03_C_Roma_Scascighini_Gabriele 2007
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03_C_Roma_Scascighini_Gabriele 2007
Osservazioni ed esperienze a margine del modello delle Classi Speciali integrate, in collaborazione con il Centro Informatica Disabilità (Canton Ticino, Svizzera) Autore: Gabriele Scascighini, Ispettore delle Scuole Speciali Cantonali dal 1974 al 2006 e Direttore del CID, Centro Informatica Disabilità della FIPPD, Fondazione Informatica Per la Promozione della Persona Disabile www.fippd.com 1. Il c ontest o soc io-polit ico e storico dell’inseriment o scolast ico degli allievi con disabilit à nel modello t icines e. Il nostro lavoro si svolge nel Canton Ticino, piccola regione di lingua italiana della Confederazione Svizzera (formata da 26 cantoni) posta al sud delle Alpi, sullʼasse del valico-traforo del San Gottardo, passaggio importante verso il Centro Europa. Lʼintera popolazione conta poco più di 325'000 abitanti, di cui l'83% di lingua italiana, l'8.3% di lingua tedesca, e l'8.5% di altre lingue. La lingua ufficiale è lʼitaliano. Le nascite annue sono ca. 2800 (censimento 2006), il numero assoluto dell'insorgenza di disabilità importanti é quindi, di conseguenza, ridotto. La distribuzione per tipi di disabilità e la localizzazione sul territorio è varia e mutevole. La posizione geografica del Canton Ticino lo rende ricettivo alle influenze culturali dellʼItalia e delle culture nordiche. Per quanto riguarda l'educazione specializzata, il canton Ticino ha sempre dovuto cercare soluzioni autonome in quanto isolato da una doppia barriera: una barriera geografica e linguistica al nord (la catena delle AIpi e la lingua tedesca) e una barriera politica al sud (diverso ordinamento e orientamenti della scolarizzazione Italiana). In altri cantoni svizzeri si fa capo, più facilmente, a strutture centralizzate di presa in carico ma anche di formazione, concepite per un bacino d'utenza di alcuni milioni di persone anche attraverso collaborazioni regionali e intercantonali. GS/1/29.11.12 1.1 L'organizzazione scolastica: integrazione versus protezione Nel 1975, cercando di sintetizzare il meglio dei modelli Italiano (integrazione totale di ogni allievo disabile) e Svizzero Tedesco (scolarizzazione in Istituti separati per tipologie), la scuola Ticinese si assunse la conduzione dellʼinsegnamento specializzato, fino allora assolta da istituzioni religiose o private sussidiate dallo Stato, formando, dove fosse territorialmente necessario, le classi speciali integrate logisticamente negli istituti scolastici elementari, medi e superiori. In pratica, la maggior parte degli allievi con disabilità di una determinata regione vengono scolarizzati nel contesto territoriale, usufruendo di mense e trasporti ad hoc. Il modello si caratterizza per offrire modalità di integrazione flessibili ma anche di protezione delle fragilità dei soggetti. Per le situazioni che richiedono maggior protezione esistono internati specializzati. La scuola speciale per allievi con disabilità è organizzata in classi speciali cantonali e in istituti privati con internato: globalmente accoglieva il 2% della popolazione scolastica globale, percentuale più bassa della media svizzera che si situava attorno al 4.5%. Inoltre, per sostenere adeguatamente la fascia di allievi con gravi difficoltà di adattamento e di apprendimento che non frequentano le classi speciali e inseriti nel normale ciclo scolastico, è stato creato un servizio di Sostegno Pedagogico che si occupa mediamente del 10% della popolazione scolastica interessata. Sono inoltre attivi altri servizi di tipo pedo-psichiatrico, sociale e ortopedagogico. I modelli di intervento definiti nel cantone Ticino, motivati oltre che dai movimenti di rinnovamento pedagogico in atto durante gli anni 70 anche dalle condizioni geo-politiche del cantone, nel corso degli anni, hanno dimostrato di assumere valenze più ampie. Ci sembra infatti possibile osservare che i processi di integrazione appaiono più efficaci se le decisioni e le responsabilità formative possono venire prese localmente, da istanze decisionali molto vicine ai diretti problemi dell'allievo (docenti, scuola, famiglia), in stretta collaborazione con consulenti specializzati. Dalla metà degli anni ʻ90, l'impostazione del "modello ticinese" della scolarizzazione speciale, tesa a diminuire al massimo gli effetti dell'emarginazione delle persone con disabilità, ha interessato parecchi altri cantoni svizzeri ed è tuttora oggetto di studio e di attuazioni simili da parte delle autorità e delle associazioni confederate di genitori di bambini con disabilità. GS/2/29.11.12 1.2 Alcuni aspetti psicopedagogici La traduzione operativa delle disposizioni di Legge richiede spazi e strutture adeguati ma, soprattutto, energie e competenze umane. Tutti sono chiamati a esercitare considerazione e tolleranza vicendevoli in condizioni più "estreme" di quanto non lo si debba fare in una comunità relativamente omogenea. L'esercizio della flessibilità e adattabilità reciproche produce un arricchimento educativo personale e collettivo importante. Le classi speciali integrate vengono formate in un sistema flessibile di risposte individualizzate, coerente, nella misura del possibile, rispettivamente con i bisogni di protezione e di integrazione degli allievi disabili. Se per “protezione” intendiamo tutti i provvedimenti psicopedagogici specializzati necessari, scelti con metodo clinico, possiamo illustrare il concetto espresso pensando alla forma di una piramide. Tale forma ci offre la possibilità di rappresentare proporzionalmente la portata delle misure adottate se immaginiamo, posta alla base, la quantità delle misure integrative e via via salendo verso il vertice, quella delle misure di tipo protettivo (per es. lʼaccompagnamento a scuola in taxi, il sostegno pedagogico individuale o in piccolo gruppo, la frequenza della classe speciale integrata con eventuali inserimenti nelle classi regolari unicamente durante le lezioni più adatte, il lavoro individuale allʼinterno della classe speciale integrata per prepararsi allʼuso di un comunicatore e partecipare poi efficacemente alle lezioni nella stessa classe, ma anche l'inserimento temporaneo in un istituto specializzato, fino a raggiungere in casi rari e estremi anche la completa istituzionalizzazione). Si tratta di un'organizzazione che cerca, pragmaticamente e non ideologicamente di fornire riposte cliniche, possibili e sostenibili economicamente, a bisogni di bambini con forme molto diverse di disabilità per tipo e intensità. GS/3/29.11.12 1.3 I vantaggi educativi generali della visibilità dei provvedimenti specialistici Anche per gli allievi delle classi non speciali, si offre unʼoccasione educativa interessante. Dapprima quella di allargare la loro conoscenza a problematiche esistenziali diverse. Ne conseguono vantaggi reali per la loro maturazione e identità. Gli alunni possono così scoprire che tutti noi, in qualche modo e in qualche momento, dipendiamo dagli altri. Come molte altre, anche la convivenza con i compagni delle classi speciali integrate, mette ognuno di fronte alla problematica delle proprie e altrui disabilità, alle paure che ne conseguono, alla necessità di affrontare le umane ansie delle nostre diversità. Gli allievi possono sperimentare che è possibile star bene anche con chi è diverso, che ci si può rendere utili; verificano che la società si impegna a curare ed educare i più deboli secondo le loro necessità. Motivo questo anche per riflettere sullʼimportanza dello studio e dellʼimpegno formativo qualificato al quale sono chiamati coloro che ne hanno ricevuto le capacità, in vista di un uso solidale delle energie adulte. I ragazzi esercitano inoltre la tolleranza e si rendono conto poi che, se nella vita, con loro o vicino a loro, ci sarà una persona disabile, è possibile affrontare il dolore anche facendo capo allʼimpegno concreto della collettività e ritrovare equilibrio e serenità. Non va inoltre dimenticato lʼaspetto culturale della diffusione della conoscenza di tecniche e metodi quali le forme di comunicazione aumentative e alternative (LIS, CAA, ecc.) che sta alla base di future, migliori integrazioni delle persone con disabilità. 1.4 Le competenze specialistiche, la formazione capillare dei docenti e l’acculturazione pubblica. In questi contesti, a seconda delle necessità, viene chiesto ai docenti diplomati in pedagogia specializzata di prepararsi a lavorare nelle équipes educative delle classi speciali integrate nelle varie forme esecutive necessarie e possibili arricchendo la loro formazione di base con gli strumenti della LIS (Lingua Italiana dei Segni), della letto-scrittura Braille, della CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa) e dellʼinformatica ortopedagogica. Si tratta di un impegno formativo importante sostenuto, per quanto riguarda, in particolare la CAA e lʼinformatica ortopedagogica, dalla Fondazione Informatica Per la Promozione delle Persona Disabile (FIPPD) e dal suo GS/4/29.11.12 organo di ricerca il Centro Informatica Disabilità (CID, CH-6965 Cadro). La FIPPD, coerentemente con gli intenti delle associazioni internazionali, da circa 20 anni promuove, oltre alla ricerca-azione, la diffusione, attraverso associazioni benefiche e culturali, la radio e la televisione locali, delle informazioni utili affinché la popolazione venga acculturata, in particolare, attorno alle problematiche ed alle modalità integrative delle persone con disabilità motorie e comunicative. 2. Q uali c ompet enze, nell' ambit o delle TI C (Tec nologie dell'I nf ormaz ione e della Comunicaz ione), deve poss edere un doc ent e s pecializzat o? Il pedagogista che si occupa di persone disabili ha il compito di raccogliere e analizzare i bisogni di autonomia, comunicazione, formazione e integrazione degli allievi con disabilità. Attraverso piani di lavoro individualizzati, realizza progetti di adattamento con i quali si propone di stimolare risposte adeguate ai bisogni ed alle abilità dellʼallievo. In questo complesso processo educativo, da una ventina di anni si apprezzano e si utilizzano le TIC. Le potenzialità delle TIC si sono dimostrate importanti strumenti per lo sviluppo, la costruzione e lʼadattamento di ausili innovativi, finalizzati a ridurre gli handicap motori, comunicativi, sensoriali, scolastici, lavorativi e le forme denominate polihandicap che colpiscono, dalla nascita o nel corso della vita, le persone con gravi forme di disabilità. La collaborazione, nella Svizzera italiana, della Scuola Speciale Cantonale con il Centro Informatica Disabilità (Centro operativo della Fondazione Informatica per la Promozione della Persona Disabile) consente di sviluppare progetti di ricerca-azione e di rilevare i bisogni di formazione dei docenti. Si ritiene indispensabile che lʼinformatica ortopedagogica sia parte integrante della formazione del docente allo scopo di sostenere e garantire il suo ruolo progettuale ed esecutivo nel lavoro con lʼallievo. In questo ambito lʼAlta Scuola Pedagogica assume il mandato di strutturare e realizzare regolarmente percorsi formativi per ortopedagogisti e altri docenti. Considerata la complessità degli strumenti informatici, è pure determinante garantire alla scuola la possibilità di far capo ad una rete di supporto tecnologico. GS/5/29.11.12 Lʼortopedagogista deve avere le necessarie competenze per affrontare, direttamente o in équipe, lʼimportante problema dellʼaccesso alternativo ai dispositivi informatici (Assistive e Inclusive Technology). Si tratta di offrire allʼutente disabile la possibilità di interagire nellʼambiente informatico usuale per mezzo di software e hardware specializzati in grado di consentire lʼaccesso completo ai diversi sistemi operativi e alle applicazioni correnti (sensori, tastiere, mouse, schermi, tecniche di selezione, sistemi operativi ecc.) in modo completamente individualizzato. Questi strumenti possono consentire lʼintegrazione scolastica e lavorativa regolare dellʼutente. Nel caso particolare di allievi con disabilità comunicative gravi (carenza o assenza temporanea o permanente della comunicazione verbale e/o di competenze efficaci di letto-scrittura), sono state sviluppate internazionalmente modalità, tecniche informatiche e strategie particolari, aggiuntive o sostitutive del linguaggio orale, denominate CAA (Comunicazione Aumentativa ed Alternativa). Il loro utilizzo assume sempre maggiore diffusione e importanza nel lavoro ortopedagogico e si caratterizza per una precisa aderenza al contesto individuale, spazio temporale di vita dellʼallievo e della classe, ottenuta attraverso la costruzione di ausili personalizzati e flessibili. Sempre in considerazione delle necessità dei progetti educativi individualizzati, si sottolinea lʼimportanza di utilizzare prevalentemente software didattici, aperti, configurabili e adattabili alle abilità e alla maturazione degli allievi ed ai contenuti pedagogico-didattici elaborati in classe. Questa impostazione torna a vantaggio dellʼallievo come pure del docente che ha così la possibilità di impostare in modo preciso e puntuale le attività individuali ed integrative degli allievi in modo indipendente da strumenti preconfezionati. Nellʼutilizzo degli applicativi informatici (ambienti aperti e micromondi) e dei dispositivi elettronici, viene privilegiata e integrata lʼimpostazione pedagogica costruzionistica e cooperativa che favorisce lʼazione dellʼallievo in modo dinamico fornendo situazioni di attività mentale stimolanti e adeguate al soggetto ed alla classe. Gli applicativi educativi multimediali, ambienti interattivi di apprendimento caratterizzati dallo sforzo di proporre situazioni aperte che affidano agli utilizzatori (docenti e allievi) un ruolo attivo di regista-costruttore dei propri documenti, favoriscono lo sviluppo dellʼ immaginazione e della creatività e dei processi integrativi. Lʼutilizzo di applicativi per costruire mappe concettuali che contengono elementi multimediali che arricchiscono il valore educativo può avere un GS/6/29.11.12 impatto molto positivo nell'apprendimento in persone con diversi tipi di difficoltà. Con le mappe concettuali si rappresentano conoscenze, informazioni o problemi in forma grafica, tramite la creazione di un reticolato di relazioni tra concetti. I concetti sono rappresentati da immagini, video o testo e le relazioni da linee che collegano i concetti tra di loro. Diversi soggetti possono trarre vantaggi da rappresentazioni organizzate sotto forma di mappe concettuali: le persone con dislessia, che, potendo far affidamento su un canale di apprendimento diverso da quello della lettoscrittura, possono avere una produzione più efficace e facilitata, ma anche ogni allievo che abbia difficoltà nella comprensione del testo scritto. Anche la didattica delle persone audiolese trova nelle mappe un valido strumento. I nodi concettuali e le relazioni associative possono essere facilmente descritte con etichette multimediali (utilizzando ad esempio brevi filmati in LIS). Si segnalano inoltre le tecnologie (Robotica educativa) che consentono allʼallievo di comunicare, agire e interagire (anche autonomamente), tramite il controllo di sensori ed attuatori, con oggetti e giochi della realtà fisica. Grazie a queste tecnologie i bambini con gravi disabilità motorie e comunicative, sono in grado di pilotare e azionare sistemi di gioco e di controllo ambientale opportunamente adattati e modificati. 2.1. Competenze psicopedagogiche e metodologiche nell'ambito delle disabilità di tipo comunicati vo Nel suo lavoro quotidiano, lʼinsegnante specializzato è molto frequentemente confrontato a forme più o meno gravi di disabilità comunicativa. Una gestione attiva e propositiva del problema richiede da parte sua, lʼappropriazione di competenze e procedure varie adattate ad ogni singola persona portatrice della disabilità. In particolare si evidenziano: 1. Lʼosservazione attenta ed intensa dei mezzi vocali, posturali, mimici, gestuali, tensione, rilassamento, respirazione, messi in atto spontaneamente dallʼutente per ottenere un effetto espressivo. Lʼosservazione va poi estesa a rilevare le differenze che, a questi livelli, si riscontrano nel contatto tra persona portatrice di disabilità comunicativa nel rapporto di coppia, di gruppo (piccolo, grande), come pure quando i partners appartengono alla cerchia ristretta delle persone che si occupano delle cure quotidiane, ad un gruppo più allargato ma mediamente competente, oppure al gruppo dei “laici” che ignorano il tipo di disabilità della persona ed i metodi per superarlo. GS/7/29.11.12 2. Lʼanalisi metodica (Evidence Based Practice: modifico un solo elemento per volta in modo da selezionare con certezza gli elementi significativi sui quali basare poi prove di funzionalità convincenti e praticabili) delle osservazioni raccolte, costituisce la base sulla quale, lʼeducatore propone risposte comunicative alternative andando a verificare o se necessario a costruire, dapprima, la funzionalità o meno di un segnale “sì”, “no”, comprensibile, ed in seguito la pertinenza o meno di ciò che ha inteso. “Ho capito bene, volevi dirmi questo? unʼaltra cosa ? niente?”. 3. La conoscenza precisa dei contesti di vita della persona disabile e dei suoi bisogni comunicativi nei diversi ambienti. Occorre procedere ad unʼinventario sintetico e rispettoso della privacy, delle espressioni utili sia per le funzioni di base che per la partecipazione comunicativa sociale. I contenuti delle Tabelle di Comunicazione (TC) vanno in seguito adattati e rinnovati a seconda dei cambiamenti spazio-temporali della vita e dei progressi dellʼutente anche dopo parecchi anni. 4. All'Insegnante si richiedono le competenze sufficienti per poter indirizzare (per es. verso consulenti del ramo dando loro le indicazioni utili di cui sopra) la scelta, lʼimplementazione e lʼintroduzione stabilmente efficace di ausili alternativi adeguati alle caratteristiche ed ai bisogni delle persona con disabilità comunicativa di cui è chiamato a prendersi cura. 5. Lʼ utilizzo e la costruzione di ausili comunicativi cosiddetti “poveri”, lʼinsegnamento allʼuso ed ai vantaggi che ne derivano allʼutente, ai familiari, allʼéquipe e la vigilanza affinché in ogni momento comunicativo venga costantemente reso accessibile anche alla persona con disabilità comunicativa. 6. Lʼuso, la manutenzione e lʼadattamento contenutistico individualizzato degli ausili elettronici (gli accessi speciali, lʼintervento diretto dellʼutente sullʼordinatore, lʼaccesso a scansione automatica temporizzata o a scansione con due o più pulsanti cosiddetto: multiple switch, il controllo ambientale, gli ausili portatili del tipo Vocas) in collaborazione con i consulenti. 7. Precisione e costanza sono fondamentali per condurre unʼefficace comunicazione di tipo alternativo. Le domande devono essere di tipo a risposta “chiusa” ossia: “Preferisci la mela?” “Preferisci la pera?” Spesso il segnale di risposta dellʼutente non risulta chiarissimo. Occorre prendere il tempo, prima di proseguire, di verificare: -“ho capito bene? Volevi dirmi (e aiutandosi alzando 3 dita, uno per ogni possibile risposta) Sì, NO, Unʼaltra cosa?“ GS/8/29.11.12 8. Progetti di crescita. Di particolare importanza è lʼatteggiamento dellʼinsegnante per rendere costantemente effettive le potenzalità delle nuove modalità comunicative aumentative e alternative (senza ausili o con ausili poveri o elettronici) a favore di un miglior inserimento sociale e partecipativo dellʼutente. Si tratta infatti di proporre e motivare se stesso e la persona disabile per mezzo di proposte di realizzazione di progetti, di contenuti di interesse, di lavoro, di studio, di conquista e di crescita ad ogni livello che, globalmente rinforzano lʼuso degli strumenti e parallelamente la stima di sé della persona disabile e quindi di tutto il suo gruppo sociale. Riassumendo: le numerose competenze necessarie per far decollare e mantenere il processo di miglioramento delle condizioni comunicative e partecipative della persona disabile nella comunicazione assumono significato nella realtà unicamente se si inseriscono in un moderno, costruttivo e costante cambiamento di atteggiamento di fronte ai bisogni ed ai diritti dellʼutente. Indirettamente ciò va ad arricchire la stima di sé di tutti e la motivazione professionale dell'insegnante e dei vicini. 3. Esperienz e in classi s pec iali integrat e 3.1. Il fruttivendolo matematico: attività concepite per la stimolazione logico-matematica di un allievo impedito dalla disabilità motoria nella manipolazione di oggetti (Docenti Scuole Speciali Cantonali del Sottoceneri: Daniela Frigerio, Michela Tagliabue, Elvi Scascighini Collaboratori CID: Gabriele Scascighini, Direttore, Philip Hubert, ing. inf. ETHZ) Nella scuola speciale si propongono agli allievi attività finalizzate alla costruzione del concetto di numero. Nella loro formazione, gli insegnanti sono sensibilizzati agli aspetti psicopedagogici derivanti dalle teorie dello sviluppo e dellʼapprendimento del numero e della numerazione. Nella pratica quotidiana sono chiamati a applicare didatticamente queste conoscenze. GS/9/29.11.12 Gli aspetti psicopedagogici e didattici sono stati studiati e strutturati in metodologie particolari da diversi autori tra i quali Aebli H., Beauverd B., Cuisenaire G., Gattegno C., Kamii, C., Henriques A., Dienes Z.P., Brousseau G.. Segnaliamo lʼimportante lavoro di sintesi di Rossera Tralamazza R. pubblicato nel 1997 dal Centro Didattico Cantonale del DECS. Tutti questi autori, pur nella specificità delle loro concezioni, sottolineano il ruolo fondamentale dellʼazione dellʼallievo nel percorso della costruzione delle competenze quantitative, numeriche e di calcolo. Alcuni di essi sottolineano lʼimportanza della cooperazione, dellʼinterazione e della condivisione fra allievi e docenti. Confrontati con allievi colpiti da gravi disabilità motorie, cognitive e comunicative gli ortopedagogisti si trovano a dover far fronte ad ulteriori difficoltà. In questo ambito, grazie ad un importante lavoro di ricerca di ortopedagogisti ed ingegneri informatici (CID, Centro Informatica Disabilità) ci è stato possibile individuare alcune riposte possibili. Nella concezione degli applicativi informatici e dei dispositivi elettronici del CID, viene privilegiata e integrata lʼimpostazione pedagogica costruttivista e cooperativa. Gli ambienti interattivi di apprendimento del CID, atti a favorire lo sviluppo delle competenze scolastiche, dellʼ immaginazione e della creatività, sono caratterizzati da unʼalto grado di attenzione allʼindividualizzazione clinica e quindi alla maggiore configurabilità e flessibilità didattica e tecnologica. Tra questi, ADIOScan é un applicativo dotato di dispositivi di selezione differenziati e configurabili individualmente. Le tecniche di selezione sono suddivise in due gruppi: la selezione diretta e la scansione (a uno o più segnali variamente temporizzati). Allʼinterno di ogni categoria sono possibili ulteriori differenziazioni. AdioScan rientra nella gamma dei sistemi autore, cioè degli applicativi in grado di fornire alle persone di riferimento ed anche allʼutilizzatore uno strumento per creare ausili comunicativi informatici e multimediali quali tabelle di comunicazione pittografiche dotate di lettura e stampa del messaggio, supporti alla partecipazione scolastica (scenari pedagogici adattati), al gioco didattico e ambienti esplorativi vari. Lʼattività “Dal fruttivendolo” (sviluppata con il programma ADIOScan) è stata studiata e costruita per permettere agli allievi di una classe speciale di poter acquisire e consolidare le proprie prime conoscenze numeriche. Attraverso lʼambiente simbolico del mercato, la manipolazione e lʼazione diretta, i bambini possono stabilire delle relazioni progressivamente sempre più complesse, contare, comporre, completare e confrontare collezioni diverse di materiale, in questo caso frutti. GS/10/29.11.12 Volendo considerare la presenza in classe di allievi con disabilità motorie e comunicative, le docenti, in collaborazione con il CID, hanno progettato e contribuito allo sviluppo di una versione informatica di questa attività in modo da poter rendere più attivi e partecipi tutti gli allievi nella risoluzione dellʼesercizio posto. Anche gli allievi con disabilità multiple possono preparare virtualmente la spesa ed hanno la possibilità di confrontare le proprie collezioni e autocorreggersi in modo indipendente. A conclusione dellʼattività avviene lʼimportante fase di controllo e verifica basata sullʼinterazione tra docente e allievi. Il progetto viene preceduto e si integra in un lavoro multidisciplinare che vede la classe impegnata dapprima, a conoscere e distinguere i vari frutti (attività alimentare), a riprodurli con la pasta di sale (attività pittorica e manuale), a conoscere le realtà di mercato del quartiere (studio dʼambiente) e infine a raccontare le proprie esperienze personali (attività linguistiche). Immagine 1 Immagine 2 GS/11/29.11.12 Nellʼaula scolastica vengono predisposte due postazioni: il banco del fruttivedolo sul quale sono posati i frutti concreti ed il computer con il documento ADIOScan attivo, oltre ad un “tavolo casa” dove gli allievi ricevono la consegna dallʼinsegnante e dove tornano con la spesa effettuata. I bambini individualmente ricevono un biglietto della spesa sul quale sono disegnate una o piuʼ “collezioni di frutti” da comperare. Queste collezioni sono via via sempre più grandi e variate, in base alle capacità dellʼallievo che le riceve. Lʼallievo, con il cestino e il biglietto della spesa si sposta verso la postazione del fruttivendolo e procede da solo al riempimento del cestino. In seguito torna “a casa” dove verifica assieme alla maestra la correttezza dellʼacquisto effettuato. Questa fase di confronto (tra il biglietto ricevuto e la collezione nel cestino) offre molte opportunità per stimolare il ragionamento matematico, per mettere il bambino in situazioni-problema, e per osservare le varie strategie utilizzate (corrispondenza termine termine, costruzione di collezioni equipotenti, enumerare i frutti, …). Nella versione informatica dellʼattività si sceglie dapprima lʼimmagine o la fotografia dei partecipanti (immagine 3), in seguito la docente (immagine 4) prepara un biglietto della spesa per gli allievi disabili motori (immagine 5): Immagine 3 GS/12/29.11.12 Immagine 4 Immagine 5 A questo punto gli allievi disabili motori, selezionando la freccia in basso a destra (accesso a scansione) si portano nella schermata “Dal fruttivendolo” (immagine 6) dove, oltre al biglietto della spesa preparato dalla maestra trovano il loro cestino vuoto. GS/13/29.11.12 Immagine 6 Successivamente scelgono i frutti necessari e li mettono nel loro cestino verde. Immagine 7 GS/14/29.11.12 Immagine 8 Ora sono in grado di tornare al tavolo-casa… Immagine 8 … e di procedere alla verifica dellʼequipotenza delle due collezioni allineandole sulle rispettive strisce di controllo. GS/15/29.11.12 Immagine 9 Nel caso dellʼesempio potranno tornare nellʼambiente precedente per completare o correggere la collezione. Questo scenario didattico riproducendo un micromondo di attività può essere, con poche modifiche, adattato ad altri contenuti (fattoria, pescivendolo, panettiere, ecc.) e con un semplice cambiamento della modalità di input da scansione a diretta, è utilizzato volontieri anche dagli allievi privi di disabilità motoria. Per concludere, le tecnologie dellʼinformazione e della comunicazione sono state qui utilizzate da un'équipe comprendente docenti ortopedagogisti ed ingegneri informatici per predisporre situazioni didattiche capaci di stimolare anche allievi con disabilità multiple ad agire per giungere alla risoluzione dei problemi posti. Le docenti hanno osservato che questa attività matematica concreta è apparsa motivante per tutti. Gli allievi, giocando a fare la spesa, sono stati coinvolti a verificare i risultati delle loro ipotesi ed hanno potuto partecipare e agire secondo le loro capacità fisiche, comunicative e cognitive. GS/16/29.11.12 3.2 Esperi enze ortopedagogiche nell’équipe di ricerca del CID. (Elvi Scascighini-Braguglia Ortopedagogista e Docente delle Scuole Speciali , Dipl. Uni Friborgo, Insegnante nelle Scuole Speciali Cantonali Ticinesi del Sottoceneri) 3.2.1 Introduzione Dopo la metà degli anni 80, alcuni docenti delle Scuole Speciali Cantonali del Sottoceneri, iniziarono la loro collaborazione con lʼéquipe di Gabriele Scascighini, direttore del CID e Ispettore delle Scuole Speciali Cantonali del Sottoceneri e con gli Ingegneri Informatici ETHZ Philip Hubert, Gabriele Hofmann e Ricardo Monleone. Secondo lʼorganizzazione scolastica ticinese, le classi AI sono inserite nelle sedi Scolastiche comunali e cantonali sparse nel territorio in modo da permettere agli allievi la frequenza in esternato, con una mensa per il pranzo, se necessario, e offrire loro il massimo dei contatti possibli con i coetanei delle Scuole Comunali e Cantonali. Si tratta sovente di classi dalla composizione eterogenea per quanto riguarda le forme di disabilità presenti, dove si riesce però a ottimizzare al meglio lʼetà degli allievi ed il loro livello mentale. Sempre, nella misura del possibile, la continuità del lavoro viene garantita da un minimo di cambiamenti del personale docente al quale viene richiesto un costante sforzo di aggiornamento strumentale e didattico e di adattamento dinamico e conoscitivo alle necessità della popolazione scolastica interessata del luogo. In questo contesto mi fu chiesto di prepararmi a lavorare allʼinterno di una Classe AI con la responsabilità particolare di due giovani allievi non parlanti che avrebbero iniziato la loro formazione con la Comunicazione Aumentativa Alternativa e (CAA, Unterstüzte Kommunikation) e con lʼaiuto dellʼordinatore. Nel 1994 partecipai a corsi di formazione per la CAA presso la FST di Neuchâtel, Prof. Michèle Croisier, neuropsicologa e logopedista presso lʼospedale cantonale di Neuchâtel, e cominciai a studiare i softwares che il CID aveva già elaborato e cioé: Blocks in Motion™, già pubblicato, e Talescan™, sotto forma di prototipo, diventato ora, nelle sua forma più perfezionata, ADIOSCAN™. Negli anni seguenti ci furono messi a disposizione Finger&Paint™ (ora pubblicato in tedesco e francese con i nomi di Anipaint™ e in inglese BuildAbility™), Access to Math™, Predictor™, e le periferiche ADIO™ e DIGIO™. GS/17/29.11.12 3.2.2. Il contratto pedagogico Il contratto pedagogico con gli allievi coinvolti in questʼavventura, fu sublito chiaro: siamo tutti degli apprendisti, dobbiamo aiutarci a vicenda e informare i ricercatori sulle nostre esperienze, difficoltà e bisogni. Per quanto riguarda questʼultimi, occorre dire che essi, con molta generosità, anticipazione, conoscenza ed esperienza attorno alle disabilità, capacità tecniche e logiche, hanno sempre previsto moltissimo le nostre necessità, anzi, i programmi da loro concepiti e costruiti offrono numerose possibilità di configurazione e invenzione che noi non abbiamo ancora sfruttato appieno. Si apre con essi un mondo ampio di opportunità che ci fa sperare che i loro softwares si possono e si potranno paragonare (adeguamenti alle incalzanti novità hardware permettendo) agli strumenti classici usati nella scuola di sempre (matite colorate, carta, lavagna, lavagna di feltro, magnetica, materiali costruttivi, dizionari, ecc.) arricchiti del plusvalore della multimedialità delle TIC (Tecnologie dellʼInformazione e della Comunicazione) e di quello della configurabilità individuale, ottimale per tutti i tipi di disabilità, intellettiva, motoria, sensoriale e comportamentale, ma adatti anche a tutti i bambini non disabili, e “last but not least” rispettosi e stimolanti per il docente. La loro particolare versatilità sta nel fatto che la parola dʼordine del CID é sempre stata: nessun cedimento verso materiali preconfezionati, lʼallievo disabile, come tutti, impara attraverso la scoperta e la costruzione personale del sapere e, soprattutto, é indispensabile per lui la massima individualizzazione; evidentemente in questa prospettiva, il docente é chiamato a predisporre le situazioni didattiche adeguate. Quindi, molto lavoro per tutti, apprendimento, gioco e divertimento si conquistano con lʼimpegno e la fatica, la soddisfazione, la maggior autonomia e identità di tutte le persone coinvolte nel cammino di crescita ad ogni livello, sono i risultati di questi sforzi. Si riferisce dei primi anni di queste esperienze nei due testi pubblicati dal Segretariato Svizzero di Pedagogia Curativa, a cura di Mauro Martinoni e Gabriele Scascighini , Pedagogia Specializzata e Informatica, Esperienze e realizzazioni in Ticino, Ed. SZH, Lucerna, 1995, e, a cura di Gabriele Scascighini, Comunicazione Alternativa e Aumentativa, Esperienze in regioni di lingua italiana, Ed. SZH, Lucerna, prima edizione1997, seconda edizione 2002. 3.2.3. Gli accessi all’ordinatore dei miei allievi Lʼallievo A., ora 15enne, tetraplegico e anartico (senza parola a causa delle paralisi di origine neonatale) con ritardo evolutivo globale, tuttora impegnato negli apprendimenti scolastici elementari di base e nel faticoso lavoro di GS/18/29.11.12 costruzione ed esecuzione delle comunicazioni che gli servono, interviene sullo schermo con due accessi a seconda del programma usato. Per i programmi (tutti quelli del CID ed alcuni, pochi, altri americani della Don Johnston Inc.) che contengono la possibilità di suddividere i contenuti delle schermate in porzioni sulle quali passa una scansione preparata e scelta per lui del tipo “mulitple switch”, A. interviene dando gli inputs: click e 0, che vuol dire: “avanza”, azionando con il piede sinistro due pulsanti del tipo Jelly Bean e, meno frequentemente, con la mano sinistra sul tavolo, dando lʼinput: 1, su un pulsante che vuol dire: “retrocedi”. Per muoversi sul Finder™, su altri programmi, in Internet e CDrom, A. era fornito del dispositivo Discover™ ora sostituito con l'applicativo AccessX e la periferica USBKey del CID. Tale programma ci ha permesso di costruire porzioni di tastiera ad hoc per ogni necessità e evoluzione dellʼallievo, che, collegate al programma attivo, appaiono in un luogo discreto dello schermo quando vengono da lui chiamate con lʼinput: click e nelle quali si muove inseguito con lʼinput 0 che dignifica “avanza” fino a quando giunge alla funzione che gli occorrre: per esempio scrivi la lettera ..., scrivi la cifra.... salva, stampa,ecc. Discover, purtroppo per ora, non possiede la funzione “retrocedi “ che sarebbe molto utile per velocizzare il lavoro e che invece é stata pensata fin dallʼinizio per tutti i programmi del CID. Lʼallievo B, ora 16 enne, non disabile a livello motorio, ma con una forma disfasica e dislessica importante e ritardo globale (eziologia incerta, verificati episodi epilettici importanti e precoci) che ne limitano in modo severo le possibilità di comunicare e lʼautonomia, interviene direttamente sullo schermo con il mouse. 3.2.4 Riflessioni attorno ad alcuni esempi didattici. La progettazione del lavoro ortopedagogico con A. e B. allievi non parlanti, inseriti, attualmente in classi speciali AI affidate a due docenti, di coetanei con ritardi intellettivi e scolastici, ipoacusia e labilità comportamentali, é complessa. Occorre preparare strumenti adatti per comunicare (tabelle e quaderni di comunicazione pittografici su carta e informatici-il programma ADIOScan™ del CID, dotati della sintesi vocale e possibilità di stampa dei messaggi), che coprano, nella misura del possibile, i bisogni generici ma anche quelli delle singole lezioni dove A. e B. intervengono in situazioni di realtà scolastica. Le situazioni didattiche collettive, che si alternano a quelle individuali, frequenti nella giornata, vanno scelte e progettate in modo che risultino efficaci per tutti gli allievi attenuando al massimo i disagi che possono provenire dalle singole forme di disabilità. GS/19/29.11.12 I mezzi di cui cerchiamo di dotarli, tendono a dare loro la possibilità di intervenire in modo pertinente, di esercitare anche il loro spontaneo bisogno di autonomia, identificazione, confronto, competizione, rivalità, senza chiedere ai compagni, pure bisognosi di educazione speciale, sforzi di attesa e comprensione troppo prolungati e difficili. 3.2.5 CAA senza computer Compagni e i colleghi, vanno informati ed esercitati su alcune tecniche di Comunicazione Aumentativa e Alternativa, e abituati alla lettura dei pittogrammi più correnti. Per esempio, si facilita la partecipazione degli allievi non parlanti se il maestro pone alla classe domande a risposta chiusa : Sì, No, “Per fare il pane, si adopera un poʼ di sale?”, oppure a risposta numerica. “In quale stagione é stata scattata questa foto?” Si risponde per alzata di mano: 1 dito = primavera, 2 dita = estate, .... e così possono rispondere tutti gli allievi contemporaneamente facendo, senza accorgersene, lʼesperienza di un modo di comunicare silenzioso come quello dei compagni non parlanti. Lʼallievo A risponde battendo i colpi con il suo piede sinistro sul predellino della sedia a rotelle e lʼallievo B si serve delle dita per risposndere, come i compagni. La classe deve preparare un augurio, si decide se si farà: 1. un disegno, 2 . una lettera, 3. disegno e lettera insieme, 4. unʼaltra cosa. Se la risposta é 4. si continuerà nelle proposte numerate. (1.lavoretto, 2.canto, 3.altro) Questi procedimenti impegnano gli allievi nellʼattenzione e nellʼanalisi e li aiutano a precisare le proprie scelte e risposte. Gli allievi che comunicano alternativamente offrono, anche così, un interessante stimolo ai compagni. 3.2.6 Lezioni di geografia per tutti Se, le tecniche appena descritte, possono dare, a volte, alla partecipazione degli allievi non parlanti, immediatezza pari a quella della parola, anche le applicazioni informatiche ad hoc, possono raggiungere lo stesso scopo in situazioni didattiche strutturate. Con lʼallievo A., alcuni anni fa, mentre eravamo inseriti nella Classe speciale AI nella Sede delle Scuole Elementari di Manno - Gravesano, ci é stato possible organizzare un ciclo di circa due anni scolastici di lezioni settimanali di Geografia del Cantone Ticino, da me preparate con il programma Finger&Paint™, Anipaint™ e la collezione di foto aeree fornite dal Centro Didattico Cantonale Ticinese. Partecipavano alle lezioni gli allievi di 4a e 5a GS/20/29.11.12 elementari con i loro docenti. Lʼallievo A. azionava il computer con i pulsanti posti davanti al suo piede sinistro, il suo compito, pur semplice di girare le “pagine illustrate” e “parlate” al momento giusto, mentre, come i compagni, rispondeva alle domande o mi segnalava con la mimica, di riferire di una sua esperienza che io già conoscevo (P. es. lì sono già andato con il papà, anchʼio pesco nel laghetto di Origlio, ho già sentito parlare di questo luogo,..) gli conferiva uno statuto sociale che, lui non parlante non avrebbe mai potuto acquisire in altro modo. Di più, era molto stimolato ad imparare tanto che, allorché si studiò il Mendrisiotto e scoprì di non saper nulla sul fiume Laveggio, chiese, senza il nostro aiuto, al papà, di accompagnarlo laggiù durante il Week-end. Lʼinvito dei compagni delle elementari nella classe speciale, dotata di computer, avveniva in un clima di assoluta naturalezza e con il sentimento di tutti, di fare un lavoro scolasticamente fruttuoso e piacevole. Pensiamo anche allʼalto valore educativo, decolpevolizzante, di speranza, di apprezzamento degli sforzi che la società fornisce a chi é diverso, vissuto dai compagni che sperimentavano, dal vivo, la sparizione temporanea di una disabilità, altrimenti molto visibile e limitante. La tradizione delle lezioni di geografia collettive é continuata e continuerà con lo studio della Svizzera e dellʼEuropa e del Mondo nelle classi speciali attuali, preparata con contenuti adeguati agli allievi. Ogni ciclo annuale si conclude con la grande tombola geografica elaborata con il programma ADIOScan™ durante la quale, lʼallievo A. dirige attivamente il gioco. 3.2.7 E la lettura? “Questʼanno la classe lavorerà a questo libro di testo”, mi dissero i colleghi. Attrezzammo lʼallievo A. del portatile Freestyle™ (Mac), e, grazie al programma ADIOScan™, preparammo i riassunti di tutti i capitoli e le relative illustrazioni del libro in modo che A. potesse leggerli ai compagni con la sintesi vocale, amplificati per il compagno ipoacusico. Oltre a ciò, il documento ADIOScan™, conteneva, alla fine di ogni capitolo, cinque parole chiave che A. poteva selezionare per rispondere ad alta voce alle domande del maestro, allo stesso modo dei compagni. Allʼinizio di ogni lezione, A. veniva invitato a leggere ai compagni con la sintesi vocale, il riassunto del capitolo precedente. La lettura vera e propria del nuovo capitolo sul libro, veniva fatta a turno dai compagni e seguita con lo sguardo da A. Al momento delle domande, A. attivava, al bisogno, le sue cinque parole-risposta. Cinque, é vero, sono poche, ma sommate ai momenti di partecipazione secondo i procedimenti di CAA sopra descritti, al riassunto da lui letto e allʼascolto dei compagni, la lezione di lettura era vissuta da lui con molta intensità e parità. GS/21/29.11.12 Per esercitare la lettura individuale, prepariamo per A. testi in ADIOScan™ che, suddivisi, parola per parola, possono venir letti successivamente o dʼun fiato. Ci é così possibile verificare la lettura. ADIOScan™ ci permette di prepare, a questo scopo, quiz, e, nella sua più recente versione, parole a lacune, e cruciverba. 3.2.8 Impariamo i verbi? Lʼallievo A., non essendo di lingua madre italiana, ha bisogno, oltre che per la socializzazione, di essere immerso in un bagno di lingua per arricchire il lessico e le strutture allo scopo di precisare sia la scrittura che la lettura e quindi poi le possibilità comunicative attraverso il computer e la sintesi vocale. La classe, dʼaltra parte, deve essere interessata e stimolata secondo le necessità. La situazione didattica, settimanale, della durata di un anno scolastico con i compagni della classe speciale, si é basata sullʼuso di materiali scolastici esistenti, e cioé: “Il Grande Gioco dei Verbi”, ELI Edizioni e le vignette della serie “Il Tenero Giacomo” della Schubiger AG. Con lʼaiuto dellʼIngegner Hubert, abbiamo costruito in ADIOScan™ un documento di allenamento individuale per lʼallievo A. I due pacchetti di schede illustrate: verbi regolari e verbi irregolari, il dadi delle persone e dei tempi, sono stati inseriti, con degli appositi script che permettono ad A. di “lanciare” le tre variabili che, combinate, gli porranno la domanda esattamente come viene posta agli altri allievi che scelgono la carta-verbo e lanciano i dadi per definire la persona ed il tempo. La pagina sulla quale lavora é fornita di una “lavagnetta” e di una tastiera virtuale adatta alle sue capacità percettive. Immagine 10 Gli é così possibile scrivere, correggere, far leggere e stampare le forme verbali che gli sono state prosposte dal lancio degli speciali dadi. GS/22/29.11.12 Fatto lʼallenamento individuale, A. partecipa, con il mio aiuto, alla lezione collettiva. Come ogni compagno, sceglie dapprima la sua carta-verbo tra le carte allineate davanti a sé in forma di tabella a doppia entrata: “quale carta vorresti, oggi?” riga?: batte il piede sinistro 2 volte, colonna? 3. (si tratta di una scatola di cartone sul cui coperchio sono state incise 4x5 fessure nelle quali si possono infilare le carte ed allʼinterno della quale é stato infilato un cartoncino posto in diagonale in modo da tenere più in alto le carte dellʼultima fila, affinché siano tutte visibili). Quando sarà il momento, A. giocherà con la carta scelta che si trova al posto 2.3. (in questo esempio: verbo scrivere) A turno, ognuno lancia i dadi. Primo allievo: lancia il dado “Persone” , esce: NOI. Nuovo lancio: Dado “Tempi”, esce: OGGI. Sulla carta estratta appare il verbo da declinare: per. es. verbo GUARDARE. I compagni scrivono la forma verbale declinata indicata dal gioco del compagno di turno e A. la sceglie in un fascicolo (é sicuramente pensabile di fornire, con un ulteriore lavoro di preparazione, le stesse informazioni in ADIOScan™ in modo che vi possa accedere direttamente sullo schermo, leggerle e stamparle ) nel quale sono state scritte tutte le forme verbali contenute nel gioco. Opportunamente assistito, lʼallievo A., ha dei tempi di partecipazione vicini a quelli dei compagni sia al momento della risoluzione dei giochi proposti dagli altri, sia quando deve proporre i tre termini del suo gioco. Il riordino e lʼaccoppiamento delle vignette delle storielle del Tenero Giacomo (Schubiger) con le loro frasi che allenano qui la scelta delle forme verbali, vengono fatte da A. sul computer dove tutto é stato preparato in ADIOScan™ e dai compagni con i mezzi tradizionali. A. riceve la sequenza delle vignette ordinata e le frasi in disordine. Gli é possibile “afferrrarle” e portarle, nellʼordine giusto sulla zona messaggio, leggerle ad alta voce e stamparle. Al momento della verifica viene chiesto ad A. di leggere come ai suoi compagni, allora non vi é nessuna sua disabilità. 3.2.9. Scrittura alfabetica e pittografica. Oltre ad ADIOScan™, che permette di preparare documenti per la scrittura pittografica oltre che alfabetica, tra i prodotti del CID, cʼé il programma Predictor™. Si tratta di un interessante anticipatore di vocaboli scritti e pittografici, forniti al ragazzo con lʼinserimento della prima o delle prime lettere di una parola. Sfilano allora i termini di un vocabolario personalizzato, costruito man mano dallʼallievo, dove ottengono i primi posti i vocaboli più GS/23/29.11.12 usati e richiamati secondo algoritmi che tengono conto della loro posizione relativa e maggiormente presente nelle frasi scritte in precedenza. Con lʼaccesso Discover™ può scrivere anche nei programmi Blocks in Motion™ e Finger&Paint™ (o Anipaint™). 3.2.10 Far di conto e primi concetti geometrici Blocks in Motion™, il primo, ma già molto interessane programma del CID, ricco di molte possibilità per tutti i bambini, offre ai nostri allievi un laboratorio di materiale strutturato utilizzabile, oltre che per attività costruttive e creative, anche per sperimentare concretamente quantità, grandezze, classificazioni, operazioni, mettendo a disposizione cubetti, gettoni ecc. virtuali che, opportunamente ordinati, incollati, spostati, scollati, riorganizzati risultano indispensabili nella costruzione dellʼidea di numero e delle prime operazioni dei nostri allievi. Eʼ pure possibile affrontare costruttivamente parte dei concetti elementari della geometria piana. 3.2.11 Giocattoli ed apparecchi Il programma ADIOScan™ é stato concepito e sviluppato in modo coordinato con ADIO™ e DIGIO™, due apparecchi (Hardware) destinati a permettere alla persona disabile di intervenire nella realtà, facendo, attraverso il computer, gesti che le altre persone fanno direttamente. Si tratta di unʼopportunità particolarmente interessante che ha dato la possibilità ad A. di azionare, partendo da una “consolle” virtuale costruita ad hoc sullo schermo, un trenino elettrico allestito su una maquette fatta dai compagni e dotata di casette, chiesa, luna e stelle illuminabili a piacimento, oltre che di una teleferica funzionante. A. ha partecipato con precisione a risolvere il problema della fermata corretta e non sbilenca della cabina affinché i “passeggeri” della funivia potessero scendere comodamente dalla stessa. A Carnevale, si trattava di preparare pop corn per tutti. A. vi ha provveduto con un semplice apparecchio per pop corn collegato ad ADIO™ ed una “consolle” su schermo che prevedeva di chiamare la maestra per il riempimento, di accendere e spegnere lʼapparecchio, di comunicare che aveva finito. Gli allievi A. e B. in occasione di una visita importante, hanno potuto, grazie ad ADIO™, DIGIO™ e ADIOScan™, macinare e preparare un caffé per lʼospite, comunicare per chiedere le sue preferenze e conversare del più e del meno con la Tabella di comunicazione predisposta accanto agli interrutori necassari e azionabili a scansione “Multiple switch” per lʼallievo A. GS/24/29.11.12 Sempre grazie al funzionamento di questa triade, é possibile ad A. fare le bolle di sapone azionando uno speciale phon partendo dal computer. Gli sarà possibile accendere e controllare le diverse funzioni del suo impianto HIFi e azionare sofisticare funzioni del cantiere Rokenbook. Immagine 11 3.2.12 La complessità Ogni atto, ogni momento della realtà é estremamente complesso. La ricerca informatico - psico - ortopedagogica svolta dal CID in questi anni, dimostrando che moltissimo si può fare per creare situazioni che bypassano anche le disabilità più importanti, ha dʼaltra parte evidenziato quanto siano complessi ed onerosi questi progetti. Richiedono un lavoro di équipe intenso, risorse importanti ad ogni livello e soprattutto, possibilità di intervento clinico. Accanto ad un importante bisogno di formazione interdisciplinare di tutte le persone coinvolte, ci si deve sempre confrontare con un ulteriore e stressante problema, ossia la rapida mutevolezza nel campo informatico dove, lo sforzo di adeguamento é estremamente oneroso. GS/25/29.11.12 3.2.13 L’équipe Sperimento da 8 anni a questa parte una forma di lavoro dʼéquipe interdisciplinare con gli Allievi, lʼIspettore delle Scuole Speciali Cantonali Ticinesi del Sottoceneri e Direttore del CID, Centro Informatica e Disabilità, Gabriele Scascighini, Docente e Ortopedagogista, gli Ingegneri Informatici ETHZ Philip Hubert, Gabriele Hofmann e Ricardo Monleone, il Segretario Mario Mutti e con le Colleghe, i Colleghi e le Stagiaires. Nulla di ciò che ho cercato di raccontare, sarebbe possibile senza il lavoro costante ed appassionato di tutta lʼéquipe. GS/26/29.11.12