I misteri di Ferrari - Veteran Car Club Torino

Transcript

I misteri di Ferrari - Veteran Car Club Torino
Misteri : conversazione presso il Veteran Car Club Torino
22 gennaio 2009 ore 21
I misteri di Ferrari
Parafrasando Churchill
(1)
si potrebbe dire che Ferrari è stato un
rompicapo avvolto nel mistero dentro un enigma . Il motivo di
questa affermazione è presto detto : studiando la storia della
Ferrari e del suo titolare, spinto com’ero dall’interesse per le sue
macchine, mi sono accorto che in parecchie occasioni ci sono
informazioni strane e discordanti. A cominciare dalla nascita.
Dopo il nostro primo incontro-scontro causato da una mia intervista
a Fangio sul finire del 1956, ho iniziato una corrispondenza
regolare con Ferrari, trasformatasi poi in una serie di contatti
personali a partire dal 1960 al mio ritorno dall’Argentina.
Il mistero della data di nascita
Bene, nel 1957 gli inviai una serie di domande per una specie di
intervista, a cominciare da quella sulla data di nascita, alla quale
mi rispose semplicemente 20 febbraio.
Anni più tardi ha cominciato a fornire una spiegazione complicata,
nel senso che era nato il 18, ma che a causa della neve suo padre
non andò all’anagrafe se non il 20 di febbraio.
Informazioni che discordano completamente dalla dichiarazione
scritta sul libro delle nascite del Comune di Modena, dove il
pubblico ufficiale scrive che Ferrari Enzo Anselmo Giuseppe Maria
è nato il 20, e che lo denuncia la levatrice il giorno 22.
1
Ora se si accetta come poco probabile che l’impiegato abbia
commesso due errori così grossolani come la data e il nome del
denunciante, ci si chiede perché mai a Ferrari non piaceva il 20 ma
ha deciso di essere nato il 18. Qualcuno pare sia andato a
spulciare i giornali dell’epoca e non risulta che Modena fosse sotto
la neve.
Il mistero della prima corsa
Andiamo avanti ed arriviamo subito al Ferrari pilota: nelle sue
memorie annota che la sua prima gara è stata la Parma-Poggio di
Berceto il 5 ottobre del 1919 con una CMN, ed i suoi due biografi
Valerio Moretti e Giulio Schmidt ne riprendono la notizia .
Ma c’è una sorpresa: nell’asta organizzata a Modena alla fine del
1989, ossia un anno dopo la morte era in vendita una fotografia in
cui un giovanissimo Enzo Ferrari appare alla guida di una Caesar
(auto costruita a Torino) e di suo pugno sul retro ci sono le
coordinate della gara in salita Pavullo –Sestola svoltasi il 19 luglio
1917 con la annotazione del tempo impiegato 36’ 12 “ per un
percorso di 26,475 km
Evidentemente era stata una avventura poco prima del servizio
militare.E allora ? Come mai Ferrari non l’ha ricordata, né i due
autori l’hanno neppure sospettata? Purtroppo la foto è stata
venduta ma restano le fotocopie dell’immagine e del retro
pubblicate sul catalogo dell’asta.
2
Il mistero del Cavallino rampante
Nelle memorie di Ferrari spicca una data importante per le
conseguenze che avrà: si tratta dell’incontro con i genitori di
Francesco Baracca, l’asso dell’aviazione che aveva dipinto sulla
fusoliera l’emblema del Piemonte Reale (suo reggimento di
provenienza) che è appunto un cavallo “rampante”.
L’incontro è avvenuto il 17 giugno 1923 in occasione della vittoria
al Circuito del Savio, e qualche tempo dopo la madre, contessa
Paolina ha donato a Ferrari una cartolina con Baracca accanto al
suo aereo dove spicca il cavallino rampante, invitandolo a mettere
l’emblema come portafortuna sulle sue auto: Questo però
comparirà solo il 9 luglio 1932 sulle macchine della Scuderia
iscritte alla 24 ore di Spa . Perché aspettare tanto ? Praticamente
ha utilizzato il cavallino solo dopo avere smesso di correre nel
1931 a causa (disse lui stesso) della nascita del figlio Dino e del
peso della responsabilità paterna.
Sappiamo che Ferrari era un po’ superstizioso : non prendeva
ascensori e non gli piacevano gli uomini con la barba, può darsi
che per qualche motivo a noi sconosciuto abbia tardato ad
utilizzare il cavallino di Baracca fin quando correva lui.
Il mistero di Lione
Poi c’è il giallo di Lione, con un Ferrari pilota ufficiale di una delle
Alfa Romeo P2 che dopo le prime prove il 18 luglio 1924 , prende il
treno e torna in Italia adducendo un esaurimento nervoso. E non si
fece vedere per la gara che era il 3 agosto. A questo proposito se
3
ne sono dette tante, dalla lettera anonima che segnalava una
infedeltà coniugale, alla teoria del giornalista Canestrini, inviato
della Gazzetta dello Sport nel senso che Ferrari ebbe paura delle
prestazioni superlative della macchina creata da Jano. Proprio
quello che lui aveva sottratto alla Fiat. Sappiamo che per anni non
era corso buon sangue tra Canestrini e Ferrari e che nel 1949
quest’ultimo ha mandato una sua foto con un saluto amichevole e
l’accenno a 25 anni di incomprensioni.
Il mistero della rottura con Alfa Romeo
E ancora : il distacco dall’Alfa Romeo dopo gli scontri con Ricart,
fu licenziamento o dimissioni o il primo camuffato dalle seconde. Il
figlio di Ugo Gobbato, direttore dell’Alfa, ricordava che in azienda
qualcuno pensasse che i compensi di Ferrari in quanto direttore
della Scuderia fossero esosi e dunque gli facesse la guerra.
Ferrari infatti aveva ceduto nel 1938 la sua scuderia si disse per
un milione di lire di allora, restandone il direttore, con un lauto
stipendio fino alla separazione nel settembre del 1939.
Il mistero della scelta del 12 cilindri
Arriviamo finalmente alla nascita della prima vera Ferrari che esce
su strada il 12 marzo 1947 per la sgroppata con Ferrari al volante
e senza carrozzeria. Sul motivo della scelta del motore a 12 cilindri
Ferrari ha detto di essere stato affascinato dai grossi 12 cilindri
delle auto degli ufficiali americani. Possibile che grossi e lenti
motori, anche a valvole laterali abbiano avuto tanto fascino ?
4
Ma se Ferrari è stato per anni a capo della scuderia Ferrari che
usava in esclusiva le auto Alfa Romeo e poi ancora dopo averla
venduta alla Casa milanese vuoi che non ricordasse gli splendidi
V12 ? ne hanno fatti diversi, a doppio asse a camme in testa. E
non era forse Colombo, già progettista Alfa a disegnare la nuova
Ferrari ? Perché gli americani ? O era ancora la vecchia rogna con
Ricart che aveva portato al licenziamento-dimissioni ?
Il mistero della fuga dei dirigenti
La fuga degli otto alla fine del 1961 ( Chiti, Tavoni, Bizzarrini,
Galassi, Della Casa, Giberti, Selmi e Gardini: ognuno mi ha
raccontato una storia leggermente diversa dagli altri. C’è lo
schiaffo della signora Ferrari a Chiti, c’è la solidarietà di Tavoni e ci
sono tutte le altre. Quale la vera causa? E come mai Ferrari che
mai ha perdonato il tradimento di un dipendente ne ha riassunti
due qualche mese dopo ? E ancora: furono dimissioni o
licenziamento ? Gli interessati hanno sempre detto dimissioni, ma
qualcuno ha parlato di licenziamento.
ll mistero della mancata vendita alla Ford
La clamorosa rottura delle trattative con la Ford nel 1963 è un altro
bel mistero: Ferrari fece arrivare per vie traverse all’amministratore
delegato della Ford Italia, Filmer Paradise la notizia che era
intenzionato a vendere. Dopo i contatti preliminari e quelli decisivi
la Casa americana ha mandato a Maranello un team di 15 persone
per valutare l’azienda e fare l’offerta, che venne preliminarmente
5
accettata (si parlò di 10 milioni di dollari di allora) ma durante la
lettura del contratto per siglare ogni articolo saltò fuori la clausola
del limite di spesa permesso a Ferrari senza previa consultazione
con Detroit. Limite irrisorio (pare 10 mila dollari) che mandò su
tutte le furie Ferrari, specie quando Paradise , con la franchezza
che gli era tipica gli disse ” Ma Lei vende e vuol continuare a
comandare ?”
Molti, me compreso, hanno pensato che si è trattato di una messa
in scena per far drizzare le orecchie all’industria italiana come si
vede nel mistero seguente.
Il mistero della vendita alla Fiat
La storia della lunga marcia di avvicinamento alla Fiat conclusa
con il magnifico contratto societario al 50 % è molto più lunga e
complessa di quanto generalmente si creda. Paradossalmente si
potrebbe dire che è cominciata in qual giorno d’inverno del 1919
quando il giovane reduce squattrinato Ferrari Enzo da Modena si
presentò in Corso Dante alla Fiat per avere un posto di meccanico.
Che gli venne negato.
Lui ci ha raccontato di avere pianto su una panchina del Valentino
innevato all’angolo tra corso Dante e corso massimo d’Azeglio. Io
penso che su quella panchina si sia ripromesso di pareggiare il
conto prima o poi. L’antipasto è stato nel 1923 quando ha portato
Jano dalla Fiat all’Alfa Romeo. Poi è arrivato il 1948 quando
Sommer ha vinto il GP al Valentino e Ferrari ha detto di aver pianto
6
di nuovo, ma di gioia, e la conclusione è stata nel 1969 quando
venne annunciato l’accordo con la Fiat.
Ma c’è un lungo antefatto raccontato in un libro pubblicato dalla
famiglia di Giuseppe Luraghi, all’epoca presidente dell’Alfa Romeo:
la trattativa a due e a tre giocando sull’amor proprio di Agnelli fino
a chiudere nel dicembre del 1968. A me lo disse in maniera
criptata il 24 maggio del 1969, “ ho i soldi per fare la 512 sport
prototipo”, e la notizia pubblicata in un mio articolo su La Stampa
causava sensazione con molta gente a chiedersi da dove
arrivassero questi soldi. Erano quelli del ricco accordo al 50% con
la Fiat grazie al quale la Casa torinese si sarebbe occupata della
produzione mentre lui, Ferrari continuava a gestire la parte
sportiva.
Lo scherzo a Ecclestone
Questo non è un mistero perché la storia è stata raccontata dagli
intimi di Ferrari, ed è comunque una bella storia vera.
Alla fine del 1986 quando si avvicinava l’epoca del rinnovo dei
contratti per la nuova stagione di F1, EnzoFerrari riceveva Bernie
Ecclestone per trattare e naturalmente tirare sul prezzo per
garantire la partecipazione della Ferrari.
Ad un certo punto, quando le trattative erano ferme, Ferrari disse
che alla fin fine lui poteva anche lasciare la F 1 ed andare a
Indianapolis dove i premi sono ricchissimi. Poteva sembrare un
bluff , ma proprio in quel momento, con un tempismo perfetto, nel
cortile della Gestione Sportiva si levava il rombo di un motore da
7
corsa. E Ferrari disse “ mi pare proprio che stiano provando la
macchina per la 500 miglia, andiamo a vedere”. Ed infatti la
macchina era lì perfetta in ogni suo dettaglio e pronta per correre,
non un semplice manichino o muletto di prova.
Poi in America non ci è andata ed era scomparsa, prestata all’Alfa
Romeo che doveva fare i motori per Indy. Quando smantellarono
l’Auto Delta l’amico Giorgio Pianta mi avvisò che c’era questa
macchina in deposito da restituire. A quei tempi (primi anni 90) mi
occupavo di mettere insieme il materiale storico e l’archivio, e
naturalmente fui molto contento che la macchina tornasse a casa.
Churchill ha detto in una trasmissione radio del 1939 che “ la
Russia è un rompicapo avvolto nel mistero dentro un enigma “
frase originale :It is a riddle, wrapped in a mystery, inside an
enigma.
8