Rivista dell`Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo

Transcript

Rivista dell`Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo
Rivista dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario
di Montelupo Fiorentino
Gennaio - Giugno 2014 - Anno 15° - n. 65-66
Disegno di Matteo Bonelli
2
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
3
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Rivista dell’Ospedale
Psichiatrico Giudiziario
di Montelupo Fiorentino
Registrazione:
Tribunale di Firenze
n°5020 del 21/12/00
Anno 15° Numero 65-66
Gennaio-Giugno 2014
Direttore:
Charlotte Hats
Direttore Responsabile:
Riccardo Gatteschi
Segretario di redazione:
Simone Silla
Grafica e impaginazione:
Andrea Grassi
Perché nei carceri si muore o ci si suicida
di Giovanni Esposito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4
L’internato non è un pomodoro
di Gabriele Reali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 6
Dalle sbarre di Prato alla Firenze di Dante
di Rocco Agostino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 8
Illusionisti
di Bruno de Petris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9
La mia storia recente
di Matteo Bonelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 10
Guerra tra universi
di Massimiliano Travisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12
COMITATO DI
REDAZIONE
Charlotte Hats
Marco Paudice
Alessandro Manca
Matteo Bonelli
Nicola Porcu
HANNO COLLABORATO
Marco Sanna
Marco Paudice
Alessandro Manca
Matteo Bonelli
Gabriele Reali
R.G.
Nicola Porcu
Bruno De Petris
Mauro Bianchi
Mirko Sellero
A.M.
Massimiliano Travisi
Antonio Dolceamore
Giovanni Esposito
Rocco Agostino
FOTO
Giorgio Bechelli
DISEGNI
Matteo Bonelli
Marco Paudice
Dedicato alla magica Morgana
di Marco Sanna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 16
Dedicata al mio futuro presente
di Marco Sanna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 17
Psicopatologia del maschio
di Giovanni Esposito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 18
Persona - Empiricamente
di Antonio Dolceamore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 20
Dall’ansia alla malinconia passando per la rabbia
di R.G. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 21
Stella
di Massimiliano Travisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 22
Sul divieto di fumo negli OPG
di Marco Paudice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 23
Oggi sono qua domani non si sa
di Nicola Porcu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 24
Prologo
di A.M. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 25
Alcuni maestri spirituali
di Alessandro Manca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26
Sono stanco - Avvenire
di Nicola Porcu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 28
L’Africa - Luna egiziana
di Mirko Sellero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 29
Sa tristura - La tristezza
di Nicola Porcu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 30
L’ultima profezia
di Mauro Bianchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 31
Comunità
di Bruno De Petris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 31
4
Spiragli - Luglio-Dicembre
Gennaio-Giugno 2013
2014
Perché nei carceri
si muore o ci si suicida
N
on si può sempre dare la colpa al
sovraffollamento delle carceri, bisogna anche avere il coraggio di
denunciare l’assenteismo da parte delle istituzioni; o di chi non è in grado di svolgere le
mansioni che gli sono state affidate recandosi
al posto di lavoro solo per fare atto di presenza e così mettersi la coscienza a posto. Il
recluso ha bisogno di essere ascoltato, non
deve essere abbandonato al proprio destino
perché, altrimenti, vive costantemente nel
malessere. Il carcere non deve essere più
inteso come controllo dei corpi, ma come
servizio a persone private della libertà e tuttavia integre nei diritti fondamentali: salute,
affetti, lavoro, studio, religione, movimento
(ancorchè limitato), privacy, manifestazione
del proprio pensiero. Non un luogo dove si
finisce, ma dove si può ricominciare. Dove i
detenuti siano accompagnati verso la libertà
nel rispetto della loro capacità di scegliere. Da
dove non si esca abbrutiti o peggiorati. Deve
essere un “dentro” che guarda costantemente
“fuori”. Un carcere che produca libertà individuale e sicurezza collettiva. Il carcere che
funziona non è quello che priva della libertà,
ma quello che produce libertà. E per produrre
la definitiva libertà dei suoi abitanti deve rivoluzionare se stesso. Deve trasformarsi in un
luogo in cui non ci sia bisogno di esercitare il
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
5
potere, già esercitato dal muro
di cinta. Ma questa è una
grande utopia, forse. Come
dice un proverbio magrebino
“nessuna carovana ha mai raggiunto l’utopia, però è l’utopia
che fa andare le carovane.”
Il sistema carcere sembra aver
gettato la spugna sulla possibilità di trattare i detenuti
con dignità con l’obiettivo di
“risocializzarli”. Ci sono alcune carceri che
funzionano diversamente dal solito e ci sono
alcuni direttori che passano le loro giornate
tentando di modificare la cultura imperante
dell’immobilismo. Nel carcere dove mi trovo
attualmente si vive di immobilismo; anzi, se
qualche detenuto si è ravveduto del proprio
passato e inizia un percorso nuovo per vivere
nel rispetto delle regole di una società moderna, si fa di tutto per inventarsi qualche cattiveria per poterlo trasferire con motivazioni
assurde che puntualmente vengono smentite.
Il sano realismo porta spesso alla rassegnazione e svilisce la volontà riformatrice a fuga
nel sogno. “Dobbiamo andare e non fermarci
finchè non siamo arrivati, ” scrive Jack Keruac.
“Dove andiamo?” “Non lo so, ma dobbiamo
andare, ” aggiunge. Il carcere sa qual è la strada
da imboccare: quella tracciata sessant’anni fa
dalla Costituzione e poi dalle varie riforme.
Una ragione in più per mettersi in cammino.
Giovanni Esposito
6
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
L’internato
non è un pomodoro
A
nni fa qualcuno disse: “La cultura
è qualcosa da restituire”… vediamo
se ci riesco
Come si sa, purtroppo, le malattie mentali
non sono radiografabili, quindi sono opinabili. A discrezione dell’autonomia, della
professionalità, dell’onestà intellettuale del
medico curante. Partendo dal presupposto
accertato che in una società arrivista dove
l’ascensore sociale non funziona (mentre l’arrampicatore sociale come modello la sfanga),
il “ridicolo”, chi si espone al ridicolo, viene
premiato, mentre da una società di cultura
viene punito, occorre fare molta attenzione
sia ai metodi di cura sia a chi è legittimato
dalle regole a curare. La tentazione è sempre
la stessa e come vale per il mercato privato e
per la società civile, vale anche per le strutture come l’OPG di Montelupo: procurarsi
una rendita sulla pelle del malato. Non sono
pochi i casi in cui semplici cittadini liberi,
affidandosi a mani e cervelli sbagliati, hanno
visto i loro tempi di cura allungarsi nel tempo
e poi magari anche con scarsi risultati. Così
nasce la coltivazione del malato.
In alcuni casi la rendita è di tipo economico:
più consulti più incassi (non fatturati perché
quelle, le fatture, poi creano spesso inquietudini destabilizzanti nei medici), mentre in
casi come le strutture pubbliche ci possono
essere rendite di posizione legate magari al
fatto di mantenere un’ambiente di lavoro
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
privilegiato, dove i
controlli sono scarsi
e l’uomo medico si
sente più leggero, con
meno stress, legato a
quella giusta tensione
che invece favorisce
sempre la competenza, l’efficienza e così
il raggiungimento
degli obiettivi che la
struttura in questione
si pone: la guarigione
del malato.
In un campo così
aleatorio, così pieno
di manipolazioni storiche, a partire dallo stesso padre della
psicanalisi, il dottor Freud, questi controlli
sono così importanti quanto la stessa professionalità dello strizzacervelli in questione.
Anche per favorire l’uso corretto dei farmaci
ed evitarne l’ABUSO. Lavorare su questo
punto prima di tutto è quindi imprescindibile
se vogliamo accertare e controllare, come
sarebbe oggi di buon senso, sempre, la buona
fede del medico.
p.s. Attenzione: io, come una famosa signora
chiamata Iron Lady, quando parlo di società intendo questo: “La società non esiste;
esistono gli uomini, le donne, gli individui,
le famiglie.” Stop. Per quanto riguarda la
contemporaneità della questione, fortunatamente le tecnologie (social network) e
soprattutto l’euro (nello specifico nel nostro
Paese) hanno messo le basi e le garanzie per
un ineludibile percorso di trasparenza globale. Era l’ora!
Ecco perché queste AREE DI SOSTA coltivate a terapia intensiva, come sono gli OPG
7
di oggi, che fanno la gioia di informatori
medici scientifici, compagnie farmaceutiche
e spesso pure i medici compiacenti, sarebbe
bene chiuderli al più presto. Se poi collochiamo il tutto alle moderne ed obbligate
politiche di “spending non più” il gioco è
quasi fatto.
Gabriele Reali
8
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Dalle sbarre di Prato
alla Firenze di Dante
S
ono Rocco, uno degli otto detenuti del
carcere di Prato che ha partecipato, un
pomeriggio del mese di maggio, alla
lettura in pubblico di un canto della Divina
Commedia di Dante Alighieri. Lo abbiamo
letto non solo in italiano volgare ma anche in
albanese, in arabo, in calabrese, in napoletano,
in polacco. E’ stata una splendida avventura,
inizialmente piena di ansia perché esibirsi in
pubblico non è facile; comunque un’ esperienza indimenticabile che rimarrà impressa nella
mente di ognuno di noi per molto tempo.
L’emozione inizia di prima mattina, quando
usciamo dalle porte del carcere, saliamo su un
furgone-taxi e viaggiamo fino a Firenze. Scendiamo in Piazza Santo Spirito e lì incontriamo
tutti gli operatori che ci faranno compagnia
per tutta la giornata. Per prima
cosa facciamo le
prove di lettura
alla presenza di
un regista che organizza la lettura
dell’intero poema
dantesco insieme
ad altre milleduecento persone che affollano
la grande piazza.
Già sentiamo in
noi paura e ansia
che piano piano
si tramutano in
adrenalina. E siamo solo alle prove! Dopo
questa esperienza i nostri accompagnatori ci
dicono che possiamo prenderci una pausa e ci
è consentito fare per un poco i turisti in città. Così riusciamo a vedere chiese splendide,
monumenti indescrivibili, negozi di alto lusso.
Tutto è molto interessante ma la mia mente è
là, all’appuntamento del pomeriggio. All’orario stabilito ci ritroviamo in piazza e arriva il
momento fatidico: ci disponiamo uno accanto
all’altro e, sotto lo sguardo attento dei nostri accompagnatori e di una miriade di gente, rompo
il ghiaccio ed entro nella parte e cerco di leggere
senza fare errori. Ma tutto fila liscio. Finita la
lettura, tutti a battere le mani e tanti flash di
macchine fotografiche, qualcuno ci riprende
con la cinepresa. E’ stato un successo, tanti si
9
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
avvicinano a noi ci chiedono di dove siamo, ci
ringraziano, ci dicono bravi. Poi ci spostiamo in
chiesa per le prove generali della lettura, tutti
insieme, dell’ultimo canto del paradiso. Dopo le
prove usciamo sul sagrato e lì, di fronte a qualche migliaio di spettatori e autorità cittadine,
finiamo l’esibizione in bellezza.
Sono quasi le ore venti; ci dicono che per noi è
pronta la cena all’interno di un bellissimo chiostro al fianco della chiesa. C’è il nostro tavolo
imbandito di pietanze, di vino, di dolci. Alla
fine siamo tutti allegri, ci scambiamo opinioni,
I
si parla dell’evento, ci facciamo i complimenti
reciproci.
Ma arriva l’ora del rientro. Cala il buio, l’umore
cambia, si torna alla sbarra…. Però rimane il
ricordo della bellissima giornata, spensierata,
travolgente e memorabile, piena di colpi di
scena, che ci ha dato la possibilità a ognuno di
noi di immedesimarci nei tempi e nei luoghi
e nella lingua di Dante Alighieri. Un grazie
a tutti quelli che hanno reso possibile questa
nostra straordinaria esperienza.
Rocco Agostino
“Illusionisti”
o mi domando: Ma gli “strizzacervelli” hanno un organo
di controllo sul loro operato? A quanto ne sappia non
esiste, anche se so che esiste in altre nazioni. Ma qui
in Italia? I politici dovrebbero fare una legge per creare un
organo di controllo sulle relazioni che fanno gli psichiatri.
Perché attualmente questi dottori fanno quello che vogliono;
sono padroni del destino altrui tanto il loro operato non lo
controlla nessuno. E’ lì che bisogna riflettere. Tutti hanno un
organo di controllo con la facoltà di verificare la relazione o
la sentenza emessa da un magistrato. Anche i dottori esterni che operano nelle strutture
pubbliche e private e che hanno il potere di decidere sul destino di una persona, devono
essere controllati. Ma i medici no; loro si avvalgono di collaboratori compiacenti per
avvalorare la loro tesi tanto tutti si fidano perché il loro prestigio è fuori discussione.
Emettono sentenze a insaputa degli interessati i quali sono poi costretti a subire decisioni
penali. Non hanno neanche avuto la possibilità di difendersi o essere presenti alla camera
di consiglio per venire a conoscenza del loro futuro, su cosa gli “illusionisti” hanno scritto
su di lui. Poi ti vengono a trovare con il loro tono inquisitorio come se non fosse successo
niente; certo niente è successo a loro.
Noi che siamo all’OPG siamo fortunati di avere un magistrato umano: che da anni verifica
ogni singola situazione e ha chiaro tutto sulla condizione di tanti sfortunati che tornano
e scappano e tornano indietro dalle comunità.
Anche i centri di salute mentale dovrebbero essere soggetti a controlli perché anche lì
fanno quello che vogliono, parlano di criminalità organizzata ma loro…….
Bruno de Petris
10
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
La mia
storia
recente
S
ono entrato in questo OPG di Montelupo il 24 aprile del 2006, dopo anni di
carcere a Lucca, a Rimini, a Forlì dopo
che a causa di un litigio – il 30 ottobre del
2004 - colluttazione e difesa, purtroppo sotto
cocaina, ho ucciso mia madre. Perdonami, se
puoi.
In questi anni di OPG ne ho viste tante, sentite di tutti i colori e soprattutto ne ho fatte
di tutti i colori.
Ricordo che quando entrai per la prima volta
incontrai la dottoressa Claudia che era incinta,
un bel po’ di anni fa. Dopo un po’ di tempo
venni trasferito al reparto Ambrogiana, un
vero albergo a cinque stelle, celle a due letti
con bagno che faceva parte dell’arredamento,
due brande, un lavandino con, all’angolo, la
testa riparata o protetta da un muro di un metro, tu che facevi la popò e l’altro che cucinava!
Entrai nel 2006 in una situazione disperata; la
separazione dalla donna che amavo e da mia
figlia Viola che ora ha tredici anni - la lasciai
quando mi costituii che non aveva ancora tre
anni, ho ancora il suo ciuccino.
Purtroppo la cocaina, quella merda, mi aveva
mandato in pappa la testa, mi ha ucciso tutto
quello che cercavo di crearmi: una casa con il
mutuo, una moglie bellissima, uno scricciolino
di mio amore Viola e il mio lavoro di cuoco, e
mi ha fatto commettere un reato infame: uccidere la donna che mi aveva dato la vita (anche
se poi negli anni me l’ha resa un inferno vero
e proprio). Io con i miei problemi di droga,
lei uguale con in più problemi psichiatrici: ne
ho viste tante nella mia infanzia!
Pieno di terapia – metadone - a più non posso,
trovai lo sfogo nel cibo e divenni un gorilla
di 145 Kg e, come se non bastasse, arrivò il
diabete.
Non smetterò mai di ringraziare mio padre
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
che mi è sempre stato accanto
in questi anni di carcere. Per tre
volte ho tentato il suicidio: due
volte hanno tagliato il cappio
e una volta mi hanno tolto il
sacchetto in testa con il gas.
Meno male che Giorgino, il
mio amico, sentì l’odore e mi
salvò. E mio padre che non mi
ha lasciato mai un solo giorno
e mi ha dato tanti buoni consigli. Ho ottenuto permessi per
uscire con lui, iniziai anche a
lavorare come scopino, riuscii a
togliermi il metadone – che non
è un’impresa facile – ho conosciuto molte brave persone come infermieri e utenti e anche
qualche cervellone di psichiatra.
Poi, in quegli anni 2007-8, iniziai con le cazzate. Ero il tatuatore della sezione: macchinette da tatuaggio, inchiostro di china, e vai
con il liscio…., inconsapevole delle malattie
che si potevano trasmettere ma forse la fortuna e anche la mia attenzione hanno fatto
sì che non succedesse mai niente. E quando
sarà il momento e ci saranno i soldi, aprirò
uno studio tutto mio perché onestamente ho
una buona mano, soprattutto ferma, e una
capacità di disegno che ho imparato qua e là.
Ma comunque le macchinette che puntualmente facevo venivano sequestrate grazie agli
uccellini che cantavano, del tipo “uno schiaffo
per parlare e cento schiaffi per stare zitto”. E
allora perquise e sequestri. Ma le mie macchinette non fallivano mai. Alla fine mi stufai
e iniziai a farli a mano (sempre capolavori).
Poi iniziammo, io e altri tre ragazzi, un gioco
pericolosissimo: sniffare quattro/cinque bombolette di gas. Sono sicuro che mia mamma,
di lassù, mi ha sempre protetto. Il mio amico
Pino doveva stare chiuso in cella e anche lui
11
aveva lo stesso vizio. Io, che ero lavorante gli
compravo la moka e gli facevo il caffè. Ma
un giorno di festa – era martedì grasso - gli
arrivò la spesa e, in cambio di mezzo chilo
di carne macinata, Mario gli dette una bomboletta di gas. E’ così che Pino se n’è andato
all’altro mondo, morto in solitudine in un
cesso di un manicomio. E dire che dopo un
mese sarebbe tornato a casa. Tutte le sere gli
dò la buonanotte; so che mi sente.
Dopo alcuni anni riuscii ad andare a lavorare come “spesino”: finalmente un po’ d’aria
buona e non puzzolente delle celle, con degli ottimi colleghi e due altrettanto ottimi
assistenti. Premetto che dal 2006 al 2012
ho visto mia figlia solo due volte e lascio
pensare quanto abbia sofferto; le scrivevo
tutti i giorni e le poche lettere che ricevevo
erano quelle di sua madre… lasciamo perdere.
Finalmente arrivò anche per me il periodo
di prova in comunità, prima una settimana,
poi un mese nel 2011; in quei periodi riuscii,
grazie al mio amico avvocato, a vedere mia
figlia per due volte. Non scorderò mai quei
momenti. (Continua)
Matteo Bonelli
12
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Guerra tra universi
e vi avrebbero vissuto animali e il suo capolavoro – l’uomo – la creatura da lui prediletta
anche perché dotata del libero arbitrio e fatta
a sua immagine e somiglianza. Questo creò un
sentimento di invidia e repulsione degli angeli
nei confronti dell’uomo e particolarmente in
uno di questi, Lucifero, il portatore di luce.
Ma questa è un’altra storia…
2
1
Nella notte dei tempi l’unica essenza
vitale era Dio e pur essendo perfetto
nel silenzio dello spazio dove non vi era
nulla, il suo magnifico spirito creativo lo portò
a pensare di creare un universo fatto di stelle,
cieli, mari, pianeti e comete. Tutto questo
fu giudicato cosa buona e giusta da lui, ma
non gli bastava. Si sentiva solo; così meditò
di creare gli angeli, creature nobili, perfette,
con la fortuna di poter essere ammesse al suo
cospetto e di goderne la luce.
Anche ciò fu giudicato buono. Ma Dio pensava già alla sua magnus opus, la creazione
di uno splendido pianeta “la Terra” dove ci
sarebbero state tutte le meraviglie del creato
Come un artista che sta per creare un
capolavoro e vista la grandiosità del
progetto, Dio, come Prometeo – colui
che pensava prima - pensò a tutto quello che
sarebbe potuto accadere e visto che gli uomini
avevano il libero arbitrio e non erano come lui
ma semplicemente simili, avrebbero potuto
rivoltarsi contro di lui e scegliere in nome dei
sentimenti che gli angeli ribelli, nonostante
fossero creature perfette, provarono e coltivarono e scelsero il male. Allora lui pensò
che se mai avesse dovuto confrontarsi con il
male, avrebbe prima dovuto conoscerlo. Così
creò una piccola parte di male che non fosse
pericolosa e che come un vaccino lo avrebbe
reso immune da questa terribile malattia che
potenzialmente avrebbe potuto albergare nel
cuore degli esseri umani e soprattutto negli
angeli ribelli e in primis in Lucifero l’angelo
più bello, il portatore di luce.
3
Tutto ormai era pronto; bastava che
Dio concentrasse tutta la sua potenza
in uno spazio limitato e pronunciasse
le fatidiche parole: “Fiat lux!” Nostro Signore
fece proprio questo e a seguito di queste due
parole vi fu un’esplosione di potenza inimmaginabile. E così venne creata la prima parte
13
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
del suo capolavoro: l’universo retto da
un’armonia nei ritmi e nei movimenti
dei pianeti degno del miglior cronografo
svizzero e illuminato dallo splendore
delle stelle o di semplici satelliti come
la luna che vive sì di luce riflessa ma è
il faro nel mare e nelle nostre notti e
musa ispiratrice di romanticismo per gli
esseri umani. Oh, la Luna quanti amori
vedrà nascere!
4
Dio, come uno stakanovista, continuò nel suo lavoro e creò la terra bella
come ve la ho descritta prima; dalla
polvere creò Adamo e da una costola Eva alla
quale regalò le chiavi del Giardino dell’Eden.
5
Impegnato in questo delicato lavoro,
Dio perse di vista il male che aveva creato. Costui sviluppò un’autocoscienza; si
andò a nascondere nelle parti più recondite
dell’universo e si trasformò dividendosi in
tre buchi neri con le caratteristiche e i poteri
della natura opposta a Dio, Gesù, Lucifero;
insomma presero vita l’antidio, il vero anticristo e l’antidiavolo. Dio riuscì a scovarli e pur
intuendo la loro pericolosità, non li distrusse
affinchè potessero redimersi e convertirsi in
nome della sua misericordia. Fu l’errore più
grande della storia.
6
Nel frattempo, nel giardino dell’Eden,
Satana, con uno stratagemma, (la mela)
,fa disobbedire Adamo ed Eva a nostro Signore. Dio si infuria, caccia la coppia
dall’Eden. E la coppia comincia ad avere la
malizia degli uomini e non più l’innocenza
che albergava nei loro cuori simili a quelli dei
bambini; e coprendosi le parti intime con una
foglia di fico se ne andarono via dal giardino
tristemente senza nemmeno la condizione
di esseri perfetti e con l’ordine di generare la
stirpe degli uomini. Alla seconda generazione
si ebbe il primo omicidio della storia: Caino
uccise Abele. Ormai il male era nel cuore degli
uomini e questo male nutriva i tre buchi neri
rendendoli sempre più forti e intelligenti e
subdoli.
7
Essendo ormai abilissimi anche nel
mascherarsi e sempre più subdoli, dopo
migliaia di anni di peccati e di cattiverie
di demoni e uomini, il secondo buco nero per
potenza e cattiveria, preparava una trappola a
Gesù e come esca usò la Maddalena (l’unico
punto debole del Redentore). L’anticristo,
sotto sembianze della Vergine Maria madre di
Gesù, gli disse: “Figlio mio, tu hai fatto tante
cose per gli altri e mai nessuna per te stesso,
hai vissuto come un essere umano e hai sof-
14
ferto l’indicibile, so che da uomo hai amato in
segreto Maria Maddalena e ora che Satana è
incatenato in fondo al mare concediti una vita
da uomo vero (paragonata all’eternità è come
un battito di ciglia) con lei che ti ama alla follia! Se tu e lei mangerete questo frutto metà
ciascuno nello stesso momento e subito dopo
reciterete all’unisono la mia preghiera – l’Ave
Maria ma all’incontrario – riavrete le vostre
spoglie mortali e potrete vivere insieme fino
alla vecchiaia; poi, quando terminerà il vostro
momento, verrete di nuovo assunti al cielo e
starete insieme per l’eternità non più come
umani ma come creature del cielo. Gesù ebbe
un momento di titubanza, ma la “Madonna” lo
incalzò con false lacrime dicendo: “Nella tua
vita umana avrei voluto vederti felice anche
per poco tempo e invece niente! Ti ho visto
solo raramente sereno con me e tuo padre e
con i tuoi seguaci e non è giusto. Se non lo
vuoi fare per te, fallo per me e la Maddalena;
in fondo faresti un gesto d’amore verso due
delle quattro persone che più ti hanno amato.” Commovendosi davanti alle lacrime di
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Maria e restando colpito
dalle parole di una madre
che ama, Gesù rimase un
attimo in silenzio; poi,
con gli occhi lucidi guardò
sua “madre”, l’abbracciò e
disse: “Così sia!” A quel
punto la falsa Vergine
finse una reazione di felicità e disse: “Fra quattro
giorni vi sarà la Luna
piena (astro dell’anticristo). Quando splenderà in
cielo consumeremo il rito
e noi saremo felici.” Per
Gesù dunque cominciò
l’attesa del momento che
egli desiderava da quando aveva conosciuto la
Maddalena. Digiunò per tutti i quattro giorni
col fine di soffrire per migliorare la sua anima.
Pregò molto suo padre che stranamente non
gli rispose. Lui suppose che questo silenzio
dipendesse dalla volontà di suo padre di non
volerlo influenzare in una delle decisioni più
importanti della sua vita.
In realtà nostro Signore voleva metterlo in
guardia dall’inganno, ma non poteva perché
bloccato mentalmente dall’antidio che a poco
a poco stava diventando più forte di lui!
Arrivò il giorno fatidico: la Vergine Maria e
Giuseppe vennero fatti fuori dall’anticristo e
in casa loro e dentro le loro spoglie si fecero
trovare l’anticristo e l’antidiavolo. Gesù entrò
nella casa dei suoi genitori emozionatissimo.
Sua “madre” lo baciò e gli disse: “Finalmente
in questa famiglia vivrà la felicità.” L’antidiavolo, trattenendo a stento una risata, disse: ”Sì,
saremo una famiglia felice!” All’appuntamento mancava solo la Maddalena che si era attardata perché agitata e preoccupata quasi come
avesse percepito qualcosa; ma pensò che tutto
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
ciò dipendesse dal fatto che stava per unirsi all’uomo della sua
vita. La Maddalena raggiunse
così la casa dei genitori di Gesù
tutta trafelata e agitatissima ma
bella come una dea. La “Vergine” e Giuseppe l’accolsero
con tutti gli onori di una sposa
benvoluta. La “Vergine” le disse
tra l’altro: “Figlia mia, per me
sei come una figlia e tra poco
farai parte della famiglia. Rendi felice il figlio dell’uomo. Te
lo chiedo come donna e come
madre. Anche se sono in salute, sono molto
anziana e avendo sofferto molto sono come
morta dentro. Ho un solo desiderio: vedere
mio figlio condividere con te la sua vita; non
chiedo altro né a te né a nostro Signore.” Poi
si rivolse a Gesù: “Figlio mio, ormai il mio
tempo è finito e quindi onoralo vivendo una
vita serena e felice. E ora prepariamoci per il
rito.” La “Vergine” aggiunse: “Molto tempo
fa vi fu un’ultima cena che fu il preludio di
sofferenze disumane che mio figlio dovette
subire insieme a tutte le umiliazioni da parte
15
di chi stava salvando con il suo sacrificio sulla
croce che divenne poi simbolo di salvezza e
redenzione per tutto il genere umano.
Ora vi sarà una prima cena frugale che simboleggerà e permetterà l’unione di due persone
che si amano e sarà il matrimonio più importante e puro della storia. E ora figlio mio
brandisci il coltello come fosse la spada di un
cavaliere che combatte in nome dell’amore
e taglia la mela in due parti. Poi mangerete
la vostra parte dopo di che ci prenderemo
per mano tutti e quattro e alla mezzanotte
reciteremo l’Ave Maria
all’incontrario. Gesù e
la Maddalena ebbero
un sussulto e un brivido di paura, ma gli
occhi puri della “Vergine” li tranquillizzarono.
Giunta quasi la mezzanotte i futuri sposi
mangiarono la mela. I
loro occhi brillavano di
amore e felicità. Ancora
non sapevano ciò che li
aspettava.
Massimiliano Travisi
16
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Dedicato alla
magica Morgana
Brillava una stella in cielo
ed io volli che fosse cadente
per me poteva essere tutto
ed io per lei; invece, almeno credo, quasi niente.
Eppure mi sbagliavo, visto che lei nonostante colta e bella,
vedeva in me il suo sole, la sua anima gemella.
Eppure ho lasciato come quando si gioca a carte
mentre lei per me era pronta ad andare anche su Marte.
Era anche molto ricca ma del denaro
non gliene importava nulla,
amava me con la dolcezza di una fanciulla.
Non si truccava ed era semplice ma grande nel suo cuore
perché sapendomi arrestato è continuato per me il suo amore.
Proprio lì vicino dove un giorno la incontrai
là, in Piazza Jenne, dove anch’io di lei mi innamorai.
Era un dicembre caldo e si stava molto bene,
dato che siam stati due ore a tener banco alla serata,
fumando sigarette e dopo le mie curiose barzellette
l’amica se n’è andata.
Ma solo perché era tardi e poi voleva lasciar noi soli.
Perché lo sguardo della fata mi brillava dentro al cuore,
seguendo ogni mia mossa come se mi leggesse nel pensiero,
ma una cosa era pur certa: il suo sguardo era sincero.
Poi lei non parlò più e mi guardò dolce in viso,
come a dire: vieni a casa mia, saliamo in paradiso.
Oppure andiamo in spiaggia ad ascoltare l’onda
in questa notte magica e sempre più profonda.
Che ci sussurrava dolce: datevi pure un bacio,
sfiorandovi le labbra oppure un dolce abbraccio.
Ma forse era troppo presto, basti pure una carezza
che duri un’eternità, ma che il tutto sia compiuto
col massimo della vostra tenerezza.
Marco Sanna
17
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Dedicata al mio futuro presente
Se serena tu sei, serena tu sarai,
quando il cielo fuor di nubi troverai.
Che sia aurora o tramonto tu vorrai
che tutti sian come te. Ma tramite una cura
non certo per nascita o nemmeno per cultura!
Ma incantati da una medicina
o da una dolcissima indovina!
Ch’è sicura d’azzeccarci su qualcosa che non sa,
e nessuno può arrivarci!
Bisogna essere dentro per sapere cosa può:
una moina sulla schiena data pure da una fata,
o da un bel bacione, ma solo con una telefonata
Con questo non voglio dire che tutto ciò è beffardo,
ma se vado a raccontarlo vengo preso per un bugiardo.
O magari per un visionario
che non osserva i “soli” al calendario! Ed è per questo ch’è normale
stare a valutare una mente che dal freddo s’è bruciata
o dal caldo s’è squagliata!
O forse non mi son spiegato bene,
ma oggi ancor di più le mie scelte sono pene!
Oh, su; stavolta sto nella via di mezzo,
e di alti e bassi non sto più a sentir parlare,
perché ciò da una vita son costretto ad accettare!
Perché ancor nessuno mi vede come uomo vero.
Eppure l’età c’è, di cosa mi devo preoccupare?
Che ciò ch’io so d’esser, gli altri non riescono ad apprezzare!
Marco Sanna
18
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Psicopatologia del maschio
I
l desiderio di prevalere dell’uomo sulla
donna è come la peste. E’ una sorta di
miserevole rivincita che l’uomo si prende
sulla “femmina”, epiteto che pronuncia con
disprezzo. E’ uno scarto, un fardello patetico
portato dagli uomini come scoria di un passato
glorioso, o almeno supposto tale. Già, perché
soltanto questo è il machismo odierno: la caricatura di una posa scimmiottata in altri tempi,
quando a modello c’era il maschio di Lando
Buzzanca o dei film di Pietro Germi dove
l’uomo seduceva e abbandonava, dell’onore
esposto in baffi e peluria e pantaloni. Epoche
sognate e purtroppo esistite, dove tutto era
sempre e comunque una questione di virilità.
Rozzo e mascolino, vigoroso ed energico.
“Resta, vile maschio” cantava Rino Gaetano.
E’ una storia non solo antica ma anche antiquata. Perché quella del maschio vincente è
una fantasia piccola piccola: le donne sono
migliori degli uomini per capacità, tenacia,
sensibilità, per sapere essere madri e mogli
e lavoratrici nonostante tutto quel residuo
di ottusa perversione secondo cui il maschio
è superiore alla donna. Come scriveva in
un suo romanzo Isabel Allende: “E’ meglio
essere maschio perché anche il maschio più
miserevole ha una moglie a cui comandare.” E’
un passato che non passa. Demoni di maschi
repressi che li portano a usare violenza per
ribadire una superiorità che è soltanto fisica. I
“femminicidi” sono generati anche da questo.
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Come le denigrazioni e i soprusi che inducono
giovani ragazzi omosessuali a togliersi la vita
perché calunniati, offesi, “disonorati” proprio
perché non abbastanza maschi. Al valore del
vigoroso maschio non si può sostituire la viltà
del femmineo, del delicato e dello sdolcinato.
E’ contro l’estetica e l’etica del maschilismo.
E’ contro la morale comune.
Come ha detto lo psicanalista Luigi Zoja: “Il
maschilismo, come tutti gli ismi, è un deterioramento. In Italia assistiamo a una specie
di regressione: rispetto ad altri paesi d’Europa
siamo sempre stati indietro, sia economicamente sia culturalmente, ma negli ultimi
tempi ancora di più per quanto riguarda i
ruoli maschili e femminili. Se posso dirlo con
una boutade, anziché andare verso i paesi del
nord, ci stiamo avvicinando ai paesi dell’Africa perché, per ciò che riguarda la superiorità
del maschio, in quei paesi è ancora presente
nella sua percezione negativa. Farei perciò
una distinzione fra maschio e padre. Il primo
è colui che dà adito al suo istinto animale,
agisce in maniera selvaggia e competitiva; il
padre invece ha uno sguardo più lungo, pensa
ai suoi figli e alle generazioni future”
Ma, in definitiva, cos’è il maschio? Lo studioso Franco La Cecla ne ha descritto l’antropologia nel suo “Modi bruschi”, dove in
maniera provocatoria ricostruisce l’esser uomo
fra culture ed epoche diverse. Sul problema
della sua identità ne ha scritto anche, in tempi
non sospetti, Simone del Beauvoir: “Oggi lo
scontro (fra uomo e donna, n.d.r.) assume una
fisionomia diversa; invece di voler rinchiudere
l’uomo in una prigione, la donna si sforza di
sfuggirne; non cerca più di trascinarlo nel
regno dell’immanente, ma di emergere lei, alla
luce del trascendente. Adesso l’atteggiamento
del maschio, che non vede di buon occhio
queste iniziative, crea un nuovo conflitto.” Il
19
conflitto sta nel fatto che la donna non teme,
come l’uomo vorrebbe, il confronto. E quando
questo avviene, semplicemente, lo vince. Figuriamoci il repertorio dell’autentico maschio
italiano, fatto di piccolezze fragili e labili, che
si sgretolano al primo colpo. Ecco che allora
scatta quella stupida e perversa logica: vuoi
essere come l’uomo? e allora come l’uomo ti
tratto, con la violenza. E’ il ragionamento che
sta dietro a una storia millenaria che trova una
sua sintesi nella frase terribile e memorabile
pronunciata da una martire cristiana prima
di essere messa a morte: “E fui spogliata e
fatta maschio”
Giovanni Esposito
20
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Empiricamente
Persona
Maschera comportamentale
Dell’agire umano
Che è normale apparente
Ma non come l’io essere
Pensante che può mentire
Per amore ma non al proprio cuore
Che nella mente sale
Dall’incosciente invidia
Che nella ragione accetta
Per poi guardarsi dentro
E aspetta
Nel riconoscere se stesso istante
Come un’anima relazionante
Al corpo
Che non ignora amante
Di chi possiede il senso
Che più l’invita a sopportar
Ventura in vita
Che non mai finisce
Ma che semmai sparisce
In una nuova maschera
Che nasce vive e dura
Inventata parola d’intelletto
In un mondo che perdura
Come persona stante.
Antonio Dolceamore
Conosco errori e malumori,
come in sorte amore e morte,
che han segnato la mia vita
nel rimpianto
che mi invita a tanto
pago e non conosco il fiore
quel seme generato
da chi nel senso non mi
ha dato amore
che negato son privato stato
a più di un cuore amato lato
son cresciuto solo e forte
che non mi arrendo a sorte
scrivo tanto che non vanto
oppure piango e mi domando
se dimentico il comando
che per mia natura amante
non nascondo sentimento
per cui son stato generato
in vita o mento
che sia nato dolceamore
poeta oppure attore
son vivo perché lo scrivo
al dunque in linea di massima
prima di aprire bocca
prova a pensare
se sia il momento giusto
per tacere!
Nella vita ci vuole molto tempo
per imparare ad essere un uomo
e quando ci si rende
conto di esserci riusciti…..
ci si sente ancora più bambini!
Antonio Dolceamore
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Dall’ansia alla malinconia
passando per la rabbia
M
arco Sanna, poco più di cinquant’anni,
ha avuto finora un’esistenza difficile e
travagliata. Disagi familiari, problemi
personali, difficoltà di relazionarsi con gli altri, lo
hanno portato a compiere alcuni errori a causa dei
quali si sono aperte per lui le porte del carcere e
dell’ospedale psichiatrico. Adesso ha pagato il suo
conto ed è tornato libero e padrone della sua vita. E
questa ritrovata serenità gli ha permesso di scavare
nel suo intimo per cercare di capire quali siano state
le motivazioni delle sue difficoltà esistenziali. La ricerca si è concretizzata adesso in un libro che Marco
è riuscito, non senza difficoltà, a pubblicare e mettere
in circolazione. Il titolo da una buona idea del suo
contenuto: “Dall’ansia alla malinconia passando per
la rabbia”. Ecco, questo è stato il suo percorso negli
anni della prima giovinezza fino alla maturità. Parte
in prosa, parte in poesia, Marco rivela il suo animo
sensibile e desideroso di vivere in pace con il mondo
che lo circonda ma soprattutto con se stesso. (R.G.)
21
22
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Stella
I suoi occhi di luce brillano
un po’ l’ambra mi ricordano
il colore dei suoi capelli
mi riportano ai tramonti più belli
questi fanno parte del mio vissuto
e mi regalerei al diavolo
per riaverli per un minuto
Rit: Dolce dea dell’amore
apri il tuo cuore e le tue braccia il tuo sorriso
fa splendere il suo viso
sa renderla più splendente
del sole quando nasce a oriente
quello che scalda la terra con i suoi timidi raggi
e che mi fa capire che a volte le cose
belle della vita non sono miraggi
Rit: splendida donna e simpatica guerriera
mi piaci perché sei una persona vera
lei che è tra le più belle
fa impallidire anche le stelle
lei è proprio speciale
perché nel suo cuore non esiste il male
ma la vita nella sua essenza più pura
quella che non nasconde niente senza paura
Rit: Ricorda che anche l’amore ha le sue ore
e ora è mezzogiorno, l’ora dell’ombra più corta, sissignore!
Quella che non copre niente e rende tutto più evidente
ed ora che saluto la mia Musa che con la sua natura
ha inebriato il mio spirito e lo ha colorato di una luce pura
più bella di un’aurora boreale
che è solo un’illusione mentre l’altra è reale
arrivederci piccola stella senza cielo
tu splenderesti anche coperta da un velo.
(per la ragazza più guapa che abbia mai conosciuto)
Massimiliano Travisi
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
N
Sul divieto
di fumo
negli OPG
23
egli ambienti psichiatrici si dispone il divieto, come negli altri luoghi pubblici, di
fumare. Ma sarà giusta questa disposizione? Beh, secondo me no. Bisognerebbe fare
un sondaggio fra i medici fumatori! Perché io credo che la nicotina e in particolare
le sigarette normali interagiscono con gli psicofarmaci nella sinapsi. Cos’è la sinapsi? E’ un
liquido presente nella testa che consente ai neuroni di trasmettere le informazioni nervose
sotto forma di impulsi elettrici. Infatti il cervello funziona con correnti di microampere.
Per fare un esempio, su una moto funziona a benzina e olio separatamente e priviamo il carburante di uno dei due elementi, accade che, o si fonde il motore o il mezzo di spegne.
In pratica chi assume psicofarmaci ed è fumatore, non può smettere di fumare perché, altrimenti, avvengono nel suo organismo dei pur piccoli, ma rilevanti, cambiamenti che influiscono
sul benessere mentale del paziente. Per cui negare a persone con disturbi psichiatrici il fumo
è una forma di violenza.
Marco Paudice
24
Oggi sono qua
domani non si sa
Oggi sono qua, domani non si sa.
Un giorno non sarò più qua.
Dove mi troverò domani?
Dentro qua o nell’aldila?
Io credo, ma dubito,
che ci sarà la libertà.
La giustizia, quella vera, arriverà.
Quando? Per me non so, spero presto.
La mia casa dov’è?
Dove finirò?
Al cimitero, sotto terra.
E poi la commedia divina di Dante
è una sua invenzione adattata
nella sua epoca.
Al di là dei fatti dettati sia nei vangeli che nel nuovo
testamento e nel paradiso, inferno e purgatorio o in
un’altra dimensione dove ci si vede anche in televisione.
Come se io, Nicola Porcu, che sono un essere umano
come gli altri, mi trasformassi in un altro essere non
più con il mio nome e cognome, ma come un combattente per la pace, per la giustizia sociale, per la libertà e
l’amore, sino a dare la mia vita terrena, sino alla estrema
unzione. Ma poi per noi ci sarà la resurrezione, il giudizio finale e il ritorno del Signore come re, salvatore,
giudice supremo e vincitore contro il tumore della società, la gerarchia, le dittature e guerre incluse. Io dico:
Chi vivrà vedrà
da uno che ne sa
ma ancora per poco,
ma insomma si saprà
come il mondo finirà?
Nicola Porcu
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
N
Prologo
25
ell’anno 1943, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, si sposarono Festim
e Margherita nella casa del padre di
Festim. La casa si trovava in una pianura verde circondata dalle montagne ed era l’unica casa
nel raggio di cinquantasei chilometri dal villaggio.
Era il 1983 quando Arian uscì dal ventre di sua madre Margherita, l’undici agosto alle otto della
sera mentre il tramonto calava verso la notte buia. La madre di Arian, che aveva solo sedici anni,
mise al mondo suo figlio. Non c’erano ospedali quindi ha partorito Arian tramite una levatrice;
immagino la sofferenza che ha dovuto subire con un bastone fra i denti. Per arrivare al villaggio
occorreva camminare per mezza giornata; invece col cavallo ci si metteva molto meno. La casa
era una villa a due piani, era bellissima, molto ricca, e intorno alla casa, sulle pianure di erba
verde c’erano alberi di fichi, alberi di mele, un recinto d’uva, alberi di mandorle, alberi di noci,
alberi di prugne e un grande albero di olive. Avevano mucche, tori, muli, cavalli, pecore e capre;
e i cani da guardia per il bestiame che erano più grossi dei lupi. Oltretutto producevano anche il
miele.
Una mattina Arian si trovò di fronte a un anziano che aveva alla sua sinistra un cane gigantesco e sulla destra c’erano le casse di miele. Arian si avvicinò e sorrise ad Anziano; il vecchio
era seduto su uno sgabello. Poi aprì la cassa di miele e c’erano migliaia di api che facevano il
miele. Il vecchio gli disse: tieni, assaggia, è buono”.
Arian rimase sbalordito dalla sua dolcezza. Comunque Arian non sapeva che destino avrebbe
avuto. Dunque la storia inizia così. In questo caso la storia di Arian consiste nel vincere o
perdere nella vita con i mezzi che uno ha a disposizione e dipende da lui come usarli. Ci sono
modi migliori per affrontare la sfida tra te stesso o contro il mondo. L’unica cosa da fare è
tirarsi su le maniche e dire a se stesso: ma cosa ci faccio in questo mondo? E poi si prendono
dei provvedimenti nel caso che uno si trovi in difficoltà con se stesso e deve trovare il modo
di uscire da ogni circostanza, da ogni corruzione per dire “Ora ci sono e sono pronto ad affrontare la vita”. Ora Arian dice: “Corrompi il sistema ed entra nella vita reale per poter stare
con i piedi per terra nel momento di aspettare che arrivi il momento giusto e reale prima di
decollare.”
Calcolare il sistema: non bisogna farsi fottere assolutamente.
A questo punto è molto importante regolare il proprio equilibrio. Arian, in fin dei conti, si è
basato sempre su se stesso, ha messo a disposizione la sua forza, la propria intelligenza, soprattutto i propri sentimenti per fare ciò che voleva e ciò che desiderava. Ogni cosa partiva
dal lui, il Cavaliere Oscuro che c’era dentro il suo spirito.
Quindi immaginate con la propria mente.
E’ il vostro cuore che vi comanda; provate voi a comandare lui.
E seguite il vostro istinto e provate a vincere.
A.M.
26
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Alcuni maestri spirituali
B
rahma, Narada Muni, Srila Viasadeva, Srila BhaktivinodaTakura, Srila
Bhaktisiddhanta Goswami Maharaja,
Srila Bhaktivedanta Swami Prahbupada. Takura Bhaktivimoda è stato l’autore di innumerevoli scritti tra cui il Sajjana Toshani e il
ritrovamento della casa dell’apparizione di Sri
Caitanya Mahaprabhu. Dopo innumerevoli
fatiche e altrettante per raccogliere le offerte
previa costruzione di un bellissimo tempio sul
santo luogo di pellegrinaggio (Tirta, il luogo
di nascita di Sri Caitanya) in futuro diventato
il progetto di Sri Mayapur. Il signore Nitiananda predisse che un grande tempio sarebbe
sorto e ci sarebbero andate personalità di ogni
Paese e da ogni villaggio. E allo stesso modo
Sri Bhaktivinoda Takura predisse o intuì che
una grande personalità sarebbe apparsa in
India e avrebbe fatto accorrere gli occidentali
da tutto il mondo. Il desiderio del puro devoto è che tutti siano felici. Questo era l’umile
desiderio di Srila Prabhupada….. nel cuore
sentiva l’infinita misericordia di Sri Caitanya
di liberare le anime cadute. Non riposava più
di due ore e mezzo per notte, cantava un’ora
e iniziava a tradurre al mattino presto nel
silenzio con un dittafono a nastro. A lui si
deve la traduzione e il commento parampara
dello Srimad Bhagavatam (i primi tre canti),
la Bhagavad-Gita, Caitanya Caritamrita e i
principali testi della spiritualità indiana. Altri sei canti dello Srimad Bhagavatam, tutti
fedeli al testo originale. “Se mi si deve qualche merito,” disse, “è quello di aver cercato
di presentare la Bhagavad-Gita così com’è,
senza aggiunte personali.” La sua perfetta conoscenza del sanscrito e il suo intimo legame
con il sistema filosofico indiano fanno di lui
il miglior traduttore in lingua inglese delle
scritture rivelate che sia mai apparso.
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Versi scelti dalla
Srimad Bhagavad-gita
*Esiste un albero baniano le cui radici
vanno verso l’alto e i rami verso il basso.
Chi conosce questo albero conosce i Veda
*Il fine di tutti i Veda è quello di conoscermi. In realtà sono colui che ha composto il
Vedanta e colui che conosce i Veda
*O Arjuna senza peccato, non esiste verità
superiore a me; tutto su me riposa, come perle
su un filo.
*Pensa sempre a me, diventa mio devoto,
adorami e offrimi i tuoi omaggi; così senza
alcun dubbio tornerai a me.
*Non arrenderti per paura di perdere la vita.
Meglio morire combattendo che lasciare il
campo di battaglia a prezzo dell’infamia.
Commento ai versi
Il signore nel primo di questi versi eccezionali
dichiara che il mondo materiale è come un
albero rovesciato rispetto al mondo spirituale
dove regna armonia, pace, felicità, gioia, eternità, conoscenza, libertà, amore
puro. Nel primo albero regnano
morte, discordia, odio, guerra,
sofferenza, dolore, paura, invidia,
collera, lussuria ed è per questo
che il signore afferma che chi
conosce, o meglio, chi possiede
la conoscenza di questo albero
“deve” conoscere anche i Veda.
Nel secondo verso, dichiarando
di essere l’autore della conoscenza (Veda) e in seguito anche
della sua espansione individuale
(della stessa) afferma indirettamente la sua supremazia su tutto
27
ciò che esiste. Nel
terzo e nel quarto,
scelti a caso, affiorano chiaramente le
sue qualità trascendentali, la sua onnipervadenza e la sua
disponibilità nel lasciarsi avvicinare anche con una piccola
adorazione e con l’offerta di preghiere, di un
po’ di cibo e un po’ d’acqua. Nell’ultimo verso
infine, usando le parole di Srila Bhaktivedanta
Swami, Srila Prabhupada intende dire che
chi di fronte alle avversità della vita non si
ricorda di Krisna (Dio) diventa veramente
dura. Ricordarsi di lui al momento della morte invitando indirettamente il devoto a non
essere inerte ma ad alzarsi e non arrendersi
di fronte a nulla “armato” dello yoga alzati e
combatti, se no questa mancanza di purezza
non ti porterà ai pianeti celesti ma all’infamia
e lo yoga non è altro che l’arte “dell’agire.”
Sforzati di apprendere lo yoga, “dice il signore
che è l’arte dell’agire!
Alessandro Manca
28
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Sono stanco
S
ono stanco di tante promesse, mi sento
preso in giro, sono come un pagliaccio
dentro un circo, senza via di scampo, un
buffone che non fa più ridere, non ne posso
più, c’è un limite a tutto, abbiamo superato il
confine, quanto può durare questa commedia? Sono veramente stufo di questa storia,
bisogna farla finita il più presto possibile; è
durata troppo. Ho 47 anni compiuti, devo
scegliere la mia vita, un destino, la sofferenza i maltrattamenti subiti sin dall’infanzia,
lo stress, l’alcol e poi la droga, le amicizie
sbagliate, le donne, le delusioni, tantissime, i
parenti, l’emarginazione sociale, i miei idoli
un po’ stralunati, Elvis, Rolling Stones, i Beatles, Jimi Hendrix, Jim Morrison, ma anche
criminali come Vallanzasca, Mesina, la banda
della Magliana, e via dicendo. Tantissime storie, il cinema, la mia passione Alain DELON
L’EVASO, 1971, insieme a Ottavia Piccolo,
Paul Neuman con Nick MANO FREDDA,
1967, Mike ROURKE, JONNI Il Bello,
9 SETTIMANE e mezzo, MARLON
BRANDO, IL PADRINO, L’ULTIMO
TANGO A PARIGI 1972, avevo sei anni,
mio padre, mia zia e mia madre andarono
a vederlo e volevo andarci anch’io ma era
vietato ai minori di 18 anni; ne faceva parte
che MARIA SCHNEIDER, un film molto
spinto con scene autentiche e non finzioni,
poi la passione e l’amore per una donna che
mi aspetta in paese PAOLETTA, una storia
che dura fino dal 1991, avevo 25 anni e lei 21
e gli ho promesso che ci rivediamo fuori al
costo della vita era tutto programmato, dovevo
essere già sposato; ma mai dire mai.
Nicola Porcu
Avvenire...
C
ome puoi decidere il tuo futuro
prossimo se non puoi decidere
del tuo presente? Se è reale, o a
tempo determinato, cosa vorrei cambiare,
o vorresti che si avveri in un tempo passato, rievocando, riflettendo sul proprio
futuro, poiché tutto il resto per me non
è noia, aggiungendo che oggi 3-4-2014
per me è un giorno da non dimenticare
perché era il 3 aprile del 2009 che il
sottoscritto, purtroppo, faceva ritorno
in Sardegna dopo aver trascorso 16 fantastici giorni a Parigi conoscendo varie
persone che non dimenticherò mai; ho
tanta voglia di ritornarci almeno con il
pensiero, ma forse anche oltre.
Provare per credere……..Parola mia,
Nicola Porcu
29
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
L’ Africa
A
ngeli ragazzi siamo noi che camminiamo
su un filo, da giorno a giorno, alzarsi in
piedi, camminare senza guardare giù
ci beviamo un po’ su per dare un po’ di spirito
all’anima come anestetico sospesi nel tempo.
Noi poveri ragazzi, noi che siamo a pezzi con le
malattie, senza scuole con le malattie, con l’aids,
magari senza cibo.
Possiamo solo contare sulle piccole risorse che ci
portano un pochino da tutte le parti del mondo.
Noi passiamo anche tanti pericoli, con i leoni,
gli elefanti, le giraffe, le zebre, rinoceronti ecc. e
poi siamo a corto
d’acqua, dobbiamo fare dei lunghi viaggi.
E come un tormento ogni giorno che passa tutti
noi torniamo nei
nostri passi perché? Perché ci sono i cacciatori
bracconieri che uccidono e rapiscono animali
per pellicce, per avorio e noi lavoriamo per una
miseria.
Ma nel nostro ci ritroviamo anche a ridere e
scherzare perché è l’unica maniera per noi per
mandare via i cattivi pensieri.
Piove poco, ma vengono dei volontari con le
jeep a portarci provviste; ed alle volte, quando
lanciano dei viveri dall’aeroplano, ci accontentano
con qualcosa che ora non mi riesce il nome ma è
qualcosa di dolce che a noi ci piace tanto.
Vi preghiamo voi con le jeep che avete fucili
come i bracconieri, fermativi; so che è difficile
ma almeno la specie umana come quella animale
dovrà vivere!
Mirko Sellero
Luna
egiziana
N
on ti ho mai chiesto niente.
Non so se è la distanza fra
te e me che mi fa venire la
luna. Nelle lunghe attese fra di noi.
Non andare via; i tuoi pensieri mi
divorano; ti prego, lascia stare il passarto ma pensiamo al presente. Tutti
quei viaggi, dopo che diventai tuo
marito! Ti ricordi, per esempio, in
Egitto? Quando visitammo la sfinge
e quel papiro che ti piaceva tanto ! Io
te lo comprai! Perché, sai cosa farò?
Di tutto per te! Ti ricordi quando
cascavi sempre da quel cammello? E
chi ti aiutava a risalire? Io! Non mi
puoi lasciare così, ora che cambia il
mondo. Ma se deciderai di prenderti
un po’ di tempo, ricordati cara la mia
mogliettina che è solo grazie a me
se tu hai girato il mondo. Quando ci
penso sento ancora quel vento caldo!
Non lasciarmi; la sai che non ti conviene perché come facciamo l’amore
noi è sempre estate.
Mirko Sellero
30
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
Sa tristura
Deo apo connoschidu sa tristura
apo sufridu meda dai minore,
apo ibagliadu dai mannu,
poi apo compresu chi sa vida
de ogniunu de nois este programmada
finza dai cando naschimus,
finza a sa fine cheste sa tumba.
Sa morte este certa, no perdona niuno,
manno ho minores, poveroso o riccos,
ma beste finza sa bellesa, de sa vida,
ma no este pro tottu.
Ma deo, torrende ain desegus
in sos anno passados,
mi so finza imbreagadu,
buffende inn allegria cu sos cumpanzos
malvasia, vernacia e cannonau
andaimus totus umpare, in tantos locales,
zilleri, bettolas e nait,
cantende e ballende.
Zeltu non mi depoto immentigare
fia giovanu e fia ipensieradu.
Dai minore aia tantos amigos,
giogaimus cu sa biglias, a pallone
e finzas con sa costruziones,
fini atteru tempos,
fia pizzineddu, ibegliu, vivace,
e ‘nde combinaia de totus sos colores,
ma fini aterus tempus, e fia minore,
e innozente.
Ma sa fine sa vida este bella su propriu
ibagliende e sugffrende,
cumpresus cantu ada valore
sa propria vida,
e pensende positivamente
si andada a denanti,
e sa tristura la lassamus desegus.
Nicola Porcu
La tristezza
Io ho conosciuto la tristezza
ho molto sofferto da piccolo,
ho sbagliato da grande,
poi ho capito che la vita
di ognuno di noi è programmata
fin da quando nasciamo,
fino alla fine che è la tomba.
La morte è certa, non perdona nessuno,
grandi o piccoli, poveri o ricchi,
ma c’è anche la bellezza nella vita,
ma non è per tutti.
Ma io, ripensando
agli anni passati,
mi sono anche ubriacato,
bevendo in allegria coi miei compagni
malvasia, vernaccia e cannonau
andavamo tutti insieme in tanti locali,
bar, bettole e night,
cantando e ballando.
Certo non mi posso dimenticare,
ero giovane e spensierato.
Da piccolo avevo tanti amici,
giocavamo con le biglie,
a pallone e persino con le costruzioni;
erano altri tempi,
ero un bambino sveglio e vivace
e ne combinavo di tutti i colori;
ma erano altri tempi, ero piccolo
e innocente.
Ma alla fine la vita è bella lo stesso
sbagliando e soffrendo,
capisci quanto valore abbia
la propria vita,
e pensando positivamente
si va avanti,
e la tristezza la lasciamo alle spalle.
Nicola Porcu
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
C
31
L’ultima profezia
on i cambiamenti stagionali, ci
sarà una catastrofe di portata
mondiale.
ARMAGHEDDON
Messaggio di San Giovanni quando
si trovava nell’isola di Pantos. Nei
cambiamenti stagionali i governi dei
vari stati del mondo emaneranno tanti
messaggi di pace ma non ci sarà nessuna pace. Faccio un esempio. Io, Mauro
Bianchi, ricoverato in psichiatria, sto
prendendo gli ultimi psicofarmaci
usciti in commercio: il Risperdal e lo Ziprex, che sono i farmaci più venduti al mondo perché
calmano le teste ma non il cuore delle persone. Nel vangelo di San Luca, capitolo 21, è scritto
che ci sarà angoscia nelle nazioni e che non sapremo come uscirne.
Mauro Bianchi
N
Comunità
el mese di maggio in una comunità in Liguria la
Guardia di Finanza ha arrestato un medico accusato di violenza carnale su una paziente malata
psichica. La Guardia di Finanza ha anche arrestato dodici
operatori. Nell’ultimo mese in Liguria in un altro centro
hanno arrestato altri operatori. Cosa avranno da dire gli
operatori a loro discolpa? NIENTE!!!
Purtroppo nelle comunità psichiatriche non esiste alcun controllo. Io sono stato in una
comunità in provincia di Imperia, c’erano le telecamere, però quando succedeva qualcosa
andavano nella sala regia e cancellavano tutto! Queste comunità sono gestite da psichiatri ed operatori che trasgrediscono la Legge 180, la “Legge Basaglia” perché sono luoghi
chiusi e chi vi lavora può permettersi di fare ciò che vuole, tanto non li controlla nessuno.
Quando si entra in una comunità si fa un programma secondo le esperienze, si stabiliscono
le regole con gli orari e i giorni. Poi il paziente viene assegnato a due o tre operatori che
ti seguono. Però poi le regole vengono trasgredite dagli operatori che negano quello che è
stato stabilito perché a loro piace stare seduti a giocare con il computer.
Bruno De Petris
32
Spiragli - Gennaio-Giugno 2014
è aperto alla collaborazione di chiunque voglia partecipare con proposte,
commenti, articoli, critiche, poesie, vignette.
INVIARE IL MATERIALE AL SEGUENTE INDIRIZZO:
Redazione di Spiragli - Ospedale Pschiatrico Giudiziario,
Viale Umberto Primo 64 - 50056 Montelupo Fiorentino (FI)
Oppure contattare la redazione il martedì e il venerdì dalle ore 13.30 alle ore 15.00
presso la sala della biblioteca piano terra, 3ª sezione
A.V. P.
Associazione di volontariato penitenziario
WWW.SPIRAGLI.IT
Via delle Ruote 22 r - Firenze - tel. 055.470412
Per contributi e donazioni:
C.R. FIRENZE - AGENZIA 26 - IBAN: IT72M0616002826000012433C00
“Sono ammessi a frequentare gli istituti penitenziari con l’autorizzazione e secondo le
direttive del magistrato di sorveglianza - su parere favorevole del Direttore - tutti coloro che,
avendo concreto interesse per l’opera di risocializzazione dei detenuti, dimostrino di poter
utilmente promuovere lo sviluppo dei contatti tra la comunità carceraria e la società libera”
Art. 17 legge 354/75
Pubblicazione a cura della tipografia del Consiglio regionale,
quale contributo ai sensi della l.r. 4/2009.