Rivista dell`Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo
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Rivista dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino Gennaio - Giugno 2014 - Anno 15° - n. 65-66 Disegno di Matteo Bonelli 2 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 3 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Rivista dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino Registrazione: Tribunale di Firenze n°5020 del 21/12/00 Anno 15° Numero 65-66 Gennaio-Giugno 2014 Direttore: Charlotte Hats Direttore Responsabile: Riccardo Gatteschi Segretario di redazione: Simone Silla Grafica e impaginazione: Andrea Grassi Perché nei carceri si muore o ci si suicida di Giovanni Esposito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4 L’internato non è un pomodoro di Gabriele Reali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 6 Dalle sbarre di Prato alla Firenze di Dante di Rocco Agostino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 8 Illusionisti di Bruno de Petris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9 La mia storia recente di Matteo Bonelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 10 Guerra tra universi di Massimiliano Travisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12 COMITATO DI REDAZIONE Charlotte Hats Marco Paudice Alessandro Manca Matteo Bonelli Nicola Porcu HANNO COLLABORATO Marco Sanna Marco Paudice Alessandro Manca Matteo Bonelli Gabriele Reali R.G. Nicola Porcu Bruno De Petris Mauro Bianchi Mirko Sellero A.M. Massimiliano Travisi Antonio Dolceamore Giovanni Esposito Rocco Agostino FOTO Giorgio Bechelli DISEGNI Matteo Bonelli Marco Paudice Dedicato alla magica Morgana di Marco Sanna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 16 Dedicata al mio futuro presente di Marco Sanna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 17 Psicopatologia del maschio di Giovanni Esposito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 18 Persona - Empiricamente di Antonio Dolceamore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 20 Dall’ansia alla malinconia passando per la rabbia di R.G. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 21 Stella di Massimiliano Travisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 22 Sul divieto di fumo negli OPG di Marco Paudice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 23 Oggi sono qua domani non si sa di Nicola Porcu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 24 Prologo di A.M. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 25 Alcuni maestri spirituali di Alessandro Manca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26 Sono stanco - Avvenire di Nicola Porcu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 28 L’Africa - Luna egiziana di Mirko Sellero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 29 Sa tristura - La tristezza di Nicola Porcu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 30 L’ultima profezia di Mauro Bianchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 31 Comunità di Bruno De Petris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 31 4 Spiragli - Luglio-Dicembre Gennaio-Giugno 2013 2014 Perché nei carceri si muore o ci si suicida N on si può sempre dare la colpa al sovraffollamento delle carceri, bisogna anche avere il coraggio di denunciare l’assenteismo da parte delle istituzioni; o di chi non è in grado di svolgere le mansioni che gli sono state affidate recandosi al posto di lavoro solo per fare atto di presenza e così mettersi la coscienza a posto. Il recluso ha bisogno di essere ascoltato, non deve essere abbandonato al proprio destino perché, altrimenti, vive costantemente nel malessere. Il carcere non deve essere più inteso come controllo dei corpi, ma come servizio a persone private della libertà e tuttavia integre nei diritti fondamentali: salute, affetti, lavoro, studio, religione, movimento (ancorchè limitato), privacy, manifestazione del proprio pensiero. Non un luogo dove si finisce, ma dove si può ricominciare. Dove i detenuti siano accompagnati verso la libertà nel rispetto della loro capacità di scegliere. Da dove non si esca abbrutiti o peggiorati. Deve essere un “dentro” che guarda costantemente “fuori”. Un carcere che produca libertà individuale e sicurezza collettiva. Il carcere che funziona non è quello che priva della libertà, ma quello che produce libertà. E per produrre la definitiva libertà dei suoi abitanti deve rivoluzionare se stesso. Deve trasformarsi in un luogo in cui non ci sia bisogno di esercitare il Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 5 potere, già esercitato dal muro di cinta. Ma questa è una grande utopia, forse. Come dice un proverbio magrebino “nessuna carovana ha mai raggiunto l’utopia, però è l’utopia che fa andare le carovane.” Il sistema carcere sembra aver gettato la spugna sulla possibilità di trattare i detenuti con dignità con l’obiettivo di “risocializzarli”. Ci sono alcune carceri che funzionano diversamente dal solito e ci sono alcuni direttori che passano le loro giornate tentando di modificare la cultura imperante dell’immobilismo. Nel carcere dove mi trovo attualmente si vive di immobilismo; anzi, se qualche detenuto si è ravveduto del proprio passato e inizia un percorso nuovo per vivere nel rispetto delle regole di una società moderna, si fa di tutto per inventarsi qualche cattiveria per poterlo trasferire con motivazioni assurde che puntualmente vengono smentite. Il sano realismo porta spesso alla rassegnazione e svilisce la volontà riformatrice a fuga nel sogno. “Dobbiamo andare e non fermarci finchè non siamo arrivati, ” scrive Jack Keruac. “Dove andiamo?” “Non lo so, ma dobbiamo andare, ” aggiunge. Il carcere sa qual è la strada da imboccare: quella tracciata sessant’anni fa dalla Costituzione e poi dalle varie riforme. Una ragione in più per mettersi in cammino. Giovanni Esposito 6 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 L’internato non è un pomodoro A nni fa qualcuno disse: “La cultura è qualcosa da restituire”… vediamo se ci riesco Come si sa, purtroppo, le malattie mentali non sono radiografabili, quindi sono opinabili. A discrezione dell’autonomia, della professionalità, dell’onestà intellettuale del medico curante. Partendo dal presupposto accertato che in una società arrivista dove l’ascensore sociale non funziona (mentre l’arrampicatore sociale come modello la sfanga), il “ridicolo”, chi si espone al ridicolo, viene premiato, mentre da una società di cultura viene punito, occorre fare molta attenzione sia ai metodi di cura sia a chi è legittimato dalle regole a curare. La tentazione è sempre la stessa e come vale per il mercato privato e per la società civile, vale anche per le strutture come l’OPG di Montelupo: procurarsi una rendita sulla pelle del malato. Non sono pochi i casi in cui semplici cittadini liberi, affidandosi a mani e cervelli sbagliati, hanno visto i loro tempi di cura allungarsi nel tempo e poi magari anche con scarsi risultati. Così nasce la coltivazione del malato. In alcuni casi la rendita è di tipo economico: più consulti più incassi (non fatturati perché quelle, le fatture, poi creano spesso inquietudini destabilizzanti nei medici), mentre in casi come le strutture pubbliche ci possono essere rendite di posizione legate magari al fatto di mantenere un’ambiente di lavoro Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 privilegiato, dove i controlli sono scarsi e l’uomo medico si sente più leggero, con meno stress, legato a quella giusta tensione che invece favorisce sempre la competenza, l’efficienza e così il raggiungimento degli obiettivi che la struttura in questione si pone: la guarigione del malato. In un campo così aleatorio, così pieno di manipolazioni storiche, a partire dallo stesso padre della psicanalisi, il dottor Freud, questi controlli sono così importanti quanto la stessa professionalità dello strizzacervelli in questione. Anche per favorire l’uso corretto dei farmaci ed evitarne l’ABUSO. Lavorare su questo punto prima di tutto è quindi imprescindibile se vogliamo accertare e controllare, come sarebbe oggi di buon senso, sempre, la buona fede del medico. p.s. Attenzione: io, come una famosa signora chiamata Iron Lady, quando parlo di società intendo questo: “La società non esiste; esistono gli uomini, le donne, gli individui, le famiglie.” Stop. Per quanto riguarda la contemporaneità della questione, fortunatamente le tecnologie (social network) e soprattutto l’euro (nello specifico nel nostro Paese) hanno messo le basi e le garanzie per un ineludibile percorso di trasparenza globale. Era l’ora! Ecco perché queste AREE DI SOSTA coltivate a terapia intensiva, come sono gli OPG 7 di oggi, che fanno la gioia di informatori medici scientifici, compagnie farmaceutiche e spesso pure i medici compiacenti, sarebbe bene chiuderli al più presto. Se poi collochiamo il tutto alle moderne ed obbligate politiche di “spending non più” il gioco è quasi fatto. Gabriele Reali 8 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Dalle sbarre di Prato alla Firenze di Dante S ono Rocco, uno degli otto detenuti del carcere di Prato che ha partecipato, un pomeriggio del mese di maggio, alla lettura in pubblico di un canto della Divina Commedia di Dante Alighieri. Lo abbiamo letto non solo in italiano volgare ma anche in albanese, in arabo, in calabrese, in napoletano, in polacco. E’ stata una splendida avventura, inizialmente piena di ansia perché esibirsi in pubblico non è facile; comunque un’ esperienza indimenticabile che rimarrà impressa nella mente di ognuno di noi per molto tempo. L’emozione inizia di prima mattina, quando usciamo dalle porte del carcere, saliamo su un furgone-taxi e viaggiamo fino a Firenze. Scendiamo in Piazza Santo Spirito e lì incontriamo tutti gli operatori che ci faranno compagnia per tutta la giornata. Per prima cosa facciamo le prove di lettura alla presenza di un regista che organizza la lettura dell’intero poema dantesco insieme ad altre milleduecento persone che affollano la grande piazza. Già sentiamo in noi paura e ansia che piano piano si tramutano in adrenalina. E siamo solo alle prove! Dopo questa esperienza i nostri accompagnatori ci dicono che possiamo prenderci una pausa e ci è consentito fare per un poco i turisti in città. Così riusciamo a vedere chiese splendide, monumenti indescrivibili, negozi di alto lusso. Tutto è molto interessante ma la mia mente è là, all’appuntamento del pomeriggio. All’orario stabilito ci ritroviamo in piazza e arriva il momento fatidico: ci disponiamo uno accanto all’altro e, sotto lo sguardo attento dei nostri accompagnatori e di una miriade di gente, rompo il ghiaccio ed entro nella parte e cerco di leggere senza fare errori. Ma tutto fila liscio. Finita la lettura, tutti a battere le mani e tanti flash di macchine fotografiche, qualcuno ci riprende con la cinepresa. E’ stato un successo, tanti si 9 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 avvicinano a noi ci chiedono di dove siamo, ci ringraziano, ci dicono bravi. Poi ci spostiamo in chiesa per le prove generali della lettura, tutti insieme, dell’ultimo canto del paradiso. Dopo le prove usciamo sul sagrato e lì, di fronte a qualche migliaio di spettatori e autorità cittadine, finiamo l’esibizione in bellezza. Sono quasi le ore venti; ci dicono che per noi è pronta la cena all’interno di un bellissimo chiostro al fianco della chiesa. C’è il nostro tavolo imbandito di pietanze, di vino, di dolci. Alla fine siamo tutti allegri, ci scambiamo opinioni, I si parla dell’evento, ci facciamo i complimenti reciproci. Ma arriva l’ora del rientro. Cala il buio, l’umore cambia, si torna alla sbarra…. Però rimane il ricordo della bellissima giornata, spensierata, travolgente e memorabile, piena di colpi di scena, che ci ha dato la possibilità a ognuno di noi di immedesimarci nei tempi e nei luoghi e nella lingua di Dante Alighieri. Un grazie a tutti quelli che hanno reso possibile questa nostra straordinaria esperienza. Rocco Agostino “Illusionisti” o mi domando: Ma gli “strizzacervelli” hanno un organo di controllo sul loro operato? A quanto ne sappia non esiste, anche se so che esiste in altre nazioni. Ma qui in Italia? I politici dovrebbero fare una legge per creare un organo di controllo sulle relazioni che fanno gli psichiatri. Perché attualmente questi dottori fanno quello che vogliono; sono padroni del destino altrui tanto il loro operato non lo controlla nessuno. E’ lì che bisogna riflettere. Tutti hanno un organo di controllo con la facoltà di verificare la relazione o la sentenza emessa da un magistrato. Anche i dottori esterni che operano nelle strutture pubbliche e private e che hanno il potere di decidere sul destino di una persona, devono essere controllati. Ma i medici no; loro si avvalgono di collaboratori compiacenti per avvalorare la loro tesi tanto tutti si fidano perché il loro prestigio è fuori discussione. Emettono sentenze a insaputa degli interessati i quali sono poi costretti a subire decisioni penali. Non hanno neanche avuto la possibilità di difendersi o essere presenti alla camera di consiglio per venire a conoscenza del loro futuro, su cosa gli “illusionisti” hanno scritto su di lui. Poi ti vengono a trovare con il loro tono inquisitorio come se non fosse successo niente; certo niente è successo a loro. Noi che siamo all’OPG siamo fortunati di avere un magistrato umano: che da anni verifica ogni singola situazione e ha chiaro tutto sulla condizione di tanti sfortunati che tornano e scappano e tornano indietro dalle comunità. Anche i centri di salute mentale dovrebbero essere soggetti a controlli perché anche lì fanno quello che vogliono, parlano di criminalità organizzata ma loro……. Bruno de Petris 10 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 La mia storia recente S ono entrato in questo OPG di Montelupo il 24 aprile del 2006, dopo anni di carcere a Lucca, a Rimini, a Forlì dopo che a causa di un litigio – il 30 ottobre del 2004 - colluttazione e difesa, purtroppo sotto cocaina, ho ucciso mia madre. Perdonami, se puoi. In questi anni di OPG ne ho viste tante, sentite di tutti i colori e soprattutto ne ho fatte di tutti i colori. Ricordo che quando entrai per la prima volta incontrai la dottoressa Claudia che era incinta, un bel po’ di anni fa. Dopo un po’ di tempo venni trasferito al reparto Ambrogiana, un vero albergo a cinque stelle, celle a due letti con bagno che faceva parte dell’arredamento, due brande, un lavandino con, all’angolo, la testa riparata o protetta da un muro di un metro, tu che facevi la popò e l’altro che cucinava! Entrai nel 2006 in una situazione disperata; la separazione dalla donna che amavo e da mia figlia Viola che ora ha tredici anni - la lasciai quando mi costituii che non aveva ancora tre anni, ho ancora il suo ciuccino. Purtroppo la cocaina, quella merda, mi aveva mandato in pappa la testa, mi ha ucciso tutto quello che cercavo di crearmi: una casa con il mutuo, una moglie bellissima, uno scricciolino di mio amore Viola e il mio lavoro di cuoco, e mi ha fatto commettere un reato infame: uccidere la donna che mi aveva dato la vita (anche se poi negli anni me l’ha resa un inferno vero e proprio). Io con i miei problemi di droga, lei uguale con in più problemi psichiatrici: ne ho viste tante nella mia infanzia! Pieno di terapia – metadone - a più non posso, trovai lo sfogo nel cibo e divenni un gorilla di 145 Kg e, come se non bastasse, arrivò il diabete. Non smetterò mai di ringraziare mio padre Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 che mi è sempre stato accanto in questi anni di carcere. Per tre volte ho tentato il suicidio: due volte hanno tagliato il cappio e una volta mi hanno tolto il sacchetto in testa con il gas. Meno male che Giorgino, il mio amico, sentì l’odore e mi salvò. E mio padre che non mi ha lasciato mai un solo giorno e mi ha dato tanti buoni consigli. Ho ottenuto permessi per uscire con lui, iniziai anche a lavorare come scopino, riuscii a togliermi il metadone – che non è un’impresa facile – ho conosciuto molte brave persone come infermieri e utenti e anche qualche cervellone di psichiatra. Poi, in quegli anni 2007-8, iniziai con le cazzate. Ero il tatuatore della sezione: macchinette da tatuaggio, inchiostro di china, e vai con il liscio…., inconsapevole delle malattie che si potevano trasmettere ma forse la fortuna e anche la mia attenzione hanno fatto sì che non succedesse mai niente. E quando sarà il momento e ci saranno i soldi, aprirò uno studio tutto mio perché onestamente ho una buona mano, soprattutto ferma, e una capacità di disegno che ho imparato qua e là. Ma comunque le macchinette che puntualmente facevo venivano sequestrate grazie agli uccellini che cantavano, del tipo “uno schiaffo per parlare e cento schiaffi per stare zitto”. E allora perquise e sequestri. Ma le mie macchinette non fallivano mai. Alla fine mi stufai e iniziai a farli a mano (sempre capolavori). Poi iniziammo, io e altri tre ragazzi, un gioco pericolosissimo: sniffare quattro/cinque bombolette di gas. Sono sicuro che mia mamma, di lassù, mi ha sempre protetto. Il mio amico Pino doveva stare chiuso in cella e anche lui 11 aveva lo stesso vizio. Io, che ero lavorante gli compravo la moka e gli facevo il caffè. Ma un giorno di festa – era martedì grasso - gli arrivò la spesa e, in cambio di mezzo chilo di carne macinata, Mario gli dette una bomboletta di gas. E’ così che Pino se n’è andato all’altro mondo, morto in solitudine in un cesso di un manicomio. E dire che dopo un mese sarebbe tornato a casa. Tutte le sere gli dò la buonanotte; so che mi sente. Dopo alcuni anni riuscii ad andare a lavorare come “spesino”: finalmente un po’ d’aria buona e non puzzolente delle celle, con degli ottimi colleghi e due altrettanto ottimi assistenti. Premetto che dal 2006 al 2012 ho visto mia figlia solo due volte e lascio pensare quanto abbia sofferto; le scrivevo tutti i giorni e le poche lettere che ricevevo erano quelle di sua madre… lasciamo perdere. Finalmente arrivò anche per me il periodo di prova in comunità, prima una settimana, poi un mese nel 2011; in quei periodi riuscii, grazie al mio amico avvocato, a vedere mia figlia per due volte. Non scorderò mai quei momenti. (Continua) Matteo Bonelli 12 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Guerra tra universi e vi avrebbero vissuto animali e il suo capolavoro – l’uomo – la creatura da lui prediletta anche perché dotata del libero arbitrio e fatta a sua immagine e somiglianza. Questo creò un sentimento di invidia e repulsione degli angeli nei confronti dell’uomo e particolarmente in uno di questi, Lucifero, il portatore di luce. Ma questa è un’altra storia… 2 1 Nella notte dei tempi l’unica essenza vitale era Dio e pur essendo perfetto nel silenzio dello spazio dove non vi era nulla, il suo magnifico spirito creativo lo portò a pensare di creare un universo fatto di stelle, cieli, mari, pianeti e comete. Tutto questo fu giudicato cosa buona e giusta da lui, ma non gli bastava. Si sentiva solo; così meditò di creare gli angeli, creature nobili, perfette, con la fortuna di poter essere ammesse al suo cospetto e di goderne la luce. Anche ciò fu giudicato buono. Ma Dio pensava già alla sua magnus opus, la creazione di uno splendido pianeta “la Terra” dove ci sarebbero state tutte le meraviglie del creato Come un artista che sta per creare un capolavoro e vista la grandiosità del progetto, Dio, come Prometeo – colui che pensava prima - pensò a tutto quello che sarebbe potuto accadere e visto che gli uomini avevano il libero arbitrio e non erano come lui ma semplicemente simili, avrebbero potuto rivoltarsi contro di lui e scegliere in nome dei sentimenti che gli angeli ribelli, nonostante fossero creature perfette, provarono e coltivarono e scelsero il male. Allora lui pensò che se mai avesse dovuto confrontarsi con il male, avrebbe prima dovuto conoscerlo. Così creò una piccola parte di male che non fosse pericolosa e che come un vaccino lo avrebbe reso immune da questa terribile malattia che potenzialmente avrebbe potuto albergare nel cuore degli esseri umani e soprattutto negli angeli ribelli e in primis in Lucifero l’angelo più bello, il portatore di luce. 3 Tutto ormai era pronto; bastava che Dio concentrasse tutta la sua potenza in uno spazio limitato e pronunciasse le fatidiche parole: “Fiat lux!” Nostro Signore fece proprio questo e a seguito di queste due parole vi fu un’esplosione di potenza inimmaginabile. E così venne creata la prima parte 13 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 del suo capolavoro: l’universo retto da un’armonia nei ritmi e nei movimenti dei pianeti degno del miglior cronografo svizzero e illuminato dallo splendore delle stelle o di semplici satelliti come la luna che vive sì di luce riflessa ma è il faro nel mare e nelle nostre notti e musa ispiratrice di romanticismo per gli esseri umani. Oh, la Luna quanti amori vedrà nascere! 4 Dio, come uno stakanovista, continuò nel suo lavoro e creò la terra bella come ve la ho descritta prima; dalla polvere creò Adamo e da una costola Eva alla quale regalò le chiavi del Giardino dell’Eden. 5 Impegnato in questo delicato lavoro, Dio perse di vista il male che aveva creato. Costui sviluppò un’autocoscienza; si andò a nascondere nelle parti più recondite dell’universo e si trasformò dividendosi in tre buchi neri con le caratteristiche e i poteri della natura opposta a Dio, Gesù, Lucifero; insomma presero vita l’antidio, il vero anticristo e l’antidiavolo. Dio riuscì a scovarli e pur intuendo la loro pericolosità, non li distrusse affinchè potessero redimersi e convertirsi in nome della sua misericordia. Fu l’errore più grande della storia. 6 Nel frattempo, nel giardino dell’Eden, Satana, con uno stratagemma, (la mela) ,fa disobbedire Adamo ed Eva a nostro Signore. Dio si infuria, caccia la coppia dall’Eden. E la coppia comincia ad avere la malizia degli uomini e non più l’innocenza che albergava nei loro cuori simili a quelli dei bambini; e coprendosi le parti intime con una foglia di fico se ne andarono via dal giardino tristemente senza nemmeno la condizione di esseri perfetti e con l’ordine di generare la stirpe degli uomini. Alla seconda generazione si ebbe il primo omicidio della storia: Caino uccise Abele. Ormai il male era nel cuore degli uomini e questo male nutriva i tre buchi neri rendendoli sempre più forti e intelligenti e subdoli. 7 Essendo ormai abilissimi anche nel mascherarsi e sempre più subdoli, dopo migliaia di anni di peccati e di cattiverie di demoni e uomini, il secondo buco nero per potenza e cattiveria, preparava una trappola a Gesù e come esca usò la Maddalena (l’unico punto debole del Redentore). L’anticristo, sotto sembianze della Vergine Maria madre di Gesù, gli disse: “Figlio mio, tu hai fatto tante cose per gli altri e mai nessuna per te stesso, hai vissuto come un essere umano e hai sof- 14 ferto l’indicibile, so che da uomo hai amato in segreto Maria Maddalena e ora che Satana è incatenato in fondo al mare concediti una vita da uomo vero (paragonata all’eternità è come un battito di ciglia) con lei che ti ama alla follia! Se tu e lei mangerete questo frutto metà ciascuno nello stesso momento e subito dopo reciterete all’unisono la mia preghiera – l’Ave Maria ma all’incontrario – riavrete le vostre spoglie mortali e potrete vivere insieme fino alla vecchiaia; poi, quando terminerà il vostro momento, verrete di nuovo assunti al cielo e starete insieme per l’eternità non più come umani ma come creature del cielo. Gesù ebbe un momento di titubanza, ma la “Madonna” lo incalzò con false lacrime dicendo: “Nella tua vita umana avrei voluto vederti felice anche per poco tempo e invece niente! Ti ho visto solo raramente sereno con me e tuo padre e con i tuoi seguaci e non è giusto. Se non lo vuoi fare per te, fallo per me e la Maddalena; in fondo faresti un gesto d’amore verso due delle quattro persone che più ti hanno amato.” Commovendosi davanti alle lacrime di Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Maria e restando colpito dalle parole di una madre che ama, Gesù rimase un attimo in silenzio; poi, con gli occhi lucidi guardò sua “madre”, l’abbracciò e disse: “Così sia!” A quel punto la falsa Vergine finse una reazione di felicità e disse: “Fra quattro giorni vi sarà la Luna piena (astro dell’anticristo). Quando splenderà in cielo consumeremo il rito e noi saremo felici.” Per Gesù dunque cominciò l’attesa del momento che egli desiderava da quando aveva conosciuto la Maddalena. Digiunò per tutti i quattro giorni col fine di soffrire per migliorare la sua anima. Pregò molto suo padre che stranamente non gli rispose. Lui suppose che questo silenzio dipendesse dalla volontà di suo padre di non volerlo influenzare in una delle decisioni più importanti della sua vita. In realtà nostro Signore voleva metterlo in guardia dall’inganno, ma non poteva perché bloccato mentalmente dall’antidio che a poco a poco stava diventando più forte di lui! Arrivò il giorno fatidico: la Vergine Maria e Giuseppe vennero fatti fuori dall’anticristo e in casa loro e dentro le loro spoglie si fecero trovare l’anticristo e l’antidiavolo. Gesù entrò nella casa dei suoi genitori emozionatissimo. Sua “madre” lo baciò e gli disse: “Finalmente in questa famiglia vivrà la felicità.” L’antidiavolo, trattenendo a stento una risata, disse: ”Sì, saremo una famiglia felice!” All’appuntamento mancava solo la Maddalena che si era attardata perché agitata e preoccupata quasi come avesse percepito qualcosa; ma pensò che tutto Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 ciò dipendesse dal fatto che stava per unirsi all’uomo della sua vita. La Maddalena raggiunse così la casa dei genitori di Gesù tutta trafelata e agitatissima ma bella come una dea. La “Vergine” e Giuseppe l’accolsero con tutti gli onori di una sposa benvoluta. La “Vergine” le disse tra l’altro: “Figlia mia, per me sei come una figlia e tra poco farai parte della famiglia. Rendi felice il figlio dell’uomo. Te lo chiedo come donna e come madre. Anche se sono in salute, sono molto anziana e avendo sofferto molto sono come morta dentro. Ho un solo desiderio: vedere mio figlio condividere con te la sua vita; non chiedo altro né a te né a nostro Signore.” Poi si rivolse a Gesù: “Figlio mio, ormai il mio tempo è finito e quindi onoralo vivendo una vita serena e felice. E ora prepariamoci per il rito.” La “Vergine” aggiunse: “Molto tempo fa vi fu un’ultima cena che fu il preludio di sofferenze disumane che mio figlio dovette subire insieme a tutte le umiliazioni da parte 15 di chi stava salvando con il suo sacrificio sulla croce che divenne poi simbolo di salvezza e redenzione per tutto il genere umano. Ora vi sarà una prima cena frugale che simboleggerà e permetterà l’unione di due persone che si amano e sarà il matrimonio più importante e puro della storia. E ora figlio mio brandisci il coltello come fosse la spada di un cavaliere che combatte in nome dell’amore e taglia la mela in due parti. Poi mangerete la vostra parte dopo di che ci prenderemo per mano tutti e quattro e alla mezzanotte reciteremo l’Ave Maria all’incontrario. Gesù e la Maddalena ebbero un sussulto e un brivido di paura, ma gli occhi puri della “Vergine” li tranquillizzarono. Giunta quasi la mezzanotte i futuri sposi mangiarono la mela. I loro occhi brillavano di amore e felicità. Ancora non sapevano ciò che li aspettava. Massimiliano Travisi 16 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Dedicato alla magica Morgana Brillava una stella in cielo ed io volli che fosse cadente per me poteva essere tutto ed io per lei; invece, almeno credo, quasi niente. Eppure mi sbagliavo, visto che lei nonostante colta e bella, vedeva in me il suo sole, la sua anima gemella. Eppure ho lasciato come quando si gioca a carte mentre lei per me era pronta ad andare anche su Marte. Era anche molto ricca ma del denaro non gliene importava nulla, amava me con la dolcezza di una fanciulla. Non si truccava ed era semplice ma grande nel suo cuore perché sapendomi arrestato è continuato per me il suo amore. Proprio lì vicino dove un giorno la incontrai là, in Piazza Jenne, dove anch’io di lei mi innamorai. Era un dicembre caldo e si stava molto bene, dato che siam stati due ore a tener banco alla serata, fumando sigarette e dopo le mie curiose barzellette l’amica se n’è andata. Ma solo perché era tardi e poi voleva lasciar noi soli. Perché lo sguardo della fata mi brillava dentro al cuore, seguendo ogni mia mossa come se mi leggesse nel pensiero, ma una cosa era pur certa: il suo sguardo era sincero. Poi lei non parlò più e mi guardò dolce in viso, come a dire: vieni a casa mia, saliamo in paradiso. Oppure andiamo in spiaggia ad ascoltare l’onda in questa notte magica e sempre più profonda. Che ci sussurrava dolce: datevi pure un bacio, sfiorandovi le labbra oppure un dolce abbraccio. Ma forse era troppo presto, basti pure una carezza che duri un’eternità, ma che il tutto sia compiuto col massimo della vostra tenerezza. Marco Sanna 17 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Dedicata al mio futuro presente Se serena tu sei, serena tu sarai, quando il cielo fuor di nubi troverai. Che sia aurora o tramonto tu vorrai che tutti sian come te. Ma tramite una cura non certo per nascita o nemmeno per cultura! Ma incantati da una medicina o da una dolcissima indovina! Ch’è sicura d’azzeccarci su qualcosa che non sa, e nessuno può arrivarci! Bisogna essere dentro per sapere cosa può: una moina sulla schiena data pure da una fata, o da un bel bacione, ma solo con una telefonata Con questo non voglio dire che tutto ciò è beffardo, ma se vado a raccontarlo vengo preso per un bugiardo. O magari per un visionario che non osserva i “soli” al calendario! Ed è per questo ch’è normale stare a valutare una mente che dal freddo s’è bruciata o dal caldo s’è squagliata! O forse non mi son spiegato bene, ma oggi ancor di più le mie scelte sono pene! Oh, su; stavolta sto nella via di mezzo, e di alti e bassi non sto più a sentir parlare, perché ciò da una vita son costretto ad accettare! Perché ancor nessuno mi vede come uomo vero. Eppure l’età c’è, di cosa mi devo preoccupare? Che ciò ch’io so d’esser, gli altri non riescono ad apprezzare! Marco Sanna 18 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Psicopatologia del maschio I l desiderio di prevalere dell’uomo sulla donna è come la peste. E’ una sorta di miserevole rivincita che l’uomo si prende sulla “femmina”, epiteto che pronuncia con disprezzo. E’ uno scarto, un fardello patetico portato dagli uomini come scoria di un passato glorioso, o almeno supposto tale. Già, perché soltanto questo è il machismo odierno: la caricatura di una posa scimmiottata in altri tempi, quando a modello c’era il maschio di Lando Buzzanca o dei film di Pietro Germi dove l’uomo seduceva e abbandonava, dell’onore esposto in baffi e peluria e pantaloni. Epoche sognate e purtroppo esistite, dove tutto era sempre e comunque una questione di virilità. Rozzo e mascolino, vigoroso ed energico. “Resta, vile maschio” cantava Rino Gaetano. E’ una storia non solo antica ma anche antiquata. Perché quella del maschio vincente è una fantasia piccola piccola: le donne sono migliori degli uomini per capacità, tenacia, sensibilità, per sapere essere madri e mogli e lavoratrici nonostante tutto quel residuo di ottusa perversione secondo cui il maschio è superiore alla donna. Come scriveva in un suo romanzo Isabel Allende: “E’ meglio essere maschio perché anche il maschio più miserevole ha una moglie a cui comandare.” E’ un passato che non passa. Demoni di maschi repressi che li portano a usare violenza per ribadire una superiorità che è soltanto fisica. I “femminicidi” sono generati anche da questo. Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Come le denigrazioni e i soprusi che inducono giovani ragazzi omosessuali a togliersi la vita perché calunniati, offesi, “disonorati” proprio perché non abbastanza maschi. Al valore del vigoroso maschio non si può sostituire la viltà del femmineo, del delicato e dello sdolcinato. E’ contro l’estetica e l’etica del maschilismo. E’ contro la morale comune. Come ha detto lo psicanalista Luigi Zoja: “Il maschilismo, come tutti gli ismi, è un deterioramento. In Italia assistiamo a una specie di regressione: rispetto ad altri paesi d’Europa siamo sempre stati indietro, sia economicamente sia culturalmente, ma negli ultimi tempi ancora di più per quanto riguarda i ruoli maschili e femminili. Se posso dirlo con una boutade, anziché andare verso i paesi del nord, ci stiamo avvicinando ai paesi dell’Africa perché, per ciò che riguarda la superiorità del maschio, in quei paesi è ancora presente nella sua percezione negativa. Farei perciò una distinzione fra maschio e padre. Il primo è colui che dà adito al suo istinto animale, agisce in maniera selvaggia e competitiva; il padre invece ha uno sguardo più lungo, pensa ai suoi figli e alle generazioni future” Ma, in definitiva, cos’è il maschio? Lo studioso Franco La Cecla ne ha descritto l’antropologia nel suo “Modi bruschi”, dove in maniera provocatoria ricostruisce l’esser uomo fra culture ed epoche diverse. Sul problema della sua identità ne ha scritto anche, in tempi non sospetti, Simone del Beauvoir: “Oggi lo scontro (fra uomo e donna, n.d.r.) assume una fisionomia diversa; invece di voler rinchiudere l’uomo in una prigione, la donna si sforza di sfuggirne; non cerca più di trascinarlo nel regno dell’immanente, ma di emergere lei, alla luce del trascendente. Adesso l’atteggiamento del maschio, che non vede di buon occhio queste iniziative, crea un nuovo conflitto.” Il 19 conflitto sta nel fatto che la donna non teme, come l’uomo vorrebbe, il confronto. E quando questo avviene, semplicemente, lo vince. Figuriamoci il repertorio dell’autentico maschio italiano, fatto di piccolezze fragili e labili, che si sgretolano al primo colpo. Ecco che allora scatta quella stupida e perversa logica: vuoi essere come l’uomo? e allora come l’uomo ti tratto, con la violenza. E’ il ragionamento che sta dietro a una storia millenaria che trova una sua sintesi nella frase terribile e memorabile pronunciata da una martire cristiana prima di essere messa a morte: “E fui spogliata e fatta maschio” Giovanni Esposito 20 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Empiricamente Persona Maschera comportamentale Dell’agire umano Che è normale apparente Ma non come l’io essere Pensante che può mentire Per amore ma non al proprio cuore Che nella mente sale Dall’incosciente invidia Che nella ragione accetta Per poi guardarsi dentro E aspetta Nel riconoscere se stesso istante Come un’anima relazionante Al corpo Che non ignora amante Di chi possiede il senso Che più l’invita a sopportar Ventura in vita Che non mai finisce Ma che semmai sparisce In una nuova maschera Che nasce vive e dura Inventata parola d’intelletto In un mondo che perdura Come persona stante. Antonio Dolceamore Conosco errori e malumori, come in sorte amore e morte, che han segnato la mia vita nel rimpianto che mi invita a tanto pago e non conosco il fiore quel seme generato da chi nel senso non mi ha dato amore che negato son privato stato a più di un cuore amato lato son cresciuto solo e forte che non mi arrendo a sorte scrivo tanto che non vanto oppure piango e mi domando se dimentico il comando che per mia natura amante non nascondo sentimento per cui son stato generato in vita o mento che sia nato dolceamore poeta oppure attore son vivo perché lo scrivo al dunque in linea di massima prima di aprire bocca prova a pensare se sia il momento giusto per tacere! Nella vita ci vuole molto tempo per imparare ad essere un uomo e quando ci si rende conto di esserci riusciti….. ci si sente ancora più bambini! Antonio Dolceamore Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Dall’ansia alla malinconia passando per la rabbia M arco Sanna, poco più di cinquant’anni, ha avuto finora un’esistenza difficile e travagliata. Disagi familiari, problemi personali, difficoltà di relazionarsi con gli altri, lo hanno portato a compiere alcuni errori a causa dei quali si sono aperte per lui le porte del carcere e dell’ospedale psichiatrico. Adesso ha pagato il suo conto ed è tornato libero e padrone della sua vita. E questa ritrovata serenità gli ha permesso di scavare nel suo intimo per cercare di capire quali siano state le motivazioni delle sue difficoltà esistenziali. La ricerca si è concretizzata adesso in un libro che Marco è riuscito, non senza difficoltà, a pubblicare e mettere in circolazione. Il titolo da una buona idea del suo contenuto: “Dall’ansia alla malinconia passando per la rabbia”. Ecco, questo è stato il suo percorso negli anni della prima giovinezza fino alla maturità. Parte in prosa, parte in poesia, Marco rivela il suo animo sensibile e desideroso di vivere in pace con il mondo che lo circonda ma soprattutto con se stesso. (R.G.) 21 22 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Stella I suoi occhi di luce brillano un po’ l’ambra mi ricordano il colore dei suoi capelli mi riportano ai tramonti più belli questi fanno parte del mio vissuto e mi regalerei al diavolo per riaverli per un minuto Rit: Dolce dea dell’amore apri il tuo cuore e le tue braccia il tuo sorriso fa splendere il suo viso sa renderla più splendente del sole quando nasce a oriente quello che scalda la terra con i suoi timidi raggi e che mi fa capire che a volte le cose belle della vita non sono miraggi Rit: splendida donna e simpatica guerriera mi piaci perché sei una persona vera lei che è tra le più belle fa impallidire anche le stelle lei è proprio speciale perché nel suo cuore non esiste il male ma la vita nella sua essenza più pura quella che non nasconde niente senza paura Rit: Ricorda che anche l’amore ha le sue ore e ora è mezzogiorno, l’ora dell’ombra più corta, sissignore! Quella che non copre niente e rende tutto più evidente ed ora che saluto la mia Musa che con la sua natura ha inebriato il mio spirito e lo ha colorato di una luce pura più bella di un’aurora boreale che è solo un’illusione mentre l’altra è reale arrivederci piccola stella senza cielo tu splenderesti anche coperta da un velo. (per la ragazza più guapa che abbia mai conosciuto) Massimiliano Travisi Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 N Sul divieto di fumo negli OPG 23 egli ambienti psichiatrici si dispone il divieto, come negli altri luoghi pubblici, di fumare. Ma sarà giusta questa disposizione? Beh, secondo me no. Bisognerebbe fare un sondaggio fra i medici fumatori! Perché io credo che la nicotina e in particolare le sigarette normali interagiscono con gli psicofarmaci nella sinapsi. Cos’è la sinapsi? E’ un liquido presente nella testa che consente ai neuroni di trasmettere le informazioni nervose sotto forma di impulsi elettrici. Infatti il cervello funziona con correnti di microampere. Per fare un esempio, su una moto funziona a benzina e olio separatamente e priviamo il carburante di uno dei due elementi, accade che, o si fonde il motore o il mezzo di spegne. In pratica chi assume psicofarmaci ed è fumatore, non può smettere di fumare perché, altrimenti, avvengono nel suo organismo dei pur piccoli, ma rilevanti, cambiamenti che influiscono sul benessere mentale del paziente. Per cui negare a persone con disturbi psichiatrici il fumo è una forma di violenza. Marco Paudice 24 Oggi sono qua domani non si sa Oggi sono qua, domani non si sa. Un giorno non sarò più qua. Dove mi troverò domani? Dentro qua o nell’aldila? Io credo, ma dubito, che ci sarà la libertà. La giustizia, quella vera, arriverà. Quando? Per me non so, spero presto. La mia casa dov’è? Dove finirò? Al cimitero, sotto terra. E poi la commedia divina di Dante è una sua invenzione adattata nella sua epoca. Al di là dei fatti dettati sia nei vangeli che nel nuovo testamento e nel paradiso, inferno e purgatorio o in un’altra dimensione dove ci si vede anche in televisione. Come se io, Nicola Porcu, che sono un essere umano come gli altri, mi trasformassi in un altro essere non più con il mio nome e cognome, ma come un combattente per la pace, per la giustizia sociale, per la libertà e l’amore, sino a dare la mia vita terrena, sino alla estrema unzione. Ma poi per noi ci sarà la resurrezione, il giudizio finale e il ritorno del Signore come re, salvatore, giudice supremo e vincitore contro il tumore della società, la gerarchia, le dittature e guerre incluse. Io dico: Chi vivrà vedrà da uno che ne sa ma ancora per poco, ma insomma si saprà come il mondo finirà? Nicola Porcu Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 N Prologo 25 ell’anno 1943, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, si sposarono Festim e Margherita nella casa del padre di Festim. La casa si trovava in una pianura verde circondata dalle montagne ed era l’unica casa nel raggio di cinquantasei chilometri dal villaggio. Era il 1983 quando Arian uscì dal ventre di sua madre Margherita, l’undici agosto alle otto della sera mentre il tramonto calava verso la notte buia. La madre di Arian, che aveva solo sedici anni, mise al mondo suo figlio. Non c’erano ospedali quindi ha partorito Arian tramite una levatrice; immagino la sofferenza che ha dovuto subire con un bastone fra i denti. Per arrivare al villaggio occorreva camminare per mezza giornata; invece col cavallo ci si metteva molto meno. La casa era una villa a due piani, era bellissima, molto ricca, e intorno alla casa, sulle pianure di erba verde c’erano alberi di fichi, alberi di mele, un recinto d’uva, alberi di mandorle, alberi di noci, alberi di prugne e un grande albero di olive. Avevano mucche, tori, muli, cavalli, pecore e capre; e i cani da guardia per il bestiame che erano più grossi dei lupi. Oltretutto producevano anche il miele. Una mattina Arian si trovò di fronte a un anziano che aveva alla sua sinistra un cane gigantesco e sulla destra c’erano le casse di miele. Arian si avvicinò e sorrise ad Anziano; il vecchio era seduto su uno sgabello. Poi aprì la cassa di miele e c’erano migliaia di api che facevano il miele. Il vecchio gli disse: tieni, assaggia, è buono”. Arian rimase sbalordito dalla sua dolcezza. Comunque Arian non sapeva che destino avrebbe avuto. Dunque la storia inizia così. In questo caso la storia di Arian consiste nel vincere o perdere nella vita con i mezzi che uno ha a disposizione e dipende da lui come usarli. Ci sono modi migliori per affrontare la sfida tra te stesso o contro il mondo. L’unica cosa da fare è tirarsi su le maniche e dire a se stesso: ma cosa ci faccio in questo mondo? E poi si prendono dei provvedimenti nel caso che uno si trovi in difficoltà con se stesso e deve trovare il modo di uscire da ogni circostanza, da ogni corruzione per dire “Ora ci sono e sono pronto ad affrontare la vita”. Ora Arian dice: “Corrompi il sistema ed entra nella vita reale per poter stare con i piedi per terra nel momento di aspettare che arrivi il momento giusto e reale prima di decollare.” Calcolare il sistema: non bisogna farsi fottere assolutamente. A questo punto è molto importante regolare il proprio equilibrio. Arian, in fin dei conti, si è basato sempre su se stesso, ha messo a disposizione la sua forza, la propria intelligenza, soprattutto i propri sentimenti per fare ciò che voleva e ciò che desiderava. Ogni cosa partiva dal lui, il Cavaliere Oscuro che c’era dentro il suo spirito. Quindi immaginate con la propria mente. E’ il vostro cuore che vi comanda; provate voi a comandare lui. E seguite il vostro istinto e provate a vincere. A.M. 26 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Alcuni maestri spirituali B rahma, Narada Muni, Srila Viasadeva, Srila BhaktivinodaTakura, Srila Bhaktisiddhanta Goswami Maharaja, Srila Bhaktivedanta Swami Prahbupada. Takura Bhaktivimoda è stato l’autore di innumerevoli scritti tra cui il Sajjana Toshani e il ritrovamento della casa dell’apparizione di Sri Caitanya Mahaprabhu. Dopo innumerevoli fatiche e altrettante per raccogliere le offerte previa costruzione di un bellissimo tempio sul santo luogo di pellegrinaggio (Tirta, il luogo di nascita di Sri Caitanya) in futuro diventato il progetto di Sri Mayapur. Il signore Nitiananda predisse che un grande tempio sarebbe sorto e ci sarebbero andate personalità di ogni Paese e da ogni villaggio. E allo stesso modo Sri Bhaktivinoda Takura predisse o intuì che una grande personalità sarebbe apparsa in India e avrebbe fatto accorrere gli occidentali da tutto il mondo. Il desiderio del puro devoto è che tutti siano felici. Questo era l’umile desiderio di Srila Prabhupada….. nel cuore sentiva l’infinita misericordia di Sri Caitanya di liberare le anime cadute. Non riposava più di due ore e mezzo per notte, cantava un’ora e iniziava a tradurre al mattino presto nel silenzio con un dittafono a nastro. A lui si deve la traduzione e il commento parampara dello Srimad Bhagavatam (i primi tre canti), la Bhagavad-Gita, Caitanya Caritamrita e i principali testi della spiritualità indiana. Altri sei canti dello Srimad Bhagavatam, tutti fedeli al testo originale. “Se mi si deve qualche merito,” disse, “è quello di aver cercato di presentare la Bhagavad-Gita così com’è, senza aggiunte personali.” La sua perfetta conoscenza del sanscrito e il suo intimo legame con il sistema filosofico indiano fanno di lui il miglior traduttore in lingua inglese delle scritture rivelate che sia mai apparso. Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Versi scelti dalla Srimad Bhagavad-gita *Esiste un albero baniano le cui radici vanno verso l’alto e i rami verso il basso. Chi conosce questo albero conosce i Veda *Il fine di tutti i Veda è quello di conoscermi. In realtà sono colui che ha composto il Vedanta e colui che conosce i Veda *O Arjuna senza peccato, non esiste verità superiore a me; tutto su me riposa, come perle su un filo. *Pensa sempre a me, diventa mio devoto, adorami e offrimi i tuoi omaggi; così senza alcun dubbio tornerai a me. *Non arrenderti per paura di perdere la vita. Meglio morire combattendo che lasciare il campo di battaglia a prezzo dell’infamia. Commento ai versi Il signore nel primo di questi versi eccezionali dichiara che il mondo materiale è come un albero rovesciato rispetto al mondo spirituale dove regna armonia, pace, felicità, gioia, eternità, conoscenza, libertà, amore puro. Nel primo albero regnano morte, discordia, odio, guerra, sofferenza, dolore, paura, invidia, collera, lussuria ed è per questo che il signore afferma che chi conosce, o meglio, chi possiede la conoscenza di questo albero “deve” conoscere anche i Veda. Nel secondo verso, dichiarando di essere l’autore della conoscenza (Veda) e in seguito anche della sua espansione individuale (della stessa) afferma indirettamente la sua supremazia su tutto 27 ciò che esiste. Nel terzo e nel quarto, scelti a caso, affiorano chiaramente le sue qualità trascendentali, la sua onnipervadenza e la sua disponibilità nel lasciarsi avvicinare anche con una piccola adorazione e con l’offerta di preghiere, di un po’ di cibo e un po’ d’acqua. Nell’ultimo verso infine, usando le parole di Srila Bhaktivedanta Swami, Srila Prabhupada intende dire che chi di fronte alle avversità della vita non si ricorda di Krisna (Dio) diventa veramente dura. Ricordarsi di lui al momento della morte invitando indirettamente il devoto a non essere inerte ma ad alzarsi e non arrendersi di fronte a nulla “armato” dello yoga alzati e combatti, se no questa mancanza di purezza non ti porterà ai pianeti celesti ma all’infamia e lo yoga non è altro che l’arte “dell’agire.” Sforzati di apprendere lo yoga, “dice il signore che è l’arte dell’agire! Alessandro Manca 28 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Sono stanco S ono stanco di tante promesse, mi sento preso in giro, sono come un pagliaccio dentro un circo, senza via di scampo, un buffone che non fa più ridere, non ne posso più, c’è un limite a tutto, abbiamo superato il confine, quanto può durare questa commedia? Sono veramente stufo di questa storia, bisogna farla finita il più presto possibile; è durata troppo. Ho 47 anni compiuti, devo scegliere la mia vita, un destino, la sofferenza i maltrattamenti subiti sin dall’infanzia, lo stress, l’alcol e poi la droga, le amicizie sbagliate, le donne, le delusioni, tantissime, i parenti, l’emarginazione sociale, i miei idoli un po’ stralunati, Elvis, Rolling Stones, i Beatles, Jimi Hendrix, Jim Morrison, ma anche criminali come Vallanzasca, Mesina, la banda della Magliana, e via dicendo. Tantissime storie, il cinema, la mia passione Alain DELON L’EVASO, 1971, insieme a Ottavia Piccolo, Paul Neuman con Nick MANO FREDDA, 1967, Mike ROURKE, JONNI Il Bello, 9 SETTIMANE e mezzo, MARLON BRANDO, IL PADRINO, L’ULTIMO TANGO A PARIGI 1972, avevo sei anni, mio padre, mia zia e mia madre andarono a vederlo e volevo andarci anch’io ma era vietato ai minori di 18 anni; ne faceva parte che MARIA SCHNEIDER, un film molto spinto con scene autentiche e non finzioni, poi la passione e l’amore per una donna che mi aspetta in paese PAOLETTA, una storia che dura fino dal 1991, avevo 25 anni e lei 21 e gli ho promesso che ci rivediamo fuori al costo della vita era tutto programmato, dovevo essere già sposato; ma mai dire mai. Nicola Porcu Avvenire... C ome puoi decidere il tuo futuro prossimo se non puoi decidere del tuo presente? Se è reale, o a tempo determinato, cosa vorrei cambiare, o vorresti che si avveri in un tempo passato, rievocando, riflettendo sul proprio futuro, poiché tutto il resto per me non è noia, aggiungendo che oggi 3-4-2014 per me è un giorno da non dimenticare perché era il 3 aprile del 2009 che il sottoscritto, purtroppo, faceva ritorno in Sardegna dopo aver trascorso 16 fantastici giorni a Parigi conoscendo varie persone che non dimenticherò mai; ho tanta voglia di ritornarci almeno con il pensiero, ma forse anche oltre. Provare per credere……..Parola mia, Nicola Porcu 29 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 L’ Africa A ngeli ragazzi siamo noi che camminiamo su un filo, da giorno a giorno, alzarsi in piedi, camminare senza guardare giù ci beviamo un po’ su per dare un po’ di spirito all’anima come anestetico sospesi nel tempo. Noi poveri ragazzi, noi che siamo a pezzi con le malattie, senza scuole con le malattie, con l’aids, magari senza cibo. Possiamo solo contare sulle piccole risorse che ci portano un pochino da tutte le parti del mondo. Noi passiamo anche tanti pericoli, con i leoni, gli elefanti, le giraffe, le zebre, rinoceronti ecc. e poi siamo a corto d’acqua, dobbiamo fare dei lunghi viaggi. E come un tormento ogni giorno che passa tutti noi torniamo nei nostri passi perché? Perché ci sono i cacciatori bracconieri che uccidono e rapiscono animali per pellicce, per avorio e noi lavoriamo per una miseria. Ma nel nostro ci ritroviamo anche a ridere e scherzare perché è l’unica maniera per noi per mandare via i cattivi pensieri. Piove poco, ma vengono dei volontari con le jeep a portarci provviste; ed alle volte, quando lanciano dei viveri dall’aeroplano, ci accontentano con qualcosa che ora non mi riesce il nome ma è qualcosa di dolce che a noi ci piace tanto. Vi preghiamo voi con le jeep che avete fucili come i bracconieri, fermativi; so che è difficile ma almeno la specie umana come quella animale dovrà vivere! Mirko Sellero Luna egiziana N on ti ho mai chiesto niente. Non so se è la distanza fra te e me che mi fa venire la luna. Nelle lunghe attese fra di noi. Non andare via; i tuoi pensieri mi divorano; ti prego, lascia stare il passarto ma pensiamo al presente. Tutti quei viaggi, dopo che diventai tuo marito! Ti ricordi, per esempio, in Egitto? Quando visitammo la sfinge e quel papiro che ti piaceva tanto ! Io te lo comprai! Perché, sai cosa farò? Di tutto per te! Ti ricordi quando cascavi sempre da quel cammello? E chi ti aiutava a risalire? Io! Non mi puoi lasciare così, ora che cambia il mondo. Ma se deciderai di prenderti un po’ di tempo, ricordati cara la mia mogliettina che è solo grazie a me se tu hai girato il mondo. Quando ci penso sento ancora quel vento caldo! Non lasciarmi; la sai che non ti conviene perché come facciamo l’amore noi è sempre estate. Mirko Sellero 30 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 Sa tristura Deo apo connoschidu sa tristura apo sufridu meda dai minore, apo ibagliadu dai mannu, poi apo compresu chi sa vida de ogniunu de nois este programmada finza dai cando naschimus, finza a sa fine cheste sa tumba. Sa morte este certa, no perdona niuno, manno ho minores, poveroso o riccos, ma beste finza sa bellesa, de sa vida, ma no este pro tottu. Ma deo, torrende ain desegus in sos anno passados, mi so finza imbreagadu, buffende inn allegria cu sos cumpanzos malvasia, vernacia e cannonau andaimus totus umpare, in tantos locales, zilleri, bettolas e nait, cantende e ballende. Zeltu non mi depoto immentigare fia giovanu e fia ipensieradu. Dai minore aia tantos amigos, giogaimus cu sa biglias, a pallone e finzas con sa costruziones, fini atteru tempos, fia pizzineddu, ibegliu, vivace, e ‘nde combinaia de totus sos colores, ma fini aterus tempus, e fia minore, e innozente. Ma sa fine sa vida este bella su propriu ibagliende e sugffrende, cumpresus cantu ada valore sa propria vida, e pensende positivamente si andada a denanti, e sa tristura la lassamus desegus. Nicola Porcu La tristezza Io ho conosciuto la tristezza ho molto sofferto da piccolo, ho sbagliato da grande, poi ho capito che la vita di ognuno di noi è programmata fin da quando nasciamo, fino alla fine che è la tomba. La morte è certa, non perdona nessuno, grandi o piccoli, poveri o ricchi, ma c’è anche la bellezza nella vita, ma non è per tutti. Ma io, ripensando agli anni passati, mi sono anche ubriacato, bevendo in allegria coi miei compagni malvasia, vernaccia e cannonau andavamo tutti insieme in tanti locali, bar, bettole e night, cantando e ballando. Certo non mi posso dimenticare, ero giovane e spensierato. Da piccolo avevo tanti amici, giocavamo con le biglie, a pallone e persino con le costruzioni; erano altri tempi, ero un bambino sveglio e vivace e ne combinavo di tutti i colori; ma erano altri tempi, ero piccolo e innocente. Ma alla fine la vita è bella lo stesso sbagliando e soffrendo, capisci quanto valore abbia la propria vita, e pensando positivamente si va avanti, e la tristezza la lasciamo alle spalle. Nicola Porcu Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 C 31 L’ultima profezia on i cambiamenti stagionali, ci sarà una catastrofe di portata mondiale. ARMAGHEDDON Messaggio di San Giovanni quando si trovava nell’isola di Pantos. Nei cambiamenti stagionali i governi dei vari stati del mondo emaneranno tanti messaggi di pace ma non ci sarà nessuna pace. Faccio un esempio. Io, Mauro Bianchi, ricoverato in psichiatria, sto prendendo gli ultimi psicofarmaci usciti in commercio: il Risperdal e lo Ziprex, che sono i farmaci più venduti al mondo perché calmano le teste ma non il cuore delle persone. Nel vangelo di San Luca, capitolo 21, è scritto che ci sarà angoscia nelle nazioni e che non sapremo come uscirne. Mauro Bianchi N Comunità el mese di maggio in una comunità in Liguria la Guardia di Finanza ha arrestato un medico accusato di violenza carnale su una paziente malata psichica. La Guardia di Finanza ha anche arrestato dodici operatori. Nell’ultimo mese in Liguria in un altro centro hanno arrestato altri operatori. Cosa avranno da dire gli operatori a loro discolpa? NIENTE!!! Purtroppo nelle comunità psichiatriche non esiste alcun controllo. Io sono stato in una comunità in provincia di Imperia, c’erano le telecamere, però quando succedeva qualcosa andavano nella sala regia e cancellavano tutto! Queste comunità sono gestite da psichiatri ed operatori che trasgrediscono la Legge 180, la “Legge Basaglia” perché sono luoghi chiusi e chi vi lavora può permettersi di fare ciò che vuole, tanto non li controlla nessuno. Quando si entra in una comunità si fa un programma secondo le esperienze, si stabiliscono le regole con gli orari e i giorni. Poi il paziente viene assegnato a due o tre operatori che ti seguono. Però poi le regole vengono trasgredite dagli operatori che negano quello che è stato stabilito perché a loro piace stare seduti a giocare con il computer. Bruno De Petris 32 Spiragli - Gennaio-Giugno 2014 è aperto alla collaborazione di chiunque voglia partecipare con proposte, commenti, articoli, critiche, poesie, vignette. INVIARE IL MATERIALE AL SEGUENTE INDIRIZZO: Redazione di Spiragli - Ospedale Pschiatrico Giudiziario, Viale Umberto Primo 64 - 50056 Montelupo Fiorentino (FI) Oppure contattare la redazione il martedì e il venerdì dalle ore 13.30 alle ore 15.00 presso la sala della biblioteca piano terra, 3ª sezione A.V. P. Associazione di volontariato penitenziario WWW.SPIRAGLI.IT Via delle Ruote 22 r - Firenze - tel. 055.470412 Per contributi e donazioni: C.R. FIRENZE - AGENZIA 26 - IBAN: IT72M0616002826000012433C00 “Sono ammessi a frequentare gli istituti penitenziari con l’autorizzazione e secondo le direttive del magistrato di sorveglianza - su parere favorevole del Direttore - tutti coloro che, avendo concreto interesse per l’opera di risocializzazione dei detenuti, dimostrino di poter utilmente promuovere lo sviluppo dei contatti tra la comunità carceraria e la società libera” Art. 17 legge 354/75 Pubblicazione a cura della tipografia del Consiglio regionale, quale contributo ai sensi della l.r. 4/2009.