Valerio Bigano Distillerie e liquorifici storici italiani

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Valerio Bigano Distillerie e liquorifici storici italiani
Valerio Bigano
Gradi
di Carta
Distillerie e liquorifici storici italiani
attraverso la loro corrispondenza d’epoca
VOLUME SECONDO
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3
Valerio Bigano
Gradi
di Carta
Distillerie e liquorifici storici italiani
attraverso la loro corrispondenza d’epoca
Si ringraziano per il contributo
4
5
Quando, lo scorso anno, ho presentato “Gradi
di Carta” al Salone del Gusto di Torino non avrei
immaginato che potesse riscuotere un tale interesse
fra addetti ai lavori, collezionisti e appassionati
di liquori. E invece, a distanza di dodici mesi, ecco
il secondo volume. Protagonisti sono di nuovo loro:
vecchie lettere, fatture, listini prezzi di distillerie e
liquorifici italiani, con le loro raffinate intestazioni,
capaci di raccontare al primo sguardo il prestigio
della ditta, le sue principali specialità, i premi
e le medaglie vinte alle esposizioni universali.
Quando, lo scorso anno, ho presentato “Gradi
di Carta” al Salone del Gusto di Torino non avrei
immaginato che potesse riscuotere un tale interesse
fra addetti ai lavori, collezionisti e appassionati
di liquori. E invece, a distanza di dodici mesi, ecco
il secondo volume. Protagonisti sono di nuovo loro,
vecchie lettere, fatture, listini prezzi di distillerie e
liquorifici italiani, con le loro raffinate intestazioni,
capaci di raccontare al primo sguardo il prestigio
della ditta, le sue principali specialità, i premi
e le medaglie vinte alle esposizioni universali.
Se nella “prima puntata” ero stato costretto, per
ragioni di spazio, ad una scrematura non sempre
facile, questo nuovo volume mi ha permesso
di dare il giusto rilievo a documenti che non era
stato possibile inserire prima e di aggiungerne altri
scovati nel frattempo. Se ne troveranno alcuni di
particolarmente interessanti: come una fattura del
1853 delle Distillerie Nazionali Michel, Re, Agnelli e
Baudino, azienda dalle cui ceneri nascerà, appena
una decina d’anni più tardi, la Martini & Rossi;
oppure la nota spese datata 1871 della Gaspare
Campari, allora specializzata in fernet, come recita
l’intestazione del documento. Altre carte - pur nella
loro apparente “semplicità” - aprono uno squarcio
sulla storia di un’epoca: si vedano le congratulazioni
per l’onorificenza fascista appena ottenuta inviate
ad un cliente, con grande ossequio, dal liquorificio
torinese Ettore Rosso. E chi penserebbe che
una fattura commerciale possa strappare addirittura
un sorriso? Eppure è ciò che succede leggendo
l’appunto di un esercente poco soddisfatto sul
documento di una distilleria trentina oggi scomparsa,
i cui liquori - scrive il cliente a matita - erano
“rimasti invenduti (perché invendibili)”.
Se nella “prima puntata” ero stato costretto, per
ragioni di spazio, ad una scrematura non sempre
facile, questo nuovo volume mi ha permesso
di dare il giusto rilievo a documenti che non era
stato possibile inserire prima e di aggiungerne altri
scovati nel frattempo. Se ne troveranno alcuni di
particolarmente interessanti: come una fattura del
1853 delle Distillerie Nazionali Michel, Re, Agnelli e
Baudino, azienda dalle cui ceneri nascerà, appena
una decina d’anni più tardi, la Martini & Rossi;
oppure la nota spese datata 1871 della Gaspare
Campari, allora specializzata in fernet, come recita
l’intestazione del documento. Altre carte – pur nella
loro apparente “semplicità” – aprono uno squarcio
sulla storia di un’epoca: si vedano le congratulazioni
inviate ad un cliente, con grande ossequio,
dal liquorificio torinese Ettore Rosso per l’onorificenza
fascista appena ottenuta. E chi penserebbe che
una fattura commerciale possa strappare addirittura
un sorriso? Eppure è ciò che succede leggendo
l’appunto di un esercente poco soddisfatto sulla
fattura di una distilleria trentina oggi scomparsa,
i cui liquori - scrive il cliente a matita - erano “risultati
invenduti perché invendibili”.
Pur essendo nell’ambiente del collezionismo
di liquori da oltre trent’anni, nel corso della mia
ricerca mi sono imbattuto in decine di documenti
appartenenti a ditte di cui né io né altri appassionati
come me avevamo mai sentito parlare: stabilimenti
nati e chiusi nel giro di pochi anni, dei quali
non ci resta magari nemmeno una bottiglia,
un’etichetta. Ma è proprio questo, forse, l’aspetto
più stimolante del progetto: la possibilità di portare
alla luce testimonianze dell’esistenza di un tessuto
imprenditoriale composito e vitale, fatto di centinaia
di piccole aziende che, sebbene con alterne fortune,
hanno contribuito a rendere i liquori italiani prodotti
apprezzati e venduti in tutto il mondo.
Pur essendo nell’ambiente del collezionismo
di liquori da oltre trent’anni, nel corso della mia
ricerca mi sono imbattuto in decine di documenti
appartenenti a ditte di cui né io né altri appassionati
come me avevamo mai sentito parlare: stabilimenti
nati e chiusi nel giro di pochi anni, dei quali non ci
resta magari nemmeno una bottiglia, un’etichetta.
Ma è proprio questo, forse, l’aspetto più stimolante
di questo progetto: la possibilità di portare alla
luce testimonianze dell’esistenza di un tessuto
imprenditoriale composito e vitale, fatto di centinaia
di piccole aziende che, sebbene con alterne fortune,
hanno contribuito a rendere i liquori italiani prodotti
apprezzati e venduti in tutto il mondo.
TESTO IN INGLESE
Stabilimento Vinicolo Trivigiano
CARPENÈ-MALVOLTI
Casa fondata nel 1868
Conegliano, 2 marzo 1907
126
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Già in occasione dell’uscita del primo volume di
“Gradi di Carta” auspicavo di poter presto pubblicare il
secondo, vista la mole e l’interesse dei documenti che
avevo dovuto accantonare per evidenti ragioni
di spazio.
Già in occasione dell’uscita del primo volume di
“Gradi di Carta” auspicavo di poter presto pubblicare il
secondo, vista la mole e l’interesse dei documenti che
avevo dovuto accantonare per evidenti ragioni
di spazio.
Se il desiderio si è realizzato, il merito è anche di
tante aziende del settore: quelle che hanno creduto
nel progetto fin dal suo esordio e quelle che si sono
aggiunte strada facendo, non solo fornendo un
prezioso contributo economico, ma collaborando
attivamente nella ricerca di nuovo materiale all’interno
dei propri archivi. A loro va un caloroso “grazie”.
Se il desiderio si è realizzato, il merito è anche di
tante aziende del settore: quelle che hanno creduto
nel progetto fin dal suo esordio e quelle che si sono
aggiunte strada facendo, non solo fornendo un
prezioso contributo economico, ma collaborando
attivamente nella ricerca di nuovo materiale all’interno
dei propri archivi. A loro va un caloroso “grazie”.
Per avermi generosamente permesso di attingere
alle loro raccolte, ho un debito di riconoscenza
nei confronti di tanti amici collezionisti, su tutti
Roberto Bonetti e Pier Luigi Longarini.
Per avermi generosamente permesso di attingere
alle loro raccolte, ho un debito di riconoscenza
nei confronti di tanti amici collezionisti, su tutti
Roberto Bonetti e Pier Luigi Longarini.
Ancora grazie, infine, ad Alessandro Bellenda,
proprietario della Galleria L’Image di Alassio,
specializzata in manifesti pubblicitari originali
del XX secolo (www.posterimage.it).
È stato lui a fornirmi, con la consueta disponibilità,
la maggior parte delle splendide immagini d’epoca
che arricchiscono questo libro.
Ancora grazie, infine, ad Alessandro Bellenda,
proprietario della Galleria L’Image di Alassio,
specializzata in manifesti pubblicitari originali
del XX secolo (www.posterimage.it).
È stato lui a fornirmi, con la consueta disponibilità,
la maggior parte delle splendide immagini d’epoca
che arricchiscono questo libro.
Era il 1857 quando il padre Marista
Frate Emanuele, esperto conoscitore
delle virtù terapeutiche delle erbe,
mise a punto la preziosa ricetta che,
unendo in una sapiente formula le
proprietà benefiche di trentaquattro
piante aromatiche, racchiude tutt’oggi
il segreto di un grande distillato.
Nacque così in Francia l’odierno Alpestre,
un tempo “Arquebuse dell’Hermitage”.
In seguito all’emanazione delle leggi
anticlericali di inizio ‘900, i religiosi si
trasferirono a Carmagnola (nei pressi di
Torino), portando con loro i segreti della
preparazione gelosamente tramandata
di generazione in generazione.
Alpestre è un distillato idroalcolico
di erbe e piante officinali, preparato
con un metodo segreto. Affinché le
proprietà aromatiche benefiche delle
piante si possano meglio concentrare
nel liquore, Alpestre viene fatto
invecchiare per almeno tre anni secondo tradizione - in botti di quercia
di Slavonia per poi essere imbottigliato
puro, come esce dalla botte, senza
aggiunta di zucchero o altri additivi.
www.alpestre.it
Distillatori per vocazione dal 1892.
Vocazione che viene da lontano, da
Lorenzo Da Ponte, genio eclettico,
librettista di Mozart e distillatore già a fine
‘700. Un secolo dopo Andrea Da Ponte
fonda la Distilleria ed applica le tecniche
studiate dal fratello Matteo, autore del
Manuale della Distillazione del 1896.
La collaborazione tra Andrea e Matteo,
con il Metodo Da Ponte, segnano fin da
subito questa realtà fortemente legata
al territorio di Conegliano, proiettata
nel futuro con la continua ricerca ed il
perfezionamento dell’arte distillatoria.
Quelle stesse aspirazioni si trasmettono
al nipote di Andrea, Pier Liberale Fabris,
che a partire dal 1946 prende le redini
della Distilleria. Negli anni ‘60 egli ha una
grande intuizione: distillare una grappa
da unico vitigno ed invecchiarla in
barriques del Limousin. Nasce la Vecchia
Grappa di Prosecco, tutt’ora riferimento
per le grappe invecchiate di qualità in
Italia come all’estero. Oggi, Francesco
Fabris coniuga il concetto di alta qualità
dei prodotti Andrea Da Ponte con una
comunicazione moderna ed un design
prezioso.
Nel 1894, Ernesto Baliva, medico negli
ospedali di Roma, sviluppò la sua ricetta
di Ferrochina e iniziò a rifornire le
farmacie romane. Infatti si credeva che
il ferro, in combinazione con la corteccia
di china, fosse un rimedio contro la
malaria. La Ferrochina, considerata tonico
corroborante con proprietà digestive e
ottimo integratore per il sangue, veniva
consumata anche come liquore e aperitivo.
Il prodotto ebbe un gran successo tanto
che il Dr. Baliva chiese a Virgilio Pallini
di incrementare la produzione nel suo
stabilimento. Diventato ben presto un
vero e proprio fenomeno internazionale,
la Ferrochina venne venduta all’estero,
principalmente in Asia e India, dove
veniva consumata diluita con acqua.
Quella della Ferrochina rimase una
categoria di tendenza fino alla fine degli
anni ‘70, per poi essere dimenticata.
Da qualche anno il marchio Ferrochina
Baliva è di proprietà della Pallini di
Roma che ne ha rilanciato l'immagine di
liquore forte e amaro, adatto anche alle
nuove tendenze della mixologia e quindi
presente nei locali italiani più prestigiosi.
www.pallini.com
www.daponte.it
TESTO IN INGLESE
GRUPPO
La premiata Distilleria Bertagnolli
venne fondata nel lontano 1870 a
Mezzocorona (Trento) dalla nobildonna
Giulia de Kreutzenberg e dal farmacista
Edoardo Bertagnolli. Situata in Piana
Rotaliana Königsberg, terra vocata per
la coltivazione della vigna e considerata
da Goethe “il più bel giardino vitato
d’Europa”, Bertagnolli seleziona e
distilla da sempre vinaccia a “kilometro
zero”. Mediante l’utilizzo di alambicchi
a bagnomaria discontinui alimentati a
vapore, è specializzata nella produzione
di Grappe e Distillati trentini, certificati e
pluripremiati a livello internazionale per
la loro insuperabile qualità.
La Distilleria è ancora oggi gelosamente
condotta dalla stessa famiglia: i cugini
Livia e Beppe Bertagnolli con orgoglio
ed ambizione rappresentano la quarta
generazione della dinastia e trasmettono
al mondo l’antica tradizione di questa
Grappa Trentina, nobile per nascita e
aristocratica nel gusto. Bertagnolli, dal
1870, la più antica Distilleria di famiglia
del Trentino. Oltre 145 anni di Storia,
Tradizione, Innovazione e grande Qualità.
bertagnolli.it
Nel 1860 Gaspare Campari inventa
l’aperitivo a media gradazione alcolica
che ancora oggi porta il suo nome. Nel
1904 viene inaugurato lo stabilimento di
Sesto San Giovanni, che rimane in attività
per 100 anni.
Nel 1926 Davide, figlio di Gaspare, decide
di limitare la produzione alle sole bevande
Campari caratterizzate da una forte
identità: l’Aperitivo e il liquore Cordial.
Inoltre si impegna a dare un progressivo
slancio internazionale all’azienda, che
porterà il marchio Campari ad essere
apprezzato in tutto il mondo. Nel 1932
nasce il Camparisoda, il primo aperitivo
monodose. La bottiglietta, disegnata
da Fortunato Depero, uno degli artisti
futuristi più famosi del periodo, diventa
ben presto un simbolo di design
accessibile quotidianamente.
Attraverso gli anni, il brand si è imposto a
livello mondiale grazie alla crescita della
sua distribuzione e attraverso importanti
acquisizioni (Aperol, Cinzano, Averna...).
Inoltre vengono messi a punto contratti
di distribuzione che facilitano la crescita
organica e quella per linee esterne, oltre
alla penetrazione in diversi mercati e
segmenti di prodotti.
L’Antica Erboristeria Dott. Cappelletti
viene fondata a Trento nel 1906 come
“società per la vendita di coloniali
all’ingrosso e al minuto” da Giuseppe
Cappelletti, giovane erborista e
speziale di grande creatività. Attorno
agli anni ‘20 inizia a mescolare erbe,
fiori e radici delle sue montagne
al fine di ottenere decotti, infusi e
macerati. Nasce così l’Elisir Novasalus:
un amaro digestivo, depurativo,
regolatore dell’intestino. Ancora oggi
è il prodotto di punta dell’Azienda e
viene ottenuto con lo stesso rigore,
rispettando i tempi di lavorazione e
di attesa. Accanto a moderne cisterne
in acciaio troviamo così vecchi torchi
manuali ancora in funzione. Tradizione
artigianale e innovazione permettono
la realizzazione di prodotti di alto
livello qualitativo, grazie alla ricerca di
materie prime naturali, quali erbe di
montagna e succhi della nostra frutta.
La piccola azienda familiare oggi
produce amari, liquori, grappe e
aperitivi ed è guidata dai fratelli Luigi
e Maddalena Cappelletti, la quarta
generazione della famiglia, gelosi
custodi delle antiche ricette.
www.camparigroup.com
www.cappellettinovasalus.it
128
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La Distilleria Caselli nacque nel 1860
per merito di Francesco Caselli. Da
principio era essenzialmente una
drogheria dove, nelle stanze a pian
terreno e nelle cantine del Palazzo
Caselli nel centro storico di Sassuolo, si
producevano anche liquori.
Quando, nei primi anni del ‘900, alla
guida dell’attività subentrò Galdino
Caselli, la drogheria si trasformò
sempre più in distilleria. Liquorista
molto abile, Galdino creò diversi tipi
di distillati e liquori, il più famoso dei
quali fu l’Elisir all’anice stellato poi
chiamato “Sassolino”. Oltre che questo
liquore, la Distilleria Caselli ebbe il
merito di far conoscere un altro tipico
prodotto modenese, il Nocino, liquore
con infuso di mallo di noci che, ben
presto, per la sua qualità divenne il
prodotto leader di tutta la gamma
della Distilleria Caselli.
Oggi la famiglia Caselli è giunta
alla quinta generazione e riesce a
mantenere la creatività e lo spirito
di realtà artigianale che l’hanno
caratterizzata fin dalle sue origini.
www.caselli1860.it
Ancor oggi Beppe Carlotto, sia pur di
nome e di nazionalità italiana, si sente
ungherese. I Potepan, suoi antenati
d’origine magiara, lasciarono la terra
natale verso la fine del ‘400 fino a
stabilirsi, nel 1820, a Vienna. A quel
tempo i pasticceri erano anche liquoristi,
essendo soliti a produrre in proprio gli
ingredienti necessari per realizzare i dolci.
E il Rosolio prodotto da Anton divenne
il liquore più prezioso dell’aristocrazia
mitteleuropea. Teresa, nipote di Anton,
sposò Girolamo Carlotto, un rinomato
liquorista di Valdagno. Giuseppe, il
primogenito, decise di dar seguito alla
tradizione di famiglia, proseguendo e
ampliando la gamma di prodotti; ai tre
liquori più importanti (Rosolio, Amaro
‘900 e Zabaione), affiancò una ventina di
altri “gioielli” ed il nome Carlotto diventò
sinonimo di qualità prediletta dall’alta
gastronomia italiana ed internazionale.
Beppe Carlotto è tutt’ora affiancato
dalla moglie Nives e dalla figlia Daniela,
entrambe accomunate dall’identica
passione per il proprio lavoro, quasi
inconsapevoli del peso di un nome e di
una tradizione tanto importanti, da veri
Potepan!
L’Azienda venne fondata nel 1821
da Girolamo Luxardo a Zara, sulle
coste della Dalmazia. Nel 1913,
grazie all’accorta politica economica
seguita da Michelangelo Luxardo, fu
possibile costruire un modernissimo
stabilimento, uno dei più grandi
dell’impero Austro-Ungarico.
Lo scoppio della seconda guerra
mondiale, nel 1940, comportò notevoli
restrizioni all’attività industriale; più
tardi, nel novembre 1943, la produzione
subì un’interruzione causata dalla quasi
totale distruzione dello stabilimento
provocata dai pesanti bombardamenti
degli anglo-americani.
Giorgio Luxardo, l’unico dei fratelli
superstiti della quarta generazione,
ebbe il coraggio di ricominciare l’antica
attività e nel 1947, assieme al giovane
Nicolò III, della quinta generazione,
costruì lo stabilimento di Torreglia,
iniziando così un nuovo capitolo della
storia Luxardo. Oggi è attiva la sesta
generazione di una famiglia che ha
dedicato tutta se stessa alla produzione
del Maraschino e che a tale liquore
deve la sua fama internazionale.
La Ditta Silvio Meletti nasce ad Ascoli
Piceno il 20 settembre 1870 per
opera di Silvio Meletti che, dopo una
lunga serie di studi nel campo della
distillazione e di ricerche nel settore
delle materie prime, mette a punto un
meticoloso processo produttivo che gli
permette di creare un prodotto unico
nel suo genere: l’Anisetta Meletti.
L’obiettivo era di ottenere un fine
liquore in grado di reggere il confronto
con le costosissime anisette estere.
Silvio si impegna nello studio di
trattati sulla distillazione dei liquori
fino al punto di far costruire, su suoi
disegni, un alambicco a bagnomaria a
lentissima evaporazione onde ottenere
un alcolato il più aromatico possibile.
L’elevata qualità e la gradevolezza
del liquore portano Silvio Meletti ad
ottenere premi in numerosi esposizioni,
anche estere. A 145 anni di distanza
dalla sua prima produzione, l’Anisetta
viene ancora proposta dalla famiglia
Meletti, giunta alla quinta generazione,
con la stessa ricetta e gli stessi processi
produttivi studiati dal suo fondatore.
La distilleria Quaglia di Castelnuovo don
Bosco nasce negli anni immediatamente
successivi alla unificazione d’Italia sulle
colline inondate di sole tra il Monferrato
e i rilievi torinesi, terre considerate da
sempre di grande tradizione vinicola.
Nel lontano 1906 viene acquistata
dal Cav. Giuseppe Quaglia; nel 1930
l’attività dell’Azienda è continuata dal
figlio Carlo che, sotto la sapiente guida
del padre, apprende i segreti della
distillazione, perfeziona e ammoderna
il reparto di imbottigliamento e
aumenta notevolmente la capacità
di produzione. Nel 1967, con il nipote
Giuseppe, entra in Azienda la terza
generazione di distillatori. Sempre
con gli originali alambicchi, continua la
produzione di grappa classica alla quale
affianca quella di grappe monovitigno,
particolarmente raffinate e pregiate.
Oggi alla direzione vi è Carlo, pronipote
del Cavaliere, che si dedica con nuove
idee ed energie all’attività, arricchendo
la gamma con specialità liquoristiche,
prodotte seguendo la regolamentazione
dell’eccellenza artigiana piemontese.
La Rossi d’Asiago nasce ad Asiago nel
1868 ad opera del farmacista Giovan
Battista Rossi che, all’interno della
sua farmacia, crea elisir e distillati per
i villeggianti. È qui che nasce China
Rossi, gradevole elisir a base di China
Calissaya. Grazie al successo ben
presto conseguito, la farmacia del
Dr. Rossi diviene in pochi anni una piccola
distilleria artigianale, riconosciuta come
la “più alta d’Europa”, che si arricchisce
di prodotti sempre nuovi, dagli aromi
intensi e dai sapori armoniosi, propri
della tradizione montana. Fra questi vi
è il Kranebet, l’Amaro Bianco distillato
di ginepro e radici alpine. Creato nel
1929, il Kranebet è l’emblema storico
dei liquori Rossi d’Asiago ed è ancora
oggi molto apprezzato.
Oltre 100 anni più tardi, la famiglia Dal
Toso di Barbarano Vicentino, distillatori
per tradizione, raccoglie l’eredità
produttiva della Rossi D’Asiago e
fonda Antiche Distillerie Riunite, che
produce e distribuisce in tutto il mondo
i liquori della tradizione alpina ed altre
rinomate specialità.
www.meletti.it
www.distilleriaquaglia.it
www.rossidasiago.com
Il Sassolino nacque nel 1804 quando
lo svizzero Bazzingher si trasferì a
Sassuolo con alcuni connazionali, molti
dei quali speziali o droghieri. Distillando
l’anice stellato cinese ottenne un ottimo
liquore che ebbe un gran successo.
La sua azienda passò dapprima ai Fasciati
e, in seguito, alla famiglia Stampa
che impose all’infuso il nome con cui
è attualmente conosciuto: Sassolino.
Anche grazie ai cadetti dell’Accademia
Militare di Modena che, nella seconda
metà dell’Ottocento, si recavano a
Sassuolo per le esercitazioni, il Sassolino
si diffuse in tutta Italia, ottenendo
attestati e onorificenze. In breve tempo
il Sassolino diventò un simbolo del bere
di qualità nei salotti bene.
Oggi continua ad essere prodotto
distillando l’anice stellato essiccato
in alambicchi di rame pieni di alcool
purissimo, con l’aggiunta di altri
ingredienti che solo la Distilleria Stampa
conosce, e commercializzato alla
gradazione ottimale di 40°. Distilleria
Stampa Sassuolo: la sola depositaria
della ricetta originale del Sassolino.
La Centerba Toro è il racconto di una
famiglia e del territorio in cui fonda
storicamente le proprie secolari radici.
La famiglia Toro ha iniziato la sua attività
bicentenaria a Tocco da Casauria, creando
con questa terra un legame indissolubile.
Era il 1817 quando il farmacista e speziale
Beniamino Toro creò la Centerba Toro,
un pregiato liquore nato dalla sapiente
alchimia di erbe selvatiche e spontanee,
selezionate e raccolte da mani esperte
alle pendici della Maiella. Liquore di
colore verde, ad alta gradazione alcolica,
divenne noto anche come vero e proprio
medicamento: infatti, la Centerba Toro
venne utilizzata nel Regno di Napoli
durante l’epidemia di colera del 1884.
Sotto la guida del Dr. Enrico Toro, quinto
discendente diretto, ancor oggi Centerba
Toro è un liquore artigianale apprezzato
in tutto il mondo. La formula segreta
è ancora quella autentica del 1800,
custodita gelosamente e tramandata
di padre in figlio, per generazioni: una
ricetta che rievoca il fascino dei luoghi
d’origine, esprimendo le autentiche
atmosfere della terra abruzzese.
Nelle Marche, ai piedi dei Monti Sibillini, a
Pievebovigliana ed a Muccia, la Distilleria
Varnelli opera dal 1868, vantando la
storica licenza UTF n.1 e caratterizzandosi
come impresa familiare giunta alla
quarta generazione. Pur mantenendo
inalterati gli antichi metodi produttivi
e la segretezza delle ricette artigianali
che sono alla base di pregiati liquori ed
amari (tra cui il Varnelli e l’Amaro Sibilla,
primo prodotto storico dell’Azienda),
la Distilleria Varnelli si è sviluppata
costantemente, strutturandosi in S.p.A.
e diventando leader nel suo segmento
con prodotti originali, raffinati, capaci di
suscitare emozioni.
L’efficace promozione del marchio
aziendale ha accompagnato nel tempo lo
sviluppo della Distilleria e il brand Varnelli
è diventato identificativo dell’anice secco
speciale, unico ed inimitabile, prodotto
di punta dell’Azienda, premiato già nel
1950 come “miglior prodotto del genere”
in ambito nazionale.
Varnelli: una chiara espressione di tipicità
marchigiana, sempre più nota in Italia ed
all’estero.
www.sassolino.it
www.centerbatoro.it
www.varnelli.it
www.luxardo.it
www.carlotto.it
È il 1918 quando tra i vicoli del centro
storico di Casale, capitale del Monferrato
e della tradizione vinicola piemontese,
nasce la Distilleria Magnoberta.
La Famiglia Luparia, alla guida della
Azienda da ben 4 generazioni, distilla le
migliori vinacce del Monferrato secondo
il tradizionale metodo discontinuo a
vapore diretto a bassa pressione: dai
piccoli alambicchi in rame si estrae il
meglio dalle vinacce, il “cuore” della
grappa, simbolo della cultura italiana.
Ogni vitigno è caratterizzato dal lento
passaggio in grandi botti di legno che,
nel buio e nel silenzio della cantina di
invecchiamento, esaltano al meglio le
caratteristiche aromatiche e sensoriali
dei singoli vitigni.
Dal 1950 l’Azienda si è trasferita
lungo l’importante direttrice vitivinicola
Casale-Asti e con immutata passione
prosegue la produzione di distillati e
liquori della tradizione.
La Distilleria Magnoberta è ora in vista
del suo traguardo più importante: 100
anni di storia nel segno della tradizione.
Fondata nel 1919 dai fratelli Pietro e Luigi
Marcati, fino al 1940 l’azienda produce
e commercializza in Italia liquori,
vermouth e marsala. Distrutta durante
la guerra, riprende la produzione nel
1947 grazie a Giuseppe, figlio di Pietro.
A partire dal 1980 entra in azienda la
terza generazione ed inizia a esportare
in diversi paesi europei principalmente
Amaretto e Sambuca, i liquori italiani
più venduti nel mondo.
Nel 1986 acquisisce il marchio Ercole
Gagliano, azienda storica veronese
e concentra la produzione nello
stabilimento di Sommacampagna.
Nel 1999 per la prima volta nella sua
storia raggiunge l’ambizioso obiettivo
di un milione di bottiglie prodotte di
cui il 70% per il mercato nazionale e
il 30% per il mercato internazionale.
Nel frattempo Gagliano Marcati
arricchisce il proprio portafoglio con
un altro storico marchio italiano, le
Distillerie Morandini di Lovere.
Attualmente Gagliano Marcati esporta
in più di trenta Paesi nel mondo.
www.magnoberta.com
www.gaglianomarcati.it
Azienda a forte legame territoriale ma
a vocazione internazionale, Martini
& Rossi fonda le sue origini nel 1863,
dopo aver accolto l’eredità della
“Distilleria Nazionale di Spirito di Vino”,
nata nel 1847.
La sua innata propensione verso
un’intraprendenza di respiro globale
ha concorso all’affermazione del
brand Martini in tutto il mondo,
rendendolo sinonimo di glamour
e stile inconfondibile della sua
comunicazione. Un continuo processo
di internazionalizzazione culminato nel
1993 con l’ingresso nel Gruppo Bacardi.
La società Martini & Rossi coniuga
un brand divenuto l’icona del “Made
in Italy” nel mondo, sinonimo di
eleganza, bellezza e gioia di vivere,
con una grande attenzione da sempre
focalizzata su valori come sviluppo
sostenibile ed etica nei rapporti
con territorio, clienti e persone che
lavorano in azienda, cui aggiunge un
forte impegno di responsabilità sociale.
www.martinierossi.it
www.martini.com