Per una geografia del Foro Romano
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Per una geografia del Foro Romano
Per una geografia del Foro Romano Divenuto col tempo il vero baricentro della città, il Foro Romano appariva al momento delle origini un’area soggetta all’impaludamento sia per le esondazioni del Tevere sia per il deflusso delle acque piovane che scendevano dai Colli circostanti. Lo scavo della Cloaca Maxima in età regia consente l’avvio di una sistemazione dell’area e la sua valorizzazione sia come luogo di mercato (questo significava il termine foro) sia come centro di raccolta della cittadinanza, in grado di acquisire un crescente valore simbolico. La filosofia urbanistica della città classica, greca, etrusca, romana giocava sui due livelli alto-basso: sito di altura per rocca sacra; acropoli la rocca di Atene sito di pianura agorà , la piazza, il luogo di incontro e del commercio Anche a Roma torna questo binomio: Palatino la Roma quadrata: il villaggio originario, le residenze e le ville monumentali del potere l’area del foro: 1. luogo di esercizio della democrazia diretta 2. spazio di commercio, area del mercato, basiliche 3. punto di incontro della vita associata. Bisogna chiarire che la basilica romana è diversa da quella cristiana che la eredita e la trasforma. La basilica pagana non è luogo di culto, che era il tempio. Era invece luogo di mercato, di incontro, di amministrazione della giustizia civile. L’ingresso principale si trovava sul lato lungo. La basilica cristiana ha il portale d’ingresso sul lato corto ed è luogo delle liturgie cristiane. Luogo simbolo della romanità classica, il Foro è località centrale e nodo di funzioni. Le due realtà sono legate in un rapporto ciclico: la centralità delle funzioni carica di significato e il sito la carica simbolica del sito attira nuove funzioni o dilata quelle già esistenti. Quando nasce il foro ? quando la Roma quadrata assume la capacità di aggregare nuovi villaggi attorno al Palatino fino alla via Sacra; quando l’economia agro-pastorale dei villaggi di capanne evolve verso una funzione di commercio, di traffico, di scambio tra popoli del Lazio (derrate alimentari, sale ecc.). Questo richiese la formazione di un luogo centrale con funzione di centro di potere. Allora nasce la piazza per le assemblee del popolo, mentre il Palatino diventa l’area delle residenze imperiali. Nucleo originario era il comitium per le assemblee popolari, nell’area dove oggi sorge la chiesa dei SS. Luca e Martina . Poi esso venne spostato tra le basiliche Giulia e Emilia. Col tardo impero, perso l’uso delle assemblee popolari, l’area venne invasa da monumenti celebrativi, cippi, statue equestri, colonne onorarie. Già nei primi tempi il Foro rappresentava il luogo centrale capace di conferire il senso dell’unità civica ad una comunità che si era acquartierata sui colli circostanti in forma di cellule distinte. Il Foro ha i suoi luoghi “forti” in un asse centrale, la via Sacra, e in un punto alto, l’arce capitolina con il tempio di Giove. Nei pressi si ergeva il colle Palatino, il luogo delle prime fondazioni. Nel foro sorgono i templi più antichi e venerati (Saturno, Vesta, Castore e Polluce), le sedi delle varie magistrature, del Senato, si celebravano i trionfi militari, i funerali delle maggiori famiglie e i giochi gladiatori. Ma soprattutto era la piazza della città. Una piazza che cambia immagine e valore nell’arco dei secoli: centro civico fino ai tempo della repubblica, diventa sempre più monumentale durante l’impero. I successivi imperatori, da Cesare in poi fecero costruire il proprio foro nei pressi, ampliandone l’area originaria. Al Foro Romano si aggiungono i Fori Imperiali, quello di Augusto, di Nerva, di Traiano. E intanto si moltiplicavano archi di trionfo, colonne celebrative. Ai piedi della rocca capitolina presso l’arco di Settimio Severo troviamo il miliarium aureum, punto di partenza delle strade che in età augustea irradiavano nelle province dell’impero, e l’Umbilicus Urbis, ritenuto il centro della città. Presso la chiesa dei SS Cosma e Damiano, eretta da Vespasiano in un’aula del Foro della Pace, era custodita la pianta marmorea di Roma, la forma urbis, a scala 1:240 e grande circa 235 mq. Scoperta in età rinascimentale, 1562, nell’orto dietro la chiesa dei SS Cosma e Damiano, era già frammentata in più pezzi. Per fortuna vennero presi dei calchi. Più tardi, quando gli originali erano ormai andati dispersi, questo consentì la ricostruzione anche se molto incompleta e lacunosa della pianta di Roma in età imperiale. Essa è conservata nel palazzo dei Conservatori in Campidoglio. Con la decadenza della città nel medioevo e dopo il sacco archeologico perpetrato durante la fase umanistico-rinascimentale (cava di marmi per i palazzi dei nobili), il foro viene invaso da una agreste solitudine, divenne luogo di pascolo, “campo vaccino” . Solo all’inizio dell’ ”800 iniziarono scavi archeologici (Carlo Fea e Antonio Nibby).