Un intollerabile pasticciaccio all`italiana

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Un intollerabile pasticciaccio all`italiana
Periodico informativo culturale
Anno VI, Numero 21-22, 15-31 dicembre 2004
Bollettino
d’informazione
del Grande
Oriente d’Italia
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http://www.goiradio.it
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sommario
2
speciale legge
regione marche
il comitato dei ministri
del consiglio d’europa
sollecita l’italia
all’applicazione della
sentenza della corte
dei diritti dell’uomo
emessa nel 2001 a
favore della massoneria
un intollerabile
pasticciaccio
all’italiana
3
4
speciale attività
umanitaria
attività grande
oriente d’italia
goi international
washington
notizie dalla comunione
abano terme, asti,
cagliari, città di
castello, città
sant’angelo, fano,
firenze, imperia,
lamezia terme,
livorno, palermo,
pisa, siena, rimini,
saint vincent, torino,
trieste
servizio biblioteca:
conferenza a gennaio
10 rassegna stampa
polemiche sul nuovo
museo del
risorgimento a ravenna
i venticinque anni della
loggia “saggezza
trionfante” di bari
i vent’anni della loggia
“fratellanza italiana” di
lamezia terme
la risoluzione del
consiglio dei ministri
europeo a favore
della massoneria
italiana
il gran maestro a
washington
16 storia e cultura
garibaldi massone
(la voce di romagna)
verrà la morte e noi
la possiamo gestire
(la stampa)
un film fa scoprire
agli usa la
massoneria (libero)
esoterismo (corriere
della sera)
al potere con le
streghe (panorama)
biblioteca massonica
22 accade fuori
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legge regione marche
speciale
Il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa sollecita l’Italia all’applicazione della
sentenza della Corte dei Diritti dell’Uomo emessa nel 2001 a favore della massoneria
Un intollerabile pasticciaccio all’italiana
a Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sentenza, resa il 2
agosto 2001, ha accolto il ricorso, proposto contro la
Repubblica Italiana dal Grande Oriente d’Italia, che lamentava
la violazione da parte del Governo del fondamentale diritto di associazione, sancito - oltre che dall’art. 18 della Costituzione Italiana dall’art. 11 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti
dell’Uomo, diritto fondamentale,
per molti anni conculcato nei confronti dell’Istituzione massonica.
Con questa decisione la Corte di
Strasburgo ha riconosciuto all’unanimità la violazione dell’art. 11 della
Convenzione ad opera dell’art. 5
della Legge Regionale delle Marche
n. 34/96 nella parte in cui essa richiede ai candidati a cariche pubbliche
regionali di fornire, tra i vari documenti, anche la dichiarazione di non
appartenenza a logge massoniche.
Da allora molta acqua è passata sotto
i ponti: assicurazioni, artefizi, rinvii, ma il risultato è stato un nulla di fatto.
Dal lontano febbraio 2003 al mese settembre dello stesso anno è accaduto tutto e il contrario di tutto: il rappresentante italiano, in sede di
Consiglio d’Europa
Comitato dei Ministri
TESTO RISOLUZIONE
Risoluzione interinale ResDH(2004)71 (adottata dal Comitato del Consiglio
dei Ministri l’8 dicembre 2004 nel corso della 906esima riunione dei
Delegati dei Ministri) relativa alla sentenza della Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo del 2 agosto 2001, diventata definitiva il 12 dicembre 2001, sul
caso “Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani contro Italia”.
verifica del rispetto della sentenza di condanna, ha fatto presente al
Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che il nostro Governo
era già intervenuto sulla Regione Marche, per ottenere che la modifica della legge incriminata venisse discussa, ottenendo così un rinvio;
la Iª Commissione (Affari Costituzionali) della Regione ha approvato
una proposta di legge di modifica del quadro normativo in materia; il
Consiglio Regionale ha rinviato alla Commissione. E di poi il silenzio.
Nelle more, il grandeoriente d’Italia non è stato, però, alla finestra e
ha dato impulso al giudizio di ottemperanza per avere giustizia e vedere applicata la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Finalmente, dopo tanti sospiri, in data 8 dicembre 2004 è arrivata la
doccia fredda al Governo italiano: il Comitato dei Ministri del
Consiglio d’Europa ha diffidato le nostre Autorità competenti ad
assumere immediatamente le misure necessarie a garantire i diritti
riconosciuti dall’art. 11 della Convenzione riguardanti la nomina a
cariche pubbliche nella regione Marche, alla luce dell’art. 46, che
prevede l’obbligo degli Stati condannati dalla Corte Europea di
conformarsi alle sue sentenze.
Il grande Flaiano scriveva: “nel nostro Paese la situazione è grave, ma
quasi mai seria”. Pensiamo sia giunto il momento di invertire la rotta
e di saggiare la vocazione europea e la coscienza giuridica del nostro
Paese, non essendo più possibile escamotages e furbizie, che non
offendano tanto i massoni, quanto la dignità degli italiani.
Fondamentali, come emendata dal Protocollo numero 11 (di seguito
qui denominata “la Convenzione”);
Vista la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo relativa al
caso “Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani contro Italia”,
emessa il 2 agosto 2001 e diventata definitiva il 12 dicembre 2001,
nella quale la Corte ha specificatamente constatato una violazione
dell’articolo 11 della Convenzione in base al fatto che l’art. 5 della
legge n. 34 del 1996 della Regione Marche obbliga i candidati ad una
carica pubblica nella stessa Regione di dichiarare la non appartenenza alla massoneria, e che ciò rappresenta un’ingerenza non necessaria in una società democratica che non si giustifica con la natura degli
incarichi pubblici menzionati nelle Appendici A e B della legge;
Il Comitato dei Ministri, in virtù dell’articolo 46, paragrafo 2 della
Convenzione sulla Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà
Viste le norme adottate dal Comitato dei Ministri relativi all’applicazione dell’articolo 46, paragrafo 2, della Convenzione;
Avendo invitato il governo italiano ad informarsi delle decisioni
prese a seguito della sentenza del 2 agosto 2001, tenendo conto dell’obbligo che ha l’Italia di conformarsi all’articolo 46, paragrafo 1
della Convenzione;
Ricordando che l’obbligo che hanno tutti gli Stati membri di conformarsi alle decisioni della Corte comprende l’obbligo di adottare
nel minor tempo possibile le misure di carattere generale che prevengano efficacemente nuove violazioni simili a quelle constatate
nella sentenza della Corte, così come le misure di carattere individuale che mettano fine alle violazioni constatate e ne cancellino le
conseguenze il più possibile;
Constatando che tre anni dopo la sentenza della Corte, le disposizioni giuridiche all’origine della violazione dell’articolo 11 della
(segue)
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legge regione marche
speciale
Convenzione sono tuttora in vigore e che nessuna misura appropriata è stata ancora presentata al fine di prevenire simili violazioni nel futuro, per esempio l’abrogazione della disposizione in questione o della sua applicabilità nei posti di cui le Appendici A e B della legge o,
ancora, della sua sostituzione con un obbligo più generale che non riguardi specificamente l’appartenenza alla
massoneria, ma il dovere che compete alle persone che
occupano un incarico rilevante nell’amministrazione
dello Stato di astenersi da atti incompatibili con l’esercizio della funzione pubblica;
Constatando che in difetto dell’adozione delle misure richieste l’associazione ricorrente continua ad essere pregiudicata
per la violazione dell’articolo 11 rilevata dalla Corte,
Invita le autorità italiane competenti a prendere immediatamente le misure necessarie a garantire i diritti riconosciuti dall’articolo 11 della Convenzione riguardanti la
nomina ad alcuni incarichi della Regione Marche.
attività umanitaria
l Grande Oriente d’Italia sostiene costantemente alcune importanti associazioni di volontariato che operano a vari livelli nella
società e che attraverso l’opera di tanti fratelli contribuiscono ad
alleviare le sofferenze dei più disagiati. Tra quelle qui sotto elencate
non ha ispirazione massonica la Fondazione Rita Levi Montalcini,
ma non per questo il sostegno della Comunione deve mancare.
Invitiamo i lettori a sostenere le attività di queste associazioni: basta
poco perché anche il più piccolo aiuto può accendere un sorriso in
chi soffre, in quel nostro fratello meno fortunato.
Pane Quotidiano (distribuisce giornalmente pasti gratuiti ed anche
vestiario) - Viale Toscana 28, 20136 Milano (Banca Intesa B.A.V.,
Agenzia 21, Milano - C/C 6610122 - ABI 3001, CAB 1621);
Società per gli Asili Notturni Umberto I° (offre accoglienza ed assistenza ai senza tetto ed ai disagiati in genere) - Via Ormea 119, 10126 Torino
(Banca San Paolo IMI, Sede Torino - C/C 119142 - ABI 1025, CAB 1100);
Associazione Sergio Mammini (si occupa principalmente di sostene-
re le vedove e gli orfani bisognosi di fratelli) - Piazza Vittorio Veneto
19, 10124 Torino (Banca San Paolo IMI, Agenzia 24, Torino - C/C
017831 - ABI 1025, CAB 1024);
Associazione di Volontariato Ausonia (offre accoglienza ai familiari
indigenti di bambini colpiti da gravi malattie che necessitano lunghe
degenze ospedaliere) - Piazza Vittorio Veneto 19, 10124 Torino (Banca
San Paolo IMI, Agenzia 18, Torino - C/C 120641 - ABI 1025 CAB 1018);
Fondazione Rita Levi Montalcini (sostiene l’istruzione e la formazione culturale e professionale delle donne africane) - Via Padova 1,
00161 Roma (Banca Popolare di Varese e Novara, Via Alessandria,
Roma - C/C 010000 - ABI 5188- CAB 3200);
Società Umanitaria (offre sostegno, lavoro ed istruzione in ogni settore
della vita individuale e collettiva) - Via Daverio 7, 20122 Milano (Banca
Popolare di Milano, Agenzia 21, Milano - C/C 042400 - ABI 5584 - CAB 1621);
Associazione Piccolo Cosmo (offre accoglienza ai familiari dei
malati lungodegenti) - Via Cosmo 9, 10131 Torino (Unicredit Banca,
Sede Torino - C/C 2564655 - ABI 6320 - CAB 1000).
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ITTA’ DICASTELLO - I fratelli delle logge “XI Settembre”
attività
oriente
(904), “I Liberi” (1093), “Armonia” (1153) e “Atlantide” (1154) grande
d’italia
di Città di Castello hanno partecipato lo scorso 6 dicembre alla
cerimonia di inaugurazione del restauro del monumento all’XI Settembre
1860, data storica del passaggio del territorio dallo Stato papalino al Regno di
Savoia. Tra i finanziatori compare anche il Grande Oriente d’Italia che nella cerimonia è stato rappresentato dal grande ufficiale Domenico Macrì (foto).
ITTA’ SANT’ANGELO - La loggia “Gerardo Vitale” (1070) di
Montesilvano ha celebrato lo scorso 9 dicembre il sedicesimo anno di
fondazione. Il ristorante Villa Chiara di Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara, ha ospitato i festeggiamenti che sono stati arricchiti da un concerto musicale del duo Mezzena-Battisti D’Amario. Bruno Battisti D’Amario,
oltre ad essere un apprezzato chitarrista a livello internazionale, è attualmente
il presidente del Collegio circoscrizionale dei maestri venerabili del Lazio.
ANO -La loggia fanese “Filippo Orlando” (1151) ha ospitato lo scorso
9 novembre, nei locali della sede massonica cittadina, le tre logge sammarinesi “Montale” (1), “Guaita” (3) e “Cesta” (3) che per l’occasione
hanno effettuato due nuove iniziazioni. Alla tornata era presente il gran maestro
della Serenissima Gran Loggia di San Marino, Federico Micheloni (nella foto
il secondo da sinistra), che ha ringraziato calorosamente il maestro venerabile
Giuliano Donini per avere consentito alla massoneria sammarinese di svolgere
i propri lavori, per due volte nello stesso anno, in un tempio così suggestivo.
La precedente tornata si era tenuta lo scorso 22 marzo sempre alla presenza del gran maestro Micheloni. Avevano partecipato anche numerosissimi
fratelli dell’altra loggia di Fano, la “A. Procacci” (988), e di quelle di
Pesaro, Rimini ed Ancona.
IRENZE - Sabato 23 ottobre, oltre 110 persone hanno partecipato, all’incontro pubblico del capitolo “Beatrice” (9)
dell’Ordine della Stella d’Oriente di Firenze che si è svolto
nella casa massonica di Borgo degli Albizi. Tra gli ospiti, oltre ai
capitoli “Fiorenza” (13) di Fiesole ed “Osiride” (12) di Bologna,
erano presenti rappresentanti di logge dell’oriente fiorentino e della
circoscrizione toscana quali la “Antichi Doveri-Mazzini” (54) di
Livorno, la “Vetulonia” (123) di Massa Marittima, la “Carlo Sforza”
(606) di Massa Carrara, la “Evolution” (1109) di Livorno e la
“Giovanni Amendola” (1014) di Montecatini Terme. La manifestazione, organizzata per fare conoscere questa realtà paramassonica
femminile di origine statunitense, è stata aperta dalla worthy matron
del capitolo “Beatrice”, Paola Barsanti, che, dopo aver letto i messaggi di auguri pervenuti e salutato le autorità presenti all’oriente, ha
ringraziato il Consiglio dei maestri venerabili fiorentino per il sostegno dato all’iniziativa illustrando, successivamente, la storia
dell’Ordine creato nel 1793 dal massone Rob Morris.
A conclusione dell’incontro gli ospiti hanno dato vita ad un dibattito
sull’Ordine, ponendo domande su chi può aderirvi e su molte altre curiosità che sono state soddisfatte dalla responsabile delle Stelle d’Oriente per
l’Italia, Elda Levi, che ha esortato i convenuti ad incentivare l’attività
dell’Ordine. Il presidente del Consiglio dell’oriente fiorentino, Moreno
Milighetti, ha portato il saluto dei maestri venerabili della città auspicando
che sempre più frequentemente si possano aprire le porte della casa massonica ed accogliere i non massoni per far conoscere più da vicino
l’Istituzione liberomuratoria. La serata si è conclusa con un buffet offerto
dal capitolo “Beatrice” a tutti presenti.
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IRENZE (2) - Si è svolta il pomeriggio dell’11 dicembre,
Il gran maestro aggiunto Massimo Bianchi ha infine portato il
attività
nei prestigiosi locali del Grand Hotel, una manifestaziosaluto del gran maestro Gustavo Raffi impossibilitato a partegrande oriente
ne massonica, secondo il rituale celtico della Festa della
cipare perché impegnato a Washington in una importante assid’italia
Luce che celebra il Solstizio d’Inverno. La cerimonia, patrocinase massonica internazionale.
ta dal Collegio dei maestri venerabili della Toscana, è stata aperta ai
IRENZE (3) - Nel 2005 prende il via un nuovo ciclo di manifratelli d’ogni grado, ai loro familiari e ad altri ospiti. L’allestimento del
festazioni pubbliche organizzate dal Consiglio dei maestri
tempio e lo svolgimento del rituale sono stati progettati e realizzati dalle
venerabili di Firenze. “Per gli incontri alla Casa massonilogge: “Giustizia e Libertà” (823) di Massa Marittima, “Costantino
ca...”, questo è il titolo dell’iniziativa, è l’ennesimo impegno della
Nigra” (714), “Avvenire” (666) e “Plinio Citi” (675) di Firenze.
comunione toscana per diffondere l’attività culturale del Grande
Hanno partecipato oltre 300 fratelli in rappresentanza delle officine toscane e
Oriente d’Italia, che si realizzerà una volta al mese nella sede di
di altre circoscrizioni della Comunione. Ad oriente hanno preso posto il gran
Borgo degli Albizi con conferenze su argomenti storici, sociali ed
maestro aggiunto Massimo Bianchi, l’ex gran maestro Virgilio Gaito, i presiesoterici. Il primo incontro, previsto il prossimo 22 gennaio alle
denti dei Collegi circoscrizionali dei maestri venerabili della Toscana,
16,30, sarà articolato in due parti. Dopo la presentazione del presidell’Umbria, della Sardegna e del Friuli-Venezia Giulia - rispettivamente
dente dell’oriente fiorentino, Moreno Milighetti, il fratello Blasco
Arturo Pacinotti, Fulvio Bussani, Andrea Allieri, Pasquale Tigani Sava, i conMucci, direttore responsabile della rivista massonica toscana “Il
siglieri dell’Ordine Mauro Lastraioli e Mario Garoni, il presidente dell’orienLaboratorio”, introdurrà la prima sessione dei lavori che sarà tenute fiorentino Moreno Milighetti oltre a sette fratelli chiamati a rivestire questo
ta dal grande oratore aggiunto Bent Parodi di Belsito con una cononore dal maestro venerabile della loggia “Avvenire”, Cesare Bindi, che ha
ferenza su “La Sicilia del Gattopardo”. Sarà una interessante occasvolto il compito di aprire e sospendere i lavori rituali e dare inizio alla celesione per verificare la realtà romanzata con quella storica vissuta da
brazione della “Festa della Luce”, che è stata guidata dal fratello Pacinotti.
un suo autorevole testimone qual è proprio il fratello Parodi, scritNella balaustra del Giardino d’Inverno, dov’è stato allestito il tempio, si sono
tore e giornalista, che è diretto discendente di Corrado
aggiunte oltre 200 persone tra familiari e ospiti, tra cui Joseph Bar Levi,
Valguarnera, principe di Niscemi che Giuseppe Tomasi di
Rabbino Capo della Comunità ebraica di Firenze; Roberto Barontini, presiLampedusa, autore del “Gattopardo”, identifica con Tancredi
dente dell’Istituto Storico della Resistenza della Provincia di Pistoia; Monica
Falconeri, nipote del principe Fabrizio Salina di Corbera, modello
Baldi, ex parlamentare europeo; Rosario Minna, vice procuratore generale di
storico di Don Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa, il principe
Firenze; Gianfranco Bussetti, consigliere della Corte dei Conti; Nicola
astronomo e zio materno di Corrado Valguarnera.
Risaliti, assessore alla Cultura della Provincia di Pistoia; Mario Fineschi,
La seconda parte dell’incontro sarà invece dedicata alla presentazioconsigliere comunale di Firenze; Stefano Marcelli, giornalista della RAI di
ne del libro “matricola”, recentemente restaurato, dell’antica loggia
Firenze; Paolo Soderi ex Presidente della Confcommercio.
“La Concordia” di Firenze, fondata nel 1861 ed ancora attiva. Il voluLa celebrazione è stata preceduta dalla lettura di una sintesi del rituale che
me raccoglie i nominativi dei fratelli dell’officina, dalla costituzione
ha destato grande interesse, soprattutto durante la spiegazione dell’affasino alla repressione fascista, e costituisce un unicum nel suo genere
scinante simbologia. Particolare commozione è stata prodotta, al culmine
essendo riuscito a passare indenne alla distruzione degli archivi e dei
della cerimonia, quando il fratello Pacinotti (foto) ha acceso le candele
documenti massonici effettuata nel 1925. La “Concordia” ha annoveposte sulla piramide luminosa, rappresentata da un abete munito di piedirato in piè di lista personaggi illustri come Federico Stibbert,
stallo, con tre file di candele bianche, la prima di quattro, la seconda, di
Giuseppe Dolfi, Plinio Citi e, nel recente passato, il gran maestro Lino
tre, la terza di due e una decima al vertice. Le candele - che vanno manSalvini ed il sindaco di Firenze Lando Conti, caratterizzandosi anche
tenute spente ad inizio dei lavori - rappresentano la “Tetraktys pitagorica”
per l’impegno sociale attraverso la creazione della Società di
e, al momento dell’accensione, il ritorno della “Luce” dal lontano Oriente
Cremazione, le Società di Mutuo Soccorso e la Banca Popolare.
che penetra in tutti i presenti e insegna, nuovamente, la legge eterna.
Porteranno contributi alla presentazione il gran maestro aggiunto
Massimo Bianchi che parlerà della presenza della massoneria in Italia, il
presidente del Collegio toscano Arturo Pacinotti che illustrerà specificamente la Comunione toscana e lo storico Fulvio Conti che evidenzierà il
ruolo della libera muratoria a Firenze. Della storia e del recupero del
libro “matricola” se ne occuperà il maestro venerabile della loggia “La
Concordia”, Tullio Cristaudo.
Il gran maestro Gustavo Raffi concluderà i lavori della serata.
MPERIA - La loggia “I Persistenti” (1172) di Dolceacqua ha celebrato
lo scorso 5 dicembre l’anniversario della morte del fratello Wolfgang
Amadeus Mozart, avvenuta nel 1791 in pari data, con la rappresentazione del Flauto Magico che si è svolta nel teatro della Società Operaia di
Imperia Porto-Maurizio. L’orchestra, costituita anche da fratelli musicisti,
è stata diretta dal fratello Vitaliano Gallo.
Conclusa la “Festa” è stata data lettura dei messaggi augurali inviati da tantissime autorità nazionali e della Toscana, tra cui quelli del presidente del
Senato Marcello Pera, del ministro per l’Ambiente Altiero Matteoli, del sottosegretario alla Difesa Francesco Bosi, dell’ex presidente della Regione
Toscana Vannino Chiti e del sindaco di Firenze Leonardo Dominici.
AMEZIA TERME - Lo scorso 2 dicembre la loggia lametina
“Fratellanza Italiana” (1043) ha festeggiato il ventennale della sua
fondazione con una tornata rituale nel tempio appositamente allestito in un hotel cittadino (foto).
Oltre 200 fratelli sono giunti da quasi tutte le logge della Calabria, tra i
quali il gran maestro onorario Ernesto D’Ippolito, il secondo gran sorve-
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gliante Ugo Bellantoni, il gran tesoriere aggiunto Francesco
positivamente il ruolo effettivo avuto dalla massoneria nella storia
attività
Cristiani, i grandi ufficiali Antonino Criseo, Alfredo Del Giudice
- ha ribadito - e, di conseguenza, svaniscono i luoghi comuni che
grande oriente
e Paolo Cristiani e numerosi garanti d’amicizia.
ci hanno accompagnato in epoca recente». «Perciò possiamo cond’italia
Il saluto del Collegio circoscrizionale calabrese è stato portato dal
siderarci soddisfatti del nostro operato che devo dire - ha concluvice presidente Fortunato Violi. Il maestro venerabile dell’officina
so il gran maestro aggiunto Bianchi - è stato più semplice di quanto
celebrata, il fratello Franco Falvo ha quindi letto il messaggio di augurio
immaginassimo perché non abbiamo fatto altro che aprire le porte al pubdel gran maestro Gustavo Raffi, e successivamente quelli del gran maesblico e mostrare la nostra reale identità».
tro aggiunto Giuseppe Anania e del gran segretario aggiunto Antonio
Nella stessa giornata una classe del quarto anno dell’Istituto Tecnico
Calderisi che ha inviato anche una sua riflessione sul concetto di festa.
Industriale “Galileo Galilei” ha visitato la sede massonica, sempre dietro
La serata è stata arricchita dalla tavola del fratello Cristiani che ha illurichiesta, e questa volta da parte della presidenza della scuola.
strato i contenuti esoterici della Divina Commedia.
Anche in questa occasione il gran maestro aggiunto Bianchi ha illustrato
le vicende della massoneria livornese e italiana annunciando, tra l’altro,
le imminenti celebrazioni del prossimo anno per il bicentenario del
Grande Oriente d’Italia che si concretizzeranno in una serie di attività
pubbliche di grande rilievo per la cultura del Paese. A conclusione gli
studenti hanno dato vita ad un vivace dibattito sulla storia della massoneria dando dimostrazione di sincero interesse e di adeguata preparazione da parte dei loro insegnanti. Era presente anche il presidente della
Fratellanza Artigiana, il fratello Mario Foscato.
Al termine il fratello Giuseppe Caparello, ex maestro venerabile e garante d’amicizia, ha consegnato a tutti i fratelli all’Oriente, su incarico del
venerabile, una medaglia ricordo coniata per l’occasione.
La serata si è conclusa con un’agape nei locali dello stesso hotel.
IVORNO - Il 2004 è stato l’anno delle celebrazioni labroniche per
il bicentenario della nascita di Francesco Domenico Guerrazzi.
Livornese, la sua figura è legata alla letteratura, all’impegno politico ed alla libera muratoria alla quale aderì da giovane. Tra le tante manifestazioni, per lo più a carattere culturale, che nell’arco di dodici mesi ne
hanno evidenziato l’opera, è degna di nota quella dello scorso 3 dicembre
che ha visto protagonista il Grande Oriente d’Italia a Livorno. La
Fratellanza Artigiana, storica sede della massoneria cittadina, è stata infatti oggetto di visita di un gruppo di docenti e studiosi che ne avevano fatto richiesta. Alla
manifestazione, che si è svolta sotto gli
auspici della Presidenza della
Repubblica, ha partecipato il gran
maestro aggiunto Massimo Bianchi
che ha illustrato ai visitatori l’attività di Guerrazzi sottolineando il
ruolo fondamentale avuto dai liberi muratori livornesi nella crescita
della città. «Il fatto che studiosi e
docenti abbiano chiesto di poter
visitare la nostra sede - ha detto
Bianchi - indica il nuovo interesse verso la nostra
Istituzione. Un interesse
di tipo formativo che
esula da quello che eravamo abituati a conoscere».
«Oggi si comincia a valutare
ALERMO - Il 7 novembre il gruppo palermitano dell’Ordine
paramassonico internazionale del DeMolay ha raggiunto, con
una nuova iniziazione, le quindici unità previste per l’apertura
di un nuovo Capitolo.
La riunione rituale, condotta dal maestro consigliere del Capitolo
“Roma” (1) e chevalier, Giordano Bruno, ha visto la partecipazione di
numerosi membri siciliani del Grande Oriente d’Italia, e del DeMolay
locale e nazionale, tra cui Domenico Maniaci, deputy italiano delle Stelle
d'Oriente; Giacomo Iuppa, ispettore di loggia; i futuri advisor Giuseppe
Virzì, Francesco Zerilli, Maurizio Pizzuto (maestro venerabile della loggia “Il Risveglio” (286), sponsor del nascente Capitolo palermitano) e
Pasquale Failla; il senior e chevalier Roberto Failla; Castrense Ganci,
Honor Cross of Honor DeMolay.
Anche il presidente della Circoscrizione dei maestri venerabili della Sicilia,
Nicola Gitto, ha partecipato ai lavori esprimendo nel suo indirizzo di saluto l’appoggio al DeMolay in Sicilia e l’importanza di insegnare ai giovani i
principi fondamentali che determinano lo sviluppo civile della società.
L’ u fficiale esecutivo e membro attivo del Supremo Consiglio del
DeMolay Internazionale, Luciano Critelli, ha invece evidenziato il
lavoro portato avanti dei rappresentanti siciliani esortando i fratelli
siciliani a supportare l’attività dell’Ordine nella regione.
I saluti dei vertici del Grande Oriente sono stati espressi dal gran
maestro aggiunto Massimo Bianchi che, attraverso il fratello
Critelli, ha dichiarato il sostegno della giunta alle attività dei ragazzi del DeMolay italiano.
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ISA - La loggia pisana “Carlo Darwin” (13) ha promosso
IENA - La sala stampa della Provincia di Siena è stata intiattività
e realizzato l’11 settembre scorso a Camp Darby una ceritolata al giornalista, scrittore e massone Paolo Cesarini.
grande oriente
monia di commemorazione per ricordare le vittime delL’iniziativa, voluta dal presidente della Provincia Fabio
d’italia
l’attacco al World Trade Center di New York. Tutte le logge delCeccherini, ha coinvolto anche il Gruppo Stampa senese, che ha
l’oriente di Pisa - la “Enrico Fermi” (1046), la “Giustizia e Libertà”
consultato i giornalisti locali che hanno espresso parere unanime
(646) e la “Beniamino Franklin” (591) - erano presenti con i rispettivi
affinché fosse il nome di Paolo Cesarini ad essere abbinato ad un luogo
maestri venerabili e numerosi fratelli. Hanno partecipato anche il presiche per la città e il suo territorio sarà punto d’incontro di comunicaziodente del Collegio circoscrizionale della Toscana, Arturo Pacinotti, e il
ne, di conoscenza e di approfondimenti. Un modo vitale, quindi, per onovice comandante della base militare di Camp Darby. Dopo la deposiziorare e attualizzare la memoria di un personaggio la cui attività, per quanne di una corona di alloro sul cippo che ricorda i caduti per la libertà, il
to defilata e lontana dalle ribalte, è stata l’espressione di una ricca perfratello Marco Redini, presidente dell’oriente di Pisa e maestro venerasonalità umana e culturale.
bile della “Carlo Darwin” - ha tenuto un discorso commemorativo.
Paolo Cesarini, infatti, fu giornalista e scrittore che, giusto in una scrittura agile, ma mai banale, seppe essere, allo stesso tempo, cronista e narratore, offrendo, ora dell’attualità ora della storia, una lettura oltremodo
IMINI - Si è svolta lo scorso 30 ottobre nel Salone dei Congressi
acuta e penetrante. Meno nota invece, ma di grande valore, la figura di
dell’Hotel Continental la quarta assemblea generale dell’Antico e
Cesarini iniziato: fu massone fervente tanto da ricoprire la carica di
Primitivo Rito di Memphis e Misraim. Numerosissimi i fratelli
maestro venerabile della loggia “Arbia” (138) di Siena e di essere prepresenti, tra i quali quelli di una folta delegazione rumena del Rito guiscelto dai fratelli per tenere il discorso ufficiale all’inaugurazione del
data dal gran maestro gran delegato magistrale Gheorghe Florea.
tempio di via Montanini oltre trent’anni fa.
L’assemblea, che si è svolta alla presenza del gran hyerophante generale
Giancarlo Seri, dopo approfondita discussione, ha approvato il programma di lavoro per il prossimo triennio.
ORINO - Sabato 27 novembre, nella casa massonica di Piazza
Sospesi i lavori hanno fatto ingresso nel tempio i rappresentanti della
Vittorio, si è rinnovato il successo degli incontri mensili orgaquasi totalità dei corpi rituali riconosciuti dal Grande Oriente d’Italia.
nizzati dal Collegio dei maestri venerabili di Piemonte-Valle
Erano presenti i fratelli: Ottavio Gallego e Giovanni Cecconi per
d’Aosta. E questa volta al di là di ogni più rosea previsione. Infatti il
il Rito Simbolico Italiano, Giuseppe Fabbri per il Gran Concilio
tempio grande e la sala dei passi perduti non sono stati in grado di
dei Massoni Criptici d’Italia, altri in rappresentanza del primo vene- contenere il pubblico accorso (si stima fossero presenti circa 300 perrabile patriarca dell’Antico Rito Noachita, ed Umberto Cenni, sovrano
sone) ad ascoltare il fratello Alessandro Meluzzi, la scrittrice e regidell'Ordine della Croce Rossa di Costantino. Era inoltre presente il
sta Anna Cuculo ed il giornalista di RAI3 Piemonte, Nino Battaglia,
sommo sacerdote del Gran Capitolo dei Liberi Muratori dell’Arco
che hanno dibattuto il tema “Torino città esoterica?”. Era presente
Reale di Romania, Stefan Musu.
anche l’assessore regionale alla cultura Giampiero Leo che ha portaIl Grande Oriente d’Italia è stato rappresentato dal gran maestro aggiunto il saluto della giunta piemontese.
to Massimo Bianchi che ha portato ai presenti il saluto del gran maestro
Il tema della serata, presentato dal presidente del Collegio Piero
Gustavo Raffi.
Loiacono, ha preso spunto dal romanzo “Via Barbaroux” (Pericle
Tangerine, pp. 196, 14,50 euro) di Anna Cuculo, ambientato con chiari riferimenti esoterici nella città della Mole.
AINT VINCENT - Finalmente anche la loggia “Mont Blanc”
Meluzzi, psichiatra e scrittore, ha posto l’accento sulle difficoltà che la
(1197) ha la sua casa. Lo scorso 8 novembre alla presenza di
città sta vivendo a livello sociale, auspicandone il rinnovamento ed esprinumerosi fratelli della circoscrizione piemontese e in particolamendo la speranza che torni ad essere quella città laboratorio all’avanre del primo gran sorvegliante Sergio Longanizzi e del membro della
guardia in Italia sin dal tempo di quel Risorgimento così inscindibilmenGran Loggia Svizzera Alpina Lorenzo Testa si è proceduto alla conte legato all’Istituzione massonica.
sacrazione del nuovo tempio (foto). Per la realizzazione del progetto,
Questo incontro è il secondo della stagione dopo quello del 16 ottobre
i fratelli della “Mont Blanc” hanno espresso un caloroso ringraziadal titolo “Eretici dimenticati dal Medioevo alla Modernità” ispirato
mento, oltre alla Giunta del Grande Oriente d’Italia, a tutte le logge
all’omonimo libro di Corrado Mornese e Gustavo Buratti, studiosi di
del Piemonte, in particolar modo alla “Piero Martinetti” (1036) di San
movimenti ereticali. Gli autori, presenti alla manifestazione, sono stati
Giorgio Canavese, che fattivamente hanno contribuito alla realizzaintrodotti dal presidente Loiacono e dal gran maestro onorario Piero
zione del sogno dei fratelli valdostani.
Bonati. Ha partecipato anche il primo gran sorvegliante del Grande
Oriente d’Italia, Sergio Longanizzi.
RIESTE - Lo scorso 20 novembre la cittadinanza triestina ha
celebrato il sessantesimo anniversario della morte, a Dachau,
del fratello Gabriele Foschiatti, medaglia d’oro della
Resistenza alla memoria. La massoneria triestina si è attivata tempestivamente per commemorarlo con tutti gli onori. Iniziato nel lontano
1923 nella loggia “Oberdan”, Foschiatti è stato decorato al valor militare per aver combattuto eroicamente nella campagna per l’indipendenza e l’unità d’Italia del 1915-1918 e per essere stato autorevole
esponente del comitato di liberazione di Trieste, tanto da essere tratto
in arresto dai tedeschi che lo sottoposero ad interrogatori estenuanti e
torture atroci che gli procurarono la morte nel 1944 nel campo di concentramento di Dachau. Quattro anni dopo il Comune di Trieste gli
dedicò a San Giusto una lapide commemorativa dai grandi toni. Ed è
Erasmo Notizie 21-22/2004
Pagina 9
partecipato con il proprio labaro e ha deposto una corona di alloproprio a San Giusto, presso il Museo del Combattente, che i
attività
ro ai piedi della lapide che ricorda il valoroso fratello (foto).
triestini si sono dati appuntamento per commemorare il loro
grande oriente
illustre cittadino alla presenza della figlia Gabriella ormai setd’italia
tantaquatrenne. Alla cerimonia, promossa dal Comune triestino
che ha disposto un picchetto di vigili urbani, hanno partecipato i
rappresentati di varie organizzazioni quali l’Associazione Mazziniana
Italiana, l’Associazione Volontari della Libertà, il Partito Repubblicano
Italiano e l’Associazione Sportiva Edera. Il Grande Oriente di Trieste è
stato rappresentato dalla loggia “Guglielmo Oberdan” (526) che ha
Comunicazioni
Il 15 dicembre 2004 il Consiglio Nazionale dell’Unione della Stampa
Periodica Italiana (Uspi) ha deliberato all’unanimità la nomina a consigliere del nostro direttore responsabile Pasquale Santamaria.
incontri del servizio biblioteca
MITRA
Viaggio nella Roma sotterranea
sulle orme di un’antica iniziazione
in collaborazione
con il Collegio dei maestri
venerabili del Lazio
conferenza di Carlo Pavia
Ancora oggi le nostre origini riposano nei sotterranei di Roma.
Attraverso un’attenta analisi, Carlo Pavia riesce a chiarire alcuni
aspetti di un’antica e complessa simbologia filosofica che è
diventata fiorente nell’antico mondo romano. Ha studiato approfonditamente le fonti letterarie cristiane e le testimonianze
archeologiche per restituirci un chiarissimo quadro del cerimoniale mitraico, antica iniziazione misterica all’interno
della quale si possono ritrovare quei principi della gradua-
Sabato 22
gennaio 2005
ore 19:00
sala Confcooper
lità dell’insegnamento e dell’esperienza che sono rilevanti anche
per l’uomo contemporaneo.
Carlo Pavia è scrittore-documentarista. Dottore in Archeologia e
Topografia Antica, per anni si è occupato, quasi esclusivamente a studiare
e documentare il mondo romano antico con particolare attenzione a quello
ipogeo. E’autore di decine di opere editoriali e pubblicazioni su riviste
specializzate anche internazionali, inoltre coautore delle voci
“Mitreo” e “Mitraismo” nel Dizionario della Enciclopedia Italiana
Intervengono
Bruno Battisti D’Amario
presidente del Collegio circoscrizionale
dei maestri venerabili del Lazio
Dino Fioravanti
bibliotecario del Grande Oriente d’Italia
Palazzo Altemps
Via dei Gigli d’Oro 21
Roma
Gustavo Raffi
gran maestro del Grande Oriente d’Italia
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Erasmo Notizie 21-22/2004
Apre il museo delle polemiche: scompare la parola “massoneria”. Chi ha paura?
rassegna
stampa
Il Risorgimento tradito
Non rispettato il testamento di Mario Guerrini
di Viviana Cippone
26 novembre 2004
AVENNA – Il fu Mario Guerrini aveva le idee piuttosto chiare. Nel
testamento aveva previsto la destinazione di ogni suo bene. Aveva
diviso la sua preziosissima collezione di cimeli risorgimentali: alla
sua morte sarebbero finiti in parte al Comune di Ravenna, in parte alla
Biblioteca Oriani. Guerrini volle cautelarsi ponendo una condizione essenziale a carico di Palazzo Merlato. Il testamento impone al Comune “di creare un museo del Risorgimento e della Massoneria” e di intitolarlo a Paolo
Guerrini il figlio deceduto qualche anno prima. Lo scrupoloso Guerrini
aveva pensato anche agli orari di apertura, al consiglio di amministrazione
- composto da cultori del Risorgimento e della massoneria - e alla natura
giuridica dell’istituzione. Altrimenti i beni sarebbero finiti alla Fondazione
della Cassa di Risparmio. Tanta solerzia non è servita: domani apre il
“Museo del Risorgimento”. E la Massoneria dov’è finita? Chi ha voluto
cancellare la parola tabù? Ma, soprattutto dove finiranno i beni di Guerrini?
sti dell’unità d’Italia e della storia della massoneria.
La condizione posta dal donatore è imprescindibile. In caso di inadempienza i beni in questione - ancora una volta per volontà di Guerrini passerebbero alla Fondazione Cassa di Risparmio.
Fine della storia delle sue volontà. A oggi, però, non esiste alcuna
Fondazione museo del Risorgimento. Lo fa sapere, per inciso, anche il
gruppo della Margherita da Palazzo Merlato. “Tanto meno - precisano esiste un museo del Risorgimento e della massoneria. Spetta al consiglio
comunale decidere se e come dare origine ad una nuova Fondazione o istituzione, o ad altro organismo per la gestione del nuovo servizio”. Quindi,
ribadisce il partito, senza seguire il corso ufficiale delle cose, nessuna istituzione potrebbe vedere la luce. Riferito a quanti - all’interno dell’amministrazione comunale - avrebbero reso pubbliche voci contrarie.
Domani inaugura la collezione finita al centro
delle polemiche, il testamento parla chiaro
Cimeli e ricordi dell’unità d’Italia
Ignorate le volontà
del benefattore
Non rispettato il testamento di Mario Guerrini
a collezione di armi, medaglie, foto, francobolli, divise e bandiera
della massoneria e del Risorgimento. Per non parlare dei libri
gastronomici e di quelli fotografici sulla vecchia Ravenna. Della
collezione di busti in gesso di Giuseppe e Anita Garibaldi e di papa Pio
IX. Tutti elencati, l’uno dopo l’altro. Fanno il suo tesoro, la sua volontà.
Sono il suo testamento. Fu Mario Guerrini, geometra, uomo d’arte, di
cultura e di massoneria. È morto nel 2002, ma prima di passare a miglior
vita ha messo nero su bianco le sue ultime volontà. In parte riecheggiano in questi giorni, dagli annunci ufficiali. In parte ritorna, tra gli eventi
più attesi della Ravenna culturale, il suo nome. Puntuale, come le polemiche. E come puntuale, domani, sarà l’inaugurazione di un museo quello del Risorgimento - che non rispetta la sua volontà.
Alla donazione, infatti, che Guerrini ha diviso in gran parte tra il Comune
di Ravenna e la Biblioteca Oriani, all’elenco dei suoi preziosi, il geometra pone la condizione essenziale. “L’onere - testualmente - a cui riconosco valore determinante, a carico del Comune di Ravenna, di creare un
museo del Risorgimento e della massoneria, intitolato a mio figlio, deceduto Paolo, ove esporre e custodire tutti i cimeli di cui sopra”. Non solo.
Guerrini pensa a tutto: ai giorni di apertura, al consiglio di amministrazione, nonché alla natura giuridica dell’istituzione. Dovrà, infatti, aprire
sei giorni su sette, “non più tardi di un anno dalla consegna al Comune del
materiale dei presenti legati. “La natura giuridica di tale istituzione - continua il testamento - dovrà essere o la Fondazione o quella prevista ai
sensi degli articoli 113 e 114 del decreto legge 18 agosto 2000 numero
267”. Ancora, il consiglio di amministrazione: dovrà essere formato da
personalità competenti, da studiosi di storia e da cultori del Risorgimento
italiano e della massoneria. Oltre che dal suo esecutore testamentario,
Beppe Rossi. Il museo voluto da Guerrini deve essere, tra l’altro, un’istituzione autonoma “e indipendente da altre istituzioni come la Classense”.
Ed ecco, l’anima che il geometra ravennate ha pensato per il suo luogo
culto, quello che sarà custode dei ricordi, delle vicende e dei protagoni-
Nell’ex chiesa di San Romualdo
omani, nell’ex chiesa di San Romualdo, apre ufficialmente le porte
il Museo del Risorgimento. L’inaugurazione, per la vita culturale
ravennate, vuol dire la realizzazione di un progetto pensato quasi
un secolo fa ma fino ad oggi non realizzato. (segue pagina successiva)
Erasmo Notizie 21-22/2004
È dal 1904, infatti, in coincidenza con l’esposizione regionale romagnola, che si iniziò a sentire la necessità di dare
rassegna
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stabilità e permanenza alla memoria (allora recente) del
patriottismo. L’itinerario espositivo del museo ripercorre
cronologicamente le tappe più importanti della storia ravennate e italiana dal periodo che precede l’unità fino alla prima guerra mondiale.
Da esponenti di spicco della nobiltà ravennate come i Rasponi, fino al car-
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dinale Rivarola. Dalla guerra d’indipendenza fino alla pontificazione di Pio
IX. Il 1848 e il 1849: dalla nascita dei circoli popolari alla costituzione.
Eppoi ancora, le figure di Garibaldi, di Anita e del fedelissimo aiutante
del generale - “Leggero” – sono tutte esposte in bacheca, insieme con
preziosi cimeli donati da Garibaldi ai suoi salvatori ravennati e da questi
al Comune di Ravenna e ai reperti della collezione di Mario Guerrini
esposti in vari punti del neonato museo.
L’esecutore testamentario: dovrà chiamarsi “del Risorgimento e della Massoneria”
“Non è il museo di Guerrini
Mercatali si difende: rispettate le ultime volontà
di Viviana Cippone
27 novembre 2004
AVENNA– Beppe Rossi, l’esecutore testamentario, parla chiaro.
Il museo, che viene inaugurato oggi presso la ex chiesa di San
Romualdo, non è quello che Mario Guerrini aveva previsto nel
suo testamento. Rossi, carte alla mano, ritiene che si possa parlare di
“una versione provvisoria” e puntualizza che “nel testamento è specificato a chiare lettere: il museo che Guerrini voleva deve chiamarsi “del
Risorgimento e della Massoneria”. Non ci si può sbagliare”. Ma Rossi di
fronte alla versione dimezzata del museo, non si perde d’animo. Sarà
presente alla inaugurazione del museo del Risorgimento ma si batterà
con tutte le sue forze per far “rispettare le ultime volontà di Guerrini”.
Rossi spera che non si creino “problemi politici” e avverte: “Provare
fastidio per la parola massoneria significa ignorare la storia” Intanto il
sindaco Vidmer Mercatali precisa: “Il museo del Risorgimento si chiama
così in ossequio al lascito di Guerrini”.
Dopo le polemiche, parla Beppe Rossi, esecutore
testamentario di Mario Guerrini
“Non doveva chiamarsi così”
“Il testamento è chiaro, farò rispettare la sua volontà”
è proprio tutto in questa storia. C’è Mario Guerrini. Anzi,
meglio, c’è la sua memoria, la sua volontà. Ci sono i suoi beni:
mille manifesti risorgimentali e cento manifesti della repubblica romana per citarne solo alcuni. C’è la polemica. C’è il dissenso.
Eppoi c’è lui, Beppe Rossi, l’esecutore testamentario, l’unico in grado di
parlare davvero per voce del donatore che fu.
L’amico di famiglia, come tiene a precisare, “colui che in tutta questa
storia ha il maggiore interesse a che la volontà di Guerrini sia rispettata”.
Allora Rossi, che cosa si inaugura oggi? Il museo del Risorgimento o
il museo voluto da Mario Guerrini?
“Diciamo una versione provvisoria del museo”
Che risponde, così com’è, a quella che lui avrebbe voluto?
“No”
Perché?
“Perché nel testamento è specificato a chiare lettere: il museo che
Guerrini voleva deve chiamarsi del Risorgimento e della massoneria.
Non ci si può sbagliare al riguardo”
Parola più, parola meno. Perché è tanto difficile arrivare al dunque?
“Spero non lo sarà. Provare fastidio per la parola massoneria significa
ignorare la storia. Volerla riscrivere. Non è un caso che siamo arrivati
così in ritardo a farlo. In passato c’è stato un problema politico. Hanno
discusso i liberali con i repubblicani, i repubblicani con i socialisti. Non
vorrei che in Consiglio si ripetesse questa situazione”.
Palazzo Merlato si divide sul museo del Risorgimento?
“Mi auguro di no. Abbiamo discusso in commissione cultura solo una
settimana fa dello statuto della Fondazione. Mi sembravano tutti d’accordo. Non ho capito, infatti, la posizione della Margherita”.
Allora la Fondazione si farà…
“Certo che si farà. Spero anche presto e senza troppi scontri di parte”.
Che rapporto avrà con altre istituzione come la Classense?
“Dovrà esserne assolutamente autonoma e indipendente. Vale a dire che
la Classense come luogo potrà ospitare le opere, ma non gestirle. Questo
è fuori discussione. Lo dice il testamento”.
I beni di Guerrini, ora, dove sono custoditi?
“In una stanza della Cassa di Risparmio qui a Ravenna, in attesa di essere trasferiti al Comune. Nel frattempo solo alcuni pezzi della collezione
sono stati prestati a Palazzo Merlato per l’allestimento del museo”.
Che cosa accadrà se entro un anno dalla consegna dei beni al Comune
non aprirà nessun museo del Risorgimento e della massoneria?
“È un’ipotesi che non voglio nemmeno considerare. Fatto sta che se così
fosse, andrebbe tutto alla Fondazione Cassa di Risparmio. Le cose sono
chiare. Su questo non possono esserci dubbi”.
“Si chiama del Risorgimento in ossequio alla volontà
del donatore”
Il museo secondo Mercatali
on v’è dubbio: la Fondazione che gestirà il museo del Risorgimento
nascerà. Lo ha confermato il sindaco Vidmer Mercatali in occasione della tanto attesa inaugurazione di oggi. Così, mentre l’esecutore testamentario di Guerrini, Beppe Rossi, spiega perché quello aperto al
pubblico da oggi non può essere considerato il museo voluto dal defunto
geometra, Mercatali tiene invece a precisare la sua opinione in merito. “Con
il museo del Risorgimento - dice - perché così si chiama in ossequio al lascito di Mario Guerrini, mettiamo a disposizione della città la testimonianza di
una importante parte di storia del Paese e di Ravenna. Il museo è frutto dell’importante donazione Guerrini, dello straordinario patrimonio della
Biblioteca Classense e del contributo di tanti privati che si sono mobilitati
per mettere a disposizione cimeli di grande valore”.
“Grazie al lavoro svolto dal vicesindaco Gianantonio Mingozzi - ha
aggiunto Mercatali - abbiamo messo a punto anche il progetto di
Fondazione che sarà un organismo aperto a tutti i soggetti che vorranno
partecipare e in particolare avrà un rapporto privilegiato, attraverso
un’apposita convenzione, con l’istituzione Classense”. L’inaugurazione
si terrà presso la ex chiesa di San Romualdo, che secondo il capogruppo
di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi non risplenderà ancora in tutta la sua
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rassegna
stampa
Erasmo Notizie 21-22/2004
to per l’assenza alla cerimonia ufficiale di apertura dei rappresentanti
della commissione cultura.
“Al contrario da quanto espressamente richiesto non solo da me - dice sia durante la presentazione alla stampa del 24 novembre sia in occasione della manifestazione di oggi, la commissione è stata ignorata. Così,
ancora una volta, chi governa pretende di rappresentare da solo il complesso dell’istituzione pubblica democratica”.
LA LEGGE
Ecco cosa dice il Codice civile
bellezza per la mancanza dei due dipinti di Francesco Longhi, allontanati “per asserite ragioni di sicurezza nel 1992”. Si tratta delle due pale “Il
Salvatore in piede”, datata 1595, e “La Madonna con il bambino e due
santi” del 1586. Ma non è tutto. Ancisi ribadisce anche il suo disappun-
La disposizione contenuta nel testamento dello scomparso Guerrini
è riconducibile allo schema tipico del legato gravato da onere. A differenza dell’erede che succede a titolo universale in tutti i rapporti
trasmissibili, attivi o passivi, che facevano capo al de cuios o in una
loro quota ideale, il beneficiario del legato – o legatario – succede in
uno o più diritti individuati, o in una parte (pro diviso) o quota degli
stessi. Il legato si acquista senza bisogno di accettazione. Tuttavia,
qualora esso sia gravato, come nel caso di specie, da un onere (“di
creare un museo del Risorgimento e della massoneria” e di intitolarlo al figlio premorto del de cuios Mario Guerrini), in caso di inadem pimento dello stesso, l’autorità giudiziaria, a mente dell’articolo
648 secondo comma del codice civile, può pronunziare la risoluzione della disposizione testamentaria, se la risoluzione è stata prevista dal testatore o se l’adempimento dell’onere ha costituito il solo
motivo determinante della disposizione.
Inaugurato ieri il museo del Risorgimento
Mingozzi: ora la Fondazione
Alla cerimonia anche i familiari di Guerrini
28 novembre 2004
AVENNA– E sia. Nonostante le polemiche, gli ammiccamenti, il
dissenso di chi, nonostante tutto, si gode un successo incompleto,
il museo del Risorgimento ha aperto i battenti.
C’erano tutti, nella ex chiesa di San Romualdo. I parenti di Paolo e Mario
Guerrini. Gli amici. I rappresentanti delle istituzioni venuti per presenziare
all’evento: il sindaco Vidmer Mercatali, il vicesindaco Gianantonio
Mingozzi, il presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna, Antonio
Patuelli, il direttore dell’istituzione Biblioteca Classense, Donatino Domini.
E tra la folla presenti anche i partigiani, gli ex bersaglieri con una mano
sul cuore e nell’altra il gagliardetto a intonare l’Inno d’Italia senza farsi
sfuggire nemmeno una nota. In tanti a riempire la ex chiesa. In molti,
Questioni terminologiche
Una mostra ben fatta
e solo provvisoria
hiamarlo museo è un tantino pretenzioso: la parola mostra, visto il
numero non elevato di reperti, appare più adeguata. Ben curata, ma
pur sempre una mostra. E la chiesa sconsacrata di San Romualdo va
più che bene per ospitare una collezione che Beppe Rossi definisce “temporanea”. Un giudizio derivante da un’altra questione terminologica – quella
sulla massoneria – che nei discorsi ufficiali viene evitata: peccato rovinare
testimoni inconsapevoli di un museo che da questo momento mette
davanti a un bivio la storia di Guerrini padre e del suo testamento.
Ora la scelta: o l’opera sarà completata o le opere del Risorgimento conservate dal Guerrini ritorneranno alla Fondazione Cassa di Risparmio.
Perché dividere, allora, per una questione di stile e di parole, quello che
ci sono voluti anni per unire?
“Il ricordo e la storia risorgimentali che vediamo qui raccolti - ha detto il vicesindaco Mingozzi - li dobbiamo a tutti quelli che nel tempo ce li hanno donati.
Sono qui, adesso, in questo museo. Che è del Risorgimento, ma che sarà nella
sezione dedicata a Paolo e Mario Guerrini anche della massoneria. Se una città
fa fatica a guardare indietro a testa alta, non può guardare al futuro”. Mingozzi
una bella festa cominciata e conclusa con l’Inno di Mameli. Note che fanno
scattare Gianantonio Mingozzi sull’attenti. Il vicesindaco, mano sul cuore,
non salta una strofa. Il sacro si mescola al profano, le virtù civili a quelle religiose: un vecchio Tricolore, piazzato sotto la lapide della Grande Guerra con
l’annuncio della Vittoria, recita: Italia libera, Dio lo vuole. La figura di
Gustavo Raffi svetta sulla folla. Il Gran Maestro assiste alla cerimonia
proprio di fronte al crocefisso della chiesa. Rossi sfoggia uno spillino da
giacca con il berretto frigio di Pensiero e azione. Il coro intona vecchie canzoni risorgimentali. Antonio Patuelli mormora qualche passaggio. Si vedono più tricolori sulla sua cravatta che in sala. L’inesauribile Mingozzi ne
prende atto con dispiacere e assicura che “per l’arrivo di Ciampi sarà tutto
pronto”. E il vecchio Guerrini potrà riposare in (santa?) pace. Econ
Erasmo Notizie 21-22/2004
non ha dubbi. Lontano dalle polemiche, l’apertura del museo è
un momento importante, atteso da più di cento anni. Nel luogo
di culto della ex chiesa di San Romualdo, con la premura di
quanti nel tempo li hanno donato al Comune, ci sono più di
mille cimeli. Messi insieme a fatica. C’è la divisa indossata durante la spedizione dei Mille, c’è una ciocca dei capelli di Giuseppe Garibaldi.
Seicento, quelle donate da diverse collezioni. Che diventano undicimillacinquecento se si contano le opere “prestate” dalla collezione di Mario Guerrini.
C’è tutto il Risorgimento. Ma c’è anche la massoneria. Ricordata nel suo signifirassegna
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cato dal vice sindaco Mingozzi e dall’esecutore testamentario di Guerrini, Beppe
Rossi (“senza la massoneria che ha salvato Garibaldi, che cosa saremmo oggi?”).
Ma basterà, anzi, basterebbe, al fu Mario Guerrini? Si accontenterebbe di
un museo pieno di bellezze risorgimentali e cimeli, ma pur sempre lontano dalla dicitura “del Risorgimento e della massoneria”? E la Fondazione?
“È l’impegno che ci aspetta ora - ha ribadito Mingozzi - ne abbiamo già
discusso cinque volte. Non è facile essere alle prese con uno statuto che
deve vivere di risorse proprie e rispettare il lascito di Guerrini. La faremo e la chiameremo Fondazione Ravenna Risorgimento”. Basterà?
La Voce di Romagna ha concluso la cronaca della vicenda del museo ravennate pubblicando il 30 novembre
2004 un lungo testo del gran maestro Gustavo Raffi su “Garibaldi massone” (v. pagine 16-17 di questo numero)
Perché siamo usciti allo scoperto
Parla Alessandro Meluzzi che al convegno di Bari tiene una relazione dal titolo
“Globalizzazione e società multiculturale: il valore della tolleranza
1 dicembre 2004
ARI - Dal 1999 c’è stata la grande svolta. E’avvenuto alla Fiera di Rimini,
dove si è tenuto un incontro con la partecipazione, per la prima volta del
pubblico. Una svolta storica, voluta dal gran maestro Gustavo Raffi, iI
quale ha deciso di non tenere più le solite riunioni segrete, dove erano ammessi
solo i soci, nella villa Il Vascello dl Monteverde, a Roma. «La decisione - spiega il professor Alessandro Meluzzi, che al convegno di Bari tiene una relazione
dal titolo “Globalizzazione e società multiculturale: il valore della tolleranza” prende le mosse dal fatto che oggi la massoneria non ha alcun motivo per rimanere nell’ombra. Viviamo in un’epoca basata sulla comunicazione in cui una
grande associazione etica e civile, qual è il Grande Oriente, intende esercitare una
funzione di orientamento, di proposizione di valori, di libertà, di ricerca. Non
può, pertanto, rimanere celata, nascosta, occulta. Non esiste, cioè alcuna motivazione per un comportamento diverso. In altri termini, la vecchia tradizione di
riservatezza risaliva ad epoche in cui i regimi totalitari, assolutistici, coartavano
le coscienze, soffocando ogni anelito libertario. Invece in una società come quella attuale - rnulticulturale, multietnica e quotidianamente aperta ai diversi apporti - sarebbe del tutto anacronistico un atteggiamento improntato ancora alla segre-
tezza». «Di qui - prosegue Meluzzi - la svolta pilotata da Gustavo Raffi, a partire dalla Fiera di Rimini di cinque anni fa. Un gran maestro che si è rivelato il più
tenace innovatore che la storia della massoneria possa vantare negli ultimi cento
anni. In parole più semplici, la massoneria è ancora valida nella società di oggi,
proponendosi come un fervido laboratorio in cui uomini di culture, fedi e religioni diverse, pur non abiurando a nessuna delle loro funzioni, puntano a dialogare tra loro, trovando un terreno fertile proprio nella massoneria. In definitiva,
se la massoneria non ci fosse, bisognerebbe inventarla». Ma cos’è la tolleranza
in una società votata alla globalizzazione? «Più che di tolleranza - sottolinea
Alessandro Meluzzi - è il caso di parlare di accoglienza. Una dimensione in cui
le tante culture, i tanti linguaggi, le tante identità convivono fra di loro nella logica non di un’omologazione, non di schiacciamento dei diversi punti di vista e
neanche di separatezza. Da questo punto di vista, si può dire che la scuola di stato,
quella di De Santis, è stata una tappa importante negli ultimi scorci
dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento; una fucina nella quale tanti linguaggi, culture e identità, pur rispettando gli specifici di ognuno, hanno saputo
costruire le ragioni di un diuturno e forte dialogo.
A Bari il gran maestro del Grande Oriente d’Italia
‘Noi, massoni incompresi
autori del cambiamento sociale’
4 dicembre 2004
ono cinque le logge baresi del Grande Oriente d'Italia, la più antica organizzazione massonica d'Italia. «Vantiamo 200 anni di storia, oggi, in tutta
Italia, siamo circa 16mila». Gustavo Raffi, gran maestro del Grande
Oriente, è ospite a Bari per i 25 anni di vita della loggia «Saggezza Trionfante»
(le altre sono «Onore e Giustizia», «Peucetia», «L. Del Vescovo» e «Cairoli
Risorta»). Il popolo dei massoni baresi si è riunito ieri pomeriggio al Romanazzi
Carducci per discutere di «Globalizzazione e società multiculturale: il valore
della tolleranza». Con l'avv. Raffi, a discutere della «società multiculturale»,
Angelo Scrimieri, Corrado Balacco Gabrieli, Arturo Rossano e Natale Mallardi.
Il primo dubbio: ma i massoni non erano una società segretissima? Non si mettevano i cappucci? Come mai si danno appuntamento in un luogo pubblico, alla
luce del sole e mandano anche in giro gli inviti? «Basta con i luoghi comuni»,
dice Raffi, 60 anni, avvocato di Ravenna. Non a caso lo hanno ribattezzato
«l’uomo della svolta» quando fu eletto a capo del Grande Oriente. «La massoneria è una scuola di pensiero, è un modo di essere. Dopo l'eclisse dei partiti e
delle ideologie e la scoperta della new age, la gente e soprattutto i giovani, si sono
avvicinati a noi». Ecco dunque il bisogno di visibilità. Ed ecco la platea barese,
le «libere coscienze», tutti uomini (niente donne nel Grande Oriente), professionisti. Un centinaio di persone che credono nella Gloria del Grande Architetto
dell'Universo. Ma è vero che i massoni sono anche nelle istituzioni? «Questo è
un altro luogo comune», ribatte il gran maestro Raffi, toscano spento nella mano
e un profumo persistente di melograno (un'essenza preparata dagli alchimisti fiorentini). «Allo stesso modo hanno detto che eravamo contigui a generali golpisti
e ai banchieri usurai». Bari, da quel che sembra, ha una discreta tradizione massonica (anche per la ramificazione dell'altra loggia, la Gran Loggia d'Italia).
Gustavo Raffi glissa: «Cosa penso di Bari? Che ha ottimi ristoranti». c.f.
Pagina 14
Erasmo Notizie 21-22/2004
Incontro pubblico per i 25 anni della loggia di Bari
rassegna
stampa
Segreta la massoneria? No, oggi
è la fucina di un nuovo umanesimo
5 dicembre 2004
a massoneria associazione segreta? Per carità, oggi vive e prospera
alla luce del sole. Si è adeguata ai tempi nuovi, pur rimanendo salda
ai principi ispiratori dell’Illuminismo che nel Settecento, ne favorirono l’avvento, ossia, libertà, uguaglianza, fraternità. Non si può pretendere
rispetto e considerazione se si vive nell’ombra e non si fa nulla per farsi
conoscere. In buona sostanza, la massoneria che conta ben sedicimila
adepti, è un metodo, una scuola di pensiero con un grande senso dello
Stato. È un laboratorio del nuovo umanesimo che pone l’uomo al centro,
con i suoi sogni e le sue utopie. In definitiva, è un inno alla gioia, anche se
nel tempio non si possono fare certe cose piacevoli. Sono più o meno questi concetti espressi dal gran maestro del Grande Oriente d’Italia, avvocato Gustavo Raffi, nell’incontro pubblico svoltosi in un salone, gremitissimo, dell’Hotel Villa Romanazzi Carducci; incontro indetto per festeggiare
i 25 anni della nascita della Loggia di Bari “Saggezza Trionfante”. Va subito detto, come si evince d’altronde dalle sue stesse espressioni, che l’avvocato Raffi è l’uomo della svolta storica della massoneria, una svolta che
prese il via nel corso di un congresso a Rimini quando il neo gran maestro,
all’indomani della sua elezione, decise che il movimento dovesse uscire
allo scoperto. Niente più riunioni segrete, sotterfugi, bisbigli. “Noi siamo
uomini. Uomini del dubbio. Abbiamo bisogno di confrontarci con gli altri,
senza per questo annullare le ragioni dei nostri interlocutori. Più sei visibile più hai diritto alla riservatezza. Vogliamo dunque essere collanti sociali”.
E che potesse essere l’uomo della svolta lo si evince anche dal fisico prestante, sanguigno, da autentico romagnolo - e dalla sua stessa voce: possente, roboante, che ricorda nel timbro quella di Arnoldo Foà. E, con quella voce stentorea, ha tuonato nella duplice veste di gran maestro e di relato-
re - ha dovuto sostituire all’ultimo momento il professor Alessandro
Meluzzi, colto da un improvviso stato influenzale – parlando del tema
“Globalizzazione e società multiculturale: il valore della tolleranza. È stata,
quella pilotata da Raffi, una svolta a 360 gradi. Anche nell’abbigliamento.
Massoni sì, ma non vestiti da banchieri usurai. Sbalordì l’uditorio quando,
ad un togato convegno, si presentò in jeans, camicia gialla e occhiali web.
“No, non indosserò mai paludamenti da impresario funebre”. E nella foga
oratoria ha lanciato strali contro le leggi del profitto. Il mercato non ha valori escatologici da difendere, non ha un’anima ed è destinato a fare sempre
da spartiacque tra ricchi e poveri. E nella rovente filippica non ha risparmiato nemmeno taluni massoni, i cosiddetti talebani: “Nasciamo come rivoluzionari, ma se non diamo uno scossone rischiamo di diventare bigotti”.
Insomma, Gustavo Raffi non ha per niente l’aplomb del diplomatico. E a tal
proposito ha ricordato che il padre gli disse un giorno: “Ragazzo mio, tu
non puoi far politica, perché ci credi”. Ed ha colto al volo l’occasione per
parlare dei giovani d’oggi (“Sono migliori di quello che pensiamo”) per
esaltare il loro anelito di libertà, il rifiuto di imposizioni. Alla relazione sono
seguiti gli interventi di Arturo Rossano e di Corrado Balacco Gabrieli (“La
massoneria non rappresenta un’antitesi alla religione, anzi può essere considerata il suo superamento”); ha introdotto i lavori Natale Maliardi, con
moderatore Angelo Cimieri. Un particolare. Durante la sua relazione,
Gustavo Raffi lanciava di tanto in tanto sguardi insistenti ad una bella signora seduta in prima fila. Qualcuno ha pensato male. No, quella “nuvola bionda” era la moglie Maria Pia, il cui assenso serviva forse all’oratore per andare avanti con maggiore scioltezza. Una conferma alla regola: dietro ogni
grande uomo, c’è sempre una grande donna.
Festeggiato nei giorni scorsi l’anniversario della fondazione della loggia di Lamezia Terme
Vent’anni di massoneria
Ripercorse le tappe di una presenza già documentata nel 1844
di Ugo Fiorio
7 dicembre 2004
AMEZIA TERME - Giorni fa nell’apposito tempio allestito presso un
noto hotel della Piana, la massoneria universale del Grande Oriente d’Italia
di Palazzo Giustiniani ha festeggiato l’anniversario della fondazione della
Loggia di Lamezia Terme. “Invisibile ma tangibile, discreta ma concreta”. Così
viene descritta dai suoi seguaci la presenza della loggia massonica “Fratellanza
Italiana” nel tessuto sociale del territorio lametino. “Una presenza che da vent’anni, ormai, anima la vita culturale, l’impegno sociale, il progresso civile dell’intera comunità e che, ispirata dagli alti ideali liberomuratori, è costantemente
impegnata nella costruzione di una società più equa e più giusta, una società che
possa consentire di raggiungere quello stato di felicità che è legittima aspirazione di tutta l’umanità”. Una presenza massonica nella società civile che, “contrariamente a quel che un fazioso immaginario collettivo vuol farci credere, tende
fortemente alla realizzazione di quei principi di libertà, uguaglianza e fratellanza
che hanno ispirato le moderne democrazie e che tanto necessitano nelle nostre
aree degradate dove anche i più elementari diritti dei cittadini sono vincolati dalla
dipendenza, dal sopruso e dalla sottomissione ai baronetti di turno”. E la ricorrenza di giovedì scorso, è stata ancora una volta occasione per riflettere sul degrado morale che affligge la società e anche sul concetto di festa e di come questo
sia stato retrocesso a “mera occasione di distrazione e di esternazione dei vizi più
bassi dell’uomo”. Alla presenza delle più alte cariche dell’Ordine e di numerosissimi fratelli venuti da ogni angolo della regione, nella tornata rituale del 2
dicembre scorso, i liberi muratori di Lamezia Terme hanno ripercorso le tappe
salienti della vita della massoneria locale, partendo dalle lontane radici che affondano nell’omonima loggia documentata già nel 1844 a Maida per arrivare alla rifondazione della stessa nel 1984. “Un percorso storico che ha visto massoni
calabresi in generale e quelli lametini in particolari, protagonisti del
Risorgimento italiano: massoni fautori dell’Unità della patria e di Roma capitale; massoni artefici della linea ferroviaria che realmente consentiva l’unità
d’Italia; massoni che hanno redatto i primi statuti dei lavoratori e hanno fondato
le Società Operaie e i Banchi di Mutuo Soccorso; massoni che hanno combattuto contro il regime dittatoriale; massoni che hanno permesso la nascita della
Repubblica e hanno partecipato alla redazione della Carta Costituzionale; massoni che si sono adoperati per far risorgere dalle macerie un popolo afflitto e affamato e che si sono prodigati affinché si potessero realizzare quei servizi sociali
essenziali come la scuola - pubblica e laica - l’assistenza sanitaria, i patronati di
assistenza ai lavoratori”. Non sono mancati, peraltro, momenti di spiritualità
Erasmo Notizie 21-22/2004
durante i lavori, che nell’occasione erano centrati sull’interpretazione esoterica della Commedia di Dante, interpretazione sempre suggestiva e avvincente e che impone un percorso letterario e filosofico esteso quasi quanto la storia
conosciuta dell’uomo. Insomma una festa, questa del ventennale, con al centro l’uomo e il suo impegno nella società: un uomo operoso,
consapevole dei suoi limiti ma anche dell’infinita ricchezza delle sue possibilità,
un uomo che rinnova il suo impegno al servizio del territorio.
rassegna
stampa
In cerca di riabilitazione
dopo lo scandalo della P2
forte, radicata ed esercita su molti giovani compresi nella fascia che
va dai 25 ai 35 anni un potere d’attrazione notevole. Questa, in estrema sintesi, la “polaroid” che ci consegna l’attualità sulla massoneria.
Questa, l’istantanea che la dice lunga sul sostanziale buon esito di quel laborioso processo di riabilitazione agli occhi dell’uomo terreno intrapreso dalle
fratellanze all’indomani dello scandalo P2 per concludersi nell’ultimo biennio. Non disponiamo di sondaggi attendibili per affermare con certezza, e
pure se li avessimo li prenderemmo con le molle; ci limitiamo solo ad
DIRITTI UOMO: ITALIA DEVE APPLICARE SENTENZA SU
MASSONERIA CORTE AVEVA ACCOLTO RICORSO
GRANDE ORIENTE CONTRO LEGGE MARCHE
Bruxelles, 9 dicembre 2004 - Il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa
ha sollecitato l’Italia ad applicare la sentenza della Corte europea dei
diritti dell’uomo in merito ad una legge della Regione Marche che esclude
dalle funzioni pubbliche gli iscritti alla massoneria. La Corte di Strasburgo,
nell’agosto 2001, aveva accolto un ricorso presentato dal Grande Oriente
d’Italia di Palazzo Giustiniani contro una legge della Regione (la 34 del ‘96)
che obbliga chi concorre per cariche pubbliche a dichiarare la propria
“non appartenenza” alla massoneria. Nel ritenere che la misura “non è
necessaria in una società democratica”, la Corte di Strasburgo aveva sentenziato che le legge marchigiana viola l’articolo 11 della Convenzione dei
diritti dell’uomo, che tutela la libertà di associazione. Oggi con la risoluzione del comitato dei ministri si sollecitano le autorità ad adottare “ogni
misura necessaria per eliminare le restrizioni in questione”. In base alla
Convenzione europea dei diritti dell'uomo, ricorda una nota del Consiglio
d’Europa, le sentenze della Corte europea richiedono l’adozione da parte
degli stati messi in causa “di ogni misura necessaria per rimediare adeguatamente alla situazione dei ricorrenti e di prevenire nuove violazioni
in futuro”. Dopo il pronunciamento della Corte, la giunta regionale delle
Marche, nel giugno 2002, aveva presentato una proposta di legge di modi-
MASSONERIA: RAFFI, CRESCENTE BISOGNO CULTURA
E VALORI NOSTRI GRAN MAESTRO GRANDE ORIENTE
ITALIA A GRAN LOGGIA WASHINGTON
Washington, 11 dicembre 2004 - “Le difficoltà in cui la società moderna si dibatte mostrano che vi è un bisogno sempre maggiore di massoneria, della sua cultura e dei suoi valori etico-morali, per
giungere a una globalizzazione dei diritti”: lo ha oggi affermato il
gran maestro del Grande Oriente d'Italia (Goi) di Palazzo Giustiziani,
l’avvocato Gustavo Raffi, partecipando a Washington ai lavori della
Gran Loggia del Distretto di Columbia. Raffi ha ricordato che il
Grande Oriente d’Italia celebrerà l’anno prossimo i 200 anni della sua
fondazione: “Ci siamo sempre battuti a difesa dei valori universali,
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“annusare” l’aria di casa nostra, la quale conferma un trend per così dire
nazionale, anticipato in varie occasioni da autorità massoniche del calibro
del gran maestro Gustavo Raffi: la percezione verso la massoneria sta rapidamente cambiando. Merito della proliferazione delle logge. Un fenomeno
che investe anche il lametino e che molto deve a quello sdoganamento culturale che i media con la loro morbosa curiosità hanno agevolato, senza violare l’inaccessibile ma dando voce semplicemente a quanti intendevano
porre uno sparti acque tra ciò che è massoneria vera, autentica, innervata di
riti che risalgono alla notte dei tempi e ciò che non lo è; ciò che rappresenta deviazione dal binario della storia. Un’opera quella della distinzione, che
andava fatta, anche per evitare tentativi disonesti di assimilazione con le
truci cronache che arrivano dal mondo dell’occulto italiano. E che spiega
perché i massoni oggi dialogano di più con l’esterno, moltiplicano i loro
appuntamenti convegnistici, si dotano di siti internet e perfino di uffici
stampa. Un modo per aprire le finestre, se non addirittura il portone principale, dell’un tempo invisibile tempio. Una tendenza nuova, apprezzata stando a quel che registriamo, che se da un lato soddisfa, sia pur parzialmente,
la curiosità dei profani sull’universo massonico, dall’altro tende a lanciare
messaggi tranquillizzanti, improntati alla filantropia, nella speranza che
questi possano almeno in parte usurare la convinzione di chi guarda ogni
tempio come ad un luogo di intrugli e congiure a danno della società.
fica della normativa del 1996 che, tuttavia, non è stata poi approvata dal Consiglio regionale.(Ansa)
DIRITTI UOMO: RAFFI (GRANDE ORIENTE ITALIA), SENTENZA POSITIVA Washington, 9 dicembre2004 - “In Europa, il diritto trova pieno riscontro:
è un fatto altamente positivo”: così, il gran maestro del Grande Oriente
d’Italia, Gustavo Raffi, ha oggi commentato la decisione del comitato dei
ministri del Consiglio d'Europa di sollecitare l’Italia ad applicare la sentenza della Corte europea dei diritti umani in merito a una legge della Regione
Marche che esclude dalle funzioni pubbliche gli iscritti alla massoneria. La
Corte di Strasburgo aveva accolto, nell’agosto 2001, un ricorso del Grande
Oriente d’Italia contro la legge della Regione. Ma la sentenza è poi rimasta
senza seguito da parte della Regione. Di qui, il passo odierno del comitato
dei ministri. L’avvocato Raffi, che è a Washington per partecipare a riunioni massoniche, osserva che la vicenda “pone seri interrogativi su come
vanno le cose nel nostro Paese, perché non si può invocare l’Europa quando è funzionale a una crisi politica e ignorarla in un altro momento”. Per il
gran maestro, “qui siamo nel campo dei diritti dell'uomo, dove, a maggior
ragione, è necessario rispettare le regole”. L’avvocato Raffi ha sottolineato che il Grande Oriente d’Italia ha “seguito il percorso che la normativa
prevede, nell'osservanza delle regole, senza comizi di popolo”, conscio dell'importanza che “si mantenga fiducia nella giustizia”. (Ansa)
contribuendo alla redazione della carta dei diritti dell’uomo e
dando vita a organismi internazionali finalizzati alla difesa o
al ripristino della pace”. “Prestiano la nostra opera - ha
aggiunto il gran maestro - in maniera trasversale, nelle diverse realtà dove operiamo a seconda delle nostre professionalità, dedicandoci anche ad attività di solidarietà e beneficenza, attivandoci sempre
secondo la filosofia del dialogo”. Quanto ai rapporti tra il Grande
Oriente d’Italia e la Gran Loggia del Distretto di Columbia, una delle
maggiori logge massoniche degli Stati Uniti, l’avvocato Raffi ha sottolineato che “le due istituzioni appartengono al medesimo circuito
delle Grandi Logge regolari del mondo e intrattengono ottimi rapporti con scambi di garanti”, cioè di ambasciatori. (Ansa)
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storia e cultura
Erasmo Notizie 21-22/2004
Garibaldi massone: ecco la verità
del gran maestro Gustavo Raffi
aspettando il bicentenario
l 13 marzo 1848, all’atto di abbandonare quell’America Latina che lo
aveva visto per quindici anni protagonista delle lotte per la libertà, l’ultimo saluto di Garibaldi fu per i Fratelli della Loggia “Les Amis de la
Patrie” di Montevideo. “Mio caro fratello - scrisse ad Adolphe Vaillant poiché i miei impegni m’impediscono di soddisfare il desiderio di andarmi
a congedare di persona dai miei carissimi fratelli della loggia, vi prego di
voler avere la bontà di presentare voi stesso al loro rispettabile consesso i
miei addii, i miei auguri per la loro felicità e la mia speranza di conservarmi, in qualunque parte del mondo io mi trovi, loro devoto fratello e sempre
pronto a dedicarmi al sacro rito, al quale ho l'onore di appartenere”.
Mai parole potevano essere più rivelatrici e profetiche; poiché l’adesione alla
massoneria fu per Garibaldi, specie dopo il
1860, un luogo di aggregazione e uno strumento organizzativo del quale cercò a più
riprese di avvalersi per realizzare i propri progetti politici e culturali. “L’organizzazione
massonica - ha scritto Mola - fu dunque pensata da Garibaldi quale rete atta a ricondurre
all’unità le altrimenti disperse forze del rinnovamento italiano: all’interno, con la formazione di una dirigenza nuova, capace di guardare agli sconfinati orizzonti aperti dallo sviluppo delle scienze (medicina, chimica, fisica, antropologia, ecc.), invece di rimpicciolirsi nelle meschine gare per il potere; verso l’esterno, con l’inserimento di quella dirigenza
in un circuito intellettuale le cui colonne
d’Ercole, unificata l’Italia erano la federazione d’Europa, la formazione dei grandi sistemi etnico-linguistici (slavi, anglosassoni, latini ecc.) e, infine, l’‘unità mondiale’ dell’umanità affratellata da un empito costruttivo”.
E la massoneria a sua volta - vale la pena
sottolinearlo - utilizzò Garibaldi, sia
prima che dopo la sua morte, come
straordinario testimonial e come veicolo
di propaganda dei propri ideali.
Garibaldi - come ricorda Fulvio Conti in un
articolo apparso su “Hiram” nel 2002, in
occasione del centoventesimo anniversario
della morte - venne iniziato alla massoneria nel 1844, all’età di trentasette anni,
nella loggia “L’Asil de la Vertud” di Montevideo, una loggia irregolare; emanazione della Massoneria brasiliana, non riconosciuta dalle principali
Obbedienze massoniche internazionali, quali erano la Gran Loggia d’Inghilterra
e il Grande Oriente di Francia. Sempre nel corso del 1844 egli regolarizzò tuttavia la sua posizione presso la loggia “Les Amis de la Patrie” di Montevideo
posta all’obbedienza del Grande Oriente di Parigi. Anch’egli entrò quindi in
massoneria durante l’esperienza dell’esilio, profittando dell’asilo che trovarono
nelle logge tutti quei rifugiati politici dei paesi europei governati da regimi
dispotici e ostili a ogni apertura in direzione democratica e nazionalistica.
Garibaldi frequentò poi le logge massoniche di New York nel 1850 e quelle di
Londra intorno al 1853-54, dove entrò in contatto con alcuni esponenti dell’internazionalismo democratico aperti ai contributi del pensiero socialista e inclini
a collocare la massoneria su posizioni fortemente antipapiste.
Soltanto nel giugno 1860, nella Palermo appena conquistata, Garibaldi venne
elevato al grado di maestro massone e sempre a Palermo, nel 1862, il Supremo
del grande oriente d’italia
Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato,
luogo di raccolta di massoni italiani di fede repubblicana e radicale, gli affidò il titolo di Gran Maestro. Il Grande Oriente Italiano,
ricostituito a Torino nel 1859 e inizialmente dominato da esponenti vicini a
Cavour, affidò invece la carica di gran maestro a Costantino Nigra e conferì a
Garibaldi soltanto il titolo onorifico di “primo libero muratore italiano”.
Accettando il titolo di gran maestro dell’obbedienza siciliana Garibaldi scrisse:
“Assumo di gran cuore il supremo ufficio di capo della massoneria italiana
costituita secondo il rito scozzese riformato ed accettato. Lo assumo perché mi
viene conferito dal libero voto di uomini liberi, a cui devo la mia gratitudine non
solamente per l’espressione della loro fiducia in me nello avermi elevato a così
altissimo posto, quanto per l’appoggio che essi
mi diedero da Marsala al Volturno, nella grande opera dello affrancamento delle province
meridionali. Codesta nomina a gran maestro è
la più solenne interpretazione delle tendenze
dell’animo mio, de’miei voti; dello scopo cui
ho mirato in tutta la mia vita. Ed io vi do sicurtà che mercé vostra e colla cooperazione di
tutti i nostri fratelli, la bandiera d’Italia, ch'’è
quella dell’umanità, sarà il faro da cui partirà
per tutto il mondo la luce del vero progresso”.
Si stava preparando, in quello scorcio del
1862, la spedizione per la liberazione di
Roma che sarebbe stata interrotta il 29 agosto, dalle fucilate di Aspromonte. Garibaldi,
accettando la carica offertagli dall’obbedienza scozzesista siciliana, dimostrò che in
quella fase egli identificava la massoneria
con il programma nazionale e intendeva
avvalersi di essa quale strumento organizzativo e di raccordo fra le varie correnti
democratiche. Non a caso, appena giunto in
Sicilia, presenziò all’iniziazione del figlio
Menotti (il l° luglio) e firmò egli stesso (il 3
luglio) la proposta di affiliazione dell’intero
suo stato maggiore (Pietro Ripari, Giacinto
Bruzzesi, Francesco Nullo, Giuseppe
Guerzoni, Enrico Guastalla e gli altri). In
prospettiva, una volta completata la lotta
per l’indipendenza nazionale, il progetto politico della massoneria doveva
però identificarsi con un disegno più ampio e più ambizioso, quello del
riscatto e dell’emancipazione dell’intera umanità.
“Fu il fallimento dell’impresa dell’agosto 1862 - ha osservato Aldo Alessandro
Mola - a spingere Garibaldi su posizioni di anticlericalismo intransigente”. In
effetti da quel momento in poi il generale manifestò una sempre più convinta
adesione alle posizioni della massoneria, che fu la principale sostenitrice nella
penisola di un laicismo inflessibile e di una guerra a oltranza contro la Chiesa
cattolica. L’obbiettivo politico della liberazione di Roma dal dominio pontificio ben si coniugava evidentemente con l’obbiettivo di dar vita a uno Stato
laico e democratico, ove il potere temporale dei papi fosse soltanto un ricordo.
D’altro canto - come scrive Fulvio Conti – “anche dentro il Grande Oriente
d'Italia la componente democratica di provenienza garibaldina cominciava a
consolidare la propria presenza e a imporre le proprie scelte politiche e ideologiche. Non stupisce perciò che la prima vera Costituente massonica italiana,
quella che si tenne a Firenze nel maggio 1864 con la partecipazione di 72 dele-
Erasmo Notizie 21-22/2004
gati, riuscisse finalmente a eleggere Garibaldi, a larghissima
maggioranza, come nuovo gran maestro”.
storia e cultura
Come è noto, egli detenne questa carica solo per pochi
mesi. Troppo vivaci erano gli scontri in atto proprio in quel
periodo fra i vari gruppi della sinistra italiana perché questi
potessero riconoscersi nella leadership unificante di Garibaldi, come era accaduto nel recente passato. Il futuro gran maestro Lodovico Frapolli vide nella
nomina di Garibaldi un passo indietro rispetto al progetto di depoliticizzazione della massoneria che tanto gli stava a cuore, un progetto che mirava a
impiantare anche in Italia una massoneria di modello anglosassone, estranea
alle beghe di partito. “E’già una fatalità - scrisse Frapolli a Mordini, commentando l’elezione di Garibaldi - che le circostanze ci abbiano forzati a scegliere per l’Italia, a gran maestro, un uomo politico. Inconveniente che non
può essere tollerato, se non ammettendo la funzione che Garibaldi sia la bandiera del popolo, il mito incarnato dell’umanitarismo, mentre d’altronde, se
quel nome è da tutti accettato, egli è perché ognuno presume che il generale
si contenti di questo ruolo eccezionale e non se ne mescoli altrimenti”.
In realtà Garibaldi, come si è già detto, non pensava affatto che la massoneria dovesse estraniarsi dalle vicende politiche nazionali, almeno fino a quando Roma fosse rimasta sotto la dominazione dei papi. Così nel maggio 1867,
alla vigilia della Costituente massonica di Napoli, egli lanciò un celebre
appello a tutti i “fratelli” della penisola: “Come non abbiamo ancora patria
perché non abbiamo Roma, così non abbiamo massoneria perché divisi. [...]
Io sono del parere che l’unità massonica trarrà a sé l’unità politica d’Italia.
Facciasi in massoneria quel fascio Romano che ad onta di tanti sforzi non si
è potuto ancora ottenere in politica. Io reputo i massoni eletta porzione del
popolo italiano. Essi pongano da parte le passioni profane e con la coscienza dell’alta missione che dalla nobile istituzione massonica gli è affidata,
creino l’unità morale della Nazione. Noi non abbiamo ancora l’unità morale; che la massoneria faccia questa, e quella [l’unità della nazione] sarà subito fatta. [...] L’astensione è inerzia, è morte. Urge l’intendersi, e nell’unità
degli intendimenti avremo l’unità di azione”.
La Costituente napoletana del 1867 elesse Garibaldi gran maestro onorario del
Grande Oriente d’Italia, obbedienza ormai conquistata dagli esponenti della
sinistra di orientamento democratico. Il legame con l’istituzione liberomuratoria divenne quindi saldissimo, e altrettanto profonda fu l’identificazione con gli
ideali e i valori culturali di cui essa si faceva portavoce. E non incrinarono questo rapporto neppure i dissapori manifestatisi in occasione dell’Anticoncilio di
Napoli del 1869, a cui egli aderì con grande entusiasmo e dal quale la massoneria, per volere di Frapolli, rimase invece sostanzialmente estranea.
Nel 1872 Garibaldi rilanciò con estrema chiarezza quello che sarebbe divenuto il principale progetto politico dei suoi ultimi anni di vita e il testamento ideale che egli avrebbe lasciato alla sinistra italiana post-risorgimentale:
l’idea cioè - rileva ancora Conti – “di riunire in un fascio comune tutte le
correnti della democrazia, tutte le forze impegnate nella diffusione dei valori della cultura laica, della libertà, del progresso, di un riformismo che accettava di muoversi all’interno del quadro istituzionale vigente pur non rinunciando alla prospettiva di cambiamenti più radicali in un lontano futuro”.
La massoneria doveva farsi promotrice di questo progetto e fornire il collante
ideologico e organizzativo di cui esso necessitava per essere coronato dal successo. “Perché tutte le associazioni italiane tendenti al bene - si domandava nel 1873
- non si affratellano e non si pongono per amore d’indispensabile disciplina sotto
il vessillo democratico del Patto di Roma? [...] La più antica e la più veneranda
delle società democratiche, la massoneria; non darà essa l'esempio di aggregazione al fascio italiano? Le società operaie, internazionali, artigiane, ecc. non portano esse nel loro emblema la fratellanza universale, quanto la massoneria? Formate
il fascio, adunque, repubblicani ringhiosi; stringetevi intorno al Patto di Roma”.
Nell’ultimo scorcio della vita la coincidenza fra le sue posizioni e quelle della
massoneria fu pressoché totale. Basterà ricordare il suo impegno nelle file del
movimento pacifista e la battaglia, che vide ovunque i massoni in prima fila, per
promuovere la costituzione di organismi di arbitrato a livello internazionale che
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scongiurassero il ricorso alle guerre. Oppure le sue battaglie per il suffragio universale, per l’emancipazione femminile, per la diffusione dell’istruzione obbligatoria, laica e gratuita: tutti temi che costituivano il patrimonio comune della
sinistra democratica italiana di matrice risorgimentale e che la massoneria inserì nel proprio programma e decise di sostenere con le modalità più diverse.
Quanto alla questione dell’emancipazione della donna, egli dimostrò di darne
un’interpretazione molto concreta e spregiudicata anche all’interno del mondo
massonico: nell’archivio storico del Grande Oriente d’Italia si conservano documenti del 1867 con i quali egli conferiva i gradi massonici anche alle donne. Un
tema, allora come oggi, oggetto di accesi dibattiti e di contrastanti visioni all'interno delle varie obbedienze liberomuratorie.
Ma si pensi, per avere una conferma della forte consonanza di vedute che
vi fu anche sul versante del razionalismo positivistico e della militanza anticlericale, all’adesione che Garibaldi dette al movimento per diffondere in
Italia l’idea e la pratica della cremazione: movimento che fu direttamente
promosso dalle logge massoniche e che ebbe fra i suoi maggiori dirigenti
molte figure di primo piano della massoneria. E molto fece discutere in
Italia, dopo la morte di Garibaldi, il mancato rispetto delle sue ultime volontà, che erano quelle appunto di vedere il suo corpo ritornare cenere.
grembiule di Giuseppe Garibaldi
Quando Garibaldi morì la massoneria fu tra le forze politiche e sociali italiane
quella che più di altre si incaricò di conservarne la memoria e di alimentarne il
mito. Specialmente negli anni di Crispi intorno alla figura di Garibaldi si cercò
di costruire una religione civile imperniata sul mito laico del Risorgimento, e
la massoneria, all’epoca sotto la guida di Adriano Lemmi, ebbe un ruolo notevolissimo nel favorire la riuscita dell’operazione. Garibaldi fu il nome di gran
lunga più diffuso fra quelli dati alle logge della penisola o alle logge italiane
d’oltremare (in America Latina, in Africa del Nord, ecc.); altre denominazioni,
come Caprera, Luce di Caprera, Leone di Caprera, erano ispirate dalla medesima volontà di rendere omaggio all'eroe nizzardo. La massoneria promosse
inoltre innumerevoli cerimonie, commemorazioni, inaugurazioni di lapidi e
monumenti alla memoria di Garibaldi. La più importante di queste iniziative
fu l’inaugurazione a Roma del monumento sul Gianicolo, che si tenne emblematicamente il 20 settembre 1895, nel venticinquesimo anniversario di Porta
Pia, quando quella data memorabile venne per la prima volta celebrata come
festa civile della nazione italiana. Una ricorrenza che solo il patto scellerato fra
fascismo e Chiesa cattolica del 1929 avrebbe cancellato dal calendario delle
festività nazionali, simbolo di una patria finalmente costruita nel segno della
democrazia e della laicità, alla quale sia Garibaldi che la Massoneria avevano
dato un contributo determinante. (“La Voce di Romagna”, 30 novembre 2004)
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Erasmo Notizie 21-22/2004
I cimiteri scoppiano, la cremazione è una strada obbligata
storia e cultura
Verrà la morte e noi la possiamo gestire
di Giovanni De Luna
una scelta che in italia
riguarda solo il 7,6% dei
decessi, contro il 71%
toccato a Torino affrontarlo per prima, ma il problema esiste per
tutti. I cimiteri scoppiano, le città dei morti contendono a quelle
dei vivi uno spazio urbano che diventa sempre più esiguo e affollato. Le nuove sepolture insidiano le vecchie, le scalzano, le sfrattano; la
composizione multietnica della nostra società solleva l’esigenza di una
diversa ritualità, così che sulle politiche funerarie si addensa un groviglio di
nodi irrisolti che sarebbe riduttivo liquidare solo nei loro aspetti burocraticoamministrativi, quando ne è ormai ovvia la dimensione culturale.
La cremazione, ad esempio, sta diventando una sorta di strada obbligata.
Certamente i dati italiani sono ancora incomparabili con quelli europei:
nel 2003 le cremazioni sono state 42.029, pari a una media nazionale del
7,6% dei decessi (562.000), e il trend tendenziale per il 2004 è stimato
sull’8,4%; percentuali irrisorie rispetto alle medie nazionali di Gran
Bretagna (7l %), Svizzera (70%), Svezia (69%), per non citare la performance extraeuropea del Giappone, dove si arriva al 98%. Se le cifre italiane vengono disaggregate, la realtà che ne emerge è quella di una frattura nettissima tra Nord e Sud, così netta da far pensare che proprio sulla
morte si sia realizzata la prima forma compiuta di “secessione”. Per il
Sud c’è un serio problema di impianti. Sotto Roma non esistono crematori. In Sardegna ne esiste uno, a Cagliari, in Sicilia uno, a Palermo.
Così l’87,3% delle cremazioni in Italia vengono effettuate nel Nord, con il
restante 12,7% distribuito tra Centro, Sud e Isole. La Provincia di Bolzano
supera il 50%, mentre nei grandi centri urbani (Torino, Milano, Genova) si è
già oltre il 30%. Nelle more dell’attuazione della normativa nazionale, sempre al Nord sono da segnalare le iniziative più innovative sul tema della dispersione delle ceneri: hanno già legiferato in materia Piemonte, Lombardia,
Toscana e Umbria, anche se l’unica che ha reso operativa questa pratica è
l’Emilia Romagna (la città di Reggio Emilia ha autorizzato una dispersione
in natura che è avvenuta nei boschi dell’Appennino, nelle valli di Novellara).
Molti sindaci hanno poi consentito la conservazione delle ceneri presso l’abitazione dei familiari (in Piemonte è il caso di San Mauro). In questa ottica
si sono già avute anche significative modifiche degli assetti cimiteriali:
all’interno di Prima Porta, a Roma, ci sarà presto uno spazio di.due ettari su
una collina alberata in cui verrà consentita la dispersione delle ceneri. Anche
a Milano è stato allestito un Giardino del ricordo, una microcollina addobbata con colonne, alberi e fiori, rocce, piante aromatiche meditenanee.
La Chiesa guarda con sospetto arcigno il diffondersi di queste pratiche.
Per quanto il divieto di farsi cremare sia caduto ormai da 40 anni (dal
1963), c’è sempre un alone di diffidenza che, però, prescinde ormai
quasi totalmente dalle radici massoniche della cremazione. Quella è una
partita che si è giocata in un’altra Italia e in una diversa temperie culturale. Un secolo fa si trattava di una contesa tra l’Italia clericale e quella anticlericale, in un contesto in cui lo Stato liberale tentava di affermare i contorni laici del progetto di “fare gli italiani” e la massoneria sfidava la Chiesa sul terreno dei riti e delle identità. Quella massoneria non
esiste più e i timori della Chiesa sembrano piuttosto orientati verso la
cremazione vista come una pratica totalmente desacralizzata. Echi di
questa preoccupazione sono filtrati in un recente intervento di Emanuele
Severino sul Corriere della Sera per il quale la scelta di fare cremare il
proprio corpo rappresenta una delle manifestazioni più estreme delle pulsioni verso il nulla che attraversano la società contemporanea: una voglia
di annientamento che fa del cremato una sorta di suicida poco coraggioso; non ha avuto abbastanza forza per togliersi la vita e quindi è stato
costretto a ripiegare sulla distruzione del proprio cadavere. A parte la
pavidità, quindi, niente distinguerebbe le due
dell’inghilterra
forme di suicidio; in entrambi i casi c’è una
sorta di vendetta verso la vita. Su queste pulsioni nichiliste si installa
l’assenza del sacro tanto che alla fine la cremazione appare come la pratica che meglio rispecchia una società senza valori, plasmata dall’ossessione dei consumi, rinchiusa nei recinti di un ossessivo egoismo.
Francamente, si tratta di una lettura che può essere radicalmente ribaltata,
a partire dal suo assunto iniziale, dall’equazione tra desacralizzazione e
assenza di valori. L’aumento delle cremazioni segnala un incremento
complessivo della consapevolezza nei confronti della morte. Per secoli ne
abbiamo avuto paura e basta; per un tempo lunghissimo abbiamo cercato
di pensarci il meno possibile, di esorcizzarla, rimuoverla dalla nostra vita.
Oggi qualcosa è cambiato: la morte è un evento che appartiene alla nostra
esistenza, è un evento che possiamo gestire. Possiamo scegliere. E la cremazione è prima di tutto una scelta. Se si vuole essere cremati bisogna
esprimere una precisa volontà in questo senso. Chi sceglie la cremazione
dispone volontariamente del destino del suo corpo dopo la morte.
Certo c’è una radice culturale in questa scelta, ed è la proclamazione della
propria soggettività anche di fronte all’ineluttabilità della morte, tanto che la
cremazione si è progressivamente arricchita di una forte valenza simbolica e
rituale. Il rito che ne è scaturito è di straordinario interesse. C’è chi sceglie
musiche e testi in relazione a una propria appartenenza ideologica (soprattutto ex fascisti ed ex comunisti) in una sorta di revival novecentesco; c’è chi
privilegia un ambito esclusivamente familiare, intrecciando ricordi e memorie; c’è chi preferisce rivendicare una propria esplicita fede religiosa; chi sottolinea una propria identità di genere o culturale o calcistica... Insomma tra
le dimensioni identitarie, quella religiosa non è l’unica. Su una cosa sono
però d'accordo con Severino: il cimitero non può essere soltanto un deposito dove abbandonare i morti. Lo scandalo di Torino ha fatto capire che in
quello spazio confluiscono troppe tensioni irrisolte, troppe memorie non
ancora pacificate, troppi lutti non elaborati. Lasciando da parte la Chiesa,
uno degli elementi cardine del patto su cui si fondano le regole della convivenza civile e della cittadinanza riguarda proprio l’affidamento dei propri
morti alla cura e alla protezione delle istituzioni; soprattutto e in particolare
in una società laica e secolarizzata. (“La Stampa”, 2 novembre 2004)
red
per saperne di più su massoneria e cremazione
Erasmo Notizie 21-22/2004
Pagina 19
IL CASO
storia e cultura
Un film fa scoprire agli Usa la massoneria
di Giovanni De Luna
“national treasure”
sbanca il box office e fa
uscire allo scoperto i
E WY O RK - Una società segreta? Loro preferiscono chiamarla
“privata” e in cerca, come mai prima, di nuove leve. Con un’età
media di 60 anni e il numero delle iscrizioni in declino, i massoni
d’America escono allo scoperto spinti dalla pubblicità, non tutta positiva,
che ne sta facendo il film che da settimane è in testa ai box office Usa:
“National Treasure”. Con un guadagno medio di 33 milioni di dollari per
weekend, nel suo ultimo film Nicholas Cage, alias Ben Franklin, è una
sorta di Indiana Jones sulle tracce di un’immensa fortuna nascosta dai
Padri Fondatori del nuovo continente, molti dei quali erano
“Freemasons”, massoni appunto, che avrebbero indicato il luogo del tesoro in una mappa nascosta dietro la Dichiarazione d’Indipendenza. Il lavoro di Jerry Bruckheimer porta avanti l’idea che da secoli i cosiddetti
“Freemasons” abbiano mirato al dominio degli Stati Uniti. Stereotipo con
cui i “fratelli”, come si chiamano tra di loro, sono abituati a convivere, per
non parlare delle teorie cospirative che li dipingono come un gruppo di
uomini di potere che tiene le fila del mondo con disegni di sovversione
politica se non addirittura satanica. Certo è che con una riduzione dei
membri da 4.1 milioni nel 1959, momento di massimo successo del grup-
po, agli 1.6 milioni di quest’anno, i massoni
“fratelli” americani
d’America hanno deciso di farsi più accessibili
alle nuove generazioni. Le logge di New York hanno accorciato il periodo di iniziazione da un anno a due settimane, quelle della California promuovono corse di orgoglio massonico con magliette dalle scritte “I’m a
Freemason”, cavalcando anche la popolarità del bestseller “The Da Vinci
Code”, di Dan Brown, il cui nuovo libro è incentrato sulla Massoneria.
Almeno 9 dei 56 Padri Fondatori d’America erano massoni, tra i più noti
George Washington e Benjamin Franklin, come lo sono stati 14 presidenti, tra cui Theodore Roosevelt, 8 vicepresidenti e almeno 35 giudici della
Corte Suprema. Il connubio politica-massoneria viene riscontrato da alcuni nella planimetria di Washington, che avrebbe la forma mistica della
costellazione della Vergine, e nei simboli impressi sul dollaro.
“Fantapolitica” liquida il gran maestro Richard Fletcher, segretario esecutivo della Masonic Service Association di Washington D.C. “Si guardi
piuttosto a quello che facciamo. Ogni anno negli Stati Uniti la massoneria raccoglie circa 750 milioni di dollari per case di cura, centri day hospital, programmi educativi e borse di studio”. (“Libero”, 7 dicembre 2004)
E’ diventato il fenomeno editoriale più ricco,
trionfa al cinema, conquista il fumetto, invade le università
Esoterismo
di Aldo Cazzullo
il risveglio della
spiritualità e il bisogno di
sacro sono ormai di
iamo già a un milione e 450 mila copie. Il libro Mondadori più venduto
di tutti i tempi. «Davvero incredibile per una scopiazzatura maldestra di
antiche falsità», si indigna Franco Cardini, uno dei maggiori medievisti
italiani, che ha pensato la mostra sugli ordini cavallereschi (in particolare sui
templari), a Castel Sant'Angelo fino al 15 aprile 2005, «anche come antidoto
alle sciocchezze diffuse da Dan Brown e dal suo Codice Da Vinci».
Troppo tardi. E non solo perché è già un grande successo la nuova opera di
Brown, che è in realtà la riproposizione di un vecchio romanzo passato sotto
silenzio, Angeli e demoni. L’esoterismo è il filone editoriale del momento e
abbraccia altri generi oltre alla narrativa, dalla saggistica - Giorgio Galli, l’autore di Hitler e il nazismo magico (Rizzoli), manda ora in libreria per i tipi di
Lindau La magia e il potere, che esplora tra l’altro il filone misterico del bolscevismo russo - al fumetto - Alejandro Jodorowsky, adepto di pratiche sciamaniche e maestro di discipline esoteriche come la psicomagia e il massaggio
iniziatico, dopo l’autobiografia La danza della realtà pubblicata la primavera
scorsa da Feltrinelli pubblica adesso una storia magica del Rinascimento italiano illustrata da Milo Manara, primo volume dedicato ai Borgia.
Quattro quadranti. Come sempre, i libri non sono che lo specchio della
realtà, e l’intreccio fantastico è scimmia di quanto accade davvero. Il risveglio
della spiritualità, il ritorno del sacro non percorre le strade codificate delle religioni e dei culti. Si accende nella fiammata degli integralismi o si inabissa nel
fascino dell’esoterismo. È un fenomeno su cui ha lavorato a lungo il Cesnur,
il Centro studi sulle nuove religioni diretto da Massimo Introvigne, che ha
distinto l’approccio e la pratica dell’occulto in quattro quadranti.
«Il primo, e più importante, comprende l’organizzazione rituale - spiega
Introvigne -. Alla base c’è l’idea che la conoscenza non si trasmetta attra-
massa/lo storico
verso la parola orale o scritta, ma per via di
cardini:«la credulità
segni, di simboli. E un filone di pensiero che
popolare crea falsi miti»
risale a Eraclito e al suo principio di conoscenza
(«né lo dice, né lo nasconde, ma lo significa»),
giunto a noi filtrato e arricchito dall’Oriente»: la cabala ebraica che oggi
affascina Madonna e Hollywood, il sufismo islamico, la gnosi cristiana.
«Il secondo quadrante è quello dello spiritismo, convinto che il segreto si sveli
più facilmente a chi è passato dall’altra parte. Ma la sua epoca d’oro è finita.
Nell’Ottocento lo praticarono statisti come Massimo D’Azeglio ed eroi come
Garibaldi, che fu anche presidente della Società spiritica d’Italia; e in seguito
persino Lombroso ne fu stregato. Oggi i suoi spazi sono marginali. Il terzo quadrante comprende la magia cerimoniale, che fa del corpo umano lo strumento
di un rito: il segreto si appalesa attraverso un’alterazione della coscienza, ottenuta anche con droghe o rituali orgiastici. Rientra in questa forma la magia sessuale, che è più diffusa in Italia di quanto si creda. L’ultimo quadrante è quello
del satanismo che a livello organizzato è fenomeno di dimensioni limitate, non
più di cinquemila adepti in tutto il mondo, e non ha nulla a che fare con fenomeni plebei e criminali come quello delle bestie di Satana di Busto Arsizio».
Cattedre e fatture. L’esoterismo ha il suo livello colto e quello popolare,
che confina con la superstizione, e con la truffa. L’Eurispes ha censito centomila tra maghi, fattucchiere, praticanti dell’occulto, dalle tecniche più varie ma
uniti dall’analoga pretesa di poter incidere sulle cose o rivelare quel che sfugge alla nostra conoscenza e ai nostri sensi. Il Cesnur ritiene che nella realtà
siano meno; può trarre in inganno il fatto che alcuni compaiano sugli elenchi
telefonici con più nomi; ma i professionisti non sono comunque meno di 25
mila. E il dato inquietante è che ricorre a loro almeno una volta l’anno il 25 per
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cento della popolazione italiana, e non solo tra le classi
meno scolarizzate. Fatture e pozioni convivono nello stesstoria e cultura
so tempo e nello stesso paese con cultori di Paracelso e
della filosofia naturale, con lettori di Guénon e Gurdjieff.
L’accademia come di consueto è in ritardo: il pensiero esoterico è da tempo entrato nelle università del Nord Europa, in Galles e ad
Amsterdam ci sono corsi di laurea in storia dell’esoterismo, alla Sorbona
c’è una cattedra, negli Stati Uniti una cinquantina. In italiano: quelli che
Introvigne definisce i “movimenti magici” restano poco studiati, i gruppi
iniziatici si muovono nell’ombra, e le società segrete sono destinate a rimanere tali. «Gli adepti sono migliaia, e molti di loro possono appartenere a
più società: un rosacroce può essere nel contempo un neo-templare e un
martinista». L’Enciclopedia delle religioni in Italia, pubblicata nel 2001 da
Elledici, ne censiva 13 mila, ma è probabile sia un calcolo per difetto.
Invenzioni moderne. Alla base del ritorno dell’occultismo c’è un dubbio
che nei periodi oscuri diventa credenza, secondo cui il mondo è governato da
ben altri personaggi rispetto a quelli che compaiono sulle pagine dei giornali,
e la maggior parte di quel che accade resta ignoto. «Dietro il Codice Da Vinci
ci sono secoli di letteratura complottistica - dice Introvigne -. I due ordini di
cui si fa menzione nel libro, i templari e il Priorato di Sion, sono invenzioni
moderne. I templari, quelli veri, furono sterminati da Filippo il Bello, e ritornano sulla scena grazie all'immaginazione del cavaliere di Ramsey, che per
esportare in Francia e Germania la massoneria e renderla affascinante agli
occhi degli aristocratici settecenteschi diffidenti di riti che evocavano cazzuole e muratori inventò una discendenza dai cavalieri del Tempio. Oggi i neo-
Erasmo Notizie 21-22/2004
templari in Italia non sono più di duecento. Alcuni di loro, come a Siena,
seguono con cura filologica il rituale codificato da san Bernardo, con l'approvazione del vescovo. Altri tengono riunioni conviviali tipo Rotary, con il mantello bianco al posto della giacca”. La leggenda nera dei templari, che ha ispirato l'ultimo film di Nicolas Cage, suscita l'indignazione di Cardini.
“Diciamo la verità i neotemplari sono quattro cialtroni che si divertono a
pagamento, foraggiati da altri ancora più cialtroni di loro. È deprimente vedere secoli di tradizioni culturali date in pasto dalla televisione e dai media alla
dabbenaggine popolare. Mi accade di ricevere inviti dalle autorità ecclesiastiche: mi chiedono di parlare ai loro devoti, che si dicono scossi nella loro fede
dalla lettura del Codice Da Vinci. Ma come ci si può turbare per un centone,
che mescola un po' del Mattino dei maghi, qualcosa del Dio delle streghe, e
vecchie storie fiorite attorno al presunto mistero di Rennes-le-Chàteau?
L'altro giorno a Firenze ne discutevo con Umberto Eco, giustamente
offeso per il paragone che qualcuno ha azzardato con il suo Pendolo di
Foucault. La credulità popolare crea falsi miti: ad esempio mi sento
chiedere perché restino segreti gli atti del processo ai templari. Ma se
sono stati pubblicati da Gallimard nel 1964!
Invece di Dan Brown, gli italiani interessati all’argomento potrebbero leggersi l’ultimo saggio pubblicato per il Mulino da Barbara Frale, che insieme con Francesco Santommasi e Simonetta Cerrini è la migliore studiosa
italiana dei templari. Quelli veri. Se invece preferiscono quelli immaginari,
è segno che la passione esoterica è un sintomo analogo a quello rappresentato dall’integralismo islamico o dai teo-con: non un segno di risveglio della
religione, ma della sua crisi». (“Corriere della Sera”, 12 dicembre 2004)
Al potere con le streghe
di Pier Mario Fasanotti
giorgio galli è stato docente
a magia del potere: è un modo dire, ma sta anche a significare che l’esercizio del comando si accompagna, da migliaia di anni, a riti magici.
Dai misteri eleusini al satanismo, dal Santo Graal agli oroscopi per far
contenti (ma non sempre) i dittatori. Il mondo occidentale, malgrado il prolungato bagno nel razionalismo, non è mai stato immune dall’esoterismo. Che
Napoleone consultasse freneticamente l’astrologa di Giuseppina è noto. Non
altrettanto che ci sia stato un filone misterico nel bolscevismo russo. Ad analizzare l’abbraccio nero tra potere e magia è lo storico Giorgio Galli, già autore, anni fa, di uno studio approfondito sull’origine della svastica (Hitler e il
nazismo magico, Rizzoli), stavolta alle prese con indizi e trame oscure della
politica occidentale (La magia e il potere, edizioni Lindau, pp.426, 24 euro).
Ad adombrare addirittura il satanismo di Karl Marx fu un suo discepolo, Jacob
Riis. Questi seppe dalla cameriera che l’ideologo del comunismo talvolta “pregava davanti a una fila di ceri accesi, con la fronte cinta da una specie di metro
a nastro”. Marx era di famiglia ebraica, ma non praticante: è lecito pensare a
una pratica magica? Suggestivo è anche il primo pseudonimo che si dette
Stalin: Demonoshvili, che in georgiano equivale a “emulo del demonio”.
E Lenin? Alcuni studiosi escludono la sua vocazione misterica, ma regi strano il fatto che sotto i suoi occhi e con la sua approvazione accaddero
nell’Unione Sovietica cose più vicine all’Inferno sulfureo che non agli
interessi del proletariato. La cattedrale ortodossa di Odessa, dopo la
presa del potere da parte dei comunisti, pare fosse diventata luogo di
riunione di satanismi. L’iniezione di esoterismo nel corpo rivoluzionario
russo continuò anche per le tracce lasciate dal “mago” Rasputin, consigliere dell’imperatrice Alessandra. Non a caso Aleksandr Bogdanov, leader bolscevico dal 1905, praticava un comunismo utopico, teurgico e
magico, ed esaltava Satana come “dio del proletariato”.
Durante il suo viaggio nello spazio, Juri Gagarin rivolse un saluto a
di storia delle dottrine
Nikolaj Roerich, artista occultista russo esiliapolitiche presso l’università
to sull’Himalaya. Ci fu scandalo. Ma anni
degli studi di milano
dopo Leonid Breznev, che si circondava di
veggenti e guaritori, rivalutò l’opera di Roerich.
Galli, che non dimentica gli strani rapporti tra Stalin e Michail Bulgakov,
l’autore di Il maestro e Margherita e Le uova fatali (romanzi ad alta gradazione simbolica), afferma che l’esoterismo “ha sfiorato con continuità
il vertice del potere sovietico” la stessa cosa vale per il fascismo, almeno
fino alla firma (nel 1929) dei Patti lateranensi. Benito Mussolini sciolse la
massoneria nel 1925 e si sbarazzò di quanti vedevano nel regime un
“imperialismo pagano”. Continuò comunque a esercitare una certa
influenza il filosofo Julios Evola, fautore del populismo magico sulla scia
della tradizione che poneva Dante alla testa di una cultura sotterranea.
Esoterismo anche in Romania, dove fiorirono la mistica sacrificale della
Legione (squadre che s’ispirarono all’Arcangelo Gabriele) e il terrorismo
quasi rituale del suo braccio armato, la
Guardia di ferro. Come si fa a non ricordare il conte Vlad Tepes, alias Dracula, al
tempo stesso eroe nazionale e “mostro”
dell’immaginario collettivo? Il grigio
Nicolae Ceausescu si riposava nell’isola
del lago Snagov, vicino alla tomba di Vlad.
Andava lì per una ricarica di energia? O
per una simbolica identificazione col vampiro? Sua moglie Elena allevava segretamente un asino, “animale demoniaco”. Si
dice che fosse per oscure pratiche magiche.
(“Panorama”, 9 dicembre 2004)
Erasmo Notizie 21-22/2004
storia e cultura
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opera del fratello Giuseppe Seganti - studioso di storia
massonica - ripercorre i passi di molti di quei fratelli il cui
nome è legato indissolubilmente al progresso umano e alla
storia. La vita di ognuno è raccolta, con un chiaro e pregevole lavoro di sintesi, in una vera e propria scheda biografica arricchita iconograficamente. E’ un chiaro monito per ricordare il lavoro di coloro
che ci hanno preceduto nei lavori, permettendoci così di seguirne l’esempio per quanto più c’è possibile.
Con Massoni Famosi (Atanor, 2004, pp. 157, euro 13), Giuseppe
Seganti, ci offre l’esempio di molti fratelli che - da Geminiani a
Montesquieu, passando per Washington e Garibaldi, giungendo a
Churchill e Fleming fino a chiudersi con Paolo Ungari - hanno dato
testimonianza di come il cammino della libera muratoria contribuisca, senza dubbio alcuno e riserva di sorta, alla costruttiva e benefica evoluzione di quella meraviglia che è l’uomo.
L’essere massoni, infatti “non è certo un episodio casuale ed effimero, ma una scelta meditata e vincolante” come il gran maestro
Gustavo Raffi ha avuto modo di sottolineare in un intervento sul fratello Giuseppe Garibaldi.
L’essere massoni non significa semplicemente il fregiarsi di un
aggettivo o di un distintivo all’occhiello, ma il calarsi in una realtà
profonda, in un cammino che non è accidentale, e che per nulla
deve esserlo, ma che passo dopo passo ci svela l’autenticità delle
cose, del mondo e della vita stessa, facendoci partecipi di una realtà così profonda quale è l’essenza più autentica dell’uomo. E’ da
questo lavoro, in salita, a volte duro e faticoso che l’uomo stesso,
da pietra grezza pian piano si affina fino a divenire pietra squadrata così da esser luce nel progresso e per il bene dell’umanità intera.
Infatti, come si può leggere all’inizio del volume, in una citazione
tratta da Lessing: “ Massone è colui che organizza la propria esistenza in modo da contribuire al perfezionamento di quell’opera
d’arte che è la vita dell’intera Umanità”.
Seganti col suo lavoro ci offre pagine di materia viva, più vicina a
noi di quanto ci si possa immaginare. Possiamo toccarla con mano,
anzi è auspicabile che ciò avvenga, proprio per l’esperienza e la
vita di “quei molti” di cui parla. Non siamo davanti a semplici schede, e nemmeno ad una delle tante raccolte di nomi pubblicate qua e
là, magari fatte solo per soddisfare la curiosità di quanti vogliono
sapere chi abbia avuto a che fare con questo mistero che è la massoneria. Il libro, nella sua estrema ed accurata semplicità, è tessuto
da far sembrare quasi che questi fratelli possano ancora presenziare ai lavori nelle nostre officine.
Sotto questo auspicio si può
affermare con certezza, che
parlare di questi “illustri fratelli” è forse il miglior modo per
poter abbattere tutti quei pregiudizi e quelle inutili riserve che,
creando mostri inesistenti nella
mentalità comune, troppo spesso
danneggiano la nostra Istituzione.
Massoni Famosi è la fotografia di
un orizzonte che così è visibile a
tutti. E’il quadro della muratoria più
vera, che con questi colori è svelato
nella sua realtà più intima e nascosta.
assonica
fogliando le pagine di questo libro, subito ci si accorge di avere
tra le mani un lavoro degno di tutto rispetto che denota una cura
estrema nei particolari. L’opera redatta dai fratelli Luigi Polo
Friz e Giovanni Anania, consta infatti di
una dovizia di particolari e meticolosità, che solo una ricerca speculare attenta e altamente approfondita può costituire. L’occhio corre infatti lungo
pagine ricche di storia accuratamente
ricostruita; oltre ad illustrazioni,
tabelle, copie di documenti e note, il
tutto si amalgama con una ricca
bibliografia. Insomma un lavoro
eccellente per celebrare quelli che
saranno i centocinquanta anni di
vita della “Rispettabile Loggia
Madre Capitolare Trionfo
Ligure all’Oriente di Genova” che è poi
anche il titolo del volume, fuori commercio, edito dall’Associazione
Culturale Trionfo Ligure.
Una monografia che per i caratteri citati, si arricchisce di tanta storia
che corre parallela a quella della loggia. Non può infatti esimersi dal
percorrere le tracce di quelle che sono state le vicende per la conquista
dell’unità nazionale e di conseguenza quelle che hanno visto il consolidamento della nostra istituzione a comunione massonica italiana.
Perché, come tutti sappiamo, il cammino di ogni singolo organo
dell’Istituzione non può essere isolato, e non possiamo e non dobbiamo parlare di isole, proprio perché parti integranti di una comunione:
un vero e proprio tessuto connettivo dove ogni singolo organo concorre al buon funzionamento dell’organismo generale.
Sappiamo bene quanto sia difficile reperire documentazione, e se
poi questa è inerente a particolari periodi storici, come quello di cui
tratta l’opera, è facile capirne immediatamente la difficoltà.
La “Trionfo Ligure”, è un caso di vera eccezione che vien fatto risaltare ai nostri occhi. Una loggia che ha vissuto ininterrottamente nel suo
lavoro iniziatico per centocinquanta anni. Il tracciato storico che l’opera percorre giunge documentato fino al 1925 per poi riprendere con
la rinascita ufficiale dopo la seconda guerra mondiale.
Quella della “Trionfo Ligure” fu una vera e propria Resistenza discreta e silenziosa, ma presente, al Regime del ventennio. Un tenace
tessuto connettivo l’ha tenuta insieme per consentirle di traguardare
le sue aspirazioni fino ai nostri giorni.
Negli anni cinquanta e sessanta in Liguria il numero di logge di nuova
costituzione continuò a crescere. La “Trionfo Ligure” in questo periodo e fino a tutt’oggi, ha cercato di mantenere, non senza difficoltà, il
suo ruolo di Madre Loggia Capitolare, ponendosi come loggia di riferimento per tutte le altre. Nel corso dell’ultimo cinquantennio essa ha
saputo esprimere uomini che hanno avuto una parte di rilievo nella vita
locale e nazionale dell’Istituzione.
Il lavoro svolto è degno di tutti i meriti per la fatica spesa. Un degno
frutto per una loggia, che, come ha scritto il gran maestro Gustavo
Raffi nella presentazione al volume, “ha superato grandi eventi e trasformazioni con la naturalezza di chi ha alle spalle una consistente
tradizione. Oggi può guardarsi indietro orgogliosa del suo operato.
Da parte nostra non possiamo che augurarle un futuro ancor più grande del suo passato”.
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Erasmo Notizie 21-22/2004
La risposta di Ratzinger all’ipotesi di un «cristianesimo non confessionale» avanzata da Pera
accade fuori
«Religione civile»: impossibile senza fede
di Vittorio Messori
il cardinale joseph ratzinger, prefetto della
congregazione per la
perto, comprensivo, amichevole: ma, al contempo, non dimentico di
essere il prefetto di quello che si chiamò per secoli Sant’Uffizio.
Dunque, sempre consapevole di essere chiamato a vegliare sull’ortodossia della dottrina cattolica, e senza sconti, pur nello stile dell’incontro più
cordiale. Così, il cardinal Joseph Ratzinger dialoga volentieri con il presidente del Senato, Marcello Pera, pronto a lodarlo per il suo laico elogio del
cristianesimo e disposto ad apprezzare le sue lucide analisi. Il porporato
ascolta, ma, poi, fissa sorridendo i paletti e chiarisce se e in che modo la
Chiesa possa accettare il consiglio e l’aiuto di chi rispetta la fede, ma dichiara di non condividerla, almeno nel suo aspetto sacramentale e misterico.
Questa compitissima, ma decisiva schermaglia nel dialogo tra il teologo
bavarese e il filosofo toscano, sembra essere stata poco colta da molti che,
nei media, hanno commentato Senza Radici (Mondadori, pp. 134, euro
7,70). Il volumetto è l’assemblaggio editoriale di due discorsi romani degli
autori, seguiti da una lettera di Pera a Ratzinger e viceversa. Le «radici» cui
il titolo allude sono, ovviamente, quelle cristiane, che la nomenklatura
dell’Unione Europea non ha voluto riconoscere nel preambolo del suo testo
costituzionale. Il laico Pera non solo se ne rammarica, ma sembra considerare quasi suicida, o almeno gravemente masochistico, un simile rifiuto. In
effetti, l’Europa, l’intero Occidente sono sotto l’attacco di un fanatismo islamico che esigerebbe da noi non l’abbandono ma, al contrario, un rafforzamento della nostra identità. Un «riarmo morale» che non significa né esclusione né scontro, bensì chiarezza di posizioni, premessa per un dialogo
autentico e anche, se necessario, per una legittima difesa. Tutto il pensiero
del presidente del Senato è dominato, in queste pagine, da una denuncia
esplicita di quel verminaio di ipocrisie, di eufemismi, di autocensure, di
irrealismi, di buonismi pelosi che è l’ideologia, ormai vincente in Occidente,
del «politicamente corretto». Per chi non rispetta questo nuovo dogmatismo
«scattano», dice Pera, «le manette linguistiche» e poi l’espulsione dal consorzio civile e la condanna all’esilio culturale. La melensa dottrina della poli tical correctness è responsabile del relativismo che ispira la vulgata egemone in Europa e per la quale è vietato dire (tra l’altro) che, rispetto all’Islam,
la cultura creata dall’Occidente cristiano non è solo «diversa»: è «migliore»
ed è auspicabile che si estenda sempre più. Per recuperare la nostra identità,
per attrezzarci alla sfida epocale ritrovando il nostro sistema di valori, il laico
Pera propone una «religione civile», auspica una «religione cristiana non
confessionale», in cui possano riconoscersi anche quei non credenti, quei
GESUITI: LA CHIESA CATTOLICA
NON E’ FORTEZZA ASSEDIATA DAL LAICISMO
(Asca) - Roma, 16 dicembre 2004 - Non ci sono ragioni sufficienti perché
la Chiesa cattolica in Italia, in Europa e nel mondo, si debba sentire
come una fortezza assediata dal mondo laico. E’ la conclusione a cui
perviene un editoriale della “Civiltà cattolica” che, in termini molto
diversi dagli “atei devoti” schierati in soccorso della libertà religiosa,
nell’editoriale del prossimo numero della rivista, si pone un interrogativo che sta dividendo lo stesso mondo cattolico. Ci sono segnali contraddittori - sostengono i gesuiti - c’è un certo fondamentalismo islamico,
c’è una certa ripresa del peggiore laicismo, ma i cattolici non devono
fare l’errore uguale e contrario degli estremisti e dei fondamentalisti,
semplificando una realtà invece complessa, pensando di contrapporsi ai
suoi avversari con un nuovo integralismo. E soprattutto la Chiesa “non
deve sentirsi assediata né astenersi dal ribadire il proprio insegnamen-
dottrina della fede, e il
non praticanti che non accettano la resa all’agpresidente del senato
gressione islamica. Sono proposte che fanno
marcello pera hanno
drizzare le orecchie, malgrado il fair playcordiapresentato a roma il
lissimo, al cardinal Ratzinger, cui cose del geneloro libro «senza radire ricordano subito il protestantesimo liberal,
ci»/ratzinger ha detto,
padre e figlio dell’Illuminismo razionalista. Si è
tra l' altro, che «molti
dunque prossimi alla ideologia della massone- pastori della chiesa sono
ria (anche se il nome non viene fatto), che la troppo inclini al relativiChiesa ha combattuto proprio perché pretensmo e al dogmatismo»
de di essere «un cristianesimo senza Cristo»,
una religione non solo senza dogmi, ma anche senza fede, almeno in
quella pienezza che il cattolicesimo intende. Ecco, dunque, il prefetto dell’ex Sant’Uffizio mettere in guardia, pur con il massimo di comprensione e
di apertura. Un rinnovato «ethos mondiale», constata, non può nascere a
tavolino, stabilito da commissioni, da convegni, da pur nobili auspici di intellettuali. Può sorgere soltanto da «minoranze creative»: cristiani convinti,
cioè, uomini che abbiano fatto l’incontro decisivo con Gesù come Salvatore,
che si nutrano dei sacramenti amministrati da una Chiesa nella quale riconoscano «la forza da cui sgorga la vita spirituale». Credenti espliciti, dunque,
che si riconoscano nell’ortodossia cattolica, che siano in grado di convincere con l’esempio della gioia di chi ha scoperto nel Cristo l’evangelica «perla
preziosa». «Simili minoranze cristiane - dice Ratzinger - non hanno nulla di
settario», anzi, possono creare luoghi di incontro, di ricerca comune, di solidarietà, aprendosi fraternamente a chi non riesca a comprendere che la prospettiva di fede non è una zavorra, ma un paio di ali, che i dogmi non sono
sbarre ma finestre verso l’Infinito. In questo senso, andrebbe superata l’antinomia tra credenti e laici precisando, però, che nucleo generatore e centrale
della civil religion proposta da Pera debbono essere gruppi di cristiani ferventi, anzi di cattolici fedeli. Questa dunque la ricetta cardinalizia per ritrovare (a beneficio di tutti) le radici cristiane, per contrastare quella che chiama «la patologia dell’odio di sé che ha infettato tanta intellighenzia europea»
e che si manifesta in un relativismo che porta alla rovina, perché pecca della
colpa che il Cristo più duramente ha condannato. L’ipocrisia farisaica, cioè,
ispiratrice di quei «politicamente corretti» che definiscono integralista, fanatico, imperialista, chiunque non pratichi la diffamazione della storia e dei
valori di un’Europa che - lo riconosca o no - venti secoli di Vangelo hanno
forgiato. (“Corriere della Sera”, 14 dicembre 2004)
to, fondato sulla persona di Gesù, mettendo in rilievo che quanto essa
insegna ha una valenza non solo religiosa, ma anche propriamente
umana”. “Il Vangelo che la Chiesa annuncia - è la conclusione dei gesuiti - è un vangelo di vita, che promuove la felicità degli uomini e il benessere della società. Se da parte laica si tenesse in maggiore considerazione il fatto innegabile che col suo insegnamento e con le sue innumerevoli attività di promozione umana la Chiesa concorre in maniera notevole al bene della società, certe preclusioni e certe discriminazioni nei
suoi riguardi cesserebbero o almeno sarebbero meno aspre”. E’ l’augurio che i gesuiti formulano, individuando allo stesso tempo nelle questioni etiche attinenti vita, sessualità e famiglia, le divergenze più aspre
con i laicisti e rilevando, in accordo con il cardinale Ruini che al centro
del problema c’è una “questione antropologica” su cui ci si divide e su
cui - specialmente in presenza delle nuove frontiere della scienza - ci si
debba tutti (laici e cattolici) interrogare per il futuro dell’uomo.
Erasmo Notizie 21-22/2004
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La scienza, la filosofia
accade fuori
L’embrione e il paradosso di Aristotele
di Emanuele Severino
la tesi: un uomo in
potenza non può voler
di domenica (28 novembre 2004) la notizia che la Svizzera
approva la ricerca sulle cellule staminali umane tratte dagli
embrioni soprannumerari. E tra poco in Italia si aprirà la discussione su questo problema relativamente al referendum sull’uso delle
cellule staminali. È allora il caso di avviare, con calma, la riflessione su
questa importante e delicata questione. Molti sostengono che l’embrione
è un essere umano. Ma, al di là delle intenzioni, la logica - se vuol essere coerente ai propri principi - spinge ad affermare che l’embrione non è
un essere umano. Lo si può scorgere in base ad un “argomento” decisivo, che non è mai stato preso in considerazione e che indico qui per la
prima volta, con la speranza di farmi capire.
Si crede comunemente che uomini e natura siano capaci di realizzare
infinite opere e cose. Il bambino è capace di diventare adulto, l’alba è
capace di diventare giorno. Alcuni secoli prima di Cristo il pensiero filosofico ha dato una interpretazione tale, del senso della capacità, che è
rimasta alla base di ciò che l’uomo ha poi compiuto in ogni campo: politico, religioso, economico, artistico, giuridico, scientifico, culturale.
Con Aristotele è prevalso il principio che la capacità esista anche prima
esplicata o messa in pratica. Un corpo è capace di cambiar luogo anche
prima che lo cambi o che glielo si faccia cambiare; un bambino è capace
di diventare adulto anche prima che lo divenga effettivamente. Aristotele
ha chiamato “potenza” la capacità così intesa, e di una cosa capace di
essere o di fare qualcosa ha usato dire che essa è “in potenza” tale essere
o fare. Provi la scienza o il cristianesimo (e tutto il resto), a compiere un
solo passo prescindendo dal concetto aristotelico di “potenza”.
Che l’embrione prodotto dal seme dell’uomo e dall’ovulo della donna sia
essere umano in potenza - ossia qualcosa che in condizioni “normali” ha
la capacità di diventare un essere umano - è un principio accettato sia da
coloro che sostengono, sia da coloro che negano che l’embrione sia già
un essere umano. I due opposti schieramenti si scontrano infatti in relazione a un ulteriore carattere della “potenza”.
Gli uni (ad esempio i cattolici) intendono che l’embrione sia un esser-giàuomo, ma appunto, un esserlo già “in potenza”. Gli altri intendono che
l’embrione, sebbene sia “in potenza” un essere umano, sia tuttavia un
non-esser- ancora-uomo. In questo secondo caso la sua soppressione non
è omicidio; nel primo caso sì, è omicidio - e questo primo caso esprime la
dire essere umano in atto
compiuta concezione aristotelica della “potenza”. Ma nel secondo caso si limita ad esprimere un dogma, o una tesi scientifica, non può essere più che un’ipotesi sia
pure altamente confermata. Ciò nonostante la Chiesa fa dipendere dalle
ipotesi della scienza quella che dovrebbe essere la verità assoluta, cioè
non ipotetica, del proprio insegnamento. In favore del carattere umano
dell’embrione suona invece il principio che il suo esser uomo “in potenza” è il suo esser-già-uomo, sebbene, appunto, “in potenza”. E se già un
modo di esser uomo, la sua soppressione è un omicidio.
Sennonché, quanti sostengono il carattere umano dell’embrione sostengono anche che il processo che conduce dall’embrione all’uomo compiutamente esistente (uomo “in atto” dice Aristotele) non è garantito, non è
inevitabile, non ha un carattere deterministico, ossia tale da non ammettere deviazioni o alternative. Ancora una volta è Aristotele a rilevare che
“ciò che è in potenza è in potenza gli opposti”. Questo vuol dire che, se
l’embrione può diventare un uomo in atto, allora, proprio perché “lo può”
(e non lo diventa ineluttabilmente), proprio per questo può anche diventare non-uomo, cioè qualcosa che uomo non è. E siamo al tratto decisivo
del discorso (che andrebbe letto al rallentatore). L’embrione - si dice - è
in potenza un-esser-già-uomo. Ma, si è visto, proprio perché è “in potenza” uomo, l’embrione è in potenza anche non-uomo. Pertanto è in potenza anche un esser-già-non-uomo. È già uomo e, anche, è già non uomo.
Nell’embrione questi due opposti sono uniti necessariamente.
Proprio per questo, l’embrione non è un esser uomo. Infatti - anche per
coloro che pensano alla luce dell’idea di “potenza” - l’uomo autentico è
uomo, e non è insieme non-uomo.
Se un colore è insieme rosso e
un
non-rosso,
tale
(mostruoso) colore non
è il color rosso.
Analogamente, se
l’embrione è, in
potenza, quell’esser
già uomo che è
necessariamente
unito all’esser già nonuomo, ne viene che
l’embrione non è già un
uomo - non è cioè quell’esser autenticamente uomo
che rifiuta di unirsi all’esser
non-uomo. Questo autentico
esser uomo non è pertanto
“contenuto” nell’unità potenziale dell’esser uomo e del non esser
uomo, così come lo scapolo - l’uomo che non è unito a una donna- non è “contenuto” nell’ammogliato - cioè nell’uomo che invece è unito a una donna.
Non essendo, l’uomo, “contenuto” nell’embrione, non si può dire che
sopprimendo l’embrione si uccide l’uomo. Sia pure inconsapevolmente,
ad affermare che l’embrione non è un essere umano, e che la sua soppressione a fini terapeutici o eugenetici non è omicidio, son dunque pro prio coloro che dell’embrione, alla luce dell’idea di “potenza”, intendono essere gli amici più fedeli. (“Corriere della Sera”, 1 dicembre 2004)
Periodico informativo culturale
Anno VI, Numero 21-22, 15-31 dicembre 2004
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