuitiva, olistica degli animali e degli ambienti in questione senza scendere in dettagli tecnici. La tendenza delle sale paleontologiche dell’AMNH è invece quella di fornire pochi schemi anatomici, molti alberi filogenetici e una terminologia sofisticata aderente alle attuali conoscenze sistematiche ed evolutive. In realtà l’AMNH è un museo pensato per una utenza altamente scolarizzata che non si spaventa di fronte a termini complessi e che è in grado di interpretare i diagrammi ad albero e gli schemi morfologico-funzionali presentati. Nell’esperienza di chi scrive si tratta dell’unico museo pensato per un pubblico altamente alfabetizzato che, in effetti, taglia fuori tutta una utenza potenziale culturalmente poco dotata. 64 Michelangelo Bisconti In nessuno dei musei di storia naturale visitati ed esaminati dallo scrivente si promuove una idea di ‘concept change’. Il museo è la rappresentazione visiva dell’attuale stato dell’arte delle conoscenze sistematiche e filogenetiche. L’assunto è che l’utenza condivida con gli allestitori delle sale un bagaglio culturale scientifico che però non è possibile dare per scontato. Infatti, gli studi sulla didattica delle scienze naturali di cui si è parlato in precedenza mostrano che la potenziale utenza dei musei di storia naturale non condivide necessariamente i concetti approvati dalla gran parte degli scienziati. Questo aspetto potrebbe anche spiegare la generale assenza, dal pubblico dei musei naturalistici, di fasce d’età comprese tra i 30 e i 60 anni (Giles, 2003). A livello internazionale, alcuni musei caratterizzati dalla disponibilità di dipartimenti in cui si svolge ricerca scientifica, allestiscono continuamente mostre temporanee con materiali appena scoperti nei territori di riferimento: presso l’AMNH è possibile ammirare l’ultimo dinosauro scoperto in Mongolia, presso l’NHMCT si può certamente osservare il rettile mammaliano appena dissotterrato dai sedimenti del Karroo, e così via. In questo modo, con un continuo approfondimento sulle caratteristiche dei territori in cui l’istituzione è attiva e attraverso una costante attività di ricerca scientifica, è possibile catalizzare l’attenzione di una utenza adulta non scolastica nazionale e internazionale di ogni età per mezzo di mostre temporanee appositamente configurate. Probabilmente, la vera rivoluzione della didattica naturalistica all’interno dei musei si è realizzata dal momento in cui queste istituzioni hanno dato vita a centri di educazione ambientale grazie ai quali è stato possibile inserire le collezioni museali e i settori espositivi all’interno di percorsi didattico-divulgativi in cui il personale addetto si rivolge all’utenza e promuove discussioni di gruppo, lezioni frontali, esperimenti e attività ludico-scientifiche. E’ questa la strategia attraverso la quale i musei di storia naturale possono attivamente concorrere alla promozione di ‘concept change’ nelle giovani menti degli studenti di ogni ordine scolastico. Nel testo che segue verranno affrontati i temi trattati nei percorsi di zoologia generale e di malacologia presso il CEA dell’MSNM di Livorno, si tratterà delle strategie adottate e si discuterà della ricezione di quanto proposto da parte di una vasta utenza scolastica. La didattica della Zoologia al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno Il CEA del MSNM offre, nel proprio Piano di Offerta Formativa (POF), una serie di percorsi didattici di zoologia suddivisi in tre aree di interesse: un’area entomologica, un’area generale e un’area malacologica. A queste tre aree si affiancano una serie di percorsi calibrati sulle esigenze delle scuole dell’infanzia e un percorso interdisciplinare che fonde insieme aspetti zoologici, archeologici e antropologici nell’elaborazione di un contesto relativo all’origine del linguaggio e della scrittura. Mentre l’area entomologica viene trattata altrove, le altre tipologie di percorso vengono descritte di seguito. In una successiva sezione viene presentata invece l’analisi della ricezione di questi percorsi da parte della variegata utenza scolastica che si è rivolta a questa istituzione. Zoologia generale I laboratori di zoologia generale prevedono due percorsi: Vertebrati in movimento e Animali che mangiano. Entrambi i laboratori fanno uso delle sale espositive, delle aule didattiche e dei preparati appositamente acquistati dal MSNM per l’esecuzione di attività didattico-divulgativa. Il laboratorio Vertebrati in movimento viene sviluppato nell’arco di due ore in un singolo incontro. Esso comincia con una visita mirata alla Sala di Anatomia dei Vertebrati nella quale l’attenzione viene focalizzata intorno allo scheletro di Smilodon fatalis (tigre dai denti a sciabola) per descrivere le caratteristiche generali dello scheletro dei vertebrati. Questo preparato è di per sé in grado di catturare l’attenzione della maggior parte degli studenti, dai sei anni in avanti. La discussione procede attraverso semplici domande alle quali, però, la maggior parte degli studenti non sa rispondere: quante dita ha il gatto? Quante ne ha il cane? E il cervo? Le risposte a queste domande vengono motivate attraverso la presentazione di altri preparati zoologici nei quali si mostra l’architettura scheletrica della zampa del gatto, del cane, del maiale, del cervo e del capriolo. Si descrive nel dettaglio l’osteologia della manus e del pes e si analizzano i processi di riduzione del numero di dita nei mammiferi, nei rettili e negli uccelli facendo anche menzione alla straordinaria riduzione del numero di dita e delle Filosofie e strumenti per una didattica della zoologia dimensioni dell’arto anteriore in certi dinosauri carnivori (Tyrannosaurus e Torosaurus). Una volta arrivati a questo punto si procede attraverso la descrizione delle principali modalità di locomozione degli anfibi (lo scheletro della rana-toro e un modello in plastica dell’organizzazione interna della muscolatura di una rana generalizzata vengono utilizzati proprio a questo scopo), dei rettili (si fa particolare riferimento al movimento a S della colonna vertebrale e alla disposizione degli arti rispetto all’asse longitudinale del corpo; il riferimento più marcato è verso i loricati, i serpenti e le iguane) e degli uccelli (si descrive l’architettura dell’ala e si compara con quella degli pterosauri e dei chirotteri). Un momento a parte è dedicato alla locomozione dei pesci e prevede la descrizione del movimento della coda e delle pinne. Il laboratorio è concluso con una visita alla Sala del Mare dove vengono descritti gli scheletri dei cetacei (odontoceti e misticeti), è analizzata l’origine evolutiva dell’architettura di questi mammiferi e è trattata nel dettaglio la loro locomozione. Sono inoltre analizzate affinità e differenze rispetto alle modalità locomotorie dei pesci. L’attività di laboratorio vera e propria consiste nella presentazione agli studenti dei preparati e nella individuazione, effettuata proprio dagli studenti, delle differenze tra un reperto e l’altro e nella interpretazione delle ragioni funzionali alla base di quanto viene osservato e descritto. Si richiede lo sviluppo di un linguaggio gergale appropriato che gli studenti devono utilizzare nel corso della lezione dopo le opportune spiegazioni effettuate dall’operatore. Ogni concetto viene illustrato facendo uso dei preparati didattici e/o delle collezioni esposte. Ad esempio, la descrizione dello scheletro dei cetacei fa uso dei reperti esposti in Sala del Mare. Gli scheletri di cetacei sono molto utili per far comprendere le differenze con i mammiferi terrestri e pongono di per sé l’attenzione degli studenti sul processo di riduzione del treno posteriore che si è realizzato nel corso dell’evoluzione di questo gruppo di mammiferi marini. Il percorso Animali che mangiano viene sviluppato in due incontri da due ore ciascuno; nel primo incontro si analizzano le strutture e i comportamenti di prelievo del cibo degli invertebrati mentre nel secondo lo stesso compito è affrontato relativamente ai vertebrati. Il primo incontro si svolge prevalentemente nella Sala degli Inverte- 65 brati dove vengono descritte le strutture che presiedono all’alimentazione di poriferi, celenterati, animali vermiformi e artropodi. Le caratteristiche dei coanociti e degli cnidociti sono affrontate nel dettaglio insieme al loro meccanismo di funzionamento. Con i celenterati si introducono i concetti di ‘digestione’ e di ‘sistema digerente’ e si ragiona sul concetto di ‘ricerca del cibo’. Riguardo a questo ultimo concetto si devono introdurre molte nozioni diverse di anatomia e fisiologia: è infatti necessario discutere del sistema nervoso e dei meccanismi di locomozione. Questi stessi concetti sono affrontati in maniera più persuasiva quando si tratta degli animali vermiformi. Si descrivono poi i meccanismi di prelievo del cibo del polpo, della lumaca e i sistemi di filtrazione dei molluschi bivalvi. Infine, vengono analizzate le funzioni delle zampe degli artropodi e le modificazioni connesse alla ricerca del cibo che hanno dato origine alle pseudochele, alle chele, ai cheliceri e ai massillipedi nei vari gruppi di artropodi. Il percorso si conclude in laboratorio dove, grazie ad uno stereomicroscopio collegato ad una televisione si mostrano le differenti appendici dei crostacei distinguendo vari tipi di microstrutture. Con il secondo incontro si affronta invece l’universo dentario dei vertebrati. Attraverso l’uso di preparati zoologici (calchi di crani per lo più), è possibile descrivere nel dettaglio la dentatura del formichiere, del cane, del pipistrello vampiro e della volpe volante, la dentizione specializzata del cavallo e quella onnivora del maiale insieme con le variazioni sul tema esibite da vari primati (tarsio, macaca, gorilla, scimpanzé, orango, Paranthropus boisei, Homo). Nel corso dell’incontro si tende alla formazione di associazioni tra la morfologia dei denti e la dieta dell’animale che viene descritto e si affrontano regimi alimentari tipici (carnivoro, erbivoro, frugivoro, insettivoro, onnivoro). L’incontro si conclude in Sala del Mare dove vengono analizzate le strutture alimentari delle balenottere con descrizione dei fanoni prelevati ad un esemplare esibito cui fa seguito la descrizione delle modalità di prelievo del cibo di questi misticeti. Malacologia Il percorso di malacologia è uno dei più consolidati del CEA del MSNM. Si tratta di un singolo incontro di due o tre ore (a seconda delle 66 Michelangelo Bisconti esigenze delle scuole) in cui vengono presentati agli studenti molti esemplari diversi di conchiglie marine. Il percorso è pensato per il primo e il secondo ciclo delle Scuole Primarie. I bambini osservano le conchiglie e ne individuano i colori, guardano la conchiglia nel complesso e le sue singole parti. Le conchiglie vengono poi aperte per mostrarne l’interno. In questo modo si individuano le differenze tra i molluschi bivalvi e i gasteropodi, quanto meno per quel che concerne l’architettura della conchiglia. Si osservano le differenze di colore tra interno ed esterno e ci si sofferma sulla complessa organizzazione interna della conchiglia gasteropode. I bambini toccano le conchiglie per percepire differenti situazioni di superficie: ci sono conchiglie ruvide, conchiglie lisce che sembrano vetro e conchiglie dotate di spine e punte che bucano. Ci sono poi conchiglie il cui mollusco è velenoso: si tratta di Conidae dalla colorazione spettacolare che danno lo spunto per una breve trattazione dei colori di avvertimento esibiti da numerosi animali che dispongono di mezzi di offesa e difesa molto potenti. Si propone poi un momento in cui i bambini devono confrontarsi con la seriazione. Si mostrano diverse fasi di crescita delle conchiglie mettendo in relazione l’età del mollusco e le dimensioni delle conchiglie (Fig. 1). La parte di laboratorio prevede la realizzazione del calco in gesso di una conchiglia assegnata a ciascun bambino. Durante l’esecuzione di questa fase i bambini si soffermano sull’uso della plastilina che deve essere manipolata e sulle trasformazioni del gesso che da polvere diventa prima simile ad un liquido molto denso per poi solidificare (Fig. 2). Il risultato è una copia fedele della conchiglia assegnata che poi potrà essere colorata a scuola o a casa e potrà essere utilizzata in contesti diversi (realizzazione di cartelloni, preparazione di monili etc.). Nella mezzora necessaria all’essiccazione del gesso i bambini vengono portati nella Sala degli Invertebrati. Qui hanno dai cinque ai dieci minuti di esplorazione libera della sala. Successivamente la loro attenzione viene focalizzata sui modelli di mollusco gasteropode e bivalve a scala molto grande che sono esposti in una vetrina. Si descrivono questi animali e si individuano le caratteristiche fondamentali dell’architettura corporea dei molluschi. Quindi l’attenzione viene spostata su una grande immagine di Octopus Fig. 1 - Traiettoria di crescita nella specie Stramonita haemastoma. La mano di un bambino di 4 anni sta indicando un particolare stadio di accrescimento. Si tratta di un esempio di seriazione affrontato nelle scuole dell’infanzia con bambini dai 3 ai 5 anni e trattato anche nel percorso sulle conchiglie marine al CEA (Centro di Educazione Ambientale) del MSNM (Museo di Storia Naturale del Mediterraneo). Fig. 1 - Growth trajectory of the species Stramonita haemastoma. The hand of a 4-years-old child indicates a particolar growth stage. It is an example of biological series. Such a concept is treated in schools together with child that are from 3 to 5 years old. It is also treated in the lab dedicated to the sea shells at the Center for Environmental Education (CEE) of the MSNM (Natural History Museum of the Mediterranean, Livorno). Fig. 2 - Realizzazione del calco in gesso di una conchiglia marina da parte di un bambino di 4 anni. Fig. 2 - Preparation of the gypsum cast of a sea shell by a child that is 4 years old. e si passa alla descrizione di questo animale e di alcuni dei suoi comportamenti. Nel seguito vengono mostrate delle vetrine con collezioni di molluschi gasteropodi e bivalvi del Mediterraneo e delle vetrine con molluschi utilizzati dall’uo- Filosofie e strumenti per una didattica della zoologia 67 mo (Bolinus brandaris e altre specie utilizzate per l’estrazione della porpora; Pinctada margaritifera per la produzione di perle; varie specie di Pectinidae usate a scopo ornamentale). L’incontro si conclude facendo ritorno al CEA dove i calchi in gesso vengono estratti dalla plastilina, rimodellati laddove ci sia del gesso in eccesso da togliere e dati a ciascun bambino. Zoologia per la scuola materna. I percorsi didattici di zoologia per le scuole materne sono stati progettati tenendo presenti le esigenze di bambini dai 3 ai 5 anni. I percorsi offerti comprendono Animali del bosco, Animali del mare, Il mondo delle conchiglie e Flavio & Clelia: cicogne in viaggio. In tutti questi percorsi ai bambini vengono presentati numerosi animali che vengono descritti con linguaggio semplice, vengono analizzati nei colori che presentano e vengono, quando possibile, toccati e accarezzati. I tre percorsi prevedono la presentazione di numerosi animali diversi all’interno di contesti differenziati. Per esempio, in Animali del bosco i bambini fanno la conoscenza di un barbagianni (contestualizzato facendo uso dell’apposita esposizione museale di strigiformi), una donnola (che a sua volta viene inserita nel contesto dei piccoli carnivori boschivi: mustelidi e viverridi), una volpe e una lucertola. L’attenzione viene posta sulla distinzione tra tipi diversi di animali: uccelli, mammiferi, rettili. Fornire caratteri diagnostici per distinguere queste tre classi di vertebrati terrestri a bambini di 4 o 5 anni è un risultato di per sé notevole che è tanto più difficile da raggiungere quanto più sono piccoli i bambini. Il percorso è suddiviso in due parti: la prima prevede la presentazione dei preparati zoologici all’interno della Sala di Anatomia dei Vertebrati; la seconda prevede un’attività pratica di costruzione di un nido di uccello o della tana della volpe attraverso semplici operazioni di ritaglio e assemblaggio con colla. Nel percorso Flavio & Clelia: cicogne in viaggio si racconta la storia di due cicogne dal momento della schiusa dell’uovo in avanti (Fig. 3). Il percorso prevede una narrazione di circa trenta minuti in cui si descrive il primo volo, la migrazione dal Sudafrica fino in Europa, l’allestimento del nido da parte dei maschi e la danza di corteggiamento. La danza di corteggiamento viene mimata dai bambini con movimenti appositi Fig. 3 - Bambini di 4 e 5 anni seduti di fronte alla vetrina con una cicogna ad ascoltare la storia della sua migrazione. Fig. 3 - Four and 5 years old children sitting in front of the exposition of a white stork listening the story of stork’s migration. delle braccia; allo stesso modo, dato che si tratta di una danza senza musica ma caratterizzata da un ritmo generato dal battere del becco delle cicogne, i bambini battono le mani simulando questo comportamento. Il percorso si conclude con il disegno dei personaggi di questa storia naturale. Il percorso Animali del mare prevede invece una visita alla Sala del Mare in cui vengono presentati vari animali e aspetti del loro comportamento. Il pesce luna, i delfini, vari pesci reperibili nelle acque che bagnano il porto di Livorno e, infine, la grande balenottera Annie lunga quasi venti metri. Il percorso dura due ore. Nella prima ora i bambini osservano nel dettaglio il grande diorama con i delfini e discutono con l’operatore delle caratteristiche dei delfini e delle differenze tra questi cetacei e i pesci: il movimento della coda, la respirazione, la riproduzione e l’allattamento. Quasi tutti i bambini dai 4 ai 5 anni riescono a comprendere ciò che viene detto e molti di loro 68 Michelangelo Bisconti Fig. 4 - Bambini in visita entro la cassa toracica di una balenottera comune (Balaenoptera physalus). Fig. 4 - Children visit inside the rib cage of a fin whale (Balaenoptera physalus). portano esempi tratti dall’esperienza personale (soprattutto se qualcuno di loro ha fratellini o sorelline più piccole per cui può in prima persona testimoniare che i piccoli mammiferi prendono il latte dalla mamma dopo la nascita). Al termine del percorso, dopo aver osservato da vicino i fanoni (già ben conosciuti da Pinocchio e dal film Alla ricerca di Nemo), i bambini fanno un viaggio dentro allo scheletro della balenottera passando attraverso la cassa toracica e la bocca (Fig. 4). Il percorso si conclude attraverso la realizzazione di disegni degli animali e degli ambienti del mare. Zoologia e linguaggio La prima unità didattica del percorso interdisciplinare Dalla parola al segno riguarda le abilità ‘linguistiche’ o pseudo-linguistiche degli animali. L’unità didattica si intitola La trasmissione di significati nel mondo animale. Si tratta di un incontro di due ore nel quale si ragiona sulla natura del linguaggio e sulle possibilità che certi animali non umani possano disporne. Il percorso è rivolto al secondo ciclo delle scuole elementari e alle scuole secondarie. Si tratta di un incontro articolato intorno ad una presentazione videoproiettata nella quale si affronta l’universo sonoro di alcuni animali. Il primo focus viene effettuato sui cetacei di cui si ascoltano molti suoni diversi: dalle sequenze fruscianti di click tipiche del sonar degli odontoceti, ai suoni lunghi e indistinti denominati ‘whale cry’, fino ad arrivare alle sequenze ripetute di suoni della stessa altezza secondo successioni ritmiche diverse delle bale- nottere. Questi suoni vengono tradotti in numeri attraverso l’elaborazione di codici binari che, con l’esplorazione di repertori vocali più differenziati (ad esempio quelli delle megattere), diventano ternari, quaternari etc. Vengono anche esplorate le caratteristiche melodiche e ritmiche di questi segnali. Il percorso procede attraverso l’analisi del repertorio vocale della scimmia urlatrice, dello scimpanzé e dei cercopitechi e l’attenzione si pone sui suoni simili a parole emessi da questi ultimi ai quali corrispondono risposte comportamentali precise. Dopo che gli studenti hanno imparato a riprodurre correttamente con la loro voce il ‘pant hoot’ dello scimpanzé, si parla degli esperimenti di insegnamento di vari tipi di linguaggio formulato dall’uomo a scimpanzé e gorilla illuminando i casi di Washoe, Koko e Kanzi (Drumm et al., 1969; Patterson, Linden, 1988; Lloyd, 2004). Infine, l’attenzione viene posta sulle abilità cognitive del pappagallo Alex (Pepperberg, 2001; Pepperberg, Gordon, 2005; Pepperberg et al., 1997) di cui viene mostrato un filmato sorprendente. Ricezione Data l’elevata eterogeneità dell’utenza scolastica che utilizza i percorsi didattici del CEA del MSNM, è ovvio che classi diverse abbiano reagito in maniera differente ai percorsi somministrati. Nel testo che segue vengono descritte e analizzate le modalità di ricezione dei messaggi scientifici che si è cercato di trasmettere attraverso i percorsi didattici di zoologia focalizzando l’attenzione su quattro differenti aspetti: (1) intuitività della zoologia, (2) aspetti motori, (3) aspetti sonori e (4) aspettative degli studenti. Intuitività della Zoologia La didattica zoologica presso un museo di storia naturale come quello di Livorno permette l’impiego di molteplici ausili didattici nella forma di preparati zoologici e di modelli acquistati ad hoc. La meraviglia è la tipica reazione manifestata dai giovani studenti quando vengono loro presentati preparati come scheletri di misticeti o diorami con animali di tutti i tipi. La meraviglia si esprime attraverso occhi spalancati, bocche aperte, mormorii di sorpresa e anche, quando si sceglie di permettere la libera esplorazione del settore espositivo per qualche minuto, correndo Filosofie e strumenti per una didattica della zoologia da una vetrina all’altra emettendo, nel frattempo, espressioni di viva sorpresa. Questo tipo di reazione si coglie praticamente ogni volta che una classe, indipendentemente dall’età degli studenti, fa il suo ingresso in uno qualunque dei settori espositivi. Anche i percorsi didattici nei quali la lezione viene effettuata principalmente in laboratorio riscuotono un iniziale successo grazie all’esposizione, quasi sempre simultanea e massiva, di un gran numero di preparati come crani di vari animali, scheletri o altro. La meraviglia sembra essere una risposta alla diversità delle forme viventi presentate; i colori possono contare oppure no; infatti, il colore dominante in una distesa di crani è un giallo smorto eppure questi preparati sono accolti con grande interesse. I colori certamente contano quando gli studenti sono messi di fronte a collezioni di preparati zoologici dalla forma omogenea (ad es., serie di farfalle) e in cui le differenze nella colorazione sono oggetto di meraviglia. L’insegnamento di concetti zoologici complessi quali la distinzione tra pesci e cetacei può essere effettuata agilmente con bambini dai 4 anni in avanti. Infatti, fin da questa età la frequentazione di documentari, programmi televisivi, film, cartoni animati etc. consente l’acquisizione molto precoce di alcuni elementi di base. Tra questi si citano: il movimento dorsoventrale della coda dei cetacei durante il nuoto (contrapposto al movimento laterale della coda dei pesci), la respirazione subaerea dei cetacei (contrapposta alla respirazione branchiale subacquea dei pesci), la capacità di partorire piccoli ben formati che verranno successivamente allattati tramite delle mammelle (contrapposta ai meccanismi riproduttivi ovipari della generalità dei pesci). In questo senso, la didattica della zoologia trova terreno fertile nei bambini più piccoli che sono spesse volte ansiosi di esibire le proprie conoscenze. Il contatto diretto con i preparati zoologici e, in definitiva con gli animali, rappresenta un ulteriore elemento di sorpresa e interesse da parte dei bambini. Al CEA del MSNM si usano alcuni preparati zoologici tassidermizzati, come un barbagianni, una lucertola, una donnola, una volpe, una tartaruga impagliata e una gran varietà di conchiglie diverse, per consentire agli studenti delle scuole materne e del primo ciclo delle elementari di toccare e accarezzare 69 Fig. 5 - Un bambino sta accarezzando la testa di un piccolo gufo. Fig. 5 - A child is caressing the head of a small owl. gli animali. Accarezzare il barbagianni e sentire il suo becco corto e ricurvo che può ‘bucare’ la pelle dei bambini o bussare sul carapace della tartaruga come si busserebbe alla porta di una casa o percepire quanto sia liscia la superficie di un Cypraea sono esperienze sensoriali importanti nella formazione dei bambini, esperienze che consentono loro di imparare a discriminare tra attributi differenti che possono essere assegnati a oggetti simili. Conchiglie ruvide e conchiglie lisce, la pelle ruvida e squamosa della lucertola, il carapace duro come il legno di una tartaruga, il piumaggio morbido sulla testa del barbagianni: sono tutti elementi importanti del corpo degli animali dei quali si può fare esperienza attraverso meccanismi di esplorazione tattile (Fig. 5). Quasi tutti i bambini procedono volentieri all’esplorazione del corpo degli animali attraverso l’uso delle mani. Ci sono poche eccezioni di studenti che mostrano reazioni di paura nei confronti dell’animale che viene loro presentato. Alcuni riescono a vincere questa barriera emotiva mentre altri non ci riescono. Alcuni animali vengono anche presentati in un contesto più giocoso: ad esempio, la donnola viene presentata come un piccolo animale veloce che è molto curioso e si muove tra i bambini andando ad annusarne il naso per fare la loro conoscenza. Molti bambini reagiscono bene a questo gioco e vanno loro stessi 70 Michelangelo Bisconti ad annusare il naso della donnola che l’operatore muove tra di loro mostrando una grande partecipazione allo svolgimento della lezione che, in questo modo, assume delle caratteristiche apparentemente non formali che avvicinano i bambini all’operatore e consentono lo sviluppo di un rapporto privilegiato tra bambino, operatore e animale. Diversa è la reazione nei confronti di compiti più complicati come la seriazione. Nel percorso di malacologia dedicato alle conchiglie marine, ai bambini vengono presentati molti stadi di crescita successivi di molluschi appartenenti alla stessa specie in maniera che la traiettoria ontogenetica post-natale della conchiglia venga apprezzata. Capire chi è più piccolo o più grande di chi, mettere nel corretto ordine le conchiglie (dal più piccolo al più grande e viceversa), comprendere come cambiano gli spazi a disposizione del mollusco al crescere della conchiglia rappresentano altrettanti problemi di non facile soluzione in bambini di 4 e 5 anni anche se a questa età la seriazione viene affrontata nelle scuole dell’infanzia (Fig. 1). In generale, la trasmissione di informazioni più complesse (tipo i processi di riduzione del numero di dita nelle zampe dei mammiferi) a studenti di III o IV Elementare presenta problemi non banali da risolvere anche se si fa uso di preparati anatomici ad hoc in cui queste informazioni sono autoevidenti. Ad un certo momento, quando si passa dalla semplice presentazione degli animali alla più complessa analisi delle varie caratteristiche anatomiche e fisiologiche, si richiede agli studenti uno sforzo in più che è principalmente uno sforzo dell’immaginazione. Nella maggior parte dei casi, infatti, non siamo in grado di illustrare attimo per attimo il processo evolutivo che ha condotto alla formazione dei caratteri anatomici degli animali attualmente viventi e i bambini devono creare nella loro mente immagini mentali con cui interpolare le finestre informative che vengono loro fornite dagli operatori e dagli insegnanti. Questa fase, che è cruciale per accedere ad un’istruzione di tipo superiore, prevede la capacità degli studenti di procedere per astrazioni mentali successive all’interpretazione di nuove situazioni di cui non hanno mai fatto esperienza. Sfortunatamente, essi non hanno sempre tutti gli strumenti concettuali per incanalare questo tipo di processo nella giusta direzione principalmente perché non possiedono una formazione adeguata relativamente all’evoluzione biologica e hanno difficoltà a capire in che modo i caratteri morfologici insorgono spontaneamente e si affermano nelle popolazioni. Un focus più preciso e puntuale sui meccanismi dell’evoluzione biologica consentirebbe una più agile capacità di ‘catturare’ molte più informazioni. In alcuni casi, l’impiego di immagini insolite ha consentito il mantenimento della soglia di attenzione più a lungo in studenti già spossati da due ore di lezione. In particolare, l’uso del microscopio ottico a basso ingrandimento con proiezione di immagini tramite schermo televisivo ha permesso l’esplorazione microscopica di regioni corporee specifiche di canocchie (Squilla mantis) e varie specie di pesci. L’attenzione è stata focalizzata sulle parti del corpo che hanno a che fare con la presa del cibo: le pseudochele e i massillipedi della canocchia e i denti dei pesci. Le immagini che ne sono risultate appaiono mostruose agli adulti (la reazione tipica delle insegnanti è di repulsione di fronte a colori e forme apparentemente aliene) ma sono letteralmente entusiasmanti per gli studenti delle scuole elementari. Tramite queste immagini si possono veicolare informazioni circa caratteristiche particolari di alcuni animali in maniera molto efficiente dato che esse vengono osservate con grande attenzione dagli studenti e vengono mandate in memoria più facilmente. Aspetti motori Gli studenti più giovani sono di norma particolarmente sensibili ad attività motorie associate all’insegnamento di tipo più tradizionale. Nell’ambito dei percorsi didattici sviluppati presso il CEA del MSNM, le lezioni vengono normalmente affiancate da attività pratiche che coinvolgono gli studenti in maniera più inclusiva. Ad esempio, gli incontri di malacologia sono completati da un’attività manipolativa nella quale si prepara il calco di una conchiglia facendo uso di plastilina, acqua e gesso. Il gesso viene esplorato dagli studenti in tutte le sue forme: all’inizio è simile ad una polverina, poi diventa fluido grazie all’aggiunta di acqua e infine indurisce e prende la forma della conchiglia così come questa si è configurata all’interno della plastilina. Gran parte degli studenti ha bisogno Filosofie e strumenti per una didattica della zoologia di essere aiutato dagli insegnanti in questa procedura specialmente nel caso delle scuole materne e delle prime classi elementari. Il calco che si ottiene può essere colorato, perforato, appeso su un cartellone o sospeso in una collana e rimane di proprietà degli studenti. L’attività viene accolta molto favorevolmente dagli studenti e dagli insegnanti. Solo rari studenti mostrano forme di ostilità verso l’idea di sporcarsi con il gesso o di sporcare l’ambiente, nella maggior parte dei casi la plastilina e il gesso in polvere vengono utilizzati come pretesto per divertirsi. Il percorso per le materne denominato Flavio & Clelia: cicogne in viaggio è invece completato da due attività successive all’esposizione: l’imitazione della danza di corteggiamento delle cicogne e la riproduzione del suono prodotto dal becco di questi uccelli contemporaneamente alla performance danzante, e il disegno dei personaggi della storia (tutti animali). Il suono del becco viene prodotto battendo le punte delle dita delle mani con il palmo reso concavo in modo da ottenere una risonanza maggiore. Il suono viene prodotto percuotendo le dita ritmicamente e grazie alla cassa di risonanza formata dai palmi resi concavi si propaga facilmente nell’ambiente e diventa facilmente udibile. Nella realizzazione della danza di corteggiamento delle cicogne, i bambini alzano le braccia e pongono le dita in modo da simulare con le mani le teste delle cicogne. Le teste sono contrapposte: una di fronte all’altra e sono poste all’estremità di lunghi colli (le braccia). I colli si intrecciano e poi tornano indietro seguendo il ritmo prodotto attraverso l’imitazione del suono del becco descritta sopra. L’attività si traduce in una sorta di danza che viene realizzata in maniera coordinata da tutti i bambini seduti in terra con le gambe incrociate. Resoconti di insegnanti riportano che a distanza di un anno molti bambini sono ancora in grado di ricostruire correttamente questa semplice sequenza di gesti ispirati al comportamento animale. La corretta riproduzione di oggetti naturali ha costituito uno degli strumenti più importanti nella rivoluzione scientifica rinascimentale che ha condotto all’origine della moderna biologia (Rossi, 1997). La tendenza alla schematicità di molti studenti e insegnanti costituisce un forte limite allo sviluppo della capacità di riprodurre il mondo reale in maniera adeguata e conduce a meccanismi di interpretazione potenzialmente 71 Fig. 6 - Una giovane studentessa sta disegnando in Sala del Mare. Fig. 6 - A young student is making drawings in the Room of the Sea. soggetti all’influsso di preconcetti fuori dal controllo. A sua volta, tutto ciò può tradursi nella fissazione, nella mente dello studente, di punti di vista errati basati su cattiva comprensione o su insegnamenti extra-scolastici non soggetti a correzione formale. L’abitudine a copiare accuratamente gli oggetti naturali diventa perciò un importante strumento di verifica delle conoscenze e uno stimolo per affinare capacità di osservazione molto potenti già in tenera età (Fig. 6). Presso il CEA del MSNM si chiede a studenti di ogni fascia d’età di realizzare disegni di animali nei percorsi di Zoologia denominati Animali del mare, Flavio & Clelia: cicogne in viaggio e in vari altri percorsi (soprattutto attinenti all’archeologia preistorica). Nel percorso sugli animali del mare che si svolge nella Sala del Mare del MSNM, agli studenti è richiesto di copiare soggetti esposti siano essi delfini in un diorama o scheletri di balenottere. La reazione è quasi sempre entusiastica. Il museo mette a disposizione carta, matite, pastelli, cere e gomme per cancellare e gli studenti possono sdraiarsi letteralmente sul pavimento per riprodurre su carta soggetti animali. I risultati sono sorprendenti. Bambini di 4 anni di età sono in grado di cogliere le caratteristiche essenziali dello scheletro di una balenottera comune di circa 20 metri di lunghezza e di tradurli in segni sul foglio: è soprattutto l’accuratezza con cui viene 72 Michelangelo Bisconti Fig. 8 - La cernia nel suo habitat. Disegno di una studentessa di 9 anni effettuato in Sala del Mare. Fig. 8 - The dusky perch in his habitat. Drawing made by a 9-years-old student in the Room of the Sea. Fig. 7 - Una selezione di disegni fatti in Sala del Mare da studenti di età compresa tra i 4 e i 9 anni. Fig 7 - A selection of drawings made by students in the Room of the Sea. Students are between 4 and 9 years old. resa la morfologia delle vertebre che colpisce. Un altro dei soggetti che attira l’attenzione è costituito dalla grande tartaruga marina che depone le uova in un buco nella spiaggia. Gli studenti della scuola materna e delle elementari sono perfettamente in grado di modulare i colori per rendere accuratamente il carapace maculato della tartaruga e per disegnare lo scenario in cui questa è inclusa con dovizia di dettagli. La forma dei delfini è invece resa con maggior accuratezza da studenti delle scuole elementari (Fig. 7). Il percorso Flavio & Clelia: cicogne in viaggio prevede invece il disegno dei personaggi incontrati dalle cicogne, personaggi che i bambini guardano da vicino e accarezzano. Si tratta di una tartaruga, di un barbagianni e di una donnola. Ancora una volta, la capacità di osservazione e l’abilità con cui bambini di 4 e 5 anni sono in grado di tradurre l’immagine dell’animale in tratti sul foglio che viene loro fornito rappresentano una vera sorpresa per gli osservatori adulti e i cartelloni che con questi disegni vengono preparati per mostre di fine anno sono sempre spettacolari e belli da vedere. In generale, mentre si vede che i bambini della scuola materna mostrano delle potenti capacità di osservazione e sono in grado di copiare bene i dettagli degli oggetti naturali, questo tipo di capacità sembra spesse volte rallentare o addirittura regredire in studenti delle scuole primarie. Bambini dai 6 ai 12 anni mostrano abilità grafiche molto meno omogenee di quelle espresse da bambini delle scuole dell’infanzia dove il livello appare più simile da un individuo all’altro. Alcuni studenti delle elementari mostrano grandi capacità di osservazione e di disegno (Fig. 8) mentre altri sembrano rimanere a livelli molto primitivi. Dato che la capacità di disegnare può costituire un utilissimo strumento per formulare conoscenze e idee del mondo che siano immediatamente intuibili, un maggiore stimolo e una più forte educazione all’immagine e alle tecniche di riproduzione (disegni e altro) sembrano partico- Filosofie e strumenti per una didattica della zoologia 73 larmente necessarie per garantire una crescita più omogenea di tutti i bambini senza lasciare che certe abilità si sviluppino in maniera spontanea solo in individui particolarmente dotati. per l’enorme interesse verso i primati sia perché le abilità pseudo-linguistiche degli animali non umani sono ancora largamente ignorate da ampie fasce di utenza scolastica. Aspetti sonori Gli animali fanno rumore, emettono suoni, esibiscono spesso un repertorio vocale complesso e affascinante. Gli studenti di tutte le età mostrano grande entusiasmo verso la possibilità di imparare a riprodurre i suoni degli animali dopo averli ascoltati. Nei percorsi di Zoologia del MSNM i suoni degli animali non umani vengono spesso presentati e, in alcuni casi, gli studenti vengono invitati a riprodurli nella maniera corretta. Si va dalla semplice imitazione del verso del barbagianni fatta volentieri dai bambini delle scuole materne (che già conoscono il verso e senza problemi lo sanno riprodurre) ai più complessi repertori vocali degli scimpanzé analizzati nell’unità didattica dedicata alla trasmissione di significati nel mondo animale. In questo incontro gli studenti ascoltano molti suoni diversi e imparano a distinguere varie tipologie di repertori vocali di cetacei e primati. Quindi imparano a riprodurre fedelmente il ‘pant hoot’ degli scimpanzé distinguendo i due elementi musicali presenti: l’ansimare e l’emissione sonora che comincia piano e va in crescendo fino a trasformarsi in una sequenza di suoni acuti e ad elevata intensità. Si tratta di un’esperienza che agli studenti piace e viene accolta sempre piacevolmente soprattutto dal momento che essi vengono introdotti alla riproduzione di questo repertorio vocale dall’operatore che per primo, dopo aver fatto sentire ‘pant hoot’ registrati in natura, imita lo scimpanzé fornendo ai bambini un supporto accademico (e quindi una credibilità scientifica) per questo tipo di attività. Le ‘parole’ utilizzate dai cercopitechi per indicare la presenza di leopardi e di aquile vengono inoltre fatte ascoltare e le differenze sonore sono normalmente apprezzate da tutti. Inoltre, gli aspetti ritmici dei repertori vocali delle balenottere e dei capodogli insieme agli aspetti melodici esibiti dai canti delle megattere sono descritti, ascoltati e codificati in termini binari (codice 1/0), ternari (1/2/0), quaternari (1/2/3/0). L’accoglienza a questo tipo di percorso, molto teorico, è generalmente entusiastica sia Aspettative degli studenti Una delle molte scuole che hanno frequentato i percorsi zoologici ha fornito una serie di testi scritti dagli studenti accompagnati da disegni in qualche misura ispirati alle visite effettuate. I 24 scritti di questa IV Elementare di Livorno esaminati consistevano in altrettante lettere intitolate ‘La nostra visita al museo: riflessioni, considerazioni e proposte’ ed erano indirizzate allo scrivente. In queste lettere gli studenti hanno esposto liberamente il loro pensiero relativamente ai percorsi frequentati. Nel caso di questa particolare scuola, la frequenza ha riguardato i percorsi Animali che mangiano e ha comportato la visita alla Sala di Anatomia dei Vertebrati e alla Sala del Mare e osservazioni in aula e di fronte ad un televisore collegato ad un microscopio. L’operatore (cioè lo scrivente) effettuava la manipolazione di una canocchia (Squilla mantis) e di una triglia (Mullus barbatus) finalizzata all’osservazione delle parti boccali utilizzando un microscopio binoculare con 40 ingrandimenti. Le lettere sono tutte entusiastiche manifestazioni di interesse verso i percorsi effettuati con un gran numero di complimenti all’operatore. Comunque, oltre alle parole di apprezzamento ci sono alcune proposte che danno modo di interpretare certe aspettative presenti nelle menti degli studenti. Le proposte-critiche degli studenti sono riassumibili come segue: 9 studenti si aspettavano di vedere un DVD sugli animali studiati nel percorso o più genericamente un documentario o un filmato e al termine dell’esperienza ancora ritengono che lo avrebbero preferito; 9 studenti si aspettavano di effettuare esperimenti come toccare un animale, vedere un animale dissezionato o osservare invertebrati (come degli insetti) all’interno di una grande vasca; alcuni credevano che ogni studente avesse a disposizione un microscopio per le proprie osservazioni; 2 studenti si aspettavano una maggiore attenzione alla descrizione degli habitat degli animali. Anche se le caratteristiche dei percorsi erano state descritte nel Piano di Offerta Formativa del 74 Michelangelo Bisconti MSNM e quindi erano note ai docenti che avrebbero potuto preparare gli studenti ai percorsi che si apprestavano a fare, le note espresse dai bambini di questa classe sono comunque interessanti perché consentono di indagare sui meccanismi di attenzione. La proiezione di un filmato rappresenta un momento in cui le immagini degli animali vengono associate ad una descrizione dei comportamenti o delle forme che si stanno illustrando. Il filmato permette il trasferimento di un gran numero di informazioni immediatamente intuitive agli studenti e viene facilmente memorizzato. Il filmato, però, non consente di fornire agli studenti gli strumenti linguistici grazie ai quali gli studenti possono descrivere autonomamente le caratteristiche degli animali che si stanno studiando. E’ questo un punto molto importante perché si collega alla deficienza dei libri di testo in questo particolare settore. Facendo affidamento sulla proiezione di filmati e sui libri di testo attualmente a disposizione, gli studenti non verrebbero formati alla descrizione del mondo naturale e, nel corso degli studi della Scuola Primaria e Secondaria di primo grado, non acquisirebbero quel linguaggio gergale che, sia pure in maniera elementare, consentirebbe loro di parlare efficientemente degli animali intesi come forme e come portatori di funzioni comportamentali e fisiologiche. D’altronde, l’esperienza dello scrivente conferma che brevi filmati possono avere un certo impatto sull’attenzione degli studenti. In particolare, la proiezione di un filmato di alcune decine di secondi relativo al pappagallo Alex studiato da Irene Pepperberg nell’ambito della prima unità didattica del percorso multidisciplinare Dal linguaggio al segno consente di veicolare una informazione molto semplice in maniera molto efficiente: un pappagallo è in grado di usare una lingua umana per esprimere concetti, per descrivere il suo mondo e per fare le sue richieste agli operatori umani di fatto comunicando attivamente con essi. In questo senso e visti i suggerimenti degli studenti, lo scrivente apporterà alcune modifiche ai percorsi Animali che mangiano con l’introduzione di brevi filmati mirati magari senza sonoro attraverso i quali l’operatore possa descrivere con linguaggio adeguato alcuni meccanismi di locomozione e di alimentazione in modo da integrare le immagini (facili da capire e da ricordare) e il gergo zoologico (sia pure portato ad un livello pienamente comprensibile dagli studenti delle Scuole Elementari). Le esercitazioni di Scienze vengono condotte in molte nazioni attraverso dissezioni di animali operate dagli studenti. In Italia l’uso di queste tecniche deriva da precise scelte degli operatori. Chi scrive è profondamente contrario all’uccisione di animali a scopi educativi. Esistono numerosi filmati, libri, atlanti anatomici in grado di illustrare pienamente l’anatomia degli animali attualmente viventi. La cosa che colpisce però è la mancanza di collegamento tra la richiesta degli studenti (vedere animali dissezionati o toccare animali noti come la pelliccia della volpe) e l’obiettivo dei percorsi. La pelliccia della volpe viene fatta accarezzare agli studenti in un percorso ad hoc (denominato Gli animali del bosco) ma non ha senso all’interno di un percorso sull’alimentazione. La dissezione di un animale avrebbe forse senso per studenti di età superiore nell’ambito di percorsi di carattere più eminentemente anatomico ma non certo per bambini di IV Elementare. L’esecuzione di esperimenti nell’ambito di percorsi come quelli relativi agli animali che mangiano o ai vertebrati che si muovono rappresenta un problema non banale. Volendo condurre gli studenti lungo un percorso formativo ricco di contenuti e in cui l’esperimento sia realmente tale, si pongono numerosi problemi di non facile soluzione. In primo luogo è opportuno infatti, nell’opinione di chi scrive, che si chiariscano le idee sui concetti anatomici e funzionali con cui si ha a che fare nel corso degli incontri e poi si può pensare ad un’attività di tipo manipolativosperimentale. E’ chiaro però che l’”esperimento” permette di allungare i tempi di attenzione attraverso un radicale cambiamento nel registro verbale e nel modo di condurre l’incontro-lezione da parte dell’operatore. E’ però altrettanto chiaro che rendere sperimentale l’anatomia funzionale di vertebrati e invertebrati per studenti di 10 anni è un problema realmente complesso e di difficile soluzione. Sarà cura dello scrivente elaborare alcuni progetti sperimentali da associare ai percorsi in questione. La recente disponibilità di lenti di ingrandimento e la probabile messa a disposizione di piccoli microscopi adatti a bambini di 10 anni nel prossimo futuro renderà possibile l’elaborazione di percorsi dedicati allo studio microscopico di animali. Questi percorsi consentiranno una Filosofie e strumenti per una didattica della zoologia maggiore partecipazione degli studenti allo studio dell’anatomia degli animali, vertebrati e invertebrati, nell’ambito di nuovi percorsi che verranno presentati nel prossimo Piano di Offerta Formativa del MSNM. Conclusioni La didattica della Zoologia si è rivelata un potente elemento di attrazione di una vasta utenza scolastica che va dai bambini delle scuole materne agli studenti delle scuole secondarie di primo grado. Gli animali non umani rappresentano un universo già in parte noto a bambini di 4 e 5 anni e costituiscono una testa di ponte di eccezionale importanza grazie alla quale è possibile trasferire molte informazioni circa le interpretazioni che la moderna ricerca scientifica fornisce di una serie di fenomeni naturali. La valutazione delle competenze zoologiche negli studenti può anche rappresentare un modo per valutare il grado di comprensione di concetti complessi come l’evoluzione biologica, l’importanza della conservazione della biodiversità e le performance cognitive di numerose specie animali. I musei di storia naturale possono ricoprire un ruolo di eccezionale importanza nell’elaborazione di percorsi didattici di argomento zoologico. Grazie alle loro collezioni e ai loro settori espositivi, musei di storia naturale moderni possono integrare l’ostensione di materiali zoologici con attività di laboratorio integrando varie modalità di insegnamento all’interno di singoli pacchetti didattici offerti a scuole di ogni ordine e grado. L’impiego di tutti questi strumenti (settori espositivi e attività di laboratorio) consente agli studenti di fare esperienza del mondo animale utilizzando tutti i sensi a loro disposizione, aspetto, questo, particolarmente utile soprattutto per gli studenti più giovani (quelli delle scuole materne). L’esplorazione degli animali non umani attraverso il tatto, l’udito e la vista può rappresentare un’esperienza molto coinvolgente in grado di portare anche studenti portatori di problemi (handicap fisici lievi, problemi comportamentali, etc.) a partecipare attivamente alle lezioni e a produrre elaborati (disegni, calchi di conchiglie, riproduzione di suoni e di gesti) qualitativamente omogenei con quelli prodotti da studenti normalmente più collaborativi. 75 I risultati ottenuti in due anni di esperienza di didattica della Zoologia presso il CEA del MSNM sono stati sorprendenti sotto molti aspetti. La qualità dei disegni, soprattutto, mostra grandi potenzialità in termini di capacità di osservazione dei dettagli del corpo animale e in termini di capacità di riproduzione accurata dei soggetti proposti. L’attenzione verso la riproduzione dei suoni e verso gli elementi ritmici esibiti in forme pseudo-linguistiche da primati e cetacei incoraggia verso lo sviluppo di altri percorsi didattici che facciano uso dei suoni per veicolare informazioni complesse relative all’universo degli animali non umani. Resta da chiarire in che modo percorsi didattici come quelli proposti dal MSNM possano riorientare eventuali idee preconcette. L’obiettivo della valutazione è facilmente raggiunto dato che gli studenti sono normalmente istruiti a porre domande agli operatori e agli insegnanti allorché le informazioni nuove che ricevono entrano in conflitto con il sistema di conoscenze preconcette acquisite in maniera non formale. Il conflitto è quasi sempre riconoscibile durante le ore di lezione formale a scuola e al museo. Il successivo passaggio (che prevede un processo di ‘concept-change’) non è sempre facilmente perseguibile. Dati i costi orari dei percorsi, date le esigenze dell’intera classe e data la necessità di affrontare un certo tipo di programma in ciascun incontro non sempre resta abbastanza tempo per dirimere questioni complesse emergenti da conflitti di questo tipo. Nell’opinione di chi scrive occorrerebbe la realizzazione di un programma di vera e propria alfabetizzazione scientifica rivolta agli studenti giovani in grado di risolvere alla base alcuni problemi di comprensione. Un programma di questo tipo potrebbe riguardare solo alcuni argomenti importanti quali l’evoluzione biologica, la biodiversità e lo sviluppo embrionale (data la crescente necessità di fornire informazioni a larghe fasce di popolazione chiamate ad esprimere opinioni nell’ambito di referendum su temi complessi come le tecniche di fecondazione assistita, la clonazione, la ricerca sulle cellule staminali etc.) e dovrebbe fornire gli strumenti di base per prevenire la fissazione di sistemi di conoscenze non formalizzate e non informate scientificamente nelle menti degli studenti. 76 Michelangelo Bisconti Bibliografia ANTONELLI P., BORGIOLI C., VON BORRIES S., 2002. Osservatorio di Scienze. Vol. B, La vita e il sistema uomo. Le Monnier, Firenze, 336 pp. BARNES R.S.K., CALOW P., OLIVE P.J.W., 1990. Invertebrati. Una nuova sintesi. Zanichelli, Bologna, 567 pp. BISCONTI M., CARNIERI E. (Questo volume). 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Young students gather lots of information about the animal world through popular TV programs which have the capacity to build a particular way to see at the zoological research program. It is one of the most important goals for teachers to be able to be sure that the knowledge of the zoological world is deeply understood by students by integrating formal lessons on animal structures, functions and evolution, and non-formal teaching promoted by TV and other media. Italian textbook are not very useful in promoting concept change processes or in driving the student’s understanding of animals toward the view shared by the scientific community. Unfortunately, most of the books include a few information about animals making large use of pictures to explain complex characters of non-human animal beings. In this way students will not master an appropriate language to describe the morphology of the animals and to describe and discuss animal behaviours. In some cases, conflicting definitions of what an animal is are provided generating much confusion in the reader’s mind. In the Natural History Museum of the Mediterranean of Livorno (hereinafter MSNM), teaching of 77 zoology is carried out through didactical labs where some aspects of animal’s life and anatomy are explained by the museum expositions and by zoological models and preparations. Young students (from 3 to 18 years old) are driven through the structures and the life of several animals in some dedicated labs: (1) Animal’s locomotion; (2) Animal’s eating; (3) the world of sea shells; (4) animals of the sea; (5) animals of the woodlands; (6) a story of the white stork’s migrations; (7) animals and languages. In these labs, students are exposed to several animals in different ways. They can see the animal as a whole in the exposition of the museum and the personnel explains the characteristics of that animal; they can look at anatomical models by which aspects of functional anatomy and physiology are explained; they touch and manipulate animals and experience different sensory situations. Student are enthusiastic. They are usually very interested in animal’s structures and life and they respond very well to the different kinds of stimuli that the museum personnel deliver. Problems are encountered when students are required to respond to complex questions involving imagination and knowledge of the evolutionary theory. Darwin’s view of evolution is not yet well integrated into school programs and students have difficulties in interpreting the origins and the reasons of change of different biological structures. Together with a new design of textbooks, a higher effort toward the teaching of the evolutionary theory should represent one of the major programs to be carried out in school classes in the Livorno area.