il giornale degli architetti e degli ingegneri della provincia di lecco

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il giornale degli architetti e degli ingegneri della provincia di lecco
il giornale degli architetti e degli ingegneri della provincia di lecco
NOTES - n. 6 / maggio 2005 - Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P.
In caso di mancato recapito si prega inviare al CPO di LEcco, Via Lamarmora, 10
per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il diritto fisso dovuto
maggio05
Oscar Niemeyer
letto da Nefertiti a Sant’Eldrado
Tangram architettura 2004
il profumo: la bellezza dell’indefinibile
lavori di bonifica di amianto
progettare con software interoperabile
salone del mobile 2005
intersezioni rotatorie
Roma
Oleg Zastrow
paesaggio
la firma digitale
testo unico dell’edilizia e gli impianti
architetti sulle nevi
arte e architettura
n tes
maggio05
editore
Associazione degli Ordini degli Architetti
e degli Ingegneri della Provincia di Lecco
direttore responsabile
Ferruccio Favaron
Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e
conservatori della provincia di Lecco
CONSIGLIO DELL' ORDINE
CONSIGLIO DELL' ORDINE
PRESIDENTE
Ferruccio Favaron
VICE PRESIDENTE
Elio Mauri
SEGRETARIO
Arnaldo Rosini
TESORIERE
Alfredo Combi
CONSIGLIERI
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Carmen Carabús
Massimo Dell’Oro
Gerolamo Ferrario
Massimo Mazzoleni
PRESIDENTE
Teodoro Berera
VICE PRESIDENTE
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SEGRETARIO
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TESORIERE
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CONSIGLIERI
Giancarlo Alderighi
Gian Carlo Cerveglieri
Antonio Molinari
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segreteria e pubblicità
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segreteria e pubblicità
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tel 0341 287130 - fax 0341 287034
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Via Roma, 28 - 23900 LECCO
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direttori editoriali
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referenti per gli enti pubblici
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coordinamento editoriale
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Gerolamo Ferrario
ricerca iconografica e itinerari
Guido De Novellis
progetto grafico e impaginazione
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Via Roma, 28 - 23900 LECCO
tel 0341 286107 - fax 0341 286794
Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione dell’autore. Non impegnano l’editore né la redazione.
Stampato nel maggio 2005 da
Tipografia Commerciale
Via Ugo Bassi, 17 - Lecco
copertina: Letto africano, tratto da “The bed and bath book”,
Terence Conrad, Ed. Alexandra Towle, 1978
retro copertina: Casa a Canoas di Niemeyer, particolare
della veranda, foto di Matteo Piazza
NOTES - n. 6 / maggio 2005
Tariffa a regime libero: Poste
Italiane Spa
Spedizione in A.P. - 70% DCB
Lecco;
il giornale degli
n tes
n tes
indice
3 incontro con l’architetto O. Niemeyer
di Sergio Sergentini, giornalista e
Matteo Piazza, architetto
6
dal letto di Nefertiti a quello di Sant’Eldrado
di Alessandro Ubertazzi, architetto
9
Tangram architettura 2004
di Alfredo Combi, architetto
10
il profumo: la bellezza dell’indefinibile
di Giulio Ceppi, architetto
12
lavori di bonifica di amianto
di Sergio Clarelli, ingegnere
14 progettare con software interoperabile
[I parte]
di Vittorio Caffi, architetto
18
salone del mobile 2005
di Tiziana Lorenzelli, architetto
20
intersezioni rotatorie
di Massimiliano Valsecchi, ingegnere
22
Roma
di Guido De Novellis, architetto
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intervista a Oleg Zastrow
a cura della redazione di Notes
26
“il paesaggio la cosa più abbondate che
c’é sulla terra” José Saramago
di Carmen I. Carabús, architetto
28
la firma digitale
di Antonio Molinari, ingegnere
30
testo unico dell’edilizia e gli impianti
di Matteo Calvi, ingegnere
32
architetti sulle nevi
di Alfredo Combi, ingegnere
33
arte e architettura
di Eugenio Guglielmi, architetto
34
rubriche
a cura di dott. Paolo Ripamonti, arch.
Diego Toluzzo
Cosa cambia nel mondo delle professioni intellettuali? Per il
momento ancora niente.
Negli ultimi anni il dibattito sul futuro delle professioni è stato
molto vivace. Da tutte le parti è emersa l'ineluttabile necessità di
dar corso a quei mutamenti che ci consentano di essere all'altezza
delle sfide del nuovo millennio, utilizzando le grandi risorse
intellettuali disponibili e valorizzando le specifiche competenze
in un corretto rapporto concorrenziale.
Attraverso una riforma in cui abbia grande rilevanza la formazione
permanente così da garantire quell'innalzamento del livello
professionale a garanzia della qualità del prodotto ma anche e
soprattutto a tutela del cittadino-committente. Riforma che mediante
la rivisitazione del sistema universitario sappia coinvolgere tutte
le componenti di una società in costante evoluzione.
Nel tentativo di trovare finalmente un'adeguata risposta al problema,
accelerando nello stesso tempo le procedure, nel recente decreto
legge sulla competitività il Governo ha inserito cinque punti
contenenti disposizioni in materia di libere professioni, in cui sono
state definite anche le modalità di riconoscimento delle associazioni
non regolamentate, tema su cui spesso la disputa ha raggiunto
i toni più accesi. La riforma delle professioni e quindi non solo
dell'attuale sistema fondato su Ordini e Collegi ma anche del
riconoscimento delle nuove professionalità emergenti, sembrava
potersi realizzare in questa fine legislatura. Anche questo tentativo
è però tramontato: visti i contrasti incontrati nel dibattito in Senato,
il Governo ha ritirato l'emendamento delega e cancellato i quattro
commi dell'articolo 2 che facevano riferimento a Ordini e Associazioni. Secondo il ministro Castelli si tornerà alla procedura del
disegno di legge e, a nostro avviso con molta probabilità, anche
in questa legislatura non se ne farà nulla.
Almeno su un argomento c'è qualche certezza in più: la Gazzetta
Ufficiale n. 75 del 1° aprile 2005, ha pubblicato la legge 31 marzo
2005, n. 43 di conversione del D.L. n. 7/2005 che, tra gli altri
provvedimenti, all'art. 1 - septies "Organi di ordini professionali"
prevede le principali disposizioni del regolamento elettorale per
il rinnovo degli ordini.
Nel testo si legge: "1. Nel procedere al riordino del sistema
elettorale e della composizione degli organi degli ordini professionali, come previsto dall'art. 4, comma 3, del regolamento di cui
al decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328,
al fine di uniformare e semplificare le procedure, va assicurata
la rappresentanza unitaria degli iscritti agli albi professionali nei
consigli nazionali e territoriali con un numero di componenti dei
consigli territoriali da sette a quindici in ragione del numero degli
iscritti, un numero di quindici componenti per i consigli nazionali,
e con una durata di quattro anni per i consigli territoriali e di cinque
per i consigli nazionali. La durata è estesa a tutte le professioni
dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica
5 giugno 2001, n. 328. ....omissis".
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca, nella seduta del 7 aprile 2005 ha,
in prima lettura, espresso giudizio positivo in merito allo schema
del regolamento elettorale, inviandolo poi al Consiglio di Stato
prima dell'approvazione definitiva: incrociando le dita, se non
sorgono altri problemi non ci saranno ulteriori proroghe ed entro
giugno si potranno finalmente attivare le procedure elettorali.
1
2
La Regione Lombardia con l'approvazione in scadenza di legislatura
della nuova "Legge per il governo del territorio" ha introdotto nuovi
principi che mutano completamente la disciplina urbanistica.
Dopo anni che da più parti si auspicava il superamento delle
zoning, esce di scena il Piano Regolatore con le sue zone
omogenee ed esordisce il Piano di Governo del Territorio.
A poco più di un mese dalla pubblicazione ed in attesa degli
indispensabili chiarimenti previsti, accanto ad interessanti novità
restano i dubbi e le incertezze della prima lettura.
Sembrerebbero venir meno le regole rigide con cui si è convissuto
negli ultimi trent'anni.
Ai comuni è riconosciuta più autonomia nel governo del proprio
territorio. Fra gli strumenti di spettanza comunale e quelli di
competenza di province e regione è chiesto solo il requisito della
verifica di compatibilità.
Il Piano Territoriale Regionale sarà uno strumento di programmazione e di conoscenza con cui definire a grande scala le politiche
di governo del territorio ma senza la pretesa di controllo delle
scelte di pianificazione comunale.
Può in particolare prevedere la realizzazione di infrastrutture di
interesse regionale e sovraregionale con immediata efficacia nei
confronti dei livelli provinciale e comunale, ad eccezione per
quanto compreso nei parchi naturali e nelle aree naturali protette.
E' previsto un nuovo strumento, il Piano Territoriale Regionale
d'Area, il cui rapporto con la pianificazione provinciale è però da
meglio definire.
Il ruolo di coordinamento delle province sembra indebolito, mentre
in coerenza con il nuovo titolo V della Costituzione sembra
particolarmente valorizzato quello dei comuni, anche se nei
confronti dei più piccoli si dovranno inevitabilmente semplificare
alcune delle nuove procedure previste.
Così come andranno definiti i limiti della negoziazione con le forze
economiche per evitare un'eccessiva egemonia degli interessi in
gioco nei confronti della pianificazione locale.
Ci sono comunque interessanti innovazioni e ci si limita a citare
quelle relative ai concetti di compensazione e perequazione, alla
compatibilità delle scelte di pianificazione con le risorse effettivamente attivabili ed alla prevista incentivazione della qualità del
prodotto architettonico.
Quest'ultime, connesse all'assegnazione di un premio volumetrico
e quindi di un incentivo economico da effettuarsi in presenza di
progetti di particolare valenza architettonica, tipologie innovative,
edilizia sperimentale con applicazione di nuove tecnologie etc.
Proprio su questi temi è aperta la sfida in cui i nostri Ordini
intendono svolgere un ruolo decisivo e propositivo impegnandosi
affinché, dopo le prime sorprendenti dichiarazioni del nuovo
assessore regionale, tutto non finisca nel "se vogliamo che tutto
rimanga come è, bisogna che tutto cambi" tanto caro al Principe
di Salina.
Ferruccio Favaron
PRESIDENTE ORDINE ARCHITETTIPPC DI LECCO
Teodoro Berera
PRESIDENTE ORDINE INGEGNERI DI LECCO
INTERVISTA
Sergio Sargentini e Oscar Niemeyer, foto courtesy Sargentini
In un’intervista inedita il
messaggio di umanità d’un
giovanotto di 97 anni, che il
Salone del Mobile ha omaggiato
nella mostra inaugurale
incontro con
l’architetto
Oscar
Niemeyer
di Sergio Sargentini, foto Matteo Piazza
R
io de Janeiro Brasile
12 gennaio 2005 ore 10 -3940 Copacabana
S.S. : ...l'architettura moderna è impotente di
fronte ai forti interessi economici e non riesce
a dare soluzione agli innumerevoli disagi
dell'uomo, soprattutto l'uomo comune al quale
bisognerebbe rendere conto anche perché
rappresenta la maggioranza. Qual'è il suo
parere in proposito?
O.N. : Per me il problema è il regime, in cui noi
viviamo, il regime capitalista, che genera la
discriminazione sociale e la città è divisa tra
poveri e ricchi... Stiamo vivendo una situazione
molto difficile, d'altra parte le città crescono
senza controllo, le città dovrebbero avere una
densità di popolazione limitata, invece la
popolazione si è moltiplicata, il potere
immobiliare è molto forte, occupa gli spazi
vuoti che sono importanti, necessari. Pian
piano il rapporto fra volumi e spazi liberi sta
sparendo... Tutte queste cose rendono difficile
l'azione dell'architetto. In generale l'architetto
non legge, legge poco. Spesso esce dalla
scuola e diventa un buon professionista, ma
senza esperienza di vita e di questo mondo
perverso in cui dovrà vivere... Penso che sia
meglio leggere un romanzo invece del libro di
architettura, perché sappiamo già che cos'è
l'architettura. Ogni architetto sta cercando di
fare una cosa fatta bene con la propria
architettura.
Per me l'architettura è importante quando
compie un suo obbiettivo, quando è bella,
quando sorprende, tutto il resto è pura
ripetizione. L'architettura che faccio io è basata
sul cemento armato che ci offre tutto (ed in
Brasile costa meno), cerchiamo di ridurre i
sostegni, le colonne, per raggiungere
un'architettura più libera, più sciolta,
rappresentando così in una maniera migliore
il cemento armato. Ritengo però che non debba
esistere un'architettura ideale, sarebbe una
ripetizione, sarebbe la monotonia, ogni
architetto deve avere la sua propria architettura,
questa non è una critica ai colleghi.
Faccio il mio lavoro perché mi piace, non faccio
quello che gli altri vorrebbero che io facessi.
Non voglio fare un'architettura che piaccia agli
altri, faccio quello che sento, che mi fa piacere,
ma sono anche consapevole che la vita è più
importante dell'architettura... L'architettura non
cambia niente è la vita che può cambiare.
Inoltre, in realtà, so che l'essere umano è
4
insignificante, ognuno di noi realizza una
piccola storia che con il tempo svanisce e
quindi ognuno di noi deve essere umile e fare
in modo che gli altri siano i nostri compagni
nell'avventura della vita, dobbiamo essere
solidali ed avere una posizione politica
coerente, contro la borghesia, contro la
disegualianza, in un mondo più giusto come
Marx ha suggerito. E quando tutti saranno
uguali, quando non ci saranno più differenze
di classi sociali, l'architettura sarà più semplice,
sarà più umana, si rivolgerà ai problemi della
società, il potere immobiliare sparirà e la vita
sarà migliore per tutti. Quando ero piccolo
vivevo con mio nonno, era una vita comoda.
Lui era Ministro del Supremo Tribunale
Federale, aveva appeso alla parete il ritratto
del Papa, mia nonna apriva la finestra e ci
trovavamo nell'oratorio e la messa era detta
in casa, era una famiglia piena di pregiudizi.
Quando ho cominciato a vivere da solo mi
sono dimenticato di tutte queste cose, ho
capito che il mondo è troppo ingiusto, che
l'essere umano non è nessuno e che è
necessario cambiare queste cose. In questo
ufficio, tutti i martedì abbiamo lezione di filosofia
e un altro giorno una lezione sul cosmo, non
basta soltanto guardare il cielo per sapere che
siamo piccoli, dobbiamo essere modesti, darci
le mani... (ora capisco il gesto del caloroso
saluto con cui mi ha stretto la mano). Vivere
nella migliore maniera possibile, noi siamo i
figli della natura, e come lei invecchiamo, la
vita è un attimo e questo attimo deve essere
vissuto bene, ecco tutto".
S.S. : Quindi l'architettura non può risolvere i
problemi dell'uomo più debole, indifeso...?
O.N. : Questo si risolve andando a protestare
sulla strada, non con l'architettura, l'architettura
non risolve. Il problema sociale è quello che
informa, è quello che mi dice cosa fare...
S.S. : Come vede la Città del futuro rispetto a
Brasilia?
O.N. : Migliore, più semplice.
A questo punto preme un pulsante sullo
scrittoio arriva un suo aiutante e guardandomi
O.N. : Cercherò di farti vedere l'ultimo progetto.
E' una costruzione nel sud del Brasile, alla
frontiera con il Paraguay, questo è il Rio
Grande, le cascate di Iguaçu. Farò un palazzo
che accompagna le curve del terreno: qui c'è
l'amministrazione, poi ho creato un grande
lago, ho fatto un collegamento fra l'ammini-
Casa a Canoas (Rio), architetto Oscar Niemeyer,
foto Matteo Piazza, marzo 2005
5
strazione e l'auditorio e in mezzo c'è la torre
di cui avevamo bisogno, con il ristorante,
dall'altra parte del fiume si trova il Paraguay.
Il progetto è piaciuto loro così tanto che ci
hanno chiamato per fare una cosa simile dalla
loro parte.
Si rivolge al suo aiutante
O.N. : Vedi se ci sono delle fotografie di quel
palazzo di Minas... questo è un palazzo di 150
metri di lunghezza, ci sono 4 colonne e sopra
una lastra e tutto il palazzo è sospeso con
tiranti, abbiamo ridotto gli appoggi e la struttura
diventa più semplice e più audace più chiara
nel risolvere i problemi statici.
S.S. : Quale tipo di materiale intende usare?
O.N. : Cemento armato, qui in Brasile costa
meno, ma l'architettura si sviluppa con
l'evoluzione della tecnica; la prima costruzione
il primo arco, la prima curva, le cattedrali...
possiamo tornare al passato solo per
curiosità.
Barca funeraria egizia
Una lettura storica dell'arredo
dalle sue origini più remote e
misteriose
dal letto di
Nefertiti a
quello di
Sant’Eldrado
di Alessandro Ubertazzi*
ggi, nel settore del mobile, diamo quasi
tutto per scontato.
In realtà, abituati come siamo a vivere in case
relativamente complete e anche complesse,
ci rendiamo poco conto del significato che il
mobilio assume per la nostra stessa vita e,
comunque, in rapporto alle finalità e ai contenuti
funzionali e rituali che altre culture o altre
comunità gli conferiscono in relazione alla loro
vita. Ma quali sono gli archètipi del mobile?
Credo che gli archètipi dei mobili esistenti nel
nostro contesto occidentale siano tutti sostanzialmente riconducibili ad alcune funzioni essenziali, originarie e primigenie: "giacere",
"sedersi", "disporre di un piano di lavoro" e
"contenere cose di vario genere"... Parliamo
dapprima delle attrezzature per giacere.
Nell'Odissea vi è una pagina molto bella che
descrive il letto di Ulisse.
Nonostante l'astuto, mitico eroe greco appartenesse alla classe dominante, il giaciglio,
ricavato nel cavo di un vero e proprio albero
di ulivo, nel quale dormiva con la sua sposa
non offriva particolari comodità.
Desidero ricordare qui che l'ulivo è ancora
oggi il legno evocativo della fedeltà coniugale
ed è spontaneo pensare che dormire fisicamente nell'alveo di un albero di quel tipo avesse
certo anche una grande intenzione simbolica
e un intenso significato rituale legato alla
fondamentale ipotesi culturale occidentale che
la famiglia sia il nucleo costitutivo della società
(in molti altri ambienti umani non è necessariamente così).
Se è vero che uno dei letti antichi lo possiamo
così conoscere attraverso una puntuale narrazione epica, girando per i musei del mondo (e
qui ricordo in particolare il Metropolitan Museum
di New York) si possono osservare direttamente
molti interessanti letti che sono stati prodotti
nell'antico Egitto da bravissimi artigiani. Già
quattro/cinquemila anni fa, infatti, gli ebanisti
egiziani realizzavano talune suppellettili che
si rivelano ancora oggi necessarie e utili: molte
di queste ci sono
pervenute quasi
intatte dalle profondità della storia
perché rimaste in
un contesto ambientale caldo e
asciutto che le ha
preservate dal
degrado e dalla
Poggiatesta egizio
O
ARREDO
Poggiatesta dei Baluba
consunzione. Gli antichi egiziani producevano
mobili, assai simili a quelli che facciamo noi
oggi, mediante asce, scalpelli, pialletti e attrezzi
praticamente uguali ai nostri.
In realtà, il letto primigenio caratteristico della
cultura africana originaria (che afferisce molto
più tardi alla nostra) è un dispositivo, ancora in
uso presso talune popolazioni che vivono ai
margini della civiltà occidentale; esso è molto
semplice, adatto solo a sostenere la testa del
dormiente. Evidentemente fin dall'inizio, questa
parte del corpo era già considerata un elemento
umano essenziale e importante, forse la cosa
più importante di cui la persona poteva disporre;
perciò essa veniva rialzata su una specie di
appoggio. Il letto si riduce così ad un semplice
(ma penso piuttosto scomodo) poggiatesta. In
realtà, questo poggiatesta è una piccola scultura
che presenta un ripiano leggermente ricurvo:
il dormiente si accucciava per terra e vi adagiava
il suo cranio.
Più ancora che le membra, l'arcaico letto africano sembra concepito per far riposare il cervello
mentre la testa, come parte del tutto, assume
un evidente significato riassuntivo e rappresentativo di tutta la persona. Se giacere significa
poter dormire e ritornare metaforicamente nel
grembo materno, la testa assume comunque
un'importanza essenziale e simbolica.
Se, some si è detto, la posizione indotta da
quel curioso mobile non doveva essere (e non
è) particolarmente comoda, essa fornisce però
uno degli insegnamenti più importanti che
derivano dalle riflessioni sul mobile e, in generale, perfino sui modi di vivere.
Non è infatti necessariamente vero che
l'eleganza della vita di un essere umano possa
o debba essere fondata sulla ricerca di comodità; essa è, semmai, fondata sulla ritualità
che egli ha nel porsi e nel
proporsi e, soprattutto,
nella ricerca personale di
contenuti espressivi e comunicativi, sulla ricerca di un
equilibrio interiore ed esteriore.
L'eleganza personale è frutto di
una ricerca altrettanto personale: la praticità, invece, non
può essere confusa con la ricerca, con la affermazione e la
comunicazione della propria
tendenziale ricchezza
valoriale.
Certe popolazioni afri-
7
cane e anche estremorientali dormono in quel
modo non necessariamente comodo forse
perché ritengono, così, di potersi distinguere
dagli altri esseri del regno animale al quale,
peraltro, noi stessi ancora apparteniamo molto
esplicitamente. Il letto diventa, così, lo strumento per sottrarre la testa (e la mente) dalla
natura naturale e proiettarla in un desiderabile
futuro autonomo da questa.
Prescindendo da quell'attrezzo, certo un po'
primordiale, il letto assume nel tempo delle
forme molto più facilmente riconducibili a mobili
come li intendiamo oggi. Inizialmente si tratta
di giacigli dotati di gambe che incominciano a
sollevare l'intero corpo dal suolo; peraltro
questo è spesso costituito da terriccio compattato (raramente, infatti, il suolo delle abitazioni
di quasi tutte le popolazioni antiche e di molte
tra quelle contemporanee in varie parti del
mondo è rifinito con materiali nobili)....
La scelta di elevare il corpo dell'uomo, di
distaccarlo e direi quasi, di farlo "lievitare" dalla
terra (alla quale peraltro appartiene e tornerà)
è un passo concettualmente molto importante.
Il letto è, così, un giaciglio che permette di
ottenere alcune prime elementari condizioni
di igiene del sonno. I nostri recenti antenati
avevano osservato e riflettuto (e perciò sapevano bene) che il letto non può ridursi a una
semplice superficie su cui coricarsi; essi hanno
escogitato trucchi, hanno introdotto accorgimenti che sono il frutto evidente non solo di
congetture sulla forma ma soprattutto sulle
logiche igieniche e comportamentali atte a
realizzare correttamente questo mobile. Per
esempio, la parte sottostante del letto deve
essere aperta e ventilata; il pagliericcio e, comunque, lo strato della speciale sostanza
che serve per attutire la durezza del supporto,
deve poter traspirare, deve poter respirare e
Letto romano
lasciar "girare l'aria".
Il nostro letto come quello dei
nostri diretti progenitori era costituito da pareti laterali, quattro
gambe e un pianale di assi sulle
quali veniva posato un "paglione", un sacco fatto di crine vegetale o animale (spesso le
"barbe" e le foglie che avvolgono la pannocchia del granoturco) o, nei casi più ricchi, di lana.
Il materasso e lo stesso pagliericcio dovevano essere rivoltati,
girati tutti i giorni perché rilasciassero gli umori emessi dai
corpi durante il sonno; il letto
doveva cioè essere "fresco".
Fin dagli esempi di due/tremila
anni a.C., si capisce benissimo
Letti egiziani che l'intenzione di staccare il
corpo da terra e di collocarlo
su una superficie dotata di un
"sacco" cedevole corrisponde
alla necessità di ventilare le
strutture, di scongiurare
l'accumulo di mala-aria. Questo
concetto permane nella tradizione colta dei nostri mobilieri
in quasi tutti i tempi (oggi forse
non più): poiché il dormire era
ed è considerato un'attività rigeneratrice del fisico, questa
azione deve essere impeccabile anche sotto il profilo della
salubrità e della igiene per evitare una triste gamma di acciacchi.
Un letto particolarmente antico
(che appartiene già alla tipologia evolutiva caratteristica della
Tavola tratta dall’Encyclopedie
nostra cultura Occidentale e
che ho potuto osservare recentemente) è rappresentato in un affresco dei
primi del Mille dell'era moderna (a cavallo,
cioè, fra l'evo antico e quello moderno, ancora
fra le ultime espressioni della bassa romanità).
Il dipinto si trova presso l'Abbazia della Novalesa, al confine con la Francia e raffigura, fra
l'altro, il letto in cui sarebbe nato Santo Eldrado
e che lui stesso avrebbe utilizzato nel seguito
della sua vita. Nella rappresentazione artistica
esso è ripetuto varie volte. Costituito da quattro
piantane tornite, relativamente bassotte e
dotate di una specie di "pigna" ai quattro angoli,
Cappella di Sant’Eldrado nell’abazia di Novalesa
esso prevede certamente un'armatura (che
non si vede), delle sponde che lo definiscono
e un pagliericcio, probabilmente un sacco di
paglia, di foglie o di piume. Mi sembra difficile
che il pagliericcio fosse di lana perché questa
sostanza allora era preziosa e serviva soprattutto per fare i vestiti.
Nel letto si nasce, ci si riproduce, ci si riposa,
ci si rigenera, ci si ammala e si muore: nel letto
succede quasi tutto. [Segue nel prossimo numero]
Bois gravé del XV secolo
Riferimenti bibliografici per le illustrazioni.
• Clelia Alberici, Mobili regionali italiani: il mobile lombardo, Görlich
Editore, Milano, 1969 • Andrea Disertori e Anna M. Necchi Disertori,
Il mobile lombardo, riconoscere gli stili e distinguere i falsi, Giovanni
De Vecchi, Milano, 1992 • Alvilde Lees-Milne (a cura di), La stanza del
gentiluomo inglese, Umberto Allemandi & C., Torino, 1987 (edizione
originaria, Inghilterra, 1986) • Mary Eden e Richard Carrington, La
filosofia del letto, Longanesi & C., Milano, 1968 (edizione originaria,
Inghilterra, 1960) • Hubert Juin, Le lit, Atelier Hachette-Massin, Parigi,
1980 • Simon Jannes, L'antica Roma, Istituto Geografico De Agostani,
1991 (edizione originaria, Londra, 1990) • Gorge Hart, L'antico Egitto,
Istituto Geografico De Agostani, 1991 (edizione originaria, Londra,
1990) • Bartolomeo Durante, Storia dell'Abazia di Novalesa, Gibaudo
Editore, Cavallermaggiore, 1988.
*Professore Ordinario di Disegno Industriale alla Facoltà di
Architettura di Firenze e Politecnico di Milano
Argomento trattato nell’ambito del Corso "Dal letto di Nefertiti al metrominimal; viaggio nella storia
dell'arredamento in sette tappe", organizzato da Confartigianato-Unione Artigiani di Lecco, nell’autunno 2004.
8
V
CONCORSI
Alessia Silvetti e Diego Combi alla premiazione
Il progetto per Piazza XI Febbraio
a Dervio è risultato tra i primi
quindici segnalati
Tangram
architettura
2004
di Alfredo Combi
Venerdì 18 marzo scorso, in Vaticano, nel
Palazzo della Cancelleria, con la splendida
cornice della sala dei Cento giorni del Vasari,
due giovani lecchesi, l'architetto Alessia Silvetti
e il suo collega designer Diego Combi, di
Cremeno, hanno ricevuto il "Tangram
dell'architettura 2004". L'artistico premio è stato
assegnato dal Consiglio nazionale Architetti
Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in
collaborazione con la rivista "Chiesa Oggi:
architettura e comunicazione", della Dibaio
editori.
A rappresentare Lecco Silvetti e Combi hanno
ripensato la piazza della chiesa parrocchiale
di Dervio, piazza XI Febbraio, trasformandola
da parcheggio in salotto e balcone sul lago.
Un percorso di porfido e ciotolato l'attraversa,
sfociando in un pontile di liste di teak sul lago.
Oltre a svolgere la funzione di piazza è luogo
di transito in quanto accesso alla spiaggia del
paese. La riqualificazione prevede un percorso
lungo il quale si incontrano alcune panchine
d'acciaio in circolo, quasi un salotto all'ombra
dell'albero presente sulla piazza, oggi in
posizione marginale. Una piccola cascata
d'acqua è lo snodo di passaggio, che trasforma
la piazza in un balcone, maggiormente aperto
sul lago di quanto lo è oggi. Il percorso
sottolinea l'esperienza religiosa con i suoi
simboli e significati per ridare un valore ed una
funzione alla piazza.
Il progetto è risultato tra i 15 progetti segnalati
dalla giuria nazionale, dopo i primi dieci
classificati.
Questo concorso a livello nazionale è il primo
ad essere stato organizzato per via telematica
senza trasmissione cartacea e solamente via
internet.
Per maggiori informazioni visitare il sito internet all'indirizzo
www.sagrati2004.architetturaitalia.it/EsitiSegnalati.asp
TECNOLOGIE
La dimensione olfattiva, sebbene
sottomessa alla ridondanza
visuale del nostro tempo,
è quella che più di tutte le altre
riesce a suscitare ed evocare
emozioni e immagini immediate,
senza che intervenga nella
percezione un processo di
cosciente razionalizzazione
il profumo:
la bellezza
dell’indefinibile
di Giulio Ceppi
A
rrivare in modo così diretto alle emozioni,
prescindendo in larga parte dalle differenze
sociali e culturali, fa dell'olfatto il senso più
suggestivo da indagare ma allo stesso tempo
difficile da controllare e progettare; tanto che
spesso il racconto del mondo osmico assume
i toni dell'indeterminato e dell'indistinto,
prendendo a prestito da altre dimensioni
sensoriali le parole o le immagini in grado di
definirlo.
Di fatto la sinestesia è sintomatica della
ricchezza dell'esperienza olfattiva, capace di
condensare in sè ricordi e memorie lontane e
di "dare forma" a desideri sfuggenti.
Nell'esuberante panorama sensoriale
contemporaneo è dunque importante restituire
all'olfatto la sua specifica dimensione poichè,
oltre a saperci sedurre ed emozionare nel
profondo, allo stesso tempo è il senso che più
ci permette di sperimentare il fascino
dell'ineffabile, la bellezza dell'indefinibile.
Il profumo allo stato solido:
la tecnologia delle Isole Olfattive
L'universo della profumazione è per sua natura
sfuggente, dinamico, volatile e indefinibile:
controllare la dimensione olfattiva dello spazio,
trattenerne le dinamiche nel tempo per un
paesaggio olfattivo in forma più stabile e
continua è sempre stata una sfida culturale di
grande suggestione.
Oggi la tecnologia delle Isole Olfattive
(tecnologia I.O) consente di gestire l'anima
ineffabile della profumazione, di darle una
temporalità e una spazialità fino ad ora
incontrollabili.
Ifatti la quasi totalità dei sistemi a rilascio
controllato dei profumi avviene tramite
nebulizzazione: le goccioline di profumo si
distribuiscono in un'ampia area, normalmente
nella parte superiore dell'ambiente e tendono
poi a sedimentare, per effetto della gravità,
precipitando terra. Anche se la concentrazione
del profumo è uniforme, dopo poco tempo il
profumo stesso non è più percepibile perchè
sottratto alla nostra fonte di rilevamento,
il naso.
L'evaporazione puntuale è invece un sistema
diffusivo localizzato in un punto definito dello
spazio (Isola Olfattiva). Si sfrutta l'effetto
"camino", dove la quantità di fragranza emessa
è controllata dall'altezza del "camino" di
emissione. Si crea un sistema di equilibrio
dinamico (emissione della fragranza) continuo,
che consente di controllare l'intensità e la
durata del segnale olfattivo e di governare
l'ampiezza della zona di percezione: il sistema
di evaporazione puntuale è matematicamente,
dimensionalmente e temporalmente
programambile
Diventa quindi possibile controllare osmicamente lo spazio, ipotizzare obiettivi di marketing
olfattivo, e relizzarli tramite il controllo di soglie
e volumi, corridoi e stanze, angoli e passaggi,
in cui giocare architettonicamente e
dinamicamente con la percezione del profumo:
un'architettura invisibile, un design subliminale,
un altro elemento di interazione arricchimento
sensoriale per il progettista, la cui grammatica
va però compresa e controllata con coscienza
ed intelligenza, come sempre accade quando
si parla di Progetto (notarsi la maiuscola).
[articolo apparso su
GAP Casa, n. 193]
N
SICUREZZA
Scoibentazione in ambiente confinato di intonaco
contenente amianto
E' necessario ed auspicabile
che nei lavori di bonifica
da amianto il Coordinatore
della sicurezza 494
abbia adeguati requisiti
lavori di
bonifica da
amianto
di Sergio Clarelli
ei lavori di bonifica da amianto, in genere,
si ha la presenza di un'impresa principale
e di un'impresa subappaltatrice e, tra le due,
la seconda è spesso (ma non necessariamente) l'impresa abilitata per la bonifica.
Inoltre, capita di frequente, in questi lavori,
che alla bonifica segua un'ulteriore lavorazione
(ad esempio alla rimozione della coibentazione
contenente amianto di tubazioni, spesso segue
una ricoibentazione, come pure alla rimozione
di una copertura in cemento amianto, spesso
segue la messa in opera di una nuova
copertura e così via) oppure che la stessa
venga preceduta da altre lavorazioni (come
ad esempio installazione di ponteggio da parte
di altra ditta), per cui se pur non ci sia una
contemporaneità di interventi, ci sono spesso
sovrapposizioni di lavorazioni nel tempo, nello
stesso cantiere, affidate ad imprese diverse.
Quanto su indicato, unitamente alla presenza
del rischio amianto, spesso congiunto al rischio
di caduta dall'alto (entrambi rischi particolari
di cui all'elenco contenuto nell'Allegato II del
Decreto Legislativo n. 494/96, come modificato
ed integrato dal Decreto Legislativo n. 528/99)
comporta, molto spesso, che, ai sensi
dell'articolo 3 del Decreto in questione, il
committente o il responsabile dei lavori,
contestualmente all'affidamento dell'incarico
di progettazione, è tenuto a designare il
Coordinatore per la progettazione e, prima
dell'affidamento dei lavori, a designare il
Coordinatore per l'esecuzione (le due figure
possono coincidere nella stessa persona).
Come noto, salvo casi particolari, il
Coordinatore per la progettazione e il
Coordinatore per l'esecuzione dei lavori devono
essere in possesso dei requisiti di cui all'articolo
10 del Decreto Legislativo n. 494/96 e
successive modifiche ed integrazioni, vale a
dire di:
• apposito titolo di studio (laurea tecnica,
diploma universitario in ingegneria o
architettura e diplomi di scuola secondaria
superiore, tutti uniti ad attestazioni di
esperienze lavorative pregresse nel settore
delle costruzioni, rispettivamente di uno, due
e tre anni);
• attestato di frequenza ad un corso sulla
sicurezza del lavoro nei cantieri edili di 120
ore organizzato da vari enti, autorizzati per
legge.
In questo corso di formazione, devono essere
trattati i seguenti argomenti:
• la legislazione vigente in materia di sicurezza
e salute sul luogo di lavoro;
• le malattie professionali;
• le statistiche sulle violazioni delle norme nei
cantieri;
• l'analisi dei rischi;
• le norme di buona tecnica e criteri per
l'organizzazione dei cantieri e l'effettuazione
dei lavori in sicurezza (uso delle macchine,
dei Dispositivi di Protezione Individuali,
ponteggi e opere provvisionali e così via);
• le metodologie per l'elaborazione di piani d
sicurezza e coordinamento.
Per esperienza consolidata, in questi corsi, al
tema amianto, sono dedicate, se previste, non
più di 2 o 4 ore, raramente 6 ore.
In base alla normativa vigente, ai suddetti
professionisti basta il possesso dell'attestato
di partecipazione a questo corso di 120 ore
(nei cui contenuti, come visto, è appena,
eventualmente, previsto qualche cenno al
delicato problema amianto), unitamente ad
una minima esperienza nel settore delle
costruzioni, per svolgere le funzioni di
Coordinatori della sicurezza anche nei cantieri
di bonifica da amianto che, come noto,
comportano rilevanti problematiche di
lavorazione, sanitarie e di contaminazione
ambientale.
Alla luce di tutto quanto su riportato, con
riferimento al cantiere di bonifica da amianto,
emergono in modo evidente le difficoltà che
potrebbe avere il Coordinatore 494 qualora
egli fosse in possesso unicamente dei contenuti
forniti dal suddetto corso di 120 ore.
La norma, mai come in questo caso, fornisce
la soluzione del problema, per consentire che
anche il Coordinatore 494, come gli altri
soggetti interessati a vario titolo all'intervento
di bonifica da amianto (operatori e coordinatori
amianto dell'impresa di bonifica, medici del
lavoro e tecnici dell'organo di vigilanza), possa
svolgere con consapevolezza e serenità il
proprio compito.
La soluzione, ad avviso dello scrivente, sta
nell'acquisizione dei contenuti specifici del
corso abilitante, di livello gestionale, di almeno
50 ore, previsto dall'articolo
10 del DPR 8 agosto 1994.
In sostanza, anche se la
legge, attualmente vigente,
consente al Coordinatore 494,
in possesso soltanto dei
requisiti di cui al Decreto
Legislativo n.494 e successive
modifiche ed integrazioni, di
gestire la sicurezza in fase di
progettazione e in fase di
esecuzione anche nei cantieri
di bonifica da amianto, ad
avviso dello scrivente, appare
improrogabile la necessità di
compensare la sua naturale
lacuna mediante l'acquisizione della suddetta
abilitazione.
Pertanto, appare opportuno, necessario e
giustificato che per i lavori di bonifica da
amianto il Coordinatore 494 abbia, oltre ai
requisiti previsti dal Decreto Legislativo n.
494/96, come modificato ed integrato dal
Decreto Legislativo n. 528/99, anche
l'abilitazione di tipo gestionale di cui all'articolo
10 del DPR 8 agosto 1994.
Comunque, l'etica professionale, come noto,
consiglia al professionista di astenersi
dall'accettare un incarico per il quale non ha
competenza né consapevolezza specifiche.
Infine, qualora il Coordinatore 494, già in
possesso dei suddetti due requisiti avesse
anche la prevista sorveglianza sanitaria,
avrebbe, a parere dello scrivente, tutti i requisiti
necessari per poter effettuare un controllo,
consapevole ed autorizzato all'interno del
cantiere di bonifica (in particolare di quello per
la decoibentazione (che senza ombra di dubbio
presenta maggiori problematiche e rischi); solo
in tal modo sarebbero possibili le verifiche ed
i riscontri diretti, all'interno del cantiere, previsti
dall'articolo 5 del Decreto Legislativo n. 494/96
e successive modifiche e integrazioni,
considerando anche le difficoltà legate al tipo
di lavorazione (DPI particolarmente limitativi
dei movimenti, scarsa visibilità, scivolosità e
così via).
9
TECNOLOGIE
Il modello 3D consente l'estrazione dei documenti
nelle varie fasi di vita dell'edificio (Romo 2003)
Come condividere e scambiare
i dati tra diversi sotfware in
modo automatico e senza
interveti manuali
progettare
con software
interoperabile
[I parte]
di Vittorio Caffi*
I
l progetto di architettura è certamente un nodo
cruciale nell'ambito dell'intero processo di
produzione edilizia, poiché in esso si pongono
le premesse relative all'intero ciclo di vita di
un fabbricato.
Se è vero che "è sul progetto che bisogna
lavorare per salvare il grosso della qualità"1 in
edilizia, è fondamentale, per chi il progetto lo
elabora, dotarsi di strumenti che gli consentano
di predisporre, in maniera corretta e organica,
le informazioni che servono di supporto alle
ulteriori fasi della produzione e che, in gran
parte, ne condizionano gli esiti.
Le IT2 possono concretamente favorire
l'interazione e integrazione tra i soggetti
protagonisti della fase progettuale e quale
ausilio per meglio strutturare il prodotto finale,
il "progetto", che deve essere chiaro e privo
di ambiguità interpretative per assicurare una
corretta esecuzione delle opere.
Se al progetto, poi, si attribuisce il senso più
esteso di "pacchetto informativo" a corredo di
un fabbricato, agilmente consultabile e
aggiornabile nel tempo, coerentemente con le
modifiche cui può andare soggetto l'edificio,
diventa un potente strumento gestionale, una
base informativa utile durante tutto il ciclo di
vita del costruito.
L'attività progettuale può perciò
assumere un ruolo centrale nel
processo di produzione edile, a
condizione di essere in grado di
garantire le informazioni necessarie a tutte le
altre fasi del processo.
In realtà gli operatori del processo edile, tra i
quali gli stessi progettisti, utilizzano applicazioni
software dedicate a uno specifico compito,
che spesso non sono in grado di scambiare
reciprocamente informazioni, poiché ottimizzate
per lo scopo per il quale sono concepite e
dotate di proprio formato di rappresentazione
dei dati, di solito non direttamente interpretabile
da altri software3.
Nel caso del disegno 2D, un edificio viene
rappresentato come un insieme di punti, archi,
linee e poligoni, mentre un modellatore 3D
rappresenta l'edificio per solidi e/o superfici.
Un software di computo metrico si preoccupa
dell'edificio in termini di quantità di materiali e
componenti, mentre un software per il calcolo
strutturale tratta, oltre che gli aspetti geometrici
dell'edificio, le proprietà meccaniche degli
elementi portanti.
Un software per l'analisi energetica a sua volta
La frammentazione del sistema informativo edilizio contrapposta
al modello informativo a oggetti condiviso secondo l'IAI.
descrive i volumi del fabbricato e le proprietà
dei materiali, in funzione del tipo di verifica da
eseguire.
Ciascun software si occupa di un particolare
aspetto della progettazione, e perciò richiede
dati specifici.
Affinché il progetto di architettura si possa
effettivamente porre quale fonte di dati a monte
delle altre fasi produttive, è necessario che gli
strumenti software utilizzati dal progettista
possano condividere e scambiare dati con i
software utilizzati dagli altri operatori in maniera
semplice e sicura, secondo il concetto di
interoperabilità: chi utilizza le IT per il progetto
deve imparare a conoscere e sfruttare software
interoperabili.
Il software interoperabile
Il software interoperabile è tale se è in grado
di condividere e di scambiare dati con altri
software in modo automatico, senza bisogno
di interventi manuali sia per reinserire
informazioni già definite sia per integrare
eventuali perdite di dati che possono essere
la conseguenza di operazioni di scambio non
eseguite correttamente.
Premessa per l'interoperabilità è la possibilità
di costruire un modello 3D a oggetti - nel caso
di un edificio gli oggetti possono essere i
componenti strutturali quali fondazioni, travi
pilastri, le chiusure, gli elementi impiantistici,
ecc. - che sia in grado di contenere i dati relativi
alle caratteristiche dei singoli componenti.
Dal modello interoperabile CAD3D a oggetti
è possibile ottenere facilmente e velocemente
i dati per un software di computo metrico, per
un software di calcolo strutturale, senza
bisogno di nuovi input da parte dell'operatore
e senza perdita di informazioni.
Lo sviluppo di tale concetto è avvenuto negli
ultimi dieci anni grazie alle attività di ricerca e
sviluppo dell'International Alliance for
Interoperability - IAI - un'associazione a
carattere internazionale per la definizione di
uno standard, pensato espressamente per il
settore AEC (Architecture, Engineering and
Construction) e per il Facility Management
(FM), utile per la definizione di un archivio di
progetto integrato basato su modello
informatico.
L'obiettivo dell'IAI è quello di garantire
l'interoperabilità dei software per l'industria
edilizia, al fine di facilitare lo scambio di
informazioni attraverso l'utilizzo di un unico
modello di progetto Object oriented, condiviso
dagli operatori (committente, progettista,
produttori, esecutori...), basato su uno standard
definito IFC (Industry Foundation Classes).
L'IAI, organizzato in 11 gruppi, o Capitoli
internazionali, è rappresentata in Italia dal
Capitolo Italiano, costituito ufficialmente a
novembre 2004, che si occupa della diffusione
e dell'adattamento dello standard IFC in ambito
nazionale.
L'organizzazione comprende oltre seicento
membri, tra cui aziende produttrici di software
e istituti di ricerca. Per avere informazioni si
può consultare i siti http://www.iaiinternational.org e http://iaiweb.lbl.gov/
Informazione strutturata in maniera convenzionale e con IPDB.
Il protocollo IFC (Industry Foundation Classes)
Lo standard IFC, sviluppato dall'IAI permette
di avere un linguaggio condiviso da tutti i domini
disciplinari del progetto, capace di descrivere
i dati necessari per rappresentare un edificio
nella sua complessità e costruire un archivio
integrato di progetto - definito come Integrated
Project Database, IPDB - condiviso tra gli
operatori.
L'IPDB permette di evitare errori legati a
15
Elaborazione di prospetti e piante a partire dal modello informativo a oggetti condiviso.
16
inserimenti di dati ripetuti, garantisce la
coerenza dei dati di progetto lungo tutto il
processo, accresce efficienza ed efficacia delle
comunicazioni, facilita lo scambio di dati e
informazioni tra i progettisti, ciascuno per il
proprio campo disciplinare: l'ingegnere
strutturale, per esempio, può accedere ai dati
forniti dall'architetto in maniera semplice e
diretta e viceversa può fornire all'architetto i
dati aggiornati secondo le proprie simulazioni
e verifiche, in maniera che il progetto
architettonico possa essere modificato
correttamente e rapidamente, senza perdite
di informazioni né di tempo.
Le IFC - costruite a partire dalla norma ISOSTEP 10303 e riconosciute esse stesse come
standard ISO/PAS 16739 - costituiscono un
vero e proprio sistema per classificare e
descrivere elettronicamente, in un formato
utilizzabile da un software, gli oggetti che
possono fare parte di un progetto edile: porte,
pareti, finestre, impianti, elementi spaziali
eccetera.
Le applicazioni conformi alle IFC sono in grado
di condividere e scambiare dati senza bisogno
di conversione da un formato a un altro. Oggetti
creati da un'applicazione CAD, saranno letti
correttamente in tutte le loro caratteristiche da
una qualsiasi altra applicazione conforme,
ossia interoperabile, che potrà eseguire, per
esempio, una simulazione energetica. La seconda applicazione, a sua volta, potrà
aggiungere informazioni agli oggetti, e metterle
a disposizione della prima. In questo modo è
possibile costruire un vero e proprio documento
di progetto condiviso tra operatori edili, utile
per tutto il ciclo di vita dell'edificio [la II parte sul
prossimo numero della rivista].
Elaborazione di dettagli costruttivi a partire dal modello informativo
a oggetti condiviso (Tarandi, 2003).
1
Da G. Turchini, La qualità del progetto e la qualità del processo, in L'architetto n.° 146, maggio 2000.
IT: Information Technologies. Accanto a tale dizione è diffusa anche quella, più estesa, di Information and Communication Technologies - ICTs.
Le due forme, peraltro da ritenersi equivalenti, si differenziano per l'enfasi che la seconda pone sulla comunicazione dell'informazione come fase
a sé rispetto al trattamento della stessa. Un altro acronimo utilizzato dagli addetti ai lavori è ITC - Information Technologies in Construction - che
circoscrive palesemente il campo di riferimento. In questo testo si utilizza sempre la dizione IT, intesa come equivalente a ICT e anche a ITC.
3
Addirittura succede che versioni diverse dello stesso software non siano in grado di garantire sempre un corretto scambio di dati.
2
*Vittorio Caffi - Architetto, Dottore di Ricerca in Ingegneria ergotecnica edile - Docente Politecnico di Milano
C A M I N I
•
•
S T U F E
P A R Q U E T
P A V I M E N T I
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•
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•
G
DESIGN
Letto, Living Divani
Letto in stile di Paolo Lucchetta
Il mobile in stile supera
lo stile del mobile
mentre la finanziaria
entra in famiglia
salone del
mobile 2005
di Tiziana Lorenzelli
rande successo di visitatori al Salone del
Mobile di Milano, alla sua ultima presentazione nella vecchia fiera in attesa di spostarsi
nell'Aprile 2006 nella neo inaugurata sede di
Rho-Pero. Un grande afflusso di stranieri, il
52% secondo il Cosmit, che compensano la
stasi del mercato interno, orientato sempre di
più verso il contract e l'hospitality nei quali le
ditte italiane trovano uno sbocco che le afferma
su scala internazionale proprio per l'alta qualità
del prodotto e l'affidabilità professionale.
In un Salone che negli ultimi anni ha basato
la propria fama sull'innovazione creativa e
costruttiva del mobile contemporaneo, è agli
occhi di tutti una vistosa ripresa del settore
del mobile in stile, forte dell'interesse esercitato
nella fascia alta dei compratori del mercato
russo, e ultimamente anche cinese. Lo stupore
evocato dalla qualità dei dettagli e delle
tecnologie d'avanguardia che hanno
contraddistinto il design italiano, appare
indirizzato verso ambiti che sono sempre stati
considerati dell'architetto colto di serie b. Il
mobile in stile è il vero protagonista del salone,
con i suoi riccioli dorati in fedele Rococò,
oversized per incontrare le esigenze dei nuovi
ricchi mondiali, per cui l'esagerazione è un
must. Il falso è la nuova icona dell'applicazione
delle nuove tecnologie a controllo numerico.
Mentre il designer di grido si cimenta in sculture
in tondino di acciaio difficilissime da produrre
rigorosamente artigianalmente, i prototipi del
nuovo antico presentati al salone, intagliati a
mano, costituiranno la matrice per una
realizzazione completamente industrializzata,
sfidando le nuove frontiere dell'automazione.
Nel Fuori Salone il gruppo Charme, il private
equity italiano creato da Luca di Montezemolo
(insignito della laurea ad Honorem in Disegno
Industriale al Politecnico di Milano, con un
cerimoniale d'altri tempi) ha fatto un ingresso
trionfale nel regno del mobile con una
grandiosa mostra al Palazzo delle Ex Poste.
Nello spazio che ha saputo ben sfruttare la
suggestiva archeologia industriale esistente,
con ambientazioni che esaltavano la qualità
superlativa delle ditte rappresentate, l'unico
assente era il mobile protagonista, quello
scaturito dal genio del designer piuttosto che
dalla pianificazione finanziaria.
L'acquisizione del 30% della Frau, oltre che
della Gufram e della Cappellini, da parte del
gruppo Charme, testimonia l'interesse dei
gruppi finanziari verso il settore arredo. La
grave crisi in cui versa la produzione mobiliera
a causa della congiuntura negativa in questi
ultimi anni ha spronato il passaggio di mano
di aziende storiche a potenti finanziarie.
La Cassina, famosa per aver reso noto al
mondo il design dei maestri moderni da Le
Corbusier a Rietveld acquisendone i diritti,
dopo un periodo di espansione all'estero negli
anni novanta è stata oggetto di diverse
transazioni ed oggi è di proprietà del gruppo
Fimalac, la Holding Company francese basata
su investimenti in aziende leader nei loro paesi
per cui la ditta di mobili rappresenta solo una
piccola fetta di mercato.
Anche la B&B Italia, punto di riferimento del
design del mobile, attraverso i cui prodotti si
leggono i vari passaggi dell'evoluzione
socioculturale italiana nei decenni, rappresenta
un esempio della trasformazione da azienda
a conduzione familiare ad azienda
multinazionale in seguito alla partecipazione
finanziaria del Fondo Opera di cui il gruppo
Bulgari rappresenta l'azionista di riferimento.
Ci si chiede se i meccanismi che spingono i
produttori che hanno fatto la storia del design
del mobile italiano ad affidarsi a gestioni esterne
sono solo una risposta alla situazione di crisi
che grava sul mercato, oppure sono le
finanziarie stesse che dopo aver assimilato i
famosi nomi della moda ora puntano a una
nicchia importante del made in Italy, tuttora
primo paese esportatore di arredo al mondo
con un valore di 11.280 milioni di Euro. Ma
potrebbe accadere per le aziende del mobile
quello che accade nella moda? Secondo Duilio
Gregorini, vicepresidente della Zanotta: "Può
darsi che ciò porti alla concentrazione di più
aziende in mano a grosse finanziarie, ma
l'arredo è un ambito in cui non si può
prescindere dalla ricerca per basarsi solo sui
principi dettati dalla finanza. E' difficile che ci
si avvicini a ciò che è accaduto nella moda
con interventi di grossi capitali stranieri, perché
il margine di guadagno nell'industria
dell'arredamento è meno ghiotto rispetto a
quello della moda. Esistono poi delle differenze
sostanziali tra i due settori, uno basato su linee
di prodotti che fanno capo allo stesso stilista,
l'altro su un rapporto strettissimo tra diversi
progettisti e il processo di produzione, simbiosi
che richiede frequentazioni e verifiche
quotidiane".
19
Libreria Kazè di Toyo Ito produzione Horm
Tavolo Trotzdem di Ingo Maurer con sistema di illuminazione incorporato
Interni, la rivista che si pone come
osservatorio permanente e aggiornato sul design e l'architettura, è
stato promotore della mostra Openair presso la Triennale di Milano,
con un intervento che connota in
modo permanente il grande giardino della nota istituzione milanese,
alla quale saranno donate le sculture oggetto della mostra.
L'edificio della Triennale, in preparazione per accogliere la Collezione
Permanente del Design Italiano, il
nucleo centrale del futuro museo
del Design, è stata quindi restaurata anche all'esterno, riportando
in auge la famosa scultura "I bagni
Misteriosi" di Giorgio de Chirico.
Rocker progetto Ron Arad,
con Driade e Marzorati e Ronchetti
Scultura in barre di acciaio inox lucido
accostate a mano una all'altra per
realizzare una poltrona a dondolo
esposta alla mostra Openairdesign
TRASPORTI
Inghilterra – periferia londinese : “La rotatoria magica”,
una curiosa applicazione per incroci complessi
Sempre più diffuse sulle nostre
strade, le rotatorie risultano
spesso una efficace soluzione
di moderazione del traffico a
favore della sicurezza stradale
intersezioni
rotatorie
di Massimiliano Valsecchi*
I
n alcuni paesi europei le rotatorie sono da
decenni considerate i principali e più efficaci
elementi di "traffic calming" (moderazione del
traffico). Di recente anche in Italia l'esigenza
di migliorare la sicurezza e di ridurre il numero
di incidenti e di vittime della strada ha portato
ad una maggiore e diffusa sensibilizzazione.
Infatti, il Piano Nazionale della Sicurezza
Stradale e i relativi Programmi Annuali di
Attuazione pubblicati dal Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti promuovono
"azioni puntuali" miranti al miglioramento della
sicurezza, che si concretizzano spesso con la
progettazione e realizzazione di intersezioni
rotatorie.
Affrontando il tema dal punto di vista
meramente tecnico, secondo i principi
dell'ingegneria del traffico, come possiamo
definire una rotatoria e perché progettarla?
"Rotatoria" è una intersezione stradale
composta da un'isola centrale insormontabile,
parzialmente o completamente sormontabile
(minirotatoria) di forma circolare, attorno alla
quale si sviluppa una carreggiata a senso
unico percorribile in senso antiorario sulla
quale di innestano differenti strade. Nel caso
particolare in cui l'isola centrale non è circolare
(può essere, ad esempio "a biscotto") ma per
il resto risulta simile ad una rotatoria,
l'intersezione si dice "pseudo-rotatoria".
Un utilizzo che si va diffondendo attraverso
l'applicazione del concetto di moderazione del
traffico è quello di rotatorie di tipo compatto
come "porte d'ingresso di un centro abitato",
che offrono una efficace misura di riduzione
delle velocità, un elevato livello di sicurezza
e, nel contempo, rendono disponibili spazi per
l'arredo urbano (verde, fontane, opere d'arte,
ecc.).
Dal punto di vista della fluidificazione della
circolazione, i principali vantaggi di
realizzazione di una rotatoria sono:
• la possibilità di eliminazione di intersezioni
semaforiche, consentendo un'autoregolazione della capacità di smaltimento dei flussi
di traffico variabili nelle diverse fasce orarie
della giornata: in molti casi le code vengono
ridotte o eliminate;
• consentire la manovra di inversione in assoluta sicurezza (tale manovra riduce i percorsi
degli automezzi e quindi l'inquinamento);
• facilitare la manovra di svolta a sinistra, che
diviene una svolta a destra in carreggiata a
senso unico, migliorando notevolmente la
sicurezza di tale manovra, solitamente una
delle più pericolose nelle intersezioni a raso;
• se posizionate all'inizio di un centro abitato,
risultare percepibili dagli automobilisti in modo
inequivocabile, così da indurre ad una velocità
più moderata e ad una maggiore attenzione
verso gli altri possibili utenti della strada
(pedoni e ciclisti).
Le diverse tipologie di rotatorie si riassumono,
in sintesi, nei seguenti gruppi:
• minirotatorie sormontabili (diametro esterno
compreso tra 14 m e 18 m)
• minirotatorie parzialmente sormontabili
(diametro esterno compreso tra 18 m e 26 m)
• rotatorie compatte (diametro esterno
compreso tra 26 m e 50 m)
• grandi rotatorie (diametro esterno compreso
tra 50 m e 70 m).
La scelta di qualsiasi soluzione deve essere
subordinata alle condizioni di traffico e alla
tipologia delle strade che si vanno ad innestare
e, comunque, la modifica o la realizzazione di
una nuova intersezione deve sempre essere
preceduta da una analisi dei flussi di traffico
e delle correnti veicolari in svolta.
Ma quali criteri e metodi utilizzare per
progettare le rotatorie?
Le vecchie Norme C.N.R. per la progettazione
delle intersezioni stradali non affrontavano in
modo approfondito tale argomento e, pertanto,
per alcuni anni sono state utilizzate quali
Londra - Nottingh Hill: l’isola centrale
della rotatoria è realizzata solamente
con segnaletica orizzontale.
Foto: Massimiliano Valsecchi
riferimento le normative di altri paesi europei.
Poi, nel 2001 sono state predisposte a carattere
prenormativo le nuove "Norme sulle
caratteristiche funzionali e geometriche delle
intersezioni stradali", le quali dedicano
finalmente alle rotatorie una sezione
approfondita.
Di recente, la Regione Lombardia ha emanato
le "Linee guida - Zone di intersezione" (D.G.R.
n°20829 del 16 febbraio 2005 - Allegato A)
che forniscono un contributo notevole e
apprezzabile, quanto necessario, al progettista,
in particolare per la realizzazione di
interesezioni a raso di tipo rotatorio.
Le nuove linee guida affrontano, inoltre, temi
specifici particolarmente interessanti quali:
• il calcolo della capacità
• visibilità e percezione
• pendenze e scolo delle acque meteoriche
• pedoni e ciclisti
• trasporto pubblico locale
• segnaletica orizzontale e verticale
• illuminazione.
Esse sono scaricabili direttamente dal sito
www.trasporti.regione.lombardia.it cliccando
su aree tematiche: strade e autostrade, quindi
cliccare approfondimenti.
* Membro ordinario A.I.I.T. sez. Lombardia
(Associazione Italiana per l'Ingegneria del Traffico
e dei Trasporti)
21
R
ITINERARI
oma Moderna può sembrare un paradosso
per una metropoli che ha sempre giocato
sullo stereotipo dell'"eternità".
Immobilizzata nel mito di sé stessa, è arrivata
in ritardo alle sfide del nuovo millennio che
hanno caratterizzato le recenti evoluzioni delle
capitali europee, e non solo.
Presa dalle problematiche proprie di uno status
di città storica di altissimo lignaggio, non ha
affrontato i problemi infrastrutturali e sociali
che risultavano sempre più pressanti. Segnato
da una stagione di concorsi e trascinato da
un evento di così ampio respiro come il
Giubileo, questo rinnovamento ha preso, negli
ultimi anni, a manifestarsi in maniera sempre
più evidente. Proposte che se da un lato
tendono a rinnovare l'immagine della città
monumentale e museale, dall'altro rimandano
ad una nuova immagine quasi virtuale, grazie
ai nuovi concorsi, della Roma che verrà.
La nuova sfida risulta dunque la trasformazione
nella tradizione, terreno su cui questi anni
l'Amministrazione ha scommesso molto, e su
cui numerosi architetti hanno espresso le loro
idee.
E' dunque Roma laboratorio dell'innovazione
che abbiamo posto al centro del nuovo
itinerario. Come nella tradizione, anche questo
articolo ha la pretesa di fornire esclusivamente
degli stimoli, dei flash per sviluppare la curiosità
nel lettore e per invitare gli architetti a toccare
con mano la nuove opere d'architettura, e non
solo in maniera metaforica.
La sfida di una trasformazione
nella tradizione
Roma
di Guido De Novellis
L'Ara Pacis di Richard Meier
Ideato da Richard Meier, è diventato presto un vero e proprio "caso". L'intervento progettato
ha subito diverse modifiche, su richiesta degli organismi interessati: Regione, Comune e
Ministero. Difatti, in seguito ai lavori di demolizione del vecchio padiglione del Morpurgo,
il progetto del nuovo complesso museale dell'Ara Pacis prevede un ampio programma di
riassetto dell'area del Mausoleo di Augusto. Il nuovo padiglione previsto da Meier sostituirà
quello preesistente, edificato a protezione del monumento, già in cattivo stato di conservazione.
Auditorium di Renzo Piano
La scelta insediativa del complesso del nuovo Auditorium di Roma è stata quella di
completare con un raccordo organico l'orografia del paesaggio esistente, riconiugando
il tessuto urbano in quella frattura creatasi tra le pendici della collina dei Parioli e la pianura
fluviale su cui sorge il Villaggio Olimpico.
L'auditorium di Roma non è solo un grandioso complesso di edifici per la musica, ma un
nuovo paesaggio dove architettura e natura danno forma ad un'idea sociale dell'arte. Un
progetto ambizioso, forte e poetico.
Ponte pedonale nel parco della Villa Dora Pamphili di Massimo D'Alessandro Associati
Il ponte è stato commissionato nell'ambito di un programma di realizzazione d'infrastrutture
per l'anno 2000, 'Anno del Grande Giubileo'.
Esso costituisce il superamento di un'arteria viaria a doppia corsia ad alta densità di traffico
e collega due parti del parco di Villa Doria Pamphili, non lontano dalla Città del Vaticano
a Roma. Il ponte pedonale, in pianta, ha l'asse principale su un arco di cerchio. La passerella
"galleggia" sopra la struttura di sostegno. Tale sistema è costituito da una combinazione
di diaframmi verticali ed una trave reticolare orizzontale combinata.
Mercati di Traiano - passerella di Campo Carleo di Nemesi studio
Collegamento pedonale tra la zona monumentale dei fori e la Suburra, la passerella è
autonoma dal muro romano, per permetterne la totale visibilità. "Realizzata con acciaio
corten, oppone alla massa del monumento la leggerezza di due superfici che si piegano
e si deformano per diventare una sorta di oggetto mutante, un silenzioso commento alla
consistenza visiva e materica dell'architettura romana. " M.G. Zunino
S. Maria della Presentazione di Nemesi studio
L'opera consiste nella realizzazione di spazi sportivi annessi a un complesso parrocchiale
in un quartiere di edilizia economica e popolare. E' una specie di cuore pulsante delle
attività del quartiere, un edificio insieme laico e religioso, un luogo di culto e uno spazio
di servizio.
Il programma finale definisce un complesso capace di ospitare funzioni connesse alla
liturgia - una cappella feriale, alcune aule per la catechesi, la casa del parroco - spazi legati
allo svolgimento di attività sportive e attività anche propriamente civiche.
Nuova stazione Termini
L'intervento, progetto pilota per la riorganizzazione di altre 12 grandi stazioni italiane, ha
visto la partecipazione di numerosi architetti, chiamati ad operare puntualmente su una
serie di nodi della stazione in cui qualità del progetto e rinnovamento funzionale andassero
di pari passo. Per la prima volta la stazione è vista come una unità architettonica e insieme
un corpo in simbiosi con la città. Simbolo di questa filosofia sono i due interventi più
significativi, la libreria disegnata da Pierluigi Cerri per la hall e il restauro dell'ala Mazzoniana
curato dall'Atelier Mendini.
23
STORIA DELL’ARTE
Storico dell’arte:
la passione di una vita
intervista a
Oleg Zastrow
A
bbiamo incontrato Oleg Zastrow per parlare
delle sue ricerche e dei suoi interessi in
merito all'arte, all'architettura e alla storia. Lo
studioso è ben noto nel territorio lecchese per
le numerose pubblicazioni (articoli monografici
e volumi) che egli ha curato nel corso degli
anni.
notes:Proprio a questo ultimo proposito, ci
interessa sapere da quanto lei si occupa
di studi a carattere storico-artistico.
“Mi sto ormai avvicinando al traguardo del
quarto decennio, da quando cioè ho iniziato
a pubblicare le mie prime monografie:
sembrerebbe un lungo periodo di tempo, ma
a me pare talvolta di avere incominciato solo
da ieri dato che, nel frattempo, se si sono
moltiplicate le esperienze e le mie conoscenze,
lo spirito di "avventura" che mi animava agli
inizi è rimasto immutato”.
notes:In una recente recensione in "Archivi
di Lecco", scritta da Sergio Poli, su un suo
tomo riguardante le chiese di Rossino,
abbiamo letto che lei "ha curato la
pubblicazione di questo ponderoso volume,
ennesima tappa del suo lungo viaggio nella
storia e nell'arte lecchese e comasca: ne
è testimone l'impressionante bibliografia
dell'Autore". Può esporre un accenno
sull'entità numerica dei suoi lavori?
“Sono stati pubblicati, fino ad ora e nel
complesso, 186 miei studi e, in particolare, 54
volumi: questi ultimi curati da me quasi tutti
integralmente. Peraltro, più che i numeri
generali merita esporre l'entità intrinseca di
ciascun libro. L'ultimo ad esempio, appena
uscito, sulla parrocchia di santa Anastasia a
Villasanta, è composto da 428 pagine di grande
formato, con 509 illustrazioni e circa 850.000
battute”.
notes: Lei non ama parlare di sé, bensì
piuttosto del suo lavoro.
“I dati personali mi paiono solo banali curiosità.
Età, luogo di origine, ascendenze straniere,
studi, stato della propria famiglia, luogo di
residenza, aspetto, ecc sono, a mio avviso,
marginali e non diversi nella sostanza dalla
realtà di moltissime altre persone. Se vi è
qualche cosa che potrebbe meritare di essere
considerata ritengo sia ciò che una persona
ha potuto elaborare, con il lavoro metodico e
con la profonda partecipazione, sempre spinta
dal desiderio di apprendere, di perfezionare
le proprie conoscenze e di comunicarle a chi
ne fosse interessato”.
notes: Nel campo delle ricerche
umanistiche, in particolare sulle chiese e
sulle sacre suppellettili liturgiche, lei viene
considerata una sicura autorità. Cosa le
piacerebbe ancora esplorare?
“Risponderei indirettamente ricordando una
celebre immagine tracciata a carboncino da
Francisco José Goya: la figura di un uomo di
estrema vetustà, che appena si regge in piedi
con due bastoni, ha sul lato una sua frase di
commento: "Aun aprendo" (Ancora imparo).
Così vorrei poter continuare fino a tarda età”.
notes: I suoi interessi ed i relativi studi non
spaziano solo nel contesto lecchese e
comasco; può indicarci qualche altro
territorio del quale si è occupato?
“Per ovvii motivi di praticità, le zone più vicine
sono anche quelle per me meglio frequentabili.
Peraltro, anche solo restando in Lombardia,
ho pubblicato lavori per importanti editori nelle
province di Milano, Bergamo, Brescia, Sondrio,
Lodi, Varese. Il mondo ecclesiastico lombardo
antico, con le sue testimonianze architettoniche
ed artistiche, è da considerarsi una delle zone
più interessanti, non solo riferendoci all'Italia”.
notes: Lei si occupa però anche di opere
storico-artistiche, in specie ecclesiastiche,
ben al di là della plaga meramente
lombarda, così come risulta dalla
consultazione dei titoli della sua bibliografia.
“È vero. Ho compiuto studi su creazioni di
pertinenza del territorio veneto, piemontese,
ligure, romano, abruzzese, siciliano;
occasionalmente ho pubblicato lavori circa
creazioni d'àmbito europeo. Ricordo, ad
esempio, che ho scoperto e pubblicato opere
inedite custodite nei Tesori del Sacro Convento
di Assisi e dell'Abbazia di Montecassino. Va
d'altronde ricordato che non esiste un'arte
autarchica e che al contempo gli oggetti di una
cultura "viaggiano", da una zona all'altra, senza
che sia possibile limitarne la circolazione”.
notes: Quali nuove opere sta preparando,
a breve termine?
“Senza parlare qui di varie monografie, anticipo
che sono in fase avanzata di elaborazione due
ulteriori volumi: uno su Cremeno, in Valsassina
e l'altro su Guanzate nel Comasco. Ma ulteriori
progetti e ricerche su altri temi (salute e volontà
permettendo) sono in fase di perfezionamento”
25
PAESAGGIO
I
Conca di Esino del Lario
Corso per esperti in materia di
tutela paesistico-ambientale
"Il paesaggio
la cosa più
abbondante
che c'è sulla
terra" Josè
Saramago
di Carmen I. Carabús
l corso si articolerà in una serie di incontri
che, avendo come filo conduttore la formazione in materia di tutela del paesaggio, saranno dedicati alla gestione degli spazi territoriali privilegiando la qualità paesaggistica, alla
luce delle nuove normative statali e regionali,
che riprendono anche le indicazioni della Comunità Europea.
L'applicazione di queste normative e indicazioni
condizioneranno la pianificazione in atto nel
territorio oltre che il metodo di valutazione
progettuale.
Il paesaggio-ambiente ha una connessione
diretta con la qualità della vita; è il risultato
delle nostre proposte e delle decisioni in materia; preservare l'ambiente significa proporre
uno sviluppo del territorio che coniughi adeguatezza, sostenibilità, flessibilità ed efficienza.
Ognuno di noi, finora, come professionista,ha
avuto un rapporto con il paesaggio - ambiente,
relativamente al suo progetto ed al suo intorno
immediato; uno degli obbiettivi del corso è
invece ampliare questa visione, mostrando
come un rinnovo e un cambiamento della
struttura urbana debbano far riferimento ad
un contesto più vasto, che tenga conto di
esigenze e priorità per una migliore fruibilità
degli spazi territoriali, così da raggiungere
l'obbiettivo di ridare equilibrio fra aree libere
e aree costruite.
Sicuramente il tema è materia di alta specializzazione, ma con questa serie d'incontri
destinato ad operatori di architettura e urbanistica, si vuole, oltre che far conoscere la materia, stimolare una riflessione su un tema così
importante e presente nella vita di tutti i cittadini.
Saranno, infatti, proposti argomenti che spazieranno dal riconoscere un percorso storico
della pianificazione, quale eredità culturale del
nostro paese del dopoguerra, alla visione
futura; dalla necessità di coordinare gli enti
che predispongono la pianificazione e le autorizzazioni, alla importanza degli utilizzi dei
sistemi di banca dati; fra tecnologia della
pianificazione e conoscenza del nostro territorio
(perché si lo si deve frequentare) si parlerà
anche di mercato, perché, quali operatori,
influenziamo offerta e domanda del prodotto
architettonico.
Le procedure del nuovo Codice dei Beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10
27
“I paesaggi originari della Pianura Padana, fatti di selve leggendarie, si sono da tempo estinti. A essi sono sostituiti campi, pioppeti, canali,
cascine e borghi. Una pianura costruita sulla fatica dell’uomo, ma anche al suo servizio per una produzione agricola dalle altissime rese”.
Il paesaggio Italiano TCI
della legge 6 luglio 2002, n. 137 che trovano
riscontro nel DLgs 42/2004 e la riforma sostanziale della Legge per il Governo del Territorio
ovvero la Legge Regionale n. 12 del 11 marzo
2005, rappresenteranno le linee guida del
corso per Esperti in materia di tutela paesistico
-ambientale riconosciuto dalla Regione Lombardia, organizzato dal nostro Ordine Provinciale con la partecipazione speciale del ANCE
Lecco, dell'Arch. Umberto Vascelli Vallara,
come invitato esterno, e di funzionari della
Regione Lombardia.
Parco del Curone
Parco Monte Barro - Pescate
Lago di Lecco
Piani Resinelli - Abbadia Lariana
I
TECNOLOGIA
Rilevanza giuridica e
ammissibilità come mezzo di
prova della provenienza e
dell'integrità di un documento
informatico o di un insieme di
documenti informatici
la firma
digitale
di Antonio Molinari
l punto di partenza per l'utilizzo della firma
digitale in Italia è rappresentato dalla legge
sulla "Riforma della pubblica amministrazione
e per la semplificazione amministrativa" n. 59
del 15 marzo 1997 (legge Bassanini), il cui art
15 recita: "Gli atti, i dati e i documenti formati
dalla pubblica amministrazione e dai privati
con strumenti informatici o telematici, i contratti
stipulati nelle medesime forme, nonché la loro
archiviazione e trasmissione con strumenti
informatici sono validi e rilevanti a tutti gli effetti
di legge; i criteri di applicazione del presente
comma sono stabiliti, per la pubblica amministrazione e per i privati, con specifici regolamenti...".
La prima definizione pratica di FIRMA DIGITALE, fornita dal DPR 445/2000 risulta essere:
"il risultato della procedura informatica (validazione) basata su un sistema di chiavi asimmetriche a coppia, una pubblica e una privata,
che consente al sottoscrittore tramite la chiave
privata e al destinatario tramite la chiave
pubblica, rispettivamente, di rendere manifesta
e di verificare la provenienza e l'integrità di un
documento informatico o di un insieme di
documenti informatici".
A seguito del recepimento, attraverso il DPR
137/2003, della Direttiva 1999/93/CE, la firma
digitale ha assunto forme e definizioni diverse
(e di conseguenza, valenze diverse), ovvero:
FIRMA ELETTRONICA - l'insieme dei dati in
forma elettronica, allegati oppure connessi
tramite associazione logica ad altri dati elettronici, utilizzati come metodo di autenticazione
informatica;
FIRMA ELETTRONICA AVANZATA - la firma
elettronica ottenuta attraverso una procedura
informatica che garantisce la connessione
univoca al firmatario e la sua univoca
identificazione, creata con mezzi sui quali il
firmatario può conservare un controllo esclusivo
e collegata ai dati ai quali si riferisce in modo
da consentire di rilevare se i dati stessi siano
stati successivamente modificati;
FIRMA ELETTRONICA QUALIFICATA - la
firma elettronica avanzata che sia basata su
un certificato qualificato e creata mediante un
dispositivo sicuro per la creazione della firma.
Dal punto di vista del riconoscimento di queste
forme l'art. 10 del DPR 445/2000 recita: "Al
documento informatico, sottoscritto con firma
elettronica, in ogni caso non può essere negata
rilevanza giuridica né ammissibilità come
mezzo di prova unicamente a causa del fatto
che è sottoscritto con firma elettronica in quanto
la firma non è basata su di un certificato qualificato rilasciato da un certificatore accreditato
o, infine, perchè la firma non è stata apposta
avvalendosi di un dispositivo per la creazione
di una firmasicura".
Aprendo ora una parentesi piu' "tecnica" va
precisato che la CRITTOGRAFIA è un procedimento matematico dalle origini antiche, ed
è impiegata storicamente per garantire la
riservatezza delle informazioni trasmesse a
distanza; in ambito informatico, essa può
trasformare un file di dati in un insieme di
simboli incomprensibili e inutilizzabili per chiunque non possieda lo strumento per decifrarli.
Esistono due tipi fondamentali di crittografia,
a chiave unica (simmetrica) oppure a doppia
chiave (asimmetrica), il tipo di crittografia
adottato per la firma digitale è quello a doppia
chiave con il quale le chiavi vengono generate
in coppia da uno speciale algoritmo ed è
impossibile ottenere una chiave a partire
dall'altra e presenta le seguenti caratteristiche:
- Un documento cifrato con una chiave può
essere decifrato con l'altra e viceversa
- Ogni chiave può cifrare o decifrare
- La chiave che cifra non può decifrare lo
stesso file
- Una chiave è posseduta dal mittente (chiave
privata) ed è segreta
- L'altra chiave (chiave pubblica) è accessibile
a tutti i destinatari
Di fondamentale importanza per il meccanismo
di firma sono gli algoritmi di Hashing, che
permettono di creare da una sequenza di bit
qualsiasi e di qualsiasi lunghezza (tipicamente
un file) una sequenza di bit a lunghezza fissa
correlata in modo molto stretto alla sequenza
di partenza.
Dato che la complessità degli algoritmi di
crittografia asimmetrica è direttamente proporzionale alla dimensione del file da cifrare e
alla lunghezza della chiave, in pratica si com-
prime il file in input con un algoritmo di
Hashing sicuro e di seguito l'algoritmo di crittografia asimmetrica viene applicato all'impronta
ottenuta.
I due standard attualmente applicati per la
firma digitale sono:
- Hashing sicuro: algoritmo SHA (Secure Hash
Algorithm), normato ANSI 9.30.2
- Crittografia asimmetrica: algoritmo RSA,
proposto da Rivest, Shamir e Adleman.
Di fondamentale importanza risulta ora definire
i già citati DISPOSITIVI SICURI; la normativa
italiana prevede che il processo di firma sia
eseguito internamente ad un dispositivo caratterizzato da elevati livelli di sicurezza e di
protezione della chiave privata.
In pratica questo requisito si traduce nell'uso
di speciali smart card certificate ITSEC 4, le
carte stesse sono normate dalla ISO 7816;
queste memorizzano in modo inalterabile la
chiave privata dell'utente e, inoltre,
dispongono di firmware, micro-processore e
memoria con caratteristiche sufficienti a eseguire on-board:
- un algoritmo di inizializzazione in grado di
generare e memorizzare stabilmente una
coppia di chiavi pubblica/privata (quest'ultima
in una zona di memoria inaccessibile
dall'esterno);
- un algoritmo di cifratura asimmetrica in grado
di cifrare i dati in ingresso con la chiave
privata memorizzata internamente.
Con queste caratteristiche non è richiesto il
trasferimento della chiave privata dell'utente
sulla stazione di lavoro, la chiave viene creata
dalla smart-card e rimane sempre stabilmente
memorizzata nella sua memoria interna.
Il riferimento per aggiornamenti normativi e
tecnici:
Il CNIPA ovvero il Centro Nazionale per
l'Informatica nella Pubblica
Amministrazione(www.cnipa.it)
29
COMMISSIONE IMPIANTI
Impianto aperto, foto Matteo Calvi
Breve guida alla corretta
applicazione del Testo Unico
testo unico
dell’edilizia e
gli impianti
di Matteo Calvi
I
l Testo unico dell'edilizia vuole essere uno
strumento globale, per quanto riguarda le
procedure necessarie per lo svolgimento delle
opere di costruzione e manutenzione
straordinaria, disciplinando, per quanto
possibile in modo univoco, gli adempimenti da
svolgere nei rapporti tra chi vuole compiere
lavori edili e gli Enti di controllo.
Questo non è ancora vero per quanto riguarda
gli impianti di cui alla Legge 46/90 "Norme per
la sicurezza degli impianti", in quanto la parte
del Testo Unico che avrebbe dovuto recepire
e modificare gli adempimenti di cui alla predetta
Legge, sarà, forse, operativa dal primo luglio
dell'anno in corso, sempre che non ne sia
rimandata l'entrata in vigore, come capita da
almeno tre anni. Si ricorda che le disposizione
riguardanti gli impianti sono quelle del Capo
V della Parte II del D.P.R. 380/2001, e
precisamente dagli artt. 107 a 121.
Fin qui potrebbe essere tutto chiaro, si continua
a fare quello che le Leggi precedenti hanno
sempre richiesto dal 1991: per il rilascio del
Permesso di costruire o unitamente alla
Dichiarazione di Inizio Attività devono essere
allegati rispettivamente alla Domanda o alla
Dichiarazione, gli elaborati di cui alla Legge
46/90, così come individuati dal D.P.R. 447/91.
Invece l'Italico Genio Creativo ha fatto in modo
che ogni Comune abbia in qualche modo
adottato procedure diverse, così come hanno
fatto gli Sportelli Unici (unici da molti punti di
vista bisogna dire); così capita che in alcuni
casi i progetti di massima impiantistici siano
da allegare subito, in altri che vadano allegati
unitamente all'inizio dei Lavori impiantistici,
altri alla fine dei Lavori, altre volte non interessa
affatto che siano consegnati, fino alla ciliegina
sulla torta costituita dal Comune che accetta
la Dichiarazione di Collaudo prevista dal Testo
Unico non ancora in vigore.
L'Ordine degli Ingegneri della Provincia di
Lecco già nell'ottobre del duemila aveva
sostenuto un incontro coi Tecnici comunali,
mediate il quale erano state illustrate le corrette
procedure previste dalla Legge. Poiché esse
sono ancora in vigore si pensa di fare cosa
utile, allegando al presente articolo la tabella
di applicazione della Legge, a suo tempo
distribuita; si deve soltanto tener presente che
la frase "Concessione edilizia" va sostituita
con "Permesso di costruire".
Preme infine ricordare una sola cosa: per un
edificio ad uso civile, inteso come ad uso di
civile abitazione, la Legge 46/90 richiede
sempre il progetto di massima dell'impianto di
riscaldamento. Questa progettazione è intesa
ai fini della sicurezza e non al fabbisogno
energetico dell'edificio, per il quale ci sono
altre Leggi che ne richiedono la progettazione.
Il progetto dell'impianto di riscaldamento ai fini
della sicurezza richiede semplicemente
l'individuazione delle eventuali posizioni dei
passaggi del gas, della locazione del deposito
di gasolio, di gpl o dei contatori del metano,
la posizione delle caldaie, delle aerazioni e
delle canne fumarie.
Si è sempre equivocato sugli impianti di
riscaldamento di potenzialità inferiore a 34,8
kW, che non sarebbero stati oggetto di obbligo
di progetto, ma nella Legge tale limite è riferito
esclusivamente agli impianti di trasporto gas,
invece gli impianti di riscaldamento non hanno
limiti, né inferiori né superiori, per la loro
progettazione.
Il Testo Unico contiene elementi poco chiari
per la sua applicazione rispetto alla Legge
46/90, ed è questo il motivo principale per cui
non è ancora entrato in vigore (con la sola
eccezione degli edifici ad uso scolastico, per
una volta tanto la scuola è più avanti del resto
del Paese), si spera che quando sarà
pienamente vigente l'applicazione sarà univoca
e, soprattutto, chiara.
AMBITI DI APPLICAZIONE DELLE LEGGE N°46 DEL 5 MARZO 1990
Elaborati da consegnare
Sono soggetti alla 46/90:
Categoria di impianto (art. 1 46/90)
Elaborati obbligatori
in comune nei casi di richiesta di:
negli altri casi
concessione edilizia,
(anche per manutenzione
dichiarazione di inizio attività
fine dei lavori
straordinaria, rifacimento)
edificio
edificio
prima dei lavori
dichiarazione
per uso civile
per altri usi
PM
DC
PD
conformità
progetto
PD
Totalmente all'aperto
NO
NO
NO
NO
NO
NO
NO
Superficie <200m
SI
SI
NO
SI
NO
SI
NO
a) Impianti
Superficie per uso civile 200m2 e <400m2
SI
SI
NO
SI
NO
SI
NO
elettrici
Superficie per altri usi 200m2 e <400m2
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
Superficie 400 m2
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
Parti comuni condominiali con potenza impiegata >6 kW
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
Lampade a catodo freddo con potenza di alimentazione 1200 VA
SI
SI
NO
SI
NO
SI
NO
2
Lampade a catodo freddo con potenza di alimentazione >1200 VA
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
Tensione superiore 1000V
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
Unità immobiliari contenenti ambienti: ad uso medico
a maggior rischio di esplosione o incendio *
soggetti a normativa specifica CEI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
radiotelevisivi, antenne
con obbligo di progetto
protezione scariche atmosferiche
Volume >200 m3 e altezza >5m
SI
NO
NO
SI
NO
SI
NO
Tutti gli altri casi
b) impianti elettronici
Coesistono con impianti elettrici
SI
NO
NO
SI
NO
SI
NO
c) impianti di riscaldamento
Solo riscaldamento
SI
NO
SI
SI
SI
SI
SI
e di climatizzazione
Canne fumarie collettive ramificate
SI
NO
SI
SI
SI
SI
SI
Climatizzazione con potenzialità >40000 frigorie/ora
SI
NO
SI
SI
SI
SI
SI
SI
NO
NO
SI
NO
SI
NO
SI
NO
NO
SI
NO
SI
NO
d) impianti idrosanitari
Potenzialità inferiore 34,8 kW
e) impianti trasporto gas
f) impianti di sollevamento
g) impianti antincendio
Potenzialità superiore 34,8 kW
SI
NO
SI
SI
SI
SI
SI
Impianti con stoccaggio di gas per uso ospedaliero
SI
NO
NO
SI
NO
SI
NO
ascensori, montacarichi, scale mobili
SI
NO
NO
SI
NO
SI
NO
NO
Attività non soggetta a prevenzione incendi
SI
NO
NO
SI
NO
SI
Attività soggetta a prevenzione incendi
SI
NO
SI
SI
SI
SI
SI
n° idranti <4
SI
NO
NO
SI
NO
SI
NO
n° idranti 4
SI
NO
SI
SI
SI
SI
SI
n° apparecchi rilevatori <10
SI
NO
NO
SI
NO
SI
NO
SI
NO
SI
SI
SI
SI
SI
n° apparecchi rilevatori 10
LEGENDA:
* Tali ambienti ad esempio sono:
DC = Dichiarazione di conformità
— autorimesse con più di nove posti auto
PM = Progetto di massima
— centrali termiche con potenzialità maggiore di 35 kW (salvo dichiarazione di ambiente ordinario)
PD = Progetto definitivo
— depositi di gas GPL e materiali combustibili (salvo dichiarazione di ambiente ordinario)
31
SPORT
G
Laura Luconi
Davide Bergna
L’Ordine Provinciale
degli Architetti di Lecco
trionfa al 19° Campionato
Italiano di sci e si piazza
al primo posto
architetti
sulle nevi
di Alfredo Combi
li Architetti Laura Luconi e Davide Bergna
sono Campioni Italiani di sci nella gara di
slalom gigante mentre Francesco Giordano è
terzo assoluto nella gara di fondo.
Il nostro Ordine ritorna dopo qualche anno sul
gradino più alto nelle gare che si sono svolte
sull'Abetone, in Provincia di Pistoia nei giorni
10-11-12 marzo, organizzate dagli Ordini Provinciali degli Architetti e Ingegneri di Pistoia e
Prato. Circa duecento gli Architetti provenienti
da tutta l'Italia che hanno gareggiato ad altissimo livello agonistico per conquistare l'ambito
trofeo. Laura Luconi ha stabilito il miglior tempo
femminile assoluto battendo le colleghe di
Trieste e Pistoia. Davide Bergna ha sbaragliato
il campo battendo l'amico rivale e vice campione Piero Luconi oltre ai colleghi della Valle
d'Aosta, di Bologna e dell'Aquila. Alfredo Combi, coordinatore della squadra lecchese, ha
contribuito classificandosi terzo nei master B.
Il trofeo è stato vinto anche con la gara di
fondo a tecnica libera, svoltasi su un impegnativo percorso di otto chilometri, con Francesco
Giordano secondo nella sua categoria e terzo
assoluto dietro ai colleghi di Bolzano e Milano.
L'Arch. Piercarlo Suzani si è classificato secondo e Alfredo Combi terzo nella categoria
pionieri. L'apporto di tutti i punteggi ottenuti
dai concorrenti nelle due gare ha consentito
all'Ordine di Lecco di vincere!!! Il Campionato
Europeo, con presenze di colleghi stranieri, si
è svolto con una gara di slalom svoltasi per la
prima volta in notturna nella serata di venerdì
11 marzo e ha vinto l'Ordine degli Ingegneri
della Provincia di Milano. La forte Laura Luconi
si è piazzata al secondo posto assoluto e
l'imbattibile Bergna al terzo. E' stato veramente
un successo incredibile! Un momento di grande
commozione, molto applaudito dai partecipanti
durante le premiazioni, è stato l'aver ricordato
da parte dell'Architetto Alfredo Combi, l'amico
Ing. Camillo Valentini, Sindaco di Roccaraso
(AQ) organizzatore dei precedenti Campionati
dell'anno 2004 e scomparso la scorsa estate.
Alla sua memoria è stato dedicato un trofeo
da assegnare annualmente su indicazione del
gruppo organizzatore. Va riconosciuta agli
Ordini di Prato e Pistoia una perfetta organizzazione ed una ospitalità da veri cultori della
montagna che ha consentito ai numerosi partecipanti di trascorrere un piacevole soggiorno
su piste ottimamente innevate e preparate.
Il prossimo anno la manifestazione compirà
vent'anni e verrà organizzata a Sestrière (TO).
MOSTRE
Salvatore Saponaro, Il ritorno del Fante,
Bozzetto per il Monumento ai Caduti di Milano, 1928.
(Architetti Muzio, Alpago Novello, Galbiati
C
on questa mostra all'ex Ateneo di Bergamo
Alta tra il 21 maggio e il 5 giugno 2005 si
chiude il ciclo dedicato al 1900 organizzato
dall'Ordine Appc di Bergamo.
La prima mostra della serie: "L'immagine della
città, il Novecento architettonico a Bergamo",
oltre che essere stata esposta nella città
orobica, per la sua valenza è stata allestita
dall'Ordine APPC a cura di Eugenio Guglielmi
di Lecco nella Chiesetta Razionalista dell'Airoldi
e Muzzi la scorsa estate.
La seconda mostra "Architettura e ideologia,
1930-1945", programmata nel dicembre dello
scorso anno, e stata accolta presso al nuova
sede dell'Ordine di Bergamo.
Non poteva mancare, a conclusione di questo
percorso, l'argomento dell'integrazione tra le
arti, occasione più generale per una riflessione
sull'artista e la sua collaborazione con gli
architetti.
Questa terza e ultima mostra si basa sull'opera
di due scultori come Leone Lodi (1900-1974)
e Salvatore Saponaro (1888-1970) ed
evidenzia ciò che si è sempre covato
nell'humus culturale locale, senza mai venire
pienamente alla luce a causa della
considerazione limitativa con cui il termine di
provincia e di tutta la sua immagine
complessiva ha assunto in negativo. Nello
stesso tempo affranca il costante riferimento
che Bergamo ha avuto verso la città di Milano,
tramite numerosi operatori e intellettuali che
vi operavano, sia per professione che per
studio.
Salvatore Saponaro e Leone
Lodi,due scultori tra gli architetti
del Novecento Lombardo
arte e
architettura
di Eugenio Guglielmi
Leone Lodi, Monumento ai Martiri della Rivoluzione (opera distrutta),
Bergamo, 1939 (Architetto Alziro Bergonzo)
34
letture
di Gerolamo Ferrario
musica
di Gerolamo Ferrario
Alessandro Piperno
Beck
Ed Mondadori - 2005
Interscope/Universal - 2005
CON LE PEGGIORI INTENZIONI
uesta è la storia della festa
di Gaia, passata agli anna“Q
li -con il mio determinante contributo- come la più disastrosa e
indimenticabile. Questa è la storia della mia fine... Questa è la
storia della mia cacciata dall'Eden..." (estratto dal retro di copertina)
Presentato da una gran parte della critica come
l'evento letterario italiano dell'anno, il romanzo
d'esordio di Alessandro Piperno, scrittore poco più
che trentenne, narra l'epopea dei Sonnino, una ricca
famiglia di ebrei romani, dal periodo a cavallo della
seconda guerra mondiale dominato dalla personalità
del nonno Bepy, commerciante di tessuti che con il
suo spregiudicato e scandaloso vitalismo porterà la
famiglia dai fasti iniziali al baratro del fallimento, fino
ad arrivare ai giorni nostri con la conflittuale e tormentata figura del nipote Daniel, emblematica delle
contraddizioni e dei travagli della nostra epoca. E'
proprio attraverso la voce narrante di Daniel che
prendono corpo i profili dei vari protagonisti del libro,
tutti appartenenti a famiglie dell'alta borghesia romana, di antica formazione e nobili origini o di freschi
arricchiti grazie al miracolo economico. Così conosciamo le gesta, gli amori, le ossessioni e le meschinità dei vari personaggi di questo mondo dorato e
privilegiato: Nanni Cittadini (prima socio e poi rivale
in affari del nonno) e la sua famiglia; la moglie,
altrettanto libera, di Bepy e i loro figli Luca e Teo che
sceglierà di ribellarsi al padre per stabilirsi in Israele
e condividerne la causa; i nipoti e poi i conoscenti
con i loro viziati rampolli compagni di scuola in istituti
d'èlite; le loro feste sfarzose ed esclusive per esibire
le proprie ricchezze e il proprio censo. "Con le peggiori
intenzioni" è caratterizzato dalle molte pagine fitte
di spietate e minuziose analisi psicanalitiche, a volte
di esasperante prolissità, con cui il narratore viviseziona ogni dettaglio e risvolto, anche il più segreto,
dell'animo di ogni personaggio con le conseguenze
che inevitabilmente si rifletteranno sulle loro esistenze
e sugli eventi del romanzo. Così la storia non si
dipana quasi mai come un processo ordinato di fatti,
ma viene più volte abbandonata e ripresa tra le tante
descrizioni e interpretazioni freudiane di errori e
psicosi, fino all'epilogo in cui Daniel racconta in prima
persona le sue grottesche, a tratti esilaranti, inadeguatezze esistenziali emerse dall'inizio della sua
formazione e amplificate dalla rovinosa ed ossessiva
passione per Gaia, personaggio simbolo di un mondo
opulento, ma tragicamente privo di valori.
GUERO
"Guero" è il nuovo album, il sesto per una major,
dell'artista canadese-americano Beck considerato, a
giusta ragione, uno dei geni dell'attuale panorama
musicale. Sono passati ormai dodici anni dall'album
d'esordio (Mellow gold - 1993) con il fulminante
successo del brano "Loser", sorta di manifesto
generazionale e Beck, a differenza del precedente
lavoro "Sea changes" uscito nel 2002 dominato dalle
limpide atmosfere di un classico country- folk rilassante
e acustico, ritorna a giocare con i generi musicali più
disparati ed eterogenei proponendoci quello che è
l'elemento caratteristico di tutte le sue composizioni:
l'uso sapiente dell'elettronica e della tecnologia moderna, dai campionamenti di suoni e rumori alle
sovraincisioni da studio di registrazione, impiegata
come strumento per esprimere se stesso, per accorpare le mille intuizioni e suggestioni contaminando
gli stili musicali e cercando di fondere le melodie con
il rumore ed il ritmo. "Guero" è sicuramente un album
difficile, dalle tinte sostanzialmente cupe ed oppressive,
che necessita di successivi ascolti per comprenderne
a pieno la complessità musicale ricca di echi e
rifacimenti di stili e generi, passando da ritmi vagamente latino-americani ("Missing" e "Què onda Guero"), al blues quasi primordiale e scarnificato ("Black
tambourine" e "Farewell ride"), al gospel con intrecci
funky, trip hop e drum'n'bass ("Earthquake weather"),
al rap che rimanda alle sue prime esperienze ("Hell
yes"); il tutto rielaborato e centrifugato con sfumature
diverse e originali. In definitiva Beck, come il grande
Syd Barrett geniale mente schizoide dei Pink Floyd
delle origini negli anni '60, è uno sperimentatore e un
innovatore che cerca di coniugare i ritmi della strada
dei nostri giorni con le melodie e le forme musicali
degli anni eroici del rock e della psichedelia, alla
ricerca della massima libertà espressiva per abbattere
le barriere esistenti
tra i diversi generi
dell'attuale panorama musicale.
Tracklist:
E-pro • Què onda
guero • Girl • Missing
• Black tambourine •
Earthquake weather
Helle yes • Broken
drum • Scarecrow •
Go it alone • Farewell
ride • Rental car •
Emergency exit
36
segnalazioni culturali
di Tiziana Lorenzelli
Ariella Vidach-AiEP
Danza interattiva
digitale
www.aiep.org
Quest'anno si è inaugurato
alla Fabbrica del Vapore di
Milano il DID, nuovo centro
di danza interattiva digitale,
uno spazio dedicato all'associazione culturale Ariella
Vidach- AiEP, fondata nel
1996 dalla danzatrice e
coreografa con il videoartista
Claudio Prati.
Questa associazione e compagnia di danza contempodi campionatura colore/suono
ranea, si esprime attraverso Un esempio
e un momento della performance
spettacoli internazionali e si
propaga con l'organizzazione di laboratori di studio e di
ricerca, proponendosi di divulgare il sapere tecnologico nei
confronti degli ambiti artistici e dei linguaggi contemporanei.
Infatti l'aspetto più intrigante dell'approccio di Ariella Vidach
è il connubio che è riuscita a creare tra il movimento del
corpo e l'interazione con sofisticati sistemi tecnologici che
ne esaltano alcuni aspetti, ribaltando il rapporto ortodosso
tra danza e suono. La performance Danxy Music, è basata
sul sistema interattivo Auxi, un sofisticato software
appositamente creato per elaborare e mixare file audio
attraverso la lettura di alcuni colori. Nel silenzio della sala
bianca dello studio Did, Vidach balla seguita dai lettori ottici
del computer, programmato per emettere una serie di suoni
differenti in relazione al movimento e in relazione del colore
dell'abbigliamento della ballerina.
Un abbigliamento stratificato permette di ascoltare i diversi
suoni prodotti, attraverso il lettore ottico, dai differenti colori
degli abiti che vengono di volta in volta indossati, con
interessanti intersezioni e contrasti ogni qualvolta il lettore
colpisce i capi di diverso colore sul corpo in movimento,
alternandosi.
Una performance che senz'altro affascina sia per il contenuto
tecnologico d'avanguardia del quale si ha un riscontro
oggettivo in simultanea, sia per la qualità della coreografia
studiata per godere appieno della geniale applicazione del
software, sia per l'efficace utilizzo del supporto di video
proiezione, nello spazio immacolato, sul quale viene proiettato
in diverso modo e con diverse angolazioni il corpo del
danzatore. Un lavoro apprezzabile per lo sforzo di ricerca e
di contenuti concettuali, che stravolge i canoni ortodossi del
rapporto tra danza e suono, in cui è la prima a seguire il
secondo; in questo caso il suono è conseguenza del
movimento.
Gianni Bolis
Anghiari, Castello di Sorci - dal 14 al 29
Maggio 2005
a cura di Eugenio Guglielmi
Alla ricerca dell'uomo perduto. Il Castello di
Sorci in prossimità di Anghiari, richiama subito
i capisaldi della nostra storia patria, le dispute,
le competizioni di grandi personaggi che permeano ancora fortemente il nostro immaginario
collettivo. Anch'io ho riflettuto e ricercato in
questi luoghi fin dal tempo degli studi adolescenziali che per
ognuno di noi si ammantano di emozioni e di eroismi indelebili.
Non avrei invece mai pensato che questa occasione mi portasse
a riscoprire quella strada a ritroso insieme all'amico Gianni in
un momento tutto particolare della sua vicenda artistica. Con
l'opera di Bolis siamo di fronte ad una nuova figurazione che
l'arte italiana sembrava avere dimenticato. Mi sento così di
osannare ad una produzione non facile, non documentati va,
non edonistica. La pittura o meglio, la sua immagine disegnata
è scomoda, violenta per contenuti e riflessioni che fa emergere
sul nostro destino. E' un'immagine esistenziale e solo cogliendo
le sue radici all'interno di una magmatica cultura popolare (nel
senso più nobile del termine) riusciamo ad avvicinarci con
stupore alle forme avviluppate delle sue viti, quasi scheletriche
sagome di una medioevale Totentanz, ai corpi grumosi di
personaggi pietosamente descritti nella stasi che prelude alla
morte come nell'osservazione di un corpo femminile in esibizione
maniacale. I Toscani forse non conoscono a fondo la Valle
Imagna, dove Bolis annidia la sua memoria generazionale; non
conoscono le nostre antiche realtà chiuse bergamasche, i piccoli
cimiteri di sassi grigi o le case di pietra con i ripidi tetti a
spiovente, insomma la microstoria di una comunità ormai
dimenticata. Ma i Toscani conoscono benissimo l'uomo ma
non quello che è stato maldestramente ripulito, disinfettato dai
pudori di una società troppo igieni sta e che oggi al minimo
segnale di pericolo e di difficoltà si dispera. Ecco allora che un
punto di incontro con l'esasperata "espressione" di Gianni Bolis
si può trovare con questa terra. La serie dei preti realizzati tra
il 2001 e il 2005 potrebbe infatti appartenere a quella umanità
dimenticata, corrosa e inebetita dall' aspra natura maremmana,
o diventare esposizione impietosa della caustica sagacia aretina
nel cogliere gli aspetti più crudi, quasi caricaturali del potere.
Ma se ritorniamo al bel disegnare e alla sensibilità del segno
ecco allora che possiamo scorgere i lasciti colti di Piero che
Gianni ama sommamente e medita almeno una volta all'anno
in solitudine negli spazi di San Francesco.
Voglio anche ricordare l'incontro che lo scorso anno Bolis ebbe
con gli studenti del mio corso di Storia dell'Arte nei grandi
spazi di Calenzano. Li conquistò sia con le sue opere esposte
lungo le pareti dell'aula, che con la sua parola forte e concreta
senza mezzi termini, adoperata come un racconto. Succede
così che molti ancora oggi scelgano come ricerca finale per gli
esami di profitto proprio la sua figura d'artista contemporaneo.
E' questa un'altra prova che dimostra come Gianni Bolis conquisti
sia chi l'ascolta e sia chi lo guarda, proprietà che solo pochi
possiedono, quelli per esempio che come lui hanno saputo
resistere fino ad ora all'equivoco invito dell'odierno "meticciato"
Eugenio Guglielmi
culturale.
novità fiscali
37
di Paolo Ripamonti, commercialista
GESTIONE SEPARATA INPS
Nuovi importi per il 2005 iscritti alla gestione separata
INPS. (collaboratori coordinati e continuativi, lavoratori
"a progetto", professionisti senza Cassa, associati in
partecipazione, venditori a domicilio, lavoratori autonomi
occasionali).
Per il 2005 il massimale annuo della base imponibile ai
fini del calcolo dei contributi dovuti alla Gestione separata
INPS è pari a 84.049,00 euro (era 82.401,00 per il 2004).
Le aliquote contributive applicabili nel 2005 per le categorie più diffuse dei collaboratori coordinati e continuativi,
dei lavoratori "a progetto" e dei professionisti senza
Cassa sono riepilogate nella seguente tabella:
Contribuzione
Non iscritti ad altra forma
previdenziale obbligatoria
né pensionati
Pensionati diretti
Iscritti ad altra forma
previdenziale obbligatoria o
pensionati di reversibilità
18,00% fino a ¤ 38.641,00
19,00%oltrefinoa¤84.049,00
15% fino a ¤ 84.049,00
10% fino a ¤ 84.049,00
Ai fini dell'applicazione delle suddette aliquote, il lavoratore
deve comunicare il superamento del limite di reddito di
¤ 38.641,00 ai propri committenti, responsabili del
pagamento del contributo.
Nei confronti dei collaboratori coordinati e continuativi
e dei lavoratori "a progetto", i contributi dovuti sono
ripartiti per 1/3, a carico del lavoratore e per 2/3, a carico
del committente.
Per i professionisti senza Cassa rimane ferma la facoltà
di rivalsa del 4% sui compensi lordi.
Per i venditori a domicilio e i lavoratori autonomi occasionali, non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria
e non pensionati, si applicano le stesse aliquote ma con
una franchigia di 5.000,00 euro annui, considerando
complessivamente i redditi derivanti da tali prestazioni,
anche se relativi a più incarichi.
Il lavoratore autonomo occasionale deve comunicare ai
committenti interessati il superamento o meno del limite
di esenzione di 5.000,00 euro all'inizio dei singolo incarico
ovvero, tempestivamente, durante lo svolgimento, tenendo conto anche dei compensi percepiti da altri committenti.
Dati catastali degli immobili con utenze energetiche,
acqua e gas (per possibili incroci con immobili locati).
Sono state stabilite le modalità attuative per la trasmissione telematica all'Anagrafe tributaria dei dati degli
immobili presso cui sono attivate utenze relative alla
somministrazione di energia elettrica, acqua o gas, come
previsto dalla legge Finanziaria 2005.
I dati identificativi dell'immobile, da comunicare all'Ana-
grafe tributaria, sono per gli immobili urbani, i terreni
agricoli, i fabbricati rurali: il Comune amministrativo e
l'indirizzo, il Comune catastale se non coincidente con
quello amministrativo, la sezione urbana, il foglio, la
particella e il subalterno.
Legge tutela della privacy
Proroga termini adeguamento misure sulla privacy. Sono
stati ulteriormente prorogati i termini per l'adeguamento
alle nuove misure minime di sicurezza previste dal D.Lgs.
30.6.2003 n. 196 (Codice sulla tutela dei dati personali),
entrato in vigore l'1.1.2004.
Il termine per l'adozione delle nuove misure minime di
sicurezza in materia di trattamento di dati personali,
compresa la predisposizione del Documento programmatico sulla sicurezza (DPS) qualora vengano effettuati
trattamenti di dati "sensibili" o giudiziari con strumenti
elettronici è spostato al 31.12.2005.
Si ricorda che il Garante della privacy ha reso disponibile
sul proprio sito internet (www.garanteprivacy.it) una Guida
operativa per la redazione del DPS.
NUOVI COEFFICIENTI PER LA RIVALUTAZIONE
DEL VALORE DEI FABBRICATI AI FINI ICI
Con Decreto 22.2.2005 sono stati approvati i nuovi
coefficienti per la rivalutazione del valore dei fabbricati
ai fini ICI per il 2005, classificabili nel gruppo catastale
"D" (es. capannoni industriali), in possesso dei seguenti
requisiti:
• non siano iscritti in catasto con attribuzione di rendita;
• siano interamente posseduti da imprese (non da privati);
• siano distintamente contabilizzati nelle scritture contabili.
Per la determinazione della base imponibile dell'ICI da
versare nel 2005, a tali immobili si dovranno applicare
i suddetti coefficienti al costo stratificato per anno di
formazione risultante dalle scritture contabili.
La tabella dei coefficienti che può essere rintracciata sul
sito del Ministero delle Finanze.
38
normative
di Diego Toluzzo
I SOTTOTETTI CON LA NUOVA LEGGE REGIONALE
URBANISTICA
La nuova Legge Urbanistica Regionale è stata pubblicata.
Un'altra puntata della telenovela dei "sottotetti" ha avuto
inizio ma è certo che per un po' non si potrà più "ristrutturare" gli spazi di sottotetto, preesistenti quasi quanto
ai nuovi, così come si è fatto (seppure secondo le varie
fasi intercorse con le altrettante situazioni create dalle
norme) sinora.
Va da sé che, contrariamente a quanto dichiarato nel sito
di informazione quotidiana del Consiglio Regionale della
Lombardia dal relatore del provvedimento ovvero che gli
emandamenti "nella sostanza non hanno cambiato nulla
rispetto alla normativa vigente in quanto si continuerà a
recuperare i sottotetti con i medesimi criteri ora in uso
visto che non è stato modificato il concetto di sottotetto
esistente", ci vorrà parecchio tempo oltre a circolari
interpretative e purtroppo cause amministrative (TAR ed
altro) per capire esattamente come comportarsi.
Già alcuni esperti se ne sono usciti con le loro disquisizioni.
Gli articoli 63, 64 e 65 della nuova legge non recepiscono
in toto quanto precedentemente legiferato dalle L.R.,
15/96, 22/99 e 18/01 e quindi tutto cambia ma forse,
sarebbe più facile dire ciò che non cambia.
"E' consentito il recupero volumetrico al solo scopo
residenziale del piano sottotetto esistente al momento
della presentazione della domanda di permesso di costruire
ovvero della denuncia di inizio attività".
Ovvero non vi è ancora esatta definizione della data di
esistenza del sottotetto e quindi continuerà ad essere
possibile considerare come sottotetti esistenti quelli
realizzati anche su nuove costruzioni purché ne sia eseguito
il rustico e completata l'opera.
Purtroppo la L.R. ancora non definisce, anche se di fatto
le spetterebbe, se tale pratica sia soggetta a permesso di
costruire o denuncia di inizio attività.
Ma è un "busillis" in cui si sbizzariranno gli avvocati su
ogni caso a loro sottoposto.
Rimane il calcolo dell'altezza media ponderale mentre la
deroga alle norme igienico-sanitarie sull'altezza dei locali
invece è controversa.
Da una parte si dice che le norme debbano essere rispettate
e dall'altra si fa riferimento solo al calcolo dell'altezza
media dell'alloggio non prescindendo che quasi tutti i
R.L.I. indicano come altezza minima del locale abitabile
i mt. 1,80. Ovvero non è così sancito che il locale abitabile
possa avere una altezza minima di mt. 1,50.
La cosa più appariscente è che comunque è sparita la
deroga agli strumenti urbanistici vigenti né può interpretarsi, quanto all'articolo 64, come riproposizione delle
precedenti leggi.
Vi è perciò l'ovvio rispetto, anche per gli effettivi sottotetti
esistenti, al P.R.G. ed agli strumenti urbanistici generali
mentre, ove questi ultimi siano prima della L.R. 51/75,
non vi è possibilità nemmeno di realizzare interventi quali:
finestre, lucernari, abbaini e terrazzi né modificare altezze
di colmo e di gronda e delle linee di pendenza delle falde
per garantire i requisiti di abitabilità dell'alloggio/i ricavati.
Il "recupero volumetrico" sarà pertanto la discriminante
su cui ci si potrà attaccare per un recupero dei sottotetti
sebbene già ci sia chi disquisisce sul fatto che la legge
indichi "piano sottotetto" e non semplicemente sottotetto
con tutte le logiche conseguenti:
- unità ben precise ed individuate
- etc., etc.
Sino a giungere, qualche articolista compreso il Comune
di Milano, che "non sarà più possibile recuperare sottotetti
inabitabili secondo le procedure fino ad ora applicate".
Anzi si pongono paletti alle pratiche in itinere in quanto
si vuole dare possibilità di intrapresa solo per quelle i cui
termini di decorrenza risultano scaduti.
Quanto non decorso non può produrre alcun effetto.
Tale regime fondato sulla transitorietà del periodo viene
da una propria lettura dell'art. 40 del DPR 380/01 e perciò
per essere valida la D.I.A. deve essere conforme alle
norme vigenti al 30° giorno successivo alla sua presentazione.
Se il sottotetto è quindi effettivamente esistente, ha tutte
le altezze possibili etc. scatta la verifica degli strumenti
urbanistici e delle norme R.L.I. che, come nel semplice
caso di superamento dell'altezza massima prevista dalla
zona di piano, si opporrebbero al recupero del sottotetto.
Vi sono alcune interpretazioni che definiscono le possibilità
di recuperare i sottotetti:
1) il recupero dei sottotetti sia conforme alle previsioni
e prescrizioni dello strumento urbanistico generale
(compreso il volume, la Slp e le distanze);
2) i nuovi edifici in costruzione abbiano ancora volumetria
(o Slp) disponibile per sopralzare il piano sottotetto.
Non concordo appieno con queste interpretazioni perché
non sembrano prendere in considerazione quei sottotetti
che inizialmente si prevedeva di poter recuperare ovvero
gli effettivi sottotetti di cui il "recupero volumetrico" pare
sia ancora sancito anche se la Legge non definisce come
"ristrutturazione" l'intervento di recupero stesso.
Tra i vari articoli sulla nuova normativa dei sottotetti non
ne ho trovato nessuno che ha verificato i famosi articoli
63, 64 e 65 con l'art. 27 della nuova legge.
Mi pare necessario evidenziare che per "nuova costruzione,
ovvero ampliamento" si definisce quanto "all'esterno della
sagoma esistente" senza alcuna individuazione di quali
siano tali sagome e la loro individuazione secondo gli
strumenti urbanistici comunali (in questo caso vigenti).
Va da sé che la mia lettura equivale ad una qualsiasi delle
interpretazioni citate; è comunque una diversa lettura
rispetto a quelle che circolano.
news tecnologiche
di Tiziana Lorenzelli
Per chi ne è ancora sprovvisto, trascrivo gli articoli 63,
64 e 65 della L.R. n° 149/2005:
Art. 63 (Finalità e presupposti)
1. La Regione promuove il recupero a fini abitativi dei
sottotetti esistenti con l'obiettivo di contenere il consumo
di nuovo territorio e di favorire la messa in opera di
interventi tecnologici per il contenimento dei consumi
energetici.
2. Negli edifici destinati in tutto o in parte a residenza è
consentito il recupero volumetrico a solo scopo residenziale del piano sottotetto esistente al momento della
presentazione della domanda di permesso di costruire
ovvero della denuncia di inizio attività.
3. Ai sensi di quanto disposto dagli articoli 36, comma
2 e 44, comma 2, il recupero volumetrico di cui al comma
2 può essere consentito solo nel caso in cui gli edifici
interessati siano serviti da tutte le urbanizzazioni primarie,
ovvero in presenza di impegno, da parte dei soggetti
interessati, alla realizzazione delle suddette urbanizzazioni,
contemporaneamente alla realizzazione dell'intervento
ed entro la fine dei relativi lavori.
4. Si definiscono come sottotetti i volumi sovrastanti
l'ultimo piano degli edifici di cui al comma 2 dei quali sia
stato eseguito il rustico e completata la copertura.
5. Il recupero abitativo dei sottotetti è consentito, previo
titolo abilitativo, attraverso interventi edilizi, purché siano
rispettate tutte le prescrizioni igienico-sanitarie riguardanti
le condizioni di abitabilità previste dai regolamenti vigenti,
salvo quanto disposto dal comma 6.
6. Il recupero abitativo dei sottotetti è consentito purché
sia assicurata per ogni singola unità immobiliare l'altezza
media ponderale di metri 2,40, ulteriormente ridotta a
metri 2,10 per i comuni posti a quote superiori a seicento
metri di altitudine sul livello del mare, calcolata dividendo
il volume della parte di sottotetto la cui altezza superi
metri 1,50 per la superficie relativa.
Art. 64 (Interventi ammissibili)
1. Gli interventi edilizi finalizzati al recupero dei sottotetti
possono comportare l'apertura di finestre, lucernari, abbaini e terrazzi per assicurare l'osservanza dei requisiti
di areoilluminazione, nonché, ove lo strumento urbanistico
generale comunale vigente risulti approvato dopo l'entrata
in vigore della L.R. 51/1975, modificazioni delle altezze
di colmo e di gronda e delle linee di pendenza delle falde,
purché nei limiti di altezza massima degli edifici posti
dallo strumento urbanistico ed unicamente al fine di
assicurare i parametri di cui all'articolo 63, comma 6.
Art. 65 (Ambiti di esclusione)
1. Le disposizioni del presente capo non si applicano
negli ambiti territoriali per i quali i comuni, con motivata
deliberazione del consiglio comunale, ne abbiano disposta
l'esclusione, in applicazione dell'articolo 1, comma 7,
della legge regionale 15 luglio 1996, n° 15 (Recupero ai
fini abitativi dei sottotetti esistenti).
LiTraCon
Cemento traslucido
www.litracon.com
L'architettura si arricchisce
di un nuovo materiale: Il
LiTraCon, un cemento traslucido inventato da Aron
Losonczi, architetto ungherese.
Si tratta di una combinazione di fibre ottiche e cemento fine che può essere prodotto in pannelli o blocchi
prefabbricati.
Il primo esempio di applicazione di questo materiale
è stata la realizzazione della
Europe Gate a Komaron in
Ungheria, progettata da Losonczi in occasione della
celebrazione dell'entrata dell'Ungheria in Unione Europea
e inaugurata il 10 Maggio 2005.
3M Novec 1230
fluido di protezione contro gli incendi
www.tycofireandsecurity.com
La 3M ha inventato un'acqua che non bagna ma spegne
il fuoco.
Si tratta di un liquido che spegne le fiamme con una
formula chimica (ketone fluorinato) che non inumidisce
gli oggetti, come un computer o un quadro. Ideale per
musei e uffici.
E' un composto chimico in grado di trasformarsi da
liquido in gas, è praticamente vapore sotto pressione.
39
corsi
bacheca
CORSO PER LA FORMAZIONE
DI COORDINATORI DELLA SICUREZZA
L'Associazione degli Ordini degli Architetti e degli
Ingegneri della Provincia di Lecco sta organizzando
un corso base per la formazione di Coordinatori
della Sicurezza nei cantieri temporanei o mobili
(art. 10 D.Lgs.494/96)
Il costo dei corsi dipenderà dal numero dei partecipanti. La sede sarà a Lecco, indirizzo e date da
definirsi.
Coloro i quali fossero interessati possono comunicare, alla segreteria dell'Ordine, la pre-adesione al
corso, via fax (0341/286794) o via e-mail ([email protected])
NOTES sta riscuotendo larghi consensi
anche da parte di enti e istituzioni. La redazione invita chiunque lo desideri a collaborare, sottoponendo progetti interessanti,
proponendo argomenti da trattare, articoli
e suggerimenti per contribuire alla crescita
della rivista.
CORSO DI AGGIORNAMENTO E PERFEZIONAMENTO
IN MATERIA DI SICUREZZA.
L'Associazione degli Ordini degli Architetti e degli
Ingegneri della Provincia di Lecco sta organizzando
un corso di aggiornamento e perfezionamento in
materia di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili
per Coordinatori della Sicurezza e Responsabili di
Cantiere D.Lgs.494/96).
Il costo dei corsi dipenderà dal numero dei partecipanti. La sede sarà a Lecco, indirizzo e date da
definirsi.
Coloro i quali fossero interessati possono comunicare, alla segreteria dell'Ordine, la pre-adesione al
corso, via fax (0341/286794) o via e-mail ([email protected])
PROGETTAZIONE DEGLI EDIFICI IN ZONA SISMICA
Il corso afferente le costruzioni in zona sismica, a
seguito delle notizie ad oggi pervenute, si prevede
possa iniziare nel prossimo mese di ottobre.
Coloro i quali fossero interessati possono comunicare, alla segreteria dell'Ordine, la pre-adesione al
corso, via fax (0341/286794) o via e-mail ([email protected]) entro il prossimo mese di giugno.
Nelmesedimarzosisonotenutelevotazionipereleggere
idelegatiInarcassadegliArchitettiedegliIngegneriperil
quinquennio2005-2010.Sonorisultatieletti:Dott.Arch.ALFREDOCOMBIeDott.Ing.SERGIOCLARELLI.LaRedazione
esprimeainuovidelegatiunauguriodiunproficuolavoro.
IlConsigliodell'OrdineArchitettiricordaatuttigliiscrittiche
lacompilazionedelmodulocontenenteleinformazionisulla
partecipazionedegliArchitettiallevarieCommissioniedilizie,
è obbligatoria.
Siricordaaltresìchelostessomodulodevepervenirepresso
laSegreteriadell'Ordine(viaRoman°28otramitefax0341
287034) entro il giorno 15 giugno p.v.
Presso la Segreteria sono disponibili i tesserini
di riconoscimento dell’Ordine Architetti di tutti
coloro che hanno provveduto ad inviare la foto
perché potesse avere valore legale.
Errata Corrige
Nel precedente numero di Notes del dicembre 2004 nell'articolo
di presentazione dei risultati del concorso di Olgiate Molgora
(pag. 7), fra i componenti del gruppo segnalato facente capo
all'architetto V. Scortecci, sono stati erroneamente inseriti anche
i nomi degli architetti Emanuele Panzeri e Martina Zappettino
che niente hanno avuto a che fare con tale gruppo figurando
invece fra i componenti del gruppo dell'architetto M. Riva
risultato fra i vincitori e i segnalati del concorso di riqualificazione
di 5 piazze a Lecco, presentato sempre sullo stesso numero
della rivista (pagine 4 e 5). Ci scusiamo con i diretti interessati
e con i lettori per il disguido accaduto. (G. Ferrario)
AAA Cercasi Offresi
SonodisponibilipressolaSegreteriadell’Ordine
ArchitettielaSegreteriadell’OrdineIngegnericurriculadipersonecheoffronoecercanocollaborazione.
Ulteriori aggiornamenti e notizie sono consultabili
sui siti degli Ordini
www.lc.archiworld.it • www.ordineingegneri.lc.it
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Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e
conservatori della provincia di Lecco