Scarica il periodico - FIT-CISL
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Numero 7/2016 Lavoro:…………..………………………………..………l’Industria 4.0 Formazione:………………………..2° Corso Lungo CISL RETI Tecnologia:…………..…………Le Torri di Controllo Remote Medicina:………….................................. Sindrome di Burnout RSA FIT CISL:…………..….………………...……I Nostri recapiti Da Internet:……………………………………...Link Interessanti Sindacato:……………………………………...……La nostra Agenda Industria 4.0, fenomeno miliardario e (quasi) sconosciuto Gli investimenti in soluzioni e tecnologie per lo smart 600 se non digitalizzerà i propri processi. L’Industrial Internet of manufacturing in Italia è Thing, e quindi l’impiego arrivato nel 2015 a 1,2 dei miliardi e dentro le fabbriche e lungo il la di rappresentano euro circa sistemi filiera connessi produttiva, 10% della spesa complessiva del settore potrebbe infine avere un impatto sulla industriale. Per quest’anno è prevista una produzione mondiale nell’ordine dei 14 crescita della trilioni di dollari (le proiezioni sono di medaglia? Il 38% delle imprese non Accenture) e questo incremento per la conosce ancora il tema, i progetti sono Penisola potrebbe valere fino all’1,1% del spesso in fase pilota e le Pmi sono quasi Pil. Se questo è lo scenario prossimo assenti. Secondo gli esperti di Boston venturo in cui inquadrare il piano (in Consulting Group, l’applicazione “corretta” dirittura d’arrivo) a cui sta lavorando il dei principi di Industry 4.0 potrebbe creare Ministero dello Sviluppo economico, qual è le condizioni per 400mila nuovi posti di la situazione reale, e aggiornata, della lavoro, determinando nei prossimi 15 anni digitalizzazione dell’industria italiana? La un incremento della produttività tra il 5 e risposta l’8%. Stando alle stime di Roland Berger, dell’Osservatorio invece, in Italia serviranno 10-15 anni della prima che le tecnologie digitali in campo Politecnico di Milano, secondo cui questo manifatturiero raggiungano il massimo settore vale (a fine 2015) di 1,2 miliardi di dell’efficienza e serviranno circa 10 miliardi euro (di cui l’81% realizzato verso imprese di euro all’anno di investimenti per italiane supportare uno sviluppo che dovrebbe rappresenta poco meno del 10% del totale portare a un incremento del valore degli investimenti industriali complessivi aggiunto del comparto pari a circa 40 (10-12 miliardi di euro). Un mercato, si miliardi in dieci anni. Nel complesso legge nel rapporto, trainato in particolare l’industria europea potrebbe aumentare il da grandi aziende impegnate nel campo proprio fatturato per oltre 250 miliardi di dei euro all’anno o rischiare di perderne oltre costituito in larga parte da applicazioni di del 20%. Il rovescio arriva School e il Smart of resto macchinari dai e risultati Manufacturing Management come export) dell'automotive del e e Industrial IoT (il 66% del valore totale, parlare è il 30% del totale, in altri settori circa 790 milioni di euro), industrial supera anche il 50%. analytics (270 milioni di euro), cloud manufacturing (120 milioni di euro) e manifattura additiva (stampa 3D). Nel complesso circa il 30% delle imprese analizzate ha all’attivo tre o più applicazioni di nuove tecnologie anche se le potenzialità delle tecnologie di automazione avanzata (robot cognitivi e collaborativi) e da avanzate soluzioni software di Human machine interface (a supporto delle performance dell’operatore) sono le meno conosciute. Un mercato comunque in crescita - per la fine del 2016 si prevede un tasso di incremento del 20% - ma in cui i progetti sono ancora principalmente in una fase pilota. Il dato di insieme che fotografa lo status dell’Industry 4.0 italiana è quindi buono ma vi sono carenze che confermano come il gap rispetto alle più mature esperienze internazionali, dove sono nati anni addietro piani operativi di sviluppo su scala nazionale, sia ancora grande e non recuperabile in tempi brevi. Il 38% delle oltre 300 imprese italiane oggetto di studio (e nel dettaglio il 32% delle grandi imprese e il 48% delle Pmi), questo è il dato più preoccupante che emerge dalla ricerca, ammette di non conoscere ancora i temi di Industry 4.0. E tale mancanza presenta forti differenze settoriali: nell’industria automotive, nell’alimentare e nei macchinari chi non ne ha mai sentito Uno dei principali limiti alla diffusione dello smart manufacturing sembra essere la scarsa “maturità digitale” delle imprese, sebbene la crescita delle applicazioni di queste tecnologie sia prevista, alla fine di quest’anno, nell’ordine del 30% rispetto al 2015. Allo stato attuale il 70% delle imprese ha già adottato soluzioni standard (come il Cad, sistemi di Product data management e di controllo produzione) ma meno del 30% utilizza strumentidi gestione più complessi quali Plm (Product lifecycle management) e piattaforme di Manufacturing Execution System e Computerized Maintenance Management System. Lo stato ancora embrionale dell’implementazione di soluzioni di smart manufacturing in Italia, limitato al 13% delle imprese (mentre l’11% sta pensando di fare qualcosa), trova conferma nel fatto che ben il 30% degli investimenti sono distribuiti nell'area della system integration, mentre il 28% copre l’acquisto di hardware (sensoristica, apparati informatici e altro), il 22% del software (programmi e licenze) mentre solo il 20% è legato ai servizi. Aggiungiamo infine a raramente le aziende effettuano un'analisi questi dati quelli che ci ricordano come gli delle competenze (il 29% delle grandi impianti industriali in una fabbrica su tre imprese e il 13% delle medio-piccole) e sono vecchi di oltre 20 anni (e solo in una quando viene eseguita emergono lacune su 10 ne hanno meno di cinque) e come importanti l’80% delle aziende non abbiano realizzato correzione nel 62% dei casi. Sintomatico il alcuna fatto che solo nel 6% dei casi le imprese si integrazione fra gli impianti che richiedono dichiarino ecco che il quadro dell’Industry 4.0 nel affrontare) la sfida di Industry 4.0. nostro Paese appare a luci e ombre (più le Un’opzione a disposizione delle aziende prime delle seconde). Se i driver dichiarati manifatturiere italiane è di conseguenza della digitalizzazione delle fabbriche sono quella di abbracciare le startup dello smart la riduzione dei costi e il miglioramento del manufacturing. servizio, le barriere individuate sono l’Osservatorio molteplici e spaziano dalla mancanza di finanziate a livello mondiale crescono infrastrutture alla presenza di impianti numericamente del 15% per il terzo anno datati, da limiti di natura culturale a di fila (ne sono state individuate 173, di cui mancanze di natura organizzativa. Come il 60% attive negli Usa e il 30% in Europa) ovviare, quindi, al gap che penalizza il per una raccolta salita oltre quota 1,5 nostro manifatturiero rispetto a quello miliardi di dollari, quelle italiane sono degli altri Paesi, Germania ovviamente in ancora poche ma sembra promettano testa? In attesa dell’agognato piano per bene. Fra le 20 nuove imprese (finanziate Industria 4.0, le imprese oggetto di studio e non) censite in Italia vi sono realtà che hanno un loro preciso ricettario per uscire operano dall’impasse. La metà chiedono al Governo l’Industrial IoT soprattutto specializzate in per in a Se, del cavalcare di produttivi e un sistema informatico) ed incentivi pronte azioni (ed come dice Politecnico, quelle segmenti “maturi” (come soluzioni come Alleantia), di Human l’ammodernamento delle reti o per i nuovi machine interface (vedi i software basati sistemi informativi, il 46% delle Pmi sulle tecnologie di realtà aumentata di vorrebbe sussidi per l’acquisto di nuovi Experenti) e di additive manufacturing macchinari mentre il 38% delle grandi (come Kentstrapper) e attive ad ampio aziende chiede sovvenzioni mirate per spettro nell'area del cloud manufacturing. corsi Bibliografia di formazione. La carenza di competenze digitali nelle organizzazioni è la ragione di Torna all’Indice quest’ultima esigenza: Klaus Schwab 2016: Industrial Revolution The Fourth 2° Corso Lungo CISL RETI Si è da poco concluso a Chianciano il secondo modulo del 2° Corso Lungo, organizzato da CISl RETI. L’alta formazione dei propri Delegati è ormai una lunga tradizione della nostra grande Organizzazione che, ricordiamoci, ad oggi rappresenta 4,5 milioni di Persone; circa sessant’anni fa, nell’ottobre del 1951, prendeva l’avvio a Firenze in via Gustavo Modena, dove Giulio Pastore aveva collocato, utilizzando uno storico albergo cittadino, la prima sede del Centro Studi Cisl, il primo corso di formazione cosiddetto “lungo”, rivolto cioè a giovani quadri del sindacato “nuovo” destinati a ricoprire nell’organizzazione rilevanti ruoli dirigenziali. L’esperienza del Centro Studi Nazionale prende dunque l’avvio subito dopo, a pochi mesi di distanza, dalla fondazione della Cisl, a riprova del fatto che per Giulio Pastore e Mario Romani il “mestiere” di rappresentare il lavoro, soprattutto se si voleva farlo con modalità e contenuti innovativi, non poteva mai essere scisso dalle attività di studio, approfondimento, ricerca. Se il sindacato associazione fondato sui valori dell’autonomia e della partecipazione e sulla pratica della contrattazione non mutuava dalle precedenti esperienze né si rifaceva a modelli ideologici, ma puntava sulla bontà intrinseca di un “metodo sindacale” che , partendo dall’analisi della realtà, si prefiggeva pragmaticamente di cambiarla a favore del lavoro, allora risulta evidente come per la Cisl fin dalle origini la formazione dei sindacalisti non fosse una delle tante “funzioni” in aggiunta a quelle più riconosciute di contrattare, concertare, dare tutele, crescere gli associati. Al contrario, organizzare momenti e sedi che con continuità permettessero a militanti e quadri dell’organizzazione di ritrovarsi per riflettere, approfondire, studiare senza i vincoli politici degli organismi, dava alla formazione nel modello Cisl una sorta di mission trasversale, connaturata nel modello ed esplicitamente finalizzata ad alimentare tutte le funzioni sindacali. Come scrisse Carera < “Lo snodo storiografico è nella formazione intellettuale di una dirigenza che a Firenze aveva arricchito la propria cultura, appreso nozioni tecniche e competenze professionali, migliorando i propri rapporti interpersonali, sperimentando la vita del nuovo sindacato. L’intenzione era di attribuire valore alle conoscenze coniugando sapere e agire intellettuale a sostegno della crescita personale liberamente determinata all’interno di un quadro valoriale predefinito e condiviso ”. Oggi anche dagli osservatori più “refrattari” viene un riconoscimento importante al modello sindacale cislino, quello cioè di aver segnato con le sue intuizioni e le sue proposte tutte le fasi innovative della vicenda sociale e delle relazioni industriali dal dopoguerra ad oggi. Se infatti negoziare in modo diffuso vuol dire sostituire alla logica rivendicativa e conflittuale quella della partecipazione e del confronto, se cioè non sono tanto i muscoli ma le idee il motore dell’intervento sindacale, allora bisogna che accanto ai valori, anzi partendo da questi, si sviluppino nei quadri sindacali conoscenze, competenze, abilità, risorse di professionalità. La CISL offre da sempre il massimo della tutela a tutti i Cittadini Italiani, grazie all’alta formazione del proprio Personale, mediante la quale vengono fornite quelle competenze esclusive per poter rappresentare tutte le differenti Professionalità in ambito Aziendale, Sociale, Governativo ed Europeo. I Corsisti Luciana Ambrosio Francesco Aprigliano Rosario Baso Andrea Borgialli Cristina Cardilicchia Bruno Casotti Loretta Castellano Laura Chioccarello Simona Ciacci Dalverio Dafne Priska Degasperi Mirko Filippi Alessandro Gay Nicolino Gazzanni Mariangela Macaluso Gianluca Mannucci Andrea Mascitti Alberto Mazzei Stefania Tagliaferro Stefania Nitti Greta Paganelli Alessandro Russu Massimiliano Strani Raffaele Vona Emanuela Zollo Torna all’Indice Le Torri di Controllo Remote Si chiama Remote Tower System, è stata sviluppata da Saab ed è in fase di test nell’aeroporto svedese di Örnsköldsvik. Ecco come funziona. Una torretta telecamere microfoni ad di e alta definizione installata sulla pista di atterraggio comunica che via wireless con un sofisticatissimo hub remoto. È il nucleo della tecnologia Remote Tower System, sviluppata da Saab per il controllo remoto del traffico aereo, usata per la prima volta al mondo nell’aeroporto svedese di Örnsköldsvik (Svezia). La nuova torre di controllo dell'aeroporto svedese, in particolare, è alta circa 27 metri e dotata di svariati radar e 80 telecamere che inviano in tempo reale le immagini catturate all'aeroporto di Sunvsal, a 144 chilometri di distanza, verso una sala di controllo remoto. Le telecamere, inoltre, sono provviste di pompe ad aria ad alta pressione, che ne mantengono le lenti sempre pulite e prive di impurità. Uno dei punti di forza del sistema è la sua portabilità: telecamere e sensori, fanno sapere a Saab, possono essere montate addirittura su un camion, il che consentirebbe di mettere in piedi velocemente una torre di controllo mobile da utilizzare, per esempio, in zone di guerra. "L'introduzione di torri di controllo senza esseri umani e operate da remoto", ha commentato Paul Jones, direttore del National Air Traffic Service (Nats) britannico, "è una delle innovazioni tecnologiche più eccitanti nell'industria aeronautica. Il sistema dovrebbe entrare a pieno regime in altri due aeroporti a breve: teoricamente, dovrebbe raggruppare tutti gli aeroporti di una regione per evitare ritardi e cancellazioni di voli in caso di emergenze. Se la fase di test dovesse andare a buon fine, anche Australia e Norvegia hanno intenzione di unirsi alla Svezia e adottare il sistema. Certo, restano le preoccupazioni su cosa potrebbe succedere in caso di avaria elettronica, dal momento che non ci sarebbero “occhi” al suolo. Secondo Saab, nessun problema: le telecamere sono disposte in modo tale da coprirsi l’una con l’altra, e le procedure in caso di guasti seguono gli standard più rigidi previsti dai protocolli di gestione delle emergenze. Torna all’Indice Sindrome di Burnout La sindrome da burnout (o più semplicemente burnout) è l'esito patologico di un processo stressogeno che interessa, in varia misura, diversi operatori e professionisti che sono impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali. Maslach e Leiter (2000) hanno perfezionato le componenti della sindrome attraverso tre dimensioni: Deterioramento dell'impegno nei confronti del lavoro; Deterioramento delle associate al lavoro; Un problema di adattamento tra la persona ed il lavoro, a causa delle eccessive richieste di quest'ultimo. emozioni originariamente Tale problematica è stata descritta inizialmente da H. Freudenberger e da C. Maslach che portarono avanti le prime osservazioni su tale fenomeno dopo il 1970 all'interno di un reparto di igiene mentale in cui avevano notato su alcuni operatori dei sintomi caratteristici di questo problema. Come sottolineano i risultati di alcune osservazioni sull'incidenza del fenomeno su mestieri differenti, "il burnout" colpisce in misura prevalente coloro che svolgono le cosiddette professioni d'aiuto o “helping professions” ma anche coloro che, pur avendo obiettivi lavorativi diversi dall'assistenza, entrano continuamente in contatto con persone che vivono stati di disagio o sofferenza. Il problema è stato riscontrato in modo predominante in coloro che operano in ambiti sociali e sanitari come medici, psicologi, assistenti sociali, counselors, esperti di orientamento al lavoro, fisioterapeuti, operatori dell'assistenza sociale e sanitaria, infermieri, guide spirituali, missionari e operatori del volontariato. A partire dai primi anni in cui il fenomeno è stato studiato, esso è stato riscontrato anche in tutte quei mestieri legati alla gestione quotidiana dei problemi delle persone in difficoltà, a partire dai poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, fino ai consulenti fiscali, avvocati, nonché in quelle tipologie di professioni educative (es. insegnanti) che generano un contatto, spesso con un coinvolgimento emotivo profondo, con i disagi degli utenti con cui lavorano e di cui guidano la crescita personale. Ne consegue che, se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato (il termine burnout in inglese significa proprio "bruciarsi"). In tali condizioni può anche succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche delle persone a cui badano, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e la loro. Il burnout comporta depersonalizzazione, un esaurimento atteggiamento emotivo, spesso improntato al cinismo e un sentimento di ridotta realizzazione personale. Il soggetto tende a sfuggire l'ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed interesse sempre minori, a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi. Il burnout si accompagna spesso ad un deterioramento del benessere fisico, a sintomi psicosomatici come l'insonnia e psicologici come la depressione. I disagi si avvertono dapprima nel campo professionale, ma poi vengono con facilità trasportati sul piano personale: l'abuso di alcol, di sostanze psicoattive ed il rischio di suicidio sono elevati nei soggetti affetti da burnout. Per misurare il burnout ci sono diverse scale ma è da ricordare la scala di Maslach: un questionario di 22 items, ossia domande, atte a stabilire se nell'individuo sono attive dinamiche psicofisiche che rientrano nel burnout. A ogni domanda il soggetto interessato deve rispondere inserendo un valore da 0 a 6 per indicare intensità e frequenza con cui si verificano le sensazioni descritte nella domanda stessa. La prevalenza della sindrome nelle varie professioni non è ancora stata chiaramente definita, ma sembra essere piuttosto elevata tra operatori sanitari quali medici e infermieri (ad esempio, secondo un recente studio olandese in Psychological Reports, non meno del 40% dei medici di base andrebbe incontro ad elevati livelli di burnout), insegnanti e poliziotti. Le cause più frequenti di burnout sono: sovraccarico di lavoro: il disadattamento è presente quando la persona percepisce un carico di lavoro eccessivo (le richieste lavorative sono così elevate da esaurire le energie individuali al punto da non rendere possibile il recupero), quando, anche in presenza di un carico ragionevole, il tipo di lavoro non è adatto alla persona (si percepisce di non avere le abilità per svolgere una determinata attività) e quando il carico emotivo del lavoro è troppo elevato (il lavoro scatena una serie di emozioni che sono in contraddizione con i sentimenti della persona). Senso di impotenza: il soggetto non ritiene che ciò che fa o vuole fare riesca ad influire sull'esito di un determinato evento. Mancanza di controllo: il disadattamento si verifica quando l'individuo percepisce di avere insufficiente controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro oppure quando non ha sufficiente autorità per attuare l'attività nella maniera che ritiene più efficace. Riconoscimento: si ha disadattamento quando si percepisce di ricevere un riconoscimento inadeguato per il lavoro svolto. Senso di comunità: è presente disadattamento quando crolla il senso di appartenenza comunitario all'ambiente di lavoro, ovvero quando si percepisce che manca il sostegno, la fiducia reciproca ed il rispetto e le relazioni vengono vissute in modo distaccato ed impersonale. Assenza di equità: si ha disadattamento quando non viene percepita l'equità nell'ambiente di lavoro in ambiti quali, ad esempio, l'assegnazione dei carichi di lavoro e della retribuzione o l'attribuzione di promozioni e avanzamenti di carriera. Valori contrastanti: il disadattamento nasce quando si vive un conflitto di valori all'interno del contesto di lavoro e cioè quando la persona non condivide i valori che l'organizzazione trasmette oppure quando i valori non trovano corrispondenza, a livello organizzativo, nelle scelte operate e nella condotta. Facile identificazione del personale con la malattia. Yves Clot fornisce una ulteriore analisi: « A coloro che accettano di darsi senza misura, troppo spesso nell'anonimato sociale e a loro rischio e pericolo, si centellina appena un po' di riconoscimento, si nega la competenza e si contesta l'iniziativa quando questa scuote il potere. Non finiremo mai di sostenere che quando il lavoro finisce per essere rifiutato da chi lo fa, significa che è divenuto "rivoltante", come ha ben mostrato, tra altri, Pialoux nel caso della modernizzazione dei reparti di finitura delle fabbriche Peugeot di Sochaux (Pialoux, 1996). Non offre più la possibilità di far valere, nei compiti che propone, tutte le attese che ciascuno porta in sé e che, come dimostra la ricerca citata, per di più sono spesso i resti delle politiche manageriali prese alla lettera dai salariati. Il lavoro perde senso — quando lo perde — non a causa della concorrenza che gli farebbero oramai, sul terreno dei valori, le attività extralavorative, ma per una ragione completamente opposta: quando non per-mette più la realizzazione degli stimoli vitali e dei valori che il soggetto trae da tutti gli ambiti di vita nei quali è implicata la sua esistenza, compreso il lavoro. » (Yves Clot, La funzione psicologica del lavoro) L'esperienza nelle fabbriche Peugeot di Sochaux è descritta in Retour sur la condition ouvrière. Le conseguenze del Burnout sono rappresentate da: A livello individuale Atteggiamenti negativi verso i clienti/utenti Atteggiamenti negativi verso se stessi Atteggiamenti negativi verso il lavoro Atteggiamenti negativi verso la vita Calo della soddisfazione lavorativa Calo dell'impegno verso l'organizzazione Riduzione della qualità della vita personale Peggioramento dello stato di salute A livello organizzativo Aumento dell'assenteismo Aumento del turnover Calo della performance Calo della qualità del servizio Calo della soddisfazione lavorativa Il giovane Pilota tedesco Andreas Lubitz che ha schiantato l’Airbus A320 di Germanwings sulle Alpi era affetto dalla Sindrome Da Burnout. L’incidente da lui provocato, costò la vita a 150 Persone Bibliografia Gianni Del Rio, Stress e lavoro nei servizi. Sintomi, cause e rimedi del burnout, Roma, NIS, 1990. Ferdinando Pellegrino, La Sindrome del Burn-out, Torino, Centro Scientifico Editore, 2009. Torna all’Indice La nostra struttura al Vostro Servizio! Normativa Int./Naz. Comunicazione A. Mazzei 3275764077 Responsabile Sicurezza sul Lavoro Dipartimento Tecnico F.Tonnarelli G. Proietti 3470563573 3356672561 Gestione Medio Raggio Rappresentante Nazionale Piloti RSA Alitalia S.A.I. Roma U. Leon C. Santini S. Di Cesare 3351255260 3383442679 3934217555 RSA Alitalia CityLiner A.Patocchi Gestione Medio Raggio Milano - Norm. Previdenziale J. Macrì 3470176667 3341089212 A. Flego 3335474009 Gestione Lungo Raggio D. Cologgi 3477324856 Responsabile ALA ROTANTE: Giuseppe Ciferri 3477201082 [email protected] Dal Mondo di Internet …. Clicca QUI Torna all’Indice La nostra Agenda Ricordiamo a tutti Voi che il nostro prossimo incontro con tutti i nostri Delegati, che saranno a Vostra completa disposizione, si terrà il giorno 09 di Luglio presso il CRAL AdR, sito in Via dei Fratelli Wright (Aeroporto di Roma-Fiumicino). ATTENZIONE: a causa della sempre più frequente riduzione dei tempi di volo schedulati, con conseguente grave perdita economica per il Personale Navigante, la nostra Organizzazione Sindacale ha attivato una casella email a Voi dedicata dove potrete inviarci tutti i piani di volo con atterraggio e blocco ad intervallo di tempo insufficiente. Questo ci permetterà di tenerVi aggiornati sulla situazione effettiva mensilmente, nonché di poter reclamare con l’Azienda avendo alla mano dati reali. Vi preghiamo pertanto di segnalarci qualunque anomalia riscontriate sui Piani di Volo al seguente indirizzo: LISTA DEGLI ACCORDI SIGLATI [email protected] Grazie in anticipo per la Vostra fondamentale collaborazione !!!!! PER ACCEDERE DIRETTAMENTE ALL’ELENCO COMPLETO DEGLI ACCORDI CHE SONO STATI SIGLATI E CONSULTARLI IN VERSIONE ORIGINALE CLICCA QUI FIT CISL Personale Navigante Via Antonio Musa, 4 – 00161 ROMA Tel. 06 44286 354 – fax 06 44286 410 [email protected] A cura di Alberto Mazzei