La donna nell`arte dell`800

Transcript

La donna nell`arte dell`800
1
LA DONNA NELL’ ARTE DELL’OTTOCENTO
COLTA, EMANCIPATA, OPERAIA
Prima di addentrarci nell’argomento vero e proprio, è necessario accennare al contesto
storico e delineare le correnti artistiche del tempo
Quadro storico
La "questione femminile" era già emersa alla fine del secolo precedente, ma è nell'Ottocento
che le donne cominciano a essere più consapevoli dei loro diritti, pur perdurando lo
stereotipo che le vedeva ancora nel ruolo di madre e angelo del focolare. L'Illuminismo e la
rivoluzione industriale crearono un clima favorevole. Le donne cominciarono a entrare in
fabbrica, anche se ricevevano una remunerazione appena superiore alla metà di quella
maschile; per la donna dei ceti medi e medio-alti ci fu una maggiore possibilità d'istruzione, di
libertà di movimento, di vita sociale e ricreativa, e si moltiplicarono le opportunità per le
giovani donne di conquistare una propria indipendenza economica.
In Italia il movimento di emancipazione è stato più lento rispetto agli altri paesi
industrializzati. Il Codice di Famiglia del 1865 sanciva che le donne non potevano esercitare
la tutela sui figli, né essere ammesse ai pubblici uffici, e se sposate, la gestione dei loro
guadagni spettava al coniuge. Soggette alla patria potestà, col matrimonio passavano alla
potestà maritale.
I primi moti rivoluzionari, del 1820, reclamavano l’autodeterminazione dei popoli: furono
tutti repressi; nuove rivoluzioni scoppiarono nel 1830: portarono sul trono francese Luigi
Filippo d’Orléans che concesse la costituzione; un’altra ondata rivoluzionaria nel 1848
scatenò in Italia la Prima guerra di indipendenza; sempre nel 1848 Marx ed Engels
pubblicarono il Manifesto del Partito Comunista; la borghesia cominciò a sviluppare la
produzione capitalistica; nacque il proletariato industriale; in filosofia si affermò il
Positivismo; in letteratura il Naturalismo si interessò ai problemi sociali – in Italia il Verismo
ebbe una connotazione più pessimistica; nacque la fotografia.
Panorama artistico
Il primo Ottocento è dominato in ambito culturale dal ROMANTICISMO, che esalta la
spontaneità e il sentimento del soggetto, opponendosi al razionalismo illuministico dell’arte
neoclassica, che aveva dominato la fine del Settecento, perdurando nei primi decenni del
secolo seguente.
Il Romanticismo nasce in Germania, sviluppando i presupposti già presenti nello Sturm und
Drang, accogliendo il concetto del “sublime” formulato da Kant e seguendo l’intuizione del
monaco tedesco Wackenroder, che invitava a rivolgere lo sguardo all’interno dell’anima
umana, per cogliere Dio. “La radice dell’arte è il nostro cuore”
Dante Gabriele Rossetti (1828-1882) è il principale esponente della Confraternita dei
Preraffaelliti, costituita in Inghilterra nel 1848, che predicava un ritorno all’epoca tardomedioevale, in particolare alla spiritualità e allo stile tardo-gotico e primo rinascimentale del
Trecento e del Quattrocento, e rifiutava quel rinascimento maturo che trovava in Raffaello
l’esponente più tipico.
2
Le opere preraffaellite sono silenziose e malinconiche, tutte permeate di un dolore comune; la
figura femminile è sempre presente e svolge un ruolo simile a quello di Beatrice per Dante, ha
il compito di svelare la dimensione trascendentale.
Beata Beatrix, Dante Gabriele Rossetti, 1864-70
Qui l’immagine di Beatrice, la donna amata da Dante, si
confonde con quella di Elizabeth Siddal, la moglie
dell’artista anch’essa morta giovane. La donna, infatti,
riceve nelle mani da un uccello rosso, simbolo di morte,
un papavero bianco. Elizabeth Siddal morì infatti per una
overdose di laudano, una droga che si estrae anche dal
papavero. In secondo piano compaiono due figure: sono
di nuovo Beatrice, la cui testa è circondata da un’aureola,
che riceve Dante nel Paradiso. Sullo sfondo si apre uno
squarcio luminoso che fa intravedere il Ponte Vecchio a
Firenze. Tutto in quest’opera rimanda ad una
dimensione trascendentale, anche l’espressione assorta
della donna e la luce mistica che le illumina i capelli.
Proserpina, Dante Gabriele Rossetti, 1874
Ad essere ritratta è Jane, moglie
di William Morris, il fondatore
della Confraternita, che in anni
precedenti aveva già posato per Rossetti. In questa tela è ritratta
come Proserpina, la fanciulla rapita da Ade, signore dell’oltretomba,
per farla sua sposa, con un melograno in mano, simbolo di
matrimonio ma anche di prigionia. In alto, all’interno di un cartiglio,
Rossetti scrive anche una breve poesia, in italiano, per sottolineare la
condizione di infelicità in cui era costretta Proserpina. Un ulteriore
elemento che evidenzia la sua condizione di prigionia è il gesto di
cingersi il polso, come se fosse imprigionata.
PROTAGONISTI DEL REALISMO IN FRANCIA: Jean-Francois
Millet, Honoré Daumier
MILLET (1814-1875), pittore paesaggista della scuola di Barbizon,
descrisse la fatica del lavoro
nei campi, con l’intento di
denunciarne gli stenti. Ne
Le Spigolatrici, 1857, tre
donne, curve nei campi,
raccolgono le spighe sfuggite alla mietitura, mentre
alle loro spalle la luce del sole illumina il campo.
Nascondono i volti stanchi e sudati per la fatica della
giornata e per il sole che splende sulle loro teste; i
loro abiti sono sporchi e vecchi, le loro mani gonfie e
nodose: così Millet denuncia gli stenti a cui era
costretta la classe di contadini . Sono le più misere
tra i miseri, probabilmente sono vedove, che hanno
perso il sostentamento che l’uomo portava a casa,
3
eppure ci appaiono piene di dignità. Millet, infatti, le rappresenta con una monumentalità
solenne, e le dispone in uno spazio estremamente ordinato.
Tra i dipinti di DAUMIER (1808-1879) IL VAGONE DI TERZA CLASSE, 1862, affronta un
tema di vita quotidiana con accenti di intensa
poesia. Anche Daumier denuncia le condizioni
sociali delle classi più povere, che viaggiano stipate
in un vagone affollato: le due donne in primo piano
sono ritratte con lo sguardo perso nel vuoto, la
vecchia contadina, al centro, tiene un paniere tra le
mani nodose, la giovane allatta il neonato, il
ragazzo si accascia addormentato.
L’IMPRESSIONISMO
Nel 1874, a Parigi, un gruppo di pittori che si riunivano al Caffè Guerbois e si definivano
“Artisti Indipendenti”, tenaci oppositori dell’arte accademica, decise di organizzare una
mostra collettiva autonoma presso lo studio del fotografo Nadar. La mostra fu visitata dal
giornalista Louis Leroy che, con intento denigratorio, coniò il termine “impressionismo”,
desumendolo dal titolo di un quadro di Monet “Impression: soleil levant”.
Nonostante lo scarso gradimento del pubblico, gli artisti, che accettarono volentieri di
definirsi “impressionisti”, organizzarono dopo la prima altre sette mostre, tutte
autofinanziate, fino al 1886, anno in cui il movimento può ormai considerarsi esaurito
NOVITA’
L’attenzione che gli impressionisti hanno a raffigurare la realtà non è nuova: gran parte della
pittura francese dell’Ottocento, nel clima culturale positivistico, era orientata in tal senso, dai
pittori della Scuola di Barbizon, a Courbet, a Daumier; l’impressionismo invece vuole
rappresentare la realtà per come la percepisce, cogliendone soprattutto gli effetti di luce.

Rifiuta i soggetti storici, mitologici, religiosi, in nome di un rapporto diretto con il vero.
I nuovi temi sono desunti dall’osservazione diretta della natura e da scene di vita
quotidiana, soprattutto lo spettacolo della città con la folla che anima le strade, le
stazioni, i caffè, i teatri
GLI IMPRESSIONISTI
ÉDOUARD MANET (1832-1883) fu il maestro e l’anticipatore; con le sue opere suscitò la
reazione scandalizzata della critica e del pubblico.
COLAZIONE SULL’ERBA rappresenta la conversazione tra una donna nuda e due giovani
vestiti, e sul prato un cesto di frutta. Il dipinto fu considerato, per il soggetto, una sfida alla
morale borghese e, per l’assenza del disegno e l’impressione di sommarietà, anche alla pittura
accademica perfettamente rifinita.
In OLYMPIA è raffigurata una giovane prostituta che, distesa nuda nel suo letto, guarda con
aria di sfida lo spettatore, mentre riceve dalla serva di colore un omaggio floreale
4
PIERRE – AUGUSTE RENOIR (1841-1919) definito “il pittore della gioia di vivere”, concentrò
la sua attenzione, oltre che sui paesaggi, che dipingeva sempre dal vero, anche sulla vita
quotidiana, riuscendo a rendere la vivacità della vita parigina. La sostanza dei suoi dipinti è la
vibrazione cromatica, lo studio degli effetti atmosferici della luce, che diventa parte integrante
degli oggetti.
EDGAR DEGAS (1834-1917) Ebbe una formazione accademica e visitò l’Italia per ammirarne
la pittura classica, ma poi conobbe gli impressionisti e cominciò a rappresentare il mondo dei
caffè, delle corse dei cavalli e delle scuole di ballo. Preferiva però lavorare nello studio e
considerava essenziale il disegno. Ne “L’assenzio”, seduti immobili al tavolo di un bar, una
5
prostituta e un vagabondo, abbrutiti dall’alcol, si ignorano.
Degas è stato anche un attento osservatore del mondo del
lavoro. Il suo interesse è rivolto soprattutto alle condizioni di
modiste e di stiratrici. L'artista affronta questo tema
ritraendo figure isolate viste in controluce, messe in risalto
dal candore della biancheria. In questa versione, del 1884/86,
sono raffigurate due donne all'interno della stireria, una
sbadiglia, l'altra continua a stirare energicamente.
HENRI DE TOULOUSE-LAUTREC (1864 – 1901) fu un
artista post-impressionista e rappresentò spesso la vita nei
locali e teatri di Montmartre e di Parigi e, in particolare, nei bordelli, dove a varie riprese fissò
anche la sua dimora-studio. Ballerine come Yvette Guilbert, Jane Avril, Louise Weber vivono
ancora grazie ai suoi dipinti.
Al Moulin Rouge 1892/ 1895 - E’ qui rappresentata la vita notturna parigina, all’interno del
locale più alla moda del tempo, il Moulin Rouge. Al centro della tela, sullo sfondo, si vede lo
stesso Lautrec, riconoscibile dalla bassa statura; al tavolo sono seduti amici del pittore, la
ballerina spagnola detta La Macarona e un’altra ballerina, Jane Avril, con i suoi capelli rosso
fiammante. Sullo sfondo, la donna che si sistema la capigliatura conversando con un'altra
dama è la ballerina detta La Goulue, che inventò la mossa.
Nelle affiches Toulouse Lautrec ha pubblicizzato le grandi vedette del tempo.
L’arte dell’Ottocento in Italia
Nell’arte italiana, agli inizi dell’ottocento, si hanno ancora
raffigurazioni di donne aristocratiche, come il “Ritratto della
contessa Teresa Zumali Masili con il figlio Giuseppe” di
Francesco Hayez (1833).
Francesco Hayez (Venezia, 1791 – Milano, 1882) massimo
esponente del romanticismo pittorico italiano, veneziano di
nascita, a Roma fu allievo del Canova, maestro neoclassico.
Lasciò poi Roma e venne chiamato a Milano a insegnare
6
all'Accademia di Belle Arti di Brera. La sua arte, basata su eccellenti doti di disegnatore, non è
esente da una certa freddezza e artificiosità. Il suo romanticismo è sempre stato considerato
infatti più formale che sostanziale. La sua miglior produzione artistica è considerata quella dei
ritratti che egli fece ad alcuni degli uomini più famosi dei suoi tempi: Gioacchino Rossini, Ugo
Foscolo, Alessandro Manzoni, Antonio Rosmini, Massimo d'Azeglio e Cavour.
La sua opera più nota è “Il Bacio” (1858), ambientata in epoca medioevale, dove un giovane,
che saluta baciando la sua innamorata, allude ad un patriota che sta per andare in guerra
contro gli Austriaci. E’ conservato nella Pinacoteca dell'Accademia di Brera; altre tre repliche,
che l’artista realizzò sono in collezioni private.
In questo quadro l'autore riunisce le principali
caratteristiche del romanticismo storico italiano.
L'uomo, mentre bacia la sua amata, appoggia la gamba
sul gradino: in questo modo suggerisce che sta partendo
e saluta fugacemente la sua amata in un angolo
appartato. I volti dei giovani sono nascosti e l'intensità e
la sensualità della scena coinvolgono emotivamente
l’osservatore: l’uomo con le gambe asseconda la
sensuale inclinazione del corpo della donna. Capolavoro
di grande maestria è l’abito della donna, azzurro
cangiante, con una sensazione tattile di una stoffa lucida
e pesante, dovuto certamente alla tradizione coloristica
veneta, assimilata dall’artista nella sua formazione.
L'intera scena, a giudicare dagli abiti e dall'architettura,
si svolge in un'ambientazione medioevale, ma in realtà è
del tutto immersa nel presente a causa del significato e
del soggetto iconografico (il bacio) del tutto nuovo.
Curiosità: Federico Seneca, direttore artistico della Perugina negli anni ’20, rielaborando
l'immagine del quadro, creò la tipica scatola blu con l'immagine dei due innamorati dei Baci
Perugina.
In Italia la corrente realistica si afferma soprattutto in Toscana col gruppo dei MACCHIAIOLI.
Si riuniscono a Firenze al Caffè Michelangelo e si ispirano alle vicende risorgimentali, ma
soprattutto alla realtà quotidiana, con scene di vita domestica, dando largo spazio alle figure
femminili.
Il termine “Macchiaioli” deriva dalla peculiare tecnica cosiddetta a “macchia” utilizzata dagli
artisti della corrente. Questa consiste

nell’adozione di colori puri giustapposti che permettono la definizione dell’immagine
attraverso il contrasto cromatico spesso molto acceso
 nel rifiuto di linee decise per contornare i propri soggetti, in modo che sono soltanto
il colore e la luce a costruire la realtà.
GIOVANNI FATTORI (1825-1908) è considerato il rappresentante più autorevole.
7
SILVESTRO LEGA (1826-1895) – La Visita (1868)
Silvestro Lega (Modigliana, 1826-Firenze, 1895) è considerato, insieme a Giovanni Fattori e a
Telemaco Signorini, fra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli.
E’ una scena comune di vita quotidiana: davanti ad una sobria casa di campagna due ragazze,
probabilmente due sorelle, perché hanno un abito uguale, salutano la padrona che è uscita
loro incontro, mentre una signora più matura è leggermente indietro. L’atmosfera invernale
contribuisce a rendere alla scena una pacata serenità. Sia il paesaggio che la casa richiamano
un casolare nella campagna toscana.
Nel corso dell’Ottocento, accanto ad una grande rivoluzione nei confronti della pittura
accademica, ci fu anche una notevole innovazione nei soggetti. Le donne non sono più
raffigurate con grandi vestiti sfarzosi, ingioiellate, sempre colte nel momento migliore della
loro bellezza; non sono raffigurate, spesso nude, a dar vita a personaggi del mito. Ma sono
colte nella vita di tutti giorni, in momenti intimi, mentre scrivono una lettera o leggono un
libro, ricamano, lavorano.
Non più quindi donne auliche e solenni, senza espressioni, ma donne che provano tutta
la sfera dei sentimenti, anche i più semplici, come il piacere della lettura (Gioacchino
Toma - La lettrice), la complicità fra due donne, anche di livello sociale diverso, della padrona
che si mette a disposizione della domestica per insegnarle a leggere (Borrani - L'analfabeta),
la sensualità (Domenico Morelli - Donna con ventaglio) la semplicità della vita quotidiana (Le
ricamatrici e La lezione di piano di Adriano Cecioni); la maternità (Gioie materne di Cristiano
Banti); la dedizione ai lavori anche i più umili (In risaia di Angelo Morbelli). Spesso modelle
privilegiate dei propri compagni, le giovani donne degli artisti definiscono negli anni del
Realismo una nuova iconografia, legata non più solo alle tradizionali occupazioni domestiche cucito e cura dei bambini - ma ampliata alla lettura, all’arte, alla musica e inserite in una sfera
di contemporaneità.
DONNA COLTA
Silvestro Lega - La lettura, 1864
La donna, seduta su una panchina di pietra di un'appartata
villa toscana, è assorta nella lettura; nitida è la scansione
spaziale; misurati i valori della luce e dei colori.
8
Gioacchino Toma - La lettrice (o Donna che legge sdraiata), 1870
Gioacchino Toma (Galatina, 1836 – Napoli,
1891) è stato tra i maggiori pittori
dell'Ottocento napoletano. La sua Lettrice è una
figura di donna, seduta in poltrona, ritratta di
profilo e intenta alla lettura. L’ampia blusa nera
che copre l’abito bianco rosato, contrasta
fortemente con la carta da parati rossa a motivo
floreale e il cuscino bianco; la gradazione del
bianco passa dal bianco puro (nel rivestimento
della poltrona, nella gorgiera e nel polsino
dell’abito) al bianco rosato, e all’incarnato, dove
il bianco va nell’arancio. Nera è anche la
copertina del libro. La gamma cromatica
prevalente, che si esprime attraverso la triade bianco-rosso-nero, è una delle primissime
gamme cromatiche utilizzate fin dal neolitico.
Federico Faruffini - La lettrice (o Clara), 1865
Federico Faruffini (Sesto San Giovanni,
1833 – Perugia, 1869), pittore e incisore, è
considerato un anticipatore dei modi degli
Scapigliati lombardi. A livello figurativo e
di tematica evidenti sono le analogie con
la Donna che legge sdraiata del Toma.
Questo però, anche se è stato dipinto
cinque anni prima, è più moderno nel
taglio prospettico obliquo e nel soggetto:
una giovane donna ritratta di spalle legge
un libro comodamente seduta su un
divano rosso, davanti a un tavolino
ricolmo di altri volumi, e allontana da sé il
fumo della sigaretta accesa, che tiene tra le dita della mano.
Clara è stata definita “un esempio di bovarismo”. Il bovarismo è una corrente di pensiero
sviluppatasi durante la seconda metà dell’800; il termine deriva dal celebre romanzo dello
scrittore francese Gustave Flaubert, Madame Bovary, e definisce l’inquietudine di chi avverte
il divario tra la sua condizione esistenziale e le sue aspirazioni, e, disdegnando la monotonia
della vita di provincia, insegue fantasie romantiche e cerca l’evasione dalla realtà anche
attraverso la lettura.
Il dipinto ha caratteristiche profondamente intimistiche. E’ una “posa rubata” del tutto
inconsueta per l’epoca; Clara fuma, legge, è adagiata sul divano e sembra non accorgersi dello
sguardo del pittore, sfidando le convenzioni e la moralità borghese. E’ un piccolo capolavoro
che l’artista non ha mai esposto nella sua vita.
9
Adolfo Belimbau - Sfogliando i disegni, 1894
Qui la
donna è sorpresa mentre ammira
compiaciuta dei disegni, forse
di moda.
L’attenzione dell’artista è tutta concentrata nella
resa luministica del vestito bianco con riflessi
argentei.
Belimbau, (Il Cairo, 1845 - Firenze 1938) il pittore
“ buono, bello e bravo”, giunto a Livorno nel 1862,
partecipò con regolarità alle manifestazioni
artistiche dei macchiaioli, esponendo paesaggi e
quadri di genere; trattò anche i temi legati alla vita
contadina e a quella popolare.
Oscar Ghiglia - Donna che scrive- 1908
Oscar Ghiglia (Livorno,
1876 – Firenze,
1945),
sostanzialmente autodidatta, è stato un pittore tra i maggiori
esponenti della corrente dei postmacchiaioli, nata in seguito
all'influenza dei macchiaioli.
La presenza delle donne nella tradizione letteraria– peraltro
fino all’Ottocento a carattere quasi esclusivamente religioso –
conferma un variegato panorama di poetesse, martiri,
viaggiatrici, visionarie, pedagoghe, mistiche, predicatrici,
narratrici, regine, che ci hanno consegnato un patrimonio di
esperienze e di testimonianze, per lo più finora sepolto.
Odoardo Borrani L'analfabeta, 1869
Odoardo Borrani (Pisa, 1833
– Firenze, 1905), pittore macchiaiolo, fu tra i primi a
dipingere all'aperto; si distinse per una instancabile ricerca di
effetti di luce, frutto di continui spostamenti e appostamenti a
contatto con la natura. La sua arte fu influenzata dallo stile
quattrocentesco, per i contrasti luminosi, per la narrazione
compositiva e per la puntigliosità dei contorni. La sua pittura
“di macchia”, tesa alla sintesi di luce-colore, è sempre
controllata dal disegno, secondo la più schietta tradizione
toscana.
L'analfabeta rappresenta un interno borghese molto ben
arredato in cui la padrona di casa, forse la moglie del pittore,
scrive una lettera per conto della domestica analfabeta.
DONNA ANGELO DEL FOCOLARE
Adriano Cecioni – La Lezione di piano, 1866/67
10
Adriano Cecioni (Fontebuona, 1836 – Firenze,
1886), pittore e scultore, vicino ai macchiaioli,
nel 1863 si trasferisce a Portici, dove diede
vita insieme a Giuseppe De Nittis alla
cosiddetta Scuola di Resìna. L'intento del
gruppo era quello di integrare le istanze
macchiaiole con il naturalismo della scuola
napoletana.
Serenità e raccoglimento sono i caratteri
comuni della scenetta domestica. La lezione di
piano, impartita a un gruppetto di tre bambini
attenti, è ambientata in un salotto con la vista
sul mare, motivo in cui gli studiosi riconoscono
un
omaggio
all'ambiente
partenopeo,
probabile luogo di esecuzione del dipinto.
Adriano Cecioni - Le ricamatrici, 1866
Nel dipinto due giovani donne su un terrazzo sono intente a
ricamare, mentre una terza lavora all’uncinetto. Sedute in un
angolo appartato e silenzioso, lavorano senza parlare.
Cristiano Banti, Signora in terrazzo, 1882
Cristiano Banti (Santa Croce sull'Arno, 1824 – Montemurlo, 1904),
pittore di formazione accademica, è stato un esponente di spicco del
movimento dei Macchiaioli toscani. La donna, ritratta di profilo, e con
un taglio prospettico dal basso verso l’alto, ricama all’aperto sui
gradini davanti a una casa, che si percepisce agiata.
Accanto alla nuova visione della donna, emancipata, colta, persiste una visione più
tradizionale, che vede la donna ancora madre, contadina, pastorella.
Felix Mestres y Borrell (Barcellona 1872/1933)– La madre orgogliosa
11
Adriano Cecioni – Gioie materne, 1880 ca
Giuseppe Palizzi,Pastorella nell’ovile,1860
ca –
Giovanni Fattori, Contadina nel bosco 1861
12
DONNA MONDANA, TRASGRESSIVA, SENSUALE
Domenico Morelli - Donna col ventaglio, 1873
Domenico Morelli (Napoli 1826 - 1901) fu una delle figure
dominanti dell'ambiente artistico napoletano nella seconda
metà del sec. XIX; docente all'accademia di Napoli, educò
tutta una generazione di pittori. Portò la rivolta
antiaccademica
nel seno
stesso
dell'Accademia,
prediligendo il realismo e lo studio dal vero. Il tono della
sua arte, tipicamente romantico, fu caratterizzato
dall'interesse psicologico del soggetto e dalla ricerca di
effetti drammatici, talvolta teatrali. Raffinato colorista, fu
erede della migliore tradizione napoletana.
La tela ritrae nel sensuale personaggio femminile Anna
Cutolo, modella prediletta dell’ambiente artistico
napoletano e futura moglie di Vincenzo Gemito. Il dipinto
mostra quanto Morelli fosse attratto dalla cosiddetta
“moda orientalista”, molto apprezzata a Napoli in quegli
anni. I pittori orientalisti, che spesso non avevano mai visitato l'oriente, tendevano a ritrarre
figure, ambienti, scene di vita, del mondo arabo o
mediorientale, sempre carichi di fascino, di esotico mistero e
anche di una certa sensualità, per la tendenza romantica a
vedere nel mondo esotico un ambiente libero dalle
convenzioni borghesi occidentali.
Vito D'Ancona, Donna che fuma, 1878
Vito D'Ancona (Pesaro 1825 - Firenze 1884) cominciò
dipingendo quadri storici , si accostò poi ai macchiaioli, ma
conservando al suo stile solidità di costruzione e di
chiaroscuro. Ebbe modo di conoscere e apprezzare G. Courbet,
durante un lungo soggiorno a Parigi (1865-74). Dipinse di
preferenza ritratti femminili in interni borghesi.
Il dipinto raffigura una giovane modella nell'atto di espirare il
fumo di una sigaretta. Insieme a quella della lettrice,
l'immagine della fumatrice appartiene all'iconografia della donna moderna, e qui si presenta
in un atteggiamento di seduzione.
Giuseppe De Nittis - Il salotto della Principessa Mathilde, 1883,
13
Giuseppe De Nittis (Barletta, 1846 –
Saint-Germain-en-Laye, 1884) è stato
un pittore vicino alla corrente artistica
del verismo e dell'Impressionismo. Fu
amico della principessa Mathilde
Bonaparte, a cui regalò anche due
ventagli di stile giapponese da lui
dipinti. Mathilde era stata fidanzata
con Luigi Napoleone Bonaparte e poi
aveva si sposato il granduca di Toscana.
La nobildonna è rappresentata sullo
sfondo, al centro della composizione,
nell'atto di conversare con un anziano
signore con la barba bianca. La scena è
ambientata nell'Hôtel in rue de Berri,
ultima residenza della principessa a
Parigi; l'elegante soirée vede come
protagonista l'anonima donna raffigurata di spalle in primo piano, sulla destra: la donna, dai
capelli rossi raccolti in uno chignon, indossa un abito nero scollato ed elegante, come si addice
alle donne del tempo. Il salotto, così sfarzoso e raffinato, accoglie molti ospiti, comodamente
seduti su poltrone di gran lusso. Accanto alla donna un tavolo illuminato e una composizione
di fiori; di grande effetto è il gioco di luci e di ombre delle lampade sulle tende, sui mobili, sulle
nere marsine e i bianchi sparati degli uomini e sulle tolette da ballo dalle ampie scollature
delle signore. L’autore era molto legato a questo dipinto che non fu donato alla principessa e
rimase in possesso dell'artista.
Altre opere del De Nittis sono dedicate ai luoghi della mondanità, ai teatri come ai prestigiosi
salotti, dove le donne dominano la scena provenendo quasi sempre dalla ricca borghesia
impegnata nei rituali della socialità e del divertimento che egli rende attraverso la
ricercatezza dell’eleganza, nei ricchi addobbi degli interni, nelle conversazioni sussurrate,
delineando i primi tratti della donna moderna.
Giovanni Boldini – Mademoiselle Lanthelme, 1907
Giovanni Boldini, (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931) è stato uno straordinario cantore della
bellezza femminile e protagonista indiscusso della Belle Epoque parigina. Affermato e
richiestissimo dal cosiddetto bel mondo, nel ritrarre le donne, ne esaltava le caratteristiche
migliori, ne allungava le gambe, ne affusolava le mani, le disegnava flessuose e avvolte in
fruscianti abiti alla moda; disinibite, apparivano naturali, ma consapevoli del proprio fascino.
Donne inquiete e insoddisfatte, dagli sguardi, ora struggenti, ora malinconici, donne vanitose,
compiaciute della loro immagine. Mathilde Fossey, più nota col nome di Geneviève Lanthelme,
fu attrice e cantante di grande bellezza, famosa agli inizi del XX secolo. Sposò un ricchissimo
uomo d’affari.
Giovanni Boldini – La signora in rosa, 1916
14
Boldini fece questo ritratto a 74 anni, sull’orlo della cecità, mentre l’Europa era funestata dalla
guerra. Ma nulla nel dipinto trasmette negatività. La giovane appare fresca, spontanea,
sorridente. L’arte di Boldini si esalta nel rendere l'abito modernissimo e sciolto di velluto di
seta cangiante in mille sfumature di rosa ciclamino, che riprende e riverbera i colori dei fiori
posati sul divano di raso e appuntati alla scollatura. Olivia, marchesa di Casa Concha, la
signora in rosa, o meglio la signorina in rosa, perché nel 1916 non era ancora sposata, era nata
in Cile e venuta in Europa per godere della frizzante vita di società, aveva poi sposato un
brillante avvocato cileno.
DONNA CONTADINA E OPERAIA
La donna che viveva in campagna, la mattina, dopo aver riassettato la casa e preparata la
colazione, seguiva gli uomini nel lavoro sui campi. La presenza femminile era costante in quasi
tutte le operazioni principali: dalla cura delle culture cerealicole, delle vigne, degli olivi, alla
semina, alla fienagione, alla mietitura, alla trebbiatura e alla raccolta. Compito di donne e di
ragazzi (pastori e pastorelle) erano particolari attività, prima fra tutte la custodia dei piccoli
greggi familiari di pecore, di maiali o di altri animali domestici, da condurre al pascolo. Alle
donne di casa era affidato il compito di andare a far legna nei boschi per il focolare domestico,
e di confezionare fascine. L’operazione del bucato spesso era completata al torrente o al
fiume più vicini, o a un lavatoio pubblico. Le donne aiutavano inoltre nella stalla, nel
preparare e somministrare il vitto al bestiame; badavano al pollaio, allevavano conigli, polli,
piccioni, e gli altri animali da cortile.
15
Francesco Paolo Michetti- La raccolta delle olive, 1885 (ca)
Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria 1851 - Francavilla al Mare 1929) è certamente il
più grande pittore che l'Abruzzo possa vantare, nonché uno dei maggiori esponenti del
"realismo napoletano". Le sue opere furono esposte e apprezzate in Italia e all'estero, ma egli
rimarrà profondamente legato alla sua terra. Le sue opere mostrano l'Abruzzo dei contadini e
dei pastori, con i loro variopinti costumi, le loro usanze, tradizioni e la loro superstiziosa
religiosità; nelle sue opere riproduce spesso abbigliamenti e gioielli tipici (la "presentosa",
ciondolo, pegno di fidanzamento) della cultura abruzzese.
Il suo grande successo è dovuto all'esuberanza della tavolozza, oltre che ai soggetti dei suoi
quadri: grandi tele ricche di particolari, affollate di figure, sfavillanti di colori.
La raccolta delle olive, omaggio all'amata terra nativa, rievoca le bellezze del paesaggio
abruzzese, aperto sullo sfondo verso il mare adriatico; il mondo incontaminato, l'armonia tra
la donna e la natura e i colori ridenti che sotto l'effetto della luce del sole acquistano
un’intensa luminosità.
Segantini Giovanni
1889/98
La raccolta del fieno,
Giovanni Segantini (Arco, 1858 – Schafberg, 1899)
attinge i suoi soggetti dalla vita agreste, dove
uomini e animali vivono una vita comune, immersi
in una natura che è sempre amica; i suoi temi sono
quelli del lavoro nei campi, del pascolo, della
tosatura e della filatura, intrisi di una religiosità
discreta, tradizionale. E proprio la ricerca di questi
ambienti, splendenti di luce e di aria, lo porta, nel
1886, a trasferirsi con la famiglia in un villaggio
delle Alpi a 1213 metri d'altezza. Aderisce alla
tecnica divisionista, con cui riesce a esprimere al
meglio la sua sensibilità per i temi naturali.
16
Ludovico Tommasi - Due donne al fiume, 1897
Silvestro Lega, a causa delle sue
sfortunate risorse finanziarie, viene
ospitato a lungo nelle ricche residenze
dei livornesi Tommasi. Nella villa di
Bellariva, Silvestro Lega tra il 1880 e il
1885, insegna la sua maniera di
dipingere ai due fratelli Angiolo e
Ludovico e, al cugino Adolfo. (18511933). Sono quelli gli anni delle
divergenze tra Lega e Fattori poiché
quest’ultimo è molto critico nei
confronti dell’indirizzo liberamente
“impressionista” assunto dall’arte
toscana. I Tommasi sono naturalmente con Lega, come dimostrano i dipinti di Angiolo e di
Lodovico.
Ludovico Tommasi (Livorno 1866 – Firenze 1941), annoverato nel gruppo dei cosiddetti
"impressionisti livornesi", è la personalità più decisa dei tre. Pur aderendo ancora al motivo
dello studio dal vero, è aperto a un forte sperimentalismo, soprattutto nell’uso dei colori, e alle
istanze divisioniste. Ci restituisce in questo dipinto un'immagine femminile di carattere
intimista; la mancanza di descrizione fìsiognomica della figura che volge le spalle allo
spettatore, con la testa reclinata, isola il personaggio.
Fare il bucato è da sempre un'attività tipicamente femminile, un’attività in passato dura e
faticosa, svolta a mano. In città le donne usavano le fontane pubbliche o i lavatoi comunali. In
campagna, dove mancavano fontane e lavatoi, erano solite andare sulle rive dei torrenti, dei
fiumi o di piccoli ruscelli. Pur essendo un lavoro pesante, rappresentava un importante
momento di aggregazione perché era vissuto dalle donne con vivo spirito di gruppo e di
solidarietà.
Numerosi dipinti rappresentano lavandaie, sono istantanee della realtà quotidiana, autentici
ritratti della fatica fisica delle donne. I volti sono sfocati, nessuna sembra emergere con la
propria soggettività, ciò che le caratterizza è soltanto il lavoro. L’attenzione dei pittori si
concentra sula luce naturale che si riflette sui bianchi di lenzuola, camicie e sulle increspature
dell’acqua.
Angiolo Tommasi, Lavandaie sull’Ema, 1883
Angiolo Tommasi (Livorno 1859 - Torre del Lago 1923) svilupperà
la sua tecnica macchiaiola e dai primi esiti leghiani evolverà verso
opere caratterizzate da una fattura veloce e dalla luce abbagliante,
in sintonia con il gruppo di artisti che si radunava attorno alla
figura di Giacomo Puccini .
Angiolo Tommasi – Lavandaie sull’Ema, 1884
La scena risulta particolarmente felice per il complesso impianto e
l’articolata composizione. Il faticoso lavoro femminile si trasforma,
infatti, in un’elegante danza che, innescata dalla statuaria figura
della donna in primo piano, indugia sui vigorosi dorsi chini e si
propaga in profondità. E’ un gioioso e corale inno all’impegno
17
quotidiano. Il soggetto è pervaso da una profonda vena lirica, resa nei sottili e meditati
accorgimenti pittorici e nella trama luministica chiara e diffusa, punteggiata dal biancore dei
panni stesi al sole.
Francesco Gioli - Le boscaiole di San Rossore,
1887
Francesco Gioli (San Frediano a Settimo, 1846 –
Firenze, 1922) è stato un pittore italiano della
corrente artistica dei Macchiaioli. Nella sua ricca
produzione un filone interessante è rappresentato
dagli studi dal vero, scene di vita campestre, rese
sempre con una sapiente partitura metrica dello
spazio.
Francesco Gioli – Le Renaiole - L’alzaia
Le renaiole provvedevano all’estrazione della rena dal fiume.
L’alzaia è la fune per trainare controcorrente barche, battelli ecc
18
Morbelli Angelo, In risaia, 1901
Angelo Morbelli (Alessandria, 1854 – Milano, 1919)
cominciò progressivamente ad adottare la scomposizione
dei colori e intorno al 1890 abbracciò il divisionismo.
Trattò prevalentemente paesaggi e scene di vita popolare
ispirate a ideali socialisti e umanitari. Fece oggetto di
molti suoi quadri i paesaggi delle risaie del casalese.
La vita delle mondine fu segnata da soprusi e sofferenze;
dovevano affrontare ogni anno l’incertezza di ottenere un
posto di lavoro e con esso, un contratto. Quando il lavoro
c’era, in cambio di alcune settimane di salario, si doveva
accettare il distacco dalla famiglia, una lenta trasferta in
vagoni merci e le notti da passare in cameroni senza la
minima garanzia di dignità.
Il dipinto, realizzato nel 1901, denota quell'interesse per
le tematiche sociali che caratterizza molte delle opere di
Angelo Morbelli, che qui denuncia la condizione
lavorativa assai dura delle donne nelle risaie.
In primo piano si notano donne chine a piantare il riso, l'una accanto all'altra e rappresentate
in prospettiva, ognuna compie lo stesso gesto, la terza invece si alza per si sistemarsi il
copricapo. In secondo piano un’altra fila di donne in prospettiva obliqua, anch’esse compiono
gli stessi gesti.
Il campo di riso è molto vasto, sul fondo si notano gruppi di alberi che chiudono la risaia, che
tanto più si percepisce immensa in quanto al cielo è riservata una sottile striscia. Il taglio
obliquo, gli effetti di luce, gialla e abbagliante, i riflessi sulla superficie dell’acqua danno
all’inquadratura un effetto cinematografico e conferiscono al dipinto una verosimiglianza
quasi fotografica.
Angelo Morbelli – Per ottanta centesimi, 1895
Il dipinto documenta la dura attività delle mondine, coi piedi nell’acqua, curve, raffigurate
allineate e di spalle. Nel titolo la denuncia sociale per il misero compenso.