Il nazionalismo italiano
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Il nazionalismo italiano
IL NAZIONALISMO ITALIANO. DEL MEDESIMO AUTORE: La patì-ia La guerra Le sette Maria Le vie lontana, romanzo lontana, romanzo lampade Salvestri, L. 3 50 .... 3 50 . novelle d'oro, dramma dramma dell'Oceano, . . ... 4 .... L'ora di Tripoli La conquista di guerra (1912) Sopra le vie del 2 3 — — — 3 60 Tripoli. Lettere dalla 3 50 nuovo impero. Dall'emi- grazione di Tunisi alla guerra nell'Egeo. Con un epilogo sopra ciale, la civiltà la civiltà guerresca e i commer- valori morali . 3 50 ENRICO CORRADINI IL NAZIONALISMO ITALIANO MILANO FRATELLI TREVES, EDITORI I9I4 Ter£0 migliaio. PROPRIETÀ LETTERARIA. / riproduzione e di traduzione sono riservati per paesi, compresi la Svezia, la Norvegia e l' Olanda. diritti di tutti i Copyright by Fratelli Treves, 1914. qualunque esemplare di quest'opera timbro della Società Italiana degli Autori. Si riterrà contraffatto che non porti il Tii'. Fratelli Treves, PREFAZIONE. Una parte di questo volume comprende alcune pagine già pubblicate altrove, e le ho raccolte un po' per l'istinto che ci spinge a voltarci indietro quando si è giunti a un certo punto del cam- mino. Sono cose che precedettero il congresso di Firenze del Dicembre 1910 da cui uscì l'Associazione Nazionalista. Si riconnettono con V opera di propaganda individuale che incominciai con alcuni amici miei, primo Pier Ludovico OccMni, sin dal 1903 con la fondazione del Regno. Il resto del volume è formato per la massima parte di discorsi letti per le varie città durante quest'anno. Ed è un nuovo contributo all'opera di revisione di tutto un passato e di formazione di tutto un avvenire che il nazionalismo va assiduamente facendo nella politica italiana. Con umile volto l'offro soprattuttp a coloro i quali continuano a ripetere che ancora non capiscono, non vedono in che cosa il nazionalismo consista, che cosa precisamente sia. Sono una gran turba d'italiani i quali concepiscono il na- PEEFAZIONE zionalismo come qualche cosa che stia in un cantuccio. Basterebbe darsi la pena di cercarlo e troverebbe, si perciò non ma lo ripetere che essi trovano, non e si danno la pena e quindi continuano a non sanno che sia. In verità nulla m'impensierisce di più di questa incapacità di fare attenzione che tanta parte in del pubblico italiano. si ritrova Pronti a parlare, e soprattutto a giudicare, restii a capiI lettori conoscono la frase italiana dettlfi Non capisco questa cosa ! con certa aria : Chi la ripete vuol dire che insomma gli pare che la cosa non stia. E così da anni mi sento ripetere: Non capisco il nazionalismo! E m'accorgo che ben pochi davvero sospettano di non capirlo, perchè non riescono a capirlo, o perchè non si danno la pena di capirlo. È pur legge comune che l'uomo non sospetta mai della propria intelligenza, ma sempre della cosa che dovrebbe intendere; però, tal legge si applica al nazionalismo in modo che ormai passa re. — — — — tutti i limiti. Per noi di tate incapacita di attenzione seria e riflessione seria nelle nostre classi maggiori ancora un persistere di quella debilitazione che patimmo nei lunghi secoli del servaggio e dell' inerzia. Fatto sta che il nazionalismo è obbligato a questo: non soltanto a elaborare ed esporre la sua propria dottrina, ma anche a formare il mezzo pubblico atto ad accoglierla. Perciò procede nella prima operazione è etnica PREFAZIONE lento piuttosto e alquanto cauto. Noi abbiamo media opi- soprattutto bisogno di questo: che la si renda esatto conto che una certa differenza fra il liberalismo e noi, nione pubblica liberale c'è non soltanto negli atteggiamenti bellici elettorati, ma più nella parola sentimento non scritto. e più ancora nel Noi non vorremmo essere scritta la musica dell'avvenire, il che talvolta suppongono ; vorremmo essere soltanto una musica alquanto diversa, il che quasi mai sono pro- per loro clivi a supporre. Comunque, ci spronano le giovani generazioni che sono interamente con noi e per noi, che d intendono d'istinto, la qual cosa è assai di più dell intelligenza. Per esse gli uomini del nazionalismo italiano proseguono V opera loro. Della quale Vimportanza apparirà un giorno. Apparirà insomnia di che cosa si tratta. Si fratta di espellere d'Italia le sopravvivenze di due rivoluzioni straniere, della rivoluzione borghese gallica e della rivoluzione socialista tedesca; e di aprir la strada a una formazione italiana politica, morale, spirituale. Cioè, porre nel nostro terreno i germi nostri di una futura civiltà nostra che prenda il cam- mino del mondo. Firenze, Marzo 1914. Enrico Oorradini. PARTE PRIMA. PRIMA DELL'AZIONE. Cor.RADiNr. Nazionalismo italiano. I. Prlncipii del uazionaììsmo. t)a.ìVOmh-a della vita, Ricciardi, Napoli, 1908. La concezione nazionalista si fonda anzi luLbo sul riconoscimento clic la vita è di natura sua collettiva. Gli antisocialisti nuti individualisti, senso un ma in genere sono rite- bisogna chiarire in che o la sua naturai nazionalista, conse- guenza, l'imperialista, è un individualista e in che senso è precisamente l'opposto. Un nazionalista è individualista per ragioni di momentanea polemica contro un momentaneo so- cialismo. Si è individualisti nelle questioni eco- nomiche senta ; ma appena se ne esce e ci dentro di noi la nostra si rappre- dottrina, allora accorgiamo che questa è certamente la pili grande incarnazione dell' antindividualismo che sia possibile nella pratica realtà. Non è difficile far capire che il nazionalismo subito ci una forma di vita collettiva. È, ripeto, la piìi grande forma di vita collettiva possibile nella è che l'internazionanon sono se non due astrazioni sentimentali, quando non siano armi pratica lismo che si me di realtà, e riconosciuto l'umanitarismo adojirano per combattere in prò di forvita collettiva inferiori a quella della nazione. Piuttosto, supponiamo per un momento che Principii del nazionalismo 6 l'altra forma di vita collettiva, non lettivismo socialista, favola, vediamo e sia cosiddetto col- il ormai una vecchia che relazioni sta questo in modo collettivismo col nostro considerare la di vita collettivamente. Prima di tutto, se collcttivismo socialista aves- il potremmo dimo- se ancora qualche credito, noi non strare che esso perchè la vita semplicemente possibile, è umana di natura sua è collettiva, non è se non il proun momentaneo organamento di atti e di e lo stesso individuo altro dotto di fatti Bi- dalla nutrizione alla cultura. collettivi, sogna tener molto d'occhio questo stato collettivo dell'umaniLà. Io, individuo di questo mio tempo, vale a dire, atomo di questo attimo, tutto quanto sono e come vesto e come abito e come mi nu- come parlo tro e come e so e sento e penso, sono la fattura d'una vita collettiva che dal presente s'estende nel sente s'estenderà passato, come nell'avvenire. in cui tutti respiriamo, la terra caviamo il nerativi attraverso nasciamo ; si collettiva mare, il da cui generazioni le pre- lutti ri- atti ge- da cui tutti e queste sono le condizioni sotto (simboliche Quando dal l'atmosfera nutrimento, la catena degli un aspetto reali e sotto vita poi C'è direbbe di vento cui si altro volgarmente) ciascuno di muove un aspetto figurative sulla noi di quella è parte. superficie del onde che vengono giù rincorrendosi dall'orizzonte al lido, sono libere e in sé iinitc, eppure tutte nascono dal inare e tutte si tutte le Principii del nazionalismo estinguono nel mare. Lo stesso sono gli indivi- dui rispetto alla vita collettiva finiti, ma : e liberi in Il mare della collettiva è un'enlità rispetto agli individui il mare proprio se nascono dalla vita collettiva e questa s'estinguono. in tutti tutti vita come è un'entità rispetto alle onde. E noi avessimo ancora bisogno d'una prova, do'.Temmo considerare che ci sono funzioni le quali sono ad libitum per gl'individui e non sono di prima necessità se non per la vita collettiva la procreazione, per esempio. Tutto questo è facile a capire. Ma proprio per questo non è dato agli uomini di sperare nel collettivismo socialista. E perchè ? Semplicemente perchè tale collcttivismo, se avesse possibilità d'esistere, mirerebbe a collettivizzare la vita a misura d'individuo, mentre la vita collettivizza per trascendere l'individuo, per produrre, cioè, organismi maggiori, forme di essenze maggiori. Il collettivismo socialista parte dal concetto delle uguaglianze uomini uguali, uguali arnesi di lavoro, uguale lavoro, uguale mercede gli uomini di una se : : ; generazione uguali a quelli di un'altra in condizioni me sempre uguali collettivista noi ; vale a dire, nell'ideale regi- avremmo somme di uomini succedentisi di generazione in generazione e sem- pre incapaci di di nulla costruire oltre le possibilità un uomo. Al contrario la vita parte diversità, e di sempre maggiori delle dal fatto diversità tende a comporre attraverso le generazioni sempre maggiori uniià. Le opere della vita collet- Principii del nazionalismo tiva sono le città, le nazioni, gli imperi, le arti, L'Impero Romano fu in Occidente le civiltà. la più vasta unità di vita collettiva, e come tale è sacro nella memoria degli uomini. Quando Na- poleone viene incoronato imperatore, la corona I sta sopra l'apogeo della vita collettiva della Franromana, germanica, monarchica, rivoluzionaria, per un momento composta in perfetta unità. La Divina Comedia è una vera e propria opera di vita collettiva, la più vasta unità di vita colieltiva ideale apparsa in Occi'-' dente. I capolavori delle arti sono attraverso 1 cia gallica, secoli vere formazioni e proprie collettive. Le preparano i secoli prima degli artisti, altri secoli le sviluppano dopo, e capiscono poco coloro i quali credono che la Divina Comedia nascesse tutta quanta così coni' è dal cervello di Dante. Questi creò qualcosa a cui tutte le generazioni aggiungono. Il cosiddetto progresso è un'opera collettiva. E più ce ne rendiamo conto, quando si abbandona l'idea che del progresso si ha oggi dai seguaci dell'opinione pubblica l'idea, cioè, di un cammino indefinito che l'uma; nità verso fa arbitraria, la sua Quest'idea grossolana, e ed è ad- un errore perchè quel cammino innon esiste, e soltanto esistono alcuni cam- dirittura definito perfezione. sentimentale e ; pi su cui l'umanità progredisce, ed altri su cui torna indietro. Così nelle scienze i morali e greci erano avanti nelle arti, e noi a noi siamo avanti ai greci nelle scienze fisiche e nelle loro Principii del nazionalismo applicazioni ai biscioni della vita materiale. Biso- gna in luogo dell'idea di progresso porre l'idea d'integrazione. Ogni età, ogni civiltà, ogni popolo, ogni famiglia di popoli portano il loro contri- buto a questa integrazione dell'umanità vivente i secoli. D'epoca in epoca un aspetto nuovo dell'umanità è rivelato, o meglio è creato. È provincia che si aggiunge a provincia per formare il territorio di un impero che sempre attraverso più s'estende. Così i greci vi aggiunsero la pro- arti, come abbiamo detto, i romani del diritto e della guerra, moderni delle scienze e delle loro invenzioni. i E tutti questi aspetti con i quali si integra la vincia delle scienze morali e delle storia vivente dell'umanità, tutte queste provin- ce dell'interminabile valore. un E il impero hanno un uguale credere diversamente è un errore, o Noi ci illudiamo, perchè, immersi nel nostro tempo, pensiamo col cervello del nostro tempo. Così oggi l'idea di progresso si identifica con quella del progresso del sentimento di solidarietà umana, o pietà e simili. La solidarietà si confonde perfino con la civiltà effetto d'illusione. che è cosa tanto piìi vasta e complessa. È un'illusione proveniente dall'essere noi immersi nel nostro tempo. C'è nel nostro tempo questo ottimismo verbale dell'umana solidarietà e perciò siamo tratti a ragionare così noi abbiamo un sentimento della solidarietà umana più forte de: gli antichi, in questo sentimento consiste la ci- viltà, e perciò siamo più civili degli autichj. Si 10 Principii del nazionalismo meno ragiona male. Noi siamo più e de- civili meglio, non siamo né più nò meno. gli antichi. Noi siamo noi antichi sono gli e gli antichi, e integriam.o l'umanità. antichi e noi Or tornando natura collettiva della vita alla vediamo che questa m.eglio appare nelle sue forme politiche. Ciò posto, si comprende bene che cosa si debba intendere per nazionalismo. Il nazionalismo noi y è la dottrina di coloro quali considerano la na- i come la maggiore unità di vita collettiva, come un vero e proprio individuo maggiore. IJ zione nazionalismo poggia su due principii: nel è costruttrice termini individuali tempo 2.°, ; e 1.°, la vita spazio oltre nello la virtù costinittrice i di grandi collettività che è riposta nella specie, oltre un certo liniiic non può andare, e questo li- mite ò segnalo dai confini delle nazioni e dei loro imperi. Vale a dire, le nazioni e i loro imperi sono sussistere le maggiori costruzioni nella realtà dei fatti ; possano sarebbe clic e ciò evidente di per se stesso, se non perdurasse an- moda cora una certa di credere nell'internazio- nalismo e nell'unione futura di lutto umano. Si dice : come il genere dalla città si è pervenuti alla nazione, così dalla nazione si perverrà alla unione delle nazioni. È un'analogia logica che nasconde alcuni errori di fatto. Prima di tutto le nazioni sono fatti storici che sono avvenuti e una nazione è un fatto geoche avvengono ; grafico, è un fatto climalico, è un fatto etnico : Principn del nazionalismo 11 discute sul valore della razza nella composi- sì un popolo, zione di sulla mistura francesi , spagnuoli gli non può discutere si sulla diversa compo- sangui che fa de' diversi sizione ma de' sangui, , 1 gli tedeschi, italiani, gli i inglesi vìa discorrendo, diversi fra loro. .Inoltre e così nazione è un fatto storico propriamente det- la to, un fatto fatto di monarchia che cultura, di un quanta l'accentrò, la rende che fino ai nostri giorni fu tutta regioni. binazione di fatto L'avere avuto la Francia una diversa dall'Italia divisa in un lingua, di politica. fatti Ora, dinanzi a questa com- l'internazionalismo resta deduzione puramente logica una per analogia sba- gliata. Ma poi le stesse cause che sviluppato la nazione, ci hanno dalla città vietano di credere nel- l'unione di tutte le nazioni. Perchè queste sono non per una forza soltanto, ma per due, per una forza di sviluppo dall'interno all'esterno, di sempre maggiore associazione e coesione, ed anche per una forza di lotta contro l'esterno. Più che la volontà^ degli uomini del paese, la volontà degli stranieri ha formato la sorte e cioè, nazione con le guerre, le invasioni, le cacciate ed è probabile che nessuna nazione sarebbe sorta sulla terra senza la lotta esterna, perchè senza ; di si, questa non ci sarebbe stato nòn^cT sarebbe stato il il bisogno di unir- bisogno di una ener- gica volontà concorde, e le rivoluzioni avrebbero sempre più disunito, o l'inerzia avrebbe sempre 12 Frincìini del nazionalismo più corrotto e debilitato. Le nazioni sono sorte, perchè hanno avuto un antagonista e in certo qual modo altro non sono se non un consolidamento di uno stato di guerra permanente, delle une contro le altre. Ed ecco le due forze che contemporaneamente agiscono nella vita : za di associazione (alleanza di elementi comune difesa) e la e lotta una forza sopprimete la di lotta. vita. una for- per Sopprimete affini L'uomo o sta in piedi per lottare, o giace cadavere e s'invermina. Cioè, la vita umana Ora, l'unione di primendo rebbe nel sopprimerebbe le lotte popoli (contro chi i dramma dramma 1' stesso lo natura sua drammatica. ?) sop- è di tutti la vita ; ; antagonista, sopprime- sopprimendo nell'interno di ogni paese. il lotta, Vogliamo es- sere in istato di rivoluzione perpetua mo la o meglio, rinfocolerebbe ? Coltivia- pacificismo. Si possono immaginare stati uniti del sì gli ma supponendo ogni stato municipii, e ognuno di que- mondo, sminuzzato in tanti sti un covo di serpi. La nazione è quanto di meglio abbia creato l'umanità presa in mezzo fra due i istinti dell'associarsi e del La nazione combattere. queuna pace interna che natura pone per una guerra esterna. Quando si vuole la guer- sta è la imperfetta realizzazione di legge : ra interna, si è pacificisti. Tutto ciò e evidente e sarebbe superfluo notarlo, se non fosse, ripeto, la moda dell'inlcr- nazionalismo. Voi sentile persone serie ripetere : r— Ij'umanitù paniminu verso l'unione di i tulli Principii del nazionalismo 13 — Ebbene, l'umanità non cammina afl'uomo veramente moderno, l'uomo nuovo anzi, si riconosce dal suo disprezzo per simili popoli. fatto, e idealismi sentimentali, per simili vere e proprie malattie dello spirilo. Sono le moralità del nostro tempo e bisogna saperle disprezzare. E bi- sogna essere uomini realisti ed avere idealità realistiche. Sembra che queste due ultime pa- ma soltanto quando sono formano un tutto fornito d'un nobile senso degno d'alto onore. Soltanto quando è realisti- role facciano ai cozzi, unite, e quando, cioè, è fondata sul fatto, la idealità degna di questo santo nome, e bisogna smettere di chiamare così tutto ciò che non ne è se non la caricatura, tutto ciò che non ne è se non ca, è la parola sonante della ciarlataneria del secolo. Bisogna sapere essere senza ideali, se questi sono ideali. Ma io dico che la grandezza della propria nazione è un'idealità vera, pienti-e l'inmolte altre dottrine si- ternazionalismo è con mili un'idealità falsa. È un dogma della nuova Bisogna sapere cor- religione laica, umanitaria. dialmente disprezzare questi dogmi e queste religioni. 11 I veri nazionalismo è oltre una concezione uomini nuovi sono ritorno ad il resto anche un realistica del mondo. realisti. E che e' è di realistico infine nell' internazionalismo ? C'è il cosmopolitismo delle classi colte e ci sono famiglie di popoli allo stesso punto di civiltà. Certo l'umanità tende ad uscire, finché glielo consente la necessità dell' anlagonista, dai 14 Principii del nazionalismo confini nazionali ed a formare corporazioni mag- come, per esempio, ò oggi l'Occidente d'Em-opa. Più popoli concorrono a delle giori nazioni, foiTnare la civiltà. Ma è un'illusione il credere questo un primo gran passo verso l'internazionalismo, considerato come futuro assettamento certo l'umana società. E di quest'illusione siamo vittime, perchè ci troviamo immersi nel nostro tempo e possiamo difficilmente pensare con animo libero. Ma le civiltà sono stati momentanei di equilibrio fra più popoli, che si rompono in un modo estremamente più facile di quegli altri momentanei stali di equilibrio fra vai'ie classi di un popolo soio che si chiamano nazioni. È posdi tutta concepire una nazione senza più rivolu- sibile No. Così non possono concepire zioni ? viltà senza più guerre. Le guerre sono le rivolu- zioni nei conlini delle civiltà (quando non sono Ira più civiltà le si une contro le le ci- altre ai'mate, o come le rivoluzioni non sono se non le guerre, nei confini di una nazione. È bene rammentarlo ai pacificisti fra la civiltà e la bai'barie), altro rivoluzionarli. Ora che l'imperialismo è la naturai conseguenza del nazionalismo ? Riconoscere questo vai quanto riconoscere la funè necessario aggiungere zione utile della guerra. Ma s'incappa in altri due dogmi, o moralità della religione contemporanea l'inviolabilità della v'ita umana e il pacificismo. Ebbene, bisogna ritornare alla riflessione elementare e por mi'iìte clie ia vita umana : Principn del nazionalismo che passa dallo stato e la moralità della in- perde di prezzo subito individuale al collettivo 15 ; umana è una vera e properchè mira a dar prezzo a è l'egoismo individuale che ciò che non ne ha froda suiraltruismo collettivo. Ma nazionalmente parlando, Tindividuo non ha più importanza di una goccia rispetto al mare, di una foglia che casca rispetto ad una foresta che fosse grande violabilità pria della vita immoralità, : quanto tutta la terra. Su questa verità, o modi fatto si fonda la guerra la quale in d animo individuale veramente non si comistato ralità prende ; i quando dallo soldati (esercito ciie combatte) dividuale (timor fuggono, e tutta panico), l'alti'a stato collettivo tornano nello stato in- non la fanno pili e gente che non è capace dallo stato individuale di passare nello stato col- condanna. E veramente la guerra è un male bene, come vi è anche un bene male, e tutta la vita non è se non uno scambio tra questi due produttori di fatti così volgarmente denominati bene, male. E si sappia che colui il quale fa il male, il grande male, come la guerra, per terribile bisogno degli uomini, rappresenta quanto vi ha di più tragicamente sacro nel mondo. I romani mietitori di vite sono sacri. Napoleone è sacro. I conquistatori sono sotto Ig santità del fato. In realtà la guerra non è se non una necessità per le nazioni che sono o tendono a diventare imperialiste, quando non tendano a perire, secondo le terno verso di Dante lettivo, la male, ma un : Principii del nazionalismo 16 « Perchè che tutto seppe una gente impera e l'altra langue». Le guerre sono necessaire co: me l'imperialismo esterno e in- rivoluzioni, le terno dei popoli, tuiscono, i quali due imperialismi costi- da che mondo è mondo, tutta quanta la umano. Tutto il mondo è impe- storia del genere rialista o all'esterno o all'interno, e c'è oggi imperialismo lismo. Tutto non del globo che de' proletarii mondo il se è si uij chiama socia- è imperialista, e lo stato non un imperialismo degli uomini sugli altri viventi e sulle cose. Non crediamo noi di essere i primi degli animali ? L'antropomorfismo è un aspetto di quest'imperialismo che giunge sino non rale è se al cielo e non un imperialismo. Tutto chè tutto nel tempo il crea l'Olimpo. mondo è imperialista, per- mondo, come dicevamo, il La mo- altro aspetto dello stesso e nello spazio, oltre 1 è costruttore termini indivi- duali, e abbatte questi termini per creare le clasle si, nazioni, gli imperi, e perciò l'inviolabilità della vita gare tra umana le e il pacificismo sono da rele- vecchie favole, nel patrimonio degli idealismi sentimentali degli uomini del passato. Bisogna rammentare che è il massimo il disprezzo della morte fattore di vita. E oggi, in mezzo a questi branchi di pecore e di omiciattoli abili che compongono in Italia le cosiddette classi diri- genti, datemi cento uomini disposti a morire, e l'Italia è rinnovata. Però, se bisogna essere sempre imperialisti per dottrina, non sempre si può e si deve esser tali 17 Principii del nazionalismo un in pratica, in quale si certo periodo della nazione alla appartiene altrimenli ; parolai senso contrario, astratti si in diventa, come quelli di cui abbiamo detto più sopra. L'imperialismo ò uno stato di fatto della nazione, e zare per teoria. di vitalità, forza, È uno stalo di non si può for- esuberanza di lavoro e di produzione, di di commerci, di danaro. Ed è più diffirendere imperialista all'esterno per esempio, cile, una nazione, quando questa sia travagliata da un imperialismo interno di classe e sol quando queindustrie, di ; colmo st'ultimo sia vittorioso e soltanto allora incomincia l'altro, il il d'energie, o vinto, periodo naturale del- vero e proprio imperialismo esterno. Pu- due imperialismi possono essere contemporanei, e anzi l'uno sembra eccitare l'altro. Comunque, per l'uno son necessare, la storia insegna che rie le guerre, Italia oggi come per c'è l'altro le rivoluzioni. E in chi pensa che sarebbe più utile una rivoluzione classi i dirigenti, che abbiamo sul la quale spazzasse via queste queste collo. clientele avide e Fra vent'anni, se inette non jpri- ma, tutta l'Italia sarà imperialista. Certamente uscendo d'Italia, il mondo non fu mai disposto ad essere imperialista come oggi. Il nazionalismo e l'imperialismo sono le due vere forme di vita proprie di questo mondo moderno gigantesco, Questo maggiore istrumento di storia umana, la nazione, sembra fatto apposta per creare la più grande storia nella vastità del mondo moderno. Non oltre ogni dire vasto, CoKRADiM. Na::ionaliS7no potente e veloce. italiano. 2 Principii del nazionalismo 18 sembri dar figura della estensione clie oggi può prendere la gesta umana, dei grandi imperi delle nazioni contemporanee. La terra vedrà imperi come mai non ne vide. Già li scorge il nuovo arlisla e foggia per quelli il suo vi ò nulla che più stile. Quale sarà il nuovo stile ? Hanno il naziona- lismo e l'imperialismo un loro proprio siile, una loro propria estetica ? In verità io non ho su quest'argomento una teoria belì'e fatta e non so che potrebbe accadere in Cina, o in Ispagna, ma mi pare che se un giorno l'Italia giungerà ad essere una vera e propria nazione con colonie sue, con una la politica valorosa e vittoriosa in mezzo al- pace ed alla guerra delle altre nazioni, quel mi pare, il fior della sua arte dovrà es- giorno, sere di stile classico, io ho sostenuto altre volte che il classicismo non è poli soltanto, può esser quasi un di tutti i alcuni po- privilegio di stirpe, ma proprio popoli i di quali siano capaci pervenire ad uno speciale stato d'animo. Il classicismo è uno stato d'animo dell'umanità in di generale e non un carattere elrnco. Ma ora vo- glio dimenticare ciò che ho scritto altra volta e che, voglio ridurmi a sostenere soltanto questo : cioè, il classicismo è connaturale a noi italici prima e romanizzati profontlamente ellenizzati dopo. Però, bisogna intenderci subito su questa parola. Bisogna intendere in che cosa consiste il classicismo nellaitc antica, e vedere die con- 19 Frincipii del nazionalismo siste in un cui tutte fra parlicolar sentimento della vita per dà un'importanza senza con- si fronto maggiore a quelle cose le quali possono sino elevarsi come forze sino e grado massimo d'energia loro al grado loro al massimo di armonia come forme. Il classicismo sta tutto qui. È una forma d'imperialismo. È la virtù delle sino forze forme chiama alla loro e vittoria, l'armonia delle quale arm.onia è pure una vittoria e la Quando bellezza. realtà l'atleta e ne il nella scultura fa si greco prende dalla il modello quando prende il guerquando prende l'uomo e ne riero e ne fa l'eroe fa un Dio olimpico, che cosa fa egli mai ? Egli fa qualcosa che è un vero e proprio atto di fede della bellezza agonistica ; ; secondo la più grande delle religioni inscritte questa fede che l'umanel cuore degli uomini nità e la natura possono in aspetto mirabilmente bello diventare Dio. Questo è il vero e proprio : ; classicismo che è arte di trionfo, di celebrazione, arte di non intendo qui soltanto nascita, ma anche di quelle mi- aristocrazie, d'aristocrazie di e che a volta a volta escono dal profondo seno tumultuoso d'una democrazia degna di questo nome, A tale classicismo che in Grecia è argliori monia ma di sapienza e di bellezza, la aggiunse potenza e lo due spiriti altri spirito della : lo vastità. mondiale Rospirito Roma prima nel nostro Occidente ad aprire vastità con la sua potenza. E un tanto smo armonioso, bello, della fu la tutte le classici- potente, vasto, fu trasfuso Principii del nazionalismo 20 nel nostro sangue da diciotto secoli di atavisitio e di cultura. Al contrario, l'ai'te non classica, l'arte che possiamo chiamare romantica, nasce dal negare alla vita la virtù di vincere. Romantico è ciò che s'affligge nella sua bassura e nella sua miseria e ciò che impreca imbellemcnte. La statua greca ha dinanzi a sé il cammino che porta da questa terra all'Olimpo la statua di oggi non ha, mj ; si passi l'espressione, mino e dinanzi a sé alcun cam- resta là dove cadde nel suo pianto l'o- miciattolo che le dette la sua immagine. Ciò posto, si capisce meglio perchè io sperando in un'Italia vittoriosa speri in un ritorno di vera arte classica. Però, intendiamoci deve essere un'arte non per imitazione, ina per creaziocioè, un'arte che nasca da un sentimento ne della vita come ebbero i classici, ma secondo il nostro spirito moderno. Per esempio, lo scultore belga Constantin Meunier è un classico per crea: ; mentre è classico per sola imitazione il monumento che s'inalza a Vittorio Emanuele in Roma. Constantin Meunier in istato d'animo claszione, sico, cioè mo con la per religiosa fede che la virtù dell'uosua forza possa giungere alla sua vit- ha creato il tipo dell'operaio moderno mentre l'architetto del monumento romano per toria, istudio ; e reminiscenza semplicemente riedifica ciò che era stato già edificato. Il suo è classico già fatta monumento ed è romano per vastità, ma è cosa e non porta il segno de' tempi. Egli è Principii del nazionalismo un 21 mente si è compiuto un atto mentre di memoria, il Mounier è un religioso nel cui animo si è per grande amore compiuto il dotto nella cui rito della moderna trasfigurazione della vita E dell'operaio. e nell'opera del Mounier è passato fragoroso torrente della vita moderna, mentre non passa nel monumento romano quel torrente di cui la voce può e deve passare tanto attraverso un poema, tanto attraverso un monumento che tutta comprenda l'altura di un colle, quanto attraverso una statuetta. Bisogna che per l'arte nostra classica nuova passi la voce di que- il ; sto torrente. Di questo torrente della vita moderna dallg fiumana vasta e dal corso impetuoso come altro non fu mai. L'uomo oggi non può non avere la religione e la fede delle Roma forze vittoriose. disse la prima volta sulla terra la parola vastità. Qualcosa oggi ci stessa più vasti. ricongiunge con Le grandi vie lei, fatti moderne di lei si as- sodano lungo le grandi vie romane. Il mondo moderno pare uno sviluppo dell'antico mondo romano che fece di un mare il suo lago. C'è nel proconsole e nel legionario di Roma che varcano tutti i monti e tutti i mari, il vero antenato diretto dell'uomo moderno, un antenato con un animo pari Da Roma ma e soltanto con veicoli incomincia la meno nostra storia ; veloci. da Ro- da cui si mossero tutte le grandi vie, e da cui ebbero origine tutte le grandi nazioni. E la storia romana non è se non il primo capitolo Priìicipii del nazionalismo 22 della nostra storia europea. Nel stra Roma, la virtù di se E della no- noi italiani torneremo a sentire questa risorgerà la nostra arte città, classica, nell'Italia vittoriosa, nel no. nome mondo moder- sarà arte semplice e ingenua come la rude avrà il dono della sobrietà e delsecondo la necessità che c'è oggi d'anla brevità dar dritti allo scopo sarà grandiosa e possente, com' è grandioso e possente il mondo intorno forza di oggi ; ; a noi. E la religione nostra ? Magnifica è la religio- ne degli eroi e della natura. rammentano Si ]\Iitra i lettori della salutazione di celebrata nell'antica Persia? Questa era la La processione per andare a salutnre il Dio si formava molto prima dell'aurora. Precedevano i Grandi Sacerdoti seguiti da un lungo stuolo di magi, in candide vesti immacola te, 1 quali cantavano inni e portavano il fuoco festa. sacro in turibuli Yenivjino d'argento. giovani centosessantacinque che rappresentavano i vestiti giorni di poi tre- scarlatto dell'anno e il co- lore del fuoco. Essi erano seguiti dal carro del Sole, vuoto, ornato di ghirlande, tirato cavalli bianchi bardati un cavallo bianco fronte scintillava di di d'oro maestosa statura in onore di gemme, Subito dopo procedeva da superbi puro. Veniva poi il re in la cui PJilra. un carro d'avorio intarsialo d'oro, seguito dai personaggi della fa- miglia renle, tutti in vesti ricamate, e da un lungo stuolo di nobili, cavalcanti sopra cammelli Principii del nazionalismo 23 riccamente bardati. Questo magnifico corteo movendo verso Levante ascendeva a lenti passi il e giunto alla sommità, il Gran Sametteva la tiara inghirlandata di mirto. E salutava i primi raggi del sole nascente con incenso e con preghiere. Gli altri magi gradatamente si univano a lui cantando inni ad Ormuzd, sorgente di tutte le benedizioni, dal quale Miti'a, monte Oronte, cerdote il si radiante, era stato mandato terra ed a conservare il a rallegrare la principio di vita. Final- mente tutti si univano in un coro universale di lode, mentre re, principi e nobili si prostravano davanti all'astro del giorno. c'è una aspirazione, delpuò non tener conto, come aspirazione, verso una religione che ci renda il sen- Nella nostra coscienza non la quale si timento della natura qual'è nella salutazione di Mitra, congiunto col culto degli eroi, cioè di quella parte di umanità che e passata su questa terra umano per creare in alto ideale. il regno dell'eterno II. / Le nazioni proletarie e il nazionalismo. Discorso letto nel Gennaio 1911 a Napoli, Firenze, Venezia, Padova, Verona ed Arezzo. Bisogna spiegare ancora, o signore e signori, bila parola «nazionalismo». Molti persistono a ritenere che il nazionalismo sia lo stesso del patriottismo, e che nazionalista sogna spiegare ancora sia lo stesso buon di italiano. Posto che così fosse, resterebbe ancora da spiegare che cosa significhi patriottismo, e che cosa buon italiano. Ora, non crediamo d'andar lungi dal vero affermando che questo sia il significato medio delle due parole. Il buon italiano, o il patriotta, è un buon cittadino che esercita con onestà e con profitto la sua professione, ha m.oglie legittima significhi comoda, paga debitamente che si rammenta della esclama Oh, cara Italia, ca- e prole sana in casa le tasse, e tutte le volte patria, dell'Italia, ra patria ! — E : muove, sopratutto conta di ottenere valiere. Il buon — nelle solennità nazionali se ha ottenuto quanto prima, italiano il si com- fresco, o la croce di ca- insomma carnale del perfetto borghese di è il fratello quale dice — : Datemi tutte le comodità, ed io mi permetterò anche qualche lusso un lusso di sentimento il : ; patriottismo. Ebbene, il nazionalismo è qualcosa di diverso. Le nazioni proletarie Gerlamentc anche noi vogliamo essere buoni e se patriottismo significa amor di patria, anche noi siamo patriotti. Noi abbiamo un divorante amore di patria. Noi vogliamo risveitaliani, gliare picca l'amor di patria come una fiamma ap- un incendio. Noi della patria la ci siamo fatti dell'amore nostra religione. Noi di questa amiamo ciò che è, e ciò che che sarà. Noi siamo andati a cercare i nostri fratelli italiani di là dall'Oceano, e quan-; do essi, stanchi delle fatiche del giorno, dormivano, noi, nel cuore della notte, nelle solitudini sterminate delle fazende, abbiamo vegliato per esaminare i libri delle loro mercedi.^ e sembrandoci che queste fossero scarse, ne abbiamo sentilo dolore, come per una delusione che avesse toccato la nostra persona. Noi siamo andati a cercare i nostri fratelli italiani di là dal breve mare, e abbiamo parlato insieme della commie speranza, e una volta che uno di loro pianse, noi facemmo voto per quelle lacrime. Ma con tutto ciò, il nazionalismo è qualcosa cara madre, fu, e l'Italia, ciò di diverso del patriottismo. È anzi, sotto un certo aspetto, l'opposto. Il nazionalismo è l'opposto del patriottismo. Mi spiego. Il patriollisnio egoista. tirci altruista, e Non godano confessare il certo il il perfetti nostro abbiamo diverso da Ma i nazionalismo è borghesi egoismo, a sen- perchè tutto loro, e sopratulto l'egoismo. nazionalismo ò egoista. È l'egoismo i ' e il nazionalismo alla nazione. dei cittadini rispetto che bisogno c'è di signore e tite, 29 E, del resto, molte spiegazioni signori, ? Non nelle diversità la senstesse due parole, « patria » e « nazione » ? Quando vogliamo esprimere il nostro amore per l'Italia, di- ciamo « patria potenza il » ; quando vogliamo affermare dell'Italia, nazionalismo diciamo «nazione». Ebbene, pianta di questa radice è la : è, sviluppo del senso iniziale di potenza che cioè, lo nazione sta racchiuso nella parola « tenza intesa a fare della di la tutto il popolo, l'utile tutu di i ». stessa cittadini. E di po- nazione, Ed ecco perchè ho detto che il nazionalismo è egoista, e quindi è, sotto un tale aspetto, l'opposto del patriottismo che è sempre altruista. Perchè il na- zionalismo considera la nazione come una potenza per fare trario, l'utile dei cittadini. quando sopraddetti, il Il è vero patriotta, ma come i nostri patriotta al con- non come quelli padri liberatori, patriotta rende servizio alla patria, e sino alla morte, se ce n'è bisogno, sino alla morte Vogliamo intenderci di più Pensiamo alla classe. Che vora cos'è la classe per il ! ? proletariato che la- ? È certamente anche un oggetto d'amore. L'o- peraio vuol bene alla sua classe. C'è lo spirito di Ma classe, un vero e proprio spirito di corpo. sopratutto, l'operaio è animato, nelle sue re- lazioni con la classe, da un calcolo egoista il suo mi- vuole per mezzo della classe ottenere : 30 he. nazìow proletarie La classe è un mezzo, un'arma, un esercito combattente per il miglioramento economico del proletariato. La classe è insomma la potenza del proletariato per fare la glioramento economico. lotta di classe. Ebbene, secondo il nazionalismo, la nazione ita- liana deve essere la potenza, l'esercito, l'arma, mezzo tutte ; le miglioramento economico di Ma il deve essere insomma la grande unità di forze la quale deve combattere per il s' obietterà : la classe tutti gli italiani. un concetto più è semplice, è una minore unità di forze omogenee. Rispondo operaia», : la «il classe, quando si dice « la classe proletariato lavoratore», è in real- v/ tà un composto spesso i di classi, e di classi loro interessi in conflitto. Li che hanno hanno in pure essendoci lo stato che cerca di contemperare e di coordinare e più li avrebbero, qualora lo stato non esistesse, e le classi fos- conflitto ; sero lasciate libere nel conflitto dei loro interessi. Soltanto, al di sotto delle ragioni di conflitto si scoprì per le classi che esisteva anche una ra- gione di solidarietà fra loro. classi, al Si scoprì che le disotto dei loro particolari interessi in avevano anche un interesse comune, avevano da ottenere un utile comune a tutte quante, il loro miglioramento economico appunto. E per questo si riunirono in una classe sola. conflitto, E nella lotta, e per la stessa lotta, la loro soli- darietà tanto si cementò che veramente quelle classi, sempre più ap- che in realtà erano più 31 e il nazionalisìiio parvero come una classe confi ilio tanto più si sola, e gli interessi Ma via si metteva in mostra l'interesse comune. un composto la classe è gli interessi in conililto esistono. realtà in S'obietterà ancora nazionalismo voratore, socialismo è facile e il è chiaro perche è preciso. vede alla lotta precisamente, di per- Il la- classe, che lotta non per altri. Tra lui e l'avversario concui lotta, non c'è nulla di mezzo. E l'avvere sario è preciso. è e quando partecipa precisamente, per se tro il classi, di è difficile. Il socialismo è facile che è chiaro, ed sa : in nascosero, quanto più via E lo scopo della lotta è preciso: l'aumento della sua mercede cotidiana. Nel na- zionalismo invece nulla di preciso, nulla di chiaro, nulla quindi di facile. Ma io vi do è Non è così ? È così. rispondo, o signori, che una cosa^ quan- difficile, non per questo può essere meno meno utile, né meno importante, né meno grande, né meno bella, ed è anzi vero lutto il contrario. Vi rispondo che nel nostro periodo storico, per cause transitorie, per la stessa lotta di classe appunto, abbiamo persa di vista la verità che anche per tutti i cittadini d'una nazione, al di sotto dei loro innumerevoli interessi in conflitto, esiste un interesse comune, un vero e proprio miglioramento economico da ottenere in comune, un vero e proprio aumento di mercede cotidiana. E ve lo provo con un esempio. Con necessaria, né l'esempio del cittadino francese e dell'inglese, quali per il i solo fatto che l'uno è inglese e l'ai- Le nazioni proletarie 32 hanno una condizione economida a parità di condizione civile, non ha. E quindi il francese e l'inglese, quando sen- tro francese, che l'italiano tono la solidarietà nazionale, sentono qualcosa che risponde a un loro interesse, precisamente come sente qualcosa che risponde al suo interesse, lavoratore il proletario quando sente la solidarietà di classe. La Germania s'è piantata con la sua influenza nel cuore dell'impero turco, a- Costantinopoli, ed ha lanciata la proposta della ferrovia di Bagdad, grande ponte da Costantinopoli al Golfo Persico per l'Asia Minore. Avendo trovalo la Russia ostile, è riuscita a conciliarsela e tutte e due insieme proseguono il grande disegno. In quanto all'Inghilterra, la Germania sboccando con la sua ferrovia nel Golfo Persico, la ferirà di fianco, impero nel suo dell'Indie. Così la Germania con- tinua la sua marcia conquistatrice verso l'Orien- La ferrovia di Bagdad sarà la via della sua nuova espansione commerciale. Passeranno per quella i suoi commessi viaggiatori e invaderanno l'Oriente passeranno i suoi prodotti e invaderanno l'Oriente. E un'incalcolabile ricchezza te. ; per quella via farà za di anche uno zionale : ; inverso, dal- un'incalcolabile ricchezindividui, tutte le classi, proletarie, dell'impero germanico. Così le un impero, un imperatore fanno una veramente nazionale, doppiamente na1 .", perchè è fatta non dagli individui. stato, politica cammino il Germania cui godranno gli l'Oriente alla e il ma dalla forze ; 2.°, nazione perchè nazionalismo tedesca i 33 nell'unità suoi benefici sue delle effetti, i suoi prodotti, si distribuiscono fra tutti gli individui tedeschi. Voi ora, signore e signori, non avete più bisogno di domandarmi in quale lotta si eserciti la solidarielà nazionale. Nella lotta internazionale, vi ho già risposto con l'esempio della Germania, nella lotta internazionale che in tempi ordinarli, e con parola mite, si chiama appunto concorrenza internazionale, e in tempi straordi- con parole immite, narii, e Ed questo è del tale il si chiama guerra. pensiero centrale e fondamen- nazionalismo. nazionalismo è un tentativo per spostare il problema della vita nazionale dalla politica inIl terna alla politica esterna. Il nazionalismo afferma questa serie di verità l.a, le : condizioni di vita d'una nazione sono coordinate alle condizioni di vita delle altre nazioni. per alcune nazioni questa coordinazione è 2.», subordinazione, è dipendenza, dipendenza econo- mica e morale, anche se non esista la dipendenza politica. .3.1 verità, l'Italia è appunto una di quelle nazioni che dipendono economicamente e moral- mente dalle altre, sebbene da cinquant'anni sia cessata la sua dipendenza politica. 4. a verità, questa dipendenza dell'Italia è ol- tremodo grave. CoRRADiNi. Nazionalismo italiano. 3 Le 34 nazioni proletarie 5.^ ed ultima, l'Italia deve riscattarsi da quedipendenza economica e morale, come già si riscattò da quella politica, perchè può e ne ha sta l'obbligo. Per giusta analogia, per amore d'efficacia verper mostraix quanto il nazionalismo risponda allo spirito del nostro tempo, io chiamo proletarie quelle nazioni le quali, bale e di chiarezza come il l'Italia, ; sono in istato di dipendenza. Così proletariato, secondo socialismo, il ed è era, ancora, in istato di dipendenza dalla classe borghese. / E continuando per analogia, aggiungo che il nazionalismo vuole essere per tutta la nazione ciò che il socialismo fu per il solo proletariato. Che cosa per il proletariato fu il socialismo ? Un tentativo di redenzione, in parte, e nei limiti del possibile, riuscito. vuole essere il E che cosa per nazionalismo Un ? la nazione tentativo di redenzione, e Dio voglia che riesca a pieno. Giorni fa, mi trovavo cari signori, a Roma e nei circoli giornalistici e politici parlavo con gli mi mettevano amici i litica estera dell'Italia quali in amici mi raccontavano che a Vienna passi per al corrente sulla po- questo momento. conoscere Gli avrebbe fatti l'intenzione au- l'Italia il rinnovamento dell'alleanza, e Vienna questa volta avrebbe mostrato un chiuso ri- striaca circa serbo ; e allora l'Italia Parigi per saggiare bilità il si sarebbe volta verso terreno intorno alla possi- d'una futura alleanza con la Francia ; ma e il nazionalismo 35 anche Parigi avrebbe mostrato riserbo voglia. Sicché l'Italia una teva avere innanzi agli occhi Le mala e po- sola prospettiva quella di restare : aggiungevano che la Turchia, aveva incominciato a favorire una penetrazione austro-germanica, fatta con capitale americano, in Tripolitania. E un amico, sola. notizie danni ai dell'Italia, sempre intorno mi aggiunse Tripolitania, alla non posso ripetere perchè ho preso impegno di mantenere il segi'eto. Ma è cosa che se fosse, come par certo, vera se un'altra cosa che io ; ro confermasse per vepar quasi accertato se que- nella Tripolitania cioè, che fatto il si ; sto accadesse, o signore e signori, il è ter- fatto ribilmente tale che tutta la Sicilia ne resterebbe affamata, i) Ebbene, tizie ') ; La menti Ora non garantisco garantisco l'esattezza delle no- profondo senso di il Noi dicevamo questo nel Gennaio, colo in " io ma si una corrispondenza da Cirenaica è regione si e FU Febbraio de- il Se- Tripoli pubblicava: riccbissiiua di zoli'o, cui i giaci- dice siano di gran lunga superiori a quelli di Sicilia. annunzia che mente facendo gli americani, in Cirenaica quegli rono negati all'Italia (la quale costruire l'antica si i quali stanno presente- scavi arcleologici che fu- dovette accontentare di rete stradale dei romani) abbiano la concessione dello sfruttamento delle miniere di ri- ottenuto zolfo. Data l'abbondanza dì questo minerale in Cirenaica e la sua esistenza in vasti affioramenti che ne rendono più celeri i escavo, è da prevedersi che Li quantità di minerale lavori di che sarà presto gittata sui mercati dimiiiuirà non po::o la esportazione siciliana e influirà assai sulle condizioni economiche dell'isola Le nazioni 36 mi furono solazione con cui profondo senso proletarie date ; garantisco il desolazione che ritrovai, po- di come ho detto, nei circoli giornalidi Roma, pari a quello di due quando l'Austria ci minacciò di guerra chi giorni fa, stici e politici anni fa, e s'annesse la Bosnia e l'Erzegovina. Garantisco il profondo senso di desolazione che quelle norisvegliarono in me. Tanta desolazione è ciò che noi pensiamo del- tizie patria nostra nelle sue relazioni della stato lo con le non vere, nazioni. altre ma Le notizie possono sempre col cuore essere noi siamo preparati a riceverne di di peggiori, sì cattivo è, stretto tali e, se fosse possibile, noi lo sappiamo, lo stato in cui si trova la nostra pati'ia. Noi ci sentiamo sentiamo in nessuna maniera difesi da coloro che dovrebbero difenderci. Vo- minacciati e non migliaia di persone tante cui iii ci hanno pane dall'industria dello zolfo. E il Secolo commentava: Ricliiamiamo l'attenzione dei lettori sopra questa nostia corrispondenza, o meglio sopra un punto di essa veramente " importante. Che la Turchia abbia concesso a un sindacato americano di lavorare le fatto potrà sfuggire fid corrispondente si si uiiniere di zolfo della Cirenaica è che era già a nostra cognizione e la cui domanderanno alcuno: né le deduzioni che ne trae possono dire vantaggi economici del paese siano sfruttati da noi. nostro I lettori cosidetta penetra- zione economica della Tripolitania, se lasciamo che da il illogiche o esagerate. in che consista la nostra un gravità non i maggiori altri anziché Della cosa la colpa va data forse in parte alla denza, aU'esita/.ione, alla mancanza d'iniziativa dei nostri diifi- fii>an- . 37 e il nazionalismo dire glio che ciascuno di noi sente col noi sa, ciascuno di ciascuno di noi vede con cuore, occhi e tocca con mano, in che estrema mi- gli dopo seria, tanti anni di continua e progressiva degenerazione ridotto siasi tutto sonale politico che tratta il affari gli nostro pernostri con l'estero. In parlamento ultimamente, mentre quegli che ora è ministro degli lancio, esteri, un mormorio sordo esponeva il suo bipropagò più volte si per gli scanni dei deputati, degli stessi deputatiche hanno così scarso il senso nazionale. Era un mormorio di ribellione contro le parole del ministro, di ribellione che tanto più impressionava, quanto meno prorompeva in aperte disapprovazioni. L'istinto di zieri : ma sovratutto alla inabilità del nostro governo, avrebbe in certi casi prevedere e anche di gli il interessi il quale dovere di sorvegliare, di sapere, di concorso privato quando sollet'itare il d^lla cui attuazione o tratti di imprese, tirsene conservazione nazionale, come della propria conservazione nello stesso l'istinto generali del paese. meno possono Nel caso attuale la penetrazione economica.... americana in Tripoli costituisce noi uno scacco ben grave Ma Precisamente. si risen- i-er ,. di questi scacchi ne avremo sempre finché unica norma di politica estera e coloniale sarà quella della penetrazione pacifica e niente più. fica che non si fa. Il fatto è poi E d'una penetrazione paci- una riprova della legee na- zionalista che molte questioni interne si risolvono in questioni di politica estera: la Sicilia potrà essere ridotta più a tito che ora non tica estera. sia, mal par- internamente, per una quistione di poli- Le nazioni 38 proletarie individuo dinanzi alla minaccia di una sventura ; conservazione nazionale, nello stesso di l'istinto si manifestava. A un un amico deputato di cuor generoso, a un certo punto a udir quel mi- parlamento, a quel certo punto, modo disse poi conoscere tanta miseria d'animo e tan- nistro, a to mi abbandono, mi un brivido ! sentii per le membra Pensavo che era pure correre era l'Italia, pure la patria nostra per tanti suoi interessi e per la sua dignità affidata a quell'uomo Ebbene, signori, quanti sono oggi italiani ri! svegliati, sentono lo stesso brivido tragico Per cause storiche che qui non è il ! luogo di esaminare, questo mirabile popolo italiano che ha appena un mezzo secolo d'esistenza nazionale, è caduto nelle mani d'un personale politico « fine razza», già in decomposizione. Pensate ora, spiegate dinanzi ai vostri occhi una carta d'Europa, guardate dalla parte della di sorella latina. Che è la Erancia per noi ? È la nostra meti'OEssa ha il monopolio della civiltà latina, e tutto ciò che è italiano, in Italia e fuori, da Roma a Buenos Aires, passa sotto il suo giogo. Nel regno della civiltà noi siamo ima provincia tri- poli. butaria della vicina repubblica. Di pili, allungò il questa che già aveva occupato Algeri, braccio pili prese anche Tunisi, presso e più sotto a noi e ci chiuse da quella parte. Guardate dall'altra parte, verso rAìustria. Le terre italiane che essa possiede, vanno sempre più disi nazionalismo e il 89 ventando in mano sua una barriera Quei nostri ultime sentinelle morte del- fratelli, l'italianità, resistono con come possono con la lingua, con le pietre stesse delle loro che portano ancora, ma invano, i segni del- l'Aquila L'Austria sempre Leone. e del stringe con su loro e piìi barbarie nelle ultime difese la stringe e ci stringe, specialmente da tò ' cultura, la città, conti'o di noi. su schiacciarci, la quasi noi, a quando ; lì li get- schiacciarli e a mole della sua nuova conquista, della Bosnia e dell'Erzegovina. È accaduto questo mentre noi non volevamo : conquiste e odiavamo la politica d'avventure, gli altri facevano la politica d'avventure e conquistavano intorno a noi, a danno nostro. Noi di- cemmo no per l'Egitto e abbiamo pivi volte detto di no per Tripoli. E l'Egitto è dell'Inghilterra, la Francia conquistò Tunisi, l'Austria ha conquistato la Bosnia e l'Erzegovina. Inglesi e francesi si son divorati il meglio di Tripoli che di doveva esser nostro. In Tripoli penetrano, come dissi, gli austro-germani. nell'Oriente balcanico, La Germania domina domina a Costantinopoli. sopravvento nel nostro mare, sta, dicesi, per e perfino nel porto di Venezia batter bandiera nel Lago di Garda. L' immane L'Austria prende il ; pangermanismo scende ga alle il Tirolo contro il dal settentrione, già nostro porte di Trieste austriaca. Trentino, ci si è L'Austria stes- sa è fatta suo istrumento di conquista. mal rinnovala Turchia isti- già La stessa volta contro e ar- / Le nazioni proletarie 40 ma volemmo Tripoli dì cui non a tempo spo- gliarla. I I ' Il cerchio delle nazioni conquistatrici, cerchio economico e cerchio morale, è stretto intorno a noi che ci nutrimmo di rinunzie per utopismo fi/losofico, per cecità popolare e per viltà borghese. Possiamo romperlo, questo cerchio ? Per ora lo varchiamo. E come? Con l'emigrazione. Signore e signori, qualunque cosa intorno alla emigi'azione pensiate, detta, riflettete meglio e qualunque cosa vi sia ! L'emigrazione è una dispersione della_ nostra un suolo sotto un^a gente per tutte le parti del mondo, sopi^ straniero, tra popolazioni legislazione stranierii. Non sti'aniere, giudicate soltanto dal- l'arricchimento di pochi individui, nò dal numero che gli emigranti mandano in patria. Giudicate anche nazionalmente e ritenete che l'emigrazione è, se l'espressione mi è permessa, un antimpcrialismo della servitù. Questa condizione dell'emigrazione, del bisogno che tanti milioni d'italiani hanno di cercar pane dei milioni e lavoro oltre l'oceano ; e l'altra condizione del cerchio delle altre nazioni stretto da presso, hanno fatto, per analogia, chiamare l'Italia mi una nazione proletaria. E se ora ci ricordiamo del personale politico che che l'Italia può paragonarsi dell' altra ci condizione governa, vediamo al proletariato prima e il che 41 nazionalismo socialismo venisse a redimerlo. Esiste ne- il organi nazionali, negli organi del pensiero, gli della volontà, dell'azione, la stessa estrema debilità che in quelli del proletariato prima della sua redenzione. Il proletariato, nelle tenebre del- sua ignoranza, non aveva nemmeno potesse per mezzo della la sospetto che ganarsi, trasformarsi e redimersi. E il primo lotta l'Italia, ornel- l'ignoranza del suo personale politico, non l'ha nazionalismo è venuto a portare la prima luce. Il nazionalismo afferma la necessità della lotta internazionale, perchè la nazione possa del pari. prendere Il il suo posto, economico e morale, nel mondo. nazionalismo afferma anzitutto la necessità che l'Italia si formi una coscienza nazionale, che è spirito di è, anch'essa, uno spirito di corpo solidarietà fra cittadini, come la coscienza di Il ; classe è quello spirito di solidarietà tra lavoratori che ho già celebrato. Dobbiamo dimostrare che nale in Italia fa difetto È la coscienza nazio- ? superfluo. Bisogna incominciare a mutare i colori del quadro e a dir cose più confortanti, perchè dobbiamo aver fiducia nell' av\^enire della nostra patria. ' i cause per- Bisogna quindi ricercare chè l'Italia non ha una coscienza nazionale sviluppata e incominciar subito col riconoscere che non l'ha perchè non può averla. piuttosto le Le 42 E non può nazioni proletarie averla per queste cause : insomma, o signori, sino a non era stata mai nazione. 2.% non ebbe, e non ha, nemmeno una 1.% l'Italia ieri, lin- gua nazionale, tranne in letteratura. 3.% l'Italia fu falla con poca guerra e con poca rivoluzione. 4.» causa, l'Italia fu fatta in antagonismo fra loro ; aristocratico e borghese, da troppi monarchismo e spesso ufficiale, gai'ibaldinismo popola- mazzinianismo cosmopolita, e anche dopo durarono, e durano ancora gli antagonismi. b.^ causa, r Italia fu fatta troppo con rigiri diplomatici e con armi straniere. 6.«, l'Italia troppo presto cadde nella lotta di classe, e l'iniziale formazione della sua coscienza re, fu arrestata. ed ultima causa, l'Italia cadde e non poteva non cadere per la poca rivoluzione da cui fu fatta, cadde in mano del personale politico 7. a di cui ho detto più sopra, e che era ed è, l'avanzo dei tempi servili, l'estremo avanzo di tradizioni, di metodi, di gente già in in decomposizione allora, degenerazione e a capo di governi mi- nuscoli, imbelli e inetti. Ciò riconosciuto, il nazionalismo si afferma educatore di coscienza nazionale. Si afferma anzi (diciamo un'altra cosa confortante !) si afferma segno d'un progresso, in Italia, d'un insperato progresso rispetto alla formazione della coscienza nazionale. e il nazionalismo 43 nazionalismo ha incominciato a sviluppare II questa coscienza come borghese di cui attività. buon italiano perfetto abbiamo parlato in principio, vecchio patriotta, Il il | aveva un falso patriottismo, falso perchè falso, ma sopratutto perchè inattivo. Era patriottismo morto. Ora invece il nazionalismo è patriottismo vìvo. Ora me la coscienza nazionale viene concepita co- feconda d'opere. Viene concepita come un prodotto d'attività la coscienza religiosa : tempo come produttrice Viene concepita come informatrice allo stesso e d'attività. di tutta la vita del cittadino. Il popolo o signori, italiano, difetta di disci- Dobbiamo dimostrarlo ? È superfluo. Facciamo di meno di occuparci dell'individuo. Ma plina. l'individuo ufiìcii si vede nei servizii pubblici, negli Ebbene, è superfluo dimostrare pubblici. quanto nei servizii e negli ufIìcii pubblici tadino italiano fetti difetti di disciplina. il cit- Quanto di- del sentimento del dovere. Ora la coscienza nazionale, c[uale il nazionalismo la concepisce, può e deve essere scuola di disciplina e di dovere. Il devoto, siccome sa che d'ogni suo atto deve rispondere a Dio, cerca che ogni suo atto sia buono e secondo il volere di Dio. Così la coscienza religiosa informa tutta la vita dell'uomo, d'opere. E ed è, alla stessa come ho detto, feconda maniera la coscienza na- zionale, dicendo ai cittadini che di certi loro atti j | \ Le 44 nazioni proletarie debbono rispondere alla nazione, perchè poi queil compito suo, può e deve atti- sta possa fare vare in loro l'abito della il sentimento del dovere e quindi disciplina. Questo sopratutto, secondo il nazionalismo, deve essere fortemente inculcato al cittadino che esso deve fare il suo dovere con la massima di: perchè la nazione sia in grado poi di compito suo. Allora il cittadino si forma un nuovo animo pensando che egli obbedisce a un ordine che viene dall'alto, e nel tempo stes- sciplina, fare il so che egli pure collabora a un' opera grande, tanto grande da esser fuori d' ogni limite delle ma che insomma anche della sua collaborazione ha bisogno. Cioè, il cittadino prova una soddisfazione nuova, e, nello stesso tempo, sente nascere in sé un che sue forze e delle sue vedute, incomincia a credere d'obbedire a un che di divino. E incomincia ad agire volentieri secondo questa religiosità della sua coscienza nazionale. La quale religiositcà, o mici signori, il di religioso, e giorno che in Italia esisterà per molti, partiranno gli e i treni arriveranno finalmente in orario ; impiegati nei municipii e nei ministeri lavo- reranno ; le facce, le parole, costumi degli dolenza, italiani, in spirieranno gesti, l'incedere, i i luogo della presente in- alacrità, e cosiddette questioni interne che qualcuna delle si trascinano sin dai primordii del regno, sarà finalmente risolta. Perchè, o signori e signore, la coscienza nazionale è anche scuola di galantomismo politico. e il Ed Ed 45 nazionalismo è scuola di sacrifizio. perchè lio detto da principio che abbiamo diverso dal perfetto borghese Perchè finalpatriotta, e sopratutto l'egoismo mente il nazionalismo è una integrazione tra l'egoismo per cui il cittadino domanda alla nazione ecco noi tutto ! d'essergli utile, e l'altruismo non si per cui il cittadino rifiuta d'essere utile alla nazione. Supre- ma affermazione del nazionalismo è che la nazione ha un compito per se stessa fuori d'ogni limite delle forze e delle vedute e degli interessi, anche agli interessi del cittaanche di tutti i citt,adini insieme. A questo compito della nazione che gli sovrasta come un che di divino, con l'animo che nell'uomo al divino risponde, cioè con animo religioso, e talvolta contro dino, e talvolta il cittadino si deve sacrificare, e quando sia ne- cessario, sino alia morte. Il una nazionalismo insomma, o signori, è ancora Un'integrazione tra volta un'integrazione ! nazionalismo s'intende, vero non quello Il patriottismo. e ; Patriottismo, dei perfetti borghesi. nazionalismo è insomma scuola di morali, di quelle che volgarmente virtù. si mezzo per cittadini, il valori chiamano Abbiamo incominciato affermando zionalismo banditore d'egoismo e zione ben quello dei nostri padri liberatori, d'utile, il na- la na- miglioramento economico dei perchè così è, né ancora s'è trovato un della nazione valido a procurai'e il mi- mezzo più glioramento economico d'un più vasto numero di Le nazioni 46 cittadini proletarie terminiamo affermando ; scuola, la nazione impositrice un' integrazione tra valori i virtù. di nazionalismo del economici e nazionalismo il valori i Ancora Integrazione ! morali d' un popolo. nazionalismo, o signori, II La coscienza nazionale è una morale. è l'allività di questa morale. Ebbene, che a questa morale s'ispirino lo stail governo italiano, le classi dirigenti to italiano, italiane, quel personale politico italiano più volte ho fatto cenno, e in cui stanno cui di il cer- e il cuore della nazione L'Italia allora avrà cuore e cervello per fare il suo compito, il suo doppio compito per l'utile dei suoi figli e vello ! : mezzo alla vita mondo, come noi siamo in essa viventi. per se del stessa, che è vivente in In altre parole, la patria nosù'a avrà prosperità, ricchezza e grandezza, gli altri gloria beni maggiori, potenza, Invece ! di essere suddita e parassita d'una civiltà altrui, essa sarà apportatrice Ma d'una nuova civiltà al mondo. caposaldo del nazionalismo è l'affermazio- ne della necessità della lotta internazionale. nazioni non acquistano, conquistano no ! Le Conquista- la loro prosperità, la loro ricchezza, la loro potenza, la loro grandezza, la loro gloria, la loro civiltà, la Una sanità, loro storia nel nazione, per l'operosità, le l' mondo. intelligenza, stessa della sua popolazione il qualità, altre ; per la vigore, la la quantità sua posizione geografica stensione 47 nazionalismo e il per la natura del suo suolo e ; suo del territorio, per lo stesso l'e- suo combinazioni internazionali e storiche, per una sola o per tutte queste condizioni insieme, deve possedere le attitiidhjii bisogno urgente iniziali La le a diventare prospera e grande. nostra patria Così essendo, tria per ; il le possiede ! sentimento che la nostra pa- formerà della necessità ineluttabile che si essa ha di lottare con le altre nazioni per conquistare sua prosperità e la sua grandezza la mondo questo sentimento sarà il migliore educatore della sua capacità di conquistare la nel ; sua prosperità e la sua grandezza nel mondo. Il migliore educatore, perchè appunto quello dell'ineluttabile necessità. Oggi in Italia manca E è questa l'ultima ragione non questo educatore sovrano. perchè anche oggi sussiste quel personale politico di cui più volte ho fatto cenno. Perchè anche oggi reforse stano insolute, e insolubili, pare, tante cosiddette quistioni interne. Ma, ho già detto, la lotta internazionale che in tempi ordinarli si chiama concorrenza, in tempi straordinarii si chiama guerra. Non può una nazione partecipare con risolutezza alla lotta internazionale, senza o presto o tardi dovere scegliere tra la E la Ma se io vi una pace e guerra non si la guerra. vuole, voi mi dite, o signori. rispondo invitandovi a ricordare che volta, fra tanti stati in cui eravamo di- Le nazioni 48 proletarie non ne avessimo avuto neppure uno che volesse la guerra, noi forse non saremmo ora una visi, nazione libera ed una, o tale peggior modo che certo in Ma uno per Piemonte Piccolo, affronVinto, dopo pochi anni mandò 1 suoi fortuna ne avemmo, tò l'Austria. saremmo ora non siamo. il ! soldati a combattere in Oriente. Certo il soldato che vincendo morì alla Cernala, prima di chiudere gli occhi avrebbe pili di qualunque altro potuto domandare : — Perchè, perdio, mi hanno manda- — morire qui ? Né avrebbe saputo rispondersi. Né avrebbero saputo rispondergli quanti quegli aveva lasciato nella piccola patria lontana, il padre, la madre, i fratelli, gli amici e tutti i suoi coetanei. Né avrebbero saputo rispondergli gli stessi ministri del re che l'avevano m^andato, tranne uno, Cavom', il quale sapeva ciò che noi to a ora sappiamo. Sapeva che quell'atomo d'un atomo, quel nulla di un nulla che era la vita di queir umile soldato, doveva sacrificarsi lontano lontano, fra altri tro altri quello, di eventi soldati sti'anieri, laggiù, soldati stranieri, con- perché poi anche di quel nulla d'un nulla, raccolto dagli futuri, della storia, doveva essere si per l'eterno miracolo potesse materiare quella grande cosa che la libertà d'Italia. Io voglio dirvi, o signori, che senza la guerra noi non saremmo. Né saremo mai quali i nostri padri ci vede- vano con gli occhi della speranza, quando versavano il loro sangue. e il Avremo mal nazionalismo 49 corrisposto alla loro speranza e 11 dovere che anche noj in una patria migliore una preparare di vita migliore a coloro che debbono nascere del tradito il nostro dovere. abbiamo nostro sangue. CORRADiNi. Isazionalismo italiano. III. Il primo Congresso Nazionalista. Relazione presentata al primo Congresso Nazionalista a Firenze il 3 Dicembre 1910. La mia relazione sarà semplice e breve. Mi propongo di mettervi sott'occhio alcune cose che voi già conoscete. Ma acquisteranno una nuova importanza, se potremo riunirle tutte sotto una luce nazionalista. Mi propongo di parlarvi delle condizioni della nostra vita nazionale, avvertendovi che non mi sarà possibile parlarvi di tutte ed estesamente, ma soltanto d'alcune e per summa capita, -per rapidissimi cenni. Qui sono alcuni spunti di temi, come in un preludio di melodramma wagne- riano. L'importante sarà scorgere in ognuna il punto nazionalista, trovare per ognuna (poiché voi già sapete che queste condizioni non sono buone) il mezzo di trasformazione nazionalista. C'è una condizione generale, fondamentale e da cui centrale, tutte le particolari condizioni provengono come dal cepl'albero. Bisogna trovare questo ceppo il male e proporre il rimedio secondo della nazione italiana I . pò tutto in cui il è nostro pensiero e nalista. E senza altri nostro sentimento naziopreamboli entriamo in ar- il gomento. Noi siamo un popolo d'emigranti, vale a di- \ U primo 54 Congresso Nazionalista re (non sembri superflua qui la spiegazione della comunissima parola), per avere lavoro e pane siamo costretti a lasciar la patina e a disperderci per il mondo. Giuseppe Bevione ha negli ultimi mesi pubblicati nella In un Stampa alcuni articoli sull'Argentina. il Bevione scriveva «Per l'Argentina l'emigrazione italiana è tutto. Ho detto che in poco più di cinquant'anni oltre due milioni e mezzo di italiani si sono stabiliti articolo del 5 Ottobre : nella repubblica che su sei milioni di abitanti che ha l'Argentina, un milione è dato dai nostri : connazionali che 60 per cento della nostra colonia e fatio di agricoltori. Sono cifre che fanno pensare. Ma c'è di più. Il 65 per cento della : il popolazione agricola del paese è dato dagli Un liani. attimo solo basta per far l'ha capito ancora nelle mani riflessione di comprendere — su — ita- questo dato a chi non la forza prodigiosa che è dei nostri fralelli che vivono al Piata. è nelle loro mani. Essi sono tutto. Senza di essi l'Argentina soffrirebbe la fame e l'onta di non ])oter far fronte ai suoi impegni con l'estero. Se gl'italiani dell'Argentina «Il cuore del paese incrociassero le braccia per la vita canto. della repubblica Se il si una sola settimana, arresterebbe per in- governo italiano proibisse per una sola annata l'emigrazione <;golondrina marcirebbero per gentina soffrirebbe tre ])iù », i raccolti quarti nei campi, e l'Ar- che se una immensa in- vasione di cavallette avesse straziato le sue cui- . primo Congresso Nazionalista Il Tucuman ture da 55 allo stretto di Magellano, senza risparmiare un pollice di terra». Ed un numero in scriveva : «In Argentina come successivo, del 13 Ottobre, collettività italiani gli ; e, come gere la loro energia in sorda, ma costante. È non contano nulla, devono svol- individui, un ambiente d' ostilità [ altrettanto inutile farsi il-/ quanto è funesto tacere la verità e lasciare che duri l'inganno. La tanto celebrata fraternità italo-argentina non esiste. C'è da una lusioni, parte, la nostra parte, la sommissione, la bontà, l'amore del lavoro, il rispetto della legge, la de- persone e ferenza alle alle cose del paese, Ig troppo acuta febbre di far fortuna, nella quale pur troppo si consuma patria lontana ; l'affetto e il ricordo della c'è dall'altra parte, la parte ar- un sentimento istintivo e superiorità non sempre celato, gentina, la degnazione, incoercibile di r ingiustizia frequente e la reale avversione a questo elemento straniero più numeroso, più vitale, più forte, repubblica E tutto più necessario ai destini della » l'articolo e altri successivi sono un quadro di quanto i nostri connazionali « patiscono» in Argentina. Rimando a quelli articoli. Voi comprendete Che cos'è il lavoro italiano in Ar! gentina la. ? Tutto. Or questo Che cosa sono è esattamente socialismo metteva e mette tre alla borghesia. il il gli italiani? Nul-' rapporto in cui il ' proletariato di con-; ' . 56 II primo Congresso Nazionalista ma un In Tunisia, non un giornale italiano, La Tunisie giornale francese. anno fa, «Se il Tunisia la migrazione parte al francaise, qualche 13 Giugno 1904, scriveva: non ostante oggi, prospera, de' nostri è buon mercato buon mercato, e la scarsa im- deve in gran del lavoro operaio ed agri- colo straniero (leggi italiano) sto si i : capitali sopprimete quefrancesi che ci il dominio, non avranno più alcuna buona ragione per venir qui e s' allontaneranno » assicurano Ma per conoscere quanto i connazionali nostri «patiscono», bisogna leggere nel secondo numero del BuUcttino dell' emigrazione di quest' anno relazione d'un nostro console di laggiù, Ugo Sa- betta « : la 1 Gli operai non sono pagati gettoni che portano hanno corso il in danaro, ma in timbro dell'impresa e che soltanto in essa e nella sua canti- na. Allo scambio l'operaio perde l'uno per cen- che dovrebbe essere il tasso regolare però si sono avverati casi in cui il cinque ed anche il dieci per cento furono percepiti da cantinieri senza vergogna. È facile fare il conto del guadagno e della convenienza per l'amministrazione to, ; che adotta il sistema dei gettoni non ha bisogno di provvedersi di forti somme di denaro in miniera percepisce uno sconto sul cambio frui: ; ; sce del benefizio dei gettoni dati in pagamento che vanno smarriti obbliga il minatore a forlo costringe sovente a nirsi nella sua cantina ; ; . Il . primo Congresso Nazionalista 57 non poter emigrare in altre miniere, negandogli il cambio dei gettoni in moneta corrente » Ciò tato. avviene in Ivi il plaghe lontanissime dall'abiminatore sardo ò trasportato, e ta- glieggiato e spogliato. «Il prezzo delle varie derrate che dovrebbe esser gravato del solo soprappiìi della spesa di trasporto, certe volte è invece al portato molto doppio, se non pii^i di al ; sopra, beneficio il aumenta ancora facendo passare per generi corche sono invece tutto è pesato a chilo e impacchettato, senza che ne sia permesso il controllo, e il povero minatore è obbligato a comprare in tal modo estremamente vessatorio » Voi comprendete Vi è uno. sfruttamento di classe, semplice quello del proletariato (dice il socialismo) per mano della borghesia e vi è renti d'alimentazione scadentissimi prodotti ; ! : ; uno «sfruttamento composto», o meglio complicato di rapporti internazionali, di emigradi classe zione nostra, di conquiste e di colonie Ed alti'ui. ecco un'altra condizione della nazione ita- È l'irredentismo. La sfioro appena. Quanmio amico Scipio Sighele pubblica le Pagine nazionaliste e quando il mio amico Giulio liana. do il de Frenzi pubblica le Lettere dall'altra sponda, che cosa vogliono dirci ? Vogliono dirci una tristissima cosa che già sappiamo : che, cioè, alcune centinaia di migliaia di nostri connazionali so- no destinate a sparire, quali estremi rimasugli di popoli decaduti, e come non fossimo noi del loro II pi'imo Congresso Nazionalista 58 stesso sangue e accanto formata di a loro trentacinque una nazione milioni di viventi. già E basta. Ma non basta, perchè noi siamo il popolo del- l'irredentismo e certe parti del mondo, quasi a mostrare in iscoril nostro stato, siamo riusciti dell'emigrazione insieme, e in cio e per simbolo a riunire l'una condizione con ad essere, l'altra, emigranti e irredenti nel medesimo tempo. cioè, In Tunisia, per esempio, che era già italianizzata prima che la Francia la conquistasse, e di cui per rispetto alla nostra emigrazione ho parlato più sopra. Irredentismo, cerchio delle grandi po- tenze stretto intorno a noi, ed emigrazione lonta- na : frutto del nostro il Vale a sangue di là dall'Oceano Bevione ne! dire, le peggiori condizioni. Il articoli che ho citati, ricorda una volta il Giappone, « paese analogo al nostro per le scarse risorse economiche e la popolazione sovrabbon- gli dante». Tutta la politica giapponese sull'emigi'azione consiste Bevione riporta il Komura < in nel Il distruggere queste l'emigrazione. parole del E ministro : Giappone potenza si trasformò da impero insulare continentale in conseguenza d'una guardandoci in giro, vecinese che l' impero estendersi all'Ovest diamo al Nord l'impero conta 400 milioni d' abitanti russo con 160 milioni; all'Est la repubblica degli Stati Uniti con 100 milioni. Circondato da grande guerra. Ora, ; così poderose nazioni, il popolo giapponese deve . Il primo Congresso Nazionalista meno raggiungere per Io bisogna non ma si 59 100 milioni, e quindi i disperda sulla faccia del mondo, si concentri gione vicina. E fondamentale il più possibile in una sola re- il in armonia con questa politica governo aspira a favorire l'emi- grazione nella Manciuria e nella Corea dove ci sono ampie estensioni di terra coltivabile e dove possono vivere da 20 a 30 milioni d'uomini. Fino a che l'emigrazione si adatterà a questa politica, il governo non mancherà di favorirla e proteggerla». Nel quale passo differenze fra zione « ha è commentare che ha quelli l'Italia, e paese analogo superfluo le concetti che intorno all'emigra- i il Giappone, » Enumero appena altre condizioni. Rammento che l'industria del forestiere e l'arte delle belle città continuano in noi l'abito dell'animo servile, e che è troppo avere anche quest'abito in casa, quando pure siamo costretti ad avere fuori, per tutto il mondo, l'animo dell'emigrante. Rammento l'invasione dei capitali stranieri, 1 prodotti delle nostre industrie battuti in casa nostra dai prodotti stranieri. Altri me rammentarvi tutta Italia, stranieri, dove il che è qui, può meglio di E ci son Garda per Garda. l'italianità non sappiamo è sopraffatta dagli se più nel suo interesse o nella sua dignità. Ripeto che posso solo accennare. Debbo con una suggerirvi il ricordo di cento cose e passare. 60 primo Congresso Nazionalista II Voi ed apparteniamo io alle classi colte ri- ; pensate alle condizioni della cultura italiana, ed leggerò un brano d'un recente discorso di Guglielmo Ferrerò. «Chi scrive la nuova storia di Firenze è un io vi tedesco a libri : francesi, non singolo ma una episodio, rinascimento ma : che la storia di un completa del storia dico deve tedeschi inglesi, ricorrere chi voglia leggere, del rinascimento ? Anzi perfino del recente risorgimento nazionale. sommario non scolastico di nuovo storico di Cavour vive in America quello di Garibaldi è un inglese la Francia, pare, si prepara a darci il futuro storico di Mazzini. Perfino le ultime opere pubblicate in Italia su Dante sono tradotte una Inglese è ultimo l' questa storia il ; ; ; ; dall'inglese, l'altra dal tedesco. Della storia ro- mana non parlo neppure che quasi a gi'idare faccia al mondo che noi non ci sentiamo più : in la forza di scrivere la nostra storia, la nuova Italia in ha chiamato a insegnare Roma, un tedesco». Ma te queste, potrà obiettare qualcuno, sono tut- condizioni in cui è evidente vita e gli interna della stranieri. ! Ebbene, nazione Però, condizioni interne, ne Roma, la storia di amici, le il legame e l'esterna, abbiamo anche tra le la noi nostre cosiddette quistioni interse io volessi linguaggio esagerato, direi che per zionalista, ti-a per un uomo, parlare un un vero na- cioè, dotato d'una vera Il primo Congresso Nazionalista 61 coscienza nazionale, quistioni interne della nazione non esistono. Ma siccome voglio parlare un linguaggio temperato, dirò soltanto che la massima parte delle cosiddette quistioni interne sono false interne e possono sempre convertirsi in quistioni esterne. Per esempio, noi abbiamo di questa ? la quistione interna E del Mezzogiorno. Tutti quale quistione più interna ministeri l'hanno posta a ca- i po, e certamente continueranno ancora, dei loro governo come quistione interna per antonomasia. Tutti i ben pensanti delFopinione pubblica r hanno schiaiì'ata in faccia a noi na- programmi cosiddetti zionalisti come di colonizzatori e imperialisti quistione interna per antonomasia da ri- solvere prima ! Ma ben. pensanti del nessuno perchè prima e del di questi dopo, delle qui- da risolvere prima e delle quistioni perchè nessuno dj esterne da affrontare dopo questi ben pensanti ha mai pensato che la quistione del Mezzogiorno è almeno per metà una, quistione d'emigrazione ? Cioè, almeno per metàuna quistione esterna ? O che forse tutta la quistione del Mezzogiorno consiste nel rimboschire in una legge fatta dal governo il Mezzogiorno, italiano per rimboschire il Mezzogiorno ? No davvero Almeno per metà la quistione del Mezzostioni interne • ; ! giorno è quistione d'emigrazione, cioè, E ben infatti, cari nostri maestri l'ordine ; signori, mentre e da costituito mentre tutti i i esterna.] pensanti,, partiti politici del- costituire ; mentre tutti 62 i primo Congresso Nazionalista II ministri continuavano a ripetere mano : — Mettiamo a risolvere la quistione interna del ÌMezzo- tempo di risolvere la quistione interna del Mezzogiorno, non facciamo nulla se prima non abbiamo risolta la quistione interna del Mezzogiorno che cosa accadeva ? Accadeva che giorno, è ! — del Mezzogiorno, il Calabro e il basifacevano per conto loro quistione esterna di quella che per l'intera nazione, per l'alta pol'abitante lico, litica militante, per l'opinione pubblica e cento giornali, restava quistione interna. i suoi Cala- Il emigravano. Prendevano i loro dieci secoli di miseria e la loro pazienza e attraversavano l'oceano avendo essi soli il coraggio di fare per loro proprio conto quella politica bro e siculo il d'avventure che era rinnegata dalla viltà nazionale. Gli emigranti, perfetto |i buon senso o signori, maesU'i miei del del prima sono e del dopo, precursori degli imperialisti, cattivi precursori, 'ma sono. La quistione del Mezzogiorno è anche la qui- stione della Sicilia, della Sicilia che per causa dell'emigrazione diminuisce di diecimil'anime e più all'anno ed ha province desolate. Ora, fac- una supposizione per spiegare il mio pensiero non per tracciare un programma di conquista, né molto meno per uno sterile rimpianto del passato. Ma supponiamo che l'Affrica più vicina cio e fosse italiana. Credete voi che la quistione in- terna della Sicilia oggi sarebbe la stessa giungo anzi : ? Ag- credete voi che sarebbe la stessa Il per tutto primo Congresso Nazionalista Mezzogiorno il per tutta e 63 l'Italia ? L'es- sere quell'Aflrica piuttosto sotto dominio italiano che francese credete voi che avrebbe lasciato e la Sicilia e il Mezzogiorno e l'Italia nelle stesse condizioni in cui sono rimaste ? Ma tutta la vita dell'isola da quell'aggiunta del dominio italiano di là dal breve mare sarebbe stata rinfiancata e serrata alla penisola. E tutta la vita dell'isola, Mezzogiorno e della penisola sarebbe sta-, ta rinfervorata, e certo molte cosiddette quistioni interne che ancora imputridiscono sotto il sole e per cui imputridiamo, sarebbero state ri-; e del solte. me Sarebbero state risolte essendo poste coNoi avremmo una buona quistioni esterne. volta seppelliti i cadaveri. nostri Un'altra quisiione interna è la scuola. Ma, signori miei, la quistione zo, non consiste toglier di mez- disordini della Minerva e nel corredar di i panche sto scuola della solo nel toglier di mezzo, nel le aulette queste aulette tutta elementari ? O non piuttosono il primo principio di E al- quistione in- una grandissima opera nazionale lora possiamo dir noi quanto la ? terna diventi esterna, noi che sappiamo quanto (rammento il FerNoi avevamo, amici, un patrimonio di capolavori e un patrimonio di perfezioni morali che ci avevano lasciato cento generazioni di maggiori nostri in duemila e cinquecento anni di storia e con tre sovrala cultura italiana sia schiava rerò) della cultura straniera. nità su tutte le genti, la sovranità de' nostri 64 II primo Congresso Nazionalista la sovranità de' romani, la sovra- fratelli greci, nità del rinascimento. Questo patrimonio era stato sole della terra, il un apice delle menti, un termine delie umane aspirazioni, uno specchio dell'eterno umano ideale, l'Olimpo degli Dei e degli eroi con questo per secoli e secoli avevamo educato la nostra infanzia e la nostra gio; ventìi questo aveva dirozzata la barbarie, su- ; scitate civiltà, era stato aveva attraversati e aggiunti gli scopritori nità del genere lievito di rivoluzioni il nuovi continenti i umano accorsi a morir lo gettammo ai cani ! all'u- questo avevan portato ; ardente e folgorante nel loro sangue poeti ; oceani dietro alle navi de- gli i giovinetti Ebbene, noi Noi gettammo ai cani queper l'Italia. sto immenso nostro patrimonio, il classicismo Lasciammo che su questo avesser ragione i me! grammaticali e todetti i lessicali tedeschi piangono per filologi tedescheggianti che fa si pii^i ? al abbiamo cosiddetta quistione vale a dire, Ed ora guerra Ma questo dov'è mai risolta esternamente una classicismo Cioè, noi ! la ! interna, assoggettando il ma alla nosti'O rovescia spirito : alla cultura straniera, invece di assoggettare la cul- tura straniera al nostro spirito. Or non torno al Vincenzo Morello scrisse innazionalismo nelle Cronache letterarie^ e è molto, fra le altre cose diceva forza, stile. non ha ideale, Dinanzi alla : solo lo stato non ha non ha metodo, non ha storia contemporanea esisto- «Nella lotta per la vita, . Il no primo Congresso Nazionalista nemici dello i non stato, 65 esiste lo stato. Ora, quale è la base dello stato in Italia ? 11 parla- mento. E dal parlamento qual mai pensiero, quale parola, quale energia si è sprigionata in tanto volgere di anni ? Qual politica è mai da esso venuta fuori capace di provvedere, non dico a lunga scadenza, ma a scadenza almeno di un decennio, agli interessi e alla fortuna del paese ? Quasi questo paese sia un trovatello, raccolto per pietà in un angolo oscuro della storia, nessuno di quelli che avrebbero avuto il potere di renderlo prospero e felice, ha mai avuto fede nell'avvenire, e tutti hanno cercato di sfruttare il minor pericolo per- provvisorio, di sbarcare col sonale il destino E i personale lunario e di abbandonare destini Morello aggiungeva il al » : «Ci fu un momento, in cui parve che Tltalia volesse anche lei, come le potenze, allar- altre mondo Ma gare i po prime, prevedute e prevedibili sciagm'e essa le suoi confini nel coloniale. do- raccolse nel proprio nido, per paura delle in- si temperie. Siamo poveri, dissero e bisogna diventar ricchi, lusso della vita coloniale. il cipio, su che gnavan i laici del i prima parlamentari, di permetterci Petizione di prin- parlamentarismo disde- Era quando Francoloniale une affaire di rivolgere l'arco della loro mente. forse ricca la Francia, com'è ora, cesco du I roy, faceva della politica quando Richelieu concedeva CoRRADiNi. Nazionalismo italiano. ti ioli di no5 . 66 . II pì-imo Congresso Nazionalista che fossero andati a exploiter era forse signora e padrona dei biltà ai borghesi le colonie ? O mondo l'Inghilterra, quando per terra e per mare, guerreggiando e speculando, ha mercati del costruito, in due secoli di lotta interrotta., il suo impero coloniale ? O la ricchezza dell'una e dell'altra nazione non è la conseguenza di tutti quegli sforzi e di tutte quelle lotte ? Noi abbiamo assistito, si può dire, alla formazione della politica coloniale tedesca. I vincitori di Sédan arrivarono ultimi al banchetto i buoni posti erano tutti occupati. Ed essi senza scoraggiarsi mossero ad occupare quelli rimasti liberi, anche : sotto il tropico » Ebbene, bastano queste tristi e giuste note di Vincenzo Morello a far vedere come la quistione senza dubbio interna del nostro parlamentarismo,, che è tutto il nostro mondo politico, sia una cronistoria d'atti esterni, soppressi. Or non è molto Stampa Scipio Sighele scriveva nella : «Credo che tutti saranno d'accordo nel riconoscere che colui che re^ge oggi il governo d'Italia è un patriotta. Ebbene, questo patriotta che porta il nome sunto il suo credo politico in due Xrasi liani ha illustre di Luigi Luzzatti, che amano la patria, della politica estera ; gli : rias- gli ita- devono disinteressarsi devono mante- italiani nere la pace anche a costo di ogni viltà » Ebbene, signori miei, il patriotta Luigi Luzzatti, fior del nostro parlamentai'ismo, troppo una nostra quistione interna. Ma è pur coni- prendete che tutti interna sarebbe Veniamo a Dobbiamo il la politica di questa quistione mondo. suicidio dell'Italia nel ^ noi. partire dal riconoscimento di que- principio sto 67 primo Congresso Nazionalista Il : sono nazioni proletarie, come ci nazioni, cioè, le cui sono classi proletarie condizioni di vita sono con svantaggio sottopoci ; ste a quelle di altre nazioni, tali quali le classi. Ciò premesso, il nazionalismo deve anzitutto batl'Italia è una nazione ter sodo su questa verità : materialmente e moralmente proletaria. Ed è proletaria nel periodo avanti la riscossa, cioè, nel periodo preorganico, di cecità e di debilità viSottoposta alle altre nazioni e debile, non tale. di forze popolari, samente come lismo I gli si muscoli il ma di forze nazionali. Preci- proletariato prima che il socia- accostasse. de' lavoratori che volontà avevano i eran forti com'ora, lavoratori di elevarsi ? ma Era- no ciechi sul loro stato. Or che cosa accadde, quando il socialismo disse al proletariato la prima parola ? Il proletariato si risvegliò, ebbe un primo barlume sul suo stato, intravide la possibilità di mutarlo, concepì il primo proposito di mutarlo. E il socialismo lo trasse con sé, lo spinse a lottare, formò nella lotta la sua unione, la sua coscienza, la sua forza, le sue stesse armi, il suo nuovo diritto, la sua volontà di vincere, il suo orgoglio di stravincere, l'affrancò, lo portò a dettar la sua legge di classe alle altre classi, alla nazione, alle nazioni. i 68 II primo Congresso Nazionalista Ebbene, amici, il nazionalismo deve fare qualche cosa di simile per la nazione italiana. Deve essere, ")<^ a male agguagliare, nazionale. come Cioè, proletariato il valore della dobbiamo insegnare noi il nostro socialismo socialismo il lotta all'Italia insegnò di classe, al così valore della il lotta internazionale. Ma la lotta internazionale è Ebbene, sia -A sciti la guerra ! E il la guerra ? nazionalismo su- in Italia la volontà della guerra vittoriosa. È superfluo avvertire che la nosti'a guerra non è un precipitarsi alle armi, e che la nosti'a guer- ra vittoriosa non è un'ingenuità poetica, o profetica, ma un y poniamo ini ordine morale. Noi « metodo di insomma pro- redenzione nazionale » e con un'espressione estremamente riassuntiva e concentrata lo chiamiamo « necessità della guer- ra». La guerra è latto supremo, ma l'alfermare guerra comprende il riconoscere la necessità del preparare la guerra e del la necessità della prepararsi alla guerra, cioè, comprende un metodo tecnico e un metodo morale. Un metodo di disciplina nazionale. Un metodo per creare la ragione formidabile e ineluttabile della necessità della disciplina nazionale. Un metodo per creare la necessità inesorabile di ritornare al del dovere. le scuole Preme e le Un metodo sentimento al cuore de' nazionalisti che ferrovie facciano il loro dovere. per restituir credito soprattutto alle virtù e all'esercizio delle virtù (i mezzi del Giappone povero come noi) che i borghesi e la loro H primo Congresso Nazionalista opinione pubblica e il uomini dirigenti e gli loro buon senso politici, o il 69 e le clavSsi parlamentari- smo, come direbbe Vincenzo Morello, misero da banda per rispetto alla vita della nazione italiaUn metodo finalmente per rinnovare un patt0 na. na- di solidarietà di famiglia tra le classi della Un metodo zione italiana. sità e l'utile di predicato lavoratori ai per provare la neces- questo patto. Per anni e anni fu dal italiani socialismo, nostro maestro e nostro avversario, che era loro interesse rendersi solidali con lavoratori della i Concincina e del Paraguay e rompere ogni solidarietà con i loro padroni e con la nazione italiana. Bisogna rinchiodare nel cervello dei lavoratori che hanno un maggiore tenersi solidali con con i interesse a man- loro padroni e soprattutto nazione e a mandare al diavolo la socon i loro compagni del Paraguay e la loro lidarietà della Concincina. Insomma ha risolta da quando è costituita ha perdute due guerre l'Italia, bertà e in unità, la quistione Mezzogiorno. del politica delle alleanze è giunta de' suoi amica in e li- non Nella ad essere nemica nemici de' suoi algli uni e presso gli ha sospettato neppure che si potesse alleati e de' senza credito presso leati, e altri. Non imprimere all'emigrazione un moto verso una finalità nazionale ed ha ormai logore tutte le sue istituzioni ed esausti Vale a dire, il resultato tutti i della suoi parliti. nosti-a politica estera e della nostra politica interna è cattivo. 70 Quali II le primo Congresso Nazionalista cause sione generale. st'opera. ? C'è bisogno d'un'opera di reviIl nazionalismo si propone que- C'è bisogno di mutai' sistema, di tro- vare un miglior sistema di uomini e di cose. Il nazionalismo vuol trovarlo. Questa è la sua ragione d'essere. PARTE SECONDA. POLITICA MILITANTE. IV Aristocrazia democratica e democrazia oìigarcMca. . L'esperienza delle ultime elezioni politiche del- Novembre 1913 insegna, a coloro che vedono chiaro, che quello fra i molti partiti il quale si chiama il vecchio grande partito liberale, se vorrà continuare ancora a dirigere la l'Ottobre e del vita politica della nazione, bisognerà che si tras- formi in un nuovo grande partito nazionale pren- dendo dottrina, nazionalismo animo che e metodo di lotta da quel ultimamente è stato la sua avanguardia Allora soltanto potrà collocarsi di fronte al suo antagonista naturale che è La zioni il realtà storica presente di fronte, quella del partito socialista. comporta due posipartito socialista e quella del partito nazionale. Chi, per esempio, vede il solito partito liberale due estremi opposti, socialisti e clericali, e ne fa dipendere il suo trionfo avvenire, e per conseguenza la salute della patria, dal suo tenersi equidistante dall'uno e dall'altro, è uno che non vede giusto, probabilmente per vecchio spirito settario. Gli opposti, se mai, qui sono clericali e massoni. Ma oltre a ciò la realtà storica è per due grandi partiti di fronte il partito sotra : cialista e il partito nazionale. 76 Aristocrazia democratica Il compito di quest'ultimo deve essere di lavo- rare per la pacificazione interna, allo scopo d'au- mentare la ricchezza e la potenza della nazione, come mezzi per raggiungere nazionali del le supreme finalità cui divenire sta riposto nel conflitto il mondo. Ora, nel lavorare a ciò partito il nazionale verrà a trovarsi antagonisticamente di contro al socialismo che è internazionalmente pacificista per gli effetti della lotta di classe in- terna. Ma altri contemporanea nella realtà storica Sono partiti. socialismo e il tutti ci sono quei partiti medii tra vecchio liberalismo che democratici e che per la il dicono si comune essenza loro possono considerarsi unificati in un solo grosso partito democratico. Dinanzi a cui come verrà a trovarsi nazionale che dobbiamo formare, se partito il a cuo- ci sta re la salute della patria ? Per rispondere a questa domanda bisogna avdue parole che volgarmente hanno lo stesso significato. Le due vertire la differenza che passa fra parole sono avversario e nemico. l'avversario, l'antagonista, Il socialismo è come abbiamo detto ; democrazia, non ciò che sarebbe la democrazia secondo le sue definizioni teoriche che sono la men che nulla nell'azione politica, ma ciò che è la realtà democratica operante nell'Italia di oggi, questa è È noto in Italia. nemico. il il processo fatto alla democrazia anche Ma soltanto a Roma, durante le eie- democrazia oligarchica e chiaro nel fondo di essa. Bisogna ripensare alla democrazia dei principi romani. Bisogna ripensare ai due principi romani, don Leozioni, vidi ne Caetani la loro zia. e don .Scipione Borghese, campagna Ma prima i quali fecero elettorale sulla loro democra- per galantomismo debbo premet- che se parlo de' principi romani, non ò perchè nutra uno speciale rancore verso quelle nostre illustri villime elettorali, ne perchè atti'ibuisca a mera colpa personale loro quanto dicono e fanno la cecità dei tempi è in loro ed essi non vedono e non capiscono. Ma io ne parlo perchè appunto la combinazione delle fortune elettorali volle che essi nella capitale del regno fossero elevati a indice di un male che è generale tere ; di tutte le classi loro, della vecchia aristocrazia, della borghesia ricca, di quella di lavoro e di quella di cultura. Li prendo per ciò che furono in un'ora solenne E non : prototipi e memorando esempio, tanto intendo parlare contro di loro e i loro quanto parlare per loro e i loro simili, per illuminarli. Dopo di che veniamo a noi. Una serg dunque a Roma andai a un comizio che aveva luogo non mi rammento in quale piazza. Di sopra un trespolo sotto una porta parlava il prinsimili, cipe Caetani, ma la folla degli avversarli schia- mazzava perchè cessasse di parlare. Nella oscurità della prima notte vedevo le lunghe braccia del principe comiziatore starnazzare sullo schia- mazzo, mentr'egli ostinatamente seguitava a vociferare. Una sola parola afferrai, quella del suo 78 Aristocrazia democratica programma democrazia. Allora, improvvisamente, vidi chiaro, come dicevamo, nel fondo delia : democrazia contemporanea. In poche parole, questa è la legge, nò si può più compiutamente e più esattamente enunciare la società è ordinata così com'è, per la difesa e : la conservazione degli interessi costituiti e per la propulsione e lo sviluppo degli interessi da costituire. Sono due funzioni, conservazione e svi- luppo, che poi possono ridursi ad una, poiché la conservazione, se s'intende quella vera che deve essere ed è, vale a dire, la conservazione orga- nica e viva, e non quella degli avari che strin- gono e nascondono i tesori, la peto, per le ragioni stesse della come qualunque organica vita, propulsioni del suo sviluppo, necessità, progressiva. Il è, conservazione, ri- sua organica vitja, porta in sé tutte cioè, che non le per naturale si capisce più tempo in cui tutti, in un modo o in .un proclamano la funzione progressiva della società, liberali, democratici, radicali, per non parnel nostro altro, lare dei socialisti, dei repubblicani e degli anai'chici, e non uno si trova il quale non si vergogni, per vergogna del nostro tempo, di affermare la è, per lo meno, funzione sociale conservativa che ugualmente necessaria, lecita e onesta. Comunque, tornando a noi, dobbiamo dire che tanto più gli interessi costituiti hanno bisogno meno difesa per mano quanto più da lunga perchè la loro giustizia è sempre manifesta, non solo, ma anche il loro con- la loro conservazione, sono di costituiti, e democrazia oligarchica 79 dizìonamento sempre meno risponde ai tempi, e quindi la loro solidità è sempre più debole. Ma fra tutti gli interessi da lunga mano costituitii, primi sono quelli de' patrimonii aristocratici per non perder d'occhio servono sì romani adunque lo che noi sforzo che la società, dobbiamo che principi lo si romani ? è stato, Eb- fare per difenderli. che fanno inche fanno, di fa, tanto molti nostri signori nobili, i Massimo papale. d'origine bene, mentre questo sforzo grazia, ci bene, quelli di natura latifondista de' principi tutti e, campioni che nostri i È da distinguere tra la loro vita privata e la loro vita pubblica. Nell'a loro vita privata fanno i nobili signori, fanno principi romani latifondisti, ma i nella loro vita pubblica fanno dichiarazioni democratiche. Nella loro vita privata, i nostri eccellenti mani, nulla fanno per rimodernare campioni roil giusto pos- sesso de' loro latifondi rimodernandone me, ma il regi- nella loro vita pubblica si portano can- didati de' partiti democratici che progresso, l'ascensione nire, il loro programmi per hanno l'avve- dell'umanità nei definizione. Nella loro vita privata non fanno nulla per aver meno bisogno dello stato, quale è oggi, per la difesa de' loro interessi, tutto ma nella loro vita pubblica fanno di per mettere lo stato sul cammino delle no- vità democratiche che dovrebbero rendergli quella difesa di quei loro interessi ficile. sempre più dif- Nella loro vita privata e nel sodo de' loro interessi sono insomma reazionar ii, ma nella loro 80 Aristocrazia democratica vita pubblica e nel tenero dell'altruismo sociale sono tanto democratici che per provvedere all'avvenire del proletariato e in generale delle «classi al meno abbienti » tentano di prender la Durante socialismo. la campagna mano elettorale r Idea nazionale pubblicò lettere di galantuomini che conoscevano de visu tenute del prin- le cipe Borghese e che quanto riferivano, potevano provare con documenti. Cè Roma, come a sapranno, un'istituzione di lettori civiltà, i quella per aprire scuole nell'Agro. Ecco come il principe democratico, elevatore del proletariato nazionale e internazionale, pratica l'elevamento del suo proletariato. «Nella tenuta di Pantano non furono e non sono dagli affittuarii, erano locali fittuario, sono signori i per le dati dal principe, Gibelli. sufficienti fino a ma locali che A li scuole ma forniva i l'af- da che son forniti dal principe, indecenti e fetidi. inadatti, Così infatti, con altri aggettivi egualmente scarsi di lode esprime a riguardo o si di essi l'ultima relazione of- del comitato per le scuole. ficiale sì Torrenova La casa principe ha partecipato alle premiazioni ! Sì, del ma Roma dieci o dodici orolucido. E basta. Il principe non inviando in dono da logi di ha mai Ed rale, metallo visitate le ecco ora dopo le gioie scuole». le gioie dell'elevamento mo- dell'elevamento economico. contadini coltivatori, sono circa 50 famiglie, sono nomadi, stanno sotto caporale, «A Pantano i e democrazia oligarchica vivono ancora nelle capanne! colera benedelto lUli consigliò la distruzione del dei laggio colie nit. li 81 ; ma il villaggio si riformò, capanne IrisLe vil- uaLuralmenLe e qualciie casella volante in eter- Cioè a dire, cose rimasero le come prima. Gli stessi salarli, le stesse miserie, lo stesso abbruti- mento. Questo stato di cose, se non è voluto dal proprie tai'io, è tollerato. «1 contadini dipendono, è vero, dall' afiìttuar io, i suoi affari, e pur troppo le leggi di non tutelano come dovrebbero la vita dei lavoratori, i quali non hanno né contratto di lavoro, né assicurazioni sugli infortuni, né norme il quale fa bonifica igieniche elementarissime che assicurino abita- umane, alimentazione sana e acqua potabile. A Pantano fino a due anni fa i contadini bevevano l'acqua del fosso La fontanella dell'acqua potabile era distante circa due chilometri dal villaggio di capanne e le strade d'inverno zioni ! erano veri pantani ! «Certamente il proprietario latifondista avrebbe potuto imporre all'affittuario case, alimentazione sana, regole di vita civile, assistenza agli uomini che comunque assicuravano il pagamento delle affittanze. Egli è che il principe Borghese, per quanto brillante oratore e conoscitore agricolo, proprio non vive in campagna. formano male ; occupa si Ha ma i di agricoltura, non suoi agenti che forse l'in- se avesse avuto spirito uma- nitario ed esperienza di agricoltore, avrebbe visitato più spesso le sue terre e provveduto». CORRADiNi. Nazionalismo italiano. 6 . 82 Aristocrazia democratica E per laitra tenuta del principe Borghese, Torre nova, è lo stesso. Si raccontava da testimoni oculari neWIdea nazionale: <; Ricordo di aver visto anche una scorso anno lo bolgia fumosa e putrescente nel vecchio ca- monelli dormivano su sacchi sporchi nudo terreno. Era sera e l'aria era irrespirabile, densa, accecante di fumo dei foco- dove sale, dove lari nova i guitti cocevano la polenta. a dieci chilometri da è bonifica a i sul distesi Roma Anche a Torrenova ! e Torresoggetta nuovi locali i erano insufficienti per la popolazione e l'affittuario ingordo trattava gli uomini al disotto de- ammali. Ma il principe proprietario perchè lo permetteva ? Non sapeva forse ? E allora non conosce quello che avviene a casa sua Segno che pratica poco la campagna, la sua campagna Se sapeva, doveva imporre all'affittuario un trattamento umano ai lavoratori. Per esem- gli ! ! pio, un proprietario non affitta ne fa.... cattivo uso ne di Pantano e produsse in chi sdegno » Immaginino che chè gi, lo i stato, i un regime di ri- che Lo spettacolo delle capan- I della lettori tutti principi romani conservare sua casa a la guitteria lo vide, che che vuol essere di case spettato, lo gente.... di Torrenova senso di disgusto e di sforzo che la società, noi dobbiamo fare per- possano, al giorno d'og- tali patrimonii che sono ancora a tale iniquità medioevalc che fanno intanto i principi ! Ebbene, romani, come ri- e pagano democrazia oligarchica 83 hi società, lo stato, noi tutti, dello sforzo che facciamo per loro ? Ci ripagano così. Essi dovrebbero, se in loro non fosse la cecità del secolo, dovrebbero lavorare a fare piii il possibile sparire l'iniquità medioevale dalle loro terre e dovrebbero starsene quieti e tacere. in pubblico Al contrario, nulla fanno perchè l'iniquità spa- mantengono risca dalle loro terre, de' latifondi sotto le, si si ma in un regime pubblico fanno ascrivono fanno portare candidati dei partiti degli amici del po- che costerebbe loro qualcosa, il sono amici del popolo loro nulla, amici del popolo, amici del popolo, non sono amici del popolo. Vale a dire, polo loro, loro popolo d'iniqintà medioeva- gli degli partiti ai il altrui, costa allo stato e il ma che non costa agli altri. Vale a concludendo finalmente, contribuiscono a rendere piìi aspra l'opera di difesa sociale, l'opera di conservazione sociale che son pur necesdire, sarie per tutti, soprattutto essi rendono piìi compresa la nazione, ma di cui hanno estremamente bisogno. Le dure e più aspre buttandosi nelle più le minacciano, per- braccia di quelli che chè hanno della seconda funzione sociale, funzione la che per nulla mento. Tale è la si di dell' istituto rinnovamento, un' idea distingue dall'idea di sovverti- democrazia de' nostri signori ai'i- stocratici, quella che per antonomasia abbiamo convenuto romani. di chiamare la democrazia de' principi Aristocrazia democratica 84 mente del maggior numero non viene avvertito come tale democrazia altro non è se non una j^osizione di doppio comodo personale comodo personale in privato di fare il comodo suo, comodo personale Eppure la cecità di è sì forte clie : in pubblico di condo Non non avere un'esposizione politica sedei tempi. spirito lo come tale democrazia altro non una posizione di doppio interesse viene avvertito è se personale : interesse personale privato, interesse personale pubblico. La natura qui tutta : della democrazia nell' accontentarsi sizione politica, contemporanea di è un'espo- essere non corrispondente, spesso an- opposta alla realtà personale, economica e volontaria, dell'individuo. tagonisticamente E la possibilità crazia mantiene il dell'inganno in cui la pubblico, è tutta qui : demonel suo beneficiarsi d'una immorale, ipocrita, troppo co- moda distinzione tra vita privata e vita pubbli- per cui la gente non vede più il necessario nesso tra la realtà personale dell'uomo che ò il fondamento di ogni altra sua realtà, e la sua ca, esposizione politica che fuori di quel fondamento è o parole senza costrutto, o parole per secondi fini. Mantenere l'inganno, sulla soppressione del sopraddetto nesso, è per la democrazia contemporanea quistione di vita o di morte. A Roma, durante le elezioni, era molto istruttivo vedere in che modo i giornali democratici e sostenevano democrazia oligarchica candidatura la erano democratici e che sapevano non se dei latifondi dell'Agro più che ma noi, le principi i loro avversarli erano i clerico-nazionalisti. Quei giornali I demo- de' principi La sostenevano dicendo che cratici. mo 85 le co- sappia- le smentivano, o non se ne curavano. principi erano democratici, erano della democrazia, e i i candidati giornali democratici li so-' stenevano. La verità si è che la posizione nostra della aristocrazia democratica e la posizione dei giornali democratici è la stessa. È stessa la posi- ha nulla suo espositore. Con zione di esposizione politica che non in comune colla realtà del che la solida concreta realtà deldemocratica è una proprietà fondiaria di origine feudale, mentre la solida concreta realtà dei giornali democratici è una molto la differenza l'aristocrazia moderna società per azioni. Circa la guerra libica due giornali democratici, appartenenti alla stessa società, uno di Roma, Messaggero, e uno di Milano, di parere contrario sanno, simo, fu libico, pensano il gli ; il romano, come milanese ingenui, tori. Ma differenza la così verità è un' altra. delle i antilibico. la intende la libertà di coscienza de' È amministrazioni il furono Secolo, il lettori Benis- democrazia suoi servi- la robusta in, delle società per azioni dei giornali democratici per qualunque sorta di opinioni politiche, anche di somma im- portanza nazionale, come la guerra libica. Quan- 86 Aristocrazia democratica do si \'Tiol combinare un giornale democratico, prende un direttore che abbia un certo passato democratico, e questo è facile perchè la democrazia va da un qualunque liberalismo al socialismo riformista, con tendenza a possibili alleanze perfino coi rivoluzionarli. Si prende dunque si un direttore militante già democratiche, gli si cosiddette nelle file aggiunge una redazione con qualche socialista riformista e <jualche repubblicano transigente, o intransigente che sia, più gli si aggiunge il corpo dei cronisti prevalentemente socialisti rivoluzionarli brava gente svolga il ; si lascia che questa programma democratico (in in buona fede, il che è me- buona fede, signori, no disonesto, ma è tanto più comico!), e intanto l'amministrazione, l'uomo ad hoc dalle cui vedute nient'affatto politiche, ziarie il ma soltanto finan- giornale democratico uscì, dà, o almeno ripromette di dare buoni dividendi agli azio- si ben s'intende, non difetta il più perfetto tipo del tanghero borghese che, \àta naturai durante, tutto fece per aver una buona rendita da collocare, nulla per avere una opinione politica da sostenere. nisti della sua società fra In una fra le i quali, più illustri città d'Italia esiste un giornale democratico. Organo la regione, città, del organo del governo per di associazioni liberali sostenne nelle passate elezioni primo e delle seconde, più i per la candidali un sistema proprio candidature opposite, da quella socialista in un luogo a (picUa clericale in un altro conforme di ; e ad una democrazia oligarchica 87 non possiamo dubitarne, di sano non che ad una va- imitt^, amministrativo, indirizzo rietà di libere opinioni politiche redatt'oriali flut- tuanti sotto quella direttoriale naturalmente de- mocratica. Fu quello, crediamo, in tutta Italia il solo giornale che nelle passate elezioni riuscì a guadagnarsi volte, in il due antagonistici privilegio città nella sua : di essere città Roma didati governativi, a zione campanozziana. programmi sostenendo i un Or questo impareggiabile socialista rivoluzionario, sta, petroliere, ze. Il bombardiere e me abbiamo didato suo. il il i suoi sindacali- simili piacevolez- quale fu portato candidato e libero cittadino lasciò can- sostenendo la rivolu- modello dei giornali democratici aveva tra redattori due battuto diverse e su due per esser giornale che aveva, coil can- È superfluo aggiimgcre che per tutto detto, nello stesso collegio periodo elettorale, giornale e suo ex-redattore fecero pubblico scempio l'uno dell'altro, non ri- sparmiandosi neanche nella moralità. La mattina stessa del 2G Ottobre il giornale rivelava che per tutto quel tempo il suo ex-redattjore aveva continuato a passare in amministrazione a chieder denari in prestito, e questa gli sembrava una spudorata immoralità. La sera l'ex -redattore cade. Quand'ecco, pochi giorni dopo, il giornale annunzia che non avendo avuto mai ragione di disistimare il suo ex-redattore, lo riprende al suo rivoluzionario torna nel giornale posto, e così il democratico. Ma non è finito ancora. Si viene a 88 Aristocrazia democratica sapere che ciò è fatto per i buoni uffici di persona amica. Ebbene, indo^dnate, o signori, chi fu costei caduto, dicale. ? si L'avversario vittorioso del giornalista un uomo La di buon cuore città illustre, e di stupefatta, parte ra- si domanda ancora che cosa sono le opinioni politiche in cui essa può aver pure l'ingenuità di mettere un po' dell'anima sua e della sua salute, che cosa sono per i multiformi seguaci della varia democrazia. Che cosa sono? lo abbiamo già visto sono posizioni d'affari. È ormai palese che gli uomini d'affari, ì Noi : grandi mini industriali, di banca, le i grandi grandi costruttori, ditte, le grandi gli uo- officine, equites romani della Terza Italia, cioè, i commendatori delle società anonime, hanno una spiccata inclinazione per la democrazia. Così è in Francia, così è anche in Italia. Perchè ? Forse per amore della democrazia ? Neanche per sogno. Perchè allora ? Per il tornaconto che hanno ad apparire democratici, a muoversi in certa atmosfera di favore democratico. Perchè la democi'azia, per puritanismo, per popolarismo, per socialismo, soprattutto per invidia, avidità e ipocrisia, non sarebbe aliena dal mettere in cattiva luce, diciamo sociale, i produttori della ricchezza, e perciò costoro cercano di propiziarsela e di chiuderle la bocca. Vi giungono prendendola ai gli loro stipendi!. Negli stessi aristocratici di cui ab- biamo convenuto di eleggere ì principi romani a campioni, e nei borghesi ricchi che fanno i de- e (loiiocrazia oligarchica mocratici, accade la stessa cosa prima che ro, profondo, servazione. Il pi che le l'istinto della subcosciente un propria con- a\Terte che nei tem- li corrono, una esposizione democratica è per loro sare anche in costo- : dell'ambizione, lavora l'istinto istinto più 89 il miglior salvacondotto per lasciar pas- loro ricchezze, dentismo raffinato, i loro titoli, il loro gau- loro ozio. Poi l'esposizione il democratica dà anche carriera, come dicevamo, E alla loro ambizione. di ricchezza, gli costruttori, i così per uomini eredi nuovi produttori nuovi produttori insomma della quida ricchezza moderna che agli i d'affari, gli industriali, della si i li- sovrappongono vecchia ricchezza fondiaria di modello feudale. A prezzo di giornale democratico si ripromettono origine, di o per meno lo di comprare una certa franchigia di lavoro e produzione e per di più, mercè il procacciantismo della già puritana democrazia, acquistano una maggiore libertà di movenze e una maggiore audacia negli affari, hanno, quando vogliono e quelli i quali vogliono, il mezzo, nel giornale dedi mocratico che è loro ai stipendii, di premere, per esempio, sullo stato per appalti, commissioni e forniture. E così questo della fattore materia prima della grandezza nazionale, il pro- corrompe non di rado e corrompe pel tramite della democrazia fattasi accomodantissima e compiacentissima dopo aveduttore di ricchezza, re incominciato corruzione. con si essere il flagello La democrazia sviluppa i di mali ogni istinti 90 Aristocrazia democratica che sono alle radici del / L'uomo voracità. Nelle canti : suo puritanismo, l'avidità una poderosa dinamica e l'invidia, e ne trae I avemmo esempi passate elezioni vedemmo qualche in nali su cui è forte il di ne fa suo prò. di affari edifi- gior- d'Italia città potere di cantieri che for- niscono allo stato corazze e cannoni, sostenere candidati socialisti. Militarismo e antimilitarismo Certamente la industriai -democrapunto di combinazione per l'utile d'entrambi. Ricordo un collegio di Toscana in cui il candidato socialista era sostenuto da quasi tutti i signori terrieri. Uno di costoro, padrone di fattorie, nobile, avendogli io domandato perchè sosteconserva di ? : zia offre loro neva il il mi socialista, rispose Posseggo in quel collegio. — Lei : Una volta mi capisce il didato era de' socialisti più arrabbiati, ma ha poi inteso la ragione e s'è addomesticato. Lei capisce L'appoggio che curazione. — E gli ! nostro can- ! diamo, è un prezzo di assi- avendogli io aggiunto: paese? Lei non pensa — Ma il — il bene del paese? dovrei E perchè rispose nobile signore mi pensarci io ? Non c'è il governo per questo ? al : Del resto, cono che lati. — il — re fa lo stesso alla capitale. egli Anche la corona? Con buona pace rola del nobile signore è esatta prezzo di assicurazione che blico per E così il di- : Ma del pademocrazia è la nobile signore lasciamola in disparte. il Mi faccia votare per Leonida Bisso- si paga in la pub- proprio utile privato. abbiamo passale in rassegna varie in- e (hìuocrazia oligarchica 91 carnazioni di democrazia contemporanea mocrazia degli aristocratici, la la de- la democrazia giordemocrazia degli uomini* d'affari conservazione ed elettorale nalistica e la : doppia, d'istinto di ; ; democrazia industriale. dovremmo aggiungere gran macchina infernale della democrazia contemporanea, la democrazia massonica. V Ma recentemente troppo fu smontata questa macchina pezzo per pezzo, troppo fu mostrato come funziona nel segi'eto massonico e nel blocco, all'insegna degli alti ideali della democrazia universale. Uomini di tutte le parti di cui sono fuorusciti, socialisti evoluti verso la borghesìa da cui provennero, come Enrico Ferri, socialisti maturi per il governo, come Leonida Bissolati, riformisti di quattro cotte, repubblicani che per Alle quali la Libia fecero saltare in aria la bicocca della loro repubblica, radicali che al ministero, hanno la loro gente democratici (per la carriera muni- cipale), costituzionali (per mendatori), la tutti il quanti tra re che il li fece com- 26 Ottobre e il Novembre li vedemmo convergere a spezzare una lancia per la candidatura del socialista ri2 voluzionario antilibico Antonino Campanozzi. Chi piegava? Il potere occulto della massoneria. Chi li stringeva ancora insieme ? Il vincolo mas- li sonico. Quando quando ogni stava il ogni altro vincolo era spezzato, altra dipendenza era cessata, re- vincolo massonico, restava culto della massoneria. il potere oc- Nel profondo della de- ì 92 Aristocrazia democratica mocrazìa contemporanea, al combinazioni democratiche, le ragioni nico, di parte, sta un potere di nell'efod mistico il di sotto di tutte le di al sotto di tutte potere occulto masso- tenacissima oligarchia ravvolto universali degli principii. Da questa sotterranea realtà oligarchica, attraverso il procacciantismo dei fratelli e la cupidigia de' blocchi municipali la massoneria sale alla sua esposizione pubblica democratica. Insomma, per concludere, democrazia massodemocrazia aristocratica, elettorale, democrazia giornalistica, democrazia degli uomihi d'afnica, fari e degli altri lavoratori del capitale, questo è Tutta la democrazia contemporanea ha una natura criminale. La sua criminalità consiste in ciò ! che abbiamo messo in luce, nell'avere essa un'e- sposizione politica di carattere altruistico, popoproletario, lare, socialista, umanitario, progi'es- per coprire e av\^antaggiare la sua natura che è d'egoismo e di sfruttamento egoisista e civile, stico. Tale e la democrazia nel presente periodo storico democrazia di sfruttamento, di parassitismo : individuale. Come dicevamo di fronte proletario e il posizione la : in principio, comporta tagonistiche due posizioni an- presente periodo storico, socialista internazionalistico, nazionale degli inleressi di (ulte nazione. Ma imbroglia fra lutto, i due anche e dell'interesse la posizione le classi e della si pianla la democrazia e il combattimento. e E democrazia oligarchica perciò essa è il comune nemico 93 dei due av- versarli, del socialismo e della nazione. Perchè nella comnuovo per l'avquello che logora for- vita pubblica gli avv^ersarii battendosi collaborano e creano venire, ze, mentre il sfrutta forze, l'avv^enire. nemico sciupa è il il presente e distrugge Liberali e nazionalisti. Discorso letto a Venezia, Genova, Torino, Napoli, ecc., nel Dicembre 1913. Non passate elezioni, finito ancora nelle era, lo spoglio dell'urne, e già quanto malconcio, nifestava mo il il partito liberale, al- proposito di «riorganizzarsi». il e ma- Fu pri- chiamava a raccolta si astinente condottiere delle sentinelle .:uro, Giovanni Borelli, veemente voce dal Resto del Carlino avanzate del partito liberale, ad alzar la di Bologna. Quello che poi accadde qualche giorno dopo, Per opera d'un giornale ro- vi è noto, o signori. mano che è esponente della seria coscienza po- dell'on. Sennino, il Giornale d'Italia, per opera d'un capo discervellato delle associazioni cattoliche, il conte Gentiloni, per opera di clericali, per opera d'anticlericali massonici s'arrolitica vesciò sulla vita pubblica lo schiamazzo dei fir- matori de' patti, che Montecitorio l'Italia. Fu gislatura. Si e si quello il parlamento, anche prima riaprisse, tornò a disturbare il primo atto della seppe che nome piìi, nuova le- nome meno, diecina più, diecina meno, più dì due centinaia e forse più di tre, di candidati, tra eletti e ca- durante la campagna avevano pensato ciascuno nel suo collegio ai casi suoi, ed avevano provvisto ciascuno nel modo che gli era parso duti, CORRAKiM. Kazionalismo italiano. 7 98 Liberali nazionalisti e più pratico senza curarsi d'altro. Senza curarsi della moralità politica, e diciamo della sua elezione. tanto per il Ed io come li aveva quali il partito li lasciati non non di ciò, quanto perchè anche in fatto in sé, quella occasione, chi pure umana, mi occupo conosce, ritrovò : uomini di un i liberali partito ai com- offriva più nulla per né armi, né animo né realtà, cioè, d'interessi e di posizioni, né realtà di dottrina, né realtà di sentimenti, nulla per cui, pur di vincere, ricorrevano a qualunque mezzo loro si presentasse. Uomini di decadenza, battere, né terreno sodo, ; ; estrema decadenza, non tanto per se medele loro qualità, quanto perchè è sempre di decadenza, e di estrema decadenza, la media degli esseri umani, quando lo spirito di vita, di qualunque vita, o politica, o religiosa, o morale in genere e in qualunque maniera si nomini, è povero nell'atmosfera ambiente e circolante. Sappiamo di candidati liberali che fecero tutta la loro campagna elettorale in continua indi simi e per tesa di mutuo appoggio con candidati di collegi limitrofi didato liberale. zione. rito Ma che pure avevano È questo il il socialisti loro can- caso tipico, è l'ecce- sotto l'eccezione sta la regola, dello spi- della dottrina liberale che lascia a suoi uomini. Ed avendo questi una nudo i certa ambi- memedia comune, volendo essere qual- zione e non superando senza demerito, nò rito loro, la cosa nella vita pubblica, fanno quello che possono. Liberali e nazionalisti 99 Qualche mese prima delle elezioni parlavamo con un deputato liberale non dei meno ragguardevoli, serio, studioso, brava persona in tutto. 11 quale ci disse Bisognerebbe « riorganizza- — : re » partito il — mini. noi. Ora ma le però, se cosa potrebbero osservare che mancano dottrine uomini, e gli discorso fatto alla uno dei capi patriottico ; stessa il vero. e ditemi voi uomo se dello stato, e politico di caldo cuore non fu ancora una quistione come patriottismo inteso gli molto da è esposizione d'una dottrina ben frusta sovranità le Avete sentito del liberalismo Salandra, : dottrine, e le camera or non illustri dall'on. illustre, la uomini che mancano due osserverebbero lutt'e sentiamo da uomini, gli da quelle ripetere questi e il ci poco, e poi dottrine ma mancano gli uodicemmo dentro di immaginiamo che parlino pri- liberale, Non manca ! Libertà, meridionale e idealismo, e ben poco di più. Ma bito il i dopo loro sempre, e prima e suelezioni, che bisogna « riorganizzare » liberali dichiarano le partito, e nulla di più, nulla di più intimo. male, i liberali, i le le non pensano a elezioni vanno monarchici, quelli del cosiddet- to partilo dell'ordine pre Quando insomma, concludono sem- loro lamentele con la solita accusa conlro corpo il loro corpo elettorale, che urne per indolenza», mentre gli elettori dei socialisti sono accorsi alle urne «compatti». Non sospettano, i liberali, i monarchici e il elettorale, «ha disertato le 100 Liberali simili, e nazionalisti che la causa dell'indolenza dei loro elet- possa essere in altro che nell'indolenza dei loro elettori, hanno dimenticato il motto latino tori : sua spiegazione italiana che è questa: c'è dentro un'anima, o si muore. Non è mio proposito far qui il compiuto quadro dello spettacolo che il liberalismo sta dando spirltas intus di sé, è alit, e la mio proposito ricercare piuttosto le cau- se di ciò. Perchè il liberalismo e venuto in questa pre- sente decadenza ? Perchè, rispondo subito, fu un pessimo combattente contro il socialismo. Un combattente, permetta la sincerità che sola e coraggio e senza intelligenza. si mi utile, senza se vole- Questa è la verità nuda e cruda. Sorto partito il socialista, i liberali, vano continuare ad essere della vita nazionale i conduttori validi, avrebbero dovuto veder subito in quello il loro nemico, ma tener a bada, il loro non un disturbatore da nemico antagonista da combattere acerrimamente e senza quartiere. Anzi tutto, voi mi domandate, perchè il partito socialista si presentava a dichiarai'e la guerra alla borghesia, E perchè no Perchè il in nome del proletariato ? ? liberalismo non avrebbe dovuto ri- cordarsi di essere uscito dalla borghesia, di essere una concezione, una e politico di questa creazione, uno della borghesia, sin dal al stato storico primo polero, sino, cioè, dnlln salire rivoluzione Liberali e nazionalisti francese ? E 101 per conseguenza perchè non avrebdella borghesia il difensore? be dovuto essere Era socialismo secondo il le condizioni storiche avevano dato materia e dinamica, era, o no, una forza nuova che tentava di espropriare economicamente e di spossessare politicamente la borghesia ? E dunque, o signori, perchè non avrebbe dovuto venire a porglisi di fronte un'altra forza combattente per la proprietà borghese e per la supremazia borghese ? Ma una forza energica, vogliamo dire, ferma, coraggiosa e intelligente, compresa del suo diritto da mantenere, come il nemico era compreso del suo diritto da che gli conquistare ? Questo però della difesa borghese avrebbe dovuto essere soltanto il programma minimo dei liberali e ben altro avrebbe dovuto essere il loro maggior programma. Il liberalismo avrebbe dovuto procedere ben oltre la difesa borghese. Avrebbe dovuto procedere a mettersi, con piìi coraggio e intelligenza ancora, a mettersi di fronte al socialismo, non piva la borghesia, in quanto ma il socialismo col- in quanto per colpire la borghesia colpiva la nazione. Allora avrebbe ralismo italiano preso la sì sua il libe- grande posizione storica. Ma per far questo il liberalismo avrebbe do- vuto avere la coscienza piena ed energica, fer- ma, coraggiosa e non era piccola intelligente, : di una cosa che dell'unione organica esistente fra borghesia e nazione, unione di organo a cor- Liberali 102 pò, e di nazionalisti e organo con funzione direttiva. E avreb- be dovuto avere coscienza risoluta a qualunque azione pur di provare a luce meridiana che era esso l'agente politico, E direttiva. gano al corpo, 11 borghesia la di quella classe partito, mentre ricongiungeva allora, alla nazione, l'orgli interessi parziali della borghesia all'interesse totale mentre, nazione, della quelli a questo, come si cioè, subordinava fa della parte col tutto, liberalismo sarebbe venuto a concepire in se il un' anima nazionale nuova che gli avrebbe dato forza a prendere quella che abbiamo chiamata la sua grande posizione storica, medesimo di fronte alle ostili alla due posizioni del partito socialista nazione e che erano, all'interno la ta di classe, e per lot- di fuori l'internazionalismo il di classe. Invece, di contro alla lotta di classe, che fece partito liberale, il berale governo il liberale, lo stato li- ? una dichiarazio- Si esaurirono tutti quanti in ne, nella dichiarazione, cioè, della libertà di scio- E pero e di lavoro. fare qualcosa simile politica di passiva, plice testimone che to. avrebbero davvero potuto più. si Qualcosa di più di una statica, inerte, di sem- nega il diritto d'interven- Avrebbero potuto fare una politica non di ma d'azione, non di dichiarazione, di contenuto. Di contenuto nazionale con- dichiarazione, ma trapposto al cialista era contenuto socialista. economico, era la Il contenuto so- lotta di classe in- Liberali somma chezza pire i 103 e nazionalisti per una diversa distribuzione della ric- E ? avrebbe dovuto riem- liberalismo il tempo vuoti fatti dal programma nel suo con tutta una nuova fornitura di contenuto economico, di questo contenuto economico coope: razione una maggiore produricchezza nazionale. Ecco l'azione con- delle zione di classi trapposta all'azione, scopo, lo scopo contrapposto allo contrapposto resultato il per non secondo escogitazioni zioni di zioni e le partiti, ma necessità di secondo resultato, al uomini le precise indica- insopprimibili storico che s'attraversava Invece ! e e delibera- del il periodo liberalismo nulla fece di tutto ciò. Fece soltanto una politica di una riforme, spesso era bene, politica di assistenza sociale e spesso era giusto farla ; ma questa politica era soltanto ciò che esso per la sua debolezza organica concedeva socialismo, al ciò in cui esso per la sua timidità organica ce- deva al non era ciò in cui di sua Per costruire avrebbe per esempio, autore di tutta una socialismo, virile iniziativa costruiva. dovuto essere, legislazione intesa a favorire l'aumento di pro- duzione della ricchezza, come dicevamo, di tutta una legislazione industriale e commerciale, o si- gnori. Ma il liberalismo politico, per una specie d'inerzia, per incapacità di sviluppo e per altro, tenne sempre lontano dalle industrie e dai commerci e dalla fortuna loro, non ispirò un gosi verno a favorirli, e tanto ispirò a danneggiai'li. meno Certo il lo stato. Forse liberalismo pò- 104 Liberali e nazionalisti conservò sempre grettamente politico e non capì mai che intorno aveva avversarli litico si basta, fortissimi di contenuto economico. Egli politici, si accontentò di una restare veste dove alU'i aveva un corpo. Ed ora, venendo alla seconda posizione antinazionale del socialismo, al suo internazionaliQuale avrebbe dovuto smo, ci domandiamo : essere il Quale il cezione socialista di uniti in — compito storico dei liberali loro compito storico di contro un tutti i italiani ? con- alla mondo lavoratori del solo gran corpo organico che di con- seguenza veniva ad abolire le vecchie unità na- Quale il compito dei liberali ? Ahimè Noi siamo qui al punto più grave in zionali ? ! questo esame del nostro liberalismo. Ultimamente il professor Alfredo Rocco dell'università di Padova scriveva compiuta l'unità pito nella Tribuna: della patria, «Dopo sembrò che nazionale dell'Italia fosse esaurito. come sentimento che come fuse, più l'opinione che l'unità Rimase, è fosse una parte solo in quanto com- il Si dif- coscienza, scopo a se stessa. vero, a combattere, nale, 1870, il per l'idea nazio- dell'antico partito di azione, non riteneva completa ma l'unità della patria. All'infuori di questa minoranza, tutte le altre correnti dei partiti si volsero altrove. I partiti popolari, sull'esempio delle democrazie straniere, si volsero verso l'ideale della giustizia sociale, allora incarnato dalV I nlernazionale tico partito d'azione, il cui programma, . L'an- col con- 105 Liberali e nazionalisti seguimento dell'unità, un Icnulo, divenne non si partito era s\iiotato del con- puramente parlamen- preoccupato che di pervenire al potere.... In verità, la vecchia sinistra fu, dopo il 1870, un semplice fenomeno di sopravuivenza: tare, d'altro sua funzione specifica era cessata, la ed essa continuò ad esistere per forza d'abitudine e di Restava tradizione. era stata durante gli l' antica destra. periodo eroico il il Essa, che pai'tito de- accorgimenti e delle prudenti audacie, e che, per questa via aveva magnificamente operato, finche ebbe a duce Cavour, e mediocremente quando il grande statista fu scomparso, aveva egualmente perduto il suo punto d'appoggio col compimento E, dell'unità. al pari degli altri partiti, seppe trasformarsi. Anch'essa, come la non vide nulla Queste Dopo le piutasi le al di là dell'unità giuste 18 Marzo di destra e pai'titi conseguita». parole del professor Rocco. quali venendo alla trasformazione, il non sinistra, com- due vecchi di sinistra nel nuovo cosiddel 1876, dei detto «grande partito liberale», lo scrittore ag- Ma, ahimè se 1' antica destra e l'ansinistra, dopo il 1870, avevano visto i loro giunge tica : « programmi vuotarsi !, di ogni contenuto ideale, e avevano avuto il torto, ambedue, di credere che col conseguimento dell'unità d'Italia fosse finito il compito dell' Italia, non bisogna pensare che in migliori condizioni fosse il nuovo partito liberale. Di\'iso da competizioni persose nali e dai ricordi delie antiche dissensioni pò- . 106 Liberali e nazionalisti minacciato dai progressi del socialismo, litiche, non ebbe, nonché ideali, neppiu-e un programma, e visse, si può dire, quasi esclusivamente per i suoi interessi elettorali. Vi fu, è esso vero, la parentesi, anzi vi furono le parentesi Crispi. Ma il fenomeno Crispi costituì l'affermazio- ne di un genio politico individuale, non l'azione un sì, veramente, un grancomprese che non si poteva aver fatto l'Italia semplicemente per farla ma che l'unità doveva essere il punto di partenza di una grande opera di rinnovamento, per ottenere all'interno la grandezza economica e di partito. Crispi de ideale politico ; ebbe egli ; morale, e all'estero l'affermazione della nazione italiana nel Questa mondo » è la verità. Come all'interno la ne- cessaria reazione storica contro la lotta di classe che il socialismo aveva proclamato, così per la vita esterna della nazione quella reazione cò contro l'internazionalismo che il man- socialismo aveva impiantato su un fondamento economico. Parallelo con questo grandioso fatto, con questo internazionalismo, con questo vero e proprio imperialismo di classe, dell'ultima classe venuta in vigore, parallelo e collegato, dipendente dalle stesse cause, un altro fatto avveniva nel mondo. Era il anche più grandioso colonialismo europeo che conquistava e trasformava l'Affrica e l'Asia, Su tale argomento i liberali italiani, cioè, il maggiore partito di governo e della nazione, restarono in quello stalo di cecità in cui si trovava il Liberali volgo e 107 nazionalisti plebe della cultura universitaria e l'analfabetismo popolare. E non resto del d'Italia, la ne uscirono né attraverso Francesco Crispi, co- me ben notava Rocco, nò poi. Francesco Cri- il poche eccezioni indi- spi o fu avversato, o tolte viduali, fu seguito di de, aurora quella Italia, della voglia, e gi'andezza quando caddella terza lasciò travolgere dall'orribile congiura. si E dopo mala perseverò nelle vecchie idee ottimiste si circa l'emigrazione, la quale, come e signori, sapete, è al contrario il voi, .signore modo con cui grande colonialismo moderno quelle nazioni che hanno tanto proletariato povero, da doversi considerare esse stesse tutte quante popraticano il vere e proletarie. È il modo di colonizzazione dei popoli avanti la loro redenzione su quello che sarà il campo del Ma tenza futura. loro sforzo e della l'Italia loro dal suo naturai po- campo Mediterraneo e dei continenti che lo chiudono, seguì per lungo tempo la fuga dei suoi figli verso la lontana America, e non accorgendosi che per passare l' oceano dovevano essi del mutilarsi di lei, come lei di loro, giudicò quella loro fortuna ottima e ideale. E la celebrò e ce- lebrò le cosiddette libere colonie, specie l'Argen- sua prediletta, e non avendo altro merito per celebrare se stessa, si celebrò per il sudore della fronte che quelle tante e tante centinaia tina, la di migliaia di suoi di suoi basilischi, di suoi calabri e veneti spargevano a dissodare terreni e a battere strade nella fazenda caipira e nell,^ 108 Liberali e nazionalisti estansìa gaucia, entrambe vassalle dell'oro delLe due nazioni capitaliste d'Europa, l'Inghilterra e la Francia. Ebbene, tanta cecità che per tanti anni fu di pure del suo maggior partito na- tutta Italia, fu zionale e di governo, vale a dire de' liberali. Su tale argomento E quando verà, altri e essi furono ciechi, sordi e muti. finalmente la gran proletaria non essi, non essi, si liberali, la i momo- veranno. L'impresa di Tripoli sarà compiuta da un ministro eclettico, e altri, non i liberali, altri moverà l'opinione pubblica. Insomma, nel periodo che va da Adua a Tripoli, in una parte dell'anima italiana, come voi, signore e signori, sapete, si formerà ima nuova coscienza, o meglio si tornerà al concetto di buon senso antico, che la nazione non è fine a sé stessa nella sua vita interna, fuori, nel mondo. ma i fini suoi sono al di Si tornerà a riconoscere e a riaffermare la subordinazione della politica interna alla politica esterna, e ciò ancora in antagonismo col socialismo e secondo le chiare indicazioni del periodo storico. Ma ancora il gi'ande ritorno non avverrà nella coscienza del vecchio maggior partito nazionale e di governo, sibbene in una nuova coscienza separata da lui, raccolta nel suo silenzio e nella sua solitudine. Vale a lista delle ecco stesso dire, avverrà nella coscienza naziona- giovani generazioni. Ecco la dottrina, finalmente, o liberalismo signori, la dottrina che lo ha reso necessaria venendo Liberali meno ai suoi Ecco ! che avrebbero dovuto essere compili il ecco nazionalismo, come dicemmo, nati, zando Subito, ! appena riso, il ma l'ignoranza, accuse, le nazionalisti i nella solitudine, in dieci, cresciuti in cento tra zioni, lOd e nazionalisti nati, raccoltisi nega- le sempre avan- per atto quasi di che nascita, essi riconoscono le posizioni storiche avrebbero le do\T.ite fanno loro. E essere occupate dai liberali, e piena coscienza e di subito, con deliberata volontà, si collocano in reciso antagonismo contro il socialismo, di fronte, per ferirlo di fronte, non E di sbieco. due posizioni nelle sue lo attaccano collegate, in quella della lotta di classe e in quella dell'internazionalismo risvegliando l'amor di patria che da di classe, loro apprende si agli altri, sviluppando la dot- trina della nazione, delle leggi semplici e che conducono tabili i ria loro e la storia del avanti fatti I ! del immu- popoli a operare la sto- mondo. E nazionalisti riconoscono mondo moderno, avanti, avanti, i due grandiosi collegati tra loro, di- pendenti l'uno dall'altro e provenienti entrambi dalla stessa causa che è la maggior potenza di lavoro e di produzione raggiunta dall'uomo mo, il socialismo, pri- : imperialismo del lavoro ; se- imperialismo della procondo, duzione e del lavoro insieme, imperialismo dej popoli, ingrandimento economico, territoriale, moil rale della colonialismo, Ed nazione. dono ancora qual è il essi, i compito nazionalisti, loro. ve- Passano 1 mari, riconoscono la emigi'azione, ne riconoscono 110 Liberali la necessità nelle e nazionalisti presenti condizioni dell'Italia, ma per questa e per i suoi figli vedono nell'avvenire miglior fortuna. E di là, da quei campi dell'italianità mutilata dell'Italia, essi soli, consapevoli e compresi di tutte zionalisti, na- i le loro dopo Adua additano Tripoli. Faben altro senso che non dicesse l'on. Giolitti, fatalità storica da raggiungere quand'anche per se stessa non' fosse per dare alcuna remunerazione e tutta quanta fosse di sabbia e di scoglio, ma da raggiungere, perocché responsabilità, talità storica in per quella via bisognava passasse il popolo ita- liano per incominciare a levarsi dal suo stato di popolo inferiore disperso per mondo Ma il mondo da grado de' popoli maggiori perfezionano dominandolo. lavorato, al avanti , avanti ancora ! Il lui che il nazionalismo rientra all'interno, dà battaglia per la purifica- questa chiama se medesima democratica, il nazionalismo e dichiarato nemico del popolo e del proletariato, della civiltà moderna e del progresso, I buoni amici l'abbandonano, la buona gente che lo amava, non lo zione della vita pubblica ama più, i ; suoi lo rinnegano, que' suoi dell'ari- stocrazia democratica e anticlericale che di poco lì a faranno sostenere nelle elezioni dai sagrestani que' suoi del procacciantismo fratellevole che si ricoi)re sotto l'efod mistico del patto segreto. Ed esso combatte contro questi ed altri. Combatte contro la democrazia del blocco delle cupidità democratiche, contro la democrazia si ; Liberali 111 e nazionalisti anonima dei giornali democratici, condemocrazia del latifondismo feudale dei principi romani democratici. E trionfa nelle elezioni. Ma è tutto qui? È in questo soltanto? Ha combatluto soltanto, come esso medesimo crede, per la purificazione della vita pubblica ? Soltanto ha combattuto conti'o la massoneria ? Ha combatluto veramente contro la democrazia ? No, non è cosi. H nazionalismo ha invece iniziata una nuova, perfetta democrazia. Prima di tutto cominciando a stabilire una sovranità davdi società tro la vero democratica, quella del popolo italiano nella sua piena totalità nazionale. La nazione nella sua unità organica, la nazione, individualità visovrana. vente, è partiti A ben vedere, tutti i facevano sovrano qualcos'altro, i cratici la democrazia, liberali la libertà, i cali la politica radicale, to, i i socialisti repubblicani la repubblica e monarchia. Più o meno tutti si i il vecchi demoi radi- proletaiia- monarchici la erano formati una concezione astratta del loro credo politico, e quello era il i il loro idolo, il loro feticcio era partiti, tranne il loro feticcio e naturalmentle loro sovrano. il vire la patria, di volere il poi l'altro sovrano, il ma feticcio, poi, fuor d'ogni tutti ser- in realtà c'era la democrazia, la monarchia, povera patria non c'era libertà, la repubblica, la rità sì di bene della patria, dì anteporre a tutto la patria, simili, e la Per cui socialismo, dicevano politica la civiltà e pìii. ipocrisia, In veil vero sovrano del nostro caro liberalismo, democrazia 112 Liberali e nazionalisti e compagni era uno solo, ed era il signor individuo che voleva far carriera con le idee politiche. Per meglio e più presto intenderci, pen- siamo ad una associazione in cui un c'è presi- dente onorario, un presidente effettivo e poi un uomo che fa tutto ed è tutto. Così in vecchio regime democratico e liberale la patria era al massimo presidente onorario, il dottrina era moveva tutto, il feticcio della presidente effettivo, e l'uomo che il era il calcolo egoista del signor in- dividuo democratico e liberale. Fuor di similitudine, mezzo a fuso anche in luzione francese e i il liberalismo s'era dif- noi, diritti attraverso la rivodell' uomo, quando, aveva già portata alle ultime conclusioni sua dottrina in cui l'eterno conflitto tra individuo e societcà per il predominio era risolto a vantaggio dell'individuo e della sua libertà. Il cioè, la liberalismo era diventalo ma governo, sotto il partito di stato e di suo reggimento pubblico la sua origine individualistica permaneva come presupposto primo d'etica civile. Nello stesso suo ultimo già citato discorso l'on. Salandra riaffermava la natura individualistica del liberalismo italiano, quale appare, sono «espressione della stirpe», parole di lui, nel rinascimento, nel risorgimento, nella emigrazione. la novità che con s'accorse clic darietà, aHa il Né il il liberalismo s'accorse del- socialismo era giunta. Non socialismo tornava ad una soli- solidarietà della classe, e tanlo nazionalmente, ma non sol- internazionalmente. Es- Liberali so, il 113 e nazionalisti liberalismo, dinanzi alle organizzazioni na- zionali e internazionali del socialismo restò de- solantemente come azione Né individualista. seria, chiara, riassurse mai, consapevole, program- matica, metodica, di partito e di governo, al concetto della borghesi, più vasta nazionale. solidarietà difesa di alta e piii Le stesse contro il solidarietà, la organizzazioni socialismo, furono economiche insomma, né il liberalismo politico si curò di venire in contatto con esse. Un partito economico, tra Milano e industriali, agrarie, Torino, restò l'on. solo. E nell' Salandra celebrerà ultimo suo discorso la superiorità dell'indi- vidualismo liberale sul «vincolo socialista», ignaro della debolezza liberale, borghese, nazionale, che celebrerà, di contro Bisognava tornare alla lidarietà, sta, alla alla solidarietà alla forza socialista. piìi vasta e nazionale. piii alta E da so- que- debita subordinazione dell'individuo alla Qui era l'inizio della nuova, perfetta democrazia di cui dicemmo. La nazione sovrana, i cittadini subordinati ad essa. Al che dette opera appunto il nazionalismo. E in questo e per questo egli giunse alle più nobili sue rivelazioni e riuscì a circondare la sua dottrina politica d'una vitale atmosfera etica e filosofica. Perocché meditando sulla natura delle nazioni e vedendo che queste non consistono in un che di materiale, nella materialità, cioè, della generazione che passa, sibbene consistono in un che di spirituale, nella continuità, cioè, dello spinazione. CoRRADiM. Nazionalismo italiano, 8 114 Liberali e nazionalisti sue generazioni nazionalismo italiano, rifece capo, sì alla rito etnico attraverso a tutte le egli, il fede dell'altruismo, ; come dovere nostro verso il sì a una concezione passato e verso l'avvenire, spiritualistica contrario, umana dell'esistenza liberalismo, il nella ; mentre al comune degene- razione materialistica sempre più degenerava, e suo il individualismo materialista, e applicato diventava alla estremamente direzione e al go- verno della cosa pubblica, senza pili una fede, né una idealità, socialmente e nazionalmente materialista precipitava sotto il dominio del suo avversario, il socialismo, che era ed è il supremo e speriamo postremo trionfo di tutto quanto il materialismo accumulato nel cuore degli uomini moderni. Dopo verso manda essere di che, affrettandomi, o signore e signori, il ? : termine del mio discorso, pongo la do- — Il liberalismo non ha più ragione di Così certamente essendo raccontato, liberalismo italiano il come abbiamo non ha più ser- da rendere all'Italia e può quindi morire ? Ebbene, o signori, a questa domanda non si può rispondere, se non facendo un'altra domanda, questa È il liberalismo italiano in grado di rifornirsi di contenuto ? È sopralutto capace di vizi : moralmente Or — riforniiU'si ? fa poco più d'un anno, nell'illustre città dove vivo, assistevo ad un'adunanza d'una grande associazione politica liberale di cui facevo parie. Quella sera si era letto e doveva discutersi il 115 Liberali e nazionalisti programma per le allora future programma si occupava di tutto, e elezioni, della libertà, naturalmcnlc, del clericalismo e della scuola della quislioiie meridionale e della ca, tributaria, del tutto solito lai- riforma insomma, tranne politica estera. Perciò io pensai che fosse mio })rendere la parola e dire il di dover come nell'anno di Tripoli e dei provvidi spostamenti mediterranei opportuno aggiungere, per norma dei canammaestramento de^li elettori, qualche fosse didati e jjarola circa la politica estera e quella coloniale. E così feci. Ma non di applausi, il mai fatto Fui soad litteram ricoperto l'avessi noramente applaudito, fui ! presidente, professore d'università e senatore del regno, gridò che faceva sua la mia proposta, e l'assemblea la votò per acclamazio- Che era accaduto ? Soltanto questo gente liberale della mia città illustre ne. : la brava nella cul- tura aveva avuto bisogno di cinque minuti del tempo mio per accorgersi, con la sua coscienza da tanti mesi si entusiasmava col suo buon cuore patriottico. Tripoli, bel suol d'amore con quel che segue, non pareva aver prodotti effetti politici degni d'espolitica, degli effetti di ciò di cui ser menzionati. E un'altra volta, o miei signori, essendo in un'altra come tare il città e facendo un discorso stasera, m'accadde, senza saperlo, d'insul- mio presidente, il presidente dell'associa- zione politica per la quale parlavo. invitato essendo un amico mio, io Avendomi onorevole, nazionalista, ed poco dedito a occuparmi delle cose 116 Liberali e nazionalisti che mi sembrano minime, credetti che l'invito mi fosse venuto per una libera riunione, o per nazionalisti, anelai e parlai. E ad un certo punto, toccando del comitato Italia-Francia che di fresco s' era costituito, lanciai alcune insolenze uomini pubblici sesquijDedali contro quei nostri che avevano partecipato. Al che vi sentii ridere dopo il mia discorso seppi della sidente, suo che per fortuna era nome sapevano fare ? E sidentc, al e se altrove, ; del resto, quel brav'uomo pure, egli non stesso, il aveva dato nome così per fare. In verità mi sento ripetere che fra un signori, pre- il aveva dato comitato Italia-Francia i soci lo ne dolevano, ma che ci potevano onorevole zionalista Ero malefatta. caduto in sede d'associazione liberale, e il Ma amici intorno e qualcuno dirmi bravo. gli tutte le volte liberale e J)re- il suo che un na- c'è poi tanto divario, ripenso, cari all'aneddoto che vi ho raccontato. Ciò non ostante, mi domando : — Può il libera- lismo italiano compiere la sua rifornui morale Può concepire in se limentarlo dentro, il ? nuovo spirito capace d'anuovo spirito di verità e di il vita nazionale ? Il programma è uno solo : quello della gran- e. Ma programma, progi'amma politico, interno e esterno, ju'ogrannna di tutta un'azione politica che abbia per iscopo la grandezza della patria, programma e non aspirazione patriottica, non idealismo patriottico, programma realistico che muova da dezza della patria. Questo solo Liberali una condizione stato storico e nazionalisti realistica presente, nazione, della e miri il suo una condizione a realistica di stato storico futuro 117 ! Può il partito liberale riavere la fede di questo programma ? Può riaverne la religione ? Può riaverne la morale che faccia tacere l'egoismo parlamentare, dissipi la paura dei prima il socialisti, im- coraggio delle responsabilità da assu- mere, elimini il valore che oggi maggior numero s'esibiscono, di uomini senza e faccia posto al maggior numero di uomini di valore che oggi sono tenuti in disparte ? Se questo può il liberalismo, tanto meglio. I dare nazionalisti che una sola cosa vogliono amore, saranno conl'anima loro al loro tutta tenti di unirsi con lui, o così continui a chiamarsi come ora si chiama, o muti nome. Ma se non può, essi andranno avanti per conto loro. Per essi, la méta è chiara, in faccia, e il : cammino è diritto. VI. stato liberale e stato nazionale. Discorso letto gruppo nazion a Roma, ilista, il nella sede del 14 Febbraio 1914. L'opera del nazionalismo italiano, essendo mecon la cronaca cotidiana, non appare oggi nella sua pienezza e nella sua chiarezza. Ma ciascuno di noi sente, il più giovane meglio scolata del più provetto, ciascuno di noi sente di essere operaio dell'avvenire nazionale. In ciascuno di noi è, nel più giovane meglio che nel più provetto, una coscienza simile a quelquando crea. Tutti noi ci rendiamo in ciascuno di noi è la dell'artista conto d'una creazione nostra involuta con la cronaca comune. E perciò siamo certi che un giorno l'opera nostra apparirà nella sua precisione per- sua magnifica importanza. Senza con semplicità di fede, affermiamo che molto di quanto faranno gli italiani delle fetta e nella orgoglio, ma è in future generazioni, noi, come l'atto e nei nervi, prima che sia espresso. Ciò che intanto appare evidente anche alla inil nazionalismo italiano secerta luce, è questo gue una linea di condotta dirittissima nel suo : svilupparsi, come tutte le cose le quali per arbitrio di uomini, ma non sono per necessità storica. Questo appunto più nel nazionalismo italiano mi rigoil suo di gioia meraviglia e mi riempie roso procedere metodico. : È esso stesso un me- 122 Sta^ liberale todo di revisione dei valori politici contemporanei e via via che viene in Italia, applicandosi ac- una sempre maggiore delicatezza congiunta con una sempre maggiore peneti'azione. Noi siamo i dissolventi sempre pii!i addentro e semquista pre più corrosivi delle vecchie formazioni politiche, mentre apriamo la via alla nuova forma- zione politica di cui siamo artefici. Quale fu infatti per dall'orrore nalità nazionale, primo atto ? Nato negazione della suprema la smo prontamente nostro il la politica estera, e in modo il fi- nazionali- grandioso s'iniziò con una affermazione di suprema finalità nazionale, con la sua propaganda per Tripoli. Ma dopo avere accompagnata la guerra datosi a una prima revisione della vita interna, subito prese di fronte il suo nemico più grosso e piìi grosso- menzogna democratica, finché ora lano, la a questa alleati, i piiì sottile eccoci revisione de' nostri affini e liberali. Nella quale credo utile comune, nostro e loro, continuare. Ebbene, quanto affinità tra c'è liberali e Se voi date ascolto siamo presso a poco capo del liberalismo nostra ragione di di vero nella sopraddetta nazionalisti ? ai nostri amici e la stessa cosa. alleati, Mentre un pubblicamente negava la essere, perchè ci sono loro, 1 me liberali, un — Io vi considero come la mia estrema destra. E da per altro tutto, capo diceva a in privato : — da Venezia a Milano, da Milano e stato nazionale 123 a Torino, da Torino a Genova, da Genova a mi son Na- che noi siamo la loro avvanguardia, una avvangiiardia bene accetta, specie da quando abbiamo dato prova di qualche valore nelle campagne elettorali. Al contrario, i nazionalisti sono assai più ripoli, sentito ripetere servati e parchi. Tutti noi sentiamo che non è precisamente la stessa cosa. E se alla giovanissima generazione nazionalista, a quella che è nazionalista per privilegio di nascita e tieri le mani coi socialisti, io dicessi mena : — volen- Voi sie- una sezione, alquanto più vivace, dei liberali, essa mi guarderebbe male e si mcraviglierebbe di me. Quanto c'è dunque di vero ncll'affermata affi- te nità tra i nostri amici e noi ? Ebbene, crediamo che si possa stabilire questo che liberali e nazionalisti sono vicini, ma : come una gente d'un'epoca storica che conclude, può esser vicina a una gente d'un'e- soltanto si poca storica che s'inizia. Liberali e nazionalisti sono a contatto nel tempo e nello spazio, sono avvenuti fra loro e avvengono molti scambi spirituali e politici per cui può apparire una certa loro maggiore o minore omogeneità, ma in realtà fra gli uni e gli altri, come tra gente d'un'epoca storica che finisce, e gente d'un'epoca storica che incomincia, c'è pure un che d'antitetico. il nazionalismo Quale la parte antitetica fra l'anima dell'epoca che sta finendo e da cui uscì il Qual'è la parte antitetica fra e il liberalismo ? 124 Stato liberale liberalismo, e l'anima dell'epoca che sta comin- ciando e da cui uscì il nazionalismo ? Noi siamo, o signori, uno strano popolo con una stranissima fortuna. Noi popolo italiano per avemmo secoli e secoli diviso e soggetto la triste fortuna di essere liberati e unificati a nazione sui principii un popolo ritti del diritto individuale. L'Italia è liberato sulla proclamazione dei di- dell'uomo fatta in Francia. Con la procla- mazione dei diritti dell'uomo, in una Francia, classe, la borghesia, si liberava dalla soggezione delle altre due classi, la nobiltà e clero. il fatto di carattere sociale, liberazione se e sopratutto liberazione dell'uomo. razione ritti dell'uomo sulla dell'uomo. Da È un d'una clas- È proclamazione la libe- dei di- fatto sociale si allarga a fatto nazionale ed è la liberazione del popolo francese dal tiranno ; ma ancora. Luigi XVI perde sulla proclamazione dei diritti dell" la testa uomo. Dalla Francia, con l'epopea rivoluzionaria e napoleo- passa all'Europa, ed è la liberazione dei ma ancora è la proclamazione dei diritti dell'uomo. Sicché, quando i tempi sono maturi, nica, popoli, anche in Italia, in questa nostra Italia così vi- cina alla Francia, così pervasa d'idee francesi e di dominio napoleonico, in questa nostra Italia che non potrà mai cessare di essere francese quando i tempi se non a patto di soverchiai'e ; sono maturi, i due fatti, la liberazione sociale dell'uomo e la liberazione nazionale del popolo italiano dallo straniero, si abbinano, o meglio si e stato nazionale confondono. Come terra rivoluzione cosiddetta la di almosfera, così è fasciata italiana di Non della rivoluzione francese. spirito tutto lo la l2t: ho bisogno di rammentare a voi come i nostri uomini maggiori e minori, uomini di pensiero e di azione, congiura e di guerra, di e re, statisti fossero padri della rivoluzione nostra, massima- mente niera in quanto erano figli della rivoluzione stra- . Ne conseguì una debolezza nel costituirsi del popolo italiano a nazione, non tanto perchè quel costituirsi avveniva sotto l'influsso di idee straniere, quanto perchè queste idee formavano il codice morale per una rivoluzione sociale e per una emancipazione nazionale. Ebbene, una simile condizione di cose si non rispec- chia nella dottrina del liberalismo, del liberali- smo antico peggiori, e degli nuovo, de' giorni uomini maggiori migliori e e dei massimi, mi- nori e minimi. Per quanto, abbia fatto per la costituquanto abbia fatto per la storia d'Italia, per quanto abbia mostrato e mostri buona volontà italiana, per quanto abbia avuto e abbia seguaci di buona volontà italiacioè, per zione d'Italia, na, liberalismo il gliarsi, può non può, tragicamente, sponon può oggi come non poteva ieri, non spogliarsi della natura delle sue origini le una dottrina dalla dell'uomo che una dottrina dal- quali fanno di lui piuttosto parte dei la parte diriiti dei diritti della nazione. Esso nasceva 126 Stato liberale dalla proclamazione dei diritti dell'uomo alla niera francese, quando si combatteva per ma- la li- berazione dell'Italia dall'auslriaco. Il ria, come è un motivo fondamentale il della sto- quello tra classe e classe. Se noi, per non perderci in erudizione che qui go, per l'individuo e la società tra conflitto predominio ne limitiamo è fuori di luo- per rispetto l'inizio, all'Italia e all'Europa, al nascere del cristianesimo, lo ve- diamo, variamente in Europa, e variamente in nelle varie epoche ora risolversi a van- Italia, dell'individuo, taggio cietà. giù, e il ma Ma a vantaggio della so- pure, dalle origini del cristianesimo in attraverso il Medioevo, attraverso rinascimento per per ora gli altri l'Italia, il comune attraverso la rifor- paesi, attraverso la rivoluzione francese per tutta l'Europa e il mondo, sino aluna linea con- l'ora presente in cui vi parlo, c'è tinua, diritta e ascensionale che segna lere deirindividualismo sopra il il preva- suo avversario, la società, la società civile, la società nazionale a cui l'individuo appartiene. Ebbene, quando l'individualismo prevale, il liberalismo fa legge, e per quanto concepisca un'anima, una volontà, un contenuto nazionale, per (punito si realizzi in un liberalismo resta ciò che partito fu, governativo, ne può fare il altri- menti, resta la dottrina nazionale dell'individua- lismo predominante sulla nazione. Sapete quindi, amici, quale fu il danno specifico dell'Italia? Avere appunto il liberalismo e stato nazionale iQ'iT individualista alle radici della sua costituzione. ancora estremamente debole, era nel periodo più debole della sua esistenza, in quello del suo riscatto e della sua prima primissima formazione, e già veniva atlaccata dalle idee disL'Italia era solventi. Anzi, massimamente Fu solventi. come dicennno, la nosira patria in nome delle idee dis- risorse questa la sua LrisLe fortuna e il suo danno. Né il genio di Cavour, nò l'avere quel sommo nostro padre data tutta la sua vita alla santa né l'avere tanti altri uomini venerandi né la religione della patria che Mazzini irradiava dal sublime pensiero, né l'ardore di più generazioni, né il sangue sparso, poterono vincere lo spirito del tempo che era causa, fatto lo stesso, in loro e fuori di loro. Essi, fare l' Italia, dettero genio, quando bisognava anima, averi, vita, senza pensare ad alti'o, fecero pensarono ad altro, ma non ponon terono vincere lo spirito del tempo. Essi poterono combattere e morire, ma, tragicameijte, non poterono vincere lo spirito del tempo. Il quale per fare l'Italia l'Italia e era quello della rivoluzione francese. Tutto il secolo decimonono appare allagato dallo spirilo della rivoluzione francese nel quale molte cose naufragarono, Fu detto il d'un popolo quale dal si costituì, per parlare solo di popolo molte cose emersero. secolo delle nazionalità, e infatti più si fece sul o ricostituì a nazione, ma,, noi, qui la ricostituzione di principio della libertà del cit- iyS statù liberale Era questa libertà ottima cosa, non era un principio nazionale. Adoprata come princi- tadino. pio nazionale, indeboliva la nazione nell'atto di Adoprata come principio nazionale, creava un'antitesi che non era per natura, ne doveva essere, fra i diritti dell'uomo e i diritti costituirla. dello stato. Lo stato italiano creature che è hanno rassomigliabile nell'utero patito a quelle materno : così esso porta ancora le stigmate del patimentc a cui fu sottoposto nel secolo in cui fu concepito, quando l'individuo dopo uno sforzo due volte millenario aveva finalmente vinto sulla società a cui apparteneva. Anche nell'ora presente, do- po tanti anni e tanti av\'^enimcnti e tanto governo della cosa pubblica, la libertà dcll'uomc solo, ai nostri uomini liberali, se ben s'ascoltano pare la suprema finalità dello slato, per un'eccessiva reazione contro il dominio dell'uomo so lo, il re, che era una volta Oggi, contro la lo stato tosto liberale tutto lo stato. nuova rivoluzione del socialismc trova nella sua dottrina piut- ragione di cedere che forza di resistere La sua dottrina, bisogna intender bene questo sua dottrina, individuale e non nazionale, buona a risolvere i problemi dalla parte dellin dividuo, non dalla parte dello stato e della na zione. Cosi si pone il problema delle relazion la ( fra la società e l'individuo, ed ecco la soluzione individuale, la libertà del cittadino dà in correspettivo alla nazione e ; ma allo che stato s ' Nulla. Così pone si 129 nazionale e stato problema il ed religioso, ecco la soluzione individuale, la liberlà del culto ; ma che si dà in correspettivo allo stalo? Nulla. Così si jjone la lotta di classe, ed ecco alla nazione e problema il la soluzione individuale^ sciopero e di lavoro la liberlà di del- in correspetlivo allo sialo e alla ; ma che nazione ? si dà Nulira. pone il problema delle organizzazioni opeed ecco la soluzione individuale, la liberlà delle organizzazioni ma che si dà in correspettivo allo slato e alla nazione ? Nulla. Neanche il correspettivo del riconoscimento giuridico delle camere del lavoro che aggiungerebbe potere allo Così si raie, ; stato diritti il su quelle. civici, Così suffragio universale pone si ed ecco la ; ma che spettivo allo stato e alla nazione crifica alle giustizie alte problema il soluzione dei individuale, si dà in corre- ? Nulla. Si sa- astratte che sono una specie di deità delle genti di contro al Dio no- Non pensare alla solidità dello stato ? Ma certo Non si deve pensare al bene della nazione ? Ma certo, ma certo Però è tistro. si deve ! ! pico del vecchio liberalismo non accorgersi, proprio non accorgersi, o signori, del male che esso la alla nazione e allo stato, pur di favorire l'in- dividuo, pur di aumentare la liberlà, se possibile, Appunto perchè, come dicevamo, il vecchio liberalismo è una dottrina individuale e non nazionale. Per questo a tanti e i diritti del cittadino. milioni di pericolosi ignoranti CoxiiiADiNi. Nazionalismo italiano. si è potuto dare 9 130 Stato liberale senza che alcuno voto, il insomma no ? sta. domandasse si — : Ma una simile legge è utile, o Era dovuta al cittadino e ba- stato allo — Nessuno Si sacrificava ! alia giustizia individuale e sono o basta. Oggi in Italia le « masse popolari » Lo stato italiano ha una una lite col socialismo. Pumasse cattoliche e alle masse socia- cattoliche, o socialiste. lite col cattolicismo e re, dà liste alle il suifragio, senza pensai'e ad ai'mai'e difesa contro arma che mette E alLi'o. Senza una (jualche di stesso in mano a chi se i cattolici non fanno, ciò prova soltanto che i cattolici ita- può lo 1 pensare ad se voltarla contro di lui. a dispetto dei clericali e degli anticlericali, sono buoni cittadini italiani ma lo fanno i soliani, ; ciaiisti. Ma così nostri pii sacerdoti dclFidea- i lismo liberale celebrano giustizie astratte dicendo i : sacri — riti Tutti delle gii alte italiani senza distinzione non hanno combattuto in Libia? E tutu gli italiani senza distinzione hanno diritto al voto Ma perdio, rispondiamo noi, che forse i nosLri soldati morh'ono in Li! — bia per uno scherzo, o per qualcosa di serio V Morirono per qualcosa di serio, il bene della patria, nò per meno è lecito domandai'e la vita a un giovane di vent'anni. sacerdoti delle ha alte E allora, giustizie, signori miei allora se il bene prezzo che per esso l'uomo deve morire, allora, quando di qualcosa che posdella patria sa toccare il tale bene della pati'ia bisogna decidere, e stato al ad bene della patria si 131 nazionale deve tener d'occhio e non altro. Discutendosi, cioè, dell'allargamento del voto si doveva considerare se questo era utile alai cittadini, e ciò era dovuto moria momento, questo in l'Italia, che di coloro non e soltanto se proprio per la me- al conti'aiùo fm'ono invocati a sostenere il diritto dei cittadini, per la memoria di coloro che morirono in Libia. No certamente, no certamente morirono laggiù, perchè dopo poco a Milano da dodicimila sciagurati fosse portato in trionfo un pazzo sanguinario, rinnegatore della patria fra alte giustizie, e alle criiicai'e crificarono Ma peggiori stranieri. i bisognava sa- pii sacerdoti sa- i I Così concepito, anzi così sconcepito, cioè proprio vuotalo di concetto, di sostanza e di diritto, lo stato diamo non può fai-e, sino a poco fare se in Italia oggi, se fa, non quello che : decadere. non abbiamo lo ve- Avemmo tuttora forte, o amici, la dittatura dell'on. Giolitti. Ebbene, per vorremmo che l'amore della nostra patria non lo storico futuro potesse scriverne ciò che noi ne pensiamo : che, cioè, quella dittatura è quanto di meglio un uomo governo potesse fare nella Noi vediamo quella ditresultato, da una parte, d'un con- decadenza d uno tatura come il centramento, in di stato. un uomo di straordinai'ia abilità, degli istituti languenti dello stato dalla chia al parlamento, comprese le classi monardirigenti borghesi e liberali, e da un'altra, d'un patteggia- mento di dedizione progressiva, che pare inelut- Ìà2 stato liberate con gli avversarii. Noi vediamo quella dittatura premere sul capitale e sull'industria, perchè premono su lei le camere del lavoro, le unioni tabile, sindacali, le cooperative e gli allestitori di scioperi. Premere ieri sugli industriali di Torino, compagnie marittime, perchè preme oggi sulle su lei, attraverso la gloria dei Dardanelli, la sagace forza d'un tribuno del mare. Disarmare insomma le classi maggiori, perchè essa è disar- mata dalla demagogia e dalle organizzazioni del proletariato. Non perchè insomma fra le une e segga arbitra di felice imparzialità na- le altre ma perchè è precisamente l'opposto perchè siede come può, parziale e ingiusta, togliendo a quelli che teme meno, per dare a quelli zionale, : che teme di più. Così procedendo, lo stato liberale alla è de- mocrazia per essere poi al socialismo. Questo, perchè il socialismo è la conseguenza diretta della democrazia, e la democrazia è la conseguenza diretta del liberalismo. Noi conosciamo la dolce democrazia radicale che anche ultimamente vedemmo agire per ti'e quelli che incolpavano il governo per sezioni la deputazione che avevano e non hanno più, quelli che incolpavano il governo per la deputazione che non hanno ancora, quelli che eran grati al governo per la deputazione che hanno, : o che sperano di avere. formano cono essi, il Tutte e tre le sezioni parlilo politico della realizzazione, di- della deputazione personale, aggiungia- e slato nazionale mo senz'ombra noi, signori, di 133 malignità, perchè quei per quella cupidigia che fa ingenui più furbi, giocano allo scoperto. Ebbene l'individuo è fatto centro : i quando d'un sistema politico, com'è fatto centro nel sistema politico liberale, la degenerazione ambiziosa è naturale. Tutto deve servire a fare me libero dice il libe- — ! rale. E il — congressista della sala Costanzi : — — me deputato Fra due può esserci differenza d'animo e di contentabilità, ma tutti e due partono dalla stessa premessa che Io stato e' è per render loro servizio. E qui sta il male. Dì qui può nascere il dissolvimento dello stato. Liberalismo e democrazia, voglio dire, non sono se non due peTutto deve servire a fare ! i riodi dello stesso processo di dissolvimento. Ancora vedemmo agire la dolce democracon una posizione nel parlamento e per il governo, con una posizione fuori del parlamento e contro il governo, con una posizione di riserva, a palazzo Giustiniani, con una posizione avanzata alla camera del lavoro. Eb: noi zia di cui parliamo, bene, o signori, quest'ultimo collegamento della democrazia borghese parlamentare col socialismo può inaugurare un periodo storico il periodo storico della caduta dello stato liberale nella rivoluzione socialista. Noi non troviamo nulla che arresti il precipizio del liberalismo nella de: mocrazia, di questa nel socialismo. Quando l'in- dividuo è fatto centro d'un sistema politico, co- m'è fatto centro nel sistema politico liberale, i due 134 Stato liberale preci pizii sono contìgui. L'individualismo liberale precipita nell'individualismo dell'assalto al pote- due precipitano nell'individualismo dell'assalto al presente regime economico sociale. La premessa è una lo stato deve servire A me re, e tutti e ! : darmi liberale deve servire a mia la libertà, a me democratico deve servire a farmi metter la mano sui poteri pubblici, a me socialista deve servire a farmi metter la privata ]\La ! lo mano sulla ricchezza deve servire stato ! Questa è premessa da cui liberalismo, democrazia come un cialismo muovono, la medesima sorgente. Il e la so- rivolo scaturisce dal- rìvolo è a questo punto, poi a questo punto, poi a questo punto del suo cammino ; e così liberalismo, democrazia, socia- lismo sono tre periodi successivi che partendo dalla stessa premessa portano alla stessa con- seguenza che è il dissolvimento dello stato. Argomentare è superfluo siamo nel dominio della ; comune conoscenza. Anzi, della comune espe- uomini dei tre periodi, liberali, democratici, socialisti, mischiati insieme sotto i nostri occhi, si vedono cooperare allo stesso sforzo che è di dissolvere rienza : è già fatto di cronaca. Gli lo stato. Ed ecco l'epoca storica che è da sperare fininazione fu costituita su un sca, quella in cui la principio individuale. Ecco l'epoca storica che da sperare incominci, quella in cui la nazione ha da ricostituirsi su un principio nazionale, È il compito (icl nazionalismo. è 135 e atafo nazionale. Questo è il riformatore dello stato. O il nazionalismo ha im'anima statale^ o non ne ha alcuna. In primo luogo antitesi Si fra lo si deve stabilire che non esiste stato e la deve stabilire bene die ramente tale cittadino. libertà del lo stato per esser ve- non ha bisogno di toglier liberta al No. In questo non consiste l'antitesi fra l'epoca che mosse dalla rivoluzione francese, e l'epoca che per l'Italia muove dal nazionalismo italiano che varrà, se Dio vuole, una splendida rivoluzione nostra. No, questa rivoluzione italiana del secolo ventesimo che sudoede alla rivoluzione straniera del secolo decimonono, questa rivoluzione italiana per fare lo stato italiano che succede alla rivoluzione straniera che voleva fare il cittadino del mondo ebbene, questa rivoluzione italiana che si chiama il nazionalismo italiano, sia proclamato forte per la verità" e per giustificazione nostra, non è venuta a manomettere la libertà di nessuno. Si considera il libero cittadino moderno come un capolavoro lentamente formatosi attraverso ì secoli, e perciò intangibile e sacro? Ebbene, tale sia. cittadino. ; moderno Soltanto, di fronte al libero cittadino bisogna creare il libero stato moderno. Libero cittadino subordinato a libero stato, è la nostra formula. E chi crede che fra la subordinazione del cit- tadino allo stato e la sua libertà dizione, è in errore, ci sia contra- 136 Stato liberale Molti pensano che ricorrere alle cose antiche per giudicare del presente sia un saltare dalla ma realtà nella reftorica, (orica restano loro. Roma vale a far capire la liberlà del al contrario nella ret- Nulla quanto l'esempio di come possano cittadino e la libertà nella giusta subordinazione della coesistere dello prima stato alla se- conda. Le nostre idee classiche, quali vigono nel covolgo della cultura, sono in gran parte da rivedere e correggere. Una è quella circa le re- mune lazioni fra cittadino e stato 10 stato antico, una lo : la gente si ratfigura stato classico, in atto di as- sempre quella sua unità costitutiva che è il cittadino. Ma in realtà uno stato antico non è mai esistito, sono esistiti molti e diversi stati antichi, e Roma non fu mai simile a Sparta, non assorbì mai cittadini romani. Il sorbire volta per i cittadino soluta, di liti il et romano aveva domìnus ex libertà di proprietà as- jiirc qiiirffium aveva libertà nbutl della sua proprietà, mentre il cit- moderno non l'ha. La proprietà privata moderna va, cioè, sempre più sviluppando un tadino suo lato 11 di uso, vale a dire, di cittadino soluta, il romano aveva dominio pubblico. libertà di famiglia as- palcrfamilias aveva jus vitac et necis sulla propria prole ; il che è ben lungi dal co- dice moderno. Inoltre, ricordiamoci della espres- sione ciuia romaniis suin che afferma la sovranità del cittadino, come l' altra s,enafus popu- liisque romaniis alTerma la sovranità del popolo, e stato 137 nazionale Tutte e due avevano due significati, uno interno e uno esterno come senatus populusque roma- : nus era sanzione di legge ali" interno, e allo stesso tempo era comando ai popoli stranieri, così quando il cittadino romano diceva ciuis romanus sum, non soltanto esprimeva la sua singolare dignità nel mondo, ma anche certamente un'altra dignità, senza la quale quella prima non avrebbe potuto avere fondamento, la dignità del cittadino romano dinanzi in lui allo stato certamente non signori, senza il romano. E questa, o avrebbe essere potuto sentimento della sua splendida libertà. Or dunque avendo il cittadino romano tanta quanta non ne abbiamo noi, donde provenivano la solidità e la forza dello stato romano ? Perchè questo sì a lungo resistette, non libertà ostante l'invasione plebea e la trasformazione de- mocratica ? alle origini in giù triziato, e Già tutto dei aristocratici. la della lotta di classe è accesissima repubblica e da queste origini un avanzare della plebe princijiii democratici sui L'istituzione del sul pa- principii tribunato è del 494 a. C. Nel 445 è abrogata la proibizione dei matrimonii misti fra patriziato e plebe. Nello stesso anno la plebe assalta l'istituto del consolato che è in man dei patrizii, già nel 367 l'un dei consoli è alla plebe e nel 172 tutti e due. Già nel 366 non c'è più distinzione fra patrizi e plebei quanto al diritto di sedere in senato. E nel 356 appare il primo dittatore plebeo. E già Stato liberale 1-38 nel 350 i plebei al pari dei patrizi sono posses- sores agri publici. Quale forza adunque resistev-a nello stalo romano, quale buona sostanza ? Il pensiero aristocratico appunto delle origini rustiche e patrizie. Il che quale consisteva semplicemente in questo romano era nato bene, era nato con : lo stato una robustissima costituzione fisica statale, era nato come entità avente vita propria, funzioni e fini proprii. ai cittadini, E perciò esso poteva dare e dava a ogni cittadino nella sua entità in- il massimo di libertà, come il corpo qualunque corpo vivente dà il massimo libertà alle sue unità costitutive che sono or- dividuale^ umano di e ganismi in sé perfetti. Così cittadini erano le i unità costitutive, libere, e al tempo stesso subordinate al vasto corpo operante. Tale «teoria» e neir istinto forte dello stato romano. E per ciò lungamente resistere e portare del mondo, prima che la degenerazione democratica lo disfacesse e lo desse a ricomporre alla tirannide. solo, esso avanti la potè conquista Ecco, amici, l'esempio antico, eloquente per la nostra necessità moderna. Ecco nuova : il tale, che, che la l'Italia compito del nazionalismo sviluppare cioè, nazione gtatQ è l^ forma stato lo insomma nello stato il è vivente nell' per vivente per la è vivente per l'Italia, è visibile della sua epoca pensiero Io stastato, nazione, vjta. che e che lo Non per nazionale e stato ma l'individuo, l'Italia ; per l'Italia ; come dicono dell'individuo, non per l'Italia non per ; crazia la classe, come dicono del proletariato, l'Italia. Redenzione del sì, libertà sì non per libertà la ma liberali, i per democrazia, per realizzare la democrazia, come dicono la 139 ma ; ma radicali, i per per la redenzione socialisti, 1 proletariato ma per demo- sì, questo è per lo statb programma minimo che deve cospirare, e non al suo programma massimo che è contrastare, l'Italia. — L'Italia ? L'Italia voi E non dite ? diciamo — anche noi lo stesso ? Siamo nazionalisti tutti Mi par di sentir la voce del nostro caro amico e alleato, il liberale. Siamo nazionalisti tutti È la esclamazione cortese di quelli che ci vogliono bene e al tempo stesso ci dichiarano che siamo perfettamente inutili, perchè ci sono loro. Ma io rispondo al caro amico e alleato Amico mio liberale, ho fatto un lungo discorso per dimostrare che altro sono le parole degli uomini, altro la loro buona volontà, altro le loro ! — ! — : — opere, altro riti i principii politici di cui sono sotto scorso, né dominio. il amo nazionalista, fa ripetermi. Ho Tu fatto che un primo esame i loro spi- un lungo dici di essere e vedi se tue parole corrisponde la tua volontà, e se un secondo esame rispondono me alle sì, fa e vedi se alla tua volontà cor- le tue opere, e se e vedi se alle tue principii politici, di- Se sì, fa un terzo esa- opere corrispondono sì, i tuoi concludi che non hai 140 Stato liberale non più, o hai ti i avesti mai, nostri, salta troverai fra il i principi! liberali e che fosso e vieni da noi. tuoi coetanei redenti e fra i Quivi gio- i vani che sono nazionalisti dal seno materno per le provvide reazioni che una legge pro\^iden- da generazione a generazione, suscita ziale af- finchè sia ristabilito l'ordine delle cose che ven- ne turbato e deve continuare. Allora nifesta tu eri già nostra e tua verità la tutta ti : ma- sarà che, cioè, passato senza saperlo dalla vecchia epoca del liberalismo zionalismo. Salta il nuova epoca alla fosso del na- Poiché in ! fine vo- gliamo concludere che anche il liberalismo può seguitare a vivere, ma solo al patto di rinascere nel nazionalismo, presso a poco come i cristiani primitivi dicevano dei pagani, quando si convertivano ; dicevano che rinascevano in Cristo. adunque Questa è una Salta innalziamo il amico liberale fosso, ! delle verità fondamentali su cui nostra magnifica costruzione. la La verità dello stato nazionale. E ancora una volta una dottrina politica torna mondo che lo stato o è ai'isto- a proclamare al cratico, o non è. Sistema misto nostro, il democratico e aristo- cratico insieme, è democratico nella accettazione del continuo mente e rinnovamento dei valori, nazional- impcrialisticamente di profonda demo- crazia in ciò, secondo le leggi mondiali, ma è aristocratico nella concezione dello stato che dentro di sé elabora i fini suoi. e stato nazionale Ancora una volta si torna l4l a proclamare al mondo che lo stalo liberale, lo stato democratico, stato sono degenerazioni dello 10 11 sociale, quale può dare la libertà, accogliere la stato. demo- magari il socialismo, ma in (guanto è stato, se non vuol tradire se stesso, non può essere se non stato che non tollera aggettivi, tranne uno nazionale. E in ciò lo stato è aristocratico. Perchè la stessa nazione è fatto di natura aristocratica in quancrazia, attuare : to è Ed di natura spirituale. ecco un'altra verità fondamentale del na- zionalismo italiano, la spiritualità della nazione, come l'altra necessità è la della interna- lotta zionale. Con queste spiritualità, il tre verità, stato nazionale, nazionalismo rinnova tutta lotta la e po- come pensiero e come azione. le stesse può avviare l'Italia verso maggiore storia. Con la sua verità statale può darle l'organo, con la sua verità internazionale può darle l'azione, con la sua verità spirituale può litica e E con darle il fine supremo. la Il fine mondo dove quella porzione del di trasformare la sua virtù sua fortuna vorranno che la sua civiltà stenda, ponendo i valori dello in spirito e s'e- luogo dei valori della materia che oggi regnano. Molto di ciò sta all'opera vostra, o giovani, perchè siete la generazione fra noi e l'avvenire. Sorti in un periodo venivano su con le in cui gli stessi figli di re idee mortificatrici, i più prò- 142 Staio liberale di vetti e stato nazionale noi fecero di tutto per cecità, gli adescamenti e E hanno austera e grande. portare fra le derisioni la loro avuto il le idea premio di poterla consegnare a voi della generazione reagente, come soldato passa la parola d'ordine il al soldato sul campo Tocca ora a voi fare il Fare come resto. breve parola fa la immensa musica. della così di battaglia. di voi riempire dovete tutta questa età E del profondo ardore della vostra fede, e da ciò nascerà il futuro secondo la nostra speranza. Noi fin qui abbiamo sempre cercato d'accostarci al popolo, perchè esso ha cuore per quelle cose nazionali tenuto discorso sibile, e aristocratiche ; perchè fra ma lui e noi ci versaria Cercheremo ancora ma non sappiamo Voi è oggi, pili di fin qui non se cui ce i comuni avbuon espediente, sono il riusciremo. probabile, se l'errore che passerà domani. non passa Voi potrete allora acco- starvi al popolo, redimerlo e averlo E abbiamo stato pos- con voi. allora tutta l'Italia militerà per l'Italia. VII. Nazionalismo e socialismo. Discorso letto all'Università Popolare di Milano il 14 Gennaio 1914, poi a Bologna, a Padova, ecc. Due mente grandiosi ritenuti fatti del loro fra mondo moderno volgar- sono invece contrarli, molto simili e provengono dalla stessa causa ..X S'avversano anzi l'un con l'altro, ma sono molto simili e provengono dalla stessa causa. Questi due grandiosi fatti sono il socialismo moderno e l'imperialismo moderno. Sono tanto simili, anzi sono tanto della stessa natura, che il nome del- può bastare a denominare anche l'altro, lo stesso socialismo è una forma d'im- ~ perialismo è un imperialismo di classe, menl'uno poiché : propriamente tre l'altro, quello che sempre La mo fu, è detto, è oggi ciò l'imperialismo delle stessa causa da cui tutti e due, detto, o uditori, nazioni. come abbia- provennero, fu la maggior potenza di lavoro e di produzione raggiunta dall'uomo tra la fine del secolo XVIII e il corso del secolo XIX. La causa prima fu la macchina produzione e la macchina di trasporto di terra e di mare. La prima aumentava la produzione, di seconda aumentava il mercato mondiale scorciandone le distanze. Il tessitore inglese dal 1819 al 1846 quintuplicava quasi la sua media annua la di tessuto ; e il ferro prodotto dall'InghilteiTa saliva da 442 000 tonnellate nel 1823 a 2 093 000 CouRADUNi. Nazionalismo italiaìio. IO '^ 146 Nazionalismo tonnellate nel 1848 sile ; e la quantilà di carbon fos- un trasportato da socialismo e porto all'altro dell'Inghil- terra o all'estero, da 4 803 000 tonnellate nel 1820 saliva a 11381000 tonnellate nel 1849, e l'im- portazione della lana straniera per le fabbriche periodo di tempo, diventava inglesi, nello stesso più che quadrupla. Circa poi lo sviluppo com- merciale dovuto alle strade ferrate e alla navigazione a vapore, si mentre sin verso considerino queste sole cifre il : 1860 l'esportazione inglese per l'India orientale era dai 6 ai 7 milioni di lire sterline, di lì a qualche anno, mercè le s L'ade ferrate i costituite laggiù dagli inglesi, toccava 17 milioni. Così per la coppia j^rodutti'ice, cioè, operaio produttore e capitalista produttore, cominciò la più grandiosa epoca storica, e la loro importanza nel mondo fu massima. l'operaio, si Sorse il rivoltò Quando, uno dei due, conti'o l'alti'o, il capitalista. socialismo che non soltanto dette all'o- peraio la coscienza del suo maggior valore, non soltanto gli promise di elevarlo a miglior condizione economica e morale, ma addirittura gli offerse la signoria della società civile insegnan- dogli i modi di trasformai'la a sua somiglianza, distrutto appunto il immagine e capitalismo. quale nella sua forma industriale e commerciale premeva intanto sugli stati europei e li Il determinava a intensificare, o iniziare la loro espansione commerciale. Le maggiori nazioni, come l'Inghilterra e la Francia, e anche le minori. Nazionalismo come il e socialismo Belgio, e perliiio quelle 147 come la Spagna decadute dalla loro grandezza e spogliate di tresco degli ultimi avanzi dei loro secolari imperi, gettarono sull'Affrica e sull'Asia e ove ave- si vano colonie, le estesero, e ove non ne avevano, conquistarono. Parte agivano per imitazione, le tulle agivano per la legge a cui inesorabilmente sono sottoposte, di equilibrarsi il più possibile potenza, in ma nuovo che palese o l'impulso occulto, diretto o indiretto, più spingeva le pri- me che si traevano dietro le altre, proveniva dalgrande veemenza della produzione, voracissi- la ma di spazii. È superfluo osservare che nella realtà delle cose l'imperialismo è un fatto tanto del prolequanto del capitalismo tariato cose il l'operaio, consocio del prima di ; nella realtà delle essere padrone, è il il suo salariato, consocio è ac- canto alla macchina dell'officina, lungo la strada bordo del piroscafo che traversa l'Oceano, sul mercato del continente transoceanico. Nella realtà delle cose l'operaio e il padrone sono vincolati al consorzio della produzione prima ferrata, a di essere concorrenti nella distribuzione. In gra- do diverso, ma entrambi del pari, hanno la loro fortuna vincolata alla fortuna della produzione, del suo commercio, del suo mercato. E per. conse- guenza, come dicevamo, all'espansionismo coloniale, o imperialismo, della nazione a cui ap- partengono. L'operaio inglese sa che sullo ster- minato impero inglese dei cinque continenti un'a- 148 Nazionalismo zione cotidianamente è parte, e che ha e svolge di cui egli stesso si non trascurabili per il l'immenso commercio effetti suo bilancio domestico socialismo è : inglese strettamente dipendente dall'imperialismo L'operaio di Londra sa che l'Egitto e inglese. il Capo e l'India e il Canada e l'Australia con- corsero e concorrono a elevare e sopratutto a propagarlo per il suo benessere un numero sem- pre maggiore d'operai inglesi e di cittadini inglesi. Ma ciò non ostante, socialismo soppresse il consorzio produttivo, coloniale, imperialistico, industi'iale, il commerciale, consorzio ha per campo tariato e capitalismo che il tra il prole- mondo, organò soltanto la concorrenza, la lotta della coi^pia concorrente, per la disti'ibuzione, alle porte dell'officina. Così tutte le relazioni tra i due e produttori accosto si ridussero a quelle della loro lotta mentre da questa macchina, alla estremi punti del mondo si agli svolgeva un'azione d'una straordinaria veemenza e potenza, tutto commercialismo industriale moderno, non solo, il ma tutto il colonialismo delle nazioni moderne che poggiava sopra munanza il consorzio, sopra la co- sopra la conseguente solidarietà e corresponsabilità di quei due medesimi produttori che si combattevano. Grandioso fenomeno di interessi, di una violenza drammatica, di una non più viste nella storia, al terribilità tragica quale era scena tare le forze il mondo produttrici : il destino pareva agi- degli uomini per pu- Nazionalismo della nirle fecondità loro segnati, e al socialismo e tempo oltre 149 tutti termini i ancora stesso per spingerle oltre l'esasperazione loro energia. L'indu- della strialismo fattosi tutt'uno col colonialismo si fa- ceva tutt'uno colla politica estera delle varie na- rinnovava i programmi nazionali, creava nuove posizioni nazionali, poneva le condizioni di nuove contese e di nuove intese fra le nazioni. Iniziava insomma un nuovo immenso capitolo zioni, nella storia giori e nazionale dei popoli europei mag- insomma nella minori. trasformava Si azione dei popoli e degli stati fuor dei loro confini, azione che per giunta ben meritava civiltà del della genere umano, poiché a questa do- nava continenti ritolti alla sterilità selvaggia. Eppure, mentre l'industrialismo questo operava fuoin ri, alla casa, sotto macchina, concorrente fatto tetto il dell'ofìfìcina, consocio il fatto antagonista, lo accosto avversario, il miCreava lo stringeva nacciandolo nella vita e negli averi. sciopero per sopprimerlo agli inizi dell'opera sua, alle sorgenti della produzione ; creava le orga- nizzazioni internazionali di classe per opprimerlo con tutta la forza del mondo. Sopratutto lo assaliva nelle politiche degli stati che esso aveva animato e con cui nel colonialismo, o dustrialismo si era congiunto imperialismo. moderno traverso l'imperialismo si ; e : Il lo assaliva grande in- era nazionalizzato il suo nemico, il at- socia- per avversare l'imperialismo si dissociò dalla nazione. L'imperialismo era ingrandimento lismo, 150 Nazionalismo della nazione ; e il e socialismo socialismo diventò di sistematica e quasi vorrei partito il aggiungere officiale programma opposizione contro qualunque d'in- grandimento nazionale. Ora, in Italia ci fu un momento in cui questo non tanto per forza propria quanto perchè trovò dovunque alpartito ebbe causa vinta, e l'ebbe tutta la politica parlamentare, in tutti leati, in partiti polo. e Fu uomini che il avevano momento che seguì il favor del ì po- la battaglia d'A- fondo Europa, Y^umiliata, con una monarchia esterrefatta prima, sanguinante dopo, con uno stato ridotto a una amministrazione, con tutta la decrepitudine delle dua. Allora la nostra della sua miseria : giacque Italia vinta, screditata sue classi dirigenti e tutte al in sue tradizioni dei le tempi servili che freneticamente e quasi direi oscenamente reagivano contro il tentativo di grandezza fatto da un uomo solo, ebbre d'obbrobrio. L'Italia parve verso la sua fine come nazione, ridotta a un popolo povero che prolificava per emigrare. fu allora vitale, fu giovinezza, il e Una una forza questa i)arle parte dell'Ilalia sola fu nel rigoglio delLa il socialismo agiva per so e per non agiva per la nazione. E il socialismo. il Ma proletariato, resto era morte, debilitazione e viltà. Essendo appunto zionalismo italiano. tutto ciò. La prima l'Italia così, nacque E nacque come il na- reazione a volta che ebbe coscienza di se medesimo, avvertì se medesimo come un mo- Nazionalismo e nocialianw 151 quanto gii stava e gli accadeva intorno. La guerra d'Abissinia non si era promossa per nessuna sorta d'imperialismo italiano che avesse per propulsore un qualunque industrialismo italiano esuberante dì produzione non era stata un episodio di quel grande fenomeno del mercantilismo coloniale moderno di cui più sopra parlammo era stata un'impresa coloniale per imitazione, perchè l'Italia aveva seguito l'esempio delle altre maggiori nazioni corivolta istintiva contro to di ; : lonizzatrici ; e sopratutto era stata Né disegno di il un genio politico precursore. quella erano adunque potuti trovare di fronte i due giganteschi campioni del- a si in quella e per combattersi l'epoca nostra di cui letario, nale. me Non già nella cioè, dicemmo, e l'imperialismo era stata il socialismo pro- mercantile nazio- tipica lotta. sì abbiamo accennato, memoria d'ognuno e Perchè, co- come, del resto, è di noi, o uditori, il so- cialismo ebbe allora causa vinta non da sé solo, ma in compagnia, e titi popolari, o popolareggianti, sibbene di tutta non soltanto degli altri par- quella varia e poco diversa Italia dell'ordine costituito, dirigente, parlamentare, borghese e mo- che ben meritava le definizioni che applicammo. E perciò in principio il nostro nazionalismo non fu un puro moto con- narchica, testé tro il le partito contro quanto guerra con la socialista, gli si ma fu contro questo e era unito a far terminare la sconfitta. Fu un moto di rivolta contro la sola forza viva che pareva rimasta in 152 Kazionalisìììo e socialismo ad assoggettare l' Italia, e contro tutte le altre forze morte che parevano rimaste a dargliela soggetta. Fu contro la rivoluzione e con- Italia tro lE il conservatorismo. in principio il nazionalismo fu soltanto il grido di dolore per la sconfitta e più per la ver- gogna della guerra male troncata. Fu il grido di dolore dell'anima italiana che ancora una volta aveva invocata la vittoria, madre delle nazioni, e ancora una volta se l'era vista sfuggire. Tale carattere di patos militare, di tragica reguerresca, ebbe nazionalismo italiano. ligiosità nei suoi primordii il Ma poi ben presto si sviluppò e prese un andamento più vasto e complesso. In breve fu tutt'uno con quella parte dell'Italia che risor- geva, ne fu l'effetto e alla sua volta l'incitatore e l'acceleratore. Una parte dell'Italia risorgeva, o meglio andava sollevandosi per la prima volta nell'economia, dosi men nella produzione, andava facen- povera con una progi'edientc industriale e commerciale. Era la attività nuova Italia del lavoro e della produzione, della frugalità e del risparmio, della sanità fisica e morale, che preparava il risollevamcnto degli animi il quale avrebbe dovuto portare ad una ripresa, con maggiori mezzi, della politica italiana in Europa. Qualche anno dopo Adua chi era dotalo di un certo grado di sensibilità in proposito, poteva avvertire ì primi sintomi che quella ripresa o presto o tardi ci sarebbe stata, poteva essere in Nazionalismo modo qualche mica che andava e effetto come E precursore. precursore. ([uesto voce, dell' Italia mente si il Accostatosi avanti, fu causa, e 153 e socialismo il nazionalismo fu all'Italia come sensibilità nazionale, politica, econo- precursore, e e come come che lenta- rialzava. In realtà po accosto il nazionalismo fu per qualche tempopolo ita- alla parte produttrice del liano, alla parte proletaria e borghese, si occupò della quistione sociale e della lotta di classe. Ma a onor del vero, tranne in alcuni attimi d'indecisione e di confusione una uni contro e contro men ma facilmente spiegabili in mai per dottrina nuova, non parteggiò il gli altri, non proletariato. mai per fu la gli borghesia Anzi fra alcuni non de' ragguardevoli seguaci suoi e quella rifor- chiama sindacalismo,'^ uno scambio d'amorosi sensi né i primi rifuggirono dal concepire una futura sistemazio- ci del socialismo che si fu ; ne nazionale a somiglianza d'un gran sindacato, composto di tanti piccoli sindacati di lavoratori. E tutti senza esclusione i nazionalisti videro nel popolo, nel proletariato delle oflìcine e dei pi, la buona gi'an vivaio di giovinezza si cam- forza, la forza generosa e feconda, alimenta, e in ciò sta il onde la civile virilità la morale della distin- zione delle classi, non chiuse ma modernamente come le caste in e più che a da cui si può uscire per ascendere, o discendere, a seconda della virtìi di vita che aumenta, o decade. Mai, ri- antico, classi, aperte simili a condizioni sociali 154 Nazionalismo e socialismo con né peto, essere, tali principii etici fu, antiproletario, nazionalismo potè il per essere borghese. Fu invece per la morale superiore dell'organismo superiore. Fu con estrema energia, come con estrema energia smo di tuttora, è contro il sociali- demago- carattere polilico, messianico e che confondendo troppo la borghesia con stato e lo stato con la nazione, per colpire gico, lo non rifuggiva dal la borghesia In altre parole, il posizione contro .colpire la nazione. nazionalismo prese ben presto il partito socialista, il era diventato, copie lo il partilo di quanto compilo specifico suo d'innalzare questo, per una classe, in sistematica e contro qualunque possibile chiamammo, opposizione officiale programma d'ingran- dimento della nazione italiana. E di fronte ad fu, se dobesso, il nazionalismo fu l'antagonista : biamo te, il dargli un'appellazione di politica militanpartito specifico di propaganda per 'grandimento della nazione ilaliana. In sostanza anche in Italia avrebbe o presto o tardi iniziarsi il l'in- dovuto periodo storico dei due grandi fenomeni gemelli e in conflitto, dei quali l'uno obbediva alla legge della produzione, e l'altro a quella della distribuzione. Il nazio- nalismo s'accostò al primo, fu per la legge della produzione che tende a espandersi, fu in Italia, sempre nella sicura, salda e sincera essenza della' sua dottrina, se non ancora nelle sue dichiarazioni pragmatiche, fu la prima affermazione e la prima avvanguardia dell'imperialismo moderno. Nazionalismo E anche da noi così che chiude la legge della politica interna della nazionale vita la 165 socialismo mezzo per agente zione e della distribu- classe di lotta dentro confini i come un morituro nel circo, suo campione nel socialismo e la legge della produzione che perviene al suo massimo sviluppo nell'imperialismo nazionale, ebbe il suo ebbe il ; campione nel nazionalismo. Tripoli non ancora per l'Italia l'impresa d'un imperialismo che abbia per propulsore un veemente mercantilismo, ma e del è già tale senza paragone più dell'Eritrea resto, i nazionalisti furono i soli a vedere lagè ; giìi più campo d'una maggior produzione d'una il maggior popolazione italiana, che non la costa il cui possesso ristabilisce l'equilibrio politico del Meditcì'raneo. sto O danno a que-' massima importanza, ma non meglio, essi pure equilibrio la nel senso statico della fatalità storica giolittiana e di tanti liberali parlamentari, magai'i patriot- sibbcne nel senso dinamico e produt- ticissimi, quanto, tivo, in offre all'Italia cioè, lui il sopraddetto buon punfo di equilibrio partenza per avanzare per conto suo. L'equilibrio è una sorta di solidarietà. Or noi non conosciamo una solidarietà mediterranea, ma una posizione mediterranea per conto nostro. Perciò dopo Tripoli a svolgere il suo il nazionalismo continuerà programma che appunto è esat- tamente questo portare la nazione italiana dal presente suo periodo storico che è pur sempre d'inferiorità internazionale, ad un periodo sto: 156 Nazionalismo e socialismo superiorità. L'ascesa è appena ora inibisogna continuarla. rico di ziata, 10 mi sono compiaciuto spesso di adoperare termini di espressione socialisti. II meno possibile perdo contatto con questo formidabile av- il versario, e lo fo per cognizione di causa, perchè due dottrine, la socialista e la nazionalista, sono ben un prodotto della stessa epoca, e la prima le sollecitò insomma l'avvento considerazioni adunque tali nazionalismo in modo che della una gli Per seconda. volta definii amici miei il pili non mi compresero pensarono che io parlassi per ironia, mentre invece parlavo con la massima serietà e intendevo di dire precisamente ciò che avevo detto. La definizione adunque del nazionalismo era queintimi e schietti nazionalisti e sta : esso è il socialismo della nazione italiana mondo. Mantengo tale definizione. E mi spiego, o signori. 11 capitale non è soltanto una quistione nazionale, è anche e precisamente una quistione internazionale. Esso non agisce, esso non domina 7 nel soltanto da classe a classe, ma esso agisce, ma domina anche da nazione a nazione. È questa una vecchia verità che pochi anni sono ebbe e pur oggi ha il valore d'una scoperta. E quando esso il materialismo storico, adoprato specialmente dacercava e trovava il sostra- gli scrittori socialisti, to economico di tutte le geste di tutti delle concorrenze loro e delle guerre, i popoli e non face- ìfazionalismo e \ht socialismo va se non documentare la vecchia verità die oggi una è diventata scoperta. In sostanza, qual è lismo È questo ? una parte di e fatto il ragionamento del socia- la classe proletaria è privata : di ricchezza che le spetta, per dato che quella parte tenuta dalla borghesia è, contilo giustizia, capitalista. È la de- teoria plusvalore. del Ma questa teoria c'è appunto una teoria, in una dottrina, che ha per iscopo di creare una morale che serva, mi si passi l'espressione, di piattaforma alle rivendicazioni proletarie e forarsenale nisca loro tutt'un guerra vittoriosa. morale la è La d'armi per la loro dottrina però puramente di non regge e classe. C'è nel socialismo qualcosa di più esatto e di più solido e di più profondo, ed è mento che la classe il riconosci- proletaria è privata d'una parte di ricchezza che potrebbe appartenerle e non le appartiene, perchè la società è ora orga- nata in modo che detenerla, le borghesia capitalista può la appartenga, o no. C'è riconoscimento puro e semplice di insomma questo il fat- che la distribuzione della ricchezza è in stretdipendenza con la organizzazione sociale. E si vuole appunto mutare questa organizzazione per giungere a mutare quella distribuzione. to : ta Ebbene, chi non vorrà ammettere allora che un'organizzazione internazionale, di na- c'è tutta determina una distribuzione della ricchezza^ da nazione a nazione, sizioni con nazioni, che Nazionalismo 158 e socialismo a quella che il socialismo ha riconosciuta da classe a classe ? Chi non vorrà ammettere che l'accumulamento di centinaia e centinaia di miliardi fatto da una nazione dentro i suoi con- ijiile fini naturali limita l'arricchimento d'un'altra na- zione limitrofa che nei suoi confini ne ha rac- poche diecine ? Chi non vorrà ammetterò che nel giro delle aziende internazionali la posizione di banchiere del mondo cui due sole nazioni sono pervenute, la Francia e l'Inghilterra, colte è una posizione le altre clienti ? privilegiata rispetto a quella del- nazioni loro clienti, o patrone delle loro Chi non vorrà ammettere che mandando l'Inghilterra oro a trovai'e oro in quelle stesse regioni in cui l'Italia è costretta a mandai'e emi- non vorrà ammettere che così essendo, esiste uno stato civile di alcune nazioni che i socialisti chiamerebbero borghese, di contro a uno stato civile granti a trovare lavoro e salario, chi di altre nazioni che i socialisti Insomma, sì, rà ammettere che come esistono proletario ? chiamerebbero non vor- o uditori, chi classi proletarie perchè in dipendenza con altre classi che sono borghesi, così esistono nazioni proletarie che sono tali perchè in dipendenza con altre nazioni che sono borghesi ? E allora l'Italia è pur sempre una nazione proletaria in Europa, e aveva bisogno del suo socialismo. E questo è appunto, come dicevache sono tali Insomma bisogna riconosceci sono che è così semplice re questa verità mo, il nazionalismo. : Nazionalismo e socialismo 159 due campi di distribuzione, uno piccolo e uno grande il piccolo è la nazione, distribuzione fra classe e classe, mediante la lotta di classe, organizzazioni, scioperi e serrate il secondo è il mondo, distribuzione tra nazione e nazione, me; ; diante la lotta internazionale, mercati, colonie, navi e cannoni. Qui Il è la quale, sostanza in fine, cuore la morale del de' socialisti, quella del plus.valore, conoscenze più nazionalismo italiano. o uditori, fa sua e di gran esatte, ma non precisamente quella che poggia su più solide e più pro- fonde. Il socialismo è tutto nello sforzo per produrre una mutazione sociale. Egli dice, a fine di giungere a una eguaglianza, anzi unificazione delle ma questa è la sua visione messianica che è fuori del quadro di quello che con forte metafora possiamo chiamare l'avvenire storico. classi, Noi invece apprezziamo il socialismo per il suo sforzo diretto a produrre una mutazione di possesso e di dominio dalla borghesia al proletariato. È una mutazione da una disuguaglianza di oggi in favore della borghesia a domani in una disuguaglianza di favore del proletariato. È, cioè, una mutazione fondata non su una morale teorica e particolare, ma su quella universale morale che continuamente attivandosi muove non soltanto le mnane, ma tutte le viventi cose del monmorale appunto che anche noi affermammo, quando giustificammo la distinzione delsocietà do. £ la Nazionalismo 160 socialismo in quanto tjale distinzione rende posrinnovo delle energie produttive dal bas- classi, le sibile so il Imperocché all'alto. originario delle formano si e classi tali neWhumus energie posa senza popolari esauriscono nelle classi che già hanno sesso e E dominio. il che bisogna delle vecchie, per continuarvi minio che ora loro spettano : di come prezzo diritto, dovere, in quanto essi, il il possesso e il di pos- il energie le novamente formate salgano a prendere vere si riformano, mentile a poco a poco e si posto il e di diritto conquista, di possesso e dododi dominio, il servono e debbono servire a produrre. Perciò sempre essi sono coesi con le energie produttive, e quando queste tendono a scemare, cioè, essi tendono ad abbandonarle. Tale è la morale unica per gli individui, le famiglie, le classi, le nazioni e gli imperi. Il socialismo vorrebbe una applica- esserne zione per rispetto alla società e più propriamente alle classi? E il nazionalismo ne è una applica- zione per rispetto alla nazione italiana. C'è in- somma un i sistema di classi che forma l'Italia e Bisogna rivoluzionarlo per socialisti dicono : — portar su la classe proletai'ia. sciopero. Ma c'è forma l'Europa, — pure un sistema e i nazionalisti Il loro atto è lo di nazioni che — Bi- dicono : sogna alquanto rivoluzionarlo per portar su — l'I- E giustificano come mezzo Per la guerra di Tripoli il grande poeta ora scomparso, Giovanni Pascoli, disse la parola, talia. la guerra. Nazionalismo 161 e socialismo quando esclamò — La gran proletaria s'è mos— Che voleva significare ? Voleva appunto sa : ! quanto c'era di simile alia riscossa proletaria in quella guerra dell'umile, paziente far sentire madre d'emigranti e di lavoratori mondo. Ricordatevi poi, uditori, ciò che acavemmo contro non soltanto la cadde allora Turchia, ma tutta l'Europa. Perchè ? Che era successo? Che cosa avevamo fatto di male? Aveinesausta e tlel : vamo colpito gran borghese, l'Europa banLa gran proleta- la caria, mercantile, plutocratica. ria aveva colpito il sistema sociale delle nazioni europee, e questo aveva reagito. Si può addirittura considerare l'Europa come una nazione massima in cui le nazioni particolari sono le une rispetto alle altre come le classi in una nazione. Le nazioni europee si possono significato classificare, nel si possono, cioè, valutare loro posizione reciproca, stinguono per la loro preciso della parola, e distinguere come si posizione per la valutano e direciproca le classi. Anzitutto vi sono due nazioni, due sole non soltanto in Europa, ma nel mondo, le quali han- no accumulato dentro i loro confini una ricchezza superiore ai loro bisogni. Queste fanno, come dicemmo, le banchiere delle altre nazioni e, come dicemmo, sono la Francia e l'Inghilterra. Nemiche tradizionali, oggi sono unite dal calcolo di mantenere la loro posizione unica col massimo sfruttamento. La Francia è un'immensa banca CORRADiNi. Nazionalismo italiano. 11 ;<5 Nazionalismo 162 e socialismo con un capitale dai 280 ai 300 miliardi, l'Inghilterra unlmmensa banca con un capitale dai 350 ai 400 miliai'di. Mentre queste hanno più capitale dei loro bisogni, le altre nazioni ne hanno meno. Meno ne ha la Germania, quantunque fortissimamente produttrice. Questa è la tipica immensa azienda industriale in isviluppo intensivo. Meno produttrice, con una ricchezza dagli 80 agli 85 miliai'di, inferiore a quella della stessa Austria-Ungheria che è dai 120 ai 130, per metà ancora giacente in umile stato, con una emigrazione che quest'anno passerà lia, il milione, è l'Ita- più vicina ancora alla condizione del prò- letariato, come la Germania più vicina è già al suo arricchimento. Ci sono vere, e il infine loro le tipo nazioni è il estremamente po- balcanico. Se vogliamo convincerci che questa classificazione delle nazioni europee risponde a un concetto giusto, si consideri che avviene esattamente per esse ciò che avviene per le classi che ciascuna ha espansione, o dominazione nel mondo, : in misura della sua posizione economica. maggiori imperi sono l'inglese e il I due francese. L'impero francese, patrimonio del popolo francese, raggiunge sui cinque continenti i 10 milioni e 113 mila chilometri quadrati, e l'impero inglese raggiunge i 29 milioni. Sono questi, come dissi, i patrimonii mondiali delle due nazioni massime, parte in cultura e parte no. Nazionalismo e socialismo 163 Se però vogliamo renderci più conto dei fatti andiamo occupandoci, esaminiamo un'altra d'impero francese esaminiamo l'impero morale che la Francia esercita sul mondo, e esaminiamolo precisamente per rispetto alla nodi cui sorta : Riunendo complesso di posespansioni e dominazioni di un popolo sotto la denominazione di « influenza di civiltà », noi vediamo che la influenza della civiltà francese è schiacciante per la civiltà italiana. E si è costretti ad ammetterlo anche senza uscire d'Italia. Ma chi va nell'America del Sud, ha di ciò stra Italia. tutto il sìbili una sensazione anche se osservando con occhi Là là suoi i possibile più penosa, vi accade. quanto ha un estremo bisogno del lavoro italiano, lavoro italiano dà un immenso prodotto, mg si il questo è proletariato ed è merce, mentre quanto sommamente viene è francese, La stimato. cul- tura di Buenos Aires, se ve ne ha una, e quella Rio de Janeiro che ne ha una, sono francesi, la moda delle signore. La quale moda è certamente una frivolità, o uditori, ma è altresì di come uno dei tanti ìndici d'espansione e di domina- zione d'un popolo su altri popoli. hanno e tutte della il e il e della i francesi in il Argentina è francese, : e del e dell'oro lavoro o in- lavoro italiano. Laggiù, in Argentina, lavoro italiano sta cese, e lingua L'oro a Tunisi è francese e L'oro italiano. E dominazioni in confronto nostro frivolità pensiero. glese, le sopra ancora sotto, e sopra c'è l'oro fran- c'è la civiltà francese. Così Nazionalismo 164 ò in zioni socialismo e Argentina come a Tunisi. Tutte le dominahanno i francesi in confronto nostro. Tran- ne della prolificazione che essi riducono a scopo di godimento, affrettandosi così a rompere il rapporto etico tra ruonio la sua energia e il prodiillivn, suo ]ìossesso che ò sua la capacità, E sua istintiva volontà di produrre. uditori, il terribile fatto La morale ! sorabile legge cosmica violata si vedete, la o offesa, Tine- Come vendica. può vedersi in un piccolo libro degno di grande studio, in un libro del professor Corrado Cini dell'Università di Padova, la Francia spopolandosi svaluta nelle sue suo stesso suolo, perde energia il industrie, cioè, al colmo oggi della sua ricchezza, già tende a impoverirsi. Tende insomma a diminuire. E ove una nazione diminuisce, altra subentra, precisamente come classe a classe. Tali conoscenze corroborano l'essenziale nazionalismo italiano. Ma qualcuno si chiuderà in una sorta di pregiudiziale e dirà le : — Non è possibile classificare nazioni, poiché per esse gRU'idico, Taìtra, non esiste ed esse sono indipendenti mentre il prolctai'iato italiano uno stato l'iina dal- e la bor- ghesia italiana sono due classi vincolate insieme da uno stato giuridico in un sistema sistema che rende possibile e legale mento dell'una da parte dell'altra. que spezzare il sistema, abolire dico, il che appunto si propone cialismo. nazionale, lo sfrutta- Bisogna dun- lo di stalo fare giuriil so- Nazionalismo e 165 socialismo Ebbene, o uditori, se in Europa non c'è stalo giuridico, c'è qualcos'altro in sua vece tende ad avere sempre più efiìcacia, ed è moralismo internazionalista, e vecchio il uno che nuovo l'interna- zionalismo inteso come naturale solidarietà del genere umano, pacificismo e tutto quanto di il simile oggi va predicandosi, ed è fatto apposto per la assetto conservazione dello stalu quo del presente mondiale che è tutto quanto in favore dei popoli che più hanno, e tutto quanto in disfa- meno hanno. Lo stato giuriconsolidamento di uno stato morale formatosi in precedenza e che era già a sua volta un iniziale consolidamento del possesso. Ora, se in Europa si è ben lontani ancora dal giure vore dei popoli che dico è il dello stafu quo, rale, i mercè vorremmo banchieri del mondo, magari per sime per i nica i già sancirne la mo- idee internazionalistiche, ottime per le gli inglesi e maggiori produttori, noi. proletarii, vedemmo le Per la i i francesi, e tedeschi, pes- guerra balca- nazioni conservatrici dello statu quo occupatissime a limitarla. Le stesse nazioni crearono l'effimera Albania, e quando questa cominciò a lacerarsi, le slesse nazioni, per la stessa ragione di conservazione ormai loro organica, lasciarono che si lacerasse. Assistettero e as- sisteranno senza muoversi a guerre e a macelli popoli inermi. È il pacificismo plutocratico, bancario e industriale, vertiginoso fornitore di armi, e per lo stesso calcolo per cui le fornisce, di abolitore delle guerre. Il che può essere accet- Nazionalismo 166 dalle tato altre e socialismo nazioni per minorità loro, per effetto di una debilitazione etnica, non dissimile da quella di classe del proletariaprima che il socialismo venisse a renderlo to, evoluto e cosciente », vale a dire, esercito com- impotenza, per <: battente. pacificismo armato è lo stato giuridico euro- Il peo, cioè, l'espediente di potenza con cui le nazioni pili ricche Le dominano e imponendo in dominano le due modi, e nazioni più povere. imponendo la pace le armi. Con maggiori conservano ciò che esse pensano bene di conservare, i loro imperi che s'estendono dai 10 ai pace la le nazioni 30 milioni di chilometri quadrati, e le loro 300 ai 400 miliar- casseforti che contengono dai di. Con interna gli le E quando lo stato e armamenti travagliano nella loro vita meno nazioni minori e tanto il la partilo socialista si scaglia borghesia rimproverando ricche. contro loro le spese militari, fa una politica per suo uso e con- sumo, ignorando, o fingendo di ignorare là. Non italiana è lo stato italiano, a volere non è la la real- borghesia l'aumento delle forze di terra mare, ma sono le nazioni straniere, l'Austria, Francia e le altre. C'è una interdipendenza internazionale che regola il proporzionamento flegli eserciti e delle armate nazionali. Questa interdipendenza obbliga l'Italia ad avere un esercito tanto e tanto e un'armata tanta e tanta. Vale e di la a dire, le nazioni straniere esercitano sull'Italia un'azione del massimo carattere interno, pene- Nazionalismo trano nell'i ntimo e sua della 167 socialismo interna, vita nella sua economia domestica, nell'ordine dei rapporti tra la sua potenzialità finanziaria e la sistema- zione dei suoi bilanci. Vale a dire, teressi italiani, gli interessi gli in- della proprietà, del tutti lavoro, della produzione, e quindi tutti i rapporti politici delle classi, del proletariato e del capita- quindi lismo, e di classe, tutta lia, to, si, economica le condizioni insomma stesse la vita della lotta interna dell'Ita- e politica, dell'Italia, popolo e sta- e delle sue imita costitutive, individui e clas- sono sottoposte all'azione e al potere delle nazioni straniere. Quanto di più interno, di più intimo ma c'è nella nostra vita nazionale, il siste- dominio delle nazioni straniere. Secondo una relazione parlamentare francese, nel 1905 l'imposta fondiaria in Francia dava L. 146 546 000. In Italia saliva a 250 milioni. Mentre la superficie della Francia è poco men del doppio di quella dell'Italia, e la superficie coltivabile è più del doppio. A parità d'imposta, la Francia dovrebbe pagare 500 milioni, e non ne paga che 146. Ebbene, non si può non pensare che la maggiore, la eccessiva pressione tributaria dello stato italiano sopra i suoi sudditi, dipende da una pressione internatributario, è sotto il zionale, dalla sopraddetta interdipendenza inter- nazionale. Per questa via le nazioni straniere giungono a svalutare in casa nostra ciò che vi ha di più nostro, lo stesso suolo, in quanto per l'inesorabile necessità di tener testa a loro ci Nazionalismo 168 e socialismo costringono a sottoporlo a troppo forti tassazioni. de E come ramo per il suolo, così è per l'altro gran- della produzione, le industrie, il cui svi- luppo può essere ritardato e impedito. Infatti molte industrie italiane si lamentano di essere oppresse da soverchi pesi fiscali e di non potersi sviluppare per questo. Ebbene, non si può non pensare che ciò avvenga per causa della interdipendenza internazionale delle nazioni ric- che oppressiva sulle nazioni povere. Ebbene, l'Italia ha una voce che l'avverte di tutto ciò. Tale voce è appunto il nazionalismo. Questo poggia su fondamenti incrollabili, come abbiamo su principii eterni visto, e etnico, inabolibile dividuale, pii^i ed eterno come il : il principio principio in- principio del naturale sviluppo il dell'organismo etnico nel luppo non meno di mondo, naturale svi- quello dell'organismo indi- viduale. Più il nazionalismo poggia sul principio della produzione che supera in potenza e in utilità quello della distribuzione e risponde a maggiore necessità uomini degli In fine, o uditori, noi la distribuzione liva. Non è più e della tutti socialista è specie. vediamo ormai che diventata distribuzione, ma distrut- distruzione. Distruzione delle forze produttive della terra e dell'industria, distruzione nale, distruzione della potenza della stessa civiltà del nazio- mondo. infatti, o uditori, che or non e molto, per cattivo spirito politico, per abbominevole de- Voi sapete Nazionalismo magogia, i 169 e socialismo milanesi proibirono alle coo- socialisti perative di lavoro d'andare in Libia. mantenere vollero Così essi proletariato ostile a quella il conquista della nazione italiana, e ciò basterebbe a condannarli ma ; per conto loro essi fecero di più, tagliarono passo alla civiltà in marcia da il un continente all'altro. Poiché per demagoghi dell'Alta Italia, e se tutti fossero nostri schiave loro, Francia e in a quelli simili e se stesso lo delle ancora di i lavoratori cooperative fosse si Inghilterra e presso l'Affrica resterebbe mostruosi i fatto gli altri in popoli, ben poco dissimile dall'America prima che Cristoforo Colombo navigasse a scoprirla e a offrirla all'operosa famiglia umano. del genere In tal zione modo i socialisti distruggono la produ- e internazionale nazionale e invidiano il mondo, due volte, mi si passi l'espressione che par declamatoria e non è, due volte maltusiani del genere umano. popolamento e la Di contro sta civiltà la legge al nostra, produzione, legge della nazione e la di legge della universale umanità. E fini se l'Italia del quella. mondo non è destinata a smarrirsi, ne a oscurarsi, i questa prevarrà su vili. La Tripolitania, ia plutocrazia i Balcani, turco-europea. 11 ottobre 1912. La pace italo-turca, o sia non ancora, e sia l'affaccendarsi delle grandi potenze per soffocare l'incendio balcanico, riesca questo affaccendarsi mi suggeriscono alcune considera- o non riesca, zioni. Le considerazioni poggiano su due fatti. Il primo fatto ha accompagnato quasi tutto periodo della nostra guerra i Balcani e primo Il il secondo riguarda grandi potenze. le è ; il il seguente. In Francia, nelle mi- nori città di provincia, negli atrii delle succursali delle banche francesi, della Banca del Credito Lionese, venivano esposti mi della guerra. Erano sempre di i quelli Francia, telegramdi fonte turca e a caratteri cubitali. Quelli di fonte italiana non venivano esposti, perchè per la gior- nata c'erano quelli di fonte turca, la sera le sedi delle succursali si chiudevano e per la mattina dopo era pronta altra messe di nuove vittorie turche. Cosi il si riusciva a far capitale francese sì delle che non si spaventasse province investito in Turchia. Nelle città maggiori, come Bordeaux e Lione, La 174 Tripolitania. i Balcani, era lo stesso. Telegrammi di fonte tm-ca, a caratteri cubitali. Soltanto la sera, le sedi banca- rimanendo rie di quelle città aperte, alle pareti appariva un timido con sopra la scritta in carattere piccolo Le notizie non sono confermale }. Soltanto raramente qualche più timido telegramma di fonte italiana, in più degli atrii listello : < piccolo carattere ancora. In quanto poi a Parigi, chiunque abbia seguito anche di lontano la semplice lettura dei giornali grado d'intendere che là era il momacchina che si vedeva agire a Autun, per esempio, a Rouen, a Bordeaux e a Lione. Il celebre motivo tradizionale della imparigini, è in tore della gran motivo che in Europa divulfrancesi, come risulta da una serie ininterrotta di documenti a cominciare da quello secolare della rappresentazione grafica di bellicosità italiana, garono soprattutto i una singoiar tenzone bardo che il tra una ranocchia e un lom- professor Vittorio Gian ricorda in un recente suo pregevole opuscolo, e a finire con quello contemporaneo delle cartoline franco-cinesi che uno de' giorni scorsi Giulio De Frenzi rese note ai lettori del Giornale d'Italia; passan- do per la vecchia asserzione gratuita « Les italiens ne se ballent pasA^ e simili; questo motivo, rinnovato e rimesso in corso per l'occasione, mentre in parte, anche oggi, è uno sfogo di ma: levolenza sentimentale, in parte, oggi, non far di meno di sospettare che fosse, si può durante la nastra guerra, un ausiliare pratico del telcgram- la plutocrazia turco-europea ITó ma bancario di fonte turca. La popolar tradizione dell'imbellicosità italiana spiegava le vittorie turche di fonte turca e così conti'ibuiva a rassicurare gli innumerevoli provinciali francesi, minuti capitalisti del grandioso capitale francese investito in Turchia. Veniamo ora guardare è sotto I al secondo Balcani e i le fatto che ho detto ri- grandi potenze. Questo occhi de' lettori. gli non possono non aver osservato che lettori Fintervento delle gi'andi potenze presso Costantinopoli e le capitali balcaniche è stato prima combinato a Parigi. La iniziativa fu del presidente del consiglio francese, e la prima com- binazione fu tra lui e il ministro Sa- russo zonov che per fortuna si ti'ovava a Parigi. Lg Russia è politicamente alleata, ma capitalisticamente tributaria della Francia, e tale sudditanza del gigantesco impero alla repubblica democratica è la il supremo fenomeno grandiosa giunteria crazia contemporanea. della La pluto -democratica torce la in cui si cosiddetta svela demo- prodigiosa repubblica sua mezza e meno parte democratica a vincolarsi con quell'impero assoluto che la sua tica vincola a se. mezza Non si e più parte plutocra- può far di meno di supporre che il ministro russo a Parigi, pur senza accorgersene, fosse guidato dal potere dei circoli locali a cercare il modo di impedire lo scoppio della guerra nei Balcani, con Poincai^é che di quei circoli plutocratici era senza alcun La 176 Tripolitania, Balcani, i dubbio l'agente politico più o meno consapevole. È certo che la politica turca della Francia è plutocratica e oggi non mo spettatori stati correre alle il difese in Queir affac- nazionale. cendarsi della Francia più degli questi altri, di cui sia- non fu giorni, ma d interessi nazionali, il fu correre alle difese d'interessi plutocratici. Fat- che in questi giorni to sta ben meritato, l'onore, l'Europa per e a Francia ha avuto alla testa del- lo sforzo di aggiustare la quistione d'Oriente, e di to la di mettersi imprimere a questo aggiustamen- questa decrepita quistione caratterie il della sua repubblica, forte carattere plutocratico. Così r intervento delle grandi potenze nei Balcani, l'impedimento della guerra, lo quo statu ottomano, la politica europea della pace euro- pea sono in grande ciò che in piccolo erano telegrammi di fonte turca sulla guerra libica discredito il tradizionale sul soldato italiano. il cuore in pace due I fatti al gettato a piene to il capitale. son questi. Le considerazioni il riconoscimento manj Sono espedienti per mettere ducono a un semplice riconoscimento dei E i e è il segT.iente : l'Europa si ri- fatti. è sot- regime assoluto del capitale bancario. Noi abbiamo visto un atteggiamento ostile del capitale francese (e non soltanto francese, i lettori lo sanno, ma noi ci siamo valsi dell' csemplificazione più evidente), a un'impresa coloniale, di carattere nazionale, la nostra in Tri- politania ; abbiamo visto un moto del capitale 177 la plutocrazia turco-europea franco-europeo, repressivo forse nici noi, di delle ragioni nazio- balcanici. Questi popoli balca- soggiaceranno, perchè sono de' popoli nali deboli ; abbiamo corso il rischio soggiacere. Comunque, noi per la Tripolipiù assai tania, forti, popoli balcanici per i cedonia e per se le riforme in Ma- siamo trovati dinanzi stessi, ci allo stesso avversario che come buon cliente, dalla plutocrazia europea, o, rovesciati termini, tutela, 1 come buon la è, o il turco tutelato, plutocrazia europea che cliente, il turco. E questo è compiuto sistema del regime assoluto plutocratico sotto cui l'Europa sta. Il sistema del tm^il ragioni nazionali op- co, della plutocrazia, delle presse, o per lo meno osteggiate. grande male del periodo storico europeo che attraversiamo. La nostra impresa di Tripoli è della migliore specie di tutte le imprese di conquista e di colonizzazione. È un'impresa È questo il che mentre serve polo, ha la le ragioni nazionali di buona fortuna ragioni più generali. Noi un po- di poter servire abbiamo trovato anche in Af- frica un territorio che era res nullius, poiché popojo che possiede e non produce, non è possessore coltiveremo quel territorio, lo popolere; renderemo simile ad altre colonie d'Afd'Europa e così la nostra impresa, giovando a noi, gioverà alla stessa Europa, alla stessa specie che propagheremo ne) deserto, alla civiltà, alle industrie, al commercio, mo, lo frica ed alle regioni ; alla stessa plutocrazia in fine, a tutte le attività CORRADiui. Nazionalismo italiano. 12 La 178 Tripolitania, i Balcani, del genere umano. Eppure, noi abbiamo esperi- mentato sistema europeo-turco-plutocratico a il noi avverso, per i suoi ciechi fini immediati. I popoli balcanici non sono popoli d'arabi decainerti sono popoli cristiani, di stirpi, che fanno già parte della famiglia europea e sono popoli vivi e attivi e produtlflvi. E sono in lotta con un nemico mal vivo, non attivo, non produttivo, che tiene sotto il suo dominio i loro consanguinei, e lottano per sé e per i loro consanguinei. Ma tutte le loro ragioni nazionali, umane, materiali e morali, esperimen- duti e ; cioè, ; tano lo stesso avversario : il sistema plutocratico- turco -europeo. Noi ci accorgiamo che le stesse v^ecchie competizioni di carattere territoriale, na- zionale le quali, comunque siano, sono d'una mo- ralità più alta, le stesse vecchie competizioni fra stato e stato sulla spartizione dell'impero turco, sono passate in seconda linea dinanzi lere della plutocrazia. Il al che, ripeto, è la prevagrande grande male dell'Europa contemporanea. Noi insomma vediamo che la ragione morale, la quale deve essere la sovrana del mondo, è fatta schiava della ragione plutocratica che non diciamo debba esser tolta di mezzo, ma diciamo che deve esser subordinata. Incominciamo a sentir forte il bisogno che l'Europa operi la sua liberazione. Un crescente disagio morale ci avverte di questo bisogno. Per! la stessa sua politica, l'Europa ò ora in uno stato che ha assai somiglianza con quello in cui l'Italia, ignominia e il la 2^li(tocrazia turco-europea I7i* prima d'occupare la Tripolilania. Come noi col problema da risolvere della Tripolitaiiia ci sentivamo mani e piò legati nella cosi rilrovava tidiana circolazione della jDolitica europea, così Turchia presa come cliente da sfruttare, come cliente della perchè da tutelare, plutocrazia, non ha più libertà di movimenti per risolvere i suoi problemi. Incominciamo a sentire il bisogno della liberazione la quale, non questa, c'è mercè la dubbio, inizierà un nuovo periodo della sto- ria europea. IX. I satelliti della plutocrazia. Novembre 1912. La più nostra conquista della Tripolitania volte ho scritto, è, come un'impresa d'una grande È una imprese con le quali il popolo che le compie, mentre pensa a se medesimo e agli affari suoi, pensa anche ad altri e fa anche gli affari di altri. Nello specchio della storia sarà visto quanto francesi, inglesi, italiani conquistando colonie sulla costa bellezza morale. di quelle hanno fatto per l'avvenire della civiltà europea che ha l'egemonia del mondo. Primi in ordine di tempo i francesi e gli inglesi, poi gli d'Affrica italiani. Il merito di questi ultimi è di aver ri- congiunto, per la civiltà d'Europa, l'oriente d'Af- con l'occidente, Tunisia, Algeria, Marocco francesi, occupando essi il gran tratto centrale tripolitano. L'impero islamico ha perduta una delle sue tre sponde mediterranee, ha perduto uno dei suoi tre continenti. E l'avversario asiatico è sterile quanto la civiltà europea è feconda. La civiltà europea sviluppa la vita del mondo, la vita economica e morale. Ovunque perciò essa prende il posto dell'Islam, o turco, o arabo, rende benefizio al mondo di cui ha l'egemonia. Questa egemonia le impone frica, Egitto inglese, I 184 doveri satelliti della provvedere e procreare. La : ropea provvede e procrea. st'anno strettamente un E l'Italia affare suo, Nella storia a tanta opera. mini plutocrazia le civiltà eu- facendo que- ha partecipato azioni degli uo- popoli appariscono coordinate a più e dei vasti ordini. Ciò premesso, è manifesto sce guerra che la i hanno anche lo La prima e la con seconda guer- sforzano di si da uno dei lo sterile avversario asiatico tinenti, Tripolitania stesso straordinario valore storico quattro alleati i vincolo che uni- quattro alleati balcanici fanno contro la Turchia. ra il nostra conquista della la tre con- dall'Europa. Già espulso dall'Affrica, sta espellendolo : espellere si dall'Europa e nella stessa Asia bisognerà ributtarlo indietro, per poter svilup- pare vita la vita morale economica sui tre del mondo e la supcrior continenti intorno al Medi- terraneo. Ora, che cosa è successo tanto per noi quanto È successo che oltre ad avere lo stesso nemico materiale, il turco, noi abbiamo avuto e quelli hanno lo stesso nemico morale. Il quale nemico è tutta quanta l'Europa a cui sta a cuore lo statu quo dell'impero stctlu quo in cui sono consolidate ottomano per gli alleati balcanici ? ; vecchie politiche di carattere nazionale e nuove aziende di carattere capitalistico, queste sovrapposte a quelle, come reno. Si può dire che e degli alleati strato il su strato nel ter- peggior nemico nostro balcanici fu ed è la plutocrazia I satelliti della plutocrazia europea bancaria internazionale e 185 industriale. Voi vedete che cosa fa la Francia. Ebbene, Francia rappresenta litica industriale hj peggioramento della po- il dalla fatta Germania nell'imil primo com- pero ottomano. Infatti dicono che messo viaggiatore peratore tedesco, imperatore, il quello di fare dei produttori tedeschi sia l'im- ma costui è pur sempre un immediato ha quale, se per iscopo gli affari de' produttori sudditi suoi, per iscopo medialo ha quello di fare l'affare dell'impero prima economico e poi politico. Per gni non dubbii la polilica di Guglielmo II in Minore, essendo oggi di carattere individuale e dustriale, di vse- Asia in-» carattere bancario e impresario, è per domani di carattere imperiale, mira ad una conquista politica dell'impero tedesco, mira ad una supcriore conquista all'egemonia della civiltà tedesca nel mondo. Qualche scrittore l'ha già : notato ed è evidente. Ma è evidente altresì che la Francia dei reali di Francia, oggi impersonata in Poincaré e compagni, la Francia repubblicana, democratica, umanitaria, luce e duce di tutti gli ideali de' sognatori d'ideale, la Francia oggi crudo capitale. Prima è, o almeno ha voluto essere, corifeo di conferenze e d'interventi nei Balcani, in prò della pace, in prò della Turs'arrabatta per il nudo e delle nazioni plutocratiche^ essa insomma, e contro gli alleati balcanici, in insomma, della sua plutocrazia. Riassumendo concludiamo che le due guerre, la balcanicg e la libica, che per giunta sono guerre di popoli chia, prò, I 186 satelliti della plutocrazia proletario, hanno avuto ed hanno nemico la plucocrazìa europea. La plutocrazia europea s'è fatta antagonista d'imprese di grande bellezza morale e di maggior valore per la storia dell'Europa e del mondo. Per coloro che intendono, le due guerre sono due guerre di redenzione. La plutocrazia europea è stata ed carattere di lo stesso : è loro antagonista. curioso Il sta sìa piaceri pii^i attraverso il la Francia sociali- pacificismo. Uno dei prelibali di questi nostri giorni è ap- punto sentire ferite che anche è si tale i socialisti strillare come aquile contro la guerra. Essi fanno ciò che fa la plutocrazia. Yale a dire, essi sono gli involon- (me ne duole per la loro cecità, ma bisogna ammetterla per salvare la loro onestà), tarii gli involontarii satelliti della plutocrazia. C'è un proletario che dovrebbe esser caro al socialismo europeo ed è il proletario che scaro, ed era il contadino macedone, e c'era un avrebbe dovuto non essergli dicontadino arabo della Tripolita- profonde ragioni della vita storica, sanno che dalla guerra balcanica e dalla guerra libica può nascere l'u- Quanti intendono nia. mana Ma le vaste e redenzione dell'uno e dell'altro proletario. il socialismo, per- l'avvocato del proletariato, pace e contro la guerra, fa il satellite della plutocrazia e della Turchia, contro l'uno e l'altro proletario, contro popoli e guerre chè è per la da cui può nascere l'umana redenzione dell'uno dell'altro. S'unisce con la plutocrazia per il e I plutocrazia satelliti della tramite d'una dottrina. È questa, 187 direbbe in si gergo teatrale, una «posizione comica». Glie cosa di più comico di questo socialismo che senza accorgersene aiuta quel all'estero che capitale di distruggere ? Qualora se ne non sarebbe più comico, ma crimi- all'interno tenta accorgesse, nale. socialista che va, come i lettori sanno, maggiore in Francia, in Italia e nel resto d'Europa, ed è Giovanni Jauròs. Ora è molto curioso vedere questo capo del socialismo volere per i Balcani la stessa cosa che vuole il C'è per un la ministro della repubblica plutocratica francese, non dubbio agente francesi, Poincaré volere la guerra. giorni : cioè, la francese e non ammirazione per sua nia e l'Inghilterra. Bravo di pace pacifiche», la Francia, I piiitocvatiche per eccellenza. lismo plutocratiche la Gxiovanni Jaurès ha in questi manifestata «tre nazioni aziende delle volere, sta per le Germa- la Sono le tre nazioni Il capo del sociacontro loro le guerre redenzione de' popoli proletarii. Nel clamo- roso suo petto, alveo di bestiali comizii, correnti, la socialista ralmente in terra n'esce l' Francia di e la Francia inno socialista del alle plutocratica, si primo le due natu- combinano socialista tre nazioni plutocratiche. e di La com- binatrice è la pace. Precisamente ciò che ci vuole per il tornaconto delle aziende plutocratiche. Giovanni Jaurès è insomma il naturale socialista del naturale ministro della Francia contemporanea. I 188 satelliti della •plutocrazia Questa «posizione comica» plutocratico -socialiimpersonata in una persona, è molto fran- sta, cese. È superfluo aggiungere che il il pacificismo puro, pacificismo borghese, farebbe anch'esso il giuo- qualche giuoco potesse fare, della plutocrazia. Sappiamo che molte correnti pacifiche che attraversano l'atmosfera europea, sono di co, se sorgente plutocratica. Così sono pacìficiste le tre nazioni, Francia, Germania e Inghilterra, soprattutto perchè plutocratiche. Finalmente ficismo vorrebbe instaurare il sopra la realtà imperfezioni. Osteggiando la guerra libica le, qual'esso se la sogna, guerra balcanica, il il pacificismo borghese, pacificismo socialista, mantenere, per man paci- una perfezione idea- aiuta la del turco, in dellfe e la come plutocrazia a Europa la ti- rannide della ingiustizia e in Affrica la tirannide della sterilità che è suprema ingiustizia contro l'eterna natura. X. Come ia democrazia spopoli la Francia. Estate 1913. Un in un gi'ande scrittore francese, Leroy Beaulieu, or ora pubblicato, La question de libro fa in gran parte colpa spopolamento della Francia alle idee democratiche. Egli incomincia con questa dichia« L'esempio razione di quasi tutte le civiltà, antiche e moderne, porta, come più oltre con numerose prove sarà dimostrato, alla conclusiouie che la civiltà, soprattutto la civiltà democratica, tende, se non subito, per lo meno in poche generazioni, a deprimere la natalità, e spesso a renderla inferiore alla mortalità, qualunque sia la diminuzione che in quest'ultima si possa ottenere. Per civiltà noi intendiamo, oltre lo sviluppo delle città e quello della classe media, la propagazione quasi universale dell'agiatezza, la population (Alcan), dello : della istruzione, de' comodi, delle ambizioni in- dividuali e familiari, la prospettiva a tutti aper- Più di venticinque anni fa lo stesso Leroy Beaulieu scriveva «L'esempio della Francia e di quella parte degli Stati Uniti che si chiama Nuova Inghilterra e che giace sull'Atlantico, sembra provare che a un certo grado di benessere, e sotto l'ispirata di salire sulla scala sociale». : zione de' sentimenti democratici, la tendenza al- . Come 192 democrazia la l'accrescimento della popolazione diventi eccessi- vamente debole » Per democrazia si deve intendere qui l'essenza della democrazia bisogna avere il senso del profondo che non hanno i reporters de' giornali e gli uomini parlamentari siamo in un punto dove le leggi mutevoli della società e della po; : litica s intersecano con natura e offendono si immutabili leggi della une con le altre. le le Ecco dunque che cosa si deve intendere per democrazia. Prima di tutto ciò che il Leroy Beaulieu esprime con una parola che ricorre spesso nelle sue pagine arrivismo. L'arrivismo : individuale e familiare. Secolari indirizzi politici portarono a questo estremo resultato democraestremamente individualizzare l'uomo e concezione che l'uomo ha della vita e del tico, la di mondo. Non che la tutti si tratta qui del sano individualismo capiscono che cosa sia quando d'energia individuale ; individuale, si tratta di spirilo si par- d'iniziativa d'una malsana formazione d'individuo che è pervenuto a sopprimere in sé le ragioni della vita collettiva. La storia tutta è fra due tendenze, la tendenza a subordinare l'in- dividuo alla società, e la tendenza a subordinare la società allindividuo, diamo qui una ta la storia traverso il per società ne inten- degli ultimi secoli progressivo prevalere l'uomo sul e particolare, quella nazionale. Tut- dei diritto della liberalismo, e si spiega con un cosiddetti diritti del- nazione e da ultimo, at- non ostante l'eroico pa- Francia lipopoli la 19.'3 trioUico della rivoluzione francese e la reazione del collettiva socialismo, si giunti è estrema democrazia che è tanto Tiiidividuo che ormai la reazione contrOj e prima fu socialismo, vasto che la reazione il questa a del- trionfo le si della è levata classe adesso è la reazione del corpo aduna tulle classi, le la coi piìi nazione, col nazionalismo. Individualizzato Tuonio mo detto, senso che abbia- eccoci a quell'arrivismo individuale e familiare di cui parla insomma non pensa ai suoi nel congiunti piìi il Leroy Beaulieu se non a se piii stretti, i figli, Tuomo : stesso e poi e muoia mondo. E infatti il Leroy Beaulieu mosti'a come dell'arrivismo de' padri e delle madri francesi muoia la Francia. È un arrivismo edonistico. La Francia negli ultimi cent' anni ha accumulato, dicesi, intorno il 300 miliardi, e chiuso il suo periodo eroico nel '70, entrò nel suo periodo borghese, pa- a cificista, mercantile, plutocratico e burocratico. L'arrivismo del cittadino francese è come riodo storico che la Francia attraversa : il è pe- bor- ghese, pacificista, mercantile, plutocratico e bu- Leggendo il libro del Leroy Beaulieu si vede come per ognuna di queste parole che sembrano così generali e esterne, i padri e le madri francesi nell'intimità notturna delle loro alcove uccidano la Francia per lo meno d un figlio, di quel famoso terzo figlio che è neces- rocratico. sario per il ripopolamento. Ciò fanno insomnui CoRRADiNi. Kazionalismo italiano. 13 . 194 Conìe la (hmocrazia per il massimo, per al il L'arrivismo edonistico luttà. dotto benessere proprio e dell'unica loro crea- due tura, lusso e per la vo- ha prodonna che francese suo prolotipo femminile il : la per fissare la sua bellezza sterilizza in sé madre. In e ciò la letteratura francese, teatro, il sono buoni educatori. il 11 la romanzo libro del Leroy Beaulieu è Tullima condanna della civiltà francese contemporanea di cui noi rozzi provinciali d'Italia siamo discepoli. E a certuni non pare abbastanza. Pochi avvertono il pericolo di un maggior contagio spirituale per l'Italia nella più stretta amicizia con la sorella latina tanto più progi'edita. Qualche mese fa, a Roma, ad un luminare del parlamento facevo notare che noi siamo anche troppo sotto il dominio della E civiltà francese. 11 Imninare mi rispose francari quei Benissimo. Sono così che perciò ? — Le quali pai'ole mi richiamano quelle del cesi Leroy Beaulieu a pie di pagina 262 del suo libro «I politici contemporanei d'ogni grado, dai consiglieri comunali delle città ai ministri, sono, nella loro generalità e fatta qualche eccezione, una delje : — I : classi più vili e più anguste di sicofanti e di cortigiani che abbia mai conosciuta lumanità. Lo- ro solo scopo è di adulare bassamente e di pro- muovere i loro in un tutti i modo pregiudizi popolari che son pure vago, non avendo essi dedicato istante della loro vita alla riflessione e alla osservazione L'uomo i> individualizzato è un uomo sciolto dal- spopoli la le Francia 195 ragioni del mistero. Vi sono misteriose e evi- che reggono la vita universa, della specie e del cosmo. Da questo mare in cui ogni essere è come una goccia nel mare, l'individuo s'è tratto fuori, con tutta la sua conoscenza dentissime leggi Come vedemmo sul suo cervello. lizzare in sé la in sé il la donna madre, così l'uomo ha divino, ed è tutto cervello. steri- sterilizzato L'individua- lismo democratico contemporaneo è anche un'e- strema cerebralizzazione dell'uomo il quale alla sua volta cerebralizza tutte le cose. Cerebralizza l'avvenire dell'umanità nell'umanitarismo, nel pacificismo, internazionalismo, nell' in tutte le consimili sistemazioni cerebrali dell'avvenire che sono sì odiose alluomo collegato con le forze che sono perpetuamente e immutabilmente in alto. In Francia, siamo giunti alla geneistintive razione cosciente; e nel libro del Leroy Beaulieu vede come questo estremo prodotto del cerebralismo individuale uccida di quel terzo figlio si che non nasce, la Francia. Mentre le statistiche dicono che una certa discreta natalità si mantiene soltanto in quelle province francesi in cui sopravvivono ancora «i costumi antichi e le idee tradizionali Lozére e poche : altre Bretagna, Corsica, Alpi, la province. Dopo di che, che altro si deve intendere per democrazia contemporanea ? Si deve intendere una legislazione e Leroy Beaulieu si troppo indulgere un costume. E vede come T una al nel libro del e l'altra, per demos, nel che propriamente Come 19t) la democrazia democrazia contemporanea di tipo il demos. Le cifre fanno spavento. Medici francesi affermano che il 35 e anche il 40 per 100 delle maternità consiste la francese, finiscono col diminuire s'interrompono dal quai'lo al settimo mese. Alalfermano cìie ali ora presente vi ha più di ciò che di nascite. A Parigi vi sai'ebbero 70 mila maternità interrotte all'anno, di contro a G3 mila nascite. In tutta la Francia sai'ebbero mezzo tri due terzi delle nascite. Leroy Beaulieu sembrano molto eccessive, specie per le campagne, ma egli deve riconoscere coi medici che il male aumenta sempre. Secondo una relazione della «Società ostetricia di Francia» nelle grandi città milione, presso a poco Le quali il terzo cifre delle alio i stesso concezioni viene campagne molto meno distrutto ; nelle Leroy Beaulieu annuo dei figli 100 mila il numero calcola a uccisi avanti la loro nascita. E il male fa rapidi quindi ; il progressi. Ebbene, come ne occupa. E li il combatte democrazia asserve tori e ogni alti'o il pubblico potere giudiziario il potere potere ? politico è asservito. ? Non Assolve. agli I se La elet- tribunali servono come possono, assolvendo, e sale in onore «il buon giudice», diziaria. il democrazia giu- Nella generale rilassatezza dei e del pubblico care fior della che ne nasce, supremo pervertimento. si 11 poteri giunge a codifilibro infatti del Leroy Beaulieu termina con una sentenza della corte di cassazione francese che dichiara non spopoli la Francia punibile la propnganda 197 neomalthiisiana. E in Francia fa strage. Noi italiani bisogna sapere tutto ciò per guardarcene. Ascendendo, noi dobbiamo far di tutto perchè piìi a lungo possibile ci venga conservata nostra sanità morale. Perchè più lungo pos- la questo periodo storico che attraversia- sibile sia mo. Nello stesso periodo furono nostri vicini e i per secoli e secoli dettero di se medesimi con non ne ebbe mai grande Francia che tanta generosità che maggiore nessun popolo. È questa dobbiamo imitare Oggi obbedisce e la amare. alle sacre leggi della popolo italiano prolificando, varcando lavorando sui cinque continenti. vita il il mare, Soprattutto agendo per conquistare ciò che deve. La lotta fra le nazioni si può talvolta illumi- nare ravvicinandola a quella fra le classi. Ma se parliamo di sola lotta economica, non si comprende. Fra popoli che oggi ci superano, noi andiamo alla nostra conquista con valori spirituali e per tutti tuali formi onde produrre una il mondo. Andiamo i tutti i nostri nostri valori spiri- civiltà nostra che tras- momento con i cinque miche abbiamo sparsi per il mondo, e con i centomila soldali che già tengono l'Affrica. Questa è la nostra età sacra, per lo sforzo in questo lioni di lavoratori e per la lotta, nel profondo della storia mondiale. XI. Sulla frontiera dell'Est. Estate 1913. Un volume postumo d'Henry trie guerrière, ci portante, questa : fa Houssaye, La pa- sapere una cosa molto im- dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi la malattia democratica dell'anti- militarismo è tanto diminuita che si può seriamente prevedere una sua prossima fine. Anche senza calcolare i benefici effetti delle ultime guer- Anche re e degli ultimi contrasti internazionali. prima del 1911 l'antimilitarismo aveva fatto il suo tempo, sebbene sembri proprio l'opposto in Francia dove la furia d'Hervé e la propaganda della Confederazione Generale del Lavoro hanno corrotto tanta parie dell'esercito. C'è qualcosa di peggio dell'azione antimilitarista ed è l'ideologia antimilitarista. mezzo e La prima altro dell'azione socialista ; la non è se non un seconda è effetto causa dello sfacelo delle classi dirigenti. Lo scrittore francese di cui ci occupiamo, in alcune sue pagine contro l'antimilitarismo raccoglie pero. detti « Sì, di deputati francesi del secondo imsignori, esclama Jules Simon, una . 202 Sulla frontiera dell'est sola cosa fa la patria invincibile, ed è la liber- E Jules Fabre La nazione piiì potente che può disarmare e perciò, invece di aumentare le nostre forze, andiamo verso il dità!». : è cfuella sarmo » . tagne e ; E Garnier Pagès tempo. La loro il La patriottismo. il E basta a tutto». mon- Gli eserciti, le ; fiumi hanno fatto i vera frontiera e leva in massa ancora Jules Simon: «Noi vo- gliamo un esercito un : di cittadini e non di soldati, esercito che sia invincibile a casa e disarmato per portar la guerra fuori. Il militarismo è la piaga dell'epoca. Non c'è esercito senza spirito militare, ci s'obietta. Ebbene, allora noi vogliamo un non esercito che Simili nessun parlamento scienza Il nazionale volume merito tuente sia scempiaggini un non esercito ripetono si è andata in rinsanendo. ha soprattutto questo appartiene a quella letteratura ricosti- : che ora prodotta viene le Francia da in forze organiche di quel no- bilissimo popolo che tentano pravvento sul socialismo, hi riprendere demagogia, lunanitarismo, l'internazionalismo, smo, oggi segno che dovunque la co- : dell' Houssaye più parti. Sono to » tutte forze dissolventi. è la vecchia Francia, e celtico -napoleonico il La il il il so- mat- pacifici- patrie guerrière vecchio spirito eroico che vuol risorgere nelle nuove generazioni. Il volume molto del cellico, d'anime l'alta celebre storico di Napoleone è molto napoleonico. C'è una cura nel modo {nii ingenuo, come appun- Sulla frontiera dell'est lo si 203 parla alle anime semplici. L'Hoiissaye fa il panegirico dei soldati di Francia incominciando dal primo Napoleone, e poi continuando Alexandre Dumas, con Cambronne, di tutti, col generale Bcrthier, corsaro Surcouf, il altri fetta. per C'è, esempio, tempi. d'altri L'enfasi francese, che ben conosciamo, non una descrizione di- della carica di fanteria, non d'una carica storica, ma ima descrizione generica della carica di fanteria, che in italiano non è concepibile e neppure nella lingua de' romani che furono così guerreschi, e forse neppure in tedesco, ne in alcuna lingua classica. La descrizione della caiùca non per istruire, zione cese, ma per suscitare entusiasmo, delirante anzi della celtica, la descri- carica scolastica, è fran- mentre noi concepiamo solo che equivale ad diciamo pm-e quequest'enfasi, azione. Eppure, sta rettorica, e simpatica nei francesi che sola narrazione d'una carica, il no stali un popolo così d'ardore e di slancio. La fiamma delle loro parole nella letteratura ci apl)are come una irradiazione dei loro atti nella loro storia. Comunque, è bene non far passare sotto siil docu- lenzio simile letteratura francese che è mento morale accanlo al documento politico, ac- canto alla legge del governo che tenta ricostituire la nazione, l'esercito. volgerci verso chiediamo manzo, alla Noi siamo assuefatti a r allegra Francia e il godereccia ri- Francia, piacere, quello del ro- del teatro, dello sciampagna, delle mode 204 Sulla frontiera dell'est Oppure conosciamo e delle meretrici. democratica e repubblicana, na, la la Francia Francia giacobi- la Combes nation-lumière, la Francia di e Giovanni Jaurès, primo cerretano di Francia, di come una volta Baiardo era il primo cavaliere. c'è una Francia nuova, ben più importante, oggi, in questo momento che passa, ed è la Francia tragica che si sforza di ricostituirsi. È ap- Ma punto, in letteratura e in piccolo, la Francia della patrie guerrière, ed Francia la è, in politica de' socialisti grande, in e della convertiti, legge per la ferma di tre anni. Questa tragica Francia popoli del mondo, a noi primi perchè a tutti i più vicini, può dare e dà zioni. E le piccole e grandi le- a questa da qui avanti dobbiamo guar- dare. Chi non sa dello spopolamento francese Ma ? bisogna anche sapere che, per esempio, la fer- ma di tre anni è il gastigo. gli francese. individui Gli de' loro figli. È È una cosa tragica individui francesi e la nnzione che passa tra diminuiscono il numero effetto dei vizii, ctTetto soprattutto del materialismo individualistico edonista. miglie francesi, alcove, nelle il padre veglie e la notturne madre delle Le nelle loro fa- loro alcove, feriscono la nazione francese nella sua conser- vazione. Non hanno che congiungono gli più uno di quei sentimenti uomini a fare società, a fare nazioni, popoli, stirpi, specie, e hanno una volontà, di star bene essi e che i no bene, ([uando saranno adulti. loro E figli perciò, sola stia- per 205 Sulla frontiera dell'est non far troppe piu'U, ogni tanto E uccidono la la nazione nazione, d'un figlio. minuire d'abitami e a poco a poco estinguersi. Ma essa deve conservarsi, ha la volontà di con- poli'ebbe di- grande servarsi, anzi di diventare più tente. Qualcuno cuno chi è ? I la e più po- stimola a ciò. Questo qual- francesi nella loro lingua lo chia- tedesco. E contro il tedesco che ha molli ma non debbono avere molti soldati avendo abbastanza figli debbono prolungare la ferma sotto le ai'mi. E così gli individui fran- mano il soldati, cesi per ; ii loro egoismo sono puniti in se me- figli con un maggiore aggravio. Debbono rendere alla nazione ciò che alla nazione hanno tolto. Ma il tedesco chi è ? Eviden- desimi e nei loro temente sotto questo individuo d'altra stirpe, sotto questa parola francese, c'è la misteriosa volontà che ha assegnato alle nazioni un compito il suo fine, alle nazioni e alle loro guerre. Questa volontà che fa la storia del genere umano così com'è, né altra ne possiamo immaginai'e, per ha posto un francese dicontro a un tedesco, e il francese, come il tedesco, deve essere pronto. Non era più per sua colpa, deve riguadagnare con suo gastigo. Questo gas Ugo, come dicevamo, è la legge per la ferma di tre anni. Siamo ancora in tempo ? La patrie guertière ancora in tempo a punto tragico. Il tedesco aumenta sempre, prima aveva più di mezzo milione di soldati, ora ne ha quasi un mi- svegliata di soprassalto salvare la patrie? Qui è è il 206 Sulla lione, fì-on fiera dell'est occorrendo ne potrà avere domani un mi- lione e mezzo, senza sforzo. Laggiù l'alcova for- nisce dopo largamente ferma la la di tre la materialismo e fare la sterilità l'edonismo la Oppure, ? Oppure, ? terribile Comunque, farà Francia Quale ? vincerà la ? ? Francia abbando- lotta ? primo amico il il dovrà La ferma da tutto a quattro anni e così di seguito possibile questo nerà in si dell'alcova, caserma senza l'alcova tre si porterà È Ma quale incitamento, quale pre- legge dello stato, mio vincerà caserma. anni che della Francia è og- ha la Franperchè non uno esercita su di lei l'azione morale che esercita il tedesco. L'Inghilterra è l'amica, la Rusgi cia, ma amici e Altri tedesco. il non uno quanto sia è l'alleata, ma costituente etnico. il alleati tedesco, il tedesco è La paura più efficace ri- il del tedesco stimola nella nazione francese l'istinto della propria con- servazione tro il come e agisce socialismo, la forza l'internazionalismo proletario e bancario, insomma, cificismo, l'antimilitarismo Chi dissolventi. guerrière? Il veramente soldato tedesco. sco che sonando sul terribile tro il risveglia la Reno la risveglia È il tutte la il pa- forze patrie soldato tede- diana della guerra spiritualità francese con- materialismo, risveglia l'altruismo francese contro l'individualismo, risveglia vere francese contro E con- organica, demagogia, l'umanitarismo,, così si il manifesta il senso del do- senso del godere. quanta forza morale è Snlla frontiera delVcH 207 contenuta nella legge della nazione. Della na- zione esposta agli antagonismi con altre nazioni. Verso la fine alcune dell'est. mondano. cere 11 servizio il sopra l'esercizio, non ha si il E esiliati. tempo anche se ogni ci la vita una concezione più rimpianto. Quelli dall'esercizio e dai doveri giorno più perchè ogni giorno più esi- al benessere che da cui è si pensasse, non se n'a- si il ogni lunghe ora è occupata, "piaceri <;le' vrebbe litare, le tiro, il pensare di mondo al difetto, guarnigioni nessun pia- campagna. In questa in stenza così attiva in cui fa le distrazione, lavoro sempre, Tistruzione dei la scuola, coscritti, marce, volume d'Henry Houssaye ha nessuna Ivi « il grandiose pagine ufficiali si fanno deldominati alta. Stretti, mi- della professione l'amano nella con passione, vicinanza della comprendono l'utilità e ne sentono la gi'andezza. E come per gli ufficiali è per i soldati. Quando questi sono abbastanza istruiti frontiera ne e in grado di apprezzare la grandezza della vengono lanciati attraverso i boschi e lezione, finita si la manovra grida loro : — si trattengono La Lorena ! — sufi ciglione Allora c'è e un minuto di silenzio, un silenzio grave, raccolto, che sembra stringere a un tratto i cuori e arrestare la respirazione. Sembra che in quel momento ufficiali e soldati non abbiano se non un culto, la patria, e ma tesi c'è stato un solo cuore e bisogno di una sola ani- muta. E non grandi teorie morali per ar- verso lo scopo che non si . 208 Sitlìa frontiera àelVest rivare a quel guardare punto : è bastato agli uomini di » Si respira in queste pagine forza morale. I tedesca, sono purificanli, una straordinaria luoghi, laggiù verso la frontiera fortificanti. Vi è una atmosfera religiosa come in un tempio, quando vi si compiono i riti. XII. La morale del possesso produttiTo. OoRRADixi. Km^iotìnlismn ifalinnn. Febbraio 19 N. . Un Corrado libro di Uni- Gini, professore alla versità di Padova, / fattori demografici delVevol azione il da poco presso nazioni, i)iibblicato elette Bocca di Torino, dimostra come ge generale di spopolamento per classi e «Le persone, scrive classi superiori, costituiscono Lo Lo leg- il Gini, collocate piìi in compongono hanno generalmente una ri- scala sociale, quelle che produttività assai lazione ima individui, le nazioni. le alto nella le ci sia gli più debole delle persone che cosiddetti bassi strati della i popo- » stesso naturalmente, per e, le classi. stesso è per le nazioni. Circa gli individui, oltre le al Ire prove, c'è quella fornita dalle statistiche fiscali delle sue- Francia una media annua di 358 000 possidenti che muoiono, lascia 285 000 figli. cessioni. In I possidenti rire. 114 In figli, dunque in Francia tendono a spa- 100 Italia invece ma popolazione generale, nel perio- la possidenti lasciano do dal 1874 al 1909, si calcola aumentata da 100 a 134. Quindi anche in Italia i possidenti prolificano meno dei non possidenti. La 'Aia E inoralt dtl ìjossesso produttivo più è la possidenza, meno è la prolificità. «In Italia (1892/93-1893/94; le successioni in linea retta costituiscono 187 per 100 nelle succes- 500 lire in quelle tra le 500 e le 5000 lire esse scendono al 75 per 100 e non rappresentano che il 72 per 100 in quefie superiori alle 5000 lire. In Francia (1898) l'ammontare medio dell'eredità risultò tanto più elevato quanto minore era il nùmero dei figli sopravviventi di 9000 lire, quando il morto lasioni al di sotto delle ; : sciava più le di sei 14 000 quando Quando tanto due. esso raggiungeva figli, i poi non vi sono affatto fra gli eredi, l'ammontare fino a 21500 lire». quasi sopravviventi erano sol- figli Lo medio deireredilà slesso si è ritrovalo figli sale al- trove. E la stessa legge si avvera professioni voro si più : umano prolifica piegati e : si sale per per rispetto gli ordini del alle la- meno dal manuale gli operai prolificano più degli im- dei airintelleltuale, e professionisti. La condizione pro- economica procedono osserviamo questo: operai, im- fessionale e la condizione di conserva. piegati e E professionisti tanto meno prolificano, quanto più hanno di guadagno. Leggo generale è adunque questa gli uomini, via via che più salgono per i gradi sociali e economicamente e moralmente, più tendono a : sparire. Vale a dire, Vale a le famiglie. dire, le classi. La morale 913 del j)osses.fo produttivo Allorn, le classi superiori per ricchezza e per tendendo continuamente a cultura cosa deve succedere ? sparire, che Deve succedere che dal basso, dalle classi povere e ignoranti devono venir continue rifornifure. su Una continua co- lonna, per così dire, di umanità sale dalle fre- sche classi popolari a rifornire rili che si per esempio, sendo scì a signo- storici, come, logorano. che spiega TI classi le alcuni fenomeni diffondersi del cristianesimo. Es- il la religione degli infimi, in modo che diventare la religione della grande gioranza ? Non riu- mag- soltanto per la sua forza di con- ma anche perchè «le classi basse che avevano abbracciato tali credenze, andavano diventando la grande maggioranza della popolazione». Lo stesso fatto spiega come in molte regioni dove furono popoli dominali e popoli quista, dominatori, i caratteri antropologici dei primi !)erniangano e quelli dei secondi siano spariti. Cimbri, eruli, goti, scrive il Gini, rugi, tu rei- Ungi, alamanni, sassoni, longobardi, franchi, tutti rappresentanti dei biondi dolicocefali del nord, invasero durante trade dell'alta il perìodo storico Italia, simiglianza da popolazioni affini belle con- le preceduti con ogni vero- durante il pe- riodo preistorico, e dovettero naturalmente più o meno gravitare intorno a Milano dove conFhii- scono gli sbocchi d'oltralpe. Ebbene, vi trovo una omogeneità d'indice cefalico, sintomo di unità della razza, quale appena sì riscontra nel cucro . . La morale 214 del possesso produttivo Alpi Retiche delle indisturbata delle Leponzie, e popolazioni millenaria sede arie » Al contrario in Sardegna, decantata terra dove serba intatta sì dell' «un nucleo di < Università di come la razza dei primi- che cosa trovava tivi abitatori d'Italia», professore la Padova ? lo stesso Trovava notevolmente etero- popolazioni genee per indice cefalico, che farebbero pensare a una mescolanza, elementi etnici spiegazione ? arabi, meno diversi » . Quale di la Un'abbondante importazione, spe- XIV al XVII, di schiavi berberi, turchi e tartari. È molto verosimile che dal secolo cie una giustapposizione o a più o per numero quelli elementi etnici eterogenei non dovessero superare quelli rimasti attraverso i se- pianure della Lombardia, ma se ne differenziavano per qualità qui appartenev^ano coli nelle ; a classi dominatrici e svanirono nel costituivano le classi più basse e e prolificarono oggi e Le con una dato apprezzare si di vitalità gli effetti nulla, là mantennero cui ancor » dominanti aduncpie sparirebbero, sendal basso all'alto. za il ricambio demografico Ora, i lettori sanno ciò che accade in Francia. La Francia tutta quanta, tranne poche province, nazionalmente si spopola. Ciò avviene per le stesse ragioni per cui si spopolano le classi maggiori per ricchezza e per cullura; perchè la Francia è anch'essa, nel mondo, una classe magclassi giore per ricchezza e per ciiHura. civiltà raggiunto ingomma. E tale per grado di ravricinanien- . La demografici, fra nazioni e sugli stessi effetti to, classi, è 215 morale del possesso produttivo oltremodo importante. Ma Timporlanza aumenta, quando si sappia secondo fatto che la Francia impoverendosi demograficamente, s'impoverisce economicamente. La Francia perde ricchezza, perchè perde ({ucsto : energia nelle industrie tende a diminuire suo stesso suolo. e tende a diminuire le perde energia nei commerci industrie, perchè e commerci, perchè svaluta i «Il reddito netto della i) proprietà rurale risultava dalle rilevazioni ufììciali di 2645 1879: di 2581 nel 1884; di 2368 1892; nel 1895 esso era valutato (Coste) a soli due miliardi nel 1908 'Caillaux) a non più di 1760 milioni: in trenfanni, adunque, una diminuzione del 33 per 100. Alla diminuzione del reddito corrisponde una diminuzione del valore delle terre questa è anzi più forte perchè le crisi milioni nel nel ; : agricole hanno abbassato stimenti immobiliari neir 80, il nel 90 e a circa in valore da delle non più ventitré : di il prestigio degli inve- 91 64 tra anni miliardi il mezzo 1900 e il 79 a 1905 ; una diminuzione quasi del 30 per 100. Tale diminuzione le e sceso era terre si avvera per terre di tutte le classi e di tutte le colture » E che in Francia vi sia nesso di causa ad elTetto fra spopolamento e impoverimento è provato. È alla scarsa natalità, cito sempre dal ' libro del Gini, è alla scarsa natalità, insufficiente a far fronte, correnti che g come a^^dene inurbano, che in altri stati. sì deve la all<? man- - La morale 216 braccia per l'agricoltura. caiiza di il cambiamento forzato delle delle È terre. consumatori che alla stasi devono si che è di prole e del va- numero dei sovrappro- cui mercato è pre- scarsezza la di si dichiarano costretti a in servizio gli elementi più deficienti e pili tiirbolenli. gli l'aumento impedita una selezione rigorosa, imprenditori gli mantenere il È per valentemente nazionale. del le crisi di duzione in quelle industrie operai, onde Di qui poi colture, diminuzione del reddito dei salari!, la lore del possesso produtiivo una È mancanza, o la la scarsezza delle circostanze che più rendono operai propensi a intraprendere e tenaci nel mantenere gli È scioperi. l' attivo ricambio so- ciale derivante dalla ineguale riduzione della natalità, una delle cause della progressiva trazione della ricchezza. Una concen- relazione fra in- cremento della popolazione e incremento del commercio internazionale è pure siala dimostrala». Ma vi è la prova che laglia la testa al toro: in quei dipartimenti in cui la popolazione è mentata, anche rammonlaro annuo sioni r aumentiito ; n.ipntre ali- delle succes- invece questo è sce- m.ato in qu^i dipartim.enti in cui la popolazione e scemata. Ecco dunque la legge quando gli uomini pervengono al possesso e alla ricchezza, tendono a perdere energia produttiva, e quando perdono energia produttiva, tendono a perdere il pos: sesso e la ricchezza. Questo rapporto biologico economico è costante, si prova con la storia an- La morale come con tica, la la storia di tutti im popolo la natura solo. al contemporanea, e con come con la storia dì storia popoli, È dunque legge costante in cui all'uomo prima sforzarsi per giungere possesso e alla ricchezza, e poi, ottenutili, ten- dere egli rijjoso e a convertire quelli in godi- al mento. Cioè, me 217 mostra. Nulla è più manifesto che si è naturale i del possesso produttivo deformare se medesimo e insieE nella deforma- a possesso e la ricchezza. il l'uomo perde energia, e il possesso e la ricchezza, suolo, industrie, commerci, perdono zione Allora, produttività. come se natura piombi la su chi ha violato le sue leggi a punirlo, sesso e la uomo, ricchezza classe, colpa si allontanano da si popolo, nazione, il possia lui, impero, per cui avviavano a diventare improduttivi, cioè, a perdere le loro funzioni proprie, e s'accostano ad altri per cui virtù possono tornare a riacqui- stare le loro funzioni proprie che sono di pro- durre. Questo è popolazione scema, e la (niella appariscente e quella che r;la a scemare, il '"/esti cresce ; consumo introiti de' teatri e le rrodimento. za di cui Uomo ricchezza, di sotto r di crescono Francia mentre Tu esatto. in oggi, domani, la non ancora moneta, ma in suolo, tende dì generi alimentari e di ; sempre somme e fortemente delle gli scommesse «. fattosi parassita della ricchez- prima era produttore. Nel risparmio denaro che v^iole ripo.'>arsì, non più lavorare nelle industrie e cimentarsi. Diminuzione etnica, cioè, d'energìa e di coraggio. francese c'è molto La morale 218 Uno così del possesso produUivo scrittore francese citato dal Gini temperamento nostro Il : un tempo era ardito, fiducioso, a\^^enturoso. Il fran- cese era cavalleresco, liberale e bra, a vederlo siano stici lamenta si nazionale che agire, suoi tratti caratteri- i Chi cambiati. borghesia trionfante, riconoscerebbe nella sembra incarnarsi cui in magnanimo. Sem-, tutta la nazione, l'erede dei crociati, degli arditi colonizzatori del '600, zione e dell'impero dei soldati rivolu- della La borghesia francese ha ? l'anima nazionale alla misura delle sue ristretto un tempo concezioni. Vi è in essa ad pruden- la za del piccolo bottegaio d'una volta, la grettezza dell'operaio, la timidezza dell'antico servo, qual- che cosa anche delle antiche sette perseguitate.... L'economia si è trasformata in parsimonia e la cura del risparmio ha preso la forma delVavarìzia. figli E borghese denaro il del suo non colloca meglio suoi purché questo gli porti im i ; piccolo interesse, egli ne è contento, e similmente purché i suoi figli sodisfatto-. ritiene si francese I si lettori economica indicazioni rapporto comprendono che si e egli denaro della di la legge biologico- trasforma in legge morale. il Sulle un rappossessore eli possesso. È natura, si produttività. possessore, sia uomo, sia sia, Insomma, uomo riposano. porto morale fra il una posizione sicu- abliiano o ritenuta tale, per meschina che ra, sia impero, fa produrre il stabilisce Quando insomma famiglia, sia possesso, fra il nazione, luno e . La morale l'altro del possesso produttico Al morale. rapporto c"c' 219 conlrario, c'è rapporto moimproduttività, rapporto immorale. Popolo rale sterile tanta umauità distrugge (pianta non ne rapporto immorale. Produttività, ; Possessore crea. tanta inerte distrugge terra quanta ne occupa senza farla produrre. E contro distruttori sta la legge. i Su morale dell'imperialismo. ciò poggia la Quel che deve avve- ricambio demografico nire dalle classi basse alle classi alte, altrimenti non rifornirebbe si l'energia produttiva un in popolo, deve avvenire anche da nazione a na- non altrimenti zione, rifornirebbe si l'energiu produttiva nel mondo. Avviene mercè l'imperialismo. Il insomma quale catego- e l'imperativo rico della natura per la conservazione e la pro- pagazione della specie La stessa legge danna il classe che anzi e della socialismo. Lo giustifica risponde al condanna come sistemazione Società cietà. così tra esclude le eguagliata la differenze sua sua produzione. necessario ricambio con- del ; lotta di ma lo definitiva della so- esclude stessa sociali come ricambio il ricambio continuazione. agisce il ricambio e Solo ri- f ornitore Fra E le differenze sociali e le differenze etniche. perciò questa è la nostra legge morale, ge- nerale e fondamentale. È e il principio di tutta la nostra politica, estera interna. XIII. Le nuove dottrine nazionali e il rinnovamento spirituale. Discorso letto a Trieste la sera dell'I! Di- cembre 1913 e a Fiume due sere dopo. lo mi propongo del i)arlarvi (li stasera, o avvenuto nellaninia ([Il più fntlo signore profondo ilaliaiia diiranle e signori, e delicato gli ultimi anni. indici Liiiliina manifestazione di questo fatto fu clail mondo, fu una guerra di concausa fu intima, e intimamente, neir anima italiana, nel suo raccoglimento e nel suo silenzio, si produsse di anno in anno. Sono certo che voi, cittadini di Trieste, mi ascolterete morosa in tulio ({uista ma ; la con attenzione. Vi parlerò con semplicità e senza frasi, come si conviene quando si parla di cosa augusta, di cosa sacra, perchè tale è il fatto italiano di cui debbo raccontarvi. Sono certo che tadini di Trieste, voi specialmente, con intelletto ascolterete fatto ? Italia le nuove dottrine na- ? Quando zionali cit- d'amore. Or qual è questo Che cosa sono in zionali mi voi, e come nacquero le nuove dottrine na- ? Non ce alcun dubbio che nacquero come rea- zione contro il socialismo. Le nuove 221 dottrine nazionali Mentre in Francia nacquero come reazione conil nuovo regime, che aveva soppresso Fan- Iro per lo lieo regime, o nuovo regime, in contro il meno Italia contro la politica de] nacquero come reazione socialismo, e ciò basta a diilerenziarc sin dalle origini le nuove dottrine nazionali ita- liane dalle nuove dottrine nazionali francesi. Che cos'è il socialismo ? È semplicemente, o signori, una costruzione teo- rica e pratica d'imperialismo mondiale, fondala sopra un fatto della realtà storica senza paragone più piccolo. La realtà storica, cioè, la trasformazione industriale del secolo XIX, dette al proletariato operaio una maggiore importanza, e da ciò quel proletariato ebbe un impulso che lo spinse a occupare piìi in su nella gerarchia delle classi il praggiungc suo posto economico e politico. So- socialismo, di caràttere messianico il anche se marxistico, e allimpulso della realtà storica imprime il moto d'una illusione senza limiti segna il dominio del mondo come mela delia conquista proletaria. e demagogico, : 11 processo realtà storica soltanto d'evoluzione, per dir che alla assegna un posto più addirittura le assegna così, classe dalla operaia elevato, al socialismo il dominio del mondo, che è il seguente. L'avversario del proletariato è la bor- ghesia ; ma questa non è una società a sé, per sé come il proletariato è una borghesia è una classe cioè, tulli classe, e finita in sé così la : ; e due. borghesia e prole tai'i alo, sono due organismi mi- e «7 nori che come rinnovamento spirituale parti ganismo maggiore. ne. Così essendo, un congiiingono con si or- quale è appunto la nazio- Il il 925 socialismo vede la lotta fra due parti, proletariato e borghesia, nel tutto^ che è, come dicevamo, la nazione e in questa suscita una vera e propria rivoluzione tentando di capovolgervi due posizioni, quella della le ; borghesia e quella del prole tai'iato. suscitava una rivoluzione vendo dal colpire pire la nazione, più male possibile alla il borghesia, piii concetto di il socialismo e mo- dal proposilo di fare Per raggiungere superare di Il nazione, la borghesia si evolveva a col- movendo nel proposito di fare nazione. nella male possibile quale il il evolveva si scopo nazione col alla tentò concetto tradizionale dell'internazionalismo, rinnovato su contenuto economico. Le nazioni, non dovevano tiere, famose fron- le sussistere pili queste vec- ; chie entità terrestri, etniche, storiche, pili entità, e soltanto solida comunanza classi, estese tutto il erano entità, d'interessi non erano costrutte economici, le su due senza soluzione di continuità per mondo e la borghesia. e messe di fronte, il proletariato Così, distrutte le nazioni, era mondo, e sul mondo, distrutta il dominio del proletariato. E messianico e demagogico, con il la borghesia, era così la il lotta socialismo di classe con l'internazionalismo di classe, giunse al sogno, nuovo nella storia, d'un imperialismo mone diale di classe. In semplici parole il socialismo, CORRADiNi. Nazionalismo italiano. o signore 15 e Le nuove 226 dottrine nazionaH j signori, faceva molto male alla nazione, rivoluzionandola all'interno nella sua unità e sopprimendola fuori nella sua individualità. Si era pervenuti a non vedere più chiaro se il socialismo odiava più la parte, la borghesia, o il tutto, la nazione, se mirava a cancellare dalla faccia della terra più la prima, o la seconda. E ciò durò per molti anni. È superfluo aggiungere che per tutto quel tempo lo stesso amor patrio languì, la coscienza nazionale Ma si oscurò. la coscienza nazionale non era spenta, ri- maneva in pochi uomini come un piccolo lume. Era in costoro un dolore, era una sorta di smarrimento, di vuoto nella loro fortuna avessero nella loro sbigottimento, E qualunque vita. vita di uomini, di qualunque fosse la loro giornata mai quel vuoto mai quello sbigottimento, quello smarrimento, quel dolore come per una disgrazia dotra i piaceri e i dispiaceri comuni, spariva, mestica. Ed era veramente domestica disgrazia, perchè domestico era nel loro la loro animo quel tutto di cui erano particelle, domestico era nel loro piccolo essere quel gi-ande essere che aveva nome patria. Quando su questa s'arro- uomini s'addolorarono. Stettero per molti anni in preda a un patos tragico che essi soli conobbero. Da quel patos ebbero la prima origine le nuovesciò il flagello socialista, quelli ve dottrine nazionali. Le quali la in principio altro non furono se non vera e propria reazione dell'istinto della con- e il scrvazioiie gli Lutti di se rinnovamento spirituale che sé di individui. come L' istinto della conservazione minacciata nazione della hanno, nazioni le 227 dal socialismo parlava in quelli uomini che più avevano consapevole la coscienza nazionale, più sviluppala, profonda e forte. Le nuove dottrine nazionali cipio furono il e poi s'avviarono insomma di dolore del gi'ido in prin- pati'iottismo, ad essere conoscenza di mezzi, dottrina, sistema di pensiero e d'azione, nali, e in contrapposto col socialismo, per difen- nazio- dere e far trionfare la nazione assalita dal socialismo, all'interno nella sua unità con la lotta di classe, fuori nella sua individualità con l'interna- zionalismo di classe. Per difendere la nazione e farla uscir trionfante dalla guerra che lismo le muoveva con l'intento di il socia- dar corpo al sogno del suo mondiale imperialismo di classe. Il socialismo insomma aveva periodo storico, e in questo zionali gli niste, col si mettevano le iniziato un nuovo nuove dottrine na- di fronte come antago- disegno di dar vita a un nuovo perio- do storico in cui il vecchio, indistruttibile, im- mutabile^ eterno principio di nazione, abbattuto il proposito novissimo d un imperialismo di clas- se, venuto su dal connubio tra la lotta di classe e r internazionalismo tradizionale ma il in in cui principio di nazione, debellati mici, potesse Italia, zioni. ; i insom- suoi ne- avere nel mondo, e in Europa, e e dall'Italia, le sue nuove manifesta,- Le 228 Ma come voi, nuoì'e dottrine nazionali signore e signori, sapete, il so- cialismo era allora ciò che e sempre rimasto era materialista. È socialismo è Il un apice del : ma- materialismo giunto alla sua massima forza di saturazione individuale e sociale. terialismo. La il filosofia degli ultimi secoli, lo stesso anticat'- tolicismo della rivoluzione francese, le scoperte contempomedesimo effetto l'uomo non Isi riconosceva più se non nella sua materialità e non riconosceva più il mondo se non nella sua materialità. Il sogno del- e le applicazioni delle scienze fisiche ranee convergevano a produrre il : l'imperialismo socialista era vasto quanto do, ma il mon- quella vastità era in ragione dell'angustia e della bassezza materialista della legge econo- mica su cui veniva concepito. La lotta di classe insomma, il filosofismo, la stessa benefica scienza, decadere della civiltà europea, il mento il travia- d'ogni cultura erano cause ed effetti d'un generale materialismo a cui nessuuo e nulla sfuggiva. nelle II socialismo fu il trionfo del materialismo dottrine delle società Si spiega adunque e si umane. deve scusare, se anche nuove dottrine nazionali nel loro principio fuse accennarono a formarsi rono materialiste le ; anch'esse un contenuto di prevalenza economica. In certi primi momenti, e in alcuni, presero la prima concretezza sotto forma di ricerca mezzi di difesa borghese. Evolvendosi poi pervennero alla concezione di un imperialismo nazionale, di un dominio, cioè, di fatto d'una loro dei e il niLzionc rinnova mento sinrituale su tcrrilorii stranieri, 229 specie coloniali, produttivi, sbocchi di commerci, d'emigrazione e via discorrendo. l)opoli smo si tradizionale imperialismo dei contrapponeva socialista Ma Il di al novissimo imperiali- classe. intanto la personalilà della nazione e riap- parsa, consiste dinanzi a noi nella sua unità intcriore e nella sua individualità esteriore parsa dinanzi a sostegno contraj^pongono pensiero e cialismo. ; è riap- dinanzi a quanli noi, del all'azione La sua organica pensiero e suo in azione suo avversario, il al so- come unità è risorta naturale antitesi contro la lotta di classe, la sua organica individualità ò risòrta come naturale ancontro l'internazionalismo e l'imperialismo titesi di classe. È risorta la personalità della nazione vivente e operante nel mondo, negli grammi d'occupazioni coloniali per di pro- stessi il possesso sbocchi commerciali ed emigi'a torli. A questo punto torniamo a rivedere la prima luce dello spirito. modo ? un modo mollo In che In semplice. Furiosamente at- taccata dal socialismo, la nazione ripresenta la sua unità e la sua individualità nel momento che da questo siamo condotti a rivederla nelsua continuità attraverso i secoli. Tale continuità non è, e non può essere, se non di natura passa ; la spirituale. Così la nazione torna a essere dinanzi agli occhi della spirituale. nostra mente un fatto di natura ^ . Le nuove 230 Da questo punto varcano dottrine nazionali nuove dottrine nazionali le periodo storico in cui sono sorte, e un nuovo periodo. Il materialismo è il iniziano cessato, ricomincia lo spiritualismo. La nazione lo spirito, sta davanti a noi come un fatto del- contornato dai supremi valori morali. Questi valori si riassumono tutti quanti in uno : nell'idea del sacrifizio che subentra all'idea dell'utile. Qualunque cosa voi chiediate all'individuo dall'esistenza breve, per la nazione che lunga nei secoli e nei millenni, è pro- si molto proba- bile sia cosa di sacrifizio. Noi dobbiamo rendere una giustizia al sociaCome noi dicemmo, e come voi, signore lismo. e signori, lista. mo già sapevate, il socialismo è materia- Pure, nell'atto stesso in cui giunge del materialismo, anch'esso, al col- anch'esso s'af- faccia dalla parte opposta. Vale a dire, il socia- lismo trova la borghesia in uno stato d'estremo da questo stato di decadenza avanzata riassurge ad una prima forma d'associazione, crea la classe. La storia dovrà tener individualismo, e conto di ciò. Però, osservate : per quanto il socialismo vo- mondo, cioè, operare alla [massima distanza, esso non agisce sopra i suoi seguaci se non col prospetto dell'utile immediato glia trasformare il : lo sciopero per l'aumento della mercede. sta è una certi che do. delle il E que- ragioni per cui possiamo esser socialismo non trasformerà Osservate un prolelai'io socialista. il mon- Ha egli e il rinnovamento spirituale io spirito di classe, cioè, un Se anche lo abbia, crifizio ? 231 certo spirito di sa- socialismo glielo il sciupa, se anche sia naturalmente disposto ad averlo, il socialismo non gli dà tempo di formar- perchè non lo impegna se non in isciopcri l'aumento della sua mercede. Ossei^ate un'assemblea d'operai socialisti, quando il segreselo, per camera tario della dine del giorno un del lavoro le fa votare per la continuazione di or- uno «a oltranza». È l'entusiasmo. Ma c'è in prospetto l'aumento delle mercedi. Vale a dir^e, sciopero popolare sciupata dal è tanta naturale generosità In tutta la sua azione socialismo. è ciò che voi, il signore e signori, sapete socialismo è quella ; scuola che sapete, dell'interesse egoistico, dell'ingenerosità. seguaci loro sto È tanto tutti salario, del : li alla dai fini i suoi speculazione da tutto del re- il segrega dalle altre classi, segrega dalla nazione, segrega sola a segregarli riesce mondo che restringendo così, quanti li della per la nostra guerra segrega dall'umanità, civiltà, libica. come si li li è visto Contro la quale, du- campagne, i candidati socialisti incitarono il popolo italiano a rivoltarsi, per risparmiare il suo sangue e il suo denaro, non accorgendosi che così, disumanandosi e disumanando con tale moralizzazione della ingenerosità e della viltà, troncavano ogni vincolo, non soltanto tra il popolo italiano e l'Italia, ma anche tra il popolo italiano e la civiltà rante le elezioni, per le città e la quale di quella nostra guerra per si le vale e si var- Le nuove 232 •ìoftrinr nnzionali per tornare alla fine sopra un conti nenie abbandonato da mille e cinquecento anni. E davvero non conosco nulla di più disumano, di piìj là doloroso e di sta mondo Or se crifizio, ma orrendo, di più tragico, di que- pili solitudine che il socialismo fa in mezzo creazione dello spirito di sacrifizio, opera della nazione. Mettete canto al soldato. è C'è nella storia della rivoluzione sciti un prototipo francese. A il la quale socialista ac- di soldato, ([uello costui erano riu- a dar la coscienza dell'idea rivoluzionaria e dell'idea di patria Per al povera gente cadala in sua balìa. volete vedere che cos'è lo spirito di sametlete il socialista accanto alla supre- alla che era diventata tutt'uno. sua idea quel soldato andava a combattere e a morire su tutti i campi d'Europa, ed in la quella non c'era nulla per lui. Egli andava a morire per la sola cosa che di lui c'era nella sua idea il suo entusiasmo. Nessun'altra mercede, né su questa terra, né in cielo. E questa, o signori, è una, senza alcun dubbio, delle principali ragioni per cui la rivoluzione francese ha avuta sul mondo tanta efficacia. È la ragione del : soldato. Perche e più si è ha a distanza. proprio così : meno la possibilità di E i si agisce per noi, operare per gli altri, valori morali, in tanto sono, in quanto hanno forza d'agire, d'operare, di tras- formare, di produrre, di creare a distanza, nella vastità del tempo e dello spazio. E più è que- e il sta nelle profondila del deserto vidi slava più di 233 innovamento spintuale Spesso in sono valori morali. più vastità, Libia, ì' soldati tranne un loro, sabbie e sulle dell'oasi Nulla re- nostri morii. tronco irrigidito. Tutto avevano dato e a vent'anni erano morti senza generare. Ma vedendo loro sangue sparso il per terra mi pareva che questa se ne rifecondassc e la mia mente guardando d'una luoghi riempirsi nel futuro vedeva quei popolazione italiana di milioni e nìilioni d'anime che godevano della ric- chezza di quella terra. Così quei giovani non ma avevano generato, la virtù del sangue loro veniva trasmessa lontano e dava frutto per vie stesse della prima nostra madre, Senza questa forza che suscitare di mondo degli i terra. valori morali hanno a distanza, vita uomini e le la il mondo, tutto iJ delle loro opere, restereb- be sterile nel corso d'una generazione. Ed trine ecco che sono sorte appunto nazionali a riprendere in le nuove dotesame i valori morali contenuti nel concetto di nazione. E a rimettere in luce che lori è E primo il di quei va- l'idea di sacrifizio. a ristabilire una buona volta la verità che nazione è un fatto di natura spirituale. la Le nuove dottrine nazionali sono una sociolouna morale. Come sociologia della società gia e nazionale, ne studiano l'essenza e ne riconosco- no la spiritualità ; e come morale, sua spiritualità ne derivano I quali sono di due specie. 1 dalla stessa valori morali. . 234 Le nuove Prima specie : la dottrine nazionali si subordina al subordina alla nazione supera nella nazione. particella tutto, cioè, l'individuo si ; o meglio, l'individuo E si quindi, idea di sacrifizio in luogo dell'idea dell'utile. 11 dovere in luogo dell'esigenza. rispetto Il della gerarchia luogo in dell' a- narchia. La disciplina in luogo dell'agitazione. La nazione viene considerata come mezzo di perfezionamento individuale Seconda specie di valori morali. La nazione supera se medesima in qualcosa che la supera : nel concetto di civiltà. La nazione supera continuamente sé ma mirando a creare la sua civiltà che premo frutto, il supremo fiore di tutta storia, di tutto il suo sforzo attraverso medesiè il la i su- sua secoli, padri romani compendiarono in due i quando sentendo tutta la fatica e tutta santità dell'opera loro che dura ancora dopo quanto di parole, la due millenni e medesimi est». Fare e se : E « ancora Facerc si et dissero di rinnovella, patì forila romaniim patire. poi la nazione considera la formazione del- sua propria civiltà come contributo da por- la lare alla universale civiltà del genere fiuesto è re, la il umano. E suo supremo superamento, vale a di- sua suprema legge morale. Cioè, per cupandoci, le la nuove dottrine naziojnc è di cui stiamo oc- mezzo di perfeziona- rinnovament) spirituale e il 235 mento di tutta una grande società d'uomini per un lungo ordine di secoli, ed è mezzo di perfezionamento del mondo. È il massimo mezzo, per grandezza e per forza. Voi sapete, o signore e signori, cune universali che idealità si sono al- tramandano di clic ci secolo in secolo e passano di popolo in popolo. Sono alcune idee di giustizia, di ordine, di pace di tutto quanto Ebbene, doci, le nuove dottrine nella fratellanza, finale nazione, considerano le nazioni la come istrumenti, pre umani è come mezzi, piìi a quelle idealità che s'involano per pili occhi occupan- considerano per avvicinai'e sempre realtà a quelle idee, senza il loro di genere umano. di cui stiamo esposizione loro il la sem- cammino che per fine. sono le massime forze di quanta è possibile moralizzazione del mondo. Tale sovrano fatto della moralizzazione del Cioè, le nazioni, mondo non è meno nel più ma mai, per le nuove dottrine, nem- lontano futuro, statico e pacifico, è continuamente e senza fine dinamico e ago- cioè, il fatto della forza che non si compito suo che è di lottare e di vincere per rinnovare e creare la vita e per imporre nistico. È, rifiuta al È insomma il fatto della mocome dicevamo, col dinache mai cessa di trasformai'c e sostenere l'ordine. rale che s'identifica, mismo agonistico il mondo e trasformandolo Eccovi, o signori, la lo conserva. sostanza dell' argomento sul quale avete avuto stasera la benevolenza di Le nuove 236 ascoltarmi. Ed ò che esposto, vi è importante più fatto il : quanto vi ho apparso quello che sono certo che io sommariamente doitrine nazionali periodo del Non possiamo attraversiamo. storico pensai'c al- trimenti di questa resurrezione della spiritualità non possiamo pensare altrimenti nella politica, che torniamo a risentire d'un rinnovamento morale, attraverso alla politica. di questo bisogno Non vi era più in alcuna direzione territorio che non l)olitico fosse ormai fatto deserto di questo fiore. Che non fosse orinai vuoto di ogni contenuto spirituale, di ogni contenuto morale. Non un pensiero politico, non una dottrina, non un partilo davvero. Per trovare qualcosa di simile in quel tempo bisogna ricorrere ancora al socialismo, quando al suo primo sorgere si vide venire incontro un'azione, non tanta generosità, za, tanta d'entusiasmo che il tanta illusione, tanta giovinez- ingenuità, e' tutto nel è il bisogno di socialismo parve bello, per la bellezza che sitibonda gli fede e cuore umano. Allora umana s'era raccolta intorno. Ma tornato esso alla sua nuda realtà, vedemmo ciò che questa era. E allora su tutto il territorio politico ogni luce d'idealità fu finito spenta, spento ogni fuoco d'amore, ogni religioso sentimento della vita degli uomini e dei dute sui loro popoli, finita destini. dottrina, forse nessim cia di nulla di ciò. ogni Nessun uomo vastità partito, di ve- nessuna politico serbava trac- rinnovamento spirituale e il Quando sopraggiunsero 237 nuove dottrine nazionali a operare quanto abbiamo visto. Una vera e propria rivoluzione nella politica contempole ranea. La loro nobiltà risiede nelle verità che diffon- dono la loro fortuna, nel ; cessità rispondere a una ne- storica. Signore e signori. Essendo io termine del mio discorso, forse al in voi si ris veglierà derete : — una mi doman- curiosità e nostro spirito affinato e perfezio- Il nato nello studio delle nuove dottrine vuol forse andare oltre ? Questo perfezionamento morale concepito come una scala di superamenti, dell'individuo nella della zione, della classe, nazione nella classe civiltà, nella della na- civiltà nell'umanità, giunto al termine, ci porta a spin? Le nuove dottrine nainsomma, pervenute al loro apice, aprono gere gli occhi più in su zionali uno spiraglio a traverso il quale torniamo a ri- inquietanti problemi del di chiamavano «gli là»? Accade insom- ma questo storia, vedere quelli che una volta fatto, nuovo nella insegni a ricercai-e Dio La domanda si che la nazione ? è posta, ma noi rispondere. Noi sentiamo soltanto non possiamo il turbamento e l'ansia che essa genera nei nostri cuori. Ma quando così fosse, sarebbe sempre più di- mostrata l'altezza del pensiero politico che stasera, o signore manifestarvi. e signori, ho avuto l'onore di Le nuove 238 dottrine nazionali L'uomo è un essere così piccolo e umile che poco vede e poco sa del mondo che lo circonda, poco delle leggi che il mondo governano, e nulla delle superiori da cui quelle o della cause, furono leggi superiore causa, Noi siamo mosse. fasciati di mistero. Ma sono alcune verità, alcune dottrine, alfatti dell'uomo stesso, che ci cuni pensieri, alcuni per quaninalzino, sembrano a quelli che rassomigliano alle montagne appena to si stanno giù nella brano si leva. l'altare toccare valle, radioso le quali, del il sole, cielo, e semquando questo Così l'uomo fa e pensa cose che so- gli no come cima d'altura a vedere una parvenza di ciò che deve star sopra, e un bagliore della sua Ijuce. È meraviglioso che imo di tali fatti sia avvenuto nella politica. è per me ragione di gioia e d'orgoglio che avvenuto nella politica italiana, perchè il fatto è di tale potenza e di tale fecondità che Ed sia dall'Italia pronta può operare una trasformazione d'imcoscienza delle nella italiana altre na- zioni. Cittadini di Trieste le ! Quando nuove dottrine nazionali, accostarsi alla voi anno fa stavano per ne dissi pnima che ad altri. pubblica, cosicienza prima parola, a ({ualche in Italia, io a voi la Allora vi parlai d'emigrazione, di colonie, d'imperialismo. Oggi son voluto tornare a dirvi a che punto siamo, oggi, nel momento in cui quelle e il dottrine, rinnovamento spirituale 239 dopo aver compiuta qualclie azione avuto qualciic buon successo, gitlano i damenti d'una di quelle coslruzioni morali, che possono d'una nazione fare della storia mondiale. la e primi fonideali, condottiera XIV. Commemorazione della battaglia d'Adua. CoRRADiKi. Nazionalismo ilaliano. 16 Discorso letto a Bologna, al Teatro del Corso il 1.*^ Marzo 1914. Invitato a anniversario non si commemorare i in questo diciottesimo nosti'i soldati morti a Adua, penso possa far meglio che raccontando la loro come, cadessero sorte straordinaria modo più triste per risorgere poi nel : cioè, nel modo più fortunato. Per anni e anni sapemmo soltanto della loro sappiamo anche tristissima fine, e soltanto ora della loro felice resurrezione. Eguale fu il disegno cui dell'uomo per la loro sorte a quella la loro vita troncata nella conca d'Adua : ventenne era stata con lui morirono, con lui resuscitarono. Eguale fu la loro sorte a quella della nazione per la quale avevano combattuto e non avevano vinto morti con la nazione, con la nazione re: suscitarono. Di modo che la nostra commemorazione, o cittadini di Bologna, sarà duplice roso compianto nella prima : del più dolo- paiate, d'esultanza nella seconda parte. Dopo le giornate di passione In allo lanceremo anche noi il nostro grido: — Commemorazione 944 i cuori I ! della battaglia d'Adua nostri morti resuscitarono ! I soldati, l'uomo, la nazione resuscitarono. In verità chiunque visse quei giorni con cuore d'italiano e d'uomo, quel 2 Marzo, Francesco Crispi annunziò nistero fanda e le quando giunMarzo, quando se la notizia della sconfitta, quel 5 dimissioni del mi- chiunque visse il giorno della pace neanni dopo, conobbe una nuova specie ; gli di i^ietà la pietà per tante migliaia di giovani morti per la patria inutilmente. : Così non eran caduti i loro compagni di trenprima t'anni sul campo di Custoza e sul mare di Lissa non così sfortunati, sebbene anch'essi giacessero senza vittoria ma non così sfortunati, perchè essi lasciavano dopo di sé qualcuno ; ; a continuare l'opera nella quale avevan perso la popolo d'Italia, i mini e il re a continuare l'opera dell'indipendenza e dell'unificazione d'Italia mentre quelli che morirono ad Adua, nulla lasciarono. Tutto fu troncato con la loro sconfitta e la loro morte vita : lasciavano tutto suoi uo- il ; restò senza scopo. rati dall'Italia re, e Essi giacquero laggiù, sepa- per tanto spazio di terra e di ma- altrettanto pai've che restassero separati dal corso della storia d'Italia presente e futura. Morti per la patria, rimasti senza patiùa. Morti adempiendo il supremo dovere, fu per loro come se non fossero levò ma alte perchè nati. grida il Una parte del popolo italiano dolore di sulla loro sventura, dolore fosse esca al furor dell'odio e alla rivolta civile ; e così di loro fu fatto lui- Commemorazione della battaglia d'Adua 245 limo scempio senza paragone più orribile di quel- che lo corpi aveva fatto la ferocia del de' loro ferro abissino. JNIorti per la patria servirono a lacerare la patria. Un'altra parte del popolo italiano considerandoli vittime d'mi un immane immane erro- compiuto dagli uomini del governo, rifuggendo con raccapriccio dal delitto, rifuggì da loro. E un'altra parte del popolo italiano per lo stesso suo amor pati'io re, o di delitto rifuggendo dal pensiero della sconfitta, d'un'al;tra rifuggì sconfitta, fitti. Soltanto, dal pensiero nelle umili case, degli scon- nella solitudine famiglie, le madri e i padri piansero su Per il resto, ebbero sepoltura nella conca di Adua, sì fuori del territorio italiano, sì fuori della storia d'Italia. Ecco perchè la loro sorte ci parve senza paragone più triste di quella di coloro che eran caduti a Custoza, o a Lissa eran calati nel fondo del mare con la nave rotta. Anche delle loro. laggiù vegliava l'occhio delfa patria li morti d'Adua l'occhio della patria si ; ma sui chiuse. cittadini ? Perchè quell'anno fu per orrendamente triste ? Perchè uvenmio una pace così nefanda ? Voi lo sapete non perchè l'Italia fosse vinta dall'Abissinia, ma perchè l'Italia fu vinta dagli italiani. Qui da noi, non su Adua la vittoria abis- Perchè, noi cosi : sina, ma le vette c[ui da noi, sulle nostre delle Alpi all'ultima cento città, punta della dal- Sicilia, un'altra vittoria volò urlando, qui buttò nel fan- go la nostra bandiera, qui, come si spezzano le 246 Coììimetnora-Annc della battaglia d'Adua schiene del nemico, spezzò vevano passare rinforzi i Fu vittoria italiana. le strade per cui doper la guerra. E fu la vittoria degli odii italiani sulla nazione italiana. Fu la vittoria di vittoria di un un popolo su un uomo. La popoflo che era tutto quanto con- un uomo dentro tro la nazione, su al cui cuore tutta la nazione s'era rifugiata. Nella vita nazionale dei popoli voi conoscete, o cittadini, il lo delle forze cozzo tra per cui due i fasci di forze, quel- nazioni le costituiscono, si conservano e s'accrescono, continuamente tendono a evolversi e a espandersi, e quello delle si forze per cui le nazioni tendono a involversi, g ritorcersi su se medesime e contro se medesime, a disgregarsi e dissolversi, a passare, in termini più proprii e precisi, dal loro stato di organica unità verso i Orbene : classi e al al in quell'anno nazionali s'era, le forze tro al tumulto delle classi, da tumulto degli individui, cammino compiuto atti'asecoli per giungere alla loro costituzione. alle questo agli individui e rifacendo a ritroso il 1896 lutto come il dissi, fascio del- ridotto den- cuore di Francesco Crispi, mentre il re- sto d'Italia era in balìa delle forze antinazionali. Fra l'Italia del talia del regno e l'Italia del popolo. L'I- regno, l'Italia costituzionale, quella de' cosiddetti parliti dell'ordine, liberali e moderati, più moderati, parola di debilitazione, che liberali, parola già vuota gire di mano ; la quale già si l'altra Italia del era lasciata sfug- popolo, già anti- . Commemorazione della hatlaglia cosliluzioiiale, democralica, dominio occulto di' Adua 247 repubblicana, sotto non occulto del peggiore e il stra- niero, la Francia, e sopratutto socialista nel pri- mo avevano regno del l'Italia E l'una e del popolo, del socialismo. rigoglio giovanile l'altra, e l'Italia stretto alleanza, anzi congiura, nel lamento, in due capi Felice Cavallotti, : raccio della sinistra repubblicana l'ultima vanità di destra, il e il parfer- francese, e marchese Antonio di Rudinì. Di contro stava l'uomo solo, Francesco Crispi. Tornato al potere due anni prima, alla fine del 1893, udite dalla sua bocca che cosa trovava: «All'interno la ribellione, già scoppiata in alcune province del regno, in altre latente disgregata la compagine nazionale annebbiata la co; ; scienza sere dell'unità della patria, e della turbati dalla evidenza del male, stessa gli ma ragione spiriti, non dal timore e d'es- solo come dal presentimento di mali maggiori. All'orgasmo morale, pari stidiosi bisogni materiale, disagio il tanto per grandi, : ma non più sol- per piccoli, incomodi, fa- invilito il credito, resi difficili i commerci, i tributi inefficaci alle necessità del governo e per la generale disorganizzazione inaridite le fonti delle pubbliche e dellte private risorse. All'estero, una sorpresa di tutto ciò, che si traduceva nella diffidenza e nel discredito, e rendeva per riflesso le difficoltà, i pericoli interni ancora maggiori » Cip non ostante, Francesco Crispi volle la guer- Commemorazione deVa 248 hatlaglla d'Adua ra di conquista, perchè se non la promosse, certo ne allargò uomo porzionava zione La il campo. Perchè ? Che mai che così male pro- disegno e il stato era egli di le imprese alle condizioni della na- ? dirà che Francesco Crispi storia tempo doveva avere un essere eroe e di solo destino La essere martire. : suo nel quello di dirà storia suo destino doveva essere aver fede e anione clic per tutto un popolo che non ne aveva più. La storia dirà che suo destino doveva essere agire per tutto un popolo che non e patire La più. storia dirà che suo destino da non era sere, se solo essere ciò che tutto più. La storia definirà il voleva lo doveva esun popolo de- terribile Francesco Crispi cosi doveva essere in lui organica un' Italia che fuori di lui non esisteva, e doveva essere in lui, perchè altrimenti, in quel tempo, in nessun luogo sarebbe stata. stino Ed di rispose. In verità quella fede e quell'a- egli more : di erano così lui forti anni e anni infaticabilmente da loro la nazione sorse e risorse, in loro fu con- sistente. In loro soli, contro terni, si che da se soli per nazione crearono, la conservò. nell'affaticato La nemici esterni e in- tragedia fu per l'uomo che respiro e nel consunto stame de' suoi giorni estremi doveva portare tutto millenario e lutto per tragedia fu quand'egli sconfitta ; si ma il lui, il soffio peso del popolo italiano quando la illusione ; la cadde, ritrovò solo faccia a faccia con la in realtà la nazione era in lui, Coììiììiemoraione della battaglia d'Adua 249 tutta intera in lui, in lui viva, in lui attiva. Pro- digio de' prodigi e tragedia delle tragedie, men- da per tutto andava morendo, in lui secondo il ritmo possente del cuore che aveva, secondo la vastità e la generosità dell'animo che aveva, secondo la fede e l'amore, secondo tutta tre fuori quanta la vita che altro non era stala se non opera infaticabile di quella fede e di quell'aiuore tra cospirazioni, povertà e guerra esiiii, prodigi, tragedia gio de' fuori la nazione moriva, in lui solo secondo mentre evolveva si sue leggi eterne, con tutto le prodi- ; tragedie, delle fascio il passava dallo stadio delle sue forze eterne dell;a sua formazione e conservazione allo stadio del suo ingrandimento, poneva impero. In Mazzini, In solo. lui l'Italia si i lui, fondamenti del suo come in Giuseppe doleva di essere stata libe- rata con l'aiuto d'armi straniere. In lui come Nino Bixio in provava il e come in Vittorio l'Italia, Emanuele, bisogno di avvalorarsi all'estero e al- con una guerra, l'Italia senza vittorie^ con una guerra vittoriosa. Tale uomo di stato In lui, contro il parer di lui stesso che era dalla rivoluzione italiana aveva pur succhiati i l'interno ! veleni della subito si rivoluzione francese, labili ragioni di affinità e di grafia, di demografia, storico, di tutto era costituzionale, era ! in lui l'Italia dirigeva contro quello che per incrol- la di concorrenza, di geo- diversità ed è e sarà Francia. il Tale di sviluppo suo antagonista uomo Egli aveva per l'Italia la necessità, di stato una vera Connneniorazione deUa battaglia d'Adua 250 propria concupiscenza dclTazione italiana nelaveva la concupiscenza della conquista italiana. Aveva la concupiscenza e la politica internazionale, di vigilare contro amici e nemici Mediten*aneo, il e ne fu, finché la voce e gli oe-ichi gli bastarono, il cane di giiardin, e soltanto nel suo furor d"a- more e come in una sorla ili barbarica di un suo proprio possesso che gli fosse gelosia rubato, trovò la forza d'incutere paura da vicino e lontano. Tale di stato uomo come il di stato era Cairoli non ! Nel 1881, nomo a questi che era, ancora sveniva nelle tradizionali tenerezze francesi e continuava a illudersi sulla sorte di Tu- « Bisogna aver Francesco Crispi gridava dimenticato la storia per credere che l'esercito francese, dopo punite le tribù ribelli, uscirà dalla Tunisia^). E per l'Italia quell'anno profonda- nisi, : mente del si senti ferito nel fianco, sentì l'equilibrio Mediterraneo rotto dalla parte d'occidente. E nel me il 1882, Francesco Crispi, uomo di stato coMancini non era, sentì quello stesso equilibrio rotto anche dalla pai'te d'oriente, quando gli inglesi per l'Egitto chiesero la coopcrazione delle armi italinne e non l'ebbero. Egli allora correndo fra Roma e Londra incitò il Mancini pri- ma a prendere, poi a riprendere i negoziali con dicendo: Risogna intervenire in Egitlo. Se resteremo inerti, la Francia si consoliderà nella Tunisia e sarà in pericolo la Tripoli tania. Il Mediterraneo ci sarà tolto per sem- l'Inghilterra pre». E non avendo alcuna missione ufficiale, a Commemorazione della battaglia d'Adua 261 Londra, in un colloquio con lord Granvllle, gamcnlc scrutò portuno « spingere la faccenda. di sapiente inerzia del » E allorché la Mancini restò sul no, a lui Francesco Crispi scriveva: non liin- occhi di lui se fosse op- negli «Voglia Iddio causa di nuovi danni all'Italia nel Mediterraneo. Bisognava accettare senza esitazione. Quando Cavour ebbe fatta l'offerta che il tuo rifiuto sia per andare in pensò un istante. Il governo de] piccolo Piemonte ebbe quel coraggio che oggi manca al governo d'Italia». E finalmente sin dal di unirsi alle potenze occidentali Crimea, non vi Luglio del 1890, Vhomme bien étonnanf, come lo chiamava lord Salisbury, per ristabilire l'equilibrio fra l'Egitto e Tunisi, poneva gli occhi sulla Tripolitania e saggiava in proposito il pensiero di Vienna e persin di Parigi, e tanto per non perder tempo incominciava a preparare gli arabi e approcciava uno di quei fedeli Hassuna che venner famosi undici anni dopo. E l'ultimo di Gennaio del '91 lasciato il ministero e tornatovi di lì a due anni, a settantacinquc anni, dopo Tunisi, dopo l'Egitto, dopo Tripoli, cercò ancora di ristabilire l'equlilibrio che era stato rotto e ancora animando di piìi vasta animazione l'Italia l'eroe che per età e lotte si superava, la sospinse a non restare indietro alle Londra, di Berlino, di ; altre nazioni nel perìodo storico delle grandi con- quiste coloniali, e il ma a seguirle, e allargò il campo disegno della guerra d'Abissinia. Ebbe contro, tutti i partiti, e quelli da cui era 252 Commemorazione uscito, e quelli tutti gli come della battaglia d'Adua che aveva sempre combattuti ; odii, tutte le vendette, tutte le invidie voi ricordate, o cittadini, la morale e e,( offesa, ipocrita e calunniatrice. Tutti gli omiciattoli dell'Italia costituita e costituzionale l'aborrirono, sol perchè la viltà aborre dalla virtù e ciò che è mi- sero e piccolo, aborre dall'ingrandire. Tutta quella Italia del regno, dello stato e del parlamento, tutta quell'Italia degli aristocratici, dei grassi bor- ghesi dal cervello secco, dei mercanti, dei sindaci comunali, dei professori di università, dei benpensanti tutta queir Italia che aveva soltantp ; ma che già, formasenza riformarsi, né rifornirsi, delle vecchie venticinqu'anni di esistenza, tasi, classi colte e signorili dell'epoca del servaggio e della divisione, era senile gli omiciattoli avidi, ma ; tutta quell'Italia de- formicolanti, ma petulanti, ma ambiziosi, politicanti ; l'Italia degli omiciattoli italiani si levò tutta ma quel- contro l'e- roe solo, solo italiano, che era tutta la patria e suo ingrandimento. E il già tramezzo a quella in- surrezione di palazzo e di villino, a quella congiura d'anticamera e d'aula, si scatenava dalla strada la lotta di classe, la straniera voce di Carlo Marx ricopriva dai comizii la italiana voce di Giu- ormai rimasta nei lora fu una mischia oscena di moderati se])pc Mazzini che era di violenti dell'oggi, di libri. Al- di ieri e d'anarchici e di monarchie^, gentiluomini dal sorriso fine e di demagoghi che saltavano in piazza per frenesia parricida. Sindaci di grandi città, per debito di nascita e di Commemorazione censo devoli d'Adua della hattaylia alle istituzioni, si 253 sporsero dalle nestre municipali e rivolgendosi alle orde linale, faccia una buona di poter lieti il volta averne in fiato benevolente, dissero peva bene, : — Che sapeva bene quanto male si fi- ammusi sa- essi aves- sero sempre giudicato dell'impresa afTricana,e co- me non fosser si mai risparmiati di rivolgere al governo rispettosi invili a troncai'la, in nome del popolo Sull'assalto della quale gente tutta e su se medesimo così appunto poteva pensare Francesco Crispi «La tribuna nazionale venne con! — : vertita in una cattedra nità parlamentare si di diffamazione, la dell'offesa, e la lotta delle persone, la persona, sostituì la nia non è in politica, essa tuito nei paesi democratici quando han si fallito meglio contro gara dei principii. La calun- arma nuova medioevale, e vi immu- trasformò nell'inviolabilità il pugnale e ha il sosti- veleno ricorre tanto più volentieri la pietra di qualche Davide sbagliato, la palla di qualche fanatico assassino. Né mai come ora essa fu clamorosa, violenta e insieme insinuante, acuta e comprensiva, foggiata con arte, ordita sto che una con abilità. Si contava sul disguguerra avrebbe suscitato nell'animo d'un uomo che giunto al tramonto d'una lunga e faticosa carriera, doveva anzitutto aspital E solo che io avessi ceduto, solo che io avessi piegato dinanzi a questo nuovo sistema di provocare le crisi ministeriali col mezzo rare alla pace. comoda un ministro, comunque calunniato, della diffamazione, e avessi accettato la teoria che . Commemorazione 254 debba difendersi, tere, dando così della battaglia d'Adua e per difendersi lasciare al primo de' villani il po- insultatori il governo del paese, il paeben presto, con più nausea ormai che meraviglia, mutarsi novamente in osanna il vituperio. Ma non da oggi ho appreso a soffrire per l'adempimento del dovere, e ho resi- l'arbitrio di miitaj*e se avrebbe visto stito E » quasi ottantenne, resistette, del suo amore impeto, tezza, della Finché, fallitigli a facendo l'eroe, della sua coscienza for- sua ostinazione invincibilità. come Napoleone dopo Waterloo, altri Adua e la fortuna, l'uomo di stato ita- liano che bene aveva potenza napoleonica a crea- non potè più re e ingigantire patrie, Chi vinse resistere. ? L'anarchia. L'anarchia che l'anarchia che si l'anarchia che si chiamava volontà del popolo, chiamava salvezza della patria, chiamava monarchia, l'anarchia si chiamava estrema sinistra, l'anai'chia che chiamava Di Rudinì, l'anarchia che si chi,asi mava Cavallotti, l'anarchia che si chiamava con dieci nomi di socialisti. Vinse tutto ciò che con una parola sola poteva che si i chiamarsi l'antinazione. Quattro giorni dopo, il 5 Marzo alle due dopo mezzogiorno, trascorsero cinque minuti che nella storia d'Italia dovrebbero esser detti i cinque minuti infami. L'eroe vinlo entrò nell'aula del par- lamento e disse : Commemorazione — Ho della battaglia l'onore di annunziai'e alla d'Adua 265 camera che ministero ha presentate a Sua Maestà il Re il le proprie dimissioni. Ammutì, aggiunse alzando — Sua Maestà il Re le ha la voce Dall'emiciclo e dalle tribune plausi gridando — Evviva Ma il si ruppe — I mina ap- ! sinistra inveendo contro vinto, questi si voltò verso di essa e aggiunse fatto silenzio, in : Re l'estrema : accettate. l'eroe quando fu : ministri restano al loro posto sino alla node' successori per mantenere l'ordine pub- blico. Allora il martire fu ricoperto di vituperii e fu chiamato vile. In quel punto toccò la sua fine. Con lui anche la nazione toccò la sua fine. Quando risorse ? Quando la nazione italiana risorse, dopo quanti anni e come ? Dopo breve tempo, o lungo ? Quando fu il principio del risorgimento, e come e perchè e dove ? Non lo sappiamo non possiamo fissarlo nò in un giorno, né in un anno, né in un fatto, ine in un luogo. Sappiamo soltanto che ci fu un tem: po in cui italiana, il popolo italiano restò senza un tempo in cui l'Italia la nazione conobbe il ni;- chilismo nazionale, un tempo in cui noi trentacinque milioni d'italiani ci sentimmo una dispersione dentro come i confini stessi del nosti'o territorio. quella pai'te di noi che attraversava l'ocea- Commemorazione 256 no, ci tria. che sentimmo Allora, l'Italia se simili ci era della bntf agita cl'Adna a esuli nella stessa pa- veniva fatto di rammentare l'Italia, era, cioè, un nome solo che comprendeva una popolazione sola abitante un paese solo, questa cosa non ci pareva più vera. Se ci veniva fatto di rammentare che par- lavamo la stessa lingua, e che da tre millennii avevamo la stessa storia e che per qualche secolo eravamo stati sotto il giogo dello stesso straniero, e che da poche diecine d'anni avevamo Findipendcnza con le stesse armi, questa cosa non ci pareva più vera. Se ci veniva fatto di rammentare che avevamo un esercito e conquistata e uno stalo e tutte le altre istituzioni comune, questa cosa non ci pareva più vera. Sentivamo in tutto ciò un vuoto, come pure un'armata e leggi in in noi stessi, nel nostro pensiero e perfino nel lavoro delle nosti'e giornate. Quanto durò ? Per quanto tempo accertammo a noi stessi e agli altri che la storia del giovane regno era finita e che restava solo l'avviliente cronaca ? Che ci era preclusa la politica estera ? Che non saremmo una guerra ? Non possiamo più capaci di sostenere stati precisare. Ma giorno venne in cui avendo operato le leggi eterne che reggono quelle società umane che si chiamano nazioni in cui il progresso economico avendo dato il suo frutto, se questo fu ; ; in cui le fazioni essendo state debilitate, se questo fu ; in cui una più abile arte di governo Commemorazione avendo prodotto della battaglia suoi i d'Adua 267 se questo effetti, cui le stesse condizioni dell'Europa con fu ; il loro in mutarsi avendo cospirato, e i precisi fatti della politica europea avendo suscitata la fatalità storica ; giorno comunque venne levare al cielo — Cittadini di il le potemmo cui braccia e la voce e gridare novamente Bologna L'Italia è in risorta : ! ! Quel giorno fu il 28 Settembre 1911, quando governo del re intimò alla Turchia di cedergli la Tripolitania e la Cirenaica entro ventiquattro ore. Fu 29 Settembre, quando la guerra fu di- il chiarata. Furono i giorni di furono Tripoli, i primavera del 1912 in cui tutto il popolo italiano fu una concordia e tutta la concordia fu un entusiasmo giorni di quell'inverno e di quella e tutto l'entusiasmo fu gioia e tutta la gioia fu perchè la nazione italiana aveva alla fine ritro- vato se stessa. Facevamo una guerra cevamo ma ? La vin- Conquistavamo una colonia ? Questo era, tanto di più. Chi visse in quei giorni? Chi ? vide nelle pupille dei nostri fratelli e delle nostre sorelle la nuova fiamma, chi vide ro labbra la parola tremante esultanti e i ? Chi vide i sulle lo- fanciulli vepchi morire consolati d'una bella morte ? Facevamo, ripeto, una guerra, la vincevamo, conquistavamo una colonia ? Questo era, ma tanto di più. italiani Fu la stagione sacra in cui quanti vivevano, riprendevano contatto e rien- travano in comunione con la loro vivente unità CoP.RADiKl. Nazionalismo italiano. 17 Commemorazione 258 nazionale. cui i Fu la della battaglia stagione sacra, d'Adua o cittadini, in trentacinque milioni d'italiani dispersi tra le vette delle "Alpi e 1 ultima punta della Sicilia tornarono in patria. E non perciò ora possiamo, commemorare, solo come ma dissi in principio, celebrare i nostri sol- Adua. Possiamo farlo, perchè possiamo celebrare la nostra nazione. Ormai Fingrandimento della nostra nazione è un fatto compiuto. Le forze avverse lavorano ancora, ma non prevarranno. Lordi del recente suffragio, i successori di quelli che vinsero nel 1896, o quelli stessi, quelli che vordati morti a rebbero rimorchiare a ritroso l'Italia e ridurla alle dimensioni della cooperativa di lavoro sotto il regime della camera del lavoro, noi li sentiamo, dagli stalli che insozzano, inveire contro la Libisi, protestare la volontà del popolo, professare amicizia pei nostri nemici, vendicare arabi, si noti, non gli italiani, Ma caduti a Sciara Sciat. oltre la ci nausea che danno ? La ci gli vendicare arabi, gli gli arabi che possono costoro e il ribrezzo che muovono Libia è il fatto. Il fatto è il no- prender posizione in Albania, mentre stiamo estendendo la nostra occupazione in Libia. Il fatto è il nostro tendere verso l'Asia, mentre da ieri siamo scesi in Affrica. Il fatto è che l'Europa sente il movimento di espansione di questa nostra Italia in ogni parte, e ne parlano i stro popoli e listi, i sovrani, gli uomini di stato e domandandosi se i giorna- debbono commuoversene e Cormnentorazione della battaglia d'Adua temerne, quando già se ne temono. più non è lia e già ne insomma, o cittadini, che l'Itain preda alle forze della sua di- fatto è 11 ma struzione, commuovono 269 è sotto l'amorosa guida delle ma- gnifiche forze che armoniosamente la svolgono, evolvono e Tamplificano. la Un grande annunzio noi possiamo darci gli uni cogli altri, cittadini di Bologna: la nostra nobile patria è già passata al servizio della civiltà mondiale. Una sovrana legge prende i popoli eletti primo nucleo della loro formazione nazionale in età continuamente sospingendoli, di età mandoli e ingrandendoli, Quando l'impero è, le li porta all' aJ e ani impero. nazioni entrano al servizio non lo sanno e non debbono sapere, agiscono, guerreggiano, aggiungono conquista a conquista e credono così di della civiltà mondiale. Esse lo servire soltanto al loro egoismo, ma servono la causa della specie, la propagazione della specie, l'estensione dell'attivo progresso, la diffusione del luminoso pensiero. Ebbene, cittadini, la sovrana legge di cui vi ho parlato, la legge di Roma, già conduce la no» stra nobile patria. E perciò celebriamo, celebriamo coloro che per primi versai'ono il sangue nella conca d'Adua. Celebriamo la loro morte ora che la intendiamo. Celebriamo la loro morte ora che sappiamo lei che non fu come ma è inutile. Il sangue de' soldati morti è seme dell'uomo, è anch'esso generatore come seme disperso, quando la battaglia è il rop.iìAPTNT. Nfi7ìc-ìr:i:<!mo lialiavn, ; 17* Commemorazione 260 perduta, Ma d'Adua guerra troncata e anche la E abbandonato. Adua. della battaglia così era per il ora sappiamo che se la disegno morti a soldati i battaglia fu perduta e la guerra troncata, il disegno da una provvidenza occulta fu conservato e a suo tem- ebbe fausto compimento. E perciò quei soldati sono ora convertiti in eroi la cui morte fu per la patria frut- po riapparve e in altro luogo tuosa. essi come l'uomo per il cui volere mofurono precursori, l'uomo fu precursore. E in verità, oggi che la intendiamo, oggi che la riconosciamo, la vita di lui che tanto patì, ci pare Furono rirono avesse : una fortuna quale nessun alti'o cittadino eb- be mai di nessun altro popolo. Poiché tre essendo, come accennai, le epoche delle nazioni elette, quella del loro sorgere, quella del loro consolidarsi, quella del loro ingrandimento e impero, Fran- cesco Crispi potè vedere ed essere egli nella prima, l'Italia toccarle tutte e tre all'Italia utile in ognuna. Perchè quando essa doveva venir unificata a nazione, fattosi profugo di liberata e lei e fug- gendo per l'isola natale, per la penisola, per l'Europa, e mendicando a frusto a frusto l'amore per lei, più che il pane per sé di cui aveva bisogno, fu consigliere de' più saggi, incitatore de' più accesi, persuasore de' più decisi, mente de' più vegpazienza de' più ostinati, volpe de' più genti, astuti, leone de' più possenti. E nella epoca, quando l'Italia fu nazione, egli lo stato, sapendo l'arte che con lui si seconda ne resse perse, di Cotììmem orazione della hittaglìa d'Adua renderlo più liberale e più solido. 261 E prima di morire egli per l'Italia iniziò e quasi dal genio del suo cuore generò la terza epoca, fu il prefondatore dell'impero cursore, anzi Ne fondatore, per la certezza che ne portò, fu il non ostante il tutto, fino al italiano. sepolcro. Sentite: «L'u- nità della patria nostra, conquistata dalla dinastia di Savoia e dal popolo italiano, sarà com- piuta nel nuovo secolo col benessere e con la grandezza cui la nazione ha diritto d' aspirare. Sarà gloria del regno di Vostra Maestà il raggiungere la meta da tutta Italia desiderata». Questa lettera Francesco Crispi mandava re al il 21 Dicembre del 1900. Pochi mesi dopo, s'estin- gueva quanto di lui era rimasto una memoria per ricordare il passato e il certo futuro. Così certo che noi oggi, per ordine d'una giustizia più reale d'ogni realtà di fatti, scorgiamo l' indice del vinto d'Adua teso verso la vittoria di Tripoli. E così per riassumere e concludere il nostro discorso, o cittadini, Francesco Crispi fu l'uomo di : stato della terza Italia, della stessa levatura di Camillo Cavour. Afierniiamolo finalmente e contro il parere di chi persiste a giudicare l'ciomo sconfitta e a condannarlo, perchè non avrebbe saputo proporzionare le sue ambizioni dalla alle possibilità nazionali, na rivendicazione facciamo la sua pie- e affrettiamo la sua apoteosi. Guai, se Francesco Ci'ispi non fosse stato ! Con preparò la vittoria, la conquista con l'abbandono. Mentre menava l'impresa per cui la sconfitta Commemorazione 2(i2 della battaglia d'Adua veniva disfatto dal fascio delle forze antinazionali, gettava il germe vigoroso da cui doveva nascere la reazione delle forze nazionali che poi trionfarono. Così egli dette origine alla coscienza della nuova Egli fu il Italia destinata vero e solo a uscir dai confini. padre nostro. Egli fu per la sconfitta d'Adua, come furon colpevoli la dinastia di Savoia e i suoi ministri per la guerra del '48 perduta dal piccolo Piecolpevole monte. Ma con questa essi, mentre erano sconfitti, materiavano e in se medesimi e nel Piemonte e nell'Italia e nella stessa Europa un impegno per la riscossa del '59. E così Francesco Crispi con Adua, nelle nostre pili riposte e sane e sensibili fibre nazionali, materiò un impegno a rinnovarci che assolvemmo nel 1912. E perciò egli veramente creò la fatalità storica, non, secondo gli uomini politici di oggi, europea, ma, secondo noi, italiana, e soltanto italiana. Sia dunque gloria a lui e ai giovani che con luì collaborarono morendo nella conca d'Adua. che in qualunque altra anche per dar gloria a due altri spiriti magni che qui sono presenti. Poiché quando Francesco Crispi cadde e tutti quelli che non lo avevano perseguitato, lo abbandonarono, e tutti quelli che lo avevano compreso, non lo compresero piiì, ed erano contro di lui la patria e il mondo, due uomini ebbero cuore di stringersi a lui e di santificarne la grandezza nella sventura. Furono il poeta che voi Sia gloria a loro, città, pili in questa Bologna, d'Adua Coinnieiiiorazione della battaglia 2ti8 custodiste all'Italia, cittadini di Bologna, e lo storico che abitò vicino con la sua ira e la sua soli- tudine che lo fecero più grande di lui stesso. Morti anch'essi prima della mutazione de' tem- amore che fede, e parvero reclinare nella morte la fronte riluttante doman- poterono avere pi, dandosi vero — — Perchè se è Perchè nascemmo ? detto dell'antico che felice è il cittadino : il piiì d'una patria gloriosa sono sommamente infelici quelli che nascono a rappresentare le ragioni ideali in una patria senza gloria. Ma il poiché oggi, lutto ci è d'Adua con concesso di anch'essi, spirito della ria, e s'irradiano commemorare la gioia di Tripoli, nella poesia, nuova tornano spìrito della stovita della patria esultando, poiché finalmente possono celebrarla. Gloria, gloria a quelli che per mori- la patria rono, gloria a quelli che per la patria patirono Gloria a tutti, all'uomo di stato e ai soldati ! ! Glo- che giacquero a Adua con la sconfitta, e a quelli che giacquero in Libia con la vittoria Poiché le due guerre si possono considerare come due fasi d'una guerra sola la guerra pter l'avanzata dell'Italia nel mondo. ria a tutti, a quelli ! : Gloria dunque a tutti senza distinzione E o ! se anche in questa città c'è qualche padre, madre che ricorda il figlio caduto nei combat- timenti d'ora, o d'allora, siano onorati da voi. E se ancora vive qualcuno che combattè prima, o dopo, sia onorato da voi. Gloria, gloria a quanti per la patria morirono, 264 Commemorazione della battaglia d'Adrca gloria u quaiili per la pali'ia patirono ! Gloria a loro nell'ingrandimento della patria di cui furono operai, e con il succedersi delle età gloria via via sempre maggiore in una patria maggiore di cui saranno operai ranno dopo. FINE. i via via fratelli sempre che ver- INDICE. Prefazione Pat?. v Pakte Prima. PRIMA DELL'AZIONE. I. II. in. \j Prinoìpii del 'nazionalismo Le""nazioni| proletarie e il 3 nazionalismo. primo Congresso nazionalista Il . .... 25 51 Parte Seconda. P 0;L I T I C A ìM I L I TA N T E. IV. Aristocrazia deraocratioa e democrazia oligarchicar. ]. j . . V. Liberali :,e nazionalisti VI. Stato liberale e stato nazionale . . . .119 VII. Nazionalismo e socialismo Vili. j La Tripolitania, i 143 Balcani, la plutocrazia turco-europea 'f V •J 171^ IX. I satelliti della plutocrazia ^ X. Come la 73 95 181 democrazia spopoli XI. Sulla frontiera dell'Est . . la . Francia . . . . 189 .199 209 XH. La morale ;del possesso produttivo Le nuove dottrine nazionali^e il rinnova-^mento -spirituale \ .>. ..221 XTV. Commemorazione della battaglia d'Adua. 241 . iXni. "^ . .